Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

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+PetaloNero+
00mercoledì 7 aprile 2010 15:59
RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI SAINT CATHARINES (CANADA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Saint Catharines (Canada), presentata da S.E. Mons. James Matthew Wingle, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.


+PetaloNero+
00mercoledì 7 aprile 2010 16:00
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina, mercoledì dell’Ottava di Pasqua, si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre - proveniente in elicottero dalla residenza pontificia di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa ha incentrato la sua meditazione sul significato della risurrezione di Cristo.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.
Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle!

La consueta Udienza Generale del mercoledì è oggi inondata dalla gioia luminosa della Pasqua. In questi giorni, infatti, la Chiesa celebra il mistero della Risurrezione e sperimenta la grande gioia che le deriva dalla buona notizia del trionfo di Cristo sul male e sulla morte. Una gioia che si prolunga non soltanto nell’Ottava di Pasqua, ma si estende per cinquanta giorni fino alla Pentecoste. Dopo il pianto e lo sgomento del Venerdì Santo, e dopo il silenzio carico di attesa del Sabato Santo, ecco l’annuncio stupendo: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!" (Lc 24,34). Questa, in tutta la storia del mondo, è la "buona notizia" per eccellenza, è il "Vangelo" annunciato e tramandato nei secoli, di generazione in generazione.

La Pasqua di Cristo è l’atto supremo e insuperabile della potenza di Dio. È un evento assolutamente straordinario, il frutto più bello e maturo del "mistero di Dio". È così straordinario, da risultare inenarrabile in quelle sue dimensioni che sfuggono alla nostra umana capacità di conoscenza e di indagine. E, tuttavia, esso è anche un fatto "storico", reale, testimoniato e documentato. È l’avvenimento che fonda tutta la nostra fede. È il contenuto centrale nel quale crediamo e il motivo principale per cui crediamo.

Il Nuovo Testamento non descrive la Risurrezione di Gesù nel suo attuarsi. Riferisce soltanto le testimonianze di coloro che Gesù in persona ha incontrato dopo essere risuscitato. I tre Vangeli sinottici ci raccontano che quell’annuncio – "È risorto!" – viene proclamato inizialmente da alcuni angeli. È, pertanto, un annuncio che ha origine in Dio; ma Dio lo affida subito ai suoi "messaggeri", perché lo trasmettano a tutti. E così sono questi stessi angeli che invitano le donne, recatesi di buon mattino al sepolcro, ad andare con prontezza a dire ai discepoli: "È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete" (Mt 28,7). In questo modo, mediante le donne del Vangelo, quel mandato divino raggiunge tutti e ciascuno perché, a loro volta, trasmettano ad altri, con fedeltà e con coraggio, questa stessa notizia: una notizia bella, lieta e portatrice di gioia.

Sì, cari amici, tutta la nostra fede si fonda sulla trasmissione costante e fedele di questa "buona notizia". E noi, oggi, vogliamo dire a Dio la nostra profonda gratitudine per le innumerevoli schiere di credenti in Cristo che ci hanno preceduto nei secoli, perché non sono mai venute meno al loro fondamentale mandato di annunciare il Vangelo che avevano ricevuto. La buona notizia della Pasqua, dunque, richiede l’opera di testimoni entusiasti e coraggiosi. Ogni discepolo di Cristo, anche ciascuno di noi, è chiamato ad essere testimone. È questo il preciso, impegnativo ed esaltante mandato del Signore risorto. La "notizia" della vita nuova in Cristo deve risplendere nella vita del cristiano, deve essere viva e operante -in chi la reca, realmente capace di cambiare il cuore, l’intera esistenza. Essa è viva innanzitutto perché Cristo stesso ne è l’anima vivente e vivificante. Ce lo ricorda san Marco alla fine del suo Vangelo, dove scrive che gli Apostoli "partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano" (Mc 16,20).

La vicenda degli Apostoli è anche la nostra e quella di ogni credente, di ogni discepolo che si fa "annunciatore". Anche noi, infatti, siamo certi che il Signore, oggi come ieri, opera insieme ai suoi testimoni. È questo un fatto che possiamo riconoscere ogni qualvolta vediamo spuntare i germi di una pace vera e duratura, là dove l’impegno e l’esempio di cristiani e di uomini di buona volontà è animato da rispetto per la giustizia, da dialogo paziente, da convinta stima verso gli altri, da disinteresse, da sacrificio personale e comunitario. Vediamo purtroppo nel mondo anche tanta sofferenza, tanta violenza, tante incomprensioni. La celebrazione del Mistero pasquale, la contemplazione gioiosa della Risurrezione di Cristo, che vince il peccato e la morte con la forza dell’Amore di Dio è occasione propizia per riscoprire e professare con più convinzione la nostra fiducia nel Signore risorto, il quale accompagna i testimoni della sua parola operando prodigi insieme con loro. Saremo davvero e fino in fondo testimoni di Gesù risorto quando lasceremo trasparire in noi il prodigio del suo amore; quando nelle nostre parole e, più ancora, nei nostri gesti, in piena coerenza con il Vangelo, si potrà riconoscere la voce e la mano di Gesù stesso.

Dappertutto, dunque, il Signore ci manda come suoi testimoni. Ma possiamo essere tali solo a partire e in riferimento continuo all’esperienza pasquale, quella che Maria di Magdala esprime annunciando agli altri discepoli: "Ho visto il Signore" (Gv 20,18). In questo incontro personale con il Risorto stanno il fondamento incrollabile e il contenuto centrale della nostra fede, la sorgente fresca e inesauribile della nostra speranza, il dinamismo ardente della nostra carità. Così la nostra stessa vita cristiana coinciderà appieno con l’annuncio: "Cristo Signore è veramente risorto". Lasciamoci, perciò, conquistare dal fascino della Risurrezione di Cristo. La Vergine Maria ci sostenga con la sua protezione e ci aiuti a gustare pienamente la gioia pasquale, perché sappiamo portarla a nostra volta a tutti i nostri fratelli.

Ancora una volta, Buona Pasqua a tutti!



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

En ces jours, l'Église est inondée par la joie et la lumière de Pâques. Dans toute l’histoire du monde, l’annonce surprenante : « C’est vrai, le Seigneur est ressuscité : il est apparu à Simon -Pierre! » (Lc 24,34) est la Bonne nouvelle par excellence, le triomphe du Christ sur le mal et sur la mort ! La Pâque du Christ est un événement absolument extraordinaire, le fruit le plus beau parvenu à maturité du «Mystère de Dieu » et c’est toutefois un fait ‘historique’, réel, l’événement qui fonde toute notre foi. Dieu en confie l’annonce à ses messagers pour qu’ils la transmettent à tous. Nous voulons remercier Dieu pour les innombrables croyants en Christ qui nous ont précédés, parce qu’ils n’ont pas manqué à la mission d’annoncer l’Évangile qu’ils avaient reçue. Aujourd’hui comme hier, le Seigneur travaille avec ses témoins, semant des germes d’une paix vraie et durable et accomplissant avec eux des œuvres merveilleuses. Nous serons ses témoins si nous sommes en référence constante avec l’expérience pascale, celle de Marie-Madeleine annonçant aux disciples : « J’ai vu le Seigneur » (Jn 20,18). Puisse cette rencontre personnelle avec le Ressuscité être le fondement de notre foi et laisser transparaître en nous le prodige de son amour !

Je suis heureux de saluer les pèlerins venus de Belgique, de France et de Suisse, en particulier des diocèses d’Evreux, Fréjus-Toulon, de Paris et d’Orléans. Je salue également particulièrement les jeunes du collège de l’Abbaye Saint-Maurice, en Suisse. Saintes Fêtes de Pâques et bon pèlerinage à tous !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our General Audience today is marked by the spiritual joy of Easter, as the Church continues her celebration of Christ’s glorious resurrection from the dead. The resurrection is the greatest of God’s mighty acts in history; mysterious beyond all imagining, it is also a real event attested by trustworthy witnesses who in turn became messengers of this Good News before the world. In every generation, the Gospel of Christ, crucified and risen, must constantly be proclaimed anew. Each of us, as a disciple of Christ, is called to testify to the reality and power of the new life bestowed by the Risen Lord upon those who believe. Saint Mark, at the end of his Gospel, tells us that the Lord "worked with" the Apostles, and "confirmed the message by the signs which accompanied it" (Mk 16:20). Today too, the Risen Christ wishes to work with us, so that we may reflect his words in our words and reveal the power of his love by our actions. During this Easter season, may our personal encounter with the Lord deepen our faith, hope and love, and inspire us to proclaim, with our lips and in our lives, the Good News that "Christ is truly risen!".

I offer a warm welcome to the newly-ordained deacons from the Pontifical Irish College, together with their families and friends. Dear young deacons: may the grace of your ordination conform you ever more fully to the Lord in humble obedience and faithful service to the building up of the Church in your beloved homeland. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially those from England, Scotland, Ireland, Sweden, Malta, Croatia, Australia, Japan and the United States, I invoke the joy and peace of the Risen Christ!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Die Freude über die Auferstehung Jesu prägt diese Woche der Osteroktav und darüber hinaus die fünfzig Tage bis zum Pfingstfest. So steht die heutige Audienz ganz im Licht von Ostern, dem wunderbaren Heilswirken Gottes, das den zentralen Inhalt und den Hauptgrund unseres Glaubens darstellt. Auch wenn sich der Vorgang der Auferstehung selbst der Beschreibung durch Worte entzieht, so handelt es sich doch um ein historisches Ereignis, das im Evangelium durch glaubwürdige Zeugen belegt ist. Gott selbst hat seine Engel als Boten ausgeschickt, und diese beauftragen wiederum die Frauen am leeren Grab, den Aposteln die frohe Botschaft zu bringen. Wenn wir heute an Christus glauben können, so verdanken wir dies all den Scharen von Gläubigen, die durch die Jahrhunderte hindurch diese Frohbotschaft treu und mutig verkündet und weitergegeben haben, und zwar nicht nur mit Worten, sondern auch mit ihrem Leben. Dabei handelten sie nicht nur aus eigener Kraft, denn, so sagt der Evangelist Markus, „der Herr stand ihnen bei und bekräftigte die Verkündigung durch die Zeichen, die er geschehen ließ" (Mk 16,20).

In österlicher Freude heiße ich alle Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache willkommen und grüße besonders die vielen Jugendlichen, die Ministranten, Firmlinge und Schüler. Gerade angesichts der Not und der Gewalt, die wir in vielen Teilen der Welt sehen, dürfen wir in dieser Osterzeit fest auf den Beistand des auferstandenen Christus vertrauen. Er hat den Tod und die Sünde besiegt und lädt uns ein, in seinen Sieg einzutreten, sein Leben mit anzunehmen. Dieses neue Leben wollen wir in unseren Worten und Werken sichtbar machen, Boten dafür sein und so der Umgestaltung der Welt auf die Auferstehung hin dienen. Wir leben aus der Gewißheit: Der Herr ist wahrhaft auferstanden und ist mitten unter uns. Euch allen wünsche ich eine gesegnete Osterzeit.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

En estos días, la Iglesia celebra el misterio de la resurrección y siente la alegría del triunfo de Cristo sobre el mal y la muerte, que inunda no sólo la Octava de Pascua, sino que se prolonga hasta el Domingo de Pentecostés. Tras el llanto del Viernes santo, después del silencio del Sábado santo, viene un anuncio espléndido: «Era verdad, ha resucitado el Señor y se ha aparecido a Simón» (Lc 24,34). Ésta es la mejor noticia de toda la historia. En efecto, la Pascua de Cristo es un hecho absolutamente extraordinario, el fruto más bello y maduro del misterio de Dios. Es el acontecimiento fundamental de nuestra fe, su contenido central y el motivo principal por el que creemos.

El Nuevo Testamento no describe concretamente la resurrección de Jesús. Narra solamente los testimonios de aquellos que lo encontraron personalmente una vez resucitado. Los ángeles dieron esta noticia, invitando a las mujeres a que la transmitieran a los discípulos. Este anuncio ha pasado de unos a otros con fidelidad y valentía, llegando así hasta nosotros. Hoy se necesitan también testigos de Cristo resucitado y sólo lo podremos ser, si tenemos un encuentro personal con él.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los numerosos grupos de colegios y parroquias venidos de España, así como a los procedentes de México y otros países latinoamericanos. Con la ayuda de la Virgen María, anunciad que Cristo ha resucitado. Reitero a todos mi felicitación pascual, con el ruego de que la hagáis llegar a vuestros familiares y amigos. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

"Verdadeiramente o Senhor ressuscitou e apareceu a Simão". Com estas palavras, a Igreja expressa a grande alegria que a inunda pelo triunfo de Cristo sobre a morte, celebrado durante os cinqüenta dias do tempo pascal. A ressurreição de Cristo é um evento tão extraordinário que muitas das suas dimensões escapam à nossa capacidade humana, mas ao mesmo tempo é um fato histórico, real, testemunhado, documentado. É a "boa nova" que a Igreja transmite desde o seu início e da qual cada um de nós é chamado a ser testemunha entusiasta e corajosa. De fato, a notícia da vida nova em Cristo deve resplandecer na vida do cristão, com o auxílio do Senhor ressuscitado que o acompanha. Seremos verdadeiras testemunhas de Cristo quando deixarmos transparecer em nós o prodígio do seu amor; quando, nas nossas palavras e gestos em plena conformidade com o Evangelho, for possível reconhecer a presença do próprio Jesus.

Queridos peregrinos vindos de Lisboa e demais localidades de língua portuguesa, a minha saudação amiga para todos vós, com votos duma boa continuação de santa Páscoa! Que o Ressuscitado seja sempre o centro da vossa fé, a fonte da vossa esperança e o dinamismo ardente da vossa caridade. Sobre vós e vossas famílias, desça a minha Bênção Apostólica.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Z serdecznym pozdrowieniem zwracam się do obecnych tu Polaków. Pozostajemy wciąż w atmosferze radości, jaka rodzi się ze świadomości, że Pan prawdziwie zmartwychwstał. Bolesne przeżycie Jego śmierci towarzyszy nam, gdy dotyka nas grzech. Jednak nie poddajemy się zwątpieniu i rozpaczy, bo wiemy, że On zwyciężył grzech i śmierć. Dlatego zawierzenie miłosierdziu Bożemu budzi w nas radość. Niech ta radość w nas trwa. Niech Bóg wam błogosławi.

[Con un cordiale saluto mi rivolgo ai polacchi qui presenti. Rimaniamo ancora nell’atmosfera della gioia che nasce dalla consapevolezza che Cristo è veramente risorto. La dolorosa vicenda della Sua morte ci tocca, quando sperimentiamo il peccato. Tuttavia non ci rassegniamo alla diffidenza e alla disperazione, perché sappiamo che egli ha vinto il peccato e la morte. Ecco perché l’affidamento alla misericordia di Dio fa nascere in noi la gioia. Questa gioia perseveri in voi. Dio vi benedica.]


○ Saluto in lingua russa

С большой радостью, через агентство ИТАР-ТАСС, передаю сердечные поздравления и самые добрые пожелания всем русским, живущим как в России, так и за её пределами. Пусть праздник Пасхи Христовой, которую католики и православные отмечают в этом году в один день, станет поводом для возобновления братских отношений и более тесного сотрудничества в истине и любви.

[Sono lieto di inviare, per il cortese tramite dell’Agenzia ITAR-TASS, un cordiale saluto e un beneaugurante pensiero a tutti i russi sia a quanti vivono in patria sia a quelli che si trovano in varie parti del mondo. La Solennità della Santa Pasqua, che quest’anno abbiamo avuto la gioia di celebrare insieme tra cattolici e ortodossi, sia occasione di una rinnovata fraternità e di una sempre più intensa collaborazione nella verità e nella carità]


○ Saluto in lingua ungherese

Szívélyesen köszöntöm a magyar híveket. Római utatok a húsvét hetében legyen a hit, a lelki megújulás alkalma. A Feltámadott legyen veletek minden utatokon. Erre adom apostoli áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Un saluto cordiale rivolgo ai fedeli di lingua ungherese. Carissimi, la vostra visita a Roma nella settimana di Pasqua sia per ognuno di voi occasione di un autentico rinnovamento della fede. Il Signore Risorto vi accompagni nelle vostre vie. Volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua croata

S velikom uskrsnom radošću pozdravljam i blagoslivljam sve hrvatske hodočasnike! Dragi prijatelji, svojim uskrsnućem Krist je pobijedio grijeh i smrt. Neka njegova živa prisutnost na putovima vaših života uvijek bude vaša najveća radost i utjeha. Hvaljen Isus i Marija!

[Con grande gioia pasquale saluto tutti i pellegrini Croati! Cari amici, con la sua risurrezione Cristo ha vinto il peccato e la morte. La Sua viva presenza nei cammini della vostra vita sia per sempre la vostra grandissima gioia e consolazione. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua slovena

Lepo pozdravljam romarje iz Slovenije, predvem duhovnike Duhovne družine Delo. Dragi prijatelji, povsod razširjajte Kristusovo luč in bodite radostni pričevalci njegovega vstajenja.

[Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovenia, in particolare i sacerdoti della Famiglia spirituale "L’Opera". Cari amici, diffondete ovunque la luce di Cristo e siate gioiosi testimoni della sua Risurrezione]


○ Saluto in in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai diaconi e ai seminaristi dell’Arcidiocesi di Catania, come pure ai diaconi della Compagnia di Gesù qui convenuti con i loro Superiori e familiari. Insieme a loro saluto i giovani presenti, specialmente gli adolescenti della diocesi di Cremona, i numerosi gruppi di ragazzi e di ragazze che fanno quest’anno la loro "Professione di fede". Essi provengono da diversi Decanati, Parrocchie e Oratori dell’Arcidiocesi di Milano. Cari amici, siate sempre fedeli al vostro Battesimo: vivete appieno la vostra consacrazione battesimale e siate testimoni di Cristo morto e risorto per noi.

Rivolgo un pensiero affettuoso anche a voi, cari ammalati: la luce della Pasqua vi illumini e vi sostenga nella vostra sofferenza. E voi, cari sposi novelli, attingete al mistero pasquale il coraggio per essere protagonisti nella Chiesa e nella società, contribuendo con il vostro amore fedele e fecondo alla costruzione della civiltà dell'amore.
+PetaloNero+
00giovedì 8 aprile 2010 16:02
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DI AUSILIARE DI LA PLATA (ARGENTINA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di La Plata, assegnandogli la sede titolare di Tepelta, il Rev.do Nicolás Baisi, Rettore del Seminario della diocesi di San Miguel in Argentina.

