Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, [7], 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, ..., 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61
+PetaloNero+
00lunedì 13 aprile 2009 16:10
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI


Nel pomeriggio di ieri il Santo Padre Benedetto XVI ha raggiunto la residenza pontificia di Castel Gandolfo per un breve periodo di riposo.

Alle ore 12 di oggi, Lunedì dell’Angelo, il Papa guida la recita del Regina Cæli con i fedeli e i pellegrini convenuti nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e in collegamento audio-video con Piazza San Pietro.

Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana del Regina Cæli, che per tutto il tempo pasquale sostituisce l’Angelus:


PRIMA DEL REGINA CÆLI

Cari fratelli e sorelle!

In questi giorni pasquali sentiremo risuonare spesso le parole di Gesù: "Sono risorto e sono sempre con te". Facendo eco a questo annuncio, la Chiesa proclama esultante: "Sì, siamo certi! Il Signore è veramente risorto, alleluia! A Lui gloria e potenza nei secoli". E’ tutta la Chiesa in festa che manifesta i suoi sentimenti cantando: "Questo è il giorno del Cristo Signore". In effetti, risorgendo da morte, Gesù ha inaugurato il suo giorno eterno. " Non morirò, - Egli dice - resterò in vita ". Il Figlio dell’uomo crocifisso, pietra scartata dai costruttori, è diventato ormai il solido fondamento del nuovo edificio spirituale, che è la Chiesa, suo Corpo mistico. Il popolo di Dio, che ha il Cristo come suo capo invisibile, è destinato a crescere nel corso dei secoli, sino al pieno compimento del piano della salvezza. Allora, l’intera umanità sarà a Lui incorporata, e ogni realtà esistente sarà compenetrata della sua totale vittoria. Allora, come scrive san Paolo, Egli sarà "il perfetto compimento di tutte le cose" (cfr. Ef 1, 23), e " Dio sarà tutto in tutti" (1Cor 15,28).

Gioisce pertanto la comunità cristiana perché la risurrezione del Signore ci assicura che il piano divino della salvezza si compirà certamente. Ecco perché la sua Pasqua è veramente la nostra speranza. E noi, risorti con Cristo mediante il Battesimo, dobbiamo ora seguirlo fedelmente in santità di vita, camminando senza sosta verso la Pasqua eterna, sorretti dalla consapevolezza che le difficoltà, le lotte, le prove, le sofferenze dell’umana esistenza, compresa la morte, ormai non potranno più separarci da Lui e dal suo amore. La sua risurrezione ha gettato un ponte fra il mondo e la vita eterna, sul quale ogni uomo e ogni donna può passare per giungere alla vera meta del nostro pellegrinaggio terreno.

"Sono risorto e sono sempre con te". Quest’assicurazione di Gesù si realizza soprattutto nell’Eucaristia; è in ogni celebrazione eucaristica che la Chiesa, ed ogni suo membro, sperimentano la sua presenza viva e beneficiano di tutta la ricchezza del suo amore. Nel Sacramento dell’Eucaristia, il Signore risuscitato ci purifica dalle nostre colpe; ci nutre spiritualmente e ci infonde vigore per sostenere le dure prove dell’esistenza e per lottare contro il peccato ed il male. E’ lui il sostegno sicuro nel nostro pellegrinaggio verso l’eterna dimora del Cielo. La Vergine Maria, che ha vissuto accanto al suo divin Figlio ogni fase della sua missione sulla terra, ci aiuti ad accogliere con fede il dono della Pasqua e ci renda fedeli e gioiosi testimoni del Signore risuscitato.



DOPO IL REGINA CAELI

Le Christ est vraiment ressuscité, Alléluia ! Je suis heureux de vous saluer chers pèlerins de langue française. Que la fête de Pâques soit pour vous tous, une lumière, la fête de la vie, de l’espérance et de la paix ! Sur ses chemins, parfois marqués par la tristesse et la morosité, l’homme n’est pas seul, le Christ ressuscité marche à ses côtés. Renouvelés par la foi de notre baptême, avec l’aide de la Vierge Marie, soyons sans crainte pour annoncer à tous nos frères et sœurs qu’ils sont aimés d’un amour unique par le Seigneur et qu’ils sont appelés au bonheur sans fin. A tous, je souhaite de Saintes fêtes de Pâques !

I am pleased to welcome all the English-speaking pilgrims to this Regina Coeli. My dear friends, our song of joy on the night of Jesus’s Resurrection – "Rejoice heavenly powers! Exult all creation!" – continues to resound throughout these eight days of solemn celebration. The Lord of heaven and earth has arisen in glory! His splendour continues to shine upon the human race, giving strength to the weak, relief to the suffering and comfort to the dying. I pray that Christ’s gift of new life will grow in your hearts and lead you along the way of eternal salvation. God bless you all!

Sehr herzlich grüße ich die Pilger deutscher Sprache. Christus, unsere Hoffnung, ist auferstanden. Die Botschaft des Ostermorgens schenkt die Gewißheit: Jesus lebt. Er ist der Lebendige, und in Ihm haben wir das wahre Leben, das kein Ende kennt. Euch und allen euren Lieben wünsche ich einen gesegneten Ostermontag und eine frohe Osterwoche!

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española. En este particular tiempo de Pascua, invito a todos a imitar a los discípulos y discípulas que, yendo de sorpresa en sorpresa, tuvieron el gozo de encontrar a Cristo resucitado, vivo para siempre entre nosotros.

Muchas gracias.

Pozdrawiam wszystkich Polaków. „Jezusa wskrzesił Bóg, a my wszyscy jesteśmy tego świadkami" (Dz 2, 32). Niech nasze świadectwo o zmartwychwstaniu Chrystusa będzie dla świata źródłem nadziei. Serdecznie wam błogosławię!

(Saluto tutti i polacchi."Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato, e noi tutti ne siamo testimoni"(At 2,32). Che la nostra testimonianza della Risurrezione di Cristo diventi sorgente di speranza per tutto il mondo. Vi saluto cordialmente!)

Un cordiale saluto infine ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della parrocchia San Pietro in Albano laziale, accompagnati dal Vescovo e dal parroco. Mi felicito con voi per l’iniziativa dell’adorazione eucaristica continuata che avete intrapreso ed inoltre volentieri benedico i rosari che portate con voi. A tutti nuovamente Buona Pasqua!
+PetaloNero+
00mercoledì 15 aprile 2009 16:21
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI HONG KONG (CINA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Hong Kong (Cina), presentata dall’Em.mo Cardinale Joseph Zen Ze-kiun, S.D.B., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. John Tong Hon, Coadiutore della medesima diocesi



NOMINA DEL VESCOVO DI BATHURST (AUSTRALIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Bathurst (Australia) il Rev.do Michael McKenna, del clero della diocesi di Sale, finora Cappellano dell’Università di Melbourne.

Rev.do Michael McKenna
Il Rev.do Michael McKenna è nato a Bairnsdale, nella diocesi di Sale, l’8 dicembre 1951. Prima di entrare in Seminario ha conseguito un diploma presso l’Università di Melbourne e ha svolto attività nel campo delle comunicazioni sociali.
Entrato nel "St. Paul’s National Seminary" a Kensington, ha ottenuto il baccellierato in Teologia. È stato ordinato sacerdote il 19 agosto 1983 a Sale.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, è stato Vice parroco a Warragul per cinque anni, poi Segretario del Vescovo, quindi Cancelliere della diocesi. Nel 1991 gli è stata affidata la direzione del Segretariato della Conferenza Episcopale. Dal giugno 1997 al dicembre 1998 ha studiato alla "Divinity School, Harvard University" negli Stati Uniti. Nel 1999 è stato chiamato da S.E. Mons. George Pell ad assumere l’incarico di Rettore del Seminario Corpus Christi di Melbourne.
Dal gennaio al luglio 2006, ha intrapreso degli studi sabbatici a Louvain, Londra e Harvard prima di ricevere l’incarico di Cappellano dell’Università di Melbourne, al quale, nel febbraio 2007, si è aggiunto quello di Amministratore della parrocchia di Fitzroy.



NOMINA DEL VESCOVO DI PORT PIRIE (AUSTRALIA)

Il Papa ha nominato Vescovo di Port Pirie (Australia) S.E. Mons. Gregory O’Kelly, S.I., finora Vescovo titolare di Ath Truim ed Ausiliare di Adelaide.

S.E. Mons. Gregory O’Kelly, S.I.

S.E. Mons. Gregory O’Kelly, S.I., è nato il 10 agosto 1941 ad Adelaide, nel sud d’Australia.
Entrato nella Compagnia di Gesù il 1° febbraio 1959, è stato ordinato sacerdote il 9 dicembre 1972. Ha emesso i voti perpetui il 5 novembre 1977.
Ha compiuto gli studi filosofici a Watsonia (1961-1963) e poi quelli di teologia a J.T.C. Parkville (1970-1973). Ha conseguito il baccalaureato in Arti alla Monash University a Melbourne (1964-1967), e il baccalaureato in teologia alla United Theological Faculty (1972-1973).
È stato Headmaster del St. Ignatius College, Riverview, Sydney (1982-1994), e due volte Headmaster al St. Ignatius College, Athelstone. Per due anni è stato Presidente del Comitato per le Scuole Cattoliche del Sud d’Australia. Nel 1989 è stato eletto per due anni Presidente della Association of Heads of Independent Schools of Australia, un’associazione di direttori di 250 scuole "indipendenti" di tutta l’Australia. Nel 1990 è stato eletto membro Fellow del Australian College of Education. Inoltre, nel 1994 gli è stato concesso l’Order of Australia per i suoi servizi in campo educativo.
Il 6 luglio 2006 è stato nominato Vescovo titolare di Ath Truim ed Ausiliare dell'arcidiocesi di Adelaide.



NOMINA DEL VESCOVO DI BAURU (BRASILE)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Bauru (Brasile) S.E. Mons. Caetano Ferrari, O.F.M., finora Vescovo di Franca.

S.E. Mons. Caetano Ferrari, O.F.M.

S.E. Mons. Caetano Ferrari è nato il 30 luglio 1942 a Pirajuí, nella diocesi di Lins, Stato di São Paulo. Dopo aver frequentato il seminario minore O.F.M. di Agudos, ha compiuto gli studi di filosofia nel seminario francescano di Curitiba e quelli di teologia in quello di Petrópolis. Ha frequentato anche i corsi di amministrazione di imprese presso l’Università Statale di Petrópolis e di Diritto Canonico presso l’Università "São Francisco" di Bragança Paulista. Il 14 novembre 1969 ha emesso la sua professione solenne.
Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 27 dicembre 1970.
Ha esercitato poi i seguenti incarichi: Vice-Cooperatore nella diocesi di Duque de Caxias (1972); Professore nel collegio diocesano di Lages (1973-1975); Direttore Amministrativo dell’Università "São Francisco" in Bragança Paulista (1976-1985); Vice-provinciale ed economo provinciale della Provincia Francescana "Imaculada Conceição" in São Paulo (1986-1994); Ministro Provinciale dei Francescani in São Paulo, dal 1994.
Il 24 aprile 2002 è stato nominato Vescovo Coadiutore di Franca e il 29 novembre 2006 è succeduto in tale sede.



NOMINA DI AUSILIARE DELL’ARCIDIOCESI DI CALI (COLOMBIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Cali (Colombia) il Rev.do José Daniel Falla Robles, del clero dell’arcidiocesi di Bogotá, finora Rettore del Santuario di "Monserrate", assegnandogli la sede titolare Vescovile di Calama.

Rev.do José Daniel Falla Robles

Il Rev.do José Daniel Falla Robles è nato a Bogotá il 7 ottobre 1956.
Prima di entrare in Seminario ha ottenuto i titoli di Ingegnere Industriale e di Magister in Amministrazione Aziendale presso l’Università di "Los Andes" a Bogotá.
Ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia e Teologia Seminario Maggiore di Bogotá.
Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 28 novembre 1992 per l’arcidiocesi di Bogotá.
Ha quindi svolto i seguenti incarichi: Formatore del Seminario Maggiore di Bogotá (1993), Rettore del Seminario Minore arcidiocesano (1994-1995), Parroco di "Nuestra Señora del Campo" (1996), Direttore della Fondazione "Caja de Auxilios del Clero" (dal 1996), Parroco di "San Diego" (2002-2004).
Dal 2004 è Rettore del Santuario di "Monserrate".
+PetaloNero+
00mercoledì 15 aprile 2009 16:23
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina, mercoledì dell’Ottava di Pasqua, si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre - proveniente in elicottero dalla residenza pontificia di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa ha incentrato la meditazione sul significato della risurrezione di Cristo.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.
Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

la consueta Udienza Generale del mercoledì è oggi pervasa di gaudio spirituale, quel gaudio che nessuna sofferenza e pena possono cancellare, perché è gioia che scaturisce dalla certezza che Cristo, con la sua morte e risurrezione, ha definitivamente trionfato sul male e sulla morte. "Cristo è risorto! Alleluia! ", canta la Chiesa in festa. E questo clima festoso, questi sentimenti tipici della Pasqua, si prolungano non soltanto durante questa settimana - l’Ottava di Pasqua - ma si estendono nei cinquanta giorni che vanno fino alla Pentecoste. Anzi, possiamo dire: il mistero della Pasqua abbraccia l’intero arco della nostra esistenza.

In questo tempo liturgico sono davvero tanti i riferimenti biblici e gli stimoli alla meditazione che ci vengono offerti per approfondire il significato e il valore della Pasqua. La "via crucis", che nel Triduo Santo abbiamo ripercorso con Gesù sino al Calvario rivivendone la dolorosa passione, nella solenne Veglia pasquale è diventata la consolante "via lucis". Visto dalla risurrezione, possiamo dire che tutta questa via della sofferenza è cammino di luce e di rinascita spirituale, di pace interiore e di salda speranza. Dopo il pianto, dopo lo smarrimento del Venerdì Santo, seguito dal silenzio carico di attesa del Sabato Santo, all’alba del "primo giorno dopo il sabato" è risuonato con vigore l’annuncio della Vita che ha sconfitto la morte: "Dux vitae mortuus/regnat vivus - il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa!" La novità sconvolgente della risurrezione è così importante che la Chiesa non cessa di proclamarla, prolungandone il ricordo specialmente ogni domenica: ogni domenica, infatti, è "giorno del Signore" e Pasqua settimanale del popolo di Dio. I nostri fratelli orientali, quasi a evidenziare questo mistero di salvezza che investe la nostra vita quotidiana, chiamano in lingua russa la domenica "giorno della risurrezione" (voskrescénje).

È pertanto fondamentale per la nostra fede e per la nostra testimonianza cristiana proclamare la risurrezione di Gesù di Nazaret come evento reale, storico, attestato da molti e autorevoli testimoni. Lo affermiamo con forza perché, anche in questi nostri tempi, non manca chi cerca di negarne la storicità riducendo il racconto evangelico a un mito, ad una "visione" degli Apostoli, riprendendo e presentando vecchie e già consumate teorie come nuove e scientifiche. Certamente la risurrezione non è stata per Gesù un semplice ritorno alla vita precedente. In questo caso, infatti, sarebbe stata una cosa del passato: duemila anni fa uno è risorto, è ritornato alla sua vita precedente, come per esempio Lazzaro. La risurrezione si pone in un’altra dimensione: é il passaggio ad una dimensione di vita profondamente nuova, che interessa anche noi, che coinvolge tutta la famiglia umana, la storia e l’universo. Questo evento che ha introdotto una nuova dimensione di vita, un’apertura di questo nostro mondo verso la vita eterna, ha cambiato l’esistenza dei testimoni oculari come dimostrano i racconti evangelici e gli altri scritti neotestamentari; è un annuncio che intere generazioni di uomini e donne lungo i secoli hanno accolto con fede e hanno testimoniato non raramente a prezzo del loro sangue, sapendo che proprio così entravano in questa nuova dimensione della vita. Anche quest’anno, a Pasqua risuona immutata e sempre nuova, in ogni angolo della terra, questa buona notizia: Gesù morto in croce è risuscitato, vive glorioso perché ha sconfitto il potere della morte, ha portato l’essere umano in una nuova comunione di vita con Dio e in Dio. Questa è la vittoria della Pasqua, la nostra salvezza! E quindi possiamo con sant’Agostino cantare: "La risurrezione di Cristo è la nostra speranza", perché ci introduce in un nuovo futuro.

È vero: la risurrezione di Gesù fonda la nostra salda speranza e illumina l’intero nostro pellegrinaggio terreno, compreso l’enigma umano del dolore e della morte. La fede in Cristo crocifisso e risorto è il cuore dell’intero messaggio evangelico, il nucleo centrale del nostro "Credo". Di tale "Credo" essenziale possiamo trovare una espressione autorevole in un noto passo paolino, contenuto nella Prima Lettera ai Corinzi (15,3-8) dove, l’Apostolo, per rispondere ad alcuni della comunità di Corinto che paradossalmente proclamavano la risurrezione di Gesù ma negavano quella dei morti – la nostra speranza –, trasmette fedelmente quello che egli – Paolo – aveva ricevuto dalla prima comunità apostolica circa la morte e risurrezione del Signore.

Egli inizia con una affermazione quasi perentoria: "Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!" (vv. 1-2). Aggiunge subito di aver loro trasmesso quello che lui stesso aveva ricevuto. Segue poi la pericope che abbiamo ascoltato all’inizio di questo nostro incontro. San Paolo presenta innanzitutto la morte di Gesù e pone, in un testo così scarno, due aggiunte alla notizia che «Cristo morì». La prima aggiunta è: morì «per i nostri peccati»; la seconda è: «secondo le Scritture» (v. 3). Questa espressione «secondo le Scritture» pone l’evento della morte del Signore in relazione con la storia dell’alleanza veterotestamentaria di Dio con il suo popolo, e ci fa comprendere che la morte del Figlio di Dio appartiene al tessuto della storia della salvezza, ed anzi ci fa capire che tale storia riceve da essa la sua logica ed il suo vero significato. Fino a quel momento la morte di Cristo era rimasta quasi un enigma, il cui esito era ancora insicuro. Nel mistero pasquale si compiono le parole della Scrittura, cioè, questa morte realizzata "secondo le Scritture" è un avvenimento che porta in sé un logos, una logica: la morte di Cristo testimonia che la Parola di Dio si è fatta sino in fondo "carne", "storia" umana. Come e perché ciò sia avvenuto lo si comprende dall’altra aggiunta che san Paolo fa: Cristo morì «per i nostri peccati». Con queste parole il testo paolino pare riprendere la profezia di Isaia contenuta nel Quarto Canto del Servo di Dio (cfr Is 53,12). Il Servo di Dio – così dice il Canto – "ha spogliato se stesso fino alla morte", ha portato "il peccato di molti", ed intercedendo per i "colpevoli" ha potuto recare il dono della riconciliazione degli uomini tra loro e degli uomini con Dio: la sua è dunque una morte che mette fine alla morte; la via della Croce porta alla Risurrezione.

Nei versetti che seguono, l’Apostolo si sofferma poi sulla risurrezione del Signore. Egli dice che Cristo «è risorto il terzo giorno secondo le Scritture». Di nuovo: "secondo le Scritture"! Non pochi esegeti intravedono nell’espressione: «è risorto il terzo giorno secondo le Scritture» un significativo richiamo di quanto leggiamo nel Salmo 16, dove il Salmista proclama: «Non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la corruzione» (v.10). È questo uno dei testi dell’Antico Testamento, citati spesso nel cristianesimo primitivo, per provare il carattere messianico di Gesù. Poiché secondo l’interpretazione giudaica la corruzione cominciava dopo il terzo giorno, la parola della Scrittura si adempie in Gesù che risorge il terzo giorno, prima cioè che cominci la corruzione. San Paolo, tramandando fedelmente l’insegnamento degli Apostoli, sottolinea che la vittoria di Cristo sulla morte avviene attraverso la potenza creatrice della Parola di Dio. Questa potenza divina reca speranza e gioia: è questo in definitiva il contenuto liberatore della rivelazione pasquale. Nella Pasqua, Dio rivela se stesso e la potenza dell’amore trinitario che annienta le forze distruttrici del male e della morte.

Cari fratelli e sorelle, lasciamoci illuminare dallo splendore del Signore risorto. Accogliamolo con fede e aderiamo generosamente al suo Vangelo, come fecero i testimoni privilegiati della sua risurrezione; come fece, diversi anni dopo, san Paolo che incontrò il divino Maestro in modo straordinario sulla Via di Damasco. Non possiamo tenere solo per noi l’annuncio di questa Verità che cambia la vita di tutti. E con umile fiducia preghiamo: "Gesù, che risorgendo dai morti hai anticipato la nostra risurrezione, noi crediamo in Te!". Mi piace concludere con una esclamazione che amava ripetere Silvano del Monte Athos: "Gioisci, anima mia. È sempre Pasqua, perché Cristo risorto è la nostra risurrezione!". Ci aiuti la Vergine Maria a coltivare in noi, e attorno a noi, questo clima di gioia pasquale, per essere testimoni dell’Amore divino in ogni situazione della nostra esistenza. Ancora una volta, Buona Pasqua a voi tutti!




SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Notre rencontre de ce matin est empreinte de la joie spirituelle qui nous vient de la certitude que le Christ, par sa mort et sa résurrection, a définitivement triomphé du mal et de la mort. « Le Christ est ressuscité ! Alléluia ! » chante l’Église en fête. En effet, il est fondamental pour notre foi et pour notre témoignage chrétien de proclamer la résurrection de Jésus de Nazareth comme un événement réel, historique, attesté par de nombreux témoins qui font autorité. La résurrection n’a pas été pour Jésus un simple retour à sa vie terrestre précédente, mais ce fut le passage à une dimension profondément nouvelle de vie, qui nous intéresse nous aussi, qui touche la famille humaine tout entière, l’histoire et tout l’univers. Aussi avec saint Augustin, pouvons-nous chanter : « La résurrection du Christ est notre espérance ! ». C’est vrai, la résurrection de Jésus fonde notre espérance et éclaire notre pèlerinage terrestre, y compris l’énigme humaine de la souffrance et de la mort. La foi dans le Christ crucifié et ressuscité est le cœur du message évangélique, de notre Credo. Laissons-nous illuminer par la splendeur du Seigneur ressuscité. Accueillons avec foi son Évangile comme le firent les témoins de sa résurrection. Nous ne pouvons pas garder seulement pour nous l’annonce de cette vérité qui change la vie.

Je suis heureux d’accueillir les pèlerins de langue française, particulièrement le groupe de l’archidiocèse de Rennes, avec Mgr D’Ornellas et Mgr Souchu, les prêtres de Bayonne avec Mgr Aillet, les séminaristes de Lyon et les jeunes d’Auch et de Suisse. Que le temps de Pâques soit pour vous tous une occasion privilégiée d’approfondir votre foi dans la résurrection du Christ pour en être des témoins authentiques dans votre vie quotidienne. Que le Ressuscité soit votre paix et votre joie !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Today’s General Audience takes place at the beginning of the liturgical season of Easter, the joyful celebration of the resurrection of Jesus from the dead. The Easter Sequence sings the victory of the Lord of life who, after a heroic struggle with death, now lives triumphant. After the Via Crucis of Good Friday, our solemn Easter Vigil sets us on a Via Lucis marked by consolation, peace and hope. It is fundamental for our faith and our Christian witness that we proclaim the resurrection of Jesus of Nazareth as a real, historical event. His resurrection was not a simple return to existence, but an entrance into a new dimension of life meant to transform every human being, all history and the whole cosmos. Saint Paul, writing to the Corinthians, reminded them of what was transmitted from the beginning, namely that Christ died and rose from the dead in accordance with the Scriptures. As the Suffering Servant of God, Jesus purified us from our guilt by carrying our sins and interceding for us. By dying he put an end to death, and by rising he brought new life to the world. May the joy of the resurrection of Christ give us courage to live his Gospel faithfully and bear witness to it generously!

I offer a warm welcome to all the English-speaking visitors and pilgrims present at today’s audience. I extend particular greetings to the groups from England, Scotland, Ireland, Norway, Sweden, Malta, Australia, Indonesia, Canada and the United States of America. May your pilgrimage to the Eternal City strengthen your faith and renew your love for the Lord, the Giver of Life. I wish all of you a happy Easter!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Die Generalaudienz in der Osterwoche gibt mir Gelegenheit, mit euch über die Bedeutung der Auferstehung Christi nachzudenken. Ostern, das Fest der Auferstehung, ist das höchste Ereignis im Kirchenjahr. Fünfzig Tage lang feiert die Kirche die Osterzeit, und das ganze Jahr hindurch ist jeder Sonntag ein „kleines Osterfest". Der heilige Paulus faßt den Kern unseres Glaubensbekenntnisses in drei Momenten zusammen: „Christus ist für unsere Sünden gestorben, gemäß der Schrift, und ist begraben worden. Er ist am dritten Tage auferweckt worden, gemäß der Schrift" (1 Kor 15,3f). Die Auferstehung ist ein reales Ereignis, das von glaubwürdigen Zeugen überliefert wurde. Zugleich erfolgen diese Fakten „gemäß der Schrift". Hier erfüllen sich also die Verheißungen, die dem Volk Israel über den Messias gegeben wurden. Das Heilsgeschehen trägt in sich ein Wort, eine Logik. Das Wort Gottes ist „Fleisch", ist Geschichte eines Menschen geworden. Dieser Mensch macht durch seinen Tod dem Tod ein Ende. Seine Auferstehung ist nicht einfache Rückkehr ins frühere Leben, sie eröffnet vielmehr eine neue umfassende Dimension des Lebens, welche die ganze Menschheit mit ihrer Geschichte einbezieht. Der Sieg Christi über den Tod geschieht kraft der schöpferischen Macht des Wortes Gottes. An Ostern offenbart Gott die Macht seiner Liebe, die die zerstörerischen Kräfte des Bösen und des Todes vernichtet. Wenn wir in dieser Welt stets auch mit dem Leid konfrontiert sind, wird uns in der Gemeinschaft mit Christus schon jetzt der Weg zur Fülle des Lebens eröffnet.

Ganz herzlich heiße ich alle Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache willkommen. Heute grüße ich besonders die Ständigen Diakone aus Münster und die Gruppe der Polizeiseelsorge Deutschland. Lassen wir uns von der österlichen Freude anstecken! Der auferstandene Christus versöhnte die Welt mit Gott, dem Schöpfer des Lebens. Der Herr schenke euch allen eine gesegnete Osterzeit.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

El gozo espiritual de estos días de Pascua, que ningún sufrimiento o pena pueden borrar, se basa en la certeza que Cristo, con su muerte y resurrección, ha triunfado definitivamente sobre el mal y la muerte. La novedad sorprendente de la resurrección es tan importante que la Iglesia no deja de proclamarla, prologando su recuerdo especialmente el domingo, que es el día del Señor y la Pascua semanal del pueblo de Dios. Para nuestra fe y nuestro testimonio cristiano es fundamental proclamar la resurrección de Jesús como un hecho real, histórico y atestiguado por testigos acreditados, que implica a toda la familia humana. Este evento cambió la vida de los testigos oculares y a lo largo de los siglos generaciones enteras de hombres lo acogieron con fe y lo testimoniaron, incluso con el martirio. Como afirma San Agustín, la resurrección de Cristo es nuestra esperanza, e ilumina además todo nuestro peregrinar terreno. El misterio pascual es el corazón de todo el mensaje evangélico, el núcleo central de nuestro "Credo", en el que se cumplen las escrituras. En la Pascua, Dios se revela a sí mismo y la potencia del amor trinitario que aniquila las fuerzas destructoras del mal y la muerte.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española aquí presentes. En particular, a los peregrinos venidos de España, México, Argentina y otros países latinoamericanos. Os aliento a todos a que, como hicieron los Apóstoles, acojáis con fe el misterio de la resurrección de Cristo y, llenos de alegre esperanza, seáis testigos de esta gozosa verdad que cambia nuestras vidas. Os deseo a todos unas Felices Pascuas.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua portoghese

Amados peregrinos de língua portuguesa, alegrai-vos e exultai comigo, porque o Senhor Jesus ressuscitou. A ressurreição de Cristo é a nossa esperança! Este pregão pascal ressoa por toda a terra: ressoa no coração dos brasileiros e dos portugueses de Lamego e da diocese de Coimbra! Com alegria, saúdo a comunidade do seu Seminário Maior que, há 250 anos, facilita esta passagem do testemunho da ressurreição, com a formação de novos arautos e servidores. Sobre todos, desça a minha Bênção. Ad multos annos!


