Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

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+PetaloNero+
00lunedì 14 marzo 2011 16:02
RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO COADIUTORE DI PHÚ CUONG (VIÊT NAM)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo Coadiutore della diocesi di Phú Cuong (Viêt Nam) il Rev.do Joseph Nguyen Tan Tuoc, Direttore del Centro di formazione di candidati al sacerdozio nella medesima diocesi.

Rev.do Joseph Nguyen Tan Tuoc

Il Rev.do Joseph Nguyen Tan Tuoc è nato il 22 settembre 1958 a Chanh Hiep, parrocchia My Hao, provincia di Bình Duong, diocesi di Phú Cuong. Ha studiato nel Seminario Minore di Phú Cuong (1971-1978) e nel Seminario Maggiore di Phú Cuong (1980-1988).
È stato ordinato sacerdote il 4 aprile 1991 ed incardinato nella diocesi di Phú Cuong.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti ministeri: Vicario parrocchiale e poi parroco di Tha La (1991-2000); studente all’Istituto cattolico di Parigi (2000-2006), dove ha conseguito una Licenza in Diritto canonico e una specializzazione in Teologia biblica e sistematica. Dal 2006 è Direttore del Centro di formazione di candidati al sacerdozio, e al tempo stesso responsabile per le vocazioni sacerdotali della diocesi.
+PetaloNero+
00mercoledì 16 marzo 2011 15:58
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DELL’AUSILIARE DI SAN JOSE IN CALIFORNIA (U.S.A.)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo Ausiliare della diocesi di San Jose in California (U.S.A.) il Rev.do Thomas A. Daly, del clero dell’arcidiocesi di San Francisco, finora Direttore delle vocazioni sacerdotali e Presidente della Marin Catholic High School a Kentfield, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tabalta.

Rev.do Thomas A. Daly
Il Rev.do Thomas A. Daly è nato a San Francisco, nell’arcidiocesi omonima, il 30 aprile 1960.
Ha ottenuto il B.A. presso l’University of San Francisco a San Francisco. Ha compiuto gli studi ecclesiastici presso il St. Patrick Seminary a Menlo Park. Successivamente, ha ottenuto un Masters in Educazione presso il Boston College (Massachusetts).
È stato ordinato sacerdote il 9 maggio 1987 per l’arcidiocesi di San Francisco.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto i seguenti incarichi pastorali: Vicario parrocchiale dell’Our Lady of Loreto Parish a Novato (1987-1992); Insegnante e Cappellano della Marin Catholic High School a Kentfield (1992-2003); Vicario parrocchiale della St. Cecilia Parish (1995-1999) e Cappellano a mezzo tempo del San Francisco Police Department (1995-2003).
Dal 2002 è Direttore delle vocazioni sacerdotali e dal 2003 è anche Presidente della Marin Catholic High School. Inoltre, è Consultore e Membro del Consiglio presbiterale.















MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA IN OCCASIONE DEI 150 ANNI DELL’UNITÀ POLITICA D’ITALIA


Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato un Messaggio al Presidente della Repubblica Italiana, On. Giorgio Napolitano, in occasione dei 150 anni dell’Unità politica d’Italia.
Il Messaggio è stato consegnato all’On. Giorgio Napolitano dall’Em.mo Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, nel corso di una visita al Quirinale.


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Illustrissimo Signore

On. GIORGIO NAPOLITANO

Presidente della Repubblica Italiana

Il 150° anniversario dell’unificazione politica dell’Italia mi offre la felice occasione per riflettere sulla storia di questo amato Paese, la cui Capitale è Roma, città in cui la divina Provvidenza ha posto la Sede del Successore dell’Apostolo Pietro. Pertanto, nel formulare a Lei e all’intera Nazione i miei più fervidi voti augurali, sono lieto di parteciparLe, in segno dei profondi vincoli di amicizia e di collaborazione che legano l’Italia e la Santa Sede, queste mie considerazioni.

Il processo di unificazione avvenuto in Italia nel corso del XIX secolo e passato alla storia con il nome di Risorgimento, costituì il naturale sbocco di uno sviluppo identitario nazionale iniziato molto tempo prima. In effetti, la nazione italiana, come comunità di persone unite dalla lingua, dalla cultura, dai sentimenti di una medesima appartenenza, seppure nella pluralità di comunità politiche articolate sulla penisola, comincia a formarsi nell’età medievale. Il Cristianesimo ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell’identità italiana attraverso l’opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative ed assistenziali, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali; ma anche mediante una ricchissima attività artistica: la letteratura, la pittura, la scultura, l’architettura, la musica. Dante, Giotto, Petrarca, Michelangelo, Raffaello, Pierluigi da Palestrina, Caravaggio, Scarlatti, Bernini e Borromini sono solo alcuni nomi di una filiera di grandi artisti che, nei secoli, hanno dato un apporto fondamentale alla formazione dell’identità italiana. Anche le esperienze di santità, che numerose hanno costellato la storia dell’Italia, contribuirono fortemente a costruire tale identità, non solo sotto lo specifico profilo di una peculiare realizzazione del messaggio evangelico, che ha marcato nel tempo l’esperienza religiosa e la spiritualità degli italiani (si pensi alle grandi e molteplici espressioni della pietà popolare), ma pure sotto il profilo culturale e persino politico. San Francesco di Assisi, ad esempio, si segnala anche per il contributo a forgiare la lingua nazionale; santa Caterina da Siena offre, seppure semplice popolana, uno stimolo formidabile alla elaborazione di un pensiero politico e giuridico italiano. L’apporto della Chiesa e dei credenti al processo di formazione e di consolidamento dell’identità nazionale continua nell’età moderna e contemporanea. Anche quando parti della penisola furono assoggettate alla sovranità di potenze straniere, fu proprio grazie a tale identità ormai netta e forte che, nonostante il perdurare nel tempo della frammentazione geopolitica, la nazione italiana poté continuare a sussistere e ad essere consapevole di sé. Perciò, l’unità d’Italia, realizzatasi nella seconda metà dell’Ottocento, ha potuto aver luogo non come artificiosa costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo. La comunità politica unitaria nascente a conclusione del ciclo risorgimentale ha avuto, in definitiva, come collante che teneva unite le pur sussistenti diversità locali, proprio la preesistente identità nazionale, al cui modellamento il Cristianesimo e la Chiesa hanno dato un contributo fondamentale.

Per ragioni storiche, culturali e politiche complesse, il Risorgimento è passato come un moto contrario alla Chiesa, al Cattolicesimo, talora anche alla religione in generale. Senza negare il ruolo di tradizioni di pensiero diverse, alcune marcate da venature giurisdizionaliste o laiciste, non si può sottacere l’apporto di pensiero - e talora di azione - dei cattolici alla formazione dello Stato unitario. Dal punto di vista del pensiero politico basterebbe ricordare tutta la vicenda del neoguelfismo che conobbe in Vincenzo Gioberti un illustre rappresentante; ovvero pensare agli orientamenti cattolico-liberali di Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Raffaele Lambruschini. Per il pensiero filosofico, politico ed anche giuridico risalta la grande figura di Antonio Rosmini, la cui influenza si è dispiegata nel tempo, fino ad informare punti significativi della vigente Costituzione italiana. E per quella letteratura che tanto ha contribuito a "fare gli italiani", cioè a dare loro il senso dell’appartenenza alla nuova comunità politica che il processo risorgimentale veniva plasmando, come non ricordare Alessandro Manzoni, fedele interprete della fede e della morale cattolica; o Silvio Pellico, che con la sua opera autobiografica sulle dolorose vicissitudini di un patriota seppe testimoniare la conciliabilità dell’amor di Patria con una fede adamantina. E di nuovo figure di santi, come san Giovanni Bosco, spinto dalla preoccupazione pedagogica a comporre manuali di storia Patria, che modellò l’appartenenza all’istituto da lui fondato su un paradigma coerente con una sana concezione liberale: "cittadini di fronte allo Stato e religiosi di fronte alla Chiesa".

La costruzione politico-istituzionale dello Stato unitario coinvolse diverse personalità del mondo politico, diplomatico e militare, tra cui anche esponenti del mondo cattolico. Questo processo, in quanto dovette inevitabilmente misurarsi col problema della sovranità temporale dei Papi (ma anche perché portava ad estendere ai territori via via acquisiti una legislazione in materia ecclesiastica di orientamento fortemente laicista), ebbe effetti dilaceranti nella coscienza individuale e collettiva dei cattolici italiani, divisi tra gli opposti sentimenti di fedeltà nascenti dalla cittadinanza da un lato e dall’appartenenza ecclesiale dall’altro. Ma si deve riconoscere che, se fu il processo di unificazione politico-istituzionale a produrre quel conflitto tra Stato e Chiesa che è passato alla storia col nome di "Questione Romana", suscitando di conseguenza l’aspettativa di una formale "Conciliazione", nessun conflitto si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale. L’identità nazionale degli italiani, così fortemente radicata nelle tradizioni cattoliche, costituì in verità la base più solida della conquistata unità politica. In definitiva, la Conciliazione doveva avvenire fra le Istituzioni, non nel corpo sociale, dove fede e cittadinanza non erano in conflitto. Anche negli anni della dilacerazione i cattolici hanno lavorato all’unità del Paese. L’astensione dalla vita politica, seguente il "non expedit", rivolse le realtà del mondo cattolico verso una grande assunzione di responsabilità nel sociale: educazione, istruzione, assistenza, sanità, cooperazione, economia sociale, furono ambiti di impegno che fecero crescere una società solidale e fortemente coesa. La vertenza apertasi tra Stato e Chiesa con la proclamazione di Roma capitale d’Italia e con la fine dello Stato Pontificio, era particolarmente complessa. Si trattava indubbiamente di un caso tutto italiano, nella misura in cui solo l’Italia ha la singolarità di ospitare la sede del Papato. D’altra parte, la questione aveva una indubbia rilevanza anche internazionale. Si deve notare che, finito il potere temporale, la Santa Sede, pur reclamando la più piena libertà e la sovranità che le spetta nell’ordine suo, ha sempre rifiutato la possibilità di una soluzione della "Questione Romana" attraverso imposizioni dall’esterno, confidando nei sentimenti del popolo italiano e nel senso di responsabilità e giustizia dello Stato italiano. La firma dei Patti lateranensi, l’11 febbraio 1929, segnò la definitiva soluzione del problema. A proposito della fine degli Stati pontifici, nel ricordo del beato Papa Pio IX e dei Successori, riprendo le parole del Cardinale Giovanni Battista Montini, nel suo discorso tenuto in Campidoglio il 10 ottobre 1962: "Il papato riprese con inusitato vigore le sue funzioni di maestro di vita e di testimonio del Vangelo, così da salire a tanta altezza nel governo spirituale della Chiesa e nell’irradiazione sul mondo, come prima non mai".

L’apporto fondamentale dei cattolici italiani alla elaborazione della Costituzione repubblicana del 1947 è ben noto. Se il testo costituzionale fu il positivo frutto di un incontro e di una collaborazione tra diverse tradizioni di pensiero, non c’è alcun dubbio che solo i costituenti cattolici si presentarono allo storico appuntamento con un preciso progetto sulla legge fondamentale del nuovo Stato italiano; un progetto maturato all’interno dell’Azione Cattolica, in particolare della FUCI e del Movimento Laureati, e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ed oggetto di riflessione e di elaborazione nel Codice di Camaldoli del 1945 e nella XIX Settimana Sociale dei Cattolici Italiani dello stesso anno, dedicata al tema "Costituzione e Costituente". Da lì prese l'avvio un impegno molto significativo dei cattolici italiani nella politica, nell’attività sindacale, nelle istituzioni pubbliche, nelle realtà economiche, nelle espressioni della società civile, offrendo così un contributo assai rilevante alla crescita del Paese, con dimostrazione di assoluta fedeltà allo Stato e di dedizione al bene comune e collocando l’Italia in proiezione europea. Negli anni dolorosi ed oscuri del terrorismo, poi, i cattolici hanno dato la loro testimonianza di sangue: come non ricordare, tra le varie figure, quelle dell’On. Aldo Moro e del Prof. Vittorio Bachelet? Dal canto suo la Chiesa, grazie anche alla larga libertà assicuratale dal Concordato lateranense del 1929, ha continuato, con le proprie istituzioni ed attività, a fornire un fattivo contributo al bene comune, intervenendo in particolare a sostegno delle persone più emarginate e sofferenti, e soprattutto proseguendo ad alimentare il corpo sociale di quei valori morali che sono essenziali per la vita di una società democratica, giusta, ordinata. Il bene del Paese, integralmente inteso, è stato sempre perseguito e particolarmente espresso in momenti di alto significato, come nella "grande preghiera per l’Italia" indetta dal Venerabile Giovanni Paolo II il 10 gennaio 1994.

La conclusione dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense, firmato il 18 febbraio 1984, ha segnato il passaggio ad una nuova fase dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia. Tale passaggio fu chiaramente avvertito dal mio Predecessore, il quale, nel discorso pronunciato il 3 giugno 1985, all’atto dello scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo, notava che, come "strumento di concordia e collaborazione, il Concordato si situa ora in una società caratterizzata dalla libera competizione delle idee e dalla pluralistica articolazione delle diverse componenti sociali: esso può e deve costituire un fattore di promozione e di crescita, favorendo la profonda unità di ideali e di sentimenti, per la quale tutti gli italiani si sentono fratelli in una stessa Patria". Ed aggiungeva che nell’esercizio della sua diaconia per l’uomo "la Chiesa intende operare nel pieno rispetto dell’autonomia dell’ordine politico e della sovranità dello Stato. Parimenti, essa è attenta alla salvaguardia della libertà di tutti, condizione indispensabile alla costruzione di un mondo degno dell’uomo, che solo nella libertà può ricercare con pienezza la verità e aderirvi sinceramente, trovandovi motivo ed ispirazione per l’impegno solidale ed unitario al bene comune". L’Accordo, che ha contribuito largamente alla delineazione di quella sana laicità che denota lo Stato italiano ed il suo ordinamento giuridico, ha evidenziato i due principi supremi che sono chiamati a presiedere alle relazioni fra Chiesa e comunità politica: quello della distinzione di ambiti e quello della collaborazione. Una collaborazione motivata dal fatto che, come ha insegnato il Concilio Vaticano Il, entrambe, cioè la Chiesa e la comunità politica, "anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane" (Cost. Gaudium et spes, 76). L’esperienza maturata negli anni di vigenza delle nuove disposizioni pattizie ha visto, ancora una volta, la Chiesa ed i cattolici impegnati in vario modo a favore di quella "promozione dell’uomo e del bene del Paese" che, nel rispetto della reciproca indipendenza e sovranità, costituisce principio ispiratore ed orientante del Concordato in vigore (art. 1). La Chiesa è consapevole non solo del contributo che essa offre alla società civile per il bene comune, ma anche di ciò che riceve dalla società civile, come affrerma il Concilio Vaticano II: "chiunque promuove la comunità umana nel campo della famiglia, della cultura, della vita economica e sociale, come pure della politica, sia nazionale che internazionale, porta anche un non piccolo aiuto, secondo la volontà di Dio, alla comunità ecclesiale, nelle cose in cui essa dipende da fattori esterni" (Cost. Gaudium et spes, 44).

Nel guardare al lungo divenire della storia, bisogna riconoscere che la nazione italiana ha sempre avvertito l’onere ma al tempo stesso il singolare privilegio dato dalla situazione peculiare per la quale è in Italia, a Roma, la sede del successore di Pietro e quindi il centro della cattolicità. E la comunità nazionale ha sempre risposto a questa consapevolezza esprimendo vicinanza affettiva, solidarietà, aiuto alla Sede Apostolica per la sua libertà e per assecondare la realizzazione delle condizioni favorevoli all’esercizio del ministero spirituale nel mondo da parte del successore di Pietro, che è Vescovo di Roma e Primate d’Italia. Passate le turbolenze causate dalla "questione romana", giunti all’auspicata Conciliazione, anche lo Stato Italiano ha offerto e continua ad offrire una collaborazione preziosa, di cui la Santa Sede fruisce e di cui è consapevolmente grata.

Nel presentare a Lei, Signor Presidente, queste riflessioni, invoco di cuore sul popolo italiano l’abbondanza dei doni celesti, affinché sia sempre guidato dalla luce della fede, sorgente di speranza e di perseverante impegno per la libertà, la giustizia e la pace.

Dal Vaticano, 17 marzo 2011

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00venerdì 18 marzo 2011 15:56
RINUNCE E NOMINE




RINUNCIA DEL VESCOVO DI CULIACÁN (MESSICO) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Culiacán (Messico), presentata da S.E. Mons. Benjamín Jiménez Hernández, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Culiacán (Messico) S.E. Mons. Jonás Guerrero Corona, finora Vescovo titolare di Assava ed Ausiliare di México.

S.E. Mons. Jonás Guerrero Corona
S.E. Mons. Jonás Guerrero Corona è nato a El Chante, Stato di Jalisco e diocesi di Autlán, il 20 novembre 1946. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 6 luglio 1974. Nel 1981 ha ottenuto la licenza in Liturgia presso il Pontificio Ateneo Liturgico di S. Anselmo a Roma.
Il suo itinerario pastorale, a partire dal 1974, è ampio, con successivi incarichi parrocchiali nella diocesi di Autlán e quello di Rettore del Seminario maggiore diocesano. È stato Direttore Spirituale a livello mondiale dell’associazione "Encuentro Matrimonial", Cappellano del coro e Cerimoniere della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe a Città del Messico.
Il 27 giugno 2001 è stato eletto Vescovo titolare di Assava ed Ausiliare di México e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 15 agosto successivo.
È stato Presidente delle Commissioni Episcopali per la Pastorale Liturgica e per la Pastorale Profetica, ed attualmente è responsabile della VI° Vicaria episcopale di México.



NOMINA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI BENIN CITY (NIGERIA)

Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Benin City (Nigeria), S.E. Mons. Augustine Obiora Akubeze, finora Vescovo di Uromi (Nigeria).



NOMINA DEL VESCOVO DI BAUCHI (NIGERIA)

Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Bauchi (Nigeria) il Rev.do Malachy John Goltok, Parroco e Economo dell’Arcidiocesi di Jos.

Rev.do Malachy John Goltok
Il Rev.do Malachy John Goltok, è nato il 12 luglio 1965 a Bauchi. Dopo le scuole primarie al St. Peter in Wunti, Bauchi, 1972 - 1978, e quelle secondarie al Seminario Minore di St. John Vianney, Barkin Lodi, Jos, 1978 - 1983, ha cominciato gli studi per il sacerdozio nel Seminario Maggiore St. Augustine, Jos, 1984 - 1990.
È stato ordinato sacerdote il 4 novembre 1990 per l’Arcidiocesi di Jos.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto diversi incarichi: 1990 - 1991: Vicario parrocchiale nella Parrocchia di St. Stephen, Jagindi; 1991 - 1996: Parroco nella Parrocchia di St. James, Gombe; 1996 - 2004: Direttore del Centro di Formazione Spirituale di Kuru, Jos; 2004-2011: Parroco nella Parrocchia di St. Finbarr, Economo dell’Arcidiocesi di Jos.
+PetaloNero+
00sabato 19 marzo 2011 16:08
LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

P. François-Marie Léthel, O.C.D., Predicatore degli Esercizi Spirituali.











CONCLUSIONE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI DELLA CURIA ROMANA


Alle ore 9 di oggi, Solennità di San Giuseppe, nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico Vaticano, con il canto delle Lodi e la Meditazione finale, si sono conclusi gli Esercizi Spirituali alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI.
Le meditazioni sono state dettate quest’anno da Padre François-Marie Léthel, dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, Prelato Segretario della Pontificia Accademia di Teologia e Professore alla Pontificia Facoltà Teologica Teresianum, ed hanno avuto per tema: La luce di Cristo nel cuore della Chiesa - Giovanni Paolo II e la teologia dei Santi.
A conclusione degli Esercizi, il Papa ha rivolto ai presenti alcune parole.
Subito dopo, nella Sala Clementina, i membri della Curia Romana hanno presentato al Santo Padre Benedetto XVI gli auguri per il Suo onomastico. L’indirizzo di omaggio è stato rivolto al Papa dal Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio. Il Santo Padre ha concluso l’incontro con la Sua Benedizione.
Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa ha rivolto ai presenti a conclusione degli Esercizi Spirituali nella Cappella Redemptoris Mater:


PAROLE DEL SANTO PADRE


Cari Fratelli,
caro Padre Léthel,

alla fine di questo cammino di riflessione, di meditazione, di preghiera in compagnia dei Santi amici di Papa Giovanni Paolo II, vorrei dire di tutto cuore: Grazie a Lei, Padre Léthel, per la Sua guida sicura, per la ricchezza spirituale che ci ha donato. I Santi: Lei ce li ha mostrati come "stelle" nel firmamento della Storia e, con il Suo entusiasmo e la Sua gioia, Lei ci ha inserito nel girotondo di questi Santi e ci ha mostrato che proprio i Santi "piccoli" sono i Santi "grandi". Ci ha mostrato che la scientia fidei e la scientia amoris vanno insieme e si completano, che la ragione grande e il grande amore vanno insieme, anzi che il grande amore vede più della ragione sola.

La Provvidenza ha voluto che questi Esercizi si concludano con la festa di San Giuseppe, mio Patrono personale e Patrono della Santa Chiesa: un umile santo, un umile lavoratore. che è stato reso degno di essere Custode del Redentore.

San Matteo caratterizza san Giuseppe con una parola: "Era un giusto", "dikaios", da "dike", e nella visione dell’Antico Testamento, come la troviamo per esempio nel Salmo 1, "giusto" è l’uomo che è immerso nella Parola di Dio, che vive nella Parola di Dio, che vive la Legge non come "giogo", ma come "gioia", vive – potremmo dire – la Legge come "Vangelo". San Giuseppe era giusto, era immerso nella Parola di Dio, scritta, trasmessa nella saggezza del suo popolo, e proprio in questo modo era preparato e chiamato a conoscere il Verbo Incarnato - il Verbo venuto tra noi come uomo -, e predestinato a custodire, a proteggere questo Verbo Incarnato; questa rimane la sua missione per sempre: custodire la Santa Chiesa e il Nostro Signore.

Ci affidiamo in questo momento alla sua custodia, preghiamo perché ci aiuti nel nostro umile servizio. Andiamo avanti con coraggio sotto questa protezione. Siamo grati per gli umili Santi, preghiamo il Signore affinché renda anche noi umili nel nostro servizio e così santi nella compagnia dei Santi.

Ancora una volta grazie a Lei, P. Léthel, per la Sua ispirazione. Grazie!












LETTERA DEL SANTO PADRE AL REV.DO P. FRANÇOIS-MARIE LETHEL, O.C.D., PREDICATORE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI


Pubblichiamo di seguito il testo della Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI ha indirizzato al Rev.do P. P. François-Marie Léthel, O.C.D., Prelato Segretario della Pontificia Accademia di Teologia, al termine degli Esercizi Spirituali da lui predicati questa settimana in Vaticano per il Papa e la Curia Romana:


LETTERA DEL SANTO PADRE


Reverendo Padre
FRANÇOIS-MARIE LETHEL, O.C.D.
Prelato Segretario della Pontificia Accademia di Teologia

Di vero cuore desidero esprimerLe la mia viva gratitudine per il prezioso servizio che Ella ha offerto a me ed ai miei collaboratori della Curia Romana predicando, nei giorni scorsi, gli Esercizi Spirituali. Anche grazie all’impegno da Lei posto in tale circostanza, siamo potuti entrare nel Tempo quaresimale così come la madre Chiesa, seguendo la divina Parola, ci richiede: facendoci più attenti alla voce del Signore.

Motivo di speciale riconoscenza è l’itinerario che Lei, Reverendo Padre, ci ha fatto percorrere attraverso le meditazioni: un cammino spirituale ispirato dalla testimonianza del Venerabile mio predecessore Giovanni Paolo II, la cui prossima beatificazione ha suggerito il tema della santità, da approfondire mediante l’incontro con le figure vive di alcuni Santi e Sante, come stelle luminose ruotanti intorno al Sole che è Cristo, Luce del mondo. Con questa impostazione, Lei si è accordato molto bene al programma di catechesi da me svolto in questi anni durante le Udienze generali, con il proposito di far meglio conoscere e amare la Chiesa così come essa si mostra nella vita, nelle opere e negli insegnamenti dei Santi: a partire dagli Apostoli e attraverso la lunga schiera dei Padri e degli altri scrittori antichi, dei teologi e dei mistici dell’età medievale, con particolare attenzione ad un nutrito gruppo di donne, fino a riprendere la serie dei Dottori della Chiesa, che sto per completare. Questa linea di riflessione e di contemplazione sul mistero di Cristo riflesso, per così dire, nell’esistenza dei suoi più fedeli imitatori costituisce un elemento fondamentale che ho ereditato dal Papa Giovanni Paolo II e che ho portato avanti con piena convinzione e con grande gioia.

So bene, caro Fratello, che il mio ringraziamento Lei lo intende come rivolto anche all’Ordine Carmelitano di cui fa parte. Apprezzo e condivido tale sentimento e lo estendo alla più vasta dimensione ecclesiale, poiché questo corso di Esercizi ci ha fatto sentire più che mai la Chiesa quale comunione dei santi. Alla Chiesa, animata dall’azione dello Spirito Santo, e alla sua Madre, la Beata Vergine Maria, vada la nostra riconoscenza. La Madonna e san Giuseppe, Sposo e Patrono della Chiesa universale, che oggi celebriamo e al quale Lei ha dedicato la meditazione di questa mattina, Le ottengano l’abbondanza dei doni celesti, in pegno dei quali Le imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo a quanti Le sono cari.

Dal Vaticano, 19 marzo 2011

BENEDICTUS PP XVI
+PetaloNero+
00domenica 20 marzo 2011 16:05
VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN CORBINIANO

Alle ore 8.30 di oggi - II Domenica di Quaresima - il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita pastorale alla parrocchia di San Corbiniano all’Infernetto, nel settore sud della diocesi di Roma, per la celebrazione della Santa Messa e la dedicazione della nuova chiesa.
Il Papa parte dal Vaticano in elicottero e al Suo arrivo alle 8.45 nel piazzale attiguo alla parrocchia è accolto dai Cardinali Agostino Vallini, Vicario Generale per la diocesi di Roma; Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising, del Titolo di San Corbiniano e Friedrich Wetter, Arcivescovo emerito di München und Freising; dai Vescovi Ausiliari di Roma S.E. Mons. Paolino Schiavon e S.E. Mons. Ernesto Mandara; da S.E. Mons. Josef Clemens, Segretario del Pontificio Consiglio per i Laici e dal Parroco don Antonio Magnotta, con il Vice Parroco don Pier Luigi Stolfi.
Alle ore 9 il Santo Padre presiede la Celebrazione Eucaristica nella nuova chiesa parrocchiale, che viene consacrata nel corso del sacro rito.
Al termine della Santa Messa, prima di ripartire alle 11.30 in elicottero alla volta del Vaticano per la recita dell’Angelus, il Papa saluta i fedeli che non hanno trovato posto in chiesa.
Di seguito riportiamo l’omelia che il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia nel corso della Celebrazione Eucaristica:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Sono molto contento di essere in mezzo a voi per celebrare un evento così significativo come la Dedicazione a Dio e al servizio della comunità di questa chiesa intitolata a san Corbiniano. La Provvidenza ha voluto che questo nostro incontro avvenga nella II Domenica di Quaresima, caratterizzata dal Vangelo della Trasfigurazione di Gesù. Perciò oggi abbiamo l’accostamento tra due elementi, entrambi molto importanti: da una parte, il mistero della Trasfigurazione e, dall’altra, quello del tempio, cioè della casa di Dio in mezzo alle vostre case. Le Letture bibliche che abbiamo ascoltato sono state scelte per illuminare questi due aspetti.

La Trasfigurazione. L’evangelista Matteo ci ha raccontato ciò che avvenne quando Gesù salì su un alto monte portando con sé tre dei suoi discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni. Mentre erano lassù, loro soli, il volto di Gesù divenne sfolgorante, e così pure le sue vesti. E’ ciò che chiamiamo "Trasfigurazione": un mistero luminoso, confortante. Quale ne è il significato? La Trasfigurazione è una rivelazione della persona di Gesù, della sua realtà profonda. Infatti, i testimoni oculari dell’evento, cioè i tre Apostoli, furono avvolti da una nube, anch’essa luminosa – che nella Bibbia annuncia sempre la presenza di Dio – e udirono una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo» (Mt 17,5). Con questo evento i discepoli vengono preparati al mistero pasquale di Gesù: a superare la terribile prova della passione e anche a comprendere bene il fatto luminoso della risurrezione.

Il racconto parla anche di Mosè ed Elia, che apparvero e conversavano con Gesù. Effettivamente questo episodio ha un rapporto con altre due rivelazioni divine. Mosè era salito sul monte Sinai, e lì aveva avuto la rivelazione di Dio. Aveva chiesto di vedere la sua gloria, ma Dio gli aveva risposto che non l’avrebbe visto in faccia, ma solo di spalle (cfr Es 33,18-23). In modo analogo, anche Elia ebbe una rivelazione di Dio sul monte: una manifestazione più intima, non con una tempesta, con un terremoto, o con il fuoco, ma con una brezza leggera (cfr 1 Re 19,11-13). A differenza di questi due episodi, nella Trasfigurazione non è Gesù ad avere la rivelazione di Dio, bensì è proprio in Lui che Dio si rivela e che rivela il suo volto agli Apostoli. Quindi, chi vuole conoscere Dio, deve contemplare il volto di Gesù, il suo volto trasfigurato: Gesù è la perfetta rivelazione della santità e della misericordia del Padre. Inoltre, ricordiamo che sul monte Sinai Mosè ebbe anche la rivelazione della volontà di Dio: i dieci Comandamenti. E, sempre sul monte, Elia ebbe da Dio la rivelazione divina di una missione da compiere. Gesù, invece, non riceve la rivelazione di ciò che dovrà compiere: già lo conosce; sono piuttosto gli Apostoli a sentire, nella nube, la voce di Dio che comanda: «Ascoltatelo». La volontà di Dio si rivela pienamente nella persona di Gesù. Chi vuole vivere secondo la volontà di Dio, deve seguire Gesù, ascoltarlo, accoglierne le parole e, con l’aiuto dello Spirito Santo, approfondirle. E’ questo il primo invito che desidero farvi, cari amici, con grande affetto: crescete nella conoscenza e nell’amore a Cristo, sia come singoli, sia come comunità parrocchiale, incontrateLo nell’Eucaristia, nell’ascolto della sua parola, nella preghiera, nella carità.

Il secondo punto è la Chiesa, come edificio e soprattutto come comunità. Prima di riflettere, però, sulla Dedicazione della vostra chiesa, vorrei dirvi che c’è un motivo particolare che accresce la mia gioia di trovarmi oggi con voi. San Corbiniano, infatti, è il fondatore della diocesi di Frisinga, in Baviera, della quale sono stato Vescovo per quattro anni. Nel mio stemma episcopale ho voluto inserire un elemento strettamente associato alla storia di questo Santo: l’orso. Un orso – così si racconta – aveva sbranato il cavallo di Corbiniano, che si stava recando a Roma. Egli lo rimproverò aspramente, riuscì ad ammansirlo e gli caricò sulle spalle il bagaglio che, fino a quel momento, era stato portato dal cavallo. L’orso trasportò quel carico fino a Roma e solo qui il Santo lo lasciò libero di andarsene.

Forse questo è il punto dove dire due parole sulla vita di san Corbiniano. San Corbiniano era francese, sacerdote della zona di Parigi, e aveva fondato vicino a Parigi un monastero. Era molto stimato come consigliere spirituale, ma egli cercava piuttosto la contemplazione e perciò venne a Roma per crearsi qui, vicino alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, un monastero. Ma il Papa Gregorio II - siamo più o meno nel 720 - stimava le sue qualità, aveva capito le sue qualità, lo ordinò vescovo incaricandolo di andare in Baviera e di annunciare in quella terra il Vangelo. Baviera: il Papa pensava al Paese tra il Danubio e le Alpi che per cinquecento anni era stata la provincia romana della Raetia; solo alla fine del quinto secolo la popolazione latina era tornata in gran parte in Italia. Là erano rimasti in pochi, la gente semplice; la terra era poco abitata e là era entrato un nuovo popolo, il popolo bavarese, che aveva trovato un’eredità cristiana perché il Paese era stato cristianizzato nel tempo romano. La gente bavarese aveva capito subito che questa era la vera religione e voleva farsi cristiana, ma mancava gente colta, mancavano sacerdoti per annunciare il Vangelo. E così il Cristianesimo era rimasto molto frammentario, iniziale. Il Papa conosceva questa situazione, sapeva della sete di fede che c’era in quel Paese, e perciò incaricò san Corbiniano di andare là e là annunciare il Vangelo. E a Freising, nella città del duca, su un colle, il Santo ha creato il Duomo - già aveva trovato un santuario della Madonna - e là è rimasta per più di mille anni la sede del vescovo. Solo dopo il tempo napoleonico, essa è stata trasferita trenta chilometri più a sud, a Monaco. Si chiama ancora diocesi di Monaco e Freising, e la maestosa cattedrale romanica di Freising rimane il cuore della diocesi. Così vediamo come i santi stanno per l’unità e l’universalità della Chiesa. L’universalità: san Corbiniano collega la Francia, la Germania, Roma. L’unità: san Corbiniano ci dice che la Chiesa è fondata su Pietro e ci garantisce anche la perennità della Chiesa costruita sulla roccia, che mille anni fa era la stessa Chiesa come oggi, perché il Signore è sempre lo stesso. Lui è sempre la Verità, sempre antica e sempre nuova, attualissima, presente, e apre la chiave per il futuro.

Vorrei ora ringraziare quanti hanno contribuito a costruire questa chiesa. So quanto la diocesi di Roma si impegni per assicurare ad ogni quartiere adeguati complessi parrocchiali. Saluto e ringrazio il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore e il Vescovo Segretario dell’Opera Romana per la Preservazione della Fede e la Provvista di Nuove Chiese. Saluto soprattutto i miei due successori. Saluto il Cardinale Wetter, dal quale è partita l’iniziativa di dedicare una chiesa parrocchiale a san Corbiniano e un valido sostegno per la realizzazione del progetto. Grazie Eminenza. Herzlichen Dank. Ich freue mich, daß so schnell die Kirche gewachsen ist [Grazie mille. Sono lieto che la chiesa sia sorta così velocemente]. Saluto il Cardinale Marx, attuale Arcivescovo di Monaco e Frisinga, che continua con l’amore non solo per san Corbiniano, ma anche per la sua Chiesa a Roma. Herzlichen Dank auch Ihnen [Grazie mille anche a lei]. Saluto anche S.E. Mons. Clemens della diocesi di Paderborn e Segretario del Consiglio per i Laici. Un particolare pensiero al Parroco, don Antonio Magnotta, con un vivissimo ringraziamento per le parole che lei ha rivolto a me. Grazie! E saluto naturalmente anche il Viceparroco! Attraverso tutti voi qui presenti, desidero far giungere una parola di affettuosa vicinanza ai circa diecimila residenti nel territorio della Parrocchia. Riuniti attorno all’Eucaristia, avvertiamo più facilmente che la missione di ogni comunità cristiana è quella di recare a tutti il messaggio dell’amore di Dio, far conoscere a tutti il suo volto. Ecco perché è importante che l’Eucaristia sia sempre il cuore della vita dei fedeli, come lo è quest’oggi per la vostra Parrocchia, anche se non tutti i suoi membri hanno potuto parteciparvi personalmente.

