Notizie dal B16F

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Paparatzifan
00sabato 20 ottobre 2012 13:42
Dal blog di Lella...

PAPA: DOMANI FARA' SANTI DUE MARTITI, UNA SQUAW E PADRE PIAMARTA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 20 ott.

Padre Giacomo Berthieu era un gesuita innamorato di Dio e del popolo malgascio: venne ucciso per la sua fede nel 1896, in un piccolo villaggio del Madagascar. Lo stesso destino toccato due secoli prima, nel 1672, a Pietro Calungsod, laico catechista, originario delle Filippine e morto martire a 18 anni nell'Arcipelago delle Marianne. Domani saranno entrambi canonizzati da Benedetto XVI in piazza San Pietro, insieme a Caterina Tekakwitha, una giovane squaw, cioe' un'indiana d'America. Di padre irochese e di madre cristiana algonchina - una coppia mista nella prima era del colonialismo occidentale in America del Nord - la ragazza era nata nel 1656 nella localita' oggi statunitense di Auriesville, ed e' morta in Canada a soli 24 anni: il suo nome spicca nell'elenco che raggruppa le sette figure di "testimoni" che il Papa ha deciso di proporre alla venerazione della Chiesa all'inizio dell'Anno della Fede. Davanti ai 262 vescovi di tutto il mondo riuniti in Vaticano per il Sinodo, diventera' cosi' la prima santa pellerossa della storia.
Nella stessa cerimonia sara' elevata dal Papa alla gloria piu' alta anche la religiosa spagnola Maria Carmen Salles y Barangueras: nata a Burgos nel 1892. Mori' nel 1911 dopo aver operato - direttamente o attraverso le sue discepole - per l'autentica promozione umana e spirituale delle donne in tutti i 5 Continenti.
Davanti alla realta' delle prostitute e delle detenute, nacque in lei l'idea che per salvare le giovani da questi sventurati destini avrebbe dovuto prepararle sin dal principio, come dal principio era era stata preservata dal peccato Maria Immacolata. Cosi' diede vita alle suore concezioniste missionarie dell'insegnamento, la cui vocazione e' contribuire a realizzare quel sogno di donna che Dio aveva nel preparare Maria, e cioe', in concreto, aiutare le ragazze a crescere nel mondo, nella societa', nel lavoro e nella famiglia.
Nell'elenco dei nuovi santi che il Pontefice tedesco proclamera' domani, ci sono anche due sue connazionali: Barbara Cope, suora del Terz'Ordine di San Francesco di Syracuse, meglio conosciuta come "Madre Marianna di Molokai", dal nome del famigerato lebbrosario delle Hawai, dove si dedico' coraggiosamente ai malati e mori' nel 1918, e Anna Schaffer, laica bavarese testimone dell'amore di Cristo dal letto di sofferenza morta nel 1925. Infine sara' santo domani pure il sacerdote bresciano Giovanni Piamarta.
"Padre Piamarta e' stato - afferma l'Osservatore Romano - la personalita' piu' popolare di Brescia a cavallo tra il 1800 e il 1900".
Educatore, benefattore, editore, promosse la vita consacrata con la fondazione di congregazioni religiose - in particolare la Sacra Famiglia di Nazareth, con il fine speciale della cristiana educazione dei figli del popolo al mondo del lavoro, e della Congregazione delle Suore Umili Serve del Signore - dimostrando, sottolinea il giornale della Santa Sede, "una acuta sensibilita' nel confronto con le domande del suo tempo, alle quali ha dato delle risposte evangeliche creative e in gran parte valide anche per il nostro tempo".
Era nato suddito dell'Austria, nel 1841, cioe' fra il terribile colera del 1836 e le drammatiche dieci giornate del 1849, dunque fu testimone del passaggio della Lombardia alla nuova Italia, ed entro' in quel periodo in contatto con le grandi personalita' del movimento cattolico bresciano, quali Giuseppe Tovini e Giorgio Montini, che vedono nelle nuove situazioni non solo delle crisi, ma anche delle opportunita' per la presenza cristiana. Dopo aver dato inizio alla celebre colonia agricola di Remedello, constatando che la poverta' piu' insidiosa e' quella del sottosviluppo culturale, specie in materia religiosa, fondo' anche l'Editrice Queriniana.
"Quello che colpiva e colpisce di piu' in lui - racconta il suo successore di oggi alla guida dei religiosi della Santa Famiglia, padre Pier Giordano Cabra - era il tempo dedicato alla preghiera, tempo strappato al sonno delle ore mattutine, poco meno o poco piu' di tre ore, prima di iniziare l'intenso lavoro della lunga giornata, nella quale doveva interessarsi di tutto: dai problemi economici a quelli organizzativi, dall'educazione alla direzione spirituale, dalle officine all'agricoltura, dal vitto dei suoi ragazzi alla copiosa corrispondenza, dall'aggiornamento alla predicazione, dalla scuola ai creditori".
Secondo padre Cabra, "non e' che Piamarta fosse di natura molto dolce, ma lavoro' assai per ordinare e orientare il suo carattere. piuttosto impetuoso". A chi gli chiedeva quale fosse il fondamento della sua famiglia religiosa, il padre rispondeva senza tentennamenti: la carita'. E aggiungeva di aver fatto suo il programma di S. Agostino: "In dubiis libertas, in necessariis unitas, in omnibus caritas".
Lo spirito di famiglia - cioe' - deve caratterizzare non solo la convivenza dei religiosi, ma anche lo stile dell'educazione.

