Dal blog di Lella...
PAPA: FEDE E CARITA' SONO INSEPARABILI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 11 nov.
Benedetto XVI ha ribadito oggi "l'unita' inscindibile tra fede e carita', come pure tra l'amore di Dio e l'amore del prossimo".
Lo ha fatto nel breve discorso che ha preceduto l'Angelus, presentando sulla scorta delle letture bibliche della liturgia di oggi le figure di due vedove: quella raccontata nel Primo Libro dei Re, che condivide con il profeta Elia il poco cibo che le resta, solo un pugno di farina e un goccio d'olio, e quella del Vangelo di Marco, che viene
notata da Gesu' nel tempio di Gerusalemme, precisamente presso il tesoro, dove la gente metteva le offerte: "Gesu' - ha ricordato il Papa teologo - vede che questa donna getta nel tesoro due monetine; allora chiama i discepoli e spiega che il suo obolo e' maggiore di quello dei ricchi, perche', mentre questi danno del loro superfluo, la vedova ha offerto tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".
Secondo il Papa, "da questi due episodi biblici, sapientemente accostati, si puo' ricavare un prezioso insegnamento sulla fede". "Essa appare - ha spiegato - come l'atteggiamento interiore di chi fonda la propria vita su Dio, sulla sua Parola, e confida totalmente in Lui". La Scrittura, infatti, "dice che la condizione oggettiva di bisogno, in questo caso il fatto di essere vedova, non e' sufficiente: Dio chiede sempre la nostra libera adesione di fede, che si esprime nell'amore per Lui e per il prossimo".
"Nessuno - ha osservato in proposito il Pontefice - e' cosi' povero da non poter donare qualcosa. E infatti entrambe le nostre vedove di oggi
dimostrano la loro fede compiendo un gesto di carita': l'una verso il profeta e l'altra facendo l'elemosina. Cosi' attestano l'unita' inscindibile tra fede e carita'". "Nessun gesto di bonta' e' privo di senso davanti a Dio, nessuna misericordia resta senza frutto", ha ricordato ancora Papa Ratzinger, concludendo con una straordinaria citazione di San Leone Magno: "Sulla bilancia della giustizia divina non si pesa la quantita' dei doni, bensi' il peso dei cuori. La vedova del Vangelo deposito' nel tesoro del tempio due spiccioli e supero' i doni di tutti i ricchi".
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PAPA: RINGRAZIO DIO PER LA TESTIMONIANZA DI MARIA LUISA PROSPERI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 11 nov.
Benedetto XVI ha ricordato oggi la figura di Maria Luisa Prosperi, monaca benedettina vissuta nella prima meta' del secolo XIX nel monastero di Trevi, del quale era la badessa, e che ieri e' stata proclamata beata nella Cattedrale di Spoleto. "Insieme con tutta la
Famiglia benedettina e la Comunita' diocesana di Spoleto-Norcia, rendiamo lode al Signore - ha detto il Pontefice - per questa sua figlia, che ha voluto associare in modo singolare alla Passione di Cristo".
Nell'omelia della celebrazione, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi ha descritto la Prosperi come donna innamorata di Dio, immersa nel suo mistero di amore, tutta risonante di grazia divina. "Cio' che rendeva appassionata la sua vita - ha detto - era la fede, che, come vela gonfiata dal soffio dello Spirito Santo, la conduceva al largo nelle acque pure dell'abbraccio divino.
La fede ferma, salda, illimitata, la elevava alle vette dei misteri di Dio. Per difendere la sua fede era disposta a versare il sangue. La parola martirio le faceva battere il cuore e infiammare il volto. Sarebbe stata per lei una gioia immensa morire per Gesu'".
La Prosperi, ha aggiunto il porporato salesiano, "visse e mori' povera in una cella disadorna.
Amava la poverta'. Sceglieva sempre la roba piu' rozza, piu' vile, spesso dismessa dagli altri. L'unica sua ricchezza era l'amore a Gesu' crocifisso ed eucaristico e la carita' verso tutti.
Era umile nelle mille incomprensioni e umiliazioni della vita comunitaria e si sentiva a disagio di fronte alle lodi, alla stima e all'apprezzamento altrui. L'umilta' era il distintivo della sua santita'. "Cio' che la nuova Beata consegna a tutti noi - ha poi concluso il cardinale Amato - e' il messaggio della vita di fede".
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