Discorsi, omelie, udienze, angelus e altri documenti

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+PetaloNero+
00mercoledì 20 gennaio 2010 16:07
COMUNICATO DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA

Giovedì 11 febbraio 2010, alle ore 10.30, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione della Santa Messa per gli Ammalati nella Basilica Vaticana, in occasione della Giornata Mondiale del Malato, e del 25° anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.
+PetaloNero+
00giovedì 21 gennaio 2010 15:53
LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;

Em.mo Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova (Italia), Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Javier Echevarría Rodríguez, Vescovo tit. di Cilibia, Prelato della Prelatura personale dell’Opus Dei.






RINUNCE E NOMINE



NOMINA DEL SOTTO-SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE

Il Santo Padre ha nominato Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace l’Ill.ma Dott.ssa Flaminia Giovanelli, finora Aiutante di Studio nel medesimo Dicastero.



NOMINE NEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI

Il Santo Padre ha nominato Membri del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani l’Em.mo Card. Jean-Pierre Ricard, Arcivescovo di Bordeaux (Francia), e l’Ecc.mo Mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Antwerpen (Belgio).

Il Papa ha inoltre nominato Consultore del medesimo Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani l’Ecc.mo Mons. Cyril Vasil’, Arcivescovo tit. di Tolemaide di Libia, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali.
+PetaloNero+
00giovedì 21 gennaio 2010 15:54
PRESENTAZIONE DEGLI AGNELLI BENEDETTI NELLA FESTA LITURGICA DI SANT’AGNESE

Alle ore 12.30 di oggi, nella Cappella Urbano VIII, vengono presentati al Papa due agnelli benedetti questa mattina, in occasione della memoria liturgica di Sant’Agnese, nell’omonima Basilica sulla via Nomentana. La lana di questi agnelli sarà utilizzata per confezionare i Pallii dei nuovi Arcivescovi Metropoliti.

Il Pallio è un’insegna liturgica d’onore e di giurisdizione che viene indossata dal Papa e dagli Arcivescovi Metropoliti nelle loro Chiese e in quelle delle loro Province. E’ costituito da una fascia di lana bianca su cui spiccano sei croci di seta nera. Il rito dell’imposizione dei Pallii gli Arcivescovi Metropoliti è compiuto dal Santo Padre il 29 giugno, Solennità dei Santi Pietro e Paolo.
+PetaloNero+
00venerdì 22 gennaio 2010 15:56
LE UDIENZE

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.



RIUNIONE DEI CAPI DICASTERO DELLA CURIA ROMANA

Alle ore 10 di questa mattina, nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto una riunione dei Capi Dicastero della Curia Romana.
+PetaloNero+
00sabato 23 gennaio 2010 16:23
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

Em.mo Card. Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Jozef Tomko, Presidente emerito del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali;

Em.mo Card. Renato Raffaele Martino, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti;

S.E. Mons. Francesco Monterisi, Arcivescovo tit. di Alba marittima, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura.








RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DI ORIA (ITALIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Oria (Italia) il Rev.do Vincenzo Pisanello, del clero dell’arcidiocesi di Otranto, finora Vicario Episcopale per l’Amministrazione e Parroco dei Santi Pietro e Paolo in Galatina.

Rev.do Vincenzo Pisanello

Il Rev.do Vincenzo Pisanello è nato a Galatina (arcidiocesi di Otranto e provincia di Lecce), il 3 maggio 1959.

Ha ottenuto la maturità scientifica presso il Liceo di Galatina. Alunno del Pontificio Seminario Romano Maggiore (1977), ha frequentato l’Università Gregoriana e presso l’Università Lateranense ha conseguito il Dottorato in Utroque iure.

È stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1984 da S.E. Mons. Vincenzo Franco.

Negli anni del suo ministero presbiterale ha svolto i seguenti incarichi: Animatore vocazionale presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore dal 1984 al 1987; Vicario Parrocchiale in Galatina dal 1987 al 1992; Parroco della Parrocchia di San Rocco in Galatina dal 1992 al 2008. Dal 1987 è Economo diocesano, Rettore della Chiesa "Madonna del Carmine" in Galatina dal 1990, dal 2004 Vicario Giudiziale e, dal 2008, Parroco della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo Apostoli, in Galatina.

Inoltre è: Membro del Consiglio per gli Affari Economici diocesano, del Consiglio Episcopale, del Consiglio Presbiterale, del Consiglio Pastorale diocesano; Vicario Episcopale per l’attività amministrativa; Direttore del Servizio per l’edilizia di culto; Docente di Diritto Canonico presso l’Istituto diocesano di Scienze Religiose; Presidente del Collegio Revisori dei conti del Pontificio Seminario Regionale "Pio XI" di Molfetta e Membro del Consiglio di Amministrazione della Facoltà Teologica Pugliese di Bari.
+PetaloNero+
00sabato 23 gennaio 2010 16:24
MESSAGE OF THE HOLY FATHER BENEDICT XVI TO HIS HOLINESS IRENEJ, NEWLY-ELECTED PATRIARCH OF THE SERBIAN ORTHODOX CHURCH

To His Holiness Irinej
Archbishop of Peč
Metropolitan of Belgrade Karlovci
Patriarch of Serbia

I was glad to learn of your election as Patriarch of the Serbian Orthodox Church and I pray that the Lord may grant you abundant gifts of grace and wisdom for the fulfilment of your high responsibilities in the service of the Church and the people entrusted to you.

You succeed Patriarch Pavle, our brother of happy memory, who was a Pastor both fervent and esteemed, and who bequeathed to you a spiritual inheritance that is rich and profound. As a great pastor and spiritual father, he effectively guided the Church and maintained its unity in the face of many challenges. I feel bound to express my appreciation of his example of fidelity to the Lord and of his many gestures of openness towards the Catholic Church.

I therefore pray that the Lord will grant Your Holiness the inner strength to consolidate the unity and spiritual growth of the Serbian Orthodox Church, as well as to build up the fraternal bonds with other Churches and ecclesial communities. Let me assure you of the closeness of the Catholic Church and of her commitment to the promotion of fraternal relations and theological dialogue, in order that those obstacles which still impede full communion between us may be overcome. May the Lord bless our common efforts in this regard, so that the disciples of Christ may again be united witnesses before the whole world to his salvific love.

From the Vatican, 22 January 2010

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00sabato 23 gennaio 2010 16:24
LETTRE DU SAINT-PÈRE À SON EXCELLENCE M. RENÉ PRÉVAL, PRÉSIDENT DE LA RÉPUBLIQUE D’HAÏTI À LA SUITE DU SÉISME QUI A RAVAGE LE PAYS

A Son Excellence Monsieur René Préval,
Président de la République d’Haïti

Ayant appris avec une immense tristesse le tremblement de terre qui vient de frapper tragiquement votre cher Pays, je tiens à assurer Votre Excellence de ma profonde sympathie et de ma prière fervente pour toutes les personnes touchées par cette effroyable catastrophe. Je demande à Dieu d’accueillir dans la paix de son Royaume tous ceux qui ont trouvé la mort dans le séisme et de donner consolation à leurs familles qui, souvent, n’ont pas pu donner une sépulture digne à leurs chers disparus. Je prie aussi pour que l’esprit de solidarité habite tous les cœurs et que le calme puisse demeurer dans les rues afin que l’aide généreuse qui arrive de tous les pays apporte un soulagement à tous et que les personnes qui, aujourd’hui, manquent de tout éprouvent le réconfort de savoir que toute la communauté internationale prend concrètement soin d’elles.

J’apprécie vivement l’engagement de tous ceux qui, haïtiens et étrangers, parfois au péril de leur vie, mettent tout en œuvre pour rechercher et secourir les survivants et je les en remercie de tout cœur. Je tiens à assurer Votre Excellence que l’Église Catholique, à travers ses institutions, demeurera, au-delà de la vive émotion suscitée, aux côtés des personnes éprouvées par ce sinistre et que, à la mesure de ses forces, elle les aidera à se redonner les chances d’un avenir ouvert.

En gage d’affection pour tous, j’accorde de grand cœur à l’ensemble de la population d’Haïti dans l’épreuve une particulière Bénédiction Apostolique.

Du Vatican, le 16 janvier 2010

BENEDICTUS PP. XVI







LETTRE DU SAINT-PÈRE À SON EXCELLENCE MGR LOUIS KÉBREAU, ARCHEVÊQUE DE CAP-HAÏTIEN ET PRÉSIDENT DE LA CONFÉRENCE ÉPISCOPALE D’HAÏTI À LA SUITE DU SÉISME QUI A RAVAGE LE PAYS

À Monseigneur Louis Kébreau,
Archevêque de Cap-Haïtien et
Président de la Conférence épiscopale d’Haïti

Ayant appris avec une extrême tristesse le tremblement de terre qui vient de frapper si durement la capitale du Pays, je tiens à vous assurer, ainsi que tous les fidèles de l’Église qui est en Haïti, de ma très grande proximité spirituelle et de ma prière fervente pour toutes les personnes touchées par cette catastrophe. Je demande à Dieu d’accueillir dans la paix de son Royaume tous ceux qui ont trouvé la mort dans le séisme, en particulier Mgr Serge Miot, Archevêque de Port-au-Prince, qui a partagé le sort de tant de ses fidèles au nombre desquels figurent des prêtres, des personnes consacrées et des séminaristes. Dans ces heures sombres, j’invoque Notre-Dame du Perpétuel Secours afin qu’elle se fasse Mère de tendresse et qu’elle sache diriger les cœurs pour que la solidarité prenne le pas sur l’isolement et le chacun-pour-soi.

Je salue la très rapide mobilisation de la communauté internationale, unanimement émue par le sort des Haïtiens, de même que celle de toute l’Église qui, à travers ses institutions, ne manquera pas d’apporter son concours au secours d’urgence et à la reconstruction patiente des zones dévastées.

En gage d’affection et de réconfort spirituel, j’accorde de grand cœur à tous les pasteurs et fidèles de l’Église en Haïti qui sont dans l’épreuve une particulière Bénédiction Apostolique.

Du Vatican, le 16 janvier 2010

BENEDICTUS PP. X
+PetaloNero+
00sabato 23 gennaio 2010 16:25
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA 44a GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI


"Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola". Questo il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la 44a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (16 maggio 2010).

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre:



Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale:
i nuovi media al servizio della Parola

Cari fratelli e sorelle,

il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali - "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola" -, si inserisce felicemente nel cammino dell'Anno sacerdotale, e pone in primo piano la riflessione su un ambito pastorale vasto e delicato come quello della comunicazione e del mondo digitale, nel quale vengono offerte al Sacerdote nuove possibilità di esercitare il proprio servizio alla Parola e della Parola. I moderni mezzi di comunicazione sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio, ma la loro recente e pervasiva diffusione e il loro notevole influsso ne rendono sempre più importante ed utile l'uso nel ministero sacerdotale.

Compito primario del Sacerdote è quello di annunciare Cristo, la Parola di Dio fatta carne, e comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i Sacramenti. Convocata dalla Parola, la Chiesa si pone come segno e strumento della comunione che Dio realizza con l'uomo e che ogni Sacerdote è chiamato a edificare in Lui e con Lui. Sta qui l'altissima dignità e bellezza della missione sacerdotale, in cui viene ad attuarsi in maniera privilegiata quanto afferma l'apostolo Paolo: "Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso ... Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?" (Rm 10,11.13-15).

Per dare risposte adeguate a queste domande all'interno dei grandi cambiamenti culturali, particolarmente avvertiti nel mondo giovanile, le vie di comunicazione aperte dalle conquiste tecnologiche sono ormai uno strumento indispensabile. Infatti, il mondo digitale, ponendo a disposizione mezzi che consentono una capacità di espressione pressoché illimitata, apre notevoli prospettive ed attualizzazioni all'esortazione paolina: "Guai a me se non annuncio il Vangelo!" (1 Cor 9,16). Con la loro diffusione, pertanto, la responsabilità dell'annuncio non solo aumenta, ma si fa più impellente e reclama un impegno più motivato ed efficace. Al riguardo, il Sacerdote viene a trovarsi come all'inizio di una "storia nuova", perché, quanto più le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre più intense e il mondo digitale amplierà i suoi confini, tanto più egli sarà chiamato a occuparsene pastoralmente, moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola.

Tuttavia, la diffusa multimedialità e la variegata "tastiera di funzioni" della medesima comunicazione possono comportare il rischio di un'utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di rendersi presente, e di considerare erroneamente il web solo come uno spazio da occupare. Ai Presbiteri, invece, è richiesta la capacità di essere presenti nel mondo digitale nella costante fedeltà al messaggio evangelico, per esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità che si esprimono ormai, sempre più spesso, attraverso le tante "voci" scaturite dal mondo digitale, ed annunciare il Vangelo avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali, dell'apporto di quella nuova generazione di audiovisivi (foto, video, animazioni, blog, siti web), che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l'evangelizzazione e la catechesi.

Attraverso i moderni mezzi di comunicazione, il Sacerdote potrà far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando l'uso opportuno e competente di tali strumenti, acquisito anche nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il Signore. Più che la mano dell'operatore dei media, il Presbitero nell'impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un'anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all'ininterrotto flusso comunicativo della "rete".

Anche nel mondo digitale deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale. La pastorale nel mondo digitale, infatti, deve poter mostrare agli uomini del nostro tempo, e all'umanità smarrita di oggi, che "Dio è vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda" (Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana per la presentazione degli auguri natalizi: L'Osservatore Romano, 21-22 dicembre 2009, p. 6).

Chi meglio di un uomo di Dio può sviluppare e mettere in pratica, attraverso le proprie competenze nell'ambito dei nuovi mezzi digitali, una pastorale che renda vivo e attuale Dio nella realtà di oggi e presenti la sapienza religiosa del passato come ricchezza cui attingere per vivere degnamente l'oggi e costruire adeguatamente il futuro? Compito di chi, da consacrato, opera nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l'attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo nostro tempo "digitale" i segni necessari per riconoscere il Signore; donando l'opportunità di educarsi all'attesa e alla speranza e di accostarsi alla Parola di Dio, che salva e favorisce lo sviluppo umano integrale. Questa potrà così prendere il largo tra gli innumerevoli crocevia creati dal fitto intreccio delle autostrade che solcano il cyberspazio e affermare il diritto di cittadinanza di Dio in ogni epoca, affinché, attraverso le nuove forme di comunicazione, Egli possa avanzare lungo le vie delle città e fermarsi davanti alle soglie delle case e dei cuori per dire ancora: "Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3,20).

Nel Messaggio dello scorso anno ho incoraggiato i responsabili dei processi comunicativi a promuovere una cultura di rispetto per la dignità e il valore della persona umana. E' questa una delle strade nelle quali la Chiesa è chiamata ad esercitare una "diaconia della cultura" nell'odierno "continente digitale". Con il Vangelo nelle mani e nel cuore, occorre ribadire che è tempo anche di continuare a preparare cammini che conducono alla Parola di Dio, senza trascurare di dedicare un'attenzione particolare a chi si trova nella condizione di ricerca, anzi procurando di tenerla desta come primo passo dell'evangelizzazione. Una pastorale nel mondo digitale, infatti, è chiamata a tener conto anche di quanti non credono, sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche, dal momento che i nuovi mezzi consentono di entrare in contatto con credenti di ogni religione, con non credenti e persone di ogni cultura. Come il profeta Isaia arrivò a immaginare una casa di preghiera per tutti i popoli (cfr Is 56,7), è forse possibile ipotizzare che il web possa fare spazio - come il "cortile dei gentili" del Tempio di Gerusalemme - anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto?

Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, nella sua dimensione complessiva, tutto il mondo digitale rappresentano una grande risorsa per l'umanità nel suo insieme e per l'uomo nella singolarità del suo essere e uno stimolo per il confronto e il dialogo. Ma essi si pongono, altresì, come una grande opportunità per i credenti. Nessuna strada, infatti, può e deve essere preclusa a chi, nel nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all'uomo. I nuovi media, pertanto, offrono innanzitutto ai Presbiteri prospettive sempre nuove e pastoralmente sconfinate, che li sollecitano a valorizzare la dimensione universale della Chiesa, per una comunione vasta e concreta; ad essere testimoni, nel mondo d'oggi, della vita sempre nuova, generata dall'ascolto del Vangelo di Gesù, il Figlio eterno venuto fra noi per salvarci. Non bisogna dimenticare, però, che la fecondità del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione.

A voi, carissimi Sacerdoti, rinnovo l'invito a cogliere con saggezza le singolari opportunità offerte dalla moderna comunicazione. Il Signore vi renda annunciatori appassionati della buona novella anche nella nuova "agorà" posta in essere dagli attuali mezzi di comunicazione.

Con tali voti, invoco su di voi la protezione della Madre di Dio e del Santo Curato d'Ars e con affetto imparto a ciascuno la Benedizione Apostolica.



Dal Vaticano, 24 gennaio 2010, Festa di San Francesco di Sales.

BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00domenica 24 gennaio 2010 15:54
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Tra le letture bibliche dell’odierna liturgia vi è il celebre testo della Prima Lettera ai Corinzi in cui san Paolo paragona la Chiesa al corpo umano. Così scrive l’Apostolo: "Come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito" (1 Cor 12,12-13). La Chiesa è concepita come il corpo, di cui Cristo è il capo, e forma con Lui un tutt’uno. Tuttavia ciò che all’Apostolo preme comunicare è l’idea dell’unità nella molteplicità dei carismi, che sono i doni dello Spirito Santo. Grazie ad essi, la Chiesa si presenta come un organismo ricco e vitale, non uniforme, frutto dell’unico Spirito che conduce tutti ad unità profonda, assumendo le diversità senza abolirle e realizzando un insieme armonioso. Essa prolunga nella storia la presenza del Signore risorto, in particolare mediante i Sacramenti, la Parola di Dio, i carismi e i ministeri distribuiti nella comunità. Perciò, è proprio in Cristo e nello Spirito che la Chiesa è una e santa, cioè un’intima comunione che trascende le capacità umane e le sostiene.

Mi piace sottolineare questo aspetto mentre stiamo vivendo la "Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani", che si concluderà domani, festa della Conversione di San Paolo. Secondo la tradizione, nel pomeriggio celebrerò i Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, con la partecipazione dei Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma. Invocheremo da Dio il dono della piena unità di tutti i discepoli di Cristo e, in particolare, secondo il tema di quest’anno, rinnoveremo l’impegno di essere insieme testimoni del Signore crocifisso e risorto (cfr Lc 24,48). La comunione dei cristiani, infatti, rende più credibile ed efficace l’annuncio del Vangelo, come affermò lo stesso Gesù pregando il Padre alla vigilia della sua morte: "Che siano una sola cosa … perché il mondo creda" (Gv 17,21).

Infine, cari amici, desidero ricordare la figura di san Francesco di Sales, la cui memoria liturgica ricorre il 24 gennaio. Nato in Savoia nel 1567, egli studiò il diritto a Padova e a Parigi e, chiamato dal Signore, divenne sacerdote. Si dedicò con grande frutto alla predicazione e alla formazione spirituale dei fedeli, insegnando che la chiamata alla santità è per tutti e che ciascuno – come dice san Paolo con il paragone del corpo – ha il suo posto nella Chiesa. San Francesco di Sales è patrono dei giornalisti e della stampa cattolica. Alla sua spirituale assistenza affido il Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che firmo ogni anno in questa occasione e che ieri è stato presentato in Vaticano.

La Vergine Maria, Madre della Chiesa, ci ottenga di progredire sempre nella comunione, per trasmettere la bellezza di essere una cosa sola nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.



DOPO L’ANGELUS

Ieri, a Barcellona, è stato proclamato Beato José Samsó i Elías, sacerdote e martire catalano, ucciso durante la guerra civile. Da vero testimone di Cristo, morì perdonando i suoi persecutori. Per i sacerdoti, specialmente per i parroci, egli costituisce un modello di dedizione alla catechesi e alla carità verso i poveri.

En ce dimanche de la Semaine de prière pour l’unité des chrétiens, je salue avec joie les pèlerins francophones. Prenant la comparaison du corps humain, saint Paul met en lumière la solidarité qui doit exister entre tous les membres du Corps du Christ, l’Église. Chacun est donc invité à mettre en valeur les dons qu’il a reçus de l’Esprit en vue de la construction de ce Corps. Dieu veut que nous le servions dans l’unité de la foi. Demandons ardemment au Christ de faire à son Église le don de cette unité ! Que la Vierge Marie aide chacun et chacune sur ce chemin! Bon dimanche et bonne semaine à tous !