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Paparatzifan
00sabato 20 ottobre 2012 17:51
Dal blog di Lella...

PAPA: NUOVI VESCOVI A ALESSANDRIA, LA SPEZIA E BRINDISI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 20 ott.

Il Papa ha nominato oggi nuovi vescovi per le diocesi di Alessandria, La Spezia e Brindisi. Ad Alessandria, in sostituzione del cardinale Giuseppe Versaldi, nuovo presidente della Prefettura degli Affari Economici, andra' monsignor Guido Gallese, 50enne, laureato in matematica, filosofia e teologia, finora direttore dell'Ufficio diocesano per l'Universita' e responsabile diocesano per la pastorale giovanile. Vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato, al posto di monsignor Francesco Moraglia, nuovo patriarca di Venezia, il Papa ha nominato l'attuale ausiliare di Genova, monsignor Luigi Ernesto Palletti, 54 anni, che era stato chiamato all'incarico di vicario generale dal cardinale Tarcisio Bertone quando era arcivescovo di Genova, cioe' prima della nomina del cardinale Angelo Bagnasco alla guida dell'arcidiocesi.
Infine, al posto di monsignor Rocco Talucci, che lascia per ragioni di eta', il Pontefice ha nominato arcivescovo di Brindisi-Ostuni monsignor Domenico Caliandro, trasferendolo dalla sede vescovile di Nardo'-Gallipoli.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00domenica 21 ottobre 2012 15:48
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Lettera dell'episcopato vietnamita in occasione dell'Anno della fede