Viviamo oggi una giornata importante, che corona gli sforzi, le fatiche, i sacrifici compiuti e l’impegno della gente qui residente di costituirsi come comunità cristiana e matura, capace di avere una chiesa ormai consacrata definitivamente al culto di Dio. Mi rallegro per tale meta raggiunta e sono certo che essa favorirà l’aggregarsi e il crescere della famiglia dei credenti in questo territorio. La Chiesa vuole essere presente in ogni quartiere dove la gente vive e lavora, con la testimonianza evangelica di cristiani coerenti e fedeli, ma anche con edifici che permettono di radunarsi per la preghiera e i Sacramenti, per la formazione cristiana e per stabilire rapporti di amicizia e fraternità, facendo crescere i fanciulli, i giovani, le famiglie e gli anziani in quello spirito di comunità che Cristo ci ha insegnato e di cui il mondo ha tanto bisogno.

Come è stato realizzato l’edificio parrocchiale, così la mia visita desidera incoraggiarvi a realizzare sempre meglio quella Chiesa di pietre vive che siete voi. Lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura: "Voi siete campo di Dio, edificio di Dio", scrive san Paolo ai Corinzi (1Cor 3,9) e a noi; e li esorta a costruire sull’unico vero fondamento, che è Gesù Cristo (3,11). Per questo, anch’io vi esorto a fare della vostra nuova chiesa il luogo in cui si impara ad ascoltare la Parola di Dio, la "scuola" permanente di vita cristiana da cui parte ogni attività di questa parrocchia giovane e impegnata. Su questo aspetto è illuminante il testo del Libro di Neemia che ci è stato proposto nella prima lettura. In esso si vede bene che Israele è il popolo convocato per ascoltare la Parola di Dio, scritta nel libro della Legge. Questo libro viene letto solennemente dai ministri e viene spiegato al popolo, che sta in piedi, alza le mani al cielo, poi si inginocchia e si prostra con la faccia a terra, in segno di adorazione. È una vera liturgia, animata dalla fede in Dio che parla, dal pentimento per la propria infedeltà alla Legge del Signore, ma soprattutto dalla gioia perché la proclamazione della sua Parola è segno che Lui non ha abbandonato il suo popolo, che Lui è vicino. Anche voi, cari fratelli e sorelle, radunandovi ad ascoltare la Parola di Dio con fede e perseveranza, diventate, di domenica in domenica, Chiesa di Dio, formati e plasmati interiormente dalla sua Parola. Che grande dono è questo! Siatene sempre riconoscenti.

La vostra è una comunità giovane, costituita in gran parte da coppie appena sposate che vengono a vivere nel quartiere; tanti sono i bambini e i ragazzi. Conosco l’impegno e l’attenzione che vengono dedicati alla famiglia e all’accompagnamento delle giovani coppie: sappiate dar vita ad una pastorale familiare caratterizzata dall’accoglienza aperta e cordiale dei nuovi nuclei familiari, che sappia favorire la conoscenza reciproca, così che la comunità parrocchiale sia sempre più una ‘famiglia di famiglie’, capace di condividere con loro, insieme alle gioie, le inevitabili difficoltà degli inizi. So anche che vari gruppi di fedeli si radunano per pregare, formarsi alla scuola del Vangelo, partecipare ai Sacramenti e vivere quella dimensione essenziale per la vita cristiana che è la carità. Penso a quanti con la Caritas parrocchiale cercano di andare incontro alle tante esigenze del territorio, specialmente rispondendo alle attese dei più poveri e bisognosi.

Mi rallegro per quanto fate nella preparazione dei ragazzi e dei giovani ai Sacramenti della vita cristiana, e vi esorto ad interessarvi sempre di più anche dei loro genitori, specialmente di quelli che hanno bambini piccoli; la Parrocchia si sforzi di proporre anche a loro, in orari e modi convenienti, incontri di preghiera e di formazione, soprattutto per i genitori dei bambini che devono ricevere il Battesimo e gli altri Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Abbiate anche una particolare cura e attenzione per le famiglie in difficoltà, o che si trovano in una condizione di precarietà o di irregolarità. Non lasciatele sole, ma state loro vicino con amore, aiutandole a comprendere l’autentico disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Una speciale parola di affetto e di amicizia il Papa vuole dirigerla anche a voi, cari ragazzi e giovani che mi ascoltate, ed ai vostri coetanei che vivono in questa Parrocchia. L’oggi e il domani della comunità ecclesiale e civile sono affidati in modo particolare a voi. La Chiesa si aspetta molto dal vostro entusiasmo, dalla vostra capacità di guardare avanti e dal vostro desiderio di radicalità nelle scelte della vita.

Cari amici di san Corbiniano! Il Signore Gesù, che condusse gli Apostoli sul monte a pregare e mostrò loro la sua gloria, oggi ha invitato noi in questa nuova chiesa: qui possiamo ascoltarlo, qui possiamo riconoscere la sua presenza nello spezzare il Pane eucaristico; e in questo modo diventare Chiesa viva, tempio dello Spirito Santo, segno nel mondo dell’amore di Dio. Ritornate alle vostre case con il cuore colmo di riconoscenza e di gioia, perché siete parte di questo grande edificio spirituale che è la Chiesa. Alla Vergine Maria affidiamo il nostro cammino quaresimale, come quello della Chiesa intera. La Madonna, che ha seguito il suo Figlio Gesù fino alla croce, ci aiuti ad essere discepoli fedeli del Cristo, per poter partecipare insieme con lei alla gioia della Pasqua. Amen.


















LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Di ritorno dalla visita pastorale alla Parrocchia romana di San Corbiniano all’Infernetto, a mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana in questa II domenica di Quaresima:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Ringrazio il Signore che mi ha donato di vivere nei giorni scorsi gli Esercizi Spirituali, e sono grato anche a quanti mi sono stati vicini con la preghiera. L’odierna domenica, la seconda di Quaresima, è detta della Trasfigurazione, perché il Vangelo narra questo mistero della vita di Cristo. Egli, dopo aver preannunciato ai discepoli la sua passione, "prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce" (Mt 17,1-2). Secondo i sensi, la luce del sole è la più intensa che si conosca in natura, ma, secondo lo spirito, i discepoli videro, per un breve tempo, uno splendore ancora più intenso, quello della gloria divina di Gesù, che illumina tutta la storia della salvezza. San Massimo il Confessore afferma che "le vesti divenute bianche portavano il simbolo delle parole della Sacra Scrittura, che diventavano chiare e trasparenti e luminose" (Ambiguum 10: PG 91, 1128 B).

Dice il Vangelo che, accanto a Gesù trasfigurato, "apparvero Mosè ed Elia che conversavano con lui" (Mt 17,3); Mosè ed Elia, figura della Legge e dei Profeti. Fu allora che Pietro, estasiato, esclamò: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia" (Mt 17,4). Ma sant’Agostino commenta dicendo che noi abbiamo una sola dimora: Cristo; Egli "è la Parola di Dio, Parola di Dio nella Legge, Parola di Dio nei Profeti" (Sermo De Verbis Ev. 78,3: PL 38, 491). Infatti, il Padre stesso proclama: "Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo" (Mt 17,5). La Trasfigurazione non è un cambiamento di Gesù, ma è la rivelazione della sua divinità, "l’intima compenetrazione del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù stesso è Luce da Luce" (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 357). Pietro, Giacomo e Giovanni, contemplando la divinità del Signore, vengono preparati ad affrontare lo scandalo della croce, come viene cantato in un antico inno: "Sul monte ti sei trasfigurato e i tuoi discepoli, per quanto ne erano capaci, hanno contemplato la tua gloria, affinché, vedendoti crocifisso, comprendessero che la tua passione era volontaria e annunciassero al mondo che tu sei veramente lo splendore del Padre" (5@
Cari amici, partecipiamo anche noi di questa visione e di questo dono soprannaturale, dando spazio alla preghiera e all’ascolto della Parola di Dio. Inoltre, specie in questo tempo di Quaresima, esorto, come scrive il Servo di Dio Paolo VI, "a rispondere al precetto divino della penitenza con qualche atto volontario, al di fuori delle rinunce imposte dal peso della vita quotidiana" (Cost. ap. Pænitemini, 17 febbraio 1966, III, c: AAS 58 [1966], 182). Invochiamo la Vergine Maria, affinché ci aiuti ad ascoltare e seguire sempre il Signore Gesù, fino alla passione e alla croce, per partecipare anche alla sua gloria.



DOPO L’ANGELUS


Nei giorni scorsi le preoccupanti notizie che giungevano dalla Libia hanno suscitato anche in me viva trepidazione e timori. Ne avevo fatto particolare preghiera al Signore durante la settimana degli Esercizi Spirituali.

Seguo ora gli ultimi eventi con grande apprensione, prego per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari. Alla popolazione desidero assicurare la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana.

Chers pèlerins francophones, en ce dimanche, l’Évangile nous rapporte l’événement de la transfiguration de Jésus. Comme les disciples, quittons la rumeur du quotidien. Plongeons-nous dans la présence de Dieu Trinité qui donne sens à notre existence. Accueillons sa lumière ! Elle nous éclaire pour discerner le bien et le mal. Elle nous invite à la conversion du cœur pour nous libérer de l’égoïsme et de l’orgueil. Et ainsi notre volonté de vivre selon la grâce reçue au Baptême s’affermira. Que la Vierge Marie nous apprenne à collaborer pleinement, comme elle, au mystère de la Rédemption ! Je vous bénis de grand cœur ainsi que vos familles, particulièrement celles qui connaissent l’insécurité et la violence.

I am pleased to greet the English-speaking pilgrims present at this Angelus prayer. As we continue our journey through Lent, today at Mass we recall the Transfiguration of the Lord and how it prepared the Apostles for the coming scandal of the Cross. Strengthened by our faith in Jesus, true God and true man, may we be inspired, not scandalized, by the Cross given to our Saviour and to our fellow Christians who suffer with him throughout the world. Especially during this holy season, I invoke upon you and your families God’s abundant blessings!

Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Besucher auf dem Petersplatz, besonders die Pilgergruppe aus Bocholt. Im heutigen Evangelium sehen drei Jünger ihren Herrn mit leuchtendem Antlitz und im weißen Lichtgewand. Der Glanz vom Berg der Verklärung bescheint auch uns, weil Gott uns durch das Sakrament der Taufe in Licht gekleidet hat, damit wir selber „Licht der Welt" sein können. Bitten wir den Herrn, daß er unserem Leben das Dunkle der Sünde und der eigensinnigen Pläne nehme und unsere Herzen offen halte für seine Stimme. Dazu schenke er euch und euren Familien in dieser Fastenzeit seine besondere Gnade.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana. En este segundo domingo de Cuaresma, la liturgia nos invita a reflexionar sobre el acontecimiento extraordinario de la Transfiguración. Jesús manifiesta el esplendor de su gloria, para testimoniar que la pasión es el camino de la resurrección. Os aliento, en este tiempo, a escuchar al Hijo predilecto del Padre, a alimentar vuestro espíritu con su Palabra y, así renovar con gozo en la noche de Pascua los compromisos bautismales. ¡Feliz domingo!

Lepo pozdravljam romarje iz Tržiča v Sloveniji! Na našem zemeljskem popotovanju potrebujemo postaje, kjer si odpočijemo, se okrepimo in preverimo smer. Naj bo to vaše romanje takšna duhovna postaja, da boste nato smelo napredovali na poti k vstalemu Kristusu, našemu Odrešeniku. Naj bo z vami moj blagoslov!

[Saluto cordialmente i pellegrini da Tržič in Slovenia! Nel nostro cammino terreno abbiamo bisogno di fermarci di tanto in tanto per riposarci, per riprendere il vigore e per verificare la direzione del percorso. Il vostro pellegrinaggio sia una tale sosta spirituale, affinché possiate progredire coraggiosamente verso Cristo Risorto, nostro Redentore. Vi accompagni la mia Benedizione!]

Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne zo Sobraniec, Medzilaboriec, Sniny a Bardejova. Bratia a sestry, Pôstna doba nás pozýva na obrátenie cez modlitbu, skutky milosrdenstva a počúvanie Božieho Slova. Na takéto prežívanie Pôstu rád udeľujem Apoštolské požehnanie vám i vašim drahým.

[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Sobrance, Medzilaborce, Snina e Bardejov. Fratelli e sorelle, il Tempo della Quaresima ci invita alla conversione per mezzo della preghiera, dell’esercizio delle opere di misericordia e dell’ascolto della Parola di Dio. Per tale cammino quaresimale imparto volentieri la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari.]

Pozdrawiam serdecznie Polaków. Wczoraj obchodziliśmy uroczystość świętego Józefa, Głowy Świętej Rodziny, Opiekuna Kościoła, a także mojego Patrona. Wszystkim, którzy w dniach rekolekcji watykańskich i we wspomnianą uroczystość zanosili do Boga modlitwy w mojej intencji, serdecznie dziękuję. Niech święty Józef oręduje w niebie za nami wszystkimi. Niech wspiera wasze rodziny w zmaganiach z trudami życia. Na nowy tydzień Wielkiego Postu z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Ieri abbiamo festeggiato la Solennità di San Giuseppe, Capo della Santa Famiglia, Custode della Chiesa e anche mio Patrono. Ringrazio di cuore tutti coloro che nei giorni degli Esercizi spirituali in Vaticano e nella solennità di ieri hanno rivolto preghiere per me. San Giuseppe interceda dal cielo per tutti noi e aiuti le vostre famiglie nell’impegno contro le avversità della vita. Vi benedico di cuore all’inizio di questa nuova settimana di Quaresima.]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli venuti da Venezia, i promotori della campagna "Adotta un papà nel sud del mondo", rilanciata in occasione della festa di san Giuseppe, i membri del Movimento di Vita Cristiana provenienti da Salerno, l’Istituto di Istruzione Superiore di Palagonia e gli altri gruppi di studenti. A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana, Grazie a tutti voi. Buona domenica!
+PetaloNero+
00lunedì 21 marzo 2011 15:47
LE UDIENZE


Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

Sua Beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum"
con il Vescovo Ausiliare:
S.E. Mons. Samuel Irenios Kattukallil,Vescovo tit. di Tamalluma
e con il Vescovo di Curia:
S.E. Mons.Thomas Anthonios Valiyavilayil, O.I.C., Vescovo tit. di Igilgili.

S.E. Mons. Thomas Koorilos Chakkalapadickal, Arcivescovo di Tiruvalla dei Siro-Malankaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum"
con il Vescovo Ausiliare:
S.E. Mons. Philipos Stephanos Thottathil, Vescovo tit. di Sozopoli di Emimonto.

Il Papa ha ricevuto ieri in Udienza:
le LL.EE.RR. il Sig. Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising, e il Sig. Friedrich Wetter, Arcivescovo emerito di München und Freising













RINUNCE E NOMINE

NOMINA DEL VESCOVO DI GBARNGA (LIBERIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo della Diocesi di Gbarnga (Liberia) il Rev. do Anthony Fallah Borwah, del clero di Monrovia, Docente di Filosofia presso l’Università di Liberia e Amministratore della Sacred Heart Cathedral a Monrovia.

Rev. do Anthony Fallah Borwah
Il Rev.do Anthony Fallah Borwah è nato il 3 ottobre 1966, a Wodu, in Liberia, nell’attuale Diocesi di Gbarnga. Dopo le scuole secondarie, è entrato nel Seminario San Kizito a Kenema nel 1987 per il corso di propedeutica, e poi ha completato gli studi filosofici prima al St. Paul College Seminary di Gbarnga, Liberia, e poi a Makeni, Sierra Leone, dove ha ottenuto nel 1994 il Baccalaureato. Ha compiuto gli studi di Teologia presso il St. Peter’s Regional Seminary, Cape Coast, Ghana (1995-1996). È stato ordinato sacerdote il 15 settembre 1996 nella Cattedrale di Monrovia, incardinato nella medesima Arcidiocesi.
Dopo l’Ordinazione ha svolto i seguenti incarichi: 1996-1997: Vicario parrocchiale di Sacred Heart Cathedral, Monrovia; 1997-1998: Vicario parrocchiale di St. Peter Claver Parish, Buchanan; 1998-2001: Studi per la Licenza in Comunicazioni Sociali presso la Pontificia Università della Santa Croce, a Roma; 2001-2005 : Parroco di Christ the King Parish, Monrovia;
2005-2009: Parroco di St. Anthony Parish, Gardnersville, Monrovia; dal 2001: Direttore dell’Arcidiocesan Catholic Media Center, Monrovia; dal 2002 : Portavoce della Conferenza Episcopale della Liberia (CABICOL); dal 2004 : Docente di Filosofia presso l’Università di Liberia; dal 2009: Amministratore della Sacred Heart Cathedral, Monrovia.
+PetaloNero+
00martedì 22 marzo 2011 15:38
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DI VESCOVI AUSILIARI DELL’ARCIDIOCESI DI DETROIT (U.S.A.)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovi Ausiliari dell’arcidiocesi di Detroit (U.S.A.):

- il Reverendo Monsignore Donald F. HANCHON, del clero della medesima arcidiocesi, Vicario Episcopale e Parroco della Holy Redeemer Parish, assegnandogli la sede titolare vescovile di Orreomargo;

- il Reverendo Michael J. BYRNES, del clero della medesima arcidiocesi, Vice-Rettore e Dean of Formation del Sacred Heart Major Seminary a Detroit, assegnandogli la sede titolare vescovile di Eguga.

Rev.do Mons. Donald F. Hanchon
Il Rev.do Mons. Donald F. Hanchon è nato il 9 ottobre 1947 a Wayne (Michigan). Ha frequentato il Saint John’s Provincial Seminary a Detroit dove ha conseguito il Master of Divinity. Ha anche ottenuto un Master of Arts negli Studi Religiosi alla Università di Detroit e un Master of Arts in Liturgia presso l’Università di Notre Dame.
È stato ordinato sacerdote il 19 ottobre 1974 per l’arcidiocesi di Detroit.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice Parroco di diverse parrocchie (1974-1980); Direttore arcidiocesano della Vocazioni Sacerdotali (1981-1985); dopo un anno di studio della lingua spagnola in Messico (1986), nella città di Detroit è stato Amministratore della Saint Joseph Parish (1987-1992) e, contemporaneamente, Parroco della Saint Gabriel Parish ed Amministratore dell’Our Lady of Guadalupe Parish (1992-1999); Coordinatore arcidiocesano del Hispanic Ministry (1992-2009).
Attualmente è Parroco della Holy Redeemer Parish a Detroit (dal 1999) e Vicario Episcopale per la Regione Centrale dell’arcidiocesi di Detroit (dal 2009). Inoltre, è Membro del Consiglio Presbiterale dell’arcidiocesi.
Partecipa attivamente nel movimento sacerdotale Jesus Caritas.
Nel 2005 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.

Rev.do Michael J. Byrnes
Il Rev.do Michael J. Byrnes è nato il 23 agosto 1958 a Detroit. Ha frequentato l’University of Michigan ad Ann Arbor, ottenendo un Bachelor of Science in Microbiologia. Ha conseguito il Master of Divinity e il Master of Arts presso il Sacred Heart Major Seminary a Detroit (1990-1996) ed ha poi ottenuto la Licenza (2001) e il Dottorato (2003) in Teologia Biblica dalla Pontificia Università Gregoriana a Roma.
È stato ordinato sacerdote il 25 maggio 1996 per l’arcidiocesi di Detroit.
Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato Vice Parroco della Saint Joan of Arc Parish a St. Clair Shores (1996-1999). Dal 2003, dopo essere tornato in arcidiocesi finiti gli studi in Roma, è Professore di Sacra Scrittura presso la Facoltà del Sacred Heart Major Seminary.
Dal 2004 è Vice-Rettore e Dean of Formation presso il medesimo Seminario.
Oltre l’inglese, conosce l’italiano e legge greco e latino.
+PetaloNero+
00mercoledì 23 marzo 2011 16:12
RINUNCE E NOMINE




NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN INDONESIA

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Nunzio Apostolico in Indonesia S.E. Rev.ma Mons. Antonio Guido Filipazzi, Arcivescovo titolare di Sutri.



NOMINA DEL VESCOVO COADIUTORE DI GUAJARÁ-MIRIM (BRASILE)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Coadiutore della diocesi di Guajará-Mirim (Brasile) il Rev.do Sac. Benedito Araújo, del clero dell’arcidiocesi di São Luís do Maranhão, finora Parroco della Parrocchia Nossa Senhora de Nazaré a São Luís.

Rev.do Sac. Benedito Araújo
Il Rev.do Sac. Benedito Araújo è nato il 21 novembre 1963, a Paço do Lumiar, arcidiocesi di São Luís do Maranhão, nel nord est del Brasile. Dopo gli studi elementari e secondari, ha frequentato la Facoltà di Filosofia e Teologia a São Luís, presso l’IESMA – Instituto de Ensino Superior do Maranhão. Inoltre, ha ottenuto la Licenza in Ecumenismo presso la Pontificia Università Antonianum, Facultas Theologiae, a Venezia – Italia. È stato ordinato sacerdote il 17 novembre 1991.
Nel corso del ministero sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Rettore del Seminario Minore dell’arcidiocesi di São Luís do Maranhão; Rettore del Seminario Interdiocesano; Promotore vocazionale dell’arcidiocesi di São Luís do Maranhão e del Regionale Nordeste 5 della Conferenza Episcopale Brasiliana; Parroco della Parrocchia Sagrada Família, a São Luís; Amministratore Parrocchiale della Parrocchia Divino Espírito Santo; Coordinatore Arcidiocesano di Pastorale; Parroco della Parrocchia Nossa Senhora de Nazaré; Professore di Ecumenismo presso l’IESMA – Instituto de Ensino Superior do Maranhão; Membro del Consiglio Presbiterale, del Collegio dei Consultori e dell’Equipe per la Formazione permanente dell’arcidiocesi di São Luís do Maranhão.




















L’UDIENZA GENERALE




L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa - riprendendo il ciclo di catechesi sui Dottori della Chiesa - ha incentrato la sua meditazione sulla figura di San Lorenzo da Brindisi (1559-1619).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

ricordo ancora con gioia l’accoglienza festosa che mi fu riservata nel 2008 a Brindisi, la città che nel 1559 diede i natali a un insigne Dottore della Chiesa, san Lorenzo da Brindisi, nome che Giulio Cesare Rossi assunse entrando nell’Ordine dei Cappuccini. Sin dalla fanciullezza fu attratto dalla famiglia di san Francesco d’Assisi. Infatti, orfano di padre a sette anni, fu affidato dalla madre alle cure dei frati Conventuali della sua città. Qualche anno dopo, però, si trasferì con la madre a Venezia, e proprio nel Veneto conobbe i Cappuccini, che in quel periodo si erano messi generosamente a servizio della Chiesa intera, per incrementare la grande riforma spirituale promossa dal Concilio di Trento. Nel 1575 Lorenzo, con la professione religiosa, divenne frate cappuccino, e nel 1582 fu ordinato sacerdote. Già durante gli studi ecclesiastici mostrò le eminenti qualità intellettuali di cui era dotato. Apprese facilmente le lingue antiche, quali il greco, l’ebraico e il siriaco, e quelle moderne, come il francese e il tedesco, che si aggiungevano alla conoscenza della lingua italiana e di quella latina, un tempo fluentemente parlata da tutti gli ecclesiastici e gli uomini di cultura.

Grazie alla padronanza di tanti idiomi, Lorenzo poté svolgere un intenso apostolato presso diverse categorie di persone. Predicatore efficace, conosceva in modo così profondo non solo la Bibbia, ma anche la letteratura rabbinica, che gli stessi Rabbini rimanevano stupiti e ammirati, manifestandogli stima e rispetto. Teologo versato nella Sacra Scrittura e nei Padri della Chiesa, era in grado di illustrare in modo esemplare la dottrina cattolica anche ai cristiani che, soprattutto in Germania, avevano aderito alla Riforma. Con la sua esposizione chiara e pacata egli mostrava il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione da Martin Lutero. Tra di essi, il primato di san Pietro e dei suoi successori, l’origine divina dell’Episcopato, la giustificazione come trasformazione interiore dell’uomo, la necessità delle opere buone per la salvezza. Il successo di cui Lorenzo godette ci aiuta a comprendere che anche oggi, nel portare avanti con tanta speranza il dialogo ecumenico, il confronto con la Sacra Scrittura, letta nella Tradizione della Chiesa, costituisce un elemento irrinunciabile e di fondamentale importanza, come ho voluto ricordare nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini (n. 46).

Anche i fedeli più semplici, non dotati di grande cultura, furono beneficati dalla parola convincente di Lorenzo, che si rivolgeva alla gente umile per richiamare tutti alla coerenza della propria vita con la fede professata. Questo è stato un grande merito dei Cappuccini e di altri Ordini religiosi, che, nei secoli XVI e XVII, contribuirono al rinnovamento della vita cristiana penetrando in profondità nella società con la loro testimonianza di vita e il loro insegnamento. Anche oggi la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano. È sorprendente che san Lorenzo da Brindisi abbia potuto svolgere ininterrottamente questa attività di apprezzato e infaticabile predicatore in molte città dell’Italia e in diversi Paesi, nonostante ricoprisse altri incarichi gravosi e di grande responsabilità. All’interno dell’Ordine dei Cappuccini, infatti, fu professore di teologia, maestro dei novizi, più volte ministro provinciale e definitore generale, e infine ministro generale dal 1602 al 1605.

In mezzo a tanti lavori, Lorenzo coltivò una vita spirituale di eccezionale fervore, dedicando molto tempo alla preghiera e in modo speciale alla celebrazione della Santa Messa, che protraeva spesso per ore, compreso e commosso nel memoriale della Passione, Morte e Risurrezione del Signore. Alla scuola dei santi, ogni presbitero, come spesso è stato sottolineato durante il recente Anno Sacerdotale, può evitare il pericolo dell’attivismo, di agire cioè dimenticando le motivazioni profonde del ministero, solamente se si prende cura della propria vita interiore. Parlando ai sacerdoti e ai seminaristi nella cattedrale di Brindisi, la città natale di san Lorenzo, ho ricordato che "il momento della preghiera è il più importante nella vita del sacerdote, quello in cui agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al suo ministero. Pregare è il primo servizio da rendere alla comunità. E perciò i momenti di preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità... Se non siamo interiormente in comunione con Dio, non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità. Dobbiamo sempre riservare il tempo necessario per essere in comunione di preghiera con nostro Signore". Del resto, con l’ardore inconfondibile del suo stile, Lorenzo esorta tutti, e non solo i sacerdoti, a coltivare la vita di preghiera perché per mezzo di essa noi parliamo a Dio e Dio parla a noi: "Oh, se considerassimo questa realtà! - esclama - Cioè che Dio è davvero presente a noi quando gli parliamo pregando; che ascolta veramente la nostra orazione, anche se noi soltanto preghiamo con il cuore e la mente. E che non solo è presente e ci ascolta, anzi può e desidera accondiscendere volentieri e con massimo piacere alle nostre domande".

Un altro tratto che caratterizza l’opera di questo figlio di san Francesco è la sua azione per la pace. Sia i Sommi Pontefici sia i principi cattolici gli affidarono ripetutamente importanti missioni diplomatiche per dirimere controversie e favorire la concordia tra gli Stati europei, minacciati in quel tempo dall’Impero ottomano. L’autorevolezza morale di cui godeva lo rendeva consigliere ricercato e ascoltato. Oggi, come ai tempi di san Lorenzo, il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori. Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace. Fu proprio in occasione di una di queste missioni diplomatiche che Lorenzo concluse la sua vita terrena, nel 1619 a Lisbona, dove si era recato presso il re di Spagna, Filippo III, per perorare la causa dei sudditi napoletani vessati dalle autorità locali.

Fu canonizzato nel 1881 e, a motivo della sua vigorosa e intensa attività, della sua scienza vasta e armoniosa, meritò il titolo di Doctor apostolicus, "Dottore apostolico", da parte del Beato Papa Giovanni XXIII nel 1959, in occasione del quarto centenario della sua nascita. Tale riconoscimento fu accordato a Lorenzo da Brindisi anche perché egli fu autore di numerose opere di esegesi biblica, di teologia e di scritti destinati alla predicazione. In esse egli offre una presentazione organica della storia della salvezza, incentrata sul mistero dell’Incarnazione, la più grande manifestazione dell’amore divino per gli uomini. Inoltre, essendo un mariologo di grande valore, autore di una raccolta di sermoni sulla Madonna intitolata "Mariale", egli mette in evidenza il ruolo unico della Vergine Maria, di cui afferma con chiarezza l’Immacolata Concezione e la cooperazione all’opera della redenzione compiuta da Cristo.

Con fine sensibilità teologica, Lorenzo da Brindisi ha pure evidenziato l’azione dello Spirito Santo nell’esistenza del credente. Egli ci ricorda che con i suoi doni la Terza Persona della Santissima Trinità illumina e aiuta il nostro impegno a vivere gioiosamente il messaggio del Vangelo. "Lo Spirito Santo – scrive san Lorenzo – rende dolce il giogo della legge divina e leggero il suo peso, affinché osserviamo i comandamenti di Dio con grandissima facilità, persino con piacevolezza".

Vorrei completare questa breve presentazione della vita e della dottrina di san Lorenzo da Brindisi sottolineando che tutta la sua attività è stata ispirata da un grande amore per la Sacra Scrittura, che sapeva ampiamente a memoria, e dalla convinzione che l’ascolto e l’accoglienza della Parola di Dio produce una trasformazione interiore che ci conduce alla santità. "La Parola del Signore – egli afferma – è luce per l’intelletto e fuoco per la volontà, perché l’uomo possa conoscere e amare Dio. Per l’uomo interiore, che per mezzo della grazia vive dello Spirito di Dio, è pane e acqua, ma pane più dolce del miele e acqua migliore del vino e del latte... È un maglio contro un cuore duramente ostinato nei vizi. È una spada contro la carne, il mondo e il demonio, per distruggere ogni peccato". San Lorenzo da Brindisi ci insegna ad amare la Sacra Scrittura, a crescere nella familiarità con essa, a coltivare quotidianamente il rapporto di amicizia con il Signore nella preghiera, perché ogni nostra azione, ogni nostra attività abbia in Lui il suo inizio e il suo compimento. E’ questa la fonte da cui attingere affinché la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e sia capace di condurre gli uomini del nostro tempo a Dio.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, né en 1559, saint Laurent de Brindisi devint prêtre capucin. Ce remarquable polyglotte fut un prédicateur infatigable et apprécié en Italie et bien au-delà. Il sut exposer avec clarté et douceur les fondements bibliques et patristiques des articles de la foi mis en discussion par Martin Luther. Il contribuait ainsi à l’approfondissement et au renouveau de la vie chrétienne de tous, appelant à la cohérence de la vie avec la foi professée. Malgré ses multiples charges, Laurent consacrait beaucoup de temps à la prière et invitait les prêtres et les séminaristes à faire de même. « Si l’on n’est pas intérieurement en communion avec Dieu, on ne peut non plus rien donner aux autres », disait-il. Fils de saint François, il fut un artisan de paix. Aujourd’hui encore, tous ceux qui croient en Dieu doivent être des pacificateurs. ‘Docteur apostolique’, Laurent est l’auteur de nombreuses œuvres exégétiques et théologiques. Il y présente harmonieusement l’histoire du Salut qui culmine dans l’Incarnation, et y souligne le rôle unique de la Vierge Marie. Chers amis, toute la vie et l’activité de saint Laurent de Brindisi ont été inspirées par son amour et sa connaissance de la Sainte Écriture. Pour lui, l’écoute et l’accueil de la Parole de Dieu produisent une transformation intérieure qui conduit à la sainteté.

Je salue les pèlerins francophones, spécialement les élèves, les collégiens et les membres des Associations présents. Puissiez-vous aimer la Parole de Dieu et être, comme Laurent de Brindisi, des évangélisateurs zélés et courageux capables d’insuffler dans les divers modes de pensée et d’action un authentique humanisme chrétien ! Bon pèlerinage à tous !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our catechesis today focuses on Saint Lawrence of Brindisi, a Capuchin friar of the sixteenth and early seventeenth centuries known for his vigorous labour for the salvation of souls, his vast learning and his eloquent preaching. Coming of age at a time when many of the articles of the faith were being called into question, Saint Lawrence applied his immense talents to making clear the biblical and patristic foundations of the teachings of the Church. This son of the Franciscan tradition also applied himself heroically to efforts towards peace and reconciliation between the nations and peoples of Europe. His witness serves as an excellent example for our age, so fraught with violence, ethical relativism and religious indifference. The new evangelization needs well-prepared, zealous and courageous apostles like Saint Lawrence so that the light and beauty of the Gospel may reach into the depths of every human heart. Dear friends, in order to achieve such a lofty vocation, Saint Lawrence of Brindisi would have us grow close to our Lord Jesus Christ by reading the Sacred Scriptures and by cultivating daily the relationship of love with him in personal prayer, because every good action of ours has its beginning and its end in him.

I am pleased to greet the members of the Catenian Association from England, the students of the combined choir of Saint Anne and Saint Ibs Schools, and the many university students present here today. Upon all the English-speaking visitors, especially the pilgrims from England, Ireland, Denmark, Indonesia, the Philippines and the United States, I invoke God’s abundant blessings.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Der heilige Laurentius von Brindisi, über den ich heute sprechen möchte, war nicht nur ein bedeutender Prediger und Theologe seiner Zeit, sondern auch ein gefragter Ratgeber und Friedensvermittler. Giulio Cesare Rossi, so hieß er mit weltlichem Namen, wurde 1559 in Brindisi geboren und starb 1619 auf einer Friedensmission in Lissabon. Mit 16 Jahren trat er in den Kapuzinerorden ein und widmete sich intensiv dem Studium der Heiligen Schrift und der biblischen Sprachen, und er kannte auch die rabbinischen Schriften ausgezeichnet. Laurentius erwarb sich fundierte Kenntnisse der Kirchenväter und, wie gesagt, der rabbinischen Literatur und beherrschte auch die modernen Sprachen. Innerhalb seines Ordens hatte er verschiedene Ämter inne: er war Lehrer der Theologie, mehrere Male Provinzial und schließlich Generalminister. Unter anderem gründete er Kapuzinerklöster in Österreich und Böhmen und war auch in Bayern, in Sachsen und in der Pfalz tätig. Die Päpste und die katholischen Fürsten wiederum betrauten ihn mit wichtigen diplomatischen Missionen. Trotz all dieser Aufgaben pflegte er ein tiefes geistliches Leben und widmete viel Zeit dem Gebet und der Feier der heiligen Messe. Mit seiner reichen Lehr- und Predigttätigkeit hat er zur Erneuerung des religiösen Lebens der Gläubigen und der Gesellschaft zu seiner Zeit beigetragen. Zu seinen Werken zählen zahlreiche exegetische und theologische Schriften sowie seine Predigtsammlungen. Sein Wirken war geprägt von der Liebe zur Heiligen Schrift, die er großenteils auswendig kannte. Seine Überzeugung war, daß das Hören und Aufnehmen des Wortes Gottes uns von innen her verwandelt, anders macht, heilig macht. So sagt er: »Das Wort Gottes ist Licht für den Verstand und Feuer für den Geist, so daß der Mensch Gott erkennen und lieben kann. Dem inneren Menschen, der vom Geist Gottes lebt, ist es Brot und Wasser: Brot, das süßer ist als Honig, und Wasser, das besser ist als Wein.« 1959 hat der selige Papst Johannes XXIII. Laurentius zum Kirchenlehrer erhoben mit dem Titel »doctor apostolicus«.

