Notizie dal B16F

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Paparatzifan
00giovedì 7 febbraio 2013 21:09
Dal blog di Lella...

CL: PAPA, RICORDO GRANDE FEDE E CREATIVITA' MIO AMICO GIUSSANI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 7 feb.

Tra il cardinale Joseph Ratzinger e don Luigi Giussani negli anni "e' cresciuta una vera amicizia' cosi', tramite lui, ho conosciuto anche meglio la comunita' di Comunione e Liberazione".
Divenuto Papa Benedetto XVI, l'allora prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede si e' rivolto con queste parole ai Missionari di San Carlo, il ramo sacerdotale del movimento fondato dal sacerdote milanese, alla cui memoria ha reso omaggio con parole inequivocabili in un'incontro avvenuto ieri dopo l'Udienza Generale.
"Mi ricordo bene - ha detto il Pontefice - delle mie visite nel Palazzo Borromeo (casa madre dei Missionari di San Carlo, ndr) accanto a Santa Maria Maggiore, dove ho conosciuto personalmente don Giussani, ho conosciuto la sua fede, la sua gioia, la sua forza e la ricchezza delle sue idee, la creativita' della fede".
"E sono lieto - ha aggiunto salutando don Julian Carron- che il successore sia con noi; che continua questa grande opera e ispira tante persone, tanti laici, donne e uomini, sacerdoti e laici, per collaborare alla diffusione del Vangelo, alla crescita del Regno di Dio".
Nell'occasione dell'incontro, legato all'elezione del nuovo superiore generale, don Paolo Sottopietra, il Papa ha voluto confermare la sua stima anche per monsignor Massimo Camisasca, stretto collaboratore del fondatore di Cl e a sua volta fondatore dei Missionari di San Carlo dei quali ha lasciato da poco la guida per diventare vescovo di Reggio Emila.
In quegli anni, ha confidato l'allora cardinale Ratzinger che a Cl e' stato sempre vicino fino a celebrare i funerali di don Giussani nel marzo 2005, "ho conosciuto anche Massimo Camisasca; abbiamo parlato di diverse cose, ho conosciuto la sua creativita' nell'arte, la sua capacita' di vedere, interpretare i segni dei tempi, il suo grande dono di educatore, di sacerdote".
"Una volta - ha ricordato il Papa - ho avuto anche l'onore di ordinare alcuni sacerdoti a Porto Santa Rufina, ed era bello, quindi, conoscere che cresce una nuova Fraternita' Sacerdotale nello spirito di San Carlo Borromeo".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00venerdì 8 febbraio 2013 19:12
Dal blog di Lella...

Cordoglio del Papa per la morte del cardinale Giovanni Cheli: aveva 94 anni

Si è spento nella notte a Roma il cardinale Giovanni Cheli, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti: aveva 94 anni. Le esequie saranno celebrate domani alle 17.00 nella Basilica di San Pietro dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Il Papa, in un telegramma inviato a mons. Francesco Ravinale, vescovo di Asti, esprime il proprio cordoglio per la scomparsa del porporato, definito “zelante pastore, fedele al Vangelo e alla Chiesa”. Benedetto XVI ricorda “con animo grato la preziosa e solerte collaborazione da lui prestata per tanti decenni alla Sede Apostolica”. Il cardinale Cheli – scrive il Papa – “lascia la testimonianza di una vita spesa nell’adesione coerente e generosa alla propria vocazione, quale sacerdote sollecito per le necessità dei fedeli, specialmente per la formazione cristiana della gioventù”.

Il porporato era nato a Torino il 4 ottobre 1918. Ordinato sacerdote nel 1942 ad Asti, inizia la sua attività pastorale nel Seminario diocesano come prefetto di disciplina e professore di francese, storia e matematica. Gli viene affidato contemporaneamente anche il compito di assistente diocesano del settore giovanile dell'Azione Cattolica e di viceparroco festivo nel paese di Isola d’Asti.

Nel 1946 è inviato a Roma per perfezionare gli studi di Teologia alla Pontificia Università Lateranense. Assegnato come cappellano delle Suore della Misericordia di Verona, nel popoloso quartiere Prenestino, nel tempo lasciatogli libero dai corsi universitari svolge un intenso lavoro pastorale nella Cappella dell’Istituto del Sacro Cuore, che fungeva da chiesa succursale della Parrocchia di Sant’Elena. Oltre alle lunghe ore consacrate al confessionale e alla predicazione al popolo, si dedica in modo particolare alla gioventù, formando un nutrito gruppo di chierichetti e il XX Reparto Scout dell'Asci.

Conseguita la licenza in teologia e, su richiesta del proprio vescovo, la laurea in Diritto Canonico, rientra in Diocesi. In seguito viene chiamato alla Pontificia Accademia Ecclesiastica per il servizio diplomatico della Santa Sede. Nel 1952 è inviato alla nunziatura apostolica in Guatemala in qualità di addetto. Pur dando tutto lo spazio necessario al lavoro della rappresentanza pontificia, si dedica alla formazione religiosa dei giovani e dà vita a varie iniziative in loro favore tra cui quella degli Scout cattolici. Insegna inoltre all’Università Cattolica Santa Maria, fondata in quegli anni dai Gesuiti. Nel 1955, già segretario, passa alla nunziatura di Spagna, dove rimane fino al 1962.

Nel settembre di quell’anno viene trasferito alla nunziatura apostolica in Italia e nel 1967 viene chiamato al Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa dove, per sei anni, è stretto collaboratore dell'allora segretario di quella Sezione della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Agostino Casaroli, con il compito di condurre le trattative fra la Santa Sede e alcuni Paesi dell'Est. Nel 1973 è nominato osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e, l’8 settembre 1978, arcivescovo titolare di Santa Giusta e primo nunzio apostolico presso quell’Organizzazione Internazionale. Riceve la consacrazione episcopale il 16 settembre dello stesso anno. Otto anni dopo, nel settembre 1986, viene richiamato a Roma come pro-presidente della Pontificia Commissione per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti divenuta poi, con la Costituzione Apostolica «Pastor Bonus» del 1988, Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti e degli Itineranti. Diventa così il primo presidente di quel nuovo Dicastero della Santa Sede. Il 21 ottobre 1988 è creato cardinale da Giovanni Paolo II. Presidente emerito del dicastero dei migranti dall’ottobre del 1998, si dedica attivamente a varie attività pastorali e di studio. È insignito dell'Ordine di Isabella la Cattolica; di commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana e della "Verdienstkreuz" della Repubblica Federale di Germania.

Con la sua morte, il Collegio cardinalizio risulta ora composto da 209 porporati, di cui 118 elettori e 91 non elettori.

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00venerdì 8 febbraio 2013 19:13
Dal blog di Lella...

PAPA: PREMIA VESCOVO ANTIMAFIA CON SEDE MONREALE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 8 feb.

"I suoi attacchi antimafia gli sono costati l'ira di Cosa Nostra di Gela, che gia' nel 2008 lo fece bersaglio di pesanti intimidazioni.
E il Papa ha deciso di affidargli una delle sedi piu' prestigiose e difficili della Sicilia: il vescovo di Piazza Armerina, Michele Pennisi guidera' l'arcidiocesi di Monreale, che durante l'episcopato di Salvatore Cassisa vide prelati coinvolti in inchieste per mafia.
Il successore di Cassisa, Cataldo Naro, mandato da Giovanni Paolo II a "purficare" quella chiesa locale, mori' poi a causa di un ictus un paio d'anni dopo la nomina che era stata seguita da un lungo braccio di ferro per poter entrare nell'episcopio che Cassisa non voleva lasciare.
Dal 2007 l'arcidiocesi, nel cui territorio e' compresa anche una vasta zona della periferia di Palermo, e' stata retta da monsignor Salvatore Di Cristina, che lascia oggi per ragioni di eta' (ha 76 anni) avendo ristabilito serenita' e credibilita', impresa che non era riuscita invece a monsignor Pio Vigo, che nominato nel 1997 chiese di essere trasferito e nel 2002 fu spostato a Acireale, senza essere riuscito nel suo quinquennio nemmeno a prendere possesso dell'Episcopio di Monreale e lasciando cosi' in eredita' a monsignor Cataldo Naro l'ex arcivescovo Cassisa, che all'epoca era lui stesso indagato dalla Magistratura.
Monsignor Pennisi (67 anni) e' originario di Licodia Eubea (diocesi di Caltagirone e provincia di Catania), ed ha conseguito licenza e dottorato in Filosofia
E Teologia presso l'Universitak Gregoriana.
Successivamente ha insegnato Teologia dogmatica presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania e Sociologia nella Scuola di Servizio sociale L. Sturzo di Caltagirone divenendo poi anche rettore del Seminario di Caltagirone e Vicario Episcopale per la Pastorale sociale e culturale.
Giovanni Paolo II lo ha poi chiamato a Roma come Rettore del prestigiosissimo Almo Collegio Capranica, del quale Pennisi era stato allievo duranto gli anni della sua formazione teologica. E' autore di studi su Don Luigi Sturzo.
Dal 2002 era vescovo di Piazza Armerina, ed e' membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Comitato Scientifico delle Settimane
Sociali dei Cattolici Italiani, e segretario della Commissione Episcopale per l'Educazione.
Negli anni del suo episcopato a Pizza Armerina, il nuovo arcivescovo di Monreale e' tornato spesso a lanciare i suoi moniti contro i boss, anche ricordando il sacrificio del magistrato Rosario Livatino, ucciso 22 anni fa da alcuni appartenenti alla "stidda" agrigentina.
"La mafia e' incompatibile con la vita cristiana", ha tuonato pubblicamente monsignor Pennisi. Secondo il vescovo, la Chiesa siciliana non puo' non sentirsi legata alla presa di coscienza dettata da Giovanni Paolo II nel 1993 a Agrigento; e al "conseguente rifiuto di ogni compromissione della comunita' ecclesiale col fenomeno".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00venerdì 8 febbraio 2013 21:34
Dal blog di Lella...

PAPA: E' BENE CHE NELLA CHIESA CI SIANO VISIONI DIFFERENTI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 8 feb.

"E' bene che nella Chiesa ci siano differenze anche oggi, che tuttavia si uniscono nella comune fede". Benedetto XVI ha voluto ricordarlo nella Lectio Divina tenuta questa sera al seminario del Laterano, sottolineando che Pietro nella sua prima Lettera "nomina Silvano e Marco, due persone che appartengono anche all'ambiente di Paolo".
E, come e' noto, tra i due apostoli uccisi a Roma c'era una distinzione di vedute in merito all'ammissione dei non ebrei nella comunita' cristiana. Ma, ha sottolineato Papa Ratzinger, "se anche c'e' diversita' di stile, di pensiero, di modo di parlare" tutto viene ricondotto all'unita'.
E il primato di Pietro, "uomo pieno di passione e di desiderio del Regno di Dio", ha "un contenuto di universalita'".
E' un dono "per a Chiesa di tutti i tempi", ha spiegato Benedetto XVI aggiungendo che esso "ha anche un contenuto martirologico, perche' la Roma dove arriva Pietro era luogo di martirio" e il primo Papa lo sapeva bene.
- Parlando a braccio ai seminaristi riunti nella Cappella della Madonna della Fiducia - circa 190, provenienti anche dagli altri seminari della Capitale - il Papa ha risposto a un'obiezione degli esegeti circa l'attribuzione a San Pietro della sua prima Lettera.
"Dicono che il suo greco non era da pescatore, che esprimeva un pensiero maturo che condensa la fede e che quindi il testo sia successivo. Ma - ha affermato Joseph Ratzinger - la Lettera stessa ci da' la chiave per capire come sia stato possibile: Pietro ha scritto tramite Silvano, che lo ha aiutato nella redazione, ci indica che non e' stato solo".
Per il Papa teologo questo e' un lemento che deve farci riflettere: "ad annunciare la Verita' non e' un individuo isolato, persone lo aiutano a approfondire il pensiero, Pietro non parla come individuo ma come un uomo della Chiesa, in nome della Chiesa. Non e' un genio individualistico, ma esprime la comunione della Chiesa, la voce di Cristo che riunisce tutte le acque del mondo".
Da questa unita' scaturisce il servizio di Pietro e di tutti i pastori, ha rilevato Ratzinger: "siamo 'eletti' - ha sottolineato - in quanto Dio ci ha conosciuto da sempre prima della nostra nascita, ha cercato me, ha pensato me, mi ha eletto.
Ha voluto che io fossi portatore di una missione e di una responsabilita' verso gli altri, per gli altri, ha eletto me e ciascuno di noi come cattolico, come seminarista, mi ha voluto. Non siamo noi che vogliamo essere eletti, sarebbe trionfalismo, ma e' Lui che ci chiama". Per questo, ha confidato, "c'e gioia nel dire 'sono nato in una famiglia cattolica, che dono e' essere gioisi per questo: Dio mi ha dato qesta grazia di conoscere Gesu'".
Ed e' una gioia, ha concluso il Papa teologo, "anche vedere tanti giovani attenti al sacerdozio e cercano la strada per seguire il Signore in questo nostro tempo".
Al termine della sua straordinaria Lectio Divina, il Pontefice che ha parlato a braccio quasi per un'ora, si e' fermato a cena nel refettorio per condividere ancora un po' di tempo con i seminaristi della diocesi della quale come successore di Pietro e' il vescovo.

© Copyright (AGI)

PAPA: CRISTIANI SONO SEMPRE PIU' UNA MINORANZA PERSEGUITATA

Salvatore Izzo

(AGI)- CdV, 8 feb.