L'evangelizzazione parte dalla famiglia

Hanoi, 20. Far diventare le famiglie cristiane delle vere «scuole di fede» sarà «il più concreto ed efficace contributo alla nuova evangelizzazione». È quanto affermano i vescovi del Vietnam in un documento dedicato all'Anno della fede e diffuso al termine del loro secondo incontro annuale tenutosi dall'8 al 12 ottobre scorsi presso il vescovado della diocesi di Thanh Hóa.
«La famiglia è sempre stata la culla della trasmissione della fede ai figli, la prima scuola dove viene insegnato il catechismo alle nuove generazioni, il luogo di formazione di cristiani certi nella loro fede ed esemplari nella loro vita morale». Così anche oggi, «anche se si è assaliti da tante paure cerchiamo di mantenere e sviluppare le belle tradizioni della famiglia cattolica».
Nell'introdurre il documento, i presuli ricordano alcuni dei più importanti appuntamenti che hanno coinvolto, e coinvolgeranno, la Chiesa universale e quella locale. Così, insieme al Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, all'Anno della fede e all'importanza delle ricorrenze riguardanti il cinquantesimo dell'apertura del Concilio Vaticano II e il ventesimo di pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica -- tradotto in vietnamita solo due anni fa -- i vescovi richiamano alla memoria alcuni eventi locali che esprimono la vitalità della comunità cattolica.
Tra questi la posa della prima pietra della basilica del centro mariano di La Vang, avvenuta il 15 agosto scorso, in occasione della festa dell'Assunta. Si tratta di un «grande lavoro che non può essere eseguito solo con la grazia di Dio e richiede la collaborazione di tutti i membri del popolo di Dio che sono qui o all'estero. Grazie alle vostre preghiere e al vostro aiuto, speriamo che in un futuro relativamente vicino, possiamo completare la costruzione di questo edificio, la casa di nostra Signora di La Vang, sempre aperta a tutti i pellegrini, siano essi cattolici o non cattolici». Viene inoltre ricordato che, in occasione del quarantesimo anniversario di fondazione della Federazione delle Conferenze episcopali dell'Asia, un congresso sarà organizzato nella diocesi di Xuân Lôc dal 18 al 24 novembre prossimi. Dai vescovi, in proposito viene rinnovato l'invito alla preghiera affinché la conferenza «si svolga con successo, favorendo la comunione tra le Chiese dell'Asia e si dia un nuovo slancio all'evangelizzazione in questo vasto continente».
La parte centrale del documento, tuttavia, è tutta riservata alla riflessione sull'Anno della fede. In Vietnam, osservano i vescovi, «la maggior parte dei credenti rimane fedele alla messa domenicale» e «le famiglie più cattoliche sono luoghi in cui la fede è mantenuta e trasmessa ai bambini». Tuttavia, per un consistente numero di persone la vita religiosa è ancora percepita come un semplice «rispetto degli usi e costumi». La fede «non è ancora diventata una convinzione personale che anima le nostre scelte di vita importanti». Sovente, poi, «la fede è ancora troppo dipendente dal sentimento e si limita troppo spesso al rispetto di riti e delle leggi morali». Inoltre, «sotto l'influenza del nostro tempo, in cui viene esaltato uno stile di vita edonista e materialista, molti giovani cattolici si sentono scossi nella loro fede. Molte giovani coppie non sono consapevoli della loro responsabilità nella trasmissione della fede ai loro figli. Ecco perché, in comunione con la Chiesa universale, l'Anno della fede è per tutti i membri del popolo di Dio in Vietnam, la possibilità di rafforzare la propria fede, di riformare e cambiare la propria vita e di tornare al Signore che è l'unico Salvatore del mondo». Solo quando «avremo riscoperto la gioia della fede, potremo impegnarci con passione nella nuova evangelizzazione, nell'annuncio del Vangelo al 93 per cento dei vietnamiti che ancora non conoscono il Signore, diffondendo lo spirito evangelico in tutti i settori della vita, contribuendo alla costruzione di una società sana, secondo i valori del Vangelo e della tradizione culturale del nostro popolo».
I presuli ricordano poi le diverse dimensioni che contribuiscono a formare una fede piena: annuncio, celebrazione, esperienza interiore, testimonianza. «La fede cristiana deve essere proclamata nella sua interezza con convinzione. Deve essere allo stesso tempo celebrata nella liturgia, in particolare nel sacramento dell'Eucaristia che è il vertice e la sorgente di tutta la vita cristiana. Inoltre, questa fede deve essere implementata nella vita, una vita conforme al contenuto della fede che proclamiamo come una cosa bella che occorre testimoniare davanti a tutti». In questo senso i vescovi, in occasione dell'Anno della fede, invitano a riprende in mano e approfondire lo studio del Catechismo della Chiesa cattolica che rappresenta «un'istruzione di sicuro valore e un autentico strumento per il sostegno della fede».