Rev.do Nicolás Baisi
Il Rev.do Nicolás Baisi è nato a Buenos Aires il 15 luglio 1964. Dopo aver studiato presso il Collegio Don Jaime (Bella Vista, diocesi di San Miguel), per due anni ha frequentato la Facoltà di Ingegneria all’Università Nazionale di Buenos Aires. Quindi è entrato nel Seminario diocesano Arcángel San Miguel. Terminati gli studi di Teologia presso l’Università del Salvador (Colegio Máximo de San José, a San Miguel), è stato ordinato sacerdote per la diocesi di San Miguel il 21 novembre 1993.
Vicario parrocchiale nella Parrocchia del Cuore Immacolato di Maria a Los Polverines, è stato poi inviato a Roma dove, nel 2001, ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Angelicum. Rientrato in diocesi, ha ricoperto gli incarichi di Vice-direttore della Caritas e di Parroco di Nuestra Señora del Rosario (Grand Bourg), dove ha eretto varie cappelle ed ha irrobustito la vita parrocchiale con diverse iniziative. È stato anche Direttore diocesano della Catechesi e membro del Consiglio presbiterale.
Nel 2007 è stato nominato Rettore del Seminario Maggiore di San Miguel.
+PetaloNero+
00venerdì 9 aprile 2010 15:39
PROIEZIONE DEL FILM SU PIO XII "SOTTO IL CIELO DI ROMA"

Alle 17.30 di oggi, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI assiste alla proiezione del film su Pio XII "Sotto il cielo di Roma".


+PetaloNero+
00sabato 10 aprile 2010 15:43
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DELL’EPARCA DI SANTA MARIA DEL PATROCINIO IN BUENOS AIRES DEGLI UCRAINI (ARGENTINA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires degli Ucraini (Argentina), presentata da S.E. Mons. Miguel Mykycej, F.D.P., in conformità al can. 210 § 1 del CCEO.



NOMINA DEL VESCOVO DI CARÚPANO (VENEZUELA)

Il Papa ha nominato Vescovo di Carúpano (Venezuela) il Rev.do Mons. Jaime Villarroel Rodríguez, del clero della diocesi di Margarita, finora Vicario Generale di Margarita.

Rev.do Mons. Jaime Villarroel Rodríguez

Mons. Jaime Villarroel Rodríguez è nato a Porlamar, nella diocesi di Margarita, il 17 maggio 1962. Prima di entrare in Seminario ha ottenuto il Diploma di Tecnico Superiore di Meccanica Navale - Ufficiale di macchina, presso l’Instituto Universitario de Tecnología del Mar di Margarita. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di filosofia e teologia nel Seminario San José a El Hatillo, nell’arcidiocesi di Caracas.

È stato ordinato sacerdote il 30 luglio 1993, per il clero della diocesi di Margarita.

Ha svolto i seguenti incarichi pastorali: Vice-parroco della Parrocchia di San Simón Apóstol a Punta de Piedras, Vice-parroco e poi Parroco della Parrocchia di San José a Paraguachí, Parroco della Cattedrale di Margarita, Coordinatore diocesano dell’Instituto Venezolano de Capacitación Profesional de la Iglesia – INVECAPI.

Dal 2001 è Vicario Generale della diocesi di Margarita. Dal febbraio 2008 al gennaio 2009 è stato Amministratore diocesano sede vacante della stessa diocesi.



NOMINA DELL’AMMINISTRATORE APOSTOLICO SEDE VACANTE DI SANTA MARIA DEL PATROCINIO IN BUENOS AIRES DEGLI UCRAINI (ARGENTINA)

Il Santo Padre ha nominato Amministratore Apostolico sede vacante di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires degli Ucraini (Argentina) S.E. Mons. Sviatoslav Shevchuk, al presente Vescovo titolare di Castra di Galba e Ausiliare della medesima Eparchia.

S.E. Mons. Sviatoslav Shevchuk

S.E. Mons. Sviatoslav Shevchuk è nato il 5 maggio 1970 a Stryj, provincia di Lviv (Ucraina), da genitori molto attivi nella vita ecclesiale durante la clandestinità.

Dopo la scuola media, ha frequentato la Scuola per infermieri a Boryslavl. Contemporaneamente era alunno del Seminario Maggiore clandestino (1983-1989). Trasferitosi in Argentina, ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Università Salesiana di Buenos Aires (1991-1993) e negli anni 1993-1994 ha frequentato la Teologia nel Seminario Maggiore di Lviv (Ucraina).

Il 26 giugno 1994 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale da S.E. il Cardinale Myroslav Lubachivsky ed è stato incardinato nell’Arcieparchia di Lviv.

Dal 1994 al 1999 ha frequentato a Roma la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino, "Angelicum", dove ha conseguito il Dottorato in Teologia, con specializzazione in Teologia Morale.

Dal 1999 al 2007 è stato Vice-Rettore del Seminario Maggiore di Lviv, del quale è diventato poi Rettore, ufficio che ha ricoperto fino al 2009.

Il 14 gennaio 2009 è stato nominato Vescovo Ausiliare dell’Eparchia di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires degli Ucraini (Argentina). Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 7 aprile successivo.



NOMINA DEL LEGATO PONTIFICIO PER LA CELEBRAZIONE DEL CONGRESSO EUCARISTICO DI SLOVENIA (CELJE - 13 GIUGNO 2010)

Il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Sig. Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, Legato Pontificio per la celebrazione del Congresso Eucaristico di Slovenia, che avrà luogo a Celje il 13 giugno 2010.

+PetaloNero+
00sabato 10 aprile 2010 15:44
TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA MORTE DEL PRESIDENTE DELLA POLONIA E DELLA SUA DELEGAZIONE NEL DISASTRO AEREO A SMOLENSK (RUSSIA)


Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio del Santo Padre per la morte del Presidente polacco Lech Kaczynski, dei componenti la Delegazione presidenziale e dei membri dell’equipaggio, nel disastro aereo avvenuto questa mattina durante la fase di atterraggio nelle vicinanze dell’aeroporto di Smolensk (Russia):


Ill.mo Signore
Bronislaw KOMOROWSKI
Presidente del Parlamento della Repubblica di Polonia
Varsavia

È con profondo dolore che ho appreso la notizia della tragica morte del Signor Presidente Lech Kaczynski, della sua moglie e delle persone che lo accompagnavano in viaggio a Katyn. Tra loro voglio elencare il Signor Ryszard Kaczorowski, l’ex-Presidente della Repubblica in esilio, il vescovo foraneo Tadeusz Ploski, l’arcivescovo ortodosso foraneo Miron Chodakowski e il pastore militare evangelico Adam Pilsch. Affido tutte le vittime di questo drammatico incidente – i parlamentari, i politici, i rappresentanti dell’esercito e delle Famiglie di Katyn, nonché tutte le altre persone – alla bontà di Dio misericordioso. Possa Egli accoglierli nella sua gloria. Alle famiglie dei morti e a tutti i Polacchi presento le mie sincere condoglianze assicurandoli della mia vicinanza spirituale. In questo difficile momento imploro per il Popolo polacco una benedizione speciale di Dio onnipotente.

Vaticano, 10 aprile 2010

BENEDICTUS XVI PP.
+PetaloNero+
00domenica 11 aprile 2010 15:28
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI


Alle ore 12 di oggi, II Domenica di Pasqua, della Divina Misericordia, il Santo Padre Benedetto XVI guida la recita del Regina Cæli dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dove sta trascorrendo alcuni giorni di riposo.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la recita della preghiera mariana del tempo pasquale con i fedeli e i pellegrini convenuti nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e in collegamento audio-video con Piazza San Pietro:


PRIMA DEL REGINA CÆLI

Cari fratelli e sorelle!

L’odierna domenica conclude l’Ottava di Pasqua, come un unico giorno "fatto dal Signore", contrassegnato con il distintivo della Risurrezione e della gioia dei discepoli nel vedere Gesù. Fin dall’antichità questa domenica è detta "in albis", dal nome latino "alba", dato alla veste bianca che i neofiti indossavano nel Battesimo la notte di Pasqua e deponevano dopo otto giorni. Il Venerabile Giovanni Paolo II ha intitolato questa stessa domenica alla Divina Misericordia, in occasione della canonizzazione di Suor Maria Faustina Kowalska, il 30 aprile del 2000.

Di misericordia e di bontà divina è ricca la pagina del Vangelo di san Giovanni (20,19-31) di questa Domenica. Vi si narra che Gesù, dopo la Risurrezione, visitò i suoi discepoli, varcando le porte chiuse del Cenacolo. Sant’Agostino spiega che "le porte chiuse non hanno impedito l’entrata di quel corpo in cui abitava la divinità. Colui che nascendo aveva lasciata intatta la verginità della madre poté entrare nel cenacolo a porte chiuse" (In Ioh. 121,4: CCL 36/7, 667); e san Gregorio Magno aggiunge che il nostro Redentore si è presentato, dopo la sua Risurrezione, con un corpo di natura incorruttibile e palpabile, ma in uno stato di gloria (cfr Hom. in Evag., 21,1: CCL 141, 219). Gesù mostra i segni della passione, fino a concedere all’incredulo Tommaso di toccarli. Come è possibile, però, che un discepolo possa dubitare? In realtà, la condiscendenza divina ci permette di trarre profitto anche dall’incredulità di Tommaso oltre che dai discepoli credenti. Infatti, toccando le ferite del Signore, il discepolo esitante guarisce non solo la propria, ma anche la nostra diffidenza.

La visita del Risorto non si limita allo spazio del Cenacolo, ma va oltre, affinché tutti possano ricevere il dono della pace e della vita con il "Soffio creatore". Infatti, per due volte Gesù disse ai discepoli: "Pace a voi!", e aggiunse: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi". Detto questo, soffiò su di loro, dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati". È questa la missione della Chiesa perennemente assistita dal Paraclito: portare a tutti il lieto annuncio, la gioiosa realtà dell’Amore misericordioso di Dio, "perché – come dice san Giovanni – crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome" (20,31).

Alla luce di questa parola, incoraggio, in particolare, tutti i Pastori a seguire l’esempio del santo Curato d’Ars, che, "nel suo tempo, ha saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l’amore misericordioso del Signore. Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio e una simile testimonianza della verità dell’Amore" (Lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale). In questo modo renderemo sempre più familiare e vicino Colui che i nostri occhi non hanno visto, ma della cui infinita Misericordia abbiamo assoluta certezza. Alla Vergine Maria, Regina degli Apostoli, chiediamo di sostenere la missione della Chiesa, e La invochiamo esultanti di gioia: Regina Caeli…



DOPO IL REGINA CÆLI

Come tutti sappiamo, ieri si è verificato il tragico incidente aereo a Smolensk in cui sono periti il Presidente della Polonia, Signor Lech Kaczynski, la moglie, diverse alte Autorità dello Stato polacco e tutto il seguito, compreso l’Arcivescovo Ordinario Militare. Nell’esprimere il mio profondo cordoglio, assicuro di cuore la preghiera di suffragio per le vittime e di sostegno per l’amata Nazione polacca.

Ieri ha avuto inizio a Torino la solenne ostensione della sacra Sindone. Anch’io, a Dio piacendo, mi recherò a venerarla il prossimo 2 maggio. Mi rallegro per questo evento, che ancora una volta sta suscitando un vasto movimento di pellegrini, ma anche studi, riflessioni e soprattutto uno straordinario richiamo verso il mistero della sofferenza di Cristo. Auspico che questo atto di venerazione aiuti tutti a cercare il Volto di Dio, che fu l’intima aspirazione degli Apostoli, come anche la nostra.

Rivolgo uno speciale saluto ai pellegrini convenuti a Roma in occasione dell’odierna Domenica della Divina Misericordia. Benedico tutti di cuore, in particolare gli animatori del Centro di Spiritualità di Santo Spirito in Sassia: che l’immagine di Gesù Misericordioso, cari amici, risplenda in voi, nella vostra vita!

Je salue cordialement les pèlerins francophones, particulièrement le groupe des Iris de l’Œuvre Jean-Joseph Allemand de Marseille, les « Pèlerinages trois Blancheurs » et les jeunes étudiants de Rouen, accompagnés par leur Archevêque ! En ce Dimanche in Albis et de la Divine Miséricorde, je vous invite à découvrir combien est concret l’amour de notre Dieu au cours de la célébration des Sacrements. Comme la première communauté chrétienne ne manquait pas au rendez-vous avec le Ressuscité, n’hésitez pas à participer à l’Eucharistie dominicale, source de réconfort et de salut. Chers jeunes, puissiez-vous répondre avec générosité à l’appel du Seigneur et devenir d’authentiques serviteurs de sa parole et des ministres de ses Sacrements. Que la Mère de Miséricorde intercède pour tous ! Fructueux temps pascal !

I greet all the English-speaking visitors who join us for the Regina Cæli prayer on this Octave of Easter. The Church’s liturgy today invites us, with the Apostle Thomas, to acknowledge the Risen Christ as our Lord and our God, and to welcome into our hearts his gifts of peace, mercy, forgiveness and new life. Upon you and your families I invoke a continued outpouring of the joy and hope born of Christ’s glorious resurrection from the dead. Happy Easter!

Sehr herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Gäste hier in Castelgandolfo und heute besonders die Teilnehmer an der Romfahrt der Hörer des Bayerischen Rundfunks. Der auferstandene Herr trägt die Wundmale seiner Liebe für immer an sich. Er kommt zu uns, um die Wunden unserer Lieblosigkeit, der Eigenliebe, des Zweifels und der Selbstzerstörung zu heilen. Wie der Apostel Thomas wollen wir die übergroße Barmherzigkeit Gottes erkennen, uns durch sie von Grund auf verwandeln lassen und die Antwort des Glaubens neu lernen: „Mein Herr und mein Gott" (Joh 20,28). Der Friede des Auferstandenen begleite euch an diesem Weißen Sonntag und in der kommenden Woche.

Saludo con afecto a los fieles de lengua española, en particular a los peregrinos de la Parroquia de La Purísima Concepción, de Los Molinos. En este segundo domingo de Pascua, dedicado a la Divina Misericordia, invoquemos a la Santísima Virgen María, para que nos alcance la gracia de experimentar la presencia de Cristo Resucitado en la Iglesia, que sigue actuando su amor para con el hombre, a través de la fuerza renovadora de los sacramentos, especialmente en el de la Reconciliación y en la Eucaristía. ¡Feliz Pascua y Feliz Domingo!

Serdecznie pozdrawiam Polaków. Z głębokim bólem przyjąłem wiadomość o tragicznej śmierci pana Lecha Kaczyńskiego, prezydenta Polski, jego małżonki i osób towarzyszących. Zginęli w drodze do Katynia, miejsca kaźni tysięcy polskich oficerów, zamordowanych siedemdziesiąt lat temu. Wszystkich polecam miłosiernemu Panu życia. Czynię to jednocząc się z pielgrzymami zgromadzonymi w sanktuarium w Łagiewnikach i czcicielami Miłosierdzia Bożego na całym świecie.

[Saluto cordialmente i polacchi. Con profondo dolore ho appreso la notizia della tragica morte del signor Lech Kaczynski, Presidente della Polonia, della moglie e delle persone che li accompagnavano. Sono periti nel viaggio a Katyn, il luogo del supplizio di migliaia di ufficiali militari polacchi assassinati settant’anni fa. Affido tutti al misericordioso Signore della vita. Lo faccio unendomi con i pellegrini radunati nel Santuario di Lagiewniki e con tutti i devoti della Misericordia di Dio nel mondo intero.]

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, presenti sia qui, sia in Piazza San Pietro: i numerosi giovani dell’UNITALSI, che incoraggio nella loro opera di volontariato; l’Unione dell’Apostolato Cattolico, fondata da un grande prete romano, san Vincenzo Pallotti; il Movimento dell’Amore Familiare, i cui membri questa notte hanno vegliato in preghiera per il Papa e per la Chiesa – grazie! –; le Misericordie d’Italia, che traducono la misericordia evangelica in servizio sociale; e infine i cresimandi di Statte e i fedeli di Pordenone. A tutti, e in modo particolare agli abitanti di Castel Gandolfo, auguro una buona domenica.

+PetaloNero+
00lunedì 12 aprile 2010 15:26
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Flavio Giovenale. S.D.B., Vescovo di Abaetetuba;

S.E. Mons. Alessio Saccardo, S.I., Vescovo di Ponta de Pedras;

S.E. Mons. Jesús María Cizaurre Berdonces, O.A.R., Prelato di Cametá;

S.E. Mons. Bernardo Johannes Bahlmann, O.F.M., Prelato di Óbidos.








RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DELL’EPARCHIA DI OUR LADY OF DELIVERANCE OF NEWARK DEI SIRI

Il Santo Padre ha nominato Vescovo dell’Eparchia di Our Lady of Deliverance of Newark dei Siri il Rev.do Corepiscopo Yousif Habash, finora Parroco della Parrocchia Siro-Cattolica del Sacro Cuore di Gesù a Los Angeles, California.

Rev.do Yousif Habash

Il Rev.do Yousif Habash è nato il 1° giugno 1951 a Qaraqosh in Iraq, nell’Arcieparchia di Mossul, da una famiglia Siro-Cattolica.

È stato accolto nel Seminario di San Giovanni dei Padri Domenicani a Mossul nel 1965, passando nel 1972 al Seminario di Charfet in Libano. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Pontificia Università di Saint Esprit di Kaslik in Libano.

È stato ordinato sacerdote il 31 agosto 1975.

Ha esercitato il ministero parrocchiale a Qaraqosh. Nel 1983 è stato nominato Vice-Parroco e poi Parroco della parrocchia Sacré Cœur a Bassora nel sud dell’Iraq.

Nel 1994 è stato inviato negli Stati Uniti d’America per il servizio pastorale dei fedeli Siro-Cattolici nella Missione di Our Lady of Deliverance of Newark (New Jersey), poi a Chicago (Illinois) e dal 2001 come Parroco della Parrocchia Siro-Cattolica del Sacro Cuore di Gesù a Los Angeles (California).

