Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

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+PetaloNero+
00mercoledì 18 agosto 2010 15:39
TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE AI FAMILIARI PER LA MORTE DEL PRESIDENTE EMERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA, SENATORE FRANCESCO COSSIGA

Appresa la notizia della morte, avvenuta ieri 17 agosto, del Senatore Francesco Cossiga, Presidente emerito della Repubblica Italiana, il Santo Padre ha espresso la sua partecipazione al dolore della famiglia e del popolo italiano con messaggi di condoglianze inviati rispettivamente ai figli del Senatore e al Presidente della Repubblica.

Questo il testo del telegramma inviato dal Papa ai figli dell’On. Francesco Cossiga:


TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

ON. GIUSEPPE E ANNAMARIA COSSIGA
C/O MINISTERO DELLA DIFESA
PALAZZO DELLA MARINA
VIA LUNGOTEVERE DELLE NAVI 17
00196 ROMA

SPIRITUALMENTE VICINO IN QUESTO MOMENTO DI DOLORE PER LA MORTE DEL LORO GENITORE SENATORE FRANCESCO COSSIGA GIÀ PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA DESIDERO PORGERE LE MIE PIÙ SENTITE CONDOGLIANZE CON L’ASSICURAZIONE DELLA MIA SINCERA PARTECIPAZIONE AL GRAVE LUTTO CHE COLPISCE ANCHE L’INTERA NAZIONE ITALIANA (.) NEL RICORDARE CON AFFETTO E GRATITUDINE QUESTO ILLUSTRE UOMO CATTOLICO DI STATO INSIGNE STUDIOSO DEL DIRITTO E DELLA SPIRITUALITÀ CRISTIANA CHE NELLE PUBBLICHE RESPONSABILITÀ RICOPERTE SEPPE ADOPERARSI CON GENEROSO IMPEGNO PER LA PROMOZIONE DEL BENE COMUNE ELEVO FERVIDE PREGHIERE DI SUFFRAGIO INVOCANDO PER LA SUA ANIMA DALLA DIVINA BONTÀ LA PACE ETERNA E DI CUORE IMPARTO AI FAMILIARI TUTTI LA CONFORTATRICE BENEDIZIONE APOSTOLICA

BENEDICTUS PP XVI



TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO AI FAMILIARI PER LA MORTE DEL PRESIDENTE EMERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA, SENATORE FRANCESCO COSSIGA

Il Cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha espresso il suo dolore per la morte dell’On. Francesco Cossiga, già Presidente della Repubblica Italiana, con il seguente messaggio di cordoglio indirizzato ai figli del Senatore:


TELEGRAMMA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

ON. GIUSEPPE E ANNAMARIA COSSIGA
C/O MINISTERO DELLA DIFESA
PALAZZO DELLA MARINA
VIA LUNGOTEVERE DELLE NAVI 17
00196 ROMA

APPRESA MESTA NOTIZIA SCOMPARSA LORO AMATO GENITORE SENATORE FRANCESCO COSSIGA GIÀ PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA ESPRIMO AT LORO ET FAMILIARI TUTTI MIA SENTITA PARTECIPAZIONE AT GRAVE LUTTO ET ASSICURO FERVIDO RICORDO NELLA PREGHIERA PER COSÌ AUTOREVOLE PROTAGONISTA DELLA VITA NAZIONALE ITALIANA CAPACE SERVITORE DELLE ISTITUZIONI ET UOMO DI FEDE MENTRE INVOCO PER QUANTI NE PIANGONO LA DIPARTITA IL CONFORTO DELLA SPERANZA CRISTIANA

CARDINALE TARCISIO BERTONE
SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITÀ






TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA PER LA MORTE DEL PRESIDENTE EMERITO, SENATORE FRANCESCO COSSIGA

Pubblichiamo di seguito il testo del telegramma - a firma del Cardinale Segretario di Stato - inviato dal Santo Padre Benedetto XVI al Presidente della Repubblica Italiana, On. Giorgio Napolitano, per la morte del Presidente emerito, Senatore Francesco Cossiga:


TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

A SUA ECCELLENZA ON. GIORGIO NAPOLITANO
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
PALAZZO DEL QUIRINALE
00187 ROMA

INFORMATO SCOMPARSA SENATORE FRANCESCO COSSIGA GIÀ PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA ET PER LUNGO TEMPO PROTAGONISTA DELLA VITA PUBBLICA ET GENEROSO SERVITORE DELLE ISTITUZIONI DI CODESTO PAESE SOMMO PONTEFICE DESIDERA FAR PERVENIRE AT VOSTRA ECCELLENZA ET INTERA NAZIONE ITALIANA ESPRESSIONE SUO PROFONDO CORDOGLIO MENTRE ELEVA FERVIDE PREGHIERE DI SUFFRAGIO PER ILLUSTRE ET CARO DEFUNTO

CARDINALE TARCISIO BERTONE
SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITÀ





TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DEL PROFESSOR NICOLA CABIBBO, PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE

Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio inviato dal Santo Padre Benedetto XVI, tramite il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, in occasione delle esequie del Prof. Nicola Cabibbo, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, deceduto a Roma lunedì 16 agosto:


TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

A SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA
MONS. MARCELO SÁNCHEZ SORONDO
CANCELLIERE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE
CITTÀ DEL VATICANO

APPRESA MESTA NOTIZIA SCOMPARSA ILLUSTRISSIMO PROFESSOR NICOLA CABIBBO BENEMERITO PRESIDENTE PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOMMO PONTEFICE INCARICA VOSTRA ECCELLENZA FAR PERVENIRE AT CONSORTE ET FAMILIARI COMPIANTO DEFUNTO ESPRESSIONE SUO CORDOGLIO ET MENTRE NE RICORDA CON ANIMO GRATO GENEROSO SERVIZIO AT SANTA SEDE INNALZA FERVIDE PREGHIERE DI SUFFRAGIO PER SUA ANIMA MENTRE DI CUORE INVIA AT QUANTI NE PIANGONO DIPARTITA CONFORTATRICE BENEDIZIONE APOSTOLICA ESTENSIBILE AT PRESENTI TUTTI RITO ESEQUIALE.

CARDINALE TARCISIO BERTONE
SEGRETARIO DI STATO DI SUA SANTITÀ
+PetaloNero+
00mercoledì 18 agosto 2010 15:40
L’UDIENZA GENERALE


Alle ore 10.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per incontrare i fedeli ed i pellegrini convenuti per l’Udienza Generale del mercoledì.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura del suo Predecessore San Pio X, la cui memoria liturgica ricorre il 21 agosto. Quindi ha salutato in diverse lingue i gruppi di fedeli presenti. Infine, ha rivolto un appello per le popolazioni del Pakistan, duramente colpite nei giorni scorsi da una disastrosa alluvione.
L’Udienza si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle!

oggi vorrei soffermarmi sulla figura del mio Predecessore san Pio X, di cui sabato prossimo si celebra la memoria liturgica, sottolineandone alcuni tratti che possono essere utili anche per i Pastori e i fedeli della nostra epoca.

Giuseppe Sarto, così il suo nome, nato a Riese (Treviso) nel 1835 da famiglia contadina, dopo gli studi nel Seminario di Padova fu ordinato sacerdote a 23 anni. Dapprima fu vice parroco a Tombolo, quindi parroco a Salzano, poi canonico della cattedrale di Treviso con l’incarico di cancelliere vescovile e direttore spirituale del Seminario diocesano. In questi anni di ricca e generosa esperienza pastorale, il futuro Pontefice mostrò quel profondo amore a Cristo e alla Chiesa, quell’umiltà e semplicità e quella grande carità verso i più bisognosi, che furono caratteristiche di tutta la sua vita. Nel 1884 fu nominato Vescovo di Mantova e nel 1893 Patriarca di Venezia. Il 4 agosto 1903, venne eletto Papa, ministero che accettò con esitazione, perché non si riteneva all’altezza di un compito così alto.

Il Pontificato di san Pio X ha lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa e fu caratterizzato da un notevole sforzo di riforma, sintetizzata nel motto Instaurare omnia in Christo, "Rinnovare tutte le cose in Cristo". I suoi interventi, infatti, coinvolsero i diversi ambiti ecclesiali. Fin dagli inizi si dedicò alla riorganizzazione della Curia Romana; poi diede avvio ai lavori per la redazione del Codice di Diritto Canonico, promulgato dal suo Successore Benedetto XV. Promosse, poi, la revisione degli studi e dell’"iter" di formazione dei futuri sacerdoti, fondando anche vari Seminari regionali, attrezzati con buone biblioteche e professori preparati. Un altro settore importante fu quello della formazione dottrinale del Popolo di Dio. Fin dagli anni in cui era parroco aveva redatto egli stesso un catechismo e durante l’Episcopato a Mantova aveva lavorato affinché si giungesse ad un catechismo unico, se non universale, almeno italiano. Da autentico pastore aveva compreso che la situazione dell’epoca, anche per il fenomeno dell’emigrazione, rendeva necessario un catechismo a cui ogni fedele potesse riferirsi indipendentemente dal luogo e dalle circostanze di vita. Da Pontefice approntò un testo di dottrina cristiana per la diocesi di Roma, che si diffuse poi in tutta Italia e nel mondo. Questo Catechismo chiamato "di Pio X" è stato per molti una guida sicura nell’apprendere le verità della fede per il linguaggio semplice, chiaro e preciso e per l’efficacia espositiva.

Notevole attenzione dedicò alla riforma della Liturgia, in particolare della musica sacra, per condurre i fedeli ad una più profonda vita di preghiera e ad una più piena partecipazione ai Sacramenti. Nel Motu Proprio Tra le sollecitudini (1903, primo anno del suo pontificato), egli afferma che il vero spirito cristiano ha la sua prima e ed indispensabile fonte nella partecipazione attiva ai sacrosanti misteri e alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa (cfr ASS 36[1903], 531). Per questo raccomandò di accostarsi spesso ai Sacramenti, favorendo la frequenza quotidiana alla Santa Comunione, bene preparati, e anticipando opportunamente la Prima Comunione dei bambini verso i sette anni di età, "quando il fanciullo comincia a ragionare" (cfr S. Congr. de Sacramentis, Decretum Quam singulari : AAS 2[1910], 582).

Fedele al compito di confermare i fratelli nella fede, san Pio X, di fronte ad alcune tendenze che si manifestarono in ambito teologico alla fine del XIX secolo e agli inizi del XX, intervenne con decisione, condannando il "Modernismo", per difendere i fedeli da concezioni erronee e promuovere un approfondimento scientifico della Rivelazione in consonanza con la Tradizione della Chiesa. Il 7 maggio 1909, con la Lettera apostolica Vinea electa, fondò il Pontificio Istituto Biblico. Gli ultimi mesi della sua vita furono funestati dai bagliori della guerra. L’appello ai cattolici del mondo, lanciato il 2 agosto 1914 per esprimere «l’acerbo dolore» dell’ora presente, era il grido sofferente del padre che vede i figli schierarsi l’uno contro l’altro. Morì di lì a poco, il 20 agosto e la sua fama di santità iniziò a diffondersi subito presso il popolo cristiano.

Cari fratelli e sorelle, san Pio X insegna a noi tutti che alla base della nostra azione apostolica, nei vari campi in cui operiamo, ci deve essere sempre un’intima unione personale con Cristo, da coltivare e accrescere giorno dopo giorno. Questo è il nucleo di tutto il suo insegnamento, di tutto il suo impegno pastorale. Solo se siamo innamorati del Signore, saremo capaci di portare gli uomini a Dio ed aprirli al Suo amore misericordioso, e così aprire il mondo alla misericordia di Dio.


SALUTI DEL SANTO PADRE NELLE DIVERSE LINGUE

Chers pèlerins francophones, je suis heureux de vous accueillir ce matin, ici à Castel Gandolfo ! Je salue particulièrement le groupe des Sri-Lankais de Paris et la jeunesse franciscaine de Bitche. Que saint Pie X, dont nous célébrerons la fête cette semaine, vous aide à laisser grandir en vous l’union personnelle avec le Christ pour devenir capables de témoigner parmi vos frères et vos sœurs de l’amour miséricordieux de Dieu. Bon pèlerinage à tous !

My dear brothers and sisters, today we recall Pope Saint Pius the Tenth, whose feast we celebrate this coming Saturday. He left an indelible mark in very many aspects of the Church’s life and activity, his overarching goal being to "renew all things in Christ" through our intimate personal union with our Saviour. By Pope Saint Pius’s prayers, may we grow daily in love for Christ and help open others to his love. God’s abundant blessings upon you all!

Ganz herzlich grüße ich alle Brüder und Schwestern aus den Ländern deutscher Sprache, heute besonders die Wallfahrer aus der Diözese Eisenstadt mit ihrem bisherigen Bischof Paul Iby und seinem Nachfolger Ägidius Zsifkovics. Und vielen Dank den Pilgern aus Vils für die schöne Musik, die sie uns schenken. In dieser Woche gedenken wir großer Heiliger wie Stefan von Ungarn oder Bernhard von Clairvaux und schließlich des Papstes Pius X., der uns einlädt – wie sein Motto lautete –, unser Leben stets »in Christus zu erneuern«. Gottes Geist geleite euch auf allen euren Wegen!

Saludo a los grupos de lengua española, en particular a los peregrinos de la Diócesis de Orihuela-Alicante, de Las Palmas de Gran Canaria, de Rosario, en Argentina, y de otros países latinoamericanos. Os aliento a poner vuestros ojos en el Papa san Pío Décimo. Acogiendo sus enseñanzas, cultivad intensamente la amistad con Cristo y sed testigos de su amor. Que Dios os bendiga.

A minha saudação a todos os peregrínos víndos do Brasil, de Portugal e demais países lusófonos, com uma bênção particular pára os alúnos do Seminário do Verbo Divino, de Tortoséndo: na vossa formação, empenhái-vos em seguír o exemplo dos grándes pastores como São Pio X, sendo sempre humildes e fiéis servidores da Verdade. Que Deus vos abençóe!

Szeretettel köszöntöm a magyar zarándokokat, különösen is a verbita csoport tagjait Budapestről. Isten hozott Benneteket! Szent István király ünnepe közeledik. Az ő nagy hite és Rómához való ragaszkodása legyen példa mindannyiunk számára. Apostoli áldásom legyen veletek. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Con affetto saluto i pellegrini ungheresi, specialmente i membri del gruppo dei Verbiti! Dopodomani celebrerete la festa del Santo Re Stefano. La sua grande fede e l’adesione a Roma siano di esempio per tutti noi. Vi accompagni la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

Drodzy pielgrzymi z Polski! Święty Papież Pius X wzywał, aby „odnowić wszystko w Chrystusie" i wskazywał, że ta odnowa dokonuje się w sercu człowieka dzięki zjednoczeniu z Panem w sakramencie Eucharystii. Ta nauka jest wciąż aktualna. Niech i dla nas częsta Komunia św. i adoracja Najświętszego Sakramentu będzie niewyczerpanym źródłem wiary i miłości. Niech Bóg wam błogosławi!

[Cari pellegrini polacchi! Il santo Papa Pio X invitava a "restaurare tutte le cose in Cristo" e indicava che questo rinnovamento si realizza nel cuore dell’uomo grazie all’unione con il Signore nel sacramento dell’Eucaristia. Questo insegnamento è sempre attuale. La frequente Comunione eucaristica e l’adorazione del Santissimo Sacramento siano anche per noi inesauribili fonti di fede e d’amore. Dio vi benedica!]

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare le rappresentanti delle Ancelle del Sacro Cuore, riunite a Roma per il loro Capitolo Generale. Saluto poi i partecipanti al pellegrinaggio in bicicletta promosso dalla Diocesi di Brescia. Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Tutti invito a dedicare sempre più tempo alla formazione cristiana, per essere fedeli discepoli di Cristo, via, verità e vita.


APPELLO PER LE POPOLAZIONI DEL PAKISTAN

Il mio pensiero va in questo momento alle care popolazioni del Pakistan, colpite recentemente da una grave alluvione, che ha provocato numerosissime vittime e ha lasciato molte famiglie senza casa.

Mentre affido alla bontà misericordiosa di Dio quanti sono tragicamente scomparsi, esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari e a tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità. Che non manchi a questi nostri fratelli, così duramente provati, la nostra solidarietà e il concreto sostegno della Comunità internazionale!



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1520&sett...

www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1519&sett...



+PetaloNero+
00venerdì 20 agosto 2010 15:19
RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI SAINT-BRIEUC (FRANCIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Saint-Brieuc (Francia), presentata da S.E. Mons. Lucien Fruchaud, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Saint-Brieuc (Francia) il Rev.do Mons. Denis Moutel, finora Vicario Generale della diocesi di Nantes.

Rev.do Mons. Denis Moutel
Il Rev.do Mons. Denis Moutel è nato il 6 gennaio 1952 a Ancenis, nella diocesi di Nantes. Dopo il diploma di studi superiori, è entrato nel Seminario di Angers per il primo ciclo di formazione e poi nel quello di Nantes per il secondo ciclo. Nel 1981, dopo studi a Münster e a Parigi, ha ottenuto la licenza in Teologia presso l’Istituto Cattolico di Parigi.
È stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1977 per la diocesi di Nantes.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto in diocesi i seguenti incarichi ministeriali: Vicario della Parrocchia Saint-Jean Evangéliste (1977-1981); Vicario della Parrocchia Notre-Dame de Toutes Joies a Nantes e Cappellano del Liceo Giust’hom e del Collegio Victor Hugo (1981-1982); Delegato diocesano per la Cappellania degli studenti cattolici nelle scuole pubbliche (1982-1987); Cappellano dei Licei Clémenceau e Livet (1987-1991); Aumônier diocesano per l’insegnamento cattolico (1991-1999); Parroco della Parrocchia Notre-Dame de Toutes Joies; Delegato diocesano per la pastorale giovanile (1999-2003); Vicario episcopale (2003).
Dal 2004 è Vicario Generale della diocesi di Nantes.
+PetaloNero+
00sabato 21 agosto 2010 15:08
RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI COTONOU (BENIN) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Cotonou (Benin), presentata da S.E. Mons. Marcel Honorat Léon Agboton, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Arcivescovo di Cotonou (Benin) S.E. Mons. Antoine Ganyé, finora Vescovo della Diocesi di Dassa-Zoumé (Benin).













LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLA CELEBRAZIONE DEL XV CENTENARIO DEL SANTUARIO SANTA MARIA DELLE GRAZIE "MADONNA DELLA MENTORELLA" (29 AGOSTO 2010)

Il 26 giugno scorso è stata pubblicata la nomina dell'Em.mo Cardinale Giovanni Battista Re, allora Prefetto della Congregazione per i Vescovi, ad Inviato Speciale del Santo Padre alla celebrazione del XV centenario del Santuario di Santa Maria delle Grazie "Madonna della Mentorella" (Diocesi di Tivoli), in programma il 29 agosto 2010.

Il Porporato sarà accompagnato da una Missione composta dai seguenti Ecclesiastici:

Rev. Mons. Benedetto Serafini, Vicario Generale della Diocesi di Tivoli;
Rev. P. Norbert Raszeja, C.R., Superiore Generale della Congregazione della Risurrezione a Roma (atteso che il Santuario è retto da secoli dai Padri della medesima Congregazione).
Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro
IOANNI BAPTISTAE S.R.E. Cardinali RE
Praefecto emerito Congregationis pro Episcopis

Ineunte Pontificatu, placuit Nobis Sanctuarium Sanctae Mariae Gratiarum in loco vulgo Mentorella, dioecesis Tiburtinae, invisere, Virgini Sanctissimae de eius intercessione apud Filium suum gratias agere atque continuum praesidium efflagitare.

Idcirco laeto animo accepimus Sanctuarium istud - vulgo "Madonna della Mentorella" - pastorali curae sodalium Provinciae Polonicae Congregationis a Resurrectione Domini Nostri Iesu Christi concreditum, mille et quingentos annos a fundatione sua celebraturum esse. Agitur de fausto iubilaeo huius sacrae aedis quae, pulcherrima in regione aedificata, in Italiae terra eminet tum pastoralibus eventibus, tum peregrinantium numero, inter quos libentes Praedecessorem Nostrum Venerabilem Servum Dei Ioannem Paulum II, rec. rem., memorare licet.

Hac prospera data occasione, die XXIO proximi mensis Augusti, die videlicet quo singulis annis multi adveniunt peregrini, in Sanctuario sollemnis Eucharistiae agetur celebratio. Quam ob rem Venerabilis Frater Maurus Parmeggiani, Episcopus Tiburtinus, humanissime a Nobis rogavit ut quendam insignem Purpuratum Patrem designaremus qui huic eventui Nostro nomine praeesset atque verba spiritalis cohortationis pronuntiaret. Congruae huic postulationi adnuere volentes, ad Te, Venerabilis Frater Noster, decurrimus, qui Congregationis pro Episcopis munus Praefecti diligenter hucusque exercuisti, aptusque et dignus omnino Nobis videris ut eiusmodi missionem fructuose expleas. Te igitur hisce Litteris Missum Extraordinarium Nostrum nominamus ad celebrationes millesimi et quingentesimi anniversarii diei a condito Sanctuario Sanctae Mariae Gratiarum, quae memorato die proximi mensis Augusti in loco vulgo Mentorella sollemniter explebuntur.

De divino Filio Virginis Mariae loquens, omnes illic adstantes adhortaberis ut precibus, meditatione nec non spiritalium necessitatum consideratione renovatis viribus novoque studio peculiarem dilectionem erga Christum et Ecclesiam demonstrent atque fide, spe et caritate cotidiana in vita ferveant.

Sacrorum Antistitem Tiburtinum ceterosque sacros Praesules ibi congregatos, sacerdotes, religiosos viros mulieresque et christifideles laicos Nostro salutabis nomine Nostramque iis ostendes benevolentiam. Verba singularis aestimationis Nostrae dilectis dicas sodalibus Provinciae Polonicae Congregationis a Resurrectione Domini Nostri Iesu Christi, qui in hoc Sanctuario studiosam navant pastoralem operam.

Nosmet Ipsi Te, Venerabilis Frater Noster, in tua missione implenda precibus comitabimur Tibique Benedictionem Apostolicam libentes impertimur, signum Nostrae erga Te benevolentiae et caelestium donorum pignus, quam omnibus celebrationum participibus rite transmittas volumus.

Ex Arce Gandulfi, die XXVII mensis Iulii, anno MMX, Pontificatus Nostri sexto.

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00domenica 22 agosto 2010 15:29
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Otto giorni dopo la solennità della sua Assunzione al Cielo, la liturgia ci invita a venerare la Beata Vergine Maria col titolo di "Regina". La Madre di Cristo viene contemplata incoronata dal suo Figlio, cioè associata alla sua Regalità universale, così come la raffigurano numerosi mosaici e dipinti. Anche questa memoria ricorre quest’anno in domenica, acquistando una maggiore luce dalla Parola di Dio e dalla celebrazione della Pasqua settimanale. In particolare, l’icona della Vergine Maria Regina trova un significativo riscontro nel Vangelo odierno, là dove Gesù afferma: "Ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi" (Lc 13,30). E’ questa una tipica espressione di Cristo, riportata più volte dagli Evangelisti – anche con formule similari –, perché evidentemente riflette un tema caro alla sua predicazione profetica. La Madonna è l’esempio perfetto di tale verità evangelica, che cioè Dio abbassa i superbi e i potenti di questo mondo e innalza gli umili (cfr Lc 1,52).