(©L'Osservatore Romano 21 ottobre 2012)


Paparatzifan
00domenica 21 ottobre 2012 15:49
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Presentata in aula la prima bozza del messaggio del Sinodo dei vescovi

Unità nella diversità

È per «un atto di trasparenza» che i padri sinodali stanno mettendo a punto il messaggio (nuntius) espressamente «rivolto al popolo di Dio», dunque «agli evangelizzatori che sono anch'essi da evangelizzare».
A presentare e leggere in aula la prima bozza del testo, sabato mattina 20 ottobre, il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, presidente della Commissione per il messaggio. È un documento molto atteso e immediato che, ha spiegato, consentirà «alle nostre comunità di avere uno sguardo organico degli argomenti trattati dall'assemblea dal punto di vista pastorale». In attesa dell'esortazione apostolica post-sinodale del Pontefice. Illustrandone forma e contenuti, il cardinale Betori ha rimarcato l'impegno di tener conto di tutte «le diverse articolazioni del popolo di Dio» con lo stile di «incoraggiare» e anche di «lodare gli sforzi» di quanti sono impegnati nell'evangelizzazione.
Il messaggio di questo Sinodo avrà, rispetto alle assemblee precedenti, «la novità di esortazioni specifiche rivolte ai continenti», considerato che «le situazioni sono molto diverse». Lo sguardo unitario del Sinodo non perde però di vista le diversità e le situazioni particolari.
Puntando a far emergere le linee essenziali e fondamentali sulla nuova evangelizzazione, così come le stanno indicando in questi giorni i padri sinodali, il testo definitivo del messaggio terrà dunque conto di tutti gli interventi. L'obiettivo di fondo è infatti quello di sostenere e orientare l'annuncio e la testimonianza evangelica in tutti i contesti. La presentazione e la votazione del messaggio sono previste per la mattina di venerdì 26 ottobre.
Per l'arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, questa prima bozza è già un testo «solido e attraente» e lo ha confermato l'applauso in aula dei padri sinodali. Hanno poi preso la parola in dodici per presentare osservazioni e formulare proposte aggiuntive. Altri interventi riguardo al testo definitivo saranno presentati per iscritto alla segreteria.
La diciottesima congregazione generale -- presieduta dal cardinale Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara, alla presenza di 250 padri sinodali -- si era aperta con il primo turno di votazione per l'elezione dei dodici membri del consiglio ordinario: altri tre saranno poi nominati dal Papa. Un ruolo importante, ha spiegato monsignor Eterović, perché questo organismo «dovrà dare seguito alle indicazioni del Papa e coadiuvarlo eventualmente anche nella redazione dell'esortazione post-sinodale».
Nel secondo turno di votazioni, martedì 23 ottobre, saranno eletti tre rappresentanti per ogni continente: Africa, America, Europa e Asia-Oceania. Tutti i membri dovranno appartenere a Paesi diversi. E i lavori in aula riprenderanno proprio martedì mattina con la presentazione delle preposizioni. Alla segreteria del Sinodo, ha detto monsignor Eterović, ne sono arrivate 326.
I lavori di questa mattina si sono conclusi in anticipo per consentire ai padri sinodali di partecipare, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, alla consegna dei riconoscimenti della seconda edizione del Premio Ratzinger.
Infine, per domenica mattina l'appuntamento per tutti è in piazza San Pietro per partecipare alla canonizzazione di sette beati, presieduta da Benedetto XVI.
Proprio la santità, è stato rilevato negli interventi che hanno fatto seguito alla lettura della prima bozza del messaggio, è decisiva per la nuova evangelizzazione: innanzitutto perché gli evangelizzatori per evangelizzare devono essere santi e poi anche perché la lettura delle vite dei santi è una testimonianza che invita alla conversione.

(©L'Osservatore Romano 21 ottobre 2012)


Paparatzifan
00domenica 21 ottobre 2012 16:04
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NUOVI SANTI: UN INCIDENTE DOMESTICO E LA MISSIONE DELLA SOFFERENZA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 ott.