Parla il siriaco, l’arabo, il francese, l’inglese e l’ebraico.
+PetaloNero+
00giovedì 15 aprile 2010 20:21
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Alberto Taveira Corrêa, Arcivescovo di Belém do Pará;

S.E. Mons. Luigi Ferrando, Vescovo di Bragança do Pará;

S.E. Mons. Carlo Verzeletti, Vescovo di Castanhal;

S.E. Mons. Pedro José Conti, Vescovo di Macapá;

S.E. Mons. José Foralosso, S.D.B., Vescovo di Marabá;

S.E. Mons. Esmeraldo Barreto de Farias, Vescovo di Santarém.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum".



RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI SAME (TANZANIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Same (Tanzania), presentata da S.E. Mons. Jacob Venance Koda, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.



+PetaloNero+
00giovedì 15 aprile 2010 20:21
VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (REGIONE NORTE II)

Alle ore 12.15 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Amados Irmãos no Episcopado,

A vossa visita ad Limina tem lugar no clima de louvor e júbilo pascal que envolve a Igreja inteira, adornada com os fulgores da luz de Cristo Ressuscitado. Nele, a humanidade ultrapassou a morte e completou a última etapa do seu crescimento penetrando nos Céus (cf. Ef 2, 6). Agora Jesus pode livremente retornar sobre os seus passos e encontrar-Se como, quando e onde quiser com seus irmãos. Em seu nome, apraz-me acolher-vos, devotados pastores da Igreja de Deus peregrina no Regional Norte 2 do Brasil, com a saudação feita pelo Senhor quando se apresentou vivo aos Apóstolos e companheiros: «A paz esteja convosco» (Lc 24,36).

A vossa presença aqui tem um sabor familiar, parecendo reproduzir o final da história dos discípulos de Emaús (cf. Lc 24, 33-35): viestes narrar o que se passou no caminho feito com Jesus pelas vossas dioceses disseminadas na imensidão da região amazônica, com as suas paróquias e outras realidades que as compõe como os movimentos e novas comunidades e as comunidades eclesiais de base em comunhão com o seu bispo (cf. Documento de Aparecida, 179). Nada poderia alegrar-me mais do que saber-vos em Cristo e com Cristo, como testemunham os relatórios diocesanos que me enviastes e que vos agradeço. Reconhecido estou de modo particular a Dom Jesus Maria pelas palavras que acaba de me dirigir em nome vosso e do povo de Deus a vós confiado, sublinhando a sua fidelidade e adesão a Pedro. No regresso, assegurai-o da minha gratidão por tais sentimentos e da minha Bênção, acrescentando: «Realmente o Senhor ressuscitou e apareceu a Simão» (Lc 24,34).

Nesta aparição, palavras - se as houve - diluíram-se na surpresa de ver o Mestre redivivo, cuja presença diz tudo: Estive morto, mas agora vivo e vós vivereis por Mim (cf. Ap 1,18). E, por estar vivo e ressuscitado, Cristo pode tornar-Se «pão vivo» (Jo 6, 51) para a humanidade. Por isso sinto que o centro e a fonte permanente do ministério petrino estão na Eucaristia, coração da vida cristã, fonte e vértice da missão evangelizadora da Igreja. Podeis assim compreender a preocupação do Sucessor de Pedro por tudo o que possa ofuscar o ponto mais original da fé católica: hoje Jesus Cristo continua vivo e realmente presente na hóstia e no cálice consagrados.

Uma menor atenção que por vezes é prestada ao culto do Santíssimo Sacramento é indício e causa de escurecimento do sentido cristão do mistério, como sucede quando na Santa Missa já não aparece como proeminente e operante Jesus, mas uma comunidade atarefada com muitas coisas em vez de estar recolhida e deixar-se atrair para o Único necessário: o seu Senhor. Ora, a atitude primária e essencial do fiel cristão que participa na celebração litúrgica não é fazer, mas escutar, abrir-se, receber… É óbvio que, neste caso, receber não significa ficar passivo ou desinteressar-se do que lá acontece, mas cooperar – porque tornados capazes de o fazer pela graça de Deus – segundo «a autêntica natureza da verdadeira Igreja, que é simultaneamente humana e divina, visível e dotada de elementos invisíveis, empenhada na ação e dada à contemplação, presente no mundo e, todavia, peregrina, mas de forma que o que nela é humano se deve ordenar e subordinar ao divino, o visível ao invisível, a ação à contemplação, e o presente à cidade futura que buscamos» (Const. Sacrosanctum Concilium, 2). Se na liturgia não emergisse a figura de Cristo, que está no seu princípio e está realmente presente para a tornar válida, já não teríamos a liturgia cristã, toda dependente do Senhor e toda suspensa da sua presença criadora.

Como estão distantes de tudo isto quantos, em nome da inculturação, decaem no sincretismo introduzindo ritos tomados de outras religiões ou particularismos culturais na celebração da Santa Missa (cf. Redemptionis Sacramentum, 79)! O mistério eucarístico é um «dom demasiado grande – escrevia o meu venerável predecessor o Papa João Paulo II – para suportar ambigüidades e reduções», particularmente quando, «despojado do seu valor sacrificial, é vivido como se em nada ultrapassasse o sentido e o valor de um encontro fraterno ao redor da mesa» (Enc. Ecclesia de Eucharistia, 10). Subjacente a várias das motivações aduzidas, está uma mentalidade incapaz de aceitar a possibilidade duma real intervenção divina neste mundo em socorro do homem. Este, porém, «descobre-se incapaz de repelir por si mesmo as arremetidas do inimigo: cada um sente-se como que preso com cadeias» (Const. Gaudium et spes, 13). A confissão duma intervenção redentora de Deus para mudar esta situação de alienação e de pecado é vista por quantos partilham a visão deísta como integralista, e o mesmo juízo é feito a propósito de um sinal sacramental que torna presente o sacrifício redentor. Mais aceitável, a seus olhos, seria a celebração de um sinal que corresponda a um vago sentimento de comunidade.

Mas o culto não pode nascer da nossa fantasia; seria um grito na escuridão ou uma simples auto-afirmação. A verdadeira liturgia supõe que Deus responda e nos mostre como podemos adorá-Lo. «A Igreja pode celebrar e adorar o mistério de Cristo presente na Eucaristia, precisamente porque o próprio Cristo Se deu primeiro a ela no sacrifício da Cruz» (Exort. ap. Sacramentum caritatis, 14). A Igreja vive desta presença e tem como razão de ser e existir ampliar esta presença ao mundo inteiro.

«Fica conosco, Senhor!» (cf. Lc 24, 29): estão rezando os filhos e filhas do Brasil a caminho do XVI Congresso Eucarístico Nacional, daqui a um mês em Brasília, que deste modo verá o jubileu áureo da sua fundação enriquecido com o "ouro" da eternidade presente no tempo: Jesus Eucaristia. Que Ele seja verdadeiramente o coração do Brasil, donde venha a força para todos homens e mulheres brasileiros se reconhecerem e ajudarem como irmãos, como membros do Cristo total. Quem quiser viver, tem onde viver, tem de que viver. Aproxime-se, creia, entre a fazer parte do Corpo de Cristo e será vivificado! Hoje e aqui, tudo isto desejo à esperançosa parcela deste Corpo que é o Regional Norte 2, ao conceder a cada um de vós, extensiva a quantos convosco colaboram e a todos os fiéis cristãos, a Bênção Apostólica.
+PetaloNero+
00venerdì 16 aprile 2010 00:12
Benedetto XVI: l'Eucaristia centro e fonte del ministero petrino
Discorso ai Vescovi della regione Norte 2 del Brasile in “visita ad limina”



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 15 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo giovedì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza i presuli della regione Norte2 della Conferenza episcopale del Brasile, in occasione della loro visita “ad limina Apostolorum”.

* * *

Amati Fratelli nell'Episcopato,

La vostra visita ad limina ha luogo nel clima di lode e giubilo pasquale che avvolge la Chiesa intera, adornata dalla luce sfolgorante di Cristo Risorto. In lui, l'umanità ha superato la morte e ha completato l'ultima tappa della sua crescita entrando nei Cieli (cfr Ef 2, 6). Ora Gesù può liberamente ritornare sui suoi passi e incontrare, come, quando e dove vuole, i suoi fratelli. In suo nome, sono lieto di accogliervi, devoti pastori della Chiesa di Dio che peregrina nella Regione Norte 2 del Brasile, con il saluto fatto dal Signore quando si presentò risorto agli Apostoli e compagni: «Pace a voi» (Lc 24, 36).

La vostra presenza qui ha un sapore familiare, poiché sembra riprodurre il finale della storia dei Discepoli di Emmaus (cfr Lc 24, 33-35): siete venuti per narrare quello che è accaduto lungo il cammino fatto con Gesù dalle vostre diocesi disseminate nell'immensità della regione amazzonica, con le loro parrocchie e le altre realtà che le compongono, come i movimenti, le nuove comunità e le comunità ecclesiali di base in comunione con il loro vescovo (cfr Documento di Aparecida, n. 179). Nulla potrebbe rallegrarmi maggiormente del sapervi in Cristo e con Cristo, come testimoniano i resoconti diocesani che avete inviato e per i quali vi ringrazio. Sono riconoscente in modo particolare a monsignor Jesus Maria Cizaurre per le parole che mi ha appena rivolto a nome vostro e del popolo di Dio a voi affidato, sottolineando la sua fedeltà e la sua adesione a Pietro. Al vostro ritorno, assicuratelo della mia gratitudine per questi sentimenti e della mia benedizione, aggiungendo: «davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!» (Lc 24, 34).

In quell'apparizione, le parole — se ci sono state — sono sfumate nella sorpresa di vedere il Maestro redivivo, la cui presenza dice tutto: ero morto, ma ora sono vivo e voi vivrete attraverso di me (cfr Ap 1, 18). E, essendo vivo e risorto, Cristo può divenire «pane vivo» (Gv 6, 51) per l'umanità. Per questo sento che il centro e la fonte permanente del ministero petrino sono nell'Eucaristia, cuore della vita cristiana, fonte e culmine della missione evangelizzatrice della Chiesa. Potete così comprendere la preoccupazione del Successore di Pietro per tutto ciò che può offuscare il punto più originale della fede cattolica: oggi Gesù Cristo continua a essere vivo e realmente presente nell'ostia e nel calice consacrati.

La minore attenzione che a volte si presta al culto del Santissimo Sacramento è indice e causa dell'oscuramento del significato cristiano del mistero, come avviene quando nella Santa Messa non appare più preminente e operante Gesù, ma una comunità indaffarata in molte cose, invece di essere raccolta e di lasciarsi attrarre verso l'Unico necessario: il suo Signore. Ora l'atteggiamento principale e fondamentale del fedele cristiano che partecipa alla celebrazione liturgica non è fare, ma ascoltare, aprirsi, ricevere... È ovvio che, in questo caso, ricevere non significa restare passivi o disinteressarsi di quello che lì avviene, ma cooperare — poiché di nuovo capaci di farlo per la grazia di Dio — secondo «la genuina natura della vera Chiesa. Questa ha infatti la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; tutto questo, in modo tale, però, che ciò che in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati» (Sacrosanctum Concilium, n. 2). Se nella liturgia non emergesse la figura di Cristo, che è il suo principio ed è realmente presente per renderla valida, non avremmo più la liturgia cristiana, completamente dipendente dal Signore e sostenuta dalla sua presenza creatrice.

Quanto sono distanti da tutto ciò coloro che, a nome dell'inculturazione, incorrono nel sincretismo introducendo nella celebrazione della Santa Messa riti presi da altre religioni o particolarismi culturali (cfr Redemptoris Sacramentum, n. 79)! Il mistero eucaristico è un «dono troppo grande — scriveva il mio venerabile predecessore Papa Giovani Paolo II — per sopportare ambiguità e diminuzioni», in particolare quando, «spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno» (Ecclesia de Eucharistia, n. 10). Alla base delle varie motivazioni addotte, vi è una mentalità incapace di accettare la possibilità di un reale intervento divino in questo mondo in soccorso dell'uomo. Questi, tuttavia, «si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si senta come incatenato» (Costituzione Gaudium et spes, n. 13). La confessione di un intervento redentore di Dio per cambiare questa situazione di alienazione e di peccato è vista da quanti condividono la visione deista come integralista, e lo stesso giudizio è dato a proposito di un segnale sacramentale che rende presente il sacrificio redentore. Più accettabile, ai loro occhi, sarebbe la celebrazione di un segnale che corrispondesse a un vago sentimento di comunità.

Il culto però non può nascere dalla nostra fantasia; sarebbe un grido nell'oscurità o una semplice autoaffermazione. La vera liturgia presuppone che Dio risponda e ci mostri come possiamo adorarlo. «La Chiesa può celebrare e adorare il mistero di Cristo presente nell'Eucaristia proprio perché Cristo stesso si è donato per primo ad essa nel sacrificio della Croce» (Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, n. 14). La Chiesa vive di questa presenza e ha come ragion d'essere e di esistere quella di diffondere tale presenza nel mondo intero.

«Resta con noi, Signore!» (cfr Lc 24, 29): così pregano i figli e le figlie del Brasile in vista del XVI Congresso eucaristico nazionale, che si terrà fra un mese a Brasilia e che in tal modo vedrà il giubileo aureo della sua fondazione arricchito con l'«oro» dell'eternità presente nel tempo: Gesù Eucaristia. Che egli sia veramente il cuore del Brasile, da dove proviene la forza per tutti gli uomini e le donne brasiliani di riconoscersi e di aiutarsi come fratelli, come membri del Cristo totale. Chi vuole vivere, ha dove vivere, ha di che vivere. Si avvicini, creda, entri a far parte del Corpo di Cristo e sarà vivificato! Oggi, e qui, tutto questo auguro a quella porzione speranzosa di questo Corpo che è la Regione Norte 2, nell'impartire a ognuno di voi, a quanti collaborano con voi e a tutti i fedeli cristiani, la Benedizione Apostolica.

[Traduzione dal testo originale in portoghese a cura de “L'Osservatore Romano”]
Paparatzifan
00venerdì 16 aprile 2010 09:37
Da "Radiovaticana.org"...

Udienza generale 14-04-2010

Il sacerdote non è omologabile alla cultura dominante perché non annuncia se stesso ma Cristo


“Quella del sacerdote, non di rado, potrebbe sembrare ‘voce di uno che grida nel deserto’ (Mc 1,3), ma proprio in questo consiste la sua forza profetica: nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l’unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell’uomo, cioè che Cristo è il Vivente, è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo”. E’ quanto ha detto stamani il Papa nell’udienza generale in Piazza San Pietro dedicando la catechesi al tema del Ministero ordinato in vista della conclusione dell’Anno Sacerdotale il prossimo giugno. Il sacerdote – ha ribadito il Papa – non annuncia se stesso, proprie idee o filosofie, ma Cristo, e nella confusione, nel disorientamento dei nostri tempi, porta la luce della Parola di Dio, la Luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Ecco il testo della catechesi:

Cari amici,

in questo periodo pasquale, che ci conduce alla Pentecoste e ci avvia anche alle celebrazioni di chiusura dell’Anno Sacerdotale, in programma il 9, 10 e 11 giugno prossimo, mi è caro dedicare ancora alcune riflessioni al tema del Ministero ordinato, soffermandomi sulla realtà feconda della configurazione del sacerdote a Cristo Capo, nell’esercizio dei tria munera che riceve, cioè dei tre uffici di insegnare, santificare e governare.

Per capire che cosa significhi agire in persona Christi Capitis - in persona di Cristo Capo - da parte del sacerdote, e per capire anche quali conseguenze derivino dal compito di rappresentare il Signore, specialmente nell’esercizio di questi tre uffici, bisogna chiarire anzitutto che cosa si intenda per “rappresentanza”. Il sacerdote rappresenta Cristo. Cosa vuol dire, cosa significa “rappresentare” qualcuno? Nel linguaggio comune, vuol dire – generalmente - ricevere una delega da una persona per essere presente al suo posto, parlare e agire al suo posto, perché colui che viene rappresentato è assente dall’azione concreta. Ci domandiamo: il sacerdote rappresenta il Signore nello stesso modo? La risposta è no, perché nella Chiesa Cristo non è mai assente, la Chiesa è il suo corpo vivo e il Capo della Chiesa è lui, presente ed operante in essa. Cristo non è mai assente, anzi è presente in un modo totalmente libero dai limiti dello spazio e del tempo, grazie all’evento della Risurrezione, che contempliamo in modo speciale in questo tempo di Pasqua.

Pertanto, il sacerdote che agisce in persona Christi Capitis e in rappresentanza del Signore, non agisce mai in nome di un assente, ma nella Persona stessa di Cristo Risorto, che si rende presente con la sua azione realmente efficace. Agisce realmente e realizza ciò che il sacerdote non potrebbe fare: la consacrazione del vino e del pane perché siano realmente presenza del Signore, l’assoluzione dei peccati. Il Signore rende presente la sua propria azione nella persona che compie tali gesti. Questi tre compiti del sacerdote - che la Tradizione ha identificato nelle diverse parole di missione del Signore: insegnare, santificare e governare - nella loro distinzione e nella loro profonda unità sono una specificazione di questa rappresentazione efficace. Essi sono in realtà le tre azioni del Cristo risorto, lo stesso che oggi nella Chiesa e nel mondo insegna e così crea fede, riunisce il suo popolo, crea presenza della verità e costruisce realmente la comunione della Chiesa universale; e santifica e guida.


Il primo compito del quale vorrei parlare oggi è il munus docendi, cioè quello di insegnare. Oggi, in piena emergenza educativa, il munus docendi della Chiesa, esercitato concretamente attraverso il ministero di ciascun sacerdote, risulta particolarmente importante. Viviamo in una grande confusione circa le scelte fondamentali della nostra vita e gli interrogativi su che cosa sia il mondo, da dove viene, dove andiamo, che cosa dobbiamo fare per compiere il bene, come dobbiamo vivere, quali sono i valori realmente pertinenti. In relazione a tutto questo esistono tante filosofie contrastanti, che nascono e scompaiono, creando una confusione circa le decisioni fondamentali, come vivere, perché non sappiamo più, comunemente, da che cosa e per che cosa siamo fatti e dove andiamo. In questa situazione si realizza la parola del Signore, che ebbe compassione della folla perché erano come pecore senza pastore. (cfr Mc 6, 34). Il Signore aveva fatto questa costatazione quando aveva visto le migliaia di persone che lo seguivano nel deserto perché, nella diversità delle correnti di quel tempo, non sapevano più quale fosse il vero senso della Scrittura, che cosa diceva Dio. Il Signore, mosso da compassione, ha interpretato la parola di Dio, egli stesso è la parola di Dio, e ha dato così un orientamento. Questa è la funzione in persona Christi del sacerdote: rendere presente, nella confusione e nel disorientamento dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti. Per il sacerdote vale quanto Cristo ha detto di se stesso: “La mia dottrina non è mia” (Gv, 7, 16); Cristo, cioè, non propone se stesso, ma, da Figlio, è la voce, la parola del Padre. Anche il sacerdote deve sempre dire e agire così: “la mia dottrina non è mia, non propago le mie idee o quanto mi piace, ma sono bocca e cuore di Cristo e rendo presente questa unica e comune dottrina, che ha creato la Chiesa universale e che crea vita eterna”.

