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Paparatzifan
00venerdì 9 novembre 2012 21:15
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PAPA: SERVE UNA NUOVA UNITA' DELLE SCIENZE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 8 nov.

Urge "una nuova visione di unita' delle scienze" che tenga conto del fatto che scienza e fede sono entrambe necessarie per costruire una "cultura di rispetto per l'uomo".
Lo ha affermato il Papa in un discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze, che tiene in Vaticano la
sessione plenaria sul tema "Complessita' e analogia nella scienza: aspetti teoretici, metodologici ed epistemologici".
Benedetto XVI ha ribadito che il cosmo non e' frutto del caos, ma "un'ordinata complessita'", che, attraverso analisi e analogie comparative, ci permette di elevarci" da un punto di vista specifico ad uno piu' universale. "Sono convinto - ha affermato Papa Ratzinger - dell'urgente bisogno di un continuo dialogo e una continua cooperazione tra il mondo della scienza e della fede per costruire una cultura del rispetto dell'uomo, della sua dignita', della sua liberta'". Tutto questo e' indispensabile "per il futuro della famiglia umana e per il duraturo sviluppo sostenibile del nostro pianeta".
"Senza questa necessaria azione reciproca - ha avvertito - le grandi questioni dell'umanita'" lasciano il "terreno della ragione e della verita'" e "sono abbandonate all'irrazionale, al mito o all'indifferenza con grande danno per l'umanita', la pace e in definitiva per il nostro destino".
Nel suo discorso all'Accademia delle Scienze, il Papa teologo ha richiamato, in particolare, quegli sforzi della tecnologia che tendono a "ridurre le diverse forme di energia ad un'unica e fondamentale forza elementare". "Un tale approccio interdisciplinare - ha osservato - mostra anche che le scienze non sono mondi intellettuali disconnessi l'uno dall'altro e dalla realta', ma piuttosto sono interconnessi e diretti allo studio della natura come un'unica, intellegibile e armoniosa realta'". Se i primi momenti del cosmo e della vita "sfuggono all'osservazione scientifica", ha proseguito il Pontefice, la scienza si trova tuttavia a scoprire una vasta serie di dinamiche che rivelano un ordine evidente e una creazione permanente.
"Una tale visione - ha aggiunto il Pontefice - ha dei fruttuosi punti di contatto con la visione filosofica e teologica cristiana dell'universo" e con la sua concezione di "essere partecipato".
E' proprio questa organizzazione "logica" e "analogica" della natura, ha aggiunto, che incoraggia la ricerca scientifica e porta la mente umana "a scoprire la compartecipazione orizzontale tra gli esseri umani e la partecipazione trascendentale" da parte di Dio. Del resto, ha annotato, la complessita' della scienza contemporanea, con i suoi potenti strumenti di ricerca, ha "delle dirette ripercussioni sugli esseri umani".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00venerdì 9 novembre 2012 22:46
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INTERPOL: PAPA, DOPO COMUNISMO SPERANZE POPOLI RIMASTE DELUSE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 9 nov.

Sono rimaste deluse le "grandi speranze" nate "alla fine della cosiddetta guerra fredda tra i due blocchi occidentale e orientale, specialmente dove una forma di violenza politica istituzionalizzata e' stata fermata da movimenti pacifici che rivendicavano la liberta' dei popoli".
Lo ha affermato Benedetto XVI nel suo discorso all'Assemblea dell'Interpol. Per il Papa, infatti, "sebbene alcune forme di violenza sembrino diminuire, specialmente il numero di conflitti militari, ce ne sono altre che si sviluppano, come la violenza criminale, responsabile ogni anno della maggioranza dei decessi di morte violenta nel mondo".
Un fenomeno che il Pontefice ha definito "cosi' pericoloso da costituire un grave fattore di destabilizzazione delle societa' e, talvolta, mette a dura prova la stessa supremazia dello Stato".
Ed e' segnatamente "l'evoluzione della violenza criminale che costituisce un aspetto particolarmente preoccupante per il futuro del mondo". Secondo Ratzinger, pero', "mon meno importante" e' il ruolo dell'Interpol e delle altre forme di cooperazione tra gli Stati.
"Questo sforzo di riflessione - ha osservato - associa i responsabili politici della sicurezza e della giustizia, gli organismi giudiziari e le forze dell'ordine, in modo che ognuno, per quanto di propria competenza, possa compiere un efficace lavoro favorito da uno scambio costruttivo". Infatti, "le istanze politiche, sulla base dell'opera delle forze dell'ordine, possono identificare piu' agevolmente le principali evoluzioni emergenti in riferimento ai rischi per la societa', e, di conseguenza, sono messe nella condizione di poter dare adeguati orientamenti legislativi e operativi nell'ambito del contrasto alla criminalita'".
"La Chiesa e la Santa Sede incoraggiano quanti si adoperano per combattere la piaga della violenza e del crimine, in questa nostra realta' che assomiglia sempre piu' ad un "villaggio globale", ha assicurato infine il Papa tedesco, per il quale "le forme piu' gravi delle attivita' criminali possono essere individuate nel terrorismo e nella criminalita' organizzata".

© Copyright (AGI)

INTERPOL: PAPA, AGIRE RISPETTANDO I DIRITTI E COINVOLGENDO TUTTI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 9 nov.

"La risposta alla violenza e al crimine non puo' essere delegata alle sole forze dell'ordine, ma richiede la partecipazione di tutti i soggetti che possono incidere su questo fenomeno".
Ne e' convinto Benedetto XVI che ai capi delle polizie di tutto il mondo - riuniti a Roma per l'Assemblea dell'Interpol e ospiti oggi in Vaticano del comandante della Gendarmeria, generale Domenico Giani - ha ricordato come "sconfiggere la violenza" rappresenti ovunque "un impegno che deve coinvolgere non solo le istituzioni e gli organismi preposti, ma la societa' nel suo complesso: le famiglie, le agenzie educative tra cui la scuola e le realta' religiose, i mezzi di comunicazione sociale e tutti i singoli cittadini".
"Ciascuno - secondo il Papa tedesco - ha la sua specifica parte di responsabilita' per un futuro di giustizia e di pace". "E' doveroso quindi - ha spiegato - reprimere il crimine, nell'ambito di regole morali e giuridiche, poiche' l'azione contro la criminalita' va sempre condotta nel rispetto dei diritti dell'uomo e dei principi di uno Stato di diritto". Infatti, "la lotta alla violenza deve mirare certamente ad arginare il crimine e a difendere la societa', ma anche al ravvedimento e alla correzione del criminale, che rimane sempre persona umana, soggetto di diritti inalienabili e come tale non va escluso dalla societa', ma recuperato. Al tempo stesso, la collaborazione internazionale contro la criminalita' non puo' esaurirsi soltanto in operazioni di polizia. E' essenziale che la pur necessaria opera repressiva sia accompagnata da una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti a tali inaccettabili azioni criminose; occorre prestare speciale attenzione ai fattori di esclusione sociale e di indigenza che persistono nella popolazione e che costituiscono un veicolo di violenza e di odio". "E' necessario anche un particolare impegno sul piano politico e pedagogico per risolvere i problemi che possono alimentare la violenza e per favorire le condizioni affinche' essa non nasca e non si sviluppi", ha chiarito il Pontefice ribadendo qui "ancora una volta che la violenza, nelle sue diverse forme terroristiche e criminali, e' sempre inaccettabile, perche' ferisce profondamente la dignita' umana e costituisce un'offesa all'intera umanita'".

© Copyright (AGI)

INTERPOL: PAPA RINGRAZIA MINISTRO CANCELLIERI E LODA GENDARMERIA


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 9 nov.

Benedetto XVI ha voluto pubblicamente ringraziare oggi il ministro dell'Interno della Repubblica Italiana, Anna Maria Cancellieri, e i membri dei Governi che hanno voluto essere presenti all'Assemblea dell'Interpol. Lo ha fatto ricevendo in Vaticano i capi delle polizie di tutto il mondo, accompagnati dal comandante della Gendarmeria, generale Domenico Giani, con il presidente dell'Interpol e il segretario generale dell'organismo.
La gratitudione del Pontefice e' stata in particolare per le parole della Cancellieri che nel suo saluto ha esaltato la collaborazione tra i paesi nella lotta "alle organizzazioni trasnazionali criminali e al terrorismo che causano ogni anno sofferenze e lutti anche a donne e bambini".
"Nessun Paese neppure il piu' potente puo' far fronte da solo", ha affermato il ministro, parlando di questo impegno comune come di una "utopia realistica".
"A lei - ha poi concluso la signora Cancellieri rivolgendosi al Papa - ci rimettiamo con totale fiducia, benedica la lotta per la pace e la sicurezza". E Papa Ratzinger non ha mancato di accogliere tale richiesta, trovando anche il modo di rinnovare pubblicamente la sua fiducia a Giani. "Rinnovo ai dirigenti e all'intera Interpol - ha infatti aggiunto - l'espressione della mia gratitudine per la sua azione, non sempre facile e non sempre compresa da tutti nella sua giusta finalita'".
"Non puo' mancare - ha quindi concluso il Papa - il mio pensiero riconoscente per l'apprezzata collaborazione che l'Interpol offre alla Gendarmeria dello Stato della Citta' del Vaticano, specialmente in occasione dei miei Viaggi internazionali. Dio onnipotente e misericordioso vi illumini nell'esercizio delle vostre responsabilita', vi sostenga nel servizio alla collettivita', protegga voi, i vostri collaboratori e le vostre famiglie".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00venerdì 9 novembre 2012 22:47
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Prossimi impegni del Papa: Concistoro, celebrazioni natalizie e visita a una parrocchia romana

Dal prossimo Concistoro del 24 novembre, alla conclusione della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani del 25 gennaio 2013. Sono numerosi gli impegni che attendono Benedetto XVI, in particolare nel mese di dicembre dominato dalle tradizionali cerimonie natalizie. Il calendario papale è stato reso noto oggi dal Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Tra quindici giorni, il 24 novembre, il Collegio cardinalizio si arricchirà di sei nuovi membri, come annunciato in persona da Benedetto XVI al termine dell’udienza generale del 24 ottobre scorso. E il giorno dopo, 25 novembre, alle 9.30 in San Pietro, i nuovi porporati celebreranno la Messa assieme al Papa. Saranno questi i primi impegni di rilievo del Pontefice a fine mese, preludio di un dicembre tradizionalmente intenso. Già sabato primo dicembre, vigilia della prima Domenica di Avvento, Benedetto XVI incontrerà nella Basilica Vaticana, alle 17.30, gli universitari romani per celebrare con loro i Vespri. L’8 dicembre, alle 16, sarà invece in Piazza di Spagna a rendere il consueto omaggio alla statua dell’Immacolata nel giorno della solennità mariana. Quindi, prima di immergersi nell’atmosfera della Natività, per il Papa ci sarà l’occasione di un incontro con la gente della parrocchia romana di San Patrizio al Colle Prenestino, dove presiederà la Messa alle 9.30.

Si arriva così alla Messa della Santa Notte di Natale, il 24 dicembre. Benedetto XVI la presiederà a partire dalle 22, mentre il giorno dopo, alle 12, impartirà la Benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro. Che quattro giorno dopo – alle 18 di sabato 29 novembre – tornerà a riempirsi di migliaia di ragazze e ragazzi, i partecipanti all’annuale Incontro Europeo dei giovani organizzato dalla Comunità di Taizé: con loro, il Papa presiederà un momento di preghiera. Le ore tra la fine del 2012 e l’inizio del nuovo anno vedranno come da tradizione il Papa impegnato la sera del 31 dicembre, alle 17 in San Pietro, nella celebrazione del Te Deum, quindi alle 9.30 del primo gennaio con la Messa, sempre nella Basilica Vaticana, nella solennità di Maria SS. Madre di Dio e 46.a Giornata mondiale della pace. Sabato 6 gennaio, festa dell’Epifania, Benedetto XVI presiederà la Messa in San Pietro con inizio alle 9.30. Quindi, la domenica successiva – questa volta sotto le volte cinquecentenarie della Cappella Sistina – il Papa impartirà il Battesimo ad alcuni bambini. Ultimo impegno di fine gennaio, a carattere ecumenico, i Vespri solenni nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, alle 17.30, giorno conclusivo della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani.

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00venerdì 9 novembre 2012 22:47
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La «Missa “L'Anno Santo”» di Georg Ratzinger

Nei mille rivoli della tradizione

Domenica 11 novembre, nella Sistina in Vaticano, la Cappella Musicale Pontificia eseguirà alla presenza del Papa la Missa “L'Anno Santo” di monsignor Georg Ratzinger. Anticipiamo i contenuti della presentazione dell'opera che sarà tenuta dal Maestro direttore del coro.

di Massimo Palombella

La Missa “L'Anno Santo” di Georg Ratzinger è un'opera musicale scritta in stile tardo-romantico: consapevolmente legata alla tradizione ne piega al massimo le possibilità, creando percorsi ricchi di una logica dispersiva e ambigua che trova una conciliazione della perdita di un centro tematico.
Il Kyrie è diviso in tre parti, rispettando la forma originale dell'atto penitenziale nel messale: Kyrie-Christe-Kyrie. La prima e la terza invocazione hanno stesso tema e sviluppo, contrastando così con la seconda che ripete a modo di litania «Cristo abbi pietà di noi».
Il Gloria, brano di grande effetto, si divide in tre parti ed è basato su due diverse idee musicali. La prima (gloria), viva e decisa apre la strada alla seconda (qui tollis) più lenta, pacata, introversa, quasi una mesta processione. In contrasto appare la terza idea (quoniam), che riprende il primo spunto tematico per finire gioiosamente con il cum santo spiritu in fugato.
Il Sanctus comincia piano, etereo, dall'alto, con delle terzine che fanno pensare alla discesa del Salvatore per poi arrivare al punto culminante pasquale dell'hosanna in excelsis. Tra gli elementi caratteristici c'è il trattamento della parola Sanctus, affrontata in piano e con atteggiamento meditativo, secondo le indicazioni del movimento ceciliano che ebbe una delle sue roccaforti a Regensburg, la città dove il compositore è stato a lungo direttore del coro della cattedrale. L'Hosanna in excelsis, invece, è un fugato come prevede la tradizione (Bach, Mozart, Beethoven).
Il Benedictus, che oggi non viene più pensato come un brano separato dal Sanctus, mantiene una forma distaccata meditativa che conclude con la ripresa dell'Hosanna.
L'Agnus Dei finale è il brano meno formale, una musica estremamente aderente al testo che fa risaltare le invocazioni miserere nobis. Il lavoro si conclude con un dona nobis pacem giocoso, in tempo ternario, distaccato dal resto del brano come tipico delle messe classiche di Haydn, Mozart e Telemann.