La piccola e semplice fanciulla di Nazaret è diventata la Regina del mondo! Questa è una delle meraviglie che rivelano il cuore di Dio. Naturalmente la regalità di Maria è totalmente relativa a quella di Cristo: Egli è il Signore, che, dopo l’umiliazione della morte di croce, il Padre ha esaltato al di sopra di ogni creatura nei cieli, sulla terra e sotto terra (cfr Fil 2,9-11). Per un disegno di grazia, la Madre Immacolata è stata pienamente associata al mistero del Figlio: alla sua Incarnazione; alla sua vita terrena, dapprima nascosta a Nazaret e poi manifestata nel ministero messianico; alla sua Passione e Morte; e infine alla gloria della Risurrezione e Ascensione al Cielo. La Madre ha condiviso con il Figlio non solo gli aspetti umani di questo mistero, ma, per l’opera dello Spirito Santo in lei, anche l’intenzione profonda, la volontà divina, così che tutta la sua esistenza, povera e umile, è stata elevata, trasformata, glorificata passando attraverso la "porta stretta" che è Gesù stesso (cfr Lc 13,24). Sì, Maria è la prima che è passata attraverso la "via" aperta da Cristo per entrare nel Regno di Dio, una via accessibile agli umili, a quanti si fidano della Parola di Dio e si impegnano a metterla in pratica.

Nella storia delle città e dei popoli evangelizzati dal messaggio cristiano sono innumerevoli le testimonianze di venerazione pubblica, in certi casi addirittura istituzionale alla regalità della Vergine Maria. Ma oggi vogliamo soprattutto rinnovare, come figli della Chiesa, la nostra devozione a Colei che Gesù ci ha lasciato quale Madre e Regina. Affidiamo alla sua intercessione la quotidiana preghiera per la pace, specialmente là dove più infierisce l’assurda logica della violenza; affinché tutti gli uomini si persuadano che in questo mondo dobbiamo aiutarci gli uni gli altri come fratelli per costruire la civiltà dell’amore. Maria, Regina pacis, ora pro nobis!


DOPO L’ANGELUS

Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier les étudiants de la paroisse Sainte-Anne de la Butte-aux-Cailles, de Paris. Les textes liturgiques de ce jour nous redisent que tous les hommes sont appelés au salut. C’est aussi une invitation à savoir accueillir les légitimes diversités humaines, à la suite de Jésus venu rassembler les hommes de toute nation et de toute langue. Chers parents, puissiez-vous éduquer vos enfants à la fraternité universelle. Que la Vierge Marie vous accompagne dans la préparation de la rentrée scolaire qui approche ! Bon dimanche à tous !

I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at this Angelus prayer. In a particular way I welcome a group of young Orthodox Christians from Galilee. Today’s Gospel reminds us that the way to heaven is through the narrow door. May we enter through this narrow door by means of prayer, humility and service of our neighbours, and thus live the joy of the Kingdom even now. Upon you and your loved ones, I invoke the blessings of Almighty God.

Gerne grüße ich die Gäste aus den Ländern deutscher Sprache. Im heutigen Evangelium stellen die Jünger die Frage nach dem Heil der Menschen. Gott will, daß alle Menschen gerettet werden, doch wir müssen uns auch mit allen Kräften darum bemühen, wie der Herr uns mahnt. Jesus selbst ist für uns Weg, Wahrheit und Leben; durch ihn kommen wir zum Vater. Schauen wir auf Jesus und folgen wir ihm mit unserem Tun. Der Heilige Geist führe und leite euch mit seiner Gnade.

Saludo a los peregrinos de lengua española y los invito a pedir por la Iglesia, extendida de oriente a occidente, para que sea fiel al mandato que el Señor le encomendó de llevar la luz del Evangelio a todas las naciones. Por intercesión de la Virgen María, a quien invocamos como Reina y Señora nuestra, supliquemos a Cristo Jesús, su divino Hijo, que sean cada vez más los que dediquen su vida a esta hermosa misión, siendo testigos de su amor, de palabra y con el propio ejemplo. Muchas gracias.

Saúdo também o grupo brasileiro da paróquia de São Joaquim, diocese de Franca, e demais peregrinos de língua portuguesa, desejando que esta peregrinação vos ajude a fortalecer a confiança em Jesus Cristo e a encarnar na vida a sua mensagem de salvação. De coração vos agradeço e abençôo. Ide com Deus!

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. "Ja jestem drogą, prawdą i życiem" (J 14, 6). Te słowa Pana Jezusa przypomina nam dzisiejsza liturgia. Gdy dosięga nas poczucie zagubienia, niepewności i kruchości ziemskiej egzystencji, w Chrystusie odnajdujemy sens naszego wędrowania, kryterium prawego postępowania i pełnię życia w zmartwychwstaniu. Niech ta świadomość stale nam towarzyszy. Niech wam Bóg błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14, 6). La liturgia odierna ci ricorda queste parole del Signore Gesù. Quando ci viene una sensazione di smarrimento, di incertezza e di fragilità dell’esistenza terrena, in Cristo ritroviamo il senso del nostro cammino, il criterio del giusto atteggiamento e la pienezza della vita nella risurrezione. Ci accompagni sempre questa consapevolezza. Dio vi benedica!]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i seminaristi del Seminario Vescovile Minore di Verona, il gruppo di Legionari di Cristo provenienti da vari Paesi, i giovani di Stra che vivono un’esperienza di servizio con la Caritas di Roma, i fedeli di Catania e quelli della parrocchia romana di Santa Margherita Maria Alacoque, come pure l’orchestra giovanile "Fuoritempo" di Trento. A tutti auguro una buona domenica.





www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1521&sett...








MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL 31° MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI (RIMINI, 22-28 AGOSTO 2010)

In occasione della 31.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si è aperta oggi a Rimini sul tema: "Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore", il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone ha inviato - a nome del Santo Padre Benedetto XVI - un Messaggio agli organizzatori ed ai partecipanti.

Il Messaggio, che riportiamo di seguito, è stato letto all’inizio della Santa Messa celebrata questa mattina da S.E. Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini.


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

A Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. Francesco Lambiasi
Vescovo di Rimini

Eccellenza Reverendissima,

con gioia ho il piacere di trasmettere il cordiale saluto del Santo Padre a Vostra Eccellenza, agli organizzatori e a tutti i partecipanti al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli, che si svolge a Rimini.

Quest’anno il titolo della vostra importante manifestazione - "Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore" - ci ricorda che al fondo della natura di ogni uomo si trova un’insopprimibile inquietudine che lo spinge alla ricerca di qualcosa che soddisfi questo suo anelito. Ogni uomo intuisce che proprio nella realizzazione dei desideri più profondi del suo cuore può trovare la possibilità di realizzarsi, di compiersi, di diventare veramente se stesso.

L’uomo sa che non può rispondere da solo ai propri bisogni. Per quanto si illuda di essere autosufficiente, egli sperimenta che non può bastare a se stesso. Ha bisogno di aprirsi ad altro, a qualcosa o a qualcuno, che possa donargli ciò che gli manca. Deve, per così dire, uscire da se stesso verso ciò che sia in grado di colmare l’ampiezza del suo desiderio.

Come il titolo del Meeting sottolinea, non qualsiasi cosa è la meta ultima del cuore dell’uomo, ma solo le "cose grandi". L’uomo è spesso tentato di fermarsi alle cose piccole, a quelle che danno una soddisfazione ed un piacere "a buon mercato", a quelle che appagano per un momento, cose tanto facili da ottenere, quanto ultimamente illusorie. Nel racconto evangelico delle tentazioni di Gesù (cfr Mt 4,1-4) il diavolo insinua che sia "il pane", cioè la soddisfazione materiale a poter appagare l’uomo. Questa è una menzogna pericolosa, perché contiene solo una parte di verità. L’uomo, infatti, vive anche di pane, ma non di solo pane. La risposta di Gesù svela la falsità ultima di questa posizione: "Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). Dio solo basta. Lui solo sazia la fame profonda dell’uomo. Chi ha trovato Dio, ha trovato tutto. Le cose finite possono dare barlumi di soddisfazione o di gioia, ma solo l’Infinito può riempire il cuore dell’uomo: "inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te – il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te" (S. Agostino, Le Confessioni, I, 1). L’uomo, in fondo, ha bisogno di un’unica cosa che tutto contiene, ma prima deve imparare a riconoscere, anche attraverso i suoi desideri e i suoi aneliti superficiali, ciò di cui davvero necessita, ciò che veramente vuole, ciò che è in grado di soddisfare la capacità del proprio cuore.

Dio è venuto nel mondo per risvegliare in noi la sete delle "cose grandi". Lo si vede bene in quella pagina evangelica, di inesauribile ricchezza, che narra dell’incontro di Gesù con la donna samaritana (cfr Gv 4,5-42), di cui sant’Agostino ci ha lasciato un commento luminoso. La samaritana viveva l’insoddisfazione esistenziale di chi non ha ancora trovato ciò che cerca: aveva avuto "cinque mariti" ed in quel momento conviveva con un altro uomo. Quella donna, come faceva abitualmente, era andata ad attingere acqua al pozzo di Giacobbe e vi trovò Gesù, seduto, "stanco del viaggio", nella calura del mezzogiorno. Dopo averle chiesto da bere, è Gesù stesso che le offre dell’acqua, e non una qualsiasi, ma un’"acqua viva", capace di estinguere la sua sete. E così egli si faceva spazio "a poco a poco […] nel cuore di lei" (S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, XV,12), facendo emergere il desiderio di qualcosa di più profondo della semplice necessità di soddisfare la sete materiale. Sant’Agostino commenta: "Colui che domandava da bere, aveva sete della fede di quella donna" (Ibid., XV,11). Dio ha sete della nostra sete di Lui. Lo Spirito Santo, simboleggiato dall’"acqua viva" di cui parlava Gesù, è proprio quel potere vitale che placa la sete più profonda dell’uomo e gli dona la vita totale, quella vita che egli cerca e attende senza conoscerla. La samaritana lasciò allora a terra la brocca "che ormai non le serviva più, anzi era diventata un peso: era avida ormai di dissetarsi solo di quell’acqua" (Ibid., XV,30).

Anche i discepoli di Emmaus vivono di fronte a Gesù la stessa esperienza. È ancora il Signore che fa "ardere il cuore" ai due mentre camminavano "col volto triste" (cfr Lc 24,13-35). Pur senza riconoscere Gesù risorto, durante il tragitto compiuto insieme a lui, essi si sentivano il cuore "ardere nel petto", riprendere vita, tanto che, arrivati a casa, "insistettero" affinché egli restasse con loro. "Resta con noi, Signore": è l’espressione del desiderio che palpita nel cuore di ogni essere umano. Questo desiderio di "cose grandi", deve trasformarsi in preghiera. I Padri sostenevano che pregare non è altro che cambiarsi in desiderio struggente del Signore. In un bellissimo testo sant’Agostino definisce la preghiera come espressione del desiderio e afferma che Dio risponde allargando verso di Lui il nostro cuore: "Dio […] suscitando in noi il desiderio, estende il nostro animo; ed estendendo il nostro animo, lo rende capace di accoglierlo" (Commento alla Prima Lettera di Giovanni, IV, 6). Da parte nostra dobbiamo purificare i nostri desideri e le nostre speranze per poter accogliere la dolcezza di Dio. "Questa – continua sant’Agostino – è la nostra vita: esercitarci nel desiderio" (Ibid.). Pregare davanti a Dio è un cammino, una scala: è un processo di purificazione dei nostri pensieri, dei nostri desideri. A Dio possiamo chiedere tutto. Tutto ciò che è buono. La bontà e la potenza di Dio non conoscono un limite tra cose grandi e piccole, tra cose materiali e spirituali, tra cose terrene e celesti. Nel dialogo con Lui, portando tutta la nostra vita davanti ai suoi occhi, impariamo a desiderare le cose buone, a desiderare, in fondo, Dio stesso. Si narra che, in uno dei suoi momenti di preghiera, San Tommaso d’Aquino sentì il Signore Crocifisso dirgli: "Hai scritto bene di me Tommaso; che cosa desideri?". "Nient’altro che Te", fu la risposta del Santo dottore. "Nient’altro che Te". Imparare a pregare è imparare a desiderare, e, così, imparare a vivere.

A cinque anni dalla scomparsa di mons. Luigi Giussani, il Sommo Pontefice si unisce spiritualmente agli aderenti al Movimento di Comunione e Liberazione. Come ebbe modo di ricordare durante l’Udienza in Piazza San Pietro il 24 marzo 2007, "don Giussani s’impegnò […] a ridestare nei giovani l’amore verso Cristo, "Via, Verità e Vita", ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei desideri più profondi del cuore dell’uomo".

Nell’affidare ai partecipanti al Meeting queste riflessioni, auspicando che siano di aiuto per conoscere, incontrare ed amare sempre di più il Signore e testimoniare nel nostro tempo che le "grandi cose" a cui anela il cuore umano si trovano in Dio, Sua Santità Benedetto XVI assicura la Sua preghiera e ben volentieri invia a Vostra Eccellenza, ai responsabili ed organizzatori e a tutti i presenti la Benedizione Apostolica.

Unisco cordialmente anche il mio augurio e mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio

dell’Eccellenza Vostra Reverendissima

dev.mo nel Signore

Tarcisio Card. Bertone

Segretario di Stato

Dal Vaticano, 10 agosto 2010
+PetaloNero+
00martedì 24 agosto 2010 17:23
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DI BILBAO (SPAGNA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Bilbao (Spagna) S.E. Mons. Mario Iceta Gavicagogeascoa, finora Vescovo titolare di Alava ed Ausiliare della medesima diocesi.

S.E. Mons. Mario Iceta Gavicagogeascoa
S.E. Mons. Mario Iceta Gavicagogeascoa è nato il 21 marzo 1965 a Gernika (Vizcaya), diocesi di Bilbao. Presso l’Università di Navarra ha conseguito la Licenza in Medicina e Chirurgia (1984-1990) ed ha seguito i corsi di dottorato in Fisiopatologia Clinica (1990-1992), ottenendo il dottorato con una tesi su Bioetica ed Etica medica (1995). Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Facoltà di Teologia di Navarra (1988-1992) ed in seguito nel Seminario di Córdoba (1992-1994), ottenendo il Baccalaureato in Teologia presso la Pontificia Università di Comillas, Madrid (1994). A Roma ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale (1999) ed il Dottorato (2002) presso l’Istituto "Giovanni Paolo II" per studi su Matrimonio e Famiglia.
Ordinato sacerdote il 16 luglio 1994 per la diocesi di Córdoba, lì ha ricoperto i seguenti incarichi: membro in solidum del gruppo sacerdotale di Priego de Córdoba (1994-1997); Parroco della Inmaculada Concepción di Almodóvar del Río (2002-2004); Parroco di Santo Domingo de Guzmán di Lucena (2004-2007); Vicario Episcopale di la Campiña (2004-2007); Canonico Penitenziere (2005-2007); Professore di Sacra Liturgia, di Teologia dei Sacramenti, di Musica e Canto Liturgico (1994-1997) e poi di Teologia Morale e di Bioetica nel Seminario Maggiore San Pelagio (dal 2002).
Nominato Vescovo titolare di Alava e Ausiliare di Bilbao il 5 febbraio 2008, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 12 aprile successivo.
+PetaloNero+
00mercoledì 25 agosto 2010 15:40
L’UDIENZA GENERALE



Alle ore 10.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per incontrare i fedeli ed i pellegrini convenuti per l’Udienza Generale del mercoledì.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di Sant’Agostino. Quindi ha salutato in diverse lingue i gruppi di fedeli presenti. Infine, ha rivolto un appello per la fine delle violenze a Mogadiscio (Somalia).
L’Udienza si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nella vita di ciascuno di noi ci sono persone molto care, che sentiamo particolarmente vicine, alcune sono già nelle braccia di Dio, altre condividono ancora con noi il cammino della vita: sono i nostri genitori, i parenti, gli educatori; sono persone a cui abbiamo fatto del bene o da cui abbiamo ricevuto del bene; sono persone su cui sappiamo di poter contare. E’ importante, però, avere anche dei "compagni di viaggio" nel cammino della nostra vita cristiana: penso al Direttore spirituale, al Confessore, a persone con cui si può condividere la propria esperienza di fede, ma penso anche alla Vergine Maria e ai Santi. Ognuno dovrebbe avere qualche Santo che gli sia familiare, per sentirlo vicino con la preghiera e l’intercessione, ma anche per imitarlo. Vorrei invitarvi, quindi, a conoscere maggiormente i Santi, a iniziare da quello di cui portate il nome, leggendone la vita, gli scritti. Siate certi che diventeranno buone guide per amare ancora di più il Signore e validi aiuti per la vostra crescita umana e cristiana.

Come sapete, anch’io sono legato in modo speciale ad alcune figure di Santi: tra queste, oltre a san Giuseppe e san Benedetto dei quali porto il nome, e ad altri, c’è sant’Agostino, che ho avuto il grande dono di conoscere, per così dire, da vicino attraverso lo studio e la preghiera e che è diventato un buon "compagno di viaggio" nella mia vita e nel mio ministero. Vorrei sottolineare ancora una volta un aspetto importante della sua esperienza umana e cristiana, attuale anche nella nostra epoca in cui sembra che il relativismo sia paradossalmente la "verità" che deve guidare il pensiero, le scelte, i comportamenti.

Sant’Agostino è un uomo che non è mai vissuto con superficialità; la sete, la ricerca inquieta e costante della Verità è una delle caratteristiche di fondo della sua esistenza; non, però, delle "pseudo-verità" incapaci di dare pace duratura al cuore, ma di quella Verità che dà senso all’esistenza ed è "la dimora" in cui il cuore trova serenità e gioia. Il suo, lo sappiamo, non è stato un cammino facile: ha pensato di incontrare la Verità nel prestigio, nella carriera, nel possesso delle cose, nelle voci che gli promettevano felicità immediata; ha commesso errori, ha attraversato tristezze, ha affrontato insuccessi, ma non si è mai fermato, non si è mai accontentato di ciò che gli dava solamente un barlume di luce; ha saputo guardare nell’intimo di se stesso e si è accorto, come scrive nelle Confessioni, che quella Verità, quel Dio che cercava con le sue forze era più intimo a sé di se stesso, gli era stato sempre accanto, non lo aveva mai abbandonato, era in attesa di poter entrare in modo definitivo nella sua vita (cfr III, 6, 11; X, 27, 38). Come dicevo a commento del recente film sulla sua vita, sant’Agostino ha capito, nella sua inquieta ricerca, che non è lui ad aver trovato la Verità, ma la Verità stessa, che è Dio, lo ha rincorso e lo ha trovato (cfr L’Osservatore Romano, giovedì 4 settembre 2009, p. 8). Romano Guardini commentando un brano del capitolo terzo delle Confessioni afferma: sant’Agostino comprese che Dio è "gloria che ci getta in ginocchio, bevanda che estingue la sete, tesoro che rende felici, […egli ebbe] la pacificante certezza di chi finalmente ha capito, ma anche la beatitudine dell’amore che sa: Questo è tutto e mi basta" (Pensatori religiosi, Brescia 2001, p. 177).

Sempre nelle Confessioni, al Libro nono, il nostro Santo riporta un colloquio con la madre, santa Monica – la cui memoria si celebra il prossimo venerdì, dopodomani. È una scena molto bella: lui e la madre stanno a Ostia, in un albergo, e dalla finestra vedono il cielo e il mare, e trascendono cielo e mare, e per un momento toccano il cuore di Dio nel silenzio delle creature. E qui appare un'idea fondamentale nel cammino verso la Verità: le creature debbono tacere se deve subentrare il silenzio in cui Dio può parlare. Questo è vero sempre anche nel nostro tempo: a volte si ha una sorta di timore del silenzio, del raccoglimento, del pensare alle proprie azioni, al senso profondo della propria vita, spesso si preferisce vivere solo l’attimo fuggente, illudendosi che porti felicità duratura; si preferisce vivere, perché sembra più facile, con superficialità, senza pensare; si ha paura di cercare la Verità o forse si ha paura che la Verità ci trovi, ci afferri e cambi la vita, come è avvenuto per sant’Agostino.

Cari fratelli e sorelle, vorrei dire a tutti, anche a chi è in un momento di difficoltà nel suo cammino di fede, a chi partecipa poco alla vita della Chiesa o a chi vive "come se Dio non esistesse", di non avere paura della Verità, di non interrompere mai il cammino verso di essa, di non cessare mai di ricercare la verità profonda su se stessi e sulle cose con l’occhio interiore del cuore. Dio non mancherà di donare Luce per far vedere e Calore per far sentire al cuore che ci ama e che desidera essere amato.

L’intercessione della Vergine Maria, di sant’Agostino e di santa Monica ci accompagni in questo cammino.



SALUTI DEL SANTO PADRE NELLE DIVERSE LINGUE

Je suis heureux de vous recevoir ce matin, chers pèlerins de langue française ! Je salue particulièrement le groupe œcuménique d’Athènes et les religieuses de l’Immaculée Conception de Castres. Que les saints qui vous sont les plus familiers, comme ceux dont vous portez le nom, soient pour vous des guides pour aimer toujours plus le Seigneur et des aides dans votre croissance humaine et spirituelle !

I greet all the English-speaking pilgrims, especially the young altar servers from Malta and their families, and the pilgrimage group from Japan. This Saturday the Church celebrates the feast of Saint Augustine, who found in Christ the fullness of that truth which brings authentic freedom and joy. May Saint Augustine and his mother, Saint Monica, accompany us by their prayers and draw us ever closer to the Lord.

Mit Freude grüße ich alle Gäste deutscher Sprache, vor allem die Teilnehmer am Ferienlager in Ostia. Ostia erinnert uns an Augustinus und seine Mutter Monika, die dort gestorben ist, und erinnert uns so daran, daß für unser Leben, für uns als Christen die Heiligen nicht Tote sind, sondern Wegbegleiter, die mit uns gehen. Mir selbst ist durch meine Studien und so weiter der heilige Augustinus ein solcher ganz persönlicher Freund und Weggefährte geworden. Am kommenden Samstag feiern wir seinen Gedenktag. Sein Leben war erfüllt von der Suche nach Wahrheit. Diese war nicht leicht zugänglich. Er hat viele Umwege machen müssen, aber er ließ sich davon nicht abbringen zu suchen: Was ist nun wirklich wahr? Gibt es Gott? Wer ist er? Wo ist er? Und diese Suche hat ihm schließlich Sinn und Halt gegeben und ihn zum lebendigen Gott geführt. Augustinus helfe uns allen auf unserem Weg durch die Wirrnisse dieser Zeit, Gott zu finden, mit ihm und auf ihn hin zu leben. Der Herr segne euch alle.

Saludo a los grupos de lengua española, en particular a los fieles de la Parroquia de Santa María la Mayor, de Andújar, así como a los demás peregrinos venidos de España, México y otros países latinoamericanos. Os invito a que os familiaricéis con la vida y los escritos de los Santos, pues os ayudarán a amar cada vez más al Señor y a crecer como personas y como cristianos.

Queridos peregrinos vindos do Brasil e de Portugal, a minha saudação amiga para todos vós, em especial para os grupos paroquiais de Unhos, Catujal e Viseu. Recordamos nestes dias Santo Agostinho e sua mãe, Santa Mónica, testemunhas de como Jesus Cristo Se deixa encontrar por quantos O procuram. E, com Ele, a vossa vida não poderá deixar de ser feliz.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Jutro w Polsce przypada uroczystość Matki Bożej Częstochowskiej. Jej opiece zawierzam was, wasze rodziny, Kościół i cały naród. Wszystkim, którzy gromadzą się w tych dniach na Jasnej Górze z serca błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Domani in Polonia si celebra la solennità della Madre di Dio di Czestochowa. Alla sua protezione affido voi, le vostre famiglie, la Chiesa e tutta la nazione. Benedico di cuore tutti coloro che in questi giorni si radunano a Jasna Gora. Sia lodato Gesù Cristo!]