Mit Freude heiße ich alle Gäste deutscher Sprache willkommen und grüße besonders die Diakone aus dem Bistum Mainz in Begleitung von Weihbischof Werner Guballa. Der heilige Laurentius von Brindisi lehrt uns, die Schrift zu lieben, immer mehr mit ihr vertraut zu werden und im Gebet die Beziehung zum Herrn zu vertiefen. Ich denke, gerade dieser Rat wird uns in der Fastenzeit helfen, ihr den rechten Gehalt zu geben. Gottes Segen begleite euch allezeit.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

La catequesis de hoy está dedicada al insigne doctor de la Iglesia san Lorenzo de Brindis, que vivió entre mil quinientos cincuenta y nueve y mil seiscientos diez y nueve. Huérfano de padre a los siete años, es confiado por su madre al cuidado de los frailes Conventuales. Posteriormente, entra en la Orden de los Capuchinos y es ordenado sacerdote en mil quinientos ochenta y dos. Adquiere un gran conocimiento de las lenguas antiguas y modernas, lo cual le permite llevar un intenso apostolado. Predicador infatigable, fue exponente claro y sereno de los fundamentos bíblicos y patrísticos de todos los artículos de la fe. En la Orden de los Capuchinos, fue profesor de teología, maestro de novicios, ministro provincial, definidor general y ministro general. Destacó así mismo como escritor elocuente de exégesis bíblica y mariología. En su predicación exhorta a llevar una existencia coherente con la fe que se profesa. Ejerció con acierto, en medio de tanto trabajo, una vida espiritual de gran fervor, dando prioridad a la plegaria y a la celebración de la Santa Misa. Por su autoridad moral fue consejero buscado y escuchado, tanto por Sumos Pontífices como por príncipes católicos, que le confiaron importantes misiones diplomáticas en favor de la paz.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Ecuador, Perú, Argentina, México y otros países latinoamericanos. Os invito a que, siguiendo el ejemplo de San Lorenzo de Brindis, escuchéis y acojáis la Palabra de Dios, para que os dejéis transformar interiormente y, así, cada una de vuestras acciones tenga al Señor como su inicio y tienda a él como a su fin. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

São Lourenço de Brindes, padre capuchinho, nascido em 1559, era dotado de eminentes qualidades intelectuais e grande facilidade de aprender línguas, o que havia de lhe permitir desenvolver um fecundo apostolado com várias categorias de pessoas. Profundo conhecedor e amante da Sagrada Escritura e dos Padres da Igreja, era capaz de ilustrar de modo exemplar a doutrina católica mesmo aos cristãos que tinham aderido à Reforma Protestante, mostrando os fundamentos bíblicos e patrísticos das verdades postas em questão por Martinho Lutero. Foi também um grande pregador, que se dirigiu aos fiéis mais simples e sem cultura, chamando todos a uma vida mais coerente com a fé professada. Outro elemento característico do nosso santo foi a sua ação em prol da paz, tendo sido encarregado de importantes missões diplomáticas, para dirimir controvérsias e favorecer a concórdia entre as nações. Mas, acima de tudo, era um homem de oração, bem ciente de que esta é o primeiro serviço que o sacerdote deve oferecer à Comunidade. Autor de numerosas obras, evidenciou, nos seus escritos, a ação do Espírito Santo na existência do fiel. O Papa Beato João XXIII deu-lhe o título de «Doutor Apostólico».

Amados peregrinos de língua portuguesa, a todos saúdo e dou as boas-vindas a esta Audiência! São Lourenço de Brindes nos ensina como a familiaridade com a Bíblia e a oração são essenciais para que todas as nossas ações tenham o seu início e cumprimento em Deus. Possa este ser o fundamento do vosso testemunho cristão no mundo de hoje. Que Deus vos abençoe!



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Witam serdecznie obecnych tu pielgrzymów polskich. Wielki Post wzywa nas do podejmowania umartwień i życia pokutnego, by pełniej uczestniczyć w cierpieniach Chrystusa i Jego męce. Szczególną okazją do refleksji i rachunku sumienia są rekolekcje wielkopostne. Wyrażam radość, że w Polsce tak chętnie w nich uczestniczycie. Niech one pomagają wam przemieniać życie i być bliżej Boga. Wam wszystkim i uczestnikom rekolekcji parafialnych z serca błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi qui presenti. La Quaresima ci chiama alla mortificazione e alla penitenza per poter in modo più pieno partecipare alle sofferenze di Gesù e alla Sua agonia. Un’occasione propizia per la riflessione e per poter fare un esame di coscienza è offerta dagli esercizi spirituali quaresimali. Esprimo la mia gioia per il fatto che in Polonia partecipate ad essi così volentieri. Essi vi aiutino a rinnovare la vita spirituale e a stare più vicini a Dio. Benedico di cuore a tutti voi e i partecipanti agli esercizi spirituali nelle parrocchie.]


○ Saluto in lingua croata

Radosno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz župa Uznesenja Blažene Djevice Marije iz Tuhelja, Tijela Kristova iz Zagreba te Svetog Mihovila Arkanđela iz Murtera. Dragi prijatelji, neka vam ova korizma bude prožeta postom, molitvom i djelima ljubavi, kako bi vaša srca pripremilo za nadolazeće blagdane. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto con gioia tutti i pellegrini Croati, particolarmente i fedeli delle parrocchie dell’Assunzione della Beata Vergine Maria a Tuhelj, del Corpo di Cristo a Zagreb e di San Michele Arcangelo a Murter. Cari amici, sia questa Quaresima caratterizzata da digiuno, preghiera e opere di carità, affinché prepari i vostri cuori per la Pasqua ormai vicina. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua slovena

Lepo pozdravljam romarje iz Slovenije, še posebej dijake Škofijske klasične gimnazije v Šentvidu! V tem svetem postnem času nas Jezus vabi, naj se vadimo v premagovanju sebičnosti in tako postajamo podobni Njemu, ki je s svojo popolno daritvijo premagal greh, vstal od mrtvih in se dvignil v nebo. »Per angusta ad augusta,« pravi latinski pregovor: naj vam ne bo žal naporov, da bi dosegli srečo. Vas in vsa vaša plemenita prizadevanja obilno blagoslavljam!

[Rivolgo un caro saluto ai pellegrini provenienti dalla Slovenia, in particolare agli alunni del Liceo Classico Diocesano di Šentvid! In questo tempo quaresimale Gesù ci invita ad esercitarci nella lotta contro l’egoismo e così rassomigliare sempre di più a Lui che, con il Suo sacrificio perfetto, ha vinto il peccato risuscitando dai morti ed è salito in cielo. »Per angusta ad augusta,« recita il proverbio latino: non risparmiate le fatiche necessarie per raggiungere la felicità. Su di voi e su tutti i vostri nobili impegni invoco abbondanti benedizioni!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale pensiero ai numerosi pellegrini e gruppi di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli di Teggiano, accompagnati dal loro Pastore Mons. Angelo Spinillo, il Dipartimento della Polizia Stradale delle Marche, qui convenuto con l’Arcivescovo di Ancona Mons. Edoardo Menichelli, le delegazioni dei Comuni che aderiscono all’Associazione Città del SS.mo Crocifisso, i numerosi partecipanti all’incontro promosso dall’Associazione "Forma" e i rappresentanti dell’Associazione "Penelope". A tutti chiedo di porre sempre al centro di ogni attività la persona umana, secondo l’insegnamento della Chiesa e incoraggio tutti nel servizio del bene

Porgo, inoltre, un affettuoso saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari amici, il tempo quaresimale sia occasione propizia per tradurre nella quotidiana esistenza, secondo le diverse situazioni in cui ognuno si trova, gli stessi sentimenti del Salvatore, che per noi ha dato la vita sulla croce, trovando conforto e sostegno nel suo sacrificio offerto per la salvezza dell’intera umanità.

+PetaloNero+
00giovedì 24 marzo 2011 15:56
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI NOCERA INFERIORE-SARNO (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno (Italia), presentata da S.E. Mons. Gioacchino Illiano, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Nocera Inferiore-Sarno (Italia) il Rev.do Mons. Giuseppe Giudice, del clero della diocesi di Teggiano-Policastro, attualmente Parroco delle parrocchie di Sant’Anna e di Sant’Antonio da Padova, in Sala Consilina, e Direttore dell’Ufficio Catechistico e dell’Ufficio Scuola della medesima diocesi.

Rev.do Mons. Giuseppe Giudice

Il Rev.do Mons. Giuseppe Giudice è nato a Sala Consilina, in provincia di Salerno e diocesi di Teggiano-Policastro, il 10 settembre 1956.

Ottenuto il Diploma magistrale, ha insegnato per alcuni anni nella Scuola elementare delle Maestre Pie Filippini di Sala Consilina. Nel 1980 è entrato nel Seminario Vescovile di Teggiano per poi passare a quello Arcivescovile di Napoli. Ha compiuto gli studi teologici presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale ed ha poi frequentato la Pontificia Università Gregoriana in Roma, conseguendo la Licenza in Teologia Dogmatica.

È stato ordinato sacerdote il 27 settembre 1986 per la diocesi di Teggiano-Policastro, dove è incardinato.

È stato Parroco di San Nicola in Roscigno dal 1986 al 1989; Amministratore parrocchiale di San Michele a Bellosguardo dal 1988 al 1989; Vice Rettore del Seminario Minore di Teggiano dal 1989 al 1990; Vice Parroco di Sant’Anna a Sala Consilina dal 1990 al 1995, divenendone in seguito Parroco nel 1995. Dal 1998 è anche Parroco di Sant’Antonio da Padova a Sala Consilina.

È stato docente di Ecclesiologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Teggiano; ha ricoperto gli incarichi di Assistente Unitario dell’Azione Cattolica Diocesana e Assistente Regionale dell’Azione Cattolica Ragazzi. Inoltre, è stato Segretario Generale del Sinodo Diocesano. Attualmente è Direttore dell’Ufficio Catechistico e dell’Ufficio Scuola.
+PetaloNero+
00venerdì 25 marzo 2011 15:58
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Vincent Paulos Kulappuravilai, Vescovo di Marthandom dei Siro-Malankaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Joshua Ignathios Kizhakkeveettil, Vescovo di Mavelikara dei Siro-Malankaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Yoohanon Chrysostom Kalloor, Vescovo di Pathanamthitta dei Siro-Malankaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E: Mons. Thomas Eusebios Naickamparambil, Vescovo tit. di Lares, Esarca Apostolico per i Fedeli Siro-Malankaresi residenti negli Stati Uniti d’America; Visitatore Apostolico per i Fedeli Siro-Malalkaresi in Canada e in Europa.

Il Papa ha ricevuto questa mattina in Udienza:
Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Chiesa Siro-Malankarese, in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Santo Padre riceve questa mattina in Udienza:
Partecipanti al Corso promosso dalla Penitenzieria Apostolica:

Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:
Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.












RINUNCE E NOMINE




RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI CATANZARO-SQUILLACE (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace (Italia), presentata da S.E. Mons. Antonio Ciliberti, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace (Italia) S.E. Mons. Vincenzo Bertolone, S.D.P., finora Vescovo di Cassano all’Jonio.

S.E. Mons. Vincenzo Bertolone, S.D.P.

S.E. Mons. Vincenzo Bertolone, S.D.P. è nato a San Biagio Platani, provincia ed arcidiocesi di Agrigento, il 17 novembre 1946. Ha frequentato le scuole elementari e ginnasiali presso l’Istituto dei Servi dei Poveri e quelle liceali presso il Seminario dei Padri Francescani Conventuali di Palermo. All’età di 17 anni è stato ammesso al noviziato della Congregazione dei Servi dei Poveri, ed ha emesso la Professione perpetua il 21 novembre 1969; ha studiato per un anno filosofia presso i Frati Minori (1969-1970); ha ottenuto la Maturità magistrale nel 1972 ed ha conseguito il Baccellierato in Teologia presso l’allora Istituto Teologico "San Giovanni Evangelista" di Palermo (1974).

È stato ordinato sacerdote a Palermo il 17 maggio 1975. Si è laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Palermo nel 1981 e, nel 1985, ha conseguito la licenza in Diritto Canonico presso l’Angelicum di Roma. Nello stesso anno ha ricevuto l’attestato di Postulatore presso la Congregazione per le Cause dei Santi e, nel 1987, ha conseguito il dottorato in Diritto Canonico. È autore di diverse pubblicazioni di carattere biografico e di spiritualità.

Ha svolto i seguenti uffici e ministeri: Assistente dei Seminaristi della sua Congregazione (1965-1967); Assistente dell’Orfanotrofio maschile (1967-1983); Insegnante di Religione nelle Scuole Medie statali di Palermo (1972-1984); Cappellano presso l’Istituto di Rieducazione per i minorenni "Malaspina" di Palermo (1975-1980); Economo dell’Istituto Educativo di Palermo (1975-1983); Economo Generale dei Servi dei Poveri (1976-1989) e poi Consigliere Generale del suo Istituto (1976-2006); Collaboratore parrocchiale di "S. Maria della Perseveranza"in Roma (1983-1987). Dal 1987 al 2007 è stato Superiore-Economo del Collegio Giacomo Cusmano in Roma e Responsabile dell’Oratorio pubblico "Beato Giacomo Cusmano"; Formatore dei giovani studenti di Filosofia e Teologia del suo Istituto.

È stato anche: Cappellano delle Suore Mercedarie del SS. Sacramento; Formatore delle postulanti, delle novizie e delle juniores delle Suore Benedettine Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo; Postulatore della Causa di Beatificazione di P. Francesco Spoto e della Causa di canonizzazione del Beato Giacomo Cusmano, della Serva di Dio Madre Vincenzina Cusmano; del Servo di Dio Francesco Paolo Gravina e, recentemente del Servo di Dio P. Pino Puglisi. È Membro dell’Istituto Internazionale del Santo Volto di Cristo.

Dal 1988 al 2001 è stato Officiale della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, divenendone nel 2003 Sottosegretario.

Eletto alla Chiesa di Cassano all’Jonio il 10 marzo 2007, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 3 maggio dello stesso anno.



RINUNCIA DEL VESCOVO DI IBARRA (ECUADOR) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ibarra (Ecuador), presentata da S.E. Mons. Julio César Terán Dutari, S.I., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Ibarra (Ecuador) S.E. Mons. Valter Dario Maggi, finora Vescovo titolare di Bossa ed Ausiliare di Guayaquil.

S.E. Mons. Valter Dario Maggi

S.E. Mons. Valter Dario Maggi è nato a Brignano Gera d’Adda, diocesi di Cremona (Italia), il 12 agosto 1956. Ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia presso il Seminario Vescovile di Bergamo, in qualità di alunno del Seminario Missionario "Paradiso".

È stato ordinato sacerdote il 15 giugno 1985 e incardinato nell’arcidiocesi di Foggia-Bovino. Nel 1989 ha conseguito la Licenza in Teologia del Matrimonio e della Famiglia presso l’Istituto Giovanni Paolo II di Roma.

Nel 1992, come sacerdote "fidei donum", è andato missionario in Ecuador nell’arcidiocesi di Portoviejo, dove ha svolto il ministero di Parroco e, contemporaneamente, quello di responsabile della Pastorale Universitaria Arcidiocesana.

Il 19 febbraio 2008 è stato nominato Vescovo titolare di Bossa ed Ausiliare di Guayaquil e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 5 aprile successivo.

Attualmente è membro della Commissione Episcopale per l’Educazione e Direttore dell’Istituto Teologico Pastorale dell’Ecuador.



RINUNCIA DEL VESCOVO DI TAKAMATSU (GIAPPONE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Takamatsu (Giappone), presentata da S.E. Mons. Francis Xavier Osamu Mizobe, S.D.B, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Takamatsu (Giappone) il Rev.do John Eijiro Suwa, del clero di Osaka, Moderatore e Parroco della zona pastorale di Kochi, Takamatsu.

Rev.do John Eijiro Suwa
Il Rev.do John Eijiro Suwa è nato l’8 luglio 1947 a Kobe, Prefettura di Osaka, arcidiocesi di Osaka. Compiuti gli studi secondari presso l’Istituto cattolico Rokko, è entrato nel Seminario Maggiore di Tokyo, dove ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia, prima di essere ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Osaka, il 26 novembre 1976.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1976-1979: Vicario parrocchiale di Sonoda; 1979-1981: Vicario parrocchiale di Kori; 1981-1983: Vicario parrocchiale di Shukugawa; 1983-1986: Vicario parrocchiale di Tamazukuri; 1986-1988: Rettore del Seminario Minore di Osaka; 1988-1989: Anno sabbatico nelle Filippine; 1989-1995: Parroco di Takatsuki; 1995-1997: Parroco di Sumiyoshi; 1997-2000: Parroco delle parrocchie di Nakayamate, Shimoyama e Nada; 2000-2002: Moderatore della zona pastorale Chuo di Kobe; 2002-2005: Parroco della zona pastorale di Chuo e Sumiyoshi; dal 2005: Inviato nella diocesi di Takamatsu per assistere S.E. Mons. Mizobe come Moderatore e Parroco della zona pastorale di Kochi.



NOMINA DEL VESCOVO DI OITA (GIAPPONE)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Oita (Giappone) il Rev.do Paul Sueo Hamaguchi, Parroco della Chiesa cattedrale di Takamatsu.

Rev.do Paul Sueo Hamaguchi
Il Rev.do Paul Sueo Hamaguchi è nato il 1° agosto 1948, a Higashi Shutsu, parrocchia di Shutsu, diocesi di Nagasaki. Ha frequentato la scuola media e superiore presso il Collegio Nanzan di Nagasaki. Terminati gli studi presso il Seminario San Sulpizio di Fukuoka, è stato ordinato sacerdote il 19 marzo 1975, incardinato nella diocesi di Nagasaki.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1975-1978: Vicario parrocchiale di Urakami; 1978-1984: Vicario parrocchiale di Shutsu; 1984-1992: Parroco di Oso; 1992-2002: Rettore del Seminario Minore di Nagasaki; 2002-2005: Parroco di Fukue e Membro del Consiglio presbiterale; dal 2005: trasferito nella diocesi di Takamatsu, è stato nominato Direttore dell’Uffici diocesano e Parroco di Komemeshima.










COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: VISITA AL SANTO PADRE DI SUA BEATITUDINE CHRYSOSTOMOS II, ARCIVESCOVO DI NEA GIUSTINIANA E TUTTA CIPRO

Il giorno 28 marzo Sua Santità il Papa Benedetto XVI riceverà in udienza Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nea Giustiniana e tutta Cipro, Primate della Chiesa ortodossa di Cipro.

Sua Beatitudine Chrysostomos II era già venuto in visita al Santo Padre e alla Chiesa di Roma dal 12 al 19 giugno 2007. Papa Benedetto XVI e l’Arcivescovo Chrysostomos II si erano poi rincontrati in diverse occasioni durante il viaggio apostolico del Santo Padre a Cipro dal 4 al 6 giugno 2010.

In occasione della sua permanenza a Roma, Sua Beatitudine Chrysostomos II si incontrerà anche con Sua Eminenza il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone.

L’Arcivescovo e il suo seguito avranno colloqui con il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

Prima della partenza da Roma, che avverrà il 30 marzo, l’Arcivescovo Chrysostomos incontrerà il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.










COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: VIA CRUCIS DEL VENERDÌ SANTO 2011 AL COLOSSEO

I testi di meditazione per le Stazioni della Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo di quest’anno sono stati composti, per incarico del Santo Padre, dalla Madre Maria Rita Piccione, Madre Preside della Federazione delle Monache Agostiniane, residente nel Monastero dei Santi Quattro Coronati a Roma.

Lo schema della Via Crucis sarà quello con le 14 Stazioni "tradizionali".

Le immagini che accompagneranno le diverse Stazioni, sul libretto (che sarà pubblicato a suo tempo) e nella trasmissione televisiva, saranno disegni realizzati da Suor Elena Manganelli, anch’essa monaca agostiniana, del Monastero di Lecceto (Siena).




















CONFERMA ALL’ELEZIONE DELL’ARCIVESCOVO MAGGIORE DI KYIV-HALYČ (UCRAINA)

Il Santo Padre ha concesso la conferma richiestaGli in conformità al canone 153 del CCEO da S.E. Mons. Sviatoslav Schevchuk, che il 23 marzo 2011 è stato eletto canonicamente Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč nel Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, riunitosi a Lviv (Ucraina).

S.B. Sviatoslav Schevchuk

Sua Beatitudine Sviatoslav Schevchuk è nato il 5 maggio 1970 a Styj nella regione di Lviv.

È stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1994. Ha conseguito la laurea in Teologia Morale presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino a Roma (1999).

Ha ricoperto vari incarichi, tra cui: Prefetto del Seminario "dello Spirito Santo" di Lviv (1999-2000); Vice-Decano della Facoltà di teologia dell’Accademia di Teologia di Lviv (2001); Vice-Rettore del Seminario "dello Spirito Santo" a Lviv (2000-2007) e in seguito Rettore del medesimo Seminario (2007).

Il 14 gennaio 2009 il Santo Padre lo ha nominato Vescovo titolare di Castra di Galba e Ausiliare dell’Eparchia di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires (Argentina). Il 7 aprile 2009 ha ricevuto l’ordinazione episcopale.

Il 10 marzo 2010 è stato nominato Amministratore Apostolico sede vacante dell’Eparchia di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires (Argentina).

















VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CHIESA SIRO-MALANKARESE DELL’INDIA


Alle ore 11.30 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI incontra il gruppo di Vescovi della Chiesa Siro-Malankarese, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Dear Brother Bishops,

I welcome all of you here today on the occasion of your pilgrimage ad Limina Apostolorum. I thank His Beatitude Baselios Cleemis for the devoted sentiments which he has addressed to me in your name. Through you, I extend greetings to all the priests, religious and lay faithful of your eparchies, and I wish to assure them of my prayers for their spiritual and material well-being. This time together is a privileged occasion to deepen the bonds of fraternity and communion between the See of Peter and the Syro-Malankara Church, happily promoted to Major Archiepiscopal Church by the Venerable John Paul II in 2005.

The apostolic traditions which you maintain enjoy their full spiritual fruitfulness when they are lived in union with the Church universal. In this sense, you rightly follow in the footsteps of the Servant of God Mar Ivanios, who led your predecessors and their faithful into full communion with the Catholic Church. Like your forefathers, you too are called, within the one household of God, to continue in firm fidelity to that which has been passed down to you. All Catholic Bishops share a proper concern for faithfulness to Jesus Christ and are desirous of that unity which he willed for his disciples (cf. Jn 17:11), while preserving their legitimate diversity. So it is that "the Catholic Church wishes the traditions of each particular Church or rite to remain whole and entire, and she likewise wishes to adapt her own way of life to the various needs of time and place" (Orientalium Ecclesiarum, 2). Each generation must confront the challenges to the Church in accordance with its capacities and in harmony with the rest of the Mystical Body of Christ. I encourage you, therefore, to foster an affection among your priests and people for the liturgical and spiritual heritage that has come down to you, while steadfastly building upon your communion with the See of Peter.

The deposit of faith handed down from the Apostles and faithfully transmitted to our times is a precious gift from the Lord. It is that message of salvation which has been revealed in the person of Jesus whose Spirit unites believers of every time and place, giving us fellowship with the Father and with his Son so that our joy may be complete (cf. 1 Jn 1:1-4). You and your priests are called to promote this fellowship through word and sacrament, and to strengthen it by a sound catechesis, so that the Word of Life, Jesus Christ, and the gift of divine life - communion with him - may be known throughout the world (cf. Verbum Domini, 2). Due to its ancient roots and distinguished history, Christianity in India has long made its proper contribution to culture and society, and to its religious and spiritual expressions. It is through a determination to live the Gospel, "the power of God for salvation to every one who has faith" (Rom 1:16), that those whom you serve will make a more effective contribution to the entire body of Christ and to Indian society, to the benefit of all. May your people continue to flourish by the preaching of God’s word and by the promotion of a fellowship based on the love of God.

I note the particular challenges to many of your parishes in providing proper pastoral care and mutual support, especially when there is not always a parish priest at hand. And yet, smaller parishes, bearing in mind the social reality Christians face in the broader cultural context, present their own opportunities for truly fraternal upbuilding and assistance. Small Christian communities have often, as you know, given outstanding witness in the history of the Church. Just as in apostolic times, the Church in our age will surely thrive in the presence of the living Christ, who has promised to be with us always (cf. Mt 28:20) and to sustain us (cf. 1 Cor 1:8). It is this divine presence which must remain at the centre of your people’s life, faith and witness, and which you their Pastors are called to watch over so that, even if they must live far from their community, they will not live far from Christ. Indeed, it is important to remember that Christian communities are "the proper setting where a personal and communal journey based on the word of God can occur and truly serve as the basis for our spiritual life" (Verbum Domini, 72).

One of the ways in which you exercise your role as teachers of the faith to the Christian community is through the catechetical and faith formation programmes taking place under your direction. Since "instruction should be based on holy scripture, tradition, liturgy, and on the teaching authority and life of the Church" (Christus Dominus, 14), I am pleased to note the variety and number of programmes that you currently employ. Along with the celebration of the sacraments, such programmes will help ensure that those in your care will always be able to give an account of the hope which is theirs in Christ. Indeed, catechesis and spiritual development are among the most important challenges which pastors of souls face, and so I warmly encourage you to persevere along the path you have chosen as you seek to form your people in a deeper knowledge and love of the faith, aided by God’s grace and by your humble trust in his providence.

With these thoughts, I renew my sentiments of fraternal affection and esteem for you. Invoking the intercession of Saint Thomas the Apostle, India’s great patron, I assure you of my prayers and willingly impart to you and to those entrusted to your care my Apostolic Blessing as a pledge of grace and peace in the Lord Jesus Christ.











UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CORSO SUL FORO INTERNO PROMOSSO DALLA PENITENZIERIA APOSTOLICA

Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula delle Benedizioni, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti al Corso sul Foro Interno, promosso dalla Penitenzieria Apostolica, e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari amici,

sono molto lieto di rivolgere a ciascuno di voi il più cordiale benvenuto. Saluto il Cardinale Fortunato Baldelli, Penitenziere Maggiore, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha indirizzato. Saluto il Reggente della Penitenzieria, Mons. Gianfranco Girotti, il personale, i collaboratori e tutti i partecipanti al Corso sul Foro Interno, che è diventato ormai un appuntamento tradizionale e un’importante occasione per approfondire i temi riguardanti il Sacramento della Penitenza.

Desidero soffermarmi con voi su un aspetto talora non sufficientemente considerato, ma di grande rilevanza spirituale e pastorale: il valore pedagogico della Confessione sacramentale. Se è vero che è sempre necessario salvaguardare l’oggettività degli effetti del Sacramento e la sua corretta celebrazione secondo le norme del Rito della Penitenza, non è fuori luogo riflettere su quanto esso possa educare la fede, sia del ministro, sia del penitente. La fedele e generosa disponibilità dei sacerdoti all’ascolto delle confessioni, sull’esempio dei grandi Santi della storia, da san Giovanni Maria Vianney a san Giovanni Bosco, da san Josemaría Escrivá a san Pio da Pietrelcina, da san Giuseppe Cafasso a san Leopoldo Mandić, indica a tutti noi come il confessionale possa essere un reale "luogo" di santificazione.

In che modo il Sacramento della Penitenza educa? In quale senso la sua celebrazione ha un valore pedagogico, innanzitutto per i ministri? Potremmo partire dal riconoscere che la missione sacerdotale costituisce un punto di osservazione unico e privilegiato, dal quale, quotidianamente, è dato di contemplare lo splendore della Misericordia divina. Quante volte nella celebrazione del Sacramento della Penitenza, il sacerdote assiste a veri e propri miracoli di conversione, che, rinnovando l’"incontro con un avvenimento, una Persona" (Lett. enc. Deus caritas est, 1), rafforzano la sua stessa fede. In fondo, confessare significa assistere a tante "professiones fidei" quanti sono i penitenti, e contemplare l’azione di Dio misericordioso nella storia, toccare con mano gli effetti salvifici della Croce e della Risurrezione di Cristo, in ogni tempo e per ogni uomo. Non raramente siamo posti davanti a veri e propri drammi esistenziali e spirituali, che non trovano risposta nelle parole degli uomini, ma sono abbracciati ed assunti dall’Amore divino, che perdona e trasforma: "Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve" (Is 1,18). Conoscere e, in certo modo, visitare l’abisso del cuore umano, anche negli aspetti oscuri, se da un lato mette alla prova l’umanità e la fede dello stesso sacerdote, dall’altro alimenta in lui la certezza che l’ultima parola sul male dell’uomo e della storia è di Dio, è della sua Misericordia, capace di far nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5). Quanto può imparare poi il sacerdote da penitenti esemplari per la loro vita spirituale, per la serietà con cui conducono l’esame di coscienza, per la trasparenza nel riconoscere il proprio peccato e per la docilità verso l’insegnamento della Chiesa e le indicazioni del confessore. Dall’amministrazione del Sacramento della Penitenza possiamo ricevere profonde lezioni di umiltà e di fede! E’ un richiamo molto forte per ciascun sacerdote alla coscienza della propria identità. Mai, unicamente in forza della nostra umanità, potremmo ascoltare le confessioni dei fratelli! Se essi si accostano a noi, è solo perché siamo sacerdoti, configurati a Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote, e resi capaci di agire nel suo Nome e nella sua Persona, di rendere realmente presente Dio che perdona, rinnova e trasforma. La celebrazione del Sacramento della Penitenza ha un valore pedagogico per il sacerdote, in ordine alla sua fede, alla verità e povertà della sua persona, e alimenta in lui la consapevolezza dell’identità sacramentale.

Qual è il valore pedagogico del Sacramento della Penitenza per i penitenti? Dobbiamo premettere che esso dipende, innanzitutto, dall’azione della Grazia e dagli effetti oggettivi del Sacramento nell’anima del fedele. Certamente la Riconciliazione sacramentale è uno dei momenti nei quali la libertà personale e la consapevolezza di sé sono chiamate ad esprimersi in modo particolarmente evidente. È forse anche per questo che, in un’epoca di relativismo e di conseguente attenuata consapevolezza del proprio essere, risulta indebolita anche la pratica sacramentale. L’esame di coscienza ha un importante valore pedagogico: esso educa a guardare con sincerità alla propria esistenza, a confrontarla con la verità del Vangelo e a valutarla con parametri non soltanto umani, ma mutuati dalla divina Rivelazione. Il confronto con i Comandamenti, con le Beatitudini e, soprattutto, con il Precetto dell’amore, costituisce la prima grande "scuola penitenziale".

Nel nostro tempo caratterizzato dal rumore, dalla distrazione e dalla solitudine, il colloquio del penitente con il confessore può rappresentare una delle poche, se non l’unica occasione per essere ascoltati davvero e in profondità. Cari sacerdoti, non trascurate di dare opportuno spazio all’esercizio del ministero della Penitenza nel confessionale: essere accolti ed ascoltati costituisce anche un segno umano dell’accoglienza e della bontà di Dio verso i suoi figli. L’integra confessione dei peccati, poi, educa il penitente all’umiltà, al riconoscimento della propria fragilità e, nel contempo, alla consapevolezza della necessità del perdono di Dio e alla fiducia che la Grazia divina può trasformare la vita. Allo stesso modo, l’ascolto delle ammonizioni e dei consigli del confessore è importante per il giudizio sugli atti, per il cammino spirituale e per la guarigione interiore del penitente. Non dimentichiamo quante conversioni e quante esistenze realmente sante sono iniziate in un confessionale! L’accoglienza della penitenza e l’ascolto delle parole "Io ti assolvo dai tuoi peccati" rappresentano, infine, una vera scuola di amore e di speranza, che guida alla piena confidenza nel Dio Amore rivelato in Gesù Cristo, alla responsabilità e all’impegno della continua conversione.

Cari sacerdoti, sperimentare noi per primi la Misericordia divina ed esserne umili strumenti, ci educhi ad una sempre più fedele celebrazione del Sacramento della Penitenza e ad una profonda gratitudine verso Dio, che "ha affidato a noi il ministero della riconciliazione" (1Cor 5,18), Alla Beata Vergine Maria, Mater misericordiae e Refugium peccatorum, affido i frutti del vostro Corso sul Foro interno e il ministero di tutti i Confessori, mentre con grande affetto vi benedico.











CONCESSIONE DELLA COMUNIONE ECCLESIASTICA AL PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI MARONITI





CONCESSIONE DELL’ECCLESIASTICA COMMUNIO


Il Santo Padre ha concesso la Ecclesiastica Communio richiestaGli in conformità al can. 76 § 2 del CCEO da Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, canonicamente eletto Patriarca di Antiochia dei Maroniti il 15 marzo 2011 nel Sinodo ei Vescovi della Chiesa Maronita riunitosi a Bkerké (Libano).

Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï

S.E. Mons. Béchara Raï, O.M.B.V.M., è nato a Himlaya il 25 febbraio 1940.

Ha compiuto gli studi secondari nel convento di Notre-Dame a Louayzé e gli studi filosofici e teologici a Roma presso la Pontificia Università Lateranense, dopo aver emesso i voti religiosi nell’Ordine Maronita della Beata Vergine Maria (Mariamita). Ha conseguito il dottorato in Diritto Canonico e la licenza in S. Teologia e per diversi anni è stato Direttore dello Scolasticato del suo Ordine a Roma.

È stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1967. Ha fondato l’Istituto delle lingue straniere a Louayzé. È stato Direttore della Scuola di Santa Rita a Dbayé e Giudice del Tribunale Patriarcale.

Il 2 maggio 1986, il Sinodo Patriarcale Maronita l’ha eletto Vicario Patriarcale con sede titolare di Cesarea di Filippo. È stato consacrato il 12 luglio 1986. Il 9 giugno 1990, è stato trasferito all’Eparchia di Jbeil (Byblos), di nuova erezione.

Ha partecipato a diversi Sinodi dei Vescovi a Roma, compresa l’ultima Assemblea Speciale per il Medio Oriente dell’ottobre 2010.

È stato membro del Sinodo Permanente e nel 2009, ha assunto la presidenza della Commissione della Chiesa Maronita per le Comunicazioni.