(©L'Osservatore Romano 10 novembre 2012)

Domenica 11 novembre

Il concerto nella Cappella Sistina

Sotto la direzione di monsignor Massimo Palombella, la Cappella Musicale Pontificia Sistina aprirà il programma dell'11 novembre con un canto gregoriano, Nos autem gloriari, per poi passare al Kyrie e al Gloria della Missa. Seguirà il Credo dalla Missa Papae Marcelli di Giovanni Pierluigi da Palestrina che precederà Sanctus, Benedictus e Agnus Dei, ancora dalla Missa “L'Anno Santo”. A conclusione sarà eseguito un brano dello stesso Palombella, O sacrum convivium e il Tu es Petrus di Colin Mawby.
Il concerto privato si inserisce nell'ambito dell'undicesimo Festival internazionale di musica e arte sacra che, sempre domenica 11 presso la basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, proporrà in serata il Vespro della Beata Vergine di Monteverdi diretto da Ulrich Stötzel.

(©L'Osservatore Romano 10 novembre 2012)


Paparatzifan
00sabato 10 novembre 2012 22:09
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INTERPOL: PAPA, COMBATTERE TRATTA PERSONE E TRAFFICO ORGANI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 9 nov.

"La criminalita' organizzata prolifera nei luoghi della vita quotidiana e spesso agisce e colpisce al buio, al di fuori di ogni regola; realizza i suoi affari attraverso numerose attivita' illecite e immorali come la tratta delle persone, una forma moderna di schiavitu'".
Lo ha affermato Benedetto XVI ricevendo in Vaticano i capi delle polizie di tutto il mondo, che partecipano a Roma all'Assemblea dell'Interpol. Il Pontefice ha denunciato l'espandersi anche dei "traffici di organi, di beni o di sostanze, quali la droga, le armi, le merci contraffatte, giungendo anche al traffico di farmaci, utilizzati in gran parte dai poveri, che uccidono invece di curare".
"Questo commercio illecito diventa ancora piu' esecrabile - ha osservato Joseph Ratzinger - quando riguarda gli organi umani di vittime innocenti: esse subiscono drammi e oltraggi che speravamo essere finiti per sempre dopo le tragedie del XX secolo ma che, purtroppo, ricompaiono attraverso le violenze generate dalle attivita' criminali di persone e organizzazioni senza scrupoli".
Secondo il Papa teologo, "questi delitti infrangono le barriere morali progressivamente erette dalla civilta' e ripropongono una forma di barbarie che nega l'uomo e la sua dignita'".
Per questo l'auspicio del Capo della Chiesa Cattolica e' "lo sviluppo della cooperazione internazionale nella lotta contro la criminalita'". In effetti, ha spiegato, "e' importante incrementare la collaborazione e lo scambio di esperienze proprio nel momento in cui, a livello globale, assistiamo ad un'estensione delle fonti di violenza provocate da fenomeni transnazionali che frenano il progresso dell'umanita'".

© Copyright (AGI)

INTERPOL: PAPA,TERRORISMO E' RETE OSCURA COMPLICITA' POLITICHE (AGI) - CdV, 9 nov.


Salvatore Izzo


Il terrorismo, che rappresenta "una delle forme piu' brutali della violenza", in quanto "semina odio, morte, desiderio di vendetta", oggi "da strategia sovversiva tipica di alcune organizzazioni estremistiche finalizzata alla distruzione delle cose e all'uccisione delle persone, si e' trasformato in una rete oscura di complicita' politiche". Lo ha denunciato il Papa nel discorso all'Assemblea dell'Interpol, rilevando l'impiego da parte delle centrali internazionali anche di "sofisticati mezzi tecnici, ingenti risorse finanziarie". Siamo davanti, ha osservato citando il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, a "progetti su vasta scala".
Benedetto XVI ha pero' anche ricordato il legame come tra causa ed effetto che c'e' tra la violenza e l'ingiustizia. "Nella nostra epoca - ha spiegato - la famiglia umana soffre a causa di numerose violazioni del diritto e della legalita', che in non pochi casi sfociano in episodi di violenza e fatti criminosi".
Pertanto, ha esortato i capi delle polizie di tutto il mondo, "e' necessario tutelare i singoli e le comunita' con un costante e rinnovato impegno e attraverso adeguati strumenti".
Al riguardo il Papa tedesco ha esaltato "la funzione dell'Interpol, che possiamo definire - ha detto - un presidio di sicurezza internazionale, riveste notevole importanza in vista della realizzazione del bene comune, perche' la societa' giusta esige anche l'ordine e il rispetto delle norme per una pacifica e serena convivenza civile".
"So che alcuni di voi - ha aggiunto rivolto ai dirigenti e funzionari presenti - compiono il loro dovere in condizioni talvolta di estremo pericolo e rischiano la loro vita per proteggere quella degli altri e permettere la costruzione di questa convivenza serena".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00sabato 10 novembre 2012 22:11
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PAPA: MONSIGNOR ZANI NUOVO SEGRETARIO PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 9 nov. - Monsignor Angelo Vincenzo Zani e' il nuovo segretario della Congregazione per l'educazione cattolica. Lo ha nominato oggi Benedetto XVI, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Volturno, con dignita' di arcivescovo. Originario di Pralboino (Brescia), ha 62 anni ed e' dottore in teologia e scienze sociali. Dal 1995 al 2002 e' stato direttore dell'Ufficio Cei per l'educazione, la scuola e l'universita' ed assistente ecclesiastico dell'Uelci. Dal gennaio 2002 era sottosegretario della Congregazione per l'educazione cattolica. (AGI)


Paparatzifan
00sabato 10 novembre 2012 22:27
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Vaticano/ Mons.Polvani depone: Non sono in fronda anti-Ratzinger

Nipote di Viganò a processo-stralcio Vatileaks, assente la madre

Città del Vaticano, 10 nov. (TMNews)

Il responsabile dell'ufficio Informazione e documentazione della segreteria di Stato vaticana, monsignor Carlo Maria Polvani, ha deposto nel processo-stralcio sulla fuga di documenti riservati della Santa Sede (Vatileaks).
In un passaggio particolarmente vibrante della sua deposizione, Polvani, dopo aver ringraziato il tribunale vaticano, i gendarmi e i suoi "superiori" in segreteria di Stato di non avere avuto "dubbi" sul suo conto, ha affermato: "Mio nonno Giovanni Polvani era presidente del Consiglio nazionale delle ricerche e rettore all'università di Milano e visse con la contestazione il peggiore periodo della nostra storia. Gli studenti fecero irruzioni nel suo studio, sfasciarono il crocifisso e gli dissero: 'La prossima volta te lo sfasciamo in testa'. Non dico quello che passarono mio padre e i miei zii nel corso degli anni di piombo. La mia famiglia decise di lasciare l'Italia e andare all'estero. Mia madre piangeva ogni notte.
Stare all'estero mi ha permesso di studiare in Francia e negli Stati Uniti, ma se sono prete oggi lo devo alle lacrime di mia madre e alla figura di Giovanni Paolo II. Vedere ora stupidaggini e idiozie che io sarei un frondista e che sarei addirittura ammiratore di Che Guevare non ha nulla a che fare con la mia traiettoria. Spero che alla fine trionfi la giustizia, il perdono e la verità e rinnovo la mia fiducia ai miei superiori e alla segreteria di Stato".
Polvani è nipote di monsignor Carlo Maria Viganò, attuale nunzio apostolico negli Stati Uniti, che, quando era segretario del Governatorato, denunciò la corruzione del Vaticano con lettere critiche nei confronti del cardinale Bertone che, finite sui giornali italiani, hanno dato la stura al caso Vatileaks.
Il quindicinale cattolico francese 'L'Homme Nouveau' aveva ospitato un'inchiesta in due puntate dell'abbé Claude Barthe, nella quale questo sacerdote conosciuto e stimato da Benedetto XVI aveva inserito Viganò e suo nipote, Polvani appunto, nella lista di presunti "frondisti" di Curia accusati di remare contro il Papa e il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Nell'articolo, intitolato 'Y a-t-il une opposition romaine au Pape?', si affermava che Polvani è un ammiratore retro di Che Guevara". La madre di Polvani ha assistito alla prima udienza del processo-stralcio ma era assente oggi.

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Paparatzifan
00sabato 10 novembre 2012 22:33
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Processo in Vaticano: Sciarpelletti condannato a due mesi con la condizionale

Il Tribunale Vaticano ha condannato Claudio Sciarpelletti, il tecnico informatico della Segreteria di Stato, a quattro mesi di reclusione per favoreggiamento, pena ridotta a due, per le attenuanti generiche. Concesso il beneficio della sospensione della pena per 5 anni. La sentenza giunge nell’ambito delle indagini per furto aggravato di documenti riservati; filone che ha portato alla condanna anche dell’ex assistente di camera del Papa, Paolo Gabriele. Il Tribunale presieduto da Giuseppe Dalla Torre ha anche disposto la non menzione della condanna nel casellario giudiziario. A carico di Sciarpelletti disposto il pagamento delle spese processuali. Massimiliano Menichetti:

Quattro mesi di carcere, ridotti a due, per “lo stato di servizio e la mancanza di precedenti penali”. Claudio Sciarpelletti secondo il Tribunale Vaticano ha aiutato ad “eludere le investigazioni dell’autorità”, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato alla condanna, per furto di documenti riservati, dell’ex maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele. I magistrati hanno anche concesso la sospensione della pena “per cinque anni” e la non menzione della condanna nel casellario giudiziario a patto che Sciarpelletti non commetta altri reati. Accolta quindi la richiesta del promotore di giustizia, Nicola Picardi, respinta invece quella di assoluzione presentata dall’avvocato di parte, Gianluca Benedetti, che conferma il ricorso all'appello.

In sostanza, i giudici hanno considerato, come un intralcio alla giustizia, le diverse dichiarazioni rilasciate da Sciarpelletti dopo il ritrovamento, in un cassetto della sua scrivania, di una busta con il timbro dell’Ufficio informazione della Segreteria di Stato e una scritta che indicava Paolo Gabriele.

Avvocati e giudici oggi hanno ascoltato la ricostruzione di quanto accaduto nei mesi scorsi anche attraverso le deposizioni di quattro testimoni voluti dalla difesa.

Sciarpelletti ha ribadito lo sconcerto, ha confermato la sua dedizione alla Santa Sede, che non conosceva il contenuto della busta, che aveva dimenticato di averla riposta in un cassetto inutilizzato e che non ricordava chi gliela avesse consegnata anche se ha escluso dai suoi ricordi sia Paolo Gabriele sia mons. Carlo Maria Polvani, responsabile dell'ufficio informazione della Segreteria di Stato, come precedentemente invece dichiarato ai gendarmi.

Chiamato a deporre come testimone mons. Carlo Maria Polvani ha ribadito l’amore al servizio per la Chiesa, la gratitudine per la fiducia rinnovata dei superiori e della Segreteria di Stato. Ha poi tratteggiato l’efficiente profilo professionale di Sciarpelletti, pur sottolineando la tendenza del tecnico ad “andare nel pallone” per questioni personali. Poi ha precisato che il timbro rilevato sulla busta, oggetto del processo, è facilmente accessibile perché riposto in un corridoio frequentato da molte persone, anche dallo stesso Sciarpelletti. Ha poi precisato: "per quanto mi risulta Sciarpelletti e Gabriele erano buoni amici".

Sollecitato dai magistrati l’ex assistente di Camera ha confermato di aver consegnato a Sciarpelletti i documenti contenuti nella busta, di non ricordare come e quando e che non si trattava di atti riservati d’ufficio, ma altro materiale tra cui una e-mail. Ha evidenziato che i due si confrontavano anche su questioni vaticane “che all’epoca dei fatti lo preoccupavano”. E che più di una volta ha invitato il tecnico a leggere documenti da lui selezionati frutto di ricerche su internet.

Assente, per giustificati motivi, il capo della Gendarmeria Domenico Giani, l’avvocato di parte ha rinunciato ad acquisire la sua testimonianza. Concordi nel definire Sciarpelletti collaborativo, il vice comandante della Guardia Svizzera, William Kloter, e il vicecommissario della Gendarmeria, Gianluca Gauzzi Broccoletti, che nelle loro deposizioni hanno definito l’uomo spaventato dal ritrovamento della busta.

Durante le deposizioni di oggi è emerso anche il nome di mons. Pietro Pennacchini in riferimento ad una busta che Sciarpelletti avrebbe dovuto portare a Gabriele. Nel briefing seguito alla sentenza il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha precisato che “Sciarpelletti ha dichiarato che lui riceveva delle buste e le portava a destinazione in altri uffici, cosa che succedeva abitualmente'' e che il fatto “che avesse ricevuto una busta da parte di un monsignore per portarla da un'altra parte era una prassi normale in un ufficio articolato''. Padre Lombardi ha anche precisato che da oggi decorre il termine di tre giorni per il ricorso da parte del promotore di giustizia e di Sciarpelletti.