"Oggi nel mondo i cristiani sono il gruppo piu' perseguitato perche' non conforme alle tendenze che sono piu' seguite". Lo ha detto il Papa nella Lectio Divina tenuta questa sera al seminario del Laterano.
"Siamo fieri di avere una grande storia di cultura ma nel mondo siamo sempre come stranieri", ha spiegato Benedetto XVI parlando a braccio ai futuri sacerdoti, ai quali ha proposto l'esempio dei credenti che spesso "nei posti di lavoro sono una minoranza".
"Ci si meraviglia - ha osservato - che oggi si continui a credere e a vivere cosi', come stranieri, cioe' non vivendo secondo il modo in cui fanno tutti gli altri".
Il Pontefice ha esortato i seminaristi del Laterano ad "accettare questa visione" che ci porta a "vivere come dispersi, una minorita' in un certo senso, ma anche a essere responsabili".
"La Chiesa muore qua e la', a causa dei peccati degli uomini", ha sottolineato. Ma - al contempo - e' anche "l'albero di Dio che vive in eterno".
Essere consapevoli di questo destino eterno, ha spiegato, "non e' un falso ottimismo come quello di quanti dopo il Concilio, davanti a seminari e istituti religiosi che chiudevano i battenti, dicevano 'va tutto bene'.
No - ha scandito Benedetto XVI - non e' vero, certe volte bisogna dire 'cosi' non va, ci sono cadute gravi', anche se sappiamo che ci attende un destino eterno".
Per il Papa teologo, che ha evocato la figura di Pietro, "il primo Apostolo chiamato ad essere Vicario di Cristo", quella di appartenere alla Chiesa, del resto, "non e' una decisione della mia volonta', come se si aderisse condividendo gli obiettivi, non e' entrare in un gruppo per fare qualcosa, e' - invece - un atto di Dio, che tocca la sfera dell'essere".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00domenica 10 febbraio 2013 21:54
Dal blog di Lella...

PAPA: DIO NON GUARDA A QUALITA' ELETTI MA A LORO FEDE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

"Dio non guarda tanto alle qualita' degli eletti, ma alla loro fede".
Lo ha ricordato Benedetto XVI commentando le parole di Simone, divenuto poi Pietro e il primo Papa, che nell'episodio evangelico della pesca miracolosa rispose al Signore: "sulla tua parola gettero' le reti".
"L'immagine della pesca - ha spiegato il Pontefice - rimanda alla missione della Chiesa. E l'esperienza di Pietro, certamente singolare, e' anche rappresentativa della chiamata di ogni apostolo del Vangelo, che non deve mai scoraggiarsi nell'annunciare Cristo a tutti gli uomini, fino ai confini del mondo".
Secondo Papa Ratzinger, in particolare, "il testo fa riflettere sulla vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata" che e' "opera di Dio".
"L'uomo - infatti - non e' autore della propria vocazione, ma e' risposta alla proposta divina; e la debolezza umana non deve far paura se Dio chiama".
"Bisogna avere fiducia nella sua forza che agisce - ha assicurato Benedetto XVI - proprio nella nostra poverta'; bisogna confidare sempre piu' nella potenza della sua misericordia, che trasforma e rinnova".
"Cari fratelli e sorelle - ha poi aggiunto il Papa teologo rivolgendosi ai 40 mila presenti in piazza San Pietro per l'Angelus - questa Parola di Dio ravvivi anche in noi e nelle nostre comunita'
cristiane il coraggio, la fiducia e lo slancio nell’annunciare e testimoniare il Vangelo. Gli
insuccessi e le difficolta' non inducano allo scoraggiamento: a noi spetta gettare le reti con fede,
il Signore fa il resto".
Nel breve discorso che ha preceduto la preghiera mariana, il Pontefice si e' anche soffermato sul commento di Sant'Agostino riguardo all'episodio della pesca miracolosa, rilevando che "due volte i discepoli si misero a pescare dietro comando del Signore: una volta prima della passione e un'altra dopo la risurrezione".
"Nelle due pesche - ha osservato - e' raffigurata l'intera Chiesa: la Chiesa come e' adesso e come sara' dopo la risurrezione dei morti. Adesso accoglie una
moltitudine impossibile a enumerarsi, comprendente i buoni e i cattivi; dopo la risurrezione comprendera' solo i buoni".
Infine, Joseph Ratzinger ha esortato tutti i fedeli a seguire della Vergine Maria, Regina degli
Apostoli, che "alla chiamata del Signore, Ella, ben consapevole della sua piccolezza, rispose con
totale affidamento: 'Eccomi'". "Col suo materno aiuto, rinnoviamo - ha concluso - la nostra disponibilita' a seguire Gesu', Maestro e Signore".


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PAPA: UN PENSIERO ALLA CINA CHE FESTEGGIA CAPODANNO LUNARE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

Dopo l'Angelus, Benedetto XVI ha rivolto il suo pensiero alla Cina.
"Oggi - ha detto - vari Popoli dell'Estremo Oriente festeggiano il capodanno lunare".
"Pace, armonia e ringraziamento al Cielo sono - ha ricordato - i valori universali che si celebrano in questa lieta circostanza e sono desiderati da tutti per costruire la propria famiglia, la societa' e la nazione".
"Auguro che si possano compiere per quei Popoli le aspirazioni di una vita felice e prospera".
"Invio - ha concluso - un saluto speciale ai cattolici di quei Paesi, affinche' in quest' Anno della fede si lascino guidare dalla saggezza di Cristo".

© Copyright (AGI)

PAPA: SONO VICINO A TUTTI I MALATI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

"Con la preghiera e con l'affetto sono vicino a tutti i malati".
Lo ha assicurato il Papa dopo l'Angelus.
"Domani memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, ricorrera' - ha ricordato Benedetto XVI - la Giornata Mondiale del Malato.
La celebrazione solenne avra' luogo nel Santuario mariano di Altotting, in Baviera". "Mi unisco spiritualmente - ha concluso - a quanti si raduneranno in quel Santuario, a me particolarmente caro".
"Grazie a tutti i malati nel mondo e a coloro che con amore gli portano aiuto", ha poi aggiunto il Papa tedesco parlando in polacco ai fedeli presenti in piazza San Pietro.
"Ai sofferenti ottenga - ha detto ancora - il sollievo, ai samaritani la forza dello spirito e a tutti la benedizione di Dio".
Il Pontefice infine ha salutato "con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli venuti da Solbiate Olona, Genova, Sottomarina, Roseto degli Abruzzi e Torino di Sangro.
Saluto i cresimandi di Conselve, Cavenago d’Adda,Robilante e Piana di Valdagno, con i genitori e i catechisti; i ragazzi di Mattarello e Brescia; i ministranti di Caravaggio; i giovani di Como, Lipomo e Altavilla". "A tutti - ha concluso - auguro una buona domenica".

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PAPA: APPREZZAMENTO PER BANCO FARMACEUTICO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

Dopo l'Angelus, Benedetto XVI ha voluto pubblicamente "esprimere apprezzamento per l'iniziativa chiamata 'Banco Farmaceutico', che ieri ha effettuato la raccolta di farmaci in Italia, Spagna e Portogallo".

© Copyright (AGI)

Paparatzifan
00lunedì 11 febbraio 2013 14:38
E' troppo difficile per me...

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... capire i veri motivi per cui il nostro amatissimo BXVI ha deciso di lasciare la Barca di Pietro in piena burrasca con una parte dell'equipaggio ammutinata!!!

SCRIVO PIANGENDO CON TUTTO IL DOLORE DELLA MIA ANIMA!!!!

PERCHE' L'HAI FATTO? NOI NON TI ABBIAMO ABBANDONATO!!!!!!

IL SIGNORE CI AIUTI A TROVARE LA CONSOLAZIONE CHE, IN QUESTO MOMENTO, NON TROVIAMO!!!!


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Paparatzifan
00lunedì 11 febbraio 2013 14:46
Da "Vatican Insider"...

11/02/2013

Benedetto XVI si dimette: «Lascio il pontificato il 28 febbraio»

L'annuncio choc durante il Concistoro: «Serve un Papa che abbia il vigore del corpo e dell'animo». Lascerà alle ore 20 dell'ultimo giorno del mese

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO


Il Papa ha deciso di dimettersi e di lasciare il pontificato il prossimo 28 febbraio. Il Pontefice lo ha annunciato a sorpresa, nel corso del concistoro per le nuove canonizzazioni. È la prima volta che accade nell'epoca moderna. Ratzinger ha spiegato di sentire il peso dell'incarico di pontefice, di aver a lungo meditato su questa decisione e di averla presa per il bene della Chiesa.


«Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede - ha detto - per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo» La decisione che il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, ha definito «Un fulmine a ciel sereno». La possibilità della rinuncia, prevista dal codice canonico, era stata citata proprio da Benedetto XVI nel libro nel libro intervista con Peter Seewald «Luce del mondo» pubblicato nel novembre 2010: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli – disse Benedetto XVI – allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi».

Padre Federico Lombardi ha detto che Ratzinger dopo le dimissioni si ritirerà temporaneamente a Castel Gandolfo. E quindi farà ritorno in Vaticano per ritirarsi nel monastero di clausura che c’è oltretevere.

Il Papa, che ben ha conosciuto il suo predecessore e ha seguito dall’interno della curia romana la lunga fase della malattia di Giovanni Paolo II, intendeva chiarire che in certe condizioni riteneva opportuna la rinuncia. Nell’estate 2011 aveva cominciato a circolare con insistenza, fuori e dentro il Vaticano, una voce relativa a possibili dimissioni «programmate» e non legate a malattie invalidanti. Di questa ipotesi aveva parlato per primo Antonio Socci sul quotidiano «Libero»: «Il Papa non scarta la possibilità di dimettersi allo scoccare dei suoi 85 anni, ovvero nell’aprile del prossimo anno», cioè nell'aprile 2012. Quell'articolo e quella notizia furono allora seccamente smentiti dalle fonti vaticane e dai più stretti collaboratori del Pontefice. Evidentemente però il Papa stava davvero pensando alle dimissioni.

Non essendoci evidenti e conosciuti impedimenti fisici, il Papa lascia perché non si sente più in grado di svolgere il suo compito. Non bisogna dimenticare che la decisione viene comunicata dopo un anno particolarmente difficile del pontificato, con il caso vatileaks. Alla luce di questa clamorosa decisione - che il Papa si limita a comunicare, dato che le sue dimissioni non devono essere accettate da nessuno - si comprende meglio anche la decisione di «correggere» il concistoro per la creazione dei nuovi cardinali del febbraio 2012, molto italiano e curiale, con la nuova e a questo punto ultima creazione ratzingeriana dello scorso novembre, tutta internazionale.


Paparatzifan
00lunedì 11 febbraio 2013 14:48
Da "Vatican Insider"...

11/02/2013

Il primo Papa ad abdicare dopo seicento anni. A marzo il nuovo pontefice

Padre Lombardi: "Dal 28 febbraio alle 12 il soglio pontificio e vacante. Benedetto XVI lascia per mancanza di forze e si ritira in preghiera"

GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO

Il primo ad abdicare dopo seicento anni. "Il Papa ci ha preso un pò di sorpresa", afferma il portavoce vaticano, Federico Lombardi, in merito all'annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI. I cardinali hanno ascoltato il Papa "con il fiato sospeso, credo che la massima parte dei presenti non avesse informazione precedente di quello che il Papa stava per annunciare". Quella del Papa di lasciare il pontificato è stata una «decisione personale, profonda, presa in clima di preghiera». Il «motivo fondamentale è l'esame di coscienza sulle sue forze in rapporto al ministero da svolgere». Benedetto XVI rinuncia al soglio pontificio e lascerà il 28 febbraio. Una decisione di portata storica che ha pochi precedenti in epoca recente.

I casi storici di rinuncia, comunque, non mancano, soprattutto nei tempi più remoti del Papato: San Clemente, quarto pontefice romano, arrestato ed esiliato per ordine di Nerva nel primo secolo dopo cristo, abdico' dal Sommo Pontificato indicando come suo successore Evaristo, affinché i fedeli non restassero senza pastore. Nella prima metà del III secolo, Ponziano lo imito' poco prima di essere esiliato in Sardegna; al suo posto venne eletto Antero. Silverio, 58esimo vescovo di Roma, fu deposto da Belisario e in punto di morte (11 marzo 537) rinunciò in favore di Vigilio, fino ad allora considerato un usurpatore. Vi sono poi molti altri casi, più problematici, in cui si discute se vi sia stata rinuncia o addirittura rinuncia tacita, come nel caso di Martino (VII secolo).

Altro caso più difficilmente inquadrabile è quello di Benedetto IX, che prima venne deposto in favore di Silvestro III, salvo poi riassumere la carica per poi rivenderla a Gregorio VI, il quale, accusato di simonia, fece atto di rinuncia dopo aver ammesso le sue colpe. Siamo nella prima metà dell'anno Mille.

Il più celebre caso di rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice fu quello di Celestino V, detto anche «il Papa che fece per vitla' lo gran rifiuto», che portò all'elezione di Bonifacio VIII nel 1294; poiché quest'ultimo fu un pontefice non affine a Dante Alighieri, egli nella sua Divina Commedia pone, probabilmente, Celestino V nell'Antinferno tra gli ignavi: non è però certo chi il Sommo Poeta volesse indicare nel seguente passo, potrebbe trattarsi infatti, secondo alcuni critici di Ponzio Pilato, Esau' o Giano della Bella: con il cardinale Benedetto Caetani, e si fece confermare dal concistoro dei cardinali che un'abdicazione dal soglio pontificio era possibile, quindi, in data 10 dicembre 1294, emanò una costituzione sull'abdicazione del papa, confermò la validità delle disposizioni in materia di Conclave anche in caso di rinuncia, ed appena tre giorni dopo rese note le sue intenzioni ed abdico'.