○ Saluto in lingua polacca

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Pan zmartwychwstał, a my jesteśmy tego świadkami. Życzę wam, aby światło poranka wielkanocnego rozświetlało wszelki mrok i by trwała w was paschalna radość świadków Bożej miłości. Niech Bóg wam błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Il Signore è risorto e noi ne siamo testimoni. Vi auguro che la luce del mattino della risurrezione illumini ogni tenebra e che perduri in voi la gioia pasquale di testimoni dell’amore di Dio. Dio vi benedica!]


○ Saluto in lingua ungherese

Krisztus föltámadott! Ezzel az ősi köszöntéssel üdvözlöm a magyar zarándokokat, különösen az erdélyi, a győri és a szatmári csoport tagjait!
Kedves Mindnyájatoknak kívánom, hogy nagy örömmel éljétek át húsvét titkát, amely hitünk központi tanítása. Dicsőség Jézus Krisztusnak!

[Cristo è risorto! Con questa acclamazione antica saluto i pellegrini ungheresi, in primo luogo i gruppi di Győr, di Satu Mare e di Transilvania!
Carissimi! Vi auguro di vivere con grande profitto spirituale il Mistero Pasquale che costituisce il fulcro centrale della nostra fede. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua croata

Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito bogoslove i njihove poglavare! Uskrsli Gospodin, koji je pobijedio smrt i darovao nam život, ukazao se učenicima, učvrstio ih u vjeri i učinio ih svojim svjedocima. Ne bojte se vjerovati mu i posvetiti svoj život Kristu, dijeleći s njim svoje radosti i teškoće. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto di cuore i pellegrini croati, particolarmente i seminaristi e loro superiori! Il Signore risorto, che ha vinto la morte e ci ha regalato la vita, è apparso ai discepoli, li ha confermati nella fede e li ha fatti suoi testimoni. Non abbiate paura crederGli e consacrare la sua vita a Cristo, condividendo con lui sue felicità e difficoltà. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua slovacca

S láskou vítam slovenských pútnikov z Bratislavy, Bučian a Trakovíc.
Bratia a sestry, vaša návšteva Ríma počas Veľkonočnej oktávy nech je pre každého z vás príležitosťou na pravú duchovnú obnovu. Oslávený Pán nech vás sprevádza svojim pokojom. Rád vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do un benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Bratislava, Bučany e Trakovice.
Fratelli e sorelle, la vostra visita a Roma nell’Ottava di Pasqua sia per ognuno di voi occasione di autentico rinnovamento spirituale. Il Signore Risorto vi accompagni con la sua pace. Volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Saluto ora con affetto i pellegrini di lingua italiana. In particolare, i Diaconi della Compagnia di Gesù, che, come ogni anno, sono venuti a rendere omaggio al Successore di Pietro insieme ai loro familiari; saluto i seminaristi del Seminario Arcivescovile di Catania, come pure i Rettori e gli Educatori dei Pontifici Seminari Regionali d’Italia riuniti per il loro periodico incontro presso il Pontifico Collegio Leonino - Seminario Regionale di Anagni. Vorrei poi salutare i fedeli della diocesi di Oria con il Vescovo Mons. Michele Castoro e dell’Arcidiocesi di Trani - Barletta – Bisceglie con l’Arcivescovo Mons. Giovanni Battista Pichierri, che compiono questo loro pellegrinaggio nel contesto dell’Anno Paolino e la parrocchia dell’Addolorata della città di Margherita di Savoia, che ricorda quest’anno il 50° di fondazione. Saluto inoltre i pellegrini di Fidenza con il loro Pastore, Mons Carlo Mazza, quelli della comunità di Frignano e i membri dell’Associazione "Solidarietà Uganda". A tutti e ciascuno auguro che la risurrezione del Signore sia un profondo invito a rinnovare la propria esistenza ponendola al servizi del Vangelo.

Saluto voi, cari giovani, tra i quali ricordo particolarmente quelli dell’Arcidiocesi di Milano che si preparano alla professione di fede, tappa che segue il sacramento della Confermazione. Saluto voi, cari malati, e infine voi, cari sposi novelli. A ciascuno di voi auguro di cuore che vi lasciate illuminare dalla luce del Cristo risorto per poter sperimentare la gioia della sua presenza in voi.
+PetaloNero+
00giovedì 16 aprile 2009 17:24
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI LECCE (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Lecce (Italia), presentata da S.E. Mons. Cosmo Francesco Ruppi, in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo metropolita di Lecce (Italia) S.E. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, finora Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

S.E. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio

S.E. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio è nato a Peschici, allora arcidiocesi di Manfredonia-Vieste e provincia di Foggia, il 15 settembre 1941. Ha conseguito la Licenza in teologia presso la Facoltà Teologica di Posillipo a Napoli.
È stato ordinato sacerdote il 19 luglio 1965, con incardinazione a Manfredonia-Vieste.
Ha svolto i seguenti incarichi: Insegnante di lettere al liceo del Collegio Arcivescovile, Parroco a San Giovanni Rotondo, Membro della Commissione presbiterale italiana, Presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, Vicario Episcopale di zona, Vice-Presidente dei gruppi di Preghiera di Padre Pio.
Eletto Vescovo di Termoli-Larino il 14 dicembre 1989, è stato consacrato il 6 gennaio 1990.
È stato Segretario della Commissione Episcopale della CEI per la Dottrina della fede e la catechesi, Segretario della Conferenza Episcopale abruzzese-molisana, Delegato dell’organismo "Giustizia e Pace" e di quello per la pastorale giovanile per la Regione Ecclesiastica del Molise.
Il 27 maggio 1999 è stato promosso alla sede metropolitana di Foggia-Bovino. Il 3 marzo 2006 è stato nominato Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e Delegato della Santa Sede per le Opere di San Pio da Pietrelcina.



NOMINA DELL’ARCIVESCOVO DI TOLEDO (SPAGNA)

Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo di Toledo, Primate della Spagna, S.E. Mons. Braulio Rodríguez Plaza, finora Arcivescovo di Valladolid.

S.E. Mons. Braulio Rodríguez Plaza

S.E. Mons. Braulio Rodríguez Plaza è nato in Aldea del Fresno, provincia di Madrid e attualmente diocesi di Getafe, il 24 gennaio 1944. Ha fatto gli studi ecclesiastici nel Seminario di Madrid, ottenendo poi la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università di Comillas. Dopo due anni di permanenza a Gerusalemme, ha conseguito ivi il diploma di Sacra Scrittura presso la Scuola Biblica e, già Vescovo, si è dottorato in Teologia Biblica nella Facoltà di Burgos.
Ordinato sacerdote il 3 aprile 1972 è stato parroco in due parrocchie rurali, vice parroco a San Miguel de Carabanchel e poi parroco a San Fulgencio, una grande parrocchia di Madrid, entrando poi a far parte dell’équipe di formatori del Seminario Maggiore di Madrid.
Il 6 novembre 1987 è stato nominato Vescovo di Osma-Soria, ricevendo l’ordinazione episcopale il 20 dicembre successivo. Il 12 maggio 1995 è stato trasferito alla sede di Salamanca. Il 28 agosto 2002 è stato promosso alla sede metropolitana di Valladolid. In seno alla Conferenza Episcopale Spagnola è membro della Commissione Permanente.



ASSENSO ALL’ELEZIONE DELL’AUSILIARE DELL’ARCIEPARCHIA DI KYIV (UCRAINA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha dato il Suo assenso all'elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-Cattolica-Ucraina del Rev.do Padre Yosyf Milan, M.S.U., Parroco della Cattedrale della Risurrezione del Signore, a Vescovo Ausiliare dell'Arcieparchia di Kyiv (Ucraina), assegnandogli la sede titolare di Drusiliana.

Rev.do Padre Yosyf Milan, M.S.U.

Il Rev.do Padre Yosyf Milan è nato il 6 luglio 1957 nel villaggio di Dobryany, provincia di Lviv.
Nel 1979 è entrato clandestinamente nella Lavra della Dormizione (Svyatouspyenskaya Lavra) dei Monaci Studiti e successivamente ha studiato nel seminario clandestino (1979-1984), sino all'ordinazione sacerdotale il 30 dicembre 1984.
Negli anni '90 ha proseguito gli studi di specializzazione presso l'Università Cattolica di Lublino (Polonia) ottenendo il grado di Magister in Teologia e la Licenza in Liturgia.
Ha svolto il ministero pastorale in clandestinità nelle città di Yavorischyn, Peremyschlyansk e Zolocivschyn, successivamente è stato parroco presso il monastero del Santo Profeta Elia a Dora-Yaremce e Capo della Commissione Giovanile del Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina; dal 2008 è parroco della Cattedrale della Risurrezione del Signore nell'Arcieparchia di Kyiv.

+PetaloNero+
00sabato 18 aprile 2009 16:07
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI (PER LA PASTORALE DELLA SALUTE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accolto la rinunzia presentata per raggiunti limiti d'età da Sua Em.za il Signor Cardinale Javier Lozano Barragán all'incarico di Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico S.E. Mons. Zygmunt Zimowski, finora Vescovo di Radom, elevandolo in pari tempo alla dignità di Arcivescovo.

S.E. Mons. Zygmunt Zimowski
È nato a Kupienin (diocesi di Tarnów, Polonia) il 7 aprile 1949.
È stato ordinato sacerdote il 27 maggio 1973 e incardinato a Tarnów.
Ha conseguito la Licenza il Teologia Dogmatica presso l'Università Cattolica di Lublino.
Ha conseguito il Dottorato in Teologia Dogmatica presso la Facoltà Teologica dell'Università Leopold-Franzens di Innsbruck.
Il 1° febbraio 1983 ha iniziato il servizio presso la Congregazione per la Dottrina della Fede.
È stato nominato Cappellano di Sua Santità il 14 aprile 1988 e Prelato d'Onore il 10 luglio 1999.
È stato Postulatore dei processi di Beatificazione e Canonizzazione di Karolina Kózka, del Rev.do Roman Sitko e di Suor Maria Julittae Ritz.
Ha insegnato Ecclesiologia presso l'Università Cattolica di Lublino e presso l'Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia.
È autore di 120 pubblicazioni, 40 lettere pastorali e di alcuni libri, nonché di parecchi articoli.
Ha partecipato alla preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica specialmente nell'edizione polacca.
Ha collaborato con la Sezione Polacca della Radio Vaticana.
Nominato dal Papa Giovanni Paolo II Vescovo di Radom il 28 marzo 2002, è stato ordinato nella cattedrale di Radom il 25 maggio 2002 dall'allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Card. Joseph Ratzinger.
Nella Conferenza Episcopale Polacca ha svolto i seguenti incarichi: Presidente della Commissione Episcopale della Dottrina della Fede, Membro del Consiglio Permanente, Delegato per la Pastorale degli Emigranti Polacchi, Membro della Commissione ecumenica e del Gruppo per i Contatti con il Consiglio ecumenico della Polonia, Membro del Gruppo dei Vescovi per la sollecitudine pastorale per Radio Maria e Membro della Società Polacca di Mariologia.
Oltre alla lingua polacca, conosce l'italiano, il tedesco, l'inglese, il francese e il russo.



RINUNCIA DEL VESCOVO DI TETE (MOZAMBICO)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Tete (Mozambico), presentata da S.E. Mons. Paolo Mandlate, S.S.S., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



RINUNCIA DEL VESCOVO DI TRNAVA (SLOVACCHIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Trnava (Slovacchia), presentata da S.E. Mons. Ján Sokol, in conformità al canone 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo di Trnava (Slovacchia) il Rev.do Padre Róbert Bezák, C.SS.R., finora Amministratore della parrocchia di Banská Bystrica - Radvań (diocesi di Banská Bystrica) e Superiore della casa dei Padri Redentoristi nella medesima parrocchia.

P. Róbert Bezák, C.SS.R.
P. Bezák è nato a Prievidza (diocesi di Banská Bystrica) il 1° marzo 1960. Nel 1979 è entrato nella Congregazione dei Padri Redentoristi. Ha compiuto gli studi di filosofia e teologia presso la Facoltà teologica di Bratislava.
Ha emesso i voti perpetui nel 1983 ed è stato ordinato sacerdote il 14 giugno 1984 a Banská Bystrica.
Dal 1984 al 1990 ha ricoperto l’incarico di vice-parroco a Brezno, a Detva e a Ziar nad Hronom e quello di amministratore parrocchiale a Sklené Teplice, Tužina e Uľanka.
Dal 1990 al 1993 ha studiato teologia morale presso l’Accademia Alfonsiana, conseguendovi la licenza.
Dal 1993 al 2005 è stato Vice-Provinciale dei Padri Redentoristi in Slovacchia, essendo anche Presidente della Conferenza dei Superiori Maggiori in tale Paese.
Dal 1994 al 2000 è stato Docente di Teologia Morale presso l’Istituto Teologico di Banská Bystrica ed all’Aloisianum dell’Università di Trnava.
Dal 2005 al 2008 è stato Amministratore del Santuario Mariano di Staré Hory e dal 2008 è Amministratore della parrocchia di Banská Bystrica-Radvaň e Superiore della casa dei Padri Redentoristi nella medesima parrocchia.



NOMINA DELL’ABATE ORDINARIO DELL’ABBAZIA TERRITORIALE DI MONTEVERGINE (ITALIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Abate Ordinario dell’Abbazia territoriale di Montevergine (Italia) il Rev.mo Padre Dom Beda (Umberto) Paluzzi, O.S.B., finora Priore-Amministratore Apostolico della medesima abbazia territoriale.

Dom Beda (Umberto) Paluzzi, O.S.B.
Dom Beda (Umberto) Paluzzi, O.S.B., è nato a Ferentino il 31 gennaio 1936. Ha frequentato gli studi di filosofia e di teologia presso il Seminario Abbaziale di Subiaco. Ha partecipato al corso di Biblioteconomia e a quello di Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio Segreto Vaticano.
Ha emesso i voti solenni come Professo del Monastero di San Benedetto e Santa Scolastica in Subiaco il 31 ottobre 1954 ed è stato ordinato presbitero l’11 luglio 1961.
Ha svolto dal 19 luglio 1972 al 1° gennaio 1980 l’incarico di Amministratore-Economo del Monastero di San Benedetto in Subiaco; ha ricoperto l’ufficio di Direttore della Biblioteca Statale annessa al Monumento Nazionale di S. Scolastica dal 1° gennaio 1980 al 31 dicembre 2000.
È stato Priore del Monastero di S. Scolastica in Subiaco dal 29 gennaio 1991 al 29 febbraio 1996; Prefetto dei Chierici dal 1° febbraio 1992 al 6 gennaio 1995; Priore del Monastero di S. Benedetto in Subiaco dal 1° luglio 1996 al 24 novembre 2006.
È stato nominato Delegato del Visitatore per il Monastero di Montevergine dal 25 gennaio 2005 al 15 novembre 2006, data in cui è divenuto Priore Amministratore e Amministratore Apostolico della stessa abbazia territoriale.



NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL MILLENNIO DELLA MORTE DI SAN BRUNO (POLONIA, 19-21 GIUGNO 2009)

Il Papa ha nominato l'Em.mo Card. Józef Glemp, Arcivescovo emerito di Warszawa, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del millennio della morte di San Bruno, che avranno luogo a Łomża ed a Giżycko (Polonia) dal 19 al 21 giugno 2009.
+PetaloNero+
00sabato 18 aprile 2009 16:08
UDIENZA AI MEMBRI DELLA FAMIGLIA FRANCESCANA PARTECIPANTI AL "CAPITOLO DELLE STUOIE"

Alle ore 12.30 di questa mattina, nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI riceve i Membri della Famiglia Francescana partecipanti al "Capitolo delle Stuoie", iniziato ad Assisi il 15 aprile per concludersi oggi a Roma.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle della Famiglia Francescana!

Con grande gioia do il benvenuto a tutti voi, in questa felice e storica ricorrenza che vi ha riuniti insieme: l’ottavo centenario dell’approvazione della "protoregola" di san Francesco da parte del Papa Innocenzo III. Sono passati ottocento anni, e quella dozzina di Frati è diventata una moltitudine, disseminata in ogni parte del mondo e oggi qui, da voi, degnamente rappresentata. Nei giorni scorsi vi siete dati appuntamento ad Assisi per quello che avete voluto chiamare "Capitolo delle Stuoie", per rievocare le vostre origini. E al termine di questa straordinaria esperienza siete venuti insieme dal "Signor Papa", come direbbe il vostro serafico Fondatore. Vi saluto tutti con affetto: i Frati Minori delle tre obbedienze, guidati dai rispettivi Ministri Generali, tra i quali ringrazio Padre José Rodriguez Carballo per le sue cortesi parole; i membri del Terzo Ordine, con il loro Ministro Generale; le religiose Francescane e i membri degli Istituti secolari francescani; e, sapendole spiritualmente presenti, le Suore Clarisse, che costituiscono il "secondo Ordine". Sono lieto di accogliere alcuni Vescovi francescani; e in particolare saluto il Vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino, che rappresenta la Chiesa assisana, patria di Francesco e Chiara e, spiritualmente, di tutti i francescani. Sappiamo quanto fu importante per Francesco il legame col Vescovo di Assisi di allora, Guido, che riconobbe il suo carisma e lo sostenne. Fu Guido a presentare Francesco al Cardinale Giovanni di San Paolo, il quale poi lo introdusse dal Papa favorendo l’approvazione della Regola. Carisma e Istituzione sono sempre complementari per l’edificazione della Chiesa.

Che dirvi, cari amici? Prima di tutto desidero unirmi a voi nel rendimento di grazie a Dio per tutto il cammino che vi ha fatto compiere, ricolmandovi dei suoi benefici. E come Pastore di tutta la Chiesa, lo voglio ringraziare per il dono prezioso che voi stessi siete per l’intero popolo cristiano. Dal piccolo ruscello sgorgato ai piedi del Monte Subasio, si è formato un grande fiume, che ha dato un contributo notevole alla diffusione universale del Vangelo. Tutto ha avuto inizio dalla conversione di Francesco, il quale, sull’esempio di Gesù, "spogliò se stesso" (cfr Fil 2,7) e, sposando Madonna Povertà, divenne testimone e araldo del Padre che è nei cieli. Al Poverello si possono applicare letteralmente alcune espressioni che l’apostolo Paolo riferisce a se stesso e che mi piace ricordare in questo Anno Paolino: "Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me" (Gal 2,19-20). E ancora: "D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo" (Gal 6,17). Francesco ricalca perfettamente queste orme di Paolo ed in verità può dire con lui: "Per me vivere è Cristo" (Fil 1,21). Ha sperimentato la potenza della grazia divina ed è come morto e risorto. Tutte le sue ricchezze precedenti, ogni motivo di vanto e di sicurezza, tutto diventa una "perdita" dal momento dell’incontro con Gesù crocifisso e risorto (cfr Fil 3,7-11). Il lasciare tutto diventa a quel punto quasi necessario, per esprimere la sovrabbondanza del dono ricevuto. Questo è talmente grande, da richiedere uno spogliamento totale, che comunque non basta; merita una vita intera vissuta "secondo la forma del santo Vangelo" (2 Test., 14: Fonti Francescane, 116).

E qui veniamo al punto che sicuramente sta al centro di questo nostro incontro. Lo riassumerei così: il Vangelo come regola di vita. "La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo": così scrive Francesco all’inizio della Regola bollata (Rb I, 1: FF, 75). Egli comprese se stesso interamente alla luce del Vangelo. Questo è il suo fascino. Questa la sua perenne attualità. Tommaso da Celano riferisce che il Poverello "portava sempre nel cuore Gesù. Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra… Anzi, trovandosi molte volte in viaggio e meditando o cantando Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava ad invitare tutte le creature alla lode di Gesù" (1 Cel., II, 9, 115: FF, 115). Così il Poverello è diventato un vangelo vivente, capace di attirare a Cristo uomini e donne di ogni tempo, specialmente i giovani, che preferiscono la radicalità alle mezze misure. Il Vescovo di Assisi Guido e poi il Papa Innocenzo III riconobbero nel proposito di Francesco e dei suoi compagni l’autenticità evangelica, e seppero incoraggiarne l’impegno in vista anche del bene della Chiesa.

Viene spontanea qui una riflessione: Francesco avrebbe potuto anche non venire dal Papa. Molti gruppi e movimenti religiosi si andavano formando in quell’epoca, e alcuni di essi si contrapponevano alla Chiesa come istituzione, o per lo meno non cercavano la sua approvazione. Sicuramente un atteggiamento polemico verso la Gerarchia avrebbe procurato a Francesco non pochi seguaci. Invece egli pensò subito a mettere il cammino suo e dei suoi compagni nelle mani del Vescovo di Roma, il Successore di Pietro. Questo fatto rivela il suo autentico spirito ecclesiale. Il piccolo "noi" che aveva iniziato con i suoi primi frati lo concepì fin dall’inizio all’interno del grande "noi" della Chiesa una e universale. E il Papa questo riconobbe e apprezzò. Anche il Papa, infatti, da parte sua, avrebbe potuto non approvare il progetto di vita di Francesco. Anzi, possiamo ben immaginare che, tra i collaboratori di Innocenzo III, qualcuno lo abbia consigliato in tal senso, magari proprio temendo che quel gruppetto di frati assomigliasse ad altre aggregazioni ereticali e pauperiste del tempo. Invece il Romano Pontefice, ben informato dal Vescovo di Assisi e dal Cardinale Giovanni di San Paolo, seppe discernere l’iniziativa dello Spirito Santo e accolse, benedisse ed incoraggiò la nascente comunità dei "frati minori".

Cari fratelli e sorelle, sono passati otto secoli, e oggi avete voluto rinnovare il gesto del vostro Fondatore. Tutti voi siete figli ed eredi di quelle origini. Di quel "buon seme" che è stato Francesco, conformato a sua volta al "chicco di grano" che è il Signore Gesù, morto e risorto per portare molto frutto (cfr Gv 12,24). I Santi ripropongono la fecondità di Cristo. Come Francesco e Chiara d’Assisi, anche voi impegnatevi a seguire sempre questa stessa logica: perdere la propria vita a causa di Gesù e del Vangelo, per salvarla e renderla feconda di frutti abbondanti. Mentre lodate e ringraziate il Signore, che vi ha chiamati a far parte di una così grande e bella "famiglia", rimanete in ascolto di ciò che lo Spirito dice oggi ad essa, in ciascuna delle sue componenti, per continuare ad annunciare con passione il Regno di Dio, sulle orme del serafico Padre. Ogni fratello e ogni sorella custodisca sempre un animo contemplativo, semplice e lieto: ripartite sempre da Cristo, come Francesco partì dallo sguardo del Crocifisso di san Damiano e dall’incontro con il lebbroso, per vedere il volto di Cristo nei fratelli che soffrono e portare a tutti la sua pace. Siate testimoni della "bellezza" di Dio, che Francesco seppe cantare contemplando le meraviglie del creato, e che gli fece esclamare rivolto all’Altissimo: "Tu sei bellezza!" (Lodi di Dio altissimo, 4.6: FF, 261).

Carissimi, l’ultima parola che voglio lasciarvi è la stessa che Gesù risorto consegnò ai suoi discepoli: "Andate!" (cfr Mt 28,19; Mc 16,15). Andate e continuate a "riparare la casa" del Signore Gesù Cristo, la sua Chiesa. Nei giorni scorsi, il terremoto che ha colpito l’Abruzzo ha danneggiato gravemente molte chiese, e voi di Assisi sapete bene che cosa questo significhi. Ma c’è un’altra "rovina" che è ben più grave: quella delle persone e delle comunità! Come Francesco, cominciate sempre da voi stessi. Siamo noi per primi la casa che Dio vuole restaurare. Se sarete sempre capaci di rinnovarvi nello spirito del Vangelo, continuerete ad aiutare i Pastori della Chiesa a rendere sempre più bello il suo volto di sposa di Cristo. Questo il Papa, oggi come alle origini, si aspetta da voi. Grazie di essere venuti! Ora andate e portate a tutti la pace e l’amore di Cristo Salvatore. Maria Immacolata, "Vergine fatta Chiesa" (cfr Saluto alla Beata Vergine Maria, 1: FF, 259), vi accompagni sempre. E vi sostenga anche la Benedizione Apostolica, che imparto di cuore a voi tutti, qui presenti, e all’intera Famiglia francescana.

I am pleased to welcome in a special way the Minister Generals gathered with the priests, Sisters and Brothers of the world-wide Franciscan community present at this audience. As you mark the Eight-hundredth Anniversary of the approval of the Rule of Saint Francis, I pray that through the intercession of the Poverello Franciscans everywhere will continue to offer themselves completely at the service of others, especially the poor. May the Lord bless you in your Apostolates and shower your communities with abundant vocations.

Saludo con afecto a los queridos Hermanos y Hermanas de la Familia Franciscana, provenientes de los países de lengua española. En esta significativa conmemoración, os animo a enamoraros cada vez más de Cristo para que, siguiendo el ejemplo de Francisco de Asís, conforméis vuestra vida al Evangelio del Señor y deis ante el mundo un testimonio generoso de caridad, pobreza y humildad. Que Dios os bendiga.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do polskiej rodziny franciszkańskiej. Obejmuję nim ojców i braci, siostry franciszkanki i klaryski oraz z innych zgromadzeń odwołujących się do duchowości św. Franciszka, jak też tercjarzy i tercjarki. W osiemsetlecie zatwierdzenia pierwszej reguły razem z wami dziękuję Bogu za wszelkie dobro jakie Zakon wniósł w życie i rozwój Kościoła. Dziękuję wam szczególnie za zaangażowanie w dzieło misyjne na różnych kontynentach. Na wzór waszego Założyciela trwajcie w miłości Chrystusa ubogiego i nieście ewangeliczną radość wszystkim ludziom. Niech was wspiera Boże błogosławieństwo.

[Un cordiale saluto rivolgo alla famiglia francescana polacca. Con esso abbraccio padri e frati, suore francescane e clarisse, e le altre congregazioni che si fondano sulla spiritualità di San Francesco, nonché terziari e terziarie. Nell’ottocentesimo anniversario dell’approvazione della "protoregola", insieme con voi ringrazio Dio per ogni bene che l’Ordine ha recato alla vita e allo sviluppo della Chiesa. Vi ringrazio particolarmente per l’impegno missionario nei diversi continenti. Sull’esempio del vostro Fondatore perseverate nell’amore di Cristo povero e portate la gioia evangelica a tutti gli uomini. Vi sostenga la benedizione di Dio.]
+PetaloNero+
00domenica 19 aprile 2009 16:34
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI


Alle ore 12 di oggi, II Domenica di Pasqua , della Divina Misericordia, e quarto anniversario della Sua elezione al Pontificato, il Santo Padre Benedetto XVI guida la recita del Regina Cæli dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dove ha trascorso alcuni giorni di riposo e da dove farà ritorno questo pomeriggio in Vaticano.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la recita della preghiera mariana con i fedeli e i pellegrini convenuti nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e in collegamento audio-video con Piazza San Pietro:


PRIMA DEL REGINA CÆLI

Cari fratelli e sorelle!

A voi, qui presenti, e a quanti sono uniti a noi mediante la radio e la televisione, rinnovo di cuore fervidi auguri pasquali, in questa domenica che chiude l’Ottava di Pasqua. Nel clima di gioia, che proviene dalla fede in Cristo risorto, desidero poi esprimere un "grazie" cordialissimo a tutti coloro – e sono veramente tanti – che hanno voluto farmi pervenire un segno di affetto e di vicinanza spirituale in questi giorni, sia per le festività pasquali, sia per il mio genetliaco – il 16 aprile –, come pure per il quarto anniversario della mia elezione alla Cattedra di Pietro, che ricorre proprio oggi. Ringrazio il Signore per la coralità di tanto affetto. Come ho avuto modo di affermare di recente, non mi sento mai solo. Ancor più in questa singolare settimana, che per la liturgia costituisce un solo giorno, ho sperimentato la comunione che mi circonda e mi sostiene: una solidarietà spirituale, nutrita essenzialmente di preghiera, che si manifesta in mille modi. A partire dai miei collaboratori della Curia Romana, fino alle parrocchie geograficamente più lontane, noi cattolici formiamo e dobbiamo sentirci una sola famiglia, animata dagli stessi sentimenti della prima comunità cristiana, di cui il testo degli Atti degli Apostoli che si legge in questa domenica afferma: "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola" (At 4,32).