Questo fatto, che il sacerdote cioè non inventa, non crea e non proclama proprie idee in quanto la dottrina che annuncia non è sua, ma di Cristo, non significa, d’altra parte, che egli sia neutro, quasi come un portavoce che legge un testo di cui, forse, non si appropria. Anche in questo caso vale il modello di Cristo, il quale ha detto: Io non sono da me e non vivo per me, ma vengo dal Padre e vivo per il Padre. Perciò, in questa profonda identificazione, la dottrina di Cristo è quella del Padre e lui stesso è uno col Padre. Il sacerdote che annuncia la parola di Cristo, la fede della Chiesa e non le proprie idee, deve anche dire: Io non vivo da me e per me, ma vivo con Cristo e da Cristo e perciò quanto Cristo ci ha detto diventa mia parola anche se non è mia. La vita del sacerdote deve identificarsi con Cristo e, in questo modo, la parola non propria diventa, tuttavia, una parola profondamente personale. Sant’Agostino, su questo tema, parlando dei sacerdoti, ha detto: “E noi che cosa siamo? Ministri (di Cristo), suoi servitori; perché quanto distribuiamo a voi non è cosa nostra, ma lo tiriamo fuori dalla sua dispensa. E anche noi viviamo di essa, perché siamo servi come voi” (Discorso 229/E, 4).

L’insegnamento che il sacerdote è chiamato ad offrire, le verità della fede, devono essere interiorizzate e vissute in un intenso cammino spirituale personale, così che realmente il sacerdote entri in una profonda, interiore comunione con Cristo stesso. Il sacerdote crede, accoglie e cerca di vivere, prima di tutto come proprio, quanto il Signore ha insegnato e la Chiesa ha trasmesso, in quel percorso di immedesimazione con il proprio ministero di cui san Giovanni Maria Vianney è testimone esemplare (cfr Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale). “Uniti nella medesima carità – afferma ancora sant’Agostino - siamo tutti uditori di colui che è per noi nel cielo l’unico Maestro” (Enarr. in Ps. 131, 1, 7).

Quella del sacerdote, di conseguenza, non di rado potrebbe sembrare “voce di uno che grida nel deserto” (Mc 1,3), ma proprio in questo consiste la sua forza profetica: nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l’unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell’uomo, cioè che Cristo è il Vivente, è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo e ci dona la verità, il modo di vivere.

Nella preparazione attenta della predicazione festiva, senza escludere quella feriale, nello sforzo di formazione catechetica, nelle scuole, nelle istituzioni accademiche e, in modo speciale, attraverso quel libro non scritto che è la sua stessa vita, il sacerdote è sempre “docente”, insegna. Ma non con la presunzione di chi impone proprie verità, bensì con l’umile e lieta certezza di chi ha incontrato la Verità, ne è stato afferrato e trasformato, e perciò non può fare a meno di annunciarla. Il sacerdozio, infatti, nessuno lo può scegliere da sé, non è un modo per raggiungere una sicurezza nella vita, per conquistare una posizione sociale: nessuno può darselo, né cercarlo da sé. Il sacerdozio è risposta alla chiamata del Signore, alla sua volontà, per diventare annunciatori non di una verità personale, ma della sua verità.

Cari confratelli sacerdoti, il Popolo cristiano domanda di ascoltare dai nostri insegnamenti la genuina dottrina ecclesiale, attraverso la quale poter rinnovare l’incontro con Cristo che dona la gioia, la pace, la salvezza. La Sacra Scrittura, gli scritti dei Padri e dei Dottori della Chiesa, il Catechismo della Chiesa Cattolica costituiscono, a tale riguardo, dei punti di riferimento imprescindibili nell’esercizio del munus docendi, così essenziale per la conversione, il cammino di fede e la salvezza degli uomini. “Ordinazione sacerdotale significa: essere immersi [...] nella Verità” (Omelia per la Messa Crismale, 9 aprile 2009), quella Verità che non è semplicemente un concetto o un insieme di idee da trasmettere e assimilare, ma che è la Persona di Cristo, con la quale, per la quale e nella quale vivere e così, necessariamente, nasce anche l’attualità e la comprensibilità dell’annuncio. Solo questa consapevolezza di una Verità fatta Persona nell’Incarnazione del Figlio giustifica il mandato missionario: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Solo se è la Verità è destinato ad ogni creatura, non è una imposizione di qualcosa, ma l’apertura del cuore a ciò per cui è creato.

Cari fratelli e sorelle, il Signore ha affidato ai Sacerdoti un grande compito: essere annunciatori della Sua Parola, della Verità che salva; essere sua voce nel mondo per portare ciò che giova al vero bene delle anime e all’autentico cammino di fede (cfr 1Cor 6,12). San Giovanni Maria Vianney sia di esempio per tutti i Sacerdoti. Egli era uomo di grande sapienza ed eroica forza nel resistere alle pressioni culturali e sociali del suo tempo per poter condurre le anime a Dio: semplicità, fedeltà ed immediatezza erano le caratteristiche essenziali della sua predicazione, trasparenza della sua fede e della sua santità. Il Popolo cristiano ne era edificato e, come accade per gli autentici maestri di ogni tempo, vi riconosceva la luce della Verità. Vi riconosceva, in definitiva, ciò che si dovrebbe sempre riconoscere in un sacerdote: la voce del Buon Pastore.


Al termine dell’udienza generale di stamani il Papa ha lanciato il seguente appello:

“Il mio pensiero va alla Cina e alle popolazioni colpite da un forte terremoto, che ha causato numerose perdite in vite umane, feriti e ingenti danni. Prego per le vittime e sono spiritualmente vicino alle persone provate da così grave calamità; per esse imploro da Dio sollievo nella sofferenza e coraggio in queste avversità. Auspico che non verrà a mancare la comune solidarietà”.

+PetaloNero+
00venerdì 16 aprile 2010 15:29
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Dominique Marie Jean Denis You, Vescovo di Santissima Conceição do Araguaia;

S.E. Mons. Juventino Kestering, Vescovo di Rondonópolis;

S.E. Mons. Capistrano Francisco Heim, O.F.M., Prelato di Itaituba;

S.E. Mons. José Luis Azcona Hermoso, O.A.R., Prelato di Marajó;

S.E. Mons. Erwin Kräutler, C.PP.S., Prelato di Xingu.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Membri della "Papal Foundation".







NOMINA DEL RAPPRESENTANTE DEL SANTO PADRE AI FUNERALI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI POLONIA

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Suo Rappresentante ai Funerali dell’Ecc.mo Sig. Lech Kaczyński, Presidente della Repubblica di Polonia, l’Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio.
+PetaloNero+
00venerdì 16 aprile 2010 15:30
UDIENZA AI MEMBRI DELLA "PAPAL FOUNDATION"

Alle ore 12.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri della "Papal Foundation" e rivolge loro le parole di saluto che riportiamo di seguito:


SALUTO DEL SANTO PADRE

Dear Friends,

I am pleased to greet the members of The Papal Foundation on the occasion of your annual pilgrimage to Rome. Our meeting is pervaded by the joy of this Easter season, as the Church celebrates the Lord’s glorious victory over death and his gift of new life in the Holy Spirit.

A year ago I had the grace of visiting the Holy Land and praying before the Lord’s empty tomb. There, echoing the witness of the Apostle Peter, I proclaimed that Christ, by rising to new life, has taught us "that evil never has the last word, that love is stronger than death, and that our future, and the future of all humanity, lies in the hands of a faithful and provident God" (Address at the Church of the Holy Sepulchre, 15 May 2009). In every time and place, the Church is called to proclaim this message of hope and to confirm its truth by her practical witness of holiness and charity. The Papal Foundation has advanced this mission in a particular way by supporting a broad spectrum of charities close to the heart of the Successor of Peter. I thank you for your generous efforts to offer assistance to our brothers and sisters in developing countries, to provide for the education of the Church’s future leaders, and to advance the missionary endeavors of so many dioceses and religious congregations throughout the world.

In these days I ask you to pray for the needs of the universal Church and to implore a renewed outpouring of the Spirit’s gifts of holiness, unity and missionary zeal upon the whole People of God. With great affection I commend you and your families to the loving intercession of Mary, Mother of the Church, and cordially impart my Apostolic Blessing as a pledge of joy and peace in Jesus our Risen Lord.
+PetaloNero+
00sabato 17 aprile 2010 00:20
Discorso di Benedetto XVI ai membri della "Papal Foundation"


CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 16 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del discorso pronunciato questo venerdì mattina da Benedetto XVI ricevendo in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano i membri della "Papal Foundation".

* * *
Cari amici,

sono lieto di salutarvi, membri della «Papal Foundation», in occasione del vostro pellegrinaggio annuale a Roma. Il nostro incontro è pervaso dalla gioia del tempo pasquale poiché la Chiesa celebra la vittoria gloriosa del Signore sulla morte e il suo dono di nuova vita nello Spirito Santo.

Un anno fa, ho avuto la grazia di visitare la Terra Santa e di pregare presso il sepolcro vuoto del Signore. Là, ripetendo la testimonianza dell'Apostolo Pietro, ho proclamato che Cristo, risorgendo a nuova vita, ci ha insegnato «che mai il male ha l'ultima parola, che l'amore è più forte della morte, che il nostro futuro e quello dell'umanità sta nelle mani di un Dio provvido e fedele» (Discorso presso la Chiesa del Santo Sepolcro, 15 maggio 2009). In ogni tempo e in ogni luogo, la Chiesa è chiamata a proclamare questo messaggio di speranza e a confermare la sua verità con la sua testimonianza concreta di santità e di carità. La «Papal Foundation» ha portato avanti questa missione in un modo particolare, sostenendo un ampio spettro di opere caritative vicine al cuore del Successore di Pietro. Vi ringrazio per gli sforzi generosi nell'offrire assistenza ai nostri fratelli e alle nostre sorelle nei Paesi in via di sviluppo, nel formare i futuri responsabili della Chiesa e nel promuovere gli sforzi missionari di così tante diocesi e congregazioni religiose nel mondo.

In questi giorni, vi chiedo di pregare per le necessità della Chiesa universale e di implorare una nuova profusione da parte dello Spirito di doni di santità, unità e zelo missionario su tutto il Popolo di Dio. Con grande affetto affido voi e le vostre famiglie all'amorevole intercessione di Maria, Madre della Chiesa e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di gioia e di pace in Gesù, il Signore risorto.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de "L'Osservatore Romano"]
+PetaloNero+
00sabato 17 aprile 2010 15:27
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI AWKA (NIGERIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Awka (Nigeria), presentata da S.E. Mons. Simon Akwali Okafor, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI EKITI (NIGERIA)

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ekiti (Nigeria), presentata da S.E. Mons. Michael Patrick Olatunji Fagun, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Felix Femi Ajakaye, Coadiutore della medesima diocesi.
+PetaloNero+
00sabato 17 aprile 2010 15:28
TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL SANTO PADRE PER LA SCOMPARSA DELL’EM.MO CARD. TOMÁŠ ŠPIDLÍK, S.I.

Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio per la scomparsa dell’Em.mo Card. Tomáš Špidlík, S.I., avvenuta ieri sera, inviato dal Santo Padre Benedetto XVI al Preposito Generale della Compagnia di Gesù, Rev.do P. Adolfo Nicolás Pachón:


TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE

REVERENDO P. ADOLFO NICOLÁS PACHÓN
PREPOSITO GENERALE COMPAGNIA DI GESÙ
BORGO SANTO SPIRITO, 4
00193 ROMA

LA PIA DIPARTITA DEL SIGNOR CARDINALE TOMÁŠ ŠPIDLÍK INSIGNE GESUITA E ZELANTE SERVITORE DEL VANGELO HA SUSCITATO VIVA COMMOZIONE NEL MIO ANIMO (.) CON PROFONDA GRATITUDINE NE RICORDO LA SOLIDA FEDE LA PATERNA AFFABILITÀ E L’INTENSA OPEROSITÀ CULTURALE ED ECCLESIALE SPECIALMENTE QUALE AUTOREVOLE CONOSCITORE DELLA SPIRITUALITÀ CRISTIANA ORIENTALE (.) INNALZO FERVIDE PREGHIERE AL SIGNORE AFFINCHÉ PER INTERCESSIONE DELLA VERGINE SANTA E DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA VOGLIA DONARE AL DEFUNTO CARDINALE IL PREMIO ETERNO PROMESSO AI SUOI FEDELI DISCEPOLI E DI CUORE INVIO A LEI E ALLA COMPAGNIA DI GESÙ COME PURE A QUANTI LO HANNO CONOSCIUTO APPREZZANDONE LE DOTI DI MENTE E DI CUORE LA CONFORTATRICE BENEDIZIONE APOSTOLICA

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00sabato 17 aprile 2010 15:28
AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


CAPPELLA PAPALE PER LE ESEQUIE DELL’EM.MO CARD. TOMÁŠ ŠPIDLÍK, S.I.

Martedì 20 aprile 2010, alle ore 11.30, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, avranno luogo le Esequie dell’Em.mo Card. Tomáš Špidlík, S.I., Diacono di Sant’Agata de’ Goti.

La Santa Messa sarà celebrata dall’Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme con gli Em.mi Cardinali.

Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI rivolgerà la Sua parola ai presenti e presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.
+PetaloNero+
00domenica 18 aprile 2010 00:20
Omelia di Benedetto XVI per la messa con la Pontificia Commissione Biblica
È necessario riconoscere quanto è sbagliato nella nostra vita



CITTA' DEL VATICANO, sabato, 17 aprile 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell'omelia pronunciata da Benedetto XVI durante la messa presieduta giovedì mattina, 15 aprile, nella Cappella Paolina, con i membri della Pontificia Commissione Biblica.

* * *

Cari fratelli e sorelle,

non ho trovato il tempo di preparare una vera omelia. Vorrei soltanto invitare ciascuno alla personale meditazione proponendo e sottolineando alcune frasi della Liturgia odierna, che si offrono al dialogo orante tra noi e la Parola di Dio. La parola, la frase che vorrei proporre alla comune meditazione è questa grande affermazione di san Pietro: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini» (At 5, 29). San Pietro sta davanti alla suprema istituzione religiosa, alla quale normalmente si dovrebbe obbedire, ma Dio sta al di sopra di questa istituzione e Dio gli ha dato un altro «ordinamento»: deve obbedire a Dio. L'obbedienza a Dio è la libertà, l'obbedienza a Dio gli dà la libertà di opporsi all'istituzione.

E qui gli esegeti attirano la nostra attenzione sul fatto che la risposta di san Pietro al Sinedrio è quasi fino ad verbum identica alla risposta di Socrate al giudizio nel tribunale di Atene. Il tribunale gli offre la libertà, la liberazione, a condizione però che non continui a ricercare Dio. Ma cercare Dio, la ricerca di Dio è per lui un mandato superiore, viene da Dio stesso. E una libertà comprata con la rinuncia al cammino verso Dio non sarebbe più libertà. Quindi deve obbedire non a questi giudici — non deve comprare la sua vita perdendo se stesso — ma deve obbedire a Dio. L'obbedienza a Dio ha il primato.

Qui è importante sottolineare che si tratta di obbedienza e che è proprio l'obbedienza che dà libertà. Il tempo moderno ha parlato della liberazione dell'uomo, della sua piena autonomia, quindi anche della liberazione dall'obbedienza a Dio. L'obbedienza non dovrebbe più esserci, l'uomo è libero, è autonomo: nient'altro. Ma questa autonomia è una menzogna: è una menzogna ontologica, perché l'uomo non esiste da se stesso e per se stesso, ed è anche una menzogna politica e pratica, perché la collaborazione, la condivisione della libertà è necessaria. E se Dio non esiste, se Dio non è un'istanza accessibile all'uomo, rimane come suprema istanza solo il consenso della maggioranza. Di conseguenza, il consenso della maggioranza diventa l'ultima parola alla quale dobbiamo obbedire. E questo consenso — lo sappiamo dalla storia del secolo scorso — può essere anche un «consenso nel male».

Così vediamo che la cosiddetta autonomia non libera veramente l'uomo. L'obbedienza verso Dio è la libertà, perché è la verità, è l'istanza che si pone di fronte a tutte le istanze umane. Nella storia dell'umanità queste parole di Pietro e di Socrate sono il vero faro della liberazione dell'uomo, che sa vedere Dio e, in nome di Dio, può e deve obbedire non tanto agli uomini, ma a Lui e liberarsi, così, dal positivismo dell'obbedienza umana. Le dittature sono state sempre contro questa obbedienza a Dio. La dittatura nazista, come quella marxista, non possono accettare un Dio che sia al di sopra del potere ideologico; e la libertà dei martiri, che riconoscono Dio, proprio nell'obbedienza al potere divino, è sempre l'atto di liberazione nel quale giunge a noi la libertà di Cristo.

Oggi, grazie a Dio, non viviamo sotto dittature, ma esistono forme sottili di dittatura: un conformismo che diventa obbligatorio, pensare come pensano tutti, agire come agiscono tutti, e le sottili aggressioni contro la Chiesa, o anche quelle meno sottili, dimostrano come questo conformismo possa realmente essere una vera dittatura. Per noi vale questo: si deve obbedire più a Dio che agli uomini. Ma ciò suppone che conosciamo veramente Dio e che vogliamo veramente obbedire a Lui. Dio non è un pretesto per la propria volontà, ma è realmente Lui che ci chiama e ci invita, se fosse necessario, anche al martirio. Perciò, confrontati con questa parola che inizia una nuova storia di libertà nel mondo, preghiamo soprattutto di conoscere Dio, di conoscere umilmente e veramente Dio e, conoscendo Dio, di imparare la vera obbedienza che è il fondamento della libertà umana.