Nel 1415 un altro Papa, Gregorio XII, eletto all'epoca dello Scisma d'Occidente a Roma, dopo molti anni di lotte e di contese giuridiche, belliche e diplomatiche, fece atto di sottomissione ai decreti emessi dai padri conciliari, durante il Concilio di Costanza, che era stato convocato dall'antipapa Giovanni XXIII e presieduto dall'Imperatore Sigismondo per dirimere ogni questione.

Uno di questi decreti intimava a tutti i contendenti di abdicare, nel caso che non si trovasse una soluzione e non si raggiungesse l'accordo fra i tre pretendenti al Soglio. Davanti al rifiuto di Benedetto XIII (rappresentante dell'obbedienza avignonese) e alla fuga di Giovanni XXIII (poi ricondotto in Concilio e deposto), alla fine Gregorio XII acconsenti' ad abdicare, dopo aver riconvocato con una sua bolla il medesimo Concilio. All'abdicazione però non seguì l'elezione di un nuovo Papa, che si verificò passati due anni e solo successivamente alla scomparsa di Gregorio XII, dopo la quale venne convocata un'assemblea mista di cardinali e di padri conciliari, che elesse Martino V nel 1417.


Paparatzifan
00lunedì 11 febbraio 2013 16:46
Da "Avvenire.it"...

11 febbraio 2013


LA RINUNCIA AL SOGLIO

Da Bagnasco a Sodano, le reazioni del mondo ecclesiale

“Ancora una volta Benedetto XVI ha offerto un esempio di profonda libertà interiore". Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, commenta la scelta del Papa di rinunciare all’ufficio di Pontefice a partire dal 28 febbraio. Presente al Concistoro per la canonizzazione dei martiri d'Otranto, Bagnasco ha appreso dalle parole stesse del Papa la decisione. Il presidente della Cei assicura assicura a Benedetto XVI "la profonda gratitudine e l'affettuosa vicinanza dei vescovi italiani per l'attenzione costante che ha avuto per il nostro Paese e per la guida sicura e umile con cui ha indirizzato la barca di Pietro" e si dice certo che "il Signore Risorto, Pastore dei pastori, continua ad essere il nocchiero della Chiesa".

Commosse le parole del cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, che ha pronunciato dopo all’annuncio di Benedetto XVI durante il Concistoro di questa mattina: "Santità, amato e venerato successore di Pietro, come un fulmine a ciel sereno, ha risuonato in quest'aula il suo commosso messaggio. L'abbiamo ascoltato con senso di smarrimento, quasi del tutto increduli. Nelle sue parole abbiamo notato il grande affetto che sempre Ella ha portato per la Santa Chiesa di Dio. Ora permetta che le dica che le siamo più che mai vicini”. Sodano ha definito “luminosi” gli otto anni del pontificato.

Si dice “letteralmente sotto choc” il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi. "L'annuncio del Pontefice – dichiara – è un fatto che ha sconvolto tutti”. "Sono molto dispiaciuto – fa sapere il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna ¬–. Ci troviamo di fronte ad una dimensione completamente nuova".

La rinuncia del Papa è "un'enorme sorpresa", dichiara il portavoce della Conferenza dei vescovi svizzeri, Walter Mueller. "Il suo pontificato ha una grandissima importanza nella storia della Chiesa" e la decisione è maturata dopo aver "esaminato la sua coscienza", precisa Mueller.

I vescovi dell’Umbria esprimono “la loro ammirata gratitudine per la generosa testimonianza di amore e servizio a Cristo e alla Chiesa universale resa nel corso dei sette anni di pontificato con la profondità della sua dottrina e la paternità del suo atteggiamento”. In una nota firmata dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale umbra, Gualtiero Bassetti, i presuli aggiungono che il Papa continuerà a “servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Chiesa”.

Si sono subito raccolti in preghiera sulla tomba di san Francesco i frati di Assisi. La comunità religiosa si è detta "attonita e sorpresa". “Preghiamo per il Papa e per la Chiesa in questo particolare momento storico", riferisce un comunicato del Sacro Convento.

Reazioni sono giunte anche dai rappresentanti delle diverse confessioni cristiane e delle altre fedi. “Le relazioni fra ortodossi e cattolici non cambieranno in seguito al cambiamento di Pontefice”, è il primo commento del Patriarcato di Mosca riportato dall'agenzia Interfax. L’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Comunione anglicana, spiega di aver appreso della rinuncia “con cuore afflitto” ma dichiara la sua “completa comprensione” nei confronti della scelta del Papa. Il rabbino capo d'Israele, Yona Metzeger, ha lodato il ruolo di Benedetto XVI sottolineando come durante il suo pontificato “vi siano state le migliori relazioni mai avute fra la Chiesa e il Rabbinato” ed esprimendo “gran riconoscimento per l'avanzamento dei rapporti interreligiosi fra l’ebraismo, la cristianità e l'islam".

Giacomo Gambassi


Paparatzifan
00lunedì 11 febbraio 2013 19:11
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Nel cuore di Roma

Benedetto XVI rimane nell'abbraccio della ''citta eterna'', del Paese, del mondo

Paolo Bustaffa

Roma mi è apparsa un po’ stranita questa sera, 11 febbraio 2013.
Forse l’impressione che ho attraversando la città risente dei pensieri che mi hanno accompagnato lungo tutto il viaggio iniziato al Nord proprio quando le agenzie battevano la prima notizia sulle dimissioni di Benedetto XVI.
Ma Roma è città eterna, il suo cuore non ha mai cessato di battere per Pietro e i palpiti di Roma, pur con ritmi diversi, si sono sempre allargati, come cerchi sull’acqua, al Paese e al mondo.
Roma, per quella umanità senza confini che la rende “città eterna” e universale, ha sempre saputo cogliere anche nei passaggi difficili e sofferti, un messaggio di speranza.
Il Papa se ne va? La domanda all’inizio è come una scossa sismica ma presto è diventata un'onda di pensieri sereni.
Il Papa non se ne va, rimane nel cuore della città, della Chiesa e del mondo. Rimane presenza orante che continuerà a richiamare con la tenerezza e la fermezza di un padre l’essenziale della vita.
Si è ora davanti al magistero del totale abbandono a Dio, un magistero che nell’anno della fede si accende come un faro nella storia.
Riconferma, questo passo, una scelta che ha avuto e avrà mille diverse interpretazioni di esperti e di commentatori ma che è già chiara non solo nella mente dei poveri e dei semplici che lo hanno sentito accanto sulle strade della carità e della giustizia, ma anche in quella degli intellettuali che lo hanno sentito accanto lungo i sentieri del dialogo tra fede e ragione.
Il Papa non se ne va, ha sorpreso tutti con la scelta di abbandonarsi totalmente a Dio ma abbandonarsi a Dio non significa affatto lasciare l’uomo ma amarlo ancora di più.
Ci dona questo insegnamento ora che, pellegrino dell’Assoluto, diventa totalmente preghiera.
Ho attraversato Roma con questi pensieri accompagnati da immagini e parole di Benedetto XVI.
C’è più silenzio del solito in piazza san Pietro e questo non mi appare affatto un segno di tristezza ma, come in altre occasioni, una comunicazione interiore, senza eguali, tra le persone e il Papa.
C’è, inevitabilmente, un passaggio di sofferenza nel cuore e gli occhi vanno alla finestra del palazzo apostolico, le parole non bastano per dire grazie. Ora questo gesto così grande di Benedetto XVI merita risposte grandi. Lui ha insegnato ad essere grandi, ad avere pensieri alti, a guardare il mondo con lo sguardo di Dio, a sentire Dio vicino, a dire, come ieri ha ripetuto, che Dio è il nostro futuro.
Continuerà così.
Ancora una volta impasterà l’insegnamento con la testimonianza: ci sta dicendo già che il suo andare avanti non è per lasciare al buio la Chiesa ma per illuminarla ancora riflettendo su di lei la luce di Dio.
Per ripetere, con quel simpatico accento tedesco, che non la tristezza ma la gioia è la parola ultima dei cristiani.
E questo vale ancor più a Roma la sera dell’11 febbraio 2013.

© Copyright Sir


Paparatzifan
00lunedì 11 febbraio 2013 19:13
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Stupore, stima e affetto per il Papa dai fedeli in Piazza San Pietro

La notizia della rinuncia di Benedetto XVI ha ovviamente colto di sorpresa anche i tanti pellegrini in Piazza San Pietro. Ascoltiamo le voci raccolte da Gabriella Ceraso e Amedeo Lomonaco:

R. – Ci siamo rimasti un po’ male. Proprio il giorno che abbiamo visitato la Basilica …

R. – Eh sì, un vuoto, non me l’aspettavo …

R. – E’ abbastanza dura …

R. – Non credevamo alla notizia!

R. – Sono sconvolto!

R. – Ora è il momento di di sostenerlo. Tutti i cristiani debbono sostenerlo e … pregare per lui.

R. – E’ un grande dolore sapere che lui se ne va e non poterlo più sentire, non poter più meditare sulle sue parole. Per me è stato un grandissimo Papa!

R. – Penso che sia un modo di governare che dovrebbe far riflettere. Quando non c’è mai il coraggio di lasciare al momento giusto: questa è una cosa che si ritrova in tantissime situazioni: la difficoltà di lasciare. Quando il ruolo è più importante del servizio … E’ un messaggio: è un messaggio in cui si dice che governare nella Chiesa è solo ed esclusivamente servizio.

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 00:34
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PAPA: SUO IMPEGNO PER LOTTA A PEDOFILIA E RIENTRO LEFEBVRIANI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 feb.

La preghiera degli Apostoli riuniti "tutti insieme concordi" nel Cenacolo ci insegna che la "concordia e' l'elemento fondamentale prima comunita' e dovrebbe essere sempre fondamentale per la Chiesa".
Sono le parole di Benedetto XVI alla vigilia del settimo anniversario della sua elezione, forse ci indicano una pista da seguire per capire cosa abbia alla fine convinto Joseph Ratzinger a decidere che sia un uomo piu' giovane a guidare la Chiesa al suo posto. Nove mesi fa appena, ma sembra passato un secolo da quella festa.
Questo Papa umile e risoluto, che oggi ha annunciato - assolutamente a sorpresa - la sua rinuncia, si era proposto di purificare la Chiesa (dal cancro della pedofilia e dal carrierismo e affarismo di alcuni prelati) e di ricucirne le fratture (favorendo il rientro dei lefebvriani, dopo aver tolto nel 2009 la scomunica ai vescovi consacrati illecitamente) con grande fede e l'impegno dell'"umile lavoratore della Vigna del Signore" (cosi' si presento' alla folla il 19 aprile 2005 affacciandosi per la prima volta dalla Loggia delle Benedizioni, vestito di bianco ma con un maglioncino nero che spuntava dalla veste, segno che non pensava davvero di essere eletto ppaa, almeno non quel giorno).
La lettera ai vescovi di tutto il mondo scritta con stile personalissimo tre anni fa per spiegare cosa lo avesse mosso a togliere le scomuniche al successore di Lefebvre e a altri tre vescovi illegittimi (compreso il negazionista Williamson, del quale gli fu tenuta nascosta la vergognosa sottovalutazione della Shoah) rappresenta una straordinaria testimonianza della sua ansia per l'unita' della Chiesa. La stessa che lo ha portato nella recente messa crismale, ad allargare le braccia verso i preti dissidenti dell'Austria, alla cui buona fede ha detto di credere.
Con questo spirito ha varato gli ordinariati per gli anglo-cattolici (ammettendoli al sacerdozio anche se sposati), ricevuto il teologo antiromano Hans Kung e approvato le costituzioni dei Neocatecumenali, bersagliati da critiche e riserve di tanti vescovi e dell'intero episcopato giapponese.
Non si puo' incasellare, dunque, Benedetto XVI nel campo dei tradizionalisti, anche se la sua lettura del Concilio e della Liturgia e' quella della continuita' nella Tradizione.
L'anno scorso, il 27 ottobre ha voluto ripetere l'incontro con i leader delle grandi religioni convocato nel 1986 ad Assisi da Papa Wojtyla, che - anche qui sfidando non poche opposizioni di Curia - ha voluto beatificare ad appena 6 anni dalla morte.
Con altrettanto coraggio, nel suo impegno a favore della pace nella verita' e nella giustizia, ha imposto recentemente un netto cambiamento della linea della Chiesa fin qui troppo spesso lealista, aprendo alle "legittime aspirazioni del popolo siriano".
E come pellegrino di pace ha compiuto 24 viaggi internazionali e 30 in Italia.
Non solo: per spingere la Chiesa al rinnovamento ha promosso l'Anno Paolino e quello sacerdotale e a quasi 86 anni (che ne fanno il piu' anziano Pontefice dopo Leone XIII) aveva aperto l'Anno della Fede.
Ma ha anche scritto tre encicliche: Deus caritas est, Spe salvi,e Caritas in veritate. Con i tre volumi del Gesu' di Nazaret ha infine scalato le classifiche dei libri piu' venduti in tutto il mondo.
Ad essere Papa 8 anni fa e' stato chiamato infatti l'amico piu' fedele di Papa Wojtyla (che cosi' lo aveva definito pochi mesi prima nel libro "Alzatevi, andiamo") ma anche il piu' grande teologo tedesco vivente, autore si disse all'indomani dell'elezione, con un'iperbole che pero' rende bene l'idea, di piu' libri di quanti gli altri cardinali che partecipavano al Conclave tutti insieme ne avessero letti). Ma non c'e' contraddizione tra l'umilta' che caratterizza questo Pontificato e la grandezza intellettuale (e morale) di un uomo che in questi otto anni ha lottato energicamente contro gli abusi sessuali commessi da ecclesiastici, imponendo una inversione di rotta nelle coscienze, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili: le vittime che ha incontrato a Washington, Sydney, Malta e Berlino, e che in passato erano oggetto di sistematiche calunnie per vanificare le loro denunce, sono oggi al primo posto nella preoccupazione della Chiesa. Per la loro incapacita' di fare giustizia, il Papa ha rimosso una settantina di vescovi in questi anni, e chiesto agli Episcopati del mondo di mettere a punto proprie linee-guida per la lotta a questo crimine (tre quarti lo hanno gia' fatto ma bisognera' vedere se l aCongregazione per la Dottrina della Fede approvera' i documenti).
Nella Lettera ai cattolici dell'Irlanda, Papa Benedetto ha confidato di aver versato le sue lacrime venendo a conoscenza delle sofferenze di tanti innocenti, ma questo non gli ha risparmiato lo strazio di false accuse con le quali soprattutto nel 2010 si e' tentato di coinvolgere lui stesso nello scandalo, facendolo passare ingiustamente come un insabbiatore, mentre in realta' altri cardinali di Curia gli avevano impedito di procedere contro il fondatore dei Legionari Marcial Maciel e l'arcivescovo di Vienna, cardinale Groer, spingendo l'allora prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede a chiedere di lasciare il suo incarico. Giovanni Paolo II volle che restasse al suo posto e, sia pure troppo tardi, consenti' che le inchieste fossero alla fine avviate.