I am pleased to welcome all the English-speaking pilgrims to this Angelus. In today’s liturgy, Jesus tells us plainly that he has been anointed "to preach good news to the poor" (Lk 4:18). Indeed, it is the poor whom God has chosen to be rich in faith and heirs of His kingdom (cf. Jas 2:5). Dear brothers and sisters, may those in need take courage from the Good News, and may all of us be generous with God’s gifts to us (cf. Mk 4:24).

An diesem Sonntag in der Weltgebetswoche für die Einheit der Christen grüße ich die deutschsprachigen Pilger hier auf dem Petersplatz. Durch die Taufe sind wir alle zu Gliedern an dem einen Leib Christi geworden und dazu berufen, als Gemeinschaft in der Welt gleichsam das Wirken seines Geistes zu verkörpern. Die Menschen schauen auf uns Christen, und sie erwarten zu Recht viel von uns. Christus hat uns nämlich gesandt, seine frohe Botschaft zu verkünden und durch unser Leben Zeugnis von seiner Liebe zu geben. Gott stärke uns und alle, die an Christus glauben, auf diesem Weg!

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, en particular a los grupos de las parroquias de San Lorenzo, de Burgos, San Juan, de Barbalos, y San Martín, de Valladolid. Deseo recordar que se celebró ayer en Mataró la beatificación del Siervo de Dios Josep Samsó i Elias, sacerdote que destacó por su caridad y su celo apostólico. En su martirio, entregó generosamente su vida al Señor entre palabras y gestos de perdón y misericordia. Que en este Año Sacerdotal, su ejemplo sirva de estímulo a los presbíteros en el solícito ejercicio de su ministerio pastoral y anime a los fieles a dar en todo momento un testimonio valiente y convencido de su fe. Que el nou Beat Josep Samsò i Elias us beneeixi i us protegeixi. Feliç diumenge. Muchas gracias y feliz domingo.

Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków. W Tygodniu Modlitw o Jedność Chrześcijan, Chrystus Pan raz jeszcze modli się za nas: „Aby wszyscy stanowili jedno" (J 17,21). I my prośmy o ten upragniony Boży dar. Niech Kościół i inne Wspólnoty zjednoczy duch wiary, cywilizacja życia, pokoju i miłości. Pragnąc komunii wierzących, budujmy naszą codzienność na Chrystusie i Jego Ewangelii. Życzę wszystkim dobrej niedzieli.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Cristo Signore ancora una volta prega per noi: "Perché tutti siano una sola cosa" (Gv 17, 21). Preghiamo anche noi per ottenere questo desiderato dono di Dio. La Chiesa e le altre Comunità siano unite dallo spirito di fede, dalla civiltà della vita, della pace e dell’amore. Nutrendo il desiderio della comunione di coloro che credono, edifichiamo la nostra quotidianità su Cristo e sul Suo Vangelo. A tutti auguro una buona domenica.]

Infine saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i ragazzi della Diocesi di Milano, che a Pentecoste faranno la professione di fede, e quelli della parrocchia di San Romano in Roma, che si preparano alla Cresima; come pure i fedeli di Avellino, Gubbio e Cecchina, e il gruppo della Banca di Piacenza. Rivolgo uno speciale saluto alle famiglie del Movimento dell’Amore Familiare e a quanti questa notte hanno vegliato nella chiesa di San Gregorio VII pregando per soluzioni giuste e pacifiche dei problemi dell’immigrazione. A tutti auguro una buona domenica.
+PetaloNero+
00lunedì 25 gennaio 2010 16:08
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster

con gli Ausiliari:

S.E. Mons. George Stack, Vescovo tit. di Gemelle di Numidia,

S.E. Mons. Alan Stephen Hopes, Vescovo tit. di Cuncacestre,

S.E. Mons. John Arnold, Vescovo tit. di Lindisfarna;

S.E. Mons. Declan Ronan Lang,Vescovo di Clifton;

S.E. Mons. Brian Michael Noble, Vescovo di Shrewsbury

con il Vescovo Coadiutore: S.E. Mons. Mark Davies;

S.E. Mons. Peter Smith, Arcivescovo di Cardiff;

S.E. Mons. Thomas Matthew Burns, S.M., Vescovo di Menevia.









RINUNCE E NOMINE



NOMINA DELL’AUSILIARE DI BLANTYRE (MALAWI)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Ausiliare dell’Arcidiocesi di Blantyre (Malawi) il Rev.do Montfort Stima, Vicario Generale della medesima Arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Puppi.

Rev.do Montfort Stima

Il Rev. do Montfort Stima è nato il 27 dicembre 1957 a Neno (Blantyre). Ha svolto gli studi primari a Neno e quelli secondari presso il Seminario arcidiocesano Pio XII di Blantyre. Ha completato gli studi di Filosofia al Seminario nazionale di Kachebere e quelli di Teologia al Seminario Nazionale di Zomba.

È stato ordinato sacerdote il 3 agosto 1986 ed incardinato nell’Arcidiocesi di Blantyre.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1986-1988: Vicario parrocchiale a Namlenga; 1988 1990: Parroco di Kadikira; 1990-1994: Parroco di St. Pius a Blantyre; 1994-1998: Studi per la Licenza in Teologia Pastorale presso la Gonzaga University (Seattle, U.S.A.); 1998-2001: Rettore del Seminario Minore arcidiocesano; 2001-2005: Parroco di Njuli e Parroco della Cattedrale di Blantyre; dal 2005: Vicario Generale di Blantyre.

È stato anche Direttore dell’Ufficio Pastorale Arcidiocesano e di quello per la Catechesi.



NOMINA DI MEMBRI DEL SUPREMO TRIBUNALE DELLA SEGNATURA APOSTOLICA

Il Papa ha nominato Membri del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica l'Em.mo Card. Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e gli Ecc.mi: Mons. Velasio De Paolis, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, Mons. Stanislav Zvolenský, Arcivescovo di Bratislava, Mons. Filippo Iannone, Vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, Mons. Fernando José Monteiro Guimarães, Vescovo di Garanhuns, Mons. Ryszard Kasyna, Vescovo titolare di Dices ed Ausiliare di Gdańsk.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN CAMERUN E IN GUINEA EQUATORIALE

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Camerun e in Guinea Equatoriale il Rev.do Mons. Piero Pioppo, finora Consigliere di Nunziatura e Prelato dell'Istituto per le Opere di Religione, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Torcello, con dignità di Arcivescovo.

Rev.do Mons. Piero Pioppo

È nato a Savona il 29 settembre 1960.

È stato ordinato Sacerdote il 29 giugno 1985.

Si è incardinato ad Acqui Terme.

È laureato in Teologia Dogmatica.

Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1993, ha prestato la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie in Corea, Cile e presso la Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.

È stato nominato Prelato dell'Istituto per le Opere di Religione, il 7 luglio 2006.

Conosce il francese, l’inglese e lo spagnolo.











DALLE CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE

Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Arcivescovile Maggiore Siro-Malankarese, dopo aver debitamente consultato la Santa Sede, ha adottato i seguenti provvedimenti ed ha proceduto, col previo Assenso del Santo Padre, alle elezioni episcopali sotto riportate:



- erezione della nuova Eparchia di Pathanamthitta e designazione del primo Vescovo nella persona di S.E. Mons. Yoohanon Mar Chrysostom Kalloe, trasferendolo dall'Eparchia di Marthandom;

- elezione del Vescovo eparchiale di Marthandom nella persona del Rev.do K.M. Vincent Kulapuravilai;

- erezione della nuova Eparchia di Puthur e designazione del primo Vescovo nella persona di S.E. Mons. Geevarghese Mar Divannasios Ottathengil, trasferendolo dall'Eparchia di Battery;

- designazione del Vescovo eparchiale di Battery nella persona di S.E. Mons. Joseph Mar Thomas Konnath, trasferendolo dall'Ufficio di Ausiliare di Trivandrum e Visitatore Apostolico per l'America Settentrionale e l'Europa e dalla Sede Titolare di Sicilibba;

- elezione del nuovo Vescovo Ausiliare dell'Arcieparchia di Trivandrum nella persona del Rev.do Samuel Kattukallil, al quale è stata assegnata la sede titolare vescovile di Tamalluma;

- elezione del Vescovo Ausiliare dell'Arcieparchia di Tiruvalla nella persona del Rev.do Stephen Thottathil, al quale è stata assegnata la sede titolare vescovile di Sozopoli di Emimonto;

- elezione del Vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore Siro-Malankarese nella persona del Rev.do Anthony Valiyavilayil, OIC, al quale è stata assegnata la sede titolare vescovile di Igilgili.

S.E. Mons. K. M. Vincent Kulapuravilai,

Vescovo eletto dell’Eparchia di Marthandom

S.E. Mons. Vincent Kulapuravilai è nato il 22 gennaio 1964 ad Anakkarai, nel distretto di Kanyakumari, (Tamilnadu).

È stato ordinato sacerdote il 2 gennaio 1991 per l'Eparchia di Marthandom.

Ha conseguito un master in storia, il baccalaureato in scienze dell’educazione, la licenza e il dottorato in teologia dogmatica presso l’Università Gregoriana. Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato vice parroco e parroco in varie comunità ecclesiali, Vicario di distretto e protopresbitero, Direttore dell’ufficio catechistico e Direttore diocesano del Malankara Catholic Youth Movement. Attualmente è professore al St. Mary’s Malankara Major Seminary.

S.E. Mons. Samuel Kattukallil, Vescovo titolare eletto di Tamalluma,

Ausiliare dell’Arcieparchia di Trivandrum

S.E. Mons. Samuel Kattukallil è nato a Kadammanitta nel Distretto di Pathanamthitta, Kerala, il 13 maggio 1952. Dopo aver frequentato il Seminario di St. Joseph’s ad Alwaye, è stato ordinato sacerdote per l’Arcieparchia di Trivandrum il 22 dicembre 1978.

Si è laureato in Letteratura Malayalam presso la Kerala University; è stato Preside del Mar Ivanios College, Vice Rettore del Seminario Minore, parroco di Anchal, Coordinatore di varie opere pastorali. Attualmente è Sincello dell’Arcieparchia di Trivandrum.

S.E. Mons. Stephen Thottathil , Vescovo titolare eletto di Sozopoli di Emimonto,

Ausiliare dell’Arcieparchia di Tiruvalla

S.E. Mons. Stephen Thottathil è nato a Ranni, nell’Arcieparchia di Tiruvalla, il 9 maggio del 1952. Ha frequentato il Seminario Minore di Tiruvalla e il "Papal Seminary" di Pune. Ha conseguito il dottorato in teologia morale all’Accademia Alfonsiana di Roma.

È stato ordinato sacerdote il 27 aprile 1979.

Ha ricoperto i seguenti incarichi: Segretario del Vescovo; Parroco in diverse comunità ecclesiali; Docente; Direttore diocesano della pastorale giovanile; Coordinatore della Comunità Malankarese a Delhi; Direttore del "Pushpagiri Hospital and Medical College"; Cappellano nazionale della "St. Vincent Paul Society"; Rettore del "St. Mary’s Malankara Major Seminary" di Trivandrum; Amministratore eparchiale di Tiruvalla e Protosincello di Tiruvalla. Attualmente è professore di teologia morale e decano di teologia al Malankara Seminary.

S.E. Mons. Anthony Valiyavilayil, Vescovo titolare eletto di Igilgili,

Vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore Siro-Malankarese

S.E. Mons. Anthony Valiyavilayil è nato il 21 novembre 1955 ad Adoor, nell’Arcieparchia di Trivandrum. È un religioso appartenente all’Order of the Imitation of Christ. Ha emesso la professione solenne il 9 dicembre 1980.

È stato ordinato sacerdote il 27 dicembre 1980.

Ha conseguito la licenza e il dottorato in diritto canonico orientale nel 1993.

Ha ricoperto i seguenti incarichi: Superiore di vari conventi; Direttore dello school boarding, a Kottayam; Maestro del Postulandato; Economo; Cappellano e Parroco; Professore nel St. Mary’s Malankara Major Seminary di Trivandrum e in vari Seminari Maggiori; Consigliere Generale della sua Congregazione e Postulatore della causa di beatificazione di Mar Ivanios dal 2004. Attualmente è Cancelliere della Curia Arcivescovile Maggiore della Chiesa Siro-Malankarese.
+PetaloNero+
00lunedì 25 gennaio 2010 16:08
AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


VESPRI PRESIEDUTI DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

Martedì 2 febbraio 2010, alle ore 17.30, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiederà la celebrazione dei Vespri della festa della Presentazione del Signore.

Alla celebrazione, in occasione della Giornata della Vita Consacrata, sono invitati in modo particolare i membri degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica.
+PetaloNero+
00martedì 26 gennaio 2010 00:20
Omelia del Papa alla Basilica di San Paolo fuori le Mura
Per la chiusura della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani



ROMA, lunedì, 25 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'omelia pronunciata da Benedetto XVI nel presiedere questo lunedì pomeriggio, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, la celebrazione dei secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani sul tema "Di questo voi siete testimoni" (Lc 24, 48).

* * *

Cari fratelli e sorelle,

riuniti in fraterna assemblea liturgica, nella festa della conversione dell’apostolo Paolo, concludiamo oggi l’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Vorrei salutare voi tutti con affetto e, in particolare, il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e l’Arciprete di questa Basilica, Mons. Francesco Monterisi, con l’Abate e la Comunità dei monaci, che ci ospitano. Rivolgo, altresì, il mio cordiale pensiero ai Signori Cardinali presenti, ai Vescovi ed a tutti i rappresentanti delle Chiese e delle Comunità ecclesiali della Città, qui convenuti.

Non sono passati molti mesi da quando si è concluso l’Anno dedicato a San Paolo, che ci ha offerto la possibilità di approfondire la sua straordinaria opera di predicatore del Vangelo, e, come ci ha ricordato il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani - "Di questo voi siete testimoni" (Lc 24, 48) -, la nostra chiamata ad essere missionari del Vangelo. Paolo, pur serbando viva ed intensa memoria del proprio passato di persecutore dei cristiani, non esita a chiamarsi Apostolo. A fondamento di tale titolo, vi è per lui l’incontro con il Risorto sulla via di Damasco, che diventa anche l’inizio di una instancabile attività missionaria, in cui spenderà ogni sua energia per annunciare a tutte le genti quel Cristo che aveva personalmente incontrato. Così Paolo, da persecutore della Chiesa, diventerà egli stesso vittima di persecuzione a causa del Vangelo a cui dava testimonianza. Scrive nella Seconda Lettera ai Corinzi: "Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato... Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese" (2 Cor 11,24-25.26-28). La testimonianza di Paolo raggiungerà il culmine nel suo martirio quando, proprio non lontano da qui, darà prova della sua fede nel Cristo che vince la morte.

La dinamica presente nell’esperienza di Paolo è la stessa che troviamo nella pagina del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. I discepoli di Emmaus, dopo aver riconosciuto il Signore risorto, tornano a Gerusalemme e trovano gli Undici riuniti insieme con gli altri. Il Cristo risorto appare loro, li conforta, vince il loro timore, i loro dubbi, si fa loro commensale e apre il loro cuore all’intelligenza delle Scritture, ricordando quanto doveva accadere e che costituirà il nucleo centrale dell’annuncio cristiano. Gesù afferma: "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme" (Lc 24,46-47). Questi sono gli eventi dei quali renderanno testimonianza innanzitutto i discepoli della prima ora e, in seguito, i credenti in Cristo di ogni tempo e di ogni luogo. E’ importante, però, sottolineare che questa testimonianza, allora come oggi, nasce dall’incontro col Risorto, si nutre del rapporto costante con Lui, è animata dall’amore profondo verso di Lui. Solo chi ha fatto esperienza di sentire il Cristo presente e vivo – "Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!" (Lc 24,39) -, di sedersi a mensa con Lui, di ascoltarlo perché faccia ardere il cuore, può essere Suo testimone! Per questo, Gesù promette ai discepoli e a ciascuno di noi una potente assistenza dall’alto, una nuova presenza, quella dello Spirito Santo, dono del Cristo risorto, che ci guida alla verità tutta intera: "Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso" (Lc 24,49), dice agli Undici e a noi. Gli Undici spenderanno tutta la vita per annunciare la buona notizia della morte e risurrezione del Signore e quasi tutti sigilleranno la loro testimonianza con il sangue del martirio, seme fecondo che ha prodotto un raccolto abbondante.

La scelta del tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno, l’invito, cioè, ad una testimonianza comune del Cristo risorto secondo il mandato che Egli ha affidato ai discepoli, è legata al ricordo del centesimo anniversario della Conferenza missionaria di Edimburgo in Scozia, che viene considerato da molti come un evento determinante per la nascita del movimento ecumenico moderno. Nell’estate del 1910, nella capitale scozzese si incontrarono oltre mille missionari, appartenenti a diversi rami del Protestantesimo e dell’Anglicanesimo, a cui si unì un ospite ortodosso, per riflettere insieme sulla necessità di giungere all’unità per annunciare credibilmente il Vangelo di Gesù Cristo. Infatti, è proprio il desiderio di annunciare agli altri il Cristo e di portare al mondo il suo messaggio di riconciliazione che fa sperimentare la contraddizione della divisione dei cristiani. Come potranno, infatti, gli increduli accogliere l’annuncio del Vangelo se i cristiani, sebbene si richiamino tutti al medesimo Cristo, sono in disaccordo tra loro? Del resto, come sappiamo, lo stesso Maestro, al termine dell’Ultima Cena, aveva pregato il Padre per i suoi discepoli: "Che tutti siano una sola cosa… perché il mondo creda" (Gv 17,21). La comunione e l’unità dei discepoli di Cristo è, dunque, condizione particolarmente importante per una maggiore credibilità ed efficacia della loro testimonianza.

Ad un secolo di distanza dall’evento di Edimburgo, l’intuizione di quei coraggiosi precursori è ancora attualissima. In un mondo segnato dall’indifferenza religiosa, e persino da una crescente avversione nei confronti della fede cristiana, è necessaria una nuova, intensa, attività di evangelizzazione, non solo tra i popoli che non hanno mai conosciuto il Vangelo, ma anche in quelli in cui il Cristianesimo si è diffuso e fa parte della loro storia. Non mancano, purtroppo, questioni che ci separano gli uni dagli altri e che speriamo possano essere superate attraverso la preghiera e il dialogo, ma c’è un contenuto centrale del messaggio di Cristo che possiamo annunciare tutti assieme: la paternità di Dio, la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte con la sua croce e risurrezione, la fiducia nell’azione trasformatrice dello Spirito. Mentre siamo in cammino verso la piena comunione, siamo chiamati ad offrire una testimonianza comune di fronte alle sfide sempre più complesse del nostro tempo, quali la secolarizzazione e l’indifferenza, il relativismo e l’edonismo, i delicati temi etici riguardanti il principio e la fine della vita, i limiti della scienza e della tecnologia, il dialogo con le altre tradizioni religiose. Vi sono poi ulteriori campi nei quali dobbiamo sin da ora dare una comune testimonianza: la salvaguardia del Creato, la promozione del bene comune e della pace, la difesa della centralità della persona umana, l’impegno per sconfiggere le miserie del nostro tempo, quali la fame, l’indigenza, l’analfabetismo, la non equa distribuzione dei beni.

L’impegno per l’unità dei cristiani non è compito solo di alcuni, né attività accessoria per la vita della Chiesa. Ciascuno è chiamato a dare il suo apporto per compiere quei passi che portino verso la comunione piena tra tutti i discepoli di Cristo, senza mai dimenticare che essa è innanzitutto dono di Dio da invocare costantemente. Infatti, la forza che promuove l’unità e la missione sgorga dall’incontro fecondo e appassionante col Risorto, come avvenne per San Paolo sulla via di Damasco e per gli Undici e gli altri discepoli riuniti a Gerusalemme. La Vergine Maria, Madre della Chiesa, faccia sì che quanto prima possa realizzarsi il desiderio del Suo Figlio: "Che tutti siano una sola cosa… perché il mondo creda" (Gv 17,21). Amen.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana. Con brevi aggiunte a braccio a cura di ZENIT]
+PetaloNero+
00martedì 26 gennaio 2010 16:24
RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DI AUSTIN (U.S.A.)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Austin (U.S.A.) S.E. Mons. Joe Steve Vasquez, finora Vescovo titolare di Cova e Ausiliare di Galveston-Houston.

S.E. Mons. Joe Steve Vasquez

S.E. Mons. Joe Steve Vasquez è nato il 9 luglio 1957 a Stamford (Texas), nella diocesi di San Angelo. Dopo aver completato le scuole primarie e secondarie, ha frequentato il "St. Mary Seminary" a Houston per gli studi filosofici, ottenendovi il Baccalaureato. Inviato a Roma nel 1980 al Pontificio Collegio Americano del Nord, ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana dove ha ottenuto la Licenza in Teologia.

