Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

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+PetaloNero+
00mercoledì 16 giugno 2010 15:58
RINUNCE E NOMINE



EREZIONE DELLA DIOCESI DI SALGUEIRO (BRASILE) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

Il Santo Padre Benedetto XVI ha eretto la diocesi di Salgueiro (Brasile), con territorio dismembrato dalle diocesi di Petrolina e Floresta, rendendola suffraganea della Chiesa Metropolitana di Olinda e Recife.

Il Papa ha nominato primo Vescovo della diocesi di Salgueiro (Brasile) il Rev.do P. Magnus Henrique Lopes, O.F.M. Cap., finora Vicario conventuale ed Economo del Convento "Santo Antônio" a Natal.

Rev.do P. Magnus Henrique Lopes, O.F.M. Cap.

Il Rev.do P. Magnus Henrique Lopes, O.F.M. Cap., è nato il 31 luglio 1965 a Açu, nella diocesi di Mossoro, nello Stato di Rio Grande do Norte.

Entrato nell’Ordine dei Francescani Cappuccini, ha emesso i voti religiosi il 6 gennaio 1989. Ha compiuto gli studi di Filosofia presso la Faculdade de Filosofia do Recife e quelli di Teologia presso l’Instituto Franciscano de Teologia de Olinda. Ha ottenuto la Licenza in Psicologia presso il Centro de Estudos Superiores de Maceió e la Licenza in Teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana a Roma.

Il 21 dicembre 1996 è stato ordinato sacerdote nella sua città natale. Come sacerdote ha svolto i seguenti incarichi: Promotore vocazionale nella Provincia Cappuccina Nossa Senhora da Penha do Nordeste do Brasil (1991-1995), Maestro dei Postulanti a Maceió (1997-1999); Economo in diverse fraternità provinciali cappuccine (1989-1998); Vicario parrocchiale in diverse Parrocchie e Vicario conventuale della Fraternità cappuccina di Maceió (1996-2001), Definitore Provinciale (1996-2001); Ministro Provinciale (2001-2007); Vice-Presidente della Conferenza dei Cappuccini del Brasile (2001-2007).

Attualmente è Vicario Conventuale ed Economo del Convento Santo Antônio a Natal, nello Stato di Rio Grande do Norte.

Dati statistici della nuova diocesi di Salgueiro e delle diocesi-madri dopo la dismembrazione



Salgueiro



(nuova diocesi)


Petrolina



(diocesi -madre,

dopo la dismembrazione)


Floresta



(diocesi -madre

dopo la dismembrazione

)

Superficie

17.931 km2

15.622 km2

15.806 km2


Popolazione

439.418 abitanti

421.836 abitanti

247.425 abitanti


Cattolici

351.534

337.468

246.658


Parrocchie

17

16

11


Sacerdoti

14

22

22


Seminaristi

28

20

11


Religiosi professi

6

3

-


Suore

16

49

23



Elenco dei municipi che formano il territorio della nuova diocesi di Salgueiro, nello Stato di Pernanbuco (Brasile): SALGUEIRO, Araripina, Bodocó, Cabrobó, Cedro, Exu, Ipubi,Moreilândia, Ouricuri, Parnamirim, Serrita, Terra Nova, Trindade, Verdejante.



NOMINA DEL COADIUTORE DI CAXIAS DO SUL (BRASILE)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Coadiutore di Caxias do Sul (Brasile) S.E. Mons. Alessandro Carmelo Ruffinoni, C.S., finora Vescovo titolare di Fornos maggiore ed Ausiliare di Porto Alegre.

S.E. Mons. Alessandro Carmelo Ruffinoni, C.S.

S.E. Mons. Alessandro Carmelo Ruffinoni, C.S., è nato il 26 agosto 1943 a Piazza Brembana, nella diocesi di Bergamo (Italia). Entrato nella Congregazione dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani), ha emesso la professione religiosa il 2 ottobre 1961.

Ha compiuto tutti i suoi studi, dalle scuole medie fino al triennio di Teologia, nei Seminari della sua Congregazione, nelle città di Rizzato (Brescia), Cermenate (Como) e Bassano del Grappa (Vicenza). Ha partecipato, poi, al corso di aggiornamento missionario promosso dalla Pontificia Università Urbaniana (1975 e 1995).

Dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta l’8 marzo 1970, è stato inviato come Missionario in Brasile. Vi è stato Direttore spirituale (1971-1977) e Rettore nel Seminario minore a Casca (1978); Animatore vocazionale del Seminario minore a Guaporé (1979-1980/1984-1987) e Rettore del medesimo Seminario (1981); Parroco della Parrocchia della Madonna di Pompei a Porto Alegre (1982-1984). Trasferito come missionario in Paraguay: è stato Rettore del Seminario minore a Ciudad del Este (1988-1993); Vicario nella Parrocchia della Virgen del Rosario a Ciudad del Este (1993-1995); e Direttore del Centro Misionero a Ciudad del Este (1997-1998). Dal 1998 al 2006 è stato Superiore provinciale della Provincia Scalabriniana São Pedro, con sede a Porto Alegre.

Il 18 gennaio 2006 è stato nominato Vescovo Titolare di Fornos Maggiore ed Ausiliare di Porto Alegre. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 17 marzo successivo.

Attualmente , nell’arcidiocesi di Porto Alegre, è Responsabile per il Vicariato Gravataí. Nell’ambito della Conferenza Episcopale Regionale Sul 3 è il Vescovo Responsabile per le Pastorali Sociali, mentre nell’ambito della Conferenza Nazionale dei Vescovi Brasiliani è il Responsabile per la Pastorale degli Emigrati brasiliani all’estero.
+PetaloNero+
00mercoledì 16 giugno 2010 15:59
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato ancora sulla figura di San Tommaso d’Aquino.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei continuare la presentazione di san Tommaso d’Aquino, un teologo di tale valore che lo studio del suo pensiero è stato esplicitamente raccomandato dal Concilio Vaticano II in due documenti, il decreto Optatam totius, sulla formazione al sacerdozio, e la dichiarazione Gravissimum educationis, che tratta dell’educazione cristiana. Del resto, già nel 1880 il Papa Leone XIII, suo grande estimatore e promotore di studi tomistici, volle dichiarare san Tommaso Patrono delle Scuole e delle Università Cattoliche.

Il motivo principale di questo apprezzamento risiede non solo nel contenuto del suo insegnamento, ma anche nel metodo da lui adottato, soprattutto la sua nuova sintesi e distinzione tra filosofia e teologia. I Padri della Chiesa si trovavano confrontati con diverse filosofie di tipo platonico, nelle quali si presentava una visione completa del mondo e della vita, includendo la questione di Dio e della religione. Nel confronto con queste filosofie, loro stessi avevano elaborato una visione completa della realtà, partendo dalla fede e usando elementi del platonismo, per rispondere alle questioni essenziali degli uomini. Questa visione, basata sulla rivelazione biblica ed elaborata con un platonismo corretto alla luce della fede, essi la chiamavano la "filosofia nostra". La parola "filosofia" non era quindi espressione di un sistema puramente razionale e, come tale, distinto dalla fede, ma indicava una visione complessiva della realtà, costruita nella luce della fede, ma fatta propria e pensata dalla ragione; una visione che, certo, andava oltre le capacità proprie della ragione, ma che, come tale, era anche soddisfacente per essa. Per san Tommaso l'incontro con la filosofia pre-cristiana di Aristotele (morto circa nel 322 a.C.) apriva una prospettiva nuova. La filosofia aristotelica era, ovviamente, una filosofia elaborata senza conoscenza dell’Antico e del Nuovo Testamento, una spiegazione del mondo senza rivelazione, per la sola ragione. E questa razionalità conseguente era convincente. Così la vecchia forma della "filosofia nostra" dei Padri non funzionava più. La relazione tra filosofia e teologia, tra fede e ragione, era da ripensare. Esisteva una "filosofia" completa e convincente in se stessa, una razionalità precedente la fede, e poi la "teologia", un pensare con la fede e nella fede. La questione pressante era questa: il mondo della razionalità, la filosofia pensata senza Cristo, e il mondo della fede sono compatibili? Oppure si escludono? Non mancavano elementi che affermavano l'incompatibilità tra i due mondi, ma san Tommaso era fermamente convinto della loro compatibilità - anzi che la filosofia elaborata senza conoscenza di Cristo quasi aspettava la luce di Gesù per essere completa. Questa è stata la grande "sorpresa" di san Tommaso, che ha determinato il suo cammino di pensatore. Mostrare questa indipendenza di filosofia e teologia e, nello stesso tempo, la loro reciproca relazionalità è stata la missione storica del grande maestro. E così si capisce che, nel XIX secolo, quando si dichiarava fortemente l'incompatibilità tra ragione moderna e fede, Papa Leone XIII indicò san Tommaso come guida nel dialogo tra l'una e l'altra. Nel suo lavoro teologico, san Tommaso suppone e concretizza questa relazionalità. La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana acquisisce. La fiducia che san Tommaso accorda a questi due strumenti della conoscenza – la fede e la ragione – può essere ricondotta alla convinzione che entrambe provengono dall’unica sorgente di ogni verità, il Logos divino, che opera sia nell’ambito della creazione, sia in quello della redenzione.

Insieme con l'accordo tra ragione e fede, si deve riconoscere, d'altra parte, che esse si avvalgono di procedimenti conoscitivi differenti. La ragione accoglie una verità in forza della sua evidenza intrinseca, mediata o immediata; la fede, invece, accetta una verità in base all’autorità della Parola di Dio che si rivela. Scrive san Tommaso al principio della sua Summa Theologiae: "Duplice è l’ordine delle scienze; alcune procedono da principi conosciuti mediante il lume naturale della ragione, come la matematica, la geometria e simili; altre procedono da principi conosciuti mediante una scienza superiore: come la prospettiva procede da principi conosciuti mediante la geometria e la musica da principi conosciuti mediante la matematica. E in questo modo la sacra dottrina (cioè la teologia) è scienza perché procede dai principi conosciuti attraverso il lume di una scienza superiore, cioè la scienza di Dio e dei santi" (I, q. 1, a. 2).

Questa distinzione assicura l’autonomia tanto delle scienze umane, quanto delle scienze teologiche. Essa però non equivale a separazione, ma implica piuttosto una reciproca e vantaggiosa collaborazione. La fede, infatti, protegge la ragione da ogni tentazione di sfiducia nelle proprie capacità, la stimola ad aprirsi a orizzonti sempre più vasti, tiene viva in essa la ricerca dei fondamenti e, quando la ragione stessa si applica alla sfera soprannaturale del rapporto tra Dio e uomo, arricchisce il suo lavoro. Secondo san Tommaso, per esempio, la ragione umana può senz’altro giungere all’affermazione dell’esistenza di un unico Dio, ma solo la fede, che accoglie la Rivelazione divina, è in grado di attingere al mistero dell’Amore di Dio Uno e Trino.

D’altra parte, non è soltanto la fede che aiuta la ragione. Anche la ragione, con i suoi mezzi, può fare qualcosa di importante per la fede, rendendole un triplice servizio che san Tommaso riassume nel proemio del suo commento al De Trinitate di Boezio: "Dimostrare i fondamenti della fede; spiegare mediante similitudini le verità della fede; respingere le obiezioni che si sollevano contro la fede" (q. 2, a. 2). Tutta la storia della teologia è, in fondo, l’esercizio di questo impegno dell’intelligenza, che mostra l’intelligibilità della fede, la sua articolazione e armonia interna, la sua ragionevolezza e la sua capacità di promuovere il bene dell’uomo. La correttezza dei ragionamenti teologici e il loro reale significato conoscitivo si basano sul valore del linguaggio teologico, che è, secondo san Tommaso, principalmente un linguaggio analogico. La distanza tra Dio, il Creatore, e l'essere delle sue creature è infinita; la dissimilitudine è sempre più grande che la similitudine (cfr DS 806). Ciononostante, in tutta la differenza tra Creatore e creatura, esiste un'analogia tra l'essere creato e l'essere del Creatore, che ci permette di parlare con parole umane su Dio.

San Tommaso ha fondato la dottrina dell’analogia, oltre che su argomentazioni squisitamente filosofiche, anche sul fatto che con la Rivelazione Dio stesso ci ha parlato e ci ha, dunque, autorizzato a parlare di Lui. Ritengo importante richiamare questa dottrina. Essa, infatti, ci aiuta a superare alcune obiezioni dell’ateismo contemporaneo, il quale nega che il linguaggio religioso sia fornito di un significato oggettivo, e sostiene invece che abbia solo un valore soggettivo o semplicemente emotivo. Questa obiezione risulta dal fatto che il pensiero positivistico è convinto che l'uomo non conosce l'essere, ma solo le funzioni sperimentabili della realtà. Con san Tommaso e con la grande tradizione filosofica noi siamo convinti, che, in realtà, l'uomo non conosce solo le funzioni, oggetto delle scienze naturali, ma conosce qualcosa dell'essere stesso - per esempio conosce la persona, il Tu dell'altro, e non solo l'aspetto fisico e biologico del suo essere.

Alla luce di questo insegnamento di san Tommaso, la teologia afferma che, per quanto limitato, il linguaggio religioso è dotato di senso - perché tocchiamo l’essere -, come una freccia che si dirige verso la realtà che significa. Questo accordo fondamentale tra ragione umana e fede cristiana è ravvisato in un altro principio basilare del pensiero dell’Aquinate: la Grazia divina non annulla, ma suppone e perfeziona la natura umana. Quest’ultima, infatti, anche dopo il peccato, non è completamente corrotta, ma ferita e indebolita. La Grazia, elargita da Dio e comunicata attraverso il Mistero del Verbo incarnato, è un dono assolutamente gratuito con cui la natura viene guarita, potenziata e aiutata a perseguire il desiderio innato nel cuore di ogni uomo e di ogni donna: la felicità. Tutte le facoltà dell’essere umano vengono purificate, trasformate ed elevate dalla Grazia divina.

Un’importante applicazione di questa relazione tra la natura e la Grazia si ravvisa nella teologia morale di san Tommaso d’Aquino, che risulta di grande attualità. Al centro del suo insegnamento in questo campo, egli pone la legge nuova, che è la legge dello Spirito Santo. Con uno sguardo profondamente evangelico, insiste sul fatto che questa legge è la Grazia dello Spirito Santo data a tutti coloro che credono in Cristo. A tale Grazia si unisce l’insegnamento scritto e orale delle verità dottrinali e morali, trasmesso dalla Chiesa. San Tommaso, sottolineando il ruolo fondamentale, nella vita morale, dell’azione dello Spirito Santo, della Grazia, da cui scaturiscono le virtù teologali e morali, fa comprendere che ogni cristiano può raggiungere le alte prospettive del "Sermone della Montagna" se vive un rapporto autentico di fede in Cristo, se si apre all’azione del suo Santo Spirito. Però – aggiunge l’Aquinate – "anche se la grazia è più efficace della natura, tuttavia la natura è più essenziale per l’uomo" (Summa Theologiae, Ia, q. 29, a. 3), per cui, nella prospettiva morale cristiana, c’è un posto per la ragione, la quale è capace di discernere la legge morale naturale. La ragione può riconoscerla considerando ciò che è bene fare e ciò che è bene evitare per il conseguimento di quella felicità che sta a cuore a ciascuno, e che impone anche una responsabilità verso gli altri, e, dunque, la ricerca del bene comune. In altre parole, le virtù dell’uomo, teologali e morali, sono radicate nella natura umana. La Grazia divina accompagna, sostiene e spinge l’impegno etico ma, di per sé, secondo san Tommaso, tutti gli uomini, credenti e non credenti, sono chiamati a riconoscere le esigenze della natura umana espresse nella legge naturale e ad ispirarsi ad essa nella formulazione delle leggi positive, quelle cioè emanate dalle autorità civili e politiche per regolare la convivenza umana.

Quando la legge naturale e la responsabilità che essa implica sono negate, si apre drammaticamente la via al relativismo etico sul piano individuale e al totalitarismo dello Stato sul piano politico. La difesa dei diritti universali dell’uomo e l’affermazione del valore assoluto della dignità della persona postulano un fondamento. Non è proprio la legge naturale questo fondamento, con i valori non negoziabili che essa indica? Il Venerabile Giovanni Paolo II scriveva nella sua Enciclica Evangelium vitae parole che rimangono di grande attualità: "Urge dunque, per l'avvenire della società e lo sviluppo di una sana democrazia, riscoprire l'esistenza di valori umani e morali essenziali e nativi, che scaturiscono dalla verità stessa dell'essere umano, ed esprimono e tutelano la dignità della persona: valori, pertanto, che nessun individuo, nessuna maggioranza e nessuno Stato potranno mai creare, modificare o distruggere, ma dovranno solo riconoscere, rispettare e promuovere" (n. 71).

In conclusione, Tommaso ci propone un concetto della ragione umana largo e fiducioso: largo perché non è limitato agli spazi della cosiddetta ragione empirico-scientifica, ma aperto a tutto l’essere e quindi anche alle questioni fondamentali e irrinunciabili del vivere umano; e fiducioso perché la ragione umana, soprattutto se accoglie le ispirazioni della fede cristiana, è promotrice di una civiltà che riconosce la dignità della persona, l'intangibilità dei suoi diritti e la cogenza dei suoi doveri. Non sorprende che la dottrina circa la dignità della persona, fondamentale per il riconoscimento dell’inviolabilità dei diritti dell’uomo, sia maturata in ambienti di pensiero che hanno raccolto l’eredità di san Tommaso d’Aquino, il quale aveva un concetto altissimo della creatura umana. La definì, con il suo linguaggio rigorosamente filosofico, come "ciò che di più perfetto si trova in tutta la natura, cioè un soggetto sussistente in una natura razionale" (Summa Theologiae, Ia, q. 29, a. 3).

La profondità del pensiero di san Tommaso d’Aquino sgorga – non dimentichiamolo mai – dalla sua fede viva e dalla sua pietà fervorosa, che esprimeva in preghiere ispirate, come questa in cui chiede a Dio: "Concedimi, ti prego, una volontà che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia, una perseveranza che ti attenda con fiducia e una fiducia che alla fine giunga a possederti".



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Pour l’éminent théologien Thomas d’Aquin, la vérité est accessible à la raison humaine. Comme la foi, la raison dérive de l’unique source de toute vérité : le Logos divin. Mais la raison accueille une vérité en vertu de son évidence intrinsèque, alors que la foi accepte une vérité sur la base de l’autorité de la Parole de Dieu. La raison peut rendre un triple service à la foi : démontrer ses fondements, expliquer ses vérités, et repousser les objections contre elle. Thomas affirme que le langage religieux a un sens comme une flèche qui se dirige vers la réalité signifiée. D’autre part, la grâce divine n’annule pas mais suppose et perfectionne la nature humaine, montrant ainsi l’harmonie entre raison et foi. Basée sur la loi de l’Esprit Saint, la théologie morale de Thomas est d’actualité ! Tous les hommes sont appelés à reconnaître les exigences de la nature humaine inscrites dans la loi naturelle, et à s’en inspirer pour formuler des lois positives qui régissent la vie en société. La profondeur la pensée de Thomas provient de sa foi vivante. Puissions-nous prier comme lui : « Donne-moi, Seigneur mon Dieu, une volonté qui te cherche, une sagesse qui te trouve, une vie qui te plaise, une persévérance qui t’attende avec confiance, et une confiance qui finalement parvient à te posséder ».

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins de langue française, venus particulièrement de France et de Belgique. Que votre pèlerinage à Rome soit pour vous l’occasion de découvrir toujours plus profondément le visage du Seigneur. Que Dieu vous bénisse !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Continuing our catechesis on the Christian culture of the Middle Ages, we turn to the teaching of Saint Thomas Aquinas, which the Church has consistently upheld as a model of sound theological method. Thomas’ insistence on the harmony of faith and reason respected the autonomy and complementarity of these two ways of knowing the truth which has its ultimate origin in God’s Word. Faith sheds fuller light on the truths which reason is naturally capable of knowing, while drawing from Revelation a supernatural knowledge of the divine mysteries and the Triune God himself. Reason for its part serves to demonstrate faith’s credibility, to defend its teaching, and to show its inner consistency and intelligibility. The complementary relationship between faith and reason reflects the truth that God’s grace builds on, elevates and perfects human nature, which is thus enabled to pursue the felicity which is its deepest desire. Thomas’s conviction that we are naturally able to acknowledge the principles of the natural moral law remains timely, since that law, grounded in the truth of man’s nature, is the basis of respect for human dignity and universal human rights. Saint Thomas is the patron of Catholic schools and universities; let us ask him to obtain for all of us the wisdom and understanding born of a deep and living Christian faith!

I am pleased to greet the English-speaking visitors present at today’s audience, especially the many parish and student groups. I offer a warm welcome to all who have come from Hong Kong, Pakistan, the United Kingdom and the United States of America. Upon all of you I invoke God’s blessings of joy and peace!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der Katechese am vergangenen Mittwoch habe ich bereits über das Leben des heiligen Thomas von Aquin gesprochen. Heute möchte ich einige Eckpunkte der Lehre des größten mittelalterlichen Theologen vorstellen. Thomas von Aquin sieht einen tiefen Einklang zwischen Glaube und Vernunft, die beide der einen Quelle der Wahrheit entstammen. Ihr Zusammenspiel kann fruchtbar werden, wenn die Vernunft nicht bloß auf die empirische Sphäre eingeschränkt und der objektive Wahrheitsgehalt der Glaubenssätze anerkannt wird. Da Gott selbst auf für Menschen verständliche Weise zu uns gesprochen hat, können auch wir auf analoge Weise wahre Aussagen über ihn machen. Religion beschränkt sich nicht auf den Bereich des Subjektiven und Emotionalen, wie manche behaupten. Ähnliches gilt für den Bereich der Morallehre, bei der für Thomas von Aquin das Neue Gesetz, die Gnade des Heiligen Geistes, im Mittelpunkt steht, aus der die göttlichen und die sittlichen Tugenden erwachsen, die die Menschen als Individuen und als Gemeinschaft zum wahren Glück führen. Doch dieser Weg ist bereits im Wesen des Menschen grundgelegt und die Vernunft kann die wesentlichen Inhalte des natürlichen Sittengesetzes erkennen. Wenn diese universalen Rechte und Pflichten geleugnet werden, führt dies zum moralischen Relativismus des Einzelnen und zu Totalitarismus auf staatlicher Ebene. Diesbezüglich ist Thomas von Aquin ein wichtiger Vordenker der Menschenrechte.

Ganz herzlich begrüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Bei aller Bewunderung für die denkerische Leistung von Thomas von Aquin dürfen wir nicht vergessen, daß er zuerst ein gläubiger und betender Ordensmann war. So bringt es eines seiner Gebete zum Ausdruck: „Schenk mir, o Gott, Verstand, der dich erkennt, Eifer, der dich sucht, Weisheit, die dich findet, einen Wandel, der dir gefällt, Beharrlichkeit, die gläubig dich erwartet, Vertrauen, das am Ende dich umfängt." Dazu erbitte ich euch und euren Familien Gottes reichen Segen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Hoy quisiera continuar con la presentación de santo Tomás de Aquino, un teólogo de tanta valía, que el estudio de sus escritos fue recomendado especialmente por el Concilio Vaticano II. Ya antes, el Papa León Trece, gran promotor del tomismo, lo declaró patrón de las escuelas y universidades católicas. Su doctrina destaca no sólo por el contenido, sino también por la metodología que emplea. Se trata del esfuerzo por discernir la inteligibilidad y coherencia de las verdades de la fe cristiana con el auxilio de la razón humana, iluminada siempre por la fe. La profundidad del pensamiento de Tomás de Aquino brota de su fe viva y de su piedad ferviente, que expresó en plegarias elocuentes, como aquella en la que pide a Dios: "Concédeme, te ruego, una voluntad que te busque, una sabiduría que te encuentre, una vida que te agrade, una perseverancia que te aguarde con confianza y una confianza que al final logre poseerte".

Saludo con afecto a los grupos de lengua española, en particular a los peregrinos de la Arquidiócesis de Bogotá, así como a los venidos de España, Nicaragua, Costa Rica, México y otros países latinoamericanos. Os invito a pedir a Dios por los que cultivan las ciencias sagradas para que, tras las huellas de Santo Tomás de Aquino, las estudien con constancia y las enseñen con fidelidad, imitando también el ejemplo de su vida santa. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

A confiança que São Tomás de Aquino deposita nos dois instrumentos do nossoconhecimento – a fé e a razão –, assenta na convicção de que ambas provêm da mesma e única fonte da verdade, o Verbo divino, que age tanto no âmbito da criação como no da redenção. Este acordo fundamental entre razão humana e fé cristã transparece ainda noutro princípio basilar do seu pensamento: a Graça divina não anula, mas supõe e aperfeiçoa a natureza humana. Esta, com o pecado, não ficou totalmente corrompida, mas apenas ferida e debilitada. Com a Graça, a natureza é curada, fortalecida e ajudada a alcançar a felicidade, que é o anseio natural de toda a pessoa humana. São Tomás propõe-nos um conceito amplo da razão humana, porque não se limita aos espaços da chamada razão empírico-científica, mas abre-se a todo o ser e às questões fundamentais e irrenunciáveis do viver humano.

Saúdo cordialmente todos os peregrinos lusófonos, em particular os brasileiros da paróquia São Vicente Mártir de Porto Alegre e os irmãos da Misericórdia de Maringá, como também os professores e alunos portugueses do Centro Cultural Sénior de Braga, para todos implorando uma vontade que procure a Deus, uma sabedoria que O encontre, uma vida que Lhe agrade, uma perseverança que por Ele espere e a confiança de chegar a possuí-Lo. São os meus votos e também a minha Bênção!



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Drodzy pielgrzymi polscy. Jutro przypada wspomnienie świętego Alberta Chmielowskiego. Pamiętając o jego poświęceniu na rzecz biednych, bezdomnych, nieuleczalnie chorych, jak on, otwórzmy serca na potrzeby naszych braci najbardziej potrzebujących pomocy. Uczmy się od niego, że „trzeba być dobrym jak chleb". Naśladujmy go w dążeniu do świętości. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Cari pellegrini polacchi. Domani si venera la memoria di San Alberto Chmielowski. Ricordando la sua dedizione ai poveri, ai senza tetto, ai malati incurabili, apriamo come lui i nostri cuori alle necessità dei nostri fratelli più bisognosi. Impariamo da lui "ad essere buoni come il pane". Imitiamolo nel tendere alla santità. Sia lodato Gesù Cristo.]


○ Saluto in lingua slovacca

Zo srdca pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z farnosti Veľký Lapáš a z Piaristickej školy Františka Hanáka z Prievidze. Bratia a sestry, v tomto období sú na Slovensku kňazské vysviacky. Ďakujme Pánovi za dar novokňazov a modlime sa za nich, aby boli služobníkmi podľa Srdca Ježišovho. S láskou žehnám vás i všetkých novokňazov. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti dalla parrocchia di Veľký Lapáš e dalla Scuola František Hanák dei Padri Scolopi di Prievidza. Fratelli e sorelle, in questo periodo si svolgono in Slovacchia le ordinazioni sacerdotali. Ringraziamo il Signore per questo dono di sacerdoti novelli, e preghiamo per loro perché siano ministri secondo il Cuore di Gesù. Con affetto benedico voi e tutti i sacerdoti novelli. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua croata

Od srca pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz župe Svetoga Mihovila iz Drinovaca u Bosni i Hercegovini. Nahranjeni otajstvima vjere na grobovima apostola, tražite ono što dolazi od Duha Božjega kako biste svoje vrijeme, bilo u radu ili odmoru, proživjeli Bogu na slavu. Hvaljen Isus i Marija!

[Di cuore saluto tutti i pellegrini Croati, particolarmente i fedeli provenienti dalla parrocchia di San Michele di Drinovci in Bosnia ed Erzegovina. Nutriti dai misteri della fede vicino alle tombe degli apostoli, cercate quello che viene dallo Spirito di Dio perché il vostro tempo, nella fatica e nel riposo, sia tutto orientato alla gloria di Dio. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti novelli della diocesi di Brescia assicurando la mia preghiera affinché il loro ministero sia fecondo di preziosi frutti. Saluto il gruppo dei Frati Minori Conventuali provenienti dall’Africa per partecipare al Corso di Formazione Permanente: auspico che l’esempio del Poverello di Assisi conduca ciascuno di loro a conformarsi sempre di più a Cristo Signore. Saluto anche gli Ufficiali ed i militari della Scuola delle Trasmissioni e Informatica dell’Esercito Italiano ed i militari del IX Stormo "Francesco Baracca" di Grazzanise: auguro a tutti loro un proficuo impegno alla luce dei valori umani e cristiani. Rivolgo il mio pensiero ai partecipanti al Torneo Internazionale di Calcio "Memorial Vincenzo Romano" ed auguro di diffondere ovunque il perenne messaggio della solidarietà e della fraterna convivenza.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Cari giovani attingete sempre da Cristo presente nell’Eucaristia l’alimento spirituale per avanzare nel cammino della santità; per voi, cari ammalati, Cristo sia il sostegno ed il conforto nella prova e nella sofferenza; e per voi, cari sposi novelli, il sacramento che vi ha radicati in Cristo sia la fonte che alimenta il vostro amore quotidiano.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1456&sett...
+PetaloNero+
00giovedì 17 giugno 2010 00:48
Il Papa al Convegno ecclesiale diocesano sull’Eucarestia domenicale


CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 16 giugno 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato da Benedetto XVI il 15 giugno nell'inaugurare nella Basilica di San Giovanni in Laterano il Convegno della Diocesi di Roma sul tema: “'Si aprirono loro gli occhi, lo riconobbero e lo annunziarono'. L’Eucarestia domenicale e la testimonianza della carità”.

* * *

Cari fratelli e sorelle!

Dice il Salmo: "Ecco, com’è bello e com’è dolce / che i fratelli vivano insieme!" (Sal 133,1). È proprio così: è per me motivo di profonda gioia ritrovarmi con voi e condividere il tanto bene che le parrocchie e le altre realtà ecclesiali di Roma hanno realizzato in questo anno pastorale. Saluto con fraterno affetto il Cardinale Vicario e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha indirizzato e per l’impegno che quotidianamente pone nel governo della Diocesi, nel sostegno ai sacerdoti e alle comunità parrocchiali. Saluto i Vescovi Ausiliari, l’intero Presbiterio e ciascuno di voi. Rivolgo un pensiero cordiale a quanti sono ammalati e in particolari difficoltà, assicurando loro la mia preghiera.

Come ha ricordato il Cardinale Vallini, ci stiamo impegnando, dallo scorso anno, nella verifica della pastorale ordinaria. Questa sera riflettiamo su due punti di primaria importanza: "Eucaristia domenicale e testimonianza della carità". Sono a conoscenza del grande lavoro che le parrocchie, le associazioni e i movimenti hanno realizzato, attraverso incontri di formazione e di confronto, per approfondire e vivere meglio queste due componenti fondamentali della vita e della missione della Chiesa e di ogni singolo credente. Ciò ha anche favorito quella corresponsabilità pastorale che, nella diversità dei ministeri e dei carismi, deve sempre più diffondersi se desideriamo realmente che il Vangelo raggiunga il cuore di ogni abitante di Roma. Tanto è stato fatto, e ne rendiamo grazie al Signore; ma ancora molto, sempre con il suo aiuto, rimane da fare.

La fede non può mai essere presupposta, perché ogni generazione ha bisogno di ricevere questo dono mediante l’annuncio del Vangelo e di conoscere la verità che Cristo ci ha rivelato. La Chiesa, pertanto, è sempre impegnata a proporre a tutti il deposito della fede; in esso è contenuta anche la dottrina sull’Eucaristia – mistero centrale in cui "è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua" (Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Presbyterorum ordinis, 5) –; dottrina che oggi, purtroppo, non è sufficientemente compresa nel suo valore profondo e nella sua rilevanza per l’esistenza dei credenti. Per questo è importante che una conoscenza più approfondita del mistero del Corpo e del Sangue del Signore sia avvertita come un’esigenza dalle diverse comunità della nostra diocesi di Roma. Al tempo stesso, nello spirito missionario che vogliamo alimentare, è necessario che si diffonda l’impegno di annunciare tale fede eucaristica, perché ogni uomo incontri Gesù Cristo che ci ha rivelato il Dio "vicino", amico dell’umanità, e di testimoniarla con una eloquente vita di carità.

In tutta la sua vita pubblica Gesù, mediante la predicazione del Vangelo e i segni miracolosi, ha annunciato la bontà e la misericordia del Padre verso l’uomo. Questa missione ha raggiunto il culmine sul Golgota, dove Cristo crocifisso ha rivelato il volto di Dio, perché l’uomo, contemplando la Croce, possa riconoscere la pienezza dell’amore (cfr BENEDETTO XVI, Enc. Deus caritas est, 12). Il Sacrificio del Calvario viene mistericamente anticipato nell’Ultima Cena, quando Gesù, condividendo con i Dodici il pane e il vino, li trasforma nel suo corpo e nel suo sangue, che poco dopo avrebbe offerto come Agnello immolato. L’Eucaristia è il memoriale della morte e risurrezione di Gesù Cristo, del suo amore fino alla fine per ciascuno di noi, memoriale che Egli ha voluto affidare alla Chiesa perché fosse celebrato nei secoli. Secondo il significato del verbo ebraico zakar, il "memoriale" non è semplice ricordo di qualcosa che è avvenuto nel passato, ma celebrazione che attualizza quell’evento, in modo da riprodurne la forza e l’efficacia salvifica. Così "si rende presente e attuale il sacrificio che Cristo ha offerto al Padre, una volta per tutte, sulla Croce in favore dell’umanità" (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, 280). Cari fratelli e sorelle, nel nostro tempo la parola sacrificio non è amata, anzi essa sembra appartenere ad altre epoche e a un altro modo di intendere la vita. Essa, però, ben compresa, è e rimane fondamentale, perché ci rivela di quale amore Dio, in Cristo, ci ama.

Nell’offerta che Gesù fa di se stesso troviamo tutta la novità del culto cristiano. Nell’antichità gli uomini offrivano in sacrificio alle divinità gli animali o le primizie della terra. Gesù, invece, offre se stesso, il suo corpo e l’intera sua esistenza: Egli stesso in persona diventa quel sacrificio che la liturgia offre nella Santa Messa. Infatti, con la consacrazione il pane e il vino diventano il suo vero corpo e sangue. Sant’Agostino invitava i suoi fedeli a non soffermarsi su ciò che appariva alla loro vista, ma ad andare oltre: "Riconoscete nel pane – diceva – quello stesso corpo che pendette sulla croce, e nel calice quello stesso sangue che sgorgò dal suo fianco" (Disc. 228 B, 2). Per spiegare questa trasformazione, la teologia ha coniato la parola "transustanziazione", parolache risuonò per la prima volta in questa Basilica durante il IV Concilio Lateranense, di cui fra cinque anni ricorrerà l’VIII centenario. In quell’occasione furono inserite nella professione di fede le seguenti espressioni: "il suo corpo e il suo sangue sono contenuti veramente nel sacramento dell’altare, sotto le specie del pane e del vino, poiché il pane è transustanziato nel corpo, e il sangue nel vino per divino potere" (DS, 802). È dunque fondamentale che negli itinerari di educazione alla fede dei bambini, degli adolescenti e dei giovani, come pure nei "centri di ascolto" della Parola di Dio, si sottolinei che nel sacramento dell’Eucaristia Cristo è veramente, realmente e sostanzialmente presente.

La Santa Messa, celebrata nel rispetto delle norme liturgiche e con un’adeguata valorizzazione della ricchezza dei segni e dei gesti, favorisce e promuove la crescita della fede eucaristica. Nella celebrazione eucaristica noi non inventiamo qualcosa, ma entriamo in una realtà che ci precede, anzi che abbraccia cielo e terra e quindi anche passato, futuro e presente. Questa apertura universale, questo incontro con tutti i figli e le figlie di Dio è la grandezza dell’Eucaristia: andiamo incontro alla realtà di Dio presente nel corpo e sangue del Risorto tra di noi. Quindi, le prescrizioni liturgiche dettate dalla Chiesa non sono cose esteriori, ma esprimono concretamente questa realtà della rivelazione del corpo e sangue di Cristo e così la preghiera rivela la fede secondo l’antico principio lex orandi - lex credendi. E per questo possiamo dire che "la migliore catechesi sull’Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata" (BENEDETTO XVI, Esort. ap. post-sinod. Sacramentum caritatis, 64). È necessario che nella liturgia emerga con chiarezza la dimensione trascendente, quella del Mistero, dell’incontro con il Divino, che illumina ed eleva anche quella "orizzontale", ossia il legame di comunione e di solidarietà che esiste fra quanti appartengono alla Chiesa. Infatti, quando prevale quest’ultima non si comprende pienamente la bellezza, la profondità e l’importanza del mistero celebrato. Cari fratelli nel sacerdozio, a voi il Vescovo ha affidato, nel giorno dell’Ordinazione sacerdotale, il compito di presiedere l’Eucaristia. Abbiate sempre a cuore l’esercizio di questa missione: celebrate i divini misteri con intensa partecipazione interiore, perché gli uomini e le donne della nostra Città possano essere santificati, messi in contatto con Dio, verità assoluta e amore eterno.