Il 15 marzo 2011 è stato eletto 77° Patriarca d’Antiochia dei Maroniti nel Sinodo Straordinario Elettivo, riunitosi dal 9 al 15 marzo nella sede patriarcale di Bkerké (Libano).



LETTERA DEL SANTO PADRE CON LA QUALE CONCEDE LA COMUNIONE ECCLESIASTICA A SUA BEATITUDINE BÉCHARA BOUTROS RAÏ, NUOVO PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI MARONITI

A Sa Béatitude Béchara Boutros Raï
Patriarche d’Antioche des Maronites

L’élection de Votre Béatitude au Siège Patriarcal d’Antioche des Maronites est un événement très spécial pour l’Eglise entière et Je reçois Votre demande de Communion Ecclésiastique avec une grande joie. Toute l’Eglise, particulièrement l’Eglise Maronite, rendent grâce à la Trinité Sainte pour le don qui vient d’être accordé en la personne de Votre Béatitude.

Je Vous adresse mes très fraternelles et cordiales félicitations. Ma fervente prière s’élève vers le Christ, Notre Seigneur et Notre Dieu, pour qu’Il Vous accompagne dans l’accomplissement de cette nouvelle mission.

De grand cœur, vénérable Frère, Je Vous accorde la Communion Ecclésiastique, conformément à la Tradition et aux vœux de l’Eglise Catholique. C’est la fierté de Votre Eglise d’être liée dès les origines au Successeur de Pierre. Pierre a été appelé par Jésus à garder dans l’unité, la vérité et l’amour Son Unique Eglise. Suivant une belle et antique tradition, le nom de Pierre est ajouté au prénom du Patriarche.

Je suis certain, Béatitude, qu’avec le bon conseil de Votre Prédécesseur, S.B. Em. le Cardinal Nasrallah Pierre Sfeir, et la collaboration des Pères de Votre Synode patriarcal, en communion avec le Collège épiscopal et surtout avec la force du Christ, Vainqueur du mal et de la mort par Sa Résurrection, Vous aurez toute l’ardeur, éclairée par la sagesse et tempérée par la prudence, pour guider l’Eglise Maronite. Parée de la gloire de Saint Maron et du cortège des Saints libanais, St Charbel, St Nimatullah, Ste Rafqa et le Bienheureux Estéphan, elle pourra aller à la rencontre de son Epoux, notre Sauveur.

Puisse le Seigneur Vous assister dans Votre ministère de "Père et de Chef" pour proclamer la Parole qui sauve, afin qu’Elle soit vécue et célébrée avec piété selon les antiques traditions spirituelles et liturgiques de l’Eglise Maronite! Que tous les fidèles qui Vous sont confiés, trouvent consolation dans Votre paternelle sollicitude!

Puisse la Sainte Mère de Dieu, Notre-Dame du Liban, la Vierge de l’Annonciation dont Vous portez le nom de Baptême faire de Vous un Messager d’unité afin que la Nation Libanaise - grâce également à la contribution de toutes les communautés religieuses présentes dans votre pays, et dans un élan œcuménique et interreligieux - accomplisse en Orient et dans le monde entier son rôle de solidarité et de paix.

Je Vous salue, Béatitude, "avec un baiser de charité " (1 P 5,14) dans le Seigneur Jésus, Pasteur bon et éternel, et en assurant ma prière pour toute l’Eglise confiée à vos soins, J’accorde à Vous-même et à tous, évêques, prêtres, religieux, religieuses et fidèles la plus large Bénédiction Apostolique.

Au Vatican, le 24 mars 2011

BENEDICTUS PP. XVI



RICHIESTA AL SANTO PADRE DELLA COMUNIONE ECCLESIASTICA DA PARTE DEL NUOVO PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI MARONITI

Très Saint Père,

J’ai l’honneur de porter à la connaissance de Votre Sainteté que le Synode des Evêques de l’Eglise Patriarcale Maronite s’est réuni du 9 au 15 mars courant. Il a consacré d’abord deux jours à une retraite spirituelle où nous avons invoqué les lumières du Saint Esprit. Puis le Synode a procédé à l’élection d’un nouveau Patriarche, et le choix des Evêques est tombé sur ma personne pour succéder à Sa Béatitude Eminentissime Mar Nasrallah-Pierre Cardinal Sfeir comme Patriarche d’Antioche et de tout l’Orient pour les Maronites.

Rendant grâce au Seigneur pour cette élection qui s’est déroulée dans une atmosphère de sérénité et de charité fraternelle, je viens, par les présentes, renouveler l’expression de ma fidélité à la foi catholique, de mon attachement au Saint Siège et à la personne de Votre Sainteté, et solliciter la concession de la communion ecclésiastique ainsi que Votre bénédiction Apostolique sur notre Eglise patriarcale Maronite, hiérarchie et fidèles.
+PetaloNero+
00sabato 26 marzo 2011 01:29
Benedetto XVI ai Vescovi della Chiesa siro-malankarese

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 25 marzo 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo il testo del discorso che il Pontefice ha pronunciato questo venerdì mattina ricevendo in udienza il gruppo di Vescovi della Chiesa siro-malankarese giunti a Roma per la loro visita “ad Limina Apostolorum”.

* * *

Cari Fratelli Vescovi,

porgo il benvenuto a tutti voi oggi, in occasione del vostro pellegrinaggio ad limina Apostolorum. Ringrazio Sua Beatitudine Baselios Cleemis per i sentimenti devoti che mi ha espresso a nome vostro. Attraverso di voi, saluto tutti i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici delle vostre eparchie e desidero assicurarli delle mie preghiere per il loro benessere spirituale e materiale. Questo tempo insieme è un’occasione privilegiata per approfondire i vincoli di fraternità e di comunione fra la Sede di Pietro e la Chiesa siro-malankarese, opportunamente elevata a Chiesa Arcivescovile Maggiore dal venerabile Giovanni Paolo II nel 2005.

Le tradizioni apostoliche che mantenete godono della piena fecondità spirituale quando vengono vissute in unione con la Chiesa universale. In questo senso, seguite giustamente le orme del Servo di Dio Mar Ivanios, che ha condotto i vostri predecessori e i loro fedeli alla piena comunione con la Chiesa cattolica. Come i vostri predecessori, anche voi siete chiamati, in seno all’unica famiglia di Dio, a proseguire in salda fedeltà ciò che vi è stato trasmesso. Tutti i Vescovi cattolici condividono una sollecitudine profonda per la fedeltà a Gesù Cristo e desiderano quell’unità che egli ha voluto per suoi discepoli (cfr. Gv 17, 11), pur conservando la loro legittima diversità. «È infatti intenzione della Chiesa cattolica che rimangano salve e integre le tradizioni di ogni Chiesa o rito particolare; parimenti essa vuole adattare il suo tenore di vita alle varie necessità dei tempi e dei luoghi» (Orientalium ecclesiarum, n. 2). Ogni generazione deve affrontare le sfide poste alla Chiesa secondo le proprie capacità e in armonia con il resto del Corpo Mistico di Cristo. Vi incoraggio, dunque, a promuovere fra i vostri sacerdoti e fedeli l’affetto per l’eredità liturgica e spirituale che vi è stata trasmessa, basandovi costantemente sulla comunione con la Sede di Pietro.

Il deposito di fede tramandato dagli Apostoli e trasmesso fedelmente fino ai nostri giorni è un dono prezioso del Signore. È quel messaggio di salvezza che è stato rivelato nella persona di Gesù, il cui Spirito unisce credenti di ogni tempo e luogo, offrendoci la comunione con il Padre e con suo Figlio affinché la nostra gioia possa essere completa (cfr. 1 Gv 1, 1-4). Voi e i vostri sacerdoti siete chiamati a promuovere questa comunione attraverso la parola e il sacramento e a rafforzarla con una salda catechesi cosicché la Parola di Vita, Gesù Cristo, e il dono della vita divina, la comunione con Lui, possano essere conosciute in tutto il mondo (cfr. Verbum Domini, 2). Per le sue radici antiche e per la sua storia particolare, il cristianesimo in India apporta da tempo il suo contributo alla cultura e alla società e alle espressioni religiose e spirituali. È attraverso la determinazione a vivere il Vangelo, «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1, 16) che quanti servite daranno un contributo ancor più efficace a tutto il Corpo di Cristo e alla società indiana, a beneficio di tutti. Che il vostro popolo continui a prosperare mediante la predicazione della parola di Dio e la promozione di una comunione basata sull’amore di Dio.

Osservo le sfide particolari che molte delle vostre parrocchie devono affrontare nell’offrire un’appropriata sollecitudine pastorale e un sostegno reciproco, in particolare quando non è sempre disponibile un parroco. Tuttavia, le parrocchie più piccole, ricordando la realtà sociale che i cristiani affrontano nel contesto culturale più ampio, hanno a loro volta opportunità per una edificazione e un’assistenza autenticamente fraterne. Come sapete, le piccole comunità cristiane spesso hanno reso una testimonianza eccezionale nella storia della Chiesa. Proprio come nei tempi apostolici, la Chiesa nella nostra epoca prospererà sicuramente alla presenza del Cristo vivente, che ha promesso di essere con noi sempre (cfr. Mt 28, 20) e di sostenerci (cfr. 1 Cor 1, 8). È la presenza divina che deve restare al centro della vita, della fede e della testimonianza dei vostri fedeli e sulla quale voi, loro pastori, siete chiamati a vegliare affinché, anche se dovessero vivere fuori dalla comunità, non vivranno però lontani da Cristo. Infatti, è importante ricordare che le comunità cristiane sono «ambito proprio in cui percorrere un itinerario personale e comunitario nei confronti della Parola di Dio, così che questa sia veramente a fondamento della vita spirituale» (Verbum Domini, 72).

Uno dei modi in cui svolgete il vostro ruolo di maestri della fede nella comunità cristiana è costituito dai programmi di formazione catechetica e religiosa sotto la vostra direzione. Poiché «questo insegnamento è basato sulla sacra Scrittura, sulla tradizione, sulla liturgia, sul magistero e sulla vita della Chiesa» (cfr. Christus Dominus, 14), sono lieto di osservare la varietà e il numero di programmi che impiegate attualmente. Insieme con la celebrazione dei sacramenti, questi programmi contribuiranno a garantire che quanti sono affidati alla vostra sollecitudine saranno sempre in grado di dare conto della loro speranza che è in Cristo. Infatti, la catechesi e lo sviluppo spirituale sono fra le sfide più importanti che i Pastori di anime affrontano, e così vi incoraggio con affetto a perseverare lungo il cammino che avete scelto, mentre cercate di istillare nel vostro popolo una conoscenza e un amore più profondi della fede, aiutati dalla grazia di Dio e dalla vostra umile fiducia nella sua provvidenza.

Con questi pensieri, vi rinnovo i miei sentimenti di affetto fraterno e di stima. Invocando l’intercessione di san Tommaso Apostolo, grande patrono dell’India, vi assicuro delle mie preghiere e imparto volentieri a voi e a quanti sono affidati alla vostra sollecitudine la mia Benedizione Apostolica, quale pegno di grazia e di pace nel Signore Gesù Cristo.

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]










VIDEO-MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELLA SERATA CONCLUSIVA DEL "CORTILE DEI GENTILI" A PARIGI (24-25 MARZO 2011)



Si chiude questa sera a Parigi la due giorni sul tema Illuminismo, religione, ragione comune, primo evento ufficiale dell’iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura denominata "Cortile dei Gentili", una struttura permanente d’incontro e di dialogo fra credenti e non credenti.

La manifestazione conclusiva dell’inaugurazione del "Cortile dei Gentili" è dedicata ai giovani, e inizia alle ore 19.45 sul sagrato della Cattedrale di Notre-Dame de Paris.

Nel corso dell’evento dal titolo Sul sagrato dello Sconosciuto, che prevede momenti di musica, spettacolo, testimonianze, suoni e luci – e che si svolge contemporaneamente ad una veglia di preghiera animata dalla Comunità di Taizé all’interno della Cattedrale – viene trasmesso su schermi giganti un messaggio del Santo Padre Benedetto XVI, indirizzato in particolare ai giovani. Ne riportiamo di seguito il testo:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


Cari giovani, cari amici!

So che vi siete riuniti numerosi sul sagrato di Notre-Dame de Paris, su invito del Cardinale André Vingt-Trois, Arcivescovo di Parigi, e del Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Vi saluto tutti, senza dimenticare i fratelli e gli amici della Comunità di Taizé. Sono grato al Pontificio Consiglio per aver ripreso e sviluppato il mio invito ad aprire, nella Chiesa, dei "Cortili dei gentili", immagine che richiama quello spazio aperto sulla vasta spianata vicino al Tempio di Gerusalemme, che permetteva a tutti coloro che non condividevano la fede di Israele di avvicinarsi al Tempio e di interrogarsi sulla religione. In quel luogo, essi potevano incontrare degli scribi, parlare della fede ed anche pregare il Dio ignoto. E se, all’epoca, il Cortile era allo stesso tempo un luogo di esclusione, poiché i "Gentili" non avevano il diritto di entrare nello spazio sacro, Cristo Gesù è venuto per "abbattere il muro di separazione che divideva" ebrei e gentili, "per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunziare pace …" (Ef 2, 14-17), come ci dice san Paolo.

Nel cuore della "Città delle Luci", davanti a questo magnifico capolavoro della cultura religiosa francese, Notre-Dame di Paris, un grande spazio si apre per dare nuovo impulso all’incontro rispettoso ed amichevole tra persone di convinzioni diverse. Giovani, credenti e non credenti presenti questa sera, voi volete stare insieme, questa sera come nella vita di tutti i giorni, per incontrarvi e dialogare a partire dai grandi interrogativi dell’esistenza umana. Al giorno d’oggi, molti riconoscono di non appartenere ad alcuna religione, ma desiderano un mondo nuovo e più libero, più giusto e più solidale, più pacifico e più felice. Nel rivolgermi a voi, prendo in considerazione tutto ciò che avete da dirvi: voi non credenti, volete interpellare i credenti, esigendo da loro, in particolare, la testimonianza di una vita che sia coerente con ciò che essi professano e rifiutando qualsiasi deviazione della religione che la renda disumana. Voi credenti, volete dire ai vostri amici che questo tesoro racchiuso in voi merita una condivisione, un’interrogativo, una riflessione. La questione di Dio non è un pericolo per la società, essa non mette in pericolo la vita umana! La questione di Dio non deve essere assente dai grandi interrogativi del nostro tempo.

Cari amici, siete chiamati a costruire dei ponti tra voi. Sappiate cogliere l’opportunità che vi si presenta per trovare, nel profondo delle vostre coscienze, in una riflessione solida e ragionata, le vie di un dialogo precursore e profondo. Avete tanto da dirvi gli uni agli altri. Non chiudete la vostra coscienza di fronte alle sfide e ai problemi che avete davanti.

Credo profondamente che l’incontro tra la realtà della fede e quella della ragione permetta all’uomo di trovare se stesso. Ma troppo spesso la ragione si piega alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscere quest’ultima come criterio ultimo. La ricerca della verità non è facile. E se ciascuno è chiamato a decidersi, con coraggio, a favore della verità, è perché non esistono scorciatoie verso la felicità e la bellezza di una vita compiuta. Gesù lo dice nel Vangelo: "La verità vi renderà liberi".

Spetta a voi, cari giovani, far sì che, nel vostro Paese e in Europa, credenti e non credenti ritrovino la via del dialogo. Le religioni non possono aver paura di una laicità giusta, di una laicità aperta che permette a ciascuno di vivere ciò che crede, secondo la propria coscienza. Se si tratta di costruire un mondo di libertà, di uguaglianza e di fraternità, credenti e non credenti devono sentirsi liberi di essere tali, eguali nei loro diritti a vivere la propria vita personale e comunitaria restando fedeli alla proprie convinzioni, e devono essere fratelli tra loro.

Una delle ragion d’essere di questo Cortile dei Gentili è quella di operare a favore di questa fraternità al di là delle convinzioni, ma senza negarne le differenze. E, ancor più profondamente, riconoscendo che solo Dio, in Cristo, ci libera interiormente e ci dona la possibilità di incontrarci davvero come fratelli.

Il primo degli atteggiamenti da assumere o delle azioni che potete compiere insieme è rispettare, aiutare ed amare ogni essere umano, poiché esso è una creatura di Dio e in un certo modo la strada che conduce a Lui. Portando avanti ciò che vivete questa sera, contribuite ad abbattere le barriere della paura dell’altro, dello straniero, di colui che non vi assomiglia, paura che spesso nasce dall’ignoranza reciproca, dallo scetticismo o dall’indifferenza. Siate attenti a rafforzare i legami con tutti i giovani senza distinzioni, vale a dire non dimenticando coloro che vivono in povertà o in solitudine, coloro che soffrono per la disoccupazione, che attraversano la malattia o che si sentono ai margini della società.

Cari giovani, non è solo la vostra esperienza di vita che potete condividere, ma anche il vostro modo di avvicinarvi alla preghiera. Credenti e non credenti, presenti su questo sagrato dell’Ignoto, siete invitati ad entrare anche all’interno dello spazio sacro, a varcare il magnifico portale di Notre-Dame e ad entrare nella cattedrale per un momento di preghiera. Per alcuni di voi, questa preghiera sarà una preghiera ad un Dio conosciuto nella fede, ma per gli altri essa potrà essere anche una preghiera al Dio Ignoto. Cari giovani non credenti, unendovi a coloro che stanno pregando all’interno di Notre-Dame, in questo giorno dell’Annunciazione del Signore, aprite i vostri cuori ai testi sacri, lasciatevi interpellare dalla bellezza dei canti e, se lo volete davvero, lasciate che i sentimenti racchiusi in voi si elevino verso il Dio Ignoto.

Sono lieto di aver potuto rivolgermi a voi questa sera per questo momento inaugurale del Cortile dei Gentili. Spero che vorrete rispondere ad altri appuntamenti che ho fissato, in particolare alla Giornata Mondiale della Gioventù, quest’estate, a Madrid. Il Dio che i credenti imparano a conoscere vi invita a scoprirLo e vivere di Lui sempre più. Non abbiate paura! Sulla strada che percorrete insieme verso un mondo nuovo, siate cercatori dell’Assoluto e cercatori di Dio, anche voi per i quali Dio è il Dio Ignoto.

E che Colui che ama tutti e ciascuno di voi vi benedica e vi protegga. Egli conta su di voi per prendersi cura degli altri e dell’avvenire, e voi potete contare su di Lui!







+PetaloNero+
00sabato 26 marzo 2011 16:03
LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

S.E. Mons. Abraham Julios Kackanatt, Vescovo di Muvattupuzha dei Siro-Malankaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Geevarghese Divannasios Ottathengil, Vescovo di Puthur dei Siro-Malankaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Joseph Thomas Konnath, Vescovo di Battery dei Siro-Malankaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Jacob Barnabas Aerath, O.I.C., Vescovo tit. di Bapara, Visitatore Apostolico per i Fedeli Siro-Malankaresi dell’India fuori del "territorium proprium".

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:
Partecipanti al Pellegrinaggio della Diocesi di Terni-Narni-Amelia (Italia).

Il Santo Padre ha ricevuto ieri in Udienza:
S.E. Mons. Gerhard Ludwig Müller, Vescovo di Regensburg (Germania).













UDIENZA AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO DELLA DIOCESI DI TERNI-NARNI-AMELIA (ITALIA)


Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti al Pellegrinaggio della diocesi di Terni-Narni-Amelia (Italia) nel 30° anniversario della visita del Papa Giovanni Paolo II alle Acciaierie della Città.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

sono molto lieto di accogliervi questa mattina e di rivolgere il mio cordiale saluto alle autorità presenti, alle lavoratrici e ai lavoratori e a voi tutti che siete venuti pellegrini alla sede di Pietro. Un saluto particolare al vostro Vescovo, Mons. Vincenzo Paglia, che ringrazio per le parole rivoltemi anche a nome vostro. Siete venuti numerosi a questo incontro - mi dispiace che alcuni non siano più potuti entrare -, cogliendo l’occasione del trentesimo anniversario della visita di Giovanni Paolo II a Terni. Oggi, vogliamo ricordarlo in maniera speciale per l’amore che mostrò per il mondo del lavoro; quasi lo sentiamo ripetere le prime parole che pronunciò appena giunto a Terni: "Scopo precipuo di questa visita, che si svolge nel giorno di San Giuseppe … è di portare una parola di incoraggiamento a tutti i lavoratori ed esprimere loro la mia solidarietà, la mia amicizia e il mio affetto" (Discorso alle autorità, Terni, 19 marzo 1981). Faccio miei questi sentimenti, e di cuore abbraccio tutti voi e le vostre famiglie. Nel giorno della mia elezione, mi sono presentato anch’io con convinzione come un "umile lavoratore nella vigna del Signore", ed oggi, assieme a voi, vorrei ricordare tutti i lavoratori e affidarli alla protezione di san Giuseppe lavoratore.

Terni è segnata dalla presenza di una delle più grandi fabbriche dell’acciaio, che ha contribuito alla crescita di una significativa realtà operaia. Un cammino segnato da luci, ma anche da momenti difficili, come quello che stiamo vivendo oggi. La crisi dell’assetto industriale sta mettendo a dura prova la vita della Città, che deve ripensare il suo futuro. In tutto questo viene coinvolta anche la vostra vita di lavoratori e quella delle vostre famiglie. Nelle parole del vostro Vescovo ho sentito l’eco delle preoccupazioni che portate nel cuore. So che la Chiesa diocesana le fa sue e sente la responsabilità di esservi accanto per comunicarvi la speranza del Vangelo e la forza per edificare una società più giusta e più degna dell’uomo. E lo fa a partire dalla sorgente, dall’Eucaristia. Nella sua prima lettera pastorale, L’Eucaristia salva il mondo, il vostro Vescovo vi ha indicato quale è la sorgente da cui attingere e a cui tornare per vivere la gioia della fede e la passione per migliorare il mondo. L’Eucaristia della Domenica è diventata così il fulcro dell’azione pastorale della Diocesi. E’ una scelta che ha portato i suoi frutti; è cresciuta la partecipazione all’Eucarestia domenicale, dalla quale parte l’impegno della Diocesi per il cammino della vostra Terra. Dall’Eucaristia, infatti, in cui Cristo si rende presente nel suo atto supremo di amore per tutti noi, impariamo ad abitare da cristiani la società, per renderla più accogliente, più solidale, più attenta ai bisogni di tutti, particolarmente dei più deboli, più ricca di amore. Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire, definiva i cristiani coloro che "vivono secondo la Domenica" (iuxta dominicum viventes), ossia "secondo l’Eucaristia". Vivere in maniera "eucaristica" significa vivere come un unico Corpo, un’unica famiglia, una società compaginata dall’amore. L’esortazione ad essere "eucaristici" non è un semplice invito morale rivolto a singoli individui, ma è molto di più: è l’esortazione a partecipare al dinamismo stesso di Gesù che offre la sua vita per gli altri, perché tutti siano una cosa sola.

In questo orizzonte si colloca anche il tema del lavoro, che oggi vi preoccupa, con i suoi problemi, soprattutto quello della disoccupazione. E’ importante tenere sempre presente che il lavoro è uno degli elementi fondamentali sia della persona umana, che della società. Le difficili o precarie condizioni del lavoro rendono difficili e precarie le condizioni della società stessa, le condizioni di un vivere ordinato secondo le esigenze del bene comune. Nell’Enciclica Caritas in veritate - come ricordava Mons. Paglia - ho esortato a non lasciare di "perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti" (n. 32). Vorrei ricordare anche il grave problema della sicurezza sul lavoro. So che più volte avete dovuto affrontare anche questa tragica realtà. Occorre mettere in campo ogni sforzo perché la catena delle morti e degli incidenti venga spezzata. E che dire poi della precarietà del lavoro, soprattutto quando riguarda il mondo giovanile? E’ un aspetto che non manca di creare angoscia in tante famiglie! Il Vescovo accennava anche alla difficile situazione dell’industria chimica della vostra Città, come pure ai problemi nel settore siderurgico. Vi sono particolarmente vicino, mettendo nelle mani di Dio tutte le vostre ansie e preoccupazioni, e auspico che, nella logica della gratuità e della solidarietà, si possano superare questi momenti, affinché sia assicurato un lavoro sicuro, dignitoso e stabile.

Il lavoro, cari amici, aiuta ad essere più vicini a Dio e agli altri. Gesù stesso è stato lavoratore, anzi ha passato buona parte della sua vita terrena a Nazaret, nella bottega di Giuseppe. L’evangelista Matteo ricorda che la gente parlava di Gesù come del "figlio del falegname" (Mt 13,55) e Giovanni Paolo II a Terni parlò del "Vangelo del lavoro", affermando che era "scritto soprattutto dal fatto che il Figlio di Dio, diventando uomo, ha lavorato con le proprie mani. Anzi, il suo lavoro, che è stato un vero lavoro fisico, ha occupato la maggior parte della sua vita su questa terra, ed è così entrato nell’opera della redenzione dell’uomo e del mondo" (Discorso ai lavoratori, Terni, 19 marzo 1981). Già questo ci parla della dignità del lavoro, anzi della dignità specifica del lavoro umano che viene inserito nel mistero stesso della redenzione. E’ importante comprenderlo in questa prospettiva cristiana. Spesso, invece, viene visto solo come strumento di guadagno, se non addirittura, in varie situazioni nel mondo, come mezzo di sfruttamento e quindi di offesa alla stessa dignità della persona. Vorrei accennare pure al problema del lavoro nella Domenica. Purtroppo nelle nostre società il ritmo del consumo rischia di rubarci anche il senso della festa e della Domenica come giorno del Signore e della comunità.

Cari lavoratori e lavoratrici, cari amici tutti, vorrei terminare queste mie brevi parole dicendovi che la Chiesa sostiene, conforta, incoraggia ogni sforzo diretto a garantire a tutti un lavoro sicuro, dignitoso e stabile. Il Papa vi è vicino, è accanto alle vostre famiglie, ai vostri bambini, ai vostri giovani, ai vostri anziani e vi porta tutti nel cuore davanti a Dio. Il Signore benedica voi, il vostro lavoro e il vostro futuro. Grazie.

+PetaloNero+
00domenica 27 marzo 2011 16:48
VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AL SACRARIO DELLE FOSSE ARDEATINE


Alle ore 10 di questa mattina, accogliendo l’invito dell’Associazione Nazionale tra le Famiglie Italiane dei Martiri caduti per la libertà della Patria (A.N.F.I.M.), il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita privata al Sacrario delle Fosse Ardeatine, nel 67.mo anniversario dell’eccidio.

Ad accogliere il Papa al Sacrario sono il Card. Agostino Vallini, Vicario Generale per la diocesi di Roma; il Card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo (figlio del Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, caduto nella strage nazista del 24 marzo 1944 che fece 335 vittime); il Gen. Vittorio Barbato, Commissario Generale per le Onoranze ai Caduti in guerra; il Cap. Francesco Sardone, Direttore del Mausoleo; la Signora Rosina Stame, Presidente nazionale dell’A.N.F.I.M. e il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, prof. Riccardo Di Segni.

Deposto un cesto di fiori davanti alla lapide che ricorda l’eccidio, il Santo Padre attraversa le grotte e raggiunge l’interno del Sacrario, inginocchiandosi davanti alle tombe. Successivamente il Papa e il Rabbino Capo recitano una preghiera per i defunti.

Uscendo, il Santo Padre appone la sua firma al Libro dei visitatori e - prima di congedarsi alle ore 11 per far rientro in Vaticano - sul Piazzale antistante il Sacrario rivolge un saluto ai Familiari delle Vittime e a tutti i presenti. Ne riportiamo di seguito il testo:




PAROLE DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Molto volentieri ho accolto l’invito dell’"Associazione Nazionale tra le Famiglie Italiane dei Martiri caduti per la libertà della Patria" a compiere un pellegrinaggio a questo sacrario, caro a tutti gli italiani, particolarmente al popolo romano. Saluto il Cardinale Vicario, il Rabbino Capo, il Presidente dell’Associazione, il Commissario Generale, il Direttore del Mausoleo e, in modo speciale, i familiari delle vittime, come pure tutti i presenti.

"Credo in Dio e nell’Italia / credo nella risurrezione / dei martiri e degli eroi / credo nella rinascita / della patria e nella / libertà del popolo". Queste parole sono state incise sulla parete di una cella di tortura, in Via Tasso, a Roma, durante l’occupazione nazista. Sono il testamento di una persona ignota, che in quella cella fu imprigionata, e dimostrano che lo spirito umano rimane libero anche nelle condizioni più dure. "Credo in Dio e nell’Italia": questa espressione mi ha colpito anche perché quest’anno ricorre il 150° anniversario dell’unità d’Italia, ma soprattutto perché afferma il primato della fede, dalla quale attingere la fiducia e la speranza per l’Italia e per il suo futuro. Ciò che qui è avvenuto il 24 marzo 1944 è offesa gravissima a Dio, perché è la violenza deliberata dell’uomo sull’uomo. E’ l’effetto più esecrabile della guerra, di ogni guerra, mentre Dio è vita, pace, comunione.

Come i miei Predecessori, sono venuto qui a pregare e a rinnovare la memoria. Sono venuto ad invocare la divina Misericordia, che sola può colmare i vuoti, le voragini aperte dagli uomini quando, spinti dalla cieca violenza, rinnegano la propria dignità di figli di Dio e fratelli tra loro. Anch’io, come Vescovo di Roma, città consacrata dal sangue dei martiri del Vangelo dell’Amore, vengo a rendere omaggio a questi fratelli, uccisi a poca distanza dalle antiche catacombe.

"Credo in Dio e nell’Italia". In quel testamento inciso in un luogo di violenza e di morte, il legame tra la fede e l’amore della patria appare in tutta la sua purezza, senza alcuna retorica. Chi ha scritto quelle parole l’ha fatto solo per intima convinzione, come estrema testimonianza alla verità creduta, che rende regale l’animo umano anche nell’estremo abbassamento. Ogni uomo è chiamato a realizzare in questo modo la propria dignità: testimoniando quella verità che riconosce con la propria coscienza.

Un’altra testimonianza mi ha colpito, e questa fu ritrovata proprio nelle Fosse Ardeatine. Un foglio di carta su cui un caduto aveva scritto: "Dio mio grande Padre, noi ti preghiamo affinché tu possa proteggere gli ebrei dalle barbare persecuzioni. 1 Pater noster, 10 Ave Maria, 1 Gloria Patri". In quel momento così tragico, così disumano, nel cuore di quella persona c’era l’invocazione più alta: "Dio mio grande Padre". Padre di tutti! Come sulle labbra di Gesù, morente sulla croce: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". In quel nome, "Padre", c’è la garanzia sicura della speranza; la possibilità di un futuro diverso, libero dall’odio e dalla vendetta, un futuro di libertà e di fraternità, per Roma, l’Italia, l’Europa, il mondo. Sì, dovunque sia, in ogni continente, a qualunque popolo appartenga, l’uomo è figlio di quel Padre che è nei cieli, è fratello di tutti in umanità. Ma questo essere figlio e fratello non è scontato. Lo dimostrano purtroppo anche le Fosse Ardeatine. Bisogna volerlo, bisogna dire sì al bene e no al male. Bisogna credere nel Dio dell’amore e della vita, e rigettare ogni altra falsa immagine divina, che tradisce il suo santo Nome e tradisce di conseguenza l’uomo, fatto a sua immagine.

Perciò, in questo luogo, doloroso memoriale del male più orrendo, la risposta più vera è quella di prendersi per mano, come fratelli, e dire: Padre nostro, noi crediamo in Te, e con la forza del tuo amore vogliamo camminare insieme, in pace, a Roma, in Italia, in Europa, nel mondo intero. Amen.


















LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Di ritorno dalla visita al Sacrario delle Fosse Ardeatine, a mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana nella III domenica di Quaresima:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Questa III Domenica di Quaresima è caratterizzata dal celebre dialogo di Gesù con la donna Samaritana, raccontato dall’evangelista Giovanni. La donna si recava tutti i giorni ad attingere acqua ad un antico pozzo, risalente al patriarca Giacobbe, e quel giorno vi trovò Gesù, seduto, "affaticato per il viaggio" (Gv 4,6). Sant’Agostino commenta: "Non per nulla Gesù si stanca … La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato … Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci" (In Ioh. Ev., 15, 2). La stanchezza di Gesù, segno della sua vera umanità, può essere vista come un preludio della passione, con la quale Egli ha portato a compimento l’opera della nostra redenzione. In particolare, nell’incontro con la Samaritana al pozzo, emerge il tema della "sete" di Cristo, che culmina nel grido sulla croce: "Ho sete" (Gv 19,28). Certamente questa sete, come la stanchezza, ha una base fisica. Ma Gesù, come dice ancora Agostino, "aveva sete della fede di quella donna" (In Ioh. Ev. 15, 11), come della fede di tutti noi. Dio Padre lo ha mandato a saziare la nostra sete di vita eterna, donandoci il suo amore, ma per farci questo dono Gesù chiede la nostra fede. L’onnipotenza dell’Amore rispetta sempre la libertà dell’uomo; bussa al suo cuore e attende con pazienza la sua risposta.

Nell’incontro con la Samaritana risalta in primo piano il simbolo dell’acqua, che allude chiaramente al sacramento del Battesimo, sorgente di vita nuova per la fede nella Grazia di Dio. Questo Vangelo, infatti, - come ho ricordato nella Catechesi del Mercoledì delle Ceneri - fa parte dell’antico itinerario di preparazione dei catecumeni all’iniziazione cristiana, che avveniva nella grande Veglia della notte di Pasqua. "Chi berrà dell’acqua che io gli darò – dice Gesù – non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4,14). Quest’acqua rappresenta lo Spirito Santo, il "dono" per eccellenza che Gesù è venuto a portare da parte di Dio Padre. Chi rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo, cioè nel Battesimo, entra in una relazione reale con Dio, una relazione filiale, e può adorarLo "in spirito e verità" (Gv 4,23.24), come rivela ancora Gesù alla donna Samaritana. Grazie all’incontro con Gesù Cristo e al dono dello Spirito Santo, la fede dell’uomo giunge al suo compimento, come risposta alla pienezza della rivelazione di Dio.

Ognuno di noi può immedesimarsi con la donna Samaritana: Gesù ci aspetta, specialmente in questo tempo di Quaresima, per parlare al nostro, al mio cuore. Fermiamoci un momento in silenzio, nella nostra stanza, o in una chiesa, o in un luogo appartato. Ascoltiamo la sua voce che ci dice: "Se tu conoscessi il dono di Dio…". Ci aiuti la Vergine Maria a non mancare a questo appuntamento, da cui dipende la nostra vera felicità.



DOPO L’ANGELUS


Di fronte alle notizie, sempre più drammatiche, che provengono dalla Libia, cresce la mia trepidazione per l’incolumità e la sicurezza della popolazione civile e la mia apprensione per gli sviluppi della situazione, attualmente segnata dall’uso delle armi. Nei momenti di maggiore tensione si fa più urgente l’esigenza di ricorrere ad ogni mezzo di cui dispone l’azione diplomatica e di sostenere anche il più debole segnale di apertura e di volontà di riconciliazione fra tutte le Parti coinvolte, nella ricerca di soluzioni pacifiche e durature.