Ordinato sacerdote il 30 giugno 1984 per la diocesi di San Angelo, ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale della "St. Joseph Parish" a Odessa (1985-1987), Parroco della "St. Vincent Parish" a Fort Stockton (1987-1997) e della "St. Joseph Parish" a San Angelo (1997-2002). Inoltre è stato Membro del "Personnel Board" e del Consiglio Presbiterale.

Nominato Vescovo titolare di Cova ed Ausiliare di Galveston-Houston il 30 novembre 2001, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 23 gennaio 2002. Presiede la Regione X ed è Membro del Comitato "African American Affairs" della Conferenza Episcopale.

Oltre l’inglese e lo spagnolo, conosce l’italiano.
+PetaloNero+
00martedì 26 gennaio 2010 16:25
CONFERENZA STAMPA SU "LE PONTIFICIE ACCADEMIE PER UN NUOVO UMANESIMO CRISTIANO" - UDIENZA SPECIALE DEL SANTO PADRE E SEDUTA PUBBLICA DELLE PONTIFICIE ACCADEMIE

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede ha avuto luogo una Conferenza stampa su "Le Pontificie Accademie per un nuovo umanesimo cristiano. Udienza Speciale del Santo Padre alle Pontificie Accademie (28 gennaio) e Seduta pubblica delle Pontificie Accademie (27 gennaio)".

Sono intervenuti alla Conferenza stampa: S.E. Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e Presidente del Coordinamento fra Accademie Pontificie e il Rev.do Mons. Pasquale Iacobone, Officiale del Pontificio Consiglio della Cultura, delegato al Coordinamento fra Accademie Pontificie.
+PetaloNero+
00mercoledì 27 gennaio 2010 15:50
RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO-ABATE DI MODENA-NONANTOLA (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola (Italia), presentata da S.E. Mons. Benito Cocchi, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo-Abate di Modena-Nonantola (Italia) S.E. Mons. Antonio Lanfranchi, finora Vescovo di Cesena-Sarsina.

S.E. Mons. Antonio Lanfranchi

S.E. Mons. Antonio Lanfranchi è nato a Grondone di Ferriere, in diocesi e provincia di Piacenza-Bobbio, il 17 maggio 1946.

Dopo aver compiuto gli studi ginnasiali nel Seminario minore di Piacenza e quelli filosofici e teologici nel Collegio Alberoni della stessa città, ha frequentato a Roma la Pontificia Università Lateranense e il Pontificio Ateneo Salesiano, conseguendo i titoli accademici in Teologia Biblica e in Scienze dell'Educazione.

È stato ordinato sacerdote il 4 novembre 1971 per la diocesi di Piacenza, attualmente Piacenza-Bobbio.

I più importanti ministeri da lui ricoperti sono stati: Assistente nel seminario vescovile di Piacenza, dal 1971 al 1972; dopo gli studi a Roma dal 1972 al 1977, Docente nel seminario vescovile di Piacenza, dal 1977 al 1978; Assistente spirituale dell'AIMC e Segretario dell'Ufficio catechistico diocesano, dal 1978 al 1984; Assistente diocesano dell'Azione Cattolica Giovani, dal 1978 al 1986; Direttore dell'Ufficio catechistico diocesano, dal 1984 al 1988; Assistente diocesano dell'Azione Cattolica Adulti, dal 1986 al 1988; Direttore dell'Ufficio catechistico regionale, dal 1987 al 1988; Assistente nazionale del Settore Giovani dell'Azione Cattolica Italiana, dal 1988 al 1996; Docente di Pastorale giovanile presso la Pontificia Università Lateranense in Roma, dal 1988 al 1996; Vicario Generale di Piacenza-Bobbio, dal 1996 al 2003; Canonico effettivo del Capitolo Cattedrale di Piacenza, dal 1999 al 2003.

Eletto Vescovo di Cesena-Sarsina il 3 dicembre 2003, ha ricevuto l'ordinazione episcopale l’11 gennaio 2004.

Attualmente è Membro della Commissione Episcopale per l'Evangelizzazione dei Popoli e la Cooperazione tra le Chiese della Conferenza Episcopale Italiana.
+PetaloNero+
00mercoledì 27 gennaio 2010 15:51
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, riprendendo la catechesi sulla cultura cristiana nel Medioevo, si è soffermato sulla figura di San Francesco d’Assisi.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

Quindi ha pronunciato un appello in ricordo delle vittime della Shoah, nel "Giorno della memoria".

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

in una recente catechesi, ho già illustrato il ruolo provvidenziale che l’Ordine dei Frati Minori e l’Ordine dei Frati Predicatori, fondati rispettivamente da san Francesco d’Assisi e da san Domenico da Guzman, ebbero nel rinnovamento della Chiesa del loro tempo. Oggi vorrei presentarvi la figura di Francesco, un autentico "gigante" della santità, che continua ad affascinare moltissime persone di ogni età e di ogni religione.

"Nacque al mondo un sole". Con queste parole, nella Divina Commedia (Paradiso, Canto XI), il sommo poeta italiano Dante Alighieri allude alla nascita di Francesco, avvenuta alla fine del 1181 o agli inizi del 1182, ad Assisi. Appartenente a una ricca famiglia – il padre era commerciante di stoffe –, Francesco trascorse un’adolescenza e una giovinezza spensierate, coltivando gli ideali cavallereschi del tempo. A vent’anni prese parte ad una campagna militare, e fu fatto prigioniero. Si ammalò e fu liberato. Dopo il ritorno ad Assisi, cominciò in lui un lento processo di conversione spirituale, che lo portò ad abbandonare gradualmente lo stile di vita mondano, che aveva praticato fino ad allora. Risalgono a questo periodo i celebri episodi dell’incontro con il lebbroso, a cui Francesco, sceso da cavallo, donò il bacio della pace, e del messaggio del Crocifisso nella chiesetta di San Damiano. Per tre volte il Cristo in croce si animò, e gli disse: "Va’, Francesco, e ripara la mia Chiesa in rovina". Questo semplice avvenimento della parola del Signore udita nella chiesa di S. Damiano nasconde un simbolismo profondo. Immediatamente san Francesco è chiamato a riparare questa chiesetta, ma lo stato rovinoso di questo edificio è simbolo della situazione drammatica e inquietante della Chiesa stessa in quel tempo, con una fede superficiale che non forma e non trasforma la vita, con un clero poco zelante, con il raffreddarsi dell’amore; una distruzione interiore della Chiesa che comporta anche una decomposizione dell’unità, con la nascita di movimenti ereticali. Tuttavia, in questa Chiesa in rovina sta nel centro il Crocifisso e parla: chiama al rinnovamento, chiama Francesco ad un lavoro manuale per riparare concretamente la chiesetta di san Damiano, simbolo della chiamata più profonda a rinnovare la Chiesa stessa di Cristo, con la sua radicalità di fede e con il suo entusiasmo di amore per Cristo. Questo avvenimento, accaduto probabilmente nel 1205, fa pensare ad un altro avvenimento simile verificatosi nel 1207: il sogno del Papa Innocenzo III. Questi vede in sogno che la Basilica di San Giovanni in Laterano, la chiesa madre di tutte le chiese, sta crollando e un religioso piccolo e insignificante puntella con le sue spalle la chiesa affinché non cada. E’ interessante notare, da una parte, che non è il Papa che dà l’aiuto affinché la chiesa non crolli, ma un piccolo e insignificante religioso, che il Papa riconosce in Francesco che Gli fa visita. Innocenzo III era un Papa potente, di grande cultura teologica, come pure di grande potere politico, tuttavia non è lui a rinnovare la Chiesa, ma il piccolo e insignificante religioso: è san Francesco, chiamato da Dio. Dall’altra parte, però, è importante notare che san Francesco non rinnova la Chiesa senza o contro il Papa, ma solo in comunione con lui. Le due realtà vanno insieme: il Successore di Pietro, i Vescovi, la Chiesa fondata sulla successione degli Apostoli e il carisma nuovo che lo Spirito Santo crea in questo momento per rinnovare la Chiesa. Insieme cresce il vero rinnovamento.

Ritorniamo alla vita di san Francesco. Poiché il padre Bernardone gli rimproverava troppa generosità verso i poveri, Francesco, dinanzi al Vescovo di Assisi, con un gesto simbolico si spogliò dei suoi abiti, intendendo così rinunciare all’eredità paterna: come nel momento della creazione, Francesco non ha niente, ma solo la vita che gli ha donato Dio, alle cui mani egli si consegna. Poi visse come un eremita, fino a quando, nel 1208, ebbe luogo un altro avvenimento fondamentale nell’itinerario della sua conversione. Ascoltando un brano del Vangelo di Matteo – il discorso di Gesù agli apostoli inviati in missione –, Francesco si sentì chiamato a vivere nella povertà e a dedicarsi alla predicazione. Altri compagni si associarono a lui, e nel 1209 si recò a Roma, per sottoporre al Papa Innocenzo III il progetto di una nuova forma di vita cristiana. Ricevette un’accoglienza paterna da quel grande Pontefice, che, illuminato dal Signore, intuì l’origine divina del movimento suscitato da Francesco. Il Poverello di Assisi aveva compreso che ogni carisma donato dallo Spirito Santo va posto a servizio del Corpo di Cristo, che è la Chiesa; pertanto agì sempre in piena comunione con l’autorità ecclesiastica. Nella vita dei santi non c’è contrasto tra carisma profetico e carisma di governo e, se qualche tensione viene a crearsi, essi sanno attendere con pazienza i tempi dello Spirito Santo.

In realtà, alcuni storici nell’Ottocento e anche nel secolo scorso hanno cercato di creare dietro il Francesco della tradizione, un cosiddetto Francesco storico, così come si cerca di creare dietro il Gesù dei Vangeli, un cosiddetto Gesù storico. Tale Francesco storico non sarebbe stato un uomo di Chiesa, ma un uomo collegato immediatamente solo a Cristo, un uomo che voleva creare un rinnovamento del popolo di Dio, senza forme canoniche e senza gerarchia. La verità è che san Francesco ha avuto realmente una relazione immediatissima con Gesù e con la parola di Dio, che voleva seguire sine glossa, così com’è, in tutta la sua radicalità e verità. E’ anche vero che inizialmente non aveva l’intenzione di creare un Ordine con le forme canoniche necessarie, ma, semplicemente, con la parola di Dio e la presenza del Signore, egli voleva rinnovare il popolo di Dio, convocarlo di nuovo all’ascolto della parola e all’obbedienza verbale con Cristo. Inoltre, sapeva che Cristo non è mai "mio", ma è sempre "nostro", che il Cristo non posso averlo "io" e ricostruire "io" contro la Chiesa, la sua volontà e il suo insegnamento, ma solo nella comunione della Chiesa costruita sulla successione degli Apostoli si rinnova anche l’obbedienza alla parola di Dio.

E’ anche vero che non aveva intenzione di creare un nuovo ordine, ma solamente rinnovare il popolo di Dio per il Signore che viene. Ma capì con sofferenza e con dolore che tutto deve avere il suo ordine, che anche il diritto della Chiesa è necessario per dar forma al rinnovamento e così realmente si inserì in modo totale, col cuore, nella comunione della Chiesa, con il Papa e con i Vescovi. Sapeva sempre che il centro della Chiesa è l'Eucaristia, dove il Corpo di Cristo e il suo Sangue diventano presenti. Tramite il Sacerdozio, l'Eucaristia è la Chiesa. Dove Sacerdozio e Cristo e comunione della Chiesa vanno insieme, solo qui abita anche la parola di Dio. Il vero Francesco storico è il Francesco della Chiesa e proprio in questo modo parla anche ai non credenti, ai credenti di altre confessioni e religioni.

Francesco e i suoi frati, sempre più numerosi, si stabilirono alla Porziuncola, o chiesa di Santa Maria degli Angeli, luogo sacro per eccellenza della spiritualità francescana. Anche Chiara, una giovane donna di Assisi, di nobile famiglia, si mise alla scuola di Francesco. Ebbe così origine il Secondo Ordine francescano, quello delle Clarisse, un’altra esperienza destinata a produrre frutti insigni di santità nella Chiesa.

Anche il successore di Innocenzo III, il Papa Onorio III, con la sua bolla Cum dilecti del 1218 sostenne il singolare sviluppo dei primi Frati Minori, che andavano aprendo le loro missioni in diversi paesi dell’Europa, e persino in Marocco. Nel 1219 Francesco ottenne il permesso di recarsi a parlare, in Egitto, con il sultano musulmano Melek-el-Kâmel, per predicare anche lì il Vangelo di Gesù. Desidero sottolineare questo episodio della vita di san Francesco, che ha una grande attualità. In un’epoca in cui era in atto uno scontro tra il Cristianesimo e l’Islam, Francesco, armato volutamente solo della sua fede e della sua mitezza personale, percorse con efficacia la via del dialogo. Le cronache ci parlano di un’accoglienza benevola e cordiale ricevuta dal sultano musulmano. È un modello al quale anche oggi dovrebbero ispirarsi i rapporti tra cristiani e musulmani: promuovere un dialogo nella verità, nel rispetto reciproco e nella mutua comprensione (cfr Nostra Aetate, 3). Sembra poi che nel 1220 Francesco abbia visitato la Terra Santa, gettando così un seme, che avrebbe portato molto frutto: i suoi figli spirituali, infatti, fecero dei Luoghi in cui visse Gesù un ambito privilegiato della loro missione. Con gratitudine penso oggi ai grandi meriti della Custodia francescana di Terra Santa.

Rientrato in Italia, Francesco consegnò il governo dell’Ordine al suo vicario, fra Pietro Cattani, mentre il Papa affidò alla protezione del Cardinal Ugolino, il futuro Sommo Pontefice Gregorio IX, l’Ordine, che raccoglieva sempre più aderenti. Da parte sua il Fondatore, tutto dedito alla predicazione che svolgeva con grande successo, redasse una Regola, poi approvata dal Papa.

Nel 1224, nell’eremo della Verna, Francesco vede il Crocifisso nella forma di un serafino e dall’incontro con il serafino crocifisso, ricevette le stimmate; egli diventa così uno col Cristo crocifisso: un dono, quindi, che esprime la sua intima identificazione col Signore.

La morte di Francesco – il suo transitus - avvenne la sera del 3 ottobre 1226, alla Porziuncola. Dopo aver benedetto i suoi figli spirituali, egli morì, disteso sulla nuda terra. Due anni più tardi il Papa Gregorio IX lo iscrisse nell’albo dei santi. Poco tempo dopo, una grande basilica in suo onore veniva innalzata ad Assisi, meta ancor oggi di moltissimi pellegrini, che possono venerare la tomba del santo e godere la visione degli affreschi di Giotto, pittore che ha illustrato in modo magnifico la vita di Francesco.

È stato detto che Francesco rappresenta un alter Christus, era veramente un’icona viva di Cristo. Egli fu chiamato anche "il fratello di Gesù". In effetti, questo era il suo ideale: essere come Gesù; contemplare il Cristo del Vangelo, amarlo intensamente, imitarne le virtù. In particolare, egli ha voluto dare un valore fondamentale alla povertà interiore ed esteriore, insegnandola anche ai suoi figli spirituali. La prima beatitudine del Discorso della Montagna - Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,3) - ha trovato una luminosa realizzazione nella vita e nelle parole di san Francesco. Davvero, cari amici, i santi sono i migliori interpreti della Bibbia; essi, incarnando nella loro vita la Parola di Dio, la rendono più che mai attraente, così che parla realmente con noi. La testimonianza di Francesco, che ha amato la povertà per seguire Cristo con dedizione e libertà totali, continua ad essere anche per noi un invito a coltivare la povertà interiore per crescere nella fiducia in Dio, unendo anche uno stile di vita sobrio e un distacco dai beni materiali.

In Francesco l’amore per Cristo si espresse in modo speciale nell’adorazione del Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. Nelle Fonti francescane si leggono espressioni commoventi, come questa: "Tutta l’umanità tema, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, vi è Cristo, il Figlio del Dio vivente. O favore stupendo! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi per la nostra salvezza, sotto una modica forma di pane" (Francesco di Assisi, Scritti, Editrici Francescane, Padova 2002, 401).

In quest’anno sacerdotale, mi piace pure ricordare una raccomandazione rivolta da Francesco ai sacerdoti: "Quando vorranno celebrare la Messa, puri in modo puro, facciano con riverenza il vero sacrificio del santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo" (Francesco di Assisi, Scritti, 399). Francesco mostrava sempre una grande deferenza verso i sacerdoti, e raccomandava di rispettarli sempre, anche nel caso in cui fossero personalmente poco degni. Portava come motivazione di questo profondo rispetto il fatto che essi hanno ricevuto il dono di consacrare l’Eucaristia. Cari fratelli nel sacerdozio, non dimentichiamo mai questo insegnamento: la santità dell’Eucaristia ci chiede di essere puri, di vivere in modo coerente con il Mistero che celebriamo.

Dall’amore per Cristo nasce l’amore verso le persone e anche verso tutte le creature di Dio. Ecco un altro tratto caratteristico della spiritualità di Francesco: il senso della fraternità universale e l’amore per il creato, che gli ispirò il celebre Cantico delle creature. È un messaggio molto attuale. Come ho ricordato nella mia recente Enciclica Caritas in veritate, è sostenibile solo uno sviluppo che rispetti la creazione e che non danneggi l’ambiente (cfr nn. 48-52), e nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno ho sottolineato che anche la costruzione di una pace solida è legata al rispetto del creato. Francesco ci ricorda che nella creazione si dispiega la sapienza e la benevolenza del Creatore. La natura è da lui intesa proprio come un linguaggio nel quale Dio parla con noi, nel quale la realtà diventa trasparente e possiamo noi parlare di Dio e con Dio.

Cari amici, Francesco è stato un grande santo e un uomo gioioso. La sua semplicità, la sua umiltà, la sua fede, il suo amore per Cristo, la sua bontà verso ogni uomo e ogni donna l’hanno reso lieto in ogni situazione. Infatti, tra la santità e la gioia sussiste un intimo e indissolubile rapporto. Uno scrittore francese ha detto che al mondo vi è una sola tristezza: quella di non essere santi, cioè di non essere vicini a Dio. Guardando alla testimonianza di san Francesco, comprendiamo che è questo il segreto della vera felicità: diventare santi, vicini a Dio!

Ci ottenga la Vergine, teneramente amata da Francesco, questo dono. Ci affidiamo a Lei con le parole stesse del Poverello di Assisi: "Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te nata nel mondo tra le donne, figlia e ancella dell’altissimo Re e Padre celeste, Madre del santissimo Signor nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo: prega per noi... presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e Maestro" (Francesco di Assisi, Scritti, 163).



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs,

François d’Assise est un authentique géant de sainteté qui attire encore aujourd’hui une multitude de personnes de tous âges et de toutes croyances. Dans un choix radical de vie, après avoir entendu par trois fois le Crucifié lui dire « Va, François, et répare mon église en ruine », il se consacre à Dieu dans la pauvreté et l’annonce de l’Évangile. Son intuition et son idéal étaient d’être comme Jésus, de le contempler, de l’aimer intensément en l’imitant et en l’adorant. François avait un respect immense pour les prêtres qui ont reçu le don de consacrer l’Eucharistie et il avait pour eux une grande exigence de pureté. Puisse son message et son exigence, en cette année sacerdotale, aider de nombreux prêtres à vivre leur vocation. En rencontrant un Sultan, il ouvre, dès 1219, la voie d’un dialogue efficace entre chrétiens et musulmans. Chantre de la création, car il vivait en harmonie avec la nature, le message de fraternité universelle et d’amour pour la création de son célèbre Cantique est très actuel.

A la suite de ses nombreux fils spirituels, cultivons nous aussi la pauvreté intérieure pour grandir dans la confiance en Dieu et trouver un style de vie sobre et détaché des biens matériels. Le Poverello était joyeux en toute situation : il y a, en effet, un lien étroit entre la sainteté et la joie. Le secret du vrai bonheur est là : devenir un saint.

Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones présents, en particulier Mgr Perrier, Evêque de Tarbes et Lourdes qui accompagne un groupe de l’Hospitalité Notre-Dame de Lourdes. Prions Dieu afin qu’il donne à son Église des saints, qui soient eux-aussi des ‘autres Christ’. Bon pèlerinage à tous !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Continuing our catechesis on the Christian culture of the Middle Ages, we now turn to Saint Francis of Assisi, one of the greatest figures of the Church’s history. The story of Saint Francis’ life and conversion, and his complete devotion to Christ, poor and suffering, is well known. After gathering a small group of companions and followers, including Saint Clare, Francis sought the approval of Pope Innocent III for his movement which was completely committed to the renewal of the Church in holiness and to the preaching of the Gospel. Near the end of his life, Francis’ configuration to the Crucified Lord culminated in his reception of the stigmata at La Verna. His deep piety found expression in a great devotion to the Eucharist, as the sacrament of Christ’s real presence, and his love for creation as God’s handiwork. The life and teaching of Saint Francis has inspired countless people to the imitation of Christ through the embrace of inward and outward poverty. May his example teach us ever greater love for the Lord and his Church, and help us to know the immense spiritual joy born of the imitation of Christ and the pursuit of holiness.