Scegliamo una seconda parola dalla Prima Lettura: san Pietro dice che Dio ha innalzato Cristo alla sua destra come capo e salvatore (cfr. v. 31). Capo è traduzione del termine greco archegos, che implica una visione molto più dinamica: archegos è colui che mostra la strada, che precede, è un movimento, un movimento verso l'alto. Dio lo ha innalzato alla sua destra — quindi parlare di Cristo come archegos vuol dire che Cristo cammina avanti a noi, ci precede, ci mostra la strada. Ed essere in comunione con Cristo è essere in un cammino, salire con Cristo, è sequela di Cristo, è questa salita in alto, è seguire l'archegos, colui che è già passato, che ci precede e ci mostra la strada.

Qui, evidentemente, è importante che ci venga detto dove arriva Cristo e dove dobbiamo arrivare anche noi: hypsosen — in alto — salire alla destra del Padre. Sequela di Cristo non è soltanto imitazione delle sue virtù, non è solo vivere in questo mondo, per quanto ci è possibile, simili a Cristo, secondo la sua parola, ma è un cammino che ha una meta. E la meta è la destra del Padre. C'è questo cammino di Gesù, questa sequela di Gesù che termina alla destra del Padre. All'orizzonte di tale sequela appartiene tutto il cammino di Gesù, anche l'arrivare alla destra del Padre.

In questo senso la meta di questo cammino è la vita eterna alla destra del Padre in comunione con Cristo. Noi oggi abbiamo spesso un po' paura di parlare della vita eterna. Parliamo delle cose che sono utili per il mondo, mostriamo che il Cristianesimo aiuta anche a migliorare il mondo, ma non osiamo dire che la sua meta è la vita eterna e che da tale meta vengono poi i criteri della vita. Dobbiamo capire di nuovo che il Cristianesimo rimane un «frammento» se non pensiamo a questa meta, che vogliamo seguire l'archegos all'altezza di Dio, alla gloria del Figlio che ci fa figli nel Figlio e dobbiamo di nuovo riconoscere che solo nella grande prospettiva della vita eterna il Cristianesimo rivela tutto il senso. Dobbiamo avere il coraggio, la gioia, la grande speranza che la vita eterna c'è, è la vera vita e da questa vera vita viene la luce che illumina anche questo mondo.

Se si può dire che, anche prescindendo dalla vita eterna, dal Cielo promesso, è meglio vivere secondo i criteri cristiani, perché vivere secondo la verità e l'amore, anche se sotto tante persecuzioni, è in sé stesso bene ed è meglio di tutto il resto, è proprio questa volontà di vivere secondo la verità e secondo l'amore che deve anche aprire a tutta la larghezza del progetto di Dio con noi, al coraggio di avere già la gioia nell'attesa della vita eterna, della salita seguendo il nostro archegos. E Soter è il Salvatore, che ci salva dall'ignoranza, cerca le cose ultime. Il Salvatore ci salva dalla solitudine, ci salva da un vuoto che rimane nella vita senza l'eternità, ci salva dandoci l'amore nella sua pienezza. Egli è la guida. Cristo, l'archegos, ci salva dandoci la luce, dandoci la verità, dandoci l'amore di Dio.

Poi soffermiamoci ancora su un versetto: Cristo, il Salvatore, ha dato a Israele conversione e perdono dei peccati (v. 31) — nel testo greco il termine è metanoia — ha dato penitenza e perdono dei peccati. Questa per me è un'osservazione molto importante: la penitenza è una grazia. C'è una tendenza in esegesi che dice: Gesù in Galilea avrebbe annunciato una grazia senza condizione, assolutamente incondizionata, quindi anche senza penitenza, grazia come tale, senza precondizioni umane. Ma questa è una falsa interpretazione della grazia. La penitenza è grazia; è una grazia che noi riconosciamo il nostro peccato, è una grazia che conosciamo di aver bisogno di rinnovamento, di cambiamento, di una trasformazione del nostro essere. Penitenza, poter fare penitenza, è il dono della grazia. E devo dire che noi cristiani, anche negli ultimi tempi, abbiamo spesso evitato la parola penitenza, ci appariva troppo dura. Adesso, sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter fare penitenza è grazia. E vediamo che è necessario far penitenza, cioè riconoscere quanto è sbagliato nella nostra vita, aprirsi al perdono, prepararsi al perdono, lasciarsi trasformare. Il dolore della penitenza, cioè della purificazione, della trasformazione, questo dolore è grazia, perché è rinnovamento, è opera della misericordia divina. E così queste due cose che dice san Pietro — penitenza e perdono — corrispondono all'inizio della predicazione di Gesù: metanoeite, cioè convertitevi (cfr. Mc 1, 15). Quindi questo è il punto fondamentale: la metanoia non è una cosa privata, che parrebbe sostituita dalla grazia, ma la metanoia è l'arrivo della grazia che ci trasforma.

E infine una parola del Vangelo, dove ci viene detto che chi crede avrà la vita eterna (cfr. Gv 3, 36). Nella fede, in questo «trasformarsi» che la penitenza dona, in questa conversione, in questa nuova strada del vivere, arriviamo alla vita, alla vera vita. E qui mi vengono in mente due altri testi. Nella «Preghiera sacerdotale» il Signore dice: questa è la vita, conoscere te e il tuo consacrato (cfr. Gv 17, 3). Conoscere l'essenziale, conoscere la Persona decisiva, conoscere Dio e il suo Inviato è vita, vita e conoscenza, conoscenza di realtà che sono la vita. E l'altro testo è la risposta del Signore ai Sadducei circa la Risurrezione, dove, dai libri di Mosè, il Signore prova il fatto della Risurrezione dicendo: Dio è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe (cfr. Mt 22, 31-32; Mc 12, 26-27; Lc 20, 37-38). Dio non è Dio dei morti. Se Dio è Dio di questi, sono vivi. Chi è scritto nel nome di Dio partecipa alla vita di Dio, vive. E così credere è essere iscritti nel nome di Dio. E così siamo vivi. Chi appartiene al nome di Dio non è un morto, appartiene al Dio vivente. In questo senso dovremmo capire il dinamismo della fede, che è un iscrivere il nostro nome nel nome di Dio e così un entrare nella vita.

Preghiamo il Signore perché questo succeda e realmente, con la nostra vita, conosciamo Dio, perché il nostro nome entri nel nome di Dio e la nostra esistenza diventi vera vita: vita eterna, amore e verità.

[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 18 aprile 2010]

+PetaloNero+
00lunedì 19 aprile 2010 16:32
LETTERA IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA NAZIONALE PER L’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

Pubblichiamo di seguito la Lettera che l’Em.mo Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, a nome del Santo Padre Benedetto XVI, ha inviato all’Em.mo Card. Dionigi Tettamanzi, Presidente dell’Istituto G. Toniolo di Studi Superiori, in occasione della 86a Giornata Nazionale per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, celebrata ieri domenica 18 aprile:


LETTERA

Signor Cardinale,

la celebrazione della Giornata Nazionale per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che quest’anno ricorre domenica 18 aprile, offre l’occasione a Sua Santità Benedetto XVI di rinnovare il Suo apprezzamento per il significativo ruolo che continua ad avere codesta Istituzione accademica nel panorama culturale della nostra società, attraverso la preziosa opera di formazione rivolta specialmente alle nuove generazioni.

Il tema scelto per questa 86° Giornata, "Uno slancio creativo per nuovi modelli di sviluppo", si pone in opportuna continuità con gli anni precedenti e, soprattutto, in felice consonanza con il Magistero del Santo Padre, il quale, durante il viaggio aereo da Roma a Praga per la Visita Apostolica nella Repubblica Ceca, affermava: "Direi che normalmente sono le minoranze creative che determinano il futuro, e in questo senso la Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha un’eredità di valori che non sono cose del passato, ma sono una realtà molto viva ed attuale. La Chiesa deve attualizzare, essere presente nel dibattito pubblico, nella nostra lotta per un concetto vero di libertà e di pace" (Intervista con Benedetto XVI, 26 settembre 2009).

Minoranze creative, cioè uomini che nell’incontro con Cristo hanno trovato la perla preziosa, quella che dà valore a tutta la vita (cfr Mt 13,45-46), e, proprio per questo, riescono a dare contributi decisivi ad una elaborazione culturale capace di delineare nuovi modelli di sviluppo. Perché senza tali forze umane, che vivono la ricchezza trovata in modo convincente anche per gli altri, non si costruisce niente (cfr J. Ratzinger, Lettera a Marcello Pera, in J. Ratzinger – M. Pera, Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam, Milano 2004, pp. 109-111). Se non è compito diretto della Chiesa in quanto tale - segnatamente del Magistero e del Ministero ecclesiastico - determinare modelli in sede economica e politica (cfr Caritas in veritate, 9), lo è certamente dei cristiani laici, nella personale testimonianza di impegno sociale e nelle opportune forme aggregative: agendo sempre nella chiara illuminazione della Parola della fede, scritta o trasmessa, di cui il Magistero è custode fedele e interprete sicuro (cfr Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 10).

Si inserisce qui il compito insostituibile dell’Università Cattolica, luogo in cui la relazione educativa è posta a servizio della persona nella costruzione di una qualificata competenza scientifica, che si radica e si alimenta ad un patrimonio di saperi che il volgere delle generazioni ha distillato in sapienza di vita.

Il peculiare rapporto che lega l’Università Cattolica del Sacro Cuore alla Sede di Pietro si concretizza così nel lavoro quotidiano di ricerca, di insegnamento e di studio, in cui la traditio - via eccellente di educazione creativa - esprime in pienezza il proprio potenziale di innovazione.
Nessun progresso, infatti, tanto meno sul piano culturale, si nutre di mera ripetizione, ma esige un sempre nuovo inizio; richiede, inoltre, quella disponibilità al confronto e al dialogo che apre l’intelligenza e che testimonia la ricca fecondità del patrimonio della fede: carità nella verità. Si contribuisce così a formare una solida struttura di personalità, in cui l’identità cristiana penetra il vissuto quotidiano e si esprime all’interno di una professionalità eccellente, in risposta ad una sfida epocale, che esalta quell’impegno creativo che la trasformazione pasquale rinnova nel suo dinamismo vitale.

L’Università diventa in tal modo un ambiente spirituale e culturale privilegiato, che non restringe l’apprendimento alla funzionalità di un esito economico, ma allarga il respiro su progettualità in cui l’intelligenza investiga e sviluppa i doni del mondo creato. È questo lo slancio creativo che supera la ripetizione che annoia, il pragmatismo che mortifica. Così la vita universitaria si rinnova e genera una vera communitas, secondo il motto scelto quest’anno come sentiero di riflessione e di crescita comune: "In dulcedine societatis quaerere veritatem" (Sant’Alberto Magno, Liber VIII Politicorum, ed. Par. VIII, 804). Cercare la verità nella dolcezza di una reciprocità donata, come insegna il Santo Padre: "La carità nella verità pone l'uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono. La gratuità è presente nella sua vita in molteplici forme, spesso non riconosciute a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell'esistenza. L'essere umano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione di trascendenza" (Caritas in veritate, 34). È il segreto del Logos "che nasce sempre giovane nel cuore dei santi" (Epistola a Diogneto 11,2; S. Ch., 33, p. 81).

Nell’affidare a Vostra Eminenza questi pensieri, mi onoro di partecipare a Lei e ai Membri dell’Istituto Toniolo, al Rettore Magnifico, al Senato Accademico e alla grande comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, la Benedizione Apostolica del Sommo Pontefice. A Suo nome, invio anche il contributo con il quale Egli è lieto di sostenere l’opera di codesto Istituto di Studi Superiori.

Mentre formulo anche personalmente ogni miglior auspicio e rinnovo la mia gratitudine per il servizio che l’Università Cattolica del Sacro Cuore offre alla Chiesa e all’intera società, mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio

dell’Eminenza Vostra
Reverendissima
dev.mo nel Signore
Segretario di Stato
+PetaloNero+
00lunedì 19 aprile 2010 16:32
INCONTRO CONVIVIALE CON I MEMBRI DEL COLLEGIO CARDINALIZIO

Alle ore 13, nella Sala Ducale del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI pranza con i Membri del Collegio Cardinalizio presenti a Roma, in occasione del quinto anniversario dell’elezione al Pontificato.
+PetaloNero+
00martedì 20 aprile 2010 15:33
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI MIAMI (U.S.A.) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Miami (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. John C. Favalora, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Miami (U.S.A.) S.E. Mons. Thomas G. Wenski, finora Vescovo di Orlando.

S.E. Mons. Thomas G. Wenski

S.E. Mons. Thomas G. Wenski è nato il 18 ottobre 1950 a West Palm Beach (Florida). Dopo gli studi di filosofia e di teologia presso il Seminario "Saint John Vianney College" ed il Seminario regionale "Saint Vincent de Paul" a Boynton Beach, è stato ordinato sacerdote il 15 maggio 1976 per l'arcidiocesi di Miami. È titolare di un "Master's Degree" in sociologia ottenuto presso la "Fordham University" di New York.

Dal 1976 al 1979 è stato vice-parroco della "Corpus Christi Parish" e dal 1980 al 1984 della "Saint Mary's Cathedral" di Miami. Nel 1984 egli è stato nominato Direttore dell’"Haitian Apostolate" dell'arcidiocesi e nel 1996 Direttore arcidiocesano del "Catholic Charities and Community Services". Inoltre è stato membro del Consiglio Presbiterale e di vari organismi arcidiocesani.

È stato nominato Vescovo titolare di Kearney ed Ausiliare di Miami il 24 giugno 1997 e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 3 settembre successivo.

Nominato Vescovo Coadiutore di Orlando il 1° luglio 2003, è divenuto Ordinario in quella sede, per successione, il 13 novembre 2004.

In seno alla Conferenza Episcopale è Membro del "Committee on International Justice and Peace", del "Subcommittee on the Church in Africa", del "Board of Bishops for the American College, Louvain (Region XIV)" e del "Task Force on Cultural Diversity in the Church".

Oltre l’inglese, parla lo spagnolo e il creolo.



NOMINA DEL VESCOVO DI SPRINGFIELD IN ILLINOIS (U.S.A.) NOMINA DEL VESCOVO DI SPRINGFIELD IN ILLINOIS (U.S.A.)

Il Papa ha nominato Vescovo di Springfield in Illinois (U.S.A.) S.E. Mons. Thomas J. Paprocki, finora Vescovo titolare di Vulturara ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Chicago.

S.E. Mons. Thomas J. Paprocki

S.E. Mons. Thomas J. Paprocki è nato il 5 agosto 1952 a Chicago (Illinois). Dopo aver frequentato la scuola elementare parrocchiale della "Saint Casimir Parish", è entrato nel seminario arcidiocesano minore, proseguendo poi la formazione sacerdotale al "Niles College of Loyola" e nel "Saint Mary of the Lake Seminary", Mundelein, sempre a Chicago, dove ha concluso gli studi con la Licenza in Teologia nel 1979. Successivamente ha conseguito il Dottorato in Diritto Civile presso la "DePaul University, College of Law" a Chicago nel 1981, ed il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma nel 1991.

È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Chicago il 10 maggio 1978.

Dopo l’ordinazione, ha ricoperto i seguenti incarichi: vicario parrocchiale della "Saint Michael Parish" a Chicago (1978-1983), Amministratore della "Saint Joseph Parish" a Chicago (1983-1986), Vice-Cancelliere dell’arcidiocesi (1985-1987 e 1991-1992), Cancelliere dell’arcidiocesi (1992-2000); Parroco della "Saint Constance Parish" a Chicago (2000-2003).

Nel 1981 ha fondato la "Chicago Legal Clinic" per assistere gli immigrati.

Nominato Vescovo titolare di Vulturara ed Ausiliare di Chicago il 24 gennaio 2003, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 19 marzo successivo.

In seno alla Conferenza Episcopale è Presidente del "Committee on Canonical Affairs and Church Governance" e Membro dell’"Administrative Committee" e del "Task Force on Health Care".

Oltre l’inglese, parla il polacco e lo spagnolo.









CAPPELLA PAPALE PER LE ESEQUIE DELL’EM.MO CARD. TOMÁŠ ŠPIDLÍK, S.I.

Alle ore 11.30 di questa mattina, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, hanno avuto luogo le Esequie dell’Em.mo Card. Tomáš Špidlík, S.I., Diacono di Sant’Agata de’Goti.

La Santa Messa è stata celebrata dall’Em.mo Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme con gli Em.mi Cardinali.

Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto la Sua parola ai presenti e ha presieduto il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai partecipanti alla Celebrazione Esequiale:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli,

illustri Signori Signore,

cari fratelli e sorelle!

Tra le ultime parole pronunciate dal compianto Cardinale Špidlík, vi sono state queste: "Per tutta la vita ho cercato il volto di Gesù, e ora sono felice e sereno perché sto per andare a vederlo". Questo stupendo pensiero – così semplice, quasi infantile nella sua espressione, eppure così profondo e vero – rimanda immediatamente alla preghiera di Gesù, che è risuonata poc’anzi nel Vangelo: "Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo" (Gv 17,24). E’ bello e consolante meditare questa corrispondenza tra il desiderio dell’uomo, che aspira a vedere il volto del Signore, e il desiderio di Gesù stesso. In realtà, quella di Cristo è ben più di un’aspirazione: è una volontà. Gesù dice al Padre: "voglio che quelli che mi hai dato siano con me". Ed è proprio qui, in questa volontà, che noi troviamo la "roccia", il fondamento solido per credere e per sperare. La volontà di Gesù in effetti coincide con quella di Dio Padre, e con l’opera dello Spirito Santo costituisce per l’uomo una sorta di "abbraccio" sicuro, forte e dolce, che lo conduce alla vita eterna.

Che immenso dono ascoltare questa volontà di Dio dalla sua stessa bocca! Penso che i grandi uomini di fede vivono immersi in questa grazia, hanno il dono di percepire con particolare forza questa verità, e così possono attraversare anche dure prove, come le ha attraversate Padre Tomáš Špidlík, senza perdere la fiducia, e conservando anzi un vivo senso dell’umorismo, che è certamente un segno di intelligenza ma anche di libertà interiore. Sotto questo profilo, era evidente la somiglianza tra il nostro compianto Cardinale e il Venerabile Giovanni Paolo II: entrambi erano portati alla battuta spiritosa e allo scherzo, pur avendo avuto in gioventù vicende personali difficili e per certi aspetti simili. La Provvidenza li ha fatti incontrare e collaborare per il bene della Chiesa, specialmente perché essa impari a respirare pienamente "con i suoi due polmoni", come amava dire il Papa slavo.