In questa prospettiva, mentre elevo al Signore la mia preghiera per un ritorno alla concordia in Libia e nell’intera Regione nordafricana, rivolgo un accorato appello agli organismi internazionali e a quanti hanno responsabilità politiche e militari, per l’immediato avvio di un dialogo, che sospenda l’uso delle armi.

Il mio pensiero si indirizza, infine, alle Autorità ed ai cittadini del Medio Oriente, dove nei giorni scorsi si sono verificati diversi episodi di violenza, perché anche là sia privilegiata la via del dialogo e della riconciliazione nella ricerca di una convivenza giusta e fraterna.



En ce dimanche, chers pèlerins francophones, Jésus se présente à nous comme un mendiant : « Donne-moi à boire ! ». Prenons le temps d’écouter son appel. Saurons-nous, comme la Samaritaine, Le reconnaître comme l’unique source de vie qui répond à la quête profonde de l’homme ? Oui, seule l’eau qu’Il donne peut étancher notre soif de bien, de vérité, de beauté ! Laissons de côté l’idolâtrie du bien-être matériel et de l’éphémère qui laisse le cœur inquiet et vide. Soyons attentifs et accueillants aux besoins des autres pour partager avec eux. Chers amis, en donnant plus de temps à la prière, puissions-nous être des adorateurs en esprit et en vérité et des témoins joyeux du Dieu vivant ! Avec ma bénédiction pour vous et pour vos familles !

I offer a warm greeting to all the English-speaking visitors present for this Angelus prayer. In today’s Gospel Jesus speaks to the Samaritan women of the gift of the Holy Spirit, the water which wells up to eternal life in those who believe. Through our Lenten observance may all of us be renewed in the grace of our Baptism and prepare with hearts renewed to celebrate the gift of new life at Easter. Upon you and your families I invoke God’s blessings of joy and peace!

Mit Freude grüße ich alle Brüder und Schwestern deutscher Sprache, insbesondere die Pilger aus Mannheim und die Teilnehmer an der Siebenkirchenwallfahrt des Collegium Germanicum et Hungaricum. Wasser und Nahrung sind für den Menschen lebensnotwendig. Doch in unserem Inneren verspüren wir einen tieferen Hunger und Durst. Jesus will diese verschüttete Sehnsucht nach dem Wahren, Schönen und Guten, nach Gott in uns wieder wachrufen. Wo wir durch Sünde und Gottferne auszutrocknen drohen, gibt er sich selbst als das Wasser, das in uns zur sprudelnden Quelle wird und wirkliches Leben schenkt. Lassen wir die Frische seiner Liebe in uns neu lebendig werden. Der Herr segne euch alle.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular al grupo del Instituto Sofía Casanova, de Ferrol. En este tercer domingo de Cuaresma, la liturgia nos presenta el diálogo de Jesús con la samaritana. El Señor ofrece agua de vida que apaga toda sed; agua que es su mismo Espíritu y se nos comunica en el Bautismo. Os animo para que en este tiempo, renovando los compromisos de fe, os encontréis con el Mesías que colma de gracia y verdad, y podáis ofrecer el culto de alabanza que brota de un discípulo fiel. Feliz domingo.

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, em particular a comunidade romana dos fiéis brasileiros, que está realizando a sua peregrinação quaresmal, e os alunos e professores do Colégio de São Tomás em Lisboa, que recordam a minha Visita a Portugal do ano passado. Agradecido pela vossa presença e união na oração, desejo a todos a água viva que Jesus ofereceu à Samaritana, dizendo-lhe que a mesma se torna uma fonte que jorra para a vida eterna. Que Deus vos guarde e abençoe!

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Dziś św. Paweł przypomina nam, że „Bóg okazuje nam swoją miłość przez to, że Chrystus umarł za nas, gdyśmy byli jeszcze grzesznikami" (Rz 5, 8). Jest to wezwanie, abyśmy pokonując w sobie grzech, coraz pełniej odpowiadali na tę uprzedzającą miłość Boga. Niech nam w tym pomaga czas Wielkiego Postu. Niech Bóg wam błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Oggi san Paolo ci ricorda che "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5, 8). é un invito affinché, vincendo il peccato in noi, sempre più pienamente rispondiamo al preveniente amore di Dio. Il tempo della Quaresima, favorisca questo itinerario spirituale. Dio vi benedica!]

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z farnosti svätého Šimona a Júdu v Hornej Ždani. Bratia a sestry, Pôstne obdobie nás pobáda, aby sme uznali v Ježišovi Kristovi našu najväčšiu nádej. Pozývam vás, aby ste boli vo svete vernými svedkami jeho Radostnej zvesti o vykúpení. Zo srdca vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti dalla Parrocchia dei Santi Simone e Giuda di Horná Ždaňa. Fratelli e sorelle, il Tempo della Quaresima ci esorta a riconoscere Gesù Cristo come nostra suprema speranza. Vi invito ad essere nel mondo testimoni fedeli della Buona Novella della redenzione. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

Infine, saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana, in particolare il Cardinale Elio Sgreccia e i partecipanti al convegno sul tema: "Bambini non nati: l’onore e la pietà", che ha richiamato al sacro rispetto per i nascituri abortiti. Saluto le famiglie del Movimento dell’Amore Familiare e quanti questa notte, nella chiesa di San Gregorio VII, hanno vegliato pregando per la drammatica situazione in Libia. Saluto i fedeli venuti dalla diocesi di Pozzuoli, i ragazzi del Decanato di Rho e quelli di Castel Ritaldi, come pure il gruppo della Scuola Primaria di Lierna e gli ex-alunni della Scuola delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù in Milano. A tutti auguro una buona domenica.
+PetaloNero+
00lunedì 28 marzo 2011 15:34
LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Joseph Perumthottam, Arcivescovo di Changanacherry dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum"

con l’Arcivescovo emerito:

S.E. Mons. Joseph Powathil;

S.E. Mons. Mathew Moolakkatt, O.S.B., Arcivescovo di Kottayam dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum"

con il Vescovo Ausiliare:

S.E. Mons. Joseph Pandarasseril, O.S.B., Vescovo tit. di Castello di Ripa;

S.E. Mons. George Valiamattam, Arcivescovo di Tellicherry dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Andrews Thazhath, Arcivescovo di Trichur dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum"

con il Vescovo Ausiliare:

S.E. Mons. Raphael Thattil, Vescovo tit. di Buruni.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e tutta Cipro, Primate della Chiesa Ortodossa di Cipro, e Seguito.
+PetaloNero+
00martedì 29 marzo 2011 15:41
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER L’INCONTRO DEI VESCOVI RESPONSABILI DELLA PASTORALE FAMILIARE E DELLA VITA DELL’AMERICA LATINA E DEI CARAIBI

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato in occasione dell’Incontro dei Vescovi responsabili della Commissione Episcopale della Famiglia e della Vita dell’America Latina e dei Caraibi, che si svolge a Bogotá in Colombia dal 28 marzo al 1° aprile :


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al venerado hermano

Cardenal Ennio Antonelli

Presidente del Consejo Pontificio para la Familia

Me complace saludar cordialmente a Vuestra Eminencia, así como a los demás señores cardenales, obispos y sacerdotes que participan en el encuentro de responsables de las Comisiones Episcopales de Familia y Vida de América Latina y el Caribe, que tiene lugar en Bogotá.

Como ha reiterado la V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano y del Caribe, la familia es el valor más querido por los pueblos de esas nobles tierras. Por este motivo, la pastoral familiar tiene un puesto destacado en la acción evangelizadora de cada una de las distintas Iglesias particulares, promoviendo la cultura de la vida y trabajando para que los derechos de las familias sean reconocidos y respetados.

Se constata con dolor, sin embargo, cómo los hogares sufren cada vez más situaciones adversas provocadas por los rápidos cambios culturales, por la inestabilidad social, por los flujos migratorios, por la pobreza, por programas de educación que banalizan la sexualidad y por falsas ideologías. No podemos quedar indiferentes ante estos retos. En el Evangelio encontramos luz para responder a ellos sin desanimarnos. Cristo con su gracia nos impulsa a trabajar con diligencia y entusiasmo para acompañar a cada uno de los miembros de las familias en el descubrimiento del proyecto de amor que Dios tiene sobre la persona humana. Ningún esfuerzo, por tanto, será inútil para fomentar cuanto contribuya a que cada familia, fundada en la unión indisoluble entre un hombre y una mujer, lleve a cabo su misión de ser célula viva de la sociedad, semillero de virtudes, escuela de convivencia constructiva y pacífica, instrumento de concordia y ámbito privilegiado en el que, de forma gozosa y responsable, la vida humana sea acogida y protegida, desde su inicio hasta su fin natural. Vale la pena también continuar animando a los padres en su derecho y obligación fundamental de educar a las nuevas generaciones en la fe y en los valores que dignifican la existencia humana.

No dudo que la misión continental promovida en Aparecida, y que tantas esperanzas está despertando por doquier, sirva para avivar en los amados países latinoamericanos y del Caribe la pastoral matrimonial y familiar. La Iglesia cuenta con los hogares cristianos, llamándolos a ser un verdadero sujeto de evangelización y de apostolado e invitándolos a tomar conciencia de su valiosa misión en el mundo.

Aliento, pues, a todos los participantes en esta significativa reunión a desarrollar en sus reflexiones las grandes líneas pastorales marcadas por los episcopados congregados en Aparecida, favoreciendo así que la familia pueda vivir un profundo encuentro con Cristo a través de la escucha de su Palabra, la oración, la vida sacramental y el ejercicio de la caridad. De este modo, se le ayudará a poner en práctica una sólida espiritualidad que propicie en todos sus miembros una decidida aspiración a la santidad, sin miedo a mostrar la belleza de los altos ideales y las exigencias éticas y morales de la vida en Cristo. Para promover esto, es necesario incrementar la formación de todos aquellos que, de una u otra forma, se dedican a la evangelización de las familias. Así mismo, es importante trazar caminos de colaboración con todos los hombres y mujeres de buena voluntad para seguir tutelando intensamente la vida humana, el matrimonio y la familia en toda la región.

Concluyo expresando mi afecto y solidaridad a todas las familias de América Latina y el Caribe, en particular a aquellas que se hallan en situaciones de dificultad. A la vez que encomiendo a la poderosa protección de la Santísima Virgen María los frutos de esta loable iniciativa, les imparto de corazón la implorada Bendición Apostólica, que extiendo complacido a cuantos están comprometidos en la evangelización y promoción del bien de las familias.

Vaticano, 28 de marzo de 2011

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00mercoledì 30 marzo 2011 01:22
Il Papa alle Commissioni episcopali per la Famiglia e la Vita a Bogotà
Scuola di convivenza e strumento di concordia



CITTA' DEL VATICANO, martedì, 29 marzo 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il messaggio che Benedetto XVI ha inviato in occasione dell’Incontro dei Vescovi responsabili delle Commissioni episcopali per la Famiglia e la Vita dell’America Latina e dei Caraibi, che si svolge a Bogotá in Colombia dal 28 marzo al 1° aprile.


* * *

Al venerato fratello Cardinale Ennio Antonelli

Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia

Sono lieto di salutare cordialmente lei, Eminenza, e gli altri cardinali, vescovi e sacerdoti che partecipano all’incontro dei responsabili delle Commissioni episcopali di Famiglia e Vita dell’America Latina e dei Caraibi, che si svolge a Bogotá.

Come ho ribadito nella v Conferenza generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, la famiglia è il valore più caro ai popoli di quelle nobili terre. Per questo motivo, la pastorale familiare ha un posto rilevante nell’azione evangelizzatrice di ognuna delle diverse Chiese particolari, promuovendo la cultura della vita e lavorando affinché i diritti delle famiglie siano riconosciuti e rispettati.

Si constata però con dolore come i focolari domestici stiano subendo sempre più situazioni avverse provocate dai rapidi cambiamenti culturali, dall’instabilità sociale, dai flussi migratori, dalla povertà, dai programmi di educazione che banalizzano la sessualità e da false ideologie. Non possiamo restare indifferenti di fronte a queste sfide. Nel Vangelo troviamo la luce necessaria per rispondere ad esse senza perderci d’animo. Cristo con la sua grazia ci spinge a lavorare con diligenza ed entusiasmo per accompagnare ognuno dei membri delle famiglie nella scoperta del progetto di amore che Dio ha per la persona umana. Nessuno sforzo sarà pertanto inutile nel promuovere tutto ciò che può contribuire a far sì che ogni famiglia, fondata sull’unione indissolubile fra un uomo e una donna, porti a termine la sua missione di essere cellula viva della società, vivaio di virtù, scuola di convivenza costruttiva e pacifica, strumento di concordia e ambito privilegiato in cui, in modo gioioso e responsabile, la vita umana viene accolta e protetta, dal suo inizio fino al suo termine naturale. Vale anche la pena continuare ad incoraggiare i genitori nel loro diritto e obbligo fondamentale di educare le nuove generazioni nella fede e nei valori che nobilitano l’esistenza umana.

Non dubito che la missione continentale promossa ad Aparecida, e che tante speranze sta risvegliando ovunque, serva per ravvivare negli amati Paesi latinoamericani e dei Caraibi la pastorale matrimoniale e familiare. La Chiesa può contare sulle famiglie cristiane, chiamandole a essere un vero soggetto di evangelizzazione e di apostolato e invitandole a prendere coscienza della loro preziosa missione nel mondo.

Incoraggio quindi tutti i partecipanti a questa significativa riunione a sviluppare nelle loro riflessioni le grandi linee pastorali tracciate dagli episcopati riuniti ad Aparecida, permettendo in tal modo alla famiglia di vivere un profondo incontro con Cristo attraverso l’ascolto della sua Parola, la preghiera, la vita sacramentale e l’esercizio della carità. In tal modo, la si aiuterà a mettere in pratica una salda spiritualità che favorisca in tutti i suoi membri una decisa aspirazione alla santità, senza timore di mostrare la bellezza degli alti ideali e le esigenze etiche e morali della vita in Cristo. Per promuovere ciò, è necessario incrementare la formazione di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, si dedicano all’evangelizzazione delle famiglie. Allo stesso modo, è importante intraprendere percorsi di collaborazione con tutti gli uomini e le donne di buona volontà per continuare a tutelare intensamente la vita umana, il matrimonio e la famiglia in tutta la regione.

Concludo esprimendo il mio affetto e la mia solidarietà a tutte le famiglie dell’America Latina e dei Caraibi, in particolare a quelle che si trovano in situazioni difficili. Mentre affido alla potente protezione della Santissima Vergine Maria i frutti di questa lodevole iniziativa, imparto loro di cuore l’implorata Benedizione Apostolica, che estendo con piacere a quanti sono impegnati nell’evangelizzazione e nella promozione del bene delle famiglie.

Dal Vaticano, 28 marzo 2011

Benedetto XVI


[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - 30 marzo 2011]


+PetaloNero+
00mercoledì 30 marzo 2011 16:01
L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa - continuando il ciclo di catechesi sui Dottori della Chiesa - ha incentrato la sua meditazione sulla figura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei presentarvi la figura di un santo Dottore della Chiesa a cui siamo molto debitori, perché è stato un insigne teologo moralista e un maestro di vita spirituale per tutti, soprattutto per la gente semplice. E’ l’autore delle parole e della musica di uno dei canti natalizi più popolari in Italia e non solo: Tu scendi dalle stelle.

Appartenente a una nobile e ricca famiglia napoletana, Alfonso Maria de’ Liguori nacque nel 1696. Dotato di spiccate qualità intellettuali, a soli 16 anni conseguì la laurea in diritto civile e canonico. Era l’avvocato più brillante del foro di Napoli: per otto anni vinse tutte le cause che difese. Tuttavia, nella sua anima assetata di Dio e desiderosa di perfezione, il Signore lo conduceva a comprendere che un’altra era la vocazione a cui lo chiamava. Infatti, nel 1723, indignato per la corruzione e l’ingiustizia che viziavano l’ambiente forense, abbandonò la sua professione - e con essa la ricchezza e il successo - e decise di diventare sacerdote, nonostante l’opposizione del padre. Ebbe degli ottimi maestri, che lo introdussero allo studio della Sacra Scrittura, della Storia della Chiesa e della mistica. Acquisì una vasta cultura teologica, che mise a frutto quando, dopo qualche anno, intraprese la sua opera di scrittore. Fu ordinato sacerdote nel 1726 e si legò, per l’esercizio del ministero, alla Congregazione diocesana delle Missioni Apostoliche. Alfonso iniziò un’azione di evangelizzazione e di catechesi tra gli strati più umili della società napoletana, a cui amava predicare, e che istruiva sulle verità basilari della fede. Non poche di queste persone, povere e modeste, a cui egli si rivolgeva, molto spesso erano dedite ai vizi e compivano azioni criminali. Con pazienza insegnava loro a pregare, incoraggiandole a migliorare il loro modo di vivere. Alfonso ottenne ottimi risultati: nei quartieri più miseri della città si moltiplicavano gruppi di persone che, alla sera, si riunivano nelle case private e nelle botteghe, per pregare e per meditare la Parola di Dio, sotto la guida di alcuni catechisti formati da Alfonso e da altri sacerdoti, che visitavano regolarmente questi gruppi di fedeli. Quando, per desiderio dell’arcivescovo di Napoli, queste riunioni vennero tenute nelle cappelle della città, presero il nome di "cappelle serotine". Esse furono una vera e propria fonte di educazione morale, di risanamento sociale, di aiuto reciproco tra i poveri: furti, duelli, prostituzione finirono quasi per scomparire.

Anche se il contesto sociale e religioso dell’epoca di sant’Alfonso era ben diverso dal nostro, le "cappelle serotine" appaiono un modello di azione missionaria a cui possiamo ispirarci anche oggi per una "nuova evangelizzazione", particolarmente dei più poveri, e per costruire una convivenza umana più giusta, fraterna e solidale. Ai sacerdoti è affidato un compito di ministero spirituale, mentre laici ben formati possono essere efficaci animatori cristiani, autentico lievito evangelico in seno alla società.

Dopo aver pensato di partire per evangelizzare i popoli pagani, Alfonso, all’età di 35 anni, entrò in contatto con i contadini e i pastori delle regioni interne del Regno di Napoli e, colpito dalla loro ignoranza religiosa e dallo stato di abbandono in cui versavano, decise di lasciare la capitale e di dedicarsi a queste persone, che erano povere spiritualmente e materialmente. Nel 1732 fondò la Congregazione religiosa del Santissimo Redentore, che pose sotto la tutela del vescovo Tommaso Falcoia, e di cui successivamente egli stesso divenne il superiore. Questi religiosi, guidati da Alfonso, furono degli autentici missionari itineranti, che raggiungevano anche i villaggi più remoti esortando alla conversione e alla perseveranza nella vita cristiana soprattutto per mezzo della preghiera. Ancor oggi i Redentoristi, sparsi in tanti Paesi del mondo, con nuove forme di apostolato, continuano questa missione di evangelizzazione. A loro penso con riconoscenza, esortandoli ad essere sempre fedeli all’esempio del loro santo Fondatore.

Stimato per la sua bontà e per il suo zelo pastorale, nel 1762 Alfonso fu nominato Vescovo di Sant’Agata dei Goti, ministero che, in seguito alle malattie da cui era afflitto, lasciò nel 1775, per concessione del Papa Pio VI. Lo stesso Pontefice, nel 1787, apprendendo la notizia della sua morte, avvenuta dopo molte sofferenze, esclamò: "Era un santo!". E non si sbagliava: Alfonso fu canonizzato nel 1839, e nel 1871 venne dichiarato Dottore della Chiesa. Questo titolo gli si addice per molteplici ragioni. Anzitutto, perché ha proposto un ricco insegnamento di teologia morale, che esprime adeguatamente la dottrina cattolica, al punto che fu proclamato dal Papa Pio XII "Patrono di tutti i confessori e i moralisti". Ai suoi tempi, si era diffusa un’interpretazione molto rigorista della vita morale anche a motivo della mentalità giansenista che, anziché alimentare la fiducia e la speranza nella misericordia di Dio, fomentava la paura e presentava un volto di Dio arcigno e severo, ben lontano da quello rivelatoci da Gesù. Sant’Alfonso, soprattutto nella sua opera principale intitolata Teologia Morale, propone una sintesi equilibrata e convincente tra le esigenze della legge di Dio, scolpita nei nostri cuori, rivelata pienamente da Cristo e interpretata autorevolmente dalla Chiesa, e i dinamismi della coscienza e della libertà dell’uomo, che proprio nell’adesione alla verità e al bene permettono la maturazione e la realizzazione della persona. Ai pastori d’anime e ai confessori Alfonso raccomandava di essere fedeli alla dottrina morale cattolica, assumendo, nel contempo, un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce perché i penitenti potessero sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana. Sant’Alfonso non si stancava mai di ripetere che i sacerdoti sono un segno visibile dell’infinita misericordia di Dio, che perdona e illumina la mente e il cuore del peccatore affinché si converta e cambi vita. Nella nostra epoca, in cui vi sono chiari segni di smarrimento della coscienza morale e – occorre riconoscerlo – di una certa mancanza di stima verso il Sacramento della Confessione, l’insegnamento di sant’Alfonso è ancora di grande attualità.

Insieme alle opere di teologia, sant’Alfonso compose moltissimi altri scritti, destinati alla formazione religiosa del popolo. Lo stile è semplice e piacevole. Lette e tradotte in numerose lingue, le opere di sant’Alfonso hanno contribuito a plasmare la spiritualità popolare degli ultimi due secoli. Alcune di esse sono testi da leggere con grande profitto ancor oggi, come Le Massime eterne, Le glorie di Maria, La pratica d’amare Gesù Cristo, opera – quest’ultima – che rappresenta la sintesi del suo pensiero e il suo capolavoro. Egli insiste molto sulla necessità della preghiera, che consente di aprirsi alla Grazia divina per compiere quotidianamente la volontà di Dio e conseguire la propria santificazione. Riguardo alla preghiera egli scrive: "Dio non nega ad alcuno la grazia della preghiera, con la quale si ottiene l’aiuto a vincere ogni concupiscenza e ogni tentazione. E dico, e replico e replicherò sempre, sino a che avrò vita, che tutta la nostra salvezza sta nel pregare". Di qui il suo famoso assioma: "Chi prega si salva" (Del gran mezzo della preghiera e opuscoli affini. Opere ascetiche II, Roma 1962, p. 171). Mi torna in mente, a questo proposito, l’esortazione del mio precedessore, il Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II: "Le nostre comunità cristiane devono diventare «scuole di preghiera»... Occorre allora che l’educazione alla preghiera diventi un punto qualificante di ogni programmazione pastorale" (Lett. ap. Novo Millennio ineunte, 33,34).

Tra le forme di preghiera consigliate fervidamente da sant’Alfonso spicca la visita al Santissimo Sacramento o, come diremmo oggi, l’adorazione, breve o prolungata, personale o comunitaria, dinanzi all’Eucaristia. "Certamente – scrive Alfonso – fra tutte le devozioni questa di adorare Gesù sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi... Oh, che bella delizia starsene avanti ad un altare con fede... e presentargli i propri bisogni, come fa un amico a un altro amico con cui si abbia tutta la confidenza!" (Visite al SS. Sacramento ed a Maria SS. per ciascun giorno del mese. Introduzione). La spiritualità alfonsiana è infatti eminentemente cristologica, centrata su Cristo e il Suo Vangelo. La meditazione del mistero dell’Incarnazione e della Passione del Signore sono frequentemente oggetto della sua predicazione. In questi eventi, infatti, la Redenzione viene offerta a tutti gli uomini "copiosamente". E proprio perché cristologica, la pietà alfonsiana è anche squisitamente mariana. Devotissimo di Maria, egli ne illustra il ruolo nella storia della salvezza: socia della Redenzione e Mediatrice di grazia, Madre, Avvocata e Regina. Inoltre, sant’Alfonso afferma che la devozione a Maria ci sarà di grande conforto nel momento della nostra morte. Egli era convinto che la meditazione sul nostro destino eterno, sulla nostra chiamata a partecipare per sempre alla beatitudine di Dio, come pure sulla tragica possibilità della dannazione, contribuisce a vivere con serenità ed impegno, e ad affrontare la realtà della morte conservando sempre piena fiducia nella bontà di Dio.

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori è un esempio di pastore zelante, che ha conquistato le anime predicando il Vangelo e amministrando i Sacramenti, unito ad un modo di agire improntato a una soave e mite bontà, che nasceva dall’intenso rapporto con Dio, che è la Bontà infinita. Ha avuto una visione realisticamente ottimista delle risorse di bene che il Signore dona ad ogni uomo e ha dato importanza agli affetti e ai sentimenti del cuore, oltre che alla mente, per poter amare Dio e il prossimo.

In conclusione, vorrei ricordare che il nostro Santo, analogamente a san Francesco di Sales – di cui ho parlato qualche settimana fa – insiste nel dire che la santità è accessibile ad ogni cristiano: "Il religioso da religioso, il secolare da secolare, il sacerdote da sacerdote, il maritato da maritato, il mercante da mercante, il soldato da soldato, e così parlando d’ogni altro stato" (Pratica di amare Gesù Cristo. Opere ascetiche I, Roma 1933, p. 79). Ringraziamo il Signore che, con la sua Provvidenza, suscita santi e dottori in luoghi e tempi diversi, che parlano lo stesso linguaggio per invitarci a crescere nella fede e a vivere con amore e con gioia il nostro essere cristiani nelle semplici azioni di ogni giorno, per camminare sulla strada della santità, sulla strada strada verso Dio e verso la vera gioia. Grazie.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs,

Né en 1696, saint Alphonse de Liguori est un éminent théologien moraliste, un maître de vie spirituelle et un Docteur de l’Église. Assoiffé de Dieu et désireux de perfection, il abandonna sa brillante carrière d’avocat au forum de Naples pour devenir prêtre. Il commença à prêcher aux personnes modestes et à celles qui, en marge de la société, s’adonnaient aux vices et à la criminalité. Il contribua ainsi à la création de groupes de prière et d’éducation morale qui rayonnèrent sur la vie sociale. Il fonda en 1732 la Congrégation du Saint Rédempteur pour former de vrais missionnaires itinérants. Nommé évêque, il lutta contre le jansénisme, une interprétation rigoriste de la vie morale. Il exhortait les prêtres à être fidèles à la doctrine de l’Église et charitables envers les pénitents. Ses œuvres théologiques et ses nombreux écrits contribuèrent à modeler la spiritualité populaire des deux derniers siècles sur le plan christologique et marial. Privilégiant l’adoration eucharistique, Alphonse insista sur la nécessité de la prière car « celui qui prie se sauve ». Proclamé « patron de tous les confesseurs et des moralistes », Alphonse de Liguori est un pasteur exemplaire dont la bonté et la douceur proviennent de son intense relation avec Dieu.

Depuis longtemps, ma pensée va souvent aux populations de la Côte d’Ivoire, traumatisées par de douloureuses luttes internes et de graves tensions sociales et politiques.

Alors que j’exprime ma proximité à tous ceux qui ont perdu un être cher et souffrent de la violence, je lance un appel pressant afin que soit engagé le plus vite possible un processus de dialogue constructif pour le bien commun. L’opposition dramatique rend plus urgent le rétablissement du respect et de la cohabitation pacifique. Aucun effort ne doit être épargné dans ce sens.

Avec ces sentiments, j’ai décidé d’envoyer dans ce noble Pays, le Cardinal Peter Kodwo Turkson, Président du Conseil pontifical "Justice et Paix", afin qu’il manifeste ma solidarité et celle de l’Église universelle aux victimes du conflit, et encourage à la réconciliation et à la paix.

Je salue avec joie les pèlerins francophones venus de Grèce, France et Suisse ! Durant ce temps de carême, et toujours, tout chrétien est appelé à la sainteté. Par la prière, par l’amour pour Jésus présent dans l’Eucharistie et par la pratique du sacrement de la réconciliation, vous vous sanctifierez et vous changerez le visage de l’humanité ! Avec ma bénédiction !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our catechesis today deals with Saint Alphonsus Liguori, an outstanding eighteenth-century preacher, scholar and Doctor of the Church. Alphonsus left a brilliant career as a lawyer to become a priest, and greatly contributed to the renewal of the Church in his native Naples. He began as a missionary among the urban poor, gathering small groups for prayer and instruction in the faith. Broadening his pastoral outreach, he founded the Congregation of the Most Holy Redeemer – the Redemptorists – as a group of itinerant missionaries. Alphonsus’ pastoral zeal also found expression in his moral teaching, which emphasized divine mercy and the relationship between God’s law and our deepest human needs and aspirations. His many spiritual writings, marked by a deep Christological and Marian piety, stressed the practice of prayer, especially before the Blessed Sacrament. May this great Doctor of the Church, venerated also as the patron of moral theologians, help us to respond ever more fully to God’s call to grow in holiness, and inspire in priests, religious and laity a firm commitment to the new evangelization.

I greet all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, especially those from England, Norway, Japan, the Philippines and the United States. To the choirs I express my gratitude for their praise of God in song. Upon all of you I cordially invoke the Lord’s blessings of joy and peace.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Bei dieser Audienz heute möchte ich über den heiligen Kirchenlehrer Alfons Maria von Liguori sprechen. Er wurde 1696 als Sohn einer neapolitanischen Adelsfamilie geboren und schloß schon mit 16 Jahren das Studium des zivilen und des kanonischen Rechts erfolgreich ab und wurde ein erfolgreicher Anwalt. Aber die Erfahrung von Korruption und Ungerechtigkeit, die er dabei machen mußte, erschütterte ihn so sehr, daß er diesen Beruf aufgab. Der Herr ließ ihn seine eigentliche Berufung entdecken: 1726 wurde er zum Priester geweiht und wandte sich besonders der armen Bevölkerungsschicht in Neapel zu. Seine eifrige Predigttätigkeit und die Gründung von Gebetskreisen wurden zu einer reichen Quelle moralischer Erziehung und gegenseitiger Hilfe, welche die Gesellschaft damals wesentlich verändert hat. Der Zustand der religiösen Unwissenheit, in dem die Hirten und Bauern auf dem Land lebten, berührte ihn zutiefst. Er beschloß, sich dieser geistlichen Armut anzunehmen und gründete dazu 1732 die Kongregation der Redemptoristen. Er starb 1787. Papst Pius XII. ernannte ihn zum »Patron der Beichtväter und der Moraltheologen«. Der hl. Alfons, der viel Elend, Armseligkeit - auch menschliche Armseligkeit - erleben mußte, betonte, daß die Priester das sichtbare Zeichen der unendlichen Barmherzigkeit Gottes sein sollten, der vergibt und den Geist und das Herz des Sünders erleuchtet und ihm hilft, daß er sein Leben ändert. Er empfahl den Beichtvätern die Treue zur katholischen Morallehre und zugleich die Haltung des Verstehens und der Güte. Viele Menschen haben aus seinen Schriften für ihr Beten Hilfe erhalten. Beten war für ihn das eigentliche Zentrum der Bekehrung, des Werdens zu sich selbst. Er hat darüber gesagt: »Gott verweigert keinem die Gnade des Gebetes, mit dem er Hilfe erhält, um alle Begierde und Versuchung zu besiegen. Ich wiederhole und werde es wiederholen, solange ich lebe, daß unser Heil in einer Sache liegt: im Gebet. Wer betet, wird sicherlich gerettet.« Und er hat diese Gebetskreise als Schulen des Gebetes und als Schulen des Menschseins aufgefaßt und damit einen Auftrag hinterlassen, den heute seine geistlichen Söhne weiter zu erfüllen versuchen, der uns aber alle angeht. Denn Neuevangelisierung heißt eben dies: Daß wir wieder neu Christen werden und so recht zu leben lernen. Dazu gehört vor allen Dingen, daß wir die Beziehung zu Gott erlernen, daß wir uns im Gebet von ihm anreden lassen und ihn anreden und so den Weg des Menschseins finden.

Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Pilger, heute besonders das Präsidium des Österreichischen Gemeindebundes. Danken wir dem Herrn, der in seiner Vorsehung zu allen Zeiten Heilige wie Alfons Maria von Liguori erweckt hat, die uns einladen, im Glauben zu wachsen und mit Liebe und Freude unsere christliche Berufung zu leben. Sie zeigen uns durch ihr Leben, daß die Bindung an die Wahrheit und an das Gute zur Reife und zur wahren Selbstverwirklichung führt. Der Herr schenke uns allen dazu seine Gnade.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

La catequesis de hoy está dedicada a san Alfonso María de Ligorio, obispo, doctor de la Iglesia, insigne teólogo y maestro de vida espiritual, proclamado también patrono de los confesores y moralistas. Perteneciente a una noble y rica familia napolitana, ejerció brillantemente la profesión de abogado, que abandonó para ordenarse sacerdote. Inició en los ambientes más humildes de Nápoles una intensa labor de educación moral y catequesis, instruyendo con paciencia en las verdades fundamentales de la fe y de la vida cristiana. En mil setecientos treinta y dos, fundó la Congregación religiosa del Santísimo Redentor, cuyos religiosos fueron y siguen siendo auténticos misioneros itinerantes. Escribió importantes obras que han plasmado la vida espiritual popular de los últimos dos siglos. La espiritualidad alfonsiana está centrada en Cristo: por el misterio de la Encarnación y de la Pasión del Señor, la redención se ofrece a todos los hombres "copiosamente". Era también profundamente devoto de María, destacando su papel en la historia de la salvación. San Alfonso es ejemplo de pastor solícito, que, predicando el evangelio y administrando los sacramentos, conquistaba las almas con suave y apacible bondad, nacida de la intensa relación con Dios.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los alumnos del Seminario menor de Getafe, así como a los grupos provenientes de España, Chile, México y otros países latinoamericanos. Que a ejemplo de san Alfonso María de Ligorio recorramos con alegría nuestro camino de conversión y santidad, y pidamos al Señor que suscite en nuestro tiempo santos y doctores que sepan proponer a todos de una manera sencilla e incisiva el mensaje de Cristo y la belleza de su vida. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Corria o ano de 1732, quando Santo Afonso Maria de Ligório fundou a Congregação do Santíssimo Redentor. Autênticos missionários itinerantes, os padres redentoristas foram até às aldeias mais distantes, exortando à conversão e à perseverança na vida cristã, sobretudo por meio da oração. Assim aprenderam do seu Fundador, o qual lhes recomendava que fossem fiéis à doutrina moral católica, mas assumindo uma atitude cheia de caridade e compreensão com os pecadores. Os sacerdotes – ensinava ele - são um sinal visível da misericórdia infinita de Deus, que perdoa e ilumina a mente e o coração do pecador, para que se converta e mude de vida. Este ensinamento de Santo Afonso é de grande actualidade neste nosso tempo, em que há claros sinais de perda da consciência moral e – com preocupação, o reconhecemos – de falta de estima pelo sacramento da Reconciliação.