A warm welcome to all of the English speaking pilgrims present at today’s audience! I particularly greet high school students from Jordan and Israel, members of the initiative Aqabat Eilat: "one more step towards peace", students and faculty from the Bossey Graduate School of Ecumenical Studies, as well as pilgrims from England, Gibraltar, Hong Kong and the United States. God bless you all!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Bei der heutigen Audienz möchte ich von einem mittelalterlichen Heiligen sprechen, der eigentlich keiner Vorstellung bedarf. Wer kennt nicht den hl. Franz von Assisi, den Gründer der Franziskaner? Viele Menschen – auch über die Grenzen der Kirche hinweg – sind davon fasziniert, wie er die Ideale der Armut, der Hilfsbereitschaft, der Fröhlichkeit, der Brüderlichkeit und der Liebe zur Schöpfung gelebt hat. Aber wer Franz von Assisi verstehen will, muß nach der Wurzel von all dem fragen: Franziskus wollte wie Christus sein; er wollte Jesus im Evangelium betrachten, ihn von ganzem Herzen lieben und seine Tugenden nachahmen. Die Etappen seiner Biographie zeigen uns, wie Gott diesen reichen Kaufmannssohn und ehrgeizigen Ritter allmählich zur Bekehrung führte. Nach dem Verzicht auf sein Erbe lebte er zunächst als Einsiedler bei einer kleinen, verfallenen Kirche außerhalb von Assisi. 1208, mit 27 Jahren, verspürte er den Ruf Christi, das Wort Gottes zu verkünden. Bald schlossen sich ihm Gefährten an, aus denen – mit der wohlwollenden Unterstützung des Papstes – der Franziskanerorden hervorging. Der Glaube des hl. Franz und sein Eifer für das Evangelium kannten keine Grenzen, so daß er – trotz der bestehenden Konflikte – im Jahr 1219 dem muslimischen Sultan in Ägypten einen Besuch abstattete, wohl auch das Heilige Land besuchte und dem bewaffneten Kampf zwischen Christen und Muslimen in den Kreuzzügen den Dialog der Liebe und der Wahrheit entgegenstellte und damit eine neue Epoche eröffnet hat, die wir nun eigentlich so richtig angehen sollten. Nachdem er schon zwei Jahre lang die Zeichen des Leidens Christi in der Form der Stigmata an Händen und Füßen trug, starb Franz am 3. Oktober 1226 in Assisi.

Ganz herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Brüder und Schwestern. Die Heiligen, die Freunde Jesu, sind die besten Kenner und Ausleger der Heiligen Schrift. Das können wir gerade an Franz sehen. Sie machen das Wort Gottes in ihrem Leben sichtbar, machen es gegenwärtig, geben ihm gleichsam wieder Fleisch und Blut und laden uns ein, nach ihrem Beispiel eine tiefe und persönliche Beziehung zu Christus zu suchen, besonders in der Eucharistie, in der der Sohn Gottes in der demütigen Gestalt des Brotes wahrhaft unter uns ist und uns Freude schenkt. Heiligkeit bedeutet Freude. An Franziskus sehen wir das ganz besonders. Diese Freude wünsche ich euch allen und eine gesegnete Pilgerschaft!

Ein besonderes Anliegen ist es mir heute, an den Holocaust-Gedenktag zu erinnern. Vor genau 65 Jahren, am 27. Januar 1945, wurde das Konzentrationslager Auschwitz durch die Rote Armee befreit. Die erschütternden Berichte der Überlebenden zeigen der Welt, zu welchen abscheulichen Verbrechen der menschenverachtende Größenwahn und Rassenhaß der Nazi-Ideologie in Deutschland geführt hat. Das Gedenken an diese Taten, insbesondere die Tragödie der Shoah am jüdischen Volk, wie auch das Zeugnis all jener, die sich unter Einsatz ihres Lebens diesem Wahnsinn widersetzt haben, gemahnt uns stets aufs neue an den absoluten Respekt vor der Würde der Person und des menschlichen Lebens. Alle Menschen jedes Volkes und jedes Erdteils sollen sich als eine einzige große Familie verstehen. Der Allmächtige Gott erleuchte die Herzen und den Verstand, auf daß sich solche furchtbaren Vergehen nie wiederholen. Der Segen und der Friede des Herrn begleite uns allezeit.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Hoy quisiera presentaros la figura de San Francisco de Asís, de familia rica y juventud azarosa. Sin embargo, joven aún, inició un proceso de conversión que le llevó a una vida de santidad que, después de ochocientos años, sigue fascinando a tanta gente de toda edad y de diferentes credos religiosos. Su ideal era ser como Jesús, contemplarlo en el Evangelio, amarlo e imitar sus virtudes. En especial la pobreza interior y exterior, según la Bienaventuranza evangélica. Como del amor a Cristo nace el amor universal, Francisco progresó de manera eminente en el sentido de fraternidad con todos y de amor a las criaturas, que nos hablan de la bondad de Dios, y a través de las cuales podemos en cierto modo hablar con Él. Este mensaje de Francisco es hoy muy actual ante los problemas del respeto por el medio ambiente. Muy amante de la Eucaristía, recordó a los sacerdotes la necesidad de vivir santamente, en coherencia con el Misterio que celebran, y exhortó a todos a respetar a los sacerdotes. Muchos se unieron a Francisco en sus ideales y forma de vida, y él puso este carisma al servicio de la Iglesia, que el Papa aprobó en mil doscientos nueve, y que ha dado abundantes frutos de santidad y de servicio a la Iglesia y a la paz.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, venidos de España, México y otros países latinoamericanos. Que el ejemplo de San Francisco aumente la confianza en Dios y fomente un estilo de vida sobrio, sin apego a los bienes materiales.

Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

São Francisco de Assis, nascido no final do século XII, foi um autêntico "gigante da santidade", que continua a fascinar inúmeras pessoas de todas as idades e credos religiosos. Depois de viver uma juventude leviana, Francisco passou por um lento processo de conversão espiritual que culminou na sua decisão de viver na pobreza e de dedicar-se à pregação, sempre em comunhão com a autoridade eclesiástica. Seu ardor missionário o levou até as terras sob o domínio do islã onde conseguiu, armado somente da sua fé e mansidão, estabelecer um diálogo frutuoso com os muçulmanos, o qual ainda hoje é modelo para nós. Com efeito, Francisco não procurou outra coisa senão ser como Jesus: contemplando-O no Evangelho, amando-O intensamente na Eucaristia e imitando Suas virtudes, até o ponto de receber o dom sobrenatural dos estigmas, demonstrando assim, visivelmente, sua conformação total a Cristo humilde, pobre e sofredor.

Amados peregrinos de língua portuguesa, o testemunho da vida de São Francisco de Assis ensina que o segredo da verdadeira felicidade é tornar-se santo. Que a Virgem Maria conceda este dom a vós e aos vossos familiares que de coração abençôo. Ide em paz!



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie witam polskich pielgrzymów. Wpatrzeni w postać świętego Franciszka, uczmy się od niego ewangelicznej prostoty i radości, miłości dla ludzi i poszanowania dzieł stworzenia, głębokiej modlitwy i dążenia do świętości. Bądźmy ludźmi pokoju i nieśmy innym prawdziwe szczęście, które odnajdujemy w Bogu. Niech Jego błogosławieństwo stale wam towarzyszy.

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini polacchi. Fissando lo sguardo sulla figura di San Francesco impariamo da lui la semplicità e la gioia, l’amore per gli uomini e il rispetto per il creato, la profonda preghiera e l’aspirazione alla santità. Siamo uomini della pace e portiamo agli altri la vera felicità che ritroviamo in Dio. La Sua benedizione vi accompagni sempre.]


○ Saluto in lingua slovacca

S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z farností Čadca – Kýčerka, Kysucké Nové Mesto a Žilina. Bratia a sestry, prajem vám, aby vaša návšteva posvätných miest Ríma znamenala pre každého z vás obnovu kresťanskej viery. Zo srdca vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti dalle parrocchie di Čadca – Kýčerka, Kysucké Nové Mesto a Žilina. Fratelli e sorelle, auguro che la vostra visita ai luoghi sacri di Roma rappresenti per ciascuno di voi il rinnovamento della fede cristiana. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto a i pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i vari gruppi di militari qui presenti, augurando a ciascuno di arricchire il proprio servizio al paese con la personale testimonianza.

Saluto, infine, voi, cari giovani, cari malati e cari sposi novelli, ed auspico che ciascuno nella propria condizione, contribuisca con generosità a diffondere la gioia di amare e servire Gesù Cristo.



APPELLO DEL SANTO PADRE

Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli del campo di concentramento nazista della città polacca di Oświęcim, nota con il nome tedesco di Auschwitz, e vennero liberati i pochi superstiti. Tale evento e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono al mondo l'orrore di crimini di inaudita efferatezza, commessi nei campi di sterminio creati dalla Germania nazista.

Oggi, si celebra il "Giorno della memoria", in ricordo di tutte le vittime di quei crimini, specialmente dell’annientamento pianificato degli Ebrei, e in onore di quanti, a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati, opponendosi alla follia omicida. Con animo commosso pensiamo alle innumerevoli vittime di un cieco odio razziale e religioso, che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte in quei luoghi aberranti e disumani. La memoria di tali fatti, in particolare del dramma della Shoah che ha colpito il popolo ebraico, susciti un sempre più convinto rispetto della dignità di ogni persona, perché tutti gli uomini si percepiscano una sola grande famiglia. Dio onnipotente illumini i cuori e le menti, affinché non si ripetano più tali tragedie!
+PetaloNero+
00giovedì 28 gennaio 2010 15:54
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. Edwin Regan, Vescovo di Wrexham;
S.E. Mons. Patrick Altham Kelly, Arcivescovo di Liverpool
con il Vescovo Ausiliare:
S.E. Mons. Thomas Anthony Williams, Vescovo tit. di Mageó
e con il Vescovo Ausiliare emerito:
S.E. Mons. Vincent Malone, Vescovo tit. di Abora;
S.E. Mons. John Anthony Rawsthorne, Vescovo di Hallam;
S.E. Mons. Séamus Cunningham, Vescovo di Hexham and Newcastle;
S.E. Mons. Michael Gregory Campbell, O.S.A., Vescovo di Lancaster.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:
Membri delle Pontificie Accademie.





RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DEL VESCOVO DI CHUNCHON (COREA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Chunchon (Corea), presentata da S.E. Mons. John Chang Yik, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico

Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Chunchon (Corea) S.E. Mons. Lucas Kim Woon-hoe, finora Vescovo titolare di Vadesi ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Seoul (Corea).



RINUNCIA DEL VESCOVO DI TUI-VIGO (SPAGNA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tui-Vigo (Spagna), presentata da S.E. Mons. José Diéguez Reboredo, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.
Il Papa ha nominato Vescovo di Tui-Vigo S.E. Mons. Luis Quinteiro Fiuza, finora Vescovo di Orense.

S.E. Mons. Luis Quinteiro Fiuza
S.E. Mons. Luis Quinteiro Fiuza è nato a Villa de Cruces, provincia di Pontevedra e arcidiocesi di Santiago de Compostela, il 26 giugno 1947. Ha fatto gli studi ecclesiastici nel Seminario diocesano, perfezionandoli, prima presso la Pontificia Università di Comillas, ove nel 1970 ha ottenuto la licenza in Teologia, e poi presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma, ove nel 1986 ha ottenuto il dottorato in Filosofia.
Dopo l’ordinazione sacerdotale il 27 giugno 1971, è stato vice parroco, direttore di un collegio universitario e cappellano di una Residenza per universitarie (1972-1974), professore e formatore presso il Seminario Minore (1974-1978), amministratore parrocchiale (1983-1988), professore di Filosofia (1983-1999) e direttore dell’"Instituto Teológico Compostelano" (1991-1999), direttore del Centro di formazione per i laici (1990-1999), e Rettore del Seminario Maggiore di Santiago de Compostela (1997-1999).
Nominato Vescovo titolare di Fuerteventura ed Ausiliare di Santiago de Compostela il 23 aprile 1999, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 19 giugno successivo.
Il 3 agosto 2002 è stato nominato Vescovo di Orense.



RINUNCIA DEL VESCOVO DI TZANEEN (SUD AFRICA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tzaneen (Sud Africa), presentata da S.E. Mons. Hugh Patrick Slattery, M.S.C., in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.
Il Papa ha nominato Vescovo di Tzaneen (Sud Africa) il Rev.do João Noé Rodrigues, del clero di Witbank, Parroco di Sacred Heart ad Ackerville.

Rev.do João Noé Rodrigues

Il Rev.do João Noé Rodrigues è nato a Cape Town l'8 marzo 1955. Ha studiato nel Seminario St. John Vianney, Pretoria. Successivamente ha conseguito una Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana (1988) e un Master's degree in Spiritualità presso l'Università di Santa Clara in California (Stati Uniti).
È stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1982 ed incardinato nella diocesi di Witbank.
Dopo l'ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1982-1984: Rettore del Seminario Minore di Luckau, Witbank e Cappellano militare; Vicario Parrocchiale di Sacred Heart, Ackerville, e poi Parroco della Cattedrale Christ the King di Witbank; 1985-1990: Studi per la Licenza in Teologia Dogmatica alla Pontificia Università Urbaniana, a Roma; 1991-1993: Vice Rettore e Professore al Seminario Maggiore nazionale St. John Vianney; 1994-1996: Parroco di Sacred Heart Parish, Ackerville; 1997-2002: Parroco della Cattedrale Christ the King di Witbank; 2003-2005: Studi per il Master in Spiritualità presso l'Università di Santa Clara, CA, negli Stati Uniti; Dal 2005: Nuovamente Parroco di Sacred Heart Parish, Ackerville.
Attualmente è anche Vicario foraneo della Highveld Deanery, professore part-time al Seminario Maggiore St. John Vianney e Coordinatore del programma catechistico della Diocesi di Witbank.



NOMINA DI AUSILIARI DELL’ARCIDIOCESI DI DAR-ES-SALAAM (TANZANIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato due Ausiliari per l’Arcidiocesi di Dar-es-Salaam (Tanzania): il Rev.do Eusebius Alfred Nzigilwa, del clero di Dar-es-Salaam, già Rettore del Seminario Minore St. Mary’s a Visiga e il Rev.do Salutaris Melchior Libena, del clero di Mahenge, Professore e Direttore Spirituale presso il Seminario Maggiore St. Paul’s di Kipalapala.
Al Rev.do Nzigilwa, è stata assegnata la sede titolare vescovile di Mozotcori e al Rev.do Libena, è stata assegnata la sede titolare vescovile di Sutunurca.

Rev. do Salutaris Melchior Libena
Il Rev. do Salutaris Melchior Libena, è nato il 23 novembre 1963, nella parrocchia di Itete, distretto di Ulanga, Diocesi di Mahenge. Ha completato gli studi primari nel 1978 a Ifakara. Dal 1979 al 1982 ha frequentato il Seminario Minore di Kasita per gli studi secondari (fino al form IV), trasferendosi poi al Seminario Minore di Mafinga, nella Diocesi di Iringa. è entrato al St. Augustine’s Major Seminary di Peramiho, per la formazione sacerdotale ed è stato ordinato per la Diocesi di Mahenge il 29 giugno 1991.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1991-1995: Insegnante di Biologia, formatore al Seminario Minore St. Francis di Kasita e Decano per la Disciplina; 1995-1998: Parroco di Sofi e Decano di Itete; al medesimo tempo Rettore del Seminario Propedeutico St. Patrick’s; 1999-2001: studi per la Licenza in Sacra Liturgia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma; 2002-2003: nuovamente formatore al Seminario Minore di Kasita e insegnante di religione per un breve tempo; trasferito poi come Professore al Seminario Maggiore di Ntungamo, nella Diocesi di Bukoba. Dal 2003: Professore e Direttore Spirituale, nonché Academic Dean, presso il Seminario Maggiore Teologico St. Paul’s di Kipalapala.

Rev. do Eusebius Alfred Nzigilwa
Il Rev. do Eusebius Alfred Nzigilwa, è nato il 14 agosto 1966, nella città di Mwanza. Dopo l’educazione primaria e secondaria presso il St. Peter’s Junior Seminary di Morogoro, ha svolto un anno di servizio militare e nel 1988 è entrato nel Seminario Filosofico di Kibosho, a Moshi, passando poi a quello Teologico di Kipalapala a Tabora, nel 1990. È stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1995, per l’Arcidiocesi di Dar-es-Salaam.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1995-1996: formatore nella casa di formazione arcidiocesana di Kunduchi Mtongoni; 1996-1997: Direttore diocesano della Pontificia Opera Missionaria della Santa Infanzia; 1997-1999: Rettore del Seminario Minore St. Mary’s, a Visiga, Arcidiocesi di Dar-es-Salaam; 1999-2003: studi presso l’Università di Dar-es-Salaam, dove ha conseguito il Bacellierato in Education; 2003-2008: nuovamente Rettore del Seminario Minore St. Mary’s. Dal 2008: tornato all’Università di Dar-es-Salaam per completare gli studi in Scienze dell’Educazione.



NOMINA DI RELATORE DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

Il Papa ha annoverato tra i Relatori della Congregazione delle Cause dei Santi il Rev.do P. Zdzisław Józef Kijas, O.F.M. Conv., finora Preside della Pontificia Facoltà Teologica "San Bonaventura" in Roma.

+PetaloNero+
00giovedì 28 gennaio 2010 15:55
UDIENZA ALLE PONTIFICIE ACCADEMIE IN OCCASIONE DELLA XIV SEDUTA PUBBLICA

Alle 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri delle Pontificie Accademie in occasione della 14a Seduta Pubblica e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,

venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

illustri Presidenti e Accademici,

Signore e Signori!

Sono lieto di accogliervi e di incontrarvi, in occasione della Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, momento culminante delle molteplici attività dell’anno. Saluto Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto. Estendo il mio saluto ai Presidenti delle Pontificie Accademie, agli Accademici e ai Sodali presenti. L’odierna Seduta Pubblica, nel corso della quale è stato consegnato, a mio nome, il Premio delle Pontificie Accademie, tocca un tema che, nell’ambito dell’Anno Sacerdotale, riveste particolare importanza: "La formazione teologica del presbitero".

Oggi, memoria di San Tommaso d’Aquino, grande Dottore della Chiesa, desidero proporvi alcune riflessioni sulle finalità e sulla missione specifica delle benemerite Istituzioni culturali della Santa Sede di cui fate parte e che vantano una variegata e ricca tradizione di ricerca e di impegno in diversi settori. Gli anni 2009-2010, infatti, per alcune di esse, sono segnati da una specifica ricorrenza, che costituisce ulteriore motivo per rendere grazie al Signore. In particolare, la Pontificia Accademia Romana di Archeologia ricorda la Fondazione avvenuta due secoli fa, nel 1810, e la trasformazione in Accademia Pontificia, nel 1829. La Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino e la Pontificia Accademia Cultorum Martyrum hanno ricordato il loro 130° anno di vita, essendo state fondate entrambe nel 1879. La Pontificia Accademia Mariana Internazionale ha celebrato, poi, il 50° della propria trasformazione in Accademia Pontificia. Le Pontificie Accademie di San Tommaso d’Aquino e di Teologia hanno ricordato, infine, il decennale del loro rinnovamento istituzionale, avvenuto nel 1999 con il Motu proprio Inter munera Academiarum, che reca proprio la data del 28 gennaio.

Tante occasioni, dunque, per rivisitare il passato, attraverso la lettura attenta dei pensieri e delle azioni dei Fondatori e di quanti si sono prodigati per il progresso di queste Istituzioni. Ma lo sguardo retrospettivo e la memoria del glorioso passato non possono costituire l’unico approccio a tali eventi, che richiamano soprattutto il compito e la responsabilità delle Accademie Pontificie di servire fedelmente la Chiesa e la Santa Sede, rinnovando nel presente il ricco e diversificato impegno, che già ha prodotto preziosi frutti anche nel recente passato. La cultura contemporanea, e ancor più gli stessi credenti, infatti, sollecitano continuamente la riflessione e l’azione della Chiesa nei vari ambiti in cui emergono nuove problematiche e che costituiscono anche settori in cui operate, come la ricerca filosofica e teologica; la riflessione sulla figura della Vergine Maria; lo studio della storia, dei monumenti, delle testimonianze ricevute in eredità dai fedeli delle prime generazioni cristiane, a cominciare dai Martiri; il delicato ed importante dialogo tra la fede cristiana e la creatività artistica, a cui ho voluto dedicare l’Incontro con personalità del mondo dell’arte e della cultura, svoltosi nella Cappella Sistina lo scorso 21 novembre. In questi delicati spazi di ricerca e di impegno, siete chiamati a offrire un contributo qualificato, competente e appassionato, affinché tutta la Chiesa, e in particolare la Santa Sede, possa disporre di occasioni, di linguaggi e di mezzi adeguati per dialogare con le culture contemporanee e rispondere efficacemente alle domande e alle sfide che l’interpellano nei vari ambiti del sapere e dell’esperienza umana.