Isten hozott Benneteket kedves magyar zarándokok, különösen is Titeket, akik Munkácsról jöttetek. Kívánom nektek, hogy a most kezdődő iskolaévben és a társadalom különböző pontjain tanúságot tudjatok tenni hitetekről. Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi, specialmente voi, che siete arrivati da Mukachevo. Vi incoraggio a proseguire con generosità nel vostro impegno di testimonianza cristiana nella scuola e nella società. Con la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov. Drahí priatelia, nech príklad svätého Augustína, ktorého spomienku oslávime o pár dní, vzbudí v každom z vás obnovené predsavzatia ušľachtilého kresťanského svedectva. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini slovacchi. Cari amici l’esempio di sant’Agostino, la cui memoria celebreremo tra qualche giorno, susciti in ciascuno di voi rinnovati propositi di generosa testimonianza cristiana. Sia lodato Gesù Cristo!]

Srdačno pozdravljam hrvatske hodočasnike. Dragi prijatelji, neka vam svjedočanstvo svetoga Augustina, čiji ćemo liturgijski spomen slaviti za nekoliko dana, pomogne širiti svjetlo vjere u vašoj sredini. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto con affetto i pellegrini croati. Cari amici, la testimonianza di sant’Agostino, ci cui celebreremo tra pochi giorni la memoria, vi aiuti a diffondere nei vostri ambienti la luce della fede. Siano lodati Gesù e Maria!]

Rivolgo ora un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i Seminaristi Maggiori provenienti da diverse Regioni e i fedeli delle varie Parrocchie, accompagnati dai propri parroci ed auguro che questo incontro rinsaldi ciascuno nella fedeltà a Cristo e nella generosa testimonianza cristiana.

Il mio pensiero si rivolge infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli: tutti invito a trovare in Cristo la ragione della propria speranza.



APPELLO DEL SANTO PADRE

Il mio pensiero va a Mogadiscio, da dove continuano a giungere notizie di efferate violenze e che ieri è stata teatro di una nuova strage. Sono vicino alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che, in Somalia, soffrono a causa dell'odio e dell'instabilità. Auspico che, con l'aiuto della comunità internazionale, non si risparmino sforzi per ristabilire il rispetto della vita e dei diritti umani.


Al termine dei saluti ai fedeli riuniti nel cortile, il Papa si è affacciato sulla piazza di Castel Gandolfo e ha rivolto le seguenti parole a quanti non avevano trovato posto all’interno del Palazzo Apostolico:

Cari amici,
grazie per la vostra presenza e il vostro entusiasmo. Vi auguro una buona giornata, buone vacanze e molta gioia in questi giorni caldi. Il Signore vi aiuti e vi accompagni sempre. Vi do la mia benedizione.





www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1523&sett...

www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1524&sett...
+PetaloNero+
00giovedì 26 agosto 2010 15:27
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE A SR. MARY PREMA, SUPERIORA GENERALE DELLE MISSIONARIE DELLA CARITÀ, PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI MADRE TERESA DI CALCUTTA

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato a Sr. Mary Prema, Superiora Generale delle Missionarie della Carità, per il centenario della nascita di Madre Teresa di Calcutta e letto questa mattina nel corso di una celebrazione nella Casa Madre delle Suore a Calcutta:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

To Sister Prema, M.C.
Superior General of the Missionaries of Charity


I send cordial greetings to you and to all the Missionaries of Charity as you begin the centenary celebrations of the birth of Blessed Mother Teresa, foundress of your Congregation and an exemplary model of Christian virtue. I am confident that this year will be for the Church and the world an occasion of joyful gratitude to God for the inestimable gift that Mother Teresa was in her lifetime, and continues to be through the affectionate and tireless work of you, her spiritual children.

In you preparation for this year you strove to draw closer to the person of Jesus, whose thirst for souls is sated by your ministry to him in the poorest of the poor. Having responded with trust to the direct call of the Lord, Mother Teresa exemplified before the world the words of Saint John: "Beloved, if God so loves us, we ought also to love one another. If we love one another, God abides in us and his love is perfected in us" (cf. Jn 4:11-12).

May this love continue to inspire you as Missionaries of Charity, to give yourselves generously to Jesus, whom you see and serve in the poor, the sick, the lonely and the abandoned. I encourage you to draw constantly from the spirituality and example of Mother Teresa and, in her footsteps, to take up Christ’s invitation: "Come, be my light". Joining myself spiritually to the centenary celebrations, and with great affection in the Lord, I cordially impart to the Missionaries of Charity, and to all those whom you serve, my paternal Apostolic Blessing.


BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00venerdì 27 agosto 2010 00:32
Messaggio del Papa per il centenario della nascita di Madre Teresa


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 26 agosto 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del messaggio che Benedetto XVI ha inviato a suor Mary Prema Pierick, superiora generale della Congregazione delle Missionarie della Carità, in occasione del centenario della nascita della Beata Teresa di Calcutta, celebrato questo giovedì.

* * *

Invio cordiali saluti a lei e a tutte le Missionarie della Carità all'inizio delle celebrazioni del centenario della nascita della Beata Madre Teresa, fondatrice del vostro ordine e modello esemplare di virtù cristiana. Confido nel fatto che quest'anno sarà per la Chiesa e per il mondo un'occasione di gratitudine fervente verso Dio per il dono inestimabile che Madre Teresa è stata nel corso della sua vita e che continua a essere attraverso l'opera amorevole e instancabile che svolgete voi, sue figlie spirituali.

Per prepararvi a quest'anno, avete cercato di avvicinarvi ancora di più alla persona di Gesù, la cui sete di anime è estinta dal vostro ministero per Lui nei più poveri fra i poveri. Avendo risposto con fiducia alla chiamata diretta del Signore, Madre Teresa ha esemplificato eccellentemente le parole di san Giovanni: «Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di Dio è perfetto in noi» (1Gv, 4, 11-12).

Che questo amore continui a ispirarvi, Missionarie della carità, a donarvi generosamente a Gesù, a quanti vedete e servite, ovvero ai poveri, agli emarginati e agli abbandonati. Vi incoraggio ad attingere con costanza dalla spiritualità e dall'esempio di Madre Teresa e, seguendo le sue orme, ad accogliere l'invito di Cristo: «Venite e siate la mia luce». Partecipando spiritualmente alle celebrazioni per il centenario, con grande affetto nel Signore, imparto di tutto cuore alle Missionarie della carità e a tutti coloro che servite, la mia paterna Benedizione Apostolica.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura e “L'Osservatore Romano”]



+PetaloNero+
00domenica 29 agosto 2010 15:45
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS




Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle,

nel Vangelo di questa domenica (Lc 14,1.7-14), incontriamo Gesù commensale nella casa di un capo dei farisei. Notando che gli invitati sceglievano i primi posti a tavola, Egli raccontò una parabola, ambientata in un banchetto nuziale. "Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: «Cèdigli il posto!» ... Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto" (Lc 14,8-10). Il Signore non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità. Egli insiste piuttosto su un punto decisivo, che è quello dell’umiltà: "chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 14,11). Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio. L’"ultimo posto" può infatti rappresentare la condizione dell’umanità degradata dal peccato, condizione dalla quale solo l’incarnazione del Figlio Unigenito può risollevarla. Per questo Cristo stesso "ha preso l’ultimo posto nel mondo — la croce — e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta" (Enc. Deus caritas est, 35).

Al termine della parabola, Gesù suggerisce al capo dei farisei di invitare alla sua mensa non gli amici, i parenti o i ricchi vicini, ma le persone più povere ed emarginate, che non hanno modo di ricambiare (cfr Lc 14,13-14), perché il dono sia gratuito. La vera ricompensa, infatti, alla fine, la darà Dio, "che governa il mondo ... Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza" (Enc. Deus caritas est, 35). Ancora una volta, dunque, guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità: da Lui apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l’obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: "Amico, vieni più avanti!" (cfr Lc 14,10); il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui. San Luigi IX, re di Francia – la cui memoria ricorreva mercoledì scorso – ha messo in pratica ciò che è scritto nel Libro del Siracide: "Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore" (3,18). Così egli scriveva nel suo "Testamento spirituale al figlio": "Se il Signore ti darà qualche prosperità, non solo lo dovrai umilmente ringraziare, ma bada bene a non diventare peggiore per vanagloria o in qualunque altro modo, bada cioè a non entrare in contrasto con Dio o offenderlo con i suoi doni stessi" (Acta Sanctorum Augusti 5 [1868], 546).

Cari amici, oggi ricordiamo anche il martirio di san Giovanni Battista, il più grande tra i profeti di Cristo, che ha saputo rinnegare se stesso per fare spazio al Salvatore, e ha sofferto ed è morto per la verità. Chiediamo a lui e alla Vergine Maria di guidarci sulla via dell’umiltà, per diventare degni della ricompensa divina.



DOPO L’ANGELUS DOPO L’ANGELUS

Il prossimo 1° settembre si celebra in Italia la Giornata per la salvaguardia del creato, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana. E’ un appuntamento ormai abituale, importante anche sul piano ecumenico. Quest’anno ci ricorda che non ci può essere pace senza rispetto dell’ambiente. Abbiamo infatti il dovere di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente conservarla. Il Signore ci aiuti in questo compito!

Je vous accueille avec joie, chers pèlerins francophones! En ce dimanche, les textes liturgiques mettent en évidence l’inestimable grandeur de l’humilité. Se laissant instruire par la Sagesse divine, celui qui est humble dirige son regard vers Dieu et cherche la vérité en toute chose. Il aspire aussi à la beauté d’une vie authentique. Confions à Marie, l’humble Servante du Seigneur et Mère du Verbe incarné, notre désir de marcher à la suite de son Fils. A tous je souhaite un bon dimanche et une bonne semaine !

I am pleased to greet the English-speaking visitors here today, especially the group of students from the Pontifical North American College. I pray that all of you, whether you are here on holiday or on pilgrimage or pursuing studies in Rome, will be able to draw closer to the Lord in prayer and thanksgiving. May God bestow abundant blessings upon all of you, and upon your families and loved ones at home.

Von Herzen grüße ich die deutschsprachigen Gäste, besonders die Pilger aus Neustift. Die Lesungen des heutigen Sonntags sprechen von der Demut. Christus rückt unsere irdischen Vorstellungen zurecht: Vor Gott zählt nicht das menschlich Große, sondern das Geringe, das Verachtete. Nicht die Selbstherrlichkeit macht den Menschen groß, sondern das Leben nach Gottes Willen und die Gemeinschaft mit ihm. Nehmen wir uns dabei die Heiligen zum Vorbild! Gottes Geist begleite euch!

Al saludar cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, quisiera recordar con particular afecto a los mineros que se encuentran atrapados en el yacimiento de san José, en la región chilena de Atacama. A ellos y a sus familiares los encomiendo a la intercesión de San Lorenzo, asegurándoles mi cercanía espiritual y mis continuas oraciones, para que mantengan la serenidad en la espera de una feliz conclusión de los trabajos que se están llevando a cabo para su rescate. Y a todos os invito a acoger hoy la Palabra de Cristo, para crecer en fe, humildad y generosidad. Feliz domingo.

Serdecznie witam obecnych tu Polaków. Dzisiejsza liturgia wzywa nas wszystkich do pokory. Polega ona na znajomości swojego miejsca w społeczeństwie, ale też w planach Bożych. „O ile wielki jesteś, o tyle się uniżaj, a znajdziesz łaskę u Pana. Wielka jest bowiem potęga Pana". Praktykowanie cnoty pokory niech nas zbliża do ludzi i do Boga. Niech Bóg wam błogosławi!

[Do un cordiale benvenuto ai polacchi qui presenti. La liturgia odierna ci chiama tutti all’umiltà. Essa consiste nella conoscenza del proprio posto nella società e nei disegni di Dio. "Quanto più sei grande, tanto più umiliati; così troverai grazia davanti al Signore; perché grande è la potenza del Signore". La pratica della virtù dell’umiltà ci avvicini agli uomini e a Dio. Dio vi benedica!]

Infine, saluto di cuore i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo di Cooperatori Paolini; i numerosi ragazzi che hanno ricevuto la Cresima o la riceveranno: da Boccaleone, da Arcene e dalle diocesi di Vicenza e di Padova; la Confraternita del SS.mo Sacramento di Bariano; i fedeli provenienti dalla diocesi di Verona e da Santo Stefano Ticino; e i ragazzi di Grassobbio. Saluto anche il gruppo golfistico venuto da Milano e quello ciclistico di Nave. A tutti auguro una buona domenica.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1526&sett...
+PetaloNero+
00lunedì 30 agosto 2010 15:39
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto ieri in Udienza:

S.E. Mons. Kurt Koch, Arcivescovo-Vescovo emerito di Basel, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
+PetaloNero+
00martedì 31 agosto 2010 15:40
PAROLE DEL SANTO PADRE ALL’INIZIO DELLA SANTA MESSA A CONCLUSIONE DELL’INCONTRO CON IL "RATZINGER SCHÜLERKREIS" (CASTEL GANDOLFO, 29 AGOSTO 2010)

Pubblichiamo di seguito le parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto all’inizio della Santa Messa al termine dell’incontro con un gruppo di Suoi ex-Allievi (Ratzinger Schülerkreis) svoltosi a Castel Gandolfo dal 27 al 30 agosto 2010:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Liebe Freunde, am Ende des heutigen Evangeliums weist uns der Herr darauf hin, wie sehr wir immer noch nach der Weise der Heiden leben; nur in der Gegenseitigkeit die einladen, die uns wieder einladen, denen geben von denen wir wieder empfangen. Die Weise Gottes ist anders: Wir erleben es in der heiligen Eucharistie, er lädt uns zu Tisch, die wir vor ihm lahm, blind und taub sind; er lädt uns, die wir ihm nichts zu geben haben. Wir wollen uns bei diesem Geschehen vor allem von der Dankbarkeit berühren lassen, daß es Gott gibt, daß Gott so ist, wie er ist, daß er so ist, wie Jesus Christus ist, daß er uns, obwohl wir nichts zu geben haben und voller Schuld sind, an seinen Tisch lädt und mit uns zu Tische sein will. Aber wir wollen doch auch uns davon berühren lassen, Schuld zu empfinden, daß wir so wenig aus dem Heidnischen heraustreten, so wenig wirklich das Neue, die Weise Gottes leben. Und deswegen beginnen wir die heilige Messe mit der Bitte um Vergebung, um eine Vergebung die uns ändert, die uns wirklich Gott ähnlich, Gott ebenbildlich werden läßt.

[Cari amici, alla fine del Vangelo di oggi, il Signore ci fa notare come in realtà continuiamo a vivere alla maniera dei pagani; come invitiamo, per reciprocità, soltanto chi ricambierà l’invito; come doniamo solo a chi ci restituirà. Ma lo stile di Dio è diverso: lo sperimentiamo nella Santa Eucaristia. Egli invita alla sua mensa noi, che davanti a lui siamo zoppi, ciechi e sordi; egli invita noi, che non abbiamo nulla da dargli. Durante questo evento dell’Eucaristia, lasciamoci toccare soprattutto dalla gratitudine per il fatto che Dio esiste, che Egli è così com’è, che Egli è così com’è Gesù Cristo, che Egli – nonostante non abbiamo nulla da dargli e siamo pieni di colpe – ci invita alla sua mensa e vuole stare a tavola con noi. Ma vogliamo anche essere toccati dal sentire la colpa di staccarci così poco dallo stile pagano, di vivere così poco la novità, lo stile di Dio. E per questo iniziamo la Santa Messa chiedendo perdono: un perdono che ci cambi, che ci faccia diventare veramente simili a Dio, a sua immagine e somiglianza.]



+PetaloNero+
00mercoledì 1 settembre 2010 15:35
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELL’APERTURA DEL CONGRESSO DEI LAICI CATTOLICI DELL’ASIA (SEOUL, COREA DEL SUD, 31 AGOSTO-5 SETTEMBRE 2010)

Dal 31 agosto al 5 settembre 2010 si svolge presso la Cattedrale di Seoul (Corea del Sud), un Congresso per i laici cattolici in Asia, promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, con la collaborazione della Commissione per il Laicato della Conferenza episcopale coreana e il locale Consiglio nazionale dei laici, sul tema: "Proclamare Gesù Cristo nell’Asia di oggi".
Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, l’Em.mo Card. Stanisław Ryłko, in occasione dell’apertura dei lavori del Congresso:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

To my Venerable Brother
Cardinal Stanisław Ryłko
President of the Pontifical Council for the Laity

I was pleased to learn that the Congress of Asian Catholic Laity will be held in Seoul from 31 August to 5 September 2010. I ask you kindly to convey my cordial greetings and prayerful good wishes to the Bishops, priests, religious and lay faithful from Asia assembled for this significant pastoral initiative promoted by the Pontifical Council for the Laity. The theme chosen for the Congress – Proclaiming Jesus Christ in Asia Today – is most timely, and I am confident that it will encourage and guide the lay faithful of the continent in bearing joyful witness to the Risen Lord and to the life-giving truth of his holy word.

Asia, home to two-thirds of the world’s people, the cradle of great religions and spiritual traditions, and the birthplace of diverse cultures, is currently undergoing unprecedented processes of economic growth and social transformation. Asia’s Catholics are called to be a sign and promise of that unity and communion – communion with God and among men – which the whole human family is meant to enjoy and which Christ alone makes possible. As part of the mosaic of the continent’s different peoples, cultures and religions, they have been entrusted with a great mission: that of bearing witness to Jesus Christ, the universal Savior of mankind. This is the supreme service and the greatest gift that the Church can offer to the people of Asia, and it is my hope that the present Conference will provide renewed encouragement and direction in taking up this sacred mandate.

"The peoples of Asia need Jesus Christ and his Gospel. Asia is thirsting for the living water that Jesus alone can give" (Ecclesia in Asia, 50). These prophetic words of the Servant of God John Paul II still resound as a summons addressed to each member of the Church in Asia. If the lay faithful are to take up this mission, they need to become ever more conscious of the grace of their Baptism and the dignity which is theirs as sons and daughters of God the Father, sharers in the death and resurrection of Jesus his Son, and anointed by the Holy Spirit as members of Christ’s mystical Body which is the Church. In union of mind and heart with their Pastors, and accompanied at every step of their journey of faith by a sound spiritual and catechetical formation, they need to be encouraged to cooperate actively not only in building up their local Christian communities but also in making new pathways for the Gospel in every sector of society. Vast horizons of mission are now opening up before the lay men and women of Asia in their efforts to bear witness to the truth of the Gospel; I think especially of the opportunities offered by their example of Christian married love and family life, their defense of God’s gift of life from conception to natural death, their loving concern for the poor and the oppressed, their willingness to forgive their enemies and persecutors, their example of justice, truthfulness and solidarity in the workplace, and their presence in public life.

The increasing numbers of committed, trained and enthusiastic lay persons is thus a sign of immense hope for the future of the Church in Asia. Here I wish to single out with gratitude the outstanding work of the many catechists who bring the riches of the Catholic faith to young and old alike, drawing individuals, families and parish communities to an ever deeper encounter with the Risen Lord. The apostolic and charismatic movements are also a special gift of the Spirit, since they bring new life and vigor to the formation of the laity, particularly families and young people. The associations and ecclesial movements devoted to the promotion of human dignity and justice concretely demonstrate the universality of the Gospel message of our adoption as children of God. Along with the many individuals and groups committed to prayer and works of charity, as well as the contribution made by pastoral and parish councils, these groups play an important role in helping the particular Churches of Asia to be built up in faith and love, strengthened in communion with the universal Church and renewed in zeal for the spread of the Gospel.

For this reason, I pray that the present Congress will highlight the indispensable role of the lay faithful in the Church’s mission and develop specific programs and initiatives to assist them in their task of proclaiming Jesus Christ in Asia today. I am confident that the deliberations of the Congress will stress that the Christian life and calling must be seen first and foremost as a source of sublime happiness and a gift to be shared with others. Every Catholic should be able to say, with the Apostle Paul, "For me, to live is Christ" (Phil 1:21). Those who have found in Jesus the truth, joy and beauty which give meaning and direction to their lives will naturally desire to bring this grace to others. Undaunted by the presence of difficulties, or the enormity of the task at hand, they will trust in the mysterious presence of the Holy Spirit who is always at work in the hearts of individuals, in their traditions and cultures, mysteriously opening doors to Christ as "the way, and the truth and the life" (Jn 14:6), and the fulfilment of every human aspiration.

With these sentiments, I invoke upon all taking part in the Congress a fresh outpouring of the Holy Spirit and I willingly join in the prayer which will accompany these days of study and discernment. May the Church in Asia bear ever more fervent witness to the incomparable beauty of being a Christian, and proclaim Jesus Christ as the one Savior of the world. Commending those present to the loving intercession of Mary, Mother of the Church, I cordially impart my Apostolic Blessing as a pledge of joy and peace in the Lord.

From the Vatican, 10 August 2010

BENEDICTUS PP. XVI










L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 sulla Piazza antistante il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di Santa Ildegarda di Bingen. Quindi ha rivolto un saluto in varie lingue ai gruppi di fedeli presenti. L’Udienza si è conclusa con la Benedizione Apostolica impartita dal Santo Padre.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nel 1988, in occasione dell’Anno Mariano, il Venerabile Giovanni Paolo II ha scritto una Lettera Apostolica intitolata Mulieris dignitatem, trattando del ruolo prezioso che le donne hanno svolto e svolgono nella vita della Chiesa. "La Chiesa - vi si legge - ringrazia per tutte le manifestazioni del genio femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e a tutte le nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità; ringrazia per tutti i frutti di santità femminile" (n. 31).

Anche in quei secoli della storia che noi abitualmente chiamiamo Medioevo, diverse figure femminili spiccano per la santità della vita e la ricchezza dell’insegnamento. Oggi vorrei iniziare a presentarvi una di esse: santa Ildegarda di Bingen, vissuta in Germania nel XII secolo. Nacque nel 1098 in Renania, a Bermersheim, nei pressi di Alzey, e morì nel 1179, all’età di 81 anni, nonostante la permanente fragilità della sua salute. Ildegarda apparteneva a una famiglia nobile e numerosa e, fin dalla nascita, venne votata dai suoi genitori al servizio di Dio. A otto anni, per ricevere un’adeguata formazione umana e cristiana, fu affidata alle cure della maestra Giuditta di Spanheim, che si era ritirata in clausura presso il monastero benedettino di san Disibodo. Si andò formando un piccolo monastero femminile di clausura, che seguiva la Regola di san Benedetto. Ildegarda ricevette il velo dal Vescovo Ottone di Bamberga e, nel 1136, alla morte di madre Giuditta, divenuta Superiora della comunità, le consorelle la chiamarono a succederle. Svolse questo compito mettendo a frutto le sue doti di donna colta, spiritualmente elevata e capace di affrontare con competenza gli aspetti organizzativi della vita claustrale. Qualche anno dopo, anche a motivo del numero crescente di giovani donne che bussavano alle porte del monastero, Ildegarda fondò un’altra comunità a Bingen, intitolata a san Ruperto, dove trascorse il resto della vita. Lo stile con cui esercitava il ministero dell’autorità è esemplare per ogni comunità religiosa: esso suscitava una santa emulazione nella pratica del bene, tanto che, come risulta da testimonianze del tempo, la madre e le figlie gareggiavano nello stimarsi e nel servirsi a vicenda.