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Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 00:42
Dal blog di Lella...

PAPA:ANDREOLI, NO DEPRESSO MA CONFLITTI INGESTIBILI PSICHIATRA, IPOTESI AMBIENTE ORMAI OSTILE. SUO ATTO DRAMMATICO (ANSA)


ROMA, 11 FEB - Depressione, vecchiaia e stanchezza ''non convincono''.
Le ragioni che hanno spinto Benedetto XVI alla decisione di lasciare il pontificato sarebbero ''ben altre''. Non ha dubbi lo psichiatra Vittorino Andreoli, che avanza un'ipotesi precisa: quello del pontefice e' stato un ''atto drammatico dettato da una situazione di conflittualita' e opposizioni interne nello stesso ambiente vaticano divenuta ormai insostenibile''.
Non la vecchiaia ne' la depressione, dunque, bensi' un clima che ''rendeva ormai impossibile per il Papa continuare la sua azione di governo della Chiesa'', afferma lo psichiatra. A conferma di cio', sottolinea Andreoli, il fatto che Benedetto XVI ''non presenta assolutamente i segni di una sintomatologia depressiva: le sue stesse considerazioni nell'annunciare la decisione di dimettersi - rileva - ci mostrano un uomo mentalmente capace, nel quale non si intravede alcuna patologia mentale e alcun segno di una vecchiaia particolarmente debilitante.
Tanto che ha portato avanti impegni e viaggi fino a poche settimane fa, ed ha appena scritto un libro che e' in testa alle classifiche''. Insomma, commenta l'esperto, ''non credo che l'ipotesi di una sindrome depressiva possa considerarsi attendibile e ritengo, invece, si possa fare piuttosto l'ipotesi di conflitti crescenti all'interno del Vaticano, come dimostrano anche i piu' recenti fatti di cronaca. Un clima di pesanti opposizioni che deve aver presumibilmente reso estremamente gravoso il compito del pontefice di gestire il governo della Chiesa''. Anche le vicende legate al cosiddetto 'Vatican leaks', con la fuga di notizie e documenti riservati all'esterno ed il 'tradimento' da parte del maggiordomo a lui vicino da anni, ''devono aver avuto un peso. Ci sarebbero cioe' gli elementi - afferma Andreoli - per poter ipotizzare che la scelta del Papa sia piu' legata ai 'segreti della Chiesa' che ai 'segreti della mente' di un uomo anziano''. E dunque, ''davanti ad una conflittualita' crescente - chiarisce - e' come se il pontefice avesse 'ceduto le armi', prendendo le distanze da un ambiente a lui non piu' consono: quella di 'lasciare' e' una decisione drammatica, e' una presa di consapevolezza lucida di una situazione che ormai gli impedisce di portare avanti il proprio mandato''. Le ragioni di questo atto finale sono quindi ''altre, ed appare alquanto ingenuo - e' la conclusione di Andreoli - dare credito alla sola ipotesi della stanchezza e dell'eta' avanzata''.

© Copyright (ANSA)


Ho l'impressione che questa sia la chiave di lettura della decisione tremenda di dimettersi!
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Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 00:44
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PAPA: BERTONE, FIRMA IERI, DECISIONE SCONVOLGENTE E EMOZIONANTE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 feb.

"Benedetto XVI ha ha scritto la dichiarazione il 10 febbraio, e ha spiegato di sentire diminire le forze fisiche, le capacita' intellettuale rimane lucida e feconda". Lo ha detto il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, intervistato a "Porta a porta".
Per Bertone si e' trattato di "una decisione inattesa, sconvolgente, emozionante, commovente". Dovuta, ha detto, al "declino fisico davanti alla straordinaria necessita' del Papa di una presenzialita'".
"I cardinali presenti erano smarriti", ha aggiunto il segretario di Stato che ha confermato che "dopo il 28 febbraio Benedetto XVI si ritira nella preghiera e nella riflessione, e speriamo - ha confidato - ci dia ancora qualche saggio della sua straordinaria intelligenza".

© Copyright (AGI)

PAPA: BERTONE, STASERA L'HO TROVATO MOLTO SERENO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 feb.

Benedetto XVI ha ricevuto questa sera in udienza il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, "come ogni lunedi'". E, ha confidato il porporato in un'intervista a "Porta a porta", "ho trovato il Papa molto sereno".
"Nella maturita' di questo Pontificato - ha detto Bertone - ci lascia ancora un messaggio di speranza, quello che ci ha dato venerdi' scorso al Seminario Romano: l'albero della Chiesa non sta morendo ma si rinnova anche con il dono dello splendido Pontificato di Benedetto XVI". A me personalmente restano, ha poi concluso, "ricordi straordinariamente belli, la dolcezza del tratto, una fiducia che mi ha sempre confermato anche nelle difficolta'".

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Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 00:46
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PAPA: FISICHELLA, PENSO CHE POI LASCERA' ANCHE VATICANO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 feb.

La permanenza nell'ex convento delle claustrali in Vaticano sara' solo un'altra tappa del cammino di Joseph Ratzinger. Lo ha detto a "Porta a porta" monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. "Credo che restera' un po' in Vaticano ma poi andra' in un luogo piu' riservato per una vita di riflessione e preghiera", ha detto il presule che ha escluso - in sintonia col portavoce, padre Federico Lombardi - qualunque possibile influenza di Benedetto XVI sulla scelta del successore. "E' una
persona riservata, che lascia a ciascuno la sua liberta' e la sua responsabilita' personale. Vivra' in profondo silenzio e solitudine".

© Copyright (AGI)

PAPA: LOMBARDI, PROSPETTIVA LUNGAMENTE MATURATA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 feb.

La rinuncia del Papa rappresenta una prospettiva lungamente maturata nella sua coscienza e responsabilita'". Lo ha detto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ospite questa sera a "Porta a porta". Il Papa, ha ricordato Lombardi, ne aveva parlato nel 2010 nell'intervista al giornalista Peter Seewald, precisando che vengono meno le "forze non solo fisiche, in senso piu' ampio della sua personalita'". "E' una persona anziana, sente l'indebolimento naturale che a 86 anni si puo' avvertire davanti a un compito cosi' gravoso".

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Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 13:31
Dal blog di Lella...

PAPA: SORPRENDE DECISIONE IN ANNO DELLA FEDE,CON VISITE AD LIMINA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 feb.

La sua decisione di dimettersi Benedetto XVI potrebbe averla presa in questi ultimi giorni. Il Papa, infatti, aveva concordato le date per le "visite ad limina" dei vescovi italiani, iniziate lo scorso gennaio, innovandone la procedura, cioe' incontrandoli in gruppi e rivolgendo loro solo parole a braccio e non piu' il discorso ufficiale che seguiva le visite individuali. Anzi, la Radio Vaticana aveva fatto sapere che il discorso conclusivo delle visite averbbe coinciso con quello all'Assemblea della Cei del prossimo maggio.
Inoltre, appena qualche giorno fa, il presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella, aveva confermato tutti gli impegni del Papa in occasione dell'Anno della Fede, comprese le cresime che doveva amministrare in San Pietro - fatto inusuale - e la trasferta a Rio de Janeiro per la Giornata Mondiale della Gioventu'.
Il Papa stesso aveva assicurato la sua presenza a Rio dal 23 al 28 luglio in una recente conversazione con l'arcivescovo Joao Orani Tempesta, che lo aveva poi confermato ai giornalisti. Benedetto XVI aveva anche insisitito sul suo dovere di andare parlando con altri vescovi durante incontri privati. Questo potrebbe portare a immaginare che i sanitari sconsigliassero il viaggio.
Benedetto XVI, forse, non poteva lasciare una Gmg senza il Papa, con i giovani di tutto il mondo che arrivavano a Rio per incontrarlo e non ce lo trovavano. Nelle ultime settimane, tuttavia, c'e' stato un caso molto difficile che potrebbe - ma e' solo un'ipotesi - aver creato grande preoccupazione in Benedetto XVI. A quanto sembra, infatti, la decisione dell'arcivescovo di Los Angeles, monsignor Jose' Gomez, di sollevare il suo predecessore, cardinale Roger Mahoney, da ogni responsabilita' e cerimonia pubblica a seguito di quanto emerso sull'insabbiamento di centinaia di casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti della diocesi, avrebbe provocato grandi proteste da parte di altri cardinali. Di queste proteste forse lo stesso decano Angelo Sodano si sarebbe fatto portavoce presso Benedetto XVI. Infatti il Codice di Diritto Canonico stabilisce che un cardinale possa essere punito solo dal Papa, il quale pero' - secondo quanto confermato dal portavoce della Santa sede padre Federico Lombardi - era informato della decisione di monsignor Gomez. Dunque il malumore dei cardinali verso la decisione di un semplice arcivescovo di sollevare uno di loro potrebbe aver assunto un significato molto grave.

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PAPA: PAPABILI ITALIANI (SCOLA) MA ANCHE STATUNITENSI (O'MALLEY)

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 feb.

E' gia' iniziato il "toto Papa". Il candidato che viene piu' accreditato dai giornalisti e' l'arcivescovo di Milano Angelo Scola, considerato molto vicino a Papa Ratzinger che lo ha recentemente spostato da Venezia alla sede di Milano, quasi un percorre a tappe verso Roma. In realta', pero', la Chiesa italiana ha anche altri possibili papabili, anche se con meno chance: in Curia il segretario di Stato Tarcisio Bertone e il capo del dicastero per il clero, Mauro Piacenza, nelle sedi principali del nostro Paese invece sono considerati papabili il presidente della Cei Angelo Bagnasco e l'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori.
Se - come appare assai piu' probabile - la scelta cadra' invece su uno straniero, giochera' un ruolo importante il fatto che gli Stati Uniti sono l'Episcopato che ha affrontato con piu' decisione lo scandalo pedofilia. In questa ottica il nome piu' forte e' quello del cardinale cappuccino Sean O'Malley, che a Boston ha risollevato una situazione resa assai drammatica non solo dagli abusi ma anche dagli insabbiamenti del suo predecessore Bernard Law.
E' da segnalare che nelle scorse settimane Benedetto XVI ha chiamato a Roma come promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, competente per questi casi, proprio il "braccio destro" di O'Malley, padre Robert Oliver.