Come ho più volte affermato, l’odierna cultura risente fortemente sia di una visione dominata dal relativismo e dal soggettivismo, sia di metodi e atteggiamenti talora superficiali e perfino banali, che danneggiano la serietà della ricerca e della riflessione e, di conseguenza, anche del dialogo, del confronto e della comunicazione interpersonale. Appare, pertanto, urgente e necessario ricreare le condizioni essenziali di una reale capacità di approfondimento nello studio e nella ricerca, perché ragionevolmente si dialoghi ed efficacemente ci si confronti sulle diverse problematiche, nella prospettiva di una crescita comune e di una formazione che promuova l’uomo nella sua integralità e completezza. Alla carenza di punti di riferimento ideali e morali, che penalizza particolarmente la convivenza civile e soprattutto la formazione delle giovani generazioni, deve corrispondere un’offerta ideale e pratica di valori e di verità, di ragioni forti di vita e di speranza, che possa e debba interessare tutti, soprattutto i giovani. Tale impegno deve essere particolarmente cogente nell’ambito della formazione dei candidati al ministero ordinato, come esige l’Anno Sacerdotale e come conferma la felice scelta di dedicargli la vostra annuale Seduta Pubblica.

Una delle Pontificie Accademie è intitolata a San Tommaso d’Aquino, il Doctor Angelicus et communis, un modello sempre attuale a cui ispirare l’azione e il dialogo delle Accademie Pontificie con le diverse culture. Egli, infatti, riuscì ad instaurare un confronto fruttuoso sia con il pensiero arabo, sia con quello ebraico del suo tempo, e, facendo tesoro della tradizione filosofica greca, produsse una straordinaria sintesi teologica, armonizzando pienamente la ragione e la fede. Egli lasciò già nei suoi contemporanei un ricordo profondo e indelebile, proprio per la straordinaria finezza e acutezza della sua intelligenza e la grandezza e originalità del suo genio, oltre che per la luminosa santità della vita. Il suo primo biografo, Guglielmo da Tocco, sottolinea la straordinaria e pervasiva originalità pedagogica di San Tommaso, con espressioni che possono ispirare anche le vostre azioni: Frà Tommaso – egli scrive - "nelle sue lezioni introduceva nuovi articoli, risolveva le questioni in un modo nuovo e più chiaro con nuovi argomenti. Di conseguenza, coloro che lo ascoltavano insegnare tesi nuove e trattarle con metodo nuovo, non potevano dubitare che Dio l’avesse illuminato con una luce nuova: infatti, si possono mai insegnare o scrivere opinioni nuove, se non si è ricevuta da Dio una ispirazione nuova?" (Vita Sancti Thomae Aquinatis, in Fontes Vitae S. Thomae Aquinatis notis historicis et criticis illustrati, ed. D. Prümmer M.-H. Laurent, Tolosa, s.d., fasc. 2, p. 81).

Il pensiero e la testimonianza di San Tommaso d’Aquino ci suggeriscono di studiare con grande attenzione i problemi emergenti per offrire risposte adeguate e creative. Fiduciosi nella possibilità della "ragione umana", nella piena fedeltà all’immutabile depositum fidei, occorre – come fece il "Doctor Communis" – attingere sempre alle ricchezze della Tradizione, nella costante ricerca della "verità delle cose". Per questo, è necessario che le Pontificie Accademie siano oggi più che mai Istituzioni vitali e vivaci, capaci di percepire acutamente sia le domande della società e delle culture, sia i bisogni e le attese della Chiesa, per offrire un adeguato e valido contributo e così promuovere, con tutte le energie ed i mezzi a disposizione, un autentico umanesimo cristiano.

Ringraziando, dunque, le Pontificie Accademie per la generosa dedizione e per l’impegno profuso, auguro a ciascuna di arricchire le singole storie e tradizioni di nuovi, significativi progetti attraverso cui proseguire, con rinnovato slancio, la propria missione. Vi assicuro un ricordo nella preghiera e, nell’invocare su di voi e sulle Istituzioni a cui appartenete l’intercessione della Madre di Dio, Sedes Sapientiae, e di San Tommaso d’Aquino, di cuore imparto la Benedizione Apostolica.
+PetaloNero+
00venerdì 29 gennaio 2010 15:16
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Arthur Roche, Vescovo di Leeds;

S.E. Mons. Terence Patrick Drainey, Vescovo di Middlesbrough;

S.E. Mons. Terence John Brain, Vescovo di Salford;

S.E. Mons. Antoni Stankiewicz, Vescovo tit. di Novapietra, Decano del Tribunale della Rota Romana;

Collegio dei Prelati Uditori del Tribunale della Rota Romana.









RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DEL VESCOVO DI KIBUNGO (RWANDA)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kibungo (Rwanda), presentata da S.E. Mons. Kizito Bahujimihigo, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

+PetaloNero+
00venerdì 29 gennaio 2010 15:16
UDIENZA AL TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Prelati Uditori, gli Officiali e gli Avvocati del Tribunale della Rota Romana in occasione della solenne inaugurazione dell’Anno giudiziario.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Componenti del Tribunale della Rota Romana!

Sono lieto di incontrarvi ancora una volta per l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario. Saluto cordialmente il Collegio dei Prelati Uditori, ad iniziare dal Decano, Mons. Antoni Stankiewicz, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome dei presenti. Estendo il mio saluto ai Promotori di Giustizia, ai Difensori del Vincolo, agli altri Officiali, agli Avvocati e a tutti i Collaboratori di codesto Tribunale Apostolico, come pure ai Membri dello Studio Rotale. Colgo volentieri l’occasione per rinnovarvi l’espressione della mia profonda stima e della mia sincera gratitudine per il vostro ministero ecclesiale, ribadendo, allo stesso tempo, la necessità della vostra attività giudiziaria. Il prezioso lavoro che i Prelati Uditori sono chiamati a svolgere con diligenza, a nome e per mandato di questa Sede Apostolica, è sostenuto dalle autorevoli e consolidate tradizioni di codesto Tribunale, al cui rispetto ciascuno di voi deve sentirsi personalmente impegnato.

Oggi desidero soffermarmi sul nucleo essenziale del vostro ministero, cercando di approfondirne i rapporti con la giustizia, la carità e la verità. Farò riferimento soprattutto ad alcune considerazioni esposte nell’Enciclica Caritas in veritate, le quali, pur essendo considerate nel contesto della dottrina sociale della Chiesa, possono illuminare anche altri ambiti ecclesiali. Occorre prendere atto della diffusa e radicata tendenza, anche se non sempre manifesta, che porta a contrapporre la giustizia alla carità, quasi che una escluda l’altra. In questa linea, riferendosi più specificamente alla vita della Chiesa, alcuni ritengono che la carità pastorale potrebbe giustificare ogni passo verso la dichiarazione della nullità del vincolo matrimoniale per venire incontro alle persone che si trovano in situazione matrimoniale irregolare. La stessa verità, pur invocata a parole, tenderebbe così ad essere vista in un'ottica strumentale, che l’adatterebbe di volta in volta alle diverse esigenze che si presentano.

Partendo dall’espressione "amministrazione della giustizia", vorrei ricordare innanzitutto che il vostro ministero è essenzialmente opera di giustizia: una virtù - "che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto" (CCC, n. 1807) - della quale è quanto mai importante riscoprire il valore umano e cristiano, anche all'interno della Chiesa. Il Diritto Canonico, a volte, è sottovalutato, come se esso fosse un mero strumento tecnico al servizio di qualsiasi interesse soggettivo, anche non fondato sulla verità. Occorre invece che tale Diritto venga sempre considerato nel suo rapporto essenziale con la giustizia, nella consapevolezza che nella Chiesa l’attività giuridica ha come fine la salvezza delle anime e "costituisce una peculiare partecipazione alla missione di Cristo Pastore… nell’attualizzare l’ordine voluto dallo stesso Cristo" (Giovanni Paolo II, Allocuzione alla Rota Romana, 18 gennaio 1990, in AAS 82 [1990], p. 874, n.4). In questa prospettiva è da tenere presente, qualunque sia la situazione, che il processo e la sentenza sono legati in modo fondamentale alla giustizia e si pongono al suo servizio. Il processo e la sentenza hanno una grande rilevanza sia per le parti, sia per l’intera compagine ecclesiale e ciò acquista un valore del tutto singolare quando si tratta di pronunciarsi sulla nullità di un matrimonio, il quale riguarda direttamente il bene umano e soprannaturale dei coniugi, nonché il bene pubblico della Chiesa. Oltre a questa dimensione che potremmo definire "oggettiva" della giustizia, ne esiste un’altra, inseparabile da essa, che riguarda gli "operatori del diritto", coloro, cioè, che la rendono possibile. Vorrei sottolineare come essi devono essere caratterizzati da un alto esercizio delle virtù umane e cristiane, in particolare della prudenza e della giustizia, ma anche della fortezza. Quest’ultima diventa più rilevante quando l'ingiustizia appare la via più facile da seguire, in quanto implica accondiscendenza ai desideri e alle aspettative delle parti, oppure ai condizionamenti dell'ambiente sociale. In tale contesto, il giudice che desidera essere giusto e vuole adeguarsi al paradigma classico della "giustizia vivente" (cfr Aristotele, Etica nicomachea, V, 1132a), sperimenta la grave responsabilità davanti a Dio e agli uomini della sua funzione, che include altresì la dovuta tempestività in ogni fase del processo: «quam primum, salva iustitia» (Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, Instr. Dignitas connubii, art. 72). Tutti coloro che operano nel campo del Diritto, ognuno secondo la propria funzione, devono essere guidati dalla giustizia. Penso in particolare agli avvocati, i quali devono non soltanto porre ogni attenzione al rispetto della verità delle prove, ma anche evitare con cura di assumere, come legali di fiducia, il patrocinio di cause che, secondo la loro coscienza, non siano oggettivamente sostenibili.

L’azione, poi, di chi amministra la giustizia non può prescindere dalla carità. L'amore verso Dio e verso il prossimo deve informare ogni attività, anche quella apparentemente più tecnica e burocratica. Lo sguardo e la misura della carità aiuterà a non dimenticare che si è sempre davanti a persone segnate da problemi e da sofferenze. Anche nell’ambito specifico del servizio di operatori della giustizia vale il principio secondo cui "la carità eccede la giustizia" (Enc. Caritas in veritate, n. 6). Di conseguenza, l'approccio alle persone, pur avendo una sua specifica modalità legata al processo, deve calarsi nel caso concreto per facilitare alle parti, mediante la delicatezza e la sollecitudine, il contatto con il competente tribunale. In pari tempo, è importante adoperarsi fattivamente ogni qualvolta si intraveda una speranza di buon esito, per indurre i coniugi a convalidare eventualmente il matrimonio e a ristabilire la convivenza coniugale (cfr CIC, can. 1676). Non va, inoltre, tralasciato lo sforzo di instaurare tra le parti un clima di disponibilità umana e cristiana, fondata sulla ricerca della verità (cfr Instr. Dignitas connubii, art. 65 §§ 2-3).

Tuttavia occorre ribadire che ogni opera di autentica carità comprende il riferimento indispensabile alla giustizia, tanto più nel nostro caso. "L'amore – «caritas» – è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace" (Enc. Caritas in veritate, n. 1). "Chi ama con carità gli altri è anzitutto giusto verso di loro. Non solo la giustizia non è estranea alla carità, non solo non è una via alternativa o parallela alla carità: la giustizia è «inseparabile dalla carità», intrinseca ad essa" (Ibid., n. 6). La carità senza giustizia non è tale, ma soltanto una contraffazione, perché la stessa carità richiede quella oggettività tipica della giustizia, che non va confusa con disumana freddezza. A tale riguardo, come ebbe ad affermare il mio Predecessore, il venerabile Giovanni Paolo II, nell’allocuzione dedicata ai rapporti tra pastorale e diritto: "Il giudice […] deve sempre guardarsi dal rischio di una malintesa compassione che scadrebbe in sentimentalismo, solo apparentemente pastorale" (18 gennaio 1990, in AAS, 82 [1990], p. 875, n. 5).

Occorre rifuggire da richiami pseudopastorali che situano le questioni su un piano meramente orizzontale, in cui ciò che conta è soddisfare le richieste soggettive per giungere ad ogni costo alla dichiarazione di nullità, al fine di poter superare, tra l’altro, gli ostacoli alla ricezione dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Il bene altissimo della riammissione alla Comunione eucaristica dopo la riconciliazione sacramentale, esige invece di considerare l'autentico bene delle persone, inscindibile dalla verità della loro situazione canonica. Sarebbe un bene fittizio, e una grave mancanza di giustizia e di amore, spianare loro comunque la strada verso la ricezione dei sacramenti, con il pericolo di farli vivere in contrasto oggettivo con la verità della propria condizione personale.

Circa la verità, nelle allocuzioni rivolte a codesto Tribunale Apostolico, nel 2006 e nel 2007, ho ribadito la possibilità di raggiungere la verità sull'essenza del matrimonio e sulla realtà di ogni situazione personale che viene sottoposta al giudizio del tribunale (28 gennaio 2006, in AAS 98 [2006], pp. 135-138; e 27 gennaio 2007, in AAS 99 [2007], pp. 86-91; come pure sulla verità nei processi matrimoniali (cfr Instr. Dignitas connubii, artt. 65 §§ 1-2, 95 § 1, 167, 177, 178). Vorrei oggi sottolineare come sia la giustizia, sia la carità, postulino l'amore alla verità e comportino essenzialmente la ricerca del vero. In particolare, la carità rende il riferimento alla verità ancora più esigente. "Difendere la verità, proporla con umiltà e convinzione e testimoniarla nella vita sono pertanto forme esigenti e insostituibili di carità. Questa, infatti, «si compiace della verità» (1 Cor 13, 6)" (Enc. Caritas in veritate, n. 1). "Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta […]. Senza verità la carità scivola nel sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell'amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario" (Ibid., n. 3).

Bisogna tener presente che un simile svuotamento può verificarsi non solo nell'attività pratica del giudicare, ma anche nelle impostazioni teoriche, che tanto influiscono poi sui giudizi concreti. Il problema si pone quando viene più o meno oscurata la stessa essenza del matrimonio, radicata nella natura dell'uomo e della donna, che consente di esprimere giudizi oggettivi sul singolo matrimonio. In questo senso, la considerazione esistenziale, personalistica e relazionale dell'unione coniugale non può mai essere fatta a scapito dell’indissolubilità, essenziale proprietà che nel matrimonio cristiano consegue, con l’unità, una peculiare stabilità in ragione del sacramento (cfr CIC, can. 1056). Non va, altresì, dimenticato che il matrimonio gode del favore del diritto. Pertanto, in caso di dubbio, esso si deve intendere valido fino a che non sia stato provato il contrario (cfr CIC, can. 1060). Altrimenti, si corre il grave rischio di rimanere senza un punto di riferimento oggettivo per le pronunce circa la nullità, trasformando ogni difficoltà coniugale in un sintomo di mancata attuazione di un'unione il cui nucleo essenziale di giustizia – il vincolo indissolubile – viene di fatto negato.

Illustri Prelati Uditori, Officiali ed Avvocati, vi affido queste riflessioni, ben conoscendo lo spirito di fedeltà che vi anima e l’impegno che profondete nel dare attuazione piena alle norme della Chiesa, nella ricerca del vero bene del Popolo di Dio. A conforto della vostra preziosa attività, su ciascuno di voi e sul vostro quotidiano lavoro invoco la materna protezione di Maria Santissima Speculum iustitiae e imparto con affetto la Benedizione Apostolica.
+PetaloNero+
00sabato 30 gennaio 2010 15:11
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. George Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia);

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Bernard Longley, Arcivescovo di Birmingham
con i Vescovi Ausiliari:
S.E. Mons. David Christopher McGough, Vescovo tit. di Cunavia
S.E. Mons. William Kenney, C.P., Vescovo tit. di Midica;

S.E. Mons. Kieran Thomas Conry, Vescovo di Arundel and Brighton;

S.E. Mons. Hugh Christopher Budd, Vescovo di Plymouth;

S.E. Mons. Roger Francis Crispian Hollis, Vescovo di Portsmouth;

S.E. Mons. Thomas McMahon, Vescovo di Brentwood.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:
S.E. Mons. Petar Rajič, Arcivescovo tit. di Sarsenterum, Nunzio Apostolico in Kuwait, Bahrein e Qatar, e Delegato Apostolico nella Penisola Arabica, con i Familiari.

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:
Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.









RINUNCE E NOMINE



EREZIONE DELLA DIOCESI DI MALIANA (TIMOR ORIENTALE) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

Il Santo Padre Benedetto XVI ha eretto la diocesi di Maliana (Timor Orientale), con territorio dismembrato dalla diocesi di Dili.

Il Papa ha nominato primo Vescovo di Maliana il Rev.do Norberto Do Amaral, Cancelliere della diocesi di Dili.

Rev.do Norberto Do Amaral
Il Rev.do Norberto Do Amaral è nato il 17 febbraio 1956 ad Ainaro,diocesi di Dili. Dopo aver frequentato le scuole elementari nella scuola cattolica di Ainaro, è entrato nel Seminario Minore diocesano di Dare. Ha completato gli studi filosofici (1981-1983) e teologici (1985-1988) al Seminario Maggiore di San Pietro a Ritapiret, Flores, Indonesia, svolgendo anche un anno di pastorale nella parrocchia di Ossú (1984).
È stato ordinato sacerdote il 18 ottobre 1988 per la diocesi di Dili.
Ha successivamente svolto i seguenti ministeri: 1988: Vicario parrocchiale della Parrocchia di Ainaro; 1989-2000: Parroco della Parrocchia di Maubisse; 2000-2004: Rettore del Seminario Minore diocesano di Dili; 2005-2007: Studi per la Licenza in Teologia Dogmatica all’Università Urbaniana, a Roma; Dal 2007: Professore di Teologia Dogmatica e Prefetto degli Studi al Seminario Maggiore di Dili.
Dal 2008 è Cancelliere della diocesi di Dili e Direttore della rivista diocesana Seara.

Dati statistici
La nuova diocesi di Maliana (nom. lat. Malianen/sis/), comprende la regione amministrativa di Maliana con tre distretti (Liquiça, Bobonaro e Cova-Lima) e 16 sub-distretti. La nuova diocesi confina ad est con la diocesi di Dili e ad ovest con quella di Atambua (Indonesia).



Dili
(prima della divisione)
Dili
(dopo la divisione)
Maliana

Superficie
7.922.31 kmq.
4.276.78 kmq.
3.645.78 kmq.

Popolazione
674.649
464.649
210.000

Cattolici
641.649
435.052
206.597

Parrocchie
35
25
10

Sacerdoti diocesani
62
56
6

Sacerdoti religiosi
73
48
25

Fratelli religiosi
96
69
27

Religiose
243
162
81

Seminaristi
53
39
14

Catechisti
372
215
157


La chiesa parrocchiale di Maliana, dedicata al Sagrado Coraçao de Jesus, diviene la Chiesa Cattedrale della neo-eretta diocesi.



NOMINA DEL VESCOVO DI CALTAGIRONE (ITALIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Caltagirone (Italia) il Rev.do Padre Calogero Peri, O.F.M. Cap., finora Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini di Palermo e Vice Preside della Pontificia Facoltà Teologica "San Giovanni Evangelista" a Palermo.