Già negli anni in cui era superiora del monastero di san Disibodo, Ildegarda aveva iniziato a dettare le visioni mistiche, che riceveva da tempo, al suo consigliere spirituale, il monaco Volmar, e alla sua segretaria, una consorella a cui era molto affezionata, Richardis di Strade. Come sempre accade nella vita dei veri mistici, anche Ildegarda volle sottomettersi all’autorità di persone sapienti per discernere l’origine delle sue visioni, temendo che esse fossero frutto di illusioni e che non venissero da Dio. Si rivolse perciò alla persona che ai suoi tempi godeva della massima stima nella Chiesa: san Bernardo di Chiaravalle, del quale ho già parlato in alcune Catechesi. Questi tranquillizzò e incoraggiò Ildegarda. Ma nel 1147 ella ricevette un’altra approvazione importantissima. Il Papa Eugenio III, che presiedeva un sinodo a Treviri, lesse un testo dettato da Ildegarda, presentatogli dall’Arcivescovo Enrico di Magonza. Il Papa autorizzò la mistica a scrivere le sue visioni e a parlare in pubblico. Da quel momento il prestigio spirituale di Ildegarda crebbe sempre di più, tanto che i contemporanei le attribuirono il titolo di "profetessa teutonica". È questo, cari amici, il sigillo di un’esperienza autentica dello Spirito Santo, sorgente di ogni carisma: la persona depositaria di doni soprannaturali non se ne vanta mai, non li ostenta e, soprattutto, mostra totale obbedienza all’autorità ecclesiale. Ogni dono distribuito dallo Spirito Santo, infatti, è destinato all’edificazione della Chiesa, e la Chiesa, attraverso i suoi Pastori, ne riconosce l’autenticità.

Parlerò ancora una volta il prossimo mercoledì su questa grande donna "profetessa", che parla con grande attualità anche oggi a noi, con la sua coraggiosa capacità di discernere i segni dei tempi, con il suo amore per il creato, la sua medicina, la sua poesia, la sua musica, che oggi viene ricostruita, il suo amore per Cristo e per la Sua Chiesa, sofferente anche in quel tempo, ferita anche in quel tempo dai peccati dei preti e dei laici, e tanto più amata come corpo di Cristo. Così santa Ildegarda parla a noi; ne parleremo ancora il prossimo mercoledì. Grazie per la vostra attenzione.


SALUTI DEL SANTO PADRE NELLE DIVERSE LINGUE

Je salue avec joie les pèlerins francophones, en particulier l’aumônerie des jeunes travailleurs du Golfe de Saint Tropez. À la suite de Sainte Hildegarde dont je parlerai plus amplement prochainement, puissiez-vous, chers frères et sœurs, vous laisser instruire par l’Esprit Saint. Vous découvrirez alors les dons que le Seigneur vous fait pour le service de l’Église et du monde entier. Bon pèlerinage à tous et bonne rentrée à ceux qui vont reprendre leur travail ou le chemin des études. Je pense particulièrement aux enfants et aux jeunes.

I greet the English-speaking pilgrims, especially those from Scotland, Ireland, Denmark, Japan and Sri Lanka. Our catechesis today deals with Saint Hildegard of Bingen, the great nun and mystic of the twelfth century. One of the outstanding women of the Middle Ages, Hildegard used her spiritual gifts for the renewal of the Church and the spread of authentic Christian living. Hildegard reminds us of the contribution which women are called to make to the life of the Church in our own time. Trusting in her intercession, I cordially invoke upon all of you God’s abundant blessings!

Mit Freude grüße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache hier in Castel Gandolfo. In der heutigen Katechese habe ich eben über eine der großen deutschen Frauen, die heilige Hildegard von Bingen, gesprochen, die nicht nur eine große Mystikerin war, sondern auch Ratgeberin von Bischöfen und Fürsten, weil sie die Zeichen der Zeit zu deuten vermochte. Sie scheute sich nicht, die Bischöfe und die Fürsten zu einem ernsthaften Leben in der Nachfolge Christi zu ermahnen. Auch wir wollen uns immer neu prüfen, ob unser Leben vor Gottes Angesicht Bestand hat. Der Herr segne euch alle und schenke euch eine gute Zeit in Rom.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular al grupo de la Diócesis de Bilbao, acompañado por el Obispo electo, Monseñor Mario Iceta, así como a los demás fieles provenientes de España, Chile, Argentina, México y otros países latinoamericanos.

Saludo, igualmente, a los participantes en el Tercer Congreso Latinoamericano de Jóvenes, que se celebrará próximamente en la ciudad de Los Teques, Venezuela. El encuentro, organizado por la Sección de Juventud del Consejo Episcopal Latinoamericano, se desarrollará bajo el lema: "Caminemos con Jesús para dar Vida a nuestros pueblos".

A todos los presentes en esa significativa iniciativa, los invito a poner sus ojos en Jesucristo, el Hijo de Dios vivo. Con su gracia, hallaréis la fuerza que impulsa a comprometerse con las causas que dignifican al hombre y hacen grandes a los pueblos.

Queridos jóvenes, que estos días de convivencia, oración y estudio os sirvan para encontraros personalmente con el Señor y escuchar su Palabra. No quedaréis defraudados, pues Él tiene para todos designios de amor y salvación. El Papa está a vuestro lado y os reitera su confianza, a la vez que pide a Dios que os asista para que, siendo auténticos discípulos de Jesucristo, viváis los valores del Evangelio, los transmitáis con valentía a los que os rodean y os inspiréis en ellos para construir un mundo más justo y reconciliado. Vale la pena entregarse a esta hermosa misión.

Que la Virgen María os acompañe en vuestro caminar y os recuerde siempre que no hay mayor felicidad que ser amigo de Cristo. Que os sea también de ayuda la Bendición Apostólica que os imparto con afecto. Muchas gracias.

Saúdo com grande afeto e alegria a todos os peregrinos de língua portuguesa, de modo especial ao grupo de irmãs salesianas e aos fiéis da paróquia de Évora. Seguindo o exemplo de Santa Hildegarda de Bingen, possais sempre colocar os dons de Deus a serviço da edificação das vossas comunidades. Desça a minha bênção sobre vós e vossas famílias.

Witam pielgrzymów z Polski. Wspominając dziś św. Hildegardę z Bingen, zakonnicę i mistyczkę, która z oddaniem troszczyła się o odnowę życia religijnego w zakonach, pośród duchowieństwa i wiernych, prosimy Boga, aby i w naszych czasach budził w wielu kobietach pragnienie włączenia swego geniuszu w apostolską działalność Kościoła. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto i pellegrini polacchi. Ricordando oggi Santa Ildegarda di Bingen, religiosa e mistica, che con dedizione si è impegnata nel rinnovamento della vita religiosa nelle congregazioni, tra i sacerdoti e i fedeli, chiediamo a Dio, affinché anche nei nostri tempi susciti in tante donne il desiderio di impegnare il loro genio nell’opera apostolica della Chiesa. Sia lodato Gesù Cristo!]

Szeretettel köszöntöm a magyar zarándokokat, különösen a Pécsi Ciszterci Gimnázium tanárait és tanulóit. A ma kezdődő iskolaév legyen alkalom arra, hogy hangsúlyozzuk a katolikus iskolák fontosságát. Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Con grande affetto saluto i pellegrini ungheresi, specialmente i Professori e gli Studenti del Liceo dei Cisterciensi a Pécs. In occasione dell'inizio del vostro anno scolastico, vorrei sottolineare l'importanza della scuola cattolica. Con la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

Srdečně vítám a zdravím poutníky z České republiky, zejména skupinu mládeže z Červeného Kostelce. Rád vám všem žehnám! Chvála Kristu!

[Un cordiale saluto di benvenuto ai pellegrini della Repubblica Ceca, in particolare al gruppo dei Giovani di Červený Kostelec. Volentieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!]

S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne zo Spišskej katolíckej charity. Bratia a sestry, prajem vám, aby vaša púť k hrobom svätých Apoštolov vás naplnila novou silou vo vašej veľkodušnej službe starým, chorým a postihnutým. Všetkých vás zo srdca žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli della Caritas Diocesana di Spiš. Fratelli e sorelle, vi auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli vi riempia di una nuova forza nel vostro generoso servizio agli anziani, ai malati e agli handicappati. Di cuore tutti vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

Srdačno pozdravljam hrvatske hodočasnike. Dragi prijatelji, molimo Duha Svetoga da Crkvi podari svete i hrabre žene, poput svete Ildegarde iz Bingena, da pridonesu duhovnome rastu naših zajednica. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto cordialmente i pellegrini croati. Cari amici invochiamo lo Spirito Santo affinché susciti nella Chiesa donne sante e coraggiose, come santa Ildegarda di Bingen, che contribuiscano alla crescita spirituale delle nostre comunità. Siano lodati Gesù e Maria!]

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, alle Piccole Suore Missionarie della Carità e alle Suore di Gesù Buon Pastore, che ricordano quest’anno significative ricorrenze giubilari. Care Sorelle, vi accolgo volentieri ed auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio apporti frutti di bene a voi ed alle vostre comunità.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Cari giovani, riprendendo dopo le vacanze le consuete attività quotidiane, diffondete con la vostra testimonianza la luce di Dio in ogni ambiente. Voi, cari malati, trovate sostegno in Gesù, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo. E voi, cari sposi novelli, attingete all’amore di Cristo, perché anche il vostro sia sempre più saldo e duraturo.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1527&sett...

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+PetaloNero+
00giovedì 2 settembre 2010 00:16
Messaggio del Papa al Congresso per i laici cattolici a Seoul
"Proclamare Gesù Cristo nell’Asia di oggi"



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 1° settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il messaggio inviato da Benedetto XVI in occasione dell’apertura dei lavori del Congresso per i laici cattolici in Asia, che si svolge presso la Cattedrale di Seoul (Corea del Sud) dal 31 agosto al 5 settembre 2010 sul tema: "Proclamare Gesù Cristo nell’Asia di oggi".

* * *

Al mio Venerato Fratello

Cardinale Stanisław Ryłko

Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici

Ho appreso con gioia che il congresso del laicato cattolico asiatico si terrà a Seoul dal 31 agosto al 5 settembre 2010. Le chiedo gentilmente di trasmettere i miei cordiali saluti e i miei ferventi buoni auspici ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici dell'Asia, riuniti in occasione di questa importante iniziativa pastorale promossa dal Pontificio Consiglio per i Laici. Il tema scelto dal congresso, Proclamare Gesù Cristo in Asia oggi, è molto opportuno e confido nel fatto che esorterà e guiderà i fedeli laici del continente a recare una gioiosa testimonianza del Signore risorto e della verità donatrice di vita della sua santa Parola.

L'Asia, dimora dei due terzi della popolazione mondiale, culla di grandi religioni e tradizioni spirituali e luogo di nascita di diverse culture, sta subendo processi di crescita economica e di trasformazione sociale senza precedenti. I cattolici dell'Asia sono chiamati a essere segno e promessa di quell'unità e di quella comunione, comunione con Dio e fra gli uomini, di cui tutta la famiglia umana deve godere e che Cristo rende sempre possibile. Come tessere del mosaico delle differenti popolazioni, culture e religioni del continente, è stata affidata loro una grande missione, ovvero quella di recare testimonianza di Gesù Cristo, il Salvatore universale dell'umanità. Questo è il servizio supremo e il dono più grande che la Chiesa può offrire al popolo asiatico e spero che l'attuale congresso offra rinnovati incoraggiamento e orientamento per svolgere questo sacro mandato.

«I popoli dell'Asia hanno bisogno di Gesù Cristo e del suo Vangelo, poiché il Continente ha sete dell'acqua viva che solo lui può dare» (Ecclesia in Asia, n. 50). Queste parole profetiche del Servo di Dio Giovanni Paolo II risuonano ancora oggi come monito rivolto a ciascun membro della Chiesa in Asia. Se i fedeli laici devono assumersi questa missione, devono divenire ancora più consapevoli della grazia del loro battesimo e della dignità che è loro propria quali figli e figlie di Dio, il Padre, condividere la morte e la resurrezione di Gesù, suo Figlio, ed essere unti dallo Spirito Santo quali membri del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. In unione di mente e di cuore con i loro pastori, e accompagnati a ogni passo del loro viaggio di fede da un'adeguata formazione spirituale e catechetica, devono essere incoraggiati a cooperare in maniera attiva non solo all'edificazione delle loro comunità cristiane locali, ma anche alla creazione di nuove modalità di annuncio del Vangelo in ogni settore della società. Di fronte agli uomini e alle donne dell'Asia si aprono dunque ora ampi orizzonti di missione nei loro sforzi di testimoniare la verità del Vangelo. Penso in particolare alle opportunità offerte dal loro esempio di amore coniugale e di vita familiare cristiani, alla loro difesa del dono divino della vita dal concepimento fino alla morte naturale, alla loro amorevole sollecitudine per i poveri e per gli oppressi, alla loro disponibilità al perdono dei nemici e dei persecutori, al loro esempio di giustizia, di verità e di solidarietà sul posto di lavoro e alla loro presenza nella vita pubblica.

Il numero sempre più alto di laici impegnati, preparati ed entusiasti è dunque un segno di immensa speranza per il futuro della Chiesa in Asia. Qui, desidero evidenziare con gratitudine l'opera eccezionale di numerosi catechisti che trasmettono le ricchezze della fede cattolica sia ai giovani sia agli anziani, spingendo individui, famiglie e comunità parrocchiali verso un incontro ancor più profondo con il Signore risorto. I movimenti apostolici e carismatici sono anche un dono speciale dello Spirito perché portano nuova vita e rinnovato vigore alla formazione del laicato, in particolare alle famiglie e ai giovani. Le associazioni e i movimenti ecclesiali dediti alla promozione della dignità e della giustizia umane dimostrano in maniera concreta l'universalità del messaggio evangelico della nostra adozione quali figli di Dio. Con numerose comunità e individui impegnati nella preghiera e nelle opere caritative, e contribuendo ai consigli pastorali e parrocchiali, questi gruppi svolgono un ruolo importante nell'aiutare le Chiese particolari asiatiche a essere edificate sull'amore e sulla fede, rafforzate nella comunione con la Chiesa universale e rinnovate nello zelo per la diffusione del Vangelo.

Per questo motivo, prego affinché l'attuale congresso evidenzi il ruolo indispensabile dei laici nella missione della Chiesa e sviluppi iniziative e programmi specifici per aiutarli nel loro compito di proclamare Gesù Cristo in Asia oggi. Confido nel fatto che le deliberazioni del congresso sottolineeranno che la vita e la chiamata cristiane devono essere considerate soprattutto come una fonte di felicità sublime e come un dono da condividere con gli altri. Ogni cattolico dovrebbe poter affermare con l'Apostolo Paolo: «per me infatti il vivere è Cristo» (Filippesi 1, 21). È naturale che quanti avranno trovato in Gesù la verità, la gioia e la bellezza che donano significato e orientamento alla loro vita vorranno trasmettere tale grazia agli altri. Senza farsi scoraggiare dalla presenza di difficoltà e dall'enormità del proprio compito, confideranno nella misteriosa presenza dello Spirito Santo che è sempre all'opera nel cuore dei singoli, nelle loro tradizioni e culture, aprendo misteriosamente le porte a Cristo «la via, la verità e la vita» (Giovanni, 14,6) e al compimento di ogni anelito umano.

Con questi sentimenti, invoco su tutti i partecipanti al congresso un'abbondante effusione dello Spirito Santo e mi unisco volentieri alla preghiera che accompagnerà questi giorni di studio e di discernimento. Che la Chiesa in Asia rechi una testimonianza sempre più fervida della bellezza incomparabile di essere cristiani e proclami Gesù Cristo come l'unico Salvatore del mondo. Affidando quanti sono presenti all'amorevole intercessione di Maria, Madre della Chiesa, imparto di cuore la mia benedizione apostolica quale pegno di gioia e di pace nel Signore.

Dal Vaticano, 10 agosto 2010

Benedetto XVI
+PetaloNero+
00giovedì 2 settembre 2010 15:38
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

S.E. il Sig. Shimon Peres, Presidente dello Stato di Israele, e Seguito.

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste III), in Visita "ad Limina Apostolorum":

Em.mo Card. Geraldo Majella Agnelo, Arcivescovo di São Salvador da Bahia
con gli Ausiliari
S.E. Mons. Josafá Menezes da Silva, Vescovo tit. di Gummi di Bizacena,
S.E. Mons. João Carlos Petrini, Vescovo tit. di Auguro,
S.E. Mons. Gregório Paixão Neto, O.S.B., Vescovo tit. di Fico;

S.E. Mons. Paulo Romeu Dantas Bastos, Vescovo di Alagoinhas;

S.E. Mons. João Nílton dos Santos Souza, Vescovo di Amargosa.

Il Papa riceve nel pomeriggio in Udienza:
Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi
con S.E. Mons. Manuel Monteiro de Castro, Arcivescovo tit. di Benevento, Segretario del medesimo Dicastero.








COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLO STATO DI ISRAELE


Oggi, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Sua Eccellenza il Sig. Shimon Peres, Presidente d’Israele, che ha incontrato anche l’Em.mo Segretario di Stato, Card. Tarcisio Bertone, accompagnato dall’Ecc.mo Segretario per i Rapporti con gli Stati, Mons. Dominique Mamberti.

Durante i colloqui, svoltisi in un clima di cordialità, è stato ricordato il Pellegrinaggio che Sua Santità ha compiuto in Terra Santa nel 2009.

Circa la ripresa dei contatti diretti tra Israeliani e Palestinesi, in programma oggi a Washington, si è auspicato che essa aiuti a raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due Popoli e capace di portare una pace stabile in Terra Santa e in tutta la Regione. E’ stata quindi ribadita la condanna di ogni forma di violenza e la necessità di garantire a tutte le popolazioni dell'area migliori condizioni di vita. Non è mancato un riferimento al dialogo interreligioso e uno sguardo d’insieme alla situazione internazionale.

I colloqui hanno permesso di esaminare anche i rapporti tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede e quelli delle Autorità statali con le comunità cattoliche locali. Al riguardo, si è sottolineato il significato del tutto particolare della presenza di queste ultime nella Terra Santa e il contributo che esse offrono al bene comune della società, anche attraverso le scuole cattoliche. Infine, si è preso atto dei risultati raggiunti della Commissione bilaterale di lavoro, impegnata da anni nell’elaborazione di un Accordo relativo a questioni di carattere economico e si è auspicata una rapida conclusione del medesimo.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1529&sett...
+PetaloNero+
00venerdì 3 settembre 2010 15:41
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste III), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. José Edson Santana de Oliveira, Vescovo di Eunápolis;

S.E. Mons. Mauro Montagnoli, C.S.S., Vescovo di Ilhéus;

S.E. Mons. Czesław Stanula, C.SS.R., Vescovo di Itabuna;

S.E. Mons. Carlos Alberto dos Santos, Vescovo di Teixeira de Freitas-Caravelas;

S.E. Mons. José Palmeira Lessa, Arcivescovo di Aracaju
con l’Ausiliare
S.E. Mons. Henrique Soares da Costa, Vescovo tit. di Acufida.







MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXVI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (16-21 AGOSTO 2011)


Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI invia ai giovani e alle giovani del mondo, in occasione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata dal 16 al 21 agosto 2011 a Madrid (Spagna):


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

"Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7)

Cari amici,

ripenso spesso alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney del 2008. Là abbiamo vissuto una grande festa della fede, durante la quale lo Spirito di Dio ha agito con forza, creando un’intensa comunione tra i partecipanti, venuti da ogni parte del mondo. Quel raduno, come i precedenti, ha portato frutti abbondanti nella vita di numerosi giovani e della Chiesa intera. Ora, il nostro sguardo si rivolge alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo a Madrid nell’agosto 2011. Già nel 1989, qualche mese prima della storica caduta del Muro di Berlino, il pellegrinaggio dei giovani fece tappa in Spagna, a Santiago de Compostela. Adesso, in un momento in cui l’Europa ha grande bisogno di ritrovare le sue radici cristiane, ci siamo dati appuntamento a Madrid, con il tema: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). Vi invito pertanto a questo evento così importante per la Chiesa in Europa e per la Chiesa universale. E vorrei che tutti i giovani, sia coloro che condividono la nostra fede in Gesù Cristo, sia quanti esitano, sono dubbiosi o non credono in Lui, potessero vivere questa esperienza, che può essere decisiva per la vita: l’esperienza del Signore Gesù risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di noi.

1. Alle sorgenti delle vostre più grandi aspirazioni

In ogni epoca, anche ai nostri giorni, numerosi giovani sentono il profondo desiderio che le relazioni tra le persone siano vissute nella verità e nella solidarietà. Molti manifestano l’aspirazione a costruire rapporti autentici di amicizia, a conoscere il vero amore, a fondare una famiglia unita, a raggiungere una stabilità personale e una reale sicurezza, che possano garantire un futuro sereno e felice. Certamente, ricordando la mia giovinezza, so che stabilità e sicurezza non sono le questioni che occupano di più la mente dei giovani. Sì, la domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un problema grande e pressante, ma allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande. Se penso ai miei anni di allora: semplicemente non volevamo perderci nella normalità della vita borghese. Volevamo ciò che è grande, nuovo. Volevamo trovare la vita stessa nella sua vastità e bellezza. Certamente, ciò dipendeva anche dalla nostra situazione. Durante la dittatura nazionalsocialista e nella guerra noi siamo stati, per così dire, "rinchiusi" dal potere dominante. Quindi, volevamo uscire all’aperto per entrare nell’ampiezza delle possibilità dell’essere uomo. Ma credo che, in un certo senso, questo impulso di andare oltre all’abituale ci sia in ogni generazione. È parte dell’essere giovane desiderare qualcosa di più della quotidianità regolare di un impiego sicuro e sentire l’anelito per ciò che è realmente grande. Si tratta solo di un sogno vuoto che svanisce quando si diventa adulti? No, l’uomo è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Qualsiasi altra cosa è insufficiente. Sant’Agostino aveva ragione: il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in Te. Il desiderio della vita più grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua "impronta". Dio è vita, e per questo ogni creatura tende alla vita; in modo unico e speciale la persona umana, fatta ad immagine di Dio, aspira all’amore, alla gioia e alla pace. Allora comprendiamo che è un controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l’uomo! Dio è la sorgente della vita; eliminarlo equivale a separarsi da questa fonte e, inevitabilmente, privarsi della pienezza e della gioia: "la creatura, infatti, senza il Creatore svanisce" (Con. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 36). La cultura attuale, in alcune aree del mondo, soprattutto in Occidente, tende ad escludere Dio, o a considerare la fede come un fatto privato, senza alcuna rilevanza nella vita sociale. Mentre l’insieme dei valori che sono alla base della società proviene dal Vangelo – come il senso della dignità della persona, della solidarietà, del lavoro e della famiglia –, si constata una sorta di "eclissi di Dio", una certa amnesia, se non un vero rifiuto del Cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda.

Per questo motivo, cari amici, vi invito a intensificare il vostro cammino di fede in Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Voi siete il futuro della società e della Chiesa! Come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani della città di Colossi, è vitale avere delle radici, della basi solide! E questo è particolarmente vero oggi, quando molti non hanno punti di riferimento stabili per costruire la loro vita, diventando così profondamente insicuri. Il relativismo diffuso, secondo il quale tutto si equivale e non esiste alcuna verità, né alcun punto di riferimento assoluto, non genera la vera libertà, ma instabilità, smarrimento, conformismo alle mode del momento. Voi giovani avete il diritto di ricevere dalle generazioni che vi precedono punti fermi per fare le vostre scelte e costruire la vostra vita, come una giovane pianta ha bisogno di un solido sostegno finché crescono le radici, per diventare, poi, un albero robusto, capace di portare frutto.