La comunione dei primi cristiani aveva come vero centro e fondamento il Cristo risorto. Narra infatti il Vangelo che, nel momento della passione, quando il divino Maestro venne arrestato e condannato a morte, i discepoli si dispersero. Solo Maria e le donne, con l’apostolo Giovanni, rimasero insieme e lo seguirono fino al calvario. Risuscitato, Gesù donò ai suoi una nuova unità, più forte di prima, invincibile, perché fondata non sulle risorse umane, ma sulla divina misericordia, che li fece sentire tutti amati e perdonati da Lui. E’ dunque l’amore misericordioso di Dio ad unire saldamente, oggi come ieri, la Chiesa e a fare dell’umanità una sola famiglia; l’amore divino, che mediante Gesù crocifisso e risorto ci perdona i peccati e ci rinnova interiormente. Animato da tale intima convinzione, il mio amato predecessore Giovanni Paolo II volle intitolare questa domenica, la seconda di Pasqua, alla Divina Misericordia, e additò a tutti Cristo risorto quale sorgente di fiducia e di speranza, accogliendo il messaggio spirituale trasmesso dal Signore a santa Faustina Kowalska, sintetizzato nell’invocazione: "Gesù, confido in Te!".

Come per la prima comunità, è Maria ad accompagnarci nella vita di ogni giorno. Noi la invochiamo "Regina del Cielo", sapendo che la sua regalità è come quella del suo Figlio: tutta amore, e amore misericordioso. Vi domando di affidare a Lei nuovamente il mio servizio alla Chiesa, mentre con fiducia Le diciamo: Mater misericordiae, ora pro nobis.



DOPO IL REGINA CÆLI

Rivolgo anzitutto un cordiale saluto e fervidi auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che, seguendo il Calendario Giuliano, celebrano oggi la santa Pasqua. Il Signore risorto rinnovi in tutti la luce della fede e doni abbondanza di gioia e di pace.

Inizierà domani a Ginevra, organizzata dalle Nazioni Unite, la Conferenza di esame della Dichiarazione di Durban del 2001 contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e la relativa intolleranza. Si tratta di un’iniziativa importante perché ancora oggi, nonostante gli insegnamenti della storia, si registrano tali deplorevoli fenomeni. La Dichiarazione di Durban riconosce che "tutti i popoli e le persone formano una famiglia umana, ricca in diversità. Essi hanno contribuito al progresso della civiltà e delle culture che costituiscono il patrimonio comune dell’umanità… la promozione della tolleranza, del pluralismo e del rispetto può condurre ad una società più inclusiva". A partire da queste affermazioni si richiede un’azione ferma e concreta, a livello nazionale e internazionale, per prevenire ed eliminare ogni forma di discriminazione e di intolleranza. Occorre, soprattutto, una vasta opera di educazione, che esalti la dignità della persona e ne tuteli i diritti fondamentali. La Chiesa, da parte sua, ribadisce che solo il riconoscimento della dignità dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, può costituire un sicuro riferimento per tale impegno. Da questa origine comune, infatti, scaturisce un comune destino dell’umanità, che dovrebbe suscitare in ognuno e in tutti un forte senso di solidarietà e di responsabilità. Formulo i miei sinceri voti affinché i Delegati presenti alla Conferenza di Ginevra lavorino insieme, con spirito di dialogo e di accoglienza reciproca, per mettere fine ad ogni forma di razzismo, discriminazione e intolleranza, segnando così un passo fondamentale verso l’affermazione del valore universale della dignità dell’uomo e dei suoi diritti, in un orizzonte di rispetto e di giustizia per ogni persona e popolo.

En ce dimanche de la Divine Miséricorde, je suis heureux de vous saluer chers pèlerins de langue française. Nous célébrons aussi en ce jour le quatrième anniversaire de mon élection au Siège de Pierre. Je confie à la miséricorde de Dieu ce Ministère dont j’ai reçu la charge. Priez pour le Pape et pour son apostolat, pour l’Église et pour son unité. Que la Vierge Marie, Mère de Dieu et Mère de l’Église, qui se tient à nos côtés, nous aide à vivre tout au long de notre vie dans la lumière de la joie pascale !

I am happy to greet all the English-speaking visitors present for today’s Regina Coeli prayer, including the group from Dulwich Preparatory School, Cranbrook in Kent. As we rejoice in the new life that the Risen Christ has won for us, let us renew our resolve to be faithful to our baptismal promises by rejecting Satan and living according to the example of the Lord. In our prayer we commend our perseverance to the intercession of Mary, Queen of Heaven. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings of peace and joy!

Einen frohen, österlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache, insbesondere an die Gruppe der Hörer des Bayerischen Rundfunks. Am Tag meiner Wahl zum Nachfolger Petri vor genau vier Jahren habe ich die Gläubigen um ihr Gebet für meine Arbeit im Weinberg des Herrn gebeten. Heute möchte ich allen danken, die meinen Hirtendienst besonders auch in den deutschsprachigen Ländern durch ihre treue geistliche Verbundenheit unterstützen und dies in den vergangenen Tagen und Wochen zahlreich zum Ausdruck gebracht haben. So bilden wir mit Maria und der ganzen Kirche eine freudige Gemeinschaft um den Auferstandenen und vertrauen unsere Anliegen der Barmherzigkeit Gottes an. Der Herr segne euch und eure Familien.

Saludo con afecto a los fieles de lengua española, en particular a los peregrinos de la Parroquia de Nuestra Señora del Carmen, de Murcia. En este segundo domingo de Pascua, dedicado a la Divina Misericordia, invoquemos a la Santísima Virgen María para que nos alcance la gracia de reconocer a Cristo Resucitado como la fuente de toda esperanza, que sigue actuando su misericordia en los sacramentos, especialmente en el de la Reconciliación, y en la acción caritativa de la Iglesia. ¡Feliz Pascua y Feliz Domingo!

Dzisiaj, w Niedzielę Bożego Miłosierdzia, pozdrawiam bardzo serdecznie rodaków Sługi Bożego Jana Pawła II. To on przypomniał nam wszystkim orędzie Chrystusa Miłosiernego, objawione świętej Faustynie. Zachęcał byśmy je nieśli całemu światu. W obliczu zła, które w sercach ludzkich wciąż sieje tak wiele spustoszenia, jest to zadanie tym bardziej aktualne. Bądźmy świadkami miłosiernej miłości Boga. Trwając w radości paschalnej, w rocznicę mojego wyboru na Stolicę Piotrową, dziękuję wszystkim za modlitwy w mojej intencji.

[Oggi nella Domenica della Divina Misericordia saluto in modo particolarmente cordiale i connazionali del Servo di Dio Giovanni Paolo II. È stato lui a ricordare a noi tutti il messaggio di Cristo Misericordioso, rivelato a Santa Faustina. Ci ha esortato a portarlo al mondo intero. Di fronte al male che nei cuori umani dissemina tanta desolazione è un compito più che mai attuale. Cerchiamo di essere testimoni dell’amore misericordioso di Dio. Rimanendo nella gioia pasquale, nel giorno dell’anniversario della mia elezione alla Sede di Pietro, ringrazio tutti delle preghiere per me.]

Saluto di cuore i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Cesano Maderno, Torre de Busi, Cesenatico, Castellana Grotte, Taranto e San Giovanni d’Acri; i cresimandi di Statte, i giovani fidanzati di Altamura, i ragazzi del Decanato di Vimercate e quelli di Arezzo, il gruppo ospedaliero di Treviso e quello di polacchi che vivono a Bologna. Saluto i giovani partecipanti al laboratorio nazionale di pastorale giovanile sul tema "Giovani e culture: l’immigrazione". Tra i pellegrini radunati in Piazza San Pietro saluto specialmente quelli che stamani hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal Cardinale Vicario Agostino Vallini nella chiesa di Santo Spirito in Sassia. Cari amici, voi portate la celebre immagine di Gesù Misericordioso: portatela sempre dentro di voi, e siate dovunque suoi testimoni! Buona domenica a tutti!
+PetaloNero+
00lunedì 20 aprile 2009 18:03
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Héctor Rubén Aguer, Arcivescovo di La Plata

con il Vescovo Ausiliare: S.E. Mons. Antonio Marino, Vescovo tit. di Basti;

S.E. Mons. Hugo Nicolás Barbaro,Vescovo di San Roque de Presidencia Roque Sáenz Peña;

S.E. Mons. Mario Antonio Cargnello, Arcivescovo di Salta;

S.E. Mons. Alcides Jorge Pedro Casaretto, Vescovo di San Isidro

Il Papa riceve oggi in Udienza:

S.E. Mons. Paul Richard Gallagher, Arcivescovo tit. di Holdelm, Nunzio Apostolico in Guatemala.

Al termine della preghiera mariana del Regina Cæli , di ieri, il Santo Padre ha ricevuto l’Em.mo Card. Javier Lozano Barragán, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute).





RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI CUENCA (ECUADOR) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Cuenca (Ecuador), presentata da S.E Mons. Vicente Rodrigo Cisneros Durán, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Cuenca (Ecuador) il Rev.do Padre Luis Cabrera Herrera, O.F.M., finora Definitore Generale del suo Ordine.

Rev.do Padre Luis Cabrera Herrera, O.F.M.

Il Rev.do P. Cabrera è nato ad Azogues l’11 ottobre 1955. Ha frequentato il Seminario Minore francescano in Azogues e Quito, la Filosofia e la Teologia nella Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador ed ha ottenuto il Dottorato in Filosofia presso l’Antonianum di Roma.

È stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1983. Ha svolto i seguenti incarichi: aiutante del Maestro di novizi O.F.M. e poi Maestro di noviziato di Riobamba; membro del Consiglio Provinciale dell’Ordine, incaricato della pastorale vocazionale e della formazione degli aspiranti della provincia francescana; Direttore dell’Istituto filosofico-teologico "Card. B. Echeverría" di Quito; Segretario del settore per l’ecumenismo della Commissione Episcopale di Magistero e Dottrina della Conferenza Episcopale Ecuadoriana.

Nell’ agosto 2000 è stato eletto Ministro Provinciale dei Francescani della Provincia dell’Ecuador e Vicepresidente della Conferenza dei Religiosi. Dal 2003 è a Roma come Definitore Generale dell’Ordine per l’America Latina e il Caribe.
+PetaloNero+
00martedì 21 aprile 2009 16:13
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI SYRACUSE (U.S.A.) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Syracuse (U.S.A.), presentata da S.E. Mons. James M. Moynihan, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Syracuse (U.S.A.) S.E. Mons. Robert J. Cunningham, finora Vescovo di Ogdensburg.

S.E. Mons. Robert J. Cunningham

S.E. Mons. Robert J. Cunningham è nato a Buffalo (New York) il 18 giugno 1943. Dopo aver frequentato la locale scuola elementare cattolica "St. John the Baptist", ha svolto la sua formazione al sacerdozio nel Seminario diocesano preparatorio e al "St. John Vianney Seminary" ad East Aurora. Successivamente ha conseguito la Licenza in Diritto Canonico presso l’Università Cattolica a Washington.

Ordinato sacerdote il 24 maggio 1969 per la diocesi di Buffalo, ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice-Parroco delle parrocchie del SS. Sacramento e di S. Giovanni Battista e, contemporaneamente, Segretario del Vescovo Ausiliare S.E. Mons. Bernard J. McLoughlin (1969-1974); Segretario particolare del Vescovo e Cancelliere Aggiunto (1974-1978); Vice Cancelliere della diocesi (1978-1985); Cancelliere (1985-2004); Vicario Generale (1986-2004); e Parroco della parrocchia di S. Luigi a Buffalo (2002-2004). Nel corso di questi anni è stato Membro di vari Consigli, Commissioni e Comitati di Amministrazione, nonché Giudice del Tribunale diocesano.

Dopo il trasferimento di S.E. Mons. Henry J. Mansell alla sede metropolitana di Hartford nel 2003, S.E. Mons. Cunningham è stato eletto Amministratore Diocesano.

Nominato Vescovo di Ogdensburg il 9 marzo 2004, è stato consacrato il 18 maggio successivo.

In seno alla Conferenza Episcopale è Membro del "Committee on the Protection of Children and Young People", del "Committee on Priorities and Plans" e del "Subcommittee on Native American Catholics".

Il suo motto episcopale è "Ecclesia Mater Nostra".



NOMINA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI ST. LOUIS (U.S.A.)

Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di St. Louis (U.S.A.) S.E. Mons. Robert James Carlson, finora Vescovo di Saginaw.

S.E. Mons. Robert James Carlson

S.E. Mons. Robert James Carlson è nato a Minneapolis (Minnesota) il 30 giugno 1944. Ha frequentato la scuola elementare "Saint Raymond" a Mount Prospect (Illinois); la scuola "Annunciation" a Minneapolis; e la scuola media "Cretin" a Saint Paul. E’ entrato prima nel Seminario minore "Nazareth Hall" e poi nel Seminario arcidiocesano "Saint Paul" a Saint Paul.

E’ stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Saint Paul and Minneapolis il 23 maggio 1970.

Dopo l’ordinazione ha svolto i seguenti uffici: Vice Parroco della "Saint Raphael Parish" a Crystal dal 1970 al 1972; Vice Parroco della "Saint Margaret Mary Parish" a Golden Valley dal 1972 al 1973 e Amministratore parrocchiale dal 1973 al 1976; Direttore Vocazionale e Vice Cancelliere dal 1976 al 1977. Dal 1977 al 1979 ha seguito gli studi di Diritto Canonico presso l’Università Cattolica d’America a Washington, D.C. Dal 1979 al 1983 è stato Cancelliere della Curia diocesana e Parroco della "Saint Leonard of Port Maurice Parish".

Nominato Vescovo titolare di Avioccala ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Saint Paul and Minneapolis il 19 novembre 1983, è stato consacrato l’11 gennaio successivo.

Il 13 gennaio 1994 è stato nominato Vescovo Coadiutore della diocesi di Sioux Falls (South Dakota), ed è diventato Ordinario di quella sede il 21 marzo 1995.

Il 29 dicembre 2004 è stato nominato Vescovo di Saginaw. Mons. Carlson è anche membro del comitato per la promozione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata della Conferenza Episcopale Statunitense.



NOMINA DEL COADIUTORE DI GOMA (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)

Il Papa ha nominato Vescovo Coadiutore della diocesi di Goma (Repubblica Democratica del Congo) S.E. Mons. Théophile Kaboy Ruboneka, finora Vescovo di Kasongo.


+PetaloNero+
00martedì 21 aprile 2009 16:16
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALL’ABATE PRIMATE DEI MONACI BENEDETTINI CONFEDERATI IN OCCASIONE DEL 900° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SANT’ANSELMO

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato all’Abate Primate dei Monaci Benedettini Confederati, il Rev.mo P. Dom Notker Wolf, in occasione del 900° anniversario della morte di Sant’Anselmo:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Reverendissimo Patri

Domino Notker Wolf

Abbati Primati Benedictinorum Confoederatorum

Nongentesimus Sancti Anselmi obitus iam advenit annus, quem congruenter commemorare honorareque volumus. Vere is Europaeus est Sanctus habendus, qui anno MXXXIII in Italia septentrionali ortus et monachus factus Benedictinus in abbatia Beccensi Normanniae anno MLX, demum Archiepiscopus Cantuariensis in Anglia anno MCIX de hoc mundo demigravit. Memoriam eius devoto animo recolentes, ipsius sapientiae thesaurum extollere collustrareque volumus, ut homines qui nunc sunt, Europaei potissimum, ad eum accedant, solidam eiusdem et uberem doctrinam sumpturi.

Licet Archiepiscopus esset, monachus Benedictinus esse prae ceteris voluit, prorsus vitae monasticae momenti ponderisque conscius. Suam Pontifici Maximo beato Urbano II Epistulam de Incarnatione Verbi dicans, appellatur ipse frater Anselmus, vita peccator, habitu monachus, sive iubente sive permittente Deo Cantuariae metropolis vocatus episcopus (in S. Anselmi Opera omnia, II, ed. F. S. Schmitt, Romae 1940, p. 3). Iuveni cuidam monacho scribit: Te hortor et moneo, ut mens tua semper ad meliora se extendere studeat. Quod si quaeris consilium quomodo hoc possis facere: monachicum propositum super omnia dilige (Ep. 232, ed. Schmitt, l.c., IV, Edimburgi 1949, p. 138). Significationis quantum Lectionis divinae exercitae Anselmus intellexerit, quod cardo est vitae Benedictinae, patefacit eius Prologus Orationum sive Meditationum, quas scripsit ad excitandam legentis mentem ad Dei amorem vel timorem, seu ad suimet discussionem, de quibus commonet: Non sunt legendae in tumultu, sed in quiete, nec cursim et velociter, sed paulatim cum intenta et morosa meditatione (Orationes sive Meditationes, Prol., ed. Schmitt, l. c., III, Edimburgi 1946, p. 3). Sancti Benedicti verba de vita monastica, quae ad Deum requirendum vertitur (si revera Deum quaerit) ipsaque de Christi amore, cui nihil est anteferendum (nihil amori Christi praeponere), principia quidem sunt, quae eum ad theologiam vestigandam ducunt (cfr Regula S. Benedicti, c. 58, 7; c. 4, 21).

Ex vita igitur Benedictina, quam ipse sive Becci sive Cantuariae exegit, ratio reperitur eiusdem theologici operis. Suis in scriptis, cum altius intellegere fidei mysteria studet, nullum inter eruditionem et devotionem, theologiam et mysticam intervenit discidium. Sanctus Anselmus sicut theologus precatur et precans theologiam vestigat. Magnum eius opus, quod Proslogion inscribitur, sicut Sancti Augustini Confessiones, una est precatio, una Dei vultum contemplandi est cupiditas. Multum ille humano intellectu, Dei tamquam dono, confidit. Pontifici Urbano II suum opus, quod est Cur Deus homo, dicans, rationis ius, immo rationis officium palam sustinet fidei altius vestigandae ad contemplandam veritatis pulchritudinem: Ubi (sacra pagina) dicit: ‘nisi credideritis, non intelligetis’, aperte nos monet intentionem ad intellectum extendere, cum docet qualiter ad illum debeamus proficere. Denique quoniam inter fidem et speciem intellectum quem in hac vita capimus esse medium intelligo: quanto aliquis ad illum proficit, tanto eum propinquare speciei, ad quam omnes anhelamus, existimo (Cur Deus homo. Commendatio operis, ed. Schmitt, l. c., II, Romae 1940, p. 40).

Ob oculos habito huius praestantis Doctoris magisterio, Sancti Anselmi de Urbe Collegium, a Pontifice Maximo Leone XIII conditum veluti academicum internationale Institutum, ad iuvenes totius orbis Benedictinos erudiendos destinatum, praecipua illa principia servare provehereque contendit, quae, secundum eiusdem Sancti Patroni mentem, ad monasticam vitam et ad intellectivum opus attinent. Sed hodiernis temporibus Pontificium Athenaeum Sancti Anselmi, quamvis indolem servet Benedictinam, non monachis tantum patet, sed etiam monialibus sororibusque, cleri saecularis discipulis ac laicis. Istuc vel discipuli non catholici instituendi accedere solent. Collegium hoc proinde factum est vere internationale academicum Institutum. Inibi traditur philosophica, theologica ac liturgica institutio, quae efficit ut fides et intellectiva eiusdem fidei cognitio coniungantur, quemadmodum suis temporibus Sanctus Anselmus egit. Sanctus hic doctor suum Proslogion capite illo praeclaro concludit quod est de gaudio pleno: Oro, Deus, cognoscam te, amem te, ut gaudeam de te. Et si non possum in hac vita ad plenum, vel proficiam in dies usque dum veniat illud ad plenum. Proficiat hic in me notitia tua, et ibi fiat plena; crescat amor tuus, et ibi sit plenus: ut hic gaudium meum sit in spe magnum, et ibi sit in re plenum (Prosl. 26, ed. Schmitt, l. c., I, Seccovii 1938, p. 121).

Exoptantes quidem ut universi precatione illa, laetitia speque referta, imbuantur ipsiusque doctoris doctrinam plenius adipiscantur, Benedictionem Apostolicam, benevolentiae Nostrae veluti signum, tibi nominatim, reverendissime Pater, universae Benedictinae Confoederationi, magistris, discipulis, omnibusque istuc accedentibus, ex animo impertimus.

Ex Aedibus Vaticanis, die VII mensis Martii, anno MMIX, Pontificatus Nostri quarto.

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00mercoledì 22 aprile 2009 16:47
RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE E CONSULTORE DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

Il Santo Padre ha nominato Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale, nonché Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede il Rev.do P. Charles Morerod, Decano della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Roma e docente di Teologia dogmatica.



NOMINA DI MEMBRO DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

Il Papa ha nominato Membro della Congregazione delle Cause dei Santi S.E. Mons. Justo Mullor García, Arcivescovo titolare di Bolsena, Nunzio Apostolico.



NOMINA DI MEMBRI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

Il Santo Padre ha nominato Membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia gli Ill.mi Signori Pablo Adrian Cavallero e Marcela Estela Benhaim Varela (Argentina).



NOMINA DI CONSULTORI DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI

Il Santo Padre ha nominato Consultori della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti i Reverendi: Mons. Juan Miguel Ferrer Grenesche, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Toledo (Spagna); Mons. Wilhelm Imkamp, del clero della diocesi di Augsburg (Germania).
+PetaloNero+
00mercoledì 22 aprile 2009 16:47
LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’EM.MO CARD. GIACOMO BIFFI, INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL IX CENTENARIO DELLA MORTE DI SANT’ANSELMO

Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato all’Em.mo Card. Giacomo Biffi, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del IX centenario della morte di Sant’Anselmo d’Aosta:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Al Signor Cardinale GIACOMO BIFFI

Inviato Speciale alle celebrazioni del IX centenario

della morte di sant’Anselmo

In vista delle celebrazioni a cui Ella, venerato Fratello, prenderà parte come mio Legato nella illustre città di Aosta per il IX centenario della morte di sant’Anselmo, avvenuta a Canterbury il 21 aprile 1109, mi è caro affidarLe uno speciale messaggio nel quale desidero richiamare i tratti salienti di questo grande monaco, teologo e pastore d’anime, la cui opera ha lasciato una traccia profonda nella storia della Chiesa. La ricorrenza costituisce infatti un’opportunità da non perdere per rinnovare la memoria di una tra le figure più luminose nella tradizione della Chiesa e nella stessa storia del pensiero occidentale europeo. L’esemplare esperienza monastica di Anselmo, il suo metodo originale nel ripensare il mistero cristiano, la sua sottile dottrina teologica e filosofica, il suo insegnamento sul valore inviolabile della coscienza e sulla libertà come responsabile adesione alla verità e al bene, la sua appassionata opera di pastore d’anime, dedito con tutte le forze alla promozione della "libertà della Chiesa", non hanno mai cessato di suscitare nel passato il più vivo interesse, che il ricordo della morte sta felicemente riaccendendo e favorendo in diversi modi e in vari luoghi.

In questa memoria del «Dottore magnifico» – come sant’Anselmo è chiamato – non può non distinguersi in modo particolare la Chiesa di Aosta, nella quale egli ebbe i natali e che giustamente si compiace di considerarlo il suo figlio più illustre. Anche quando lascerà Aosta nel tempo della sua giovinezza, egli continuerà a portare nella memoria e nel cuore un fascio di ricordi che non mancheranno di riaffiorare alla sua coscienza nei momenti più importanti della vita. Tra questi ricordi, un posto particolare avevano certamente l’immagine dolcissima della madre e quella maestosa dei monti della sua Valle con le loro cime altissime e perennemente innevate, in cui egli vedeva raffigurata, come in un simbolo avvincente e suggestivo, la sublimità di Dio. Ad Anselmo – «un fanciullo cresciuto tra i monti», come lo definisce il suo biografo Eadmero (Vita Sancti Anselmi, i, 2) – Dio appare come ciò di cui non è possibile pensare qualcosa di più grande: forse a questa sua intuizione non era estraneo lo sguardo volto fin dalla fanciullezza a quelle vette inaccessibili. Già da bambino infatti riteneva che per incontrare Dio occorreva «salire sul vertice della montagna» (ibid.). Di fatto, sempre meglio egli si renderà conto che Dio si trova a una altezza inaccessibile, situata oltre i traguardi a cui l’uomo può arrivare, dal momento che Dio sta al di là del pensabile. Per questo il viaggio alla ricerca di Dio, almeno su questa terra, non si concluderà mai, ma sarà sempre pensiero e anelito, rigoroso procedimento dell’intelletto e implorante domanda del cuore.

L’intensa brama di sapere e l’innata propensione alla chiarezza e al rigore logico spingeranno Anselmo verso le scholae del suo tempo. Egli approderà così al monastero di Le Bec, dove verrà soddisfatta la sua inclinazione per la dialettica, e soprattutto si accenderà la sua vocazione claustrale. Soffermarsi sugli anni della vita monastica di Anselmo significa incontrare un religioso fedele, «costantemente occupato in Dio solo e nelle discipline celesti» - come scrive il suo biografo – tanto da raggiungere «un tale vertice di speculazione divina, da essere in grado, per la via aperta da Dio, di penetrare e, una volta penetrate, di spiegare le questioni più oscure, e in precedenza insolute, riguardanti la divinità di Dio e la nostra fede, e di provare con chiare ragioni che quanto affermava apparteneva alla sicura dottrina cattolica» (Vita Sancti Anselmi, i, 7). Con queste parole il suo biografo delinea il metodo teologico di sant’Anselmo, il cui pensiero si accendeva e illuminava nell’orazione. E’ lui stesso a confessare, in una sua opera famosa, che l’intelligenza della fede è un avvicinarsi alla visione, alla quale tutti aneliamo e della quale speriamo di godere alla fine del nostro pellegrinaggio terreno: «Quoniam inter fidem et speciem intellectum quem in hac vita capimus esse medium intelligo: quanto aliquis ad illum proficit, tanto eum propinquare speciei, ad quam omnes anhelamus, existimo» (Cur Deus homo, Commendatio). Il Santo mirava a raggiungere la visione dei nessi logici intrinseci al mistero, a percepire la «chiarezza della verità», e perciò a cogliere l’evidenza delle «ragioni necessarie», intimamente sottese al mistero. Un intento certamente audace, sul cui esito si soffermano ancora oggi gli studiosi di Anselmo. In realtà, la sua ricerca dell’«intelletto (intellectus)» disposto tra la «fede (fides)» e la «visione (species)» proviene, come fonte, dalla stessa fede ed è sostenuta dalla confidenza nella ragione, mediante la quale la fede in certa misura si illumina. L’intento di Anselmo è chiaro: «innalzare la mente alla contemplazione di Dio» (Proslogion, Proemium). Rimangono, in ogni caso, programmatiche per ogni ricerca teologica le sue parole: «Non tento, Signore, di penetrare la tua profondità, perché non posso neppure da lontano mettere a confronto con essa il mio intelletto; ma desidero intendere, almeno fino a un certo punto, la tua verità, che il mio cuore crede e ama. Non cerco infatti di capire per credere, ma credo per capire"(Non quaero intelligere ut credam, sed credo ut intelligam)» (Proslogion, 1).