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Paparatzifan
00sabato 10 novembre 2012 22:34
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Vaticano/ Maggiordomo: Ho dato a tecnico informatico documenti

Una busta con dentro materiale finito nel libro di Nuzzi

Città del Vaticano, 10 nov. (TMNews)

E' stato il maggiordomo del Papa a dare a Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della segreteria di Stato vaticana, i documenti contenuti nella busta, rinvenuta in un cassetto della sua scrivania durante una perquisizione, che è stata all'origine del suo arresto il 25 maggio e della sua condanna oggi. A confermare questo dettaglio è stato lo stesso Paolo Gabriele, chiamato a deporre durante il dibattimento di stamane.
"Il contenuto della busta è stato consegnato da me, la busta non ricordo, certo il timbro non l'ho messo io", ha detto Gabriele.
La busta, consegnata a Sciarpelletti due anni fa, recava il timbro dell'ufficio Informazione e Documentazione della segreteria di Stato, guidato da mons. Carlo Maria Polvani. Un timbro che - ha precisato Polvani nella sua deposizione - si trovava accanto ad un fax in un corridoio lungo il quale passavano molte persone ed era usato "una ventina" di volte al giorno. In una prima deposizione, tuttavia, Sciarpelletti aveva riferito che a dargli la busta era stato Polvani. Paolo Gabriele, oggi, ha precisato che era stato lui a dargli quei fogli, senza poter dire "con certezza", però, come glieli ha dati, perché "è passato molto tempo" e "non ricordo se glieli ho consegnati in una busta o sciolti, contestualmente o in tempi diversi".
Paolo Gabriele ha detto, più in generale, che faceva vedere spesso a Sciarpelletti le informazioni che trovava su internet relative a "discorsi del Papa, magistero della Chiesa o notizie di attualità che potevano essere di qualche interesse per chi ama la Chiesa", ma ha precisato di non aver "mai consegnato documenti di ufficio a Claudio Sciarpelletti". Nel corso degli interrogatori, il maggiordomo del Papa aveva spiegato di aver passato i documenti a Sciarpelletti per "fargli capire il clima che si viveva in quel momento in Vaticano. Era un amico con cui mi confidavo e lui si è offerto di prendere informazioni su Catano e Vangeli", due persone citate nella sentenza di rinvio a giudizio senza molti dettagli.
Durante gli interrogatori, poi, Paolo Gabriele ha precisato di ritenere "ridicolo" il contenuto dei documenti in quella busta. "Li ho considerati ridicoli adesso, ma all'epoca (due anni fa, ndr) mi aveva preoccupato perché raccoglievo molte preoccupazioni di persone agitate per quello che stava succedendo" in Vaticano, "cose che avevo saputo da più parti". Ancora: "Catano mi ha chiesto di verificare i documenti che mi ha consegnato e io gli ho risposto che mi sembravano ridicoli".
Nella busta trovata nell'ufficio di Sciarpelletti era presente un libello intitolato 'Napoleone in Vaticano' e finito nel libro di Gianluigi Nuzzi 'Sua Santità', e inoltre - è emerso oggi - altro materiale scaricato da internet e una mail da un account che si nascondeva dietro il nome 'nuvola'.

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Paparatzifan
00sabato 10 novembre 2012 22:37
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PAPA: RINGRAZIA LE SCHOLAE CANTORUM DELLE PARROCCHIE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 nov.

"Il canto sacro, unito alle parole, e' parte necessaria ed integrante della liturgia solenne".
Lo ha ricordato Benedetto XVI nell'incontro di oggi con 8 mila coristi delle "Scholae cantorum" delle parrocchie italiane, ricevuti per la prima volta in Vaticano in occasione del Congresso dell'Associazione di Santa Cecilia.
"Una parte necessaria ed integrante - ha spiegato il Papa teologo - non certo per motivi puramente estetici in un senso superficiale, ma perche' coopera a nutrire ed esprimere la fede, e quindi alla gloria di Dio e alla santificazione dei fedeli, che sono il fine della musica sacra". Il Pontefice ha formulato nell'occasione l'auspicio che "in Italia la musica liturgica tenda sempre piu' in alto" per mostrare “come la Chiesa sia il luogo in cui la bellezza e' di casa".
"Proprio per questo - ha detto il Papa ai coristi - vorrei ringraziarvi per il prezioso servizio che prestate: la musica che eseguite non e' un accessorio o un abbellimento della liturgia, ma e' essa stessa liturgia". (AGI)
"Se infatti sempre la fede nasce dall'ascolto della Parola di Dio, un ascolto naturalmente non solo dei sensi, ma che dai sensi passa alla mente ed al cuore", per il Papa teologo "non c'e' dubbio che la musica e soprattutto il canto puo' conferire alla recita dei salmi e dei cantici biblici maggiore forza comunicativa”.
In proposito, Benedetto XVI ha ricordato la testimonianza di Sant'Agostino per la quale cantare e' pregare due volte: una equivalenza che, ha osservato, "aiuta a capire cosa significhi cio' che il Vaticano II ha stabilito nella Sacrosanctum Concilium, la Costituzione dedicata alla liturgia".
Ricordando poi la testimonianza di fede dell'intellettuale e diplomatico francese Paul Claudel, che e' "l'esperienza di un uomo dei nostri giorni", Benedetto XVI ha rilevato come il canto sacro aiuti la "partecipazione attiva" del Popolo di Dio alla liturgia, che "non consiste solo nel parlare, ma anche nell’ascoltare, nell’accogliere con i sensi e con lo spirito la Parola, e questo vale anche per la musica liturgica". “Ma, senza scomodare personaggi illustri, pensiamo - ha concluso - a quante persone sono state toccate nel profondo dell'animo ascoltando musica sacra; e ancora di piu' quanti si sono sentiti nuovamente attirati verso Dio dalla bellezza della musica liturgica come Claudel".
"Cari amici, voi avete - ha poi concluso il Papa rivolgendosi direttamente ai coristi delle parrocchie italiane - un ruolo importante: impegnatevi a migliorare la qualita' del canto liturgico, senza aver timore di recuperare e valorizzare la grande tradizione musicale della Chiesa, che nel gregoriano e nella polifonia ha due delle espressioni piu' alte, come afferma lo stesso Vaticano II".

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Paparatzifan
00sabato 10 novembre 2012 22:38
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LINGUA LATINA

Un tesoro da custodire

Papa Benedetto XVI ha istituito la Pontificia Accademia di Latinità

“Appare urgente sostenere l’impegno per una maggiore conoscenza e un più competente uso della lingua latina, tanto nell’ambito ecclesiale, quanto nel più vasto mondo della cultura”, perché “si nota, nel contesto di un generalizzato affievolimento degli studi umanistici, il pericolo di una conoscenza sempre più superficiale della lingua latina, riscontrabile anche nell’ambito degli studi filosofici e teologici dei futuri sacerdoti”. E’ quanto scrive papa Benedetto XVI nella lettera apostolica – in forma di Motu Proprio “Latina Lingua” – pubblicata quest’oggi, in cui viene istituita la nuova Pontificia Accademia di Latinità, dipendente dal Pontificio Consiglio per la Cultura. Alla guida del nuovo organismo, che avrà sede nello Stato della Città del Vaticano, sarà un presidente nominato dal pontefice per un quinquennio.

L’indole universale della Chiesa. L’Accademia, spiega Benedetto XVI, si ripropone di rinnovare l’impegno della Chiesa nel custodire e promuovere la lingua latina, in forma scritta e parlata, un idioma quanto mai necessario “per lo studio delle fonti a cui attingono, tra le altre, numerose discipline ecclesiastiche” e “in cui sono redatti, per evidenziarne l’indole universale della Chiesa, i libri liturgici del Rito romano, i più importanti documenti del Magistero pontificio e gli Atti ufficiali più solenni del pontefici”. Per farlo l’accademia curerà pubblicazioni, incontri e convegni, promuoverà corsi, seminari ed iniziative formative, ma anche mostre ed eventi culturali. “La lingua latina – scrive il Papa – è sempre stata tenuta in altissima considerazione dalla Chiesa cattolica e dai romani pontefici, i quali ne hanno assiduamente promosso la conoscenza e la diffusione, avendone fatto la propria lingua, capace di trasmettere universalmente il messaggio del Vangelo”.

Un interesse condiviso. Il Papa nel Motu Proprio ribadisce come “in realtà, sin dalla Pentecoste la Chiesa ha parlato e ha pregato in tutte le lingue degli uomini”, ma è dopo la scomparsa dell’Impero romano d’Occidente che “la Chiesa di Roma non solo continuò ad avvalersi della lingua latina, ma se ne fece in certo modo custode e promotrice, sia in ambito teologico e liturgico, sia in quello della formazione e della trasmissione del sapere”. Ed è proprio sulla scia di questo impegno che Benedetto XVI ha istituito la nuova accademia pontificia auspicando l’adozione “di metodi didattici adeguati alle nuove condizioni e la promozione di una rete di rapporti fra istituzioni accademiche e fra studiosi”. Tra i nuovi canali di diffusione, con un occhio particolare alle nuove generazioni, lo statuto del nuovo organismo propone anche l’utilizzo dei moderni messi di comunicazione. “D’altro canto, proprio nel nostro mondo, nel quale tanta parte hanno la scienza e la tecnologia – si legge nella lettera apostolica – si riscontra un rinnovato interesse per la cultura e la lingua latina, non solo in quei continenti che hanno le proprie radici culturali nell’eredità greco-romana. Tale attenzione appare tanto più significativa in quanto non coinvolge solo ambienti accademici ed istituzionali, ma riguarda anche giovani e studiosi provenienti da Nazioni e tradizioni assai diverse”.

L’estinzione della Fondazione Latinitas. Il Motu Proprio pubblicato quest’oggi stabilisce inoltre l’estinzione della Fondazione Latinitas, costituita da Papa Paolo VI nel 1976, e il trasferimento delle sue attività e del patrimonio, inclusa la redazione e la pubblicazione della Rivista Latinitas, alla nuova Accademia per la Latinità.

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Paparatzifan
00domenica 11 novembre 2012 19:52
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PAPA: FEDE E CARITA' SONO INSEPARABILI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 nov.

Benedetto XVI ha ribadito oggi "l'unita' inscindibile tra fede e carita', come pure tra l'amore di Dio e l'amore del prossimo".
Lo ha fatto nel breve discorso che ha preceduto l'Angelus, presentando sulla scorta delle letture bibliche della liturgia di oggi le figure di due vedove: quella raccontata nel Primo Libro dei Re, che condivide con il profeta Elia il poco cibo che le resta, solo un pugno di farina e un goccio d'olio, e quella del Vangelo di Marco, che viene
notata da Gesu' nel tempio di Gerusalemme, precisamente presso il tesoro, dove la gente metteva le offerte: "Gesu' - ha ricordato il Papa teologo - vede che questa donna getta nel tesoro due monetine; allora chiama i discepoli e spiega che il suo obolo e' maggiore di quello dei ricchi, perche', mentre questi danno del loro superfluo, la vedova ha offerto tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".
Secondo il Papa, "da questi due episodi biblici, sapientemente accostati, si puo' ricavare un prezioso insegnamento sulla fede". "Essa appare - ha spiegato - come l'atteggiamento interiore di chi fonda la propria vita su Dio, sulla sua Parola, e confida totalmente in Lui". La Scrittura, infatti, "dice che la condizione oggettiva di bisogno, in questo caso il fatto di essere vedova, non e' sufficiente: Dio chiede sempre la nostra libera adesione di fede, che si esprime nell'amore per Lui e per il prossimo".
"Nessuno - ha osservato in proposito il Pontefice - e' cosi' povero da non poter donare qualcosa. E infatti entrambe le nostre vedove di oggi
dimostrano la loro fede compiendo un gesto di carita': l'una verso il profeta e l'altra facendo l'elemosina. Cosi' attestano l'unita' inscindibile tra fede e carita'". "Nessun gesto di bonta' e' privo di senso davanti a Dio, nessuna misericordia resta senza frutto", ha ricordato ancora Papa Ratzinger, concludendo con una straordinaria citazione di San Leone Magno: "Sulla bilancia della giustizia divina non si pesa la quantita' dei doni, bensi' il peso dei cuori. La vedova del Vangelo deposito' nel tesoro del tempio due spiccioli e supero' i doni di tutti i ricchi".

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PAPA: RINGRAZIO DIO PER LA TESTIMONIANZA DI MARIA LUISA PROSPERI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 nov.

Benedetto XVI ha ricordato oggi la figura di Maria Luisa Prosperi, monaca benedettina vissuta nella prima meta' del secolo XIX nel monastero di Trevi, del quale era la badessa, e che ieri e' stata proclamata beata nella Cattedrale di Spoleto. "Insieme con tutta la
Famiglia benedettina e la Comunita' diocesana di Spoleto-Norcia, rendiamo lode al Signore - ha detto il Pontefice - per questa sua figlia, che ha voluto associare in modo singolare alla Passione di Cristo".
Nell'omelia della celebrazione, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi ha descritto la Prosperi come donna innamorata di Dio, immersa nel suo mistero di amore, tutta risonante di grazia divina. "Cio' che rendeva appassionata la sua vita - ha detto - era la fede, che, come vela gonfiata dal soffio dello Spirito Santo, la conduceva al largo nelle acque pure dell'abbraccio divino.
La fede ferma, salda, illimitata, la elevava alle vette dei misteri di Dio. Per difendere la sua fede era disposta a versare il sangue. La parola martirio le faceva battere il cuore e infiammare il volto. Sarebbe stata per lei una gioia immensa morire per Gesu'".
La Prosperi, ha aggiunto il porporato salesiano, "visse e mori' povera in una cella disadorna.
Amava la poverta'. Sceglieva sempre la roba piu' rozza, piu' vile, spesso dismessa dagli altri. L'unica sua ricchezza era l'amore a Gesu' crocifisso ed eucaristico e la carita' verso tutti.
Era umile nelle mille incomprensioni e umiliazioni della vita comunitaria e si sentiva a disagio di fronte alle lodi, alla stima e all'apprezzamento altrui. L'umilta' era il distintivo della sua santita'. "Cio' che la nuova Beata consegna a tutti noi - ha poi concluso il cardinale Amato - e' il messaggio della vita di fede".