Rev.do Padre Calogero Peri, O.F.M. Cap.
Il Rev.do Padre Calogero Peri, O.F.M. Cap., è nato a Salemi, provincia di Trapani e diocesi di Mazara del Vallo, il 16 giugno 1953. È entrato nel noviziato di Calascibetta nel 1969. Il 7 ottobre 1970 ha emesso la professione temporanea e il 4 ottobre 1976 quella perpetua.
È stato ordinato sacerdote il 9 dicembre 1978 a Palermo.
Ha compiuto gli studi medi e liceali con i Padri Cappuccini, ed ha frequentato in seguito, per gli studi teologici, l’allora Istituto Superiore di Scienze Religiose "S. Giovanni Evangelista" in Palermo. Ha ottenuto la laurea in Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana ed ha seguito corsi specialistici a Parigi.
Ha svolto i seguenti incarichi: Assistente di Filosofia nella Facoltà Teologica di Palermo dal 1981 al 1985; Docente Invitato di Filosofia nella Facoltà Teologica di Palermo dal 1985 al 1991; Docente Incaricato di Antropologia Filosofica, Metafisica, Teologia Filosofica, Ecclesiologia e Antropologia dal 1991 al 2002; Consigliere Provinciale dal 1989 al 1995; Superiore del Convento di Palermo dal 1989 al 1995; Ministro Provinciale dal 1995 al 2001; Vicario e Vice Maestro nella Casa del Post-Noviziato Cappuccino di Palermo dal 2001 al 2004. Dal 2004 ricopre nuovamente l’incarico di Ministro Provinciale e dal 2009 è Vice Preside della Facoltà Teologica di Sicilia.
È autore di articoli e pubblicazioni di carattere spirituale, filosofico e teologico.

+PetaloNero+
00domenica 31 gennaio 2010 15:43
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Presenti oggi, tra gli altri, i Ragazzi dell’Azione Cattolica della diocesi di Roma che concludono con la "Carovana della Pace" il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace. Al termine della preghiera dell’Angelus due bambini, invitati nell’appartamento pontificio, liberano dalla finestra due colombe, simbolo di pace.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Nella liturgia di questa domenica si legge una delle pagine più belle del Nuovo Testamento e di tutta la Bibbia: il cosiddetto "inno alla carità" dell’apostolo Paolo (1 Cor 12,31-13,13). Nella sua Prima Lettera ai Corinzi, dopo aver spiegato, con l’immagine del corpo, che i diversi doni dello Spirito Santo concorrono al bene dell’unica Chiesa, Paolo mostra la "via" della perfezione. Questa – dice – non consiste nel possedere qualità eccezionali: parlare lingue nuove, conoscere tutti i misteri, avere una fede prodigiosa o compiere gesti eroici. Consiste invece nella carità – agape – cioè nell’amore autentico, quello che Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo. La carità è il dono "più grande", che dà valore a tutti gli altri, eppure "non si vanta, non si gonfia d’orgoglio", anzi, "si rallegra della verità" e del bene altrui. Chi ama veramente "non cerca il proprio interesse", "non tiene conto del male ricevuto", "tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (cfr 1 Cor 13,4-7). Alla fine, quando ci incontreremo faccia a faccia con Dio, tutti gli altri doni verranno meno; l’unico che rimarrà in eterno sarà la carità, perché Dio è amore e noi saremo simili a Lui, in comunione perfetta con Lui.

Per ora, mentre siamo in questo mondo, la carità è il distintivo del cristiano. E’ la sintesi di tutta la sua vita: di ciò che crede e di ciò che fa. Per questo, all’inizio del mio pontificato, ho voluto dedicare la mia prima Enciclica proprio al tema dell’amore: Deus caritas est. Come ricorderete, questa Enciclica si compone di due parti, che corrispondono ai due aspetti della carità: il suo significato, e quindi la sua attuazione pratica. L’amore è l’essenza di Dio stesso, è il senso della creazione e della storia, è la luce che dà bontà e bellezza all’esistenza di ogni uomo. Al tempo stesso, l’amore è, per così dire, lo "stile" di Dio e dell’uomo credente, è il comportamento di chi, rispondendo all’amore di Dio, imposta la propria vita come dono di sé a Dio e al prossimo. In Gesù Cristo questi due aspetti formano una perfetta unità: Egli è l’Amore incarnato. Questo Amore ci è rivelato pienamente nel Cristo crocifisso. Fissando lo sguardo su di Lui, possiamo confessare con l’apostolo Giovanni: "Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto" (cfr 1 Gv 4,16; Enc. Deus caritas est, 1).

Cari amici, se pensiamo ai Santi, riconosciamo la varietà dei loro doni spirituali, e anche dei loro caratteri umani. Ma la vita di ognuno di essi è un inno alla carità, un cantico vivente all’amore di Dio! Oggi, 31 gennaio, ricordiamo in particolare san Giovanni Bosco, fondatore della Famiglia Salesiana e patrono dei giovani. In questo Anno Sacerdotale vorrei invocare la sua intercessione affinché i sacerdoti siano sempre educatori e padri dei giovani; e perché, sperimentando questa carità pastorale, tanti giovani accolgano la chiamata a dare la vita per Cristo e per il Vangelo. Maria Ausiliatrice, modello di carità, ci ottenga queste grazie.




DOPO L’ANGELUS

L’ultima domenica di gennaio è la Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra. Il pensiero va spontaneamente a Padre Damiano de Veuster, che diede la vita per questi fratelli e sorelle, e che nello scorso ottobre ho proclamato santo. Alla sua celeste protezione affido tutte le persone che purtroppo ancora oggi soffrono per questa malattia, come pure gli operatori sanitari e i volontari che si prodigano perché possa esistere un mondo senza lebbra. Saluto in particolare l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau.

Oggi si celebra anche la seconda Giornata di Intercessione per la Pace in Terra Santa. In comunione con il Patriarca Latino di Gerusalemme e il Custode di Terrasanta, mi unisco spiritualmente alla preghiera di tanti cristiani di ogni parte del mondo, mentre saluto di cuore quanti sono qui convenuti per tale circostanza.

La crisi economica sta causando la perdita di numerosi posti di lavoro, e questa situazione richiede grande senso di responsabilità da parte di tutti: imprenditori, lavoratori, governanti. Penso ad alcune realtà difficili in Italia, come, ad esempio, Termini Imerese e Portovesme; mi associo pertanto all’appello della Conferenza Episcopale Italiana, che ha incoraggiato a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l’occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie.

Un messaggio di pace ci portano anche i ragazzi e le ragazze dell’Azione Cattolica di Roma. Qui accanto a me ci sono due di loro, che saluto insieme a tutti gli altri che si trovano nella Piazza, accompagnati dal Cardinale Vicario, dai familiari e dagli educatori. Cari ragazzi, vi ringrazio perché, con la vostra "Carovana della pace" e col simbolo delle colombe che tra poco faremo volare, voi date a tutti un segno di speranza. Ora ascoltiamo il messaggio che avete preparato.

[un ragazzo legge il messaggio]

Chers pèlerins francophones, la Parole de Dieu nous convie aujourd’hui à accueillir avec foi notre vocation chrétienne, car chacun de nous est appelé à faire fructifier les dons qu’il a reçus pour bâtir l’Église. En cette Année Sacerdotale, demandons au Seigneur que sa Parole bouscule de nombreux jeunes hommes afin qu’ils puissent entendre son appel à le suivre comme prêtre et y répondre avec générosité. Que la Vierge Marie, Mère de l’Église, soutienne tous ceux qui sont engagés dans l’humble et exaltant ministère sacerdotal ! Bon dimanche et bonne semaine à tous !

I am happy to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus prayer. In today’s Liturgy we are reminded that Jesus, like the prophets who came before him, was not well received in his homeland and among his relatives and friends. His message brings great joy but also requires open minds and generous hearts. Let us ask for the grace and courage to be always faithful to Jesus in words and deeds. I wish you all a pleasant stay in Rome and a blessed Sunday!

Ein herzliches Grüß Gott sage ich den Pilgern und Gästen deutscher Sprache. Gott hat uns aus Liebe erschaffen und will, daß wir ihn mit ungeteiltem Herzen anbeten und die Menschen lieben, wie er sie liebt (vgl. Tagesgebet). Bitten wir den Herrn, daß wir fähig werden, seiner großen Liebe zu entsprechen, die alles vollkommen macht und uns mit der Ewigkeit verbindet. Die Liebe hört niemals auf, sagt der Apostel Paulus (1 Kor 13,8). Sie ist Maß und Richtschnur für unser Reden und Handeln, für unser Glauben und Hoffen. Dann finden wir das wahre Leben in der Gemeinschaft mit Gott und mit unseren Mitmenschen. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag und eine gute Woche.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a las Comunidades parroquiales venidas de San Sebastián de los Reyes, el Puerto de Santa María, Arcos de la Frontera, San Fernando y Madrid, así como a los grupos de estudiantes y profesores de Valdelacalzada, Talavera La Real y del Colegio San Atón, de Badajoz. Pidamos a la Virgen María que interceda por nosotros para que, como nos exhorta san Pablo en la liturgia de ese domingo, sepamos vivir una vida de auténtico amor. De un amor que se alimenta del encuentro con Cristo en la Eucaristía y se manifiesta en gestos concretos de atención y caridad hacia el prójimo. Feliz domingo

Radujem se što mogu pozdraviti učenike i profesore klasične gimnazije iz Pazina, u Hrvatskoj. Dragi prijatelji, želim vam da vaš posjet Rimu bude koristan za vaš studij, i da hodočašće na grobove apostola Petra i Pavla učvrsti u vama vjeru i ljubav prema Crkvi. Bog vas blagoslovio!

[Sono lieto di salutare gli allievi e i professori del Liceo Classico di Pazin, in Croazia. Cari amici, vi auguro che la visita a Roma sia proficua per i vostri studi, e che il pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo rafforzi in voi la fede e l’amore alla Chiesa. Il Signore vi benedica!]

Słowa pozdrowienia kieruję do Polaków. Dzisiaj święty Paweł przypomina nam, że bezinteresowna miłość weryfikuje naszą wiarę, czystość intencji i wartość dokonań. Jest odbiciem blasku odwiecznej miłości Boga, w którym odsłania się ostateczny sens naszego życia i działania. Prośmy Boga o dar takiej miłości dla nas i dla wszystkich ludzi. Serdecznie wam błogosławię.

[Parole di saluto rivolgo ai polacchi. Oggi san Paolo ci ricorda che l’amore disinteressato verifica la nostra fede, la chiarezza delle intenzioni e il valore delle opere. Esso è un riflesso dell’eterno amore di Dio, nel quale si rivela il senso finale della nostra vita e delle nostre azioni. Chiediamo a Dio il dono di tale amore per noi e per tutti gli uomini. Vi benedico di cuore.]

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli di Bari, Taranto, Nettuno e Cecchina. A tutti auguro una buona domenica. Ed ora con i ragazzi dell’A.C.R. liberiamo le colombe della pace.

+PetaloNero+
00lunedì 1 febbraio 2010 15:38
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. John Hine, Vescovo tit. di Beverley, Amministratore dell’Arcidiocesi di Southwark,

con gli Ausiliari:

S.E. Mons. Patrick K. Lynch, SS.CC., Vescovo tit. di Castro

S.E. Mons. Paul Hendricks, Vescovo tit. di Rosemarkie;

S.E. Mons. Michael Charles Evans, Vescovo di East Anglia;

S.E. Mons. Peter Doyle, Vescovo di Northampton;

S.E. Mons. Malcolm Patrick McMahon, O.P., Vescovo di Nottingham;

S.E. Mons. Hlib Lonchyna, M.S.U., Vescovo tit. di Bareta, Amministratore Apostolico "sede vacante" dell’Esarcato Apostolico per i fedeli Ucraini di rito bizantino residenti in Gran Bretagna.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, in Visita "ad Limina Apostolorum".
+PetaloNero+
00lunedì 1 febbraio 2010 15:39
VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI INGHILTERRA E GALLES

Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Dear Brother Bishops,

I welcome all of you on your ad Limina visit to Rome, where you have come to venerate the tombs of the Apostles Peter and Paul. I thank you for the kind words that Archbishop Vincent Nichols has addressed to me on your behalf, and I offer you my warmest good wishes and prayers for yourselves and all the faithful of England and Wales entrusted to your pastoral care. Your visit to Rome strengthens the bonds of communion between the Catholic community in your country and the Apostolic See, a communion that sustained your people’s faith for centuries, and today provides fresh energies for renewal and evangelization. Even amid the pressures of a secular age, there are many signs of living faith and devotion among the Catholics of England and Wales. I am thinking, for example, of the enthusiasm generated by the visit of the relics of Saint Thérèse, the interest aroused by the prospect of Cardinal Newman’s beatification, and the eagerness of young people to take part in pilgrimages and World Youth Days. On the occasion of my forthcoming Apostolic Visit to Great Britain, I shall be able to witness that faith for myself and, as Successor of Peter, to strengthen and confirm it. During the months of preparation that lie ahead, be sure to encourage the Catholics of England and Wales in their devotion, and assure them that the Pope constantly remembers them in his prayers and holds them in his heart.

Your country is well known for its firm commitment to equality of opportunity for all members of society. Yet as you have rightly pointed out, the effect of some of the legislation designed to achieve this goal has been to impose unjust limitations on the freedom of religious communities to act in accordance with their beliefs. In some respects it actually violates the natural law upon which the equality of all human beings is grounded and by which it is guaranteed. I urge you as Pastors to ensure that the Church’s moral teaching be always presented in its entirety and convincingly defended. Fidelity to the Gospel in no way restricts the freedom of others – on the contrary, it serves their freedom by offering them the truth. Continue to insist upon your right to participate in national debate through respectful dialogue with other elements in society. In doing so, you are not only maintaining long-standing British traditions of freedom of expression and honest exchange of opinion, but you are actually giving voice to the convictions of many people who lack the means to express them: when so many of the population claim to be Christian, how could anyone dispute the Gospel’s right to be heard?

If the full saving message of Christ is to be presented effectively and convincingly to the world, the Catholic community in your country needs to speak with a united voice. This requires not only you, the Bishops, but also priests, teachers, catechists, writers – in short all who are engaged in the task of communicating the Gospel – to be attentive to the promptings of the Spirit, who guides the whole Church into the truth, gathers her into unity and inspires her with missionary zeal.

Make it your concern, then, to draw on the considerable gifts of the lay faithful in England and Wales and see that they are equipped to hand on the faith to new generations comprehensively, accurately, and with a keen awareness that in so doing they are playing their part in the Church’s mission. In a social milieu that encourages the expression of a variety of opinions on every question that arises, it is important to recognize dissent for what it is, and not to mistake it for a mature contribution to a balanced and wide-ranging debate. It is the truth revealed through Scripture and Tradition and articulated by the Church’s Magisterium that sets us free. Cardinal Newman realized this, and he left us an outstanding example of faithfulness to revealed truth by following that "kindly light" wherever it led him, even at considerable personal cost. Great writers and communicators of his stature and integrity are needed in the Church today, and it is my hope that devotion to him will inspire many to follow in his footsteps.

Much attention has rightly been given to Newman’s scholarship and to his extensive writings, but it is important to remember that he saw himself first and foremost as a priest. In this Annus Sacerdotalis, I urge you to hold up to your priests his example of dedication to prayer, pastoral sensitivity towards the needs of his flock, and passion for preaching the Gospel. You yourselves should set a similar example. Be close to your priests, and rekindle their sense of the enormous privilege and joy of standing among the people of God as alter Christus. In Newman’s words, "Christ’s priests have no priesthood but His … what they do, He does; when they baptize, He is baptizing; when they bless, He is blessing" (Parochial and Plain Sermons, VI 242). Indeed, since the priest plays an irreplaceable role in the life of the Church, spare no effort in encouraging priestly vocations and emphasizing to the faithful the true meaning and necessity of the priesthood. Encourage the lay faithful to express their appreciation of the priests who serve them, and to recognize the difficulties they sometimes face on account of their declining numbers and increasing pressures. The support and understanding of the faithful is particularly necessary when parishes have to be merged or Mass times adjusted. Help them to avoid any temptation to view the clergy as mere functionaries but rather to rejoice in the gift of priestly ministry, a gift that can never be taken for granted.

Ecumenical and inter-religious dialogue assume great importance in England and Wales, given the varied demographic profile of the population. As well as encouraging you in your important work in these areas, I would ask you to be generous in implementing the provisions of the Apostolic Constitution Anglicanorum Coetibus, so as to assist those groups of Anglicans who wish to enter into full communion with the Catholic Church. I am convinced that, if given a warm and open-hearted welcome, such groups will be a blessing for the entire Church.

With these thoughts, I commend your apostolic ministry to the intercession of Saint David, Saint George and all the saints and martyrs of England and Wales. May Our Lady of Walsingham guide and protect you always. To all of you, and to the priests, religious and lay faithful of your country, I cordially impart my Apostolic Blessing as a pledge of peace and joy in the Lord Jesus Christ.
+PetaloNero+
00martedì 2 febbraio 2010 00:34
Discorso del Papa ai Vescovi d'Inghilterra e Galles in visita “ad limina”
La fedeltà al Vangelo non è un limite ma un servizio alla libertà



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 1° febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere questo lunedì in udienza i Vescovi della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, in occasione della loro visita “ad limina Apostolorum”.

* * *

Cari Fratelli Vescovi,

porgo il benvenuto a voi tutti in occasione della vostra visita ad Limina a Roma, dove siete giunti per venerare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Vi ringrazio per le cortesi parole che l'arcivescovo Vincent Nichols mi ha rivolto a vostro nome, e vi offro i miei più affettuosi buoni auspici e le mie preghiere per voi e per tutti i fedeli dell'Inghilterra e del Galles affidati alla vostra sollecitudine pastorale. La vostra visita a Roma rafforza i vincoli di comunione fra la comunità cattolica nel vostro Paese e la Sede Apostolica, una comunione che ha sostenuto la fede del vostro popolo per secoli, e oggi offre nuove energie per il rinnovamento e l'evangelizzazione. Anche nelle pressioni di un'epoca secolare, ci sono molti segni di fede e di devozione vive fra i cattolici di Inghilterra e del Galles. Penso, per esempio, all'entusiasmo generato dalla visita delle reliquie di santa Teresa, all'interesse suscitato dalla prospettiva della beatificazione del cardinale Newman e al vivo desiderio dei giovani di partecipare ai pellegrinaggi e alle Giornate mondiali della gioventù. In occasione della mia prossima visita apostolica in Gran Bretagna, potrò io stesso essere testimone di quella fede e, come Successore di Pietro, potrò rafforzarla e confermarla. Durante i prossimi mesi di preparazione, preoccupatevi di incoraggiare i cattolici in Inghilterra e nel Galles nella loro devozione, assicurategli che il Papa li ricorda sempre nelle sue preghiere e li tiene nel suo cuore.

Il vostro Paese è bene noto per il suo saldo impegno nell'assicurare pari opportunità per tutti i membri della società. Tuttavia, come avete giustamente evidenziato, l'effetto di una certa legislazione per raggiungere questo obiettivo è stato l'imposizione di limitazioni ingiuste alla libertà di agire secondo il proprio credo a comunità religiose. Per alcuni aspetti essa viola veramente la legge naturale su cui si fonda l'uguaglianza di tutti gli esseri umani e per mezzo della quale essa è garantita. Vi esorto, in quanto Pastori, ad assicurare che l'insegnamento morale della Chiesa sia sempre presentato nella sua interezza e difeso in modo convincente. La fedeltà al Vangelo non limita in alcun modo la libertà di altri. Al contrario, è al servizio di quest'ultima perché offre loro la verità. Continuate a insistere sul vostro diritto di partecipare al dibattito nazionale attraverso un dialogo rispettoso con altri elementi nella società. Così facendo, non solo conservate antiche tradizioni britanniche di libertà di espressione e di onesto scambio di opinioni, ma date realmente voce alle convinzioni di molte persone che non hanno i mezzi per esprimerle: quando una parte così considerevole della popolazione afferma di essere cristiana, come si può mettere in discussione il diritto del Vangelo di essere ascoltato?

Se il pieno messaggio salvifico di Cristo deve essere presentato in maniera efficace e convincente al mondo, la comunità cattolica nel vostro Paese deve parlare con voce unita. Ciò richiede non solo a voi, vescovi, ma anche ai sacerdoti, agli insegnanti, ai catechisti, agli scrittori, in breve a tutti coloro che sono impegnati nel compito di comunicare il Vangelo, di essere attenti ai suggerimenti dello Spirito, che guida tutta la Chiesa nella verità, la riunisce nell'unità e le instilla zelo missionario.

Sia vostra preoccupazione, dunque, avvalervi dei doni considerevoli dei fedeli laici in Inghilterra e nel Galles e fare in modo che siano in grado di trasmettere la fede alle nuove generazioni in maniera completa e accurata e con la forte consapevolezza che così facendo svolgono il proprio ruolo nella missione della Chiesa. In un ambiente sociale che incoraggia l'espressione di una varietà di opinioni su ogni questione che emerge, è importante riconoscere il dissenso per quello che è e non confonderlo con un contributo maturo a un dibattito equilibrato e di ampio respiro. È la verità rivelata dalle Scritture e dalla tradizione e formulata dal magistero della Chiesa a renderci liberi. ll cardinale Newman lo ha compreso e ci ha lasciato un esempio eccezionale di fedeltà alla verità rivelata, seguendo quella kindly light ovunque essa lo conducesse, anche a un considerevole costo personale. Grandi scrittori e comunicatori della sua statura e della sua integrità sono necessari nella Chiesa oggi e spero che la devozione a lui ispirerà molti a seguirne le orme.