E teniamo anche presente che l’Eucaristia, legata alla croce alla risurrezione del Signore, ha dettato una nuova struttura al nostro tempo. Il Risorto si era manifestato il giorno dopo il sabato, il primo giorno della settimana, giorno del sole e della creazione. Dall’inizio i cristiani hanno celebrato il loro incontro con il Risorto, l’Eucaristia, in questo primo giorno, in questo nuovo giorno del vero sole della storia, il Cristo Risorto. E così il tempo inizia sempre di nuovo con l’incontro con il Risorto e questo incontro dà contenuto e forza alla vita di ogni giorno. Perciò è molto importante per noi cristiani, seguire questo ritmo nuovo del tempo, incontrarci col Risorto nella domenica e così "prendere" con noi questa sua presenza, che ci trasformi e trasformi il nostro tempo. Inoltre, invito tutti a riscoprire la fecondità dell’adorazione eucaristica: davanti al Santissimo Sacramento sperimentiamo in modo del tutto particolare quel "rimanere" di Gesù, che Egli stesso, nel Vangelo di Giovanni, pone come condizione necessaria per portare molto frutto (cfr Gv 15,5) ed evitare che la nostra azione apostolica si riduca a uno sterile attivismo, ma sia invece testimonianza dell’amore di Dio.

La comunione con Cristo è sempre anche comunione con il suo corpo che è la Chiesa, come ricorda l’apostolo Paolo dicendo: "Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane" (1Cor 10,16-17). È, infatti, l’Eucaristia che trasforma un semplice gruppo di persone in comunità ecclesiale: l’Eucaristia fa Chiesa. È dunque fondamentale che la celebrazione della Santa Messa sia effettivamente il culmine, la "struttura portante" della vita di ogni comunità parrocchiale. Esorto tutti a curare al meglio, anche attraverso appositi gruppi liturgici, la preparazione e la celebrazione dell’Eucaristia, perché quanti vi partecipano possano incontrare il Signore. È Cristo risorto, che si rende presente nel nostro oggi e ci raduna intorno a sé. Nutrendoci di Lui siamo liberati dai vincoli dell’individualismo e, per mezzo della comunione con Lui, diventiamo noi stessi, insieme, una cosa sola, il suo Corpo mistico. Vengono così superate le differenze dovute alla professione, al ceto, alla nazionalità, perché ci scopriamo membri di un’unica grande famiglia, quella dei figli di Dio, nella quale a ciascuno è donata una grazia particolare per l’utilità comune. Il mondo e gli uomini non hanno bisogno di un’ulteriore aggregazione sociale, ma hanno bisogno della Chiesa, che è in Cristo come un sacramento, "cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 1), chiamata a far risplendere su tutte le genti la luce del Signore risorto.

Gesù è venuto per rivelarci l’amore del Padre, perché "l’uomo senza amore non può vivere" (GIOVANNI PAOLO II, Enc. Redemptor hominis, 10). L’amore è, infatti, l’esperienza fondamentale di ogni essere umano, ciò che dà significato al vivere quotidiano. Nutriti dall’Eucaristia anche noi, sull’esempio di Cristo, viviamo per Lui, per essere testimoni dell’amore. Ricevendo il Sacramento, noi entriamo in comunione di sangue con Gesù Cristo. Nella concezione ebraica, il sangue indica la vita; così possiamo dire che nutrendoci del Corpo di Cristo noi accogliamo la vita di Dio e impariamo a guardare la realtà con i suoi occhi, abbandonando la logica del mondo per seguire quella divina del dono e della gratuità. Sant’Agostino ricorda che durante una visione gli parve di udire la voce del Signore, il quale gli diceva: "Io sono il nutrimento degli adulti. Cresci, e mi mangerai, senza per questo trasformarmi in te, come il nutrimento della tua carne; ma tu ti trasformerai in me" (cfrConfessioni VII,10,16). Quando riceviamo Cristo, l’amore di Dio si espande nel nostro intimo, modifica radicalmente il nostro cuore e ci rende capaci di gesti che, per la forza diffusiva del bene, possono trasformare la vita di coloro che ci sono accanto. La carità è in grado di generare un cambiamento autentico e permanente della società, agendo nei cuori e nelle menti degli uomini, e quando è vissuta nella verità "è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera" (BENEDETTO XVI, Enc. Caritas in veritate, 1). La testimonianza della carità per il discepolo di Gesù non è un sentimento passeggero, ma al contrario è ciò che plasma la vita in ogni circostanza. Incoraggio tutti, in particolare la Caritas e i Diaconi, a impegnarsi nel delicato e fondamentale campo dell’educazione alla carità, come dimensione permanente della vita personale e comunitaria.

Questa nostra Città chiede ai discepoli di Cristo, con un rinnovato annuncio del Vangelo, una più chiara e limpida testimonianza della carità. È con il linguaggio dell’amore, desideroso del bene integrale dell’uomo, che la Chiesa parla agli abitanti di Roma. In questi anni del mio ministero quale vostro Vescovo, ho avuto modo di visitare vari luoghi dove la carità è vissuta in modo intenso. Sono grato a quanti si impegnano nelle diverse strutture caritative, per la dedizione e la generosità con le quali servono i poveri e gli emarginati. I bisogni e la povertà di tanti uomini e donne ci interpellano profondamente: è Cristo stesso che ogni giorno, nei poveri, ci chiede di essere sfamato e dissetato, visitato negli ospedali e nelle carceri, accolto e vestito. L’Eucaristia celebrata ci impone e al tempo stesso ci rende capaci di diventare, a nostra volta, pane spezzato per i fratelli, venendo incontro alle loro esigenze e donando noi stessi. Per questo una celebrazione eucaristica che non conduce ad incontrare gli uomini lì dove essi vivono, lavorano e soffrono, per portare loro l’amore di Dio, non manifesta la verità che racchiude. Per essere fedeli al mistero che si celebra sugli altari dobbiamo, come ci esorta l’apostolo Paolo, offrire i nostri corpi, noi stessi, in sacrificio spirituale gradito a Dio (cfr Rm 12,1) in quelle circostanze che richiedono di far morire il nostro io e costituiscono il nostro "altare" quotidiano. I gesti di condivisione creano comunione, rinnovano il tessuto delle relazioni interpersonali, improntandole alla gratuità e al dono, e permettono la costruzione della civiltà dell’amore. In un tempo come il presente di crisi economica e sociale, siamo solidali con coloro che vivono nell’indigenza per offrire a tutti la speranza di un domani migliore e degno dell’uomo. Se realmente vivremo come discepoli del Dio-Carità, aiuteremo gli abitanti di Roma a scoprirsi fratelli e figli dell’unico Padre.

La natura stessa dell’amore richiede scelte di vita definitive e irrevocabili. Mi rivolgo in particolare a voi, carissimi giovani: non abbiate paura di scegliere l’amore come la regola suprema della vita. Non abbiate paura di amare Cristo nel sacerdozio e, se nel cuore avvertite la chiamata del Signore, seguitelo in questa straordinaria avventura di amore, abbandonandovi con fiducia a Lui! Non abbiate paura di formare famiglie cristiane che vivono l’amore fedele, indissolubile e aperto alla vita! Testimoniate che l’amore, così come lo ha vissuto Cristo e lo insegna il Magistero della Chiesa, non toglie nulla alla nostra felicità, ma al contrario dona quella gioia profonda che Cristo ha promesso ai suoi discepoli.

La Vergine Maria accompagni con la sua materna intercessione il cammino della nostra Chiesa di Roma. Maria, che in modo del tutto singolare visse la comunione con Dio e il sacrificio del proprio Figlio sul Calvario, ci ottenga di vivere sempre più intensamente, piamente e consapevolmente il mistero dell’Eucaristia, per annunciare con la parola e la vita l’amore che Dio nutre per ogni uomo. Cari amici, vi assicuro la mia preghiera e imparto di cuore a tutti voi la Benedizione Apostolica. Grazie.


+PetaloNero+
00venerdì 18 giugno 2010 15:39
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Ivas Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

S.E. il Signor Hans-Henning Horstmann, Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania, con la Consorte, in Visita di congedo.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.





AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


CELEBRAZIONE DEI PRIMI VESPRI DELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO


Lunedì 28 giugno 2010 il Santo Padre Benedetto XVI presiederà, alle ore 18, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, la Celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
+PetaloNero+
00sabato 19 giugno 2010 15:02
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

S.E. Mons. Velasio De Paolis, Arcivescovo tit. di Telepte, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione LESTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum".








RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI RIGA (LETTONIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Riga (Lettonia), presentata dall’Em.mo Card. Jānis Pujats, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Riga (Lettonia) il Rev.do Zbigņev Stankevičs, del clero della medesima arcidiocesi, finora Direttore Spirituale del Seminario e Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Riga.

Rev.do Zbigņev Stankevičs

Il Rev.do Zbigņev Stankevičs è nato a Lejasciema, nella diocesi di Jelgava, il 15 febbraio 1955. Nel 1978 ha conseguito il Diploma di Ingegnere dei sistemi automatizzati di controllo presso l’Istituto Politecnico Universitario di Riga e per 12 anni ha lavorato, prima presso un centro navale e poi presso una banca. In quel periodo, è stato Vice Presidente dell’"Unione Polacca della Lettonia". Entrato nel 1990 nel Seminario di Lublino, in Polonia, ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso l’Università Cattolica di Lublino, conseguendovi nel 1996 il Master in Teologia.

È stato ordinato sacerdote il 16 giugno 1996 per l’arcidiocesi di Riga.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale della parrocchia "San Francesco" a Riga (1996-2001); Cappellano delle Suore Missionarie della Carità (1996-1999); Assistente della Comunità carismatica "Effata"; Direttore Spirituale del Seminario Maggiore di Riga (1999-2001).

Dal 2002 al 2008 ha perfezionato gli studi a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, dove ha conseguito la Licenza e il Dottorato summa cum laude in Teologia Fondamentale. Durante il soggiorno romano, è stato Direttore del Convitto "Beato Pio IX" della Pontificia Università Lateranense.

Dall’agosto 2008, è Direttore Spirituale del Seminario Maggiore di Riga, Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose e Vicario parrocchiale della parrocchia "Cristo Re" a Riga.

Parla il lituano, il russo, il polacco, l’italiano e l’inglese; conosce il francese e il tedesco.


NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE ALLA CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO DELLA DIOCESI DI CATAMARCA (ARGENTINA) (21 AGOSTO 2010)

Il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Card. Francisco Javier Errázuriz Ossa, Arcivescovo di Santiago de Chile, Suo Inviato Speciale alla celebrazione del centenario della diocesi di Catamarca (Argentina), che avrà luogo il 21 agosto 2010.











VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (REGIONE LESTE II)

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione LESTE II), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Queridos Irmãos no Episcopado,

«chamados a ser santos, junto com todos os que, em qualquer lugar, invocam o nome de Nosso Senhor Jesus Cristo, Senhor deles e nosso: Para vós, graça e paz, da parte de Deus, nosso Pai, e do Senhor Jesus Cristo» (1 Cor 1, 2-3). Com estas palavras, acolho a todos vós, amados Pastores do Regional Leste 2 em Visita ad Limina, e vos saúdo com grande afeto na consciência do laço colegial que une o Papa com os Bispos no vínculo da unidade, da caridade e da paz. Agradeço a Dom Walmor as amáveis palavras com que interpretou os vossos sentimentos de homenagem à Sé de Pedro e ilustrou os desafios e problemas que são objeto do vosso empenho a bem da grei que Deus vos confiou nos Estados do Espírito Santo e Minas Gerais.

Vejo que amais profundamente as vossas dioceses e também eu participo intimamente deste vosso amor, acompanhando-vos com a oração e a solicitude apostólica. A nossa é uma bela história com início palpável nas Bulas expedidas pelo Sucessor de Pedro para a ordenação episcopal e naquele «Eis-me aqui» proferido por cada um no início da cerimônia da sua sagração e conseqüente ingresso no Colégio dos Bispos. Dele começastes a fazer parte «em virtude da sagração episcopal e pela comunhão hierárquica com a Cabeça e com os membros» (Nota Explicativa Prévia, anexa à Const. dogm. Lumen gentium), tornando-vos sucessores dos Apóstolos com a tríplice função de ensinar, santificar e governar o povo de Deus.

Enquanto mestres e doutores da fé, tendes a missão de ensinar com audácia a verdade que se deve crer e viver, apresentando-a de forma autêntica. Como vos disse em Aparecida, «a Igreja tem a grande tarefa de conservar e alimentar a fé do povo de Deus, e recordar também aos fiéis (…) que, em virtude do seu batismo, são chamados a ser discípulos e missionários de Jesus Cristo» (Discurso inaugural da V Conferência Geral do Episcopado Latino-Americano e do Caribe, 13/V/2007, 3). Ajudai, pois, os fiéis confiados aos vossos cuidados pastorais a descobrirem a alegria da fé, a alegria de serem pessoalmente amados por Deus, que entregou o seu Filho para nossa salvação. Como bem sabeis, crer consiste sobretudo em abandonar-se a este Deus que nos conhece e ama pessoalmente, aceitando a Verdade que Ele revelou em Jesus Cristo com a atitude que nos leva a ter confiança nele como revelador do Pai. Queridos irmãos, tende grande confiança na graça e sabei infundir esta confiança no vosso povo, para que a fé sempre seja guardada, defendida e transmitida na sua pureza e integridade.

Como administradores do supremo sacerdócio, haveis de procurar que a liturgia seja verdadeiramente uma epifania do mistério, isto é, expressão da natureza genuína da Igreja, que ativamente presta culto a Deus por Cristo no Espírito Santo. De todos os deveres do vosso ministério, «o mais imperioso e importante é a responsabilidade pela celebração da Eucaristia», competindo-vos «providenciar para que os fiéis tenham a possibilidade de aceder à mesa do Senhor, sobretudo ao domingo que é o dia em que a Igreja – comunidade e família dos filhos de Deus – descobre a sua peculiar identidade cristã ao redor dos presbíteros» (João Paulo II, Exort. ap. Pastores gregis, 39). O múnus de santificar que recebestes impõe-vos ainda ser promotores e animadores da oração na cidade humana, freqüentemente agitada, rumorosa e esquecida de Deus: deveis criar lugares e ocasiões de oração, onde no silêncio, na escuta de Deus, na oração pessoal e comunitária, o homem possa encontrar e fazer a experiência viva de Jesus Cristo que revela o rosto autêntico do Pai. É preciso que as paróquias e os santuários, os ambientes de educação e sofrimento, as famílias se tornem lugares de comunhão com o Senhor.

Enfim, como guias do povo cristão, deveis promover a participação de todos os fiéis na edificação da Igreja, governando com coração de servo humilde e pastor afetuoso tendo em vista a glória de Deus e a salvação das almas. Em virtude do múnus de governar, o Bispo está chamado também a julgar e disciplinar a vida do povo de Deus confiado aos seus cuidados pastorais, através de leis, diretrizes e sugestões, como previsto na disciplina universal da Igreja. Este direito e dever é muito importante para que a comunidade diocesana permaneça unida no seu interior e caminhe em sincera comunhão de fé, de amor e de disciplina com o Bispo de Roma e com toda a Igreja. Para isso, não vos canseis de alimentar nos fiéis o sentido de pertença à Igreja e a alegria da comunhão fraterna.

Entretanto o governo do Bispo só será pastoralmente proveitoso «se gozar do apoio duma boa credibilidade moral, que deriva da sua santidade de vida. Tal credibilidade predisporá as mentes para acolherem o Evangelho anunciado por ele na sua Igreja e também as normas que ele estabelecer para o bem do povo de Deus» (Ibid., 43). Por isso, plasmado interiormente pelo Espírito Santo, cada um de vós faça-se «tudo para todos» (cf. 1 Cor 9, 22), propondo a verdade da fé, celebrando os sacramentos da nossa santificação e testemunhando a caridade do Senhor. Acolhei de coração aberto quantos batem à vossa porta: aconselhai-os, confortai-os e apoiai-os no caminho de Deus, procurando guiar a todos para aquela unidade na fé e no amor da qual, por vontade do Senhor, deveis ser princípio e fundamento visível nas vossas dioceses (cf. Const. dogm. Lumen gentium, 23).

Queridos Irmãos no Episcopado! Ao concluir este nosso encontro, desejo renovar a cada um de vós os meus sentimentos de gratidão pelo serviço que prestais à Igreja com viva dedicação e amor. Por intercessão da Virgem Maria, «exemplo daquele afeto maternal de que devem estar animados todos quantos cooperam na missão apostólica que a Igreja tem de regenerar os homens» (Ibid., 65), invoco de Cristo, Sumo e Eterno Sacerdote, sobre o vosso ministério a abundância dos dons e consolações celestes e concedo-vos, extensiva aos sacerdotes e diáconos, aos consagrados e consagradas, aos seminaristas e aos fiéis leigos das vossas comunidades diocesanas, uma particular Bênção Apostólica.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1457&sett...
+PetaloNero+
00domenica 20 giugno 2010 00:31
Benedetto XVI raccomanda ai vescovi della regione Leste 2 del Brasile l'integrità e la purezza della fede trasmessa

La credibilità morale favorisce
l'accoglienza del Vangelo




In quanto maestri della fede i vescovi devono trasmetterla in forma autentica, preservandole integrità e purezza. Lo ha ricordato il Papa ai presuli della regione Leste 2 del Brasile ricevuti in udienza sabato mattina, 19 giugno, in occasione della loro visita "ad limina apostolorum". Il Papa ha anche ricordato che la credibilità morale degli evangelizzatori predispone le menti all'accoglienza del Vangelo.


Cari fratelli nell'Episcopato
"chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1 Cor 1, 2-3). Con queste parole accolgo tutti voi, amati, pastori della regione Leste 2 in visita ad limina e vi saluto con grande affetto nella coscienza del legame collegiale che unisce il Papa ai Vescovi nel vincolo dell'unità, della carità e della pace. Ringrazio Dom Walmor per le amabili parole con le quali ha interpretato i vostri sentimenti di omaggio alla Sede di Pietro e ha illustrato le sfide e i problemi oggetto del vostro impegno per il bene della chiesa che Dio vi ha affidato negli Stati dello Espíritu Santo e Minas Gerais.
Vedo che amate profondamente le vostre diocesi e anch'io partecipo intimamente a questo vostro amore, accompagnandovi con la preghiera e la cura apostolica. La nostra è una bella storia con un inizio tangibile nelle Bolle emanate dal Successore di Pietro per l'ordinamento episcopale e in quel "eccomi qui" proferito da ciascuno all'inizio della cerimonia della sua consacrazione e conseguente ingresso nel Collegio dei Vescovi. Di esso cominciate a far parte "in virtù della consacrazione episcopale e della comunione gerarchica con la Testa e le Membra" ( Nota Esplicativa Previa, allegata alla Const. Dogm. Lumen gentium), diventando successori degli Apostoli con la triplice funzione di insegnare, santificare e governare il popolo di Dio.
In quanto maestri e dottori di fede, avete la missione di insegnare con audacia la verità che si deve credere e vivere, presentandola in modo autentico. Come vi ho detto ad Aparecida, "la Chiesa ha il grande compito di conservare e nutrire la fede del popolo di Dio, e anche ricordare ai fedeli (...) che, in virtù del loro battesimo, sono chiamati ad essere discepoli e missionari di Gesù Cristo" (Discorso inaugurale della v Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-Americano e dei Caraibi, 13/5/2007, 3). Aiutate, dunque, i fedeli affidati alle vostre cure pastorali a scoprire la gioia della fede, la gioia di essere personalmente amati da Dio, che ha offerto il Figlio Suo per la nostra salvezza. Come sapete, credere consiste soprattutto nell'abbandonarsi a questo Dio che ci conosce ed ama personalmente, accettando la Verità che Egli ha rivelato in Gesù Cristo con l'atteggiamento che ci porta ad avere fiducia nella grazia e sappiate infondere questa fiducia nel vostro popolo, affinché la fede sempre sia custodita, difesa e trasmessa nella sua purezza e integrità.
Come amministratori del supremo sacerdozio, dovrete far sì che la liturgia sia veramente una epifania del mistero, ossia, espressione della natura genuina della Chiesa che attivamente offre il culto a Dio per Cristo nello Spirito Santo. Di tutti i doveri del vostro ministero, "il più imperativo e importante è responsabilità della celebrazione dell'Eucaristia", e spetta a voi "provvedere affinché i fedeli possano accedere alla mensa del Signore, soprattutto la domenica che è il giorno in cui la Chiesa - comunità e famiglia dei figli di Dio - scopre la sua peculiare identità cristiana intorno ai presbiteri" (Giovanni Paolo ii, Esort. ap. Pastores gregis, 39). Il compito di santificare che avete ricevuto vi impone, inoltre, di essere promotori e animatori della preghiera nella città umana, spesso agitata, rumorosa e dimentica di Dio: dovete creare luoghi e occasioni, dove nel silenzio, nell'ascolto di Dio, nella preghiera personale e comunitaria, l'uomo possa trovare e fare l'esperienza viva di Gesù Cristo che rivela il viso autentico del Padre. È necessario che le parrocchie e i santuari, gli ambienti di educazione e sofferenza, le famiglie diventino luoghi di comunione con il Signore.
Infine, come guide del popolo cristiano, dovete promuovere la partecipazione di tutti i fedeli nell'edificazione della Chiesa, governando con cuore di servo umile e pastore affettuoso, mirando alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. In virtù del compito di governare il Vescovo è chiamato anche a giudicare e disciplinare la vita del popolo di Dio affidato alle sue cure pastorali, attraverso leggi, direttive e suggerimenti, come previsto nella disciplina universale della Chiesa. Questo diritto e dovere è molto importante affinché la comunità diocesana rimanga unita al suo interno e cammini in sincera comunione di fede, di amore e di disciplina con il Vescovo di Roma e con tutta la Chiesa. Perciò non stancatevi di alimentare nei fedeli il senso di appartenenza alla Chiesa e la gioia della comunione fraterna.
Tuttavia il governo del Vescovo sarà fruttuoso pastoralmente solo se "godrà del sostegno di una buona credibilità morale, che deriva dalla santità della sua vita. Questa credibilità predisporrà le menti ad accogliere il Vangelo annunciato da lui nella sua Chiesa e anche le norme che egli stabilirà per il bene del popolo di Dio" (Ibid., 43). Perciò, plasmato interiormente dallo Spirito Santo, ciascuno di voi diventi "tutto per tutti" (cfr. 1 Cor 9, 22), proponendo la verità della fede, celebrando i sacramenti della nostra santificazione e testimoniando la carità del Signore. Accogliete con il cuore aperto quanti bussano alla vostra porta: consigliateli, confortateli e sosteneteli nel cammino di Dio, cercando di guidarli tutti verso quell'unità nella fede e nell'amore del quale, per volontà del Signore, dovete essere principio e base visibile nelle vostre diocesi (cfr. Const. dogm. Lumen gentium, 23).
Cari Fratelli nell'Episcopato! Nel concludere questo nostro incontro, desidero rinnovare a ciascuno di voi i miei sentimenti di gratitudine per il servizio che offrite alla Chiesa con viva dedizione e amore. Per intercessione della Vergine Maria, "esempio di quell'affetto materno di cui devono essere animati tutti coloro che cooperano nella missione apostolica che ha la Chiesa di rigenerare gli uomini" (Ibid., 65), invoco Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, che conceda al vostro ministero abbondanza di doni e consolazioni celesti, e vi concedo, estensiva ai sacerdoti e diaconi, ai consacrati e consacrate, ai seminaristi e ai fedeli laici delle vostre comunità, una speciale Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 20 giugno 2010)
+PetaloNero+
00domenica 20 giugno 2010 15:39
SANTA MESSA PER L’ORDINAZIONE PRESBITERALE DI 14 DIACONI DELLA DIOCESI DI ROMA

Alle ore 9.30 di oggi, XII Domenica del tempo "per annum", il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Santa Messa nel corso della quale conferisce l’Ordinazione presbiterale a 14 diaconi della Diocesi di Roma.

Concelebrano con il Papa: l’Em.mo Cardinale Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, gli Ecc.mi Vescovi Ausiliari, i Superiori dei Seminari interessati e i Parroci degli Ordinandi.

Nel corso della Liturgia dell’ordinazione, il Santo Padre pronuncia la seguente omelia:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

Carissimi Ordinandi,

Cari Fratelli e Sorelle !

come Vescovo di questa Diocesi sono particolarmente lieto di accogliere nel «presbyterium» romano quattordici nuovi Sacerdoti. Insieme col Cardinale Vicario, i Vescovi Ausiliari e tutti i Presbiteri ringrazio il Signore per il dono di questi nuovi Pastori del Popolo di Dio. Vorrei rivolgere un particolare saluto a voi, carissimi ordinandi: oggi voi state al centro dell’attenzione del Popolo di Dio, un popolo simbolicamente rappresentato dalla gente che riempie questa Basilica Vaticana: la riempie di preghiera e di canti, di affetto sincero e profondo, di commozione autentica, di gioia umana e spirituale. In questo Popolo di Dio, hanno un posto particolare i vostri genitori e familiari, gli amici e i compagni, i superiori ed educatori del Seminario, le varie comunità parrocchiali e le diverse realtà di Chiesa da cui provenite e che vi hanno accompagnato nel vostro cammino e quelle che voi stessi avete già servito pastoralmente. Senza dimenticare la singolare vicinanza, in questo momento, di tantissime persone, umili e semplici ma grandi davanti a Dio, come, ad esempio, le claustrali, i bambini, i malati e gli infermi. Esse vi accompagnano con il dono preziosissimo della loro preghiera, della loro innocenza e della loro sofferenza.

È, dunque, l’intera Chiesa di Roma che oggi rende grazie a Dio e prega per voi, che ripone tanta fiducia e speranza nel vostro domani, che aspetta frutti abbondanti di santità e di bene dal vostro ministero sacerdotale. Sì, la Chiesa conta su di voi, conta moltissimo su di voi! La Chiesa ha bisogno di ciascuno di voi, consapevole come è dei doni che Dio vi offre e, insieme, dell’assoluta necessità del cuore di ogni uomo di incontrarsi con Cristo, unico e universale salvatore del mondo, per ricevere da lui la vita nuova ed eterna, la vera libertà e la gioia piena. Ci sentiamo, allora, tutti invitati ad entrare nel «mistero», nell’evento di grazia che si sta realizzando nei vostri cuori con l’Ordinazione presbiterale, lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio che è stata proclamata.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci presenta un momento significativo del cammino di Gesù, nel quale egli chiede ai discepoli che cosa la gente pensi di lui e come lo giudichino essi stessi. Pietro risponde a nome dei Dodici con una confessione di fede, che si differenzia in modo sostanziale dall’opinione che la gente ha su Gesù; egli infatti afferma: Tu sei il Cristo di Dio (cfr Lc 9,20). Da dove nasce questo atto di fede? Se andiamo all’inizio del brano evangelico, costatiamo che la confessione di Pietro è legata ad un momento di preghiera: «Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui», dice san Luca (9,18). I discepoli, cioè, vengono coinvolti nell’essere e parlare assolutamente unico di Gesù con il Padre. E in tal modo viene loro concesso di vedere il Maestro nell’intimo della sua condizione di Figlio, viene loro concesso di vedere ciò che gli altri non vedono; dall’«essere con Lui», dallo «stare con Lui» in preghiera, deriva una conoscenza che va al di là delle opinioni della gente per giungere all’identità profonda di Gesù, alla verità. Qui ci viene fornita un’indicazione ben precisa per la vita e la missione del sacerdote: nella preghiera egli è chiamato a riscoprire il volto sempre nuovo del suo Signore e il contenuto più autentico della sua missione. Solamente chi ha un rapporto intimo con il Signore viene afferrato da Lui, può portarlo agli altri, può essere inviato. Si tratta di un «rimanere con Lui» che deve accompagnare sempre l’esercizio del ministero sacerdotale; deve esserne la parte centrale, anche e soprattutto nei momenti difficili, quando sembra che le «cose da fare» debbano avere la priorità. Ovunque siamo, qualunque cosa facciamo, dobbiamo sempre «rimanere con Lui».

Un secondo elemento vorrei sottolineare del Vangelo di oggi. Subito dopo la confessione di Pietro, Gesù annuncia la sua passione e risurrezione e fa seguire a questo annuncio un insegnamento riguardante il cammino dei discepoli, che è un seguire Lui, il Crocifisso, seguirlo sulla strada della croce. Ed aggiunge poi – con un’espressione paradossale – che l’essere discepolo significa «perdere se stesso», ma per ritrovare pienamente se stesso (cfr Lc 9,22-24). Cosa significa questo per ogni cristiano, ma soprattutto cosa significa per un sacerdote? La sequela, ma potremmo tranquillamente dire: il sacerdozio, non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale. Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero. Chi vuole soprattutto realizzare una propria ambizione, raggiungere un proprio successo sarà sempre schiavo di se stesso e dell’opinione pubblica. Per essere considerato, dovrà adulare; dovrà dire quello che piace alla gente; dovrà adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni e, così, si priverà del rapporto vitale con la verità, riducendosi a condannare domani quel che avrà lodato oggi. Un uomo che imposti così la sua vita, un sacerdote che veda in questi termini il proprio ministero, non ama veramente Dio e gli altri, ma solo se stesso e, paradossalmente, finisce per perdere se stesso. Il sacerdozio - ricordiamolo sempre - si fonda sul coraggio di dire sì ad un’altra volontà, nella consapevolezza, da far crescere ogni giorno, che proprio conformandoci alla volontà di Dio, «immersi» in questa volontà, non solo non sarà cancellata la nostra originalità, ma, al contrario, entreremo sempre di più nella verità del nostro essere e del nostro ministero.

Carissimi ordinandi, vorrei proporre alla vostra riflessione un terzo pensiero, strettamente legato a quello appena esposto: l’invito di Gesù a «perdere se stesso», a prendere la croce, richiama il mistero che stiamo celebrando: l’Eucaristia. A voi oggi, con il sacramento dell’Ordine, viene donato di presiedere l’Eucaristia! A voi è affidato il sacrificio redentore di Cristo, a voi è affidato il suo corpo dato e il suo sangue versato. Certo, Gesù offre il suo sacrificio, la sua donazione d’amore umile e totale alla Chiesa sua Sposa, sulla Croce. E’ su quel legno che il chicco di frumento lasciato cadere dal Padre sul campo del mondo muore per diventare frutto maturo, datore di vita. Ma, nel disegno di Dio, questa donazione di Cristo viene resa presente nell’Eucaristia grazie a quella potestas sacra che il sacramento dell’Ordine conferisce a voi presbiteri. Quando celebriamo la Santa Messa teniamo nelle nostre mani il pane del Cielo, il pane di Dio, che è Cristo, chicco spezzato per moltiplicarsi e diventare il vero cibo della vita per il mondo. È qualcosa che non vi può non riempire di intimo stupore, di viva gioia e di immensa gratitudine: ormai l’amore e il dono di Cristo crocifisso e glorioso passano attraverso le vostre mani, la vostra voce, il vostro cuore! E’ un’esperienza sempre nuova di stupore vedere che nelle mie mani, nella mia voce il Signore realizza questo mistero della Sua presenza!

Come allora non pregare il Signore, perché vi dia una coscienza sempre vigile ed entusiasta di questo dono, che è posto al centro del vostro essere preti! Perché vi dia la grazia di saper sperimentare in profondità tutta la bellezza e la forza di questo vostro servizio presbiterale e, nello stesso tempo, la grazia di poter vivere questo ministero con coerenza e generosità, ogni giorno. La grazia del presbiterato, che tra poco vi verrà donata, vi collegherà intimamente, anzi strutturalmente, all’Eucaristia. Per questo, vi collegherà nel profondo del vostro cuore ai sentimenti di Gesù che ama sino alla fine, sino al dono totale di sé, al suo essere pane moltiplicato per il santo convito dell’unità e della comunione. È questa l’effusione pentecostale dello Spirito Santo, destinata a infiammare il vostro animo con l’amore stesso del Signore Gesù. È un’effusione che, mentre dice l’assoluta gratuità del dono, scolpisce dentro il vostro essere una legge indelebile – la legge nuova, una legge che vi spinge ad inserire e a far rifiorire nel tessuto concreto degli atteggiamenti e dei gesti della vostra vita d’ogni giorno l’amore stesso di donazione di Cristo crocifisso. Riascoltiamo la voce dell’apostolo Paolo, anzi in questa voce riconosciamo quella potente dello Spirito Santo: «Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,27). Già con il Battesimo, e ora in virtù del Sacramento dell’Ordine, voi vi rivestite di Cristo. Alla cura per la celebrazione eucaristica si accompagni sempre l’impegno per una vita eucaristica, vissuta cioè nell’obbedienza ad un’unica grande legge, quella dell’amore che si dona in totalità e serve con umiltà, una vita che la grazia dello Spirito Santo rende sempre più somigliante a quella di Cristo Gesù, Sommo ed eterno Sacerdote, servo di Dio e degli uomini.

Carissimi, la strada che ci indica il Vangelo di oggi è la strada della vostra spiritualità e della vostra azione pastorale, della sua efficacia e incisività, anche nelle situazioni più faticose ed aride. Di più, questa è la strada sicura per trovare la vera gioia. Maria, la serva del Signore, che ha conformato la sua volontà a quella di Dio, che ha generato Cristo donandolo al mondo, che ha seguito il Figlio fino ai piedi della croce nel supremo atto di amore, vi accompagni ogni giorno della vostra vita e del vostro ministero. Grazie all’affetto di questa Madre tenera e forte, potrete essere gioiosamente fedeli alla consegna che come presbiteri oggi vi viene data: quella di conformarvi a Cristo Sacerdote, che ha saputo obbedire alla volontà del Padre e amare l’uomo sino alla fine.

Amen!



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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


Al termine della Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana per l’Ordinazione presbiterale di 14 diaconi della Diocesi di Roma, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del Suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Questa mattina nella Basilica di San Pietro ho conferito l’ordine presbiterale a quattordici diaconi della Diocesi di Roma. Il sacramento dell’Ordine manifesta, da parte di Dio, la sua premurosa vicinanza agli uomini e, da parte di chi lo riceve, la piena disponibilità a diventare strumento di questa vicinanza, con un amore radicale a Cristo e alla Chiesa. Nel Vangelo dell’odierna domenica, il Signore domanda ai suoi Discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Lc 9,20). A questo interrogativo l’apostolo Pietro risponde prontamente: «Tu sei il Cristo di Dio, il Messia di Dio» (Ibid.), superando, così, tutte le opinioni terrene che ritenevano Gesù uno dei profeti. Secondo sant’Ambrogio, con questa professione di fede, Pietro «ha abbracciato insieme tutte le cose, perché ha espresso la natura e il nome» del Messia (Exp. in Lucam VI, 93, CCL 14, 207). E Gesù, di fronte a questa professione di fede rinnova a Pietro e agli altri discepoli l’invito a seguirlo sulla strada impegnativa dell’amore fino alla Croce. Anche a noi, che possiamo conoscere il Signore mediante la fede nella sua Parola e nei Sacramenti, Gesù rivolge la proposta di seguirlo ogni giorno e anche a noi ricorda che per essere suoi discepoli è necessario appropriarci del potere della sua Croce, vertice dei nostri beni e corona della nostra speranza.

San Massimo il Confessore osserva che «il segno distintivo del potere del nostro Signore Gesù Cristo è la croce, che egli ha portato sulle spalle» (Ambiguum 32, PG 91, 1284 C). Infatti, «a tutti diceva: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua"» (Lc 9,23). Prendere la croce significa impegnarsi per sconfiggere il peccato che intralcia il cammino verso Dio, accogliere quotidianamente la volontà del Signore, accrescere la fede soprattutto dinanzi ai problemi, alle difficoltà, alla sofferenza. La santa carmelitana Edith Stein ce lo ha testimoniato in un tempo di persecuzione. Scriveva così dal Carmelo di Colonia nel 1938: «Oggi capisco … che cosa voglia dire essere sposa del Signore nel segno della croce, benché per intero non lo si comprenderà mai, giacché è un mistero… Più si fa buio intorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall’alto». (La scelta di Dio. Lettere (1917-1942), Roma 1973, 132-133). Anche nell’epoca attuale molti sono i cristiani nel mondo che, animati dall’amore per Dio, assumono ogni giorno la croce, sia quella delle prove quotidiane, sia quella procurata dalla barbarie umana, che talvolta richiede il coraggio dell’estremo sacrificio. Il Signore doni a ciascuno di noi di riporre sempre la nostra solida speranza in Lui, certi che, seguendolo portando la nostra croce, giungeremo con Lui alla luce della Risurrezione.

Affidiamo alla materna protezione della Vergine Maria i nuovi sacerdoti oggi ordinati che si aggiungono alla schiera di quanti il Signore ha chiamato per nome: siano sempre fedeli discepoli, coraggiosi annunciatori della Parola di Dio e amministratori dei suoi Doni della salvezza.



DOPO L’ANGELUS

Desidero rivolgere un pressante appello perché la pace e la sicurezza siano presto ristabilite nel Kirghizistan meridionale, in seguito ai gravi scontri verificatisi nei giorni scorsi. Ai parenti delle vittime e a quanti soffrono per questa tragedia esprimo la mia commossa vicinanza ed assicuro la mia preghiera. Invito, inoltre, tutte le comunità etniche del Paese a rinunziare a qualsiasi provocazione o violenza e chiedo alla comunità internazionale di adoperarsi perché gli aiuti umanitari possano raggiungere prontamente le popolazioni colpite.

Oggi l’Organizzazione delle Nazioni Unite celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, per richiamare l’attenzione ai problemi di quanti hanno lasciato forzatamente la propria terra e le consuetudini familiari, giungendo in ambienti che, spesso, sono profondamente diversi. I rifugiati desiderano trovare accoglienza ed essere riconosciuti nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali; in pari tempo, intendono offrire il loro contributo alla società che li accoglie. Preghiamo perché, in una giusta reciprocità, si risponda in modo adeguato a tale aspettativa ed essi mostrino il rispetto che nutrono per l’identità delle comunità che li ricevono.

Je salue cordialement les pèlerins francophones! La liturgie de ce jour nous rappelle que la foi n’est pas une adhésion intellectuelle à une doctrine, mais une relation personnelle au Christ, le Messie de Dieu. Unis à Lui par la même foi, puissiez-vous vivre toujours en fils de Dieu, demeurant fidèles aux engagements de votre Baptême. Priez aussi pour les nouveaux prêtres ordonnés ces jours-ci afin qu’ils demeurent dans la joie des serviteurs qui ont tout donné pour l’annonce de l’Évangile ! Bon dimanche à tous !