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Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 13:38
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LA DECISIONE STORICA

La commozione del Papa dopo il discorso più difficile

Ratzinger meditava l’addio dal viaggio in Messico e a Cuba di un anno fa


ANDREA TORNIELLI

CITTÀ DEL VATICANO

Ha letto con voce flebile e rotta dall’emozione quelle ventidue righe in latino destinate a cambiare la storia della Chiesa. Ha annunciato di volersi dimettere alle otto di sera del prossimo 28 febbraio. Ha ricevuto l’abbraccio del cardinale decano Angelo Sodano.
Poi con passo incerto, in silenzio, ha fatto ritorno nell’appartamento papale, dove rimarrà per altri diciassette giorni. Qui, al riparo da sguardi indiscreti, non ha più retto all’emozione e si è commosso. Le lacrime hanno rigato il suo volto di Papa anziano e stanco. Il volto del primo papa dimissionario dopo sei secoli. Benedetto XVI, 264° successore di Pietro, lascia il pontificato con un annuncio senza precedenti. Una scelta clamorosa, presa in solitudine, «dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio». Una scelta maturata al ritorno dal viaggio del marzo 2012 in Messico e a Cuba. Durante quella trasferta, un successo per l’accoglienza calorosissima, una caduta notturna, simile a quella avvenuta in Val d’Aosta con la frattura del polso, aveva preoccupato l’entourage.
Joseph Ratzinger meditava da diverso tempo la sua scelta. Ne aveva parlato lui stesso nel 2010, rispondendo a una domanda dell’amico giornalista Peter Seewald: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi». Ratzinger aveva vissuto da vicino il calvario del predecessore, minato dalla malattia, e aveva fatto già allora intendere che non avrebbe voluto si ripetesse quell’esperienza. Non avrebbe mai voluto essere «gestito» dall’entourage. Nell’ottobre 2002, ancora cardinale, aveva ricevuto da monsignor Pasquale Macchi una copia della lettera con la quale Paolo VI dava disposizioni ai cardinali in caso di prolungata inabilità, invitandoli a convocare il conclave. «Questa è una cosa molto saggia che ogni Papa dovrebbe fare», aveva commentato Ratzinger. Ma l’ipotesi di Paolo VI riguardava una grave inabilità, il fine regno di Wojtyla una malattia invalidante come il Parkinson. Nulla di tutto questo è invece accaduto a Benedetto XVI, che ha l’artrosi ed è debole di cuore, però è riuscito fino ad oggi a svolgere ogni suo compito. «Il Papa non è depresso e non ci sono malattie», ha ripetuto il portavoce padre Federico Lombardi.
«Non ci sono segni di decadimento» ha ribadito in queste ore il medico papale, Patrizio Polisca, con un riferimento discreto a facoltà dell’intelletto, che rimangono intatte, come ha dimostrato qualche giorno fa la meditazione tenuta a braccio davanti ai seminaristi romani. E allora, che cosa è accaduto? Perché Ratzinger prima di compiere 86 anni è arrivato a questa clamorosa determinazione, sapendo di provocare un terremoto dentro e fuori la Chiesa? «Il fatto di trovarmi all’improvviso di fronte a questo compito immenso - aveva detto nell’intervista a Seewald, parlando dell’elezione - è stato per me un vero shock. La responsabilità, infatti, è enorme... Il pensiero della ghigliottina mi è venuto: ecco, ora cade e ti colpisce».
Il pontificato è stato difficile. È parso una corsa ad ostacoli, una Via Crucis. Attacchi, crisi, scandali, come quello travolgente della pedofilia, che il Papa ha affrontato con una determinazione mai registrata prima. Ma anche tensioni nel governo della Curia, cordate, lotte intestine. Difficoltà e resistenze si sono moltiplicate, alcuni progetti iniziati dal Pontefice si sono arenati, dalla «riforma della riforma» liturgica alla pace con i lefebvriani al dialogo ecumenico. Il caso vatileaks ha portato alla luce una realtà desolante, certamente non riducibile soltanto al tradimento del maggiordomo, come hanno potuto accertare i tre anziani e fidati cardinali ai quali Ratzinger ha commissionato l’inchiesta interna, i cui risultati non sono stati resi noti.
Più volte negli ultimi anni Benedetto XVI è stato costretto a intervenire direttamente per fare da scudo ai suoi collaboratori, quando nella tradizione plurisecolare della Chiesa era sempre accaduto il contrario. Le difficoltà si sono fatte troppo pesanti, e il carico del pontificato non è stato più sopportabile. Due scelte degli ultimi mesi si comprendono meglio dopo l’annuncio a sorpresa di ieri: il mini-concistoro del novembre 2012, con il quale il Papa, nominando cinque nuovi porporati dai vari Continenti, ha «corretto» la precedente creazione cardinalizia, troppo curiale e troppo italiana. E la nomina a vescovo e Prefetto della Casa Pontificia del suo segretario Georg Gänswein, che evidentemente il Papa ha voluto proteggere.
L’annuncio ha colto quasi tutti di sorpresa. Nei giorni scorsi Ratzinger aveva discretamente informato della decisione il cardinale decano Angelo Sodano, ricevuto in udienza venerdì scorso; il Segretario di Stato Tarcisio Bertone e lo stesso don Georg. Non si è consultato con loro, li ha avvertiti di quella determinazione presa «davanti a Dio». Così ieri mattina, nel concistoro per le cause dei santi, davanti ai cardinali attoniti, ha potuto annunciare in latino di essere «pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino». Ha aggiunto di essere «ben consapevole» che il servizio del Papa «deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando». Però ha concluso: «Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato».
Benedetto XVI ha atteso un periodo di relativa calma, dopo la bufera dei vatileaks, e si è dimesso. Un gesto di libertà e di umiltà, che compie chiedendo «perdono per tutti i miei difetti», lasciando a colui che gli succederà sul trono di Pietro un compito non facile. Un gesto che contribuisce in qualche modo a riportare anche il papato a una dimensione di «normalità» episcopale, con un vescovo di Roma emerito che torna a indossare i panni da cardinale e si ritira in un appartamento dentro al Vaticano. Tra quelle mura - non era mai accaduto - ora alloggeranno il nuovo Pontefice e il suo predecessore. L’ultima sorpresa di Ratzinger.

© Copyright La Stampa, 12 febbraio 2013


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 13:41
Dal blog di Lella...

PAPA: VIAN, NON CI SONO PRECEDENTI STORICI PARAGONABILI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 feb.

La rinuncia di Benedetto XVI "non ha precedenti storici paragonabili".
Lo scrive il direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, nel suo editoriale. La decisione, sottolinea l'articolo, "dimostra una lucidita' e un'umilta' che e' innanzi tutto, come ha spiegato una volta, aderenza alla realta', alla terra".
Una scelta, continua l'articolo, "libera e soprattutto fiduciosa nella provvidenza di Dio".
"Una decisione - infine - umanamente e spiritualmente esemplare, nella piena maturita' di un Pontificato che, fin dal suo inizio e per quasi otto anni, giorno per giorno, non ha smesso di stupire e che certo lascera' una traccia profonda nella storia. Quella storia che il Papa legge con fiducia nel segno del futuro di Dio".

© Copyright (AGI)

PAPA: OSSERVATORE ROMANO, DECISIONE PRESA DA MOLTI MESI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 feb.

"La decisione del Pontefice e' stata presa da molti mesi, dopo il viaggio in Messico e a Cuba, in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere, e avendo ripetutamente esaminato la propria coscienza davanti a Dio, a causa dell'avanzare dell'eta'".
Lo scrive il direttore dell'Osservatore Romano, professor Giovanni Maria Vian. "Benedetto XVI - rileva nell'editoriale del quotidiano vaticano - ha spiegato, con la chiarezza a lui propria, che le sue forze "non sono piu' adatte per esercitare in modo adeguato" il compito immane richiesto a chi viene eletto per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo".
"Per questo, e soltanto per questo - ripete il professor Vian - il Romano Pontefice, 'ben consapevole della gravita' di questo atto, con piena liberta' rinuncia al ministero di vescovo di Roma affidatogli il 19 aprile 2005". L'articolo sottolinea poi "le parole che Benedetto XVI ha scelto indicano in modo trasparente il rispetto delle condizioni previste dal diritto canonico per le dimissioni da un incarico che non ha paragoni al mondo per il peso reale e l'importanza spirituale".
"E' risaputo - conclude Vian - che il cardinale Ratzinger non ha in alcun modo cercato l'elezione al Pontificato, una delle piu' rapide nella storia, e che l'ha accettata con la semplicita' propria di chi davvero affida la propria vita a Dio.
Per questo Benedetto XVI non si e' mai sentito solo, in un rapporto autentico e quotidiano con chi amorevolmente governa la vita di ogni essere umano e nella realta' della comunione dei santi, sostenuto dall'amore e dal lavoro dei collaboratori, e sorretto dalla preghiera e dalla simpatia di moltissime persone, credenti e non credenti".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 13:51
Dal blog di Lella...

Intervista a Mons. Georg Ratzinger (Skytg24)

Raffaella : "Skytg24 (impeccabile) ha rilasciato un'intervista. Ecco alcune frasi che ho trascritto":

Il Papa ha preso la sua decisione e non è possibile che torni indietro.
Il Papa si ritirerà all'interno di un convento in Vaticano.
Io resterò in Germania.
Andrò a trovare mio fratello prossimamente.
Andavo tre volte all'anno a Roma ma per ora non ho piani di viaggi.
Da alcuni mesi il Papa stava riflettendo ponendosi questa questione di coscienza
Le forze del Papa stanno diminuendo ed il Papato richiede forza.
Sono sorpreso dalla decisione ma la accetto.
La presenza di mio fratello non influenzerà il lavoro del nuovo Papa.
Forse quest'ultimo potrebbe rivolgersi a mio fratello.
Non so quanto sia stato difficile prendere questa decisione maturata con molta riflessione.
La decisione e' nata nella coscienza del Papa.
A volte mi preoccupo per la salute del Papa che e' anziano ma non sono particolarmente in ansia. C'e' qualcuno che si occupa di lui. Non ha malattie acute.
Il Pontificato e' stato intenso. Importanti i viaggi. Ha creato grandi rapporti in alcuni Paesi.
Ha lavorato per unita' della Chiesa. Ha avviato e approfondito rapporti.
Ci sono state difficolta' come quelle legate al maggiordomo.
Parlare di intrighi in Vaticano e' una favoletta.
Chiamato al Soglio di Pietro. Non ci sono intrighi.
Non credo che pubblichera' altro perche' e' anziano.
Le persone anziane hanno spesso difficolta che vanno considerate.
A mio fratello auguro di poter continuare in tranquillita'.
Spero che prossimo Papa sappia trasmettere la fede e sappia farsi amare da credenti e non credenti.
Spero che prossimo Pontificato duri di piu'.
Avremo Papa da nuovi Continenti. Ci sono cardinali validi magari non conosciuti.
Credo pero' che il prossimo Papa sara' europeo.
Negli ultimi decenni tante novita'.
Un Papa che abdica e' incredibile impensabile prima.
Mio fratello ha lasciato un segno.
Spero che scriverete buoni articoli.
Grazie per avere affrontato il freddo di queste parti.


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 13:57
Dal blog di Lella...

Sole 24 ore, operazione per la sostituzione del pacemaker

(ANSA) - ROMA, 12 FEB - Poco meno di tre mesi fa papa Benedetto XVI e' stato operato al cuore nella clinica Pio XI a Roma per la sostituzione del pacemaker, ''nel riserbo piu' assoluto''. Lo riporta oggi in prima pagina il Sole 24 Ore in un articolo del direttore del quotidiano. ''L'intervento e' andato bene - si legge -, il Papa si e' ripreso regolarmente, non ha mai mancato l'appuntamento con l'Angelus domenicale''.Il professor Chiariello che lo avrebbe operato ''non ha voluto confermare la notizia''.


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 13:59
Da "Vatican Insider"...

12/02/2013

Gli ultimi giorni di Benedetto XVI


Tutto confermato anche se nulla sarà come prima. Ogni sua parola sarà analizzata per capire cosa accadrà dopo il 28 febbraio e al Conclave

ALESSANDRO SPECIALE
CITTÀ DEL VATICANO


Come passerà Benedetto XVI le due settimana di pontificato? Da dietro le Mura Vaticane, il messaggio che arriva è “business as usual”. Il Papa continuerà con la sua agenda come da programma, a cominciare dall'udienza generale di domani, seguita dalla tradizionale processione del Mercoledì delle Ceneri.

Per l'apertura della Quaresima, papa Ratzinger celebrerà nella basilica di San Pietro – e non in Santa Sabina sull'Aventino da tradizione – la messa e quindi imporrà le ceneri sul capo dei penitenti. Rispettata l'agenda anche per quel che riguarda gli incontri dei giorni a venire: giovedì mattina ci sarà il tradizionale botta e risposta con i parroci della Capitale, mentre venerdì è ancora in programma l'udienza con il presidente rumeno Traian Basescu.

La settimana successiva, invece, non prevede impegni perché Benedetto XVI, insieme alla Curia Romana, sarà impegnato negli esercizi spirituali in vista della Pasqua. L'angelus di domenica 24 e l'udienza generale di mercoledì 27 sono, allo stato delle cose, gli ultimi eventi pubblici del papa tedesco prima delle sue dimissioni, alle 8 di sera di sabato 28 febbraio.

Fin qui il programma ufficiale. Ma Benedetto XVI potrebbe avere qualche 'asso nella manica' prima di congedarsi dal soglio di pietra. “Da mesi lavora alla sua enciclica sulla fede, potrebbe essere pubblicata prima delle dimissioni”, nota Edward Pentin, vaticanista del National Catholic Register.

Papa Ratzinger, durante il suo pontificato, ha pubblicato enciclica sulle due virtù teologali di carità e speranza: l'enciclica sulla fede completerebbe il ciclo e il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, aveva assicurato che, come 'compiti delle vacanze' durante il periodo di riposo estivo a Castel Gandolfo, il pontefice si era portato dietro tra l'altro le bozze dell'enciclica sulla fede.

In effetti, sono molti i capitoli lasciati aperti dal papa con l'annuncio delle sue dimissioni. Oltre all'annoso negoziato con i tradizionalisti lefebvriani – una delle grandi scommesse del pontificato di Ratzinger ma che sembrava da mesi arrivato ad un punto morto – il papa lascia a metà l'Anno della Fede. Convocato per rilanciare e ricentrare la Chiesa attorno al messaggio fondamentale del cristianesimo, l'Anno è iniziato lo scorso ottobre e dovrebbe concludersi con una grande celebrazione a Roma il 24 novembre 2013, festa di Cristo Re.

Difficile immaginarsi nuovi annunci ad effetto da parte di Benedetto XVI – ad esempio quello di un nuovo concistoro che lascerebbe un segno ancora più forte sull'imminente conclave. “Il suo stile di governo e la sua stessa decisione di dimettersi va contro questa ipotesi,” fanno notare in Vaticano. Ma ogni parola e discorso di papa Ratzinger nelle settimane a venire sarà letto con particolare attenzione, alla ricerca di un messaggio del pontefice dimissionario alla Chiesa e ai cardinali che sceglieranno il suo successore.