Da bambina, Santa Anna Schaffer desiderava entrare in un ordine religioso come suora missionaria, seguendo una vocazione che nella Baviera di fine '800 era molto diffusa. Nel 1898, in un sogno ebbe sentore di quella che sarebbe diventata invece la sua reale "missione", e il "sogno" si concretizzo' 2 anni dopo.
Mentre svolgeva le faccende di casa scivolo' con entrambe le gambe in una vasca di lisciva bollente; ad appena 18 anni di eta' rimase cosi' paralizzata e priva di mezzi economici per un dignitoso sostentamento.
Lentamente le si rivelo' il senso del suo dolore e della sua vera vocazione, ovvero la "missione della sofferenza".
In questa dura scuola Anna Schaffer - che e' stata proclamata santa questa mattina da Benedetto XVI in piazza San Pietro - imparo' ad illuminare la propria vita e quella di chi entrava in contatto con lei con i "raggi" del suo profondo amore verso Dio e il prossimo.
"L'infermita' e la poverta' - scrive sull'Osservatore Romano Georg Schwager, postulatore delle diocesi di Ratisbona - si trasformarono per lei nell'amorevole invito del Crocifisso a diventare simile a lui su questo cammino. Con il termine poverta' lei non intendeva solo la miseria materiale, ma anche l'esperienza di abbandono e di vuoto interiore, l'esperienza della debolezza umana".
"Non servono forse anche il vento e la pioggia - confido' - per generare e far maturare il frutto? Allo stesso modo, nella nostra vita spirituale non possiamo raggiungere la giusta maturazione se non possiamo provare aridita' dello spirito, freddo, siccita', abbandono".
Sant'Anna Schaffer approfitto' del tempo e della forza che le rimanevano nel suo letto d'inferma per un ricco apostolato di preghiera e di consolazione con scritti e parole.
Stilo' un vero e proprio ordine del giorno, e lo riempi' con la contemplazione di letture spirituali e con attivita' manuali, come il lavoro a maglia. Animata dal pensiero dell'espiazione, intese la sua sofferenza e quanto sarebbe riuscita comunque a fare per gli altri, come "chiave" capace di aprirle le porte dei cieli. Il 5 ottobre 1925 Dio la chiamo' a se' dopo decenni di sofferenze che, come testimonio' il medico, sopporto' con ammirevole pazienza.

© Copyright (AGI)

NUOVI SANTI: IL CATECHISTA GETTATO NELLA FOSSA DELLE MARIANNE


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 21 ott.