I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at this

Angelus prayer. In today’s Gospel Jesus calls us to carry our cross in union with him. May we always give ourselves to him and thus discover anew the joy that he promises to those who follow him. Upon you and your loved ones at home, I invoke the blessings of Almighty God.

Mit Freude grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Das Evangelium dieses Sonntags wirft eine Frage auf, die zu allen Zeiten aktuell ist: Für wen halten die Leute Jesus? Wir erkennen Christus, Gottes Sohn, nur wenn wir auch sein Kreuz sehen. Sein Tod am Kreuz offenbart seine grenzenlose Liebe: Er verschenkt sich selbst an uns, um uns mit dem Vater zu versöhnen und uns zum wahren, vollkommenen Leben zu führen. Euer Besuch hier in Rom, wo so viele Heilige gewirkt haben, stärke euren Glauben an Christus und mache euch zu mutigen Zeugen seiner Liebe. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que se unen a esta plegaria mariana, también a través de la radio y la televisión. La liturgia de hoy nos llega con la pregunta de Jesús a sus discípulos: ¿Quién decís que soy yo? A ella se puede dar una respuesta acertada sólo tras haberla aprendido de Él, escuchando su palabra, imitando su vida, encontrándolo personalmente en los sacramentos y en la oración. Que la Virgen María nos ayude en esta apasionante búsqueda para descubrir a quien es nuestra alegría y nuestra salvación. Feliz Domingo.

Słowo pozdrowienia kieruję do wszystkich Polaków. Dzisiaj szczególnie pamiętam w modlitwie o Kapitule Warmińskiej, która obchodzi jubileusz swego ustanowienia, siedem i pół wieku temu. Łączę się duchowo z uczestnikami uroczystych obchodów, zebranymi w Katedrze Fromborskiej: Biskupami Konferencji Episkopatu Polski, członkami Kapituły i Wspólnotą Ludu Bożego Warmii. Życzę wam wszystkim: czerpiąc z wielkiego dziedzictwa wiary Ojców, trwajcie w jedności z Chrystusem. Niech Bóg wam błogosławi.

[Rivolgo il mio saluto a tutti i Polacchi. In modo particolare ricordo oggi nella preghiera il Capitolo di Varmia, che festeggia il giubileo della sua fondazione, avvenuta 750 anni fa. Mi unisco spiritualmente con i partecipanti alla solenne festa, celebrata nella Cattedrale di Frombork; con i Vescovi membri della Conferenza Episcopale Polacca, con i membri del suddetto Capitolo e con tutta la Comunità del Popolo di Dio di Varmia. Auguro a voi tutti di attingere dalla grande eredità della fede dei Padri e di rimanere uniti a Cristo. Dio vi benedica.]

Saluto infine i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli delle parrocchie Santa Paola Romana in Roma, SS.mo Redentore in Casette d’Ete, Santa Maria Assunta e San Bartolomeo in Frassinelle Polesine; come pure agli automobilisti del Ferrari Club Italia. A tutti auguro una buona domenica.




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+PetaloNero+
00lunedì 21 giugno 2010 15:30
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione LESTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Miguel Ângelo Freitas Ribeiro, Vescovo di Oliveira;

S.E. Mons. Guilherme Porto, Vescovo di Sete Lagoas;

S.E. Mons. Emanuel Messias de Oliveira, Vescovo di Guanhães;

S.E. Mons. Aloísio Jorge Pena Vitral, Vescovo di Teófilo Otoni;

S.E. Mons. Francisco Carlos da Silva, Vescovo di Ituiutaba;

S.E. Mons. Paulo Francisco Machado, Vescovo di Uberlândia.

Il Papa ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione LESTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Tarcísio Nascente dos Santos, Vescovo di Divinópolis;

S.E. Mons. Waldemar Chaves de Araújo, Vescovo di São João del Rei;

S.E. Mons. José Ronaldo Ribeiro, Vescovo di Janaúba;

S.E. Mons. José Moreira da Silva, Vescovo di Januária;

S.E. Mons. Leonardo de Miranda Pereira, Vescovo di Paracatu.





RINUNCE E NOMINE


NOMINA DELL’ARCIVESCOVO COADIUTORE DI KOTA KINABALU (MALAYSIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Arcivescovo Coadiutore dell’arcidiocesi di Kota Kinabalu (Malaysia) il Rev.do John Wong Soo Kau, Vice-Direttore dell’Anno Propedeutico del St. Peter’s College a Kuching.

Rev.do John Wong Soo Kau

Il Rev.do John Wong Soo Kau, è nato il 6 giugno 1968 a Sandakan, da una famiglia cinese cattolica. Dopo aver terminato gli studi secondari, è entrato nel Seminario Maggiore di St. Peter’s College a Kuching, dove ha completato la formazione filosofica e teologica. È stato ordinato sacerdote il 21 gennaio 1999 per l’Arcidiocesi di Kota Kinabalu, attualmente Diocesi di Sandakan.

Ha poi ricoperto i seguenti incarichi: 1999-2002: Vicario parrocchiale della Cattedrale di Kota Kinabalu; 2002-2004: Studi per la Licenza in Teologia Spirituale presso il Teresianum, a Roma, risiedendo presso il Pontificio Collegio S. Paolo; dal 2004: Direttore del Catholic Diocesan Centre e dell’Aspirants’ Formation House a Kota Kinabalu; dal 2008: Vice-direttore dell’Anno Propedeutico del St. Peter’s College, Kuching; dal 2009: Consigliere Spirituale della Commissione Arcidiocesana per i Giovani.





AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


CAPPELLA PAPALE PER LA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO


Martedì 29 giugno 2010, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Santo Padre Benedetto XVI presiederà alle ore 9.30 nella Basilica Vaticana la Concelebrazione dell’Eucaristia con alcuni Arcivescovi Metropoliti, ai quali imporrà il sacro Pallio preso dalla Confessione dell’Apostolo Pietro.
+PetaloNero+
00martedì 22 giugno 2010 15:42
RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI HARRISBURG (U.S.A.)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Harrisburg (U.S.A.) S.E. Mons. Joseph Patrick McFadden, finora Vescovo titolare di Orreomargo ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Philadelphia.

S.E. Mons. Joseph Patrick McFadden

S.E. Mons. Joseph Patrick McFadden è nato il 22 maggio 1947 a Philadelphia (Pennsylvania). Dopo la scuola primaria e secondaria, è entrato nella "Saint Joseph University". È stato insegnante nelle scuole secondarie dell’arcidiocesi di Philadelphia dal 1969 al 1976, quando è entrato nel Seminario di "Saint Charles Borromeo" a Overbrook, dove ha conseguito il Master of Divinity.

È stato ordinato sacerdote il 16 maggio 1981 per l’arcidiocesi di Philadelphia.

Poi ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale della "Saint Laurence Parish" a Upper Darby (1981-1982); Segretario personale dell’Arcivescovo, il Cardinale John J. Krol (1982-1993); Direttore dei pellegrinaggi arcidiocesani al "National Shrine of the Immaculate Conception" di Washington e Cappellano del "Serra Club" (1992-1993); Presidente della "Cardinal O’Hara High School" (1993-2001); Direttore spirituale aggiunto del Seminario "Saint Charles Borromeo", Mentore dell’Istituto Pastorale arcidiocesano per la Leadership (1993-2004), Parroco della "Saint Joseph Parish" a Downingtown (2001-2004).

Nominato Vescovo titolare di Orreomargo ed Ausiliare di Philadelphia l’8 giugno 2004, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 28 luglio successivo.

In seno alla Conferenza Episcopale è Membro del "Committee on Catholic Education" e del "Task Force on Faith Formation and Sacramental Practice".


NOMINA DI AUSILIARE DI PHILADELPHIA (U.S.A.)

Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Philadelphia (U.S.A.) il Rev.do Mons. Michael J. Fitzgerald, del clero della medesima arcidiocesi, Vicario Giudiziale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tamallula.

Rev.do Mons. Michael J. Fitzgerald

Il Rev.do Mons. Michael J. Fitzgerald è nato il 23 maggio 1948 a Montclair (New Jersey). Dopo le scuole elementari ha frequentato la scuola secondaria arcidiocesana "Bishop Kendrick High School" a Norristown (1962-1966). Poi, è entrato nella "Temple University" a Philadelphia (1966-1970), dove ha conseguito il Baccalaureato, e nella "Villanova University" (1970-1973), ottenendo il suo Juris Doctor. Ha frequentato il "Saint Charles Borromeo Seminary" ad Overbrook (1973-1976), dove ha conseguito il Master in Teologia. Ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico presso l’Università Cattolica d’America a Washington (1987-1989) e il Dottorato nella stessa disciplina presso l’Università Gregoriana a Roma (1989-1991).

È stato ordinato sacerdote il 17 maggio 1980 per l’arcidiocesi di Philadelphia.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice Parroco dell’"Immaculate Heart of Mary Parish" a Philadelphia (1980-1981); Vice Parroco della "Saint Callistus Parish" a Philadelphia (1981-1982); Difensore del Vincolo (1982-1983); Giudice Pro-Sinodale del Tribunale Metropolitano (1983-1987).

Dopo essere tornato da Roma, è diventato Direttore dell’Officio per i Servizi Legali per l’arcidiocesi di Philadelphia (1991-2004). Poi, è stato Vice-Rettore del "Saint Charles Borromeo Seminary" (2004-2007) ed è attualmente Vicario Giudiziale Metropolitano (dal 2007) e Promotore di Giustizia (dal 2003). Inoltre, è Membro del Collegio dei Consultori.

Il 24 marzo 2003 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.

Oltre l’inglese, conosce l’italiano e il francese.


NOMINA DI AUSILIARI DI MÉXICO (MESSICO)

Il Santo Padre ha nominato Vescovi Ausiliari di México (Messico) i Rev.di Andrés Vargas Peña, del clero della diocesi di San Luis Potosí e Vicario Episcopale per la pastorale e Adolfo Miguel Castaño Fonseca, del clero della diocesi di Toluca e Professore nel Seminario diocesano, assegnando loro rispettivamente le sedi titolari di Utimmira e di Vadesi.

Rev.do Andrés Vargas Peña

Il Rev.do Andrés Vargas Peña è nato a Villa de la Paz, arcidiocesi di San Luis Potosí, il 6 dicembre 1946. Ha frequentato i corsi di filosofia e teologia nel Seminario di San Luis Potosí. E’ stato ordinato sacerdote il 12 ottobre 1973, ed incardinato nell’arcidiocesi di San Luis Potosí. In seguito ha continuato gli studi ecclesiastici nella Pontificia Università Gregoriana dove ha conseguito la Licenza in Filosofia. Durante il suo ministero sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Professore e Direttore Spirituale del Seminario Mayor di San Luis Potosí, Parroco, Vicario Episcopale per la Pastorale, Direttore della Scuola Arcidiocesana di Teologia per i Laici. Inoltre, è membro del Collegio dei Consultori, Membro del Consiglio Presbiterale, Membro del Collegio dei Decani e Assistente per la formazione permanente dei sacerdoti ordinati negli ultimi anni.

Rev.do Adolfo Miguel Castaño Fonseca

Il Rev.do Adolfo Miguel Castaño Fonseca è nato a San Mateo Mozoquilpan, il 27 settembre 1962. È entrato in Seminario nel 1977, ha compiuto gli studi ginnasiali, filosofici e teologici. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 19 marzo 1987, a Toluca, diocesi nella quale è incardinato. Nel 1989 ha conseguito la licenza in Sacra Scrittura nella Pontificia Università del Messico e, successivamente, il dottorato in Teologia Biblica presso il Pontificio Istituto Biblico in Roma. È stato professore di varie disciplina all’Università Pontificia del Messico ed è autore di diversi articoli pubblicati in varie riviste specialistiche di Sacra Scrittura. Attualmente è Bibliotecario, Professore e Coordinatore delle pubblicazioni nel Seminario della diocesi di Toluca.


NOMINA DEL SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM"

Il Papa ha nominato Segretario del Pontificio Consiglio "Cor Unum" il Rev.do Mons. Giovanni Pietro Dal Toso, del clero della diocesi di Bolzano-Bressanone, finora Sotto-Segretario del medesimo Dicastero.

Rev.do Mons. Giovanni Pietro Dal Toso

Il Rev.do Mons. Giovanni Pietro Dal Toso è nato il 6 ottobre 1964, dopo gli studi classici ha frequentato il seminario maggiore di Bressanone, assolvendo gli studi di filosofia e teologia presso l'Istituto Superiore di Filosofia e Teologia di Bressanone, conseguendo il titolo di Magister theologiae presso la facoltà di teologia dell'università di Innsbruck (Austria).

Dal 24 giugno 1989 è sacerdote della Diocesi di Bolzano - Bressanone. Dopo tre anni di attività pastorale in diocesi di Bolzano-Bressanone, ha intrapreso gli studi di filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana, conseguendovi il dottorato nel dicembre 1997 con una tesi dal titolo: "La nozione di proairesis in Gregorio di Nissa". Nel giugno 2001 ha conseguito la licenza in diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense.

Dal 1° marzo 1996 è Officiale del Pontificio Consiglio "Cor Unum". Dal 21 giugno 2004 è Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

E' membro della Commissione speciale per la trattazione delle cause di nullità della sacra ordinazione e di dispensa dagli obblighi del diaconato e del presbiterato istituita prima presso la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e poi presso la Congregazione per il Clero.

Dal settembre 2008 è membro della commissione speciale per la trattazione delle cause di scioglimento di matrimonio "in favorem fidei" presso la Congregazione per la Dottrina della Fede.

Conosce l’italiano, il tedesco, il francese, l’inglese e lo spagnolo.


NOMINA DI MEMBRI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

Il Santo Padre ha nominato Membri del Consiglio Direttivo della Pontificia Accademia per la Vita l’Ecc.mo Mons. Fernando Natalio Comalí Garib, Vescovo titolare di Noba ed Ausiliare di Santiago de Chile (Cile) e gli Illustrissimi: Prof. Mounir Abdel Messih Shehata Farag (Egitto), Prof. Gian Luigi Gigli (Italia), Dott. John Haas (Stati Uniti d’America), Dott.ssa Mónica López Barahona (Spagna).
+PetaloNero+
00mercoledì 23 giugno 2010 15:42
RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI JACAREZINHO (BRASILE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jacarezinho (Brasile), presentata da S.E. Mons. Fernando José Penteado in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Jacarezinho (Brasile) il Rev.do Mons. Antônio Braz Benevente, finora Vicario Generale dell’arcidiocesi di Uberaba.

Rev.do Mons. Antônio Braz Benevente
Il Rev.do Mons. Antônio Braz Benevente è nato il 1° gennaio 1961 nella città di Itápolis, diocesi di São Carlos.
Ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia presso la Pontificia Università Cattolica di Campinas.
Il 7 dicembre 1985 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale ed è stato incardinato nell’arcidiocesi di Uberaba, Stato di Minas Gerais, nella quale ha svolto i seguenti incarichi: Parroco della Parrocchia "Nossa Senhora do Carmo" in Frutal, Parroco della Parrocchia "São Sebastião" in Araxá, Parroco della Parrocchia "Nossa Senhora da Abadia" in Pirajuba, Amministratore parrocchiale di numerose Parrocchie dell’arcidiocesi sprovviste di sacerdoti, Professore del Seminario Arcidiocesano "São José", Economo arcidiocesano, Coordinatore arcidiocesano per la catechesi, Coordinatore arcidiocesano e regionale della Pastorale, Coordinatore dell’Équipe di Amministrazione arcidiocesana.
Dal 2000 è Parroco della Parrocchia "São Benedito" a Uberaba e dal 2002 è Vicario Generale dell’arcidiocesi.















L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunta dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato ancora sulla figura e gli insegnamenti di San Tommaso d’Aquino.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

vorrei oggi completare, con una terza parte, le mie catechesi su san Tommaso d’Aquino. Anche a più di settecento anni dopo la sua morte, possiamo imparare molto da lui. Lo ricordava anche il mio Predecessore, il Papa Paolo VI, che, in un discorso tenuto a Fossanova il 14 settembre 1974, in occasione del settimo centenario della morte di san Tommaso, si domandava: "Maestro Tommaso, quale lezione ci puoi dare?". E rispondeva così: "la fiducia nella verità del pensiero religioso cattolico, quale da lui fu difeso, esposto, aperto alla capacità conoscitiva della mente umana" (Insegnamenti di Paolo VI, XII[1974], pp. 833-834). E, nello stesso giorno, ad Aquino, riferendosi sempre a san Tommaso, affermava: "tutti, quanti siamo figli fedeli della Chiesa possiamo e dobbiamo, almeno in qualche misura, essere suoi discepoli!" (Ibid., p. 836).

Mettiamoci dunque anche noi alla scuola di san Tommaso e del suo capolavoro, la Summa Theologiae. Essa è rimasta incompiuta, e tuttavia è un’opera monumentale: contiene 512 questioni e 2669 articoli. Si tratta di un ragionamento serrato, in cui l’applicazione dell’intelligenza umana ai misteri della fede procede con chiarezza e profondità, intrecciando domande e risposte, nelle quali san Tommaso approfondisce l’insegnamento che viene dalla Sacra Scrittura e dai Padri della Chiesa, soprattutto da sant’Agostino. In questa riflessione, nell’incontro con vere domande del suo tempo, che sono anche spesso domande nostre, san Tommaso, utilizzando anche il metodo e il pensiero dei filosofi antichi, in particolare di Aristotele, arriva così a formulazioni precise, lucide e pertinenti delle verità di fede, dove la verità è dono della fede, risplende e diventa accessibile per noi, per la nostra riflessione. Tale sforzo, però, della mente umana – ricorda l’Aquinate con la sua stessa vita – è sempre illuminato dalla preghiera, dalla luce che viene dall’Alto. Solo chi vive con Dio e con i misteri può anche capire che cosa essi dicono.

Nella Summa di Teologia, san Tommaso parte dal fatto che ci sono tre diversi modi dell’essere e dell'essenza di Dio: Dio esiste in se stesso, è il principio e la fine di tutte le cose, per cui tutte le creature procedono e dipendono da Lui; poi Dio è presente attraverso la sua Grazia nella vita e nell’attività del cristiano, dei santi; infine, Dio è presente in modo del tutto speciale nella Persona di Cristo unito qui realmente con l'uomo Gesù, e operante nei Sacramenti, che scaturiscono dalla sua opera redentrice. Perciò, la struttura di questa monumentale opera (cfr. Jean-Pierre Torrell, La «Summa» di San Tommaso, Milano 2003, pp. 29-75), una ricerca con "sguardo teologico" della pienezza di Dio (cfr. Summa Theologiae, Ia, q. 1, a. 7), è articolata in tre parti, ed è illustrata dallo stesso Doctor Communis – san Tommaso - con queste parole: "Lo scopo principale della sacra dottrina è quello di far conoscere Dio, e non soltanto in se stesso, ma anche in quanto è principio e fine delle cose, e specialmente della creatura ragionevole. Nell’intento di esporre questa dottrina, noi tratteremo per primo di Dio; per secondo del movimento della creatura verso Dio; e per terzo del Cristo, il quale, in quanto uomo, è per noi via per ascendere a Dio" (Ibid., I, q. 2). È un circolo: Dio in se stesso, che esce da se stesso e ci prende per mano, così che con Cristo ritorniamo a Dio, siamo uniti a Dio, e Dio sarà tutto in tutti.

La prima parte della Summa Theologiae indaga dunque su Dio in se stesso, sul mistero della Trinità e sull’attività creatrice di Dio. In questa parte troviamo anche una profonda riflessione sulla realtà autentica dell’essere umano in quanto uscito dalle mani creatrici di Dio, frutto del suo amore. Da una parte siamo un essere creato, dipendente, non veniamo da noi stessi; ma, dall’altra, abbiamo una vera autonomia, così che siamo non solo qualcosa di apparente — come dicono alcuni filosofi platonici — ma una realtà voluta da Dio come tale, e con valore in se stessa.

Nella seconda parte san Tommaso considera l’uomo, spinto dalla Grazia, nella sua aspirazione a conoscere e ad amare Dio per essere felice nel tempo e nell’eternità. Per prima cosa, l’Autore presenta i principi teologici dell’agire morale, studiando come, nella libera scelta dell’uomo di compiere atti buoni, si integrano la ragione, la volontà e le passioni, a cui si aggiunge la forza che dona la Grazia di Dio attraverso le virtù e i doni dello Spirito Santo, come pure l’aiuto che viene offerto anche dalla legge morale. Quindi l'essere umano è un essere dinamico che cerca se stesso, cerca di divenire se stesso e cerca, in questo senso, di compiere atti che lo costruiscono, lo fanno veramente uomo; e qui entra la legge morale, entra la Grazia e la propria ragione, la volontà e le passioni. Su questo fondamento san Tommaso delinea la fisionomia dell’uomo che vive secondo lo Spirito e che diventa, così, un’icona di Dio. Qui l’Aquinate si sofferma a studiare le tre virtù teologali - fede, speranza e carità -, seguite dall’esame acuto di più di cinquanta virtù morali, organizzate attorno alle quattro virtù cardinali - la prudenza, la giustizia, la temperanza e la fortezza. Termina poi con la riflessione sulle diverse vocazioni nella Chiesa.

Nella terza parte della Summa, san Tommaso studia il Mistero di Cristo - la via e la verità - per mezzo del quale noi possiamo ricongiungerci a Dio Padre. In questa sezione scrive pagine pressoché insuperate sul Mistero dell’Incarnazione e della Passione di Gesù, aggiungendo poi un’ampia trattazione sui sette Sacramenti, perché in essi il Verbo divino incarnato estende i benefici dell’Incarnazione per la nostra salvezza, per il nostro cammino di fede verso Dio e la vita eterna, rimane materialmente quasi presente con le realtà della creazione, ci tocca così nell'intimo.

Parlando dei Sacramenti, san Tommaso si sofferma in modo particolare sul Mistero dell’Eucaristia, per il quale ebbe una grandissima devozione, al punto che, secondo gli antichi biografi, era solito accostare il suo capo al Tabernacolo, come per sentire palpitare il Cuore divino e umano di Gesù. In una sua opera di commento alla Scrittura, san Tommaso ci aiuta a capire l’eccellenza del Sacramento dell’Eucaristia, quando scrive: "Essendo l’Eucaristia il sacramento della Passione di nostro Signore, contiene in sé Gesù Cristo che patì per noi. Pertanto tutto ciò che è effetto della Passione di nostro Signore, è anche effetto di questo sacramento, non essendo esso altro che l’applicazione in noi della Passione del Signore" (In Ioannem, c.6, lect. 6, n. 963). Comprendiamo bene perché san Tommaso e altri santi abbiano celebrato la Santa Messa versando lacrime di compassione per il Signore, che si offre in sacrificio per noi, lacrime di gioia e di gratitudine.

Cari fratelli e sorelle, alla scuola dei santi, innamoriamoci di questo Sacramento! Partecipiamo alla Santa Messa con raccoglimento, per ottenerne i frutti spirituali, nutriamoci del Corpo e del Sangue del Signore, per essere incessantemente alimentati dalla Grazia divina! Intratteniamoci volentieri e frequentemente, a tu per tu, in compagnia del Santissimo Sacramento!

Quanto san Tommaso ha illustrato con rigore scientifico nelle sue opere teologiche maggiori, come appunto la Summa Theologiae, anche la Summa contra Gentiles è stato esposto anche nella sua predicazione, rivolta agli studenti e ai fedeli. Nel 1273, un anno prima della sua morte, durante l’intera Quaresima, egli tenne delle prediche nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Il contenuto di quei sermoni è stato raccolto e conservato: sono gli Opuscoli in cui egli spiega il Simbolo degli Apostoli, interpreta la preghiera del Padre Nostro, illustra il Decalogo e commenta l’Ave Maria. Il contenuto della predicazione del Doctor Angelicus corrisponde quasi del tutto alla struttura del Catechismo della Chiesa Cattolica. Infatti, nella catechesi e nella predicazione, in un tempo come il nostro di rinnovato impegno per l’evangelizzazione, non dovrebbero mai mancare questi argomenti fondamentali: ciò che noi crediamo, ed ecco il Simbolo della fede; ciò che noi preghiamo, ed ecco il Padre Nostro e l’Ave Maria; e ciò che noi viviamo come ci insegna la Rivelazione biblica, ed ecco la legge dell’amore di Dio e del prossimo e i Dieci Comandamenti, come esplicazione di questo mandato dell'amore.

Vorrei proporre qualche esempio del contenuto, semplice, essenziale e convincente, dell’insegnamento di san Tommaso. Nel suo Opuscolo sul Simbolo degli Apostoli egli spiega il valore della fede. Per mezzo di essa, dice, l’anima si unisce a Dio, e si produce come un germoglio di vita eterna; la vita riceve un orientamento sicuro, e noi superiamo agevolmente le tentazioni. A chi obietta che la fede è una stoltezza, perché fa credere in qualcosa che non cade sotto l’esperienza dei sensi, san Tommaso offre una risposta molto articolata, e ricorda che questo è un dubbio inconsistente, perché l’intelligenza umana è limitata e non può conoscere tutto. Solo nel caso in cui noi potessimo conoscere perfettamente tutte le cose visibili e invisibili, allora sarebbe un’autentica stoltezza accettare delle verità per pura fede. Del resto, è impossibile vivere, osserva san Tommaso, senza fidarsi dell’esperienza altrui, là dove la personale conoscenza non arriva. È ragionevole dunque prestare fede a Dio che si rivela e alla testimonianza degli Apostoli: essi erano pochi, semplici e poveri, affranti a motivo della Crocifissione del loro Maestro; eppure molte persone sapienti, nobili e ricche si sono convertite in poco tempo all’ascolto della loro predicazione. Si tratta, in effetti, di un fenomeno storicamente prodigioso, a cui difficilmente si può dare altra ragionevole risposta, se non quella dell’incontro degli Apostoli con il Signore Risorto.

Commentando l’articolo del Simbolo sull’Incarnazione del Verbo divino, san Tommaso fa alcune considerazioni. Afferma che la fede cristiana, considerando il mistero dell’Incarnazione, viene ad essere rafforzata; la speranza si eleva più fiduciosa, al pensiero che il Figlio di Dio è venuto tra noi, come uno di noi, per comunicare agli uomini la propria divinità; la carità è ravvivata, perché non vi è segno più evidente dell’amore di Dio per noi, quanto vedere il Creatore dell’universo farsi egli stesso creatura, uno di noi. Infine, considerando il mistero dell’Incarnazione di Dio, sentiamo infiammarsi il nostro desiderio di raggiungere Cristo nella gloria. Adoperando un semplice ed efficace paragone, san Tommaso osserva: "Se il fratello di un re stesse lontano, certo bramerebbe di potergli vivere accanto. Ebbene, Cristo ci è fratello: dobbiamo quindi desiderare la sua compagnia, diventare un solo cuore con lui" (Opuscoli teologico-spirituali, Roma 1976, p. 64).

Presentando la preghiera del Padre Nostro, san Tommaso mostra che essa è in sé perfetta, avendo tutte e cinque le caratteristiche che un’orazione ben fatta dovrebbe possedere: fiducioso e tranquillo abbandono; convenienza del suo contenuto, perché – osserva san Tommaso – "è assai difficile saper esattamente cosa sia opportuno chiedere e cosa no, dal momento che siamo in difficoltà di fronte alla selezione dei desideri" (Ibid., p. 120); e poi ordine appropriato delle richieste, fervore di carità e sincerità dell’umiltà.

San Tommaso è stato, come tutti i santi, un grande devoto della Madonna. L’ha definita con un appellativo stupendo: Triclinium totius Trinitatis, triclinio, cioè luogo dove la Trinità trova il suo riposo, perché, a motivo dell’Incarnazione, in nessuna creatura, come in Lei, le tre divine Persone inabitano e provano delizia e gioia a vivere nella sua anima piena di Grazia. Per la sua intercessione possiamo ottenere ogni aiuto.

Con una preghiera, che tradizionalmente viene attribuita a san Tommaso e che, in ogni caso, riflette gli elementi della sua profonda devozione mariana, anche noi diciamo: "O beatissima e dolcissima Vergine Maria, Madre di Dio..., io affido al tuo cuore misericordioso tutta la mia vita... Ottienimi, o mia dolcissima Signora, carità vera, con la quale possa amare con tutto il cuore il tuo santissimo Figlio e te, dopo di lui, sopra tutte le cose, e il prossimo in Dio e per Dio".



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs, continuant aujourd’hui la catéchèse sur saint Thomas d’Aquin, je désire m’arrêter sur la Somme théologique. Bien qu’inachevée, elle constitue son chef d’œuvre. En recourant à la pensée des philosophes de l’Antiquité et surtout d’Aristote, saint Thomas explore l’enseignement qui vient de l’Écriture Sainte et des Pères de l’Église, notamment de saint Augustin. La Somme est structurée en trois parties correspondant aux trois modes de l’existence de Dieu. Premièrement, Dieu existe en lui-même et il constitue le principe et la fin de toutes les créatures. Le Docteur Angélique expose ensuite le Mystère trinitaire et réfléchit sur l’authentique réalité de l’être humain. La seconde partie de l’ouvrage aborde la présence de Dieu à travers sa grâce dans la vie et l’action des hommes. Saint Thomas dessine la physionomie de l’homme qui vit selon l’Esprit, devenant ainsi une icône de Dieu. La troisième partie est consacrée au Mystère du Christ, Vie et Vérité, présent de façon très particulière dans les Sacrements. Le développement important qu’il accorde au Mystère de l’Eucharistie nous révèle l’intelligence d’un théologien qui prie et qui nous aide à aimer ce Sacrement et à en vivre. Saint Thomas nous indique ce que nous devons croire : le Credo, ce que nous devons prier : le Notre Père, et ce que nous devons vivre : la Loi d’Amour de Dieu et du prochain, et les Dix Commandements.

Je salue les pèlerins francophones, particulièrement les jeunes collégiens et les Vietnamiens présents. Puissions-nous suivre avec générosité le chemin que saint Thomas d’Aquin nous indique ! Que la Vierge Marie vous accompagne ! Bon pèlerinage à tous !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on the Christian culture of the Middle Ages, we turn once more to the teaching of Saint Thomas Aquinas. The Summa Theologiae, his masterpiece, reflects Thomas’s serene confidence in the harmony of faith and reason, and in the ability of reason, enlightened by faith, to come to an understanding of God and his saving plan. The Summa treats of the Triune God in himself, in his work of creation, and in the person of Jesus Christ, the incarnate Son, whose humanity is the means by which we return to the Father. Thomas illustrates the working of divine grace, which perfects our natural gifts and enables us, through the practice of the virtues and the gifts of the Holy Spirit, to attain the eternal happiness for which we were created. His description of Christ’s saving work stresses the importance of the seven sacraments, and especially the Eucharist. These great theological truths are also reflected in Thomas’s preaching which in a clear and simple way presents the mysteries of the faith, the content of Christian prayer, and the demands of a moral life shaped by the natural law and the Gospel’s new commandment of love. With the Angelic Doctor, let us pray for the grace to love the Lord with all our heart, and to love our neighbour, "in God and for God".

I offer a warm welcome to the numerous student groups present, and in a special way to those taking part in the programmes sponsored by the Foyer Unitas Lay Centre, the Anglican Centre of Rome and the Midwest Theological Forum. I also thank the choirs for their praise of God in song. Upon all the English-speaking visitors, especially those from Scotland, Norway, Sweden, Australia, Indonesia, Japan, Singapore, the Bahamas and the United States of America, I invoke God’s abundant blessings.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Die heutige Katechese widme ich noch einmal dem heiligen Thomas von Aquin und möchte dabei auf einige Aspekte seines Gedankenguts eingehen. Das Meisterwerk seiner reifen Jahre ist die Summa der Theologie. Sie ist aufgebaut in der Methode der „quaestio": Fragen, Einwände, Antwort, Lösung der Probleme. Es handelt sich um wirkliche Fragen, die sich stellen, die durchgeknetet werden und in deren Bearbeiten schließlich eine zusammenhängende Sicht des Glaubens wächst. Das denkerische Durchdringen der christlichen Offenbarung, der Einblick in den Zusammenhang von Vernunft und Glaube und das konkrete Handeln der Gläubigen aus dieser Erkenntnis gehören zusammen. Es geht nicht um irgendeine Theorie über Gott oder über den Menschen; es geht darum, den Menschen von Gott her zu erkennen und damit zugleich eine praktische Wirklichkeit zu finden: Was haben wir zu tun? Durch den Glauben, der eine Gabe Gottes ist, und mit Hilfe der Vernunft kann der Mensch zunächst erkennen, daß es Gott gibt. Gott ist die Grundlage und das Ziel aller Dinge. Aber dann wird Gott, der Ferne, durch seine Gnade im Leben und Wirken des gläubigen Christen gegenwärtig und hilft uns auf unserem Weg. Und endlich ist Gott nicht ferngeblieben, er ist einer von uns geworden, so daß wir nun wirklich sozusagen sein Gesicht kennen, er ist unser Nächster geworden.

Ein weiteres Buch, das ich erwähnen möchte, sind die sogenannten kleinen Werke, die „opuscula", die aus seinen Fastenpredigten im Jahr 1273 in Neapel hervorgegangen sind, die er dort im neapolitanischen Dialekt gehalten hat. Der Aufbau dieser Schrift mit Erklärungen zum Glaubensbekenntnis, zum Vater Unser und Ave Maria und zu den Zehn Geboten, entspricht ungefähr der Gliederung des Katechismus der Katholischen Kirche. Es geht um die Fragen: Was glauben wir? Was beten wir? Wie leben wir als Christen? Immer wieder hebt Thomas den Wert des Glaubens hervor: Die menschliche Vernunft reicht allein nicht aus, um die sichtbare und unsichtbare Welt in ihrem Zusammenhang zu erkennen. Es ist vernünftig, Gott Glauben zu schenken, der sich den Aposteln als der Grund und die Fülle des Lebens offenbart hat. Thomas verdeutlicht dies in seinen Predigten mit einem einfachen Vergleich: „Wenn der Bruder eines Königs in der Ferne wäre, würde er sich danach sehnen, bei ihm zu sein. Für uns ist Christus der Bruder. Wir müssen also seine Nähe wünschen, danach streben, ein Herz und eine Seele mit ihm zu werden." So sind wir dem König, dem Herrn der Welt, nahe und können mit ihm eins werden.

Von Herzen heiße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache willkommen. Euch alle ermutige ich, wie Thomas von Aquin – jeder nach seiner Art – aus der Kraft des Heiligen Geistes zu leben, sich vom Wort Gottes und den Sakramenten zu nähren und so auf dem Weg des rechten Lebens, auf dem Weg zur Gemeinschaft mit Gott und mit den Nächsten voranzuschreiten. Der Segen Gottes begleite euch alle!


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Concluyo en el día de hoy las catequesis dedicadas a Santo Tomás de Aquino. Como afirmaba mi amado Predecesor el Papa Pablo Sexto, las enseñanzas de este gran teólogo mantienen hoy toda su vigencia y, en cierta manera, todos los hijos de la Iglesia "podemos y debemos ser sus discípulos".

La obra cumbre de Santo Tomás es la Summa Theologiae, donde expone de manera precisa, lúcida y pertinente las verdades de fe que brotan de las Sagradas Escrituras y de las enseñanzas de los Santos Padres. En la Summa, Santo Tomás parte de que hay tres modos diversos de la existencia de Dios. El primer modo: Dios existe en sí mismo, es el principio y el fin de todo, y todas las criaturas proceden y depende de Él. El segundo: Dios se hace presente a través de la Gracia en la vida del cristiano, de los santos. Y el tercero y último: Dios está presente de manera especial en la Persona de Cristo y en los Sacramentos, donde se perpetúa su misión redentora. Bajo este triple esquema, se articula esta obra monumental.

Así mismo, todo lo que Tomás ilustró en su pensamiento teológico, lo expuso en su predicación. Por ejemplo, algunos de sus sermones han quedado recogidos en un libro titulado Opúsculos. En él, el Santo explica el Símbolo de los Apóstoles, interpreta el Padre Nuestro, ilustra los Mandamientos y comenta el Ave María. Por lo tanto, la actualidad de su pensamiento queda patente cuando comprobamos que el esquema de los Opúsculos coincide casi en todo con la actual estructura del Catecismo de la Iglesia Católica.

Saludo a los grupos de lengua española, en particular a los miembros de la Asociación pública de Fieles "Hogar de la Madre", así como a los demás fieles provenientes de España, México y otros países latinoamericanos. Os invito a todos, a imitación de Santo Tomás de Aquino, a profundizar, mediante el estudio y la oración, en los grandes misterios de la fe.

Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Esta é a terceira catequese que dedico a São Tomás de Aquino, de quem todos nós – como dizia o Papa Paulo VI – podemos e devemos ser discípulos. A obra-prima do Doutor Angélico é a Summa Theologiae, dividida em três partes: na primeira, trata de Deus; na segunda, ocupa-se do movimento da criatura para Deus; e na última, fala de Cristo, o qual, enquanto homem, é o caminho para chegarmos a Deus. Aquilo que São Tomás ilustrou, com rigor científico, nas suas obras teológicas maiores, anunciou-o pregando aos estudantes e aos fiéis. Explicava-lhes o Credo, ou seja, o que acreditamos; mas também o Pai-nosso e a Ave-Maria, isto é, o que rezamos; e ainda os Dez Mandamentos, a vida que a Revelação bíblica nos pede marcada pelo amor de Deus e do próximo.