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Paparatzifan
00domenica 11 novembre 2012 21:44
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PAPA: MONSIGNOR RATZINGER LO ACCOGLIE NELLA SISTINA CON IL CORO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 nov.

Monsignor Georg Ratzinger, il fratello musicista del Papa, ha accolto questo pomeriggio con comprensibile emozione l'ingresso di Benedetto XVI nella Cappella Sistina, dove per la prima volta dall'inizio del Pontificato sono state eseguite alcune composizioni tratte dalla Missa
"L'Anno Santo" un'opera musicale scritta dall'anziano sacerdote in stile tardo-romantico. Hanno accolto il Papa anche numerosi cardinali tra i quali Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, e gli arcivescovi Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, Giuseppe Sciacca, segretario del Governatorato, e Ludwig Muller, prefetto della Congregazione della Fede ed ex arcivescovo di Ratisbona diocesi dove monsignor Georg ha prestato servizio per circa mezzo secolo come direttore del famosissimo coro della cattedrale.
Il programma - eseguito dal coro della Sistina diretto dal salesiano don Massimo Palombella - e' stato aperto da un canto gregoriano, "Nos autem gloriari", per poi passare al "Kyrie" e al "Gloria" della Missa composta da Georg Ratzinger. E' stato eseguito anche il Credo dalla Missa Papae Marcelli di Giovanni Pierluigi da Palestrina che ha preceduto "Sanctus, Benedictus e Agnus Dei", ancora dalla Missa "L'Anno Santo". A conclusione anche un brano dello stesso maestro Palombella, "O sacrum convivium" e il Tu es Petrus di Colin Mawby. Il concerto privato si inserisce nell'ambito dell'undicesimo Festival internazionale di musica e arte sacra che nella stessa serata di oggi, a Santa Maria Maggiore, ha proposto anche il Vespro della Beata Vergine di Monteverdi diretto da Ulrich Stoetzel.
In un'intervista alla Radio Vaticana, il maestro Palombella ha definito oggi Georg Ratzinger "un musicista completo che ha curato la tecnica della direzione, che ha curato la tecnica del coro, che ha curato l'aspetto compositivo, cioe' tutto". "Non e' un uomo - ha detto - che scrive come si scriveva o che scrive facendo il verso. Si capisce dalla sua musica che ha frequentato i grandi ma che ha fatto una sua sintesi. Si tratta di una Messa con una scrittura tardo-romantica, con influssi di Beethoven, di Wagner, che rimane radicata nella tradizione ma e' capace di ampliarla". Secondo Palombella, l'opera del fratello del Papa e' molto attuale perche' "cerca di declinare la fede della Chiesa in questa cultura, che e' un po' il compito, in fin dei conti, dell'evangelizzazione. Dobbiamo parlare all'uomo e alla cultura di oggi - ha spiegato il salesiano - non a quella di ieri".

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PAPA: RINGRAZIA RAGAZZI SISTINA E DA' UNA CAREZZA AL FRATELLO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 nov.

Il concerto di questa sera nella Cappella Sistina non e' stato concluso, come avviene in genere, da un discorso del Papa.
Le musiche eseguite erano quelle di suo fratello Georg, peraltro molto belle, e Joseph Ratzinger, non ha ritenuto opportuno esprimere il proprio giudizio.
"Cari amici - ha tagliato corto - non sono previsti discorsi, solo la benedizione.
Grazie a voi tutti, soprattutto al coro, e buona sera e buona settimana". Al fratello che lo aveva accolto con commozione nella Sistina, al termine del programma il Papa ha riservato pero' un gesto familiare e affettuoso: una carezza sul braccio, per comunicare cosi' la sua gioia per aver potuto vivere insieme un momento cosi' intenso come quello di stasera.
Insieme i due Ratzinger si sono poi lasciati fotografare con i piccoli coristi della Sistina, subito dopo che il segretario del Papa, monsignor Gaenswein, aveva preso dalle mani di entrambi i bastoni che usano, nero quello del Pontefice, bianco quello del sacerdote musicista che e' quasi cieco.

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Paparatzifan
00lunedì 12 novembre 2012 22:01
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PAPA: AL GIANICOLO IN VISITA AGLI ANZIANI OSPITI DI SANT'EGIDIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 12 nov.

Benedetto XVI e' al Gianicolo, in visita alla casa famiglia "Viva gli anziani" gestita dalla Comunita' di Sant'Egidio. Al suo arrivo e' stato accolto dal ministro della Cooperazione e l'Integrazione Andrea Riccardi, fondatore della Comunita', dal professor Marco Impagliazzo suo sucessore quale presidente del movimento, dall'arcivescovo Vincenzo Paglia, attuale presidente del dicastero vaticano per la famiglia e storico assistente ecclesiastico della Comunita', e da monsignor Matteo Zuppi, successore di Paglia in questo ruolo e oggi ausiliare di Roma.

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PAPA: DIFFICOLTA' ANZIANI AGGRAVATE DALLA CRISI ECONOMICA


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 12 nov.

"Le difficolta', i problemi e i limiti" della terza eta', oggi, "per molti, sono aggravati dalla crisi economica". Benedetto XVI lo ha sottolineato in occasione della sua visita alla casa famiglia "Viva gli anziani", gestita dalla Comunita' di Sant'Egidio. Una visita, ha detto, che "si colloca nell'Anno Europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarieta' tra generazioni".
"Proprio in questo contesto - ha affermato Papa Ratzinger - desidero ribadire che gli anziani sono un valore per la societa', soprattutto per i giovani. Non ci puo' essere vera crescita umana ed educazione senza un contatto fecondo con gli anziani, perche' la loro stessa esistenza e' come un libro aperto nel quale le giovani generazioni possono trovare preziose indicazioni per il cammino della vita". Per il Pontefice, anche "quando la vita diventa fragile, negli anni della vecchiaia", essa "non perde mai il suo valore e la sua dignita'". "Ognuno di noi - ha concluso - in qualunque tappa dell'esistenza, e' voluto, amato da Dio, ognuno e' importante e necessario".

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Paparatzifan
00lunedì 12 novembre 2012 22:02
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Papa/ A casa anziani la testimonianza della 91enne Enrichetta

"Prego il Signore perché non mi faccia perdere la memoria"

Roma, 12 nov. (TMNews)

"Ho imparato tante cose dall'amicizia con tanti giovani e non giovani". Sono parole di Enrichetta, 91 anni, ospite della casa famiglia di Sant'Egidio 'Viva gli anziani', che oggi ha portato il suo saluto al Papa raccontando della sua esperienza in comunità.
"Non posso fare quello che voglio io come un tempo", ha esordito Enrichetta, "ma ho imparato tante cose senza andare a scuola, come l'aiutare chi è più debole di me. Ho imparato a difendere la vita, anzitutto quella degli anziani abbandonati dalle loro famiglie, andandoli a trovare nei loro istituti e lottando con la Comunità per loro".
"Ho capito tante cose del mondo, sono diventata una nonna", ha proseguito Enrichetta riferendosi in particolare alla sua attività al campo nomadi di Tor de' Cenci.
"Non mi sento inutile", ha detto: "Negli anni non mangio più tanto, ma la preghiera è il mio alimento principale e il mio nutrimento accanto agli altri. Prego il Signore perché non mi faccia perdere la memoria, per ricordarmi così di tutti nelle mie preghiere".
Poi, rivolta a Benedetto XVI: "Prego sempre per lei, perché possa dare tanta speranza a questo nostro mondo".

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Paparatzifan
00lunedì 12 novembre 2012 22:03
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PAPA: SONO ANZIANO IN VISITA A COETANEI, NOSTRA ETA' E' BELLA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 12 nov.

"Vengo tra voi come vescovo di Roma, ma anche come anziano in visita ai suoi coetanei".
Con queste parole Benedetto XVI si e' rivolto agli ospiti della casa famiglia "Viva gli anziani" della Comunita' di Sant'Egidio, dove si e' recato poco dopo le 11.
"A una certa eta', capita di volgersi al passato, rimpiangendo quando si era giovani, si godeva di energie fresche, si facevano progetti per il futuro: cosi' lo sguardo, a volte, si vela di tristezza, considerando questa fase della vita come il tempo del tramonto", ha ammesso l'85enne Joseph Ratzinger, che subito dopo, pero', ha aggiunto: "vorrei dirvi con profonda convinzione: e' bello essere anziani!".
"Abbiamo ricevuto il dono di una vita lunga", ha rilevato il Papa parlando anche di se stesso, per poi ripetere: "vivere e' bello anche alla nostra eta', nonostante qualche 'acciacco' e qualche limitazione. Nel nostro volto ci sia sempre la gioia di sentirci amati da Dio, mai la tristezza".
E se "talvolta le giornate sembrano lunghe e vuote, con difficolta', pochi impegni e incontri; non scoraggiatevi mai: voi siete - ha scandito Ratzinger - una ricchezza per la societa', anche nella sofferenza e nella malattia. E questa fase della vita e' un dono anche per approfondire il rapporto con Dio".
Ai suoi coetanei, il Pontefice tedesco ha poi ricordato "l'esempio del Beato Giovanni Paolo II, che e' stato ed e' tuttora illuminante per tutti. Non dimenticate che tra le risorse preziose che avete c'e' quella essenziale della preghiera: diventate intercessori presso Dio, pregando con fede e con costanza".
"Pregate per la Chiesa, anche per me, per i bisogni del mondo, per i poveri, perche' nel mondo non ci sia piu' violenza", ha esortato sempre rivolto agli ospiti della casa famiglia.
"La preghiera degli anziani - ha spiegato - puo' proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo piu' incisivo che l'affannarsi di tanti. Vorrei affidare oggi alla vostra preghiera il bene della Chiesa e la pace del mondo".
"Il Papa - ha poi assicurato ai vecchietti che si stringevano attorno a lui - vi ama e conta su tutti voi. Sentitevi amati da Dio e sappiate portare in questa nostra societa', spesso cosi' individualista ed efficientista un raggio dell'amore di Dio. E Dio sara' sempre con voi e con quanti vi sostengono con il loro affetto e con il loro aiuto". "In ogni eta' - ha quindi concluso - bisogna saper scoprire la presenza e la benedizione del Signore e le ricchezze che essa contiene. Non bisogna mai farsi imprigionare dalla tristezza!".

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PAPA: ANZIANI NON SONO UN PESO MA UNA RICCHEZZA, TENETELI A CASA


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 12 nov.

"Si dovrebbe operare con maggiore impegno, iniziando dalle famiglie e dalle istituzioni pubbliche, per fare in modo che gli anziani possano rimanere nelle proprie case.
La sapienza di vita di cui sono portatori e' una grande ricchezza". Lo ha affermato Benedetto XVI nel discorso pronunciato questa mattina nella casa famiglia "Viva gli anziani", gestita dalla Comunita' di Sant'Egidio.
"La qualita' di una societa', vorrei dire di una civilta', si giudica - ha sottolineato il Pontefice - anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune. Chi fa spazio agli anziani fa spazio alla vita! Chi accoglie gli anziani accoglie la vita!".
"Nella Bibbia - ha ricordato Papa Ratzinger - la longevita' e' considerata una benedizione di Dio; oggi questa benedizione si e' diffusa e deve essere vista come un dono da apprezzare e valorizzare". Eppure, ha lamentato, "spesso la societa', dominata dalla logica dell'efficienza e del profitto, non lo accoglie come tale; anzi, spesso lo respinge, considerando gli anziani come non produttivi, inutili". E cosi', "tante volte si sente la sofferenza di chi e' emarginato, vive lontano dalla propria casa o e' nella solitudine".
Contro tutto questo combatte la Comunita' di Sant'Egidio, che, ha riconosciuto il Pontefice, "fin dal suo inizio, ha sorretto il cammino di tanti anziani, aiutandoli a restare nei loro ambienti di vita, aprendo varie case-famiglia a Roma e nel mondo". E "mediante la solidarieta' tra giovani e anziani, ha aiutato a far comprendere come la Chiesa sia effettivamente famiglia di tutte le generazioni, in cui ognuno deve sentirsi 'a casa' e dove non regna la logica del profitto o dell'avere, ma quella della gratuita' e dell'amore".

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Paparatzifan
00lunedì 12 novembre 2012 22:17
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PAPA: INVECCHIANDO HO SCOPERTO DI AVERE BISOGNO AIUTO DEGLI ALTRI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 12 nov. - "Cari amici, alla nostra eta' facciamo spesso l'esperienza del bisogno dell'aiuto degli altri; e questo avviene anche per il Papa".
Con molta semplicita' Benedetto XVI ha confidato questa sua esperienza personale nel discorso rivolto agli anziani ospiti della cada famiglia della Comunita' di Sant'Egidio al Gianicolo. "Nel Vangelo - ha ricordato - leggiamo che Gesu' disse all'apostolo Pietro: 'Quando eri piu' giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le mani, e un altro ti cingera' la veste e ti potera' dove tu non vuoi'".
"Il Signore - ha spiegato il Pontefice 85enne ai suoi coetanei - si riferiva al modo in cui l'Apostolo avrebbe testimoniato la sua fede fino al martirio, ma questa frase ci fa riflettere sul fatto che il bisogno di aiuto e' una condizione dell'anziano. Vorrei invitarvi a vedere anche in questo un dono del Signore, perche' e' una grazia essere sostenuti e accompagnati, sentire l'affetto degli altri!
Questo e' importante in ogni fase della vita: nessuno puo' vivere solo e senza aiuto; l'essere umano e' relazionale". "In questa casa - ha poi aggiunto - vedo, con piacere, che quanti aiutano e quanto sono aiutati formano un'unica famiglia, che ha come linfa vitale l'amore".
"Sono 11 a Roma le case famiglie per anziani della Comunita' di Sant'Egidio", ha detto al Papa il professor Marco Impagliazzo, presidente del movimento fondato da Andrea Riccardi. "Gli anziani sognano", ha sottolineato nel suo saluto assicurando al Papa l'affetto sincero degli anziani e degli operatori.