Avrebbe avuto la meglio nei confronti dei suoi aggressori se solo avesse avuto a disposizione un'arma con cui difendersi, ha scritto nei giorni scorsi l'Osservatore Romano. Ma al 17enne catechista filippino, da oggi San Pedro Calungsod, e ai suoi compagni, era stato chiesto dai missionari di non andare in giro armati.
E il gesuita spagnolo con cui viaggiava per aiutarlo ad annunciare il Vangelo tra le popolazioni dei Chamorros, nell'Oceano Pacifico occidentale, padre Diego Luis de San Vitores, beatificato da Giovanni Paolo II il 6 ottobre 1985, fece appena in tempo a dargli l'assoluzione prima di condividere, il 2 aprile 1672, la sua stessa sorte: dopo averli trafitti con le frecce e decapitati con le scimitarre, i carnefici li spogliarono, li trascinarono fino alla riva del mare, legarono ai loro piedi dei grandi massi, li portarono al largo su una barca e li gettarono nell'Oceano, proprio nella Fossa delle Marianne. I resti mortali dei martiri non furono mai recuperati.
Erano stati gli stessi gesuiti a ribattezzare le Isole Ladroni con il nome di Marianne, in onore della Madonna e della regina reggente di Spagna, Maria Anna, che fu la benefattrice della missione per evangelizzare quelle terre dove la giungla era troppo fitta per essere attraversata; le scogliere si scalavano con molta difficolta' e le coste venivano frequentemente flagellate da devastanti tifoni.
Pedro Calungsod, era nato invece nel territorio dell'arcidiocesi di Cebu, nel 1655. Di lui si sa ben poco. E' certo che fu uno dei giovani catechisti che, insieme ai missionari gesuiti spagnoli, dalle Filippine si spinsero nell'Oceano Pacifico occidentale, per evangelizzare i Chamorros. Ma quell'impresa si rivelo' ardua: i guaritori cinesi che prosperavano sull'ignoranza degli indigeni iniziarono a denigrare sistematicamente l'azione dei gesuiti. Le calunnie nei confronti dei religiosi cominciarono a diffondersi, creando difficolta' alla missione e allontanando da essa le popolazioni. In questo clima di tensione ebbe inizio una vera e propria persecuzione contro i missionari.
In quello che fu il loro ultimo giorno di vita terrena, San Pedro Calungsod e il beato Diego Luis de San Vitores, erano al villagio di Tomhom, nell'isola di Guam, dove riunirono i bambini e gli adulti per parlare delle verita' della fede. Chiesero poi di battezzare una neonata, ma il padre della bambina, Matapang, reagi' scagliando contro di loro lance e frecce. I testimoni raccontarono che il ragazzo avrebbe avuto la possibilita' di scappare, ma non volle lasciare solo padre Diego.
Giovanni Paolo II ha beatificato il catechista Pedro il 5 marzo 2000 indicando nella sua testimonianza un esempio per tutti i giovani.
Il martire, disse Papa Wojtyla nell'omelia, "oggi intercede per i giovani, in particolare quelli della sua terra filippina e li sfida: giovani amici, non esitate a seguire l'esempio di Pedro".

© Copyright (AGI)

NUOVI SANTI: IL GESUITA CHE NON TEMEVA I CAIMANI


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 21 ott.

"Anche se foste divorati da un caimano, risuscitereste". Sono parole che il gesuita francese Giacomo Berthieu
ripeteva nelle sue catechesi agli indigeni malgasci e che si avverarono nel 1896 quando i suoi carnefici ne gettarono il cadavere nel vicino fiume Mananara infestato dai grossi rettili. Lo racconta padre Marc Lindeijer, assistente della postulazione della Compagnia di Gesu', commentando sull'Osservatore Romano la decisione di Benedetto XVI di proclamare santo il religioso francese che fu missionario e martire in Mdagascar. Nato a Monlogis (Alvernia) nel 1838 e ordinato sacerdote nel 1864, era stato viceparroco per ben nove anni, prima di entrare nella Compagnia di Gesu'. L'inizio della vita missionaria in Madagascar non fu facile: il clima, la lingua, la cultura, erano per lui tutte cose nuove.
Per piu' di 2 decenni quello che da oggi e' San Giacomo Berthieu si dedico' totalmente all'insegnamento del catechismo, alle visite ai poveri e ai lebbrosi, ai battesimi, alla preparazione alle prime comunioni e alla celebrazione e regolarizzazione dei matrimoni, assistendo nel contempo gli indigeni e curando la scuola dei bambini. E quando, alla fine degli anni '80, i decreti di espulsione dei religiosi emanati dal Governo francese lo costrinsero a ripetuti spostamenti, con diciotto stazioni missionarie da accudire, situate nei luoghi piu' remoti e meno accessibili, i fedeli dissero di lui: "E' un padre che non abbandona i suoi figli".
Nel marzo 1896 il villaggio in cui si trovava fu sgomberato dall'armata francese, ma il gesuita quasi sessantenne rimase in mezzo ai suoi "buoni cristiani" cercando di incoraggiarli. I ribelli invasero il villaggio e catturarono il missionario, colpendolo ripetutamente con un'accetta.
Si fecero beffe di lui e dei suoi amuleti: quando disse che il crocifisso rappresentava il Salvatore degli uomini, lo percossero con il calcio dei fucili. "Rinuncia alla tua cattiva religione non ingannare piu' la gente e noi ti porteremo con noi e ti faremo nostro capo", gli dissero. E lui: "Io non posso assolutamente acconsentire a cio', figlio mio; preferisco morire". Fu fucilato e il capitano gli diede il colpo di grazia alla nuca. Poi, per timore della reazione dei soldati francesi, il cadavere fu gettato nel fiume, nel quale scomparve per sempre.