In Anselmo, priore ed abate di Le Bec, rileviamo poi alcune caratteristiche che ne definiscono ulteriormente il profilo personale. Colpisce innanzitutto, in lui, il carisma di esperto maestro di vita spirituale, che conosce e illustra sapientemente le vie della perfezione monastica. Al tempo stesso, si resta affascinati dalla sua genialità educativa, che si esprime in quel metodo del discernimento – lui lo qualifica via discretionis (Ep. 61) – che è lo stile un po’ di tutta la sua vita, uno stile in cui si compongono la misericordia e la fermezza. Peculiare è infine la capacità che egli dimostra nell’iniziare i discepoli all’esperienza dell’autentica preghiera: in particolare, le sue Orationes sive Meditationes, avidamente richieste e largamente usate, hanno contribuito a fare di tante persone del suo tempo delle "anime oranti", così come le altre sue opere si sono rivelate un prezioso coefficiente per rendere il medioevo un periodo "pensante" e, possiamo aggiungere, "coscienzioso". Si direbbe che l’Anselmo più autentico lo si ritrovi a Le Bec, dove rimase trentatré anni, e dove fu molto amato. Grazie alla maturazione acquisita in un simile ambiente di riflessione e preghiera, egli potrà anche in mezzo alle successive tribolazioni episcopali dichiarare: «Non conserverò nel cuore alcun rancore per nessuno» (Ep. 321).

La nostalgia del monastero lo accompagnerà per il resto della sua vita. Lo confessò egli stesso quando fu costretto, con vivissimo dolore suo e dei suoi monaci, a lasciare il monastero per assumere il ministero episcopale al quale non si sentiva adatto: «È noto a molti – scrisse al Papa Urbano II – quale violenza mi sia stata fatta, e quanto fossi restio e contrario, quando venni trattenuto come vescovo in Inghilterra e come abbia esposto le ragioni di natura, età, debolezza e ignoranza, che si opponevano a questo ufficio e che rifuggono e detestano assolutamente gli impegni secolari, che non posso affatto svolgere senza mettere in pericolo la salvezza dell’anima mia» (Ep. 206). Con i suoi monaci poi si confida in questi termini: «Sono vissuto per trentatré anni da monaco – tre anni senza incarichi, quindici come priore, e altrettanti come abate –, in modo tale che tutti i buoni che mi hanno conosciuto mi volevano bene, certo non per merito mio ma per la grazia di Dio, e più mi volevano bene quelli che mi conoscevano più intimamente e con maggiore familiarità» (Ep. 156). Ed aggiungeva: «Siete stati in molti a venire al Bec …Molti tra voi circondavo d’un affetto così tenero e soave che ciascuno poteva aver l’impressione che io non amassi nessun altro in uguale misura» (ibid.).

Nominato arcivescovo di Cantebury e iniziatosi, così, il suo cammino più tribolato, appariranno in tutta la loro luce il suo «amore della verità» (Ep. 327), la sua rettitudine, la sua rigorosa fedeltà alla coscienza, la sua «libertà episcopale» (Ep. 206), la sua «onestà episcopale» (Ep. 314), la sua insonne opera per la liberazione della Chiesa dai condizionamenti temporali e dalle servitù di calcoli non compatibili con la sua natura spirituale. Rimangono esemplari, a questo proposito, le sue parole al re Enrico: «Rispondo che né nel battesimo né in nessun’altra mia ordinazione ho promesso di osservare la legge o la consuetudine di vostro padre o dell’arcivescovo Lanfranco, ma la legge di Dio e di tutti gli ordini ricevuti» (Ep. 319). Per Anselmo primate della Chiesa d’Inghilterra vale il principio: «Sono cristiano, sono monaco, sono vescovo: voglio quindi essere a tutti fedele, secondo il debito che ho verso ciascuno» (Ep. 314). In quest’ottica egli non esita ad affermare: «Preferisco essere in disaccordo con gli uomini che, d’accordo con loro, essere in disaccordo con Dio» (Ep. 314). Proprio per questo egli si sente disposto anche al sacrificio supremo: «Non ho paura di effondere il mio sangue; non temo nessuna ferita nel mio corpo né la perdita dei beni» (Ep. 311).

Si comprende come, per tutte queste ragioni, Anselmo conservi tuttora una grande attualità e un forte fascino, e quanto possa essere proficuo rivisitare e ripubblicare i suoi scritti, e insieme rimeditare sulla sua vita. Ho appreso perciò con gioia che Aosta, nella ricorrenza del ix centenario della morte del Santo, si stia distinguendo per un insieme di opportune e intelligenti iniziative – specialmente con l’accurata edizione delle sue opere – nell’intento di far conoscere e amare gli insegnamenti e gli esempi di questo illustre suo figlio. Affido a Lei, venerato Fratello, il compito di recare ai fedeli dell’antica e cara Città di Aosta l’esortazione a guardare con ammirazione e affetto a questo grande loro concittadino, la cui luce continua a brillare in tutta la Chiesa, soprattutto là dove sono coltivati l’amore per le verità della fede e il gusto per il loro approfondimento mediante la ragione. E, infatti, la fede e la ragione – fides et ratio – si trovano in Anselmo mirabilmente unite. Con questi sentimenti invio di cuore per Suo tramite, venerato Fratello, al Vescovo, Mons. Giuseppe Anfossi, al clero, ai religiosi e ai fedeli di Aosta e a quanti prendono parte alla celebrazioni in onore del "Dottore magnifico" una speciale Benedizione Apostolica, propiziatrice di copiose effusioni di favori celesti.

Dal Vaticano, 15 aprile 2009

BENEDICTUS PP. XVI

+PetaloNero+
00mercoledì 22 aprile 2009 16:49
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, si è soffermato su Ambrogio Autperto.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

la Chiesa vive nelle persone e chi vuol conoscere la Chiesa, comprendere il suo mistero, deve considerare le persone che hanno vissuto e vivono il suo messaggio, il suo mistero. Perciò parlo da tanto tempo nelle catechesi del mercoledì di persone dalle quali possiamo imparare che cosa sia la Chiesa. Abbiamo cominciato con gli Apostoli e i Padri della Chiesa e siamo pian piano giunti fino all’VIII secolo, il periodo di Carlo Magno. Oggi vorrei parlare di Ambrogio Autperto, un autore piuttosto sconosciuto: le sue opere infatti erano state attribuite in gran parte ad altri personaggi più noti, da sant’Ambrogio di Milano a sant’Ildefonso, senza parlare di quelle che i monaci di Montecassino hanno ritenuto di dover rivendicare alla penna di un loro abate omonimo, vissuto quasi un secolo più tardi. A prescindere da qualche breve cenno autobiografico inserito nel suo grande commento all’Apocalisse, abbiamo poche notizie certe sulla sua vita. L’attenta lettura delle opere di cui via via la critica gli riconosce la paternità consente però di scoprire nel suo insegnamento un tesoro teologico e spirituale prezioso anche per i nostri tempi.

Nato in Provenza, da distinta famiglia, Ambrogio Autperto – secondo il suo tardivo biografo Giovanni – fu alla corte del re franco Pipino il Breve ove, oltre all’incarico di ufficiale, svolse in qualche modo anche quello di precettore del futuro imperatore Carlo Magno. Probabilmente al seguito di Papa Stefano II, che nel 753-54 si era recato alla corte franca, Autperto venne in Italia ed ebbe modo di visitare la famosa abbazia benedettina di san Vincenzo, alle sorgenti del Volturno, nel ducato di Benevento. Fondata all’inizio di quel secolo dai tre fratelli beneventani Paldone, Tatone e Tasone, l’abbazia era conosciuta come oasi di cultura classica e cristiana. Poco dopo la sua visita, Ambrogio Autperto decise di abbracciare la vita religiosa ed entrò in quel monastero, dove poté formarsi in modo adeguato, soprattutto nel campo della teologia e della spiritualità, secondo la tradizione dei Padri. Intorno all’anno 761 venne ordinato sacerdote e il 4 ottobre del 777 fu eletto abate col sostegno dei monaci franchi, mentre gli erano contrari quelli longobardi, favorevoli al longobardo Potone. La tensione a sfondo nazionalistico non si acquietò nei mesi successivi, con la conseguenza che Autperto l’anno dopo, nel 778, pensò di dare le dimissioni e di riparare con alcuni monaci franchi a Spoleto, dove poteva contare sulla protezione di Carlo Magno. Con ciò, tuttavia, il dissidio nel monastero di S. Vincenzo non venne appianato, e qualche anno dopo, quando alla morte dell’abate succeduto ad Autperto fu eletto proprio Potone (a. 782), il contrasto tornò a divampare e si giunse alla denuncia del nuovo abate presso Carlo Magno. Questi rinviò i contendenti al tribunale del Pontefice, il quale li convocò a Roma. Chiamò anche come testimone Autperto che, però, durante il viaggio morì improvvisamente, forse ucciso, il 30 gennaio 784.

Ambrogio Autperto fu monaco ed abate in un’epoca segnata da forti tensioni politiche, che si ripercuotevano anche sulla vita all’interno dei monasteri. Di ciò abbiamo echi frequenti e preoccupati nei suoi scritti. Egli denuncia, ad esempio, la contraddizione tra la splendida apparenza esterna dei monasteri e la tiepidezza dei monaci: sicuramente con questa critica aveva di mira anche la sua stessa abbazia. Per essa scrisse la Vita dei tre fondatori con la chiara intenzione di offrire alla nuova generazione di monaci un termine di riferimento con cui confrontarsi. Uno scopo simile perseguiva anche il piccolo trattato ascetico Conflictus vitiorum et virtutum ("Conflitto tra i vizi e le virtù"), che ebbe grande successo nel Medioevo e fu pubblicato nel 1473 a Utrecht sotto il nome di Gregorio Magno e un anno dopo a Strasburgo sotto quello di sant’Agostino. In esso Ambrogio Autperto intende ammaestrare i monaci in modo concreto sul come affrontare il combattimento spirituale giorno per giorno. In modo significativo egli applica l’affermazione di 2 Tim 3,12: "Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati" non più alla persecuzione esterna, ma all’assalto che il cristiano deve affrontare dentro di sé da parte delle forze del male. Vengono presentate in una specie di disputa 24 coppie di combattenti: ogni vizio cerca di adescare l’anima con sottili ragionamenti, mentre la rispettiva virtù ribatte tali insinuazioni servendosi preferibilmente di parole della Scrittura.

In questo trattato sul conflitto tra vizi e virtù, Autperto contrappone alla cupiditas (la cupidigia) il contemptus mundi (il disprezzo del mondo), che diventa una figura importante nella spiritualità dei monaci. Questo disprezzo del mondo non è un disprezzo del creato, della bellezza e della bontà della creazione e del Creatore, ma un disprezzo della falsa visione del mondo presentataci e insinuataci proprio dalla cupidigia. Essa ci insinua che "avere" sarebbe il sommo valore del nostro essere, del nostro vivere nel mondo apparendo come importanti. E così falsifica la creazione del mondo e distrugge il mondo. Autperto osserva poi che l’avidità di guadagno dei ricchi e dei potenti nella società del suo tempo esiste anche nell’interno delle anime dei monaci e scrive perciò un trattato intitolato De cupiditate, in cui, con l’apostolo Paolo, denuncia fin dall’inizio la cupidigia come la radice di tutti i mali. Scrive: "Dal suolo della terra diverse spine acute spuntano da varie radici; nel cuore dell’uomo, invece, le punture di tutti i vizi provengono da un’unica radice, la cupidigia" (De cupiditate 1: CCCM 27B, p. 963). Rilievo, questo, che alla luce della presente crisi economica mondiale, rivela tutta la sua attualità. Vediamo che proprio da questa radice della cupidigia tale crisi è nata. Ambrogio immagina l’obiezione che i ricchi e i potenti potrebbero sollevare dicendo: ma noi non siamo monaci, per noi certe esigenze ascetiche non valgono. E lui risponde: "È vero ciò che dite, ma anche per voi, nella maniera del vostro ceto e secondo la misura delle vostre forze, vale la via ripida e stretta, perché il Signore ha proposto solo due porte e due vie (cioè la porta stretta e quella larga, la via ripida e quella comoda); non ha indicato una terza porta ed una terza via" (l. c., p. 978). Egli vede chiaramente che i modi di vivere sono molto diversi. Ma anche per l’uomo in questo mondo, anche per il ricco vale il dovere di combattere contro la cupidigia, contro la voglia di possedere, di apparire, contro il concetto falso di libertà come facoltà di disporre di tutto secondo il proprio arbitrio. Anche il ricco deve trovare l’autentica strada della verità, dell’amore e così della retta vita. Quindi Autperto, da prudente pastore d’anime, sa poi dire, alla fine della sua predica penitenziale, una parola di conforto: "Ho parlato non contro gli avidi, ma contro l’avidità, non contro la natura, ma contro il vizio" (l. c., p. 981).

L’opera più importante di Ambrogio Autperto è sicuramente il suo commento in dieci libri all’Apocalisse: esso costituisce, dopo secoli, il primo commento ampio nel mondo latino all’ultimo libro della Sacra Scrittura. Quest’opera era frutto di un lavoro pluriennale, svoltosi in due tappe tra il 758 ed il 767, quindi prima della sua elezione ad abate. Nella premessa, egli indica con precisione le sue fonti, cosa assolutamente non normale nel Medioevo. Attraverso la sua fonte forse più significativa, il commento del Vescovo Primasio Adrumetano, redatto intorno alla metà del VI secolo, Autperto entra in contatto con l’interpretazione che dell’Apocalisse aveva lasciato l’africano Ticonio, che era vissuto una generazione prima di sant’Agostino. Non era cattolico; apparteneva alla Chiesa scismatica donatista; era tuttavia un grande teologo. In questo suo commento egli vede soprattutto nell’Apocalisse riflettersi il mistero della Chiesa. Ticonio era giunto alla convinzione che la Chiesa fosse un corpo bipartito: una parte, egli dice, appartiene a Cristo, ma c’è un’altra parte della Chiesa che appartiene al diavolo. Agostino lesse questo commento e ne trasse profitto, ma sottolineò fortemente che la Chiesa è nelle mani di Cristo, rimane il suo Corpo, formando con Lui un solo soggetto, partecipe della mediazione della grazia. Sottolinea perciò che la Chiesa non può mai essere separata da Gesù Cristo. Nella sua lettura dell’Apocalisse, simile a quella di Ticonio, Autperto non s’interessa tanto della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi, quanto piuttosto delle conseguenze che derivano per la Chiesa del presente dalla sua prima venuta, l’incarnazione nel seno della Vergine Maria. E ci dice una parola molto importante: in realtà Cristo "deve in noi, che siamo il suo Corpo, quotidianamente nascere, morire e risuscitare" (In Apoc. III: CCCM 27, p. 205). Nel contesto della dimensione mistica che investe ogni cristiano, egli guarda a Maria come a modello della Chiesa, modello per tutti noi, perché anche in noi e tra noi deve nascere Cristo. Sulla scorta dei Padri che vedevano nella "donna vestita di sole" di Ap 12,1 l’immagine della Chiesa, Autperto argomenta: "La beata e pia Vergine … quotidianamente partorisce nuovi popoli, dai quali si forma il Corpo generale del Mediatore. Non è quindi sorprendente se colei, nel cui beato seno la Chiesa stessa meritò di essere unita al suo Capo, rappresenta il tipo della Chiesa". In questo senso Autperto vede un ruolo decisivo della Vergine Maria nell’opera della Redenzione (cfr anche le sue omelie In purificatione s. Mariae e In adsumptione s. Mariae). La sua grande venerazione e il suo profondo amore per la Madre di Dio gli ispirano a volte delle formulazioni che in qualche modo anticipano quelle di san Bernardo e della mistica francescana, senza tuttavia deviare verso forme discutibili di sentimentalismo, perché egli non separa mai Maria dal mistero della Chiesa. Con buona ragione quindi Ambrogio Autperto è considerato il primo grande mariologo in Occidente. Alla pietà che, secondo lui, deve liberare l’anima dall’attaccamento ai piaceri terreni e transitori, egli ritiene debba unirsi il profondo studio delle scienze sacre, soprattutto la meditazione delle Sacre Scritture, che qualifica "cielo profondo, abisso insondabile" (In Apoc. IX). Nella bella preghiera con cui conclude il suo commento all’Apocalisse sottolineando la priorità che in ogni ricerca teologica della verità spetta all’amore, egli si rivolge a Dio con queste parole: "Quando da noi sei scrutato intellettualmente, non sei scoperto come veramente sei; quando sei amato, sei raggiunto".

Possiamo vedere oggi in Ambrogio Autperto una personalità vissuta in un tempo di forte strumentalizzazione politica della Chiesa, in cui nazionalismo e tribalismo avevano sfigurato il volto della Chiesa. Ma lui, in mezzo a tutte queste difficoltà che conosciamo anche noi, seppe scoprire il vero volto della Chiesa in Maria, nei Santi. E seppe così capire che cosa vuol dire essere cattolico, essere cristiano, vivere della Parola di Dio, entrare in questo abisso e così vivere il mistero della Madre di Dio: dare di nuovo vita alla Parola di Dio, offrire alla Parola di Dio la propria carne nel tempo presente. E con tutta la sua conoscenza teologica, la profondità della sua scienza, Autperto seppe capire che con la semplice ricerca teologica Dio non può essere conosciuto realmente com’è. Solo l’amore lo raggiunge. Ascoltiamo questo messaggio e preghiamo il Signore perchè ci aiuti a vivere il mistero della Chiesa oggi, in questo nostro tempo.



SINTESI DELLA CATECHESI IN DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Ambroise Autpert est un auteur du huitième siècle assez peu connu. Né en Provence, officier à la cour du roi Pépin le Bref, il contribua à l’éducation du futur Charlemagne. Puis il fut admis à l’abbaye bénédictine de Saint-Vincent dans le Bénévent et reçut l’ordination sacerdotale en 777. Rapidement élu Abbé, il dût faire face jusqu’à sa mort, en 784, à de fortes oppositions au sein de l’abbaye, qui reflétaient les tensions politiques de l’époque. Il est l’une des figures majeures de la renaissance carolingienne. Dans ses écrits, il s’emploie notamment à raviver l’idéal et la ferveur monastiques. Son Commentaire de l’Apocalypse est toutefois son œuvre majeure qui révèle l’originalité et la profondeur de sa spiritualité. L'Église en est le thème central. Il affirme qu’il ne faut pas la séparer du Christ, seul Médiateur. Corps du Christ, l'Église, participe à cette médiation. Chaque jour, écrit-il, le Christ doit naître en nous, il doit mourir en nous et ressusciter. Et Marie, dans le sein duquel l'Église est unie à son Chef, est le modèle de l'Église. En dévoilant son rôle unique dans l’œuvre de la Rédemption, Ambroise Autpert se montre comme le premier grand mariologue de l’occident ; son amour de la Vierge Marie l’oriente vers la source de la véritable vie chrétienne, celle qui s’abreuve aux Saintes Écritures.

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins francophones. Je salue en particulier les nombreux jeunes présents ce matin, surtout les lycéens. Les pèlerins des diocèses de Perpignan et de Fréjus Toulon avec leurs Évêques Mgr Marceau et Mgr Rey, les paroisses de saint-Cloud et de saint Martin de Chanu, ainsi que les pèlerins de Paris, Strasbourg, Dijon, Cambrai, Albi, Angoulême et Versailles. À l’exemple de saint Ambroise Autpert et de la Vierge Marie, aimez passionnément l’Église. Que Dieu vous bénisse !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Today I would like to speak about the writings of a little-known author from the eighth century – the Benedictine monk and abbot Ambrose Autpert. The turbulence of the times in which he lived affected life within the monasteries, and many of Autpert’s writings summon his brethren to rekindle the fervour of their monastic vocation. One of his most widely-read works is his Conflict between the vices and the virtues, designed to assist his monks in their daily spiritual struggle. For each of twenty-four vices threatening the soul, he indicated the corresponding virtue that would help the Christian to overcome temptation. Observing the widespread thirst for power and wealth in society of that time, he taught that greed is the root of all vices, and he urged his contemporaries to seek the narrow gate that leads to life. In his extensive commentary on the Book of Revelation, viewed as a treatise on the Church, Autpert taught that Christ must "be born, die and rise again every day in us, his body". Hence the Virgin Mary serves as a model of the Church. Indeed, Autpert is considered the first great Marian theologian in the West, and he writes with an almost mystical love for the Blessed Virgin. Love, he says, is the key to our knowledge of God. Intellectual study may point the way, but only when we love God do we truly know him. Following Autpert’s teaching, let us strive to grow daily in our love for God.

I am pleased to welcome the English-speaking pilgrims and visitors here today, including groups from Britain and Ireland, Scandinavia, Australia, Canada and the United States of America. I extend a special greeting to the young people from India. Upon all of you, and upon your families and loved ones, I invoke God’s blessings of joy and peace.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der heutigen Katechese möchte ich über den heiligen Ambrosius Autpertus sprechen, einen Autor des achten Jahrhunderts, dessen Schriften auch für unsere Zeit einen wertvollen theologischen und spirituellen Schatz darstellen. Ambrosius Autpertus stammte aus der Provence und war am Hof des Frankenkönigs Pippin des Jüngeren tätig. Er kam auch nach Italien, wo er später in die Abtei St. Vinzenz bei Benevent eintrat. Im Jahre 777 wurde er zum Abt dieses Klosters gewählt. Wegen Spannungen innerhalb der Mönchsgemeinschaft legte er ein Jahr später sein Amt nieder und begab sich nach Spoleto. Unversehens verstarb er am 30. Januar 784 auf dem Weg nach Rom. Zu den Werken, die Ambrosius Autpertus hinterlassen hat, zählen eine asketische Abhandlung über die Laster und die Tugenden sowie eine Schrift über die Habsucht. Sein Hauptwerk ist aber der Kommentar zur Offenbarung des Johannes, nach Jahrhunderten der erste ausführliche lateinische Kommentar zum letzten Buch der Bibel. Früheren Auslegungen folgend, deutet er die Kirche als das eigentliche Thema der Offenbarung des Johannes. Für Ambrosius Autpertus kann aber die Kirche nie von Christus getrennt gesehen werden, die als Leib Christi an dessen Mittlerschaft teilnimmt. Eine besondere Stellung kommt dabei Maria als Urbild der Kirche und Mutter der Glaubenden zu. Mit manchen Formulierungen nimmt Ambrosius Autpertus schon die Marienfrömmigkeit des heiligen Bernhard vorweg und gilt als der erste große Mariologe des Westens.

Von Herzen grüße ich alle Besucher deutscher Sprache; insbesondere die Firmlinge aus Meilen in Begleitung von Bischof Huonder sowie die Mitarbeiter der Nationaldirektion für fremdsprachige Seelsorge in Österreich zusammen mit Weihbischof Scharl und ebenso die Seminaristen des Bistums Roermond gemeinsam mit Bischof Wiertz. Der auferstandene Christus, der uns in seiner Kirche geeint hat, mache uns zu Mitarbeitern seines Heils. Der Herr segne euch alle.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Ambrosio Auperto nació en el siglo octavo, en Provenza, en el seno de una familia distinguida. En la corte de Pepino el Breve fue preceptor del futuro Emperador Carlo Magno. Posteriormente, viajó a Italia e ingresó en el monasterio benedictino de San Vicente, en el ducado de Benevento, del que, tras ser ordenado sacerdote en el año setecientos sesenta y uno, fue elegido abad. Por tensiones internas, dimitió de este encargo poco después. Murió el 30 de enero del setecientos ochenta y cuatro. Es autor de obras de alto contenido teológico, ascético y moral, la más importante de las cuales fue un comentario en diez volúmenes al libro del Apocalipsis. Durante mucho tiempo, sus escritos se atribuyeron a otras personas, como San Ambrosio de Milán o San Ildefonso de Toledo. Por su profundo amor a la Madre de Dios y sus luminosas reflexiones, es considerado como el primer gran mariólogo de Occidente. El legado espiritual de este autor lo convierte en un auténtico maestro de vida cristiana e invita a ahondar en sus preciosas enseñanzas.

Saludo con afecto a los fieles de lengua española procedentes de España y otros países latinoamericanos, en particular a los peregrinos de México, acompañados por los Cardenales Norberto Rivera Carrera y Ennio Antonelli, que colaboraron en la organización del Sexto Encuentro Mundial de las Familias, celebrado en el mes de enero pasado. Que su estancia en Roma los confirme en la fe de los Apóstoles y los aliente a ser discípulos y misioneros de Jesucristo, que con su resurrección ha vencido el pecado y la muerte y nos alienta a ser testigos de la verdad del Evangelio que cambia nuestras vidas. Muchas gracias.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua portoghese

Com amizade, saúdo o grupo brasileiro do Colégio São Mauro e demais peregrinos de língua portuguesa aqui presentes, com votos de que esta romagem fortaleça a vossa adesão a Jesus Cristo e o desejo de O fazer amar na própria casa e na sociedade. O Pai do Céu derrame os seus dons sobre vós e vossas famílias, que de coração abençoo.


○ Saluto in lingua polacca

Witam pielgrzymów polskich, a szczególnie alumnów Seminarium Duchownego z Radomia, delegację Krajowego Duszpasterstwa Młodzieży i uczestników Diecezjalnej Pielgrzymki Płockiej, przybywających do Rzymu z okazji Roku świętego Pawła wraz z księżmi biskupami. Jutro przypada uroczystość świętego Wojciecha, Patrona Polski. Polecając was tu obecnych i waszą Ojczyznę jego opiece wszystkim z serca błogosławię.

[Do il mio benvenuto ai pellegrini polacchi e in modo particolare, agli alunni del Seminario Maggiore di Radom, alla Delegazione della Pastorale Nazionale della Gioventù e ai partecipanti del pellegrinaggio diocesano dalla diocesi di Plock, che vengono a Roma in occasione dell’Anno Paolino accompagnati dai loro vescovi. Domani si celebra la festa di Sant’Adalberto, il Patrono della Polonia. Affidando la vostra Patria e voi tutti qui presenti alla sua protezione, vi benedico tutti di cuore.]


○ Saluto in lingua ungherese

Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, különösen az erdélyi, a lőrinci a nyíregyházi és a rákosfalvai csoport tagjait!

Kedves Testvéreim, ez a zarándoklat a húsvéti időben legyen alkalom mindnyájatok számára a lelki megerősödésre.

Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Rivolgo un saluto cordiale ai fedeli ungheresi, specialmente ai membri dei gruppi di Miercurea Ciuc, di Nyíregyháza, di Budapest-Rákosfalva e di Lőrinci!

Fratelli e Sorelle! La vostra visita a Roma nel Tempo di Pasqua sia per ognuno di voi occasione di autentico rinnovamento spirituale.

Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám poutníky z České republiky, zvlášť z farností Heřmanův Městec, Keblov a Vilémov!

Drazí přátelé, kéž vás naplní radost ze Vzkříšení našeho Pána!

K tomu ze srdce žehnám vám i vašim drahým!

Chvála Kristu!

[Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Repubblica Ceca, in particolare ai fedeli delle parrocchie di Heřmanův Městec, Keblov a Vilémov!

Cari amici, vi colmi la gioia della Risurrezione del Signore!

Con questi voti benedico di cuore voi e i vostri cari!

Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne z Ohradzan, Zázrivej, Žiliny, Lendaku, Spišských Hanušoviec, Rače, Petržalky a Humenného.

Bratia a sestry, ďakujem vám za modlitby, ktorými sprevádzate moju službu Nástupcu svätého Petra a zo srdca žehnám vás i vašich drahých.

Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do un benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli provenienti da Ohradzany, Zázrivá, Žilina, Lendak, Spišské Hanušovce, Rača, Petržalka e Humenné.

Fratelli e sorelle, vi ringrazio per le preghiere con le quali accompagnate il mio servizio di Successore di San Pietro e cordialmente benedico voi ed i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovena

Lepo pozdravljam romarje iz Slovenije!

Naj vam bo Kristusovo vstajenje vir veselja in moči, da boste zvesto hodili za Njim, ki je naš Gospod in Odrešenik. Rad vam podelim apostolski blagoslov!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Slovenia!

La risurrezione di Cristo vi sia fonte di gioia e di forza affinché possiate seguire nella fedeltà Colui che è nostro Signore e Redentore. Volentieri vi imparto l’Apostolica Benedizione.]