Amados peregrinos língua portuguesa, que viestes junto do túmulo de São Pedro renovar a vossa profissão de fé eclesial, reconhecendo e adorando o Deus Uno e Trino, que vos escolheu para seu Povo Santo. Para todos vós, particularmente para o grupo brasileiro de Piracicaba, a minha saudação agradecida, com votos de abundantes dons de graça e paz divina, que imploro para vós e vossos queridos com a minha Bênção Apostólica.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. W sposób szczególny zwracam się do diakonów z krakowskiego Seminarium Duchownego. Za waszym pośrednictwem przesyłam moje pozdrowienie i błogosławieństwo wszystkim klerykom w Polsce. Bądźcie wdzięczni Bogu za dar powołania, pielęgnujcie je i przykładnym życiem dodawajcie odwagi innym, których Pan wzywa, aby nie wahali się odpowiadać: „Oto ja, poślij mnie" (Iz 6, 8). Niech Bóg błogosławi wszystkim tu obecnym!

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. In modo particolare mi rivolgo ai diaconi dal Seminario Maggiore di Cracovia. Per il vostro tramite trasmetto il mio saluto e la benedizione a tutti i seminaristi in Polonia. Siate grati a Dio per il dono della vocazione, abbiate cura di essa e con la vita esemplare suscitate il coraggio di coloro, che il Signore chiama, affinché non esitino di rispondere: "Eccomi, manda me!" (Is 8, 8). Dio benedica tutti qui presenti.]


○ Saluto in lingua ungherese

Nagy szeretettel köszöntöm a magyar zarándokokat, különösen azokat, akik Déváról és Szombathelyről érkeztek. A héten ünnepeljük Szent László király ünnepét. Az ő példája erősítsen meg benneteket a hitben.

Apostoli áldásom legyen veletek minden utatokon.

Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Un particolare saluto ai fedeli di lingua ungherese, specialmente ai Membri dei gruppi di Deva e Szombathely. Questa settimana celebreremo la festa del Re San Ladislao. Il suo esempio vi conforti nella fede.

La Benedizione Apostolica vi accompagni sulle vostre vie. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám poutníky farnosti Narození Panny Marie z Jimramova!

Zítra budeme slavit svátek svatého Jana Křtitele. Milovaní, povoláním tohoto velikého proroka bylo připravit cestu našemu Pánu. Stejně tak i my, každý podle svého povolání, přinášejme Krista do dnešního světa.

Buďte silní v Pánu! Upřímně vám žehnám!

Chvála Kristu!

[Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Parrocchia della Natività di Maria, di Jimramov!

Domani celebreremo la festa di San Giovanni Battista. Carissimi, la vocazione di questo grande Profeta fu quella di preparare la via al nostro Signore. Anche noi, ciascuno secondo la propria vocazione, dobbiamo portare Cristo nel mondo di oggi.

Siate forti nel Signore! Vi benedico tutti.

Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

Zo srdca pozdravujem slovenských pútnikov: osobitne z farností Senica, Igram, Čadca – Kýčerka, Žilina, Predmier ako aj z Gymnázia Vavrinca Benedikta Nedožerského z Prievidze.

Bratia a sestry, vaša púť k hrobom svätých apoštolov Petra a Pavla nech vás naplní novou horlivosťou na ceste kresťanského svedectva.

S láskou žehnám vás a vašich drahých vo vlasti.

Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi: in particolare quelli provenienti dalle parrocchie di Senica, Igram, Čadca – Kýčerka, Žilina, Predmier e quelli del Ginnasio Vavrinec Benedikt Nedožerský di Prievidza.

Fratelli e sorelle, il vostro pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo vi riempia di un nuovo zelo sulla via della testimonianza cristiana.

Con affetto benedico voi ed i vostri cari in Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua croata

Radosno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a na poseban način vjernike iz Zagreba i iz župe Dobrog Pastira iz Brestja. Dragi prijatelji, Gospodin vam bio oslonac na životnom putu na kojem neka vas, vaše obitelji, župne zajednice i sve koji su vam pri srcu, prati Njegov blagoslov. Hvaljen Isus i Marija!

[Con gioia saluto tutti i pellegrini Croati, in modo particolare quelli provenienti da Zagabria e dalla parrocchia del Buon Pastore a Brestje. Cari amici, il Signore vi sia di sostegno nel cammino della vita e la Sua benedizione accompagni voi, le vostre famiglie, le vostre comunità parrocchiali e quanti vi stanno a cuore. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della parrocchia di San Gavino Martire, in Camposanto; i militari del 37° Stormo dell’Aeronautica, di Trapani; gli esponenti dell’Associazione "Orizzonte Malati". Tutti ringrazio per questa visita e, mentre vi esorto a rinnovare propositi di generosa testimonianza cristiana, invoco su ciascuno la continua assistenza del Signore.

Saluto, ora, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Oggi ricorre la memoria liturgica di san Giuseppe Cafasso e il 150° anniversario della sua morte. L’esempio di questa attraente figura di sacerdote esemplare, cui vorrei dedicare la prossima catechesi del Mercoledì, aiuti voi, cari giovani, a sperimentare personalmente la forza liberatrice dell'amore di Cristo, che rinnova profondamente la vita dell'uomo; sostenga voi, cari malati, ad offrire le vostre sofferenze per la conversione di chi è prigioniero del male; incoraggi voi, cari sposi novelli, ad essere segno della fedeltà di Dio anche con il perdono reciproco, motivato dall'amore.





www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1461&sett...
+PetaloNero+
00giovedì 24 giugno 2010 15:50
BENEDIZIONE DELLA STATUA RESTAURATA DELLA "MADONNINA" DI MONTE MARIO IN ROMA E VISITA AL MONASTERO DOMENICANO DI SANTA MARIA DEL ROSARIO (I)

Alle ore 10.15 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita al Centro "Don Orione" di Roma - Monte Mario per sostare in preghiera e benedire la grande statua restaurata di Maria "Salus populi romani" (la "Madonnina") rivolta sulla città di Roma e ricollocata sulla torre.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti alla benedizione della statua al Centro "Don Orione":


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

vorrei in primo luogo salutare cordialmente tutti voi, qui convenuti per l’odierno significativo evento. Su questa collina è tornata a vegliare sulla nostra Città la maestosa statua della Madonna, abbattuta alcuni mesi or sono dalla furia del vento. Saluto innanzitutto il Cardinale Vicario Agostino Vallini e i Vescovi presenti. Un pensiero speciale rivolgo a don Flavio Peloso, rieletto alla guida dell’Opera don Orione, e lo ringrazio per le gentili parole che ha voluto indirizzarmi. Estendo questo saluto ai religiosi partecipanti al 13° Capitolo Generale, a quelli che lavorano in questa Istituzione al servizio dei giovani e dei sofferenti e all’intera famiglia spirituale orionina. Rivolgo il mio deferente pensiero al Signor Sindaco di Roma, l’on. Gianni Alemanno - oggi è il suo onomastico - : desidero manifestarLe anticipatamente il mio apprezzamento per il Concerto che il Campidoglio mi offrirà la sera del 29 giugno; è un gesto che testimonia l’affetto per il Papa dell’intera città di Roma. Saluto anche le altre autorità civili e militari. Non posso infine non ringraziare di cuore quanti in vario modo hanno contribuito a restituire alla statua della Madonna il suo originale splendore.

Ho accolto volentieri l’invito ad unirmi a voi nel rendere omaggio a Maria "Salus populi romani", raffigurata in questa meravigliosa statua tanto cara al popolo romano. Statua che è memoria di eventi drammatici e provvidenziali, scritti nella storia e nella coscienza della Città. Infatti, essa fu collocata sul colle di Monte Mario nel 1953, ad adempimento di un voto popolare pronunciato durante la seconda guerra mondiale, quando le ostilità e le armi facevano temere per le sorti di Roma. Dalle opere romane di Don Orione partì allora l’iniziativa di una raccolta di firme per un voto alla Madonna cui aderirono oltre un milione di cittadini. Il Venerabile Pio XII raccolse la devota iniziativa del popolo che si affidava a Maria e il voto fu pronunciato il 4 giugno del 1944, davanti all’immagine della Madonna del Divino Amore. Proprio in quel giorno, si ebbe la pacifica liberazione di Roma. Come non rinnovare anche oggi con voi, cari amici di Roma, quel gesto di devozione a Maria "Salus populi romani" benedicendo questa bella statua?

Gli Orionini la vollero grande e collocata in alto, sovrastante la città, per rendere omaggio alla santità eccelsa della Madre di Dio, la quale, umile in terra, «è stata esaltata al di sopra dei cori angelici nei regni celesti» come disse il Papa Gregorio VII, (Ad Adelaide di Ungheria), e per averne, insieme, un segno di familiare presenza nella vita quotidiana. Maria, Madre di Dio e nostra, sia sempre in cima ai vostri pensieri e ai vostri affetti, amabile conforto delle anime vostre, guida sicura delle vostre volontà e sostegno dei vostri passi, ispiratrice suadente dell'imitazione di Gesù Cristo. La "Madonnina" - come amano chiamarla i romani - nel gesto di guardare dall’alto i luoghi della vita familiare, civile e religiosa di Roma, protegga le famiglie, susciti propositi di bene, suggerisca a tutti desideri di cielo. "Guardare al cielo, pregare, e poi avanti con coraggio e lavorare. Ave Maria e avanti!" - esortava san Luigi Orione.

Nel loro voto alla Madonna i romani oltre a promettere preghiera e devozione, si impegnarono anche in opere di carità. Per parte loro, gli Orionini realizzarono in questo Centro di Monte Mario, ancor prima della statua, l’accoglienza di mutilatini e di orfani. Il programma di san Luigi Orione - "Solo la carità salverà il mondo" - ebbe qui una significativa concretizzazione e divenne un segno di speranza per Roma, unitamente alla Madonnina posta sul colle. Cari fratelli e sorelle, spirituali eredi del Santo della Carità, Luigi Orione! Il Capitolo Generale che si è appena concluso ha avuto come proprio tema questa espressione cara al vostro Fondatore, "Solo la carità salverà il mondo". Benedico il proposito e le decisioni che sono stati adottati per rilanciare quel dinamismo spirituale e apostolico che sempre deve contraddistinguervi.

Don Orione visse in modo lucido e appassionato il compito della Chiesa di vivere l’amore per far entrare nel mondo la luce di Dio (cfr. Deus Caritas est, n. 39). Ha lasciato tale missione ai suoi discepoli come via spirituale e apostolica, convinto che "la carità apre gli occhi alla fede e riscalda i cuori d'amore verso Dio". Continuate, cari Figli della Divina Provvidenza, su questa scia carismatica da lui iniziata, perché, come egli diceva, "la carità è la migliore apologia della fede cattolica", "la carità trascina, la carità muove, porta alla fede e alla speranza" (Verbali, 26.11.1930, p.95). Le opere di carità, sia come atti personali e sia come servizi alle persone deboli offerti in grandi istituzioni, non possono mai ridursi a gesto filantropico, ma devono restare sempre tangibile espressione dell’amore provvidente di Dio. Per fare questo - ricorda don Orione - occorre essere "impastati della carità soavissima di Nostro Signore" (Scritti 70, 231) mediante una vita spirituale autentica e santa. Solo così è possibile passare dalle opere della carità alla carità delle opere, perché - aggiunge il vostro Fondatore - "anche le opere senza la carità di Dio, che le valorizzi davanti a lui, a nulla valgono" (Alle PSMC, 19.6.1920, p.141).

Cari fratelli e sorelle, grazie ancora per il vostro invito e per la vostra accoglienza. Vi accompagni ogni giorno la materna protezione di Maria, che insieme invochiamo per quanti operano in questo Centro e per l’intera popolazione romana e, mentre a ciascuno assicuro il mio orante ricordo, con affetto tutti vi benedico.


Successivamente il Papa si reca al Monastero Domenicano di Santa Maria del Rosario ove presiede la Celebrazione dell’Ora Media con le Monache di clausura.









BENEDIZIONE DELLA STATUA RESTAURATA DELLA "MADONNINA" DI MONTE MARIO IN ROMA E VISITA AL MONASTERO DOMENICANO DI SANTA MARIA DEL ROSARIO (II)


Conclusa la visita al Centro "Don Orione", alle ore 11.15, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita al Monastero Domenicano di Santa Maria del Rosario a Monte Mario ove presiede la Celebrazione dell’Ora Media e incontra la comunità delle monache di clausura. Nel Monastero sono custodite l’antica icona della Vergine Hagiosorritissa, detta Madonna di San Luca (secolo VII) e preziose reliquie di San Domenico, di Santa Caterina da Siena e altri santi e sante domenicani.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia nel corso della Celebrazione dell’Ora Media:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Care sorelle,

a ciascuna di voi rivolgo le parole del Salmo 124, che abbiamo appena pregato: "La tua bontà, Signore, sia con i buoni e con i retti di cuore" (v. 4). È innanzitutto con questo augurio che vi saluto: su di voi sia la bontà del Signore. In particolare, saluto la vostra Madre Priora, e la ringrazio di cuore per le gentili espressioni che mi ha indirizzato a nome della Comunità. Con grande gioia ho accolto l’invito a visitare questo Monastero, per poter sostare insieme con voi ai piedi dell’immagine della Madonna acheropita di san Sisto, già protettrice dei Monasteri Romani di Santa Maria in Tempulo e di San Sisto.

Abbiamo pregato insieme l’Ora Media, una piccola parte di quella Preghiera Liturgica che, come claustrali, scandisce i ritmi delle vostre giornate e vi rende interpreti della Chiesa-Sposa, che si unisce, in modo speciale, con il suo Signore. Per questa preghiera corale, che trova il suo culmine nella partecipazione quotidiana al Sacrificio Eucaristico, la vostra consacrazione al Signore nel silenzio e nel nascondimento è resa feconda e ricca di frutti, non solo in ordine al cammino di santificazione e di purificazione personale, ma anche rispetto a quell’apostolato di intercessione che svolgete per la Chiesa intera, perché possa comparire pura e santa al cospetto del Signore. Voi, che ben conoscete l’efficacia della preghiera, sperimentate ogni giorno quante grazie di santificazione essa possa ottenere alla Chiesa.

Care sorelle, la comunità che voi formate è un luogo in cui poter dimorare nel Signore; essa è per voi la nuova Gerusalemme, a cui salgono le tribù del Signore per lodare il nome del Signore (cfr Sal 121,4). Siate grate alla divina Provvidenza per il dono sublime e gratuito della vocazione monastica, a cui il Signore vi ha chiamate senza alcun vostro merito. Con Isaia potete affermare "il Signore mi ha plasmato suo servo fin dal seno materno" (Is 49,5). Prima ancora che nasceste, il Signore aveva riservato a Sé il vostro cuore per poterlo ricolmare del suo amore. Attraverso il sacramento del Battesimo avete ricevuto in voi la Grazia divina e, immerse nella sua morte e risurrezione, siete state consacrate a Gesù, per appartenerGli esclusivamente. La forma di vita contemplativa, che dalle mani di san Domenico avete ricevuto nelle modalità della clausura, vi colloca, come membra vive e vitali, nel cuore del corpo mistico del Signore, che è la Chiesa; e come il cuore fa circolare il sangue e tiene in vita il corpo intero, così la vostra esistenza nascosta con Cristo, intessuta di lavoro e di preghiera, contribuisce a sostenere la Chiesa, strumento di salvezza per ogni uomo che il Signore ha redento con il suo Sangue.

È a questa fonte inesauribile che voi attingete con la preghiera, presentando al cospetto dell’Altissimo le necessità spirituali e materiali di tanti fratelli in difficoltà, la vita smarrita di quanti si sono allontanati dal Signore. Come non muoversi a compassione per coloro che sembrano vagare senza meta? Come non desiderare che nella loro vita avvenga l’incontro con Gesù, il solo che dà senso all’esistenza? Il santo desiderio che il Regno di Dio si instauri nel cuore di ogni uomo, si identifica con la preghiera stessa, come ci insegna sant’Agostino: "Ipsum desiderium tuum, oratio tua est; et si continuum desiderium, continua oratio" : il tuo desiderio è la tua preghiera; e se è desiderio permanente, continuo, è anche preghiera continua" (cfr Ep. 130, 18-20); perciò, come fuoco che arde e mai si spegne, il cuore è reso desto, non smette mai di desiderare e sempre innalza a Dio l’inno della lode.

Riconoscete perciò, care sorelle, che in tutto ciò che fate, al di là dei singoli momenti di orazione, il vostro cuore continua ad essere guidato dal desiderio di amare Dio. Con il Vescovo di Ippona, riconoscete che è il Signore ad avere messo nei vostri cuori il suo amore, desiderio che dilata il cuore, fino a renderlo capace di accogliere Dio stesso (cfr In Io. Ev. tr. 40, 10). Questo è l’orizzonte del pellegrinare terreno! Questa è la vostra meta! Per questo avete scelto di vivere nel nascondimento e nella rinuncia ai beni terreni: per desiderare sopra ogni cosa quel bene che non ha uguali, quella perla preziosa che merita la rinuncia ad ogni altro bene per entrarne in possesso.

Possiate pronunciare ogni giorno il vostro "sì" ai disegni di Dio, con la stessa umiltà con cui ha detto il suo "sì" la Vergine Santa. Ella, che nel silenzio ha accolto la Parola di Dio, vi guidi nella vostra quotidiana consacrazione verginale, perché possiate sperimentare nel nascondimento la profonda intimità da Lei stessa vissuta con Gesù. Invocando la sua materna intercessione, insieme a quella di san Domenico, di santa Caterina da Siena e dei tanti santi e sante dell’Ordine Domenicano, imparto a tutte voi una speciale Benedizione Apostolica, che estendo volentieri alle persone che si affidano alle vostre preghiere.


Al termine, il Santo Padre rientra in Vaticano.
+PetaloNero+
00venerdì 25 giugno 2010 16:04
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Sua Altezza Em.ma Fra' Matthew Festing, Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, e Seguito.

S.E. il Signor Luis París Chaverri, Ambasciatore di Costa Rica, in visita di congedo.

il Prof. Lorenzo Ornaghi, Rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il Papa riceve oggi in Udienza:

Partecipanti all'Assemblea della "Riunione per l'Aiuto alle Chiese Orientali" (ROACO).




RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI PITIGLIANO-SOVANA-ORBETELLO (ITALIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello il Rev.do Mons. Guglielmo Borghetti, del clero di Massa Carrara-Pontremoli, Parroco di Montignoso e Preside dello Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore.

Rev.do Mons. Guglielmo Borghetti

Il Rev.do Mons. Guglielmo Borghetti è nato il 25 marzo 1954 ad Avenza di Carrara, diocesi di Massa Carrara-Pontremoli e provincia di Massa Carrara.

Dopo aver frequentato il Liceo Classico presso le scuole pubbliche, ha conseguito la Laurea in Filosofia, con indirizzo psicologico, presso l'Università di Pisa. In seguito, è entrato in Seminario, completando gli studi di Teologia.

È stato ordinato Sacerdote nella Cattedrale di Massa Carrara il 17 ottobre 1982, incardinato nella diocesi di Massa Carrara - Pontremoli.

Nel suo ministero ha svolto i seguenti incarichi: dal 1974 al 1992, Insegnante di Religione nelle Scuole statali; dal 1982 al 1986, Vice Rettore del Seminario diocesano; dal 1986 al 1992, Rettore del Seminario diocesano; dal 1992 al 1997, Parroco della Basilica Cattedrale di Massa Carrara; dal 1993, Direttore Spirituale del Seminario diocesano e contemporaneamente Direttore dell'Ufficio diocesano per le vocazioni; dal 1993 al 1996, Vicario episcopale per la pastorale; dal 1997, Parroco in Santa Maria della Rosa in Montignoso; dal 1999, Preside dello Studio Teologico Interdiocesano "Mons. Enrico Bartoletti"di Camaiore.

Attualmente collabora anche, come docente di psicologia della personalità, con la Scuola "Edith Stein" di Savona, per la formazione di educatori di comunità ecclesiali.

È Canonico effettivo della Basilica Cattedrale di Massa Carrara.

È autore di vari articoli, per il settimanale diocesano e per altre riviste.

È stato annoverato tra i Cappellani di Sua Santità il 1° marzo 1996.



NOMINA DEL VESCOVO DI VILLARRICA DEL ESPÍRITU SANTO (PARAGUAY)

Il Papa ha nominato Vescovo di Villarrica del Espíritu Santo (Paraguay) S.E. Mons. Ricardo Jorge Valenzuela Ríos, finora Ordinario Militare del Paraguay.

S.E. Mons. Ricardo Jorge Valenzuela Ríos

S.E. Mons. Ricardo Valenzuela Ríos è nato il 13 dicembre 1954 ad Asunción. È entrato nel Seminario della Congregazione dei Sacri Cuori e successivamente nel Seminario Maggiore Nazionale Interdiocesano, dove ha finito gli studi filosofici e teologici ottenendo la Licenza in Scienze Pastorali. È stato ordinato sacerdote il 12 dicembre 1982, incardinandosi nell’arcidiocesi di Asunción.

Nel 1990 ha conseguito la licenza in Diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana.

Nominato Vescovo titolare di Case Calane ed Ausiliare di Asunción il 27 novembre 1993, è stato consacrato il 6 gennaio successivo.

Il 24 maggio 2003 è stato nominato Ordinario Militare del Paraguay.



NOMINA DEL VESCOVO DI BRUGGE (BELGIO)

Il Papa ha nominato Vescovo di Brugge (Belgio) S.E. Mons. Jozef De Kesel, finora Vescovo titolare di Bulna ed Ausiliare di Malines-Bruxelles.

S.E. Mons. Jozef De Kesel

S.E. Mons. Jozef De Kesel è nato il 17 giugno 1947 a Gent, nella diocesi omonima. Entrato in seminario nel 1965, ha studiato Filosofia al seminario Saint-Paul di Gent/Mariakerke e conseguito la "candidatura"in filosofia e lettere all’Università Cattolica di Lovanio. Dal 1968 al 1972 ha studiato Teologia a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendovi dapprima la licenza e nel 1977 il dottorato.

È stato ordinato sacerdote il 26 agosto 1972 per la diocesi di Gent.

A Gent ha svolto i seguenti incarichi: professore di Religione al Collegio vescovile di Eeklo (1974-1980); professore di Religione, di Antropologia filosofica e di Pensiero Contemporaneo presso la Scuola Sociale di Gent (1977-1980); professore di Teologia Fondamentale e di Dogmatica al seminario maggiore di Gent (1980-1996) e, nello stesso tempo, professore di Teologia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Gent, di cui è stato anche Preside; professore di Cristologia all’Università Cattolica di Lovanio (1989-1992); responsabile della formazione degli animatori pastorali a Gent (1983-2002); Vicario episcopale per la formazione teologica e pastorale nella diocesi di Gent (1992-2002).

Eletto alla sede titolare di Bulna e nominato Ausiliare di Malines-Bruxelles il 20 marzo 2002, è stato consacrato il 26 maggio successivo ed ha ricevuto l’incarico di Vicario generale per il Vicariato di Bruxelles. Nella Conferenza episcopale egli è responsabile della Commissione Interdiocesana per la Pastorale Liturgica (fiamminga e francofona) e delegato presso la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE).
+PetaloNero+
00venerdì 25 giugno 2010 16:05
UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA DELLA "RIUNIONE PER L’AIUTO ALLE CHIESE ORIENTALI" (R.O.A.C.O.)

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in udienza i partecipanti all’Assemblea della "Riunione per l’Aiuto alle Chiese Orientali" (R.O.A.C.O.) e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,

Venerati Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

Cari Membri ed Amici della ROACO,

Vi accolgo con gioia per la sessione estiva della Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali e ringrazio di cuore il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, per il saluto che mi ha rivolto. Lo ricambio accompagnato dal ricordo al Signore e lo estendo all’Arcivescovo Segretario, al Sotto-Segretario e ai Collaboratori del Dicastero, con un cordiale pensiero per il Rappresentante Pontificio a Gerusalemme, in Israele e Palestina, per l’Arcivescovo Maronita di Cipro e il Padre Custode di Terra Santa qui convenuti con i Rappresentanti delle Agenzie Cattoliche Internazionali e della Bethlehem University. A tutti esprimo la gratitudine mia e di tutta la Chiesa, in particolare dei Pastori e dei fedeli orientali e latini dei territori affidati alla Congregazione Orientale e di quanti sono emigrati dalla madrepatria.

Nous souhaitons tous à la Terre Sainte, à l’Irak et au Moyen Orient le don d’une paix stable et d’une convivialité solide. Elles naissent du respect des droits de la personne, des familles, des communautés et des peuples, et du dépassement de toute discrimination religieuse, culturelle ou sociale. Je confie à Dieu, mais à vous également, l’appel lancé à Chypre en faveur de l’Orient chrétien. En tant qu’instruments de la charité ecclésiale, puissiez-vous collaborer toujours davantage à l’édification de la justice dans la liberté et dans la paix !

J’encourage les frères et sœurs qui, en Orient, partagent le don inestimable du Baptême à persévérer dans la foi et, malgré les nombreux sacrifices, à demeurer là où ils sont nés. En même temps, j’exhorte les migrants orientaux à ne pas oublier leurs origines, spécialement religieuses. Leur fidélité et leur cohérence humaines et chrétiennes en dépendent. Je désire rendre un hommage particulier aux chrétiens qui souffrent de la violence à cause de l’Evangile, et je les confie au Seigneur. Je compte toujours sur les Responsables des Nations afin qu’ils garantissent de manière réelle, sans distinction et partout, la profession publique et communautaire des convictions religieuses de chacun.

L’année dernière, à cette occasion et en raison de l’année sacerdotale, j’avais demandé qu’une attention particulière soit portée aux ministres du Christ et de l’Eglise. Des fruits abondants de sanctification ont surgi non seulement pour les prêtres mais également pour tout le peuple de Dieu. Supplions l’Esprit Saint afin qu’il confirme ces signes de la bienveillance divine par le don de vocations, dont la communauté ecclésiale, tant en Occident qu’en Orient, a fortement besoin.

Ich freue mich zu erfahren, daß die katholischen Ostkirchen eifrig an der Umsetzung der Ziele des Priesterjahres mitgewirkt haben und daß die Hilfswerke der ROACO vorhaben, sie in diesem Bereich auch weiterhin zu unterstützen. Ihr habt nicht nur die Ausbildung der Kandidaten für die Heiligen Weihen, die eine bleibende Priorität ist, sondern auch die Bedürfnisse des in der Pastoral tätigen Klerus in den Blick genommen, wie z.B. seine geistliche und kulturelle Fortbildung sowie die Hilfen für Priester besonders auch in der schwierigen und zugleich doch fruchtbaren Phase von Krankheit und Alter. Auf diese Weise tragt ihr dazu bei, in der Kirche und in der heutigen Gesellschaft die kostbare und unentbehrliche Gabe des priesterlichen Dienstamtes erstrahlen zu lassen. Der Orient war im Altertum Heimstätte großer Schulen priesterlicher Spiritualität. Die Kirche von Antiochia, um nur ein Beispiel anzuführen, hat außergewöhnliche Heilige hervorgebracht: hochgebildete Priester, die nicht sich selbst in den Vordergrund stellten, sondern Christus und die Apostel. Sie widmeten sich ganz und gar der Verkündigung des Wortes und der Feier der göttlichen Mysterien. Sie waren in der Lage, die Menschen tief in ihren Gewissen zu berühren und dort zu erreichen, wo sich mit rein menschlichen Mitteln kein Weg aufgetan hätte.

Liebe Freunde, tragt mit eurem Engagement vor allem dazu bei, daß die Priester der Ostkirchen in unserer Zeit Widerhall dieses spirituellen Erbes sein können. Dem Netz der schulischen und sozialen Einrichtungen, das euch zu Recht ein Anliegen ist, wird dies einen großen Schub verleihen, sofern dies in einer soliden pastoralen Perspektive erfolgt. Wenn die Priester in ihrem Dienstamt wirklich von geistlichen Motiven geleitet werden, dann werden auch die Laien in ihrem Engagement bestärkt, sich ihrer christlichen Berufung gemäß um die zeitlichen Dinge zu kümmern.

We now have the common task of preparing for the Special Assembly for the Middle East of the Synod of Bishops. I thank God for this initiative, which is already producing the beneficial fruits of "communion and witness" for which the synod was initially convoked. Last year at Castel Gandolfo, I had the pleasure of announcing this Synodal Assembly during a meeting of fraternal prayer and reflection with the Patriarchs and Major Archbishops of the Eastern Churches. During my recent visit to Cyprus, which I recall with much gratitude to God and to those who welcomed me, I consigned the

Instrumentum Laboris of this Special Assembly to representatives of the Episcopate of the Middle East. I am pleased at the broad cooperation provided thus far by the Eastern Churches and for the work which, from the beginning, R.O.A.C.O. has done, and continues to do for this historical event. This joint effort will have fruitful results because of the presence of some of your representatives at this episcopal gathering and your ongoing relationship with the Congregation for the Eastern Churches.

Cari amici, vi chiedo di contribuire con le vostre opere a tenere viva la "speranza che non delude" tra i cristiani d’Oriente (Rm 5,5; cfr Instrumentum laboris, Conclusioni). Nel "piccolo gregge" (Lc 12,32) che essi compongono è già operante il futuro di Dio e la "via stretta" che stanno percorrendo è descritta dal Vangelo come "via alla vita" (Mt 7,13-14). Vorremo essere sempre al loro fianco! Fiducioso nell’intercessione della Santissima Madre di Dio e dei santi Apostoli Pietro e Paolo, affido al Signore i benefattori, gli amici e i collaborati vivi e defunti, legati in vario modo alla ROACO, con un particolare ricordo per Mons. Padovese, recentemente scomparso, mentre imparto su ciascuno di voi, sui componenti e i sostenitori delle Agenzie internazionali, come su tutte le amate Chiese Orientali Cattoliche la confortatrice Benedizione Apostolica.




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+PetaloNero+
00sabato 26 giugno 2010 15:15
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Giovanni Lajolo, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano:

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

il Rev.do Dott. Ishmael Noko, Segretario Generale della Federazione Luterana Mondiale, con la Consorte;

Delegazione del Circolo San Pietro.





RINUNCE E NOMINE



NOMINA DI MEMBRI DELLA PREFETTURA DEGLI AFFARI ECONOMICI DELLA SANTA SEDE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Membri della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede l’Em.mo Card. Juan Luis Cipriani Thorne, Arcivescovo di Lima, e l’Em.mo Card. Lluís Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcelona.


NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE ALLA CELEBRAZIONE DEL XV CENTENARIO DEL SANTUARIO DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE MADONNA DELLA MENTORELLA (DIOCESI DI TIVOLI - ITALIA) (29 AGOSTO 2010)

Il Papa ha nominato l’Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, Suo Inviato Speciale alla celebrazione del XV centenario del Santuario di Santa Maria delle Grazie Madonna della Mentorella (Diocesi di Tivoli - Italia), che avrà luogo il 29 agosto 2010.






UDIENZA ALLA DELEGAZIONE DEL CIRCOLO SAN PIETRO

Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza una delegazione del Circolo San Pietro e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Soci del Circolo San Pietro!

Sono lieto di accogliervi in occasione di questo gradito incontro, che mi offre l'opportunità di rinnovarvi la mia riconoscenza per la vostra generosa opera al servizio della Santa Sede. Questo momento si svolge nell’imminenza della Solennità liturgica dei santi Pietro e Paolo e ci consente, in certo modo, di pregustare la gioia di tale ricorrenza così significativa per il vostro benemerito Sodalizio e per la Chiesa intera. Vi saluto tutti con affetto, ad iniziare dal vostro Presidente Generale, Duca Leopoldo Torlonia, che ringrazio per le gentili parole che mi ha rivolto a nome di tutti, e dal vostro Assistente spirituale.

Abbiamo da poco concluso l’Anno Sacerdotale, tempo di grazia, durante il quale la Chiesa ha riflettuto con speciale attenzione sulla figura di san Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars, ricordandone il 150° anniversario della morte. Egli è un modello di vita evangelica non solo per i sacerdoti, ma anche per i laici, specialmente per quanti, come voi, sono impegnati nel vasto campo della carità. Un aspetto peculiare della vita di questo umile prete fu infatti il distacco dai beni materiali. Egli non possedeva nulla, distribuiva tutto ai più bisognosi; per sé non sentiva necessità di niente: tutto considerava superfluo. L’amore ai poveri lo aveva imparato da fanciullo, vedendo come venivano accolti e assistiti dai suoi genitori, in casa. Questo amore lo portò, nel corso della sua vita sacerdotale, a distribuire agli altri tutto ciò che aveva. Diede vita anche ad una casa di accoglienza, che chiamò "La provvidenza", per bambine e ragazze povere: ad esse dedicava ogni sforzo perché ricevessero una sana educazione cristiana. Il suo esempio costituisca per voi, cari soci del Circolo San Pietro, un costante invito a spalancare le braccia ad ogni persona che ha bisogno di un segno tangibile di solidarietà. Continuate ad essere questo segno concreto della carità del Papa verso quanti si trovano nel bisogno sia in senso materiale che in senso spirituale, come pure verso i pellegrini che giungono a Roma da ogni parte del mondo per visitare le tombe degli Apostoli e per incontrare il Successore di Pietro.

Com’è stato poc'anzi ricordato, voi oggi siete qui convenuti per consegnarmi l'Obolo di San Pietro raccolto nelle chiese di Roma. Desidero esprimervi la mia viva gratitudine per questo attestato di partecipazione alla mia sollecitudine per le persone più bisognose. Esso rappresenta come un punto di convergenza fra due azioni complementari, che si stringono in un'unica eloquente testimonianza di carità evangelica, poiché, da un lato, manifesta l'affetto degli abitanti di questa Città e dei pellegrini nei confronti del Successore di Pietro e, dall'altro, esprime la concreta solidarietà della Santa Sede verso le tante realtà di disagio e di indigenza che, purtroppo, permangono a Roma e in tante parti del mondo. Avvicinando le parrocchie romane e gestendo centri di assistenza e di accoglienza nella Capitale, voi avete la possibilità di cogliere direttamente le molteplici situazioni di povertà ancora presenti; al tempo stesso, potete anche constatare quanto sia intenso nella gente il desiderio di conoscere Cristo e di amarlo nei fratelli.

Mediante questo vostro impegno di andare incontro alle necessità dei meno fortunati, voi diffondete un messaggio di speranza, che scaturisce dalla fede e dall’adesione al Signore, facendovi così araldi del suo Vangelo. Carità e testimonianza continuino ad essere dunque le linee guida del vostro apostolato. Vi incoraggio a proseguire con gioia in questa vostra azione, ispirandovi incessantemente agli indefettibili principi cristiani e traendo sempre nuovo vigore dalla preghiera e dallo spirito di sacrificio - come recita il vostro motto -, per portare copiosi frutti di bene sia nella Comunità cristiana che nella società civile.

Affido le vostre aspirazioni, i propositi ed ogni attività alla materna protezione della Vergine Santa, Salus Populi Romani, perché guidi i vostri passi, rendendovi sempre più convinti operatori di solidarietà e costruttori di pace in tutti gli ambiti dove si svolge la vostra meritevole azione associativa. Con tali voti, invoco la celeste intercessione dei Santi Pietro e Paolo e volentieri imparto a ciascuno di voi, alle vostre famiglie e a quanti incontrate nel vostro quotidiano servizio una speciale Benedizione Apostolica.




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+PetaloNero+
00domenica 27 giugno 2010 15:19
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Le letture bibliche della santa Messa di questa domenica mi danno l’opportunità di riprendere il tema della chiamata di Cristo e delle sue esigenze, tema sul quale mi sono soffermato anche una settimana fa, in occasione delle Ordinazioni dei nuovi presbiteri della Diocesi di Roma. In effetti, chi ha la fortuna di conoscere un giovane o una ragazza che lascia la famiglia di origine, gli studi o il lavoro per consacrarsi a Dio, sa bene di che cosa si tratta, perché ha davanti un esempio vivente di risposta radicale alla vocazione divina. E’ questa una delle esperienze più belle che si fanno nella Chiesa: vedere, toccare con mano l’azione del Signore nella vita delle persone; sperimentare che Dio non è un’entità astratta, ma una Realtà così grande e forte da riempire in modo sovrabbondante il cuore dell’uomo, una Persona vivente e vicina, che ci ama e chiede di essere amata.

L’evangelista Luca ci presenta Gesù che, mentre cammina per la strada, diretto a Gerusalemme, incontra alcuni uomini, probabilmente giovani, i quali promettono di seguirlo dovunque vada. Con costoro Egli si mostra molto esigente, avvertendoli che "il Figlio dell’uomo – cioè Lui, il Messia – non ha dove posare il capo", vale a dire non ha una propria dimora stabile, e che chi sceglie di lavorare con Lui nel campo di Dio non può più tirarsi indietro (cfr Lc 9,57-58.61-62). Ad un altro invece Cristo stesso dice: "Seguimi", chiedendogli un taglio netto dei legami familiari (cfr Lc 9,59-60). Queste esigenze possono apparire troppo dure, ma in realtà esprimono la novità e la priorità assoluta del Regno di Dio che si fa presente nella Persona stessa di Gesù Cristo. In ultima analisi, si tratta di quella radicalità che è dovuta all’Amore di Dio, al quale Gesù stesso per primo obbedisce. Chi rinuncia a tutto, persino a se stesso, per seguire Gesù, entra in una nuova dimensione della libertà, che san Paolo definisce "camminare secondo lo Spirito" (cfr Gal 5,16). "Cristo ci ha liberati per la libertà!" – scrive l’Apostolo – e spiega che questa nuova forma di libertà acquistataci da Cristo consiste nell’essere "a servizio gli uni degli altri" (Gal 5,1.13). Libertà e amore coincidono! Al contrario, obbedire al proprio egoismo conduce a rivalità e conflitti.