2. Radicati e fondati in Cristo

Per mettere in luce l’importanza della fede nella vita dei credenti, vorrei soffermarmi su ciascuno dei tre termini che san Paolo utilizza in questa sua espressione: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). Vi possiamo scorgere tre immagini: "radicato" evoca l’albero e le radici che lo alimentano; "fondato" si riferisce alla costruzione di una casa; "saldo" rimanda alla crescita della forza fisica o morale. Si tratta di immagini molto eloquenti. Prima di commentarle, va notato semplicemente che nel testo originale i tre termini, dal punto di vista grammaticale, sono dei passivi: ciò significa che è Cristo stesso che prende l’iniziativa di radicare, fondare e rendere saldi i credenti.

La prima immagine è quella dell’albero, fermamente piantato al suolo tramite le radici, che lo rendono stabile e lo alimentano. Senza radici, sarebbe trascinato via dal vento, e morirebbe. Quali sono le nostre radici? Naturalmente i genitori, la famiglia e la cultura del nostro Paese, che sono una componente molto importante della nostra identità. La Bibbia ne svela un’altra. Il profeta Geremia scrive: "Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti" (Ger 17,7-8). Stendere le radici, per il profeta, significa riporre la propria fiducia in Dio. Da Lui attingiamo la nostra vita; senza di Lui non potremmo vivere veramente. "Dio ci ha donato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio" (1 Gv 5,11). Gesù stesso si presenta come nostra vita (cfr Gv 14,6). Perciò la fede cristiana non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo, è l’incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l’esistenza un dinamismo nuovo. Quando entriamo in rapporto personale con Lui, Cristo ci rivela la nostra identità, e, nella sua amicizia, la vita cresce e si realizza in pienezza. C’è un momento, da giovani, in cui ognuno di noi si domanda: che senso ha la mia vita, quale scopo, quale direzione dovrei darle? E’ una fase fondamentale, che può turbare l’animo, a volte anche a lungo. Si pensa al tipo di lavoro da intraprendere, a quali relazioni sociali stabilire, a quali affetti sviluppare… In questo contesto, ripenso alla mia giovinezza. In qualche modo ho avuto ben presto la consapevolezza che il Signore mi voleva sacerdote. Ma poi, dopo la Guerra, quando in seminario e all’università ero in cammino verso questa meta, ho dovuto riconquistare questa certezza. Ho dovuto chiedermi: è questa veramente la mia strada? È veramente questa la volontà del Signore per me? Sarò capace di rimanere fedele a Lui e di essere totalmente disponibile per Lui, al Suo servizio? Una tale decisione deve anche essere sofferta. Non può essere diversamente. Ma poi è sorta la certezza: è bene così! Sì, il Signore mi vuole, pertanto mi darà anche la forza. Nell’ascoltarLo, nell’andare insieme con Lui divento veramente me stesso. Non conta la realizzazione dei miei propri desideri, ma la Sua volontà. Così la vita diventa autentica.

Come le radici dell’albero lo tengono saldamente piantato nel terreno, così le fondamenta danno alla casa una stabilità duratura. Mediante la fede, noi siamo fondati in Cristo (cfr Col 2,7), come una casa è costruita sulle fondamenta. Nella storia sacra abbiamo numerosi esempi di santi che hanno edificato la loro vita sulla Parola di Dio. Il primo è Abramo. Il nostro padre nella fede obbedì a Dio che gli chiedeva di lasciare la casa paterna per incamminarsi verso un Paese sconosciuto. "Abramo credette a Dio e gli fu accreditato come giustizia, ed egli fu chiamato amico di Dio" (Gc 2,23). Essere fondati in Cristo significa rispondere concretamente alla chiamata di Dio, fidandosi di Lui e mettendo in pratica la sua Parola. Gesù stesso ammonisce i suoi discepoli: "Perché mi invocate: «Signore, Signore!» e non fate quello che dico?" (Lc 6,46). E, ricorrendo all’immagine della costruzione della casa, aggiunge: "Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica… è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene" (Lc 6,47-48).

Cari amici, costruite la vostra casa sulla roccia, come l’uomo che "ha scavato molto profondo". Cercate anche voi, tutti i giorni, di seguire la Parola di Cristo. Sentitelo come il vero Amico con cui condividere il cammino della vostra vita. Con Lui accanto sarete capaci di affrontare con coraggio e speranza le difficoltà, i problemi, anche le delusioni e le sconfitte. Vi vengono presentate continuamente proposte più facili, ma voi stessi vi accorgete che si rivelano ingannevoli, non vi danno serenità e gioia. Solo la Parola di Dio ci indica la via autentica, solo la fede che ci è stata trasmessa è la luce che illumina il cammino. Accogliete con gratitudine questo dono spirituale che avete ricevuto dalle vostre famiglie e impegnatevi a rispondere con responsabilità alla chiamata di Dio, diventando adulti nella fede. Non credete a coloro che vi dicono che non avete bisogno degli altri per costruire la vostra vita! Appoggiatevi, invece, alla fede dei vostri cari, alla fede della Chiesa, e ringraziate il Signore di averla ricevuta e di averla fatta vostra!

3. Saldi nella fede

Siate "radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). La Lettera da cui è tratto questo invito, è stata scritta da san Paolo per rispondere a un bisogno preciso dei cristiani della città di Colossi. Quella comunità, infatti, era minacciata dall’influsso di certe tendenze culturali dell’epoca, che distoglievano i fedeli dal Vangelo. Il nostro contesto culturale, cari giovani, ha numerose analogie con quello dei Colossesi di allora. Infatti, c’è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un "paradiso" senza di Lui. Ma l’esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un "inferno": prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza. Al contrario, là dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà dell’amore, in cui ciascuno viene rispettato nella sua dignità, cresce la comunione, con i frutti che essa porta. Vi sono però dei cristiani che si lasciano sedurre dal modo di pensare laicista, oppure sono attratti da correnti religiose che allontanano dalla fede in Gesù Cristo. Altri, senza aderire a questi richiami, hanno semplicemente lasciato raffreddare la loro fede, con inevitabili conseguenze negative sul piano morale.

Ai fratelli contagiati da idee estranee al Vangelo, l’apostolo Paolo ricorda la potenza di Cristo morto e risorto. Questo mistero è il fondamento della nostra vita, il centro della fede cristiana. Tutte le filosofie che lo ignorano, considerandolo "stoltezza" (1 Cor 1,23), mostrano i loro limiti davanti alle grandi domande che abitano il cuore dell’uomo. Per questo anch’io, come Successore dell’apostolo Pietro, desidero confermarvi nella fede (cfr Lc 22,32). Noi crediamo fermamente che Gesù Cristo si è offerto sulla Croce per donarci il suo amore; nella sua passione, ha portato le nostre sofferenze, ha preso su di sé i nostri peccati, ci ha ottenuto il perdono e ci ha riconciliati con Dio Padre, aprendoci la via della vita eterna. In questo modo siamo stati liberati da ciò che più intralcia la nostra vita: la schiavitù del peccato, e possiamo amare tutti, persino i nemici, e condividere questo amore con i fratelli più poveri e in difficoltà.

Cari amici, spesso la Croce ci fa paura, perché sembra essere la negazione della vita. In realtà, è il contrario! Essa è il "sì" di Dio all’uomo, l’espressione massima del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Infatti, dal cuore di Gesù aperto sulla croce è sgorgata questa vita divina, sempre disponibile per chi accetta di alzare gli occhi verso il Crocifisso. Dunque, non posso che invitarvi ad accogliere la Croce di Gesù, segno dell’amore di Dio, come fonte di vita nuova. Al di fuori di Cristo morto e risorto, non vi è salvezza! Lui solo può liberare il mondo dal male e far crescere il Regno di giustizia, di pace e di amore al quale tutti aspiriamo.

4. Credere in Gesù Cristo senza vederlo

Nel Vangelo ci viene descritta l’esperienza di fede dell’apostolo Tommaso nell’accogliere il mistero della Croce e Risurrezione di Cristo. Tommaso fa parte dei Dodici apostoli; ha seguito Gesù; è testimone diretto delle sue guarigioni, dei miracoli; ha ascoltato le sue parole; ha vissuto lo smarrimento davanti alla sua morte. La sera di Pasqua il Signore appare ai discepoli, ma Tommaso non è presente, e quando gli viene riferito che Gesù è vivo e si è mostrato, dichiara: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo" (Gv 20,25).

Noi pure vorremmo poter vedere Gesù, poter parlare con Lui, sentire ancora più fortemente la sua presenza. Oggi per molti, l’accesso a Gesù si è fatto difficile. Circolano così tante immagini di Gesù che si spacciano per scientifiche e Gli tolgono la sua grandezza, la singolarità della Sua persona. Pertanto, durante lunghi anni di studio e meditazione, maturò in me il pensiero di trasmettere un po’ del mio personale incontro con Gesù in un libro: quasi per aiutare a vedere, udire, toccare il Signore, nel quale Dio ci è venuto incontro per farsi conoscere. Gesù stesso, infatti, apparendo nuovamente dopo otto giorni ai discepoli, dice a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!" (Gv 20,27). Anche a noi è possibile avere un contatto sensibile con Gesù, mettere, per così dire, la mano sui segni della sua Passione, i segni del suo amore: nei Sacramenti Egli si fa particolarmente vicino a noi, si dona a noi. Cari giovani, imparate a "vedere", a "incontrare" Gesù nell’Eucaristia, dove è presente e vicino fino a farsi cibo per il nostro cammino; nel Sacramento della Penitenza, in cui il Signore manifesta la sua misericordia nell’offrirci sempre il suo perdono. Riconoscete e servite Gesù anche nei poveri, nei malati, nei fratelli che sono in difficoltà e hanno bisogno di aiuto.

Aprite e coltivate un dialogo personale con Gesù Cristo, nella fede. Conoscetelo mediante la lettura dei Vangeli e del Catechismo della Chiesa Cattolica; entrate in colloquio con Lui nella preghiera, dategli la vostra fiducia: non la tradirà mai! "La fede è innanzitutto un’adesione personale dell’uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l’assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 150). Così potrete acquisire una fede matura, solida, che non sarà fondata unicamente su un sentimento religioso o su un vago ricordo del catechismo della vostra infanzia. Potrete conoscere Dio e vivere autenticamente di Lui, come l’apostolo Tommaso, quando manifesta con forza la sua fede in Gesù: "Mio Signore e mio Dio!".

5. Sorretti dalla fede della Chiesa, per essere testimoni

In quel momento Gesù esclama: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!" (Gv 20,29). Egli pensa al cammino della Chiesa, fondata sulla fede dei testimoni oculari: gli Apostoli. Comprendiamo allora che la nostra fede personale in Cristo, nata dal dialogo con Lui, è legata alla fede della Chiesa: non siamo credenti isolati, ma, mediante il Battesimo, siamo membri di questa grande famiglia, ed è la fede professata dalla Chiesa che dona sicurezza alla nostra fede personale. Il Credo che proclamiamo nella Messa domenicale ci protegge proprio dal pericolo di credere in un Dio che non è quello che Gesù ci ha rivelato: "Ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 166). Ringraziamo sempre il Signore per il dono della Chiesa; essa ci fa progredire con sicurezza nella fede, che ci dà la vera vita (cfr Gv 20,31).

Nella storia della Chiesa, i santi e i martiri hanno attinto dalla Croce gloriosa di Cristo la forza per essere fedeli a Dio fino al dono di se stessi; nella fede hanno trovato la forza per vincere le proprie debolezze e superare ogni avversità. Infatti, come dice l’apostolo Giovanni, "chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?" (1 Gv 5,5). E la vittoria che nasce dalla fede è quella dell’amore. Quanti cristiani sono stati e sono una testimonianza vivente della forza della fede che si esprime nella carità: sono stati artigiani di pace, promotori di giustizia, animatori di un mondo più umano, un mondo secondo Dio; si sono impegnati nei vari ambiti della vita sociale, con competenza e professionalità, contribuendo efficacemente al bene di tutti. La carità che scaturisce dalla fede li ha condotti ad una testimonianza molto concreta, negli atti e nelle parole: Cristo non è un bene solo per noi stessi, è il bene più prezioso che abbiamo da condividere con gli altri. Nell’era della globalizzazione, siate testimoni della speranza cristiana nel mondo intero: sono molti coloro che desiderano ricevere questa speranza! Davanti al sepolcro dell’amico Lazzaro, morto da quattro giorni, Gesù, prima di richiamarlo alla vita, disse a sua sorella Marta: "Se crederai, vedrai la gloria di Dio" (cfr Gv 11,40). Anche voi, se crederete, se saprete vivere e testimoniare la vostra fede ogni giorno, diventerete strumento per far ritrovare ad altri giovani come voi il senso e la gioia della vita, che nasce dall’incontro con Cristo!

6. Verso la Giornata Mondiale di Madrid

Cari amici, vi rinnovo l’invito a venire alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Con gioia profonda, attendo ciascuno di voi personalmente: Cristo vuole rendervi saldi nella fede mediante la Chiesa. La scelta di credere in Cristo e di seguirlo non è facile; è ostacolata dalle nostre infedeltà personali e da tante voci che indicano vie più facili. Non lasciatevi scoraggiare, cercate piuttosto il sostegno della Comunità cristiana, il sostegno della Chiesa! Nel corso di quest’anno preparatevi intensamente all’appuntamento di Madrid con i vostri Vescovi, i vostri sacerdoti e i responsabili di pastorale giovanile nelle diocesi, nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni e nei movimenti. La qualità del nostro incontro dipenderà soprattutto dalla preparazione spirituale, dalla preghiera, dall’ascolto comune della Parola di Dio e dal sostegno reciproco.

Cari giovani, la Chiesa conta su di voi! Ha bisogno della vostra fede viva, della vostra carità creativa e del dinamismo della vostra speranza. La vostra presenza rinnova la Chiesa, la ringiovanisce e le dona nuovo slancio. Per questo le Giornate Mondiali della Gioventù sono una grazia non solo per voi, ma per tutto il Popolo di Dio. La Chiesa in Spagna si sta preparando attivamente per accogliervi e vivere insieme l’esperienza gioiosa della fede. Ringrazio le diocesi, le parrocchie, i santuari, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti ecclesiali, che lavorano con generosità alla preparazione di questo evento. Il Signore non mancherà di benedirli. La Vergine Maria accompagni questo cammino di preparazione. Ella, all’annuncio dell’Angelo, accolse con fede la Parola di Dio; con fede acconsentì all’opera che Dio stava compiendo in lei. Pronunciando il suo "fiat", il suo "sì", ricevette il dono di una carità immensa, che la spinse a donare tutta se stessa a Dio. Interceda per ciascuno e ciascuna di voi, affinché nella prossima Giornata Mondiale possiate crescere nella fede e nell’amore. Vi assicuro il mio paterno ricordo nella preghiera e vi benedico di cuore.

Dal Vaticano, 6 agosto 2010, Festa della Trasfigurazione del Signore.

BENEDICTUS PP XVI
+PetaloNero+
00sabato 4 settembre 2010 15:25
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste III), in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. Mário Rino Sivieri, Vescovo di Propriá;
S.E. Mons. Luís Gonzaga Silva Pepeu, O.F.M., Arcivescovo di Vitória da Conquista;
S.E. Mons. José Valmor César Teixeira, S.D.B., Vescovo di Bom Jesus da Lapa;
S.E. Mons. Armando Bucciol, Vescovo di Livramento de Nossa Senhora;

S.E. il Signor Kagefumi Ueno, Ambasciatore del Giappone, in visita di congedo;

S.E. il Signor Francesco Kim Ji-Young, Ambasciatore di Corea, in visita di congedo;

S.E. il Signor János Balassa, Ambasciatore di Ungheria, in visita di congedo.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:
S.E. Mons. Celestino Migliore, Arcivescovo tit. di Canosa, Nunzio Apostolico in Polonia.







RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN GIORDANIA E IN IRAQ

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Nunzio Apostolico in Giordania e in Iraq il Rev.do Mons. Giorgio Lingua, finora Consigliere di Nunziatura, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Tuscania, con dignità di Arcivescovo.

Rev.do Mons. Giorgio Lingua
È nato a Fossano (Cuneo) il 23 marzo 1960.
È stato ordinato sacerdote il 10 novembre 1984.
È stato incardinato a Fossano.
È Laureato in Diritto Canonico.
Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1992, ha prestato successivamente la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Costa d'Avorio e negli Stati Uniti d'America, nella Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, nelle Nunziature Apostoliche in Italia e in Serbia.
Conosce il francese, lo spagnolo e l’inglese.
+PetaloNero+
00domenica 5 settembre 2010 15:19
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi, rientrato dalla Visita Pastorale a Carpineto Romano, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Chiedo innanzitutto scusa per il ritardo! Sono rientrato in questo momento da Carpineto Romano, dove, 200 anni fa, nacque il Papa Leone XIII, Vincenzo Gioacchino Pecci. Ringrazio il Signore di aver potuto, in questa importante ricorrenza, celebrare l’Eucaristia tra i suoi concittadini. Ora desidero invece presentare brevemente il mio Messaggio – pubblicato nei giorni scorsi – rivolto ai giovani del mondo per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo a Madrid tra poco meno di un anno.

Il tema che ho scelto per questo Messaggio riprende un’espressione della Lettera ai Colossesi dell’apostolo Paolo: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (2,7). E’ decisamente una proposta contro-corrente! Chi, infatti, oggi propone ai giovani di essere "radicati" e "saldi"? Piuttosto si esalta l’incertezza, la mobilità, la volubilità… tutti aspetti che riflettono una cultura indecisa riguardo ai valori di fondo, ai principi in base ai quali orientare e regolare la propria vita. In realtà, io stesso, per la mia esperienza e per i contatti che ho con i giovani, so bene che ogni generazione, anzi, ogni singola persona è chiamata a fare nuovamente il percorso di scoperta del senso della vita. Ed è proprio per questo che ho voluto riproporre un messaggio che, secondo lo stile biblico, evoca le immagini dell’albero e della casa. Il giovane, infatti, è come un albero in crescita: per svilupparsi bene ha bisogno di radici profonde, che, in caso di tempeste di vento, lo tengano ben piantato al suolo. Così anche l’immagine dell’edificio in costruzione richiama l’esigenza di valide fondamenta, perché la casa sia solida e sicura.

Ed ecco il cuore del Messaggio: esso sta nelle espressioni "in Cristo" e "nella fede". La piena maturità della persona, la sua stabilità interiore, hanno il fondamento nella relazione con Dio, relazione che passa attraverso l’incontro con Gesù Cristo. Un rapporto di profonda fiducia, di autentica amicizia con Gesù è in grado di dare ad un giovane ciò di cui ha bisogno per affrontare bene la vita: serenità e luce interiore, attitudine a pensare positivamente, larghezza d’animo verso gli altri, disponibilità a pagare di persona per il bene, la giustizia e la verità. Un ultimo aspetto, molto importante: per diventare credente, il giovane è sorretto dalla fede della Chiesa; se nessun uomo è un’isola, tanto meno lo è il cristiano, che scopre nella Chiesa la bellezza della fede condivisa e testimoniata insieme agli altri nella fraternità e nel servizio della carità.

Questo mio Messaggio ai giovani porta la data del 6 agosto, Festa della Trasfigurazione del Signore. Possa la luce del Volto di Cristo risplendere nel cuore di ogni giovane! E la Vergine Maria accompagni con la sua protezione il cammino delle comunità e dei gruppi giovanili verso il grande Incontro di Madrid 2011.


DOPO L’ANGELUS

Chers frères et chères sœurs,

J’accueille avec joie les pèlerins francophones venus pour la prière de l’Angelus. C’est le temps de la rentrée scolaire et bientôt de la rentrée universitaire. Chers élèves, étudiants et professeurs, je vous invite à invoquer chaque jour l’Esprit Saint, le Maître des intelligences et du vrai savoir. Il ouvrira alors vos cœurs à la connaissance de Dieu. Il vous enracinera aussi dans son Fils Jésus Christ et vous gardera fermes dans la foi. Puisse la Vierge Marie, Trône de la Sagesse, intercéder pour vous. Bon pèlerinage et bon dimanche à tous !

Having just returned from Carpineto Romano, the birthplace of my Predecessor, Pope Leo XIII, I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus prayer. May Pope Leo’s social magisterium continue to inspire the efforts of the faithful to build a just society rooted in the teachings of Christ. Upon you and your loved ones, I invoke the abundant blessings of Almighty God.

Mit Freude heiße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen; unter ihnen grüße ich eine Delegation der CDU Nordrhein-Westfalen. Heute vormittag habe ich Carpineto Romano besucht, den Geburtsort Papst Leos XIII. Mit Weitblick legte er in seiner Enzyklika „Rerum novarum" die Grundsätze der Soziallehre der Kirche in moderner Zeit dar. In Treue zur Botschaft Jesu Christi an einer gerechten sozialen Ordnung mitzuarbeiten, ist ein ständiger Auftrag für die Kirche und für uns alle. Der Herr segne euch und eure Lieben.

Al saludar con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, quisiera invitar a todos a leer el Mensaje que he firmado en estos días con motivo de la Jornada Mundial de la Juventud, que se celebrará en Madrid, en el mes de agosto del próximo año. Pido a Dios que, animados por las palabras del Apóstol Pablo: "Arraigados y edificados en Cristo, firmes en la fe" (cf. Col 2,7), muchos jóvenes puedan encontrarse en la capital de España, para acoger en sus corazones a Cristo, que los llama a confiar en Él y a amar cada vez más a la Iglesia. Suplico a la Santísima Virgen María, Madre y Reina de los jóvenes, que acompañe el camino de preparación a este gran evento. Feliz domingo.

Drodzy Polacy, Siostry i Bracia! Waszej uwadze polecam opublikowane wczoraj orędzie na Światowy Dzień Młodzieży, który odbędzie się za rok w Madrycie. Niech jego hasło: „Zapuśćcie korzenie w Chrystusie i na Nim się budujcie, umacniajcie się w wierze" (por. Kol 2, 7) będzie dla was, a szczególnie dla młodych, przedmiotem duchowej refleksji. Przygotowania do tego wydarzenia polecam wstawiennictwu Matki Bożej, upraszając dla wszystkich wzrost w wierze i miłości. Serdecznie was pozdrawiam i z serca błogosławię.

[Cari Polacchi, Sorelle e Fratelli! Alla vostra attenzione affido, pubblicato ieri, il messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù che avrà luogo l’anno prossimo a Madrid. Il suo motto: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2, 7) sia per voi, e in modo particolare per i giovani, oggetto di riflessione spirituale. Affido la preparazione di questo evento all’intercessione della Beata Madre di Dio chiedendo per tutti crescita nella fede e nell’amore. Vi saluto cordialmente e vi benedico di cuore.]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo di cresimandi di Santorso di Schio. Un saluto speciale rivolgo alla comunità di Castel Gandolfo, che oggi celebra la festa del patrono san Sebastiano, e lo estendo volentieri alla delegazione venuta da Châteauneuf du Pape. A tutti auguro una buona domenica.


www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1533&sett...