○ Saluto in lingua croata

Od srca pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz župe Svetog Ivana Krstitelja iz Koprivničkog Ivanca! Uskrsli Gospodin, koji je i kroz zatvorena vrata ušao u dvoranu posljednje večere i ohrabrio svoje učenike zamijenivši njihov strah sigurnom vjerom, neka i vas učvrsti u vjeri, nadi i ljubavi. Hvaljen Isus i Marija!

[Di cuore saluto i pellegrini croati, particolarmente i fedeli della parrocchia di San Giovanni Battista di Koprivnički Ivanec! Il Signore risorto, che malgrado la porta chiusa è entrato nella stanza dell’ultima cena ed ha incoraggiato i suoi discepoli sostituendo la loro paura con la fede certa, rafforzi anche voi nella fede, speranza ed amore. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina con l’Arcivescovo Mons. Salvatore Ligorio; della diocesi di Mondovì, con il Vescovo Mons. Luciano Pacomio; e dell’Arcidiocesi di Lanciano-Ortona, con l’Arcivescovo Mons. Carlo Ghidelli. Cari fratelli e sorelle, come afferma san Paolo, nessuna difficoltà può separarci dall’amore di Cristo, (cfr. Rm 8,35-39). Per questo, testimoniate con fervore la vostra comune adesione a Cristo ed edificate la Chiesa nella carità e nella verità. Saluto i Seminaristi dei Seminari Maggiori, partecipanti al convegno promosso dalla Pontifica Unione Missionaria, ed i rappresentanti del Movimento dei Laici Missionari della Carità, esortando ciascuno a riscoprire il dono della sequela di Cristo, aderendo sempre, con il suo aiuto, alla volontà del Padre. Saluto con affetto gli esponenti dell’Unione mutilati per il servizio istituzionale, ed auspico che la loro visita alle tombe degli Apostoli susciti in tutti un rinnovato desiderio di testimonianza cristiana. Un saluto speciale rivolgo ai soci dell’Associazione Nazionale S. Paolo Italia, qui convenuti così numerosi. Cari amici, vi incoraggio a proseguire generosamente la vostra importante opera in favore dell’animazione dei ragazzi e dei giovani, mediante gli Oratori e i Circoli giovanili. Come l’Apostolo delle genti, siate ferventi annunciatori del Vangelo. Il mio particolare pensiero va pure agli studenti della scuola "Giuseppe Susanna" del I° Circolo didattico "Don Lorenzo Milani" di Galatone, come pure agli alunni dell’Istituto professionale alberghiero di San Pellegrino Terme.

Saluto, ora, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Il Signore risorto riempia del suo amore il cuore di ciascuno di voi, cari giovani, perché siate pronti a seguirlo con l'entusiasmo e la freschezza della vostra età; sostenga voi, cari malati, nell'accettare con serenità il peso della sofferenza; guidi voi, cari sposi novelli, a fondare nella fedele donazione reciproca, famiglie impregnate del profumo della santità evangelica.

Desidero infine rivolgere una speciale parola ai Giovani del Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo, che ricordano oggi il 25° anniversario della consegna della croce dell’Anno Santo ai giovani del mondo. Era, infatti, il 22 aprile del 1984, quando alla fine dell'Anno Santo della Redenzione, l’amato Giovanni Paolo II affidò ai giovani del mondo la grande croce di legno che, per suo stesso desiderio, era stata tenuta presso l'altare maggiore della basilica di San Pietro durante quello speciale Anno Giubilare. Da allora, la croce fu accolta nel Centro internazionale giovanile San Lorenzo, e da lì cominciò a viaggiare per i Continenti, aprendo i cuori di tanti ragazzi e ragazze all'amore redentore di Cristo. Questo suo pellegrinaggio prosegue ancora, soprattutto in preparazione delle Giornate Mondiali della Gioventù, tanto da essere ormai nota come "Croce delle GMG". Cari amici, vi affido di nuovo questa croce! Continuate a portarla in ogni angolo della terra, perchè anche le prossime generazioni scoprano la Misericordia di Dio e ravvivino nei loro cuori la speranza in Cristo crocifisso e risorto!
+PetaloNero+
00giovedì 23 aprile 2009 16:57
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Gustavo Arturo Help, Vescovo di Venado Tuerto;

S.E. Mons. Guillermo José Garlatti, Arcivescovo di Bahía Blanca

con l’Ausiliare:

S.E. Mons. Pedro María Laxague, Vescovo tit. di Castra severiana;

S.E. Mons. Carlos María Franzini, Vescovo di Rafaela;

S.E. Mons. Jorge Rubén Lugones, S.I., Vescovo di Lomas de Zamora;

S.E. Mons. Aurelio José Kühn, O.F.M., Prelato di Deán Funes;

S.E. Jorge Luis Lona, Vescovo di San Luis;

S.E. Mons. Baldomero Carlos Martini, Vescovo di San Justo;

S.E. Mons. Carlos Humberto Malfa, Vescovo di Chascomús;

S.E. Mons. José Luis Mollaghan, Arcivescovo di Rosario;

S.E. Mons. Miguel Mykycej, F.D.P., Vescovo di Santa Maria del Patrocinio en Buenos Aires degli Ucraini

con l’Ausiliare:

S.E. Mons. Sviatoslav Shevchuk, Vescovo tit. di Castra di Galba;

S.E. Mons. Antonio Juan Baseotto, Ordinario Militare emerito.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Membri della Pontificia Commissione Biblica;

Em.mo Card. Raffaele Farina, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e Seguito per la presentazione del volume "Die Vatikan-Bible", Editore Belser Verlag.


+PetaloNero+
00giovedì 23 aprile 2009 16:58
CELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I MEMBRI DEL COMITATO ORGANIZZATORE DELL’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE IN MESSICO

Alle 7.30 di questa mattina, nella Cappella Redemptoris Mater, il Santo Padre Benedetto XVI ha celebrato la Santa Messa con la partecipazione della Commissione Centrale Organizzatrice del VI Incontro Mondiale delle Famiglie.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione eucaristica:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Queridos amigos:

Hace poco, hemos dicho en el Salmo responsorial: «Bendigo al Señor en todo momento; su alabanza está siempre en mi boca» (Salmo 33). Lo alabamos hoy por el VI Encuentro Mundial de las Familias, celebrado felizmente en la Ciudad de México el pasado mes de enero, y a cuya organización y desarrollo ustedes han participado de diversos modos. Se lo agradezco de corazón. Saludo también cordialmente a los señores cardenales Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consejo para la Familia, y al Arzobispo Primado de México, Norberto Rivera Carrera, que preside esta peregrinación a Roma.

En la lectura de los Hechos de los Apóstoles hemos escuchado de labios de San Pedro: «Hay que obedecer a Dios antes que a los hombres» (Hch 5,29). Esto concuerda plenamente con lo que nos dice el Evangelio de Juan: «El que cree en el Hijo posee la vida eterna; el que no crea al Hijo, no verá la vida» (Jn 3,36). Así, pues, la Palabra de Dios nos habla de una obediencia que no es simple sujeción, ni un simple cumplimiento de mandatos, sino que nace de una íntima comunión con Dios y consiste en una mirada interior que sabe discernir aquello que «viene de lo alto» y «está por encima de todo». Es fruto del Espíritu Santo que Dios concede «sin medida».

Queridos amigos, nuestros contemporáneos necesitan descubrir esta obediencia, que no es teórica sino vital; que es un optar por unas conductas concretas, basadas en la obediencia al querer de Dios, que nos hacen ser plenamente libres. Las familias cristianas con su vida doméstica, sencilla y alegre, compartiendo día a día las alegrías, esperanzas y preocupaciones, vividas a la luz de la fe, son escuelas de obediencia y ámbito de verdadera libertad. Lo saben bien los que han vivido su matrimonio según los planes de Dios durante largos años, como alguno de los presentes, comprobando la bondad del Señor que nos ayuda y alienta.

En la Eucaristía Cristo está realmente presente; es el pan que baja de lo alto para reparar nuestras fuerzas y afrontar el esfuerzo y la fatiga del camino. Él está a nuestro lado. Que Él sea el mejor amigo también de quien hoy recibe la primera comunión, trasformando su interior para que sea testigo entusiasta de Él ante los demás.

Prosigamos ahora nuestra celebración eucarística invocando la amorosa intercesión de nuestra Madre del cielo, Nuestra Señora de Guadalupe, para que recibamos a Jesús y tengamos vida y, fortalecidos con el pan Eucarístico, seamos servidores de la verdadera alegría para el mundo. Amén.
+PetaloNero+
00giovedì 23 aprile 2009 16:59
DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AI MEMBRI DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA


Sala dei Papi
Giovedì, 23 aprile 2009



Signor Cardinale, Eccellenza,
cari Membri della Pontificia Commissione Biblica,

sono lieto di accogliervi ancora una volta al termine della vostra annuale Assemblea plenaria. Ringrazio il Signor Cardinale William Levada per il suo indirizzo di saluto e per la concisa esposizione del tema che è stato oggetto di attenta riflessione nel corso della vostra riunione. Vi siete nuovamente radunati per approfondire un argomento molto importante: l'ispirazione e la verità della Bibbia. Si tratta di un tema che riguarda non soltanto la teologia, ma la stessa Chiesa, poiché la vita e la missione della Chiesa si fondano necessariamente sulla Parola di Dio, la quale è anima della teologia e, insieme, ispiratrice di tutta l'esistenza cristiana. Il tema che avete affrontato risponde, inoltre, a una preoccupazione che mi sta particolarmente a cuore, poiché l'interpretazione della Sacra Scrittura è di importanza capitale per la fede cristiana e per la vita della Chiesa.

Come Ella ha già ricordato, Signor Presidente, nell'Enciclica Providentissimus Deus Papa Leone XIII offriva agli esegeti cattolici nuovi incoraggiamenti e nuove direttive in tema di ispirazione, verità ed ermeneutica biblica. Più tardi Pio XII nella sua Enciclica Divino afflante Spiritu raccoglieva e completava il precedente insegnamento, esortando gli esegeti cattolici a giungere a soluzioni in pieno accordo con la dottrina della Chiesa, tenendo debitamente conto dei positivi apporti dei nuovi metodi di interpretazione nel frattempo sviluppati. Il vivo impulso dato da questi due Pontefici agli studi biblici, come Lei ha anche detto, ha trovato piena conferma ed è stato ulteriormente sviluppato nel Concilio Vaticano II, cosicché tutta la Chiesa ne ha tratto e ne trae beneficio. In particolare, la Costituzione conciliare Dei Verbum illumina ancora oggi l'opera degli esegeti cattolici e invita i Pastori e i fedeli ad alimentarsi più assiduamente alla mensa della Parola di Dio. Il Concilio ricorda, al riguardo, innanzitutto che Dio è l'Autore della Sacra Scrittura: «Le cose divinamente rivelate che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l'ispirazione dello Spirito Santo. La Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa» (Dei Verbum, 11). Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, invisibile e trascendente Autore, si deve dichiarare, per conseguenza, che «i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle sacre Lettere» (ibid., 11).

Dalla corretta impostazione del concetto di divina ispirazione e verità della Sacra Scrittura derivano alcune norme che riguardano direttamente la sua interpretazione. La stessa Costituzione Dei Verbum, dopo aver affermato che Dio è l'autore della Bibbia, ci ricorda che nella Sacra Scrittura Dio parla all'uomo alla maniera umana. E questa sinergia divino-umana è molto importante: Dio parla realmente per gli uomini in modo umano. Per una retta interpretazione della Sacra Scrittura bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare tramite parole umane. «Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile agli uomini» (Dei Verbum, 13). Queste indicazioni, molto necessarie per una corretta interpretazione di carattere storico-letterario come prima dimensione di ogni esegesi, richiedono poi un collegamento con le premesse della dottrina sull'ispirazione e verità della Sacra Scrittura. Infatti, essendo la Scrittura ispirata, c'è un sommo principio di retta interpretazione senza il quale gli scritti sacri resterebbero lettera morta, solo del passato: la Sacra Scrittura deve «essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (Dei Verbum, 12).

Al riguardo, il Concilio Vaticano II indica tre criteri sempre validi per una interpretazione della Sacra Scrittura conforme allo Spirito che l'ha ispirata. Anzitutto occorre prestare grande attenzione al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura: solo nella sua unità è Scrittura. Infatti, per quanto siano differenti i libri che la compongono, la Sacra Scrittura è una in forza dell'unità del disegno di Dio, del quale Cristo Gesù è il centro e il cuore (cfr Lc 24,25-27; Lc 24,44-46). In secondo luogo occorre leggere la Scrittura nel contesto della tradizione vivente di tutta la Chiesa. Secondo un detto di Origene, «Sacra Scriptura principalius est in corde Ecclesiae quam in materialibus instrumentis scripta» ossia «la Sacra Scrittura è scritta nel cuore della Chiesa prima che su strumenti materiali». Infatti la Chiesa porta nella sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l'interpretazione di essa secondo il senso spirituale (cfr Origene, Homiliae in Leviticum, 5,5). Come terzo criterio è necessario prestare attenzione all'analogia della fede, ossia alla coesione delle singole verità di fede tra di loro e con il piano complessivo della Rivelazione e la pienezza della divina economia in esso racchiusa.

Il compito dei ricercatori che studiano con diversi metodi la Sacra Scrittura è quello di contribuire secondo i suddetti principi alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura. Lo studio scientifico dei testi sacri è importante, ma non è da solo sufficiente perché rispetterebbe solo la dimensione umana. Per rispettare la coerenza della fede della Chiesa l'esegeta cattolico deve essere attento a percepire la Parola di Dio in questi testi, all'interno della stessa fede della Chiesa. In mancanza di questo imprescindibile punto di riferimento la ricerca esegetica resterebbe incompleta, perdendo di vista la sua finalità principale, con il pericolo di essere ridotta ad una lettura puramente letteraria, nella quale il vero Autore – Dio – non appare più. Inoltre, l'interpretazione delle Sacre Scritture non può essere soltanto uno sforzo scientifico individuale, ma deve essere sempre confrontata, inserita e autenticata dalla tradizione vivente della Chiesa. Questa norma è decisiva per precisare il corretto e reciproco rapporto tra l'esegesi e il Magistero della Chiesa. L'esegeta cattolico non si sente soltanto membro della comunità scientifica, ma anche e soprattutto membro della comunità dei credenti di tutti i tempi. In realtà questi testi non sono stati dati ai singoli ricercatori o alla comunità scientifica «per soddisfare la loro curiosità o per fornire loro degli argomenti di studio e di ricerca» (Divino afflante Spiritu, EB 566). I testi ispirati da Dio sono stati affidati in primo luogo alla comunità dei credenti, alla Chiesa di Cristo, per alimentare la vita di fede e guidare la vita di carità. Il rispetto di questa finalità condiziona la validità e l'efficacia dell'ermeneutica biblica. L'Enciclica Providentissimus Deus ha ricordato questa verità fondamentale e ha osservato che, lungi dall'ostacolare la ricerca biblica, il rispetto di questo dato ne favorisce l'autentico progresso. Direi, un’ermeneutica della fede corrisponde più alla realtà di questo testo che non una ermeneutica razionalista, che non conosce Dio.

Essere fedeli alla Chiesa significa, infatti, collocarsi nella corrente della grande Tradizione che, sotto la guida del Magistero, ha riconosciuto gli scritti canonici come parola rivolta da Dio al suo popolo e non ha mai cessato di meditarli e di scoprirne le inesauribili ricchezze. Il Concilio Vaticano II lo ha ribadito con grande chiarezza: «Tutto quello che concerne il modo di interpretare la Scrittura è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare e interpretare la Parola di Dio» (Dei Verbum, 12). Come ci ricorda la summenzionata Costituzione dogmatica esiste una inscindibile unità tra Sacra Scrittura e Tradizione, poiché entrambe provengono da una stessa fonte: «La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Ambedue infatti, scaturendo dalla stessa divina sorgente, formano, in un certo qual modo, una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti la Sacra Scrittura è parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito Santo; invece la sacra Tradizione trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano. In questo modo la Chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono esser accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di riverenza» (Dei Verbum, 9). Come sappiamo, questa parola “pari pietatis affectu ac reverentia” è stata creata da San Basilio, è poi stata recepita nel Decreto di Graziano, da cui è entrata nel Concilio di Trento e poi nel Vaticano II. Essa esprime proprio questa inter-penetrazione tra Scrittura e Tradizione. Soltanto il contesto ecclesiale permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica Parola di Dio che si fa guida, norma e regola per la vita della Chiesa e la crescita spirituale dei credenti. Ciò, come ho già detto, non impedisce in nessun modo un’interpretazione seria, scientifica, ma apre inoltre l’accesso alle dimensioni ulteriori del Cristo, inaccessibili ad un’analisi solo letteraria, che rimane incapace di accogliere in sé il senso globale che nel corso dei secoli ha guidato la Tradizione dell'intero Popolo di Dio.

Cari Membri della Pontificia Commissione Biblica, desidero concludere il mio intervento formulando a tutti voi i miei personali ringraziamenti e incoraggiamenti. Vi ringrazio cordialmente per l'impegnativo lavoro che compite al servizio della Parola di Dio e della Chiesa mediante la ricerca, l'insegnamen­to e la pubblicazione dei vostri studi. A ciò aggiungo i miei incoraggiamenti per il cammino che resta ancora da percorrere. In un mondo dove la ricerca scientifica assume una sempre maggiore importanza in numerosi campi è indispensabile che la scienza esegetica si situi a un livello adeguato. E' uno degli aspetti dell'inculturazione della fede che fa parte della missione della Chiesa, in sintonia con l'accoglienza del mistero dell'Incarnazione. Cari fratelli e sorelle, il Signore Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato e divino Maestro che ha aperto lo spirito dei suoi discepoli all'intelligenza delle Scritture (cfr Lc 24,45), vi guidi e vi sostenga nelle vostre riflessioni. La Vergine Maria, modello di docilità e di obbedienza alla Parola di Dio, vi insegni ad accogliere sempre meglio la ricchezza inesauribile della Sacra Scrittura, non soltanto attraverso la ricerca intellettuale, ma anche nella vostra vita di credenti, affinché il vostro lavoro e la vostra azione possano contribuire a fare sempre più risplendere davanti ai fedeli la luce della Sacra Scrittura. Nell’assicurarvi il sostegno della mia preghiera nella vostra fatica, vi imparto di cuore, quale pegno dei divini favori, l’Apostolica Benedizione.



© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

+PetaloNero+
00venerdì 24 aprile 2009 01:50
Messa del Papa per gli organizzatori del VI incontro mondiale svoltosi in Messico

La famiglia cristiana scuola di obbedienza e luogo di libertà




Il Papa ha presieduto questa mattina, giovedì 23, nella cappella Redemptoris Mater, la celebrazione della messa alla quale hanno partecipato, con i cardinali Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, e Norberto Rivera Carrera, arcivescovo primate del Messico, i membri della commissione organizzatrice del VI incontro mondiale delle famiglie, svoltosi lo scorso mese di gennaio a Città del Messico.


Cari amici,
Poco fa abbiamo detto nel salmo responsoriale: "Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode" (33,1). Lo lodiamo oggi per il VI incontro mondiale delle famiglie, felicemente celebrato a Città del Messico lo scorso mese di gennaio, e alla cui organizzazione e al cui svolgimento voi avete partecipato in diversi modi. Vi ringrazio di cuore. Saluto anche cordialmente i signori cardinali Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e l'arcivescovo primate del Messico, Norberto Rivera Carrera, che presiede questo pellegrinaggio a Roma.
Nella lettura degli Atti degli Apostoli abbiamo ascoltato dalle labbra di Pietro: "Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini" (5, 29). Ciò concorda pienamente con quanto ci dice il Vangelo di Giovanni: "Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita" (3, 36). Così la Parola di Dio ci parla quindi di un'obbedienza che non è semplice soggezione, né un mero adempimento di mandati, ma nasce da un'intima comunione con Dio e consiste in uno sguardo interiore che sa discernere ciò che "viene dall'alto" ed "è al di sopra di tutti". È frutto dello Spirito Santo che Dio concede "senza misura".
Cari amici, i nostri contemporanei hanno bisogno di scoprire questa obbedienza, che non è teorica bensì vitale, che è un optare per alcune condotte concrete, basate sull'obbedienza al volere di Dio, che ci rendono pienamente liberi. Le famiglie cristiane con la loro vita domestica, semplice e gioiosa, condividendo ogni giorno le gioie, le speranze e le preoccupazioni, vissute alla luce della fede, sono scuole di obbedienza e ambiti di vera libertà. Lo sanno bene quanti hanno vissuto il proprio matrimonio secondo i piani di Dio per lunghi anni, come alcuni dei presenti, sperimentando la bontà del Signore che ci aiuta e ci incoraggia.
Nell'eucaristia Cristo è realmente presente: è il pane che scende dall'alto per farci riprendere le forze e per affrontare lo sforzo e la fatica del cammino. Egli è sempre al nostro fianco. Che Cristo sia il migliore amico anche di chi oggi riceve la prima comunione, trasformandolo interiormente affinché sia un suo testimone entusiasta dinanzi agli altri!
Proseguiamo ora la nostra celebrazione eucaristica invocando l'amorevole intercessione della nostra Madre del cielo, Nuestra Señora de Guadalupe, affinché riceviamo Gesù e abbiamo la vita e, rafforzati con il pane eucaristico, siamo servitori della vera gioia per il mondo.



(©L'Osservatore Romano - 24 aprile 2009)
+PetaloNero+
00venerdì 24 aprile 2009 16:01
LE UDIENZE

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

il Signor Amre Moussa, Segretario Generale della Lega degli Stati Arabi, con la Consorte, e Seguito.
+PetaloNero+
00sabato 25 aprile 2009 16:08
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Signor Ralph E. Gonsalves, Primo Ministro di San Vincenzo e Grenadine, con la Consorte, e Seguito;

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Partecipanti all’Incontro degli Insegnanti di religione cattolica.




RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI CASERTA (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Caserta (Italia), presentata da S.E. Mons. Raffaele Nogaro, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Caserta (Italia) S.E. Mons. Pietro Farina, finora Vescovo di Alife-Caiazzo.

S.E. Mons. Pietro Farina

S.E. Mons. Pietro Farina è nato a Maddaloni, nella diocesi e provincia di Caserta, il 7 maggio 1942. Ha compiuto gli studi nel Seminario Minore di Caserta, in quello Regionale di Benevento e nel Pontificio Seminario Francese di Roma, come allievo della Pontificia Università Gregoriana, ove ha conseguito la Licenza in Teologia e il Baccellierato in Scienze Sociali.

Ha ricevuto l’Ordinazione sacerdotale il 26 giugno 1966. Fa parte dell’Istituto secolare dei Missionari della Regalità di Cristo.

Ha ricoperto i seguenti incarichi: Segretario del Vescovo di Caserta; Parroco della parrocchia "Santa Maria Assunta" in Mezzano di Caserta; Assistente diocesano di Azione Cattolica; Delegato Vescovile; Rettore del Seminario Minore di Caserta; Docente dell’Istituto di Scienze Religiose di Caserta. E’ stato, inoltre, Presidente dell’ANSPI; Assistente del MEIC e Vicario Generale della stessa diocesi.

Eletto alla Chiesa di Alife-Caiazzo il 16 febbraio 1999, ha ricevuto l’Ordinazione episcopale il 17 aprile dello stesso anno.

Attualmente è Membro del Consiglio per gli Affari economici della CEI e Presidente del Comitato per la promozione del sostegno alla Chiesa cattolica.



NOMINA DI INVIATI SPECIALI ALLE CELEBRAZIONI CONCLUSIVE DELL’ANNO DEDICATO ALL’APOSTOLO SAN PAOLO

In occasione della chiusura dell’Anno dedicato all’Apostolo San Paolo, che si terrà contemporaneamente il 29 giugno 2009 nei diversi "luoghi paolini", il Santo Padre ha nominato sette Em.mi Cardinali in qualità di Inviati Speciali alle rispettive celebrazioni.

- in TERRA SANTA: l’Em.mo Card. WALTER KASPER, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani;

- a MALTA: l’Em.mo Card. ENNIO ANTONELLI, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia;

- a CIPRO: l’Em.mo Card. RENATO RAFFAELE MARTINO, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace;

- in TURCHIA: l’Em.mo Card. JEAN-LOUIS TAURAN, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso;

- in GRECIA: l’Em.mo Card. JOZEF TOMKO, Prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

- in SIRIA: l’Em.mo Card. ANTONIO MARÍA ROUCO VARELA, Arciverscovo di Madrid;

- in LIBANO: l’Em.mo Card. ANDRÉ VINGT-TROIS, Arcivescovo di Parigi.



NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DELLA FONDAZIONE DELLA CHIESA DI LONG TOWER, (DERRY, IRLANDA, 9 GIUGNO 2009)

Il Papa ha nominato l’Em.mo Card. Keith Michael Patrick O’Brien, Arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del centenario della fondazione della chiesa di Long Tower, nella città di Derry (Irlanda), che avranno luogo il 9 giugno 2009.
+PetaloNero+
00sabato 25 aprile 2009 16:09
LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI CONCLUSIVE DELL’ANNO GIUBILARE INDETTO NEL VII CENTENARIO DELLA DEVOZIONE A "NOSTRA SIGNORA D’EUROPA" (GIBILTERRA, 5 MAGGIO 2009)

In data 7 marzo 2009, il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Card. José Saraiva Martins, C.M.F., Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni conclusive dell’anno giubilare, indetto nel VII centenario della devozione a "Nostra Signora d’Europa", che avranno luogo a Gibilterra il 5 maggio 2009.

Il Cardinale Inviato Speciale sarà accompagnato da una Missione composta dai seguenti Ecclesiastici della diocesi di Gibraltar:

- Rev.do Mons. Paul Charles Bear, Vicario Generale;

- Rev.do Sac. Charles Azzopardi, Vicario Apostolico per i giovani.

Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. José Saraiva Martins:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro

IOSEPHO S.R.E. Cardinali SARAIVA MARTINS, C.M.F.

Congregationis de Causis Sanctorum emerito Praefecto

Septingentesimus iam appetit annus ex 'quo tempore "Domina Nostra Europae" Gibraltariense apud solum coli coepta est, Ferdinando IV interveniente rege. Prorsus patet atque admodum liquet praestare inibi sactuarium, quod insignibus collustratur fidei documentis et in Virginem Mariam pietatis locupletatur testificationibus. Veneratus Decessor Noster Ioannes Paulus II quondam etiam est cohortatus ut caelestem Matrem fideles ibidem invocarent, superna beneficia petituri atque salutaria adiumenta impetraturi, quo universa Europa suas christianas translaticias consuetudines moresque maiorum aequius agnoscat servetque.

Cum autem noverimus iubilarem hunc eventum die quinto mensis Maii inibi sollemniter ira celebratum, cupimus Nos eundem probanda de causa extolli et salubriter magnificare, pro comperto habentes in credentes esse gratias eventuras Europaeosque cives ad antiquiora remigraturos, ut praesentia congruentius interpretentur.

Quo festivius ritus explicetur, spectatum statuimus mittere Praesulem, qui personam Nostram sustineat Nostramque pariter benignam mentem ostendat. Tu autem, Venerabilis Frater Noster, aptus prorsus occurris, cui hoc magni ponderis demandetur officium. Quapropter te Missum Extraordinarium Nostrum constituimus, ut, exoptata sanctissimae Dei Matris occurrente commemoratione, ipsam vocem Nostram significes, unde cuncti novum animum suscipiant ad Deiparam impentius venerandam.

Palam demum benevolentiam Nostram declarabis et sollicitudinem, dum preces pariter fundimus ut animi mentesque renoventur ac insigni pietate ditentur. Salutationem tandem fervidam omnibus transmittas et Benedictionem Nostram Apostolicam universis simul huius eventus participibus nomine Nostro largiaris volumus, quae sit divinarum gratiarum nuntia laetabilisque temporis signum.

Ex Aedibus Vaticanis, die mensis XXXI Martii, anno MMIX, Pontificatus Nostri quarto.