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 19:02
Da "Il Messaggero"...

Dimissioni Papa, i medici del Gemelli: «Cuore stanco ma poteva continuare»

Per lo staff che lo ha in cura la situazione è seria ma non così grave da giustificare un gesto del genere

di Carla Massi


ROMA - Policlinico Gemelli, si celebra la Giornata mondiale del malato. L’aula Brasca è affollata di camici bianchi. E’ quasi mezzogiorno, i lavori del convegno vengono fermati i lavori del convegno per dare la notizia delle dimissioni del Papa. Sgomento generale. Qualcuno è già pensa di avviarsi al pronto soccorso o tornare al reparto. Si pensa ad un malore improvviso. E’ come se la parola dimissioni non arrivasse alle orecchie dei medici. Si interrogano l’un l’altro con gli occhi, scuotono la testa. Preoccupazione. Evidente stupore. Eppure, si capisce dalle mezze frasi che si scambiano tra i banchi dell’aula, quel paziente non sta così male da arrivare a lasciare. Niente ricoveri, solo esami di routine ma mai in ospedale, nessun allarme. Nonostante gli 85 anni.

IL GERIATRA
Pochi minuti dopo l’annuncio arriva la nota dello staff medico del Pontefice: «Non risulta nessuna malattia in corso che influisca su questo tipo di decisione». Come dire che non sono stati i dolori del corpo a farlo decidere. Che le ragioni stanno altrove. Forse in una anziana fragilità che Ratzinger ha voluto comunicare al mondo. «Il ritiro - commenta Roberto Bernabei docente di Geriatria alla Cattolica e presidente di Italia Longeva - può essere letto come un segnale di lucidità e umiltà di fonte ai sintomi chiari dell’invecchiamento e dei limiti che questo comporta. Benedetto XVI appartiene a una delle prime generazioni che sono riuscite ad arrivare a vive così a lungo con incarichi tanto importanti. La sua scelta va rispettata. E’ il riconoscimento netto del limite umano».

Un uomo che, a sorpresa, mostra il peso dei suoi anni e il carico, soprattutto fisico, del suo ruolo. Così, in pochi istanti, da Papa si trasforma in uomo ultraottantenne. Sofferente di fibrillazione atriale (un’aritmia del cuore) Ratzinger è un paziente irrispettoso dei dettami dei medici: rifiuta i farmaci. Non vuole seguire la terapia a base di anticoagulanti. Il suo fisico gli ha, comunque, dato ragione dal momento che i problemi circolatori non hanno mai ostacolato l’attività quotidiana. «Il suo cuore, pur anziano, lo sorregge», assicurano i cardiologi che lo seguono.

LO STAFF
Il suo medico personale, Patrizio Polisca cardiologo rianimatore al policlinico Tor Vergata, lo staff sanitario del Vaticano e il pool di sette rianimatori che a turno si sono sempre alternati accanto a lui. Da parte loro nessuna preoccupazione. E nessun controllo in calendario. Anche quei dolori reumatici che gli bloccano le articolazioni non gli hanno mai fatto rinviare un appuntamento. Proprio per sopportare meglio questi dolori, poco più di un anno fa, il Papa ha accettato di uscire in pubblico con il bastone e di salire sulla pedana mobile per spostarsi nella basilica di San Pietro. «Nelle ultime settimane però - dice il portavoce Vaticano padre Lombardi - è diminuito il suo vigore. E’ normale per persone con età avanzata». Nei mesi scorsi sono circolate voci su una diagnosi di tumore, si è parlato di leucemia. «Leggende metropolitane» tagliano corto i medici del suo staff. Ratzinger non è stato sottoposto ad esami o terapie che possano far ipotizzare la presenza di una malattia neoplastica.

Debolezza, astenia, alcune mattine poca forza anche nel sollevare un libro. La sensazione di non farcela, palesata in diverse occasioni, ora è diventata rinuncia. Ad aprile dell’altr’anno, per il suo compleanno, si è rivolto ai suoi collaboratori: «Non fatemi la festa». La richiesta di silenzio. Ha pranzato in famiglia senza celebrazioni. Il 1 novembre scorso, durante l’Angeleus, si è interrotto: «Scusate, i miei occhi non funzionano». Come un uomo di 85 anni stanco.

Martedì 12 Febbraio 2013


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 19:11
Dal blog di Lella...

UNA RINUNCIA LUNGAMENTE MEDITATA

DI GIUSEPPE RUSCONI

‘CORRIERE DEL TICINO’ DI MARTEDI’ 12 FEBBRAIO 2013

Tutto era calmo in Sala stampa vaticana, perfin sonnacchioso, come in un normale giorno di festa, nel nostro caso per l’84.mo anniversario della stipula dei Patti Lateranensi. Ce ne siamo andati verso le 11.25; saliti sul bus, siamo scesi al Corso e ci siamo incamminati verso la Sala stampa estera. Dal portone vediamo uscire a grandi passi tre colleghi, dagli occhi spiritati.
“Dove andate così sconvolti?” “In Sala stampa vaticana”, grida la collega della ‘Welt’. “Se ci sono appena uscito… che è successo?” “Il Papa ha annunciato le dimissioni!” “Non sarà uno scherzo del lunedì di Carnevale?” “No, no, sta su tutte le agenzie!”. Il trio mi ha inglobato e poi, tutti su di un taxi, verso via della Conciliazione. Quando entriamo in Sala stampa vaticana verso la mezza, è già in buona parte occupata. In un paio di minuti lo è totalmente. Arriva padre Federico Lombardi e ci legge e ci spiega quel che sa, colto anche lui di sorpresa, ma in ogni caso “pieno d’ammirazione” per un gesto “di grande coraggio e onestà”.
Nell’adiacente Piazza San Pietro molti non sanno ancora nulla. Carla e Maria, anziani coniugi piemontesi, invitano a non scherzare, anche se è il periodo. Jarek è un polacco di Cracovia che parla un po’ l’italiano: si rabbuia e se ne va scotendo la testa.
Il sorriso luminoso di Irene, catechista a santa Barbara alle Capannelle, si muta in espressione di stupore e le domande giungono spontanee e per niente banali: “Non ci posso credere! Ma è mai successo prima? E’ un messaggio forte! Ci dobbiamo preoccupare?”
E’ giorno di vacanza dentro le Mura Leonine e anche per i frequentatori dei Palazzi delle Congregazioni (sarebbero i Ministeri). Però nelle viuzze di Borgo c’è sempre qualcuno in giro; e i telefoni funzionano. Anche il mondo vaticano è frastornato. Tuttavia la reazione va molto al di là del primo moto di stupore. Prima di tutto bisogna ricordare che il tema delle eventuali dimissioni non è nuovo in papa Ratzinger.
L’ha elaborato certamente negli anni conclusivi del pontificato di Giovanni Paolo II, quando ha assistito da vicino al lungo calvario fisico del papa polacco. L’ha perfezionato dopo essere divenuto Benedetto XVI, tanto è vero che nel 2010, aveva risposto così alla domanda ad hoc postagli in “Luce del mondo” dal giornalista Peter Seewald: “Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, psicologicamente e mentalmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi”.
Benedetto XVI ha voluto ammettere chiaramente tale sua condizione nella “Declaratio” letta alla fine del Concistoro per tre canonizzazioni: “Il vigore sia del corpo sia dell’animo (…) negli ultimi mesi in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”. Papa Ratzinger, per cultura, educazione, interessi e carattere è sempre stato molto diverso dal suo predecessore, che aveva accettato di continuare ad essere Papa, anche non governando pienamente la Chiesa, ma offrendo al mondo la testimonianza della sua sofferenza. Del resto lo stesso Karol Wojtyla nell’aprile del 1994, ricoverato al Gemelli per un’operazione al femore, aveva detto al chirurgo (secondo le parole dell’allora portavoce Navarro Valls): “Professore, io e Lei abbiamo un’unica scelta: Lei mi deve curare e io devo guarire, perché nella Chiesa non c’è posto per un Papa emerito”. Joseph Ratzinger da anni la pensa diversamente. Il papa bavarese ha una concezione sacrale del servizio cui è stato destinato: ha sempre voluto svolgerlo al cento per cento, nella pienezza delle sue forze. Mai accetterebbe di essere Papa al cinquanta per cento. Tanto più che oggi la Chiesa ha bisogno di un nuovo slancio evangelizzatore. Ha bisogno di un Papa che non sappia soltanto giungere alle menti e ai cuori degli uomini con le frasi semplici e fondamentali di cui Joseph Ratzinger è maestro, ma di un Papa che abbia energie fisiche e mentali adeguate per entusiasmare i popoli e per far fronte all’ondata laicista che minaccia di stravolgere con ritmo accelerato le radici cristiane e umane non solo dell’Occidente.
E’ opinione diffusa qui in Vaticano che sulla decisione annunciata oggi da Joseph Ratzinger abbiano influito sia il suo progressivo indebolimento fisico e mentale che la necessità impellente di contrastare con forza ed efficacia proprio l’avanzata mondiale, foraggiata dalla potenza del denaro, delle lobby relativiste e nichiliste. Il gesto di Benedetto XVI è giudicato da molti come coraggioso, da tutti di grande onestà intellettuale.
Trova scarso credito la tesi, oggettivamente difficile da credere, che Papa Ratzinger si sia ritirato perché si ritiene sconfitto nelle sue grandi battaglia per la vita e la famiglia. Non è da lui, per chi lo conosce anche un minimo. Poco credito anche per la tesi che abbiano influito significativamente sulla decisione le questioni dello scandalo degli abusi sessuali e delle fughe di notizie conosciute come Vatileaks. Papa Ratzinger da cardinale prefetto di “Propaganda fide”, ha vissuto, da osservatore, per più di 23 anni la vita curiale e in quel lungo periodo ha imparato a conoscerne vizi e virtù: Vatileaks l’ha certo addolorato (soprattutto per l’infedeltà del maggiordomo), ma non certo sorpreso.
Lo stupore dentro le Mura è derivato sostanzialmente dai tempi scelti per l’annuncio, non in sé dai contenuti. Dato che la decisione è stata lungamente meditata, appaiono sotto nuova luce anche la nomina del segretario personale Gaenswein a prefetto della Casa pontificia e soprattutto la creazione a fine novembre di sei nuovi cardinali, tra i quali l’apprezzatissimo patriarca maronita libanese Béchara Rai e il cinquantacinquenne filippino Luis Antonio Tagle. In un batter d’occhio già sono spuntate liste di papabili, con indicazioni di presunti ‘favoriti’. Non siamo però al gioco del Lotto e quindi consiglieremmo prudenza.

© Copyright Il Corriere del Ticino, 12 febbraio 2013


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 19:17
Dal "Corriere.it"...

I MOTIVI DELLA STORICA DECISIONE DEL PONTEFICE

Dimissioni del Papa: «Non per malattie»
Padre Lombardi: «È per l'invecchiamento»


Ma conferma l'operazione per ricaricare il pacemaker

Il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi
Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, incontrando i giornalisti, torna sull'argomento stato di salute del Pontefice. Nel tentativo di spiegare le dimissioni, evento che ha destato un attenzione mondiale : «Ribadisco quanto detto: non ci sono malattie specifiche, si tratta dell'indebolirsi, dell'invecchiamento come il Papa ha detto chiaramente. Qualcuno (Il Sole 24ore ndr) ha parlato di un intervento al cuore, di un pacemaker nei tempi passati: l'informazione è corretta, c'è stata una sostituzione di routine, delle batterie, già c'era da tempo ma non è un intervento rilevante. Rimane quello che abbiamo detto, non c'è alcun peso di malattie nelle decisioni».
ULTIMA UDIENZA - L'udienza di mercoledì 27 febbraio, il giorno prima le dimissioni annunciate del Papa, sarà l'ultima udienza generale e, «per quello che capisco, ci si sta organizzando per farla in piazza San Pietro in modo che ci sia spazio e modo della partecipazione più ampia e sia, in qualche modo, di saluto al Santo Padre» ha spiegato ancora Lombardi.

PERCHÉ ALLE 20 - Il Papa lascerà alle 20 del 28 febbario perché a «quel'ora finisce la sua nomale giornata operativa» ha spiegato Padre Lombardi. Nella scelta, quindi, «nessun motivo» né «giuridico o operativo», ma soltanto il «normale terminare della giornata di lavoro del Santo Padre».

L'ANELLO PAPALE - Che fine farà l'anello del Papa? Sarà «terminato», probabilmente «spezzato» dopo il 28 febbraio. Lo ha detto padre Lombardi, spiegando però che si tratta di «situazioni inedite» e che per questo le norme sono studiate in queste ore dagli esperti. Ma gli «oggetti connessi strettamente con il ministero Petrino, dovranno essere terminati».

CONCLAVE - Benedetto XVI «non avrà influenza» sul conclave incaricato di eleggere il suo successore ha aggiunto il portavoce della Santa Sede, precisando che «i cardinali saranno autonomi nelle loro decisioni».

Redazione Online
12 febbraio 2013


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 22:34
Dal blog di Lella...