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PAPA: DA VISITA AD ANZIANI ESCO RINGIOVANITO E RAFFORZATO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 12 nov.

Dalla visita di oggi "esco ringiovanito e rafforzato".
Lo ha detto il Papa lasciando la casa famiglia "Viva gli anziani" gestita dalla Comunita' di Sant'Egidio al Gianicolo. "Ci sono - ha aggiunto riferendosi ai volontari - angeli visibili, ho visto lo spirito di Cristo nei loro occhi". Nel saluto finale a braccio, Benedetto XVI ha sottolineato anche che nella casa famiglia "non ci sono differenze tra ricchi e poveri, come per Gesu'".

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Paparatzifan
00mercoledì 14 novembre 2012 22:24
Da "Il Sussidiario.net"...

PAPA/ Quel tè con Benedetto e la riscoperta che la vita è buona

Stefano Maria Paci

mercoledì 14 novembre 2012

PAPA/ Quel tè con Benedetto e la riscoperta che la vita è buona Foto: InfoPhoto
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“Beh, prendere il tè con il Papa non è certo cosa che capita tutti i giorni, quindi mi scuserà se sono ancora un po’ emozionata e confusa”. Mi siedo, e sul tavolo ci sono ancora i biscottini, le tazze e una fetta di strudel. Benedetto XVI si è alzato da poco da questo tavolinetto a casa della signora Maria, dove è rimasto a conversare con lei e con una amica, e ha incontrato gli altri ospiti della palazzina, ed è tornato in Vaticano, dicendo: “Esco da questa visita ringiovanito”. Ringiovanito, dopo aver passato qualche ora in una casa per anziani.

Maria ha gli occhi dolci, i capelli curati, un sorriso morbido da vecchia zia. E la fede. “Mi rendo conto adesso, che lei me lo chiede” mi dice “che non ho quasi fatto parlare il povero Papa: gli abbiamo raccontato, io e la mia amica Giovanna, la nostra vita. Le difficoltà che incontriamo, quelle che abbiamo avuto. E il fatto che però la fede accompagna i nostri giorni, e che per questo non c’è tristezza. Lui ascoltava con attenzione, ha mangiato un biscotto, e ci ha detto che era davvero felice di essere stato qui, che questa visita nella casa degli anziani gli stava dando molto”.

Un giorno qualsiasi della settimana, ma non c’è nulla di ordinario oggi nella casa degli anziani del Gianicolo, a via Nicolò Fabrizi 2. Le previsioni avevano annunciato pioggia, in molte zone d’Italia c’è il disastro, però da quando il Papa è arrivato nemmeno una goccia. Ma oggi, il mondo è alla rovescia: i protagonisti sono quelli che la società ignora, gli anziani, spesso un inciampo, non solo per le persone ma anche per la politica e le istituzioni.

Mondo alla rovescia: la gente che si è assiepata per ore fuori da questa casa, molti tra loro i giovani, invidiano quelli che possono, dentro, senza nessuna formalità, incontrare e parlare con il Papa. E poi, che strano che è, questo pontefice tedesco: non ha la simpatia dei Mass Media, che da anni lo trattano come mai era successo con nessun papa nei tempi moderni, ma è adorato dal mondo cattolico, che accorre alle sue udienze e Angelus più numeroso che con l’amatissimo Giovanni Paolo II; si dice che Ratzinger non abbia nemmeno lontanamente la capacità comunicativa del suo predecessore, ma ogni volta che è fuori dal protocollo vaticano, stupisce e tocca il cuore di chi lo incontra e lo vede. Così accade oggi, in Via Nicola Fabrizi 2, dove non c’è un Pontefice che incontra una categoria, gli anziani, ma un vecchio uomo che è diventato papa che incontra altri vecchi, ed è uno sguardo di reciproca simpatia, quello che si scambiano. Uno sguardo umano.

“Vengo tra di voi come vescovo di Roma, ma anche come anziano in visita ai suoi coetanei” dice. E ride agli scherzi, accarezza amorevolmente chi è più colpito nella salute, parla e ascolta le loro storie, tante e diverse, a tratti si commuove. Passa da una stanza all’altra, da un appartamento all’altro, non come un capo di stato che passa in rassegna i sudditi, o un capo di governo che cerca consenso, ma come un uomo vicino a uomini spesso dolenti per la vita che si è fatta faticosa. Ma che della vita hanno capito molto. Ogni stanza, ogni appartamento, una storia. Una vita raccontata, anche se è molto più grande, in poche parole.

Gli presentano Margherita, che è stata professoressa di storia dell’arte. Ha insegnato ad alcuni dei volontari che lavorano qui. “Quando è stata male, l’abbiamo portata in questa casa”. “Avete fatto bene”, dice Ratzinger, che le sorride e le parla dei libri di Caravaggio che vede su un tavolo, sopra quelli del Beato Angelico. Lei gli vuole baciare le mani, e la devono sorreggere mentre, in piedi, si china sulle mani del Papa, sul suo anello che ha il simbolo dell’autorità di Pietro. Poi, Benedetto XVI cambia appartamento, e va da Vincenzo: “E’ il più giovane”, gli dicono, “ha solo 73 anni”. “Ma allora è giovanissimo”, scherza Benedetto XVI, “ha ben 15 anni meno di me”. Ma il Papa, infallibile in altre materie, sulla propria età si sbaglia: lui, di anni, ne ha “solo” 85, non 88.

Altro appartamento, gli presentano Vincenzo e Sandro: muratori e asfaltisti che si sono ammalati e non potevano più vivere da soli, e sono arrivati qui. “Il Signore è stato buono con noi” dice loro il Papa “abbiamo nella vecchiaia degli amici per vivere bene”. Poi gli presentano Felicetta, capelli candidi e il vestito delle feste: “Caro Papa”, gli dice lei stringendogli affettuosamente le mani e dandogli del tu, come un parente che non si incontra da tanto, ”come siamo felici di vederti”. E lui, sorridendo,“Anche io sono felice”. In una grande sala ci sono sono Mario e Anna, che in istituto organizzano i pasti per gli anziani che non hanno parenti e anche per anziani soli a casa: “Sa, spesso sono soli e sono tristi, Santo Padre”, gli dice Mario, “ma la domenica sono pieni di gioia perché…”. Il Papa continua la frase: ”Perché stanno insieme, è il giorno del Signore” dice. E Mario: ”Sì , e soprattutto, perché mangiano bene”. Ratzinger alza le mani al cielo e scoppia a ridere, non se lo aspettava .

Pierina aiuta i Bambini Rom, vive a Tor de Cenci, e parla al Papa dello sgombero: “E’ stato terribile, anche i bambini”, racconta. “Poveri bambini”, esclama il Papa, abbassando la voce, mentre un raggio di sole gli illumina parzialmente la veste. E Pierina: “Continuerò ad andare a trovarli anche lì dove li hanno portati”. Ratzinger la guarda negli occhi, contento: “Brava. Le sono grati, eh?”. Per tutto il dialogo, Ratzinger tiene strette strette tra le sue la mani di Pierina, come a dirle di portare anche un po’ di lui, ai bambini Rom. Capelli bianchi, i suoi che escono sotto lo zucchetto e bianchi quelli delle persone che incontra. Colpiscono, quei capelli che accomunano il Papa e persone prive di tutto, nella vita, colpiscono le mani.

“Quell’incontro tra il dito di dio e il dito dell’uomo”, aveva detto Ratzinger qualche giorno prima, sotto le volte della cappella Sistina, 500 anni esatti dopo la sua inaugurazione, alzando una mano verso l’alto, con un dito teso, proprio come era ritratto lì sopra Adamo che stende la mano verso il dito di Dio che dà vita e senso “mostra con evidenza che il mondo non è il prodotto dell’oscurità, del caos e dell’assurdo, ma deriva da un atto d’amore: Dio è in rapporto con la sua creature”. E oggi, qui sono le mani le protagoniste. Per tutto il tempo intrecciate, le mani di Benedetto XVI e quelle degli anziani che visita. Mani di un uomo che incontra uomini e donne, mani di un Papa che stringe mani di quelli che Dio gli ha donato come figli, anche se sono più anziani.

Come Enrichetta, che di anni ne ha 91 e aveva già sei anni, quando Ratzinger è nato, in una nazione lontana. Ora le loro strade si intrecciano, qui in una casa del Gianicolo. Lo saluta a nome della comunità: “Ho imparato tante cose dall'amicizia con tanti giovani e non giovani come l'aiutare chi e' piu' debole di me - gli dice -. Ho imparato a difendere la vita, anzitutto quella degli anziani abbandonati dalle loro famiglie, andandoli a trovare nei loro istituti e lottando con la Comunità per loro. Non mi sento inutile. Negli anni non mangio più tanto, ma la preghiera è il mio alimento principale”.

Il Papa incontra Attilia, che di anni ne ha più di cento. Ratzinger, come un nipotino, stringe anche a lei le mani tra le sue, poi entra nella stanza di due donne di 90 anni. “Hanno perso marito e figlio”, gli dicono, “e sono venute da noi”. Benedetto segna loro la fronte, con un segno di croce. Gli presentano Maria, che è nata a Sotto il Monte, il paese di Roncalli. “Lei ha conosciuto Papa Giovanni XXII, allora”, gli dice Ratzinger . “Sì”, risponde Maria, seduta in una sedia e con i tubi che gli entrano nel naso. “Da tre anni fa alimentazione assistita” gli dice una assistente della casa, “ma è felice”. E il Papa: “Sì, perché ci sono le vostre mani buone”. Maria annuisce.

Mani buone, quelle dei volontari - giovani, di mezza età e anche anziani - che aiutano questi vecchi ad affrontare la vita. A mantenerne la dignità, in qualsiasi condizione. C’è una famiglia di Haiti. Con lo Tsunami hanno perso tutto, anche tutti i parenti, non gli è rimasto nulla. Ma hanno incontrato uomini afferrati da Cristo, che hanno afferrato anche loro, e li hanno portati qui, dove ci sono mani buone.
La casa “Viva gli anziani” è bella, allegra, quadri ai muri. Ed è una casa molto particolare: è gestita dalla comunità di Sant’Egidio, una palazzina con uno splendido giardino al Gianicolo, una zona di lusso di Roma. Un’isola felice, forse, ma i responsabili della comunità approfittano della visita del Papa per parlare, cifre alla mano, di un loro progetto: “Basterebbero 50 centesimi al giorno per ognuno”, mi dice Mario Marazziti, uno dei responsabili, “perché ogni anziano di Roma potesse essere assistito a casa, senza entrare in istituti o ospedali. E se il progetto parte anche in una sola regione, poi diventa un riferimento per tutti, perché si vede che si può fare”.

Una casa che è il tentativo, esempio tra i tanti altri portati avanti in Italia dal mondo cattolico, di stare vicino a chi ne ha più bisogno, per quella sovrabbondanza di gratitudine che prova chi incontra il senso di sé e del mondo.

“Conosco bene le difficoltà, i problemi e i limiti di questa età” dice il Papa, che realisticamente aggiunge “e so che queste difficoltà, per molti, sono aggravate dalla crisi economica”. Poi continua, sempre mettendosi nel novero degli anziani: “Ma vorrei dire a tutti gli anziani, pur nella consapevolezza delle difficoltà che la nostra età comporta, che è bello essere anziani. Non bisogna mai farsi imprigionare dalla tristezza. Abbiamo ricevuto il dono di una vita lunga. Vivere è bello anche alla nostra età, nonostante qualche acciacco. Nel nostro volto ci sia sempre la gioia di sentirci amati da Dio, e non la tristezza. Quando le giornate sembrano lunghe e vuote, con difficoltà e pochi impegni e pochi incontri, non scoraggiatevi mai: voi siete una ricchezza per la società, anche nella sofferenza e nella malattia”.

E poi, quella frase: “La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo dell’affannarsi di tanti”. Parole di un Papa anziano, che indicano uno sguardo diverso sulla realtà: c’è un altro mondo, in questo mondo.


Paparatzifan
00mercoledì 14 novembre 2012 22:38
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Papa/ In passato fede era ambiente, oggi contestata e rifiutata

Illuminismo, totalitarismi e secolarismo nemici di religione

Città del Vaticano, 14 nov. (TMNews)

Al giorno d'oggi "non mancano le difficoltà e le prove per la fede, spesso poco compresa, contestata, rifiutata". "Nel passato, in Occidente, in una società ritenuta cristiana, la fede era l'ambiente in cui ci si muoveva; il riferimento e l'adesione a Dio erano, per la maggioranza della gente, parte della vita quotidiana", ha sottolineato Benedetto XVI. "Piuttosto era colui che non credeva a dover giustificare la propria incredulità. Nel nostro mondo, la situazione è cambiata e sempre di più il credente deve essere capace di dare ragione della sua fede".
Allargando lo sguardo al passato più remoto, il Papa ha detto che "dall'Illuminismo in poi, la critica alla religione si è intensificata; la storia è stata segnata anche dalla presenza di sistemi atei, nei quali Dio era considerato una mera proiezione dell'animo umano, un'illusione e il prodotto di una società già falsata da tante alienazioni. Il secolo scorso poi ha conosciuto un forte processo di secolarismo, all'insegna dell'autonomia assoluta dell'uomo, considerato come misura e artefice della realtà, ma impoverito del suo essere creatura 'a immagine e somiglianza di Dio'".
Nei nostri tempi si è verificato un fenomeno particolarmente pericoloso per la fede: c'è infatti una forma di ateismo che definiamo, appunto, 'pratico', nel quale non si negano le verità della fede o i riti religiosi, ma semplicemente si ritengono irrilevanti per l'esistenza quotidiana, staccati dalla vita, inutili. Spesso, allora, si crede in Dio in modo superficiale e si vive 'come se Dio non esistesse' (etsi Deus non daretur). Alla fine, però, questo modo di vivere risulta ancora più distruttivo, perché porta all'indifferenza verso la fede e la questione di Dio".
"L'uomo, separato da Dio, è ridotto a una sola dimensione, quella orizzontale, e proprio questo riduzionismo è una delle cause fondamentali dei totalitarismi che hanno avuto conseguenze tragiche nel secolo scorso, come pure della crisi di valori che vediamo nella realtà attuale", ha detto il Papa. "Oscurando il riferimento a Dio, si è oscurato anche l'orizzonte etico, per lasciare spazio al relativismo e ad una concezione ambigua della libertà, che invece di essere liberante finisce per legare l'uomo a degli idoli".