+PetaloNero+
00lunedì 6 settembre 2010 15:37
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste III), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Marco Eugênio Galrão Leite de Almeida, Vescovo di Estância;

S.E. Mons. Guerrino Riccardo Brusati, Vescovo di Caetité
con il Vescovo emerito:
S.E. Mons. Antônio Alberto Guimarães Rezende, C.S.S.;

S.E. Mons. Cristiano Jakob Krapf, Vescovo di Jequié;

S.E. Mons. Itamar Vian, O.F.M. Cap., Arcivescovo di Feira de Santana;

S.E. Mons. Luiz Flávio Cappio, O.F.M.,Vescovo di Barra.
+PetaloNero+
00martedì 7 settembre 2010 15:14
RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIEPARCA DI HOMS, EMESA DEI GRECO-MELKITI (SIRIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato, in data 6 settembre 2010, la rinuncia al governo pastorale dell’Arcieparchia di Homs, Emesa dei Greco-Melkiti (Siria), presentata da S.E. Mons. Isidore Battikha, B.A., in conformità al can. 210 § 1 del CCEO.
Caterina63
00mercoledì 8 settembre 2010 11:55
[SM=g7969] Paparatzifan....provvedi tu a collocare questa iniziativa dove ritieni opportuno.... [SM=g8431]

Il Movimento Domenicano del Rosario www.sulrosario.org
ha avviato una serie di video con la Meditazione dei 20 Misteri del Rosario seguendo come itinerario il magistero di Benedetto XVI, ricavato salle Omelie, dagli Angelus, dalle Catechesi varie del Pontefice...

i video al momento verranno postati su gloria TV li troverete a partire da qui:
it.gloria.tv/?media=96066

sono già inseriti il Primo e il Secondo Gaudioso e il Quarto e quinto Glorioso....da ora si cerca di fare una scaletta, quindi seguiteci per gli altri Misteri...questo è MAGISTERO PURO!

[SM=g9433] grazie!




+PetaloNero+
00mercoledì 8 settembre 2010 15:27
Benedetto XVI: “il Requiem di Mozart è un’alta espressione di fede”



ROMA, mercoledì, 8 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo martedì sera da Benedetto XVI al termine del concerto in suo onore offerto dalla Pontificia Accademia delle Scienze, che ha avuto luogo nel Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.

Il programma prevedeva la Messa da Requiem in Re minore K 626 di Wolfgang Amadeus Mozart eseguita dall’Orchestra di Padova e del Veneto, diretta dal Maestro Claudio Desderi, e dal Coro "Accademia della voce" di Torino, diretta dal Maestro Sonia Franzese.

* * *

Cari amici,

ringrazio vivamente l’Orchestra di Padova e del Veneto e il Coro "Accademia della voce" di Torino, diretti dal maestro Claudio Desderi, e i quattro solisti, per averci offerto questo momento di gioia interiore e di riflessione spirituale con un’intensa esecuzione del Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart. Con loro ringrazio Mons. Marcelo Sánchez Sorondo, Segretario della Pontificia Accademia delle Scienze, per le parole che mi ha rivolto, come pure i vari Enti che hanno contribuito all’organizzazione di questo evento. Sappiamo bene che il giovanissimo Mozart, nei suoi viaggi in Italia con il padre, soggiornò in varie Regioni, tra le quali anche il Piemonte e il Veneto, ma soprattutto sappiamo che fece tesoro della vivace attività musicale italiana, caratterizzata da compositori quali Hasse, Sammartini, Padre Martini, Piccinni, Jommelli, Paisiello, Cimarosa, per citarne alcuni.

Permettetemi, però, di dire ancora una volta che c’è un affetto particolare che mi lega, potrei dire da sempre, a questo sommo musicista. Ogni volta che ascolto la sua musica non posso non riandare con la memoria alla mia chiesa parrocchiale, quando, da ragazzo, nei giorni di festa, risuonava una sua "Messa": nel cuore percepivo che un raggio della bellezza del Cielo mi aveva raggiunto, e questa sensazione la provo ogni volta, anche oggi, ascoltando questa grande meditazione, drammatica e serena, sulla morte. In Mozart ogni cosa è in perfetta armonia, ogni nota, ogni frase musicale è così e non potrebbe essere altrimenti; anche gli opposti sono riconciliati e la mozart’sche Heiterkeit, la "serenità mozartiana" avvolge tutto, in ogni momento. E’ un dono questo della Grazia di Dio, ma è anche il frutto della viva fede di Mozart, che – specie nella sua musica sacra – riesce a far trasparire la luminosa risposta dell’Amore divino, che dona speranza, anche quando la vita umana è lacerata dalla sofferenza e dalla morte.

Nell’ultima lettera scritta al padre morente, datata 4 aprile 1787, così egli scrive parlando proprio della tappa finale della vita sulla terra: "… da qualche anno sono entrato in tanta familiarità con quest’amica sincera e carissima dell’uomo, [la morte], che la sua immagine non solo non ha per me più nulla di terrificante, ma mi appare addirittura molto tranquillizzante e consolante! E ringrazio il mio Dio di avermi concesso la fortuna di avere l’opportunità di riconoscere in essa la chiave della nostra felicità. Non vado mai a letto senza pensare che l’indomani forse non ci sarò più. Eppure nessuno fra tutti coloro che mi conoscono potrà dire che in compagnia io sia triste o di cattivo umore. E di questa fortuna ringrazio ogni giorno il mio Creatore e l’auguro di tutto cuore ad ognuno dei miei simili". È uno scritto che manifesta una fede profonda e semplice, che emerge anche nella grande preghiera del Requiem, e ci conduce, allo stesso tempo, ad amare intensamente le vicende della vita terrena come doni di Dio e ad elevarci al di sopra di esse, guardando serenamente alla morte come alla "chiave" per varcare la porta verso la felicità eterna.

Il Requiem di Mozart è un’alta espressione di fede, che ben conosce la tragicità dell’esistenza umana e che non tace sui suoi aspetti drammatici, e perciò è un’espressione di fede propriamente cristiana, consapevole che tutta la vita dell’uomo è illuminata dall’amore di Dio. Grazie ancora a tutti.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]





www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1534&sett...
+PetaloNero+
00mercoledì 8 settembre 2010 15:29
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI riceve questa mattina in Udienza:

Membri dell’Ufficio dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.




RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL CURATORE DELLE STAMPE PRESSO LA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA

Il Santo Padre ha nominato Curatore delle Stampe presso la Biblioteca Apostolica Vaticana la Dott.ssa Barbara Jatta.








UDIENZA AI MEMBRI DELL’UFFICIO DELL’ASSEMBLEA PARLAMENTARE DEL CONSIGLIO D’EUROPA

Al termine dell’Udienza Generale di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI riceve, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, i Membri dell’Ufficio dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Mr President,

Dear members of the Bureau of the Parliamentary Assembly of the Council of Europe,

I am very grateful to the Honourable Mr Çavuşoğlu for the kind words he addressed to me on behalf of the Bureau and I extend to all of you a cordial welcome. I am happy to receive you on the sixtieth anniversary of the European Convention on Human Rights which, as is well known, commits Member States of the Council of Europe to promote and defend the inviolable dignity of the human person.

I know that the Parliamentary Assembly has on its agenda important topics that deal above all with persons who live in particularly difficult situations or are subjected to grave violations of their dignity. I have in mind people afflicted with handicaps, children who suffer violence, immigrants, refugees, those who pay the most for the present economic and financial crisis, those who are victims of extremism or of new forms of slavery such as human trafficking, the illegal drug trade and prostitution. Your work also is concerned with victims of warfare and with people who live in fragile democracies. I have also been informed of your efforts to defend religious freedom and to oppose violence and intolerance against believers in Europe and worldwide.

Keeping in mind the context of today’s society in which different peoples and cultures come together, it is imperative to develop the universal validity of these rights as well as their inviolability, inalienability and indivisibility.

On different occasions I have pointed out the risks associated with relativism in the area of values, rights and duties. If these were to lack an objective rational foundation, common to all peoples, and were based exclusively on particular cultures, legislative decisions or court judgements, how could they offer a solid and long-lasting ground for supranational institutions such as the Council of Europe, and for your own task within that prestigious institution? How could a fruitful dialogue among cultures take place without common values, rights and stable, universal principles understood in the same way by all Members States of the Council of Europe? These values, rights and duties are rooted in the natural dignity of each person, something which is accessible to human reasoning. The Christian faith does not impede, but favours this search, and is an invitation to seek a supernatural basis for this dignity.

I am convinced that these principles, faithfully maintained, above all when dealing with human life, from conception to natural death, with marriage – rooted in the exclusive and indissoluble gift of self between one man and one woman – and freedom of religion and education, are necessary conditions if we are to respond adequately to the decisive and urgent challenges that history presents to each one of you.

Dear friends, I know that you also wish to reach out to those who suffer. This gives me joy and I encourage you to fulfil your sensitive and important mission with moderation, wisdom and courage at the service of the common good of Europe. I thank you for coming and I assure you of my prayers. May God bless you!








L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato ancora sulla figura di Santa Ildegarda di Bingen.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti e, dopo il saluto in lingua inglese, ha letto un messaggio in occasione del Suo imminente viaggio nel Regno Unito.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei riprendere e continuare la riflessione su S. Ildegarda di Bingen, importante figura femminile del Medioevo, che si distinse per saggezza spirituale e santità di vita. Le visioni mistiche di Ildegarda somigliano a quelle dei profeti dell’Antico Testamento: esprimendosi con le categorie culturali e religiose del suo tempo, interpretava nella luce di Dio le Sacre Scritture applicandole alle varie circostanze della vita. Così, tutti coloro che l’ascoltavano si sentivano esortati a praticare uno stile di esistenza cristiana coerente e impegnato. In una lettera a san Bernardo, la mistica renana confessa: "La visione avvince tutto il mio essere: non vedo con gli occhi del corpo, ma mi appare nello spirito dei misteri … Conosco il significato profondo di ciò che è esposto nel Salterio, nei Vangeli e in altri libri, che mi sono mostrati nella visione. Questa brucia come una fiamma nel mio petto e nella mia anima, e mi insegna a comprendere profondamente il testo" (Epistolarium pars prima I-XC: CCCM 91).

Le visioni mistiche di Ildegarda sono ricche di contenuti teologici. Fanno riferimento agli avvenimenti principali della storia della salvezza, e adoperano un linguaggio principalmente poetico e simbolico. Per esempio, nella sua opera più nota, intitolata Scivias, cioè "Conosci le vie", ella riassume in trentacinque visioni gli eventi della storia della salvezza, dalla creazione del mondo alla fine dei tempi. Con i tratti caratteristici della sensibilità femminile, Ildegarda, proprio nella sezione centrale della sua opera, sviluppa il tema del matrimonio mistico tra Dio e l’umanità realizzato nell’Incarnazione. Sull’albero della Croce si compiono le nozze del Figlio di Dio con la Chiesa, sua sposa, ricolma di grazie e resa capace di donare a Dio nuovi figli, nell’amore dello Spirito Santo (cfr Visio tertia: PL 197, 453c).

Già da questi brevi cenni vediamo come anche la teologia possa ricevere un contributo peculiare dalle donne, perché esse sono capaci di parlare di Dio e dei misteri della fede con la loro peculiare intelligenza e sensibilità. Incoraggio perciò tutte coloro che svolgono questo servizio a compierlo con profondo spirito ecclesiale, alimentando la propria riflessione con la preghiera e guardando alla grande ricchezza, ancora in parte inesplorata, della tradizione mistica medievale, soprattutto a quella rappresentata da modelli luminosi, come appunto Ildegarda di Bingen.

La mistica renana è autrice anche di altri scritti, due dei quali particolarmente importanti perché riportano, come lo Scivias, le sue visioni mistiche: sono il Liber vitae meritorum (Libro dei meriti della vita) e il Liber divinorum operum (Libro delle opere divine), denominato anche De operatione Dei. Nel primo viene descritta un’unica e poderosa visione di Dio che vivifica il cosmo con la sua forza e con la sua luce. Ildegarda sottolinea la profonda relazione tra l’uomo e Dio e ci ricorda che tutta la creazione, di cui l’uomo è il vertice, riceve vita dalla Trinità. Lo scritto è incentrato sulla relazione tra virtù e vizi, per cui l’essere umano deve affrontare quotidianamente la sfida dei vizi, che lo allontanano nel cammino verso Dio e le virtù, che lo favoriscono. L’invito è ad allontanarsi dal male per glorificare Dio e per entrare, dopo un’esistenza virtuosa, nella vita "tutta di gioia". Nella seconda opera, considerata da molti il suo capolavoro, descrive ancora la creazione nel suo rapporto con Dio e la centralità dell’uomo, manifestando un forte cristocentrismo di sapore biblico-patristico. La Santa, che presenta cinque visioni ispirate dal Prologo del Vangelo di San Giovanni, riporta le parole che il Figlio rivolge al Padre: "Tutta l’opera che tu hai voluto e che mi hai affidato, io l’ho portata a buon fine, ed ecco che io sono in te, e tu in me, e che noi siamo una cosa sola" (Pars III, Visio X: PL 197, 1025a).

In altri scritti, infine, Ildegarda manifesta la versatilità di interessi e la vivacità culturale dei monasteri femminili del Medioevo, contrariamente ai pregiudizi che ancora gravano su quell’epoca. Ildegarda si occupò di medicina e di scienze naturali, come pure di musica, essendo dotata di talento artistico. Compose anche inni, antifone e canti, raccolti sotto il titolo Symphonia Harmoniae Caelestium Revelationum (Sinfonia dell’armonia delle rivelazioni celesti), che venivano gioiosamente eseguiti nei suoi monasteri, diffondendo un’atmosfera di serenità, e che sono giunti anche a noi. Per lei, la creazione intera è una sinfonia dello Spirito Santo, che è in se stesso gioia e giubilo.

La popolarità di cui Ildegarda era circondata spingeva molte persone a interpellarla. Per questo motivo disponiamo di molte sue lettere. A lei si rivolgevano comunità monastiche maschili e femminili, vescovi e abati. Molte risposte restano valide anche per noi. Per esempio, a una comunità religiosa femminile Ildegarda scriveva così: "La vita spirituale deve essere curata con molta dedizione. All’inizio la fatica è amara. Poiché esige la rinuncia all’estrosità, al piacere della carne e ad altre cose simili. Ma se si lascia affascinare dalla santità, un’anima santa troverà dolce e amorevole lo stesso disprezzo del mondo. Bisogna solo intelligentemente fare attenzione che l’anima non avvizzisca" (E. Gronau, Hildegard. Vita di una donna profetica alle origini dell’età moderna, Milano 1996, p. 402). E quando l’Imperatore Federico Barbarossa causò uno scisma ecclesiale opponendo ben tre antipapi al Papa legittimo Alessandro III, Ildegarda, ispirata dalle sue visioni, non esitò a ricordargli che anch’egli, l’imperatore, era soggetto al giudizio di Dio. Con l’audacia che caratterizza ogni profeta, ella scrisse all’Imperatore queste parole da parte di Dio: "Guai, guai a questa malvagia condotta degli empi che mi disprezzano! Presta ascolto, o re, se vuoi vivere! Altrimenti la mia spada ti trafiggerà!" (Ibid., p. 412).

Con l’autorità spirituale di cui era dotata, negli ultimi anni della sua vita Ildegarda si mise in viaggio, nonostante l’età avanzata e le condizioni disagevoli degli spostamenti, per parlare di Dio alla gente. Tutti l’ascoltavano volentieri, anche quando adoperava un tono severo: la consideravano una messaggera mandata da Dio. Richiamava soprattutto le comunità monastiche e il clero a una vita conforme alla loro vocazione. In modo particolare, Ildegarda contrastò il movimento dei cátari tedeschi. Essi - cátari alla lettera significa "puri" - propugnavano una riforma radicale della Chiesa, soprattutto per combattere gli abusi del clero. Lei li rimproverò aspramente di voler sovvertire la natura stessa della Chiesa, ricordando loro che un vero rinnovamento della comunità ecclesiale non si ottiene tanto con il cambiamento delle strutture, quanto con un sincero spirito di penitenza e un cammino operoso di conversione. Questo è un messaggio che non dovremmo mai dimenticare. Invochiamo sempre lo Spirito Santo, affinché susciti nella Chiesa donne sante e coraggiose, come santa Ildegarda di Bingen, che, valorizzando i doni ricevuti da Dio, diano il loro prezioso e peculiare contributo per la crescita spirituale delle nostre comunità e della Chiesa nel nostro tempo.


SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Sainte Hildegarde de Bingen dont j’ai parlé la semaine dernière, avait une personnalité hors du commun : abbesse bénédictine et fondatrice de monastères, prédicatrice et conseillère des personnalités de son temps, naturaliste et médecin, musicienne et peintre. Mais, elle fut surtout une visionnaire et une grande mystique du XIIème siècle rhénan. Après avoir reçu l’encouragement de saint Bernard et l’approbation du Pape Eugène III, elle résuma ses visions dans son ouvrage le plus connu, le Scivias (Connais les voies). Elles sont composées dans un langage enrichi par la sensibilité féminine et ont un solide fondement christologique et biblico-patristique. Elles traitent entre autres, du thème du mariage mystique entre Dieu et l’humanité réalisé dans l’Incarnation et de celui des noces entre le Christ et l’Eglise célébrées sur l’arbre de la croix. La pensée d’Hildegarde culmine dans la description de la création dans son rapport avec Dieu. L’homme en est le centre et la création, symphonie de l’Esprit Saint, reçoit sa vie de la Sainte Trinité. Surnommée la « prophétesse teutonique », elle passa les dernières années de sa vie à parler de Dieu et à conseiller, encourageant à approfondir la vie spirituelle et à mener une vie chrétienne cohérente, chacun selon sa vocation propre. Chers frères et sœurs, Sainte Hildegarde nous montre combien les femmes sont capables de parler de Dieu et des mystères de la foi avec leur spécificité propre. Puisse l’Esprit Saint susciter dans l’Église des femmes saintes et courageuses qui valorisent les dons reçus de Dieu pour donner leur précieuse contribution spirituelle à la croissance de nos communautés !

Je salue les pèlerins francophones présents particulièrement les pèlerins venus de Metz et de Saint Just d’Arbois. Je ne désire pas oublier le Secrétaire et les membres de l’Assemblée Parlementaire du Conseil de l’Europe qui ont tenu à être présent ce matin, ainsi que des membres de l’association des retraités du Ministère des Affaires Etrangères. Puissiez-vous à l’exemple de sainte Hildegarde continuer à chercher Dieu ! Bon pèlerinage à tous !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on medieval Christian culture, we turn again to Saint Hildegard of Bingen, the great nun and mystic of the twelfth century. Hildegard’s celebrated visions vividly interpreted the word of God for her contemporaries, calling them to a committed Christian life. She brought a woman’s insight to the mysteries of the faith. In her many works she contemplated the mystic marriage between God and humanity accomplished in the Incarnation, as well as the spousal union of Christ and the Church. She also explored the vital relationship between God and creation, and our human calling to give glory to God by a life of holiness and virtue. Hildegard’s musical compositions reflect her conviction that all creation is a symphony of the Holy Spirit, who is himself joy and jubilation. Her vast learning and spiritual authority also led her to work for the renewal of the Church in her day. Through Saint Hildegard’s intercession, let us ask the Spirit to raise up wise, holy and courageous women whose God-given gifts will enrich the life of the Church in our own time!

I am pleased to greet the participants in the Communications Seminar sponsored by the Pontifical University of the Holy Cross, and I offer prayerful good wishes for their work. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially the pilgrim groups from England, Wales, Scotland, Ireland, Sweden, Nigeria, Indonesia, Canada and the United States of America, I invoke God’s abundant blessings.



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELL’IMMINENTE VISITA NEL REGNO UNITO

I am very much looking forward to my visit to the United Kingdom in a week’s time and I send heartfelt greetings to all the people of Great Britain. I am aware that a vast amount of work has gone into the preparations for the visit, not only by the Catholic community but by the Government, the local authorities in Scotland, London and Birmingham, the communications media and the security services, and I want to say how much I appreciate the efforts that have been made to ensure that the various events planned will be truly joyful celebrations. Above all I thank the countless people who have been praying for the success of the visit and for a great outpouring of God’s grace upon the Church and the people of your nation.

It will be a particular joy for me to beatify the Venerable John Henry Newman in Birmingham on Sunday 19 September. This truly great Englishman lived an exemplary priestly life and through his extensive writings made a lasting contribution to Church and society both in his native land and in many other parts of the world. It is my hope and prayer that more and more people will benefit from his gentle wisdom and be inspired by his example of integrity and holiness of life.

I look forward to meeting representatives of the many different religious and cultural traditions that make up the British population, as well as civil and political leaders. I am most grateful to Her Majesty the Queen and to His Grace the Archbishop of Canterbury for receiving me, and I look forward to meeting them. While I regret that there are many places and people I shall not have the opportunity to visit, I want you to know that you are all remembered in my prayers. God bless the people of the United Kingdom!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Vorige Woche habe ich über das Leben der heiligen Hildegard von Bingen gesprochen. Heute möchte ich die Katechese über diese bedeutende Frauengestalt des Mittelalters fortsetzen. Hildegard, die 1098 vermutlich in Bermersheim in der Pfalz geboren wurde, war schon als achtjähriges Mädchen dem klösterlichen Leben übereignet worden. Sie wurde die Vorsteherin ihrer Klostergemeinschaft, wirkte darüber hinaus aber auch als Bußpredigerin und als Beraterin von geistlichen und weltlichen Größen. Aus ihrer Fähigkeit zur mystischen Schau heraus hat Hildegard zahlreiche Schriften verfaßt. Ihr bekanntestes Werk Scivias – das heißt: „Wisse die Wege" – stellt in einer Reihe von Visionen die gesamte Heilsgeschichte von der Schöpfung bis zum Jüngsten Gericht dar. Alles Irdische ist Zeichen für eine übernatürliche Wirklichkeit. Die ganze Schöpfung weist auf den dreifaltigen Gott hin, sie ist eine Symphonie des Heiligen Geistes, sagt sie, der selbst Freude und Jubel ist. Mitte der Erlösung ist gleichsam die Vermählung zwischen Gott und Mensch, die sich in der Inkarnation vollzogen und im Kreuz zu ihrer Tiefe hin vollendet hat. Die Kirche, so Hildegard, erhält als Brautgabe den Leib und das Blut Christi, die sie in jeder Messe Gott zum Dank darbringt und damit diesen Ehebund – den Bund zwischen Gott und Mensch – erneuert. Die Gläubigen sind dabei nicht nur passive Zuschauer, sondern sie sind eingeladen, sich zu öffnen und bereit zu sein, selbst in diesen Bund lebendig einzutreten. Hildegard hat aus ihrer Sicht der Schöpfung von Gott her auch die Gaben der Schöpfung zu deuten gewußt, in der Schöpfung eine „Apotheke Gottes" gefunden und so eine Medizin entwickelt, die heute neues Interesse findet. Sie hat Musik geschaffen, die heute wieder rekonstruiert wird, und sie ist poetisch gewesen, vor allen Dingen aber eine große Frau, die sowohl zu den einfachen Menschen von Gott zu sprechen vermochte, wie sie auch den Mächtigen gegenüber furchtlos das Wesentliche verkündet und sie auf den richtigen Weg gerufen hat. Wir sind dankbar, daß Gott der Kirche solche großen Frauen geschenkt hat, und vertrauen darauf, daß er auch in unserer Zeit solche Frauen der Kirche wieder neu schenkt.

Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher, besonders die Delegation deutscher Richter und Staatsanwälte. Für die heilige Hildegard gibt es Wachstum nur, wenn alles aufeinander bezogen, wechselseitig verbunden und in Gott vereint ist. Auch unsere menschliche Gemeinschaft soll wachsen, die Harmonie der Schöpfung weiterführen in einem gegenseitigen Geben und Empfangen. Der Heilige Geist schenke uns die innere Bereitschaft, als Brüder und Schwestern diese Welt zu gestalten. Gott segne euch alle!


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Quisiera continuar en el día de hoy hablando de Santa Ildegarda de Bingen, religiosa benedictina de origen alemán que, en el siglo doce, se distinguió por su santidad y sabiduría espiritual.

Esta santa gozó durante toda su vida de continuas visiones místicas, que una vez reconocidas por la autoridad de la Iglesia, se pusieron por escrito en diversos libros. Éstos rezuman un amplio conocimiento de las Sagradas Escrituras y de los Padres de la Iglesia. Las obras de Santa Ildegarda se centran en la exposición de los principales misterios de la historia de la salvación, presentados con una notable profundidad teológica, y con su peculiar inteligencia y sensibilidad femenina. Además de su producción teológica y moral, Ildegarda abordó temas relativos a la medicina, las ciencias naturales o la música.

Gozó de gran popularidad en su época, por lo que numerosos obispos y abades mantenían correspondencia con ella, consultándole muchos de los problemas que se les planteaban. En los últimos años de su vida, se dedicó también a hablar de Dios a la gente, subrayando especialmente la necesidad de una continua conversión en la vida monástica y sacerdotal.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de la Diócesis de Tula, en México, que están celebrando el cincuenta aniversario de la creación de esa diócesis; a los médicos y administrativos de la Arquidiócesis de Salta, en Argentina; así como a los demás fieles provenientes de España, México, Panamá, El Salvador, Honduras y otros países latinoamericanos. Invoquemos al Espíritu Santo, para que suscite siempre en la Iglesia mujeres santas que, contribuyan al crecimiento espiritual de nuestras comunidades. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Santa Hildegarda, importante figura feminina da Idade Média, distinguiu-se pela sua sabedoria espiritual e santidade de vida. Nos seus escritos e contactos, sublinha a profunda relação entre o homem e Deus, recordando que toda a criação, em cujo vértice está o ser humano, recebe vida da Santíssima Trindade. Quando Frederico Barba-Ruiva causou um cisma eclesial, opondo vários antipapas ao Papa legítimo Alexandre III [terceiro], Hildegarda recorda ao imperador que também ele estava sujeito ao juízo de Deus. E a quantos invocavam uma reforma radical da Igreja pondo em risco a sua verdadeira natureza, lembra que uma autêntica renovação não se obtém tanto com a mudança das estruturas como sobretudo com um sincero espírito de penitência e um real caminho de conversão.

Amados peregrinos de língua portuguesa, a minha saudação fraterna e agradecida para todos, com menção especial para os grupos de fiéis da Amora em Portugal, e das paróquias do Divino Espírito Santo e São João Batista no Rio de Janeiro, Santa Rita de Cássia e Nossa Senhora Mãe da Igreja em Belo Horizonte. Esta peregrinação a Roma fortaleça, nos vossos corações, o sentir e o viver em Igreja, a exemplo de Santa Hildegarda, sob o terno olhar da Virgem Mãe. A Ela confio os anseios bons que aqui vos trouxeram. O Papa ama-vos, e a todos abençoa no Senhor.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich. Witam profesorów i alumnów Seminarium Duchownego z Grodna na Białorusi, którzy – tu w Rzymie – świętują dwudziestolecie jego istnienia. Niech to Seminarium i wszystkich tu obecnych wspiera wstawiennictwo Maryi Dziewicy, której Święto Narodzenia dzisiaj obchodzimy. Z serca wam błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Rivolgo il benvenuto ai professori e agli alunni dal Seminario Diocesano di Grodno in Bielorussia, i quali – qui a Roma – festeggiano il 20° anniversario della sua attività. Su tale Seminario e su tutti i presenti invoco l’intercessione della Beata Vergine Maria, della quale oggi ricordiamo la Festa della Natività. Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo.]


○ Saluto in lingua slovacca

S láskou pozdravujem slovenských veriacich, osobitne účastníkov Púte Ordinariátu ozbrojených síl a zborov, vedených pánom biskupom Františkom Rábekom, ako aj pútnikov z Košíc a Rožňavy. Bratia a sestry, dnes slávime v liturgii sviatok Narodenia Panny Márie. Ona nech oroduje za nás a nech nás sprevádza na našej ceste za Kristom. Zo srdca žehnám všetkých vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto con affetto i fedeli slovacchi, particolarmente i partecipanti al Pellegrinaggio dell’Ordinariato militare, guidati dal loro Vescovo Mons. František Rábek, come pure i pellegrini provenienti da Košice e Rožňava. Fratelli e sorelle, oggi celebriamo nella liturgia la festa della Natività della Vergine Maria. Ella interceda per noi e ci accompagni nel nostro cammino alla sequela di Cristo. Benedico di cuore tutti voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua croata

Od srca pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a na poseban način prvu generaciju maturanata i nastavnike katoličkih gimnazija iz Požege i Virovitice, predvođene njihovim biskupom monsinjorom Antunom Škvorčevićem! Dragi prijatelji, sazrijevanje podrazumijeva i duhovni rast. Hodočašće u Rim neka vam pomogne rasti u vjeri kako biste, ljubeći bližnje, svjedočili kršćansku nadu. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto di cuore tutti i pellegrini Croati ed in modo particolare gli studenti che hanno conseguito per primi la maturità e gli insegnati delle Scuole Ginnasiali Cattoliche di Požega e di Virovitica, guidati dal loro Vescovo Mons. Antun Škvorčević. Cari amici, la maturazione globale comprende anche la crescita spirituale. Il pellegrinaggio all’Urbe vi aiuti crescere nella fede, affinché, amando gli altri, possiate testimoniare la speranza cristiana. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i cresimati dell’Arcidiocesi di Lucca, qui convenuti con il loro Pastore Mons. Italo Castellani, e i cresimandi di Verona. Cari amici, con la forza dello Spirito Santo, siate coraggiosi testimoni di Gesù e del suo Vangelo in famiglia, nella scuola, in parrocchia e con i vostri coetanei. Saluto i monaci dell’Ordine Cistercense, che in questi giorni stanno celebrando il loro Capitolo Generale, ed auguro loro di impegnarsi con rinnovato slancio spirituale e apostolico, per cooperare generosamente nell'opera della nuova evangelizzazione.

Mi rivolgo infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, qui presenti. Oggi celebriamo la memoria liturgica della Natività della Beata Vergine Maria. Il Concilio Vaticano II dice che Maria ci precede nel cammino della fede perché "ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45). Per voi giovani chiedo alla Vergine Santa il dono di una fede sempre più matura; per voi ammalati, una fede sempre più forte; e per voi, cari sposi novelli, una fede sempre più profonda.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1535&sett...


www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1536&sett...


www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1537&sett...









COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRIMO MINISTRO DI CAPO VERDE

Questa mattina, al termine dell’Udienza Generale, il Santo Padre Benedetto XVI ha salutato Sua Eccellenza il Sig. José Maria Pereira Neves, Primo Ministro di Capo Verde, che in precedenza era stato ricevuto anche dall’Em.mo Segretario di Stato, Card. Tarcisio Bertone, accompagnato dall’Ecc.mo Segretario per i Rapporti con gli Stati, Mons. Dominique Mamberti.
Nel corso dei cordiali colloqui, ci si è compiaciuti delle buone relazioni bilaterali, nonché del contributo che la Chiesa offre al bene dell’intera Nazione-Arcipelago. Si è anche auspicata una collaborazione sempre più stretta in campo sanitario ed educativo.
Si è deciso di istituire una Commissione bilaterale di lavoro, per avviare l’elaborazione di un Accordo-quadro tra la Santa Sede e Capo Verde.
+PetaloNero+
00giovedì 9 settembre 2010 15:36
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste III), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Francisco Canindé Palhano, Vescovo di Bonfim;

S.E. Mons. Tommaso Cascianelli, C.P., Vescovo di Irecê;

S.E. Mons. José Geraldo da Cruz, A.A., Vescovo di Juazeiro;

S.E. Mons. Guido Zendron, Vescovo di Paulo Afonso;

S.E. Mons. André de Witte, Vescovo di Ruy Barbosa.










TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AL RABBINO CAPO DI ROMA DOTT. RICCARDO DI SEGNI NELLA RICORRENZA DI ROSH HA-SHANAH 5771, DI YOM KIPPUR E DI SUKKOT

Pubblichiamo di seguito il telegramma che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Rabbino Capo di Roma, Dott. Riccardo Di Segni, nella ricorrenza di Rosh Ha-Shanah 5771, di Yom Kippur e di Sukkot:


TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

ILLUSTRISSIMO DOTT. RICCARDO DI SEGNI

RABBINO CAPO DI ROMA

COMUNITÀ EBRAICA DI ROMA - TEMPIO MAGGIORE

LUNGOTEVERE CENCI - 00186 ROMA

NELLA RICORRENZA DI ROSH HA-SHANAH 5771, DI YOM KIPPUR E DI SUKKOT, MI È GRADITO FORMULARE I PIÙ CORDIALI E SINCERI AUGURI A LEI E ALL’INTERA COMUNITÀ EBRAICA DI ROMA, INSIEME ALL’AUSPICIO CHE QUESTE FESTE POSSANO APPORTARE COPIOSE BENEDIZIONI DALL’ETERNO ED ESSERE FONTE DI INTIMA GIOIA. CRESCA IN TUTTI NOI LA VOLONTÀ DI PROMUOVERE LA GIUSTIZIA E LA PACE, DI CUI TANTO HA BISOGNO IL MONDO DI OGGI.

CON SENTIMENTI DI GRATITUDINE E AFFETTO RICORDO LA MIA VISITA AL TEMPIO MAGGIORE. DIO, NELLA SUA BONTÀ, PROTEGGA L’INTERA COMUNITÀ E CI CONCEDA DI CRESCERE, A ROMA E NEL MONDO, NELL’AMICIZIA RECIPROCA.

BENEDICTUS PP. XVI
Paparatzifan
00venerdì 10 settembre 2010 10:36
Re:

Caterina63, 08/09/2010 11.55:

[SM=g7969] Paparatzifan....provvedi tu a collocare questa iniziativa dove ritieni opportuno.... [SM=g8431]

Il Movimento Domenicano del Rosario www.sulrosario.org
ha avviato una serie di video con la Meditazione dei 20 Misteri del Rosario seguendo come itinerario il magistero di Benedetto XVI, ricavato salle Omelie, dagli Angelus, dalle Catechesi varie del Pontefice...

i video al momento verranno postati su gloria TV li troverete a partire da qui:
it.gloria.tv/?media=96066

sono già inseriti il Primo e il Secondo Gaudioso e il Quarto e quinto Glorioso....da ora si cerca di fare una scaletta, quindi seguiteci per gli altri Misteri...questo è MAGISTERO PURO!

[SM=g9433] grazie!







L'ho inserito qua:

benedettoxviforum.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9416141&#idm1...


+PetaloNero+
00venerdì 10 settembre 2010 15:46
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

S.E. il Sig. Pál Schmitt, Presidente di Ungheria, e Seguito;

S.E. Mons. Ottorino Assolari, C.S.F., Vescovo di Serrinha (Brasile), in Visita "ad Limina Apostolorum";

Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste III), in Visita "ad Limina Apostolorum".




VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (REGIONE NORDESTE III)

Alle ore 11.45 di questa mattina, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste III), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Senhor Cardeal,

Amados Arcebispos e Bispos do Brasil,

Saúdo calorosamente a todos vós, por ocasião da vossa visita ad Limina a Roma, aonde viestes reforçar os vossos vínculos de comunhão fraterna com o Sucessor de Pedro e por ele serdes animados na condução do rebanho de Cristo. Agradeço as amáveis palavras que Dom Ceslau Stanula, Bispo de Itabuna, dirigiu-me em vosso nome, e vos asseguro as minhas orações pelas vossas intenções e pelo amado povo nordestino, do vosso regional Nordeste 3.

Há mais de cinco séculos, justamente na vossa região, se celebrava a primeira Missa no Brasil, tornando realmente presente o Corpo e o Sangue de Cristo para a santificação dos homens e das mulheres desta bendita nação que nasceu sob os auspícios da Santa Cruz. Era a primeira vez que o Evangelho de Cristo vinha a ser proclamado a este povo, iluminando a sua vida diária. Esta ação evangelizadora da Igreja Católica foi e continua sendo fundamental na constituição da identidade do povo brasileiro caracterizada pela convivência harmônica entre pessoas vindas de diferentes regiões e culturas. Porém, ainda que os valores da fé católica tenham moldado o coração e o espírito brasileiros, hoje se observa uma crescente influência de novos elementos na sociedade, que há algumas décadas eram-lhe praticamente alheios. Isso provoca um consistente abandono de muitos católicos da vida eclesial ou mesmo da Igreja, enquanto no panorama religioso do Brasil, se assiste à rápida expansão de comunidades evangélicas e neo-pentecostais.

Em certo sentido, as razões que estão na raiz do êxito destes grupos são um sinal da difundida sede de Deus entre o vosso povo. É também um indício de uma evangelização, a nível pessoal, às vezes superficial; de fato, os batizados não suficientemente evangelizados são facilmente influenciáveis, pois possuem uma fé fragilizada e muitas vezes baseada num devocionismo ingênuo, embora, como disse, conservem uma religiosidade inata. Diante deste quadro emerge, por um lado, a clara necessidade que a Igreja católica no Brasil se empenhe numa nova evangelização que não poupe esforços na busca de católicos afastados bem como daquelas pessoas que pouco ou nada conhecem sobre a mensagem evangélica, conduzindo-os a um encontro pessoal com Jesus Cristo, vivo e operante na sua Igreja. Por outro lado, com o crescimento de novos grupos que se dizem seguidores de Cristo, ainda que divididos em diversas comunidades e confissões, faz-se mais imperioso, da parte dos pastores católicos, o compromisso de estabelecer pontes de contato através de um sadio diálogo ecumênico na verdade.

Tal esforço é necessário, antes de qualquer coisa, porque a divisão entre os cristãos está em contraste com a vontade do Senhor de que «todos sejam um» (Jo 17,21). Além disso, a falta de unidade é causa de escândalo que acaba por minar a credibilidade da mensagem cristã proclamada na sociedade. E hoje, a sua proclamação é talvez ainda mais necessária do que há alguns anos atrás, pois, como bem demonstram os vossos relatórios, mesmo nas pequenas cidades do interior do Brasil, observa-se uma crescente influência negativa do relativismo intelectual e moral na vida das pessoas.

Não são poucos os obstáculos que a busca da unidade dos cristãos tem por diante. Primeiramente, deve-se rejeitar uma visão errônea do ecumenismo, que induz a um certo indiferentismo doutrinal que procura nivelar, num irenismo acrítico, todas as "opiniões" numa espécie de relativismo eclesiológico. Paralelamente a isto está o desafio da multiplicação incessante de novos grupos cristãos, alguns deles fazendo uso de um proselitismo agressivo, o que mostra como a paisagem do ecumenismo seja ainda muito diferenciada e confusa. Em tal contexto - como afirmei em 2007, na Catedral da Sé em São Paulo, no inesquecível encontro que tive convosco, bispos brasileiros - «é indispensável uma boa formação histórica e doutrinal, que habilite ao necessário discernimento e ajude a entender a identidade específica de cada uma das comunidades, os elementos que dividem e aqueles que ajudam no caminho da construção da unidade. O grande campo comum de colaboração devia ser a defesa dos fundamentais valores morais, transmitidos pela tradição bíblica, contra a sua destruição numa cultura relativista e consumista; mais ainda, a fé em Deus criador e em Jesus Cristo, seu Filho encarnado» (n. 6). Por essa razão, vos incentivo a prosseguir dando passos positivos nesta direção, como é o caso do diálogo com as igrejas e comunidades eclesiais pertencentes ao Conselho Nacional das Igrejas Cristãs, que com iniciativas como a Campanha da Fraternidade Ecumênica ajudam a promover os valores do Evangelho na sociedade brasileira.

Prezados irmãos, o diálogo entre os cristãos é um imperativo do tempo presente e uma opção irreversível da Igreja. Entretanto, como lembra o Concílio Vaticano II, o coração de todos os esforços em prol da unidade há de ser a oração, a conversão e a santificação da vida (cf. Unitatis redintegratio, 8). É o Senhor quem doa a unidade, esta não é uma criação dos homens; aos pastores lhes corresponde a obediência à vontade do Senhor, promovendo iniciativas concretas, livres de qualquer reducionismo conformista, mas realizadas com sinceridade e realismo, com paciência e perseverança que brotam da fé na ação providencial do Espírito Santo.

Queridos e venerados irmãos, procurei evidenciar brevemente neste nosso encontro alguns aspectos do grande desafio do ecumenismo confiado à vossa solicitude apostólica. Ao despedir-me de vós, reafirmo uma vez mais a minha estima e a certeza das minhas orações por todos vós e pelas vossas dioceses. De modo particular, quero aqui renovar a expressão da minha solidariedade paterna aos fiéis da diocese de Barreiras, recentemente privados da guia do seu primeiro e zeloso pastor Dom Ricardo José Weberberger, que partiu para a casa do Pai, meta dos passos de todos nós. Que repouse em paz! Invocando a intercessão de Nossa Senhora Aparecida, concedo a cada um de vós, aos sacerdotes, aos religiosos, às religiosas, aos seminaristas, aos catequistas e a todo povo a vós confiado uma afetuosa Bênção Apostólica.


www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1538&sett...






COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI UNGHERIA

Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Sig. Pál Schmitt, Presidente della Repubblica di Ungheria, il quale ha successivamente incontrato Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da S.E. Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

I cordiali colloqui hanno permesso di soffermarsi sulla situazione del Paese, con particolare riferimento al contributo della Chiesa Cattolica per il bene comune, specialmente negli ambiti della vita familiare e sociale. Ci si è anche intrattenuti sul semestre di Presidenza ungherese dell’Unione Europea e su alcune problematiche di attualità nella politica internazionale.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1539&sett...
+PetaloNero+
00sabato 11 settembre 2010 00:37
Discorso di Benedetto XVI ai Vescovi brasiliani della Regione Nordeste III



CASTEL GANDOLFO, venerdì, 10 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del discorso pronunciato questo venerdì mattina da Benedetto XVI ricevendo i Vescovi della Regione Nordeste III della Conferenza Episcopale del Brasile in visita “ad Limina Apostolorum” al Papa e alla Curia romana.

* * *

Signor Cardinale,

Amati Arcivescovi e Vescovi del Brasile,

Saluto calorosamente tutti voi, in occasione della vostra visita ad Limina a Roma, dove siete venuti per rafforzare i vincoli di comunione fraterna con il Successore di Pietro e da lui siete stati incoraggiati nella guida del gregge di Cristo. Ringrazio monsignor Ceslau Stanula, Vescovo di Itabuna, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome vostro, e vi assicuro delle mie preghiere per voi e per l'amato popolo nordestino, del vostro Regionale Nordeste 3.

Più di cinque secoli fa, proprio nella vostra regione, si celebrava la prima Messa in Brasile, rendendo realmente presente il Corpo e il Sangue di Cristo per la santificazione degli uomini e delle donne di questa nazione benedetta, nata sotto l'egida della Santa Croce. Era la prima volta che il Vangelo di Cristo veniva proclamato a questo popolo, illuminando la sua vita quotidiana. Questa azione evangelizzatrice della Chiesa cattolica fu e continua a essere fondamentale nella costituzione dell'identità del popolo brasiliano caratterizzata dalla convivenza armoniosa fra persone venute da diverse regioni e culture. Tuttavia, sebbene i valori della fede cattolica abbiano modellato il cuore e lo spirito brasiliani, oggi si osserva una crescente influenza di nuovi elementi nella società, che alcuni decenni fa le erano praticamente estranei. Ciò sta provocando un consistente abbandono della vita ecclesiale o persino della Chiesa da parte di molti cattolici, mentre nel panorama religioso del Brasile, si assiste alla rapida espansione di comunità evangeliche e neopentecostali.

In un certo senso, le ragioni che sono alla base del successo di questi gruppi sono un segnale della diffusa sete di Dio fra il vostro popolo. Sono anche un indizio di un'evangelizzazione, a livello personale, a volte superficiale; di fatto, i battezzati non sufficientemente evangelizzati sono facilmente influenzabili, poiché possiedono una fede fragile e molto spesso basata su un devozionismo ingenuo, sebbene, come ho detto, conservino una religiosità innata. Di fronte a questa situazione emerge, da un lato, la chiara necessità che la Chiesa cattolica in Brasile s'impegni in una nuova evangelizzazione che non lesini sforzi nella ricerca dei cattolici che si sono allontanati e anche di quelle persone che poco o nulla conoscono del messaggio evangelico, portandoli a un incontro personale con Gesù Cristo, vivo e operante nella sua Chiesa. D'altro lato, con la crescita di nuovi gruppi che si dicono seguaci di Cristo, anche se suddivisi in diverse comunità e confessioni, diviene più imperativo, da parte dei pastori cattolici, l'impegno di creare ponti per stabilire contatti attraverso un sano dialogo ecumenico nella verità.

Tale sforzo è necessario prima di ogni altra cosa, perché la divisione fra i cristiani è in contrasto con la volontà del Signore che «tutti siano una sola cosa» (Gv 17, 21). Oltre a ciò, la mancanza di unità è causa di scandalo e finisce per minare la credibilità del messaggio cristiano proclamato nella società. E la sua proclamazione è forse oggi ancor più necessaria che nei decenni passati perché, come ben dimostrano i vostri resoconti, persino nelle piccole città dell'interno del Brasile, si osserva una crescente influenza negativa del relativismo intellettuale e morale nella vita delle persone.

Non sono pochi gli ostacoli che la ricerca dell'unità dei cristiani ha dinanzi. In primo luogo si deve rifiutare una visione erronea dell'ecumenismo, che comporta un certo indifferentismo dottrinale che cerca di livellare, in un irenismo acritico, tutte le «opinioni» in una sorta di relativismo ecclesiologico. Parallelamente c'è la sfida dell'incessante moltiplicazione di nuovi gruppi cristiani, alcuni dei quali fanno uso di un proselitismo aggressivo, il che mostra come il paesaggio dell'ecumenismo sia ancora molto variegato e confuso. In questo contesto — come ho detto nel 2007, nella Catedral da Sé di San Paolo, nell'indimenticabile incontro con voi vescovi brasiliani: «è indispensabile una buona formazione storica e dottrinale, che abiliti al necessario discernimento ed aiuti a capire l'identità specifica di ognuna delle comunità, gli elementi che dividono e quelli che aiutano nel cammino verso la costruzione dell'unità. Il grande campo comune di collaborazione dovrebbe essere la difesa dei valori morali fondamentali, trasmessi dalla tradizione biblica, contro la loro distruzione in una cultura relativistica e consumistica; e ancora, la fede in Dio Creatore e in Gesù Cristo, suo Figlio, incarnato» (6). Per questo motivo, vi incoraggio a proseguire compiendo passi positivi in questa direzione, come è il caso del dialogo con le chiese e le comunità ecclesiali appartenenti al Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane, che con iniziative come la Campagna della Fraternità ecumenica, contribuiscono a promuovere i valori del Vangelo nella società brasiliana.