Nuovo briefing di padre Lombardi: il Papa non ha rinunciato perché malato

Il Papa sta bene è molto sereno, non ha rinunciato perché malato, ma solo per la fragilità dovuta all’invecchiamento: lo ha ribadito padre Federico Lombardi, nell’odierno briefing con i giornalisti il giorno dopo la rinuncia del Pontefice. Benedetto XVI ha subito recentemente un intervento assolutamente di routine per la sostituzione della batteria al pacemaker, ma questo non ha alcun peso nella sua decisione. Confermato tutto il calendario degli appuntamenti fino al 28 febbraio, ultimo giorno del pontificato di Benedetto XVI, con gli incontri con i vescovi italiani in visita ad limina, con i presidenti di Romania e Guatemala, gli Angelus e le udienze generali, l'ultima delle quali, il 27 febbraio dovrebbe svolgersi in Piazza San Pietro in previsione di un buon afflusso di fedeli. Non ci sarà l’Enciclica sulla fede.

Il direttore della Sala Stampa ha invitato a prestare attenzione a cosa il Papa dirà nei prossimi giorni, a partire da domani sia all’udienza generale, sia alla celebrazione delle Ceneri in San Pietro.

Padre Lombardi, ha anche spiegato - come detto ieri dall'Osservatore Romano - che il viaggio a Cuba e Messico, a causa della fatica, ha costituito per Benedetto XVI una tappa di maturazione verso la rinuncia al ministero, ma non già una decisione definitiva in tal senso.

Ai giornalisti non è stato fornito alcun dettaglio su come si chiamerà o vestirà il Pontefice una volta rientrato in Vaticano, dopo la permanenza a Castel Gandolfo: si tratta di questioni ancora da definire. Il Papa cesserà, come detto, nelle sue funzioni alle ore 20.00, ovvero quando ordinariamente il Papa termina la sua attività prima di ritirarsi in preghiera, e poi riposare: sarà un'ultima giornata da pontefice vissuta in modo ordinario.

Padre Lombardi ha ringraziato i giornalisti per il lavoro svolto, per i tanti commenti molto rispettosi e riflessivi che hanno colto il coraggio e l'umiltà , il suo senso di responsabilità, di lucidità di questa decisione storica e hanno dato un senso di partecipazione e comprensione del modo in cui il Papa viva questa decisione, presa in coscienza davanti a Dio, e proprio per questo è sereno.

Il portavoce vaticano ha poi tenuto a precisare che il cardinale Dziwisz non ha voluto fare alcun paragone tra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, come riferito da alcuni media e ha fornito un testo con le reali dichiarazioni dell'arcivescovo di Cracovia in cui esprime il suo amore e la sua stima per Papa Ratzinger.

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 22:41
Da "Korazym"...

Benedetto XVI, la profezia dell'umiltà e del pudore

Scritto da Angela Ambrogetti
Lunedì 11 Febbraio 2013 19:21

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Ci vuole un grande coraggio a riscoprire il senso del limite. E ci vuole umiltà. La notizia che lunedì 11 febbraio 2013 si è diffusa con la velocità del fulmine, le dimissioni del Papa, è sembrata a molti uno scherzo. Telefoni che squillano, e mail, sms, chat impazzite. Benedetto XVI si dimette dal 28 febbraio alle 20.00. Pazzesco, inaudito. Eppure no, era molto più prevedibile di quanto si potesse immaginare. Non abbiamo saputo leggere i segni, a cominciare da quando, ancora Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, aveva detto che Papa Giovanni Paolo II avrebbe fatto bene a dimettersi negli ultimi mesi della sua vita. Lo avevamo dimenticato. Poi a novembre del 2010 esce un libro intervista di Benedetto XVI “ Luce del Mondo”. Ci sono tanti temi, compreso quello delle dimissioni. Ma in modo chiarissimo. Non per paura, o davanti alle difficoltà , “davanti ai lupi” come aveva detto all’inizio del Pontificato. “Quando il pericolo è grande non si può scappare. Ecco perchè questo sicuramente non è il momento di dimettersi” diceva il Papa nell’estate del 2010.
Lo scandalo degli abusi sessuali del clero era al suo massimo livello di mediaticità, nella Chiesa si sentivano strani scricchioliii. No, non si poteva lasciare. E poi le vicende dei lefbreviani, e quella difficile attuazione del Concilio che , dopo anni di entusiasmi, aveva portato a profondi ripensamenti. C’è anche chi racconta che negli anni il teologo Joseph Ratzinger avesse perso non dico la fede ma la speranza. Era stato Luigi Giussani a ridargli la gioia della vita nella Chiesa. Ratzinger il Pessimista? Per certi aspetti forse si, o meglio Ratznger il realista che sa che oggi il compito di un Papa è riportare Dio al centro della storia, nel cuore dell’ uomo. Tanto realista da comprendere di non potercela fare. Una serena presa di coscienza. Georg Ratzinger, il fratello sacerdote più grande, dice che lo sapeva da mesi. La salute che non permetteva viaggi lunghi, la difficoltà a camminare per l’ artrosi all’anca, i problemi di circolazione, e forse altro che non sappiamo. Certo è che Benedetto XVI non vuole che gli ultimi giorni della sua vita siano gettati in pasta alle tv. Come fu per Giovanni Paolo II. E negli ultimi mesi, questo si , si vedeva, stava mettendo a posto tutte le cose. Le nomine, il concistoro, le decisioni di governo lasciavano pensare alla preparazione alla fine del pontificato. Ma nel modo consueto e naturale. Niente di inatteso del resto per un uomo di quasi 86 anni.
Invece no. Il Papa che alcuni volevano conservatore e clericale ha compiuto il più moderno e laico dei gesti. Un gesto che insegna alla modernità il senso del limite. “ Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi.” Lo diceva nel 2010, lo ha fatto un paio di anni dopo, e forse lo avrebbe fatto anche prima se non ci fosse stato da sistemare anche la triste vicenda del tradimento del suo assistente di camera. Chiusa anche questa vicenda sul soglio di Pietro, deve aver pensato Ratzinger, serve un uomo più giovane e forte, che possa mettere in atto quella riforma del ministero petrino e della Curia stessa che Benedetto XVI non ha la forza di concludere per ovvi motivi di salute e di età. Non vuole, Benedetto XVI che si governi a suo nome. Magari ha anche avuto paura di diventare un povero vecchio manovrato da altri. Del resto se il diritto canonico prevede le dimissioni del pontefice un motivo ci sarà. E oggi il martirio dell’umiltà, del nascondimento, la dimensione di Nazaret sono forse i più diffcili da capire in un società che immagina solo l’efficenza e la esposizione mediatica. Il Papa non è un superstar aveva detto in un discorso alla Curia all’inizio del Pontificato, non è un vip, un mito, ma è un servo dei servi. E servire a volte significa anche rinunciare.
Si, siamo tutti ancora storditi da questa decisione. Ma del resto lo saremmo stati ancora di più se Benedetto XVI fosse morto all’improvviso. E anzi ora abbiamo la consolazione di pensare che ancora, potremmo avere i suoi scritti. No sappiamo come saranno i prossimi mesi. E anche la solita rincorsa ai papabili oggi ha poco senso. Se valeva un certo identikit immaginando la fine consueta di un pontificato, oggi si deve immaginare un identikit diverso. Perchè il prossimo Papa governerà sapendo che a pochi metri dal Palazzo Apostolico il teologo Ratzinger, vescovo emerito di Roma, prega per lui e la Chiesa, ma è anche disponibile ad ascoltarlo.


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 22:44
Dal blog di Lella...

Ratzinger l'innovatore incompreso

di Lucetta Scaraffia

Chi non ha mai capito la portata innovativa della figura e del pontificato di Joseph Ratzinger, e ha continuato a vederlo e a interpretare le sue parole e le sue azioni come prova di conservatorismo e rifiuto del nuovo, è stato smentito clamorosamente dalle sue improvvise e impreviste dimissioni, una innovazione assoluta. Oltre che uno straordinario gesto di umiltà e di amore per la Chiesa.
Perché Joseph Ratzinger è stato per molti versi nuovo: non c’era mai stato, almeno negli ultimi secoli, un Papa che fosse anche un grande intellettuale, capace di offrire interpretazioni nuove del momento storico che la Chiesa attraversava e proporre coraggiose vie di intervento per i cattolici.
Il suo pontificato infatti è stato caratterizzato innanzi tutto da un grande e profondo lavoro intellettuale di comprensione del presente e di ricerca di nuove vie per rendere attuale il messaggio evangelico: non solo, infatti, i suoi tre libri dedicati a Gesù costituiscono una sintesi fra fede e ragione che permette un incontro con Gesù coerente e accettabile alla cultura del presente, ma molti dei suoi discorsi e delle sue catechesi gettano una luce nuova sulla situazione attuale densa di significati e ricca di proposte di intervento.
Senza capire davvero cosa agita il mondo contemporaneo è difficile muoversi in qualsiasi direzione: è questo in sostanza il motivo della sua continua denuncia delle varie forme di relativismo, dell’appello ad accompagnare sempre la fede
con la ragione per non venire cancellati dalla tendenza scientista in atto.
Una costante volontà di capire che non ha escluso sorprese, come quando, davanti al parlamento tedesco, ha elogiato le opinioni e le azioni di molti non credenti, che su certi temi sentiva più in sintonia di quelle dei cattolici.
A cominciare dalla scelta del nome, Benedetto, non si è stancato di segnalare come priorità la nuova evangelizzazione dell’Europa, di un continente che sta dimenticando le sue radici cristiane. La necessità di avviare un nuovo processo di evangelizzazione è stata infatti considerata da Ratzinger la priorità del suo pontificato, insieme con la purificazione della Chiesa, condizione più che mai
indispensabile per ridare credibilità al messaggio cristiano. E proprio il tema della purificazione – da lui enunciato come programma già prima di essere eletto – ha costituito il macigno che ha reso così pesante la sua azione di pontefice. Benedetto XVI ha dovuto pagare gli errori di altri portando sulle sue spalle il peso dello scandalo della pedofilia, da lui affrontato sempre con coraggio e verità già da Prefetto della Congregazione della Fede.
Con il medesimo coraggio e ansia di verità ha continuato a denunciare, nei discorsi alla Curia, i velenosi effetti delle lotte intestine per il potere e il denaro. Questo è stato senza dubbio il tema più spinoso e insidioso che ha dovuto affrontare: e proprio questo tema lascia come esigente eredità al suo successore.
Con il suo stile mite e dolce, scevro da ogni carisma superficialmente inteso, ha saputo parlare alle folle e scaldare i cuori, rinnovando la fede e l’entusiasmo di giovani e donne, anziani e sacerdoti.
Con uno stile personalissimo, che è stato apprezzato e riconosciuto da tutti.
Non c’è dubbio però che il significato più forte del suo pontificato sta proprio in quest’ultimo gesto, una decisione che rivela fino in fondo la sua straordinaria statura spirituale. E, soprattutto, la sua fiducia in Dio, nelle cui mani ha rimesso il destino della Chiesa. La sua fiducia che lo Spirito Santo saprà farsi sentire – come è stato finora nei conclavi dell’ultimo secolo – spiazzando cordate e alleanze, e portando i cardinali a scegliere sempre il migliore, l’uomo adatto a quel momento storico.
Così, anche se l’inaspettata decisione di Benedetto XVI sembra lasciare i cattolici che molto lo amano nella tristezza e un po’ anche nell’abbandono, si può guardare insieme a lui con speranza e fiducia a ciò che Dio riserva nel futuro della Chiesa.

© Copyright Il Messaggero, 12 febbraio 2013


Paparatzifan
00martedì 12 febbraio 2013 22:46
Dal blog di Lella...

Padre Lombardi: anello del papa sara' terminato

Confermato l'intervento al cuore: 'Operazione di routine per la sostituzione delle batterie del pacemaker'

Che fine farà l'anello del Papa? Sarà "terminato", probabilmente "spezzato" dopo il 28 febbraio. Lo ha detto padre Lombardi, spiegando però che si tratta di "situazioni inedite" e che per questo le norme sono studiate in queste ore dagli esperti. Ma gli "oggetti connessi strettamente con il ministero Petrino, dovranno essere terminati".
"Il papa - specifica Lombardi - manterrà tutti i suoi impegni fino al 28 febbraio, ricordando che il 27 sarà in programma l'ultima udienza generale, "che pensiamo di far svolgere in piazza San Pietro, visto che verrà tanta gente". Non sono previste altri eventi speciali, ma la messa delle Ceneri sarà l'ultima grande celebrazione alla quale parteciperanno tanti cardinali.
Lombardi ha anche confermato che Benedetto XVI ha recentemente subito un intervento per la sostituzione delle batterie al pacemaker "che aveva da lungo tempo". "Comunque - ha specificato - non si è trattato di un intervento rilevante, anzi assolutamente normale e di routine", e "non ha avuto nessun peso nella sua decisione". "Il motivo - ha aggiunto Lombardi in un briefing con la stampa - è quello che ha detto il Papa, cioé la percezione delle forze che diminuiscono con l'avanzare dell'età". Il portavoce vaticano ha ribadito che "non ci sono malattie specifiche". Benedetto XVI, ha spiegato padre Lombardi, aveva il pacemaker al cuore da prima del pontificato, da quando era cardinale. Il recente intervento, di cui ha dato notizia stamane il Sole 24 Ore, è avvenuto tre mesi fa nella clinica Pio XI, sull'Aurelia. "Si è trattato di un'operazione assolutamente di routine - ha ribadito Lombardi -, il pacemaker c'era già, ci sono a volte delle sostituzioni, delle messe a punto. E non ha nulla a che fare con la decisione del Santo Padre".
Il Papa vivrà nel convento in Vaticano dove ora sono le suore di clausura, ma chiaramente non vivrà con le suore. L'edificio in corso di restauro è piccolino. Benedetto XVI lascerà alle ore 20 del 28 febbraio? "Perché a quel'ora finisce la sua nomale giornata operativa". Nella scelta, quindi, "nessun motivo" né "giuridico o operativo", ma soltanto il "normale terminare della giornata di lavoro del Santo Padre". Il Papa non è un cardinale, è il capo del collegio cardinalizio. Ma certamente non è previsto che Benedetto XVI partecipi al conclave, di fatto è un atto fondamentale per cui esiste il collegio cardinalizio. Sarà interessante vedere come ci rivolgeremo a lui, come verrà chiamato. Difficilmente lo chiameremo cardinale. Magari vescovo emerito di Roma.."
L'enciclica sulla fede "non sarà pubblicata entro la fine del mese, non era in uno stato tale da poter essere resa pubblica". Lo ha detto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Rimane un documento atteso ma che non avremo nel modo in cui lo attendevamo", forse lo conosceremo in un altro modo.