Cari amici, volge ormai al termine il mese di giugno, caratterizzato dalla devozione al Sacro Cuore di Cristo. Proprio nella festa del Sacro Cuore abbiamo rinnovato con i sacerdoti del mondo intero il nostro impegno di santificazione. Oggi vorrei invitare tutti a contemplare il mistero del Cuore divino-umano del Signore Gesù, per attingere alla fonte stessa dell’Amore di Dio. Chi fissa lo sguardo su quel Cuore trafitto e sempre aperto per amore nostro, sente la verità di questa invocazione: "Sei tu, Signore, l’unico mio bene" (Salmo resp.), ed è pronto a lasciare tutto per seguire il Signore. O Maria, che hai corrisposto senza riserve alla divina chiamata, prega per noi!



DOPO L’ANGELUS

Stamani, in Libano, è stato proclamato Beato Estéphan Nehmé, al secolo Joseph, religioso dell’Ordine Libanese Maronita, vissuto in Libano tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Mi rallegro di cuore con i fratelli e le sorelle libanesi, e li affido con grande affetto alla protezione del nuovo Beato.

In questa domenica che precede la solennità dei Santi Pietro e Paolo, ricorre in Italia e in altri Paesi la Giornata della Carità del Papa. Esprimo la mia viva gratitudine a quanti, con la preghiera e le offerte, sostengono l’azione apostolica e caritativa del Successore di Pietro e favore della Chiesa universale e di tanti fratelli vicini e lontani.

Je salue cordialement les pèlerins francophones et plus particulièrement les fidèles libanais qui assistent ce matin à la célébration de béatification du Frère Etienne Nehmé de l’Ordre Libanais Maronite ! Nous sommes appelés à suivre le Christ car nous sommes baptisés. Nous sommes donc invités à orienter toutes nos ressources humaines et spirituelles vers Dieu, en cherchant à vivre sous la conduite de son Esprit. Puisse la Vierge Marie nous aider à enraciner davantage notre existence en Dieu, source du vrai bonheur et de la joie parfaite. Bon dimanche, et bon pèlerinage à tous !

I extend cordial greetings to the English-speaking pilgrims and visitors present for today’s Angelus. On Tuesday of this week we will be celebrating Rome’s feast-day, that is to say, the feast of Saints Peter and Paul – two great Apostles who proclaimed the Gospel in this city and bore witness to Christ even to the shedding of their blood. Through their prayers, may all who come on pilgrimage to Rome be renewed and strengthened in faith, hope and love. May God’s abundant blessings come down upon all of you and upon your loved ones at home!

Von Herzen grüße ich alle Brüder und Schwestern deutscher Sprache. Am heutigen Sonntag hören wir im Evangelium, wie Jesus einige seiner Jünger aufruft, auf jeglichen irdischen Besitz zu verzichten und sogar die eigene Familie zu verlassen, um ihm nachzufolgen; denn wie Jesus selbst sollen sie nicht nur mit ihren Worten, sondern mit ihrem ganzen Leben Zeugnis für das Reich Gottes ablegen. Beten wir für alle, die Christus in seine besondere Nachfolge ruft, und erforschen wir uns zugleich selbst, ob Gott auch in unserem Leben stets den ersten Platz einnimmt. Der Herr segne euch und eure Familien.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, presentes en esta oración mariana, y a todos los que se unen a ella a través de la radio o la televisión. En el evangelio proclamado este domingo, se nos muestra un verdadero programa de vida cristiana y Jesús mismo nos invita a un seguimiento más radical de su Persona, basado en el amor y el servicio. De la mano de la Santísima Virgen María, supliquemos la gracia de entender cada día más esta paradoja evangélica: que sólo el que pierde la vida por Cristo, la gana realmente. Muchas gracias y feliz domingo.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Zbliża się okres wakacji. Dla wielu będzie to czas odpoczynku. Życzę, aby wakacyjne spotkania z przyrodą, z nowymi ludźmi, z owocami ludzkiej twórczości były okazją nie tylko do wzmocnienia sił fizycznych i rozwoju intelektualnego, ale także do intensywniejszego kontaktu z Bogiem i wzrastania w wierze. Niech Bóg wam błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Si avvicina il periodo delle vacanze. Per tanti esso sarà tempo di riposo. Auguro che gli incontri con la natura, con nuove persone, con i frutti della creatività umana siano un’occasione non solo di recupero delle forze fisiche e dello sviluppo intellettuale, ma anche di un più intensivo contatto con Dio e di rafforzamento nella fede. Dio vi benedica!]

Rivolgo infine un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana, in particolare al gruppo AVIS di Sant’Anna d’Alfaedo, presso Verona. A tutti auguro una buona domenica.




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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE A S.E. MONS. ANDRÉ-JOSEPH LÉONARD, ARCIVESCOVO DI MALINES-BRUXELLES, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BELGIO


Pubblichiamo di seguito il messaggio inviato dal Santo Padre a S.E. Mons. André-Joseph Léonard, Arcivescovo di Malines-Bruxelles, Presidente della Conferenza Episcopale del Belgio a proposito delle perquisizioni compiute il 24 giugno nella Cattedrale di Malines e nella Sede dell’Arcivescovado.



Al Venerato Fratello

Mons. Mgr André-Joseph Léonard

Archevêque de Malines-Bruxelles

Presidente della Conferenza Episcopale del Belgio

In questo triste momento, desidero esprimere la mia particolare vicinanza e solidarietà a Lei, caro Fratello nell’Episcopato, e a tutti i Vescovi della Chiesa in Belgio, per le sorprendenti e deplorevoli modalità con cui sono state condotte le perquisizioni nella Cattedrale di Malines e nella Sede dove era riunito l’Episcopato belga in una Sessione plenaria che, tra l’altro, avrebbe dovuto trattare anche aspetti legati all’abuso di minori da parte di Membri del Clero. Più volte io stesso ho ribadito che tali gravi fatti vanno trattati dall’ordinamento civile e da quello canonico, nel rispetto della reciproca specificità e autonomia. In tal senso, auspico che la giustizia faccia il suo corso, a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni, nel rispetto delle vittime, nel riconoscimento senza pregiudiziali di quanti si impegnano a collaborare con essa e nel rifiuto di tutto quanto oscura i nobili compiti ad essa assegnati.

Nell’assicurare che accompagno quotidianamente con la preghiera il cammino di codesta Chiesa, ben volentieri invio la mia affettuosa Benedizione Apostolica.

Città del Vaticano, 27 giugno 2010

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00lunedì 28 giugno 2010 15:56
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli;

Em.mo Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali;

Em.mo Card. Christoph Schönborn, O.P., Arcivescovo di Wien (Austria).





RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA E SUCCESSIONE DELL’ARCIVESCOVO DI JAKARTA (INDONESIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'Arcidiocesi di Jakarta (Indonesia), presentata dall’Em.mo Card. Jiulius Riyadi Darmaatmadja, S.I., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, Coadiutore della medesima Arcidiocesi.


RINUNCIA DEL VESCOVO DI ALBA (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Alba (Italia), presentata da S.E. Mons. Sebastiano Dho, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Alba (Italia) S.E. Mons. Giacomo Lanzetti, finora Vescovo di Alghero-Bosa.

S.E. Mons. Giacomo Lanzetti
S.E. Mons. Giacomo Lanzetti è nato a Carmagnola, arcidiocesi e provincia di Torino, il 21 aprile 1942.
Dopo aver frequentato il Seminario Minore di Giaveno, è passato a quello Maggiore di Torino-Rivoli, dove ha percorso l’iter degli studi filosofici e teologici. Inviato poi a Roma, ha conseguito il diploma di qualificazione in Pedagogia catechistica presso la Pontificia Università Salesiana.
È stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1966 per l’arcidiocesi di Torino.
Gli incarichi più importanti da lui ricoperti sono stati: dal 1967 al 1969, Vice Parroco di Santena; dal 1969 al 1975, Vice Parroco della Madonna della Divina Provvidenza in Torino; dal 1975 al 2001, Fondatore e primo Parroco di San Benedetto Abate in Torino; dal 1994 al 2000, Assistente diocesano dell'Azione Cattolica; dal 2000 al 2001, Vicario Episcopale territoriale per la città di Torino; dal 2001 al 2002, Vicario Generale di Torino.
Eletto alla Chiesa titolare di Mariana in Corsica e nominato Vescovo Ausiliare di Torino il 21 giugno 2002, ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 20 luglio successivo.
In data 29 settembre 2006 è stato trasferito alla Sede vescovile di Alghero-Bosa.







UDIENZA ALLA DELEGAZIONE DEL PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, giunta a Roma in occasione della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

La Delegazione inviata da S.S. Bartolomeo I è composta da: Sua Eminenza Gennadios (Limouris), Metropolita di Sassima, Co-Segretario della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme e Vice-Moderatore del Comitato centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Ginevra); S.E. Bartholomaios (Ioannis Kessidis), Vescovo di Arianzós, Assistente del Metropolita di Germania; Rev.do Diacono Theodoros Meimaris, della Sede patriarcale del Fanar.

La Delegazione parteciperà questa sera alla Celebrazione dei Vespri che saranno presieduti dal Santo Padre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura e domani 29 giugno sarà presente alla celebrazione presieduta dal Papa nella Basilica Vaticana nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre rivolge questa mattina ai Membri della Delegazione nel corso dell’Udienza:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Dear Brothers in Christ,

"Grace to you and peace from God our Father" (Col 1:2). With great joy and heartfelt affection I welcome you in the Lord to this City of Rome, on the occasion of the annual celebration of the martyrdom of Saints Peter and Paul. Their feast, which the Catholic Church and the Orthodox Churches celebrate on the same day, is one of the most ancient of the liturgical year, and it testifies to a time when our communities were living in full communion with one another. Your presence here today – for which I am deeply grateful to the Patriarch of Constantinople, His Holiness Bartholomaios I, and to the Holy Synod of the Ecumenical Patriarchate – brings great gladness to the hearts of us all.

I thank the Lord that the relations between us are characterized by sentiments of mutual trust, esteem and fraternity, as is amply testified by the many meetings that have already taken place in the course of this year.

All this gives grounds for hope that Catholic-Orthodox dialogue will also continue to make significant progress. Your Eminence is aware that the Joint International Commission for Theological Dialogue, of which you are Joint Secretary, is at a crucial point, having begun last October in Paphos to discuss the "The Role of the Bishop of Rome in the Communion of the Church in the First Millennium". With all our hearts we pray that, enlightened by the Holy Spirit, the Members of the Commission will continue along this path during the forthcoming plenary session in Vienna, and devote to it the time needed for thorough study of this delicate and important issue. For me it is an encouraging sign that Ecumenical Patriarch Bartholomaios I and the Holy Synod of Constantinople share our firm conviction of the importance of this dialogue, as His Holiness stated so clearly in the Patriarchal and Synodal Encyclical Letter on the occasion of Orthodoxy Sunday on 21 February 2010.

In the forthcoming Special Assembly for the Middle East of the Synod of Bishops, which I have convoked for the month of October here in Rome, I am certain that the theme of ecumenical cooperation between the Christians of that region will receive great attention. Indeed, it is highlighted in the Instrumentum Laboris, which I consigned to the Catholic Bishops of the Middle East during my recent visit to Cyprus, where I was received with great fraternal warmth by His Beatitude Chrysostomos II, Archbishop of Nea Justiniana and All Cyprus. The difficulties that the Christians of the Middle East are experiencing are in large measure common to all: living as a minority, and yearning for authentic religious freedom and for peace. Dialogue is needed with the Islamic and Jewish communities. In this context I shall be very pleased to welcome the Fraternal Delegation which the Ecumenical Patriarch will send in order to participate in the work of the Synodal Assembly.

Your Eminence, dear members of the Delegation, I thank you for your visit. I ask you to convey my fraternal greetings to His Holiness Bartholomaios I, to the Holy Synod, to the clergy and all the faithful of the Ecumenical Patriarchate. Through the intercession of the Apostles Peter and Paul, may the Lord grant us abundant blessings, and may he keep us always in his love.




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CELEBRAZIONE DEI PRIMI VESPRI DELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Alle 18 di questo pomeriggio, il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica di San Paolo fuori le mura la Celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

È presente la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, inviata da S.S. Bartolomeo I e composta da Sua Eminenza Gennadios (Limouris), Metropolita di Sassima; S.E. Bartholomaios (Ioannis Kessidis), Vescovo di Arianzós, Assistente del Metropolita di Germania; Rev.do Diacono Theodoros Meimaris, della Sede patriarcale del Fanar.

Accolto al suo arrivo da S.E. Mons. Francesco Monterisi, Arciprete della Basilica di San Paolo fuori le mura e dal Padre Abate di San Paolo, dom Edmund Power, dal quadriportico il Santo Padre entra processionalmente in Basilica con i monaci benedettini. Giunto in presbiterio, prima dell’inizio della Celebrazione dei Vespri il Papa scende alla Confessione per venerare il sepolcro dell’Apostolo Paolo.
+PetaloNero+
00martedì 29 giugno 2010 01:38
Omelia del Papa per i Vespri della festa dei Santi Pietro e Paolo



ROMA, lunedì, 28 giugno 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'omelia pronunciata questo lunedì sera da Benedetto XVI nel presiedere, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, la celebrazione dei Vespri della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

Per l'occasione era presente la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, inviata da S.S. Bartolomeo I e composta da: Gennadios (Limouris), Metropolita di Sassima; Bartholomaios (Ioannis Kessidis), Vescovo di Arianzós, Assistente del Metropolita di Germania; Theodoros Meimaris, diacono della Sede patriarcale del Fanar.

* * *

Cari fratelli e sorelle!

Con la celebrazione dei Primi Vespri entriamo nella solennità dei Santi Pietro e Paolo. Abbiamo la grazia di farlo nella Basilica Papale intitolata all’Apostolo delle genti, raccolti in preghiera presso la sua Tomba. Per questo, desidero orientare la mia breve riflessione nella prospettiva della vocazione missionaria della Chiesa. In questa direzione vanno la terza antifona della salmodia che abbiamo pregato e la Lettura biblica. Le prime due antifone sono dedicate a san Pietro, la terza a san Paolo e dice: “Tu sei il messaggero di Dio, Paolo apostolo santo: hai annunziato la verità nel mondo intero”. E nella Lettura breve, tratta dall’indirizzo iniziale della Lettera ai Romani, Paolo si presenta come “apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio” (Rm 1,1) La figura di Paolo – la sua persona e il suo ministero, tutta la sua esistenza e il suo duro lavoro per il Regno di Dio – sono completamente dedicati al servizio del Vangelo. In questi testi si avverte un senso di movimento, dove protagonista non è l’uomo, ma Dio, il soffio dello Spirito Santo, che spinge l’Apostolo sulle strade del mondo per portare a tutti la Buona Notizia: le promesse dei profeti si sono compiute in Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione. Saulo non c’è più, c’è Paolo, anzi, c’è Cristo che vive in lui (cfr Gal 2,20) e vuole raggiungere tutti gli uomini. Se dunque la festa dei Santi Patroni di Roma evoca la duplice tensione tipica di questa Chiesa, all’unità e all’universalità, il contesto in cui ci troviamo stasera ci chiama a privilegiare la seconda, lasciandoci, per così dire, “trascinare” da san Paolo e dalla sua straordinaria vocazione.

Il Servo di Dio Giovanni Battista Montini, quando fu eletto Successore di Pietro, nel pieno svolgimento del Concilio Vaticano II, scelse di portare il nome dell’Apostolo delle genti. All’interno del suo programma di attuazione del Concilio, Paolo VI convocò nel 1974 l’Assemblea del Sinodo dei Vescovi sul tema dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo, e circa un anno dopo pubblicò l’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, che si apre con queste parole: “L’impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo, animati dalla speranza ma, parimenti, spesso travagliati dalla paura e dall’angoscia, è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l’umanità” (n. 1). Colpisce l’attualità di queste espressioni. Si percepisce in esse tutta la particolare sensibilità missionaria di Paolo VI e, attraverso la sua voce, il grande anelito conciliare all’evangelizzazione del mondo contemporaneo, anelito che culmina nel Decreto Ad gentes, ma che permea tutti i documenti del Vaticano II e che, prima ancora, animava i pensieri e il lavoro dei Padri conciliari, convenuti a rappresentare in modo mai prima così tangibile la diffusione mondiale raggiunta dalla Chiesa.

Non servono parole per spiegare come il Venerabile Giovanni Paolo II, nel suo lungo pontificato, abbia sviluppato questa proiezione missionaria, che – va sempre ricordato – risponde alla natura stessa della Chiesa, la quale, con san Paolo, può e deve sempre ripetere: “Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16). Il Papa Giovanni Paolo II ha rappresentato “al vivo” la natura missionaria della Chiesa, con i viaggi apostolici e con l’insistenza del suo Magistero sull’urgenza di una “nuova evangelizzazione”: “nuova” non nei contenuti, ma nello slancio interiore, aperto alla grazia dello Spirito Santo che costituisce la forza della legge nuova del Vangelo e che sempre rinnova la Chiesa; “nuova” nella ricerca di modalità che corrispondano alla forza dello Spirito Santo e siano adeguate ai tempi e alle situazioni; “nuova” perché necessaria anche in Paesi che hanno già ricevuto l’annuncio del Vangelo. E’ a tutti evidente che il mio Predecessore ha dato un impulso straordinario alla missione della Chiesa, non solo – ripeto – per le distanze da lui percorse, ma soprattutto per il genuino spirito missionario che lo animava e che ci ha lasciato in eredità all’alba del terzo millennio.

Raccogliendo questa eredità, ho potuto affermare, all’inizio del mio ministero petrino, che la Chiesa è giovane, aperta al futuro. E lo ripeto oggi, vicino al sepolcro di san Paolo: la Chiesa è nel mondo un’immensa forza rinnovatrice, non certo per le sue forze, ma per la forza del Vangelo, in cui soffia lo Spirito Santo di Dio, il Dio creatore e redentore del mondo. Le sfide dell’epoca attuale sono certamente al di sopra delle capacità umane: lo sono le sfide storiche e sociali, e a maggior ragione quelle spirituali. Sembra a volte a noi Pastori della Chiesa di rivivere l’esperienza degli Apostoli, quando migliaia di persone bisognose seguivano Gesù, ed Egli domandava: che cosa possiamo fare per tutta questa gente? Essi allora sperimentavano la loro impotenza. Ma proprio Gesù aveva loro dimostrato che con la fede in Dio nulla è impossibile, e che pochi pani e pesci, benedetti e condivisi, potevano sfamare tutti. Ma non c’era – e non c’è – solo la fame di cibo materiale: c’è una fame più profonda, che solo Dio può saziare. Anche l’uomo del terzo millennio desidera una vita autentica e piena, ha bisogno di verità, di libertà profonda, di amore gratuito. Anche nei deserti del mondo secolarizzato, l’anima dell’uomo ha sete di Dio, del Dio vivente. Per questo Giovanni Paolo II ha scritto: “La missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento”, e ha aggiunto: “uno sguardo d’insieme all’umanità dimostra che tale missione è ancora agli inizi e che dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio” (Enc. Redemptoris missio, 1). Vi sono regioni del mondo che ancora attendono una prima evangelizzazione; altre che l’hanno ricevuta, ma necessitano di un lavoro più approfondito; altre ancora in cui il Vangelo ha messo da lungo tempo radici, dando luogo ad una vera tradizione cristiana, ma dove negli ultimi secoli – con dinamiche complesse – il processo di secolarizzazione ha prodotto una grave crisi del senso della fede cristiana e dell’appartenenza alla Chiesa.

In questa prospettiva, ho deciso di creare un nuovo Organismo, nella forma di “Pontificio Consiglio”, con il compito precipuo di promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di “eclissi del senso di Dio”, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo.

Cari fratelli e sorelle, la sfida della nuova evangelizzazione interpella la Chiesa universale, e ci chiede anche di proseguire con impegno la ricerca della piena unità tra i cristiani. Un eloquente segno di speranza in tal senso è la consuetudine delle visite reciproche tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli in occasione delle feste dei rispettivi Santi Patroni. Per questo accogliamo oggi con rinnovata gioia e riconoscenza la Delegazione inviata dal Patriarca Bartolomeo I, al quale indirizziamo il saluto più cordiale. L’intercessione dei santi Pietro e Paolo ottenga alla Chiesa intera fede ardente e coraggio apostolico, per annunciare al mondo la verità di cui tutti abbiamo bisogno, la verità che è Dio, origine e fine dell’universo e della storia, Padre misericordioso e fedele, speranza di vita eterna. Amen.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

+PetaloNero+
00martedì 29 giugno 2010 15:40
CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Alle ore 9.30 di oggi, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Concelebrazione dell’Eucaristia con 38 Arcivescovi Metropoliti ai quali, nel corso del Sacro Rito, impone i Palli presi dalla Confessione di San Pietro.

Come di consueto in occasione della Festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Patroni della Città di Roma, è presente alla Santa Messa una Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, composta da: Sua Eminenza Gennadios (Limouris), Metropolita di Sassima; S.E. Bartholomaios (Ioannis Kessidis), Vescovo di Arianzós, Assistente del Metropolita di Germania; Rev.do Diacono Theodoros Meimaris, della Sede patriarcale del Fanar.

Dopo la lettura del Vangelo e prima del Rito di benedizione e imposizione dei Palli agli Arcivescovi Metropoliti, il Papa tiene l’omelia. Ne riportiamo di seguito il testo:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

I testi biblici di questa Liturgia eucaristica della solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo, nella loro grande ricchezza, mettono in risalto un tema che si potrebbe riassumere così: Dio è vicino ai suoi fedeli servitori e li libera da ogni male, e libera la Chiesa dalle potenze negative. E’ il tema della libertà della Chiesa, che presenta un aspetto storico e un altro più profondamente spirituale.

Questa tematica attraversa tutta l’odierna Liturgia della Parola. La prima e la seconda Lettura parlano, rispettivamente, di san Pietro e di san Paolo sottolineando proprio l’azione liberatrice di Dio nei loro confronti. Specialmente il testo degli Atti degli Apostoli descrive con abbondanza di particolari l’intervento dell’angelo del Signore, che scioglie Pietro dalle catene e lo conduce fuori dal carcere di Gerusalemme, dove lo aveva fatto rinchiudere, sotto stretta sorveglianza, il re Erode (cfr At 12,1-11). Paolo, invece, scrivendo a Timoteo quando ormai sente vicina la fine della vita terrena, ne fa un bilancio consuntivo da cui emerge che il Signore gli è stato sempre vicino, lo ha liberato da tanti pericoli e ancora lo libererà introducendolo nel suo Regno eterno (cfr 2 Tm 4, 6-8.17-18). Il tema è rafforzato dal Salmo responsoriale (Sal 33), e trova un particolare sviluppo anche nel brano evangelico della confessione di Pietro, là dove Cristo promette che le potenze degli inferi non prevarranno sulla sua Chiesa (cfr Mt 16,18).

Osservando bene si nota, riguardo a questa tematica, una certa progressione. Nella prima Lettura viene narrato un episodio specifico che mostra l’intervento del Signore per liberare Pietro dalla prigione; nella seconda Paolo, sulla base della sua straordinaria esperienza apostolica, si dice convinto che il Signore, che già lo ha liberato "dalla bocca del leone", lo libererà "da ogni male" aprendogli le porte del Cielo; nel Vangelo invece non si parla più dei singoli Apostoli, ma della Chiesa nel suo insieme e della sua sicurezza rispetto alle forze del male, intese in senso ampio e profondo. In tal modo vediamo che la promessa di Gesù – "le potenze degli inferi non prevarranno" sulla Chiesa – comprende sì le esperienze storiche di persecuzione subite da Pietro e da Paolo e dagli altri testimoni del Vangelo, ma va oltre, volendo assicurare la protezione soprattutto contro le minacce di ordine spirituale; secondo quanto Paolo stesso scrive nella Lettera agli Efesini: "La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (Ef 6,12).

In effetti, se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che – come aveva preannunciato il Signore Gesù (cfr Mt 10,16-33) – non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni. Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto. Questa realtà è attestata già dall’epistolario paolino. La Prima Lettera ai Corinzi, ad esempio, risponde proprio ad alcuni problemi di divisioni, di incoerenze, di infedeltà al Vangelo che minacciano seriamente la Chiesa. Ma anche la Seconda Lettera a Timoteo – di cui abbiamo ascoltato un brano – parla dei pericoli degli "ultimi tempi", identificandoli con atteggiamenti negativi che appartengono al mondo e che possono contagiare la comunità cristiana: egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro, eccetera (cfr 3,1-5). La conclusione dell’Apostolo è rassicurante: gli uomini che operano il male – scrive – "non andranno molto lontano, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti" (3,9). Vi è dunque una garanzia di libertà assicurata da Dio alla Chiesa, libertà sia dai lacci materiali che cercano di impedirne o coartarne la missione, sia dai mali spirituali e morali, che possono intaccarne l’autenticità e la credibilità.

Il tema della libertà della Chiesa, garantita da Cristo a Pietro, ha anche una specifica attinenza con il rito dell’imposizione del Pallio, che oggi rinnoviamo per trentotto Arcivescovi Metropoliti, ai quali rivolgo il mio più cordiale saluto, estendendolo con affetto a quanti hanno voluto accompagnarli in questo pellegrinaggio. La comunione con Pietro e i suoi successori, infatti, è garanzia di libertà per i Pastori della Chiesa e per le stesse Comunità loro affidate. Lo è su entrambi i piani messi in luce nelle riflessioni precedenti. Sul piano storico, l’unione con la Sede Apostolica assicura alle Chiese particolari e alle Conferenze Episcopali la libertà rispetto a poteri locali, nazionali o sovranazionali, che possono in certi casi ostacolare la missione della Chiesa. Inoltre, e più essenzialmente, il ministero petrino è garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il Popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale. Il fatto dunque che, ogni anno, i nuovi Metropoliti vengano a Roma a ricevere il Pallio dalle mani del Papa va compreso nel suo significato proprio, come gesto di comunione, e il tema della libertà della Chiesa ce ne offre una chiave di lettura particolarmente importante. Questo appare evidente nel caso di Chiese segnate da persecuzioni, oppure sottoposte a ingerenze politiche o ad altre dure prove. Ma ciò non è meno rilevante nel caso di Comunità che patiscono l’influenza di dottrine fuorvianti, o di tendenze ideologiche e pratiche contrarie al Vangelo. Il Pallio dunque diventa, in questo senso, un pegno di libertà, analogamente al "giogo" di Gesù, che Egli invita a prendere, ciascuno sulle proprie spalle (cfr Mt 11,29-30). Come il comandamento di Cristo – pur esigente – è "dolce e leggero" e, invece di pesare su chi lo porta, lo solleva, così il vincolo con la Sede Apostolica – pur impegnativo – sostiene il Pastore e la porzione di Chiesa affidata alle sue cure, rendendoli più liberi e più forti.

Un’ultima indicazione vorrei trarre dalla Parola di Dio, in particolare dalla promessa di Cristo che le potenze degli inferi non prevarranno sulla sua Chiesa. Queste parole possono avere anche una significativa valenza ecumenica, dal momento che, come accennavo poc’anzi, uno degli effetti tipici dell’azione del Maligno è proprio la divisione all’interno della Comunità ecclesiale. Le divisioni, infatti, sono sintomi della forza del peccato, che continua ad agire nei membri della Chiesa anche dopo la redenzione. Ma la parola di Cristo è chiara: "Non praevalebunt – non prevarranno" (Mt 16,18). L’unità della Chiesa è radicata nella sua unione con Cristo, e la causa della piena unità dei cristiani – sempre da ricercare e da rinnovare, di generazione in generazione – è pure sostenuta dalla sua preghiera e dalla sua promessa. Nella lotta contro lo spirito del male, Dio ci ha donato in Gesù l’"Avvocato" difensore, e, dopo la sua Pasqua, "un altro Paraclito" (cfr Gv 14,16), lo Spirito Santo, che rimane con noi per sempre e conduce la Chiesa verso la pienezza della verità (cfr Gv 14,16; 16,13), che è anche la pienezza della carità e dell’unità. Con questi sentimenti di fiduciosa speranza, sono lieto di salutare la Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che, secondo la bella consuetudine delle visite reciproche, partecipa alle celebrazioni dei Santi Patroni di Roma. Insieme rendiamo grazie a Dio per i progressi nelle relazioni ecumeniche tra cattolici ed ortodossi, e rinnoviamo l’impegno di corrispondere generosamente alla grazia di Dio, che ci conduce alla piena comunione.

Cari amici, saluto cordialmente ciascuno di voi: Signori Cardinali, Fratelli nell’Episcopato, Signori Ambasciatori e Autorità civili, in particolare il Sindaco di Roma, sacerdoti, religiosi e fedeli laici. Vi ringrazio per la vostra presenza. I santi Apostoli Pietro e Paolo vi ottengano di amare sempre più la santa Chiesa, corpo mistico di Cristo Signore e messaggera di unità e di pace per tutti gli uomini. Vi ottengano anche di offrire con letizia per la sua santità e la sua missione le fatiche e le sofferenze sopportate per la fedeltà al Vangelo. La Vergine Maria, Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa, vegli sempre su di voi, in particolare sul ministero degli Arcivescovi Metropoliti. Col suo celeste aiuto possiate vivere e agire sempre in quella libertà, che Cristo ci ha guadagnato. Amen.


Al termine della Celebrazione il Santo Padre Benedetto XVI e il Metropolita ortodosso Gennadios scendono alla Confessione di San Pietro per una breve preghiera.











LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Al termine della Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, con la partecipazione di una Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e con l’imposizione dei Palli a 38 Arcivescovi Metropoliti, il Papa si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico e guida la recita dell’Angelus con i fedeli e i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Santo Padre Benedetto XVI nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle,

quest’oggi la Chiesa di Roma festeggia le sue sante radici, celebrando gli Apostoli Pietro e Paolo, le cui reliquie sono custodite nelle due Basiliche ad essi dedicate e che ornano l’intera Città cara ai cristiani residenti e pellegrini. La solennità è iniziata ieri sera con la preghiera dei Primi Vespri nella Basilica Ostiense. La liturgia del giorno ripropone la professione di fede di Pietro nei confronti di Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Non è una dichiarazione frutto di ragionamento, ma una rivelazione del Padre all’umile pescatore di Galilea, come conferma Gesù stesso dicendo: «né carne né sangue te lo hanno rivelato» (Mt 16,17). Simon Pietro è talmente vicino al Signore da diventare egli stesso una roccia di fede e d’amore su cui Gesù ha edificato la sua Chiesa e «l’ha resa – come osserva san Giovanni Crisostomo - più forte del cielo stesso» (Hom. in Matthæum 54, 2: PG 58,535). Infatti, il Signore conclude dicendo: «tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,19).

San Paolo – di cui abbiamo recentemente celebrato il bimillenario della nascita – con la Grazia divina ha diffuso il Vangelo, seminando la Parola di verità e di salvezza in mezzo ai popoli pagani. I due Santi Patroni di Roma, pur avendo ricevuto da Dio carismi diversi e missioni diverse da compiere, sono entrambi fondamenta della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, «permanentemente aperta alla dinamica missionaria ed ecumenica, perché inviata al mondo ad annunziare e testimoniare, attualizzare ed espandere il mistero di comunione che la costituisce» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Communionis notio, 28 maggio 1992, n. 4: AAS 85 [1993], 840). Per questo, durante la santa Messa di questa mattina nella Basilica Vaticana, ho consegnato a trentotto Arcivescovi Metropoliti il Pallio, che simboleggia sia la comunione con il Vescovo di Roma, sia la missione di pascere con amore l’unico gregge di Cristo. In questa solenne ricorrenza, desidero anche ringraziare di cuore la Delegazione del Patriarcato Ecumenico, a testimonianza del vincolo spirituale tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli.

L’esempio degli Apostoli Pietro e Paolo illumini le menti e accenda nei cuori dei credenti il santo desiderio di compiere la volontà di Dio, affinché la Chiesa pellegrina sulla terra sia sempre fedele al suo Signore. Rivolgiamoci con fiducia alla Vergine Maria, Regina degli Apostoli, che dal Cielo guida e sostiene il cammino del Popolo di Dio.



DOPO L’ANGELUS

Je salue cordialement les pèlerins francophones et, en particulier, ceux qui accompagnent les Archevêques auxquels je viens d’imposer le pallium! La Solennité des Saints Pierre et Paul, Colonnes de l’Église, nous rappelle que Dieu construit sur le roc de notre foi qui est irriguée par l’enseignement du Christ transmis par les Apôtres. Puissions-nous accueillir la grâce de cette fête pour être comme les premiers chrétiens : assidus à la fraction du pain et attentifs à l’enseignement des Apôtres, pour être un seul cœur, une seule âme solidement enracinés dans l’amour de Dieu. Bonne fête à tous !

I offer a warm welcome to the English-speaking visitors gathered for this Angelus prayer. Today’s Solemnity of Saints Peter and Paul, Patrons of the Church of Rome, invites us to give thanks for the faith we have received from the Apostles in the communion of the Church. As a sign of that unity, this morning I conferred the Pallium upon a number of Metropolitan Archbishops from throughout the world. I ask you to pray that, through the intercession of the Apostles, they will be true heralds of the Gospel and models of pastoral charity to the flock entrusted to their care. Upon all of you I invoke the Lord’s richest blessings!

Ganz herzlich heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher am Hochfest der heiligen Apostel Petrus und Paulus willkommen. Heute morgen habe ich 38 neuernannten Erzbischöfen und Metropoliten aus der ganzen Welt das Pallium verliehen. Dieses besondere, aus Wolle gewobene Band erinnert uns an die Lämmer und Schafe, die der auferstandene Christus dem Apostel Petrus zu weiden aufgetragen hat. Die Hirten der Kirchenprovinzen sollen dem Nachfolger Petri dabei helfen, diesen Auftrag des Herrn auch heute zu erfüllen. Ich lade euch ein, die Bischöfe durch euer Gebet und Opfer darin zu unterstützen, in der Nachfolge Jesu Christi rechte Hirten zu sein. Der Heilige Geist begleite euch auf all euren Wegen!

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los arzobispos metropolitanos que acaban de recibir el palio, como signo de unidad con el Sumo Pontífice; a sus familiares, así como a los sacerdotes, religiosos y fieles diocesanos que les acompañan. En este día, celebramos el martirio de los apóstoles san Pedro y san Pablo, que en esta ciudad de Roma dieron su máximo testimonio de amor a Cristo. Os invito a todos, queridos hermanos, a seguir su ejemplo para que, cada vez más unidos al Señor, sepáis dar en vuestra vida abundantes frutos de santidad y apostolado. Que Dios os bendiga.

Uma cordial saudação para os Arcebispos Metropolitas de Angola e do Brasil que acabaram de receber o pálio, e também para os familiares e amigos que os acompanham: A Santíssima Virgem guie e proteja maternalmente a cada um deles e ao Rebanho que lhes foi confiado.

Pozdrawiam polskich pielgrzymów. Uroczystość Apostołów Piotra i Pawła jest dla chrześcijan wyjątkową okazją do odnawiania i umacniania więzi z Kościołem, który jest w Rzymie i z jego Biskupem. Szczególnym znakiem tej jedności jest paliusz, który dzisiaj przekazałem metropolitom z różnych części świata, w tym także Prymasowi Polski. Jemu i wam wszystkim niech Bóg błogosławi!
[Saluto i pellegrini polacchi. La solennità degli Apostoli Pietro e Paolo è per i cristiani una particolare occasione per rinnovare e rafforzare i legami con la Chiesa che è a Roma e con il suo Vescovo. Un segno speciale di quest’unione è il Pallio, che oggi ho consegnato ai Metropoliti provenienti da diverse parti del mondo, e tra loro anche al Primate della Polonia. Dio benedica lui e tutti voi!]

Srdečně zdravím česky mluvící poutníky, kteří doprovázejí pražského arcibiskupa na tuto slavnost svatých apoštolů Petra a Pavla. Rád vám všem žehnám!
[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua ceca che accompagnano l'Arcivescovo di Praga a questa solenne celebrazione degli Apostoli Pietro e Paolo. Volentieri vi benedico tutti!]

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Košickej arcidiecézy. Bratia a sestry, dnešný obrad udelenia pália je výzvou k budovaniu a upevňovaniu živého spoločenstva Božieho ľudu vo viere a v láske. Zo srdca vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!
[Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti dall’arcidiocesi di Košice. Fratelli e sorelle, l’odierno rito dell’imposizione del Pallio è un invito a costruire e consolidare la viva comunione del popolo di Dio nella fede e nell’amore. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

Lepo pozdravljam romarje iz Slovenije, še posebej ljubljanskega nadškofa in metropolita Antona Stresa, ki je danes prejel palij v znamenje posebne povezanosti z apostolskim sedežem. Vse vas izročam priprošnji svetih apostolov Petra in Pavla ter vas blagoslavljam!
[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Slovenia, in particolare all'Arcivescovo Metropolita di Ljubljana Mons. Anton Stres che oggi ha ricevuto il Pallio quale segno dello speciale legame con la Sede Apostolica. Vi affido tutti all’intercessione dei Ss. Pietro e Paolo e vi benedico!]

Saluto infine i pellegrini di lingua italiana, in modo particolare gli Arcivescovi Metropoliti e quanti li accompagnano. A tutti auguro una buona festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo.







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+PetaloNero+
00mercoledì 30 giugno 2010 15:31
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza:

S.E. Mons. André-Joseph Léonard, Arcivescovo di Malines-Bruxelles e Presidente della Conferenza Episcopale Belga.








RINUNCE E NOMINE




RINUNCIA DEL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI E PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER L’AMERICA LATINA E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accolto la rinuncia presentata, per raggiunti limiti d’età, dall’Em.mo Card. Giovanni Battista Re agli incarichi di Prefetto della Congregazione per i Vescovi e di Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ed ha chiamato a succedergli nei medesimi incarichi l’Em.mo Card. Marc Ouellet, finora Arcivescovo di Québec.



NOMINA DEL PRESIDENTE DELL’ANNUNCIATO PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

Il Papa ha nominato Presidente dell’annunciato Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione S.E. Mons. Salvatore Fisichella, Arcivescovo titolare di Voghenza.