Giustamente è stata prestata molta attenzione all'attività accademica e ai molti scritti di Newman, ma è importante ricordare che egli si considerava soprattutto un sacerdote. In questo Annus sacerdotalis, vi esorto a far presente ai vostri sacerdoti il suo esempio di impegno nella preghiera, di sensibilità pastorale per le necessità del suo gregge, di passione per la predicazione del Vangelo. Voi stessi dovreste offrire un esempio simile. Siate vicini ai vostri sacerdoti e riaccendete il loro senso di enorme privilegio e di gioia nello stare in mezzo al popolo di Dio come alter Christus. Nei discorsi di Newman è scritto: «I sacerdoti di Cristo non hanno sacerdozio se non il Suo... ciò che fanno, lo fa Lui; quando battezzano, è Lui che battezza; quando benedicono, è Lui che benedice» (Parochial and Plain Sermons, vi 242). Infatti, poiché il sacerdote svolge un ruolo insostituibile nella vita della Chiesa, non lesinate sforzi nell'incoraggiare le vocazioni sacerdotali e nel ribadire ai fedeli il significato autentico e la necessità del sacerdozio. Incoraggiate i fedeli laici a esprimere il proprio apprezzamento per i sacerdoti che li servono e a riconoscere le difficoltà che a volte affrontano a causa del calo nel loro numero e delle pressioni crescenti. Il sostegno e la comprensione dei fedeli sono particolarmente necessari quando le parrocchie devono essere fuse insieme o i tempi per la messa adattati. Aiutateli a evitare qualsiasi tentazione di considerare i membri del clero come meri funzionari, ma, piuttosto, aiutateli a gioire del dono del ministero sacerdotale, un dono che non può mai essere dato per scontato.

Il dialogo ecumenico e interreligioso assume grande importanza in Inghilterra e nel Galles, dato il multiforme profilo demografico della popolazione. Incoraggiandovi a svolgere la vostra importante opera in queste aree, vi chiedo di essere generosi nel realizzare le direttive della Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus per assistere quei gruppi di anglicani che desiderano entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. Sono convinto che, con un'accoglienza affettuosa e cordiale, questi gruppi saranno una benedizione per tutta la Chiesa.

Con queste riflessioni, affido il vostro ministero apostolico all'intercessione di san Davide, di san Giorgio e di tutti i santi e i martiri di Inghilterra e del Galles. Che Nostra Signora di Walsingham vi guidi e vi protegga sempre. A voi tutti e ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici del vostro Paese, imparto di cuore la mia benedizione apostolica quale pegno di pace e di gioia nel Signore Gesù Cristo.

[Traduzione dal testo originale in inglese a cura de “L'Osservatore Romano”]
+PetaloNero+
00martedì 2 febbraio 2010 16:50
RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL VESCOVO DI MAHAJANGA (MADAGASCAR)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mahajanga (Madagascar), presentata da S.E. Mons. Joseph Ignace Randrianasolo, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Roger Victor Rakotondrajao, Coadiutore della medesima diocesi.



NOMINA DEL VESCOVO DI SOCORRO Y SAN GIL (COLOMBIA)

Il Papa ha nominato Vescovo di Socorro y San Gil (Colombia) S.E. Mons. Carlos Germán Mesa Ruiz, finora Vescovo di Arauca.

S.E. Mons. Carlos Germán Mesa Ruiz

S.E. Mons. Carlos Germán Mesa Ruiz è nato a Duitama, nella diocesi di Duitama-Sogamoso, il 4 settembre 1943. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario Maggiore dell’arcidiocesi di Tunja. Ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale presso l'Accademia Alfonsiana di Roma ed una specializzazione in Etica presso la Fondazione Universitaria Juan de Castellanos di Tunja.

È stato ordinato sacerdote l'11 novembre 1967, per il clero dell’arcidiocesi di Tunja.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale di Moniquirá, Parroco di Toguí e di Cucaita, Professore di teologia morale e Maestro di Musica nel Seminario Maggiore di Tunja, Economo del Seminario Maggiore, Delegato arcidiocesano per la pastorale vocazionale, e Rettore del Seminario Maggiore di Tunja.

Nominato Vescovo di Arauca il 20 marzo 2003, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 26 aprile successivo.



NOMINA DEL VESCOVO DI GIRARDOTA (COLOMBIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Girardota (Colombia) S.E. Mons. Guillermo Orozco Montoya, finora Vescovo di San José del Guaviare.

S.E. Mons. Guillermo Orozco Montoya

S.E. Mons. Guillermo Orozco Montoya è nato a Sonsón, nella diocesi di Sonsón - Rionegro, il 15 agosto 1946. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario Nazionale "Cristo Sacerdote" di La Ceja. Ha ottenuto la Licenza in Teologia Dogmatica presso l’Istituto "Canisianum" di Innsbruck (Austria).

È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1970 per la diocesi di Sonsón – Rionegro.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Formatore del Seminario Nazionale "Cristo Sacerdote" di La Ceja, Parroco di "Cristo Sacerdote" a Rionegro, Decano della Facoltà di Educazione nell’Università Cattolica "Del Oriente" di Rionegro, Rettore del Seminario Maggiore di Girardota, Professore della Pontificia Università Bolivariana di Medellín e Direttore del Dipartimento per la Pastorale dei Ministeri Gerarchici del Segretariato dell’Episcopato colombiano.

Nominato Vescovo di San José del Guaviare il 17 gennaio 2006, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 10 marzo successivo.



NOMINA DEL VESCOVO DI TEHUANTEPEC (MESSICO)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Tehuantepec (Messico) S.E. Mons. Oscar Armando Campos Contreras, finora Vescovo titolare di Summa ed Ausiliare di Antequera, Oaxaca.

S.E. Mons. Oscar Armando Campos Contreras

S.E. Mons. Oscar Armando Campos Contreras è nato a Guadalajara, Jalisco, il 18 settembre 1947. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario di Guadalajara.

È stato ordinato sacerdote il 27 dicembre 1978, incardinandosi nella diocesi di Tuxtla Gutierrez, Chiapas.

Ha seguito a Città del Messico diversi corsi d’aggiornamento, particolarmente di pastorale sociale, ed a Bruxelles, in Belgio, dove ha conseguito un diploma in Pastorale.

Ha svolto l’incarico di Vicario parrocchiale nelle parrocchie del "Sagrario de la Catedral" di Tuxtla Gutierrez (1978-1980) e della parrocchia della "Santa Cruz" (1980-1982); è stato parroco delle parrocchie di "Nuestra Señora del Sagrado Corazón" (1982-1990), della "Santa Cruz" (1990-1992) e del "Sagrario de la Catedral" (1998-2002).

Nominato Vescovo titolare di Summa e Ausiliare di Antequera, Oaxaca il 23 maggio 2006, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 12 luglio successivo.



NOMINA DEL VESCOVO DI OUAHIGOUYA (BURKINA FASO)

Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Ouahigouya (Burkina Faso) il Rev.do Justin Kientega, del clero di Koudougou, Economo della diocesi.

Rev.do Justin Kientega

Il Rev.do Justin Kientega è nato il 7 luglio 1959 nella parrocchia di Temnaoré, nella diocesi di Koudougou. Dopo la scuola primaria, è entrato nel Seminario Minore di Koudougou e successivamente in quello Maggiore di Ouagadougou e in quello di Koumi, a Bobo-Dioulasso.

È stato ordinato sacerdote il 25 luglio 1987 per la diocesi di Koudougou.

Dopo l'ordinazione ha svolto le seguenti mansioni: 1987-1992: Vicario parrocchiale della parrocchia St. Alphonse di Rèo; 1988-1992: Cappellano diocesano dell'Infanzia Missionaria; 1992-2002: Parroco della Cattedrale di Koudougou; 2002-2007: Studi per la Laurea in Pastorale della Salute presso l’Istituto Camillianum a Roma; 2007-2008: Vicario della parrocchia Notre Dame de la Réconciliation de Burkina a Koudougou; dal 2008: Economo della diocesi, e Cappellano del Centro ospedaliero regionale di Koudougou.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN NIGERIA

Il Papa ha nominato Nunzio Apostolico in Nigeria S.E. Mons. Augustine Kasujja, Arcivescovo titolare di Cesarea di Numidia, finora Nunzio Apostolico in Madagascar, in Maurizio e nelle Seychelles; Delegato Apostolico nelle Isole Comore, con funzione di Delegato Apostolico in La Réunion.



NOMINA DI MEMBRO DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO

Il Santo Padre ha nominato Membro della Congregazione per il Clero l’Em.mo Card. André Vingt-Trois, Arcivescovo di Paris (Francia).
+PetaloNero+
00mercoledì 3 febbraio 2010 00:20
Omelia del Papa per i Vespri nella XIV Giornata della Vita Consacrata


CITTA' DEL VATICANO, martedì, 2 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'omelia pronunciata da Benedetto XVI nel presiedere questo martedì sera, nella Basilica Vaticana, la celebrazione dei Vespri con i membri degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica.

* * *

Cari fratelli e sorelle!

Nella festa della Presentazione di Gesù al Tempio celebriamo un mistero della vita di Cristo, legato al precetto della legge mosaica che prescriveva ai genitori, quaranta giorni dopo la nascita del primogenito, di salire al Tempio di Gerusalemme per offrire il loro figlio al Signore e per la purificazione rituale della madre (cfr Es 13,1-2.11-16; Lv 12,1-8). Anche Maria e Giuseppe compiono questo rito, offrendo – secondo la legge – una coppia di tortore o di colombi. Leggendo le cose più in profondità, comprendiamo che in quel momento è Dio stesso a presentare il suo Figlio Unigenito agli uomini, mediante le parole del vecchio Simeone e della profetessa Anna. Simeone, infatti, proclama Gesù come "salvezza" dell’umanità, come "luce" di tutti i popoli e "segno di contraddizione", perché svelerà i pensieri dei cuori (cfr Lc 2,29-35). In Oriente questa festa veniva chiamata Hypapante, festa dell’incontro: infatti, Simeone ed Anna, che incontrano Gesù nel Tempio e riconoscono in Lui il Messia tanto atteso, rappresentano l’umanità che incontra il suo Signore nella Chiesa. Successivamente questa festa si estese anche in Occidente, sviluppando soprattutto il simbolo della luce, e la processione con le candele, che diede origine al termine "Candelora". Con questo segno visibile si vuole significare che la Chiesa incontra nella fede Colui che è "la luce degli uomini" e lo accoglie con tutto lo slancio della sua fede per portare questa "luce" al mondo.

In concomitanza con questa festa liturgica, il Venerabile Giovanni Paolo II, a partire dal 1997, volle che fosse celebrata in tutta la Chiesa una speciale Giornata della Vita Consacrata. Infatti, l’oblazione del Figlio di Dio – simboleggiata dalla sua presentazione al Tempio – è modello per ogni uomo e donna che consacra tutta la propria vita al Signore. Triplice è lo scopo di questa Giornata: innanzitutto lodare e ringraziare il Signore per il dono della vita consacrata; in secondo luogo, promuoverne la conoscenza e la stima da parte di tutto il Popolo di Dio; infine, invitare quanti hanno dedicato pienamente la propria vita alla causa del Vangelo a celebrare le meraviglie che il Signore ha operato in loro. Nel ringraziarvi per essere convenuti così numerosi, in questa giornata a voi particolarmente dedicata, desidero salutare con grande affetto ciascuno di voi: religiosi, religiose e persone consacrate, esprimendovi cordiale vicinanza e vivo apprezzamento per il bene che realizzate a servizio del Popolo di Dio.

La breve lettura tratta dalla Lettera agli Ebrei, che poco fa è stata proclamata, unisce bene i motivi che stanno all’origine di questa significativa e bella ricorrenza e ci offre alcuni spunti di riflessione. Questo testo – si tratta di due versetti, ma molto densi – apre la seconda parte della Lettera agli Ebrei, introducendo il tema centrale di Cristo sommo sacerdote. Veramente bisognerebbe considerare anche il versetto immediatamente precedente, che dice: "Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede" (Eb 4,14). Questo versetto mostra Gesù che ascende al Padre; quello successivo lo presenta mentre discende verso gli uomini. Cristo è presentato come il Mediatore: è vero Dio e vero uomo, perciò appartiene realmente al mondo divino e a quello umano.

In realtà, è proprio e solamente a partire da questa fede, da questa professione di fede in Gesù Cristo, il Mediatore unico e definitivo, che nella Chiesa ha senso una vita consacrata, una vita consacrata a Dio mediante Cristo. Ha senso solo se Lui è veramente mediatore tra Dio e noi, altrimenti si tratterebbe solo di una forma di sublimazione o di evasione. Se Cristo non fosse veramente Dio, e non fosse, al tempo stesso, pienamente uomo, verrebbe meno il fondamento della vita cristiana in quanto tale, ma, in modo del tutto particolare, verrebbe meno il fondamento di ogni consacrazione cristiana dell’uomo e della donna. La vita consacrata, infatti, testimonia ed esprime in modo "forte" proprio il cercarsi reciproco di Dio e dell’uomo, l’amore che li attrae; la persona consacrata, per il fatto stesso di esserci, rappresenta come un "ponte" verso Dio per tutti coloro che la incontrano, un richiamo, un rinvio. E tutto questo in forza della mediazione di Gesù Cristo, il Consacrato del Padre. Il fondamento è Lui! Lui, che ha condiviso la nostra fragilità, perché noi potessimo partecipare della sua natura divina.

Il nostro testo insiste, più che sulla fede, sulla "fiducia" con cui possiamo accostarci al "trono della grazia", dal momento che il nostro sommo sacerdote è stato Lui stesso "messo alla prova in ogni cosa come noi". Possiamo accostarci per "ricevere misericordia", "trovare grazia", e per "essere aiutati al momento opportuno". Mi sembra che queste parole contengano una grande verità e insieme un grande conforto per noi che abbiamo ricevuto il dono e l’impegno di una speciale consacrazione nella Chiesa. Penso in particolare a voi, care sorelle e fratelli. Voi vi siete accostati con piena fiducia al "trono della grazia" che è Cristo, alla sua Croce, al suo Cuore, alla sua divina presenza nell’Eucaristia. Ognuno di voi si è avvicinato a Lui come alla fonte dell’Amore puro e fedele, un Amore così grande e bello da meritare tutto, anzi, più del nostro tutto, perché non basta una vita intera a ricambiare ciò che Cristo è e ciò che ha fatto per noi. Ma voi vi siete accostati, e ogni giorno vi accostate a Lui, anche per essere aiutati al momento opportuno e nell’ora della prova.

Le persone consacrate sono chiamate in modo particolare ad essere testimoni di questa misericordia del Signore, nella quale l’uomo trova la propria salvezza. Esse tengono viva l’esperienza del perdono di Dio, perché hanno la consapevolezza di essere persone salvate, di essere grandi quando si riconoscono piccole, di sentirsi rinnovate ed avvolte dalla santità di Dio quando riconoscono il proprio peccato. Per questo, anche per l’uomo di oggi, la vita consacrata rimane una scuola privilegiata della "compunzione del cuore", del riconoscimento umile della propria miseria, ma, parimenti, rimane una scuola della fiducia nella misericordia di Dio, nel suo amore che mai abbandona. In realtà, più ci si avvicina a Dio, più si è vicini a Lui, più si è utili agli altri. Le persone consacrate sperimentano la grazia, la misericordia e il perdono di Dio non solo per sé, ma anche per i fratelli, essendo chiamate a portare nel cuore e nella preghiera le angosce e le attese degli uomini, specie di quelli che sono lontani da Dio. In particolare, le comunità che vivono nella clausura, con il loro specifico impegno di fedeltà nello "stare con il Signore", nello "stare sotto la croce", svolgono sovente questo ruolo vicario, unite al Cristo della Passione, prendendo su di sé le sofferenze e le prove degli altri ed offrendo con gioia ogni cosa per la salvezza del mondo.

Infine, cari amici, vogliamo elevare al Signore un inno di ringraziamento e di lode per la stessa vita consacrata. Se essa non ci fosse, quanto sarebbe più povero il mondo! Al di là delle superficiali valutazioni di funzionalità, la vita consacrata è importante proprio per il suo essere segno di gratuità e d’amore, e ciò tanto più in una società che rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero e dell’utile (cfr Esort. ap. post-sinod. Vita consecrata, 105). La vita consacrata, invece, testimonia la sovrabbondanza d’amore che spinge a "perdere" la propria vita, come risposta alla sovrabbondanza di amore del Signore, che per primo ha "perduto" la sua vita per noi. In questo momento penso alle persone consacrate che sentono il peso della fatica quotidiana scarsa di gratificazioni umane, penso ai religiosi e alle religiose anziani, ammalati, a quanti si sentono in difficoltà nel loro apostolato… Nessuno di essi è inutile, perché il Signore li associa al "trono della grazia". Sono invece un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, assetato di Dio e della sua Parola.

Pieni di fiducia e di riconoscenza, rinnoviamo dunque anche noi il gesto dell’offerta totale di noi stessi presentandoci al Tempio. L’Anno Sacerdotale sia un’ulteriore occasione, per i religiosi presbiteri, ad intensificare il cammino di santificazione e, per tutti i consacrati e le consacrate, uno stimolo ad accompagnare e sostenere il loro ministero con fervente preghiera. Quest’anno di grazia avrà un momento culminante a Roma, il prossimo giugno, nell’incontro internazionale dei sacerdoti, al quale invito quanti esercitano il Sacro Ministero. Ci accostiamo al Dio tre volte Santo, per offrire la nostra vita e la nostra missione, personale e comunitaria, di uomini e donne consacrati al Regno di Dio. Compiamo questo gesto interiore in intima comunione spirituale con la Vergine Maria: mentre la contempliamo nell’atto di presentare Gesù Bambino al Tempio, la veneriamo quale prima e perfetta consacrata, portata da quel Dio che porta in braccio; Vergine, povera e obbediente, tutta dedita a noi, perché tutta di Dio. Alla sua scuola, e col suo materno aiuto, rinnoviamo il nostro "eccomi" e il nostro "fiat". Amen.

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+PetaloNero+
00mercoledì 3 febbraio 2010 16:01
L’UDIENZA GENERALE


L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla cultura cristiana nel Medioevo, si è soffermato sulla figura di San Domenico di Guzman.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

la settimana scorsa ho presentato la luminosa figura di Francesco d’Assisi, quest’oggi vorrei parlarvi di un altro santo che, nella stessa epoca, ha dato un contributo fondamentale al rinnovamento della Chiesa del suo tempo. Si tratta di san Domenico, il fondatore dell’Ordine dei Predicatori, noti anche come Frati Domenicani.

Il suo successore nella guida dell’Ordine, il beato Giordano di Sassonia, offre un ritratto completo di san Domenico nel testo di una famosa preghiera: "Infiammato dello zelo di Dio e di ardore soprannaturale, per la tua carità senza confini e il fervore dello spirito veemente ti sei consacrato tutt’intero col voto della povertà perpetua all’osservanza apostolica e alla predicazione evangelica". E’ proprio questo tratto fondamentale della testimonianza di Domenico che viene sottolineato: parlava sempre con Dio e di Dio. Nella vita dei santi, l’amore per il Signore e per il prossimo, la ricerca della gloria di Dio e della salvezza delle anime camminano sempre insieme.

Domenico nacque in Spagna, a Caleruega, intorno al 1170. Apparteneva a una nobile famiglia della Vecchia Castiglia e, sostenuto da uno zio sacerdote, si formò in una celebre scuola di Palencia. Si distinse subito per l’interesse nello studio della Sacra Scrittura e per l’amore verso i poveri, al punto da vendere i libri, che ai suoi tempi costituivano un bene di grande valore, per soccorrere, con il ricavato, le vittime di una carestia.

Ordinato sacerdote, fu eletto canonico del capitolo della Cattedrale nella sua diocesi di origine, Osma. Anche se questa nomina poteva rappresentare per lui qualche motivo di prestigio nella Chiesa e nella società, egli non la interpretò come un privilegio personale, né come l’inizio di una brillante carriera ecclesiastica, ma come un servizio da rendere con dedizione e umiltà. Non è forse una tentazione quella della carriera, del potere, una tentazione da cui non sono immuni neppure coloro che hanno un ruolo di animazione e di governo nella Chiesa? Lo ricordavo qualche mese fa, durante la consacrazione di alcuni Vescovi: "Non cerchiamo potere, prestigio, stima per noi stessi. Sappiamo come le cose nella società civile, e, non di rado nella Chiesa, soffrono per il fatto che molti di coloro ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità" (Omelia. Cappella Papale per l’Ordinazione episcopale di cinque Ecc.mi Presuli, 12 Settembre 2009).