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Paparatzifan
00mercoledì 13 febbraio 2013 00:22
Dal blog di Lella...

E' il nostro Papa

Il portavoce vaticano: confermati tutti gli impegni fino al 28 febbraio. ''Grande realismo'' anche sul dopo. Esclusa la pubblicazione di un'enciclica

Papa Benedetto XVI ha “confermato tutti gli impegni” fino al 28 febbraio, data in cui lui stesso ha deciso di porre fine al suo pontificato. Ad assicurarlo ai giornalisti è stato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, durante il briefing di oggi in Vaticano.
“Fino al 28 febbraio Benedetto XVI è il nostro Papa”, ha affermato padre Lombardi, informando che sono confermate anche le visite “ad limina” in calendario fino a quella data, le visite dei presidenti già in programma (come quelli della Romania e del Guatemala), e l’incontro con un gruppo di vescovi italiani. Come di consueto, inoltre, nella settimana degli esercizi spirituali sono sospesi tutti gli impegni del Pontefice. L’unica novità, annunciata nel bollettino odierno della sala stampa vaticana, è la cerimonia di domani per le Ceneri, spostata nella basilica di San Pietro in luogo della “classica” stazione quaresimale all’Aventino. “È l’ultima grande celebrazione in San Pietro del Santo Padre”, ha commentato il portavoce vaticano, spiegando che lo spostamento è dovuto al fatto che “nella basilica vaticana c’è molto più spazio, visto che si stima che saranno molti i fedeli che verranno, cui si uniranno anche in gran parte i cardinali e i vescovi presenti ieri al Concistoro”.

L’incontro con i sacerdoti e l’ultima udienza. Altro tradizionale e importante impegno del Santo Padre, in questi giorni, è l’incontro di giovedì mattina con il Clero romano, che verrà trasmesso in diretta: una “conversazione” in cui, come al solito, il Papa parlerà “in modo libero e spontaneo, non leggerà un discorso”. Benedetto XVI, ha reso noto padre Lombardi, “parlerà con degli appunti preparati sulla sua esperienza al Concilio Vaticano II, argomento di cui non ha parlato molto in questi mesi, nonostante le molte richieste”. Poi ci sono gli Angelus della domenica, con la prevedibile presenza di “molta folla” e le “brevi parole” che il Papa pronuncerà al termine della settimana degli esercizi spirituali. Infine, l’udienza generale del 27 febbraio, “l’ultima udienza generale” di Benedetto, in vista della quale - ha annunciato il portavoce vaticano - “ci si sta attrezzando per farla in piazza, per una partecipazione più ampia, di saluto al Santo Padre”. A questo proposito, padre Lombardi ha precisato che “non si sta organizzando chissà quale evento speciale di saluto al Papa: si approfitta piuttosto degli avvenimenti già previsti in calendario, senza inventarne di nuovi, per manifestare la vicinanza, la gratitudine e il saluto al Santo Padre”.

Grande realismo. “Il Papa è una persona di grande realismo e conosce molto bene quali sono i problemi e le difficoltà della Curia e della Chiesa nel mondo di oggi”. Lo ha ribadito padre Lombardi, ribadendo che il “messaggio” che viene dalla decisione della rinuncia annunciata ieri è di “umiltà, coraggio, saggezza nel valutare la sua posizione di fronte a Dio”. Una lezione, questa, dalla quale “ognuno può trovare una saggia indicazione per la sua vita, per riflettere bene su cosa è in condizione di fare e cosa fa. È qualcosa di saggio e di molto importante”. Benedetto XVI, secondo il portavoce vaticano, “vede il mondo con grande ampiezza. Certamente ci può essere il problema dell’adeguatezza degli strumenti di governo ai fini da raggiungere, ma è un problema di tutti far funzionare al meglio le nostre istituzioni affinché meglio rispondano alle sfide e ai nostri compiti”. Quello di padre Lombardi è, dunque, un invito a non operare “restringimenti o particolarizzazioni di problemi a fini ampi, a un problema particolare di funzionamento di un’istituzione, di ‘vatileaks’ o di difficoltà operative”. Il Papa, in altre parole, si è posto il problema delle “grandi responsabilità del governo della Chiesa nel suo insieme. Che poi si possano avere problemi particolari non è determinante, bensì fuorviante rispetto al significato storico di questa decisione”.

Tappa di discernimento. Sempre a proposito dei motivi che hanno dato origine alla rinuncia di ieri, padre Lombardi ha precisato che il fatto che la decisione sia stata presa da Benedetto XVI dopo il viaggio in Messico e a Cuba - come riferisce “L’Osservatore Romano” di ieri - “può definirsi un’informazione fondata, ma da inserire in un cammino, non va concentrata troppo l’attenzione su un momento particolare”. Dopo quello che è stato l’ultimo viaggio intercontinentale di Benedetto XVI, infatti, ci sono stati altri “eventi”, e soprattutto per padre Lombardi “è cresciuta negli ultimi anni e negli ultimi mesi la sensazione d’indebolimento, che poi hanno portato alla decisione di lasciare”. Il viaggio in Messico e a Cuba, quindi, come “tappa del suo discernimento, occasione in cui il Papa si è reso conto che, in futuro, verosimilmente non sarebbe più stato in grado di portare avanti un impegno come quello”. Il Papa, poi, ha messo in calendario il viaggio in Libano, ma “non ne ha messo in calendario altri”, pensando che “è normale che il Papa sia presente, ma non è detto che sia lui”.

La Gmg “ha senso” con il Papa. “Benedetto XVI è convinto che la Giornata mondiale della gioventù ha senso con il Papa presente, proprio perché è l’incontro della gioventù mondiale con il Papa”. Lo ha ribadito padre Lombardi, che rispondendo alle domande dei giornalisti, ha aggiunto: “Per questo motivo, il Papa non ha dubitato neppure per un minuto di andare alla Gmg di Colonia, subito dopo l’inizio del suo pontificato, anche se non l’aveva indetta lui. Testimoniando, in questo modo, che il Papa va alla Gmg, indipendentemente da quello che farà il successore, il quale avrà la libertà e l’autorità per decidere”. “Credo sia normale supporre che se c’è una Gmg, allora c’è anche la presenza del Papa”, ha osservato il portavoce vaticano, ricordando che “quando a Benedetto XVI è stato chiesto dagli organizzatori se potevano contare sulla sua presenza, ovviamente ha confermato che ci sarebbe stato il Papa. Però non ha giurato che sarebbe stato lui. Può aver detto a qualcuno: se non ci sarò io, ci sarà il mio successore”. Da qui a luglio, ha chiosato comunque padre Lombardi, “c’è tutto il tempo” per organizzarsi.

Come il Papa “vive il dopo”? Ha risposto anche a questa domanda, padre Lombardi, nel corso del briefing. Visto che la decisione di Benedetto XVI è stata “libera e serena”, ha ribadito padre Lombardi, quella che fa seguito alla rinuncia è una condizione inedita “che può richiedere anche da parte sua un tempo di tranquillità, di riflessione e di adattamento alla sua nuova situazione”. Quanto alla scelta della nuova abitazione, il portavoce ha ribadito che “è una decisione sua, nessuno impone al Papa dove deve vivere”. Del resto, “il Papa conosce molto bene il Vaticano, va tutti i giorni a passeggiare, a dire il Rosario, conosce perfettamente i luoghi”. Così, sono ora in corso i lavori di restauro del monastero di clausura sul colle vaticano, dal quale “l’ultimo gruppo di suore - ha riferito padre Lombardi - se n’è andato via a novembre, e poi sono cominciati i lavori”. Tra le curiosità espresse dai giornalisti: perché l’indicazione delle ore 20.00 come “termine ultimo” del 28 febbraio, data scelta dal Papa per la fine del suo ministero di successore di Pietro? “Perché la normale giornata operativa del Santo Padre - ha risposto padre Lombardi - si conclude a quell’ora. Il 28 febbraio, vissuto in modo normale e ordinario, è l’ultimo giorno del pontificato”. Quanto al trasferimento a Castel Gandolfo, è anche possibile che avvenga nel pomeriggio del 28, ma ancora non ci sono indicazioni.

Niente enciclica. “L’attesa, nuova enciclica del Papa, di cui tante volte abbiamo parlato e che aspettavamo non arriverà a essere pubblicata entro fine mese”. Nell’annunciarlo alla stampa, padre Lombardi ha fatto notare che, visto che il 28 febbraio è l’ultimo giorno del pontificato di Benedetto XVI, “questo documento atteso, a quanto mi risulta, non è giunto a un punto di preparazione tale da consentire, in un tempo così breve, di poter essere messo a punto definitivamente”. Rimane, comunque, un “documento atteso”, che magari - ha ipotizzato padre Lombardi - potrà essere pubblicato in futuro sotto un’altra forma. Sotto forma di un’enciclica, invece, “non possiamo aspettarcela entro fine febbraio”.

Pacemaker “sostituzione di routine”. “Una sostituzione di routine” delle “batterie” del Papa, non “un intervento specifico”. Così padre Lombardi ha definito la notizia - data dal “Sole 24 Ore” di oggi - dell’intervento per la sostituzione di un pacemaker - che “il Papa aveva già da tempo”, ha precisato il portavoce vaticano - a cui Benedetto XVI si è sottoposto poco meno di tre mesi fa nella clinica Pio XI di via Aurelia. Nel confermare la notizia ai giornalisti, il portavoce vaticano ha tenuto a precisare che “non si tratta assolutamente di nessun intervento rilevante di nessun genere”, e che “questo non ha avuto nessun peso sulla sua decisione” di rinunciare al suo ministero pastorale”. Un intervento, dunque, “di routine e di messa a punto, che non ha nulla a che fare con la decisione del Santo Padre. Non è rilevante e significativo, è un’indiscrezione” su un’operazione che si è svolta “nel riserbo più assoluto”.

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Paparatzifan
00mercoledì 13 febbraio 2013 08:18
Dal blog di Lella...

L'UMILTÀ DI BENEDETTO XVI CHE SCUOTE IL MONDO

Salvatore Mazza

​Ha usato il latino. La voce ferma. Seduto, con il foglio del discorso saldo nelle mani. Che, ieri, al termine del Concistoro pubblico per la canonizzazione dei martiri di Otranto, di Laura di Santa Caterina da Siena Montoya y Upegui e di Maria Guadalupe García Zavala non è stato quello che ci si aspettava: «Rinuncio al ministero di vescovo di Roma».
Parole mai udite, in questo modo, dentro le mura vaticane. Ascoltate «con senso di smarrimento», e che hanno colto tutti di sorpresa, «quasi del tutto increduli» come dirà alla fine - a nome dei presenti, ma nei fatti interpretando il pensiero di tutta la Chiesa - il cardinale Angelo Sodano, decano del Sacro Collegio. Il pontificato di Benedetto XVI terminerà il prossimo 28 febbraio del 2013, alle ore 20. Dopo di che avrà inizio il regime in sede vacante, con la decadenza di tutti i capi dicastero, e inizieranno i preparativi per il Conclave chiamato ad eleggere il successore di papa Ratzinger. Il quale, ovviamente, non vi prenderà parte, e assisterà a tutto questo dalla residenza di Castel Gandolfo; si tratterrà fino a quando saranno conclusi i lavori di ristrutturazione del piccolo monastero Mater Ecclesiae, nel cuore del Vaticano, dove si ritirerà definitivamente.
Una decisione che era nell’aria, e che lo stesso Pontefice aveva in varie occasioni, già da cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede e poi ancora come vescovo di Roma, inquadrato in un quadro "possibile", ma non per questo attesa. E che nel momento in cui è arrivata, come detto, ha lasciato tutti senza parole. «Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa». È stato questo l’esordio del discorso di Benedetto XVI a conclusione del Concistoro per la canonizzazione di beati in programma ieri mattina, occasione scelta non a caso - considerata la solennità della cerimonia e la presenza di molti cardinali - per dare l’annuncio della sua rinuncia al ministero di vescovo di Roma.
«Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio – ha proseguito, parlando in latino – sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando.
Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di vescovo di Roma, successore di San Pietro, a me affidato per mano dei cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20.00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice».
Parole ponderate una per una, in rispetto a quanto previsto dal Codice di Diritto Canonico - come spiegato dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi (vedi articolo a pagina 2), per sgombrare ogni ombra su possibili congetture circa le motivazioni di questo gesto inedito. E infine la richiesta di pregare per lui, la richiesta di «perdono per tutti i miei difetti», e una promessa: «Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio». Cosa di cui, invero, nessuno dubita: «Certo – ha detto Sodano – le stelle nel cielo continuano sempre a brillare, e così brillerà sempre in mezzo a noi la stella del suo pontificato». Anche su questo, nessun dubbio.

© Copyright Avvenire, 12 febbraio 2013


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