NOMINA DEL RETTORE MAGNIFICO DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE

Il Santo Padre ha nominato Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense il Rev.do Don Enrico dal Covolo, S.D.B., Docente Ordinario di Letteratura cristiana antica greca presso la Pontificia Università Salesiana e Membro Ordinario della Pontificia Accademia di Teologia.



NOMINA DEL PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

Il Papa ha nominato Presidente della Pontificia Accademia per la Vita il Rev.do Mons. Ignacio Carrasco de Paula, finora Cancelliere della medesima Accademia.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN POLONIA

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Polonia S.E. Mons. Celestino Migliore, Arcivescovo titolare di Canosa, finora Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite (O.N.U.).



RINUNCIA DEL VESCOVO DI SPOKANE (U.S.A.) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Spokane (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. William S. Skylstad, in conformità al canone 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Spokane (U.S.A.) S.E. Mons. Blase J. Cupich, finora Vescovo di Rapid City.

S.E. Mons. Blase J. Cupich
S.E. Mons. Blase J. Cupich è nato a Omaha, Nebraska, il 19 marzo 1949. Dopo aver completato le consuete scuole primaria e secondaria, ha frequentato il "College of Saint Thomas" a Saint Paul, Minnesota, dove ha ottenuto il Baccalaureato in filosofia nel 1971. Dal 1971 al 1975 è stato alunno del Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma e ha studiato teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Più tardi ha ottenuto la Licenza nel 1979 e il Dottorato in Teologia nel 1987 presso l’Università Cattolica d’America a Washington D.C. Ha pubblicato diversi articoli in merito.
È stato ordinato sacerdote il 16 agosto 1975 per l’arcidiocesi di Omaha.
Dopo l’ordinazione ha svolto gli incarichi seguenti: Vice Parroco della "Saint Margaret Mary Parish" a Omaha (1975-1978), Direttore dell’ufficio liturgico arcidiocesano (1978-1981), Collaboratore locale presso la Nunziatura Apostolica a Washington D.C. (1981-1987), Parroco della "Saint Mary Parish" a Bellevue (1987-1989), Rettore del "Pontifical College Josephinum" a Columbus, Ohio (1989-1997) e Parroco della "Saint Robert Bellarmine Parish" a Omaha (1997-1998).
Nominato Vescovo di Rapid City, South Dakota, il 7 luglio 1998, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 21 settembre successivo.
È stato Membro di numerosi Comitati della Conferenza Episcopale e attualmente egli presiede il Comitato del "Protection of Children and Young People".
Oltre l’inglese conosce l’italiano, lo spagnolo, il francese e il tedesco.



RINUNCIA DI AUSILIARE DI BOSTON (U.S.A.) E NOMINA DI NUOVI AUSILIARI

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di Boston (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. Emilio Siméon Allué, S.D.B., in conformità ai canoni 411 e 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovi Ausiliari dell’arcidiocesi di Boston (U.S.A.) il Rev.do Arthur L. Kennedy e il Rev.do Peter J. Uglietto, del clero della medesima arcidiocesi, Rettore del "St. John Seminary" il primo e Rettore del "Blessed John XXIII National Seminary" il secondo, assegnando loro rispettivamente le sedi titolari vescovili di Timidana e di Turbursico.

Rev.do Arthur L. Kennedy
Il Rev.do Arthur L. Kennedy è nato a Boston (Massachusetts) nell’omonima arcidiocesi, il 9 gennaio 1942.
Dopo aver frequentato la scuola secondaria presso la "Boston Latin School", ha compiuto gli studi filosofici al "Saint John Seminary" a Brighton. Dal 1963 al 1967 è stato alunno del Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma ed ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Successivamente nel 1978 ha ottenuto il Dottorato in Teologia Sistematica e Filosofia della Religione presso la "Boston University" a Boston. Ha pubblicato diversi articoli in merito.
È stato ordinato sacerdote il 17 dicembre 1966 per l’arcidiocesi di Boston.
Ha svolto gli incarichi seguenti: Vicario Parrocchiale della "Saint Monica Parish" (1967-1969) e della "Saint Joseph Parish" (1969-1974) a Boston, Collaboratore nella "Holy Trinity Parish" (1974-1982) e nella "Assumption Parish" (1982-1986) a Saint Paul (Minnesota), Professore all’"University of Saint Thomas" (1974-2007), Direttore dell’ufficio del ecumenismo nell’arcidiocesi di Saint Paul-Minneapolis (1986-2003) e Direttore esecutivo dell’ufficio dell’ecumenismo ed affari interreligiosi della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti a Washington D.C. (2003-2006). Dal 2007, è Rettore del "Saint John Seminary" a Brighton.
Oltre l’inglese, conosce l’italiano, il tedesco e il francese.

Rev.do Peter J. Uglietto
Il Rev.do Peter J. Uglietto è nato a Cambridge (Massachusetts) nell’arcidiocesi di Boston, il 24 settembre 1951.
Dopo aver completato le consuete scuole primaria e secondaria, ha compiuto gli studi ecclesiastici al "Saint John Seminary" a Brighton e, poi, ha ottenuto il "Master of Christian Spirituality" presso la "Creighton University" a Omaha (Nebraska). Successivamente ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Teologia Morale presso la "John Paul II Institute for Marriage and Family" a Washington D.C.
È stato ordinato sacerdote il 21 maggio 1977 per l’arcidiocesi di Boston.
Ha svolto gli incarichi seguenti: Vicario Parrocchiale della "Saint Francis Xavier Parish" a Weymouth (1977-1978), della "Saint Gregory Parish" (1978-1984) e della "Saint Margaret Parish" (1984-1988) a Dorchester; Direttore del "Permanent Diaconate Program" (1986-1988), Cappellano del "Regis College" a Weston (1990-1993), Professore (1996-2005), Direttore del "Field Education" (2001-2005) e, dal 2005, Rettore del "Blessed John XXIII National Seminary" a Weston.



RINUNCIA DI AUSILIARE DI HARTFORD (U.S.A.)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di Hartford (U.S.A.), presentata da S.E Mons. Peter A. Rosazza, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



NOMINA DI CERIMONIERE PONTIFICIO

Il Rev.do Sacerdote John Richard Cihak è stato nominato Cerimoniere Pontificio.










L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunta dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di San Giuseppe Cafasso, presbitero italiano.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

abbiamo da poco concluso l’Anno Sacerdotale: un tempo di grazia, che ha portato e porterà frutti preziosi alla Chiesa; un’opportunità per ricordare nella preghiera tutti coloro che hanno risposto a questa particolare vocazione. Ci hanno accompagnato in questo cammino, come modelli e intercessori, il Santo Curato d’Ars ed altre figure di santi sacerdoti, vere luci nella storia della Chiesa. Oggi, come ho annunciato mercoledì scorso, vorrei ricordarne un’altra, che spicca sul gruppo dei "Santi sociali" nella Torino dell’Ottocento: si tratta di san Giuseppe Cafasso.

Il suo ricordo appare doveroso perché proprio una settimana fa ricorreva il 150° anniversario della morte, avvenuta nel capoluogo piemontese il 23 giugno 1860, all’età di 49 anni. Inoltre, mi piace ricordare che il Papa Pio XI, il 1° novembre 1924, approvando i miracoli per la canonizzazione di san Giovanni Maria Vianney e pubblicando il decreto di autorizzazione per la beatificazione del Cafasso, accostò queste due figure di sacerdoti con le seguenti parole: "Non senza una speciale e benefica disposizione della Divina Bontà abbiamo assistito a questo sorgere sull’orizzonte della Chiesa cattolica di nuovi astri, il parroco d’Ars, ed il Venerabile Servo di Dio, Giuseppe Cafasso. Proprio queste due belle, care, provvidamente opportune figure ci si dovevano oggi presentare; piccola e umile, povera e semplice, ma altrettanto gloriosa la figura del parroco d’Ars, e l’altra bella, grande, complessa, ricca figura di sacerdote, maestro e formatore di sacerdoti, il Venerabile Giuseppe Cafasso". Si tratta di circostanze che ci offrono l’occasione per conoscere il messaggio, vivo e attuale, che emerge dalla vita di questo santo. Egli non fu parroco come il curato d’Ars, ma fu soprattutto formatore di parroci e preti diocesani, anzi di preti santi, tra i quali san Giovanni Bosco. Non fondò, come gli altri santi sacerdoti dell’Ottocento piemontese, istituti religiosi, perché la sua "fondazione" fu la "scuola di vita e di santità sacerdotale" che realizzò, con l’esempio e l’insegnamento, nel "Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d’Assisi" a Torino.

Giuseppe Cafasso nasce a Castelnuovo d’Asti, lo stesso paese di san Giovanni Bosco, il 15 gennaio 1811. E’ il terzo di quattro figli. L’ultima, la sorella Marianna, sarà la mamma del beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata. Nasce nella Piemonte ottocentesca caratterizzata da gravi problemi sociali, ma anche da tanti Santi che si impegnavano a porvi rimedio. Essi erano legati tra loro da un amore totale a Cristo e da una profonda carità verso i più poveri: la grazia del Signore sa diffondere e moltiplicare i semi di santità! Il Cafasso compì gli studi secondari e il biennio di filosofia nel Collegio di Chieri e, nel 1830, passò al Seminario teologico, dove, nel 1833, venne ordinato sacerdote. Quattro mesi più tardi fece il suo ingresso nel luogo che per lui resterà la fondamentale ed unica "tappa" della sua vita sacerdotale: il "Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d’Assisi" a Torino. Entrato per perfezionarsi nella pastorale, qui egli mise a frutto le sue doti di direttore spirituale e il suo grande spirito di carità. Il Convitto, infatti, non era soltanto una scuola di teologia morale, dove i giovani preti, provenienti soprattutto dalla campagna, imparavano a confessare e a predicare, ma era anche una vera e propria scuola di vita sacerdotale, dove i presbiteri si formavano nella spiritualità di sant’Ignazio di Loyola e nella teologia morale e pastorale del grande Vescovo sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Il tipo di prete che il Cafasso incontrò al Convitto e che egli stesso contribuì a rafforzare – soprattutto come Rettore - era quello del vero pastore con una ricca vita interiore e un profondo zelo nella cura pastorale: fedele alla preghiera, impegnato nella predicazione, nella catechesi, dedito alla celebrazione dell’Eucarestia e al ministero della Confessione, secondo il modello incarnato da san Carlo Borromeo, da san Francesco di Sales e promosso dal Concilio di Trento. Una felice espressione di san Giovanni Bosco, sintetizza il senso del lavoro educativo in quella Comunità: "al Convitto si imparava ad essere preti".

San Giuseppe Cafasso cercò di realizzare questo modello nella formazione dei giovani sacerdoti, affinché, a loro volta, diventassero formatori di altri preti, religiosi e laici, secondo una speciale ed efficace catena. Dalla sua cattedra di teologia morale educava ad essere buoni confessori e direttori spirituali, preoccupati del vero bene spirituale della persona, animati da grande equilibrio nel far sentire la misericordia di Dio e, allo stesso tempo, un acuto e vivo senso del peccato. Tre erano le virtù principali del Cafasso docente, come ricorda san Giovanni Bosco: calma, accortezza e prudenza. Per lui la verifica dell’insegnamento trasmesso era costituita dal ministero della confessione, alla quale egli stesso dedicava molte ore della giornata; a lui accorrevano vescovi, sacerdoti, religiosi, laici eminenti e gente semplice: a tutti sapeva offrire il tempo necessario. Di molti, poi, che divennero santi e fondatori di istituti religiosi, egli fu sapiente consigliere spirituale. Il suo insegnamento non era mai astratto, basato soltanto sui libri che si utilizzavano in quel tempo, ma nasceva dall’esperienza viva della misericordia di Dio e dalla profonda conoscenza dell’animo umano acquisita nel lungo tempo trascorso in confessionale e nella direzione spirituale: la sua era una vera scuola di vita sacerdotale.

Il suo segreto era semplice: essere un uomo di Dio; fare, nelle piccole azioni quotidiane, "quello che può tornare a maggior gloria di Dio e a vantaggio delle anime". Amava in modo totale il Signore, era animato da una fede ben radicata, sostenuto da una profonda e prolungata preghiera, viveva una sincera carità verso tutti. Conosceva la teologia morale, ma conosceva altrettanto le situazioni e il cuore della gente, del cui bene si faceva carico, come il buon pastore. Quanti avevano la grazia di stargli vicino ne erano trasformati in altrettanti buoni pastori e in validi confessori. Indicava con chiarezza a tutti i sacerdoti la santità da raggiungere proprio nel ministero pastorale. Il beato don Clemente Marchisio, fondatore delle Figlie di san Giuseppe, affermava: "Entrai in Convitto essendo un gran birichino e un capo sventato, senza sapere cosa volesse dire essere prete, e ne uscii affatto diverso, pienamente compreso della dignità del sacerdote". Quanti sacerdoti furono da lui formati nel Convitto e poi seguiti spiritualmente! Tra questi – come ho già detto - emerge san Giovanni Bosco, che lo ebbe come direttore spirituale per ben 25 anni, dal 1835 al 1860: prima come chierico, poi come prete e infine come fondatore. Tutte le scelte fondamentali della vita di san Giovanni Bosco ebbero come consigliere e guida san Giuseppe Cafasso, ma in un modo ben preciso: il Cafasso non cercò mai di formare in don Bosco un discepolo "a sua immagine e somiglianza" e don Bosco non copiò il Cafasso; lo imitò certo nelle virtù umane e sacerdotali - definendolo "modello di vita sacerdotale" -, ma secondo le proprie personali attitudini e la propria peculiare vocazione; un segno della saggezza del maestro spirituale e dell’intelligenza del discepolo: il primo non si impose sul secondo, ma lo rispettò nella sua personalità e lo aiutò a leggere quale fosse la volontà di Dio su di lui. Cari amici, è questo un insegnamento prezioso per tutti coloro che sono impegnati nella formazione ed educazione delle giovani generazioni ed è anche un forte richiamo di quanto sia importante avere una guida spirituale nella propria vita, che aiuti a capire ciò che Dio vuole da noi. Con semplicità e profondità, il nostro Santo affermava: "Tutta la santità, la perfezione e il profitto di una persona sta nel fare perfettamente la volontà di Dio (…). Felici noi se giungessimo a versare così il nostro cuore dentro quello di Dio, unire talmente i nostri desideri, la nostra volontà alla sua da formare ed un cuore ed una volontà sola: volere quello che Dio vuole, volerlo in quel modo, in quel tempo, in quelle circostanze che vuole Lui e volere tutto ciò non per altro se non perché così vuole Iddio".

Ma un altro elemento caratterizza il ministero del nostro Santo: l’attenzione agli ultimi, in particolare ai carcerati, che nella Torino ottocentesca vivevano in luoghi disumani e disumanizzanti. Anche in questo delicato servizio, svolto per più di vent’anni, egli fu sempre il buon pastore, comprensivo e compassionevole: qualità percepita dai detenuti, che finivano per essere conquistati da quell’amore sincero, la cui origine era Dio stesso. La semplice presenza del Cafasso faceva del bene: rasserenava, toccava i cuori induriti dalle vicende della vita e soprattutto illuminava e scuoteva le coscienze indifferenti. Nei primi tempi del suo ministero in mezzo ai carcerati, egli ricorreva spesso alle grandi predicazioni che arrivavano a coinvolgere quasi tutta la popolazione carceraria. Con il passare del tempo, privilegiò la catechesi spicciola, fatta nei colloqui e negli incontri personali: rispettoso delle vicende di ciascuno, affrontava i grandi temi della vita cristiana, parlando della confidenza in Dio, dell’adesione alla Sua volontà, dell’utilità della preghiera e dei sacramenti, il cui punto di arrivo è la Confessione, l’incontro con Dio fattosi per noi misericordia infinita. I condannati a morte furono oggetto di specialissime cure umane e spirituali. Egli accompagnò al patibolo, dopo averli confessati ed aver amministrato loro l’Eucaristia, 57 condannati a morte. Li accompagnava con profondo amore fino all’ultimo respiro della loro esistenza terrena.

Morì il 23 giugno 1860, dopo una vita offerta interamente al Signore e consumata per il prossimo. Il mio Predecessore, il venerabile servo di Dio Papa Pio XII, il 9 aprile 1948, lo proclamò patrono delle carceri italiane e, con l’Esortazione apostolica Menti nostrae, il 23 settembre 1950, lo propose come modello ai sacerdoti impegnati nella Confessione e nella direzione spirituale.

Cari fratelli e sorelle, san Giuseppe Cafasso sia un richiamo per tutti ad intensificare il cammino verso la perfezione della vita cristiana, la santità; in particolare, ricordi ai sacerdoti l’importanza di dedicare tempo al Sacramento della Riconciliazione e alla direzione spirituale, e a tutti l’attenzione che dobbiamo avere verso i più bisognosi. Ci aiuti l’intercessione della Beata Vergine Maria, di cui san Giuseppe Cafasso era devotissimo e che chiamava "la nostra cara Madre, la nostra consolazione, la nostra speranza".


SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs, nous venons de célébrer le 150eme anniversaire de la mort de saint Joseph Cafasso. Né près d’Asti en 1811, ce prêtre piémontais rejoint à Turin, quatre mois après son ordination à l’âge de 22 ans, l’Internat ecclésiastique de Saint François d’Assise pour se perfectionner en pastorale. Il ne quittera plus ce lieu où il deviendra professeur de théologie morale et directeur spirituel, puis recteur. Animé d’une riche vie intérieure et d’un grand zèle pastoral, il accompagna de nombreux prêtres, parmi lesquels plusieurs saints et fondateurs dont Jean Bosco. Pendant 25 ans, il aida celui-ci à donner la réponse personnelle que le Seigneur attendait de lui. Compétent en théologie morale, il acquit sa profonde connaissance du cœur humain pendant les nombreuses heures passées au confessionnal. Il développa aussi un apostolat très fécond auprès des prisonniers dont beaucoup rencontrèrent à travers lui la miséricorde de Dieu, ce qui lui valut plus tard le titre de patron des prisons italiennes. Mort en 1860, le Pape Pie XII le proposa comme modèle à tous les prêtres qui se consacrent à la confession et à la direction spirituelle.

Je suis heureux d’accueillir les pèlerins francophones, particulièrement ceux qui sont venus accompagner les nouveaux Archevêques métropolitains à qui j’ai eu la joie de remettre le pallium. Je salue cordialement Monseigneur Albert Le Gatt, Archevêque de Saint-Boniface, Monseigneur Samuel Kleda, Archevêque de Douala, Monseigneur Joseph Atanga, Archevêque de Bertoua, Monseigneur André-Joseph Léonard, Archevêque de Malines-Bruxelles, Monseigneur Désiré Tsarahazana Archevêque de Toamasina et Monseigneur Pierre Nguyen Van Nhon, Archevêque de Hanoï. Je vous donne avec affection, ainsi qu’à tous les prêtres et aux fidèles de vos archidiocèses la Bénédiction Apostolique, en gage de paix et de joie dans le Seigneur !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In these days we celebrate the one hundred and fiftieth anniversary of the death of a great model of priestly holiness and apostolic zeal, Saint Joseph Cafasso, a priest of Turin, Italy, in the nineteenth century. Saint Joseph devoted his entire ministry to the formation of priests, spiritual direction and service to the poor, especially prisoners condemned to death. May his example encourage all priests in faithful witness to the Gospel.



Yesterday, on the Solemnity of Saints Peter and Paul, I conferred the Pallium upon thirty-eight Archbishops from throughout the world. I would now like to greet the English-speaking Archbishops present at today’s Audience, together with their family members and the pilgrimage groups which accompanied them to the Tombs of the Apostles:

Archbishop Alex Thomas Kaliyanil of Bulawayo (Zimbabwe),

Archbishop Gerard Tlali Lerotholi of Maseru (Lesotho),

Archbishop Socrates Villegas of Lingayen-Dagupan (Philippines),

Archbishop Bernard Longley of Birmingham (England),

Archbishop Jerome Edward Listecki of Milwaukee (USA),

Archbishop Stephen Brislin of Cape Town (South Africa),

Archbishop Dennis Schnurr of Cincinnati (USA),

Archbishop Francis Kallarakal of Verapoly (India),

Archbishop Hyginus Kim Hee-joong of Kwangju (Korea),

Archbishop Thomas Wenski of Miami (USA),

Archbishop Peter Smith of Southwark (England),

and Archbishop Matthias Kobena Nketsiah of Cape Coast (Ghana).



Dear Brothers, I ask the Lord to strengthen all of you in your witness to the apostolic faith and in generous service to the flocks entrusted to your care.



I also greet the many other English-speaking visitors and pilgrims present at today’s Audience, especially the groups from England, Scotland, Ireland, Ghana, Palestine, the Philippines, South Korea, Canada and the United States of America. I thank the Schola Cantorum of Saint Peter’s Cathedral, Belfast, for their praise of God in song. Upon all of you I invoke an abundance of joy and peace in our Lord Jesus Christ.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Vor kurzem ist das Priesterjahr zu Ende gegangen, durch das uns der heilige Pfarrer von Ars und andere heilige Priester als Vorbilder und Fürsprecher begleitet haben. Heute möchte ich eine weitere Priestergestalt vorstellen, deren 150. Todestag wir genau vor einer Woche begangen haben: Es ist der heilige Giuseppe Cafasso. 1811 in Castelnuovo d’Asti im Piemont geboren, kam er nach seiner Priesterweihe zur weiteren Ausbildung an ein kirchliches Konvikt in Turin. Dort wurde er Lehrer für Moraltheologie und dann auch Rektor dieser Einrichtung. Es war eine richtige Schule des priesterlichen Lebens für junge Kleriker, wo „man lernte, Priester zu sein", wie es sein Schüler Don Bosco einmal ausdrückte. Giuseppe Cafasso wirkte besonders als geistlicher Leiter und trug dazu bei, die Priester zu echten Hirten zu formen mit einem tiefen geistlichen Leben und einem großen pastoralen Eifer. Er selbst war über 25 Jahre lang der Beichtvater und geistliche Ratgeber des heiligen Don Bosco. Seine Lehre war nicht abstrakt, aus Büchern geholt, sondern kam aus seiner Erfahrung der Barmherzigkeit Gottes und aus einer tiefen Kenntnis des menschlichen Herzens. Dabei hatte er ein einfaches und zugleich ganz wirkungsvolles „Geheimnis": ein Mensch Gottes zu sein und in den kleinen Dingen des täglichen Lebens immer zu suchen, das zu tun, was Gottes Willen entspricht und was den Menschen hilft. Viele Jahre war der heilige Giuseppe Cafasso auch als Gefängnisseelsorger tätig und hat 57 Menschen zur Hinrichtung begleitet und ihnen bis zum letzten Augenblick beigestanden. Papst Pius XII. erklärte ihn später zum Patron der italienischen Gefangenenseelsorge und zu einem Vorbild für die Beichtväter und Leiter des geistlichen Lebens.

Einen frohen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Der heilige Giuseppe Cafasso zeigt uns, wie wichtig die Beichte und geistliche Führung sind, um zu erkennen, was Gott konkret von einem jeden einzelnen von uns will. Bitten wir den Herrn um gute Priester, die auf dem Weg der Heiligkeit, auf dem Weg zu Gott weiterhelfen. Der Herr schenke euch allen seine Gnade und seine Liebe und die Freude, ihn zu kennen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

A la luz del recién clausurado Año sacerdotal, quisiera hoy recordar la figura de un presbítero ejemplar, San José Cafasso, del que hace una semana celebramos el ciento cincuenta aniversario de su fallecimiento. Había nacido en Castelnuovo d’Asti. Estudió filosofía y teología en el Colegio de Chieri. Cuatro meses después de ser ordenado sacerdote, ingresó en el Convictorio Eclesiástico "San Francisco de Asís", de Turín, para perfeccionarse en la pastoral. Allí desarrolló grandes cualidades como predicador y director espiritual, estudiando con ahínco la teología moral y pasando muchas horas en el confesionario. Formó a numerosos sacerdotes, entre ellos san Juan Bosco. Destacó también por su ardiente caridad, en particular hacia los encarcelados.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los Señores Arzobispos metropolitanos de Medellín y Nueva Pamplona, en Colombia; de Cuenca, en Ecuador; de Sevilla, Oviedo y Valladolid, en España; de Chihuahua y Acapulco, en México; y de Panamá. Ayer, en la solemne Misa de los santos Apóstoles Pedro y Pablo, tuve el gozo de imponerles el palio, como signo de estrecha comunión con el Papa, Sucesor de San Pedro y Pastor de la Iglesia universal. Invito a todos los que los acompañan a pedir a Dios por ellos, para que ejerzan su ministerio episcopal con los mismos sentimientos de Cristo, Buen Pastor. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Na semana passada, fez cento e cinquenta anos que morreu São José Cafasso, que resplandece na Igreja pelos seus dotes de director espiritual e o seu grande espírito de caridade. Este levou-o a privilegiar os últimos, os encarcerados: durante mais de vinte anos, foi o pastor compreensivo e compassivo dos reclusos de Turim. Por isso depois foi proclamado pelo Papa Pio XII patrono dos estabelecimentos carcerários. São José Cafasso não foi pároco como o Santo Cura d’Ars, mas formador de párocos e sacerdotes diocesanos; mais ainda, formador de sacerdotes santos, entre os quais se conta São João Bosco. O seu segredo era simples: ser um homem de Deus, procurando, nas acções humildes de cada dia, fazer tudo aquilo que pode servir para a maior glória de Deus e o bem das almas.

Amados peregrinos de língua portuguesa, em particular quantos vieram de Angola e do Brasil para acompanhar os seus Arcebispos que ontem receberam o pálio, símbolo de uma especial união com Cristo Bom Pastor e com o seu Vigário e Sucessor de Pedro no governo do povo de Deus: saúdo os fiéis de Lubango com Dom Gabriel Mbilingi, de Belém do Pará com Dom Alberto Corrêa, e de Olinda e Recife com Dom António Saburido. À Virgem Maria confio as vossas vidas, famílias e dioceses, para todos implorando o precioso dom do amor e da unidade sobre a rocha de Pedro, ao dar-vos a Bênção Apostólica.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie witam obecnych tu Polaków, a szczególnie Metropolitę Gnieźnieńskiego, Prymasa Polski Józefa Kowalczyka i jego gości. Od ponad tysiąca lat Kościół w Polsce i Stolicę Apostołów Piotra i Pawła jednoczy więź wiary, nadziei i miłości. Dziękujemy Bogu za tę komunię i prosimy, aby stale ją umacniał mocą Ducha Świętego. Wszystkim życzę obfitości Bożego błogosławieństwa. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Do il cordiale benvenuto ai polacchi, e in modo particolare al Metropolita di Gniezno, Primate della Polonia Józef Kowalczyk e ai suoi ospiti. Da oltre mille anni, il legame della fede, della speranza e della carità unisce la Chiesa in Polonia e la Sede degli Apostoli Pietro e Paolo. Ringraziamo il Signore per questa comunione e chiediamo che la rafforzi sempre con la potenza dello Spirito Santo. A tutti auguro l’abbondanza delle benedizioni di Dio. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ungherese

Isten hozta a magyar híveket, elsősorban azokat, akik Miskolcról érkeztek. Tegnap ünnepeltük Szent Péter és Pál apostolok ünnepét. Az ő hitvallásuk és vértanúságuk legyen erőforrásunk a mindennapok során.

Szívesen adom rátok apostoli áldásomat.

Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Saluto cordialmente i fedeli di lingua ungherese, specialmente i Membri del gruppo di Miskolc. Ieri abbiamo celebrato la festa degli Santi Apostoli, Pietro e Paolo. Il loro martirio e la loro confessione siano per noi di conforto nel cammino di ogni giorno.

Volentieri vi imparto la Benedizione apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ceca

O včerejší slavnosti svatých apoštolů Petra a Pavla jsem předal posvátné pallium i zde přítomnému pražskému arcibiskupovi, milému Monsignoru Dominiku Dukovi.

Nechť Bůh provází jeho i vás všechny svým hojným požehnáním!

Chvála Kristu!

[Ieri, nella solennità degli Apostoli Pietro e Paolo ho consegnato il Sacro Pallio anche al qui presente Arcivescovo di Praga, il caro Monsignor Dominik Duka.

Possa il Signore accompagnare Lui, e voi tutti, con la Sua benedizione!

Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

Srdečne pozdravujem pútnikov zo Slovenska: z Belže, Habury, Radvane a Čertižného. Osobitne pozdravujem nového Košického arcibiskupa Bernarda Bobera, a tých ktorí ho sprevádzajú.

Bratia a sestry, pálium, ktoré včera prijal tento nový metropolita je znakom osobitného spoločenstva s Petrovým nástupcom. Pán nech vás všetkých žehná a chráni na príhovor svätých apoštolov Petra a Pavla.

Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia: da Belža, Habura, Radvaň e Čertižné. In particolare saluto l’Arcivescovo di Košice S.E.Mons. Bernard Bober e quelli che lo accompagnano.

Fratelli e sorelle, il Pallio che ha ricevuto ieri questo nuovo Metropolita è segno della comunione speciale con il Successore di Pietro. Il Signore vi benedica e protegga tutti per l’intercessione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovena

Pozdravljam ljubljanskega nadškofa monsignorja Antona Stresa, ki sem mu včeraj podelil palij. Dragi brat v škofovski službi! Sveta apostola Peter in Pavel sta neutrudno delala za evangelij in skrbela za edinost Cerkve. Naj Vas njun svetel zgled vodi pri odgovorni službi, ki Vam je zaupana. Vam in vsem slovenskim romarjem, ki so danes tukaj z Vami, podeljujem apostolski blagoslov!

[Rivolgo il mio saluto all'Arcivescovo di Ljubljana Mons. Anton Stres, al quale ieri ho conferito il pallio. Caro fratello nell'Episcopato! I santi Apostoli Pietro e Paolo lavoravano instancabilmente per il vangelo e curavano l’unità della Chiesa. Il loro fulgido esempio La guidi nel ministero che Le è stato affidato. A Lei e a tutti i pellegrini sloveni qui presenti imparto l’Apostolica Benedizione!]


○ Saluto in lingua croata

Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike. Dragi prijatelji, o svetkovini apostola Petra i Pavla, došli ste na njihove grobove očitovati svoju vjernost Apostolskoj Stolici. Neka vam blagoslov, koji rado podjeljujem, pomogne da ustrajete u vjeri. Hvaljen Isus i Marija!

[Di cuore saluto tutti i pellegrini Croati. Cari amici, in occasione della solennità degli apostoli Pietro e Paolo, siete venuti alle loro tombe a manifestare la vostra fedeltà alla Sede Apostolica. La Benedizione, che volentieri vi imparto, vi aiuti a perseverare nella fede. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Mi rivolgo innanzitutto agli Arcivescovi Metropoliti che ieri hanno ricevuto il Pallio e che sono lieto di accogliere in questa Udienza, unitamente ai loro familiari ed amici che li accompagnano. Saluto Monsignor Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve; Monsignor Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine; Monsignor Antonio Lanfranchi, Arcivescovo di Modena-Nonantola; e Monsignor Luigi Moretti, Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno. Colui che vi ha scelto come Pastori del suo gregge, il Signore Gesù, vi sostenga nel vostro quotidiano servizio e con la forza dello Spirito Santo vi renda fedeli araldi del Vangelo. Saluto le Suore Mercedarie del Santissimo Sacramento, che ricordano il primo Centenario di fondazione del loro Istituto e i fedeli della parrocchia Santa Lucia a Mare, in Napoli. Tutti esorto a testimoniare con gioia l’amore che Cristo ha riversato nei nostri cuori.

Il mio pensiero si rivolge infine ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. Alla solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo celebrata ieri, segue oggi la memoria dei Primi Martiri Romani. Cari giovani, imitate la loro eroica testimonianza evangelica e siate fedeli a Cristo in ogni situazione della vita. Incoraggio voi, cari ammalati, ad accogliere l'esempio dei Protomartiri per trasformare la vostra sofferenza in atto di donazione per amore a Dio ed ai fratelli. Voi, cari sposi novelli, sappiate aderire al progetto che il Creatore ha stabilito per la vostra vocazione, così da giungere a realizzare un’unione familiare feconda e duratura.
+PetaloNero+
00giovedì 1 luglio 2010 15:36
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Angelo Amato, Arcivescovo tit. di Sila, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi;
S.E. Mons. Walter Mixa, Vescovo emerito di Augsburg (Repubblica Federale di Germania).

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:
S.E. il Sig. Pablo Cabrera Gaeta, Ambasciatore del Cile, in visita di congedo;
Em.mo Card. Edmund Casimir Szoka, Presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.





RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accolto la rinuncia, presentata per raggiunti limiti di età dall’Em.mo Card. Walter Kasper all’incarico di Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico S.E. Mons. Kurt Koch, finora Vescovo di Basilea, elevandolo in pari tempo alla dignità di Arcivescovo.









COMUNICATO DELLA SALA STAMPA CIRCA L’UDIENZA CONCESSA DAL SANTO PADRE AL VESCOVO EMERITO DI AUGSBURG, S.E. MONS. WALTER MIXA


Il 1o luglio 2010 il Santo Padre ha ricevuto in udienza il Vescovo emerito di Augsburg, Mons. Walter Mixa. Con un comunicato del 4 maggio 2010, il Papa aveva accettato la richiesta del Vescovo di esonero dai suoi incarichi come Pastore della Diocesi di Augsburg e come Ordinario militare; nell’udienza tale decisione è stata definitivamente confermata. Il Vescovo Mixa si ritirerà per un tempo di silenzio, di raccoglimento e di preghiera, e dopo un periodo di cure e di riconciliazione sarà – come altri Vescovi emeriti – a disposizione per compiti pastorali, in accordo con il suo Successore. Il Vescovo Mixa ha sottolineato di aver sempre cercato di adempiere il suo ministero episcopale di buon grado e in modo coscienzioso. Ma in tutta sincerità ed umiltà ha anche confermato il riconoscimento di aver commesso sbagli ed errori, che hanno causato una perdita di fiducia e rese inevitabili le dimissioni. Ha nuovamente chiesto perdono per tutti i suoi sbagli, chiede però giustamente che, di fronte ai suoi sbagli, non si dimentichi del tutto il bene che ha fatto. Il Santo Padre ha espresso la speranza che la richiesta di perdono trovi orecchi e cuori aperti. Dopo un periodo di polemica spesso fuori misura, il Papa auspica riconciliazione, un nuovo reciproco accogliersi nello spirito della misericordia del Signore e nel fiducioso abbandono alla sua guida. Soprattutto ai confratelli nel ministero episcopale il Sommo Pontefice domanda di offrire al Vescovo Mixa più che nel passato la loro vicinanza amichevole, la loro comprensione e il loro aiuto per trovare il retto cammino. Il Papa chiede a tutti i cari fedeli della Diocesi di Augsburg di favorire nuovamente la comunione reciproca e di accogliere col cuore aperto il Vescovo che Egli destinerà come Successore del Vescovo Mixa. In un tempo di contrasti ed insicurezze, il mondo attende dai cristiani la concorde testimonianza che essi, in base al loro incontro col Signore risorto, sono in grado di offrire e nella quale essi sono di aiuto gli uni agli altri come anche all’intera società per trovare la via giusta verso il futuro.
+PetaloNero+
00venerdì 2 luglio 2010 15:39
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Sig. Habbeb Mohammed Hadi Ali Al-Sadr, Ambasciatore della Repubblica dell’Iraq;

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi;

S.E. Mons. Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna), Presidente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles;

Em.mo Card. Keith Michael Patrick O’Brien, Arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh (Scozia), Presidente della Conferenza Episcopale di Scozia;

Em.mo Card. Cormac Murphy-O’Connor, Arcivescovo emerito di Westminster (Gran Bretagna).

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid (Spagna), con una Delegazione di Promotori della Giornata Mondiale della Gioventù 2011.




RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ORDINARIO MILITARE PER LA LITUANIA E NOMINA DEL NUOVO ORDINARIO

In data 19 giugno 2010, il Santo Padre Benedetto XVI ha accolto la rinuncia di S.E. Mons. Eugenijus Bartulis, Vescovo di Šiauliai (Lituania) all’ufficio di Ordinario Militare ed ha nominato Vescovo Ordinario Militare per la Lituania il Rev.do Mons. Gintaras Grušas, del clero dell’arcidiocesi di Vilnius, finora Segretario Generale della Conferenza Episcopale Lituana.

Rev.do Mons. Gintaras Grušas

Il Rev.do Mons. Gintaras Grušas è nato nel 1961 da una famiglia di immigrati lituani a Washington, negli Stati Uniti, ove è vissuto fino all’età di 29 anni.

Dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria Informatica all’Università di Los Angeles, ha frequentato il corso di propedeutica e di filosofia presso l’Università Francescana di Steubenville (1989-1990). A Roma, ha ottenuto, presso l’Angelicum, il Baccellierato in Teologia nel 1994 e il Dottorato in Diritto Canonico nel 2001.

Nel 1994 è stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Vilnius. Dal 1994 al 1997 e dal 2004 ad oggi ha ricoperto l’ufficio di Segretario Generale della Conferenza Episcopale Lituana e, contemporaneamente, ha prestato servizio presso la Cattedrale di Vilnius.

Dal 2001 al 2003 è stato Rettore del Seminario Maggiore di Vilnius, dove attualmente ricopre gli incarichi di Direttore Spirituale e di Docente di Diritto Canonico.

È, inoltre, Assistente Ecclesiastico dell’Azione Cattolica Lituana, membro del Consiglio Pastorale e del Collegio dei Consultori dell’arcidiocesi di Vilnius oltre che componente di diversi Comitati e Commissioni a livello nazionale.