Amados peregrinos de língua portuguesa, queridos fiéis da paróquia de Santa Maria do Barreiro, na diocese de Setúbal: a minha saudação amiga para todos vós, com votos de um frutuoso empenho na caminhada quaresmal que estais fazendo. Que nada vos impeça de viver e crescer na amizade de Deus, e testemunhar a todos a sua bondade e misericórdia! Sobre vós e vossas famílias, desça a minha Bênção Apostólica.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów, a szczególnie członków Polskiego Związku Niewidomych, który obchodzi sześćdziesięciolecie swego powstania, jak również dziennikarzy, którzy przygotowują się do relacjonowania wydarzeń związanych z beatyfikacją Jana Pawła II. Wszystkim tu obecnym życzę owocnego przeżywania Wielkiego Postu. Niech Bóg wam błogosławi.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi, in particolare i membri dell’Associazione Polacca dei Ciechi, che festeggia il 60° anniversario di fondazione, nonché i giornalisti che si preparano a divulgare gli eventi legati alla beatificazione di Giovanni Paolo II. A tutti auguro di vivere la Quaresima fruttuosamente. Dio vi benedica!]


○ Saluto in lingua slovacca

Srdečne pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z Kňažej ako aj študentov a pedagógov Právnickej fakulty Univerzity Mateja Bela z Banskej Bystrice. Bratia a sestry, v tejto pôstnej dobe je každý z nás pozvaný k vnútornej obnove, k zmiereniu s Bohom i s ľuďmi. Prajem vám, aby aj táto púť do Ríma vám pomohla k nastúpeniu tejto cesty obnovy. Ochotne žehnám vás i vaše rodiny vo vlasti. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente quelli da Kňažia come pure gli studenti e i docenti della Facoltà di Diritto dell’Università Matej Bel di Banská Bystrica. Fratelli e sorelle, in questo tempo di Quaresima ognuno di noi è chiamato al rinnovamento interiore, alla riconciliazione con Dio e con gli uomini. Vi auguro che il pellegrinaggio a Roma vi aiuti a percorrere questo cammino di rinnovamento. Volentieri benedico voi e le vostre famiglie in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ucraina

З великою радістю вітаю сьогодні Блаженнішого Святослава Шевчука, нового Верховного Архиєпископа Києво-Галицького, разом з єпископами та вірними, які його супроводжують. Запевняю мою постійну молитву, щоб Пресвята Тройця уділяла повноту дарів, зберігаючи в мирі та злагоді любий український народ.

[Ho la gioia di salutare oggi Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, nuovo Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč, i Vescovi e i fedeli della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, che l’accompagnano. Assicuro la mia costante preghiera, perché la Santissima Trinità conceda abbondanza di beni, confermando nella pace e nella concordia l’amata nazione ucraina.]

Beatitudine, il Signore L’ha chiamata al servizio e alla guida di questa nobile Chiesa, parte di quel popolo che oltre mille anni fa ha ricevuto il Battesimo a Kyiv. Sono certo che, illuminato dall’azione dello Spirito Santo, presiederà la sua Chiesa, guidandola nella fede in Cristo Gesù secondo la propria tradizione e spiritualità, in comunione con la Sede di Pietro, che è vincolo visibile di quella unità per la quale tanti figli non hanno esitato ad offrire persino la propria vita.

In questo momento il mio grato ricordo va anche al Venerato fratello Sua Beatitudine il Card. Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore emerito.

Per intercessione della Vergine Maria, Madre di Dio, invoco la benedizione del Signore su di Lei, sui Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e su tutti i fedeli.

Слава Ісусу Христу!

[Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli di Acqui, accompagnati dal loro Pastore Mons. Giorgio Micchiardi e dal Vescovo emerito Mons. Livio Maritano, e qui convenuti nel ricordo della loro conterranea, la beata Chiara Badano. Cari amici, vi invito, sull'esempio della vostra Beata, a proseguire nell'impegno di adesione a Cristo e al Vangelo. Saluto i diaconi dell’Arcidiocesi di Milano, che saranno ordinati sacerdoti nel prossimo mese di giugno, ed auguro loro di essere pienamente conformati a Cristo Buon Pastore. Saluto i fedeli della parrocchia Santissimo Nome di Maria in Caserta, nel 25° anniversario di fondazione della loro comunità, incoraggiandoli a proseguire con gioia nell’impegno di evangelizzazione. Saluto i rappresentanti della Lega Italiana Calcio Professionistico e auspico che l’attività sportiva favorisca sempre i valori dell’amicizia, del rispetto e della solidarietà.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Il tempo quaresimale, con i suoi ripetuti inviti alla conversione, vi conduca, cari giovani, a un amore sempre più consapevole verso Cristo e la sua Chiesa; aumenti in voi, cari malati, la certezza che il Signore crocifisso ci sostiene nella prova; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra vita coniugale un cammino di costante crescita nell’amore fedele e generoso.
+PetaloNero+
00giovedì 31 marzo 2011 16:09
LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Sua Beatitudine Sviatoslav Schevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč (Ucraina);

Presidenza del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.):

Em.mo Card. Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida (Brasile), Presidente;

S.E. Mons. Baltazar Enrique Porras Cardozo, Arcivescovo di Mérida (Venezuela), primo Vice Presidente;

S.E. Mons. Andrés Stanovnik, O.F.M. Cap., Arcivescovo di Corrientes (Argentina), secondo Vice Presidente;

S.E. Mons. Emilio Aranguren Echeverría, Vescovo di Holguín (Cuba), Presidente del Comitato Economico:

S.E. Mons. José Leopoldo González González, Vescovo tit. di Tuburnica, Ausiliare di Guadalajara (Messico), Segretario Generale;

S.E. Mons. Robert Zollitsch, Arcivescovo di Freiburg im Breisgau (Repubblica Federale di Germania), Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca;

S.E. Mons. Mathew Arackal, Vescovo di Kanjirapally dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Joseph Kallarangatt, Vescovo di Palai dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. George Alencherry, Vescovo di Thuckalay dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Mathew Anikuzhikattil, Vescovo di Idukki dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum".















RINUNCE E NOMINE




RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI PAPEETE (THAITI)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Papeete (Thaiti), Isole del Pacifico, presentata da S.E. Mons. Hubert Coppenrath, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



SOLLEVAMENTO DEL VESCOVO DI POINTE-NOIRE (CONGO-BRAZZAVILLE)

Il Papa ha sollevato dalla cura pastorale della diocesi di Pointe-Noire (Congo-Brazzaville) S.E. Mons, Jean-Claude Makaya Loemba.
+PetaloNero+
00venerdì 1 aprile 2011 16:19
LE UDIENZE


Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con:

S.E. Mons. Alan Stephen Hopes, Vescovo tit. di Cuncacestre, Ausiliare di Westminster (Gran Bretagna), e

il Rev.mo Mons. Keith Newton, Ordinario dell’Ordinariato Personale di Our Lady of Walsingham.



S.E. Mons. Bosco Puthur, Vescovo tit. di Foraziana, Vescovo di Curia dell’Arcivescovato Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum":

con i Vescovi Ausiliari:

S.E. Mons. Thomas Chakiath, Vescovo tit. di Uzippari

S.E. Mons. Sebastian Adayanthrath, Vescovo tit. di Macriana maggiore;

S.E. Mons. George Punnakottil, Vescovo di Kothamangalam dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Lawrence Mukkuzhy, Vescovo di Belthangady dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Joseph Arumachadath, M.C.B.S., Vescovo di Bhadravathi dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Jose Porunnedom, Vescovo di Mananthavady dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. George Njaralakatt, Vescovo di Mandya dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Remigiose Inchananiyil, Vescovo di Thamarasserry dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum".













RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DI KROONSTAD (SUD AFRICA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo della diocesi di Kroonstad (Sud Africa) il Rev.do Peter Holiday, del clero dell’arcidiocesi di Johannesburg, Parroco di Our Lady of the Wayside, a Maryvale.

Rev.do Peter Holiday

Il Rev.do Peter Holiday è nato a Durban, l’11 gennaio 1952. Dal 1967 al 1969 ha frequentato la Salesian Boys High School, a Cape Town. Successivamente è stato apprendista tipografo ("apprenticed as a printer"), ottenendo nel 1973 il Trade diploma in Letterpress Machine handling. Ha lavorato stabilmente per la stessa ditta per 13 anni. È entrato poi nel Seminario Maggiore St. Peter a Hammanskraal e ha svolto gli studi teologici al St. John Vianney, ottenendo il Baccalaureato dalla Pontificia Università Urbaniana, con cui detto Seminario è affiliato.

È stato ordinato sacerdote a Cape Town, Goodwood Parish, il 10 dicembre 1992 ed incardinato all’Arcidiocesi di Johannesburg.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1993-1997: Assistente Parrocchiale della Parrocchia Our Lady of Mercy, a Emdeni Soweto; 1997-1999: Parroco di St. Thomas, a Lenasia; 2000-2005: Amministratore della Cattedrale Christ the King; dal 2006: Parroco di Our Lady of the Wayside, a Maryvale, Direttore Arcidiocesano del Lenten Appeal e Vicario per le vocazioni.














TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE PER LA SCOMPARSA DELL’EM.MO CARD. VARKEY VITHAYATHIL, C.SS.R.

Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio per la morte, avvenuta questa mattina, dell’Em.mo Card. Varkey Vithayathil, C.SS.R., del Titolo di San Bernardo alle Terme, Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi (India), inviato dal Santo Padre Benedetto XVI al Vescovo di Curia dell’Arcivescovato Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi, S.E. Mons. Bosco Puthur:


TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

THE RIGHT REVEREND MAR BOSCO PUTHUR
MAJOR ARCHEPARCHIAL CURIA
KAKKANAD

I WAS DEEPLY SADDENED TO HEAR OF THE DEATH OF CARDINAL VARKEY VITHAYATHIL, MAJOR ARCHBISHOP OF ERNAKULAM-ANGAMALY. I OFFER YOU, THE CLERGY, RELIGIOUS AND LAY FAITHFUL OF THE ENTIRE SYRO-MALABAR CHURCH MY DEEPEST CONDOLENCES AND THE ASSURANCE OF MY PRAYERS. I RECALL WITH GRATITUDE THE CARDINAL’S DEDICATION AND SERVICE TO THE SYRO-MALABARS AND TO THE UNIVERSAL CHURCH. I JOIN YOU AND ALL WHO MOURN HIM, INCLUDING THE MEMBERS OF THE LATE CARDINAL’S FAMILY, IN COMMENDING HIS SOUL TO THE INFINITE MERCY OF GOD OUR LOVING FATHER. TO ALL ASSEMBLED FOR THE SOLEMN FUNERAL LITURGY, I CORDIALLY IMPART MY APOSTOLIC BLESSING AS A PLEDGE OF CONSOLATION AND STRENGTH IN THE LORD.

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00sabato 2 aprile 2011 16:18
LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi;

S.E. Mons. Ivan Jurkovič, Arcivescovo tit. di Corbavia, Nunzio Apostolico nella Federazione Russa;

Frère Alois, Priore della Comunità di Taizé.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:
il Prof. Rudolf Voderholzer, Direttore dell’Institut Papst Benedikt XVI., di Regensburg.

Il Santo Padre riceve questa mattina in Udienza:
Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.








RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI RODEZ (FRANCIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Rodez (Francia), presentata da S.E. Mons. Bellino Ghirard, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Rodez (Francia) il Rev.do Mons. François Fonlupt, finora Vicario Episcopale dell’arcidiocesi di Clermont.

Rev.do Mons. François Fonlupt

Il Rev.do Mons. François Fonlupt è nato il 20 dicembre 1954 ad Allègre, nella diocesi di Le Puy. Compiuti gli studi secondari a Clermont-Ferrand nel seminario minore Collège Massillon, è entrato nel Seminario maggiore nella medesima città. Dal 1986 al 1990, ha frequentato l’Institut Catholique di Parigi, dove ha ottenuto una Licenza in Filosofia.

È stato ordinato sacerdote il 15 marzo 1979 per l’arcidiocesi di Clermont.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi ministeriali: vicario parrocchiale a Issoire e Cappellano del locale Liceo (1979-1990); Assistente nazionale della JICF mentre studiava all’Institut Catholique di Parigi (1986-1990); Cooperatore della parrocchia di Chamalières e contemporaneamente Assistente diocesano dell’Azione Cattolica (1990-1997); Parroco dell’ensemble paroissial di Clermont-Nord (1997-2002); Parroco della nuova parrocchia di Sainte-Anne de Montjuzet e Decano di Clermont Centre-Ouest (2002-2005); nello stesso tempo, dal 1992 al 2001 è stato Segretario del Consiglio presbiterale, e dal 2003 al 2005, Responsabile diocesano per il catecumenato.

Dal 2005 è Vicario episcopale per i decanati rurali, per la formazione, per la catechesi e il dialogo interreligioso, Responsabile dell’Institut théologique d’Auvergne.


NOMINA DI MEMBRO DELLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI

Il Santo Padre ha nominato Membro della Congregazione per i Vescovi S.E. Mons. Santos Abril y Castelló, Arcivescovo titolare di Tamada, Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa.
















PROMULGAZIONE DI DECRETI DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI


Oggi, 2 aprile 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza privata Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti:

- un miracolo, attribuito all'intercessione del Venerabile Servo di Dio Serafino Morazzone, Sacerdote diocesano; nato a Milano (Italia) il 1° febbraio 1747 e morto a Chiuso di Lecco (Italia) il 13 aprile 1822;

- un miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Clemente Vismara, Sacerdote professo del Pontificio Istituto Missioni Estere (P.I.M.E.); nato ad Agrate Brianza (Italia) il 6 settembre 1897 e morto a Mong Ping (Myanmar) il 15 giugno 1988;

- un miracolo, attribuito all'intercessione della Venerabile Serva di Dio Elena Aiello, Fondatrice della Congregazione delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, nata a Montalto Uffugo (Italia) il 10 aprile 1895 e morta a Roma (Italia) il 19 giugno 1961;

- un miracolo, attribuito all'intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Caterina Irigoyen Echegaray (in religione: Maria dello Sposalizio), Suora professa della Congregazione delle Serve di Maria Ministre degli Infermi; nata a Pamplona (Spagna) il 25 novembre 1848 e morta a Madrid (Spagna) il 10 ottobre 1918;

- un miracolo, attribuito all'intercessione della Venerabile Serva di Dio Enrica Alfieri (al secolo: Maria Angela), Suora professa della Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret; nata a Borgovercelli (Italia) il 23 febbraio 1891 e morta a Milano (Italia) il 23 novembre 1951;

- il martirio del Servo di Dio Pietro-Adriano Toulorge, Sacerdote professo dei Canonici Regolari Premonstratensi; nato a La Quièze (Francia) il 4 maggio 1757 e ucciso, in odio alla Fede, a Coutances (Francia) il 13 ottobre 1793;

- il martirio dei Servi di Dio Francesco Stefano Lacal, Sacerdote professo, e 21 Compagni della Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Vergine Immacolata, nonché di Candido Castán San José, Laico, uccisi in odio alla Fede, in Spagna nel 1936;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Tommaso Kurialacherry, primo Vescovo di Changanacherry e Fondatore delle Suore dell'Adorazione del Ss.mo Sacramento; nato a Champakulam (India) il 14 gennaio 1873 e morto a Roma (Italia) il 2 giugno 1925;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Adolfo Châtillon (in religione: Teofanio Leone), Religioso professo dei Fratelli delle Scuole Cristiane; nato a Nicolet (Canada) il 31 ottobre 1871 e morto a Laval-des-Rapides (Canada) il 28 aprile 1929;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Chiara di Santa Teresa di Gesù Bambino (al secolo: Vincenza Damato), Monaca professa dell'Ordine di Santa Chiara di Assisi; nata a Barletta (Italia) l'11 novembre 1909 e morta a Bari (Italia) il 9 marzo 1948;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Dolores Inglese (al secolo: Libera Italia, Maria), Religiosa professa della Congregazione delle Serve di Maria Riparatrici; nata a Rovigo (Italia) il 16 dicembre 1866 ed ivi morta il 29 dicembre 1928.

- le virtù eroiche della Serva di Dio Irene Stefani (al secolo: Aurelia), Religiosa professa dell'Istituto delle Suore Missionarie della Consolata; nata ad Anfo (Italia) il 22 agosto 1891 e morta a Gikondi (Kenya) il 31 ottobre 1930;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Bernardo Lehner, Laico; nato a Herrngiersdorf (Germania) il 4 gennaio 1930 e morto a Ratisbona (Germania) il 24 gennaio 1944.
+PetaloNero+
00domenica 3 aprile 2011 15:55
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi, IV Domenica di Quaresima, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

L’itinerario quaresimale che stiamo vivendo è un particolare tempo di grazia, durante il quale possiamo sperimentare il dono della benevolenza del Signore nei nostri confronti. La liturgia di questa domenica, denominata "Laetare", invita a rallegrarci, a gioire, così come proclama l’antifona d’ingresso della celebrazione eucaristica: "Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione" (cfr Is 66,10-11). Qual è la ragione profonda di questa gioia? Ce lo dice il Vangelo odierno, nel quale Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita. La domanda che il Signore Gesù rivolge a colui che era stato cieco costituisce il culmine del racconto: "Tu credi nel Figlio dell’uomo?" (Gv 9,35). Quell’uomo riconosce il segno operato da Gesù e passa dalla luce degli occhi alla luce della fede: "Credo, Signore!" (Gv 9,38). È da evidenziare come una persona semplice e sincera, in modo graduale, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesù come un "uomo" tra gli altri, poi lo considera un "profeta", infine i suoi occhi si aprono e lo proclama "Signore". In opposizione alla fede del cieco guarito vi è l’indurimento del cuore dei farisei che non vogliono accettare il miracolo, perché si rifiutano di accogliere Gesù come il Messia. La folla, invece, si sofferma a discutere sull’accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri.

E noi, quale atteggiamento assumiamo di fronte a Gesù? Anche noi a causa del peccato di Adamo siamo nati "ciechi", ma nel fonte battesimale siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo. Il peccato aveva ferito l’umanità destinandola all’oscurità della morte, ma in Cristo risplende la novità della vita e la meta alla quale siamo chiamati. In Lui, rinvigoriti dallo Spirito Santo, riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene. Infatti la vita cristiana è una continua conformazione a Cristo, immagine dell’uomo nuovo, per giungere alla piena comunione con Dio. Il Signore Gesù è "la luce del mondo" (Gv 8,12), perché in Lui "risplende la conoscenza della gloria di Dio" (2 Cor 4,6) che continua a rivelare nella complessa trama della storia quale sia il senso dell’esistenza umana. Nel rito del Battesimo, la consegna della candela, accesa al grande cero pasquale simbolo di Cristo Risorto, è un segno che aiuta a cogliere ciò che avviene nel Sacramento. Quando la nostra vita si lascia illuminare dal mistero di Cristo, sperimenta la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione. In questi giorni che ci preparano alla Pasqua ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che a volte rischia di essere soffocata. Alimentiamola con la preghiera e la carità verso il prossimo.

Alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, affidiamo il cammino quaresimale, perché tutti possano incontrare Cristo, Salvatore del mondo.



DOPO L’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle, ieri ricorreva il sesto anniversario della morte del mio amato Predecessore, il Venerabile Giovanni Paolo II. A motivo della sua prossima beatificazione, non ho celebrato la tradizionale Messa di suffragio per lui, ma l’ho ricordato con affetto nella preghiera, come penso tutti voi. Mentre, attraverso il cammino quaresimale, ci prepariamo alla festa di Pasqua, ci avviciniamo con gioia anche al giorno in cui potremo venerare come Beato questo grande Pontefice e Testimone di Cristo, e affidarci ancora di più alla sua intercessione.

Je salue cordialement les pèlerins francophones et particulièrement les élèves et les familles du collège Saint-Jean de Passy. L’évangile de ce dimanche pose à chacun de nous la question essentielle de la foi : « Crois-tu au Fils de l’homme ? » Puisse la réponse immédiate et joyeuse de l’aveugle-né devenir la nôtre : « Oui, je crois Seigneur ! » En acceptant la lumière de vérité qui vient du Christ, en soumettant notre intelligence à la révélation qui la dépasse et la comble, nous ouvrons notre cœur à l’Esprit. Dans une sincère révision de vie, accueillons la grâce rénovatrice du sacrement de Pénitence qui purifie notre regard. Que la Vierge Marie, modèle de la foi de l’Eglise, intercède pour nous durant ce Carême ! Bon pèlerinage à tous !

I offer a warm welcome to all the English-speaking visitors present for this Angelus prayer. I especially greet the students from the Oratory Preparatory School, Woodcote, and a group of the Daughters of Mary Help of Christians studying in Rome. In today’s Gospel Jesus, the light of the world, gives sight to the man born blind. May the light of Christ, received in Baptism, always guide us through this life to the splendour of divine glory. Upon you and your families I invoke God’s blessings of joy and peace!

Ein herzliches „Grüß Gott" sage ich den Pilgern und Besuchern aus den Ländern deutscher Sprache. Der Evangelist Johannes nennt die Wunder Jesu Zeichen. Auch die Heilung des Blindgeborenen im heutigen Evangelium ist ein solches Zeichen. Das Heilshandeln Jesu ist mit dem Öffnen der leiblichen Augen nicht am Ziel. Es verweist auf Größeres. Christus öffnet dem Geheilten auch die Augen des Herzens, so daß er vor Jesus niederfällt und bekennt: „Ich glaube, Herr!" Christus, der das Licht der Welt ist, will auch unsere Augen für die Schönheit des Glaubens, für seine Wahrheit, öffnen. Er will unser Leben hell machen. Dazu begleite euch Gott mit seiner Gnade.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, así como a los que se unen a ella a través de los medios de comunicación social. La liturgia de este día nos recuerda que Jesucristo es la Luz del mundo. De su mano podemos afrontar la vida y vencer todo lo que oscurece la conciencia y nos impide distinguir el bien del mal. Como hizo el Siervo de Dios Juan Pablo II, del que ayer recordamos el sexto aniversario de su fallecimiento, os invito a identificaros cada vez más con el Señor y de este modo avanzar siempre por el camino de la verdad y de la auténtica alegría. Feliz domingo.

Srdačno pozdravljam i blagoslivljam hrvatske hodočasnike, a osobito nastavnike i učenike pazinskog Kolegija. Dragi prijatelji, uvijek slijedite Krista! Ne bojte se ljubiti ga i vjerovati mu! Posvetite svoj život Spasitelju dijeleći s njim svoje radosti i teškoće. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto di cuore e benedico tutti i pellegrini Croati, particolarmente i professori e gli studenti del Collegio Cattolico di Pazin. Cari amici, seguite Cristo sempre! Non abbiate paura di amarLo e di crederGli! Consacrate la vostra vita al Salvatore, condividendo con Lui le gioie e le difficoltà. Siano lodati Gesù e Maria!]

Słowo pozdrowienia przekazuję wszystkim Polakom. Czwarta Niedziela Wielkiego Postu kieruje naszą myśl ku Chrystusowi, który przywraca wzrok niewidomemu od urodzenia. Syn Boży, oddając swe życie na krzyżu dla naszego zbawienia przywraca wzrok także naszej duszy, abyśmy dostrzegali blask Bożej prawdy. W każdej chwili życia, w każdym miejscu bądźmy świadkami Tego, który jest światłością świata i Jego ewangelicznego orędzia. Waszemu świadectwu wiary z serca błogosławię.

[Rivolgo il mio saluto a tutti i Polacchi. La Quarta Domenica di Quaresima orienta il nostro pensiero verso Cristo, il quale restituisce la vista ad un cieco dalla nascita. Il Figlio di Dio offrendo sulla Croce la Sua vita per la nostra salvezza restituisce la vista anche alla nostra anima perché possiamo scorgere lo splendore della Verità Divina. In ogni istante della vita e in ogni luogo cerchiamo di essere testimoni di Colui che è luce del mondo e del Suo evangelico messaggio. Di cuore benedico la vostra testimonianza di fede.]

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare a quelli provenienti da alcune parrocchie dell’Umbria e della Basilicata, da Valdagno, Orentano e Castelfranco di Sotto. Saluto i ragazzi di san Michele Arcangelo in Precotto–Milano e i cresimandi di Bertipaglia presso Padova, come pure il gruppo dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Pontedera e gli studenti di Lucera. A tutti auguro una buona domenica.
+PetaloNero+
00lunedì 4 aprile 2011 16:22
LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Joachim Meisner, Arcivescovo di Köln (Repubblica Federale di Germania);

S.E. Mons. Franz-Josef Overbeck, Vescovo di Essen (Repubblica Federale di Germania);

S.E. Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo tit. di Ulpiana, Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Pauly Kannookadan, Vescovo di Irinjalakuda dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum"

con il Vescovo emerito: S.E. Mons. James Pazhayattil;

S.E. Mons. Jacob Manathodath, Vescovo di Palghat dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Paul Alappatt, Vescovo di Ramanathapuram dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. John Vadakel, C.M.I., Vescovo di Bijnor dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Thomas Thuruthimattam, C.S.T., Vescovo di Gorakhpur dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum".














RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI MAITLAND-NEWCASTLE (AUSTRALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Maitland-Newcastle (Australia), presentata da S.E. Mons. Michael John Malone, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Maitland-Newcastle (Australia) il Rev.do William Wright, del clero dell’arcidiocesi di Sydney, Parroco del "All Saints’ Parish", Liverpool, Sydney.

Rev.do William Wright

Il Rev.do William Wright è nato il 26 ottobre 1952 a Washington, DC (USA). Ha frequentato le scuole elementari a Sydney (Australia), e completato il Liceo presso i Gesuiti a "Wimbledon College" in Gran Bretagna e al "St Aloysius College" a Sydney. È entrato nel Seminario di Sydney nel 1971 ed ha studiato prima al "St Columba’s College" a Springwood, quindi è passato al "St Patrick’s College" a Manly nel 1974. Nel 1976 ha completato il Baccellierato in Teologia al "Catholic Institute of Sydney", seguito da un "Master" in Storia alla "Macquarie University".

È stato ordinato sacerdote il 20 agosto 1977 nella Cattedrale di Sydney.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice-parroco a "St. Michael’s", Stanmore (1997-1984); Vice-rettore del Seminario, "St. Patrick’s College", Manly (1985); dal 1992 al 1994, è stato prestato alla parrocchia "Mt Druitt" nella diocesi di Parramatta; Assistente presso il Segretariato della Conferenza Episcopale (1995); Parroco di Dolwich Hill dopo una nomina temporanea nelle parrocchie di Fairfield e Enmore-Tempe (1996); Parroco di Bonnyrigg-Edensor Park (1999); dal 2005-2008 ha prestato servizio alla parrocchia di Moree nella diocesi di Armidale; Parroco di Sutherland (2008); Parroco di "All Saints’ Parish", Liverpool (dal 2009). Attualmente prestava, inoltre, il suo servizio come Segretario ad interim della "Catholic School Board" dell’Arcidiocesi di Sydney e rappresentava il Decanato Ovest nel Consiglio Presbiterale.
+PetaloNero+
00martedì 5 aprile 2011 16:08
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DI NAVRONGO-BOLGATANGA (GHANA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo della diocesi di Navrongo-Bolgatanga (Ghana) il Rev.do Alfred Agyenta, del clero di Navrongo-Bolgatanga, Professore al Seminario Maggiore St. Victor di Tamale.

Rev.do Alfred Agyenta

Il Rev.do Alfred Agyenta è nato il 20 gennaio 1959 nel villaggio Wiagha, nella diocesi di Navrongo-Bolgatanga. Ha studiato la Filosofia e la Teologia al Seminario Maggiore di St. Victor.

È stato ordinato sacerdote il 6 agosto 1988 ed incardinato nella diocesi di Navrongo-Bolgatanga.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1988-1991: Vicario parrocchiale di Our Lady of Sorrow Cathedral a Navrongo; 1991-1995: Studi per Licenza in Sacre Scrittura presso l’Istituto Biblico di Roma; 1995-2000: Professore al Seminario Maggiore St. Victor di Tamale; 2000-2006: Studi per il Dottorato in Teologia presso l’Università Cattolica di Leuven, in Belgio; dal 2006: Insegnante di Sacra Scrittura nei Seminari Maggiori di St. Augustin e di St. Victor a Tamale.
+PetaloNero+
00mercoledì 6 aprile 2011 16:20
RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL VESCOVO DI MAR DEL PLATA (ARGENTINA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Mar del Plata (Argentina) S.E. Mons. Antonio Marino, finora Vescovo titolare di Basti ed Ausiliare di La Plata.

S.E. Mons. Antonio Marino

S.E. Mons. Antonio Marino è nato a Buenos Aires l’11 marzo 1942 e formato nel Seminario diocesano, ha ottenuto la Laurea in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma.

Ordinato sacerdote il 27 settembre 1971, è stato eletto Vescovo titolare di Basti ed Ausiliare di La Plata l’11 aprile 2003 e consacrato il 3 maggio successivo.

In seno alla Conferenza Episcopale è membro delle Commissioni di Fede e Cultura e dei Ministeri. Come Ausiliare di La Plata, oltre alle attività pastorali, ha la cura del Seminario dell’arcidiocesi.



NOMINA DEL VESCOVO DI CHITTAGONG (BANGLADESH)

Il Papa ha nominato Vescovo di Chittagong (Bangladesh) S.E. Mons. Moses Costa, C.S.C., finora Vescovo di Dinajpur.



NOMINA DEL VESCOVO DI ALOTAU-SIDEIA (PAPUA NUOVA GUINEA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Alotau-Sideia (Papua Nuova Guinea) il Rev.do P. Rolando Santos, C.M., Superiore Provinciale dei Padri Lazzaristi nelle Filippine.

Rev.do P. Rolando Santos, C.M.

Il Rev.do P. Rolando Santos, C.M., è nato a Malabon, Rizal, nelle Filippine, il 21 marzo 1949. Dopo gli studi elementari è entrato al Seminario Minore St. Vincent dei Padri Lazzaristi in Valenzuela, Bulacan, nelle Filippine. Nel 1966 è entrato nella Congregazione delle Missioni e ha trascorso il noviziato di due anni in Vicentian Hills, Angono, Rizal. Ha compiuto i suoi studi filosofici e teologici al St. Mary Immaculate Seminary di Northampton, in Pennsylvania, Stati Uniti. Il 18 giugno 1971, ha pronunciato i voti perpetui nella Congregazione della Missione.

È stato ordinato sacerdote il 1° giugno 1974.

Dopo la sua ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi nelle Filippine: 1974-1975: Formatore nel Seminario St. Vincent Ferrer a Jaro, Iloilo City; 1975-1981: Vicario parrocchiale e parroco di Calumpang, Iloilo City; 1981-1983: Maestro dei Novizi nel Vincentian Hills Seminary, Angono, Rizal; 1983-1984: Membro del Mission Team della provincia; 1984-1987: Rettore del Seminario St. Vincent in Tandang Sora, Queson City; 1987-2001: Direttore delle Figlie di Carità nelle Filippine, Vicario parrocchiale del Santuario Nazionale Miraculous Medal a Muntinglupa City, Rizal, e Superiore della comunità locale dei Lazzaristi al Santuario; 2001-2008: Inviato in Papua Nuova Guinea come Direttore Spirituale ed Economo del Seminario Holy Spirit a Bomana, nell’arcidiocesi di Port-Moresby; 2008-2009:Segretario Generale della Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone.

Dal 2009 è Superiore Provinciale della Congregazione della Missione nelle Filippine e nelle missioni in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone.



NOMINA DELL’AUSILIARE DI CINCINNATI (U.S.A.)

Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Cincinnati (U.S.A.) il Rev.do Mons. Joseph R. Binzer, del clero della medesima arcidiocesi, Vicario Generale, Cancelliere e Parroco della Saint Louis Parish, assegnandogli la sede titolare vescovile di Subbar.

Rev.do Mons. Joseph R. Binzer

Il Rev.do Mons. Joseph R. Binzer è nato il 26 aprile 1955 a Cincinnati. Dopo aver frequentato la scuola elementare di Saint Ann e la scuola secondaria di LaSalle High School, ha frequentato la Miami University dove ha ottenuto un Bachelor of Science in Business Administration Prima di entrare in Seminario ha lavorato come contabile pubblico. Ha quindi conseguito il Master of Divinity in Teologia presso il Mount Saint Mary’s of the West Seminary a Cincinnati e, poi, la Licenza in Diritto Canonico alla Catholic University of America a Washington, D.C.

È stato ordinato sacerdote il 4 giugno 1994 per l’arcidiocesi di Cincinnati.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice Parroco della Saint Dominic Parish (1994-1997); Amministratore della Saint John the Baptist Parish e della Saint Bartholomew Parish (1998-2000); Vice Parroco della Saint Louis Parish (2000-2003); Membro del Tribunale Ecclesiastico (1999-2003); Maestro delle Cerimonie dell’Arcivescovo (2003-2007); Parroco della Saint Louis Parish (dal 2003); Cancelliere e Direttore del Department of Executive Services dell’arcidiocesi (dal 2003); e Vicario Generale dell’arcidiocesi (dal 2007).



NOMINA DI MEMBRO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I TESTI LEGISLATIVI

Il Santo Padre ha nominato Membro del Pontificio Consiglio per Testi Legislativi l’Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.



















L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa - continuando il ciclo di catechesi sui Dottori della Chiesa - ha incentrato la sua meditazione sulla figura di Santa Teresa di Lisieux (1873-1897).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Infine ha pronunciato un appello per la drammatica situazione delle popolazioni della Costa d’Avorio e della Libia.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlarvi di santa Teresa di Lisieux, Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, che visse in questo mondo solo 24 anni, alla fine del XIX secolo, conducendo una vita molto semplice e nascosta, ma che, dopo la morte e la pubblicazione dei suoi scritti, è diventata una delle sante più conosciute e amate. La "piccola Teresa" non ha mai smesso di aiutare le anime più semplici, i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pregano, ma ha anche illuminato tutta la Chiesa con la sua profonda dottrina spirituale, a tal punto che il Venerabile Papa Giovanni Paolo II, nel 1997, ha voluto darle il titolo di Dottore della Chiesa, in aggiunta a quello di Patrona delle Missioni, già attribuitole da Pio XI nel 1939. Il mio amato Predecessore la definì "esperta della scientia amoris" (Novo Millennio ineunte, 27). Questa scienza, che vede risplendere nell'amore tutta la verità della fede, Teresa la esprime principalmente nel racconto della sua vita, pubblicato un anno dopo la sua morte sotto il titolo di Storia di un'anima. E’ un libro che ebbe subito un enorme successo, fu tradotto in molte lingue e diffuso in tutto il mondo. Vorrei invitarvi a riscoprire questo piccolo-grande tesoro, questo luminoso commento del Vangelo pienamente vissuto! La Storia di un'anima, infatti, è una meravigliosa storia d'Amore, raccontata con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne affascinato! Ma qual è questo Amore che ha riempito tutta la vita di Teresa, dall’infanzia fino alla morte? Cari amici, questo Amore ha un Volto, ha un Nome, è Gesù! La Santa parla continuamente di Gesù. Vogliamo ripercorrere, allora, le grandi tappe della sua vita, per entrare nel cuore della sua dottrina.