Stimati fratelli, il dialogo fra i cristiani è un imperativo del tempo presente e un'opzione irreversibile della Chiesa. Nel frattempo, come ricorda il Concilio Vaticano II, al centro di tutti gli sforzi a favore dell'unità ci devono essere la preghiera, la conversione e la santificazione della vita (cfr. Unitatis redintegratio, n. 8). È il Signore a dare l'unità, che non è una creazione degli uomini; ai pastori corrisponde l'obbedienza alla volontà del Signore, promuovendo iniziative concrete, libere da qualsiasi riduzionismo conformista, ma realizzate con sincerità e realismo, con pazienza e perseveranza, che nascono dalla fede nell'azione provvidenziale dello Spirito Santo.

Cari e venerati fratelli, in questo nostro incontro ho cercato di evidenziare brevemente alcuni aspetti della grande sfida dell'ecumenismo affidata alla vostra sollecitudine apostolica. Nell'accomiatarmi da voi, ribadisco ancora una volta la mia stima e la certezza delle mie preghiere per tutti voi e per le vostre diocesi. In modo particolare, desidero rinnovare qui la mia solidarietà paterna ai fedeli della diocesi di Barreiras, recentemente privati della guida del loro primo e zelante pastore, monsignor Ricardo José Weberberger, che ora si trova nella casa del Padre, meta dei passi di tutti noi. Riposi in pace! Invocando l'intercessione di Nossa Senhora Aparecida, imparto a ognuno di voi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi, ai catechisti e a tutto il popolo a voi affidato, un'affettuosa Benedizione Apostolica.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]

+PetaloNero+
00sabato 11 settembre 2010 15:14
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

S.E. Mons. Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising (Repubblica Federale di Germania);

Vescovi di recente nomina partecipanti al Seminario di aggiornamento promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.





RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI QUITO (ECUADOR) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Quito (Ecuador), presentata da S.E. Mons. Raúl Eduardo Vela Chiriboga, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Quito (Ecuador) S.E. Mons. Fausto Gabriel Trávez Trávez, O.F.M., finora Vescovo di Babahoyo.

S.E. Mons. Fausto Gabriel Trávez Trávez, O.F.M.

S.E. Mons. Fausto Gabriel Trávez Trávez, O.F.M., è nato l’8 marzo 1941 a Toacazo, diocesi di Latacunga. Ha studiato in patria e in Colombia presso l’Università di San Bonaventura, Bogotá, dove ha completato gli studi di filosofia. Ha emesso la professione solenne il 15 ottobre 1965. È stato ordinato sacerdote il 12 dicembre 1970.

È stato: incaricato del "Movimiento Juvenil Franciscano" da lui fondato a Quito nel 1969; Membro del Definitorio Provinciale, Maestro dello studentato francescano; Superiore; Parroco, Fondatore nel 1982 delle "Misioneras Franciscanas de la Juventud"; Ministro Provinciale, Presidente della "Unión de Conferencias Latinoamericanas Franciscanas" e della "Conferencia Franciscana Bolivariana".

Nominato Vescovo Titolare di Sulletto e Vicario Apostolico di Zamora en Ecuador il 14 gennaio 2003, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 15 marzo successivo.

Il 27 marzo 2008 è stato nominato Vescovo di Babahoyo.












UDIENZA AI VESCOVI DI RECENTE NOMINA PARTECIPANTI AL SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO PROMOSSO DALLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

Alle ore 11.30 di questa mattina, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Vescovi di recente nomina partecipanti al Seminario di aggiornamento promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli nell’Episcopato,

Sono lieto di accogliervi e vi saluto con grande affetto, in occasione del corso di aggiornamento che la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha promosso per voi, Vescovi di recente nomina. Queste giornate di riflessione a Roma, per approfondire i compiti del vostro ministero e per rinnovare la professione della vostra fede sulla tomba di san Pietro, sono anche una singolare esperienza della collegialità, fondata sull’ordinazione episcopale e sulla comunione gerarchica. Questa esperienza di fraternità, di preghiera e di studio presso la Sede Apostolica accresca in ciascuno di voi la comunione con il Successore di Pietro e con i vostri Confratelli, con i quali condividete la sollecitudine per tutta la Chiesa. Ringrazio il Cardinale Ivan Dias per le sue cordiali parole, come pure Mons. Segretario e Mons. Segretario Aggiunto che, unitamente ai collaboratori del Dicastero, hanno organizzato questo simposio.

Su di voi, cari Fratelli, chiamati da poco al ministero episcopale, la Chiesa pone non poche speranze, e vi segue con la preghiera e con l’affetto. Anch’io voglio assicurarvi la mia spirituale vicinanza nel vostro quotidiano servizio al Vangelo. Conosco le sfide che dovete affrontare, specialmente nelle comunità cristiane che vivono la propria fede in contesti non facili, dove, oltre a varie forme di povertà, si verificano talvolta forme di persecuzione a causa della propria fede cristiana. A voi spetta il compito di alimentare la loro speranza, di condividere le loro difficoltà, ispirandovi alla carità di Cristo che consiste nell’attenzione, tenerezza, compassione, accoglienza, disponibilità e interesse ai problemi della gente, per la quale si è disposti a spendere la vita (cfr Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2008, n. 2).

In ogni vostro compito siete sostenuti dallo Spirito Santo, che nell’Ordinazione vi ha configurati a Cristo, sommo ed eterno Sacerdote. Infatti, il ministero episcopale lo si comprende solo a partire da Cristo, la sorgente dell'unico e supremo Sacerdozio, del quale il Vescovo è reso partecipe. Egli, pertanto, "si impegnerà ad assumere uno stile di vita che imiti la kénosis di Cristo servo, povero e umile, in modo che l'esercizio del ministero pastorale sia in lui un riflesso coerente di Gesù, Servo di Dio, e lo induca ad essere come Lui vicino a tutti, dal più grande al più piccolo" (Giovanni Paolo II, Esort. ap. Pastores gregis, 11). Ma, per imitare il Cristo, occorre dedicare un adeguato tempo a "stare con lui" e contemplarlo nell’intimità orante del colloquio cuore a cuore. Stare frequentemente alla presenza di Dio, essere uomo di preghiera e di adorazione: a questo anzitutto è chiamato il Pastore. Attraverso la preghiera egli, come dice la Lettera agli Ebrei, (cfr 9,11-14), diventa vittima ed altare, per la salvezza del mondo. La vita del Vescovo dev’essere un'oblazione continua a Dio per la salvezza della sua Chiesa, e specialmente per la salvezza delle anime che gli sono state affidate.

Questa oblatività pastorale costituisce anche la vera dignità del Vescovo: essa gli deriva dal farsi servo di tutti, fino a dare la propria vita. L'episcopato, infatti, - come il presbiterato - non va mai frainteso secondo categorie mondane. Esso è servizio d’amore. Il Vescovo è chiamato a servire la Chiesa con lo stile del Dio fatto uomo, diventando sempre più pienamente servo del Signore e servo dell’umanità. Egli è soprattutto servitore e ministro della Parola di Dio, la quale è anche la sua vera forza. Il dovere primario dell’annuncio, accompagnato dalla celebrazione dei sacramenti, specialmente dell’Eucaristia, scaturisce dalla missione ricevuta, come sottolinea l’Esortazione apostolica Pastores gregis: "Se il dovere di annunciare il Vangelo è proprio di tutta la Chiesa e di ogni suo figlio, lo è a titolo speciale dei Vescovi i quali, nel giorno della sacra Ordinazione che li immette nella successione apostolica, assumono come impegno precipuo quello di predicare il Vangelo e di predicarlo invitando gli uomini alla fede nella fortezza dello Spirito e rafforzandoli nella vivezza della fede" (n. 26). Di questa Parola di salvezza, il Vescovo deve nutrirsi abbondantemente, ponendosi in continuo ascolto di essa, come dice sant’Agostino: "Anche se siamo pastori, il pastore ascolta con tremore non soltanto quanto viene rivolto ai pastori, ma ciò che viene indirizzato al gregge" (Discorso 47, 2). Allo stesso tempo, l’accoglienza e il frutto della proclamazione della Buona Novella sono strettamente legati alla qualità della fede e della preghiera. Quanti sono chiamati al ministero della predicazione devono credere nella forza di Dio che scaturisce dai Sacramenti e che li accompagna nel compito di santificare, governare e annunciare; devono credere e vivere quanto annunciano e celebrano. A tale proposito, risultano attuali le parole del Servo di Dio Paolo VI: "La testimonianza della vita è divenuta più che mai una condizione essenziale per l’efficacia profonda della predicazione" (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 76).

So che le Comunità a voi affidate si trovano, per così dire, alle "frontiere" religiose, antropologiche e sociali, e, in molti casi, sono presenza minoritaria. In questi contesti la missione di un Vescovo è particolarmente impegnativa. Ma è proprio in tali circostanze che, attraverso il vostro ministero, il Vangelo può mostrare tutta la sua potenza salvifica. Non dovete cedere al pessimismo e allo scoraggiamento, perché è lo Spirito Santo che guida la Chiesa e le dà, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per raggiungere ambiti finora inesplorati. La verità cristiana è attraente e persuasiva proprio perché risponde al bisogno profondo dell’esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l’unico Salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Questo annuncio resta valido oggi come lo fu all’inizio del cristianesimo, quando si operò la prima grande espansione missionaria del Vangelo.

Cari Fratelli nell’Episcopato! È nella potenza dello Spirito Santo che voi avete la sapienza e la forza di rendere le vostre Chiese testimoni di salvezza e di pace. Egli vi guiderà sui sentieri del vostro ministero episcopale, che affido alla materna intercessione di Maria Santissima, Regina degli Apostoli. Da parte mia, vi accompagno con la preghiera e con un’affettuosa Benedizione Apostolica, che imparto ad ognuno di voi e a tutti i fedeli delle vostre Comunità.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1540&sett...
+PetaloNero+
00domenica 12 settembre 2010 15:04
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Nel Vangelo dell’odierna domenica – il capitolo 15° di san Luca – Gesù narra le tre "parabole della misericordia". Quando Egli "parla del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole, ma costituiscono la spiegazione del suo stesso essere ed operare" (Enc. Deus caritas est, 12). Infatti, il pastore che ritrova la pecora perduta è il Signore stesso che prende su di sé, con la Croce, l’umanità peccatrice per redimerla. Il figlio prodigo, poi, nella terza parabola, è un giovane che, ottenuta dal padre l’eredità, "partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto" (Lc 15,13). Ridotto in miseria, fu costretto a lavorare come uno schiavo, accettando persino di sfamarsi con cibo destinato agli animali. "Allora – dice il Vangelo – ritornò in sé" (Lc 15,17). "Le parole che si prepara per il ritorno ci permettono di conoscere la portata del pellegrinaggio interiore che egli ora compie … ritorna «a casa», a se stesso e al padre" (Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, Milano 2007, pp. 242-243). "Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio" (Lc 15,18-19). Sant’Agostino scrive: "È il Verbo stesso che ti grida di tornare; il luogo della quiete imperturbabile è dove l’amore non conosce abbandoni" (Conf., IV, 11.16). "Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò (Lc 15,20) e, pieno di gioia, fece preparare una festa.

Cari amici, come non aprire il nostro cuore alla certezza che, pur essendo peccatori, siamo amati da Dio? Egli non si stanca mai di venirci incontro, percorre sempre per primo la strada che ci separa da Lui. Il libro dell’Esodo ci mostra come Mosè, con fiduciosa e audace supplica, riuscì, per così dire, a spostare Dio dal trono del giudizio al trono della misericordia (cfr 32,7-11.13-14). Il pentimento è la misura della fede e grazie ad esso si ritorna alla Verità. Scrive l’apostolo Paolo: "Mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede" (1 Tm 1,13). Ritornando alla parabola del figlio che ritorna "a casa", notiamo che quando compare il figlio maggiore indignato per l’accoglienza festosa riservata al fratello, è sempre il padre che gli va incontro ed esce a supplicarlo: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo" (Lc 15,31). Solo la fede può trasformare l’egoismo in gioia e riannodare giusti rapporti con il prossimo e con Dio. "Bisognava far festa e rallegrarsi – dice il padre – perché questo tuo fratello … era perduto ed è stato ritrovato" (Lc 15,32).

Cari fratelli, giovedì prossimo mi recherò nel Regno Unito, dove proclamerò beato il Cardinale John Henry Newman. Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera in questo viaggio apostolico. Alla Vergine Maria, il cui Nome santissimo è oggi celebrato nella Chiesa, affidiamo il nostro cammino di conversione a Dio.



DOPO L’ANGELUS

Oggi, a Granada, in Spagna, viene proclamato beato il Frate Cappuccino Leopoldo de Alpandeire, al secolo Francisco Sánchez Márquez. Mi rallegro con la Famiglia francescana, che vede associato questo fratello alla lunga schiera dei suoi Santi e Beati.

Chers pèlerins francophones, dans quelques jours je vais partir au Royaume Uni pour une Visite Apostolique. Je la confie à votre prière. Je me réjouis de me rendre dans ce grand Pays. J’y présiderai les cérémonies de béatification du Cardinal John Henry Newman. Sa personnalité et son enseignement peuvent être pour notre époque et pour l’œcuménisme une source d’inspiration où tous nous pourrons puiser. En vous remerciant pour votre prière, je vous confie, chers pèlerins et touristes, à l’intercession maternelle de la Vierge Marie. Bon pèlerinage et bon séjour à tous !

I welcome all the English-speaking pilgrims, especially the Bishops taking part in the ecumenical meeting sponsored by the Focolare Movement. I also greet the young people of the Don Bosco Oratory from Victoria, Gozo, Malta, and the Friends of the John Paul II Foundation from Saudi Arabia. I thank the members of the parish choir from Slovenia for their praise of God in song. In today’s Gospel Jesus speaks of the rejoicing in heaven which accompanies the return of sinners to the house of the Father. May his words encourage us to trust always in God’s merciful love and forgiveness. Upon all of you I invoke the Lord’s abundant blessings!

Einen herzlichen Gruß richte ich an die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Wenn einem Menschen der tragische Ernst der Sünde bewußt wird, fällt es ihm oft schwer, an die Barmherzigkeit Gottes zu glauben. Darum veranschaulicht Jesus im Gleichnis vom verlorenen Sohn, daß der himmlische Vater immer mit offenen Armen auf uns wartet und ihm jeder Sünder, der umkehrt, große Freude bereitet. Diese trostreiche Verheißung stärke uns alle. Euch und euren Familien wünsche ich einen gesegneten Sonntag!

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, en particular al coro infantil de la Parroquia Nuestra Señora del Milagro de Valdestillas, Valladolid. Hoy deseo unirme especialmente a la alegría de los fieles de la Archidiócesis de Granada, y de otras partes de España, que, esta misma mañana, están celebrando con gozo la inscripción del nombre de Fray Leopoldo de Alpandeire entre el número de los Beatos. La vida de este sencillo y austero Religioso Capuchino es un canto a la humildad y a la confianza en Dios y un modelo luminoso de devoción a la Santísima Virgen María. Invito a todos, siguiendo el ejemplo del nuevo Beato, a servir al Señor con sincero corazón, para que podamos experimentar el inmenso amor que Él nos tiene y que hace posible amar a todos los hombres sin excepción. Muchas gracias y feliz domingo.

Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne študentov a kaplánov Univerzitného pastoračného centra z Košíc. Bratia a sestry, milí mladí, v týchto dňoch sa začína nový akademický rok. Vyprosujme si od Ducha Svätého jeho vzácne dary, predovšetkým pravú múdrosť. S týmto želaním vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente gli studenti ed i cappellani del Centro pastorale universitario di Košice. Fratelli e sorelle, cari giovani, in questi giorni inizia il nuovo anno accademico. Imploriamo dallo Spirito Santo i suoi preziosi doni, specialmente la vera sapienza. Con questo augurio vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Liturgia dzisiejszej niedzieli przypomina, że nawrócenie człowieka zawsze spotyka się z miłosierdziem Boga. Jak ojciec wypatrywał marnotrawnego syna, tak Bóg czeka z otwartymi ramionami na grzesznika, który szczerze pragnie się nawrócić i żyć w świetle Jego miłości. Niech zatem ufność napełnia serca, w których rodzi się decyzja: „Wstanę i pójdę do mojego Ojca". Niech Bóg wam błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. La liturgia della domenica odierna ricorda che la conversione dell’uomo sempre si incontra con la misericordia di Dio. Come il padre aspettava con ansia il figlio prodigo, così Dio attende a braccia aperte un peccatore che sinceramente vuole convertirsi e vivere nella luce del suo amore. La fiducia colmi quindi i cuori, nei quali nasce la decisione: "Mi leverò e andrò da mio Padre" (Lc 15, 18). Dio vi benedica!]

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli di Aprilia, il Rotary Club Castelli Romani, i membri della Polizia Municipale di Brescia che hanno effettuato il pellegrinaggio in bicicletta, e i Motociclisti Romagnoli. A tutti auguro una buona domenica.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1541&sett...
+PetaloNero+
00lunedì 13 settembre 2010 00:38
Il Papa ai Vescovi partecipanti a un incontro del dicastero per l'Evangelizzazione dei Popoli


CASTEL GANDOLFO, domenica, 12 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato da Benedetto XVI questo sabato mattina nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo ricevendo in udienza i Vescovi di recente nomina partecipanti al Seminario di aggiornamento promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

* * *

Cari Fratelli nell’Episcopato,

Sono lieto di accogliervi e vi saluto con grande affetto, in occasione del corso di aggiornamento che la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha promosso per voi, Vescovi di recente nomina. Queste giornate di riflessione a Roma, per approfondire i compiti del vostro ministero e per rinnovare la professione della vostra fede sulla tomba di san Pietro, sono anche una singolare esperienza della collegialità, fondata sull’ordinazione episcopale e sulla comunione gerarchica. Questa esperienza di fraternità, di preghiera e di studio presso la Sede Apostolica accresca in ciascuno di voi la comunione con il Successore di Pietro e con i vostri Confratelli, con i quali condividete la sollecitudine per tutta la Chiesa. Ringrazio il Cardinale Ivan Dias per le sue cordiali parole, come pure Mons. Segretario e Mons. Segretario Aggiunto che, unitamente ai collaboratori del Dicastero, hanno organizzato questo simposio.

Su di voi, cari Fratelli, chiamati da poco al ministero episcopale, la Chiesa pone non poche speranze, e vi segue con la preghiera e con l’affetto. Anch’io voglio assicurarvi la mia spirituale vicinanza nel vostro quotidiano servizio al Vangelo. Conosco le sfide che dovete affrontare, specialmente nelle comunità cristiane che vivono la propria fede in contesti non facili, dove, oltre a varie forme di povertà, si verificano talvolta forme di persecuzione a causa della propria fede cristiana. A voi spetta il compito di alimentare la loro speranza, di condividere le loro difficoltà, ispirandovi alla carità di Cristo che consiste nell’attenzione, tenerezza, compassione, accoglienza, disponibilità e interesse ai problemi della gente, per la quale si è disposti a spendere la vita (cfr Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2008, n. 2).

In ogni vostro compito siete sostenuti dallo Spirito Santo, che nell’Ordinazione vi ha configurati a Cristo, sommo ed eterno Sacerdote. Infatti, il ministero episcopale lo si comprende solo a partire da Cristo, la sorgente dell'unico e supremo Sacerdozio, del quale il Vescovo è reso partecipe. Egli, pertanto, "si impegnerà ad assumere uno stile di vita che imiti la kénosis di Cristo servo, povero e umile, in modo che l'esercizio del ministero pastorale sia in lui un riflesso coerente di Gesù, Servo di Dio, e lo induca ad essere come Lui vicino a tutti, dal più grande al più piccolo" (Giovanni Paolo II, Esort. ap. Pastores gregis, 11). Ma, per imitare il Cristo, occorre dedicare un adeguato tempo a "stare con lui" e contemplarlo nell’intimità orante del colloquio cuore a cuore. Stare frequentemente alla presenza di Dio, essere uomo di preghiera e di adorazione: a questo anzitutto è chiamato il Pastore. Attraverso la preghiera egli, come dice la Lettera agli Ebrei, (cfr 9,11-14), diventa vittima ed altare, per la salvezza del mondo. La vita del Vescovo dev’essere un'oblazione continua a Dio per la salvezza della sua Chiesa, e specialmente per la salvezza delle anime che gli sono state affidate.

Questa oblatività pastorale costituisce anche la vera dignità del Vescovo: essa gli deriva dal farsi servo di tutti, fino a dare la propria vita. L'episcopato, infatti, - come il presbiterato - non va mai frainteso secondo categorie mondane. Esso è servizio d’amore. Il Vescovo è chiamato a servire la Chiesa con lo stile del Dio fatto uomo, diventando sempre più pienamente servo del Signore e servo dell’umanità. Egli è soprattutto servitore e ministro della Parola di Dio, la quale è anche la sua vera forza. Il dovere primario dell’annuncio, accompagnato dalla celebrazione dei sacramenti, specialmente dell’Eucaristia, scaturisce dalla missione ricevuta, come sottolinea l’Esortazione apostolica Pastores gregis: "Se il dovere di annunciare il Vangelo è proprio di tutta la Chiesa e di ogni suo figlio, lo è a titolo speciale dei Vescovi i quali, nel giorno della sacra Ordinazione che li immette nella successione apostolica, assumono come impegno precipuo quello di predicare il Vangelo e di predicarlo invitando gli uomini alla fede nella fortezza dello Spirito e rafforzandoli nella vivezza della fede" (n. 26). Di questa Parola di salvezza, il Vescovo deve nutrirsi abbondantemente, ponendosi in continuo ascolto di essa, come dice sant’Agostino: "Anche se siamo pastori, il pastore ascolta con tremore non soltanto quanto viene rivolto ai pastori, ma ciò che viene indirizzato al gregge" (Discorso 47, 2). Allo stesso tempo, l’accoglienza e il frutto della proclamazione della Buona Novella sono strettamente legati alla qualità della fede e della preghiera. Quanti sono chiamati al ministero della predicazione devono credere nella forza di Dio che scaturisce dai Sacramenti e che li accompagna nel compito di santificare, governare e annunciare; devono credere e vivere quanto annunciano e celebrano. A tale proposito, risultano attuali le parole del Servo di Dio Paolo VI: "La testimonianza della vita è divenuta più che mai una condizione essenziale per l’efficacia profonda della predicazione" (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 76).

So che le Comunità a voi affidate si trovano, per così dire, alle "frontiere" religiose, antropologiche e sociali, e, in molti casi, sono presenza minoritaria. In questi contesti la missione di un Vescovo è particolarmente impegnativa. Ma è proprio in tali circostanze che, attraverso il vostro ministero, il Vangelo può mostrare tutta la sua potenza salvifica. Non dovete cedere al pessimismo e allo scoraggiamento, perché è lo Spirito Santo che guida la Chiesa e le dà, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione, per raggiungere ambiti finora inesplorati. La verità cristiana è attraente e persuasiva proprio perché risponde al bisogno profondo dell’esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l’unico Salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Questo annuncio resta valido oggi come lo fu all’inizio del cristianesimo, quando si operò la prima grande espansione missionaria del Vangelo.

Cari Fratelli nell’Episcopato! È nella potenza dello Spirito Santo che voi avete la sapienza e la forza di rendere le vostre Chiese testimoni di salvezza e di pace. Egli vi guiderà sui sentieri del vostro ministero episcopale, che affido alla materna intercessione di Maria Santissima, Regina degli Apostoli. Da parte mia, vi accompagno con la preghiera e con un’affettuosa Benedizione Apostolica, che imparto ad ognuno di voi e a tutti i fedeli delle vostre Comunità.

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