Questa libertà e presenza di spirito ha il suo fondamento oggettivo nella Risurrezione di Cristo. Mi piace sottolinearlo perché ci troviamo nel tempo liturgico pasquale e perché lo suggeriscono la prima e la seconda lettura biblica di questa celebrazione. Nella sua prima predicazione, il giorno di Pentecoste, san Pietro, ricolmo di Spirito Santo, annuncia il compimento in Gesù Cristo del Salmo 16. E’ stupendo vedere come lo Spirito Santo riveli agli Apostoli tutta la bellezza di quelle parole nella piena luce interiore della Risurrezione: "Contemplavo il Signore innanzi a me, / egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. / Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, / e anche la mia carne riposerà nella speranza" (At 2,25-26; cfr Sal 16/15,8-9). Questa preghiera trova un compimento sovrabbondante quando Cristo, il Santo di Dio, non viene abbandonato negli inferi. Egli per primo ha conosciuto "le vie della vita" ed è stato colmato di gioia con la presenza del Padre (cfr At 2,27-28; Sal 16/15,11). La speranza e la gioia di Gesù Risorto sono anche la speranza e la gioia dei suoi amici, grazie all’azione dello Spirito Santo. Lo dimostrava abitualmente Padre Špidlík con il suo modo di vivere, e questa sua testimonianza diventava sempre più eloquente col passare degli anni, perché, malgrado l’età avanzata e gli inevitabili acciacchi, il suo spirito rimaneva fresco e giovanile. Che cos’è questo se non amicizia con il Signore Risorto?

Nella seconda lettura, san Pietro benedice Dio che "nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva". E aggiunge: "Perciò siete ricolmi di gioia, anche se dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove" (1 Pt 1,3.6). Anche qui emerge chiaramente come la speranza e la gioia siano realtà teologali che promanano dal mistero della Risurrezione di Cristo e dal dono del suo Spirito. Potremmo dire che lo Spirito Santo le prende dal cuore di Cristo Risorto e le trasfonde nel cuore dei suoi amici.

Volutamente ho introdotto l’immagine del "cuore", perché, come molti di voi sanno, Padre Špidlík la scelse per il motto del suo stemma cardinalizio: "Ex toto corde", "con tutto il cuore". Questa espressione si trova nel Libro del Deuteronomio, dentro il primo e fondamentale comandamento della legge, là dove Mosè dice al popolo: "Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze" (Dt 6,4-5). "Con tutto il cuore – ex toto corde" si riferisce dunque al modo con cui Israele deve amare il suo Dio. Gesù conferma il primato di questo comandamento, al quale abbina quello dell’amore per il prossimo, affermando che esso è "simile" al primo e che da entrambi dipendono tutta la legge e i profeti (cfr Mt 22,37-39). Scegliendo questo motto, il nostro venerato Fratello poneva, per così dire, la sua vita dentro il comandamento dell’amore, la inscriveva tutta nel primato di Dio e della carità.

C’è un altro aspetto, un ulteriore significato dell’espressione "ex toto corde", che sicuramente Padre Špidlík aveva presente e intendeva manifestare col suo motto. Sempre a partire dalla radice biblica, il simbolo del cuore rappresenta nella spiritualità orientale la sede della preghiera, dell’incontro tra l’uomo e Dio, ma anche con gli altri uomini e con il cosmo. E qui bisogna ricordare che nello stemma del Cardinale Špidlík il cuore, che campeggia nello scudo, contiene una croce nei cui bracci si intersecano le parole PHOS e ZOE, "luce" e "vita", che sono nomi di Dio. Dunque, l’uomo che accoglie pienamente, ex toto corde, l’amore di Dio, accoglie la luce e la vita, e diventa a sua volta luce e vita nell’umanità e nell’universo.

Ma chi è quest’uomo? Chi è questo "cuore" del mondo, se non Gesù Cristo? E’ Lui la Luce e la Vita, perché in Lui "abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). E qui mi piace ricordare che il nostro defunto Fratello è stato un membro della Compagnia di Gesù, cioè un figlio spirituale di quel sant’Ignazio che pone al centro della fede e della spiritualità la contemplazione di Dio nel mistero di Cristo. In questo simbolo del cuore si incontrano Oriente e Occidente, in un senso non devozionistico ma profondamente cristologico, come hanno messo in luce altri teologi gesuiti del secolo scorso. E Cristo, figura centrale della Rivelazione, è anche il principio formale dell’arte cristiana, un ambito che ha avuto in Padre Špidlík un grande maestro, ispiratore di idee e di progetti espressivi, che hanno trovato una sintesi importante nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico.

Vorrei concludere ritornando al tema della Risurrezione, citando un testo molto amato dal Cardinale Špidlík, un passo degli Inni sulla Risurrezione di sant’Efrem il Siro:

"Dall’alto Egli è disceso come Signore,

dal ventre è uscito come un servo,

la morte si è inginocchiata davanti a Lui nello Sheol,

e la vita l’ha adorato nella sua risurrezione.

Benedetta la sua vittoria!" (n. 1, 8).ù

La Vergine Madre di Dio accompagni l’anima del nostro venerato Fratello nell’abbraccio della Santissima Trinità, dove "con tutto il cuore" loderà in eterno il suo infinito Amore. Amen.

+PetaloNero+
00mercoledì 21 aprile 2010 15:44
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sul suo recente Viaggio Apostolico a Malta in occasione del 1950° anniversario del naufragio di San Paolo sull’isola.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle!

Come sapete, sabato e domenica scorsi ho compiuto un viaggio apostolico a Malta, sul quale oggi vorrei brevemente soffermarmi. Occasione della mia visita pastorale è stato il 1950° anniversario del naufragio dell’apostolo Paolo sulle coste dell’arcipelago maltese e della sua permanenza in quelle isole per circa tre mesi. E’ un avvenimento collocabile attorno all’anno 60 e raccontato con abbondanza di particolari nel libro degli Atti degli Apostoli (capp. 27-28). Come accadde a san Paolo, anch’io ho sperimentato la calorosa accoglienza dei Maltesi – davvero straordinaria - e per questo esprimo nuovamente la mia più viva e cordiale riconoscenza al Presidente della Repubblica, al Governo e alle altre Autorità dello Stato, e ringrazio fraternamente i Vescovi del Paese, con tutti coloro che hanno collaborato a preparare questo festoso incontro tra il Successore di Pietro e la popolazione maltese. La storia di questo popolo da quasi duemila anni è inseparabile dalla fede cattolica, che caratterizza la sua cultura e le sue tradizioni: si dice che a Malta vi siano ben 365 chiese, "una per ogni giorno dell’anno", un segno visibile di questa profonda fede!

Tutto ebbe inizio con quel naufragio: dopo essere andata alla deriva per 14 giorni, spinta dai venti, la nave che trasportava a Roma l’apostolo Paolo e molte altre persone si incagliò in una secca dell’Isola di Malta. Per questo, dopo l’incontro molto cordiale con il Presidente della Repubblica, nella capitale La Valletta - che ha avuto la bella cornice del gioioso saluto di tanti ragazzi e ragazze - mi sono recato subito in pellegrinaggio alla cosiddetta "Grotta di San Paolo", presso Rabat, per un momento intenso di preghiera. Lì ho potuto salutare anche un folto gruppo di missionari maltesi. Pensare a quel piccolo arcipelago al centro del Mediterraneo, e a come vi giunse il seme del Vangelo, suscita un senso di grande stupore per i misteriosi disegni della Provvidenza divina: viene spontaneo ringraziare il Signore e anche san Paolo, che, in mezzo a quella violenta tempesta, mantenne la fiducia e la speranza e le trasmise anche ai compagni di viaggio. Da quel naufragio, o, meglio, dalla successiva permanenza di Paolo a Malta, nacque una comunità cristiana fervente e solida, che dopo duemila anni è ancora fedele al Vangelo e si sforza di coniugarlo con le complesse questioni dell’epoca contemporanea. Questo naturalmente non è sempre facile, né scontato, ma la gente maltese sa trovare nella visione cristiana della vita le risposte alle nuove sfide. Ne è un segno, ad esempio, il fatto di aver mantenuto saldo il profondo rispetto per la vita non ancora nata e per la sacralità del matrimonio, scegliendo di non introdurre l’aborto e il divorzio nell’ordinamento giuridico del Paese.

Pertanto, il mio viaggio aveva lo scopo di confermare nella fede la Chiesa che è in Malta, una realtà molto vivace, ben compaginata e presente sul territorio di Malta e Gozo. Tutta questa comunità si era data appuntamento a Floriana, nel Piazzale dei Granai, davanti alla Chiesa di San Publio, dove ho celebrato la Santa Messa partecipata con grande fervore. E’ stato per me motivo di gioia, ed anche di consolazione sentire il particolare calore di quel popolo che dà il senso di una grande famiglia, accomunata dalla fede e dalla visione cristiana della vita. Dopo la Celebrazione, ho voluto incontrare alcune persone vittime di abusi da parte di esponenti del Clero. Ho condiviso con loro la sofferenza e, con commozione, ho pregato con loro, assicurando l’azione della Chiesa.

Se Malta dà il senso di una grande famiglia, non bisogna pensare che, a causa della sua conformazione geografica, sia una società "isolata" dal mondo. Non è così, e lo si vede, ad esempio, dai contatti che Malta intrattiene con vari Paesi e dal fatto che in molte Nazioni si trovano sacerdoti maltesi. Infatti, le famiglie e le parrocchie di Malta hanno saputo educare tanti giovani al senso di Dio e della Chiesa, così che molti di loro hanno risposto generosamente alla chiamata di Gesù e sono diventati presbiteri. Tra questi, numerosi hanno abbracciato l’impegno missionario ad gentes, in terre lontane, ereditando lo spirito apostolico che spingeva san Paolo a portare il Vangelo là dove ancora non era arrivato. E’ questo un aspetto che volentieri ho ribadito, che cioè "la fede si rafforza quando viene offerta agli altri" (Enc. Redemptoris missio, 2). Sul ceppo di questa fede, Malta si è sviluppata ed ora si apre a varie realtà economiche, sociali e culturali, alle quali offre un apporto prezioso.

E’ chiaro che Malta ha dovuto spesso difendersi nel corso dei secoli – e lo si vede dalle sue fortificazioni. La posizione strategica del piccolo arcipelago attirava ovviamente l’attenzione delle diverse potenze politiche e militari. E tuttavia, la vocazione più profonda di Malta è quella cristiana, vale a dire la vocazione universale della pace! La celebre croce di Malta, che tutti associano a quella Nazione, ha sventolato tante volte in mezzo a conflitti e contese; ma, grazie a Dio, non ha mai perso il suo significato autentico e perenne: è il segno dell’amore e della riconciliazione, e questa è la vera vocazione dei popoli che accolgono e abbracciano il messaggio cristiano!

Crocevia naturale, Malta è al centro di rotte di migrazione: uomini e donne, come un tempo san Paolo, approdano sulle coste maltesi, talvolta spinti da condizioni di vita assai ardue, da violenze e persecuzioni, e ciò comporta, naturalmente, problemi complessi sul piano umanitario, politico e giuridico, problemi che hanno soluzioni non facili, ma da ricercare con perseveranza e tenacia, concertando gli interventi a livello internazionale. Così è bene che si faccia in tutte le Nazioni che hanno i valori cristiani nelle radici delle loro Carte Costituzionali e delle loro culture.

La sfida di coniugare nella complessità dell’oggi la perenne validità del Vangelo è affascinante per tutti, ma specialmente per i giovani. Le nuove generazioni infatti la avvertono in modo più forte, e per questo ho voluto che anche a Malta, malgrado la brevità della mia visita, non mancasse l’incontro con i giovani. E’ stato un momento di profondo e intenso dialogo, reso ancora più bello dall’ambiente in cui si è svolto – il porto di Valletta – e dall’entusiasmo dei giovani. A loro non potevo non ricordare l’esperienza giovanile di san Paolo: un’esperienza straordinaria, unica, eppure capace di parlare alle nuove generazioni di ogni epoca, per quella radicale trasformazione seguita all’incontro con Cristo Risorto. Ho guardato dunque ai giovani di Malta come a dei potenziali eredi dell’avventura spirituale di san Paolo, chiamati come lui a scoprire la bellezza dell’amore di Dio donatoci in Gesù Cristo; ad abbracciare il mistero della sua Croce; ad essere vincitori proprio nelle prove e nelle tribolazioni, a non avere paura delle "tempeste" della vita, e nemmeno dei naufragi, perché il disegno d’amore di Dio è più grande anche delle tempeste e dei naufragi.

Cari amici, questo, in sintesi, è stato il messaggio che ho portato a Malta. Ma, come accennavo, è stato tanto ciò che io stesso ho ricevuto da quella Chiesa, da quel popolo benedetto da Dio, che ha saputo collaborare validamente con la sua grazia. Per intercessione dell’apostolo Paolo, di san Giorgio Preca, sacerdote, primo santo maltese, e della Vergine Maria, che i fedeli di Malta e Gozo venerano con tanta devozione, possa sempre progredire nella pace e nella prosperità.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs,

A l’occasion du 1950° anniversaire du naufrage de Saint Paul, je viens d’effectuer une visite pastorale à Malte. J’ai voulu la commencer par un moment de prière silencieuse devant la « Grotte de Saint Paul ». J’y ai remercié le Seigneur pour les desseins mystérieux de sa Providence. L’histoire de Malte est marquée par la foi catholique. En effet, ce peuple est comme une grande famille qui s’est édifiée sur la foi et sur une vision chrétienne de la vie trouvant des réponses au questionnement actuel relatif au respect de la vie et au mariage. Les familles maltaises et les paroisses ont su faire aimer Dieu et l’Eglise. En rencontrant les jeunes, je les ai invités à suivre l’exemple de saint Paul pour affronter les défis qui se présentent à eux. La noble vocation de ces îles est chrétienne, et la célèbre croix de Malte est un signe d’amour et de réconciliation. Cette vocation devrait être celle de tous les peuples qui adhèrent au message du Christ. Malte est une société ouverte au monde et elle a toujours été missionnaire. Se trouvant au cœur de la Méditerranée, ce pays peut ainsi devenir un pont entre les cultures et les religions comme l’a été jadis saint Paul.

Je suis heureux de saluer les pèlerins venus de Belgique, de France et de Suisse, en particulier les Evêques de Moulins et de Nice. Que l’exemple et l’enseignement de ce saint Apôtre nous instruise et nous aide à discerner, dans nos tempêtes et naufrages humains, le dessein d’amour de Dieu.


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

This past weekend I had the joy of visiting Malta for the nineteen hundred and fiftieth anniversary of Saint Paul’s shipwreck and his three-month sojourn there. I am deeply grateful to the civil and church authorities, and to all who received me so warmly. At the Grotto of Saint Paul I thanked God for the abundant fruits of faith, holiness and missionary zeal which the preaching of the Apostle has brought forth on those islands. The Christian vision, so deeply rooted in Maltese life and culture, continues to provide inspiration for meeting the great social and moral challenges of the present time. The vitality of the faith in Malta was evident in the joyful celebration of Mass before the Church of Saint Publius. As a natural crossroads, Malta has never been isolated or self-enclosed, nor has the Maltese cross, which I saw waving everywhere, ever lost its authentic meaning as a sign of love and reconciliation. The challenge of passing on the perennial wisdom and truth of the Gospel belongs in a particular way to the younger generation. At the port of Valletta, I challenged Malta’s young people to look to Saint Paul’s spiritual journey as a model for their own, to let their lives be changed by an encounter with the Risen Christ, and to trust that God’s loving plan is more powerful than any storm or shipwreck along the way.

I welcome the newly-ordained deacons from the Pontifical Scots College, together with their family members and friends. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially those from Finland, Norway, Sweden, Indonesia, the Philippines, Canada and the United States, I invoke the joy and peace of the Risen Lord.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Ich habe heute einen kleinen Reisebericht zu geben, denn vergangenen Samstag und Sonntag hatte ich die Freude, die Kirche und die Menschen auf der Insel Malta zu besuchen. Anlaß dafür war der 1950. Jahrestag der Ankunft des heiligen Paulus auf dieser Insel. Der Schiffbruch, der ihn dorthin brachte, wird etwa auf das Jahr 60 datiert. Wie Paulus durfte auch ich die herzliche Aufnahme des maltesischen Volkes erfahren. Er sagt: Wir fanden bei diesen, obwohl sie Barbaren waren, eine ganz ungewöhnliche Menschenfreundlichkeit (vgl. Apg 28,2). Heute sind sie ein gebildetes Volk von hoher Kultur, aber ihre Menschenfreundlichkeit und Gastlichkeit haben sie sich bewahrt, und ich möchte allen danken, die mir diesen Empfang bereitet haben, besonders den Kindern und Jugendlichen, die mit Enthusiasmus um mich herum waren. Die Höhepunkte meiner Reise waren der Besuch der Grotte des heiligen Paulus bei Rabat, in der er als Gefangener nach der Überlieferung drei Monate gelebt hat, dann die Eucharistiefeier in Floriana vor der Kirche des heiligen Publius und schließlich das Treffen mit den Jugendlichen in Valletta im Hafen, in einem wundervollen Bild, in dem die Schiffe herumfuhren, die Artillerie Ehrensalven abgab und die Freude so richtig alles prägte. Der Schiffbruch des heiligen Paulus vor der maltesischen Küste war zunächst eine Katastrophe, aber er war ein Teil der göttlichen Vorsehung. Denn so ist das Christentum in diese Insel gekommen und hat eine große Geschichte geschaffen. Seit damals ist die Geschichte Maltas, des maltesischen Volkes untrennbar mit dem katholischen Glauben verbunden, der seine Kultur und seine Traditionen tief geprägt hat. Auch heute sind das Evangelium und die Lehre der Kirche die Richtschnur bei der Suche nach Antworten auf die aktuellen Herausforderungen. Davon sprechen die uneingeschränkte Achtung des ungeborenen Lebens und der Heiligkeit der Ehe in der Gesetzgebung des Landes. Auch der apostolische Geist des heiligen Paulus ist in Malta lebendig geblieben. Immer noch schicken die beiden Inseln Malta und Gozo eine Vielzahl von Missionaren in die weite Welt hinaus. Mit ihrem Einsatz machen sie deutlich, daß der Glaube stärker wird, wenn man ihn weitergibt. Und das Malteserkreuz zeigt in aller Welt, was das Kreuz bedeutet: Versöhnung und Friede.