Teresa nasce il 2 gennaio 1873 ad Alençon, una città della Normandia, in Francia. E' l'ultima figlia di Luigi e Zelia Martin, sposi e genitori esemplari, beatificati insieme il 19 ottobre 2008. Ebbero nove figli; di essi quattro morirono in tenera età. Rimasero le cinque figlie, che diventarono tutte religiose. Teresa, a 4 anni, rimase profondamente ferita dalla morte della madre (Ms A, 13r). Il padre con le figlie si trasferì allora nella città di Lisieux, dove si svolgerà tutta la vita della Santa. Più tardi Teresa, colpita da una grave malattia nervosa, guarì per una grazia divina, che lei stessa definisce il "sorriso della Madonna" (ibid., 29v-30v). Ricevette poi la Prima Comunione, intensamente vissuta (ibid., 35r), e mise Gesù Eucaristia al centro della sua esistenza.

La "Grazia di Natale" del 1886 segna la grande svolta, da lei chiamata la sua "completa conversione" (ibid., 44v-45r). Guarisce, infatti, totalmente dalla sua ipersensibilità infantile e inizia una "corsa da gigante". All'età di 14 anni, Teresa si avvicina sempre più, con grande fede, a Gesù Crocifisso, e si prende a cuore il caso, apparentemente disperato, di un criminale condannato a morte e impenitente (ibid., 45v-46v). "Volli ad ogni costo impedirgli di cadere nell'inferno", scrive la Santa, con la certezza che la sua preghiera lo avrebbe messo a contatto con il Sangue redentore di Gesù. E' la sua prima e fondamentale esperienza di maternità spirituale: "Tanta fiducia avevo nella Misericordia Infinita di Gesù", scrive. Con Maria Santissima, la giovane Teresa ama, crede e spera con "un cuore di madre" (cfr PR 6/10r).

Nel novembre del 1887, Teresa si reca in pellegrinaggio a Roma insieme al padre e alla sorella Celina (ibid., 55v-67r). Per lei, il momento culminante è l'Udienza del Papa Leone XIII, al quale domanda il permesso di entrare, appena quindicenne, nel Carmelo di Lisieux. Un anno dopo, il suo desiderio si realizza: si fa Carmelitana, "per salvare le anime e pregare per i sacerdoti" (ibid., 69v). Contemporaneamente, inizia anche la dolorosa ed umiliante malattia mentale di suo padre. E’ una grande sofferenza che conduce Teresa alla contemplazione del Volto di Gesù nella sua Passione (ibid., 71rv). Così, il suo nome da Religiosa - suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo - esprime il programma di tutta la sua vita, nella comunione ai Misteri centrali dell'Incarnazione e della Redenzione. La sua professione religiosa, nella festa della Natività di Maria, l’8 settembre 1890, è per lei un vero matrimonio spirituale nella "piccolezza" evangelica, caratterizzata dal simbolo del fiore: "Che bella festa la Natività di Maria per diventare la sposa di Gesù! - scrive - Era la piccola Vergine Santa di un giorno che presentava il suo piccolo fiore al piccolo Gesù" (ibid., 77r). Per Teresa essere religiosa significa essere sposa di Gesù e madre delle anime (cfr Ms B, 2v). Lo stesso giorno, la Santa scrive una preghiera che indica tutto l'orientamento della sua vita: chiede a Gesù il dono del suo Amore infinito, di essere la più piccola, e sopratutto chiede la salvezza di tutti gli uomini: "Che nessuna anima sia dannata oggi" (Pr 2). Di grande importanza è la sua Offerta all'Amore Misericordioso, fatta nella festa della Santissima Trinità del 1895 (Ms A, 83v-84r; Pr 6): un'offerta che Teresa condivide subito con le sue consorelle, essendo già vice maestra delle novizie.

Dieci anni dopo la "Grazia di Natale", nel 1896, viene la "Grazia di Pasqua", che apre l'ultimo periodo della vita di Teresa, con l'inizio della sua passione in unione profonda alla Passione di Gesù; si tratta della passione del corpo, con la malattia che la condurrà alla morte attraverso grandi sofferenze, ma soprattutto si tratta della passione dell'anima, con una dolorosissima prova della fede (Ms C, 4v-7v). Con Maria accanto alla Croce di Gesù, Teresa vive allora la fede più eroica, come luce nelle tenebre che le invadono l’anima. La Carmelitana ha coscienza di vivere questa grande prova per la salvezza di tutti gli atei del mondo moderno, chiamati da lei "fratelli". Vive allora ancora più intensamente l'amore fraterno (8r-33v): verso le sorelle della sua comunità, verso i suoi due fratelli spirituali missionari, verso i sacerdoti e tutti gli uomini, specialmente i più lontani. Diventa veramente una "sorella universale"! La sua carità amabile e sorridente è l'espressione della gioia profonda di cui ci rivela il segreto: "Gesù, la mia gioia è amare Te" (P 45/7). In questo contesto di sofferenza, vivendo il più grande amore nelle più piccole cose della vita quotidiana, la Santa porta a compimento la sua vocazione di essere l’Amore nel cuore della Chiesa (cfr Ms B, 3v).

Teresa muore la sera del 30 settembre 1897, pronunciando le semplici parole "Mio Dio, vi amo!", guardando il Crocifisso che stringeva nelle sue mani. Queste ultime parole della Santa sono la chiave di tutta la sua dottrina, della sua interpretazione del Vangelo. L'atto d'amore, espresso nel suo ultimo soffio, era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore. Le semplici parole "Gesù Ti amo" sono al centro di tutti i suoi scritti. L'atto d'amore a Gesù la immerge nella Santissima Trinità. Ella scrive: "Ah tu lo sai, Divin Gesù Ti amo, / Lo Spirito d'Amore m'infiamma col suo fuoco, / E' amando Te che io attiro il Padre" (P 17/2).

Cari amici, anche noi con santa Teresa di Gesù Bambino dovremmo poter ripetere ogni giorno al Signore che vogliamo vivere di amore a Lui e agli altri, imparare alla scuola dei santi ad amare in modo autentico e totale. Teresa è uno dei "piccoli" del Vangelo che si lasciano condurre da Dio nelle profondità del suo Mistero. Una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di Dio, svolgono il ministero di teologi. Con l'umiltà e la carità, la fede e la speranza, Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che racchiude il Mistero di Cristo. E tale lettura della Bibbia, nutrita dalla scienza dell’amore, non si oppone alla scienza accademica. La scienza dei santi, infatti, di cui lei stessa parla nell'ultima pagina della Storia di un'anima, è la scienza più alta "Tutti i santi l'hanno capito e in modo più particolare forse quelli che riempirono l'universo con l'irradiazione della dottrina evangelica. Non è forse dall'orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso d'Aquino, Francesco, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto questa scienza divina che affascina i geni più grandi?" (Ms C, 36r). Inseparabile dal Vangelo, l'Eucaristia è per Teresa il Sacramento dell'Amore Divino che si abbassa all'estremo per innalzarci fino a Lui. Nella sua ultima Lettera, su un'immagine che rappresenta Gesù Bambino nell'Ostia consacrata, la Santa scrive queste semplici parole: "Non posso temere un Dio che per me si è fatto così piccolo! (...) Io Lo amo! Infatti, Egli non è che Amore e Misericordia!" (LT 266).

Nel Vangelo, Teresa scopre soprattutto la Misericordia di Gesù, al punto da affermare: "A me Egli ha dato la sua Misericordia infinita, attraverso essa contemplo e adoro le altre perfezioni divine! (...) Allora tutte mi paiono raggianti d'amore, la Giustizia stessa (e forse ancor più di qualsiasi altra) mi sembra rivestita d'amore" (Ms A, 84r). Così si esprime anche nelle ultime righe della Storia di un'anima: "Appena do un'occhiata al Santo Vangelo, subito respiro i profumi della vita di Gesù e so da che parte correre... Non è al primo posto, ma all'ultimo che mi slancio… Sì lo sento, anche se avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei, con il cuore spezzato dal pentimento, a gettarmi tra le braccia di Gesù, perché so quanto ami il figliol prodigo che ritorna a Lui" (Ms C, 36v-37r). "Fiducia e Amore" sono dunque il punto finale del racconto della sua vita, due parole che come fari hanno illuminato tutto il suo cammino di santità, per poter guidare gli altri sulla stessa sua "piccola via di fiducia e di amore", dell’infanzia spirituale (cf Ms C, 2v-3r; LT 226). Fiducia come quella del bambino che si abbandona nelle mani di Dio, inseparabile dall'impegno forte, radicale del vero amore, che è dono totale di sé, per sempre, come dice la Santa contemplando Maria: "Amare è dare tutto, e dare se stesso" (Perché ti amo, o Maria, P 54/22). Così Teresa indica a tutti noi che la vita cristiana consiste nel vivere pienamente la grazia del Battesimo nel dono totale di sé all'Amore del Padre, per vivere come Cristo, nel fuoco dello Spirito Santo, il Suo stesso amore per tutti gli altri.





SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, fille des bienheureux Louis et Zélie Martin, Sainte Thérèse de l’Enfant Jésus et de la Sainte Face est née en 1873 en France. Le décès de sa mère, alors qu’elle a 4 ans, la blesse profondément. Totalement guérie et convertie à Noël 1886, elle devint à 15 ans religieuse carmélite à Lisieux, épouse du Christ comme elle le dit elle-même, pour

sauver les âmes et prier pour les prêtres.Elle vécut ses douloureuses souffrances physiques et spirituelles en union à la Passion de Jésus et dans une foi héroïque, jusqu’à sa mort à 24 ans. Docteur de l’Église et Patronne des Missions, Thérèse s’est offerte totalement à l’Amour miséricordieux, voulant être l’amour au cœur de l’Église. Son œuvre, Histoire d’une âme, est un lumineux commentaire de l’Évangile vécu à la lumière de la science de l’amour. L’amour a un Visage, un Nom, c’est Jésus ! Inséparable de l’Évangile, l’Eucharistie est le Sacrement de l’Amour divin. L’amour était comme le souffle ininterrompu de l’âme et le battement du cœur de la petite Thérèse. « Aimer c’est tout donner, et se donner soi-même ». Chers amis, sainte Thérèse de l’Enfant Jésus est un guide pour tous, particulièrement pour les théologiens. Experte de la scientia amoris, elle nous enseigne que la voie de la sainteté est toute de confiance et d’amour.

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, particulièrement les Frères du Sacré-Cœur, ainsi que les lycéens et les collégiens ! N’ayez pas peur d’imiter sainte Thérèse de l’Enfant Jésus ! La vie chrétienne consiste vraiment à vivre pleinement la grâce du baptême dans le don total de soi à l’amour du Père, pour manifester comme le Christ, dans le feu de l’Esprit Saint, son amour pour les autres. Ma prière vous accompagne !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our catechesis today deals with Saint Theresa of Lisieux, the young Carmelite nun whose teaching of the "little way" of holiness has been so influential in our time. Born and raised in a devout French family, Theresa received permission to enter the Carmel of Lisieux at the tender age of fifteen. Her name in religion – Sister Theresa of the Child Jesus and the Holy Face – expresses the heart of her spirituality, centred on the contemplation of God’s love revealed in the mysteries of the Incarnation and Redemption. In imitation of Christ, Theresa sought to be little in all things and to seek the salvation of the world. Taken ill in her twenty-third year, she endured great physical suffering in union with the crucified Lord; she also experienced a painful testing of faith which she offered for the salvation of those who deny God. By striving to embody God’s love in the smallest things of life, Theresa found her vocation to be "love in the heart of the Church". May her example and prayers help us to follow "the little way of trust and love" in spiritual childhood, abandoning ourselves completely to the love of God and the good of souls.

I offer a warm greeting to the members of the Conference on Parkinson’s Disease sponsored by the Pontifical Academy of Sciences. I also greet the group from the NATO Defense College, with prayerful good wishes for their important work in the service of peace. I also welcome the priests of the Institute for Continuing Theological Education of the North American College. To the choirs I express my gratitude for their praise of God in song. Upon all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, especially those from the Channel Islands, England, Scotland, Denmark, Finland, Norway, Sweden, South Korea and the United States, I cordially invoke the Lord’s blessings of joy and peace.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der heutigen Mittwochskatechese möchte ich über die heilige Theresia von Lisieux sprechen, die auch unter ihrem karmelitanischen Ordensnamen als Theresia vom Kinde Jesu und vom heiligen Antlitz bekannt ist. Die kleine Thérèse hat ein kurzes und eher unauffälliges Leben geführt, und doch wurde sie gleich nach ihrem Tod im Jahr 1897 sehr verehrt, bald heilig gesprochen und zur Patronin der Missionen erhoben, im Jahr 1997 schließlich zur Kirchenlehrerin erklärt. Die Gestalt der heiligen Theresia macht deutlich, so hat es Edith Stein einmal gesagt, »daß hier ein Menschenleben einzig und allein von der Gottesliebe bis ins letzte durchgeformt ist« (Brief an Sr. Adelgundis Jaegerschmidt OSB vom 17. März 1933). Theresia hatte ein empfindsames Gemüt, und der frühe Tod der Mutter – als sie vier Jahre alt war – wie auch einige Jahre später der Eintritt ihrer Schwester Pauline in den Karmel steigerte ihre Nervosität und Überempfindlichkeit, so daß sie ernstlich krank wurde. Weihnachten 1886 erfuhr sie eine tiefe Bekehrung: Das göttliche Kind in der Krippe wandelte ihre Schwachheit in Stärke. Sie erkannte den Sinn ihres Lebens darin, Gottes Liebe vorbehaltlos anzunehmen und weiterzuschenken. Dabei mochte sie keine Gelegenheit versäumen, um Jesus mit kleinen Dingen Freude zu bereiten. Vertrauen und Liebe wurden die beiden Säulen ihres Lebens: Vertrauen wie ein Kind, das sich in die Hände Gottes fallen läßt, begleitet vom unbändigen Einsatz einer Liebe, die in Wirklichkeit Selbsthingabe ist. In der Ordensberufung fand sie die Verwirklichung ihres Lebensplans, und so trat sie 1888 in den Karmel zu Lisieux ein. Sie wollte im Herzen der Kirche die Liebe sein. Ihr Leben opferte sie im Gebet für die Sünder, die Schwachen und die Strauchelnden, ehe sie nach einer Zeit der Prüfungen durch Krankheit 24jährig gestorben ist.

Von Herzen grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Die heilige Therese von Lisieux lädt uns ein, den »kleinen Weg« zu gehen. Sie sagt: Auf dem Marathon des Glaubens will ich die allerletzte sein, aber es reicht mir anzukommen. Und wenn ich die größte Sünderin wäre, würde ich mich voll Vertrauen in die Hände Gottes stürzen. Sie lädt uns ein, den »kleinen Weg« zu gehen, den einfachen Weg des Vertrauens, darauf zu vertrauen, daß Christus in uns wirkt und wir mit unserer Liebe zu den Menschen darauf antworten. So können wir dem Wirken Gottes in der Welt Raum geben. Der Herr begleite euch auf allen euren Wegen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Me detengo hoy en la figura de santa Teresita del Niño Jesús, monja carmelita que vivió apenas veinticuatro años, al final del siglo diecinueve. Una vida escondida que ha tenido una relevancia crucial en la historia de la espiritualidad de la Iglesia contemporánea, hasta el punto de ser declarada patrona de las misiones por el Papa Pío once, y doctora de la Iglesia por el venerable Juan Pablo segundo. Su mensaje se nos muestra en el libro Historia de un alma. En él, santa Teresita nos narra las etapas de una intensa y profunda historia de Amor con Jesús desde su infancia hasta su muerte. Es una obra fascinante por su sencillez y frescura. En todas sus dolencias ve la gracia del Señor que la sana y la invita a progresar en su carrera de gigante. Ella propone el hacerse pequeño como camino hacia la plenitud del Amor ofrecido por la Iglesia, por los pecadores, por los últimos. Su noche oscura, al final de la vida, es una fuerte prueba de fe que ella acepta por todos los ateos del mundo moderno. Cumpliendo su vocación de ser, en el corazón de la Iglesia, el amor, muere con las sencillas palabras "¡Dios mío, os amo!".

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los de las diócesis de Alcalá de Henares y Plasencia, al grupo de Religiosas Siervas de María, que celebran el cincuenta aniversario de su consagración religiosa, así como a los demás fieles provenientes de España, Argentina, México y otros países latinoamericanos. A ejemplo de santa Teresita del Niño Jesús, invito a todos a descubrir en la lectura orante de la Biblia, en participación fructuosa en la Eucaristía y en la contemplación del Crucificado la ciencia del amor misericordioso que impregna el misterio de Cristo. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Padroeira das missões e doutora da Igreja, Santa Teresa de Lisieux, apesar da sua vida breve, que terminou em 1897, tornou-se uma das santas mais conhecidas e amadas. Um ano após a sua morte, foi publicada a sua obra autobiográfica, "História de uma alma". Trata-se de uma maravilhosa história de amor que encheu toda a vida Teresa; este amor tem um rosto e um Nome: é Jesus. Recebida a autorização papal, pôde, aos dezesseis anos, entrar no Carmelo de Lisieux, assumindo o nome de Teresa do Menino Jesus e da Sagrada Face. Era movida pelo desejo de salvar almas e rezar pelos sacerdotes. Um ano antes da sua morte, iniciou a sua paixão pessoal que viveu em profunda união com a Paixão de Cristo. Tratou-se de uma paixão do corpo, com a doença que acabaria por levá-la à morte, mas, sobretudo, tratou-se de uma paixão na alma com uma dolorosa prova da fé, a qual ofereceu pela salvação de todos os ateus do mundo. Neste contexto de sofrimento, vivendo o maior amor nas pequenas coisas da vida diária, Teresa realizou a sua vocação de ser o Amor no coração da Igreja. De fato, as palavras "Jesus, eu Vos amo" estão no centro de todos os seus escritos, nos quais ressalta o "pequeno caminho de confiança e amor" que ela percorreu e procurou inculcar aos demais.

Queridos peregrinos lusófonos, a todos saúdo e dou as boas-vindas, particularmente, aos portugueses vindos de Espinho e aos brasileiros de Divinópolis. Possa essa peregrinação reforçar o vosso zelo apostólico para fazerdes crescer o amor a Jesus Cristo na própria casa e na sociedade! Que Deus vos abençoe!




SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie pozdrawiam obecnych tu Polaków. Święta Teresa od Dzieciątka Jezus przypomniała wszystkim, że istotnym świadectwem wiary jest życie pełnią łaski sakramentu Chrztu Świętego i pokorne oddanie siebie Chrystusowi, który jest Miłością. Uczmy się od niej całkowitego zawierzenia Chrystusowi, by jak On, w mocy Ducha Świętego pełnić czyny miłości wobec bliźnich. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i polacchi qui presenti. Santa Teresa di Gesù Bambino ha ricordato a tutti che l’essenziale testimonianza della fede è il vivere la pienezza della grazia del Sacramento del Battesimo e l’umile dono di sé a Cristo che è Amore. Impariamo da lei il totale abbandono a Cristo, affinché come Lui, con la forza dello Spirito Santo, possiamo compiere opere di carità verso il prossimo. Sia lodato Gesù Cristo.]


○ Saluto in lingua croata

Upućujem srdačan pozdrav hrvatskim hodočasnicima, a na poseban način policajcima i djelatnicima hrvatskog Ministarstva unutarnjih poslova. U svojoj časnoj dužnosti služenja drugima, slijedite Isusa koji nas je ljubio do kraja i dao svoj život da bismo mi živjeli. Zahvalite mu svjedočeći svakodnevno svoju vjeru. Hvaljen Isus i Marija!

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini Croati, particolarmente ai poliziotti e dipendenti del Ministero dell’interno Croato. Nel vostro nobile compito di servizio agli altri, seguite Gesù che ci ha amato sino alla fine e ha dato la sua vita affinché noi vivessimo. RingraziateLo testimoniando quotidianamente la vostra fede. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua lituana

Nuoširdžiai sveikinu piligrimus lietuvius. Brangūs bičiuliai, Gavėnia mus ragina atpažinti Jėzų Kristų kaip mūsų viltį. Kviečiu Jus visur būti ištikimais išganymo Gerosios Naujienos liudytojais. Nuoširdžiai laiminu Jus ir Jūsų šeimas. Garbė Jėzui Kristui!

[Saluto con affetto i pellegrini lituani. Cari amici, la Quaresima ci esorta a riconoscere Gesù Cristo come nostra speranza. Vi invito ad essere dappertutto testimoni fedeli della Buona Novella della salvezza. Di cuore benedico voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ungherese

Nagy szeretettel köszöntöm a magyar híveket, különösképpen azokat, akik Debrecenből és Murakeresztúrról érkeztek. A nagyböjt legyen számotokra a személyes megtérés és lelki megújulás ideje, hogy örömteli szívvel tudjátok követni Krisztust szavaitokban és tetteitekben. Szívesen adom apostoli áldásomat Kedves Mindannyiotokra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Un saluto cordiale ai pellegrini di lingua ungherese, specialmente ai gruppi che sono arrivati da Debrecen e da Murakeresztúr. Il tempo quaresimale vi conduca alla conversione personale e al rinnovo spirituale affinché possiate seguire con gioia Cristo con le parole e le opere di carità. Volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto il folto gruppo di fedeli legati con speciale devozione al Santuario della Santissima Trinità in Vallepietra. Carissimi, nel ringraziarvi per la vostra presenza, vi esorto a tenere viva la tradizione del pellegrinaggio a tale Santuario, tanto radicata nella vostra terra. Saluto, inoltre, gli studenti ebrei e palestinesi e li incoraggio ad impegnarsi sempre per testimoniare la fraternità e la pace.

Infine il mio saluto va ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari giovani, incontrarvi è sempre per me motivo di consolazione e di speranza, perché la vostra età è la primavera della vita. Sappiate rispondere all'amore che Dio ha per voi. Cari ammalati, lasciatevi illuminare dalla Croce del Signore per essere forti nella prova. E voi, cari sposi novelli, siate grati a Dio per il dono della famiglia: contando sempre sul suo aiuto, fate della vostra esistenza una missione di amore fedele e generoso.




APPELLO DEL SANTO PADRE

Continuo a seguire con grande apprensione le drammatiche vicende che le care popolazioni della Costa d’Avorio e della Libia stanno vivendo in questi giorni. Mi auguro, inoltre, che il Cardinale Turkson, che avevo incaricato di recarsi in Costa d’Avorio per manifestare la mia solidarietà possa presto entrare nel Paese. Prego per le vittime e sono vicino a tutti coloro che stanno soffrendo. La violenza e l’odio sono sempre una sconfitta! Per questo rivolgo un nuovo e accorato appello a tutte le parti in causa, affinché si avvii l’opera di pacificazione e di dialogo e si evitino ulteriori spargimenti di sangue.
+PetaloNero+
00giovedì 7 aprile 2011 15:57
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Juan Luis Cipriani Thorne, Arcivescovo di Lima (Perù);

S.E. Mons. Anthony Chirayath, Vescovo di Sagar dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Mathew Vaniakizhakkel, C.V., Vescovo di Satna dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Sebastian Vadakel, Vescovo di Ujjain dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Thomas Elavanal, M.C.B.S., Vescovo di Kalyan dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. José Chittooparambil, C.M.I., Vescovo di Rajkot dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum"

con il Vescovo emerito:

S.E. Mons. Gregory Karotemprel, C.M.I..

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Gruppo dei Vescovi di rito Siro-Malabarese in Visita "ad Limina Apostolorum".












RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI LAHORE (PAKISTAN)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Lahore (Pakistan), presentata da S.E. Mons. Lawrence John Saldanha, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.


















VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CHIESA SIRO-MALABARESE DELL’INDIA


Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra il gruppo di Vescovi della Chiesa Siro-Malabarese dell’India, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Dear Brother Bishops,

I offer you a warm fraternal welcome on the occasion of your visit ad Limina Apostolorum a moment which is now sadly marked by the death of Cardinal Varkey Vithayathil. Before you all, I wish again to give thanks to God for his able and willing service over many years to the whole of the Church in India. May our loving Saviour welcome his noble soul into paradise, and may he rest in peace in communion with all the saints.

Thank you for the sentiments of respect and esteem offered by Mar Bosco Puthur on your behalf and in the name of those whom you shepherd. Your presence is an eloquent expression of the deep spiritual bonds which unite the Syro-Malabar Church to the Church universal, in fidelity to Christ’s prayer for all his disciples (cf. Jn 17:21). You bring to the tombs of the Apostles Peter and Paul the joys and hopes of the entire Syro-Malabar Church, which my predecessor the Venerable John Paul II happily raised to the status of a Major-Archiepiscopal Church in 1992.My greetings go to the priests, the women and men religious, the members of the lay movements, the families and in particular the young people who are the hope of the Church.

The Second Vatican Council taught that "Bishops have been designated by the Holy Spirit to take the place of the Apostles as pastors of souls and, together with the Supreme Pontiff and subject to his authority, they are commissioned to perpetuate the work of Christ, the eternal Pastor" (Christus Dominus, 1). Today’s encounter thus forms an essential part of your pilgrimage ad Limina Apostolorum; it is also an occasion to intensify the awareness of the divine gift and responsibility received in the ordination by which you became members of the College of Bishops. I join you in seeking the intercession of the Apostles for your ministry. They, who were the first to receive the charge of caring for Christ’s flock, continue to guide and watch over the Church from their place in heaven and remain a model and inspiration to all Bishops by their holiness of life, teaching and example.

Your visit also provides a precious opportunity to give thanks to God for the gift of communion in the apostolic faith and in the life of the Spirit which unites you among yourselves and with your people. With divine inspiration and grace on the one hand, and with humble prayers and efforts on the other, this precious gift of fellowship with the Triune God and with one another will grow ever richer and deeper. Each Bishop, for his part, is called to be a minister of unity (cf. ibid., 6) in his particular church and within the universal Church. This responsibility is of special importance in a country like India where the unity of the Church is reflected in the rich diversity of her rites and traditions. I encourage you to do all you can to continue to foster the communion between yourselves and all Catholic Bishops throughout the world, and to be the living expression of that fellowship among your priests and faithful. Let the gentle command of Saint Paul continue to guide your hearts and your apostolic endeavours: "Let love be genuine, hate what is evil, hold fast to what is good, love one another with brotherly affection, outdo one another in showing honour. Live in harmony with one another" (Rom 12:9-10,16). Thus will the unity of the Triune God be proclaimed and lived in the world, and thus will our new life in Christ be experienced always more profoundly, to the benefit of the entire Catholic Church.

Within this mystery of loving communion, a privileged expression of sharing in the divine life is through sacramental marriage and family life. The rapid and dramatic changes which are a part of contemporary society throughout the world bring with them not only serious challenges, but new possibilities to proclaim the liberating truth of the Gospel message to transform and elevate all human relationships. Your support, dear Brother Bishops, and that of your priests and communities for the sound and integral education of young people in the ways of chastity and responsibility will not only enable them to embrace the true nature of marriage, but will also benefit Indian culture as a whole. Unfortunately, the Church can no longer count on the support of society at large to promote the Christian understanding of marriage as a permanent and indissoluble union ordered to procreation and the sanctification of the spouses. Have your families look to the Lord and his saving word for a complete and truly positive vision of life and marital relations, so necessary for the good of the whole human family. Let your preaching and catechesis in this field be patient and constant.

At the heart of many of the works of education and charity exercised in your Eparchies are the various communities of men and women religious who devote themselves to the service of God and their neighbour. I wish to express the Church’s appreciation for the charity, faith and hard work of these religious, who by professing and living the evangelical counsels of poverty, chastity and obedience offer an example of complete devotion to the divine Master and thus help considerably to equip your faithful for every good work (cf. 2 Tim 3:17). The vocation to religious life and the pursuit of perfect charity is attractive in every age, but it should be nourished by a constant spiritual renewal which is to be fostered by superiors who devote great care to the human, intellectual and spiritual formation of their fellow religious (cf. Perfectae Caritatis, 11). The Church insists that preparation for religious profession is to be marked by long and careful discernment with the goal of ensuring, before final vows are made, that each candidate is firmly rooted in Christ, solid in his or her capacity for genuine commitment and joyful in the gift of self to Jesus Christ and his Church. Furthermore, by its nature, formation is never completed, but is ongoing and must be an integral part of the daily life of each individual and community. Much needs to be done in this area, utilizing the many resources available in your Church, above all through deeper training in the practice of prayer, the particular spiritual and liturgical traditions of the Syro-Malabar rite, and the intellectual demands of a solid pastoral practice. I encourage you, in close collaboration with religious superiors, to plan effectively for such a solid ongoing formation, so that religious men and women continue to be powerful witnesses to the presence of God in the world and to our eternal destiny, so that the complete gift of self to God through religious life may shine with all its beauty and purity before men.

With these thoughts, dear Brother Bishops, I once again express my fraternal affection and esteem. Commending you to the intercession of Saint Thomas, Apostle of India, I assure you of my prayers for you and for those entrusted to your pastoral care. To all I impart my Apostolic Blessing as a pledge of grace and peace in the Lord.
+PetaloNero+
00venerdì 8 aprile 2011 01:22
Il Papa ai Vescovi della Chiesa siro-malabarese dell'India
In occasione della loro visita ad limina apostolorum



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 7 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questo giovedì mattina nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano ricevendo i Vescovi della Chiesa siro-malabarese dell’India in occasione della loro visita “ad limina apostolorum”.

* * *

Cari Fratelli Vescovi,

vi porgo un affettuoso benvenuto fraterno in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum in un momento tristemente segnato dalla morte del Cardinale Varkey Vithayathil. Di fronte a tutti voi, desidero rendere ancora grazie a Dio per il servizio valido e volenteroso che egli ha prestato per molti anni alla Chiesa in India. Che il nostro Salvatore amorevole accolga la sua nobile anima in paradiso e che egli possa riposare in pace in comunione con tutti i santi.

Grazie per i sentimenti di rispetto e di stima offerti da Mar Bosco Puthur a vostro nome e a nome di quanti amministrate. La vostra presenza è un’espressione eloquente dei profondi vincoli spirituali che uniscono la Chiesa siro-malabarese alla Chiesa universale, in fedeltà alla preghiera di Cristo per tutti i suoi discepoli (cfr. Gv 17, 21). Portate sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo le gioie e le speranze di tutta la Chiesa siro-malabarese, che il mio predecessore, il Venerabile Giovanni Paolo II, ha elevato con gioia allo status di Chiesa Arcivescovile Maggiore nel 1992. I miei saluti vanno ai sacerdoti, ai religiosi, uomini e donne, ai membri dei movimenti laicali, alle famiglie e in particolare ai giovani che sono la speranza della Chiesa.

Il Concilio Vaticano II ha insegnato che «anche i vescovi, posti dallo Spirito Santo, succedono agli apostoli come pastori delle anime e, insieme col sommo Pontefice e sotto la sua autorità hanno la missione di perpetuare l’opera di Cristo, pastore eterno» (Christus Dominus, 2). L’incontro di oggi quindi costituisce una parte essenziale del vostro pellegrinaggio ad limina Apostolorum. È anche un’occasione per intensificare la consapevolezza del dono divino e della responsabilità ricevuti nell’ordinazione con la quale siete divenuti membri del collegio episcopale. Mi unisco a voi nel chiedere l’intercessione degli Apostoli per il vostro ministero. Essi, che furono i primi a ricevere il mandato di custodire il gregge di Cristo, continuano a guidare la Chiesa e a vegliare su di essa dal loro posto nei cieli e restano un modello e una fonte di ispirazione per tutti i Vescovi con la loro santità di vita, il loro insegnamento e il loro esempio.

La vostra visita offre anche una preziosa opportunità per rendere grazie a Dio per il dono di comunione nella fede apostolica e nella vita dello Spirito che vi rende uniti fra voi e con il vostro popolo. Con l’ispirazione e la grazia divine da un lato e con umili sforzi e preghiere dall’altro, questo dono prezioso di comunione con il Dio Uno e Trino e fra voi diverrà sempre più ricco e profondo. Ogni Vescovo, da parte sua, è chiamato a essere un ministro di unità (cfr. ibidem 6) nella sua Chiesa particolare e nella Chiesa universale. Questa responsabilità riveste un’importanza speciale in un Paese come l’India in cui l’unità della Chiesa si riflette nella ricca diversità dei suoi riti e delle sue tradizioni. Vi incoraggio a fare tutto il possibile per promuovere la comunione fra voi e con tutti i vescovi cattolici nel mondo, e a essere espressione vivente di quella comunione fra i vostri sacerdoti e fedeli. Che il delicato monito di san Paolo continui a guidare i vostri cuori e i vostri sforzi apostolici: «fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm 12, 9–10, 16). Quindi l’unità del Dio Uno e Trino sarà proclamata e vissuta nel mondo, e quindi la nostra nuova vita in Cristo sarà vissuta sempre più profondamente a beneficio di tutta la Chiesa cattolica.

In seno a questo ministero di comunione amorevole, un’espressione pri«vilegiata di condivisione della vita divina è costituita dal matrimonio sacramentale e dalla vita familiare. I cambiamenti rapidi e incisivi che sono parte della società attuale in tutto il mondo recano non solo sfide ingenti, ma anche nuove possibilità per proclamare la verità liberatrice del messaggio evangelico, per trasformare ed elevare tutti i rapporti umani. Il vostro sostegno, cari Fratelli Vescovi, e quello dei vostri sacerdoti e delle vostre comunità per l’educazione solida e integrale dei giovani nella castità e nella responsabilità non solo permetteranno loro di accogliere la natura autentica del matrimonio, ma saranno anche di beneficio alla cultura indiana nel suo insieme. Purtroppo, la Chiesa non può più contare sul sostegno della società nel suo insieme per promuovere l’idea cristiana del matrimonio come unione permanente e indissolubile tesa alla procreazione e alla santificazione dei coniugi. Fate sì che le vostre famiglie guardino al Signore e alla sua parola salvifica per una visione completa e autenticamente positiva della vita e dei rapporti coniugali, tanto necessaria per il bene di tutta la famiglia umana. Che la vostra predicazione e la vostra catechesi in questo campo siano pazienti e costanti.

Al centro di molte delle opere di educazione e di carità svolte nelle vostre eparchie ci sono varie comunità di religiosi, uomini e donne, che si dedicano al servizio di Dio e del prossimo. Desidero esprimere l’apprezzamento della Chiesa per la carità, la fede e il duro lavoro di questi religiosi, che professando e vivendo i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza offrono un esempio di devozione completa al divino Maestro e in tal modo contribuiscono in maniera considerevole a ben preparare i vostri fedeli per ogni opera buona (cfr. 2 Tm 3, 17). La vocazione alla vita religiosa e la ricerca della perfetta carità sono attraenti a ogni età, ma dovrebbero essere alimentate da un costante rinnovamento spirituale promosso da superiori che dedichino grande cura alla formazione umana, intellettuale e spirituale dei loro confratelli religiosi (cfr. Perfectae caritatis, 11). La Chiesa insiste affinché la preparazione alla professione religiosa sia caratterizzata da un discernimento lungo e attento teso a garantire, prima dei voti definitivi, che ogni candidato sia profondamente radicato in Cristo, saldo nella sua capacità di impegno autentico e gioioso nel dono di sé a Gesù Cristo e alla sua Chiesa. Inoltre, per sua stessa natura, la formazione non è mai completa, ma è permanente e deve essere parte integrante della vita quotidiana di ogni individuo e comunità. In questa area bisogna fare molto, utilizzando le numerose risorse disponibili nella vostra Chiesa, soprattutto attraverso un esercizio più profondo della pratica della preghiera, le particolari tradizioni spirituali e liturgiche del rito sio-malabarese e le esigenze intellettuali di una solida pratica pastorale. Vi incoraggio a pianificare in modo efficace, in stretta collaborazione con i superiori religiosi, questa salda formazione permanente cosicché i religiosi, uomini e donne, continuino a essere testimoni validi della presenza di Dio nel mondo e del nostro destino eterno, cosicché il dono completo di sé a Dio attraverso la vita religiosa possa risplendere in tutta la sua bellezza e purezza di fronte agli uomini.