LE LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA DELL’IRAQ PRESSO LA SANTA SEDE

Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Sig. Habbeb Mohammed Hadi Ali Al-Sadr, Ambasciatore della Repubblica dell’Iraq presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo Ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Sig. Habbeb Mohammed Hadi Ali Al-Sadr:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Your Excellency,

I am pleased to welcome you at the start of your mission and to accept the Letters accrediting you as Ambassador Extraordinary and Plenipotentiary of the Republic of Iraq to the Holy See. I thank you for your kind words, and I ask you to convey to President Jalal Talabani my respectful greetings and the assurance of my prayers for the peace and well-being of all the citizens of your country.

On 7 March 2010, the people of Iraq gave a clear sign to the world that they wish to see an end to violence and that they have chosen the path of democracy, through which they aspire to live in harmony with one another within a just, pluralist and inclusive society. Despite attempts at intimidation on the part of those who do not share this vision, the people showed great courage and determination by presenting themselves at the polling stations in large numbers. It is to be hoped that the formation of a new Government will now proceed swiftly so that the will of the people for a more stable and unified Iraq may be accomplished. Those who have been elected to political office will need to show great courage and determination themselves, in order to fulfil the high expectations that have been placed in them. You may be assured that the Holy See, which has always valued its excellent diplomatic relations with your country, will continue to provide whatever assistance it can, so that Iraq may assume its rightful place as a leading nation in the region with much to contribute to the international community.

The new Government will need to give priority to measures designed to improve security for all sectors of the population, particularly the various minorities. You have spoken of the difficulties faced by Christians and I note your comments about the steps taken by the Government to afford them greater protection. The Holy See naturally shares the concern you have expressed that Iraqi Christians should remain in their ancestral homeland, and that those who have felt constrained to emigrate will soon consider it safe to return. Since the earliest days of the Church, Christians have been present in the land of Abraham, a land which is part of the common patrimony of Judaism, Christianity and Islam. It is greatly to be hoped that Iraqi society in the future will be marked by peaceful coexistence, as is in keeping with the aspirations of those who are rooted in the faith of Abraham. Although Christians form a small minority of Iraq’s population, they have a valuable contribution to make to its reconstruction and economic recovery through their educational and healthcare apostolates, while their engagement in humanitarian projects provides much-needed assistance in building up society. If they are to play their full part, however, Iraqi Christians need to know that it is safe for them to remain in or return to their homes, and they need assurances that their properties will be restored to them and their rights upheld.

Recent years have seen many tragic acts of violence committed against innocent members of the population, both Muslim and Christian, acts which as you have pointed out are contrary to the teachings of Islam as well as those of Christianity. This shared suffering can provide a deep bond, strengthening the determination of Muslims and Christians alike to work for peace and reconciliation. History has shown that some of the most powerful incentives to overcome division come from the example of those men and women who, having chosen the courageous path of non-violent witness to higher values, have lost their lives through cowardly acts of violence. Long after the present troubles have receded into the past, the names of Archbishop Paulos Faraj Rahho, Father Ragheed Ganni and many more will live on as shining examples of the love that led them to lay down their lives for others. May their sacrifice, and the sacrifice of so many others like them, strengthen within the Iraqi people the moral determination that is necessary if political structures for greater justice and stability are to achieve their intended effect.

You have spoken of your Government’s commitment to respect human rights. Indeed, it is of the utmost importance for any healthy society that the human dignity of each of its citizens be respected both in law and in practice, in other words that the fundamental rights of all should be recognized, protected and promoted. Only thus can the common good be truly served, that is to say those social conditions which allow people, either as groups or as individuals, to flourish, to attain their full stature, and to contribute to the good of others (cf. Compendium of the Social Doctrine of the Church, 164-170). Among the rights that must be fully respected if the common good is to be effectively promoted, the rights to freedom of religion and freedom of worship are paramount, since it is they that enable citizens to live in conformity with their transcendent dignity as persons made in the image of their divine Creator. I therefore hope and pray that these rights will not only be enshrined in legislation, but will come to permeate the very fabric of society – all Iraqis have a part to play in building a just, moral and peaceable environment.

You begin your term of office, Mr Ambassador, in the months leading up to a particular initiative of the Holy See for the support of the local Churches throughout the region, namely the Special Assembly for the Middle East of the Synod of Bishops. This will provide a welcome opportunity to explore the role and the witness of Christians in the lands of the Bible, and will also give an impetus to the important task of inter-religious dialogue, which has so much to contribute to the goal of peaceful coexistence in mutual respect and esteem among the followers of different religions. It is my earnest hope that Iraq will emerge from the difficult experiences of the past decade as a model of tolerance and cooperation among Muslims, Christians and others in the service of those most in need.

Your Excellency, I pray that the diplomatic mission that you begin today will further strengthen the bonds of friendship between the Holy See and your country. I assure you that the various departments of the Roman Curia are always ready to offer help and support in the fulfilment of your duties. With my sincere good wishes, I invoke upon you, your family, and all the people of the Republic of Iraq, abundant divine blessings.

S.E. il Sig. Habbeb Mohammed Hadi Ali Al-Sadr

Ambasciatore della Repubblica dell’Iraq presso la Santa Sede

È nato a Kerbala il 24 dicembre 1951.

È sposato ed ha tre figli.

Laureato in Lingua araba presso l’Università di Baghdad (1974), ha frequentato la Scuola della Riserva Ufficiali a Baghdad (1975) e dal 1984 ha prestato servizio di riserva nell’esercito iracheno, raggiungendo il grado di Maggiore (1991).

Ha ottenuto un dottorato ad honorem in Mass-media presso l’Università Al-Hurra in Olanda (2007).

Ha svolto le seguenti attività: Direttore generale della Radio-TV Al-Salam di Baghdad (2003-2004); Vice Direttore generale per le Relazioni Pubbliche del Consiglio di Governo e Membro del Comitato per i Media, Membro del Gabinetto del Segretariato generale e Membro del Consiglio sovrano per il Comitato iracheno del Broadcasting (2004); Direttore Generale dei Media Network iracheni (2004-2008); Funzionario presso il Ministero degli Affari Esteri (2009).

È autore di articoli su religione, politica e temi sociali per numerosi giornali iracheni ed arabi.

Parla l’arabo e l’inglese.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1472&sett...










UDIENZA ALL’ARCIVESCOVO DI MADRID E AD UNA DELEGAZIONE DI PROMOTORI DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (MADRID, AGOSTO 2011)

Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza l’Arcivescovo di Madrid (Spagna), Em.mo Card. Antonio María Rouco Varela, con una Delegazione di Promotori della Giornata Mondiale della Gioventù che avrà luogo nell’agosto 2011.

Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Papa rivolge loro:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Eminencia,

Querido Hermano en el Episcopado,

Distinguidos Señores y Señoras,

Amigos todos

Agradezco vivamente las amables palabras que el Señor Cardenal Arzobispo de Madrid ha tenido la bondad de dirigirme en nombre del Patronato de la Fundación "Madrid vivo", así como de todos vosotros, en este camino de preparación de la Jornada Mundial de la Juventud, que se celebrará en la capital de España en agosto del año próximo.

Son muchos los jóvenes que tienen puestos sus ojos en esa hermosa ciudad, con el gozo de poder encontrarse en ella, dentro de pocos meses, para escuchar juntos la Palabra de Cristo, siempre joven, y poder compartir la fe que los une y el deseo que tienen de construir un mundo mejor, inspirados en los valores del Evangelio.

Os invito a todos a seguir colaborando generosamente en esta bella iniciativa, que no es una simple reunión multitudinaria, sino una ocasión privilegiada para que los jóvenes de vuestro País y del mundo entero se dejen conquistar por el amor de Cristo Jesús, el Hijo de Dios y de María, el amigo fiel, el vencedor del pecado y de la muerte. Quien confía en Él, jamás queda defraudado, sino que halla la fuerza necesaria para elegir el camino justo en la vida.

A todos vosotros y a vuestras familias os recordaré fervientemente en la oración, pidiendo a Dios que bendiga los esfuerzos que estáis realizando para que la próxima Jornada Mundial de la Juventud alcance copiosos frutos. Que María Santísima os acompañe siempre con amor de Madre. Muchas gracias.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1473&sett...







COMUNICATO DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA

Da mercoledì 7 luglio il Santo Padre si trasferisce nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.

Nel periodo estivo sono sospese tutte le Udienze private e speciali.

Nei mercoledì 14, 21, 28 luglio le Udienze generali non avranno luogo.

Nelle domeniche e nelle solennità durante il periodo estivo la recita dell’Angelus avrà luogo nella Residenza estiva di Castel Gandolfo.

Le Udienze generali riprenderanno regolarmente da mercoledì 4 agosto.
+PetaloNero+
00sabato 3 luglio 2010 01:14
Discorso del Papa al nuovo ambasciatore dell'Iraq presso la Santa Sede
Le antiche comunità devono poter rimanere nella loro terra ancestrale




CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 2 luglio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere questo venerdì in udienza Habbeb Mohammed Hadi Ali Al-Sadr, ambasciatore della Repubblica dell’Iraq presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere credenziali.

* * *

Eccellenza,

sono lieto di accoglierla all'inizio della sua missione e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario dell'Iraq presso la Santa Sede. La ringrazio per le sue gentili parole e le chiedo di trasmettere al Presidente Jalal Talabani i miei saluti rispettosi e l'assicurazione delle miei preghiere per la pace e per il benessere di tutti i cittadini del suo Paese.

Il 7 marzo 2010 i membri del popolo iracheno hanno manifestato chiaramente al mondo il desiderio di vedere la fine della violenza e di aver scelto la via della democrazia, attraverso la quale aspirano a vivere in armonia reciproca, in una società giusta, pluralista e inclusiva. Nonostante i tentativi d'intimidazione da parte di quanti non condividono questa visione, le persone hanno mostrato grande coraggio e determinazione presentandosi, numerose, alle urne. Bisogna sperare che la formazione di un nuovo governo proceda ora velocemente per soddisfare la volontà delle persone di un Iraq stabile e unificato. Quanti sono stati eletti dovranno mostrare grande coraggio e determinazione per soddisfare le elevate aspettative che le persone riversano su di loro. Sia certo che la Santa Sede, che ha sempre apprezzato le proprie eccellenti relazioni diplomatiche con il suo Paese, continuerà a offrire tutta l'assistenza possibile affinché l'Iraq possa assumere il suo giusto ruolo di nazione guida nella regione, contribuendo molto alla comunità internazionale. Il nuovo governo dovrà accordare priorità a misure volte a migliorare la sicurezza di tutti i settori della popolazione, in particolare delle varie minoranze. Lei ha parlato delle difficoltà affrontate dai cristiani e noto i suoi commenti sulle misure intraprese dal Governo per concedere loro maggiore protezione. La Santa Sede naturalmente condivide l'opinione da Lei espressa sul fatto che i cristiani iracheni dovrebbero rimanere nella loro patria ancestrale e che quanti si sono sentiti costretti a emigrare dovrebbero presto giudicare sicuro tornare. Fin dagli inizi della Chiesa, i cristiani sono stati presenti nella terra di Abramo, una terra che è parte del patrimonio comune di ebraismo, cristianesimo e Islam. Bisogna sperare che, in futuro, la società irachena sia caratterizzata da coesistenza pacifica, in sintonia con le aspirazioni di quanti sono radicati nella fede di Abramo. Sebbene i cristiani siano un'esigua minoranza della popolazione irachena, possono rendere un contributo prezioso alla ricostruzione e alla ripresa economica del Paese attraverso i loro apostolati educativi e sanitari, mentre il loro impegno nei progetti umanitari offre un'assistenza molto necessaria nell'edificare la società. Se devono svolgere la loro parte, però, i cristiani iracheni devono sapere che è sicuro per loro restare o tornare nelle loro case, e devono ricevere l'assicurazione che le loro proprietà saranno restituite loro e i loro diritti rispettati.

Negli ultimi anni si sono verificati molti atti tragici di violenza commessa contro membri innocenti della popolazione, sia musulmani sia cristiani, atti che come lei ha evidenziato sono contrari agli insegnamenti dell'Islam nonché a quelli del cristianesimo. Questo dolore condiviso può costituire un vincolo profondo, rafforzando la determinazione dei musulmani e dei cristiani a lavorare per la pace e per la riconciliazione. La storia ha dimostrato che alcuni degli incentivi più potenti per superare la divisione derivano dall'esempio di quegli uomini e di quelle donne che, avendo scelto la via coraggiosa della testimonianza non violenta di valori più elevati, sono morti a causa di atti codardi di violenza. Quando i problemi attuali saranno ormai una cosa del passato, i nomi dell'Arcivescovo Paulos Faraj Rahho, Padre Ragheed Ganni e molti altri ancora vivranno come esempi luminosi dell'amore che li ha condotti a sacrificare la propria vita per gli altri. Che i loro sacrifici e quelli di così tanti altri come loro rafforzino nel popolo iracheno la determinazione morale che è necessaria se le strutture politiche per maggiore giustizia e stabilità devono raggiungere l'effetto voluto.

Ha parlato dell'impegno del Governo per rispettare i diritti umani. Infatti, è della massima importanza per qualsiasi società sana che la dignità umana di ognuno dei suoi cittadini venga rispettata sia nel diritto sia nella pratica, in altre parole che i diritti fondamentali di tutti vengano riconosciuti, tutelati e promossi. Soltanto in questo modo si può servire veramente il bene comune, ovvero quelle condizioni sociali che permettono alle persone, sia a gruppi sia a singoli individui, di prosperare, di raggiungere la loro piena statura morale e di contribuire al bene degli altri (cfr. Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, 164-170). Fra i diritti che devono essere pienamente rispettati se il bene comune deve essere effettivamente promosso, i diritti di religione e di libertà di culto sono fondamentali perché sono quelli che permettono ai cittadini di vivere in conformità con la loro dignità trascendente, come persone fatte a immagine del loro divino Creatore. Quindi, spero e prego affinché questi diritti non solo siano consacrati nella legislazione, ma permeino il tessuto stesso della società. Tutti gli iracheni hanno un ruolo da svolgere nella creazione di un ambiente giusto, morale e pacifico.

Signor Ambasciatore comincia il suo mandato nei mesi che precedono una particolare iniziativa della Santa Sede per il sostegno delle Chiese locali nella regione, ovvero l'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Sarà un'opportunità importante per esaminare il ruolo e la testimonianza dei cristiani che abitano nelle terre bibliche e darà anche impulso al compito importante del dialogo interreligioso, che può contribuire così tanto all'obbiettivo della coesistenza pacifica nel rispetto e nella stima reciproche fra i seguaci di differenti religioni. Spero sinceramente che l'Iraq emerga dalle esperienze difficili dello scorso decennio come modello di tolleranza e di cooperazione fra musulmani, cristiani e altri al servizio dei bisognosi.

Eccellenza, prego affinché la missione diplomatica che comincia oggi rafforzi i vincoli di amicizia fra la Santa Sede e il suo Paese. La assicuro che i vari dicasteri della Curia Romana saranno sempre pronti a porgere aiuto e sostegno nello svolgimento dei suoi doveri. Con i miei sinceri buoni auspici, invoco su di lei, sulla sua famiglia e su tutto il popolo della Repubblica dell'Iraq, abbondanti benedizioni divine.

[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 3 luglio 2010]
+PetaloNero+
00sabato 3 luglio 2010 15:10
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

S.E. Mons. Nikola Eterović, Arcivescovo tit. di Cibale, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi:

S.E. Mons. Józef Kowalczyk, Arcivescovo di Gniezno (Polonia);

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
+PetaloNero+
00lunedì 5 luglio 2010 15:10
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, con i Sacerdoti Confratelli che celebrano il 50° di Ordinazione Sacerdotale:

S.E. il Sig. Ivan Rebernik, Ambasciatore di Slovenia, in visita di congedo.





RINUNCE E NOMINE


NOMINE NEL GOVERNATORATO DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Direttore di Sanità ed Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano il Dottor Patrizio Polisca.

Il Papa ha inoltre nominato Consigliere dello Stato l’Ill.mo Sig. Prof. Giovanni Rocchi.








INAUGURAZIONE DELLA FONTANA DI SAN GIUSEPPE NEI GIARDINI VATICANI

Alle ore 11.30 di questa mattina, nel Piazzale del Governatorato, il Santo Padre Benedetto XVI presiede l’inaugurazione della Fontana intitolata a San Giuseppe.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti prima di benedire la nuova fontana:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori e Signore!

E’ per me motivo di gioia inaugurare questa fontana nei Giardini Vaticani, in un contesto naturale di singolare bellezza. E’ un’opera che va ad incrementare il patrimonio artistico di questo incantevole spazio verde della Città del Vaticano, ricco di testimonianze storico-artistiche di varie epoche. Infatti, non solo i prati, i fiori, le piante, gli alberi, ma anche le torri, le casine, i tempietti, le fontane, le statue e le altre costruzioni fanno di questi Giardini un unicum affascinante. Essi sono stati per i miei Predecessori, e sono anche per me uno spazio vitale, un luogo che volentieri frequento per trascorrere un po’ di tempo in preghiera e in serena distensione.

Nel rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, desidero manifestare viva riconoscenza per questo dono, che mi avete offerto, dedicandolo a san Giuseppe. Grazie per questo delicato e cortese pensiero! E’ stata un'impresa impegnativa, che ha visto la collaborazione di molti. Ringrazio anzitutto il Signor Cardinale Giovanni Lajolo anche per le parole che mi ha rivolto e per l'interessante presentazione dei lavori svolti. Con lui ringrazio l’Arcivescovo Mons. Carlo Maria Viganò e il Vescovo Mons. Giorgio Corbellini, rispettivamente Segretario Generale e Vice-Segretario Generale del Governatorato. Esprimo vivo apprezzamento alla Direzione dei Servizi Tecnici, al progettista e allo scultore, ai consulenti e alle maestranze, con un pensiero speciale per i Coniugi Hintze e per il Signor Castrignano, di Londra, che hanno generosamente finanziato l'opera, come pure per le Suore del Monastero di San Giuseppe in Kyoto. Una parola di gratitudine alla Provincia di Trento, ai Comuni e alle Ditte trentine, per il loro contributo.

Questa fontana è intitolata a san Giuseppe, figura cara e vicina al cuore del Popolo di Dio e al mio cuore. I sei pannelli di bronzo che la impreziosiscono, evocano altrettanti momenti della sua vita. Desidero brevemente soffermarmi su questi. Il primo pannello rappresenta lo sposalizio tra Giuseppe e Maria; è un episodio che riveste grande importanza. Giuseppe era della stirpe reale di Davide e, in virtù del suo matrimonio con Maria, conferirà al Figlio della Vergine – al Figlio di Dio – il titolo legale di "figlio di Davide", adempiendo così le profezie. Lo sposalizio di Giuseppe e Maria è, perciò, un evento umano, ma determinante nella storia di salvezza dell’umanità, nella realizzazione delle promesse di Dio; ha perciò anche una connotazione soprannaturale, che i due protagonisti accettano con umiltà e fiducia.

Ben presto per Giuseppe arriva il momento della prova, una prova impegnativa per la sua fede. Promesso sposo di Maria, prima di andare a vivere con lei, ne scopre la misteriosa maternità e rimane turbato. L’evangelista Matteo sottolinea che, essendo giusto, non voleva ripudiarla, pertanto decise di licenziarla in segreto (cfr Mt 1,19). Ma in sogno – come è raffigurato nel secondo pannello - l’angelo gli fece comprendere che ciò che avveniva in Maria era opera dello Spirito Santo; e Giuseppe, fidandosi di Dio, acconsente e coopera al piano della salvezza. Certo, l’intervento divino nella sua vita non poteva non turbare il suo cuore. Affidarsi a Dio non significa vedere tutto chiaro secondo i nostri criteri, non significa realizzare ciò che noi abbiamo progettato; affidarsi a Dio vuol dire svuotarsi di sé, rinunciare a se stessi, perché solo chi accetta di perdersi per Dio può essere "giusto" come san Giuseppe, può conformare, cioè, la propria volontà a quella di Dio e così realizzarsi.

Il Vangelo, come sappiamo, non ha conservato alcuna parola di Giuseppe, il quale svolge la sua attività nel silenzio. E’ lo stile che lo caratterizza in tutta l’esistenza, sia prima di trovarsi di fronte al mistero dell’azione di Dio nella sua sposa, sia quando - consapevole di questo mistero – è accanto a Maria nella Natività - rappresentata nella terza formella. In quella santa notte, a Betlemme, con Maria e il Bambino, c’è Giuseppe, al quale il Padre Celeste ha affidato la cura quotidiana del suo Figlio sulla terra, una cura svolta nell’umiltà e nel silenzio.

Il quarto pannello riproduce la scena drammatica della Fuga in Egitto per sottrarsi alla violenza omicida di Erode. Giuseppe è costretto a lasciare la sua terra con la sua famiglia, in fretta: è un altro momento misterioso nella sua vita; un’altra prova in cui gli è richiesta piena fedeltà al disegno di Dio.

Poi, nei Vangeli, Giuseppe appare solo in un altro episodio, quando si reca a Gerusalemme e vive l’angoscia di smarrire il figlio Gesù. San Luca descrive l’affannosa ricerca e la meraviglia di ritrovarlo nel Tempio – come appare nella quinta formella -, ma ancor più lo stupore di sentire le misteriose parole: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). E’ questa duplice domanda del Figlio di Dio che ci aiuta a capire il mistero della paternità di Giuseppe. Ricordando ai propri genitori il primato di Colui che chiama "Padre mio", Gesù afferma il primato della volontà di Dio su ogni altra volontà, e rivela a Giuseppe la verità profonda del suo ruolo: anch’egli è chiamato ad essere discepolo di Gesù, dedicando l'esistenza al servizio del Figlio di Dio e della Vergine Madre, in obbedienza al Padre Celeste.

Il sesto pannello rappresenta il lavoro di Giuseppe nell’officina di Nazaret. Accanto a lui ha lavorato Gesù. Il Figlio di Dio è nascosto agli uomini e solo Maria e Giuseppe custodiscono il suo mistero e lo vivono ogni giorno: il Verbo incarnato cresce come uomo all’ombra dei suoi genitori, ma, nello stesso tempo, questi rimangono, a loro volta, nascosti in Cristo, nel suo mistero, vivendo la loro vocazione.

Cari fratelli e sorelle, questa bella fontana dedicata a san Giuseppe costituisce un simbolico richiamo ai valori della semplicità e dell’umiltà nel compiere quotidianamente la volontà di Dio, valori che hanno contraddistinto la vita silenziosa, ma preziosa del Custode del Redentore. Alla sua intercessione affido le attese della Chiesa e del mondo. Insieme alla Vergine Maria, sua sposa, egli guidi sempre il mio e il vostro cammino, affinché possiamo essere strumenti gioiosi di pace e di salvezza.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1476&sett...
+PetaloNero+
00martedì 6 luglio 2010 00:26
Il Papa inaugura la fontana di San Giuseppe nei Giardini Vaticani


CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 5 luglio 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito il discorso che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questo lunedì mattina presiedendo nei Giardini Vaticani l'inaugurazione della Fontana intitolata a San Giuseppe.

* * *

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori e Signore!

E’ per me motivo di gioia inaugurare questa fontana nei Giardini Vaticani, in un contesto naturale di singolare bellezza. E’ un’opera che va ad incrementare il patrimonio artistico di questo incantevole spazio verde della Città del Vaticano, ricco di testimonianze storico-artistiche di varie epoche. Infatti, non solo i prati, i fiori, le piante, gli alberi, ma anche le torri, le casine, i tempietti, le fontane, le statue e le altre costruzioni fanno di questi Giardini un unicum affascinante. Essi sono stati per i miei Predecessori, e sono anche per me uno spazio vitale, un luogo che volentieri frequento per trascorrere un po’ di tempo in preghiera e in serena distensione.

Nel rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, desidero manifestare viva riconoscenza per questo dono, che mi avete offerto, dedicandolo a san Giuseppe. Grazie per questo delicato e cortese pensiero! E’ stata un'impresa impegnativa, che ha visto la collaborazione di molti. Ringrazio anzitutto il Signor Cardinale Giovanni Lajolo anche per le parole che mi ha rivolto e per l'interessante presentazione dei lavori svolti. Con lui ringrazio l’Arcivescovo Mons. Carlo Maria Viganò e il Vescovo Mons. Giorgio Corbellini, rispettivamente Segretario Generale e Vice-Segretario Generale del Governatorato. Esprimo vivo apprezzamento alla Direzione dei Servizi Tecnici, al progettista e allo scultore, ai consulenti e alle maestranze, con un pensiero speciale per i Coniugi Hintze e per il Signor Castrignano, di Londra, che hanno generosamente finanziato l'opera, come pure per le Suore del Monastero di San Giuseppe in Kyoto. Una parola di gratitudine alla Provincia di Trento, ai Comuni e alle Ditte trentine, per il loro contributo.

Questa fontana è intitolata a san Giuseppe, figura cara e vicina al cuore del Popolo di Dio e al mio cuore. I sei pannelli di bronzo che la impreziosiscono, evocano altrettanti momenti della sua vita. Desidero brevemente soffermarmi su questi. Il primo pannello rappresenta lo sposalizio tra Giuseppe e Maria; è un episodio che riveste grande importanza. Giuseppe era della stirpe reale di Davide e, in virtù del suo matrimonio con Maria, conferirà al Figlio della Vergine – al Figlio di Dio – il titolo legale di "figlio di Davide", adempiendo così le profezie. Lo sposalizio di Giuseppe e Maria è, perciò, un evento umano, ma determinante nella storia di salvezza dell’umanità, nella realizzazione delle promesse di Dio; ha perciò anche una connotazione soprannaturale, che i due protagonisti accettano con umiltà e fiducia.

Ben presto per Giuseppe arriva il momento della prova, una prova impegnativa per la sua fede. Promesso sposo di Maria, prima di andare a vivere con lei, ne scopre la misteriosa maternità e rimane turbato. L’evangelista Matteo sottolinea che, essendo giusto, non voleva ripudiarla, pertanto decise di licenziarla in segreto (cfr Mt 1,19). Ma in sogno – come è raffigurato nel secondo pannello - l’angelo gli fece comprendere che ciò che avveniva in Maria era opera dello Spirito Santo; e Giuseppe, fidandosi di Dio, acconsente e coopera al piano della salvezza. Certo, l’intervento divino nella sua vita non poteva non turbare il suo cuore. Affidarsi a Dio non significa vedere tutto chiaro secondo i nostri criteri, non significa realizzare ciò che noi abbiamo progettato; affidarsi a Dio vuol dire svuotarsi di sé, rinunciare a se stessi, perché solo chi accetta di perdersi per Dio può essere "giusto" come san Giuseppe, può conformare, cioè, la propria volontà a quella di Dio e così realizzarsi.

Il Vangelo, come sappiamo, non ha conservato alcuna parola di Giuseppe, il quale svolge la sua attività nel silenzio. E’ lo stile che lo caratterizza in tutta l’esistenza, sia prima di trovarsi di fronte al mistero dell’azione di Dio nella sua sposa, sia quando - consapevole di questo mistero – è accanto a Maria nella Natività - rappresentata nella terza formella. In quella santa notte, a Betlemme, con Maria e il Bambino, c’è Giuseppe, al quale il Padre Celeste ha affidato la cura quotidiana del suo Figlio sulla terra, una cura svolta nell’umiltà e nel silenzio.

Il quarto pannello riproduce la scena drammatica della Fuga in Egitto per sottrarsi alla violenza omicida di Erode. Giuseppe è costretto a lasciare la sua terra con la sua famiglia, in fretta: è un altro momento misterioso nella sua vita; un’altra prova in cui gli è richiesta piena fedeltà al disegno di Dio.

Poi, nei Vangeli, Giuseppe appare solo in un altro episodio, quando si reca a Gerusalemme e vive l’angoscia di smarrire il figlio Gesù. San Luca descrive l’affannosa ricerca e la meraviglia di ritrovarlo nel Tempio – come appare nella quinta formella -, ma ancor più lo stupore di sentire le misteriose parole: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). E’ questa duplice domanda del Figlio di Dio che ci aiuta a capire il mistero della paternità di Giuseppe. Ricordando ai propri genitori il primato di Colui che chiama "Padre mio", Gesù afferma il primato della volontà di Dio su ogni altra volontà, e rivela a Giuseppe la verità profonda del suo ruolo: anch’egli è chiamato ad essere discepolo di Gesù, dedicando l'esistenza al servizio del Figlio di Dio e della Vergine Madre, in obbedienza al Padre Celeste.

Il sesto pannello rappresenta il lavoro di Giuseppe nell’officina di Nazaret. Accanto a lui ha lavorato Gesù. Il Figlio di Dio è nascosto agli uomini e solo Maria e Giuseppe custodiscono il suo mistero e lo vivono ogni giorno: il Verbo incarnato cresce come uomo all’ombra dei suoi genitori, ma, nello stesso tempo, questi rimangono, a loro volta, nascosti in Cristo, nel suo mistero, vivendo la loro vocazione.

Cari fratelli e sorelle, questa bella fontana dedicata a san Giuseppe costituisce un simbolico richiamo ai valori della semplicità e dell’umiltà nel compiere quotidianamente la volontà di Dio, valori che hanno contraddistinto la vita silenziosa, ma preziosa del Custode del Redentore. Alla sua intercessione affido le attese della Chiesa e del mondo. Insieme alla Vergine Maria, sua sposa, egli guidi sempre il mio e il vostro cammino, affinché possiamo essere strumenti gioiosi di pace e di salvezza.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]



+PetaloNero+
00martedì 6 luglio 2010 15:00
RINUNCE E NOMINE




NOMINA DI AUSILIARE DI SAN FRANCISCO (U.S.A.)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di San Francisco (U.S.A.) Mons. Robert W. McElroy, del clero della medesima arcidiocesi, finora Parroco della "Saint Gregory Parish" a San Mateo, assegnandogli la sede titolare vescovile di Gemelle di Bizacena.

Mons. Robert W. McElroy

Mons. Robert W. McElroy è nato a San Francisco, California, nell’arcidiocesi omonima, il 5 febbraio 1954.

Dopo aver frequentato il "Saint Joseph Minor Seminary", ha ottenuto il Baccalaureato presso la "Harvard University" a Cambridge, Massachusetts (1975) e il "Masters" in Storia presso la "Stanford University" a Palo Alto, California (1976). Ha compiuto gli studi ecclesiastici presso il "Saint Patrick Seminary" a Menlo Park, California. Ha conseguito poi la Licenza in Teologia presso la "Jesuit School of Theology" a Berkeley, California (1985). Successivamente ha ottenuto il Dottorato in Teologia Morale presso l’Università Gregoriana a Roma (1986) e il Dottorato in Scienze Politiche presso la "Stanford University" (1989). Ha pubblicato due libri e diversi articoli in merito.

È stato ordinato sacerdote il 12 aprile 1980 per l’arcidiocesi di San Francisco.

Ha svolto i seguenti incarichi pastorali: Vicario Parrocchiale della "Saint Cecilia Parish" a San Francisco (1980-1982); Segretario personale dell’Arcivescovo e Cerimoniere (1982-1985); Vicario Parrocchiale della "Saint Pius Parish" a Redwood City (1989-1995); Vicario Generale (1995-1997). Dal 1997 è Parroco della "Saint Gregory Parish" a San Mateo. Attualmente è Consultore Arcidiocesano.

Il 4 aprile 1996 è stato nominato Prelato d’Onore di Sua Santità.



NOMINA DI MEMBRI DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI

Il Papa ha nominato Membri della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti gli Em.mi Cardinali: Jean-Pierre Ricard, Arcivescovo di Bordeaux (Francia); Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay (India); e gli Ecc.mi Monsignori: Ioan Robu, Arcivescovo di Bucureşti, Bucarest (Romania); Michael Neary, Arcivescovo di Tuam (Irlanda); Angelo Amato, Arcivescovo titolare di Sila, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi; Raymond Leo Burke, Arcivescovo emerito di Saint Louis, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Julián López Martín, Vescovo di León (Spagna); Aloysius Maryadi Sutrisnaatmaka, Vescovo di Palangkaraya (Indonesia).
+PetaloNero+
00mercoledì 7 luglio 2010 15:25
LE UDIENZE

Alle ore 12.15 di questa mattina, al termine dell’Udienza Generale, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza nello Studio dell’Aula Paolo VI:

Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.




RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI VIANA (BRASILE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Viana (Brasile), presentata da S.E. Mons. Xavier Gilles de Maupeou d’Ableiges in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Viana (Brasile) il Rev.do Mons. Sebastião Lima Duarte, finora Vicario Generale della diocesi di Zé Doca.

Rev.do Mons. Sebastião Lima Duarte

Il Rev.do Mons. Sebastião Lima Duarte è nato il 3 aprile 1964 a Carutapera, nella diocesi di Zé Doca, nello Stato di Maranhão.

Ha compiuto gli studi ecclesiastici nell’Istituto di Studi superiori del Maranhão (1985-1991) e poi, a Roma, ha ottenuto la Licenza in Patristica presso l’Istituto Patristico "Augustinianum" (1995-1998).

È stato ordinato sacerdote il 30 novembre 1991 e si è incardinato nel clero della diocesi di Zé Doca, nella quale ha svolto i seguenti incarichi: Parroco della Cattedrale per due periodi, Amministratore Diocesano (2002-2004), Coordinatore diocesano della Pastorale, Rettore del Seminario Maggiore, Coordinatore della Pastorale Liturgica, Professore di Patristica e Storia della Chiesa Antica nell’Istituto di Studi Superiori di Maranhão. Attualmente, è Vicario Generale e Parroco della Parrocchia di "São Sebastião a Carutapera.











L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui grandi teologi del Medioevo, si è soffermato sulla figura del Beato Giovanni Duns Scoto.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

questa mattina - dopo alcune catechesi su diversi grandi teologi - voglio presentarvi un’altra figura importante nella storia della teologia: si tratta del beato Giovanni Duns Scoto, vissuto alla fine del secolo XIII. Un’antica iscrizione sulla sua tomba riassume le coordinate geografiche della sua biografia: "l’Inghilterra lo accolse; la Francia lo istruì; Colonia, in Germania, ne conserva i resti; in Scozia egli nacque". Non possiamo trascurare queste informazioni, anche perché possediamo ben poche notizie sulla vita di Duns Scoto. Egli nacque probabilmente nel 1266 in un villaggio, che si chiamava proprio Duns, nei pressi di Edimburgo. Attratto dal carisma di san Francesco d’Assisi, entrò nella Famiglia dei Frati minori, e nel 1291, fu ordinato sacerdote. Dotato di un’intelligenza brillante e portata alla speculazione - quell’intelligenza che gli meritò dalla tradizione il titolo di Doctor subtilis, "Dottore sottile"- Duns Scoto fu indirizzato agli studi di filosofia e di teologia presso le celebri Università di Oxford e di Parigi. Conclusa con successo la formazione, intraprese l’insegnamento della teologia nelle Università di Oxford e di Cambridge, e poi di Parigi, iniziando a commentare, come tutti i Maestri del tempo, le Sentenze di Pietro Lombardo. Le opere principali di Duns Scoto rappresentano appunto il frutto maturo di queste lezioni, e prendono il titolo dai luoghi in cui egli insegnò: Opus Oxoniense (Oxford), Reportatio Cambrigensis (Cambridge), Reportata Parisiensia (Parigi). Da Parigi si allontanò quando, scoppiato un grave conflitto tra il re Filippo IV il Bello e il Papa Bonifacio VIII, Duns Scoto preferì l’esilio volontario, piuttosto che firmare un documento ostile al Sommo Pontefice, come il re aveva imposto a tutti i religiosi. Così – per amore alla Sede di Pietro –, insieme ai Frati francescani, abbandonò il Paese.

Cari fratelli e sorelle, questo fatto ci invita a ricordare quante volte, nella storia della Chiesa, i credenti hanno incontrato ostilità e subito perfino persecuzioni a causa della loro fedeltà e della loro devozione a Cristo, alla Chiesa e al Papa. Noi tutti guardiamo con ammirazione a questi cristiani, che ci insegnano a custodire come un bene prezioso la fede in Cristo e la comunione con il Successore di Pietro e, così, con la Chiesa universale.

Tuttavia, i rapporti fra il re di Francia e il successore di Bonifacio VIII ritornarono ben presto amichevoli, e nel 1305 Duns Scoto poté rientrare a Parigi per insegnarvi la teologia con il titolo di Magister regens, oggi si direbbe professore ordinario. Successivamente, i Superiori lo inviarono a Colonia come professore dello Studio teologico francescano, ma egli morì l’8 novembre del 1308, a soli 43 anni di età, lasciando, comunque, un numero rilevante di opere.

A motivo della fama di santità di cui godeva, il suo culto si diffuse ben presto nell’Ordine francescano e il Venerabile Papa Giovanni Paolo II volle confermarlo solennemente beato il 20 Marzo 1993, definendolo "cantore del Verbo incarnato e difensore dell’Immacolata Concezione". In questa espressione è sintetizzato il grande contributo che Duns Scoto ha offerto alla storia della teologia.

Anzitutto, egli ha meditato sul Mistero dell’Incarnazione e, a differenza di molti pensatori cristiani del tempo, ha sostenuto che il Figlio di Dio si sarebbe fatto uomo anche se l’umanità non avesse peccato. Egli afferma nella "Reportata Parisiensa": "Pensare che Dio avrebbe rinunciato a tale opera se Adamo non avesse peccato sarebbe del tutto irragionevole! Dico dunque che la caduta non è stata la causa della predestinazione di Cristo, e che - anche se nessuno fosse caduto, né l’angelo né l’uomo - in questa ipotesi Cristo sarebbe stato ancora predestinato nella stessa maniera" (in III Sent., d. 7, 4). Questo pensiero, forse un po’ sorprendente, nasce perché per Duns Scoto l’Incarnazione del Figlio di Dio, progettata sin dall’eternità da parte di Dio Padre nel suo piano di amore, è compimento della creazione, e rende possibile ad ogni creatura, in Cristo e per mezzo di Lui, di essere colmata di grazia, e dare lode e gloria a Dio nell’eternità. Duns Scoto, pur consapevole che, in realtà, a causa del peccato originale, Cristo ci ha redenti con la sua Passione, Morte e Risurrezione, ribadisce che l’Incarnazione è l’opera più grande e più bella di tutta la storia della salvezza, e che essa non è condizionata da nessun fatto contingente, ma è l’idea originale di Dio di unire finalmente tutto il creato con se stesso nella persona e nella carne del Figlio.