Sehr herzlich grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Einen besonderen Gruß richte ich an die Teilnehmer und Unterstützer des Spendenstaffellaufs von Wittenberg nach Rom »Von Luther zum Papst«. Die Begegnung mit dem auferstandenen Herrn hat das Leben des heiligen Paulus verwandelt, der auf Malta, hier in Rom und in vielen Ländern das Evangelium verkündet hat. Wie er wollen auch wir die Botschaft des Kreuzes und der Liebe Christi zu den Menschen bringen, wissend, daß auch Stürme und Schiffbrüche zum Plan Gottes gehören und zu neuen Anfängen und Aufbrüchen führen können. Der Herr schenke euch allen die Freude und die Kraft seines Heiligen Geistes.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Hoy quisiera hablaros de mi reciente viaje apostólico a Malta, donde se celebra el mil novecientos cincuenta aniversario del naufragio de san Pablo en sus costas y de su estancia en la isla durante unos tres meses. Así la providencia dispuso que el Evangelio llegara muy pronto a Malta, cuya historia ha estado y está íntimamente unida al cristianismo, buscando en la visión cristiana respuesta a los nuevos desafíos. He peregrinado a la llamada «gruta de san Pablo», que me ha hecho pensar en cómo el Apóstol mantuvo la confianza en el Señor en medio de la tempestad, y cómo un naufragio puede dar lugar también a una nueva vida. Así lo he dicho, sobre todo en el encuentro entusiasta con los jóvenes, para que no tengan miedo, pues el Amor de Dios es más grade que cualquier borrasca. He sido acogido muy calurosamente en todo momento, y quiero reiterar mi agradecimiento a las Autoridades, a los Obispos y todos cuantos han preparado y participado en una espléndida fiesta de familia para recibir al Sucesor de Pedro y su mensaje, que los confirma en la fe. Malta y Gozo son islas, pero no están aisladas. Han dado y siguen dado muchos misioneros del Evangelio, a ejemplo de san Pablo; y afronta los problemas de hoy en colaboración con otros países, manteniendo gran apego a su tierra, sus tradiciones y su fe.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los sacerdotes del curso de formación permanente del Pontificio Colegio Español en Roma, así como a los grupos venidos de España, México y otros países latinoamericanos. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

No sábado e domingo passados, Deus concedeu-me poder visitar Malta que celebra os mil novecentos e cinquenta anos do naufrágio de São Paulo nas suas costas e os sucessivos três meses de permanência evangelizadora do Apóstolo na ilha. Assim nasceu uma comunidade cristã fiel ao Evangelho que se esforça por conjugá-lo com as complexas questões do nosso tempo. Sinal disso é, por exemplo, o facto de o povo maltês se manter firme no respeito pela vida nascitura e pela sacralidade do matrimónio, decidindo não introduzir o aborto nem o divórcio no ordenamento jurídico do País. Com um vivo sentido de Deus e da Igreja, muitos jovens abraçam o chamamento de Jesus para ser presbíteros, aceitando partir para terras distantes a exemplo de São Paulo que levara o Evangelho aonde não tinha ainda chegado.

Amados peregrinos brasileiros de Curitiba e do Estado de São Paulo, quis partilhar convosco esta experiência que vivi com a Igreja de Malta e Gozo, na esperança de contar com a vossa oração e solidariedade por eles. Assim me ajudareis a levar o peso da missão que o Senhor há cinco anos me confiou. Nesta comunhão de sentimentos, vos agradeço e formulo votos de felicidades para vossas famílias e comunidades cristãs, e a todos abençoo.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Kościół w Polsce obchodzi w tych dniach Tydzień Biblijny pod patronatem Dzieła Biblijnego imienia Jana Pawła II. Życzę byście napełnili wasze życie Ewangelią. Niech Chrystus – „Słowo Boga" (Ap 19, 13) – błogosławi wam wszystkim, waszym rodzinom, waszej Ojczyźnie. W Nim szukajcie światła, pociechy i mocy. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. La Chiesa in Polonia sta vivendo in questi giorni la Settimana Biblica sotto il patronato dell’Opera Biblica di Giovanni Paolo II. Vi auguro che la vostra vita sia impregnata di Vangelo. Cristo – "Il Verbo di Dio" (Ap 19, 13) – benedica voi tutti, le vostre famiglie, la vostra Patria. Cercate in Lui la luce, la consolazione e la forza. Sia lodato Gesù Cristo.]


○ Saluto in lingua ungherese

Isten hozta a magyar híveket, különösen azokat, akik Keresztes Szilárd Püspök Atya vezetésével Tolcsváról és Komlóskáról jöttek. Kívánom, hogy római zarándoklatotok e húsvéti időben megerősítsen benneteket a hitben és a keresztény szeretetben. Szívesen adom rátok és szeretteitekre apostoli áldásomat. Dicsőség Jézus Krisztusnak!

[Saluto con affetto i fedeli ungheresi, specialmente coloro che sono arrivati con Mons. Szilárd Keresztes, da Tolcsva e da Komlóska. Auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma in questo tempo pasquale sia per ciascuno un sostegno nella fede e nell'amore cristiano. Volentieri benedico voi ed i vostri cari in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua croata

S uskrsnom radošću pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a na poseban način vjernike iz župe Svetog Martina iz Dugog Sela i župe Svetog Vinka iz Vinkovaca! Svojim životom veličajte Gospodina te molite za vaše svećenike kao i za nova duhovna zvanja u vašem narodu. Hvaljen Isus i Marija!

[Nel clima della gioia pasquale saluto tutti i pellegrini Croati, in modo particolare quelli provenienti dalla parrocchia di San Martino a Dugo Selo e dalla parrocchia di San Vincenzo a Vinkovci. Con la vostra vita magnificate il Signore e pregate per i vostri sacerdoti come pure per le nuove vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata tra il vostro popolo. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám poutníky z Dolní Lutyně a z jižních Čech. Prosím Boha, aby vás naplnil radostí z Kristova Zmrtvýchvstání a aby vás vždy provázel svými hojnými dary. K tomu vám rád žehnám! Chvála Kristu!

[Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Dolní Lutyně e della Boemia del Sud. Prego Iddio affinché infonda in voi la gioia della Risurrezione di Cristo e vi accompagni sempre con i suoi numerosi doni. Con questi voti volentieri vi benedico! Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i parroci e gli altri sacerdoti della diocesi di Roma, accompagnati dal Cardinale Agostino Vallini e dai Vescovi Ausiliari, qui convenuti di ritorno dal pellegrinaggio ad Ars, promosso in occasione dell’Anno Sacerdotale. Cari sacerdoti romani, vi ringrazio della vostra presenza, segno di affetto e di vicinanza spirituale. Colgo questa opportunità per esprimere la mia stima e la mia viva riconoscenza a voi e ai sacerdoti che in tutto il mondo si dedicano con zelo apostolico al servizio del popolo di Dio, testimoniando la carità di Cristo. Sull’esempio di san Giovanni Maria Vianney, siate pastori pazienti e solleciti del bene delle anime. Saluto le postulanti e le novizie partecipanti all’incontro promosso dall’USMI ed auguro che cresca in ciascuna il desiderio di servire con gioia Gesù e il Vangelo.

Saluto i tanti studenti di ogni ordine e grado, che ringrazio per la loro così numerosa partecipazione, con un pensiero particolare per l’Istituto "Nazareth" di Roma, e li incoraggio a perseverare nel generoso impegno di testimonianza cristiana nel mondo della scuola. Uno speciale pensiero va, infine, agli altri giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Domenica prossima, quarta del tempo di Pasqua, si celebra la Giornata di preghiera per le vocazioni. Auguro a voi, cari giovani, di trovare nel dialogo con Dio la vostra personale risposta al suo disegno di amore; invito voi, cari malati, ad offrire le vostre sofferenze perché maturino numerose e sante vocazioni. E voi, cari sposi novelli, attingete dalla preghiera quotidiana la forza per costruire un'autentica famiglia cristiana.



+PetaloNero+
00giovedì 22 aprile 2010 15:53
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Sig. Gioko Gjorgjevski, Ambasciatore dell’Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia; S.E. il Sig. Gioko Gjorgjevski, Ambasciatore dell’Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia;

Em.mo Card. Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica;

Em.mo Card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Frère Alois, Priore di Taizé.





RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI KILDARE AND LEIGHLIN (IRLANDA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kildare and Leighlin (Irlanda), presentata da S.E. Mons. James Moriarty, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.


NOMINA DELL’ARCIVESCOVO COADIUTORE DI HÀ NÔI (VIÊT NAM)

Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Coadiutore dell’arcidiocesi di Hà Nôi (Viêt Nam) S.E. Mons. Pierre Nguyên Văn Nhon, finora Vescovo di Đà Lat e Presidente della Conferenza Episcopale del Viêt Nam.
+PetaloNero+
00giovedì 22 aprile 2010 15:54
LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DELL’EX-REPUBBLICA JUGOSLAVA DI MACEDONIA PRESSO LA SANTA SEDE

Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Signor Gioko Gjorgjevski, Ambasciatore dell’ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

Riportiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo Ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Signor Gioko Gjorgjevski:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Ambasciatore!

Sono lieto di accogliere Vostra Eccellenza per la presentazione delle Lettere Credenziali quale Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia presso la Santa Sede. Le sono grato per le cordiali espressioni che ha voluto rivolgermi, anche a nome delle Autorità e della nobile Nazione che Ella rappresenta. Le chiedo di far loro pervenire l’espressione della mia stima e della mia benevolenza, unite all’assicurazione della mia preghiera per la concordia e lo sviluppo armonico dell’intero Paese.

RicevendoLa, il mio pensiero va all’incontro annuale tra il Successore di Pietro e un’autorevole delegazione ufficiale del Suo Paese, che si tiene in occasione della festa dei santi Cirillo e Metodio, venerate guide spirituali dei popoli slavi e compatroni d’Europa. Questo appuntamento, diventato una piacevole consuetudine, attesta le buone relazioni che esistono tra la Santa Sede e la Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia. Si tratta di relazioni bilaterali, sviluppatesi, soprattutto negli ultimi anni, in modo positivo, e caratterizzate da cordiale cooperazione. A tale proposito, desidero manifestare il mio compiacimento per il mutuo impegno profuso nella recente costruzione di nuovi edifici di culto cattolici in diversi luoghi del Paese.

Come Ella ha sottolineato, nel Popolo macedone sono ben visibili i segni dei valori umani e cristiani, incarnati nella vita della gente, che costituiscono l’apprezzato patrimonio spirituale e culturale della Nazione, di cui sono altresì eloquente testimonianza gli stupendi monumenti religiosi, sorti in diverse epoche e località, segnatamente nella città di Ohrid. A questa preziosa eredità, la Santa Sede guarda con grande stima e considerazione, favorendone, per quanto di sua competenza, l’approfondimento storico-documentario, per una maggiore conoscenza del passato religioso e culturale. Attingendo a tale patrimonio, i cittadini del Suo Paese continueranno a costruire anche in futuro la propria storia e, forti della loro identità spirituale, potranno apportare al consorzio dei popoli europei il contributo della loro esperienza. Per questo, auspico vivamente che vadano a buon fine le aspirazioni e i crescenti sforzi di codesto Paese per far parte dell’Europa unita, in una condizione di accettazione dei relativi diritti e doveri e nel reciproco rispetto di istanze collettive e di valori tradizionali dei singoli popoli.

Signor Ambasciatore, nelle parole da Lei pronunciate sull’impegno del Popolo macedone a favorire sempre più il dialogo e la convivenza tra le varie realtà etniche e religiose che costituiscono il Paese, ho colto quell’universale aspirazione alla giustizia e alla coesione interna che da sempre lo anima e che può diventare un esempio per altri nella regione dei Balcani. In effetti, i ponti di interscambio di più ampie intese e strette relazioni religiose tra le diverse componenti della società macedone hanno favorito la creazione di un clima in cui le persone si riconoscono fratelli, figli dello stesso Dio e cittadini dell’unico Paese. E’ certo compito in primo luogo dei responsabili delle Istituzioni individuare modalità per tradurre in iniziative politiche le aspirazioni degli uomini e delle donne al dialogo e alla pace. I credenti, tuttavia, sanno che la pace non è solo frutto di pianificazioni e di attività umane, ma anzitutto dono di Dio agli uomini di buona volontà. Di questa pace, poi, la giustizia e il perdono rappresentano pilastri basilari. La giustizia assicura un pieno rispetto dei diritti e dei doveri, e il perdono guarisce e ricostruisce dalle fondamenta i rapporti tra le persone, che ancora risentono delle conseguenze degli scontri tra le ideologie del recente passato.

Superata la tragica stagione dell’ultima guerra mondiale, dopo la triste esperienza di un totalitarismo negatore dei diritti fondamentali della persona umana, il Popolo macedone è incamminato verso un armonico progresso, dando prova di pazienza, disponibilità al sacrificio e perseverante ottimismo, tenacemente proteso alla creazione di un avvenire migliore per tutti i suoi abitanti. Uno stabile sviluppo sociale ed economico non può non tener conto delle esigenze culturali, sociali e spirituali della gente, come pure deve valorizzare le tradizioni e le risorse popolari più nobili. E ciò nella consapevolezza che il crescente fenomeno della globalizzazione, comportante, da una parte, un certo livellamento delle diversità sociali ed economiche, potrebbe, dall’altra, aggravare lo squilibrio tra quanti traggono vantaggio dalle sempre maggiori possibilità di produrre ricchezza e quanti invece sono lasciati ai margini del progresso.

Signor Ambasciatore, il suo Paese vanta una lunga e luminosa tradizione cristiana risalente ai tempi apostolici. Auspico che in un contesto globale di relativismo morale e di scarso interesse per l’esperienza religiosa, nel quale si muove spesso una parte della società europea, i cittadini del nobile Popolo che Ella rappresenta sappiano operare un saggio discernimento nell’aprirsi ai nuovi orizzonti di autentica civiltà e di vero umanesimo. Per fare questo, occorre mantenere vivi e saldi, a livello personale e comunitario, quei principi che stanno alla base anche della civiltà di codesto Popolo: l’attaccamento alla famiglia, la difesa della vita umana, la promozione delle esigenze religiose specialmente dei giovani. La Chiesa Cattolica nella Sua Nazione, anche se costituisce una minoranza, desidera offrire il suo sincero contributo nella costruzione di una società più giusta e solidale, basata sui valori cristiani che hanno fecondato le coscienze dei suoi abitanti. Sono certo che la comunità cattolica, nella consapevolezza che la carità nella verità "è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera" (Caritas in veritate, n. 1) proseguirà la sua missione caritativa, specialmente in favore dei poveri e dei sofferenti, così apprezzata nel Suo Paese.

Eccellenza, sono certo che anche Ella, nell’adempimento dell’alto compito affidatoLe, contribuirà ad intensificare le già buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e la Nazione macedone, e Le assicuro che potrà contare, a tal fine, sulla piena disponibilità di tutti i miei collaboratori della Curia romana. Con questi fervidi voti, invoco su di Lei, Signor Ambasciatore, sulla Sua famiglia, sui Governanti e su tutti gli abitanti della Nazione che Ella rappresenta, un’abbondanza di Benedizione divina.

S.E. il Signor Gioko Gjorgjevski,

Ambasciatore dell’ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia

È nato a Skopje il 24 luglio 1968.

Laureato in Teologia presso la Facoltà Ortodossa St.Clement of Ohrid a Skopie (1991), ha frequentato l’Ostkirchliches Institut a Ratisbona (1993-1994) e successivamente ha conseguito la licenza (1996) ed un dottorato (2000) in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana.

Ha svolto l’attività docente in qualità di: Professore di Teologia presso il Seminario Ortodosso St.Clement of Ohrid (1990-1993 e 1999-2000); Capo dell’Ufficio dell’Arcivescovo (2000); Professore aggiunto (2001) e Professore titolare di Sacra Scrittura (Antico Testamento) presso la Facoltà di Teologia Ortodossa St.Clement of Ohrid.

Parla l’italiano e l’ inglese.
+PetaloNero+
00venerdì 23 aprile 2010 15:45
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi);

S.E. Mons. Claudio Maria Celli, Arcivescovo tit. di Civitanova, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali;

la Signorina Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.








RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI BRUGGE (BELGIO)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Brugge (Belgio), presentata da S.E. Mons. Roger Joseph Vangheluwe, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.
+PetaloNero+
00sabato 24 aprile 2010 15:20
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Sig. Charles Ghislain, Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Partecipanti al Convegno nazionale "Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale", promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana.





RINUNCE E NOMINE



NOMINE NELL’AMBITO DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI (10-24 OTTOBRE 2010)

Il Santo Padre Benedetto XVI, in vista dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema: «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4,32)», ha nominato:

- Sua Beatutudine Em.ma Card. Nasrallah Pierre SFEIR, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano), Presidente Delegato ad honorem;

- Sua Beatitudine Em.ma Card. Emmanuel III DELLY, Patriarca di Babilonia dei Caldei (Iraq), Presidente Delegato ad honorem:

- Em.mo Card. Leonardo SANDRI, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Presidente Delegato;

- Sua Beatitudine Rev.ma Ignace Youssif III YOUNAN, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano), Presidente Delegato;

- Sua Beatitudine Rev.ma Antonios NAGUIB, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto), Relatore Generale;

- S.E. Mons. Joseph SOUEIF, Arcivescovo di Cipro dei Maroniti (Cipro), Segretario Speciale.



NOMINA DI CAPO UFFICIO NELLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI

Il Papa ha nominato Capo Ufficio nella Congregazione per i Vescovi il Rev.do Mons. Fabio Fabene, finora Aiutante di Studio nel medesimo Dicastero.
+PetaloNero+
00sabato 24 aprile 2010 15:20
UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO NAZIONALE "TESTIMONI DIGITALI. VOLTI E LINGUAGGI NELL’ERA CROSSMEDIALE", PROMOSSO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti al Convegno nazionale "Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale", promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Eminenza,

Venerati Confratelli nell’episcopato,

cari amici,

sono lieto di questa occasione per incontrarvi e concludere il vostro convegno, dal titolo quanto mai evocativo: "Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale". Ringrazio il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Angelo Bagnasco, per le cordiali parole di benvenuto, con le quali, ancora una volta, ha voluto esprimere l’affetto e la vicinanza della Chiesa che è in Italia al mio servizio apostolico. Nelle sue parole, Signor Cardinale, si rispecchia la fedele adesione a Pietro di tutti i cattolici di questa amata Nazione e la stima di tanti uomini e donne animati dal desiderio di cercare la verità.