Con queste riflessioni, cari Fratelli Vescovi, esprimo ancora una volta il mio affetto fraterno e la mia stima. Affidandovi all’intercessione di san Tommaso, Apostolo dell’India, vi assicuro delle mie preghiere per voi e per quanti sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale. A tutti imparto al mia benedizione apostolica quale pegno di grazia e di pace nel Signore.

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]


+PetaloNero+
00venerdì 8 aprile 2011 16:04
LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Joseph Kunnath, C.M.I., Vescovo di Adilabad dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Vijay Anand Nedumpuram, C.M.I., Vescovo di Chanda dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Simon Stock Palathara, C.M.I., Vescovo di Jagdalpur dei Siro-Malabaresi (India), in Visita "ad Limina Apostolorum";

S.E. Mons. Jacob Angadiath, Vescovo di Saint Thomas the Apostle of Chicago dei Siro-Malabaresi (Stati Uniti d’America); Visitatore Apostolico per i fedeli di rito siro-malabarese residenti in Canada, in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Papa ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Partecipanti alla Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina.

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.














RINUNCE E NOMINE


NOMINA DELL’AUSILIARE DI BAMENDA (CAMERUN)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Ausiliare della diocesi di Bamenda (Camerun) il Rev.do Agapitus Enuyehnyoh Nfon, del clero di Kumbo, Rettore del Seminario Maggiore di St. Thomas Aquinas, a Bambui, assegnandogli la sede titolare vescovile di Unizibira.

Rev.do Agapitus Enuyehnyoh Nfon

Il Rev.do Agapitus Enuyehnyoh Nfon è nato l’11 febbraio 1964 a Shishong, diocesi di Kumbo. Ha studiato la Filosofia e la Teologia in patria, al Seminario Maggiore St. Thomas Aquinas di Bamenda.

È stato ordinato sacerdote il 22 marzo 1991 ed incardinato nella diocesi di Kumbo.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1991-1992: Vicario parrocchiale a St. Theresa Quasi Parish, Sop, e poi a St. Theresa Cathedral Parish, Kumbo; 1991-1993: Amministratore delle scuole nelle parrocchie di Kumbo e Meluf; 1992-1993: Cappellano e Insegnante al St. Augustine’s College, Kumbo; 1993-1994: Parroco a St.Pius X, Tatum; 1994-1995: Segretario del Vescovo della diocesi di Kumbo; 1995-1996: Segretario per le finanze diocesane; 1996-1998: Direttore del St. Augustine’s College, Kumbo, e Cappellano diocesano dell’Associazione delle Donne Cattoliche (CWA); 1998-2001: Studi per la Licenza in Teologia all’Istituto Augustinianum, Roma; 2001-2004: Formatore al Seminario Maggiore St. Thomas Aquinas, Bambui; 2004-2005: Economo del medesimo Seminario.

Dal 2005 è Rettore del Seminario Maggiore St. Thomas Aquinas, Bambui. Dal 2007 è anche Membro del Collegio dei Consultori della diocesi di Kumbo.
























UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER L’AMERICA LATINA

Alle ore 11.45 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Señores Cardenales,

Queridos hermanos en el Episcopado

1. Saludo con afecto a los Consejeros y Miembros de la Comisión Pontificia para América Latina, que se han reunido en Roma para su Asamblea Plenaria. Saludo de manera especial al Señor Cardenal Marc Ouellet, Prefecto de la Congregación para los Obispos y Presidente de dicha Comisión Pontificia, agradeciéndole vivamente las palabras que me ha dirigido en nombre de todos para presentarme los resultados de estos días de estudio y reflexión.

2. El tema elegido para este encuentro, «Incidencia de la piedad popular en el proceso de evangelización de América Latina», aborda directamente uno de los aspectos de mayor importancia para la tarea misionera en la que están empeñadas las Iglesias particulares de ese gran continente latinoamericano. Los Obispos que se reunieron en Aparecida para la V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano y del Caribe, que tuve el gusto de inaugurar en mi viaje a Brasil, en mayo de 2007, presentan la piedad popular como un espacio de encuentro con Jesucristo y una forma de expresar la fe de la Iglesia. Por tanto, no puede ser considerada como algo secundario de la vida cristiana, pues eso «sería olvidar el primado de la acción del Espíritu y la iniciativa gratuita del amor de Dios» (

Documento conclusivo, n. 263).

Esta expresión sencilla de la fe tiene sus raíces en el comienzo mismo de la evangelización de aquellas tierras. En efecto, a medida que el mensaje salvador de Cristo fue iluminando y animando las culturas de allí, se fue tejiendo paulatinamente la rica y profunda religiosidad popular que caracteriza la vivencia de fe de los pueblos latinoamericanos, la cual, como dije en el Discurso de inauguración de la Conferencia de Aparecida, constituye «el precioso tesoro de la Iglesia católica en América Latina, y que ella debe proteger, promover y, en lo que fuera necesario, también purificar» (n. 1).

3. Para llevar a cabo la nueva evangelización en Latinoamérica, dentro de un proceso que impregne todo el ser y quehacer del cristiano, no se pueden dejar de lado las múltiples demostraciones de la piedad popular. Todas ellas, bien encauzadas y debidamente acompañadas, propician un fructífero encuentro con Dios, una intensa veneración del Santísimo Sacramento, una entrañable devoción a la Virgen María, un cultivo del afecto al Sucesor de Pedro y una toma de conciencia de pertenencia a la Iglesia. Que todo ello sirva también para evangelizar, para comunicar la fe, para acercar a los fieles a los sacramentos, para fortalecer los lazos de amistad y de unión familiar y comunitaria, así como para incrementar la solidaridad y el ejercicio de la caridad.

Por consiguiente, la fe tiene que ser la fuente principal de la piedad popular, para que ésta no se reduzca a una simple expresión cultural de una determinada región. Más aún, tiene que estar en estrecha relación con la sagrada Liturgia, la cual no puede ser sustituida por ninguna otra expresión religiosa. A este respecto, no se puede olvidar, como afirma el Directorio sobre la piedad popular y la liturgia, publicado por la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos, que «liturgia y piedad popular son dos expresiones cultuales que se deben poner en relación mutua y fecunda: en cualquier caso, la Liturgia deberá constituir el punto de referencia para "encauzar con lucidez y prudencia los anhelos de oración y de vida carismática" que aparecen en la piedad popular; por su parte la piedad popular, con sus valores simbólicos y expresivos, podrá aportar a la Liturgia algunas referencias para una verdadera inculturación, y estímulos para un dinamismo creador eficaz» (n. 58).

4. En la piedad popular se encuentran muchas expresiones de fe vinculadas a las grandes celebraciones del año litúrgico, en las que el pueblo sencillo de América Latina reafirma el amor que siente por Jesucristo, en quien encuentra la manifestación de la cercanía de Dios, de su compasión y misericordia. Son incontables los santuarios que están dedicados a la contemplación de los misterios de la infancia, pasión, muerte y resurrección del Señor, y a ellos concurren multitudes de personas para poner en sus divinas manos sus penas y alegrías, pidiendo al mismo tiempo copiosas gracias e implorando el perdón de sus pecados. Íntimamente unida a Jesús, está también la devoción de los pueblos de Latinoamérica y el Caribe a la Santísima Virgen María. Ella, desde los albores de la evangelización, acompaña a los hijos de ese continente y es para ellos manantial inagotable de esperanza. Por eso, se recurre a Ella como Madre del Salvador, para sentir constantemente su protección amorosa bajo diferentes advocaciones. De igual modo, los santos son tenidos como estrellas luminosas que constelan el corazón de numerosos fieles de aquellos países, edificándolos con su ejemplo y protegiéndolos con su intercesión.

5. No se puede negar, sin embargo, que existen ciertas formas desviadas de religiosidad popular que, lejos de fomentar una participación activa en la Iglesia, crean más bien confusión y pueden favorecer una práctica religiosa meramente exterior y desvinculada de una fe bien arraigada e interiormente viva. A este respecto, quisiera recordar aquí lo que escribí a los seminaristas el año pasado: «La piedad popular puede derivar hacia lo irracional y quizás también quedarse en lo externo. Sin embargo, excluirla es completamente erróneo. A través de ella, la fe ha entrado en el corazón de los hombres, formando parte de sus sentimientos, costumbres, sentir y vivir común. Por eso, la piedad popular es un gran patrimonio de la Iglesia. La fe se ha hecho carne y sangre. Ciertamente, la piedad popular tiene siempre que purificarse y apuntar al centro, pero merece todo nuestro aprecio, y hace que nosotros mismos nos integremos plenamente en el "Pueblo de Dios"» (Carta a los seminaristas, 18 octubre 2010, n. 4).

6. Durante los encuentros que he tenido en estos últimos años, con ocasión de sus visitas ad limina, los Obispos de América Latina y del Caribe me han hecho siempre referencia a lo que están realizando en sus respectivas circunscripciones eclesiásticas para poner en marcha y alentar la Misión continental, con la que el episcopado latinoamericano ha querido relanzar el proceso de nueva evangelización después de Aparecida, invitando a todos los miembros de la Iglesia a ponerse en un estado permanente de misión. Se trata de una opción de gran trascendencia, pues se quiere con ella volver a un aspecto fundamental de la labor de la Iglesia, es decir, dar primacía a la Palabra de Dios para que sea el alimento permanente de la vida cristiana y el eje de toda acción pastoral.

Este encuentro con la divina Palabra debe llevar a un profundo cambio de vida, a una identificación radical con el Señor y su Evangelio, a tomar plena conciencia de que es necesario estar sólidamente cimentado en Cristo, reconociendo que «no se comienza a ser cristiano por una decisión ética o una gran idea, sino por el encuentro con un acontecimiento, con una Persona, que da un nuevo horizonte a la vida, y, con ello, una orientación decisiva» (Carta enc. Deus caritas est, n. 1).

En este sentido, me complace saber que en América Latina ha ido creciendo la práctica de la lectio divina en las parroquias y en las pequeñas comunidades eclesiales, como una forma ordinaria para alimentar la oración y, de esa manera, dar solidez a la vida espiritual de los fieles, ya que «en las palabras de la Biblia, la piedad popular encontrará una fuente inagotable de inspiración, modelos insuperables de oración y fecundas propuestas de diversos temas» (Directorio sobre la piedad popular y la liturgia, n. 87).

7. Queridos hermanos, les agradezco sus valiosos aportes encaminados a proteger, promover y purificar todo lo relacionado con las expresiones de la religiosidad popular en América Latina. Para alcanzar este objetivo, será de gran valor continuar impulsando la Misión continental, en la cual ha de tener particular espacio todo lo que se refiere a este ámbito pastoral, que constituye una manera privilegiada para que la fe sea acogida en el corazón del pueblo, toque los sentimientos más profundos de las personas y se manifieste vigorosa y operante por medio de la caridad (cf. Ga 5, 6).

8. Al concluir este gozoso encuentro, a la vez que invoco el dulce Nombre de María Santísima, perfecta discípula y pedagoga de la evangelización, les imparto de corazón la Bendición Apostólica, prenda de la benevolencia divina.
+PetaloNero+
00sabato 9 aprile 2011 01:01
Discorso del Papa alla Pontificia Commissione per l'America Latina
Criteri per discernere la pietà popolare



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 8 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso che Papa Benedetto XVI ha rivolto questo venerdì ai partecipanti all'assemblea della Pontificia Commissione per l'America Latina.

* * *

Signori Cardinali, Cari fratelli nell’Episcopato,
1. Saluto con affetto i consiglieri e i membri della Pontificia Commissione per l’America latina, che si sono riuniti a Roma per la loro Assemblea Plenaria. Saluto in modo particolare il signor cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente di detta Pontificia Commissione, ringraziandolo vivamente per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti per presentarmi i risultati di queste giornate di studio e di riflessione.

2. Il tema scelto per questo incontro, «Incidenza della pietà popolare nel processo di evangelizzazione dell’America latina», affronta direttamente uno degli aspetti più importanti per il compito missionario nel quale sono impegnate le Chiese particolari di questo grande continente latinoamericano. I vescovi che si sono riuniti ad Aparecida per la v Conferenza generale dell’episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, che ho avuto il piacere d’inaugurare nel mio viaggio in Brasile nel maggio del 2007, presentano la pietà popolare come uno spazio d’incontro con Gesù Cristo e un modo di esprimere la fede della Chiesa. Non può pertanto essere considerata come un aspetto secondario della vita cristiana, poiché ciò «sarebbe dimenticare il primato dell’azione dello Spirito e l’iniziativa gratuita dell’amore di Dio» (Documento conclusivo, n. 263).

Questa espressione semplice della fede ha le sue radici nell’inizio stesso dell’evangelizzazione di quelle terre. In effetti, man mano che il messaggio salvifico di Cristo illuminava e animava le culture locali, si tesseva pian piano la ricca e profonda religiosità popolare che caratterizza l’esperienza di fede dei popoli latinoamericani, la quale, come ho detto nel discorso inaugurale della Conferenza di Aparecida, costituisce «il prezioso tesoro della Chiesa cattolica in America latina, e che essa deve proteggere, promuovere e, quando fosse necessario, anche purificare» (n. 1).

3. Per portare a termine la nuova evangelizzazione in America latina, all’interno di un processo che permei tutto l’essere e l’agire del cristiano, non si possono trascurare le molteplici dimostrazioni della pietà popolare. Tutte, ben canalizzate e debitamente accompagnate, propiziano un fecondo incontro con Dio, un’intensa venerazione del Santissimo Sacramento, una profonda devozione alla Vergine Maria, un coltivare l’affetto per il Successore di Pietro e una presa di coscienza di appartenenza alla Chiesa. Che tutto ciò serva anche per evangelizzare, per comunicare la fede, per avvicinare i fedeli ai sacramenti, per rafforzare i vincoli di amicizia e di unione familiare e comunitaria, come pure per incrementare la solidarietà e l’esercizio della carità.

La fede deve essere di conseguenza la fonte principale della pietà popolare, affinché questa non si riduca a una semplice espressione culturale di una determinata regione. Deve inoltre essere in stretta relazione con la sacra Liturgia, la quale non può essere sostituita da nessun’altra espressione religiosa. A tale proposito, non si può dimenticare, come afferma il Direttorio su pietà popolare e liturgia, pubblicato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che «liturgia e pietà popolare sono quindi due espressioni cultuali da porre in mutuo e fecondo contatto: in ogni caso tuttavia la Liturgia dovrà costituire il punto di riferimento per “incanalare con lucidità e prudenza gli aneliti di preghiera e di vita carismatica” che si riscontrano nella pietà popolare; dal canto suo la pietà popolare, con i suoi valori simbolici ed espressivi, potrà fornire alla Liturgia alcune coordinate per una valida inculturazione e stimoli per un efficace dinamismo creatore» (n. 58).

4. Nella pietà popolare s’incontrano molte espressioni di fede legate alle grandi celebrazioni dell’anno liturgico, in cui la gente semplice dell’America latina riafferma l’amore che sente per Gesù Cristo, nel quale trova la manifestazione della vicinanza di Dio, della sua compassione e misericordia. Sono numerosi i santuari dedicati alla contemplazione dei misteri dell’infanzia, passione, morte e resurrezione del Signore, e a essi si recano moltitudini di persone per mettere nelle sue divine mani le loro sofferenze e le loro gioie, chiedendo allo stesso tempo copiose grazie e implorando il perdono per i loro peccati. Intimamente unita a Gesù è anche la devozione dei popoli dell’America latina e dei Caraibi per la Santissima Vergine Maria. Ella, fin dagli albori dell’evangelizzazione, accompagna i figli di questo continente ed è per essi sorgente inesauribile di speranza. Per questo, si ricorre a Maria come Madre del Salvatore, per sentire costantemente la sua protezione amorevole con diversi titoli. Allo stesso modo, i santi sono considerati stelle luminose che costellano il cuore di numerosi fedeli di quei Paesi, edificandoli con il loro esempio e proteggendoli con la loro intercessione.

5. Non si può negare tuttavia che esistono alcune forme deviate di religiosità popolare che, lungi dal promuovere una partecipazione attiva alla Chiesa, creano piuttosto confusione e possono favorire una pratica religiosa meramente esteriore e svincolata da una fede ben radicata e interiormente viva. A tale proposito vorrei ricordare qui quel che ho scritto ai seminaristi lo scorso anno: «la pietà popolare tende all’irrazionalità, talvolta forse anche all’esteriorità. Eppure, escluderla è del tutto sbagliato. Attraverso di essa, la fede è entrata nel cuore degli uomini, è diventata parte dei loro sentimenti, delle loro abitudini, del loro comune sentire e vivere. Perciò la pietà popolare è un grande patrimonio della Chiesa. La fede si è fatta carne e sangue. Certamente la pietà popolare dev’essere sempre purificata, riferita al centro, ma merita il nostro amore, ed essa rende noi stessi in modo pienamente reale “Popolo di Dio”» (Lettera ai seminaristi, 18 ottobre 2010, n. 4).

6. Durante gli incontri che ho avuto in questi ultimi anni, in occasione delle visite ad limina, i vescovi dell’America latina e dei Caraibi hanno sempre fatto riferimento a ciò che stanno realizzando nelle loro rispettive circoscrizioni ecclesiastiche per avviare e incoraggiare la Missione continentale, con la quale l’episcopato latinoamericano ha voluto rilanciare il processo di nuova evangelizzazione dopo Aparecida, invitando tutti i membri della Chiesa a mettersi in stato permanente di missione. Si tratta di un’opzione molto importante, poiché con essa si vuole tornare a un aspetto fondamentale dell’opera della Chiesa, ossia dare il primato alla Parola di Dio affinché sia l’alimento permanente della vita cristiana e l’asse di ogni azione pastorale.

Questo incontro con la Parola divina deve portare a un profondo cambiamento di vita, a un’identificazione radicale con il Signore e con il suo Vangelo, a prendere pienamente coscienza che è necessario essere saldamente consolidati in Cristo, riconoscendo che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Lettera enciclica Deus caritas est, n. 1).

In tal senso, sono lieto di sapere che in America latina sta crescendo la pratica della lectio divina nelle parrocchie e nelle piccole comunità ecclesiali, come un modo comune di alimentare la preghiera e così facendo di dare solidità alla vita spirituale dei fedeli, poiché «nella parola biblica la pietà popolare troverà una fonte inesauribile di ispirazione, insuperabili modelli di preghiera e feconde proposte tematiche» (Direttorio su pietà popolare e liturgia, n. 87).

7. Cari fratelli, vi ringrazio per i vostri validi contributi volti a proteggere, promuovere e purificare tutto ciò che è legato alle espressioni della religiosità popolare in America latina. Per raggiungere tale obiettivo, sarà molto importante continuare a dare impulso alla Missione continentale, nella quale deve avere uno spazio particolare tutto ciò che si riferisce a questo ambito pastorale, che costituisce una forma privilegiata affinché la fede sia accolta nel cuore del popolo, tocchi i sentimenti più profondi delle persone e si manifesti vigorosa e operante per mezzo della carità (cfr. Gal 5, 6).

8. Nel concludere questo gioioso incontro, mentre invoco il dolce Nome di Maria Santissima, perfetta discepola e pedagoga dell’evangelizzazione, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, pegno della benevolenza divina.


[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]

+PetaloNero+
00sabato 9 aprile 2011 16:03
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

Em.mo Card. Carlo Maria Martini, Arcivescovo emerito di Milano (Italia).











RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VICARIO APOSTOLICO DI MACHIQUES (VENEZUELA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Machiques (Venezuela), presentata da S.E. Mons. Ramiro Díaz Sánchez, O.M.I., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



ELEVAZIONE AL RANGO DI DIOCESI DEL VICARIATO APOSTOLICO DI MACHIQUES (VENEZUELA) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

Il Papa ha elevato al rango di diocesi il Vicariato Apostolico di Machiques (Venezuela) con la medesima denominazione e configurazione territoriale e rendendola suffraganea della Chiesa Metropolitana di Maracaibo.

Il Santo Padre ha nominato primo Vescovo di Machiques (Venezuela) S.E. Mons. Jesús Alfonso Guerrero Contreras, O.F.M. Cap., finora Vescovo titolare di Leptimino e Vicario Apostolico di Caroní.

S.E. Mons. Jesús Alfonso Guerrero Contreras, O.F.M. Cap.

S.E. Mons. Jesús Alfonso Guerrero Contreras, O.F.M. Cap., è nato a La Pedregoza, arcidiocesi di Mérida, il 13 gennaio 1951. Ha ottenuto la Licenza in Filosofia presso l'Università Centrale di Caracas e ha frequentato studi di specializzazione in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Ha emesso la professione religiosa a Guana il 15 agosto 1977 ed è stato ordinato sacerdote il 10 dicembre 1977.

Ha svolto diversi incarichi: Formatore del Centro Vocazionale dei Cappuccini a Caracas; Professore di Filosofia nel Seminario Maggiore interdiocesano di Caracas; Vicario Parrocchiale della Parrocchia di Nuestra Señora de Belén a Mérida; Professore presso l’Istituto di Teologia per i religiosi di Caracas; Direttore del Filosofato a La Merced; Parroco e Superiore della Parrocchia di Nuestra Señora de Belén a Mérida; Professore del Seminario Maggiore arcidiocesano di Mérida; Direttore di Teologia presso l’Istituto di Teologia per i religiosi e professore dell’Università Cattolica Andrés Bello a Caracas.

I1 6 dicembre 1995 è stato nominato Vescovo titolare di Leptimino e Vicario Apostolico di Caroní. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 20 gennaio 1996.



NOMINA DEL VESCOVO DI PÉCS (UNGHERIA)

Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Pécs (Ungheria) S.E. Mons. György Udvardy, finora Vescovo titolare di Marazane ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest.

S.E. Mons. György Udvardy

S.E. Mons. György Udvardy è nato il 14 maggio 1960 a Balassagyarmat (nell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest). Ha frequentato la scuola elementare a Szécsény ed ha continuato gli studi ad Esztergom nella scuola tecnica dell’industria degli strumenti di precisione, dove ha conseguito il diploma di perito meccanico.

Dopo aver compiuto il servizio militare, nel 1980 è entrato nel Seminario arcivescovile di Esztergom. È stato ordinato sacerdote il 15 giugno 1985.

Dal 1985 al 1988 è stato Viceparroco a Érsekvadkert e, dal 1988 al 1990, Parroco di Csitár. Ha proseguito gli studi a Roma (1990-1993), presso la Pontificia Università Salesiana, ove ha conseguito la Licenza in Teologia, con specializzazione in pastorale giovanile e catechetica. Rientrato in Ungheria, è stato Ispettore diocesano della catechesi (1993-2003) e Direttore della Commissione Catechetica nazionale (1995). Nel 1997 si è laureato presso la facoltà di Teologia dell’Università cattolica "Péter Pázmány" di Budapest. Dal 1997 è stato Docente di Catechesi, Pedagogia e Metodologia al Seminario maggiore di Budapest ed alla menzionata Università cattolica. Nel 1991 è stato nominato Cappellano di Sua Santità. Dal 2003 al 2004 è stato Parroco della parrocchia di Szent Ersébet e Vicario generale dell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest.

Il 24 gennaio 2004 è stato nominato Vescovo titolare di Marazane ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 21 febbraio dello stesso anno.



NOMINA DELL’ARCIVESCOVO COADIUTORE DI GUWAHATI (INDIA)

Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Coadiutore di Guwahati (India) S.E. Mons. John Moolachira, finora Vescovo di Diphu.



NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI PER LA CHIUSURA DELL’ANNO GIUBILARE PAOLINO DIOCESANO A POZZUOLI (ITALIA) (30 MAGGIO 2011)

Il Papa ha nominato l’Em.mo Card. Salvatore De Giorgi, Arcivescovo emerito di Palermo, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni che avranno luogo il 30 maggio 2011 a Pozzuoli (Italia), in occasione della chiusura dell’Anno Giubilare Paolino diocesano nel 1950° anniversario dell’approdo e della predicazione dell’Apostolo San Paolo in tale città
+PetaloNero+
00domenica 10 aprile 2011 16:04
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi, V domenica di Quaresima, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Mancano solo due settimane alla Pasqua, e le Letture bibliche di questa domenica parlano tutte della risurrezione. Non ancora di quella di Gesù, che irromperà come una novità assoluta, ma della nostra risurrezione, quella a cui noi aspiriamo e che proprio Cristo ci ha donato, risorgendo dai morti. In effetti, la morte rappresenta per noi come un muro che ci impedisce di vedere oltre; eppure il nostro cuore si protende al di là di questo muro, e anche se non possiamo conoscere quello che esso nasconde, tuttavia lo pensiamo, lo immaginiamo, esprimendo con simboli il nostro desiderio di eternità.

Al popolo ebraico, in esilio lontano dalla terra d’Israele, il profeta Ezechiele annuncia che Dio aprirà i sepolcri dei deportati e li farà ritornare nella loro terra, per riposarvi in pace (cfr Ez 37,12-14). Questa aspirazione ancestrale dell’uomo ad essere sepolto insieme con i suoi padri è anelito ad una "patria" che lo accolga al termine delle fatiche terrene. Questa concezione non contiene ancora l’idea di una risurrezione personale dalla morte, che compare solo verso la fine dell’Antico Testamento, e ancora al tempo di Gesù non era accolta da tutti i Giudei. Del resto, anche tra i cristiani, la fede nella risurrezione e nella vita eterna si accompagna non raramente a tanti dubbi, a tanta confusione, perché si tratta pur sempre di una realtà che oltrepassa i limiti della nostra ragione, e richiede un atto di fede. Nel Vangelo di oggi – la risurrezione di Lazzaro – noi ascoltiamo la voce della fede dalla bocca di Marta, la sorella di Lazzaro. A Gesù che le dice: "Tuo fratello risorgerà", ella risponde: "So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno" (Gv 11,23-24). Ma Gesù replica: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà" (Gv 11,25-26). Ecco la vera novità, che irrompe e supera ogni barriera! Cristo abbatte il muro della morte, in Lui abita tutta la pienezza di Dio, che è vita, vita eterna. Per questo la morte non ha avuto potere su di Lui; e la risurrezione di Lazzaro è segno del suo pieno dominio sulla morte fisica, che davanti a Dio è come un sonno (cfr Gv 11,11).

Ma c’è un’altra morte, che è costata a Cristo la più dura lotta, addirittura il prezzo della croce: è la morte spirituale, il peccato, che minaccia di rovinare l’esistenza di ogni uomo. Per vincere questa morte Cristo è morto, e la sua Risurrezione non è il ritorno alla vita precedente, ma l’apertura di una realtà nuova, una "nuova terra", finalmente ricongiunta con il Cielo di Dio. Per questo san Paolo scrive: "Se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi" (Rm 8,11). Cari fratelli, rivolgiamoci alla Vergine Maria, che già partecipa di questa Risurrezione, perché ci aiuti a dire con fede: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio" (Gv 11,27), a scoprire veramente che Lui è la nostra salvezza.



DOPO L’ANGELUS

Chers pèlerins francophones, avec l’évangile de ce dernier dimanche de Carême nous voici face au mystère ultime de notre existence : « Je suis la résurrection et la vie… Le crois-tu ? » La communion avec le Christ, aujourd’hui, nous prépare à franchir l’obstacle de la mort pour vivre éternellement en Lui. Ainsi se révèle le sens ultime de notre vie terrestre et sa dimension authentique et définitive : notre vocation est unique, à savoir divine. Confions-nous à la Vierge Marie pour nous plonger comme elle dans la mort et la résurrection de son Fils et avoir la vie éternelle ! Je vous bénis de grand cœur ainsi que vos familles !

I offer a warm greeting to all the English-speaking visitors present for this Lenten Angelus prayer, including those from the Cathedral School of Skara, Sweden. In today’s Gospel, Jesus raises Lazarus from the dead as a sign that he himself is "the resurrection and the life" (Jn 11:25). Let us renew our faith in Christ’s promises as we prepare to unite ourselves to the Church’s celebration of the Paschal Mystery. Upon you and your families I invoke the Lord’s abundant blessings!

Ganz herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher auf dem Petersplatz. Das Evangelium dieses fünften Fastensonntags berichtet vom gläubigen Bekenntnis der Marta und der Auferweckung ihres verstorbenen Bruders Lazarus. Beides steht in einem tiefen Zusammenhang: Wer sich zu Christus, dem Sohn Gottes, bekennt, erhält das Leben. Auch zu uns sagt der Herr: „Wer an mich glaubt, wird leben, auch wenn er stirbt". Durch die Taufe haben wir Anteil an diesem neuen Leben in Christus; so wollen wir unseren Mitmenschen bezeugen: Christus ist die Auferstehung und das Leben für die Welt. Der Herr schenke euch sein Licht auf allen euren Wegen.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, y en particular a los fieles de diversas parroquias de la Diócesis de Tenerife, a los profesores y alumnos de los Institutos de Arganda del Rey y de Fuensalida, Toledo. En el Evangelio de este quinto domingo de Cuaresma, contemplamos a Jesús que devuelve a la vida a su amigo Lázaro, después de haber llorado su muerte. En estos días, y ante la proximidad del comienzo de la Semana Santa, pidamos a la Virgen María que nos ayude en nuestro camino de preparación espiritual, para que, a través de la oración, las obras de caridad y de penitencia cuaresmal, podamos participar con fruto en la Pascua de Aquel que es la resurrección y la vida. Feliz domingo.

Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z Beluše, Bratislavy a Smolníckej Huty. Bratia a sestry, táto doba prípravy na Veľkú noc nech je pre každého z vás vzácnou príležitosťou na vzrast a posilnenie vašej viery v Krista. S láskou vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Beluša, Bratislava e Smolnícka Huta. Fratelli e sorelle, questo tempo di preparazione alla Pasqua sia per ciascuno di voi occasione preziosa per accrescere e rinvigorire la fede in Cristo. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesú Cristo!]

Drodzy Polacy, bracia i siostry! Dzisiaj, gdy obchodzicie rocznicę katastrofy lotniczej pod Smoleńskiem, w której zginął Prezydent waszego kraju i inne osoby udające się na uroczystości w Katyniu, łączę się z wami w tej szczególnej narodowej modlitwie. Niech Chrystus, który jest naszym życiem i zmartwychwstaniem przyjmie ich do swojej chwały i umocni wasze serca w przeżywaniu tego bolesnego doświadczenia. Waszej Ojczyźnie i wszystkim Polakom z serca błogosławię.

[Cari fratelli e sorelle polacchi! Oggi mentre celebrate l’anniversario della catastrofe aerea nei pressi di Smoleńsk, nella quale ha perso la vita il Presidente del vostro Paese e altre personalità che si recavano alla commemorazione a Katyń, mi unisco a voi in questa particolare preghiera della vostra nazione. Cristo, la nostra vita e risurrezione li accolga nella sua gloria e vi conforti in questa dolorosa esperienza. Di cuore, benedico la vostra Patria e tutti i Polacchi.]

Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i responsabili dell’UNITALSI in Lombardia, i fedeli provenienti da Gela, i ragazzi di Milano che fanno la loro Professione di Fede e i cresimandi del Mugello. Saluto la rappresentanza degli operai della Eurallumina di Portovesme, in Sardegna, con l’augurio di una positiva soluzione dei problemi che rendono precaria la vostra attività lavorativa. Saluto la Sezione di Manerbio dell’Associazione Nazionale Carabinieri, i giovani del Rione San Michele di Pescia e i ciclisti venuti da Bellaria-Igea Marina. A tutti auguro una buona domenica.

















PROIEZIONE DEL DOCUMENTARIO "PELLEGRINO VESTITO DI BIANCO" (SABATO 9 APRILE 2011)


Nel pomeriggio di ieri, sabato 9 aprile, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha assistito alla proiezione del documentario "Pellegrino vestito di bianco" („Jan Paweł II. Szukałem Was..."), diretto dal regista polacco Jarosław Szmidt e prodotto da Artrama. Il film racconta i momenti-chiave del pontificato del Servo di Dio Giovanni Paolo II, con testimonianze di leaders religiosi, personalità del mondo dei media, della cultura, della scienze e della politica.

Erano presenti diversi Cardinali e membri della Curia Romana e diversi ospiti fra cui, in particolare, i realizzatori del documentario a cui il Santo Padre ha rivolto le seguenti parole di apprezzamento:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Eminenze, Eccellenze, cari fratelli e sorelle,

Desidero rivolgere un cordiale saluto e anche un vivo ringraziamento ai produttori, ai realizzatori di questo film documentario sul Venerabile Papa Giovanni Paolo II. Sono lieto di aver potuto prenderne visione qui in Vaticano ed esprimervi un vivo apprezzamento per il lavoro compiuto associandomi al plauso già espresso dall’Episcopato polacco e da alcuni miei collaboratori.

Per la serietà con cui è stato preparato, la qualità della sua fattura, questo film si pone tra i contributi più validi offerti al pubblico in occasione della prossima Beatificazione del mio amato predecessore.

Sono numerose ormai le opere audiovisive che hanno per oggetto la figura di Giovanni Paolo II, tra cui svariati documentari prodotti dalle emittenti televisive. Questo film, "Il pellegrino vestito di bianco", si distingue in questo panorama per diversi elementi, ad esempio le interviste a stretti collaboratori, le testimonianze di illustre personalità, la ricchezza della documentazione. Tutto ciò ha lo scopo di far emergere fedelmente, sia la personalità del Papa sia la sua instancabile azione nell’arco del lungo Pontificato.

Vorrei sottolineare ancora una volta i due cardini della sua vita e del suo ministero: la preghiera e lo zelo missionario. Giovanni Paolo II è stato un grande contemplativo e un grande apostolo di Cristo. Dio lo ha scelto per la sede di Pietro e lo ha conservato a lungo per introdurre la Chiesa nel terzo millennio. Con il suo esempio, lui ci ha guidati tutti in questo pellegrinaggio e adesso continua ad accompagnarci dal Cielo.

Grazie ancora perciò a tutti coloro che, in molti modi, hanno collaborato alla realizzazione di questo film che ci aiuta a far tesoro della luminosa testimonianza del Papa Giovanni Paolo II. Con questo sentimento di riconoscenza, benedico di cuore tutti voi e i vostri cari.
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