BENEDICTUS PP. XVI

+PetaloNero+
00sabato 25 aprile 2009 16:09
UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA

Alle ore 12 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre riceve in Udienza i partecipanti all’Incontro degli Insegnanti di Religione Cattolica e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

è un vero piacere per me incontrarvi quest’oggi e condividere con voi alcune riflessioni sulla vostra importante presenza nel panorama scolastico e culturale italiano, nonché in seno alla comunità cristiana. Saluto tutti con affetto, a cominciare dal Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto, presentandomi questa numerosa e vivace Assemblea. Ugualmente rivolgo un saluto cordiale a tutte le autorità presenti.

L’insegnamento della religione cattolica è parte integrante della storia della scuola in Italia, e l’insegnante di religione costituisce una figura molto importante nel collegio dei docenti. È significativo che con lui tanti ragazzi si tengano in contatto anche dopo i corsi. L’altissimo numero di coloro che scelgono di avvalersi di questa disciplina è inoltre il segno del valore insostituibile che essa riveste nel percorso formativo e un indice degli elevati livelli di qualità che ha raggiunto. In un suo recente messaggio la Presidenza della CEI ha affermato che "l’insegnamento della religione cattolica favorisce la riflessione sul senso profondo dell’esistenza, aiutando a ritrovare, al di là delle singole conoscenze, un senso unitario e un’intuizione globale. Ciò è possibile perché tale insegnamento pone al centro la persona umana e la sua insopprimibile dignità, lasciandosi illuminare dalla vicenda unica di Gesù di Nazaret, di cui si ha cura di investigare l’identità, che non cessa da duemila anni di interrogare gli uomini".

Porre al centro l’uomo creato ad immagine di Dio (cfr Gn 1,27) è, in effetti, ciò che contraddistingue quotidianamente il vostro lavoro, in unità d’intenti con altri educatori ed insegnanti. In occasione del Convegno ecclesiale di Verona, nell’ottobre 2006, io stesso ebbi modo di toccare la "questione fondamentale e decisiva" dell’educazione, indicando l’esigenza di "allargare gli spazi della nostra razionalità, riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene, coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme" (Discorso del 19 ottobre 2006: Insegnamenti di Benedetto XVI, II, 2 [2006], 473; 471). La dimensione religiosa, infatti, è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita.

Il vostro servizio, cari amici, si colloca proprio in questo fondamentale crocevia, nel quale – senza improprie invasioni o confusione di ruoli – si incontrano l’universale tensione verso la verità e la bimillenaria testimonianza offerta dai credenti nella luce della fede, le straordinarie vette di conoscenza e di arte guadagnate dallo spirito umano e la fecondità del messaggio cristiano che così profondamente innerva la cultura e la vita del popolo italiano. Con la piena e riconosciuta dignità scolastica del vostro insegnamento, voi contribuite, da una parte, a dare un’anima alla scuola e, dall’altra, ad assicurare alla fede cristiana piena cittadinanza nei luoghi dell’educazione e della cultura in generale. Grazie all’insegnamento della religione cattolica, dunque, la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori di cultura e di umanità, nei quali, decifrando l’apporto significativo del cristianesimo, si abilita la persona a scoprire il bene e a crescere nella responsabilità, a ricercare il confronto ed a raffinare il senso critico, ad attingere dai doni del passato per meglio comprendere il presente e proiettarsi consapevolmente verso il futuro.

L’appuntamento odierno si colloca anche nel contesto dell’Anno Paolino. Grande è il fascino che l’Apostolo delle genti continua ad esercitare su tutti noi: in lui riconosciamo il discepolo umile e fedele, il coraggioso annunciatore, il geniale mediatore della Rivelazione. Caratteristiche, queste, a cui vi invito a guardare per alimentare la vostra stessa identità di educatori e di testimoni nel mondo della scuola. È Paolo, nella prima Lettera ai Tessalonicesi (4,9), a definire i credenti con la bella espressione di theodidaktoi, ossia "ammaestrati da Dio", che hanno Dio per maestro. In questa parola troviamo il segreto stesso dell’educazione, come anche ricorda sant’Agostino: "Noi che parliamo e voi che ascoltate riconosciamoci come fedeli discepoli di un unico Maestro" (Serm. 23, 2).

Inoltre, nell’insegnamento paolino la formazione religiosa non è separata dalla formazione umana. Le ultime Lettere del suo epistolario, quelle dette "pastorali", sono piene di significativi rimandi alla vita sociale e civile che i discepoli di Cristo devono ben tenere a mente. San Paolo è un vero "maestro" che ha a cuore sia la salvezza della persona educata in una mentalità di fede, sia la sua formazione umana e civile, perché il discepolo di Cristo possa esprimere in pieno una personalità libera, un vivere umano "completo e ben preparato", che si manifesta anche in un’attenzione per la cultura, la professionalità e la competenza nei vari campi del sapere a beneficio di tutti. La dimensione religiosa non è dunque una sovrastruttura; essa è parte integrante della persona, sin dalla primissima infanzia; è apertura fondamentale all’alterità e al mistero che presiede ogni relazione ed ogni incontro tra gli esseri umani. La dimensione religiosa rende l’uomo più uomo. Possa il vostro insegnamento essere sempre capace, come lo fu quello di Paolo, di aprire i vostri studenti a questa dimensione di libertà e di pieno apprezzamento dell’uomo redento da Cristo così come è nel progetto di Dio, esprimendo così, nei confronti di tanti ragazzi e delle loro famiglie, una vera carità intellettuale.

Certamente uno degli aspetti principali del vostro insegnamento è la comunicazione della verità e della bellezza della Parola di Dio, e la conoscenza della Bibbia è un elemento essenziale del programma di insegnamento della religione cattolica. Esiste un nesso che lega l’insegnamento scolastico della religione e l’approfondimento esistenziale della fede, quale avviene nelle parrocchie e nelle diverse realtà ecclesiali. Tale legame è costituito dalla persona stessa dell’insegnante di religione cattolica: a voi, infatti, oltre al dovere della competenza umana, culturale e didattica propria di ogni docente, appartiene la vocazione a lasciar trasparire che quel Dio di cui parlate nelle aule scolastiche costituisce il riferimento essenziale della vostra vita. Lungi dal costituire un’interferenza o una limitazione della libertà, la vostra presenza è anzi un valido esempio di quello spirito positivo di laicità che permette di promuovere una convivenza civile costruttiva, fondata sul rispetto reciproco e sul dialogo leale, valori di cui un Paese ha sempre bisogno.

Come suggeriscono le parole dell’apostolo Paolo che fanno da titolo a questo vostro appuntamento, auguro a tutti voi che il Signore vi doni la gioia di non vergognarvi mai del suo Vangelo, la grazia di viverlo, la passione di condividere e coltivare la novità che da esso promana per la vita del mondo. Con questi sentimenti benedico voi e le vostre famiglie, insieme a tutti coloro – studenti e insegnanti – che ogni giorno incontrate in quella comunità di persone e di vita che è la scuola.
+PetaloNero+
00domenica 26 aprile 2009 16:09
CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DI 5 BEATI

Alle ore 10 di questa mattina, III Domenica di Pasqua, il Santo Padre Benedetto XVI celebra l’Eucaristia sul sagrato della Basilica Vaticana e procede alla Canonizzazione dei Beati: ARCANGELO TADINI, (1846-1912), presbitero, fondatore della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth; BERNARDO TOLOMEI (1272-1348), abate, fondatore della Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto dell’Ordine di San Benedetto; NUNO DE SANTA MARIA ÁLVARES PEREIRA (1360-1431), religioso, dell’Ordine dei Carmelitani; GELTRUDE COMENSOLI (1847-1903), vergine, fondatrice dell’Istituto delle Suore Sacramentine; CATERINA VOLPICELLI (1839-1894), vergine, fondatrice della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’Omelia che il Papa pronuncia nel corso del solenne rito di canonizzazione:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

in questa terza domenica del tempo pasquale, al centro della nostra attenzione la liturgia pone ancora una volta il mistero di Cristo risorto. Vittorioso sul male e sulla morte, l’Autore della vita, che si è immolato quale vittima di espiazione per i nostri peccati, "continua ad offrirsi per noi ed intercede come nostro avvocato; sacrificato sulla croce più non muore e con i segni della passione vive immortale" (cfr Prefazio pasquale 3). Lasciamoci interiormente inondare dal fulgore pasquale che promana da questo grande mistero, e con il Salmo responsoriale preghiamo: "Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto".

La luce del volto di Cristo risorto risplende oggi su di noi particolarmente attraverso i tratti evangelici dei cinque Beati che in questa celebrazione vengono iscritti nell’albo dei Santi: Arcangelo Tadini, Bernardo Tolomei, Nuno de Santa Maria Álvares Pereira, Gertrude Comensoli e Caterina Volpicelli. Mi unisco volentieri all’omaggio che a loro rendono i pellegrini, qui convenuti da varie nazioni, ai quali con grande affetto rivolgo un cordiale saluto. Le diverse vicende umane e spirituali di questi nuovi Santi stanno a mostrarci il rinnovamento profondo che nel cuore dell’uomo opera il mistero della risurrezione di Cristo; mistero fondamentale che orienta e guida tutta la storia della salvezza. Giustamente pertanto la Chiesa sempre, ed ancor più in questo tempo pasquale, ci invita a dirigere i nostri sguardi verso Cristo risorto, realmente presente nel Sacramento dell’Eucaristia.

Nella pagina evangelica, san Luca riferisce una delle apparizioni di Gesù risorto (24,35-48). Proprio all’inizio del brano, l’evangelista annota che i due discepoli di Emmaus, tornati in fretta a Gerusalemme, raccontarono agli Undici come lo avevano riconosciuto "nello spezzare il pane" (v. 35). E mentre essi stavano narrando la straordinaria esperienza del loro incontro con il Signore, Egli "in persona stette in mezzo a loro" (v. 36). A causa di questa sua improvvisa apparizione gli Apostoli restarono intimoriti e spaventati, al punto che Gesù, per rassicurarli e vincere ogni titubanza e dubbio, chiese loro di toccarlo – non era un fantasma, ma un uomo in carne ed ossa - e domandò poi qualcosa da mangiare. Ancora una volta, come era avvenuto per i due di Emmaus, è a tavola, mentre mangia con i suoi, che il Cristo risorto si manifesta ai discepoli, aiutandoli a comprendere le Scritture e a rileggere gli eventi della salvezza alla luce della Pasqua. "Bisogna che si compiano – egli dice – tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi" (v. 44). E li invita a guardare al futuro: "nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati" (v. 47).

Questa stessa esperienza, ogni comunità la rivive nella celebrazione eucaristica, specialmente in quella domenicale. L’Eucaristia, il luogo privilegiato in cui la Chiesa riconosce "l’autore della vita" (cfr At 3,15), è "la frazione del pane", come viene chiamata negli Atti degli Apostoli. In essa, mediante la fede, entriamo in comunione con Cristo, che è "altare, vittima e sacerdote" (cfr Prefazio pasquale 5). Ci raduniamo intorno a Lui per far memoria delle sue parole e degli eventi contenuti nella Scrittura; riviviamo la sua passione, morte e risurrezione. Celebrando l’Eucaristia comunichiamo con Cristo, vittima di espiazione, e da Lui attingiamo perdono e vita. Cosa sarebbe la nostra vita di cristiani senza l’Eucaristia? L’Eucaristia è la perpetua e vivente eredità lasciataci dal Signore nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, che dobbiamo costantemente ripensare ed approfondire perché, come affermava il venerato Papa Paolo VI, possa "imprimere la sua inesauribile efficacia su tutti i giorni della nostra vita mortale" (Insegnamenti, V [1967], p. 779). Nutriti del Pane eucaristico, i santi che oggi veneriamo, hanno portato a compimento la loro missione di amore evangelico nei diversi campi, in cui hanno operato con i loro peculiari carismi.

Lunghe ore trascorreva in preghiera davanti all’Eucaristia sant’Arcangelo Tadini, che, avendo sempre di vista nel suo ministero pastorale la persona umana nella sua totalità, aiutava i suoi parrocchiani a crescere umanamente e spiritualmente. Questo santo sacerdote, uomo tutto di Dio, pronto in ogni circostanza a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, era allo stesso tempo disponibile a cogliere le urgenze del momento e a trovarvi rimedio. Assunse per questo non poche iniziative concrete e coraggiose, come l’organizzazione della "Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso", la costruzione della filanda e del convitto per le operaie e la fondazione, nel 1900, della "Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth", allo scopo di evangelizzare il mondo del lavoro attraverso la condivisione della fatica, sull’esempio della Santa Famiglia di Nazareth. Quanto profetica fu l’intuizione carismatica di Don Tadini e quanto attuale resta il suo esempio anche oggi, in un’epoca di grave crisi economica! Egli ci ricorda che solo coltivando un costante e profondo rapporto con il Signore, specialmente nel Sacramento dell’Eucaristia, possiamo poi essere in grado di recare il fermento del Vangelo nelle varie attività lavorative e in ogni ambito della nostra società.

Anche in san Bernardo Tolomei, iniziatore di un singolare movimento monastico benedettino, spicca l’amore per la preghiera e per il lavoro manuale. La sua fu un’esistenza eucaristica, tutta dedita alla contemplazione, che si traduceva in umile servizio del prossimo. Per il suo singolare spirito di umiltà e di accoglienza fraterna, fu dai monaci rieletto abate per ventisette anni consecutivi, fino alla morte. Inoltre, per assicurare l’avvenire della sua opera, egli ottenne da Clemente VI, il 21 gennaio 1344, l’approvazione pontificia della nuova Congregazione benedettina, detta di "S. Maria di Monte Oliveto". In occasione della grande peste del 1348, lasciò la solitudine di Monte Oliveto per recarsi nel monastero di S. Benedetto a Porta Tufi, in Siena, ad assistere i suoi monaci colpiti dal male, e morì egli stesso vittima del morbo come autentico martire della carità. Dall’esempio di questo Santo viene a noi l’invito a tradurre la nostra fede in una vita dedicata a Dio nella preghiera e spesa al servizio del prossimo sotto la spinta di una carità pronta anche al sacrificio supremo.

«Sabei que o Senhor me fez maravilhas. Ele me ouve, quando eu o chamo» (Sal 4,4). Estas palavras do Salmo Responsorial exprimem o segredo da vida do bem-aventurado Nuno de Santa Maria, herói e santo de Portugal. Os setenta anos da sua vida situam-se na segunda metade do século XIV e primeira do século XV, que viram aquela nação consolidar a sua independência de Castela e estender-se depois pelos Oceanos – não sem um desígnio particular de Deus –, abrindo novas rotas que haviam de propiciar a chegada do Evangelho de Cristo até aos confins da terra. São Nuno sente-se instrumento deste desígnio superior e alistado na militia Christi, ou seja, no serviço de testemunho que cada cristão é chamado a dar no mundo. Características dele são uma intensa vida de oração e absoluta confiança no auxílio divino. Embora fosse um óptimo militar e um grande chefe, nunca deixou os dotes pessoais sobreporem-se à acção suprema que vem de Deus. São Nuno esforçava-se por não pôr obstáculos à acção de Deus na sua vida, imitando Nossa Senhora, de Quem era devotíssimo e a Quem atribuía publicamente as suas vitórias. No ocaso da sua vida, retirou-se para o convento do Carmo por ele mandado construir. Sinto-me feliz por apontar à Igreja inteira esta figura exemplar nomeadamente pela presença duma vida de fé e oração em contextos aparentemente pouco favoráveis à mesma, sendo a prova de que em qualquer situação, mesmo de carácter militar e bélica, é possível actuar e realizar os valores e princípios da vida cristã, sobretudo se esta é colocada ao serviço do bem comum e da glória de Deus.

Una particolare attrazione per Gesù presente nell’Eucaristia avvertì sin da bambina santa Gertrude Comensoli. L’adorazione del Cristo eucaristico diventò lo scopo principale della sua vita, potremmo quasi dire la condizione abituale della sua esistenza. Fu infatti davanti all’Eucarestia che santa Gertrude comprese la sua vocazione e missione nella Chiesa: quella di dedicarsi senza riserve all’azione apostolica e missionaria, specialmente a favore della gioventù. Nacque così, in obbedienza a Papa Leone XIII, il suo Istituto che mirava a tradurre la "carità contemplata" nel Cristo eucaristico, in "carità vissuta" nel dedicarsi al prossimo bisognoso. In una società smarrita e spesso ferita, come è la nostra, ad una gioventù, come quella dei nostri tempi, in cerca di valori e di un senso da dare al proprio esistere, santa Gertrude indica come saldo punto di riferimento il Dio che nell’Eucaristia si è fatto nostro compagno di viaggio. Ci ricorda che "l’adorazione deve prevalere sopra tutte le opere di carità" perché è dall’amore per Cristo morto e risorto, realmente presente nel Sacramento eucaristico, che scaturisce quella carità evangelica che ci spinge a considerare fratelli tutti gli uomini.

Testimone dell’amore divino fu anche santa Caterina Volpicelli, che si sforzò di " essere di Cristo, per portare a Cristo" quanti ebbe ad incontrare nella Napoli di fine Ottocento, in un tempo di crisi spirituale e sociale. Anche per lei il segreto fu l’Eucaristia. Alle sue prime collaboratrici raccomandava di coltivare una intensa vita spirituale nella preghiera e, soprattutto, il contatto vitale con Gesù eucaristico. E’ questa anche oggi la condizione per proseguire l’opera e la missione da lei iniziate e lasciate in eredità alle "Ancelle del Sacro Cuore". Per essere autentiche educatrici della fede, desiderose di trasmettere alle nuove generazioni i valori della cultura cristiana, è indispensabile, come amava ripetere, liberare Dio dalle prigioni in cui lo hanno confinato gli uomini. Solo infatti nel Cuore di Cristo l’umanità può trovare la sua ‘stabile dimora". Santa Caterina mostra alle sue figlie spirituali e a tutti noi, il cammino esigente di una conversione che cambi in radice il cuore, e si traduca in azioni coerenti con il Vangelo. E’ possibile così porre le basi per costruire una società aperta alla giustizia e alla solidarietà, superando quello squilibrio economico e culturale che continua a sussistere in gran parte del nostro pianeta.

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore per il dono della santità, che quest’oggi rifulge nella Chiesa con singolare bellezza in Arcangelo Tadini, Bernardo Tolomei, Nuno de Santa Maria Álvares Pereira, Gertrude Comensoli e Caterina Volpicelli. Lasciamoci attrarre dai loro esempi, lasciamoci guidare dai loro insegnamenti, perché anche la nostra esistenza diventi un cantico di lode a Dio, sulle orme di Gesù, adorato con fede nel mistero eucaristico e servito con generosità nel nostro prossimo. Ci ottenga di realizzare questa missione evangelica la materna intercessione di Maria, Regina dei Santi, e di questi nuovi cinque luminosi esempi di santità, che oggi con gioia veneriamo. Amen!






LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DEL REGINA CÆLI

Al termine della Santa Messa celebrata in Piazza San Pietro per la proclamazione di 5 nuovi Santi, prima di recitare il Regina Cæli il Santo Padre Benedetto XVI rivolge ai presenti le seguenti parole:


PRIMA DEL REGINA CÆLI

Mentre ci avviamo a concludere questa solenne celebrazione, desidero rivolgere un cordiale saluto a tutti voi, che avete voluto venire di persona a rendere omaggio ai nuovi Santi. Esprimo anzitutto riconoscenza alla Delegazione del Governo italiano e alle altre autorità civili, in particolare ai Sindaci e ai Prefetti delle città dei ben quattro concittadini elevati oggi all’onore degli altari. Saluto la Delegazione dell’Ordine di Malta. Con grande affetto ringrazio i numerosi pellegrini provenienti da molte parti d’Italia. Auspico che questo pellegrinaggio, vissuto nel segno della santità e avvalorato dalla grazia dell’Anno Paolino, possa aiutare ciascuno a "correre" con più gioia e più slancio verso "la mèta" finale, verso il "premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù" (cfr Fil 3,13-14).

In questo contesto mi piace menzionare anche la Giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che si celebra oggi. A 50 anni dalla morte del fondatore, Padre Agostino Gemelli, auguro che l’Università Cattolica sia sempre fedele ai suoi principi ispiratori, per continuare ad offrire una valida formazione alle giovani generazioni.

Dirijo a minha saudação grata e deferente à Delegação oficial de Portugal e aos Bispos vindos para a canonização de Frei Nuno de Santa Maria, com todos os seus compatriotas que guardam no coração o testemunho do «Santo Condestável»: deste modo lhe chamavam já os pobres do seu tempo, vendo o sentido de compaixão e o despojamento de quem deu os seus bens aos mais desfavorecidos. Deixou-nos assim uma nobre lição de renúncia e partilha, sem as quais será impossível chegar àquela igualdade fraterna característica duma sociedade moderna, que reconhece e trata a todos como membros da mesma e única família humana. Em particular saúdo os Carmelitas, a quem um dia se prendeu o olhar e o coração deste militar crente, vendo neles o hábito da Santíssima Virgem e no qual depois ele próprio se amortalhou. Ao desejar a abundância dos dons do Céu para todos os peregrinos e devotos de São Nuno, deixo-lhes este apelo: «Considerai o êxito da sua carreira e imitai a sua fé» (Heb 13, 7).

I greet the English-speaking pilgrims who are here with us today, especially those who have travelled to Rome to be present at the canonization of today’s new saints. Through their intercession, may all of you be filled with joy in the Risen Lord, and bear witness to him courageously in your daily lives. I invoke God’s abundant blessings upon all of you, and upon your families and loved ones at home.

Je suis heureux de vous accueillir chers pèlerins francophones. La Résurrection du Seigneur a rempli nos cœurs de lumière. Que l’exemple des nouveaux saints canonisés en ce jour, nous donne de ne pas avoir peur d’aller vers nos frères et sœurs pour transmettre la Parole de Vie dans le monde entier. Que ces Saints soient, avec la Vierge Marie, des guides et des soutiens dans votre existence quotidienne ! A la suite des disciples d’Emmaüs, soyez à votre tour des témoins du Christ Ressuscité. Que Dieu vous bénisse !

Ein herzliches Grüß Gott sage ich den Pilgern deutscher Sprache; besonders heiße heute die Studentenverbindung Capitolina willkommen. Die neuen Heiligen helfen uns bei der Betrachtung des Heilswirkens Christi: Nuno Álvares Pereira zeigt uns das göttliche Kind im Arm seiner jungfräulichen Mutter; Arcangelo Tadini führt uns zur Heiligen Familie in Nazareth, Bernhard Tolemei vergegenwärtigt uns das Geschehen am Ölberg, vor dem Geheimnis der Eucharistie hält Gertrud Comensoli inne und Caterina Volpicelli weist auf das heiligste Herz Jesu hin, in dem Gottes unergründliche Liebe sichtbar ist. Wie diese Heiligen wollen wir uns aufmachen, um Gott näher zu kommen und so auch den Menschen nahe zu sein. Der Herr segne euch und begleite euch auf allen Wegen!

Saludo con afecto a los fieles de lengua española presentes en esta celebración. Que Cristo, Buen Pastor, afiance en nosotros la alegría por haber recobrado, a través de su Resurrección, nuestra adopción filial y nos llene de esperanza en nuestro caminar hacia la Vida Eterna. Confiamos esta intención a la protección maternal de la Santísima Virgen María y a la intercesión de los cinco nuevos santos, que hoy he propuesto a la veneración de la Iglesia Universal. Feliz Pascua y Feliz Domingo.

Pozdrawiam serdecznie Polaków. Pod patronatem Dzieła Biblijnego imienia Jana Pawła II Kościół w Polsce obchodzi po raz pierwszy Niedzielę i Tydzień Biblijny. Tym, którzy zgłębiają tajemnicę Bożego Słowa z serca błogosławię. Za wstawiennictwem nowych świętych upraszam dla wszystkich dar Bożej Mądrości. Życzę dobrej niedzieli i obfitych owoców tego tygodnia.

[Saluto cordialmente i polacchi. Sotto il patronato dell’Opera Biblica intitolata a Giovanni Paolo II, la Chiesa in Polonia celebra oggi per la prima volta la Domenica e la Settimana Biblica. Benedico di cuore tutti coloro che approfondiscono la Parola di Dio. Per intercessione dei nuovi Santi, imploro per tutti il dono della Sapienza Divina. Auguro buona domenica e abbondanti frutti di questa speciale settimana.]

Alla Vergine Maria, che ha osservato pienamente la parola di Dio, così che il suo amore in lei è stato veramente perfetto (cfr 1 Gv 2,5a), eleviamo ora la nostra filiale preghiera. Regina Caeli…
+PetaloNero+
00lunedì 27 aprile 2009 16:07
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Signor Alexander Lukashenko, Presidente della Repubblica di Bielorussia, e Seguito;

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Santiago Olivera, Vescovo di Cruz del Eje;

S.E. Mons. Pedro María Olmedo Rivero, C.M.F., Prelato di Humahuaca;

S.E. Mons. Marcelino Palentini, S.C.I., Vescovo di Jujuy;

S.E. Mons. Francisco Polti Santillán, Vescovo di Santiago del Estero

con l’Ausiliare:

S.E. Mons. Ariel Edgardo Torrado Mosconi, Vescovo tit. di Vico di Pacato;

S.E. Mons. Juan Alberto Puiggari, Vescovo di Mar del Plata;

S.E. Mons. Armando José María Rossi, O.P., Vescovo di Concepción;

S.E. Mons. Hugo Norberto Santiago, Vescovo di Santo Tomé;

S.E. Mons. Luis Teodorico Stöckler, Vescovo di Quilmes;

S.E. Mons. Eduardo María Taussig, Vescovo di San Rafael;

S.E. Mons. Carlos José Tissera, Vescovo di San Francisco;

S.E. Mons. Luís Héctor Villalba, Arcivescovo di Tucumán.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Le Loro Altezze Reali il Principe del Galles e la Duchessa di Cornovaglia, e Seguito.
+PetaloNero+
00martedì 28 aprile 2009 17:05
VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALLE ZONE TERREMOTATE DELL’ABRUZZO


Alle ore 9 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha lasciato il Vaticano per recarsi nelle zone terremotate dell’Abruzzo. A causa delle avverse condizioni meteorologiche, il Papa ha raggiunto l’Abruzzo in auto anziché in elicottero, arrivando alla tendopoli di Onna alle ore 10.30. Dopo aver visitato la tendopoli, il Santo Padre ha rivolto ai presenti alcune parole di saluto, quindi ha guidato la recita della preghiera per i defunti.

Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro:

PAROLE DI SALUTO DEL SANTO PADRE

Cari amici!

Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà, per esprimervi nel modo più diretto la mia cordiale vicinanza. Vi sono stato accanto fin dal primo momento, fin da quando ho appreso la notizia di quella violenta scossa di terremoto che, nella notte del 6 aprile scorso, ha provocato quasi 300 vittime, numerosi feriti e ingenti danni materiali alle vostre case. Ho seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime per i defunti, insieme con le vostre trepidanti preoccupazioni per quanto in un attimo avete perso. Ora sono qui, tra voi: vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno. La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato e ammiro il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità. Non è infatti il primo terremoto che la vostra regione conosce, ed ora, come in passato, non vi siete arresi; non vi siete persi d’animo. C’è in voi una forza d’animo che suscita speranza. Molto significativo, al riguardo, è un detto caro ai vostri anziani: "Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso".

Venendo qui, ad Onna, uno dei centri che ha pagato un alto prezzo in termini di vite umane, posso immaginare tutta la tristezza e la sofferenza che avete sopportato queste settimane. Se fosse stato possibile, avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere, venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti. Mi rendo ben conto che, nonostante l’impegno di solidarietà manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia. Penso poi ai tanti giovani costretti bruscamente a misurarsi con una dura realtà, ai ragazzi che hanno dovuto interrompere la scuola con le sue relazioni, agli anziani privati delle loro abitudini.

Si potrebbe dire, cari amici, che vi trovate, in un certo modo, nello stato d’animo dei due discepoli di Emmaus, di cui parla l’evangelista Luca. Dopo l’evento tragico della croce, rientravano a casa delusi e amareggiati, per la "fine" di Gesù. Sembrava che non ci fosse più speranza, che Dio fosse nascosto e non fosse più presente nel mondo. Ma, lungo la strada, Egli si accostò e si mise a conversare con loro. Anche se non lo riconobbero con gli occhi, qualcosa si risvegliò nei loro cuori: le parole di quello "Sconosciuto" riaccesero in loro quell’ardore e quella fiducia che l’esperienza del Calvario aveva spento.