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Paparatzifan
00mercoledì 14 novembre 2012 22:40
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PAPA: A COLLOQUIO CON L'EX PREMIER LIBANESE HARIRI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 nov. - Al termine dell'Udienza Generale il Papa ha incontrato Saad Hariri, ex primo ministro libanese. Lo conferma il vicedirettore della sala stampa vaticana padre Ciro Benedettini. Il colloquio si e' svolto nella saletta adiacente l'Aula Nervi e non sono stati forniti ulteriori dettagli. Hariri in visita da ieri in Vaticano, ha gia' incontrato il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti. Leader del cartello di opposizione '14 marzo', l'ex premier e' figlio di Rafiq Hariri, presidente ucciso in un attentato 2005. (AGI)


Paparatzifan
00mercoledì 14 novembre 2012 22:43
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PAPA: EINSTEIN HA DIMOSTRATO CHE CREAZIONE SEGUE PROGETTO DIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 nov.

"Il mondo non e' un magma informe, ma piu' lo conosciamo e piu' ne scopriamo i meravigliosi meccanismi, piu' vediamo un disegno, vediamo che c'e' un'intelligenza creatrice".
Benedetto XVI ha citato oggi Albert Einstein all'Udienza Generale per ricordare con le parole del grande scienziato ebreo, padre della teoria della relativita', che nelle leggi della natura "si rivela una ragione cosi' superiore che tutta la razionalita' del pensiero e degli ordinamenti umani e' al confronto un riflesso assolutamente insignificante". Secondo il Papa, dunque, "la prima via che conduce alla scoperta di Dio e' il contemplare con occhi attenti la creazione".
Il Papa teologo ha ricordato poi che i segni di Dio l'uomo puo' cercarli anche dentro di se, perche', e qui ha citato Sant'Agostino, "nell'uomo interiore abita la verita'".
"Questo - ha spiegato - e' un altro aspetto che noi rischiamo di smarrire nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacita' di fermarci e di guardare in profondita' in noi stessi e leggere questa sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare". Infine, a farci incontrare Dio puo' essere la fede stessa. "Soprattutto nella realta' del nostro tempo - ha spiegato Benedetto XVI - non dobbiamo dimenticare che una via che conduce alla conoscenza e all'incontro con Dio e' la vita della fede".
"Chi crede - infatti - e' unito a Dio, e' aperto alla sua grazia, alla forza della carita'. Cosi' la sua esistenza diventa testimonianza non di se stesso, ma del Risorto, e la sua fede non ha timore di mostrarsi nella vita quotidiana, e' aperta al dialogo che esprime profonda amicizia per il cammino di ogni uomo, e sa aprire luci di speranza al bisogno di riscatto, di felicita', di futuro".
Per il Pontefice "la fede, infatti, e' incontro con Dio che parla e opera nella storia e che converte la nostra vita quotidiana, trasformando in noi mentalita', giudizi di valore, scelte e azioni concrete. Non e' illusione, fuga dalla realta', comodo rifugio, sentimentalismo, ma e' coinvolgimento di tutta la vita ed e' annuncio del Vangelo, Buona Notizia capace di liberare tutto l'uomo".

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PAPA: CANCELLANDO DIO SI SONO FAVORITI MOLTI DITTATORI SANGUINARI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 nov.

"L'uomo, separato da Dio, e' ridotto a una sola dimensione, quella orizzontale, e proprio questo riduzionismo e' una delle cause fondamentali dei totalitarismi che hanno avuto conseguenze tragiche nel secolo scorso". Lo ha ricordato Benedetto XVI all'Udienza Generale di oggi, dedicata al tema della fede.
Secondo il Papa, vi e' un'analogia tra i regimi sanguinari del '900 e "la crisi di valori che vediamo nella realta' attuale". "Oscurando il riferimento a Dio, si e' oscurato - ha spiegato - anche l'orizzonte etico, per lasciare spazio al relativismo e ad una concezione ambigua della liberta', che invece di essere liberante finisce per legare l'uomo a degli idoli".
"Se Dio perde la centralita', l'uomo - ha rilevato il Pontefice teologo - perde il suo giusto posto, non trova piu' la sua collocazione nel creato, nelle relazioni con gli altri. Non e' tramontato cio' che la saggezza antica evoca con il mito di Prometeo: l'uomo pensa di poter diventare egli stesso 'dio', padrone della vita e della morte". Benedetto XVI ha rapidamente elencato le diverse visioni filosofiche che hanno portato a questa illusione di autosufficienza dell'uomo di oggi. "Dall'Illuminismo in poi - ha ricordato - la critica alla religione si e' intensificata; la storia e' stata segnata anche dalla presenza di sistemi atei, nei quali Dio era considerato una mera proiezione dell'animo umano, un'illusione e il prodotto di una societa' gia' falsata da tante alienazioni". Successivamente si e' instaurato "un forte processo di secolarismo, all'insegna dell'autonomia assoluta dell'uomo, considerato come misura e artefice della realta', ma impoverito del suo essere creatura 'a immagine e somiglianza di Dio'". Infine, "nei nostri tempi si e' verificato un fenomeno particolarmente pericoloso per la fede: c'e' infatti una forma di ateismo che definiamo, appunto, 'pratico', nel quale non si negano le verita' della fede o i riti religiosi, ma semplicemente si ritengono irrilevanti per l'esistenza quotidiana, staccati dalla vita, inutili".
Benedetto XVI nella sua catechesi, ha sottolineato che oggi "spesso si crede in Dio in modo superficiale e si vive 'come se Dio non esistesse'". Un modo di vivere che "risulta ancora piu' distruttivo, perche' porta all'indifferenza verso la fede e la questione di Dio". In proposito ha citato San Pietro per esortare "a rispondere con dolcezza e rispetto, a chiunque vi chiede conto della speranza che e' nei vostri cuori". "Nel passato, in Occidente - ha sottolineato - in una societa' ritenuta cristiana, la fede era l'ambiente in cui ci si muoveva; il riferimento e l'adesione a Dio erano, per la maggioranza della gente, parte della vita quotidiana. Piuttosto era colui che non credeva a dover giustificare la propria incredulita'". "Nel nostro mondo - ha poi concluso - la situazione e' cambiata e sempre di piu' il credente deve essere capace di dare ragione della sua fede. Il beato Giovanni Paolo II, nella sua Enciclica 'Fides et ratio', sottolineava come la fede sia messa alla prova anche nell'epoca contemporanea, attraversata da forme sottili e capziose di ateismo teorico e pratico".

PAPA: LA FEDE SPESSO NON VIENE COMPRESA MA CONTESTATA E RIFIUTATA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 nov.

Nella societa' attuale "non mancano le difficolta' e le prove per la fede, spesso poco compresa, contestata, rifiutata". Lo ha detto Papa Ratzinger nel discorso all'Udienza Generale, tenuta nell'Aula Nervi gremita da oltre 8 mila fedeli.
Secondo il Pontefice "certe mentalita' diffuse rendono piu' difficile alla Chiesa e al cristiano comunicare la gioia del Vangelo ad ogni creatura e condurre tutti all'incontro con Gesu', unico Salvatore del mondo". "Questa pero' - ha scandito - e' la nostra missione, e' la missione della Chiesa e ogni credente deve viverla gioiosamente".
Nel mondo di oggi, ha osservato Benedetto XVI, "spesso rischiamo di essere abbagliati dai luccichii della mondanita'", che ci rendono meno capaci di leggere i segni di Dio, e "molti hanno una concezione limitata della fede cristiana, perche' la identificano con un mero sistema di credenze e di valori e non tanto con la verita' di un Dio rivelatosi nella storia, desideroso di comunicare con l'uomo a tu per tu, in un rapporto d'amore con lui".
Mentre in realta', ha ricordato il Papa teologo, "a fondamento di ogni dottrina o valore c'e' l'evento dell'incontro tra l'uomo e Dio in Cristo Gesu'" e dunque "il Cristianesimo, prima che una morale o un'etica, e' l'avvenimento dell'amore, e' l'accogliere la persona di Gesu'".
Da parte sua, la Chiesa dovrebbe, ha aggiunto il Pontefice, "recuperare e far recuperare all'uomo d'oggi la capacita' di contemplare la creazione, la sua bellezza, la sua struttura". Infatti, "un cristiano, una comunita' che siano operosi e fedeli al progetto di Dio che ci ha amati per primo, costituiscono una via privilegiata per quanti sono nell'indifferenza o nel dubbio circa la sua esistenza e la sua azione". Questo, pero', ha quindi concluso, "chiede a ciascuno di rendere sempre piu' trasparente la propria testimonianza di fede, purificando la propria vita perche' sia conforme a Cristo" e "il cristiano e le comunita' cristiane devono anzitutto guardare e far guardare a Cristo, vera Via che conduce a Dio".

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Paparatzifan
00giovedì 15 novembre 2012 21:33
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Vaticano: un ''rotolo della fede'' per i pensieri dei pellegrini

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 21 nov

Un rotolo di almeno 50 metri - ma probabilmente ne serviranno molti di piu' - su cui i pellegrini che arrivano a Roma per l'Anno della Fede indetto da papa Benedetto XVI potranno scrivere che cosa e' la fede per loro: e' il ''Faith Scroll'', inaugurato oggi a Roma, presso gli uffici dell'Opera romana pellegrinaggi (Orp) di San Pietro (Piazza Pio XII, 9).
Il ''Faith Scroll'', ''rotolo della fede'', sara' il ''luogo dove i pellegrini e i cattolici di tutto il mondo possono scrivere i loro pensieri sul tema ''che cosa e' la fede per te'''. E' anche possibile lasciare un'intenzione di preghiera personale per la quale si preghera' durante una Santa Messa mensile dedicata nella Basilica di San Pietro.
I primi a lasciare il loro messaggio sullo ''scroll'' sono stati il card. Raffaele Farina e mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione.
''La fede e' il mio incontro quotidiano con Gesu' nel quale trovo la mia identita' e rispondendo alla sua chiamata di amore, ne testimonio l'annuncio'', ha scritto il primo, ''davanti alle tante domande che albergano nel cuore di ogni persona sul senso della propria vita, la fede si presenta come la risposta ultima e definitiva perche' ti fa incontrare il volto di Gesu' Cristo, il figlio di Dio'', il secondo. Il ''Faith Scroll'' sara' disponibile per tutti i pellegrini fino al 24 novembre 2013, data in cui si concludera' l'Anno della fede.

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Paparatzifan
00venerdì 16 novembre 2012 21:15
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PAPA: NON DOBBIAMO RASSEGNARCI ALLE DIVISIONI, UNITA' E' DONO DIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 15 nov.

"Le Chiese e Comunita' ecclesiali non si fermino lungo la strada, accettando le diversita' contraddittorie come qualcosa di normale o come il meglio che si possa ottenere".
Benedetto XVI lo ha chiesto nel discorso al Pontificio Consiglio per l'Unita' dei cristiani, che tiene in Vaticano la sua plenaria. Per il Papa, pero', gli sforzi umani da soli non basteranno: "dobbiamo - ha spiegato a cardinali e vescovi membri del dicastero - impegnarci con tutte le nostre forze, ma dobbiamo anche riconoscere che, in ultima analisi, questa unita' e' dono di Dio, puo' venire solamente dal Padre mediante il Figlio, perche' la Chiesa e' la sua Chiesa".
"Il vero ecumenismo - ha ricordato Papa Ratzinger - riconoscendo il primato dell'azione divina, esige innanzitutto pazienza, umilta', abbandono alla volonta' del Signore. Alla fine, ecumenismo e nuova evangelizzazione richiedono entrambi il dinamismo della conversione, inteso come sincera volonta' di seguire Cristo e di aderire pienamente alla volonta' del Padre". Secondo il Pontefice, "in questa prospettiva, appare l'importanza di invocare l'unita' visibile dal Signore, ma emerge anche come la ricerca di tale meta sia rilevante per la nuova evangelizzazione". "Il fatto di camminare insieme verso questo traguardo e' - ha spiegato - una realta' positiva", e "attraverso l'unita' visibile dei discepoli di Gesu', unita' umanamente inspiegabile, si rendera' riconoscibile l'agire di Dio che supera la tendenza del mondo alla disgregazione". L'auspicio del Pontefice e' dunque che "l'Anno della fede contribuisca anche al progresso del cammino ecumenico". "L'unita' - ha quindi concluso - e' da un lato frutto della fede e, dall'altro, un mezzo e quasi un presupposto per annunciare in modo sempre piu' credibile la fede a coloro che non conoscono ancora il Salvatore o che, pur avendo ricevuto l'annuncio del Vangelo, hanno quasi dimenticato questo dono prezioso".