Il tempo che viviamo conosce un enorme allargamento delle frontiere della comunicazione, realizza un’inedita convergenza tra i diversi media e rende possibile l’interattività. La rete manifesta, dunque, una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato: si parla, infatti, di digital divide. Esso separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al loro interno. Aumentano pure i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona. Si assiste allora a un "inquinamento dello spirito, quello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia…" (Discorso in Piazza di Spagna, 8 Dicembre 2009). Questo Convegno, invece, punta proprio a riconoscere i volti, quindi a superare quelle dinamiche collettive che possono farci smarrire la percezione della profondità delle persone e appiattirci sulla loro superficie: quando ciò accade, esse restano corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo.

Come è possibile, oggi, tornare ai volti? Ho cercato di indicarne la strada anche nella mia terza Enciclica. Essa passa per quella caritas in veritate, che rifulge nel volto di Cristo. L’amore nella verità costituisce "una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione" (n. 9). I media possono diventare fattori di umanizzazione "non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali" (n. 73). Ciò richiede che "essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale" (ibid.). Solamente a tali condizioni il passaggio epocale che stiamo attraversando può rivelarsi ricco e fecondo di nuove opportunità. Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete.

È questa la nostra missione, la missione irrinunciabile della Chiesa: il compito di ogni credente che opera nei media è quello di "spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo tempo «digitale» i segni necessari per riconoscere il Signore" (Messaggio per la 44a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 16 maggio 2010). Cari amici, anche nella rete siete chiamati acollocarvi come "animatori di comunità", attenti a "preparare cammini che conducano alla Parola di Dio", e ad esprimere una particolare sensibilità per quanti "sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche" (ibid.). La rete potrà così diventare una sorta di "portico dei gentili", dove "fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto" (ibid.).

Quali animatori della cultura e della comunicazione, voi siete segno vivo di quanto "i moderni mezzi di comunicazione siano entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio" (ibid.). Le voci, in questo campo, in Italia non mancano: basti qui ricordare il quotidiano Avvenire, l’emittente televisiva TV2000, il circuito radiofonico inBlu e l’agenzia di stampa SIR, accanto ai periodici cattolici, alla rete capillare dei settimanali diocesani e agli ormai numerosi siti internet di ispirazione cattolica. Esorto tutti i professionisti della comunicazione a non stancarsi di nutrire nel proprio cuore quella sana passione per l’uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto. Vi aiuterà in questo una solida preparazione teologica e soprattutto una profonda e gioiosa passione per Dio, alimentata nel continuo dialogo con il Signore. Le Chiese particolari e gli istituti religiosi, dal canto loro, non esitino a valorizzare i percorsi formativi proposti dalle Università Pontificie, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalle altre Università cattoliche ed ecclesiastiche, destinandovi con lungimiranza persone e risorse. Il mondo della comunicazione sociale entri a pieno titolo nella programmazione pastorale.

Mentre vi ringrazio del servizio che rendete alla Chiesa e quindi alla causa dell’uomo, vi esorto a percorrere, animati dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale. La nostra fiducia non è acriticamente riposta in alcuno strumento della tecnica. La nostra forza sta nell’essere Chiesa, comunità credente, capace di testimoniare a tutti la perenne novità del Risorto, con una vita che fiorisce in pienezza nella misura in cui si apre, entra in relazione, si dona con gratuità.

Vi affido alla protezione di Maria Santissima e dei grandi Santi della comunicazione e di cuore tutti vi benedico.

+PetaloNero+
00sabato 24 aprile 2010 15:21
LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DEL BELGIO PRESSO LA SANTA SEDE

Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Signor Charles Ghislain, Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo Ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. il Signor Charles Ghislain:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Monsieur l'Ambassadeur,

Je suis heureux de vous accueillir en cette circonstance de la présentation des Lettres qui vous accréditent en qualité d'Ambassadeur extraordinaire et plénipotentiaire de Belgique près le Saint-Siège. Je vous remercie pour les paroles que vous m’avez adressées. En retour, je vous saurai gré de bien vouloir exprimer à Sa Majesté Albert II, Roi des Belges, que j’ai pu saluer personnellement il y a peu, mes vœux cordiaux pour Sa Personne ainsi que pour le bonheur et la réussite du peuple belge. A travers vous, je salue également le Gouvernement et toutes les autorités du Royaume.

Votre pays a connu au début de cette année deux tragédies douloureuses de Liège et de Buizingen. Je désire renouveler aux familles endeuillées et aux victimes l’assurance de ma proximité spirituelle. Ces catastrophes nous font mesurer la fragilité de l’existence humaine et la nécessité, pour la protéger, d’une authentique cohésion sociale que n’affaiblit pas la légitime diversité des opinions. Elle repose sur la conviction que la vie et la dignité humaines constituent un bien précieux qu’il faut défendre et promouvoir avec résolution en s’appuyant sur le droit naturel. Depuis longtemps, l’Eglise s’inscrit pleinement dans l’histoire et dans le tissu social de votre Nation. Elle souhaite continuer à être un facteur de convivialité harmonieuse entre tous. Pour cela, elle apporte une contribution très active notamment par ses nombreuses institutions d’éducation, ses œuvres à caractère social, et par l’engagement bénévole de très nombreux fidèles. L’Église est ainsi heureuse de se mettre au service de toutes les composantes de la société belge.

Toutefois, il ne paraît pas inutile de souligner qu’elle possède, en tant qu’institution, un droit à s’exprimer publiquement. Elle le partage avec tous les individus et toutes les institutions pour livrer son avis sur les questions d’intérêt commun. L’Église respecte la liberté pour tous de penser autrement qu’elle ; elle aimerait aussi que soit respecté son droit d’expression. L’Église est dépositaire d’un enseignement, d’un message religieux qu’elle a reçu du Christ-Jésus. Il peut se résumer par ces mots de l’Écriture Sainte : « Dieu est amour » (1 Jn 4,16) et il projette sa lumière sur le sens de la vie personnelle, familiale et sociale de l’homme. L’Église, ayant pour objectif le bien commun, ne réclame rien d’autre que la liberté de pouvoir proposer ce message, sans l’imposer à quiconque, dans le respect de la liberté des consciences.

C’est en se nourrissant de cet enseignement ecclésial de manière radicale que Joseph de Veuster est devenu celui que l’on appelle désormais « Saint Damien ». La destinée exceptionnelle de cet homme montre à quel point l’Évangile suscite une éthique amie de la personne, surtout si elle est dans le besoin ou rejetée. La canonisation de ce prêtre et la renommée dont il jouit universellement est un motif de légitime fierté pour le peuple belge. Cette personnalité attachante n’est pas le fruit d’un itinéraire solitaire. Il est bon de se souvenir des racines religieuses qui ont nourri son éducation et sa formation, ainsi que des pédagogues qui ont éveillé en lui cette admirable générosité. Elle lui fera partager la vie marginalisée des lépreux, jusqu’à s’exposer au mal dont ils souffraient. Dans la lumière de tels témoins, il est possible à tous de comprendre que l’Évangile est une force dont il n’y a pas lieu d’avoir peur. Je suis convaincu que, malgré les évolutions sociologiques, le terreau chrétien est encore riche sur votre terre. Il peut nourrir généreusement l’engagement d’un nombre croissant de volontaires qui, inspirés des principes évangéliques de fraternité et de solidarité, accompagnent les personnes qui connaissent des difficultés et qui, pour cette raison, ont besoin d’être aidées.

Votre pays, qui accueille déjà le siège des Institutions communautaires, a vu sa vocation européenne une nouvelle fois réaffirmée à travers le choix de l’un de vos compatriotes comme premier Président du Conseil européen. À l’évidence, ces choix successifs ne sont pas liés à la seule position géographique de votre pays et à son multilinguisme. Membre du noyau primitif des pays fondateurs, votre Nation a dû s’impliquer et se distinguer dans la recherche d’un consensus dans des situations très complexes. Cette qualité doit être encouragée à l’heure d’affronter, pour le bien de tous, les défis internes du pays. Je désire souligner aujourd’hui que pour porter du fruit à long terme, l’art du consensus ne se réduit pas à une habileté purement dialectique, mais doit rechercher le vrai et le bien. Car « sans vérité, sans confiance et sans amour du vrai, il n’y a pas de conscience ni de responsabilité sociale, et l’agir social devient la proie d’intérêts privés et de logiques de pouvoir, qui ont pour effets d’entraîner la désagrégation de la société, et cela d’autant plus dans une société en voie de mondialisation et dans les moments difficiles comme ceux que nous connaissons actuellement » (Caritas in veritate, n. 5).

Profitant de notre rencontre, je souhaite saluer chaleureusement les Evêques de Belgique que j’aurai le plaisir d’accueillir très prochainement lors de leur visite ad Limina Apostolorum. Ma pensée va en particulier à Son Excellence Monseigneur Léonard qui, avec enthousiasme et générosité, a commencé, depuis peu, sa nouvelle mission d’Archevêque de Malines-Bruxelles. Je veux aussi saluer les prêtres de votre pays, et les diacres ainsi que tous les fidèles qui forment la communauté catholique belge. Je les invite à témoigner de leur foi avec audace. Dans leurs engagements dans la cité, qu’ils fassent valoir pleinement leur droit de proposer des valeurs qui respectent la nature humaine et qui correspondent aux aspirations spirituelles les plus profondes et les plus authentiques de la personne.

Au moment où vous inaugurez officiellement vos fonctions auprès du Saint-Siège, je forme les souhaits les meilleurs pour l’heureux accomplissement de votre mission. Soyez sûr, Monsieur l'Ambassadeur, de toujours trouver auprès de mes collaborateurs une attention et une compréhension cordiales. En invoquant l’intercession de la Vierge Marie et de saint Damien, je prie le Seigneur de répandre de généreuses bénédictions sur vous-même, sur votre famille et sur vos collaborateurs, ainsi que sur le peuple belge et sur ses dirigeants.

S.E. il Sig. Charles Ghislain

Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede

È nato a Ixelles il 28 novembre 1951.

È sposato ed ha tre figli.

È laureato in Scienze Politiche, in Scienze Amministrative ed in Diritto marittimo ed aereo.

Intrapresa la carriera diplomatica, ha ricoperto i seguenti incarichi: Addetto di Ambasciata a Vienna (1978); Segretario di Ambasciata a Budapest (1979-1982); Primo Segretario di Ambasciata a Madrid (1983-1987); Consigliere e, successivamente, Ministro Consigliere di Ambasciata a Washington (1988-1991); Direttore di Dipartimento Europa-Nord-America presso il Ministero degli Affari Esteri (1992-1994); Vice Rappresentante Permanente presso l’OCDE a Parigi (1995-1998); Ambasciatore ad Algeri (1999-2000); Presidente per l’Unione Europea del Dialogo Europa-Africa (2001); Rappresentante titolare del Comitato per l’articolo 133 (politica commerciale) dell’Unione Europea (2002); Rappresentante permanente presso il Consiglio d’Europa; Vice Presidente e, successivamente, Presidente del Consiglio Direttivo della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa (2003-2006); Ambasciatore in Uzbekistan, Armenia e Georgia, con residenza a Bruxelles (2006-2010).

Parla il francese, l’olandese, l’inglese, il tedesco e lo spagnolo.
+PetaloNero+
00domenica 25 aprile 2010 00:42
Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore del Belgio

La ricerca del vero e del bene
essenziale per le sfide del Paese




Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di sabato 24 maggio, alle ore 11, in solenne udienza, Sua Eccellenza il Signor Charles Ghislain, nuovo Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede, il quale ha presentato le Lettere con le quali viene accreditato nell'alto ufficio. Rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, il diplomatico è giunto alle 10.45 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori. Al ripiano degli ascensori, l'Ambasciatore era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove il diplomatico veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l'arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata. Dopo la presentazione delle Credenziali da parte dell'Ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato. Al termine dell'udienza, nella Sala Clementina l'Ambasciatore prendeva congedo dal prefetto della Casa Pontificia e discendeva nella Basilica Vaticana: ricevuto da una delegazione del Capitolo, si recava dapprima nella Cappella del Santissimo Sacramento per un breve atto di adorazione; passava poi a venerare l'immagine della Beatissima Vergine e, quindi, la tomba di San Pietro. Infine l'Ambasciatore prendeva congedo dalla delegazione del Capitolo, quindi, alla Porta della Preghiera, prima di lasciare la Basilica, si congedava dai dignitari che lo avevano accompagnato e faceva ritorno alla sua residenza. Questo è il testo del discorso del Papa.




Signor Ambasciatore,
Sono lieto di accoglierla in questa circostanza della presentazione delle Lettere che l'accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Belgio presso la Santa Sede. La ringrazio delle parole che mi ha rivolto. A mia volta, le chiedo di voler cortesemente esprimere a Sua Maestà Alberto ii, Re del Belgio, che recentemente ho potuto salutare di persona, i miei voti cordiali per la Sua Persona, nonché per la felicità e il successo del popolo belga. Attraverso di lei saluto anche il Governo e tutte le autorità del Regno.
Il suo Paese ha vissuto, all'inizio di quest'anno, le due tragedie dolorose di Liegi e di Buizingen. Desidero rinnovare alle famiglie colpite e alle vittime le assicurazioni della mia vicinanza spirituale. Queste catastrofi ci fanno misurare la fragilità dell'esistenza umana e la necessità, per proteggerla, di una coesione sociale autentica, che non indebolisca la legittima diversità delle opinioni. Essa si basa sulla convinzione che la vita e la dignità umane costituiscono un bene prezioso che occorre difendere e promuovere con decisione, appoggiandosi al diritto naturale. Da molto tempo, la Chiesa s'inscrive pienamente nella storia e nel tessuto sociale della sua nazione. Desidera continuare a essere un fattore di armoniosa convivenza fra tutti. A questo contribuisce in modo molto attivo, specialmente attraverso le sue numerose istituzioni educative, le sue opere di carattere sociale e l'impegno volontario di tantissimi fedeli. La Chiesa è quindi lieta di mettersi al servizio di tutte le componenti della società belga.
Tuttavia, non pare inutile sottolineare che essa ha, in quanto istituzione, il diritto di esprimersi pubblicamente. Lo condivide con tutti gli individui e tutte le istituzioni, al fine di dire il suo parere sulle questioni di interesse comune. La Chiesa rispetta la libertà di tutti di pensarla in modo diverso da lei; le farebbe anche piacere che venisse rispettato il suo diritto d'espressione. La Chiesa è depositaria di un insegnamento, di un messaggio religioso che ha ricevuto da Cristo Gesù. Può essere riassunto con le seguenti parole della Sacra Scrittura: "Dio è amore" (1 Gv 4, 16) e proietta la sua luce sul senso della vita personale, familiare e sociale dell'uomo. La Chiesa, avendo come obiettivo il bene comune, non chiede altro che la libertà di poter proporre questo messaggio, senza imporlo a nessuno, nel rispetto della libertà delle coscienze.
È nutrendosi di questo insegnamento ecclesiale in modo radicale che Giuseppe de Veuster è divenuto colui che ormai viene chiamato "San Damiano". L'eccezionale destino di quest'uomo mostra fino a che punto il Vangelo suscita un'etica amica della persona, soprattutto se essa è nel bisogno o emarginata. La canonizzazione di questo sacerdote e la fama universale di cui gode è un motivo di legittimo orgoglio per il popolo belga. Questo personaggio attraente non è frutto di un percorso solitario. È bene ricordare le radici religiose che hanno alimentato la sua educazione e la sua formazione, nonché i pedagoghi che hanno risvegliato in lui quella ammirevole generosità. Essa gli farà condividere la vita emarginata dei lebbrosi, fino ad esporsi al male di cui soffrono. Alla luce di simili testimoni, tutti possono capire che il Vangelo è una forza di cui non c'è ragione di avere paura. Sono convinto che, malgrado gli sviluppi sociologici, l'humus cristiano sia ancora ricco nella sua terra. Può nutrire generosamente l'impegno di un numero crescente di volontari che, ispirati dai principi evangelici di fraternità e di solidarietà, accompagnano le persone che vivono delle difficoltà e che, per questa ragione, hanno bisogno di essere aiutate.
Il suo Paese, che già accoglie la sede delle Istituzioni comunitarie, ha visto riaffermare ancora una volta la sua vocazione europea attraverso la scelta di uno dei suoi connazionali come presidente del Consiglio Europeo. Certamente queste scelte successive non sono legate solamente alla posizione geografica del suo Paese e al suo multilinguismo. Membro del nucleo originale dei Paesi fondatori, la sua nazione ha dovuto impegnarsi e distinguersi nella ricerca di un consenso in situazioni molto complesse. Questa qualità deve essere incoraggiata al momento di affrontare, per il bene di tutti, le sfide interne del Paese. Desidero oggi sottolineare che, per dare frutto a lungo termine, l'arte del consenso non si riduce a una capacità puramente dialettica, ma deve ricercare il vero e il bene. Perché "senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c'è coscienza e responsabilità sociale, e l'agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali" (Caritas in veritate, n. 5).
Approfittando del nostro incontro, desidero salutare calorosamente i vescovi del Belgio, che avrò il piacere di accogliere molto presto in occasione della loro visita ad limina Apostolorum. Il mio pensiero va in particolare a Sua Eccellenza monsignor Léonard che, con entusiasmo e generosità, ha iniziato da poco la sua nuova missione di arcivescovo di Malines-Bruxelles. Desidero anche salutare i sacerdoti del suo Paese, nonché i diaconi e tutti i fedeli che costituiscono la comunità cattolica belga. Li invito a testimoniare con audacia la loro fede. Nei loro impegni nella società, facciano valere pienamente il loro diritto di proporre valori che rispettino la natura umana e che corrispondano alle aspirazioni spirituali più profonde e autentiche della persona!
Nel momento in cui assume ufficialmente le sue funzioni presso la Santa Sede, formulo i migliori auspici per il felice svolgimento della sua missione. Sia certo, Signor Ambasciatore, di trovare sempre presso i miei collaboratori un'attenzione e una comprensione cordiali. Invocando l'intercessione della Vergine Maria e di san Damiano, prego il Signore di effondere generose benedizioni su di lei, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, nonché sul popolo belga e sui suoi governanti.



(©L'Osservatore Romano - 25 aprile 2010)
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