Fedele discepolo di san Francesco, Duns Scoto amava contemplare e predicare il Mistero della Passione salvifica di Cristo, espressione dell’amore immenso di Dio, il Quale comunica con grandissima generosità al di fuori di sé i raggi della Sua bontà e del Suo amore (cfr Tractatus de primo principio, c. 4). E questo amore non si rivela solo sul Calvario, ma anche nella Santissima Eucaristia, della quale Duns Scoto era devotissimo e che vedeva come il Sacramento della presenza reale di Gesù e come il Sacramento dell’unità e della comunione che induce ad amarci gli uni gli altri e ad amare Dio come il Sommo Bene comune (cfr Reportata Parisiensia, in IV Sent., d. 8, q. 1, n. 3).

Cari fratelli e sorelle, questa visione teologica, fortemente "cristocentrica", ci apre alla contemplazione, allo stupore e alla gratitudine: Cristo è il centro della storia e del cosmo, è Colui che dà senso, dignità e valore alla nostra vita! Come a Manila il Papa Paolo VI, anch’io oggi vorrei gridare al mondo: "[Cristo] è il rivelatore del Dio invisibile, è il primogenito di ogni creatura, è il fondamento di ogni cosa; Egli è il Maestro dell’umanità, è il Redentore; Egli è nato, è morto, è risorto per noi; Egli è il centro della storia e del mondo; Egli è Colui che ci conosce e che ci ama; Egli è il compagno e l’amico della nostra vita... Io non finirei più di parlare di Lui" (Omelia, 29 novembre 1970).

Non solo il ruolo di Cristo nella storia della salvezza, ma anche quello di Maria è oggetto della riflessione del Doctor subtilis. Ai tempi di Duns Scoto la maggior parte dei teologi opponeva un’obiezione, che sembrava insormontabile, alla dottrina secondo cui Maria Santissima fu esente dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento: di fatto, l’universalità della Redenzione operata da Cristo, a prima vista, poteva apparire compromessa da una simile affermazione, come se Maria non avesse avuto bisogno di Cristo e della sua redenzione. Perciò i teologi si opponevano a questa tesi. Duns Scoto, allora, per far capire questa preservazione dal peccato originale, sviluppò un argomento che verrà poi adottato anche dal beato Papa Pio IX nel 1854, quando definì solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. E questo argomento è quello della "Redenzione preventiva", secondo cui l’Immacolata Concezione rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del suo amore e della sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale. Quindi Maria è totalmente redenta da Cristo, ma già prima della concezione. I Francescani, suoi confratelli, accolsero e diffusero con entusiasmo questa dottrina, e altri teologi – spesso con solenne giuramento – si impegnarono a difenderla e a perfezionarla.

A questo riguardo, vorrei mettere in evidenza un dato, che mi pare importante. Teologi di valore, come Duns Scoto circa la dottrina sull’Immacolata Concezione, hanno arricchito con il loro specifico contributo di pensiero ciò che il Popolo di Dio credeva già spontaneamente sulla Beata Vergine, e manifestava negli atti di pietà, nelle espressioni dell’arte e, in genere, nel vissuto cristiano. Così la fede sia nell’Immacolata Concezione, sia nell’Assunzione corporale della Vergine era già presente nel Popolo di Dio, mentre la teologia non aveva ancora trovato la chiave per interpretarla nella totalità della dottrina della fede. Quindi il Popolo di Dio precede i teologi e tutto questo grazie a quel soprannaturale sensus fidei, cioè a quella capacità infusa dallo Spirito Santo, che abilita ad abbracciare la realtà della fede, con l’umiltà del cuore e della mente. In questo senso, il Popolo di Dio è "magistero che precede", e che poi deve essere approfondito e intellettualmente accolto dalla teologia. Possano sempre i teologi mettersi in ascolto di questa sorgente della fede e conservare l’umiltà e la semplicità dei piccoli! L’avevo ricordato qualche mese fa dicendo: "Ci sono grandi dotti, grandi specialisti, grandi teologi, maestri della fede, che ci hanno insegnato molte cose. Sono penetrati nei dettagli della Sacra Scrittura… ma non hanno potuto vedere il mistero stesso, il vero nucleo... L’essenziale è rimasto nascosto! Invece, ci sono anche nel nostro tempo i piccoli che hanno conosciuto tale mistero. Pensiamo a santa Bernardette Soubirous; a santa Teresa di Lisieux, con la sua nuova lettura della Bibbia ‘non scientifica’, ma che entra nel cuore della Sacra Scrittura" (Omelia. S. Messa con i Membri della Commissione Teologica Internazionale, 1 dicembre 2009).

Infine, Duns Scoto ha sviluppato un punto a cui la modernità è molto sensibile. Si tratta del tema della libertà e del suo rapporto con la volontà e con l’intelletto. Il nostro autore sottolinea la libertà come qualità fondamentale della volontà, iniziando una impostazione di tendenza volontaristica, che si sviluppò in contrasto con il cosiddetto intellettualismo agostiniano e tomista. Per san Tommaso d’Aquino, che segue sant’Agostino, la libertà non può considerarsi una qualità innata della volontà, ma il frutto della collaborazione della volontà e dell’intelletto. Un’idea della libertà innata e assoluta collocata nella volontà che precede l’intelletto, sia in Dio che nell’uomo, rischia, infatti, di condurre all’idea di un Dio che non sarebbe legato neppure alla verità e al bene. Il desiderio di salvare l’assoluta trascendenza e diversità di Dio con un’accentuazione così radicale e impenetrabile della sua volontà non tiene conto che il Dio che si è rivelato in Cristo è il Dio "logos", che ha agito e agisce pieno di amore verso di noi. Certamente, come afferma Duns Scoto nella linea della teologia francescana, l’amore supera la conoscenza ed è capace di percepire sempre di più del pensiero, ma è sempre l’amore del Dio "logos" (cfr Benedetto XVI, Discorso a Regensburg, Insegnamenti di Benedetto XVI, II [2006], p. 261). Anche nell’uomo l’idea di libertà assoluta, collocata nella volontà, dimenticando il nesso con la verità, ignora che la stessa libertà deve essere liberata dei limiti che le vengono dal peccato.

Parlando ai seminaristi romani - l’anno scorso - ricordavo che "la libertà in tutti i tempi è stata il grande sogno dell'umanità, sin dagli inizi, ma particolarmente nell'epoca moderna" (Discorso al Pontificio Seminario Romano Maggiore, 20 febbraio 2009). Però, proprio la storia moderna, oltre alla nostra esperienza quotidiana, ci insegna che la libertà è autentica, e aiuta alla costruzione di una civiltà veramente umana, solo quando è riconciliata con la verità. Se è sganciata dalla verità, la libertà diventa tragicamente principio di distruzione dell’armonia interiore della persona umana, fonte di prevaricazione dei più forti e dei violenti, e causa di sofferenze e di lutti. La libertà, come tutte le facoltà di cui l’uomo è dotato, cresce e si perfeziona, afferma Duns Scoto, quando l’uomo si apre a Dio, valorizzando quella disposizione all’ascolto della Sua voce, che egli chiama potentia oboedientialis: quando noi ci mettiamo in ascolto della Rivelazione divina, della Parola di Dio, per accoglierla, allora siamo raggiunti da un messaggio che riempie di luce e di speranza la nostra vita e siamo veramente liberi.

Cari fratelli e sorelle, il beato Duns Scoto ci insegna che nella nostra vita l’essenziale è credere che Dio ci è vicino e ci ama in Cristo Gesù, e coltivare, quindi, un profondo amore a Lui e alla sua Chiesa. Di questo amore noi siamo i testimoni su questa terra. Maria Santissima ci aiuti a ricevere questo infinito amore di Dio di cui godremo pienamente in eterno nel Cielo, quando finalmente la nostra anima sarà unita per sempre a Dio, nella comunione dei santi.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Né vers 1266 en Écosse, le Bienheureux Jean Duns Scot, chers pèlerins francophones, embrassa le charisme franciscain. ‘Chantre du Verbe incarné’, celui qui sera appelé le Docteur subtile, soutient que l’Incarnation du Logos est l’œuvre la plus grande et la plus belle de toute l’histoire du salut. Elle est la révélation de l’éternel amour divin qui se manifeste aussi dans le Mystère de la Passion salvifique et dans le Saint Sacrement. Centre de l’histoire et du cosmos, le Christ donne sens, dignité et valeur à notre vie. Par sa doctrine de la « Rédemption préventive », Duns Scot affirme que l’Immaculée Conception, dont il est le ‘défenseur’, est le chef-d’œuvre de la Rédemption opérée par le Christ. Il nous interpelle aussi, aujourd’hui, sur le sens de la liberté. Détachée de la vérité, la liberté détruit l’harmonie intérieure de la personne humaine et engendre la souffrance. Elle se perfectionne quand l’homme s’ouvre à Dieu, accueille sa Parole et se met à l’écoute de la Révélation. Chers frères et sœurs, la profondeur de la pensée de Duns Scot provient de son humilité et de la contemplation des saints mystères. Puissions-nous considérer la communion avec Dieu, avec le Successeur de Pierre et avec l’Église universelle comme un bien précieux. Que la Vierge Immaculée nous y aide !

J’accueille avec joie les pèlerins francophones, surtout les jeunes. Je vous exhorte, chers collégiens, lycéens et servants d’autel, à faire croître votre amour pour le Saint Sacrement et pour la Vierge Immaculée. Puissiez-vous aussi vous laisser guider par l’Esprit Saint pour témoigner joyeusement et librement des vérités de la foi chrétienne ! N’ayez pas honte de votre foi et soyez fiers d’être catholiques ! Bon pèlerinage et bonnes vacances !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on medieval Christian culture, we now turn to the distinguished Franciscan theologian, Blessed John Duns Scotus. A native of Scotland, he taught at the universities of Oxford, Cambridge and Paris. Duns Scotus is best known today for his contribution to the development of Christian thought in three areas. First, he held that the Incarnation was not directly the result of Adam’s sin, but a part of God’s original plan of creation, in which every creature, in and through Christ, is called to be perfected in grace and to glorify God for ever. In this great Christocentric vision, the Incarnate Word appears as the centre of history and the cosmos. Secondly, Scotus argued that our Lady’s preservation from original sin was a privilege granted in view of her Son’s redemptive passion and death; this theory was to prove decisive for the eventual definition of the dogma of the Immaculate Conception. Finally, Duns Scotus paid great attention to the issue of human freedom, although by situating it principally in the will, he sowed the seeds of a trend in later theology that risked detaching freedom from its necessary relation to truth. May the teaching and example of Blessed John Duns Scotus help us to understand that we attain happiness, freedom and perfection by opening ourselves to God’s gracious self-revelation in Christ Jesus.

I offer a warm welcome to the members of the General Chapter of the Congregation of Holy Cross, together with my prayerful good wishes for the spiritual fruitfulness of your deliberations. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially the groups from Wales, Ireland, the Philippines, Canada and the United States of America, I invoke God’s abundant blessings.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der heutigen Audienz möchte ich den seligen Johannes Duns Scotus vorstellen. Die geographischen Koordinaten des Lebens dieses mittelalterlichen Franziskanertheologen, der 1308 mit 43 Jahren in Köln gestorben ist, finden wir in einer alten Inschrift auf seinem Grab, wo es heißt: »England hat ihn aufgenommen; Frankreich hat ihn unterrichtet; Köln in Deutschland bewahrt seine sterblichen Reste; in Schottland wurde er geboren.« Aus seinem theologischen Werk, das aus seiner Lehrtätigkeit in Oxford, Cambridge und Paris hervorgegangen ist, möchte ich zwei Themen herausgreifen, die er mit großem Scharfsinn dargelegt hat. Wie sein Ordensvater Franziskus widmete sich Duns Scotus besonders der Betrachtung des Geheimnisses der Menschwerdung Gottes. Anders als viele seiner Zeitgenossen sah er darin nicht in erster Linie die Antwort auf die Tragik des Sündenfalls, sondern er war überzeugt, daß der Sohn Gottes auch Mensch geworden wäre ohne die Sünde Adams, weil Gottes Plan von Anfang an umfaßte, daß am Ende die ganze Schöpfung in seinem kreaturgewordenen und gottseienden Sohn zusammengefaßt würde, um so Schöpfung und Gott miteinander zu vereinigen. So ist für ihn die Inkarnation Mittelpunkt des Denkens Gottes, Mittelpunkt der Schöpfung und der Heilsgeschichte. Der zweite Punkt, auf den ich hinweisen möchte, besteht darin, daß Duns Scotus die Frage der Unbefleckten Empfängnis, das heißt der Bewahrung Marias vor der Erbsünde, dargestellt hat. Es bestand ja der Einwand: Wenn Maria ohne Erbsünde geboren ist, dann brauchte sie die Erlösung durch Christus nicht, und das kann nicht sein. Duns Scotus hat gezeigt, daß sie vorerlöst ist, daß sie – in der erlösenden Liebe Gottes eingeschlossen – schon von Anfang an von dieser Liebe getragen und durchdrungen ist. Dazu hat er uns das Besondere dieses Geheimnisses und das Ganze der marianischen Wirklichkeit neu vor Augen gestellt. Der Glaubenssinn des Gottesvolkes hatte dies schon lange geglaubt, ohne die theologischen Formeln dafür zu haben. Dies ist ein typisches Beispiel, daß oft der Glaube des Gottesvolkes dem Denken der Theologen vorangeht. Und erst als das Denken der Theologen alles genügend geklärt hatte, konnte 1854 Papst Pius IX. dieses Dogma von der Erbsündenbewahrung Marias verkünden. In alledem sehen wir die große Liebe des seligen Duns Scotus zu Christus als Mitte aller Wirklichkeit und zu Maria, die für den Sohn Gottes das Tor in die Schöpfung herein geworden ist.

Ganz herzlich begrüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Für den seligen Johannes Duns Scotus stand Christus im Zentrum der Geschichte und der Schöpfung, und das war für ihn nicht nur eine Theorie, sondern auf ihn hat er sein ganzes Leben ausgerichtet und so die wahre Freiheit gefunden. Das soll uns allen ein Ansporn sein, gerade auch in den Sommermonaten mehr Zeit für das Gebet zu finden, um Christus nahe zu sein und in der Liebe zu ihm und so in der Wahrheit unserer selbst zu wachsen. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Aufenthalt in Rom.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Juan Duns Escoto nació al final del siglo trece, probablemente en un pueblo de Escocia llamado Duns. Entró en los franciscanos menores y fue ordenado sacerdote. Por su inteligencia brillante se le conoce con el nombre de Doctor sutil. Estudió en París y enseñó teología en las universidades de Oxford, Cambridge y París, donde tuvo que interrumpir sus clases por fidelidad al Papa Bonifacio Octavo, en su famosa disputa con el rey Felipe Cuarto el Hermoso. Posteriormente, ejerció su magisterio en Colonia, donde falleció repentinamente a la edad de cuarenta y tres años. Nos ha legado numerosas y profundas reflexiones. Apenas murió, el pueblo y los franciscanos lo veneraron como santo. El Papa Juan Pablo Segundo lo declaró beato en el año mil novecientos noventa y tres, definiéndolo como "cantor del Verbo encarnado y defensor de la Inmaculada Concepción de María". Esas pocas palabras sintetizan la notable aportación que Duns Escoto hizo a la historia de la teología.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de la Parroquia de la Inmaculada Concepción de Mengíbar, a los componentes de la Escolanía de la Santa Iglesia Catedral de Jaén, así como a los demás grupos venidos de España y Latinoamérica. Siguiendo a Juan Duns Escoto, os invito a custodiar como un tesoro la fe en Cristo y la comunión con el Sucesor de San Pedro. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Dotado de uma inteligência brilhante inclinada à especulação, que lhe valeu o título de "Doutor sutil", o Beato João Duns Escoto pode ter a sua vida resumida nas palavras duma antiga inscrição que se encontra na sua tumba: "A Inglaterra o acolheu; a França o instruiu; Colônia, na Alemanha, conserva os seus restos; na Escócia ele nasceu". Atraído pelo carisma de São Francisco de Assis, ingressou na Ordem dos Frades Menores, caracterizando a sua vida e pensamento por um forte cristocentrismo, pela defesa da Imaculada Conceição de Maria e por um profundo amor ao Papa. Sobre o Filho de Deus, alegava que este teria se encarnado mesmo sem que a humanidade tivesse pecado, uma vez que a Encarnação estaria projetada desde a eternidade por Deus Pai no seu plano amoroso. De fato, esse amor imenso de Deus se revelaria na Paixão salvífica de Cristo e na Eucaristia, da qual Duns Escoto afirmava ser o sacramento da Unidade e da Comunhão que leva a nos amar uns aos outros e amar a Deus como Sumo Bem comum. Seguindo o sensus fidei do Povo de Deus desenvolveu o argumento da "Redenção Preventiva" segundo a qual a Imaculada Conceição representa a Obra prima da Redenção operada por Cristo, ao preservar Maria da mancha do pecado original. Morreu ainda jovem, com fama de santidade, legando um número relevante de obras.

Uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, com votos de que sejais sobre esta terra testemunhas do Amor de Cristo, consolidando a fé que professais através da visita às tumbas dos Apóstolos Pedro e Paulo. Que Deus vos abençoe!



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

PolaccoDrodzy pielgrzymi polscy! Wam obecnym tu dzisiaj i waszym rodakom, bardzo dziękuję za to, że w ciągu roku tak licznie przybywacie do Rzymu, do Grobów świętych Apostołów i Sługi Bożego Jana Pawła II. Umocnieni wiarą świętych, pamiętajcie o chrześcijańskich korzeniach waszego życia. Serdecznie was pozdrawiam, błogosławię i proszę o modlitwę w dniach mojego pobytu w Castel Gandolfo.

[Cari pellegrini polacchi! A voi qui presenti oggi e ai vostri connazionali esprimo il mio cordiale ringraziamento perché durante tutto l’anno così numerosi giungete a Roma alle tombe dei Santi Apostoli e a quella del Servo di Dio Giovanni Paolo II. Confermati dalla fede dei santi conservate la memoria delle radici della vostra vita. Vi saluto di cuore, vi benedico e chiedo la vostra preghiera nei giorni del mio soggiorno a Castel Gandolfo.]


○ Saluto in lingua ungherese

Szeretettel köszöntöm a magyar zarándokokat, különösen azokat, akik Győrből és Marosvásárhelyről érkeztek. Mindannyiotoknak jó pihenést kívánok a nyári vakáció alatt. Kísérjen Benneteket apostoli áldásom. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Saluto con affetto i fedeli di lingua ungherese, specialmente i Membri dei gruppi di Győr e di Trgu Mures. Auguro a tutti voi delle buone vacanze. Vi accompagni la mia Benedizione Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Dlhého Poľa, Soblahova a Mníchovej Lehoty. Bratia a sestry, predvčerom Slovensko slávilo sviatok svätých bratov Cyrila a Metoda. Oni sú pre vás vzorom vernosti Kristovi a Apoštolskému Stolcu. Buďte verní tomuto ich vznešenému odkazu. Ochotne žehnám vás i vaše rodiny. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Dlhé Pole, Soblahov e Mníchova Lehota. Fratelli e sorelle, l’altro ieri la Slovacchia ha celebrato la festa dei Santi fratelli Cirillo e Metodio. Essi sono per voi modello di fedeltà a Cristo e alla Sede Apostolica. Siate fedeli a questo sublime esempio. Volentieri benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua croata

Radosno pozdravljam i blagoslivljam sve hrvatske hodočasnike! Vaše hodočašće u Rim i posjet grobovima apostola neka učvrsti vašu vjeru kako biste oduševljeno svjedočili kršćansku nadu i ljubili bližnje. Hvaljen Isus i Marija!

[Con gioia saluto e benedico tutti i pellegrini Croati. Il vostro pellegrinaggio all’Urbe e la visita alle tombe degli Apostoli rafforzi la vostra fede, affinché con entusiasmo possiate testimoniare la speranza cristiana e amare gli altri. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Sono lieto di accogliere i Figli dell’Immacolata Concezione, che si accingono a celebrare il Capitolo Generale. Cari fratelli, il tema della vostra assemblea capitolare è una parola forte di Dio rivolta al suo popolo: "Scegli la vita" (Dt 30,19). Vi incoraggio ad operare, sulle orme del Beato Luigi Monti, scelte sagge e generose al servizio della vita. Vorrei estendere questo augurio anche al Capitolo Generale delle Piccole Apostole della Redenzione, che saluto con affetto.

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana, in particolare la Delegazione della Provincia Monza Brianza, istituita un anno fa, con l’auspicio di una proficua attività a vantaggio del bene comune. Un augurio speciale rivolgo anche alla Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva.

Infine il mio pensiero va ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Ieri ricorreva la memoria liturgica di santa Maria Goretti, vergine e martire: una ragazza che, seppure giovanissima, seppe dimostrare forza e coraggio contro il male. La invoco per voi, cari giovani, perché vi aiuti a scegliere sempre il bene, anche quando costa; per voi, cari malati, perché vi sostenga nel sopportare le sofferenze quotidiane; e per voi, cari sposi novelli, affinché il vostro amore sia sempre fedele e colmo di rispetto reciproco.



BENEDIZIONE DELLA STATUA DI SANT’ANNIBALE MARIA DI FRANCIA (1851-1927) BENEDIZIONE DELLA STATUA DI SANT’ANNIBALE MARIA DI FRANCIA (1851-1927)

Prima dell’Udienza Generale di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in Piazza dei Protomartiri Romani per benedire la statua di Sant’Annibale Maria di Francia (1851-1927) collocata nella prima nicchia, all’Arco delle Campane della Basilica di San Pietro, tra i santi fondatori degli Istituti religiosi. Al termine della funzione religiosa il Papa ha pronunciato una preghiera sulla vocazione e la cura degli orfani e dei poveri, cuore dell’apostolato di Sant’Annibale Maria di Francia.




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+PetaloNero+
00giovedì 8 luglio 2010 16:00
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI BOGOTÁ (COLOMBIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Bogotá (Colombia), presentata dall’Em.mo Card. Pedro Rubiano Sáenz, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Bogotá (Colombia) S.E. Mons. Rubén Salazar Gómez, finora Arcivescovo di Barranquilla e attualmente Presidente della Conferenza Episcopale colombiana.

S.E. Mons. Rubén Salazar Gómez

S.E. Mons. Rubén Salazar Gómez è nato a Bogotá il 22 settembre 1942. Ha compiuto gli studi liceali e filosofici nel Seminario di Ibagué. Presso l’Università Gregoriana di Roma ha seguito il corso teologico, ottenendo la Licenza in Teologia dogmatica. Ha ottenuto la Licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma.

E’ stato ordinato sacerdote il 20 maggio 1967, e ha svolto successivamente diversi incarichi, tra i quali: parroco, professore nel Seminario, direttore del Dipartimento di Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale Colombiana, e Vicario per la Pastorale.

E’ stato nominato Vescovo di Cúcuta l’11 febbraio 1992 ed è stato consacrato il 25 marzo successivo.

Il 18 marzo 1999 è stato nominato Arcivescovo metropolita di Barranquilla.

Mons. Salazar Gómez è attualmente Presidente della Conferenza Episcopale colombiana.


NOMINA DEL VESCOVO DI AUGSBURG (GERMANIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Augsburg (Germania) S.E. Mons. Konrad Zdarsa, finora Vescovo di Görlitz.

S.E. Mons. Konrad Zdarsa

S.E. Mons. Konrad Zdarsa è nato a Hainichen (diocesi di Dresden-Meißen) il 7 giugno 1944. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso lo Studio filosofico-teologico di Erfurt.

E’ stato ordinato sacerdote il 16 marzo 1974 per la diocesi di Dresden-Meißen.

Dal 1974 al 1976 è stato Vice-parroco nella parrocchia di Dresden-Neustadt e dal 1976 al 1977 Vicario del Duomo e Segretario del Vescovo di Dresden-Meißen.

Dal 1977 al 1982 ha proseguito gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo il Dottorato in Diritto Canonico. Durante tale periodo ha dimorato presso il Collegio Teutonico di S. Maria in Camposanto.

Dal 1982 ha collaborato nella Curia diocesana di Dresden-Meißen, essendo nominato nel 1983 Consigliere del Ordinariato e Cancelliere della Curia.

Dal 1985 al 1991 è stato parroco di Freital e dal 1990, allo stesso tempo, Presidente della Caritas della diocesi di Dresden-Meißen. Dal 1991 al 2001 ha svolto il ministero di Prevosto di Chemnitz e dal 1993, in pari tempo, quello di Amministratore parrocchiale di "Chemnitz – Maria Hilf".

Dal 2001 al 2004 è stato Responsabile per il Dipartimento del Personale della Curia diocesana e per il diaconato permanente, nonché Direttore diocesano dell’Opera Pontificia per le vocazioni.

Dal 2004 è Vicario Generale di Dresden-Meißen, continuando l’ufficio di Responsabile del Dipartimento del Personale.

Il 24 aprile 2007 è stato nominato Vescovo di Görlitz. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 23 giugno successivo.















LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL IV CENTENARIO DELL’ARCIDIOCESI DI AREQUIPA (PERÚ) (14-18 LUGLIO 2010)

In data 17 maggio 2010, il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato l’Em.mo Card. Giovanni Battista Re, allora Prefetto della Congregazione per i Vescovi, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del IV Centenario dell’Arcidiocesi di Arequipa (Perú), che avranno luogo dal 14 al 18 luglio 2010.

Il Cardinale Inviato Speciale sarà accompagnato da una Missione composta dai seguenti ecclesiastici:

- Rev. Sac. Edward Huillcen Baca, Parroco della Parrocchia "Virgen de la Medalla Milagrosa" e Direttore dell’Ufficio Diocesano dell’Educazione Cattolica;

- Rev. José León Chang, Rettore del Seminario Arcidiocesano Missionario "Redemptoris Mater" di Arequipa.

Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro

IOANNI BAPTISTAE S.R.E. Cardinali RE

Praefecto Congregationis pro Episcopis

atque Praesidi Pontificiae Commissionis pro America Latina

Arequipensis ecclesialis communitas, quam Decessor Noster Paulus V rec. mem., pastoralibus prospiciens necessitatibus, die XIX mensis Iulii anno MDCIX condidit, grato animo quartam celebrat centenariam suae fundationis memoriam. Dilecti istius gregis fideles, diligenti Pastore et sacerdotibus moderantibus, hunc eventum recolentes, spiritalis itineris progressionem assidue perscrutantur atque Domini vocem diligenter exaudire nituntur. Multa revera adimplentur ab anno praeterito pastoralia incepta quae Archiepiscopus Metropolita Arequipensis, Venerabilis Frater Xaverius Augustus del Rio Alba, suis proposuit fidelibus cunctisque hominibus bonae voluntatis, ut omnes in diuturna huius gregis historia Domini largitatem cIare mirari possent atque incitamentum experiri ad renovatam vitam sub Christi lumine assidue sequendam.

Novimus insuper hanc EccIesiam a die XIX mensis Iulii praeteriti anni, hac oblata occasione, iubilarem celebrare annum, qui "Congressu Historico et Theologico Internationali", a die XIV proximi mensis Iulii ad diem XVIII eiusdem mensis exsequendo, atque sollemni Eucharistica celebratione concludetur.

Hanc ob rem memoratus sacer Praesul Arequipensis humanissime Nos rogavit ut aliquem eminentem Virum mitteremus, qui Nostras vices Arequipensi in urbe gerere Nostramque erga istum gregem dilectionem manifestare posset. Ad Te autem, Venerabilis Frater Noster, qui pergravia munera exerces Praefecti Congregationis pro Episcopis atque Praesidis Pontificiae Commissionis pro America Latina, mentem Nostram vertimus Teque hisce Litteris MISSUM EXTRAORDINARIUM NOSTRUM nominamus ad iam dictum Congressum et Eucharisticam celebrationem, quae Arequipae diebus XIV-XVIII proximi mensis Iulii adimplebuntur.

Sollemni praesidebis Eucharistiae atque Archiepiscopum Metropolitam Arequipensem aliosque sacros Praesules, sacerdotes, religiosos viros mulieresque, publicas auctoritates atque universos christifideles Nostro salutabis nomine. Omnes adstantes sermone tuo ad diligentiorem etiam Christi vitae imitationem cohortaberis. Optamus denique ut cuncti, venustam historiam Ecclesiae in Arequipa, quam Decessor Noster Pius XII fel. rec. "Romam Peruviae" vocavit, recolentes, novis viribus novaque diligentia peculiarem dilectionem erga Christi Ecclesiam et Evangelium demonstrent atque fidei alacritate in cotidiana vita emineant.

Nos autem Te, Venerabilis Frater Noster, in tua missione implenda precibus comitabimur. Denique Benedictionem Nostram Apostolicam libentes Tibi impertimur, signum Nostrae erga Te benevolentiae et caelestium donorum pignus, quam omnibus celebrationis participibus rite transmittes.

Ex Aedibus Vaticanis, die XIV mensis Maii, anno MMX, Pontificatus Nostri sexto.

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00venerdì 9 luglio 2010 00:28
Messaggio di Benedetto XVI al capitolo generale dei rogazionisti
Nuovi linguaggi e modi per annunciare il Vangelo agli uomini



ROMA, giovedì, 8 luglio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il messaggio che Benedetto XVI ha inviato ai delegati all'assemblea capitolare dei rogazionisti del Cuore di Gesù, apertasi lunedì 5 luglio, presso il centro di spiritualità Rogate di Morlupo (Roma).

* * *

Ai Delegati all'Assemblea capitolare dei Rogazionisti del Cuore di Gesù

In occasione del vostro xi Capitolo Generale, desidero unirmi spiritualmente a voi, che state vivendo un evento di grazia: esso è valido richiamo a tornare sempre più alle radici della vostra Congregazione, ad approfondire il carisma per poterlo poi incarnare nell'attuale contesto socio-culturale, nei modi più idonei.

In questi intensi giorni, volete focalizzare la vostra attenzione sul tema «La Regola di vita, espressione della consacrazione, garanzia dell'identità carismatica, sostegno della comunione fraterna, progetto di missione». Voi intendete rivedere e approvare le Costituzioni e le Norme del vostro Istituto per adeguarle specialmente alla nuova sensibilità ecclesiale scaturita dal Concilio Vaticano ii e codificata nel vigente Codice di Diritto Canonico. Tale impegno riveste particolare importanza, poiché si tratta di presentare all'intera Famiglia religiosa i testi dì riferimento sui quali ognuno dovrà conformare la propria esperienza di vita fraterna e apostolica, per essere segno eloquente dell'amore di Dio e strumento di salvezza in ogni ambiente. Iddio benedica questi vostri propositi! Perché ciò sia fruttuoso occorre che conserviate fedelmente il patrimonio spirituale tramandatovi dal vostro fondatore, sant'Annibale Maria Di Francia, che amò con intensità il Cristo, e a Lui sempre si ispirò nell'attuazione di un provvido apostolato vocazionale come pure di una coraggiosa opera in favore del prossimo bisognoso. Seguite il suo esempio e proseguitene con gioia la missione valida ancora oggi, pur se sono mutate le condizioni sociali in cui viviamo. In particolare, diffondete sempre più lo spirito di preghiera e di sollecitudine per tutte le vocazioni nella Chiesa; siate solerti operai per l'avvento del Regno di Dio, dedicandovi con ogni energia all'evangelizzazione e alla promozione umana.

La grande sfida dell'inculturazione vi chiede oggi di annunciare la Buona Novella con linguaggi e modi comprensibili agli uomini del nostro tempo, coinvolti in processi sociali e culturali in rapida trasformazione. Vasto pertanto è il campo di apostolato che si apre dinanzi a voi! Come il vostro Fondatore, donate la vostra esistenza a quanti hanno «sete» di speranza, coltivate un'autentica passione educativa soprattutto per i giovani, spendetevi con una generosa attività pastorale tra la gente, specialmente a favore di quanti soffrono nel corpo e nello spirito. A tale proposito, mi piace ripetere a voi quanto dissi recentemente, quasi a conclusione dell'Anno Sacerdotale: «Ogni Pastore è il tramite attraverso il quale Cristo stesso ama gli uomini: è mediante il nostro ministero — cari sacerdoti —, è attraverso di noi che il Signore raggiunge le anime, le istruisce, le custodisce, le guida» (Udienza Generale: L'Osservatore Romano, 27 maggio 2010, p. 1).

La vostra Congregazione vanta una lunga storia, scritta da coraggiosi testimoni di Cristo e del Vangelo. In questa scia siete chiamati oggi a camminare con rinnovato zelo per spingervi, con profetica libertà e saggio discernimento, su ardite strade apostoliche e frontiere missionarie, coltivando una stretta collaborazione con i Vescovi e le altre componenti della Comunità ecclesiale. I vasti orizzonti dell'evangelizzazione e l'urgente necessità di testimoniare il messaggio evangelico a tutti, senza distinzioni, costituiscono il campo del vostro apostolato. Tanti attendono ancora di conoscere Gesù, unico Redentore dell'uomo, e non poche situazioni di ingiustizia e di disagio morale e materiale interpellano i credenti.

Una così urgente missione richiede incessante conversione personale e comunitaria. Solo cuori totalmente aperti all'azione della Grazia sono in grado di interpretare i segni dei tempi e di cogliere gli appelli dell'umanità bisognosa di speranza e di pace.

Rifulga nei vari campi del vostro servizio ecclesiale l'adesione fedele a Cristo e al suo Vangelo. La Vergine Santa, Regina delle vocazioni e Madre dei sacerdoti, vi protegga, vi aiuti e sia la guida sicura del cammino della vostra Famiglia religiosa, perché possa portare a compimento ogni suo progetto di bene. Con questi auspici, mentre assicuro il mio affettuoso ricordo nella preghiera per ciascuno di voi e per i vostri lavori capitolari, di cuore vi imparto la mia Benedizione, che volentieri «estendo a tutti i Rogazionisti, alle Figlie del Divino Zelo e a quanti incontrate nel vostro quotidiano apostolato.


[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 8 luglio 2010]
+PetaloNero+
00venerdì 9 luglio 2010 15:22
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI EISENSTADT (AUSTRIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Eisenstadt (Austria), presentata da S.E. Mons. Paul Iby, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Eisenstadt (Austria) il Rev.do Mons. Ägidius Zsifkovics, finora Segretario Generale della Conferenza Episcopale Austriaca, Responsabile della Sezione per il gruppo linguistico croato nella Curia diocesana di Eisenstadt e parroco di Wulkaprodersdorf.

Rev.do Mons. Ägidius Zsifkovics

Il Rev.do Mons. Ägidius Zsifkovics è nato a Güssing (diocesi di Eisenstadt) il 16 aprile 1963. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici a Wien e a Zagreb.

È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1987 per la diocesi di Eisenstadt.

Dopo aver svolto l’ufficio di Segretario particolare dell’allora Vescovo di Eisenstadt, S.E. Mons. Stefan Lázló, ha proseguito gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo il Dottorato in Diritto Canonico. Durante tale periodo ha dimorato presso il Pontificio Istituto Teutonico di Santa Maria dell’Anima.

Nel 1993 è stato nominato Vice-cancelliere e poi Cancelliere dell’Ordinariato di Eisenstadt e nel 1994 anche Responsabile della Sezione per il gruppo linguistico croato nella Curia diocesana di quella diocesi, Direttore della rivista diocesana per i fedeli croati "Glasnik" e Parroco di Wulkaprodersdorf.

Dal 1999 è Segretario Generale della Conferenza Episcopale Austriaca, mantenendo nel contempo gli uffici di Responsabile della Sezione per il gruppo linguistico croato nella Curia diocesana di Eisenstadt, di Direttore della rivista diocesana per i fedeli croati "Glasnik" e di Parroco di Wulkaprodersdorf.


NOMINA DEL VESCOVO DI PALENCIA (SPAGNA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Palencia (Spagna) S.E. Mons. Esteban Escudero Torres, finora Vescovo tit. di Tala e Ausiliare di Valencia.

S.E. Mons. Esteban Escudero Torres

S.E. Mons. Esteban Escudero Torres è nato a Valencia il 4 febbraio 1946, nel 1963 è entrato nel Seminario dell’arcidiocesi, dove ha seguito i corsi di Filosofia che ha continuato nell’Università Civile di Valencia. È stato ordinato il 12 gennaio 1975. Conseguita la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università di Salamanca, ha ottenuto poi il dottorato in Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana.

A Valencia ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale di La Asunción, di Carlet (1975-1978); Coordinatore dell’Insegnamento religioso Scolastico nelle Scuole Primarie, Superiori e Universitarie dell’arcidiocesi (1986-1990); Direttore dell’Istituto Diocesano di Scienze Religiose (1994-2000); canonico della Cattedrale (1999-2000); Professore di Filosofia nella Facoltà di Teologia San Vicente Ferrer (1992-2000); Professore della Sezione di Valencia del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia (1996-2000).

Il 17 novembre 2000 è stato nominato Vescovo titolare di Tala ed Ausiliare di Valencia. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 3 gennaio 2001.


NOMINA DEL DELEGATO PONTIFICIO PER LA CONGREGAZIONE DEI LEGIONARI DI CRISTO

Il Papa ha nominato Delegato Pontificio per la Congregazione dei Legionari di Cristo S.E. Mons. Velasio De Paolis, C.S., Arcivescovo tit. di Telepte, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.
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