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PAPA: RISPONDERE A POVERTA' SPIRITUALE SPINGA LE CHIESE A UNITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 15 nov.

"La poverta' spirituale di molti dei nostri contemporanei, che non percepiscono piu' come privazione l'assenza di Dio dalla loro vita, rappresenta una sfida per tutti i cristiani".
Lo ha sottolineato Benedetto XVI incontrando cardinali e vescovi del Pontificio Consiglio per l'unita' dei cristiani. "In questo contesto - ha rilevato - a noi credenti in Cristo viene chiesto di ritornare all'essenziale, al cuore della nostra fede, per rendere insieme testimonianza al mondo".
Secondo il Papa, d'altra parte, "un autentico cammino ecumenico non puo' essere perseguito ignorando la crisi di fede che stanno attraversando vaste regioni del pianeta, tra cui quelle che per prime accolsero l'annuncio del Vangelo e dove la vita cristiana e' stata per secoli fiorente". Mentre nemmeno possono essere ignorati "i numerosi segni che attestano il permanere di un bisogno di spiritualita', che si manifesta in diversi modi del Dio vivente, cioe' di un Dio che ci conosce e che ci ama, nel cui sguardo viviamo; di un Dio che aspetta la risposta del nostro amore nella vita di ogni giorno".
Per il Pontefice, rappresenta dunque "un motivo di speranza, l'impegno di Chiese e Comunita' ecclesiali per un rinnovato annuncio del Vangelo all'uomo contemporaneo".
"Dare infatti testimonianza del Dio vivente, che si e' fatto vicino in Cristo, e' l'imperativo piu' urgente - ha scandito - per tutti i cristiani, ed e' anche un imperativo che ci unisce, malgrado l'incompleta comunione ecclesiale che tutt'ora sperimentiamo".
E, ha concluso, "alla luce della priorita' della fede si comprende anche l'importanza dei dialoghi teologici e delle conversazioni con le Chiese e Comunita' ecclesiali in cui la Chiesa Cattolica e' impegnata: anche quando non si intravede, in un immediato futuro, la possibilita' del ristabilimento della piena comunione, essi permettono di cogliere, insieme a resistenze e ostacoli, anche ricchezze di esperienze, di vita spirituale e di riflessioni teologiche, che diventano stimolo per una sempre piu' profonda testimonianza".

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Paparatzifan
00venerdì 16 novembre 2012 21:19
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COMUNICATO DELLA SALA STAMPA: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DELLA COSTA D’AVORIO, 16.11.2012

Oggi, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Sig. Alassane Ouattara, Presidente della Repubblica di Costa d’Avorio, che ha incontrato anche l’Em.mo Segretario di Stato, Cardinale Tarcisio Bertone, accompagnato dall’Ecc.mo Segretario per i Rapporti con gli Stati, S.E. Mons. Dominique Mamberti.

Nel corso dei colloqui, sono state rilevate le cordiali relazioni esistenti tra la Santa Sede e la Costa d’Avorio, nonché la convergenza di valutazioni sul contributo che la Chiesa può offrire al bene dell’intero Paese, incoraggiando la pace e promuovendo i diritti umani, il dialogo e la riconciliazione nazionale, unica via per favorire l’unità e lo sviluppo. Si è anche sottolineata la proficua collaborazione tra la Chiesa e lo Stato, tra l’altro nel settore della sanità e dell’educazione. Si è auspicata la conclusione del negoziato in vista di un Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica di Costa d’Avorio.

Nel prosieguo dei colloqui, si sono passate in rassegna alcune sfide regionali che attualmente incontra il Continente africano, seguite dal Signor Ouattara in qualità di Presidente della Comunità economica dei Paesi dell'Africa Occidentale.

Bollettino Ufficiale Santa Sede


Paparatzifan
00venerdì 16 novembre 2012 21:20
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PAPA: RAGAZZI DI OGGI PIU' A RISCHIO DEI LORO GENITORI

Salvatore Izzo

(AGi) - CdV, 16 nov.

"Dovete essere ben piu' profondamente radicati nella fede della generazione dei vostri genitori, per poter resistere con
forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo".
Lo scrive il Papa nel messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventu' che si celebrera' in luglio a Rio de Janeiro. Altro che "magnifiche sorti e progressive" di leopardiana memoria, nel testo diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede, il Pontefice teologo constata che la trasmissione della fede tra le generazioni oggi e' messa a dura prova e sottolinea che l'urgenza di portare il Vangelo fino "agli estremi confini della Terra" deve spingere alla missionarieta' nella vita quotidiana, per raggiungere tutti gli uomini di oggi.
"Alcuni - osserva - sono lontani geograficamente, altri invece sono lontani perche' la loro cultura non lascia spazio a Dio; alcuni non hanno ancora accolto il Vangelo personalmente, altri invece, pur avendolo ricevuto, vivono come se Dio non esistesse".
In proposito Benedetto XVI rinnova l'appello del Concilio ai giovani affinche' siano essi stessi i primi evangelizzatori dei loro coetanei, ma rileva che per i ragazzi di oggi risulta ancora piu' arduo raccoglierlo. "Stiamo attraversando - ammette - un periodo storico molto particolare: il progresso tecnico ci ha offerto possibilita' inedite di interazione tra uomini e tra popolazioni, ma la globalizzazione di queste relazioni sara' positiva e fara' crescere il mondo in umanita' solo se sara' fondata non sul materialismo ma sull'amore, l'unica realta' capace di colmare il cuore di ciascuno e di unire le persone".
"I popoli ai quali siamo inviati - sottolinea dunque il Pontefice nel messaggio per la Gmg di Rio - non sono soltanto gli altri Paesi del mondo, ma anche i diversi ambiti di vita: le famiglie, i quartieri, gli ambienti di studio o di lavoro, i gruppi di amici e i luoghi del tempo libero".
"A tutti - esorta - apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicita' e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera amicizia, portera' frutto".
"L'annuncio gioioso del Vangelo - assicura Papa Ratzinger - e' destinato a tutti gli ambiti della nostra vita, senza alcun limite".
Ai giovani cattolici ricorda poi le generazioni che li hanno preceduto: "tanti credenti - afferma - ci hanno trasmesso la fede con coraggio, affrontando prove e incomprensioni".
"Non dimentichiamolo mai: facciamo parte di una catena immensa di uomini e donne che ci hanno trasmesso la verita' della fede e contano su di noi affinche' altri la ricevano".
Per il Papa, del resto, "l'essere missionari presuppone la conoscenza di questo patrimonio
ricevuto, che e' la fede della Chiesa: e' necessario - conclude raccomandando di leggere il Catechismo della Chiesa Cattolica almeno nell'agile compendio o nell'avveniristico volumetto 'Youcat' pubblicato proprio per la Gmg - conoscere cio' in cui si crede, per poterlo annunciare".


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PAPA: INTERNET PER EVANGELIZZARE LONTANI, MA ATTENTI A INSIDIE


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 nov.

Internet puo' aiutare la Chiesa a raggiungere i giovani di oggi.
Lo scrive il Papa nel messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventu' che si celebrera' a Rio de Janeiro in luglio. Benedetto XVI invita i giovani cattolici ad essere essi stessi i primi missionari per i loro coetanei che incontrano "nel continente digitale", e li esorta a prpararsi a questo compito leggendo il Catechismo, per conoscere la fede "con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer".
In particolare, raccomanda il Pontefice rivolgendosi ai giovani cattolici, "sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita". "A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo continente digitale", ribadisce citando il messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2009.
"Sappiate dunque usare con saggezza questo mezzo, considerando anche le insidie che esso contiene, in particolare il rischio della dipendenza, di confondere il mondo reale con quello virtuale, di sostituire l’incontro e il dialogo diretto con le persone con i contatti in rete".

PAPA: NON BASTA PIU' ANNUNCIARE IL VANGELO SOLO A PAROLE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 nov.

"L'annuncio di Cristo non passa solamente attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi in gesti di amore".
Lo scrive Benedetto XVI ai giovani di tutto il mondo, nel messaggio - diffuso oggi - nel quale li invita alla Giornata Mondiale della Gioventu' che si terra' in luglio a Rio de Janeiro.
"Come il buon Samaritano - scrive il Papa - dobbiamo essere sempre attenti a chi incontriamo, saper ascoltare, comprendere, aiutare, per condurre chi e' alla ricerca della verita' e del senso della vita alla casa di Dio che e' la Chiesa, dove c'e' speranza e salvezza".
"Nulla, ne' le difficolta', ne' le incomprensioni vi faccia rinunciare a portare il Vangelo di Cristo nei luoghi in cui vi trovate", chiede ai ragazzi il Pontefice 85enne, ricordando pero' l'importanza di sentirsi inseriti nella comunita' ecclesiale e da essa sostenuti.
"Nessuno - infatti - puo' essere testimone del Vangelo da solo".
"Cari amici - esorta inoltre il Papa tedesco rivolto ai giovani cattolici di tutto il mondo - non dimenticate mai che il primo atto di amore che potete fare verso il prossimo e' quello di condividere la sorgente della nostra speranza: chi non da' Dio, da' troppo poco".
"Dobbiamo condurre - spiega - le persone che stiamo evangelizzando a incontrare Cristo vivente, in particolare nella sua Parola e nei Sacramenti: cosi' potranno credere in Lui, conosceranno Dio e vivranno della sua grazia". "Vorrei - confida Joseph Ratzonger - che ciascuno si chiedesse: ho mai avuto il coraggio di proporre il Battesimo a giovani che non l'hanno ancora ricevuto?".
Ricordando la celebre statua del Cristo Redentore di Rio con le sue braccia aperte e accoglienti, il Papa invoca poi i ragazzi: "siate voi il cuore e le braccia di Gesu'! Andate e testimoniate il suo amore, siate i nuovi missionari animati dall'amore e dall'accoglienza!".
"A tutti - raccomanda - apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicita' e nel rispetto:questo dialogo, se vissuto in uan vera amicizia, portera' frutto".
"Quando vi sentite inadeguati, incapaci, deboli nell'annunciare e testimoniare la fede, non abbiate timore. L'evangelizzazione - conclude - non e' una nostra iniziativa e non di pende anzitutto dai nostri talenti, ma e' una risposta fiduciosa e obbediente alla chiamata di Dio e percio' si basa non sulla nostra forza".

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Paparatzifan
00sabato 17 novembre 2012 22:12
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PAPA: SUI TEMI IMPORTANTI LA VOCE DELLA CHIESA DEVE FARSI SENTIRE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 17 nov.

"Nei dibattiti importanti della societa' la voce della Chiesa si deve far sentire senza rilassatezza e con determinazione".
Lo ha affermato Benedetto XVI in un discorso rivolto ai vescovi francesi, in Vaticano per la visita "ad limina". Da parte sua, ha aggiunto, la Chiesa si esprima pero' "nel rispetto della tradizione francese, in materia di distinzione tra le sfere di competenza della Chiesa e quelle dello Stato".
In proposito, il Pontefice ha ricordato l'incontro con il mondo della cultura nel 2008 al College des Bernardins di Parigi, sottolineando che quella dei cattolici francesi "e una lunga e ricca storia cristiana, che non puo' essere ignorata o diminuita".
Anche se alcuni "talvolta cercano di ridicolizzare, marginalizzare o confinare nell'unica sfera privata" la testimonianza cristiana, che deve essere "radicata in Cristo e vissuta nella coerenza di vita e nell'autenticita'", molti, ha rilevato, "sono coscienti delle grandi sfide della nostra epoca, nella quale il messaggio cristiano e' un punto di riferimento insostituibile". Si tratta, ha detto ancora il Papa teologo, di una testimonianza che "e' multifome e senza schemi preconcetti".
"Piu' la Chiesa e' cosciente del suo essere e della sua missione - ha assicurato poi ai vescovi francesi - piu' essa e' capace di amare questo mondo, di volgere su questo uno sguardo fiducioso, ispirato a quello di Gesu', senza cedere alla tentazione dello scoraggiamento e del ripiegamento".
Da qui l'esortazione rivolta a tutti i credenti a vivere una "unita' di vita" anche circa "l'insegnamento morale della Chiesa", e di avere il "coraggio di proclamare le proprie convinzioni cristiane, senza arroganza, ma con rispetto, nei diversi ambienti di vita". Ai presuli francesi, infine, Benedetto XVI ha chiesto di "coltivare l'arte di celebrare" e di impegnarsi molto per la trasmissione della fede alle giovani generazioni".

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Paparatzifan
00sabato 17 novembre 2012 22:14
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PAPA: CRISI LEVA RISORSE A SANITA', NON TOLGA DIGNITA' MALATO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 nov.

"In tempi di crisi economica che sottrae risorse alla tutela della salute, non puo' essere mai dimenticata l'attenzione particolare dovuta alla dignita' della persona sofferente, applicando anche nell'ambito delle politiche sanitarie il principio di sussidiarieta' e quello di solidarieta'".
Lo ha affermato Bendetto XVI nel discorso alla Conferenza Internazionale sugli ospedali cattolici, promossa in Vaticano dal Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria.
Secondo il Papa, nel contesto della crisi, pero', "ospedali e strutture di assistenza debbono ripensare il proprio ruolo".
"La vostra - ha ricordato in proposito il Papa teologo agli operatori della sanita' cattolica di tutto il mondo - e' una singolare vocazione, che necessita di studio, di sensibilita' e di esperienza". In particolare, infatti, "a chi sceglie di lavorare nel mondo della sofferenza vivendo la propria attivita' come una 'missione umana e spirituale', e' richiesta una competenza ulteriore, che va al di la' dei titoli accademici". "Si tratta - ha spiegato - della 'scienza cristiana della sofferenza', indicata esplicitamente dal Concilio", alla quale appartengono "la compassione, la solidarieta', la condivisione, l'abnegazione, la gratuita', il dono di se'". Di questa scienza cristiana della sofferenza, ha raccomandato ai partecipanti alla Conferenza Internazionale sugli ospedali cattolici, "siate degli esperti qualificati". "Il vostro essere cattolici, senza timore, vi da' - ha concluso - una maggiore responsabilita' nell'ambito della societa' e della Chiesa: si tratta di una vera vocazione, come recentemente testimoniato da figure esemplari quali San Giuseppe Moscati, San Riccardo Pampuri, Santa Gianna Beretta Molla, Santa Anna Schaffer e il Servo di Dio Jerome Lejeune".