Ecco, cari amici: la mia povera presenza tra voi vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso vive; che è con noi, che è realmente risorto e non ci dimentica, e non vi abbandona; non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo. Incoraggio tutti, istituzioni e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano.

Il Papa è qui, oggi, tra di voi per dirvi anche una parola di conforto circa i vostri morti: essi sono vivi in Dio e attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza. Attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide. È proprio in nome di questi fratelli e sorelle che ci si deve impegnare nuovamente a vivere facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto e non può distruggere: l’amore. L’amore rimane anche al di là del guado di questa nostra precaria esistenza terrena, perché l’Amore vero è Dio. Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato.

Vorrei concludere queste mie parole rivolgendo al Signore una particolare preghiera per le vittime del terremoto.

Affidiamo questi nostri cari a Te, Signore, sapendo

che ai tuoi fedeli Tu non togli la vita ma la trasformi,

e nel momento stesso in cui viene distrutta

la dimora di questo nostro esilio sulla terra,

Ti preoccupi di prepararne una eterna ed immortale in Paradiso.

Padre Santo, Signore del cielo e della terra,

ascolta il grido di dolore e di speranza,

che si leva da questa comunità duramente provata dal terremoto!

E’ il grido silenzioso del sangue di madri, di padri, di giovani

e anche di piccoli innocenti che sale da questa terra.

Sono stati strappati all’affetto dei loro cari,

accoglili tutti nella tua pace, Signore, che sei il Dio-con-noi,

l’Amore capace di donare la vita senza fine.

Abbiamo bisogno di Te e della Tua forza,

perché ci sentiamo piccoli e fragili di fronte alla morte;

Ti preghiamo, aiutaci, perché soltanto il Tuo sostegno

può farci rialzare e indurci a riprendere insieme,

tenendoci fiduciosi l’un l’altro per mano, il cammino della vita.

Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Salvatore,

in cui rifulge la speranza della beata risurrezione. Amen!

Preghiamo adesso con la preghiera che il Signore ci ha insegnato; "Padre Nostro...

Quindi il Santo Padre ha impartito la benedizione, poi ha aggiunto:

La mia preghiera è con voi; siamo insieme e il Signore ci aiuterà. Grazie per il vostro coraggio, la vostra fede e la vostra speranza.



SOSTA ALLA BASILICA DI COLLEMAGGIO DE L’AQUILA

Conclusa la visita alla tendopoli di Onna, alle ore 11.15 il Santo Padre ha raggiunto in auto L’Aquila ed ha sostato alla Basilica di Collemaggio dove ha venerato l’urna di Papa Celestino V, deponendovi come omaggio il Pallio che Gli è stato imposto nella celebrazione di inizio del Pontificato.



SOSTA PRESSO LA CASA DELLO STUDENTE

Poco dopo le 11.30, il Papa è giunto presso la Casa dello Studente de L’Aquila dove ha incontrato un gruppo di studenti.



INCONTRO CON LA POPOLAZIONE ED IL PERSONALE IMPEGNATO NEI SOCCORSI A COPPITO

Alle ore 12 il Santo Padre Benedetto XVI è arrivato alla Scuola della Guardia di Finanza di Coppito dove ha incontrato, per un breve saluto, i Sindaci e i Parroci dei Comuni più colpiti dal sisma.

Quindi, nel Piazzale della Scuola, il Papa ha incontrato la popolazione ed il personale impegnato nei soccorsi (Volontari, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Militari,...).

Dopo gli indirizzi di saluto dell’Arcivescovo de L’Aquila, S.E. Mons. Giuseppe Molinari, del Presidente della Regione Abruzzo, On. Gianni Chiodi, e del Sindaco della Città, On. Massimo Cialente, il Papa ha rivolto ai presenti un discorso e ha guidato la recita del Regina Coeli davanti alla statua della Madonna di Roio, Nostra Signora della Croce, davanti alla quale ha deposto una rosa d’oro.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Grazie per la vostra accoglienza, che mi commuove profondamente. Vi abbraccio tutti con affetto nel nome di Cristo, nostra salda Speranza. Saluto il vostro Arcivescovo, il caro Mons. Giuseppe Molinari, che come Pastore ha condiviso e sta condividendo con voi questa dura prova; a lui va il mio ringraziamento per le toccanti parole piene di fede e di fiducia evangelica con cui si è fatto interprete dei vostri sentimenti. Saluto il Sindaco dell’Aquila, Onorevole Massimo Cialente, che con grande impegno sta operando per la rinascita di questa città; come pure il Presidente della Regione, Onorevole Gianni Chiodi. Ringrazio entrambi per le loro profonde parole. Saluto la Guardia di Finanza, che ci ospita in questo luogo. Saluto i Parroci, gli altri sacerdoti e le religiose. Saluto i Sindaci dei paesi colpiti da questa sciagura, e tutte le Autorità civili e militari: la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, le Squadre di Soccorso, e i tanti volontari di molte e diverse associazioni. Nominarle tutte mi sarebbe difficile, ma a ciascuno vorrei far giungere una speciale parola di apprezzamento. Grazie di ciò che avete fatto e soprattutto dell’amore con cui l’avete fatto. Grazie dell’esempio che avete dato. Andate avanti uniti e ben coordinati, così che si possano attuare quanto prima soluzioni efficaci per chi oggi vive nelle tendopoli. Lo auguro di cuore, e prego per questo.

Ho iniziato questa mia visita da Onna, tanto fortemente colpita dal sisma, pensando anche alle altre comunità terremotate. Ho nel cuore tutte le vittime di questa catastrofe: bambini, giovani, adulti, anziani, sia abruzzesi che di altre regioni d’Italia o anche di nazioni diverse. La sosta nella Basilica di Collemaggio, per venerare le spoglie del santo Papa Celestino V, mi ha dato modo di toccare con mano il cuore ferito di questa città. Il mio ha voluto essere un omaggio alla storia e alla fede della vostra terra, e a tutti voi, che vi identificate con questo Santo. Sulla sua urna, come Ella Signor Sindaco ha ricordato, ho lasciato quale segno della mia partecipazione spirituale il Pallio che mi è stato imposto nel giorno dell’inizio del mio Pontificato. Inoltre, assai toccante è stato per me pregare davanti alla Casa dello studente, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma. Attraversando la città, mi sono reso ancor più conto di quanto gravi siano state le conseguenze del terremoto.

Eccomi ora qui, in questa Piazza su cui s’affaccia la Scuola della Guardia di Finanza, che praticamente sin dal primo momento funziona come quartiere generale di tutta l’opera di soccorso. Questo luogo, consacrato dalla preghiera e dal pianto per le vittime, costituisce come il simbolo della vostra volontà tenace di non cedere allo scoraggiamento. "Nec recisa recedit": il motto del Corpo della Guardia di Finanza, che possiamo ammirare sulla facciata della struttura, sembra bene esprimere quella che il Sindaco ha definito la ferma intenzione di ricostruire la città con la costanza caratteristica di voi abruzzesi. Questo ampio piazzale, che ha ospitato le salme delle tante vittime per la celebrazione delle esequie presiedute dal Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, raccoglie quest’oggi le forze impegnate ad aiutare L’Aquila e l’Abruzzo a risorgere presto dalle macerie del terremoto. Come ha ricordato l’Arcivescovo, la mia visita in mezzo a voi, da me desiderata sin dal primo momento, vuole essere un segno della mia vicinanza a ciascuno di voi e della fraterna solidarietà di tutta la Chiesa. In effetti, come comunità cristiana, costituiamo un solo corpo spirituale, e se una parte soffre, tutte le altre parti soffrono con lei; e se una parte si sforza di risollevarsi, tutte partecipano al suo sforzo. Devo dirvi che manifestazioni di solidarietà mi sono giunte per voi da tutte le parti del mondo. Numerose alte personalità delle Chiese Ortodosse mi hanno scritto per assicurare la loro preghiera e vicinanza spirituale, inviando anche aiuti economici.

Desidero sottolineare il valore e l’importanza della solidarietà, che, sebbene si manifesti particolarmente in momenti di crisi, è come un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio.

Il tragico evento del terremoto invita la Comunità civile e la Chiesa ad una profonda riflessione. Come cristiani dobbiamo chiederci: "Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?". Abbiamo vissuto la Pasqua confrontandoci con questo trauma, interrogando la Parola di Dio e ricevendo dalla crocifissione e dalla resurrezione del Signore nuova luce. Abbiamo celebrato la morte e la risurrezione di Cristo portando nella mente e nel cuore il vostro dolore, pregando perché non venisse meno nelle persone colpite la fiducia in Dio e la speranza. Ma anche come Comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare.

Vi invito ora, cari fratelli e sorelle, a volgere lo sguardo verso la statua della Madonna di Roio, venerata in un Santuario a voi molto caro, per affidare a Lei, Nostra Signora della Croce, la città e tutti gli altri paesi toccati dal terremoto. A Lei, la Madonna di Roio, lascio una Rosa d’oro, quale segno della mia preghiera per voi, mentre raccomando alla sua materna e celeste protezione tutte le località colpite.

Ed ora preghiamo:

O Maria, Madre nostra amatissima!

Tu, che stai vicino alle nostre croci,

come rimanesti accanto a quella di Gesù,

sostieni la nostra fede, perché pur affranti dal dolore,

conserviamo lo sguardo fisso sul volto di Cristo

in cui, nell’estrema sofferenza della croce,

si è mostrato l’amore immenso e puro di Dio.

Madre della nostra speranza, donaci i tuoi occhi per vedere,

oltre la sofferenza e la morte, la luce della risurrezione;

donaci il tuo cuore per continuare,

anche nella prova, ad amare e a servire.

O Maria, Madonna di Roio,

Nostra Signora della Croce, prega per noi!

Regina Caeli…


Al termine, il Santo Padre Benedetto XVI ha salutato i Rappresentanti delle diverse categorie presenti all’incontro.
+PetaloNero+
00mercoledì 29 aprile 2009 17:16
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DELL’AUSILIARE DI LILONGWE (MALAWI)

Il Santo Padre ha nominato Ausiliare della diocesi di Lilongwe (Malawi) il Rev.do Stanislaus Tobias Magombo, del clero di Dedza, Segretario Nazionale per la Pastorale presso la Conferenza Episcopale del Malawi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cesarea di Mauritania.

Rev.do Stanislaus Tobias Magombo

Il Rev.do Stanislaus Tobias Magombo è nato il 24 febbraio 1968 a Matowe Village, Kachindamoto, Dedza. Dopo aver frequentato il Seminario Minore di Dedza (1985-1989), ha studiato nel Seminario Nazionale Filosofico di Kachebere (1989-1992) e successivamente in quello teologico di Zomba (1992-1996). È stato ordinato sacerdote il 3 agosto 1996 ed incardinato nella diocesi di Dedza.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto vari incarichi: 1996-1999: Vicario parrocchiale e poi Parroco a Ntcheu; 1999-2001: Studi per la Licenza in Teologia Spirituale presso la Catholic University of Eastern Africa a Nairobi (C.U.E.A.), Kenya; 2001-2005: Rettore del Seminario Minore St. Kizito; Consultore Diocesano e Direttore dell’Ufficio Diocesano dell’Educazione; dal 2005: Segretario Nazionale per la Pastorale presso la Conferenza Episcopale del Paese, con residenza a Lilongwe (incarico rinnovato nel 2008).
+PetaloNero+
00mercoledì 29 aprile 2009 17:17
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, si è soffermato su San Germano, Patriarca di Costantinopoli.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

il Patriarca Germano di Costantinopoli, del quale vorrei parlare oggi, non appartiene alle figure più rappresentative del mondo cristiano orientale di lingua greca e tuttavia il suo nome compare con una certa solennità nella lista dei grandi difensori delle immagini sacre, stesa nel Secondo Concilio di Nicea, settimo ecumenico (787). La Chiesa Greca celebra la sua festa nella liturgia del 12 maggio. Egli ebbe un ruolo significativo nella storia complessa della lotta per le immagini, durante la cosiddetta crisi iconoclastica: seppe resistere validamente alle pressioni di un Imperatore iconoclasta, cioè avversario delle icone, quale fu Leone III.

Durante il patriarcato di Germano (715-730) la capitale dell’impero bizantino, Costantinopoli, subì un pericolosissimo assedio da parte dei Saraceni. In quell’occasione (717-718) venne organizzata una solenne processione in città con l’ostensione dell’immagine della Madre di Dio, la Theotokos, e della reliquia della Santa Croce, per invocare dall’Alto la difesa della città. Di fatto, Costantinopoli fu liberata dall’assedio. Gli avversari decisero di desistere per sempre dall’idea di stabilire la loro capitale nella città simbolo dell’Impero cristiano e la riconoscenza per l’aiuto divino fu estremamente grande nel popolo.

Il Patriarca Germano, dopo quell’evento, si convinse che l’intervento di Dio doveva essere ritenuto un’approvazione evidente della pietà mostrata dal popolo verso le sante icone. Di parere completamente diverso fu invece l’imperatore Leone III, che proprio da quell’anno (717) si insediò quale Imperatore indiscusso nella capitale, su cui regnò fino al 741. Dopo la liberazione di Costantinopoli e dopo una serie di altre vittorie, l’Imperatore cristiano cominciò a manifestare sempre più apertamente la convinzione che il consolidamento dell’Impero dovesse cominciare proprio da un riordinamento delle manifestazioni della fede, con particolare riferimento al rischio di idolatria a cui, a suo parere, il popolo era esposto a motivo dell’eccessivo culto delle icone.

A nulla valsero i richiami del patriarca Germano alla tradizione della Chiesa e all’effettiva efficacia di alcune immagini, che venivano unanimemente riconosciute come ‘miracolose’. L’imperatore divenne sempre più irremovibile nell’applicazione del suo progetto restauratore, che prevedeva l’eliminazione delle icone. E quando il 7 gennaio del 730 egli prese posizione aperta in una riunione pubblica contro il culto delle immagini, Germano non volle in nessun modo piegarsi al volere dell’Imperatore su questioni ritenute da lui determinanti per la fede ortodossa, alla quale secondo lui apparteneva proprio il culto, l’amore per le immagini. In conseguenza di ciò, Germano si vide costretto a rassegnare le dimissioni da Patriarca, auto-condannandosi all’esilio in un monastero dove morì dimenticato pressoché da tutti. Il suo nome riemerse in occasione appunto del Secondo Concilio di Nicea (787), quando i Padri ortodossi decisero in favore delle icone, riconoscendo i meriti di Germano.

Il Patriarca Germano curava molto le celebrazioni liturgiche e, per un certo tempo, fu ritenuto anche l’instauratore della festa dell’Akatistos. Come è noto, l’Akatistos è un antico e famoso inno sorto in ambito bizantino e dedicato alla Theotokos, la Madre di Dio. Nonostante che dal punto di vista teologico non si possa qualificare Germano come un grande pensatore, alcune sue opere ebbero una certa risonanza soprattutto per certe sue intuizioni sulla mariologia. Di lui sono state conservate, in effetti, diverse omelie di argomento mariano e alcune di esse hanno segnato profondamente la pietà di intere generazioni di fedeli sia in Oriente che in Occidente. Le sue splendide Omelie sulla Presentazione di Maria al Tempio sono testimonianze tuttora vive della tradizione non scritta delle Chiese cristiane. Generazioni di monache, di monaci e di membri di numerosissimi Istituti di Vita Consacrata, continuano ancora oggi a trovare in quei testi tesori preziosissimi di spiritualità.

Creano ancora adesso stupore anche alcuni testi mariologici di Germano che fanno parte delle omelie tenute In SS. Deiparae dormitionem, festività corrispondente alla nostra festa dell’Assunzione. Fra questi testi il Papa Pio XII ne prelevò uno che incastonò come una perla nella Costituzione apostolica Munificentissimus Deus (1950), con la quale dichiarò dogma di fede l’Assunzione di Maria. Questo testo il Papa Pio XII citò nella menzionata Costituzione, presentandolo come uno degli argomenti in favore della fede permanente della Chiesa circa l’Assunzione corporale di Maria in cielo. Germano scrive: "Poteva mai succedere, santissima Madre di Dio, che il cielo e la terra si sentissero onorati dalla tua presenza, e tu, con la tua partenza, lasciassi gli uomini privi della tua protezione? No. E’ impossibile pensare queste cose. Infatti come quando eri nel mondo non ti sentivi estranea alle realtà del cielo, così anche dopo che sei emigrata da questo mondo non ti sei affatto estraniata dalla possibilità di comunicare in spirito con gli uomini… Non hai affatto abbandonato coloro ai quali hai garantito la salvezza… infatti il tuo spirito vive in eterno né la tua carne subì la corruzione del sepolcro. Tu, o Madre, sei vicina a tutti e tutti proteggi e, benché i nostri occhi siano impediti dal vederti, tuttavia sappiamo, o Santissima, che tu abiti in mezzo a tutti noi e ti rendi presente nei modi più diversi…Tu (Maria) ti riveli tutta, come sta scritto, nella tua bellezza. Il tuo corpo verginale è totalmente santo, tutto casto, tutto casa di Dio così che, anche per questo, è assolutamente refrattario ad ogni riduzione in polvere. Esso è immutabile, dal momento che ciò che in esso era umano è stato assunto nella incorruttibilità, restando vivo e assolutamente glorioso, incolume e partecipe della vita perfetta. Infatti era impossibile che fosse tenuta chiusa nel sepolcro dei morti colei che era divenuta vaso di Dio e tempio vivo della santissima divinità dell’Unigenito. D’altra parte noi crediamo con certezza che tu continui a camminare con noi" (PG 98, coll. 344B-346B, passim).

E’ stato detto che per i Bizantini il decoro della forma retorica nella predicazione, e ancora di più negli inni o composizioni poetiche che essi chiamano tropari, è altrettanto importante nella celebrazione liturgica quanto la bellezza dell’edificio sacro nel quale essa si svolge. Il Patriarca Germano è stato riconosciuto, in quella tradizione, come uno di coloro che hanno contribuito molto nel tener viva questa convinzione, cioè che bellezza della parola, del linguaggio e bellezza dell’edificio e della musica devono coincidere.

Cito, per concludere, le parole ispirate con cui Germano qualifica la Chiesa all’inizio di questo suo piccolo capolavoro: "La Chiesa è tempio di Dio, spazio sacro, casa di preghiera, convocazione di popolo, corpo di Cristo… E’ il cielo sulla terra, dove Dio trascendente abita come a casa sua e vi passeggia, ma è anche impronta realizzata (antitypos) della crocifissione, della tomba e della risurrezione... La Chiesa è la casa di Dio in cui si celebra il sacrificio mistico vivificante, nello stesso tempo parte più intima del santuario e grotta santa. Dentro di essa si trovano infatti il sepolcro e la mensa, nutrimenti per l’anima e garanzie di vita. In essa infine si trovano quelle vere e proprie perle preziose che sono i dogmi divini dell’insegnamento offerto direttamente dal Signore ai suoi discepoli" (PG 98, coll. 384B-385A).

Alla fine rimane la domanda: che cosa ha da dirci oggi questo Santo, cronologicamente e anche culturalmente abbastanza distante da noi. Penso sostanzialmente tre cose. La prima: c’è una certa visibilità di Dio nel mondo, nella Chiesa, che dobbiamo imparare a percepire. Dio ha creato l’uomo a sua immagine, ma questa immagine è stata coperta dalla tanta sporcizia del peccato, in conseguenza della quale quasi Dio non traspariva più. Così il Figlio di Dio si è fatto vero uomo, perfetta immagine di Dio: in Cristo possiamo così contemplare anche il volto di Dio e imparare ad essere noi stessi veri uomini, vere immagini di Dio. Cristo ci invita ad imitarLo, a divenire simili a Lui, così che in ogni uomo traspaia di nuovo il volto di Dio, l’immagine di Dio. Per la verità, Dio aveva vietato nel Decalogo di fare delle immagini di Dio, ma questo era a motivo delle tentazioni di idolatria a cui il credente poteva essere esposto in un contesto di paganesimo. Quando però Dio si è fatto visibile in Cristo mediante l’incarnazione, è diventato legittimo riprodurre il volto di Cristo. Le sante immagini ci insegnano a vedere Dio nella raffigurazione del volto di Cristo. Dopo l’incarnazione del Figlio di Dio, è diventato quindi possibile vedere Dio nelle immagini di Cristo ed anche nel volto dei Santi, nel volto di tutti gli uomini in cui risplende la santità di Dio.

La seconda cosa è la bellezza e la dignità della liturgia. Celebrare la liturgia nella consapevolezza della presenza di Dio, con quella dignità e bellezza che ne faccia vedere un poco lo splendore, è l’impegno di ogni cristiano formato nella sua fede. La terza cosa è amare la Chiesa. Proprio a proposito della Chiesa, noi uomini siamo portati a vedere soprattutto i peccati, il negativo; ma con l’aiuto della fede, che ci rende capaci di vedere in modo autentico, possiamo anche, oggi e sempre, riscoprire in essa la bellezza divina. E’ nella Chiesa che Dio si fa presente, si offre a noi nella Santa Eucaristia e rimane presente per l’adorazione. Nella Chiesa Dio parla con noi, nella Chiesa "Dio passeggia con noi", come dice San Germano. Nella Chiesa riceviamo il perdono di Dio e impariamo a perdonare.

Preghiamo Dio perché ci insegni a vedere nella Chiesa la sua presenza, la sua bellezza, a vedere la sua presenza nel mondo, e ci aiuti ad essere anche noi trasparenti alla sua luce.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Le Patriarche Germain de Constantinople eut un rôle significatif, au huitième siècle, durant la crise iconoclaste. Il sut résister aux pressions de l’empereur Léon III qui était convaincu que le redressement de l’Empire devait commencer par une réorganisation des manifestations de la foi, face au risque d’idolâtrie auquel, selon lui, le peuple était exposé en raison d’un culte excessif des icônes. Les rappels du Patriarche Germain à la tradition de l’Eglise et à l’efficacité d’images reconnues comme « miraculeuses », ne servirent à rien. L’Empereur demeura inébranlable. Et quand le 7 janvier 730 celui-ci prit position contre le culte des images, Germain ne voulut pas se plier à sa volonté sur des questions qu’il considérait déterminantes pour l’orthodoxie de la foi. En conséquence il dut démissionner et s’exiler dans un monastère où il mourut oublié de presque tous. Son nom réapparut à l’occasion du second Concile de Nicée en 787, lorsque les Pères orthodoxes en reconnurent les mérites.

Le Patriarche Germain a porté un grand soin aux célébrations liturgiques. Certaines de ses œuvres sont connues surtout en raison de ses intuitions sur la mariologie. Plusieurs de ses splendides homélies mariales ont profondément marqué la piété de générations de fidèles en Orient et en Occident et elles ont encore beaucoup à nous dire aujourd’hui.

Je suis heureux d’accueillir les pèlerins francophones. Je salue particulièrement les jeunes lycéens du diocèse d’Ajaccio, avec leur Évêque Mgr Jean-Luc Brunin. Que votre pèlerinage aux tombeaux des Apôtres Pierre et Paul soit pour vous tous l’occasion de faire grandir votre foi dans le Christ ressuscité ! Avec ma Bénédiction apostolique !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our catechesis on the early Christian writers of East and West, we turn to Saint Germanus, Bishop and Patriarch of Constantinople, whose feast day is celebrated in the Greek Church on 12 May. In 717, while Constantinople was under siege by Saracen armies, Germanus led a procession with the venerated image of the Theotokos, the Mother of God, and relics of the Holy Cross. The siege was lifted, convincing him that God had responded to the people’s devotion. Some time later however, Emperor Leo III initiated his campaign against the use of sacred images, judging them to be a source of idolatry. When Germanus opposed the Emperor publicly in 730 he was forced to retire in exile to a monastery, where he later died. His memory was not forgotten, and in the Second Council of Nicea, which restored devotion to sacred images, his name was honoured. The writings of Germanus, steeped in an ardent love of the Church and devotion to the Mother of God, have had a wide influence on the piety of the faithful both of the East and the West. He promoted a solemn and beautiful Liturgy and is also known for his insights in Mariology. In homilies on the Presentation and the Dormition of the Virgin Mary, Germanus extols her virtue and her mission. A text which sees the source of her bodily incorruption in her virginal maternity was included by Pope Pius XII in his Apostolic Constitution Munificentissimus Deus. I pray that through the intercession of Saint Germanus we may all be renewed in our love of the Church and devotion to the Mother of God.

I offer a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors from England, Scotland, Ireland, Denmark, Finland, Japan, Canada and the United States. Upon all of you I cordially invoke the Lord’s Easter blessings of joy and peace!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In dieser Katechese möchte ich den Patriarchen Germanus von Konstantinopel vorstellen, der von 715 bis 730 in der Hauptstadt des oströmischen Reiches wirkte. Zu seinen großen Verdiensten gehört die Verteidigung der Verehrung der heiligen Ikonen, besonders in jenen Zeiten der Not, als Konstantinopel die Belagerung durch die Sarazenen unversehrt überstand und man dies dem Gebet der Gläubigen vor den Ikonen zuschrieb. Der oströmische Kaiser Leo III. sah in der Bilderverehrung hingegen eine Gefahr des Aberglaubens und wollte seine Herrschaft durch eine Neuordnung des religiösen Lebens festigen. Germanus konnte dem nicht zustimmen und mußte schließlich ins Exil gehen. Die Frömmigkeit des Patriarchen zeigte sich auch in seiner Liebe zur Schönheit der Liturgie und zur kunstvollen Formulierung der Gebete und Predigten, wie es besonders in der Ostkirche Tradition ist. Noch heute können wir die Erhabenheit und zugleich die freimütige, dialogische Sprache seiner Homilien zur Darstellung Marias im Tempel oder zu ihrer Aufnahme in den Himmel bewundern. So hören wir ihn zu Maria sagen: „Wie dir, als du auf Erden weiltest, die himmlischen Dinge nicht fremd waren, so ist dir auch nach deinem Fortgang aus dieser Welt die Möglichkeit nicht fremd, im Geist zu den Menschen zu sprechen... Du, oh Mutter, bist allen nahe und behütest alle... Wir glauben fest, daß du weiter mit uns gehst."

Ganz herzlich heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher willkommen. Auch grüße ich die niederländischen und belgischen Gäste: unter ihnen Kardinal Simonis, die Bischöfe von Haarlem, Rotterdam, Breda und Antwerpen, die Alumnen des Spätberufenenseminars „Bovendonk" und das Musikinstitut der Kathedrale von Haarlem. Wie der Patriarch Germanus wollen auch wir in der Kirche unsere besten Fähigkeiten und unser ganzes Leben in den Dienst Gottes stellen und durch eine schön gestaltete Liturgie ihm Lob und Dank darbringen. Christus, der Auferstandene, begleite euch und eure Angehörigen mit seinem Segen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Hoy hablamos del Patriarca Germano de Constantinopla, conocido sobre todo por defender la devoción por los iconos e imágenes sagradas, ante la campaña iconoclasta del Emperador de Bizancio que las quería eliminar. Como no consiguió frenarlo, se vio forzado a dimitir, recluyéndose en un monasterio donde murió en el olvido. Pero su nombre fue ensalzado más tarde por el Segundo Concilio de Nicea, del año setecientos ochenta y siete, en el que se reconocieron sus méritos y se ratificó la tradición de venerar las imágenes. Germano es recordado también por su atención al decoro de la retórica en la predicación, como es característico en la tradición bizantina, convencido de que la hermosura de los himnos, composiciones poéticas y homilías es tan importante en la liturgia como la belleza de los lugares en que se celebra. A él debemos algunas piezas que han marcado la piedad durante siglos y en las que también hoy puede encontrarse un tesoro de espiritualidad. Son particularmente famosos algunos textos suyos sobre la Santísima Virgen María y el misterio de la Iglesia.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los peregrinos de la diócesis de Chascomús, con su Obispo, Monseñor Carlos Humberto la Malfa. Que los esfuerzos de nuestros antepasados en la fe por transmitir, profundizar y enaltecer la verdad cristiana, nos impulsen también hoy a dar realce y brillantez a los misterios divinos que profesamos.