Il Vescovo di Osma, che si chiamava Diego, un vero e zelante pastore, notò ben presto le qualità spirituali di Domenico, e volle avvalersi della sua collaborazione. Insieme si recarono nell’Europa del Nord, per compiere missioni diplomatiche affidate loro dal re di Castiglia. Viaggiando, Domenico si rese conto di due enormi sfide per la Chiesa del suo tempo: l’esistenza di popoli non ancora evangelizzati, ai confini settentrionali del continente europeo, e la lacerazione religiosa che indeboliva la vita cristiana nel Sud della Francia, dove l’azione di alcuni gruppi eretici creava disturbo e l’allontanamento dalla verità della fede. L’azione missionaria verso chi non conosce la luce del Vangelo e l’opera di rievangelizzazione delle comunità cristiane divennero così le mète apostoliche che Domenico si propose di perseguire. Fu il Papa, presso il quale il Vescovo Diego e Domenico si recarono per chiedere consiglio, che domandò a quest’ultimo di dedicarsi alla predicazione agli Albigesi, un gruppo eretico che sosteneva una concezione dualistica della realtà, cioè con due principi creatori ugualmente potenti, il Bene e il Male. Questo gruppo, di conseguenza, disprezzava la materia come proveniente dal principio del male, rifiutando anche il matrimonio, fino a negare l’incarnazione di Cristo, i sacramenti nei quali il Signore ci "tocca" tramite la materia, e la risurrezione dei corpi. Gli Albigesi stimavano la vita povera e austera – in questo senso erano anche esemplari – e criticavano la ricchezza del Clero di quel tempo. Domenico accettò con entusiasmo questa missione, che realizzò proprio con l’esempio della sua esistenza povera e austera, con la predicazione del Vangelo e con dibattiti pubblici. A questa missione di predicare la Buona Novella egli dedicò il resto della sua vita. I suoi figli avrebbero realizzato anche gli altri sogni di san Domenico: la missione ad gentes, cioè a coloro che ancora non conoscevano Gesù, e la missione a coloro che vivevano nelle città, soprattutto quelle universitarie, dove le nuove tendenze intellettuali erano una sfida per la fede dei colti.

Questo grande santo ci rammenta che nel cuore della Chiesa deve sempre bruciare un fuoco missionario, il quale spinge incessantemente a portare il primo annuncio del Vangelo e, dove necessario, ad una nuova evangelizzazione: è Cristo, infatti, il bene più prezioso che gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni luogo hanno il diritto di conoscere e di amare! Ed è consolante vedere come anche nella Chiesa di oggi sono tanti – pastori e fedeli laici, membri di antichi ordini religiosi e di nuovi movimenti ecclesiali – che con gioia spendono la loro vita per questo ideale supremo: annunciare e testimoniare il Vangelo!

A Domenico di Guzman si associarono poi altri uomini, attratti dalla stessa aspirazione. In tal modo, progressivamente, dalla prima fondazione di Tolosa, ebbe origine l’Ordine dei Predicatori. Domenico, infatti, in piena obbedienza alle direttive dei Papi del suo tempo, Innocenzo III e Onorio III, adottò l’antica Regola di sant’Agostino, adattandola alle esigenze di vita apostolica, che portavano lui e i suoi compagni a predicare spostandosi da un posto all’altro, ma tornando, poi, ai propri conventi, luoghi di studio, preghiera e vita comunitaria. In particolar modo, Domenico volle dare rilievo a due valori ritenuti indispensabili per il successo della missione evangelizzatrice: la vita comunitaria nella povertà e lo studio.

Anzitutto, Domenico e i Frati Predicatori si presentavano come mendicanti, cioè senza vaste proprietà di terreni da amministrare. Questo elemento li rendeva più disponibili allo studio e alla predicazione itinerante e costituiva una testimonianza concreta per la gente. Il governo interno dei conventi e delle provincie domenicane si strutturò sul sistema di capitoli, che eleggevano i propri Superiori, confermati poi dai Superiori maggiori; un’organizzazione, quindi, che stimolava la vita fraterna e la responsabilità di tutti i membri della comunità, esigendo forti convinzioni personali. La scelta di questo sistema nasceva proprio dal fatto che i Domenicani, come predicatori della verità di Dio, dovevano essere coerenti con ciò che annunciavano. La verità studiata e condivisa nella carità con i fratelli è il fondamento più profondo della gioia. Il beato Giordano di Sassonia dice di san Domenico: "Egli accoglieva ogni uomo nel grande seno della carità e, poiché amava tutti, tutti lo amavano. Si era fatto una legge personale di rallegrarsi con le persone felici e di piangere con coloro che piangevano" (Libellus de principiis Ordinis Praedicatorum autore Iordano de Saxonia, ed. H.C. Scheeben, [Monumenta Historica Sancti Patris Nostri Dominici, Romae, 1935]).

In secondo luogo, Domenico, con un gesto coraggioso, volle che i suoi seguaci acquisissero una solida formazione teologica, e non esitò a inviarli nelle Università del tempo, anche se non pochi ecclesiastici guardavano con diffidenza queste istituzioni culturali. Le Costituzioni dell’Ordine dei Predicatori danno molta importanza allo studio come preparazione all’apostolato. Domenico volle che i suoi Frati vi si dedicassero senza risparmio, con diligenza e pietà; uno studio fondato sull’anima di ogni sapere teologico, cioè sulla Sacra Scrittura, e rispettoso delle domande poste dalla ragione. Lo sviluppo della cultura impone a coloro che svolgono il ministero della Parola, ai vari livelli, di essere ben preparati. Esorto dunque tutti, pastori e laici, a coltivare questa "dimensione culturale" della fede, affinché la bellezza della verità cristiana possa essere meglio compresa e la fede possa essere veramente nutrita, rafforzata e anche difesa. In quest’Anno Sacerdotale, invito i seminaristi e i sacerdoti a stimare il valore spirituale dello studio. La qualità del ministero sacerdotale dipende anche dalla generosità con cui ci si applica allo studio delle verità rivelate.

Domenico, che volle fondare un Ordine religioso di predicatori-teologi, ci rammenta che la teologia ha una dimensione spirituale e pastorale, che arricchisce l’animo e la vita. I sacerdoti, i consacrati e anche tutti i fedeli possono trovare una profonda "gioia interiore" nel contemplare la bellezza della verità che viene da Dio, verità sempre attuale e sempre viva. Il motto dei Frati Predicatori - contemplata aliis tradere – ci aiuta a scoprire, poi, un anelito pastorale nello studio contemplativo di tale verità, per l’esigenza di comunicare agli altri il frutto della propria contemplazione.

Quando Domenico morì nel 1221, a Bologna, la città che lo ha dichiarato patrono, la sua opera aveva già avuto grande successo. L’Ordine dei Predicatori, con l’appoggio della Santa Sede, si era diffuso in molti Paesi dell’Europa a beneficio della Chiesa intera. Domenico fu canonizzato nel 1234, ed è lui stesso che, con la sua santità, ci indica due mezzi indispensabili affinché l’azione apostolica sia incisiva. Anzitutto, la devozione mariana, che egli coltivò con tenerezza e che lasciò come eredità preziosa ai suoi figli spirituali, i quali nella storia della Chiesa hanno avuto il grande merito di diffondere la preghiera del santo Rosario, così cara al popolo cristiano e così ricca di valori evangelici, una vera scuola di fede e di pietà. In secondo luogo, Domenico, che si prese cura di alcuni monasteri femminili in Francia e a Roma, credette fino in fondo al valore della preghiera di intercessione per il successo del lavoro apostolico. Solo in Paradiso comprenderemo quanto la preghiera delle claustrali accompagni efficacemente l’azione apostolica! A ciascuna di esse rivolgo il mio pensiero grato e affettuoso.

Cari fratelli e sorelle, la vita di Domenico di Guzman sproni noi tutti ad essere ferventi nella preghiera, coraggiosi a vivere la fede, profondamente innamorati di Gesù Cristo. Per sua intercessione, chiediamo a Dio di arricchire sempre la Chiesa di autentici predicatori del Vangelo.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs,

Contemporain de saint François, saint Dominique a apporté lui aussi un renouveau fondamental à l’Église de son temps en fondant l’Ordre des Prêcheurs ou Dominicains. Né en Espagne, Dominique Guzman se distingua très tôt par son intérêt pour l’étude de l’Écriture Sainte. Devenu prêtre, il fut remarqué pour ses qualités spirituelles et il reçut avec détachement les charges confiées comme un service à rendre avec dévouement et humilité. Il lutta contre l’hérésie albigeoise répandue dans le sud de la France, par le témoignage de sa vie pauvre et austère, par l’annonce de l’Évangile et les débats publics. Avec ses frères mendiants, il mit l’accent sur la vie commune dans la pauvreté, sur l’étude et sur la prière pour le succès de la mission évangélisatrice. Parler toujours avec Dieu et de Dieu : voilà son idéal ! Une joie profonde naît de la contemplation de la beauté de la vérité qui vient de Dieu, toujours actuelle et vivante. Ceux qui annoncent la Parole de Dieu doivent être bien préparés. En cette Année sacerdotale, j’invite les prêtres et les séminaristes à estimer, à la suite de saint Dominique, la valeur spirituelle de l’étude des vérités révélées dont dépend la qualité de leur ministère presbytéral.

J’accueille avec joie les pèlerins francophones particulièrement les élèves et les professeurs des collèges Fénelon et du Sacré-Cœur, et ceux de l’Institut Saint Dominique, de Rome. Que Notre Dame du Rosaire, patronne le l’Ordre Dominicain, vous aide à découvrir la présence du Christ dans votre vie et à le suivre généreusement chaque jour. Que Dieu vous bénisse !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Today I wish to speak of the great contribution made by Saint Dominic to the renewal of the Church in the Middle Ages. As a priest of the Spanish diocese of Osma, he was sent on missions throughout Europe, which drew his attention to the need for sound and zealous preachers to bring the Gospel to the people. He was entrusted with the task of refuting the heresy of the Albigensians, who denied the incarnation of Christ, the resurrection of the body and the value of marriage and the sacraments. Embracing a life of poverty, Dominic dedicated himself to the task of preaching the Gospel, and with a band of followers he established the Order of Preachers, also known as Dominican Friars. Adapting the rule of Saint Augustine to the needs of the apostolic life, Dominic placed emphasis on theological study, prayer and community life for his friars. Thus fortified, they would be sent out on missions as itinerant, mendicant preachers. Hence the Dominican motto, contemplata aliis tradere – to hand on to others the fruits of contemplation. One important way in which the Dominicans did this was by promoting the prayer of the rosary, a beautiful means of contemplating, through the eyes of Mary, the truth revealed in the mysteries of the life, death and Resurrection of her son.

I offer a warm welcome to the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially those from England, Nigeria and the United States. My greetings also go to the students present, including those from Loyola University Chicago, Rome Campus. Upon all of you I willingly invoke God’s abundant blessings.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Vorigen Mittwoch habe ich über den heiligen Franz von Assisi gesprochen, heute will ich die Katechese einem seiner Zeitgenossen widmen, der ebenfalls einen wichtigen Beitrag zur Erneuerung der Kirche im 13. Jahrhundert und darüber hinaus geleistet hat. Es ist der heilige Dominikus, der Gründer des Prediger- oder Dominikanerordens. Sein Biograph Jordan von Sachsen berichtet, daß sich der Heilige dadurch auszeichnete, daß er immer mit Gott oder über Gott sprach, daß Gott Mittelpunkt seines Denkens und Sprechens war. Seine Liebe und Verehrung galt Christus, und diese Liebe öffnete ihm das Herz für die Mitmenschen und für alles, was sie brauchen, besonders auch für das Heil der Seelen. Dominikus entstammte einer angesehenen kastilianischen Familie und wurde um 1170 in Caleruega geboren. Nach dem Studium an der Domschule in Palencia wurde er mit 25 Jahren Kanoniker am Domstift zu Osma. Auf verschiedenen Reisen mit seinem Bischof begegnete er den Albigensern, einer asketischen Gemeinschaft, die den Ausschweifungen ihrer Zeit, besonders auch des Klerus, ein Leben in Armut und Entsagung gegenüberstellten und dadurch attraktiv und glaubwürdig waren. Aber sie verfolgten zugleich ein dualistisches Weltbild, nach dem es zwei Prinzipien, nicht einen Gott, sondern zwei Prinzipien gibt: ein gutes und ein böses, und die Materie dem bösen Prinzip entspringt, so daß sie die Inkarnation, die Fleischwerdung Gottes ebenso wie die Auferstehung und die Sakramente ablehnen mußten. Dominikus setzte dieser Irrlehre die Wahrheit des Evangeliums entgegen, teilte aber mit ihnen den Mut zur Armut und Einfachheit sowie eine evangeliumsgemäße Lebensweise, so daß Wort und Leben übereinstimmten. Viele schlossen sich ihm an, wie er in der Nachfolge der Apostel wandernd umherzog und von Almosen lebte. Wichtig war ihm aber auch das Studium. Er wußte, daß der Glaube nicht nur Sentimentalität, sondern eine Sache des ganzen Menschen ist, daß zu ihm die Vernunft gehört. Deswegen hat er auch nachdrücklich zum Studium der Heiligen Schrift und zu ihrem inneren Verständnis als Grundlage für das Apostolat aufgerufen. Und so hat er auch seine Brüder an die Universitäten geschickt. Er wollte die Schönheit der Wahrheit, die von Gott kommt, immer neu betrachten und das Betrachtete den Menschen vermitteln. Damit das Apostolat gelingt, baute er außerdem auf zwei wichtige Säulen: die tiefe Liebe zur Muttergottes und das Gebet füreinander. Auf diese Weise haben die Söhne und Töchter des heiligen Dominikus den Glauben in Europa erneuert und ihn als Missionare in die ganze Welt gebracht.

Von Herzen heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher willkommen. Bitten wir Gott um geistige Kraft, wie Dominikus mutig und freudig den Glauben an Christus zu bezeugen und seine Liebe den Menschen weiterzuschenken. Der Herr geleite euch auf allen euren Wegen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

En la catequesis de hoy quiero presentar la figura de Santo Domingo de Guzmán, fundador de la Orden de Predicadores, conocidos también como Dominicos. Santo Domingo nació en Caleruega (Burgos), en torno al mil ciento setenta. En su época de formación, destacó por su amor al estudio de la Sagrada Escritura y por su dedicación a los pobres. Muy joven fue ordenado sacerdote y elegido canónigo de la Catedral de Osma. El obispo de esta Diócesis no tardó en reconocer su valía y contó con él para una misión diplomática en el norte de Europa. Dos hechos ocurridos durante este viaje determinaron la vida del santo: por un lado, descubrió que muchos pueblos todavía no conocían el Evangelio; y, por otro lado, se encontró con diversos grupos heréticos, muy extendidos en el sur de Francia. Junto a su Obispo, Domingo acude al Papa, que lo envía a hacer frente al error albigense. Al santo se le unen otros compañeros con los que realiza la primera fundación en Tolosa. Adoptan la antigua regla de San Agustín, se estructuran en conventos -lugares de oración, estudio y vida comunitaria- y se dedican a la vida apostólica. Santo Domingo desea que los hermanos de esta orden mendicante tengan una sólida formación teológica, por lo que los manda a las mejores universidades de su tiempo. Murió en Bolonia en el año mil doscientos veintiuno, viendo que la Orden de Predicadores estaba ampliamente difundida por Europa. Fue canonizado trece años más tarde.

Este santo nos indica con su vida dos medios aptos para la santificación: la devoción mariana, especialmente con el rezo del Rosario, tan extendido por los dominicos, y la oración por los frutos del trabajo apostólico.

Saludo a los fieles de lengua española venidos de España y diversos países de Latinoamérica, en particular a los jóvenes provenientes de Chile. Por intercesión de Santo Domingo, suplico a Dios que nunca falten en la Iglesia auténticos misioneros y valientes predicadores del Evangelio. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

O bem mais precioso que as pessoas têm direito e necessidade de conhecer e amar é Cristo. Por isso, no coração da Igreja, deve arder sempre um fogo missionário, que impele a anunciar e testemunhar o Evangelho de Jesus a quem o não conhece ou dele se afastou. Este fogo ardia no coração do sacerdote e pregador Domingos de Gusmão, que nele incendiou os companheiros movidos pela mesma aspiração, dando início à Ordem dos Pregadores ou Dominicanos. Para o bom sucesso da missão evangelizadora, recomendou-lhes a vida comunitária em pobreza e o estudo como preparação ao apostolado. A vivência destes dois valores dá ao pregador a coerência com a verdade de Deus que anuncia. Para ganhar o coração dos ouvintes, São Domingos contava com a terna devoção à Virgem Mãe, que depois tomaria a forma da recitação do terço, e com a fecunda rectaguarda espiritual das monjas contemplativas.

Amados peregrinos de língua portuguesa, uma cordial saudação de boas-vindas para todos, com votos de que a vossa visita ao lugar da Confissão de Pedro seja rica de graças e luzes do Alto, que vos ajudem a ser sempre autênticas e incansáveis testemunhas de Cristo. Em seu Nome, dou-vos a minha Bênção, extensiva a vossos familiares e comunidades cristãs.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Witam polskich pielgrzymów. Wczoraj obchodziliśmy święto Ofiarowania Pańskiego, z którym jest związany dzień życia konsekrowanego. Wszystkim osobom konsekrowanym, zakonnicom, zakonnikom i świeckim, dziękujemy za duchowe, pasterskie i misyjne dzieło, jakie spełniają w Kościele zgodnie z ich charyzmatem. Polecam ich waszym codziennym modlitwom. Niech Bóg wam błogosławi!

[Saluto i pellegrini polacchi. Ieri abbiamo celebrato la festa della Presentazione del Signore, alla quale è legata la giornata della vita consacrata. Ringraziamo tutte le persone consacrate, le religiose, i religiosi e i laici per la loro opera spirituale, pastorale e missionaria che compiono nella Chiesa secondo il loro carisma. Li affido alle vostre quotidiane preghiere. Dio vi benedica!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i Vescovi partecipanti all'incontro internazionale promosso dalla Comunità di sant'Egidio, ed auspico che questi giorni di riflessione e di preghiera siano fruttuosi per il ministero che ciascuno è chiamato a svolgere nella propria Diocesi. Saluto i rappresentanti dell’Unione sportiva "Anagni Calcio" e gli artisti del "Circo Americano", della Famiglia Togni, e li incoraggio ad operare con generoso impegno nei rispettivi ambiti per contribuire a costruire un futuro migliore per tutti.

Desidero, infine, indirizzare il mio pensiero a voi, cari giovani, malati e sposi novelli. Ricorre oggi la memoria liturgica del martire S. Biagio e nei prossimi giorni ricorderemo altri martiri: sant’Agata, S. Paolo Miki e compagni giapponesi. Il coraggio di questi eroici testimoni di Cristo aiuti voi, cari giovani, ad aprire il cuore all’eroismo della santità; sostenga voi, cari malati, ad offrire il dono prezioso della preghiera e della sofferenza per la Chiesa; e dia a voi, cari sposi novelli, la forza di improntare le vostre famiglie ai valori cristiani.
+PetaloNero+
00mercoledì 3 febbraio 2010 16:01
AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


CONCELEBRAZIONE PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELLA MEMORIA DELLA BEATA VERGINE MARIA DI LOURDES - XVIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO


La Basilica Vaticana accoglie anche quest’anno i pellegrini di tutto il mondo e in particolare dell’UNITALSI riuniti per l’annuale memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, in occasione della Giornata Mondiale del Malato e del XXV anniversario della fondazione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute).

Giovedì 11 febbraio 2010, alle ore 10.30, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Concelebrazione eucaristica.
+PetaloNero+
00giovedì 4 febbraio 2010 16:04
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

S.E. Mons. Charles Phillip Richard Moth, Ordinario Militare per la Gran Bretagna, in Visita "ad Limina Apostolorum";

Rev.do Padre Michael Bernard McPartland, S.M.A., Prefetto Apostolico delle Falkland Islands o Malvinas; Superiore della Missione "sui iuris" di Saint Helena, Ascension and Tristan da Cunha, in Visita "ad Limina Apostolorum";

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Scozia, in Visita "ad Limina Apostolorum": Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Scozia, in Visita "ad Limina Apostolorum":

Em.mo Card. Keith Michael Patrick O’Brien, Arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh;

S.E. Mons. Mario Joseph Conti, Arcivescovo di Glasgow;

S.E. Mons. Joseph Devine, Vescovo di Motherwell.
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