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PAPA: CAPPELLANI OSPEDALIERI SONO TESTIMONI PREZIOSI DEL VANGELO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 17 nov.

Offerta un'assistenza sanitaria qualificata e rispettosa della persona, gli ospedali cattolici sono chiamati anche ad "andare oltre l'approccio clinico".
Lo ha affermato il Papa nel discorso alla Conferenza Internazionale sugli ospedali cattolici, promossa in Vaticano dal Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria. Per Benedetto XVI occorre proporre ai malati anche "la dimensione della trascendenza" annunciata dal Vangelo, e in questo "un ruolo fondamentale - ha sottolineato - e' svolto dai cappellani e dagli assistenti religiosi, ai quali compete in primo luogo di far trasparire nel variegato panorama sanitario, anche nel mistero della sofferenza, la gloria del Risorto".
L'auspicio di Joseph Ratzinger e' che pero' negli ospedali cattolici tutti gli operatori siano sempre "testimoni operosi e instancabili della scienza cristiana della sofferenza".
Nel suo discorso il Papa teologo si e' rivolto infine anche direttamente ai malti. "La vostra silenziosa testimonianza - ha detto loro - e' un efficace segno e strumento di evangelizzazione per le persone che vi curano e per le vostre famiglie, nella certezza che nessuna lacrima, ne' di chi soffre, ne' di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio". "Voi siete i fratelli del Cristo sofferente; e con lui, se lo volete, voi salvate il mondo!", ha scandito citando il Concilio Vaticano II che proprio ai malati indirzzo' un Messaggio".

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PAPA: LA SALUTE NON E' MAI UNA MERCE, NO A PRIVILEGI PER POCHI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 17 nov.

Occorre "evitare che la salute, anziche' un bene universale da assicurare e difendere, diventi una semplice merce sottoposta alle leggi del mercato, quindi un bene riservato a pochi".
Lo ha chiesto Benedetto XVI nel discorso nel discorso alla Conferenza Internazionale sugli ospedali cattolici, promossa in Vaticano dal Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria.
"Oggi - ha osservato il Pontefice - se da un lato, a motivo dei progressi nel campo tecnico-scientifico, aumenta la capacita' di guarire fisicamente chi e' malato, dall'altro appare indebolirsi la capacita' di 'prendersi cura' della persona sofferente, considerata nella sua integralita' e unicita'".
Secondo Papa Ratzinger, nel mondo di oggi, "sembrano quindi offuscarsi gli orizzonti etici della scienza medica, che rischia di dimenticare come la sua vocazione sia servire ogni uomo e tutto l'uomo, nelle diverse fasi della sua esistenza".
E gli ospedali cattolici sono chiamati a ricordare questi valori. Per questo "vanno considerati come luogo privilegiato di evangelizzazione", dove la Chiesa si fa "veicolo della presenza di Dio" diventando al tempo stesso "strumento di una vera umanizzazione dell'uomo e del mondo".
"Solo avendo ben chiaro che al centro dell'attivita' medica e assistenziale c'e' il benessere dell'uomo nella sua condizione piu' fragile e indifesa, dell'uomo alla ricerca di senso dinanzi al mistero insondabile del dolore, si puo' concepire - ha spiegato il Pontefice teologo - l'ospedale come luogo in cui la relazione di cura non e' mestiere, ma missione; dove la carita' del Buon Samaritano e' la prima cattedra e il volto dell'uomo sofferente il Volto stesso di Cristo".
"Cari amici - ha quindi scandito Benedetto XVI rivolgendosi agli operatori della sanita' cattolica di tutto il mondo - questa assistenza sanante ed evangelizzatrice e' il compito che sempre vi attende.
Ora piu' che mai la nostra societa' ha bisogno di 'buoni samaritani' dal cuore generoso e dalle braccia spalancate a tutti, nella consapevolezza che "la misura dell'umanita' si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente".

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Paparatzifan
00domenica 18 novembre 2012 09:18
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Il segretario di Stato Tarcisio Bertone per l'ordinazione dell'arcivescovo Guido Pozzo, elemosiniere di Sua Santità

Accanto ai poveri nel nome del Papa

Benedetto XVI «ti conosce fin dal tempo in cui era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; ti ha avuto come suo collaboratore nella Sezione Dottrinale, e ora ti ha chiamato per svolgere un servizio che ti rende membro della Famiglia pontificia» con «la responsabilità di esercitare la carità verso i poveri a nome del Papa». È con queste parole che il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone si è rivolto direttamente all'arcivescovo Guido Pozzo, nuovo elemosiniere di Sua Santità, durante la cerimonia di ordinazione episcopale, sabato 17 novembre, nella basilica romana di San Lorenzo in Damaso. Conconsacranti gli arcivescovi Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, diocesi di origine di monsignor Pozzo. Tra i concelebranti l'arcivescovo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato -- che ha letto il mandato -- e i monsignori Piechota e Lucchini. Il rito è stato diretto da monsignor Karcher.
L'ordinazione di un nuovo vescovo è sempre occasione per riflettere sulla missione della Chiesa, che consiste -- ha detto il cardinale Bertone -- nel «partecipare a tutti l'amore divino attraverso la predicazione, i Sacramenti, e attraverso l'amore fraterno e servizievole, specialmente verso i più bisognosi».
E, infatti, «quando un gesto, una parola, un sorriso, una mano tesa, una presenza attenta scaturiscono da autentico amore, possono diventare facilmente per quanti ne beneficiano occasioni propizie e feconde per accendere o rinvigorire la fiamma della fede. Quanto bene si può compiere anche nell'ambito della solidarietà e della carità con gesti semplici ed umili! Specialmente se tali azioni sono vivificate dal costante riferimento all'esempio di Gesù, il quale, mentre guariva le malattie del corpo -- alle quali può ben essere assimilata la povertà --, rivelava con la sua tenerezza il volto misericordioso del Padre».
Il segretario di Stato ha quindi ricordato come «anche durante il recente Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana», sia possibile ascoltare «dalla viva voce di molti dei presenti significative testimonianze della vivacità della vita di fede quando la carità verso i poveri e agli umili è diffusa nel cuore della comunità credente».
È proprio «in questa luce che si situa la particolare funzione ecclesiale a cui sarà deputato monsignor Guido Pozzo quale elemosiniere apostolico. Egli -- ha spiegato il cardinale Bertone -- non è chiamato a reggere una Chiesa particolare, ma a essere a titolo speciale responsabile di una delle molteplici forme in cui si esprime la carità del Sommo Pontefice. Si tratta del sostegno in favore delle persone di Roma e di tutto il mondo che quotidianamente bussano alla porta del Successore di Pietro».
L'Elemosineria Apostolica, infatti, «è l'organismo della Santa Sede che da secoli ha il compito di esercitare la carità verso i poveri a nome del Papa, portando un po' di sollievo a quanti soffrono e sono in difficoltà e offrendo loro un segno concreto della presenza solidale e dell'attenzione del Vicario di Cristo».
Si tratta -- ha spiegato il porporato -- «di una solidarietà feriale, che non comporta grandi progetti o iniziative eclatanti, ma piccoli aiuti e gesti quotidiani compiuti silenziosamente e con discrezione, nel solco dell'insegnamento di Papa Benedetto XVI che costantemente invita alla fraternità cristiana, alla condivisione con gli altri. E il modo per realizzarla è proprio la caritas, l'aiuto premuroso alle persone che, trovandosi in situazioni di indigenza, si rivolgono fiduciose al Santo Padre».
Ecco che «il servizio episcopale, proprio perché scaturisce dall'amore del vescovo verso il Signore, diventa -- ha proseguito il cardinale -- donazione gratuita e appassionata, generoso slancio di carità, a immagine dello straordinario amore con il quale il Padre ha donato il proprio Figlio Unigenito per la salvezza del mondo», «memori della parola di Gesù» secondo cui «si è più beati nel dare che nel ricevere». Così i tratti della missione episcopale hanno un «orizzonte vasto e l'atteggiamento con cui il vescovo vi si situa è quello proprio di Cristo: servire l'uomo».
Infine, rivolgendosi direttamente a monsignor Pozzo, il cardinale ha detto che proprio «questo deve essere e sarà lo slancio della tua carità ora che, inserito nell'ordine dei vescovi, proprio in virtù di questa prerogativa, anche la carità in forma di beneficenza che eserciterai a nome del Santo Padre, si inscriverà nella multiforme espressione della carità pastorale propria del ministero episcopale». E questo, ha detto ancora al nuovo elemosiniere, «è l'orizzonte nel quale anche tu sei chiamato a svolgere la tua azione. In essa tu porti, insieme alle doti delle quali il Signore ti ha arricchito, l'accurata preparazione teologica, l'amore alla Chiesa e la fedeltà al Papa, la notevole esperienza acquisita in tanti anni di generoso servizio alla Santa Sede, segnatamente nella Congregazione per la Dottrina della Fede e da ultimo come segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei».
La nuova opera dell'arcivescovo Pozzo, ha concluso il cardinale, inizia dunque con la preghiera a sostegno della sua «missione al servizio della Chiesa», in modo che sia «felice e feconda di frutti». Nello spirito che il nuovo elemosiniere ha voluto sintetizzare con il moto episcopale Servite Domino in laetitia.

(©L'Osservatore Romano 18 novembre 2012)

Paparatzifan
00domenica 18 novembre 2012 21:08
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PAPA: CANCELLANDO DIO HANNO COSTRUITO UNA CASA SENZA FINESTRE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 17 nov.

"Nell'epoca moderna, l'uomo ha voluto sottrarsi allo sguardo creatore e redentore del Padre fondandosi su se stesso", e in questo modo ha costruito "un edificio di cemento armato senza finestre", nel quale "e' l'uomo che provvede all'areazione e alla luce".
Ad evocare questa significativa immagine e' il Papa in un messaggio ai partecipanti all'incontro del Cortile dei Gentili che si tiene vicino Lisbona per iniziativa del Pontificio Consiglio per la Cultura. L'auspicio di Benedetto XVI e' che sia compreso da tutti come ugualmente, "persino in un tale mondo auto-costruito, si attinge alle 'risorse' di Dio, che sono trasformate in nostri prodotti".
Per Papa Ratzinger, "e' necessario riaprire le finestre, vedere di nuovo la vastita' del mondo, il cielo e la terra, e imparare a usare tutto cio' in modo giusto". "Di fatto, il valore della vita - spiega - diventa evidente solo se Dio esiste". Percio', "sarebbe bello se i non credenti volessero vivere 'come se Dio esistesse'. Sebbene non abbiano la forza per credere, dovrebbero vivere in base a questa ipotesi; in caso contrario, il mondo non funziona". Secondo Papa Ratzinger, "ci sono tanti problemi che devono essere risolti, ma non lo saranno mai del tutto, se Dio non sara' posto al centro, se Dio non diventera' di nuovo visibile nel mondo e determinante nella nostra vita". "Colui che si apre a Dio non si allontana dal mondo e dagli uomini, ma - assicura il Pontefice - trova fratelli: in Dio cadono i nostri muri di separazione, siamo tutti fratelli, facciamo parte gli uni degli altri". La consapevolezza della sacralita' della vita, scrive inoltre il Papa, "appartiene all'eredita' morale dell'umanita'". La vita non e' "qualcosa di cui si possa disporre liberamente, ma un dono da custodire" in maniera fedele, rileva il Pontefice, rivolgendosi ai credenti e non credenti riuniti in Portogallo "con l'aspirazione comune di affermare il valore della vita umana sulla marea crescente della cultura della morte". "Se la ragione puo' afferrare il valore della vita, solo l'amore infinito e onnipotente di Dio dona la vita eterna" ed e' "questa - tiene a ricordare il Pontefice teologo - la certezza che la Chiesa annuncia". Dio, prosegue il messaggio pubblicato dall'Osservatore Romano, "ama ogni persona" che dunque e' "incondizionatamente degna di vivere". "Chi si apre a Dio - conclude il Papa - non si estrania dal mondo e dagli uomini ma incontra fratelli", e in Dio cade ogni "muro di separazione".

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Paparatzifan
00domenica 18 novembre 2012 21:12
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PAPA: MONSIGNOR GHIZZONI VESCOVO RAVENNA, PEZZUTO NUNZIO SARAJEVO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 17 nov. - L'ausiliare di Reggio Emilia-Guastalla, monsignor Lorenzo Ghizzoni, e' il nuovo arcivescovo di Ravenna. Sostituisce monsignor Giuseppe Verucchi, che lascia per ragioni di eta'. 57 anni, laureato in Diritto canonico e in Psicologia ed iscritto all'Albo degli Psicologi dell'Emilia-Romagna, monsignor Ghizzoni si e' occupato di vocazioni (come vice direttore del Centro Nazionale Vocazioni) ed e' stato perito psicologo e difensore del vincolo per le questioni matrimoniali e nelle cause matrimoniali del Tribunale Ecclesiastico Regionale. Sempre oggi il Papa ha nominato anche il nunzio apostolico in Bosnia ed Erzegovina e in Montenegro. E' monsignor Luigi Pezzuto, 66 anni, finora nunzio apostolico in El Salvador e in Belize. Sostituisce a Sarajevo l'arcivescovo Alessandro D'Enrico, recentemente trasferito a Zagabria come nunzio apostolico in Croazia. (AGI)


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