Muchas gracias.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua portoghese

Amados peregrinos de língua portuguesa, uma saudação afectuosa para todos, especialmente para os grupos do Brasil e de Portugal! Que a vossa amorosa adesão a Cristo e à Sua Igreja se robusteça ao professardes a fé nestes lugares santificados pelo testemunho dos Apóstolos Pedro e Paulo, que serviram Cristo e amaram a Igreja até ao martírio. A todos sirva de estímulo e conforto a Bênção que vos dou a vós, aos vossos familiares e comunidades eclesiais.


○ Saluto in lingua polacca

Witam polskich pielgrzymów. Pozdrawiam wszystkich, a szczególnie tak liczną delegację diecezji Bielsko-Żywieckiej. W Roku św. Pawła przybywacie do miejsc związanych z jego apostolską działalnością i męczeństwem, aby od niego uczyć się wiary i oddania Chrystusowi. Niech Bóg błogosławi wam w tej duchowej drodze. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Saluto tutti voi, e in modo particolare la così numerosa delegazione della Diocesi di Bielsko-Żywiec. Nell’Anno di san Paolo siete giunti ai luoghi legati alla sua attività apostolica e al martirio, per imparare da lui la fede e la dedizione a Cristo. Dio vi benedica in questo cammino spirituale. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ungherese

Szeretettel Köszöntöm a magyar híveket, különösen azokat, akik Zuglóból. Balonyból és Erdélyből érkeztek! Kedves Testvéreim, Kívánom, hogy imáitok az apostolok sírjainál felszítsák bennetek a készséget a keresztény tanúságtételre. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini ungheresi, specialmente ai fedeli delle parrocchie di Balon, di Budapest-Zugló e di Miercurea Ciuc! Carissimi, auspico che la vostra visita alle tombe degli Apostoli susciti in ognuno di voi un rinnovato desiderio di testimonianza cristiana. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám poutníky z České republiky, zvlášť z farnosti Lichnov, a přeji jim, aby je návštěva u hrobů apoštolských povzbudila ke křesťanskému svědectví. Chvála Kristu!

[Saluto cordialmente i pellegrini di Repubblica Ceca, in particolare i fedeli della parrocchia di Lichnov, ed auguro che la loro visita alle tombe degli Apostoli susciti una rinnovata testimonianza cristiana. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

Zo srdca vítam slovenských pútnikov z Chminianskej Novej Vsi, Budkoviec, Starého, Čaklova, Novote, Hrádku a Hôrky, Trenčína a Nemocnice v Prešove. Osobitne pozdravujem ďakovnú púť Trnavskej arcidiecézy, vedenú arcibiskupom Jánom Sokolom a primátorom mesta. Bratia a sestry, prajem vám nech bazilika minor svätého Mikuláša v Trnave je miestom modlitby na posilňovanie vašej jednoty s Rímskou cirkvou. Rád vás žehnam. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Chminianska Nová Ves, Budkovce, Staré, Čaklov, Novoť, Hrádok e Hôrka, Trenčín e dall’Ospedale di Prešov. In particolare saluto il pellegrinaggio di ringraziamento dell’Arcidiocesi di Trnava, guidato dall’Arcivescovo S.E.Mons. Ján Sokol, con il sindaco della città. Fratelli e sorelle, vi auguro che la basilica minore di San Nicola a Trnava sia il luogo di preghiera in cui si rafforza la vostra unione con la Chiesa di Roma. Volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovena

Lepo pozdravljam romarje iz Slovenije, še posebej iz Ljubljane, Mengša, Slovenskih Konjic, Tolmina in s Primskovega. Dragi prijatelji! Prišli ste v Rim, da bi ob zgledu svetih apostolov Petra in Pavla poživili vašo vero in zvestobo Vstalemu Kristusu in Njegovi Cerkvi. Naj bo On vir vašega veselja in upanja in naj vas vse spremlja moj blagoslov!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Slovenia, in particolare da Ljubljana, Mengeš, Slovenske Konjice, Tolmin e Primskovo. Cari Amici! Siete venuti a Roma affinché, ispirate dall’esempio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, siano rafforzate la vostra fede e la vostra fedeltà al Cristo Risorto ed alla Sua Chiesa. Sia Lui la fonte della vostra letizia e della vostra speranza, e vi accompagni tutti la mia Benedizione!]


○ Saluto in lingua croata

Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a napose vjernike župe Svetog Pavla iz Zagreba te grupu iz Sombora. S osobitom radošću pozdravljam vas, drage vjernike, svećenike, redovnike, redovnice i bogoslove iz Đakovačko-osječke nadbiskupije i Srijemske biskupije, predvođene vašim pastirima, nadbiskupom Marinom Srakićem i biskupima Đurom Gašparovićem i Đurom Hranićem. Došli ste očitovati svoju zahvalnost prigodom osnivanja Đakovačko-osječke nadbiskupije i metropolije kao i Srijemske biskupije, zbog proglašenja Izjava i Odluka Druge biskupijske sinode te završetka Godine braka i obitelji u vašoj mjesnoj Crkvi. Ovim hodočašćem želite javno pokazati da „vam je velika djela učinio Svesilni, sveto je Ime njegovo" (usp. Lk 1, 49). Dok vam jamčim svoju duhovnu blizinu, vama i vašim obiteljima udjeljujem poseban apostolski blagoslov. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto di cuore i pellegrini croati, tra i quali i fedeli della parrocchia di San Paolo da Zagabria e il gruppo di Sombor. Con particolare gioia saluto voi, cari fedeli, sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi dalla Arcidiocesi di Đakovo-Osijek e dalla Diocesi di Srijem, guidati dai vostri pastori, l’Arcivescovo Marin Srakić ed i Vescovi Đuro Gašparović e Đuro Hranić. Siete venuti a manifestare la vostra gratitudine in occasione dell’erezione dell’Arcidiocesi e della Metropolia di Đakovo-Osijek e della Diocesi di Srijem, come pure per la proclamazione delle Dichiarazioni e dei Decreti del Secondo Sinodo Diocesano, e per la chiusura dell’Anno del matrimonio e della famiglia nella vostra Chiesa particolare. Con questo pellegrinaggio volete pubblicamente dimostrare che "le grandi cose vi ha fatto l’Onnipotente e Santo è il suo nome" (cf. Lc 1, 49). Mentre vi assicuro la mia spirituale vicinanza imparto a voi e alle vostre famiglie una speciale Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli della diocesi di Lucera-Troia, con il Vescovo Mons. Domenico Cornacchia; della diocesi di Forlì-Bertinoro, con il Vescovo Mons. Lino Pizzi; e della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, con il Vescovo Mons. Giuseppe Petrocchi. Cari amici, l’Apostolo Paolo sia per voi esempio di totale dedizione al Signore e alla sua Chiesa, oltre che di apertura all’umanità e alle sue culture. Saluto i fedeli di Cava dei Tirreni, con l’Ordinario diocesano il Rev.mo P. Abate Dom Benedetto Chianetta, augurando a ciascuno di vivere con fervore spirituale l’importante ricorrenza del millennio di fondazione della loro Abbazia territoriale. Saluto i fedeli provenienti dalla Sardegna, accompagnati dal Vescovo Mons. Giuseppe Mani, Presidente della Conferenza Episcopale Sarda, qui convenuti per ricambiare la visita che ho avuto la gioia di compiere in quella Regione. Cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza e vi auguro di testimoniare con rinnovato ardore missionario Cristo e il suo Vangelo.

Il mio pensiero va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. La Liturgia celebra oggi santa Caterina da Siena, Vergine domenicana e Dottore della Chiesa, nonché Compatrona d'Italia insieme con san Francesco d'Assisi. Cari giovani, specialmente voi, ministranti della "Parrocchia dei Santi Antonio e Annibale Maria", di Roma, siate innamorati di Cristo, come lo fu Caterina, per seguirlo con slancio e fedeltà. Voi, cari ammalati, immergete le vostre sofferenze nel mistero d'amore del Sangue del Redentore, contemplato con speciale devozione dalla grande Santa senese. E voi, cari sposi novelli, col vostro reciproco e fedele amore siate segno eloquente dell'amore di Cristo per la Chiesa.
+PetaloNero+
00giovedì 30 aprile 2009 16:36
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. il Signor Álvaro Uribe Vélez, Presidente della Repubblica di Colombia, con la Consorte, e Seguito;

Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

S.E. Mons. Luigi Bonazzi, Arcivescovo tit. di Atella, Nunzio Apostolico in Lituania, Lettonia ed Estonia.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Argentina, in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Santo Padre incontra questo pomeriggio:

l’On. Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana.

Il Papa ha ricevuto ieri in Udienza:

Em.mo Card. Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".


+PetaloNero+
00giovedì 30 aprile 2009 16:37
VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ARGENTINA (III GRUPPO)

Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Presuli della Conferenza Episcopale di Argentina (III gruppo), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Queridos Hermanos en el Episcopado:

1. Es para mí un motivo de gran alegría reunirme con este grupo de Pastores de la Iglesia en Argentina, con el cual concluye su visita ad limina. Os saludo con todo afecto y os deseo que este encuentro fraterno con el Sucesor de Pedro os ayude a sentir el latido de la Iglesia universal y a consolidar los vínculos de fe, comunión y disciplina que unen vuestras Iglesias particulares a esta Sede Apostólica. Al mismo tiempo, doy gracias al Señor por esta nueva ocasión de confirmar a mis hermanos en la fe (cf. Lc 22, 32), y participar en sus alegrías y preocupaciones, en sus logros y dificultades.

Agradezco de todo corazón las amables palabras que, en nombre de todos, me ha dirigido Mons. Luis Héctor Villalba, Arzobispo de Tucumán y Vicepresidente de la Conferencia Episcopal Argentina, y en las que ha manifestado vuestros sentimientos de afecto y adhesión, así como los de los sacerdotes, religiosos y fieles laicos de vuestras comunidades.

2. Queridos Hermanos, el Señor Jesús nos ha confiado un ministerio de altísimo valor y dignidad: llevar su mensaje de paz y reconciliación a todas las gentes, cuidar con amor paternal al Pueblo santo de Dios y conducirlo por la vía de la salvación. Ésta es una tarea que supera con creces nuestros méritos personales y nuestra pobre capacidad humana, pero a la que nos entregamos con sencillez y esperanza, apoyándonos en las palabras de Cristo, «no me habéis elegido vosotros a mí, sino que yo os he elegido a vosotros, y os he destinado para que vayáis y deis fruto, y que vuestro fruto permanezca» (Jn 15, 16). Jesús, el Maestro, mirándoos con amor de hermano y amigo, os ha llamado a entrar en su intimidad, y consagrándoos con el óleo sagrado de la unción sacerdotal ha puesto en vuestras manos el poder redentor de su sangre, para que, con la seguridad de actuar siempre in persona Christi capitis, seáis en medio del Pueblo que se os ha confiado «un signo vivo del Señor Jesús, Pastor y Esposo, Maestro y Pontífice de la Iglesia» (Juan Pablo II, Pastores gregis, 7).

En el ejercicio de su ministerio episcopal, el Obispo debe comportarse siempre entre sus fieles como quien sirve (cf. Lumen gentium, 27), inspirándose constantemente en el ejemplo de Aquel que no vino a ser servido sino a servir y dar su vida en rescate por muchos (cf. Mc 10, 45). Realmente, ser Obispo es un título de honor cuando se vive con este espíritu de servicio a los demás y como participación humilde y desinteresada en la misión de Cristo. La contemplación frecuente de la imagen del Buen Pastor os servirá de modelo y aliento en vuestros esfuerzos por anunciar y difundir el Evangelio, os impulsará a cuidar de los fieles con ternura y misericordia, a defender a los débiles y a gastar la vida en una constante y generosa dedicación al Pueblo de Dios (cf. Pastores gregis, 43).

3. Como parte esencial de vuestro ministerio episcopal en la Iglesia, verdadero amoris officium (cf. S. Agustín, In Io. Ev., 123, 5), deseo exhortaros vivamente a fomentar en vuestras comunidades diocesanas el ejercicio de la caridad, de modo especial para con los más necesitados. Con vuestra cercanía y vuestra palabra, con la ayuda material y la oración, con el llamado al diálogo y al espíritu de entendimiento que busca siempre el bien común del pueblo, y con la luz que viene del Evangelio, queréis dar un testimonio concreto y visible del amor de Cristo entre los hombres, para construir continuamente la Iglesia como familia de Dios, siempre acogedora y misericordiosa con los más pobres, de tal manera que en todas las diócesis reine la caridad, en cumplimiento del mandamiento de Jesucristo (cf. Christus Dominus, 16). Junto a eso, quisiera insistir también en la importancia de la oración frente al activismo o a una visión secularizada del servicio caritativo de los cristianos (cf. Deus caritas est, 37). Ese contacto asiduo con Cristo en la plegaria trasforma el corazón de los creyentes, abriéndolo a las necesidades de los demás, sin inspirarse, por tanto, en «esquemas que pretenden mejorar el mundo siguiendo una ideología, sino dejándose guiar por la fe que actúa por el amor» (ibíd., 33).

4. Deseo encomendaros de un modo especial a los presbíteros, vuestros colaboradores más cercanos. Que el abrazo de paz, con el que los acogisteis en el día de su ordenación sacerdotal, sea una realidad viva cada día, que contribuya a estrechar cada vez más los lazos de afecto, respeto y confianza que os unen a ellos en virtud del sacramento del Orden. Reconociendo la abnegación y entrega al ministerio de vuestros sacerdotes, deseo invitarlos también a que se identifiquen cada vez más con el Señor, siendo verdaderos modelos de la grey por sus virtudes y buen ejemplo, y apacentando con amor el rebaño de Dios (cf. 1 P 5, 2-3).

5. La vocación específica de los fieles laicos los lleva a intentar configurar rectamente la vida social y a iluminar las realidades terrenas con la luz del Evangelio. Que los seglares, conscientes de sus compromisos bautismales, y animados por la caridad de Cristo, participen activamente en la misión de la Iglesia así como en la vida social, política, económica y cultural de su País. En este sentido, los católicos deberán destacar entre sus conciudadanos por el cumplimiento ejemplar de sus deberes cívicos, así como por el ejercicio de las virtudes humanas y cristianas que contribuyen a mejorar las relaciones personales, sociales y laborales. Su compromiso los llevará también a promover de modo especial aquellos valores que son esenciales al bien común de la sociedad, como la paz, la justicia, la solidaridad, el bien de la familia fundada sobre el matrimonio entre un hombre y una mujer, la tutela de la vida humana desde la concepción hasta su muerte natural, y el derecho y obligación de los padres a educar a sus hijos según sus convicciones morales y religiosas.

Deseo concluir pidiéndoos que llevéis mi saludo afectuoso a todos los miembros de vuestras Iglesias diocesanas. A los Obispos eméritos, sacerdotes, seminaristas, religiosos y religiosas, y a todos los fieles laicos, decidles que el Papa les agradece sus trabajos por el Señor y la causa del Evangelio; que espera y confía en su fidelidad a la Iglesia. A vosotros, queridos Obispos de Argentina, os agradezco vuestra solicitud pastoral y os aseguro mi cercanía espiritual y mi plegaria constante. Os encomiendo de corazón a la protección de Nuestra Señora de Luján y os imparto una especial Bendición Apostólica.
+PetaloNero+
00venerdì 1 maggio 2009 02:05
Il Papa a un gruppo di vescovi dell'Argentina in visita «ad limina»

Una Chiesa sempre accogliente
e misericordiosa verso i poveri

La Chiesa è chiamata a "rendere una testimonianza concreta e visibile dell'amore di Cristo fra gli uomini" mostrandosi "sempre accogliente e misericordiosa verso i più poveri". Lo ha ricordato il Papa a un gruppo di vescovi dell'Argentina, ricevuti in udienza nella mattina di giovedì 30 aprile, nella Sala del Concistoro, in occasione della visita ad limina Apostolorum.



Cari Fratelli nell'Episcopato,
1. È per me motivo di grande gioia riunirmi con questo gruppo con il quale i Pastori della Chiesa in Argentina concludono la loro visita ad Limina. Vi saluto con affetto e vi auguro che questo incontro fraterno con il Successore di Pietro vi aiuti a sentire il battito della Chiesa universale e a consolidare i vincoli di fede, comunione e disciplina che uniscono le vostre Chiese particolari a questa Sede Apostolica. Allo stesso tempo, rendo grazie al Signore per questa nuova occasione di confermare i miei fratelli nella fede (cfr Lc 22, 32) e di partecipare alle loro gioie e alle loro preoccupazioni, ai loro successi e alle loro difficoltà.
Ringrazio di cuore monsignor Luis Héctor Villalba, Arcivescovo di Tucumán e Vicepresidente della Conferenza Episcopale Argentina, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti, e nelle quali mi ha manifestato i vostri sentimenti di affetto e di adesione, come pure quelli dei sacerdoti, dei religiosi e dei fedeli laici delle vostre comunità.
2. Cari Fratelli, il Signore Gesù ci ha affidato un ministero di altissimo valore e dignità: portare il suo messaggio di pace e di riconciliazione a tutte le genti, assistere con amore paterno il Popolo santo di Dio e condurlo lungo la via della salvezza. Questo è un compito che va ben oltre i nostri meriti personali e la nostra povera capacità umana, ma al quale ci dedichiamo con semplicità e speranza, sostenuti dalle parole di Cristo, "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15, 16). Gesù, il Maestro, guarda a voi con amore di fratello e di amico, vi ha chiamati a entrare nella sua intimità e, consacrandovi con l'olio sacro dell'unzione sacerdotale, ha posto nelle vostre mani il potere redentore del suo sangue, affinché, con la sicurezza di agire sempre in persona Christi capitis, siate in mezzo al Popolo che vi è stato affidato "segno vivente del Signore Gesù pastore e Sposo, Maestro e Pontefice della Chiesa" (Giovanni Paolo II, Pastores gregis, n. 7).
Nell'esercizio del suo ministero episcopale, il Vescovo deve comportarsi sempre fra i suoi fedeli come chi serve (cfr. Lumen gentium, n. 27), ispirandosi costantemente all'esempio di Colui che non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (cfr. Mc 10, 45). In realtà, essere Vescovo è un titolo di onore quando si vive con questo spirito di servizio agli altri e si partecipa in modo umile e disinteressato alla missione di Cristo. La contemplazione frequente dell'immagine del Buon Pastore vi servirà da modello e da incoraggiamento nei vostri sforzi per annunciare e diffondere il Vangelo, vi spingerà a prendervi cura dei fedeli con tenerezza e misericordia, a difendere i deboli e a spendere la vita in una costante e generosa dedizione al Popolo di Dio (cfr Pastores gregis, n. 43).
3. Quale parte essenziale del vostro ministero episcopale nella Chiesa, vero amoris officium (cfr sant'Agostino, In Io. Ev. 123, 5), desidero esortarvi vivamente a promuovere nelle vostre comunità diocesane l'esercizio della carità, in modo particolare verso i più bisognosi. Con la vostra vicinanza e la vostra parola, con l'aiuto materiale e la preghiera, con la chiamata al dialogo e allo spirito di intesa che ricerca sempre il bene comune del popolo, e con la luce che viene dal Vangelo, volete rendere una testimonianza concreta e visibile dell'amore di Cristo fra gli uomini, per costruire continuamente la Chiesa come famiglia di Dio, sempre accogliente e misericordiosa verso i più poveri, di modo che in tutte le diocesi regni la carità, nel compimento del mandato di Gesù Cristo (cfr Christus Dominus, n. 16). Inoltre, desidero insistere anche sull'importanza della preghiera di fronte all'attivismo o a una visione secolarizzata del servizio caritativo dei cristiani (cfr Deus caritas est, n. 37). Questo contatto assiduo con Cristo nella preghiera trasforma il cuore dei credenti, aprendolo ai bisogni degli altri, senza tuttavia ispirarsi alle "ideologie del miglioramento del mondo, ma farsi guidare dalla fede che nell'amore diventa operante" (Ibidem, n. 33).
4. Desidero affidarvi in modo particolare i presbiteri, vostri più stretti collaboratori. Che l'abbraccio di pace, con il quale li accogliete nel giorno della loro ordinazione sacerdotale, sia una realtà viva ogni giorno e contribuisca ad approfondire sempre più i vincoli di affetto, di rispetto e di fiducia che vi uniscono a loro in virtù del sacramento dell'Ordine. Riconoscendo l'abnegazione e la dedizione al ministero dei vostri sacerdoti, desidero invitarli anche a identificarsi sempre più con il Signore, dimostrandosi veri modelli del gregge con le loro virtù e il buon esempio, e pascendo con amore il gregge di Dio (cfr. 1 Pt 5, 2-3).
5. La vocazione specifica dei fedeli laici li porta a cercare di configurare rettamente la vita sociale e a illuminare le realtà terrene con la luce del Vangelo. Che i laici, consapevoli degli impegni assunti nel Battesimo, e animati dalla carità di Cristo, partecipino attivamente alla missione della Chiesa, come pure alla vita sociale, politica, economica e culturale del loro Paese! In tal senso, i cattolici dovranno distinguersi fra i loro concittadini per il compimento esemplare dei loro doveri civili, così come per l'esercizio delle virtù umane e cristiane che contribuiscono a migliorare le relazioni personali, sociali e lavorative. Il loro impegno li porterà anche a promuovere in modo particolare quei valori che sono essenziali al bene comune della società, come la pace, la giustizia, la solidarietà, il bene della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, la tutela della vita umana dal suo concepimento fino alla sua morte naturale, e il diritto e l'obbligo dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni morali e religiose.
Desidero concludere chiedendovi di portare il mio saluto affettuoso a tutti i membri delle vostre Chiese diocesane. Ai Vescovi emeriti, ai sacerdoti, ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, e a tutti i fedeli laici, dite che il Papa li ringrazia per la loro opera per il Signore e la causa del Vangelo, che spera e confida nella loro fedeltà alla Chiesa. Cari Vescovi dell'Argentina, vi ringrazio per la vostra sollecitudine pastorale e vi assicuro della mia vicinanza spirituale e della mia costante preghiera. Vi affido di cuore alla protezione di Nuestra Señora de Luján e vi imparto una speciale Benedizione Apostolica.



(©L'Osservatore Romano - 1 maggio 2009)
+PetaloNero+
00venerdì 1 maggio 2009 02:06
Il Papa per il concerto nel IV anniversario di pontificato
Eseguito dall'Orchestra e dal Coro “Giuseppe Verdi” di Milano



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 30 aprile 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo giovedì sera da Benedetto XVI al termine del Concerto nell'Aula Paolo VI, in Vaticano, offerto dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, in occasione del quarto anniversario del suo Pontificato.

L'Orchestra Sinfonica e il Coro Sinfonico di Milano "Giuseppe Verdi", diretti rispettivamente dal Maestro Xian Zhang e dal Maestro Erina Gambarini, ha eseguito musiche di Franz Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Antonio Vivaldi.

* * *

Signor Presidente della Repubblica,

Signori Cardinali,

Onorevole Presidente del Consiglio e onorevoli Ministri,

venerati Fratelli,

gentili Signori e Signore!

Nel rivolgere a tutti il mio cordiale saluto, esprimo la più viva gratitudine al Presidente della Repubblica Italiana, Onorevole Giorgio Napolitano, che, in occasione del quarto anniversario dell’inizio del mio Pontificato, ha voluto offrirmi questo eccellente omaggio musicale. Grazie, Signor Presidente, anche per le cortesi parole che mi ha indirizzato poc’anzi, e un caro saluto alla Sua gentile Signora. Sono lieto di salutare i Ministri e le altre Autorità dello Stato italiano, come pure i Signori Ambasciatori e le diverse Personalità che ci onorano della loro presenza.

Ho molto gradito il ritorno dell’Orchestra e del Coro “Giuseppe Verdi” di Milano, che abbiamo già molto apprezzato un anno fa. Mentre dunque ringrazio l’omonima Fondazione e quanti in diversi modi hanno collaborato all’organizzazione, rinnovo le mie congratulazioni a tutti gli Orchestrali e Coristi, in particolare al Direttore, Signorina Zhang Xian, al Maestro del Coro, Signora Erina Gambarini, e alle tre Soliste. La maestria e l’entusiasmo di ciascuno ha contribuito ad un’esecuzione che ha dato veramente nuova vita ai brani proposti, opera di tre Autori di prima grandezza: Vivaldi, Haydn e Mozart. Ho trovato la scelta delle composizioni molto adatta al tempo liturgico che stiamo vivendo: il tempo di Pasqua. La Sinfonia 95 di Haydn – che abbiamo ascoltata per prima – sembra contenere in sé un itinerario che potremmo dire “pasquale”. Comincia infatti in tonalità minore di Do, e attraverso un percorso sempre perfettamente equilibrato, ma non privo di drammaticità, giunge alla conclusione in Do maggiore. Questo fa pensare all’itinerario dell’anima – rappresentata in modo particolare dal violoncello – verso la pace e la serenità. Subito dopo, la Sinfonia 35 di Mozart è giunta quasi ad amplificare e coronare l’affermazione della vita sulla morte, della gioia sulla mestizia. In essa, infatti, prevale decisamente il senso della festa. L’andamento è molto dinamico, nel finale addirittura travolgente – e qui i nostri virtuosi orchestrali ci hanno fatto sentire come la forza può armonizzarsi con la grazia. E’ ciò che avviene al massimo grado – se mi si consente questo accostamento - nell’amore di Dio, in cui potenza e grazia coincidono.

Poi sono entrate, per così dire, in scena le voci umane – il coro –, quasi per dare parola a quanto la musica aveva già voluto esprimere. E non a caso la prima parola è stata “Magnificat”. Uscita dal cuore di Maria – prediletta da Dio per la sua umiltà –, questa parola è diventata il canto quotidiano della Chiesa, proprio in quest’ora del vespro, l’ora che invita alla meditazione sul senso della vita e della storia. Chiaramente il Magnificat presuppone la Risurrezione, cioè la vittoria di Cristo: in Lui Dio ha realizzato le sue promesse, e la sua misericordia si è rivelata in tutta la sua paradossale potenza. Fin qui la “parola”. E la musica di Vivaldi? Prima di tutto è degno di nota il fatto che le arie solistiche egli le abbia composte espressamente per alcune cantanti sue allieve nell’Ospedale veneziano della Pietà: cinque orfane dotate di straordinarie doti canore. Come non pensare all’umiltà della giovane Maria, da cui Dio trasse “grandi cose”? Così, questi cinque “assoli” stanno quasi a rappresentare la voce della Vergine, mentre le parti corali esprimono la Chiesa-Comunità. Entrambe, Maria e la Chiesa, sono unite nell’unico cantico di lode al “Santo”, al Dio che, con la potenza dell’amore, realizza nella storia il suo disegno di giustizia. E infine, il Coro ha dato voce a quel sublime capolavoro che è l’Ave verum Corpus di Mozart. Qui la meditazione cede il passo alla contemplazione: lo sguardo dell’anima si posa sul Santissimo Sacramento, per riconoscervi il Corpus Domini, quel Corpo che veramente è stato immolato sulla croce e da cui è scaturita la sorgente della salvezza universale. Mozart compose questo mottetto poco prima della morte, e in esso si può dire che la musica diventa veramente preghiera, abbandono del cuore a Dio, con un senso profondo di pace.

Signor Presidente, il Suo cortese e generoso omaggio è riuscito ampiamente non solo a gratificare il senso estetico, ma al tempo stesso a nutrire il nostro spirito, e dunque Le sono doppiamente grato. Formulo i migliori auspici per il proseguimento della Sua alta missione, e li estendo volentieri a tutte le Autorità presenti. Cari amici, grazie di essere venuti! Ricordatemi nelle vostre preghiere, perché possa compiere sempre il mio Ministero come vuole il Signore. Egli, che è la nostra pace e la nostra vita, benedica tutti voi e le vostre famiglie. Buona serata a tutti!

[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:47.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com