© Copyright (AGI)

NUOVI SANTI: CATERINA TEKAKWITHA, LA PELLEROSSE DI DIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 ott.

"Anche se noi indiani siamo molto poveri e miserevoli, tuttavia il nostro Creatore ha avuto grande compassione di
noi e ci ha dato la religione cattolica. Oltre a cio' Egli ha avuto pieta' di noi e ci ha dato Caterina Tekakwitha la nostra piccola sorella. E adesso speriamo che anche Tu, nostro Padre, che sei il Vicario di Gesu' Cristo, vorrai pure concederci un favore; ti supplichiamo con tutto il nostro cuore di parlare e di dire: 'Voi indiani, miei figli, prendete Caterina come oggetto della vostra venerazione nelle chiese, perche' lei e' santa ed e' in cielo'".
Il 13 marzo 1885 il capo di una tribu' di indiani del Nord America, di nome Meshkiassang, indirizzo' questa richiesta a Leone XIII da Fort William, Lake Superior, Ontario. Nei giorni scorsi il testo della lettera e' stato pubblicato dall'Osservatore Romano ed oggi, finalmente, Benedetto XVI ha accolto quella supplica, proclamando in piazza San Pietro la prima santa pellerossa della storia.
Nata nel 1656 a Ossernenon (nell'attuale Stato di New York) da un indiano irochese pagano e da una algonchina di nome Kahontake (che dopo aver ricevuto il battesimo era stata fatta prigioniera dagli irochesi e, nonostante le difficolta' di vivere fra pagani, era riuscita a preservare la sua fede) Santa Caterina Tekakwitha aveva ricevuto alla nascita il nome di Ioragode che significa Splendore del sole, ma a causa del vaiolo (che quando aveva 4 anni gli aveva anche ucciso la madre) ebbe il viso sfigurato e perse la vista, tanto che era costretta a camminare tenendo le mani protese in avanti per rendersi conto se c'era dinanzi a lei qualche ostacolo: da cio' il soprannome di "Tekakwi­tha", che nel linguaggio indiano Mohawk significa appunto "una persona che procede con le mani in avanti" per allontanare gli ostacoli, ovvero, analogamente, "una persona che con le sue mani mette tutte le cose in ordine". Eppure, ricorda il postulatore, padre Paolo Molinari, "nonostante questi suoi limiti era sempre gioiosa, dolce, gentile e docile, industriosa e incline alla virtu'. Aveva ricevuto segretamente dalla madre i rudimenti della vita cristiana che, con l'andare del tempo e grazie all'azione di Dio in lei, maturarono facendone una ragazza singolare per la sua grande bontà nei confronti di tutti.
Nel giorno di Pasqua 1676 venne battezzata e ricevette il nome di Kateri (Caterina). Una volta ricevuto il sacramento dell'iniziazione cristiana, la giovane pellerossa divenne in modo sempre crescente una fervente "figlia di Dio": la sua sollecitudine per i malati, i sofferenti, i più poveri; la sua umile dolcezza e la carità verso tutti,
resa ancor piu' trasparente dalla sua purezza, non poterono rimanere nascoste.
Non pochi, non potendo accettare la sfida che loro veniva dalla virtù e dalla bontà di una giovane della loro tribu', la schernivano, la maltrattavano e la minacciavano in molti modi. Kateri riusci' a sopportare tutto con ammirevole serenita', perdonando chi le faceva del male.
Per togliere la giovane neofita da quell'ambiente a lei ostile venne trasferita nella colonia di indiani cristiani, conosciuta come missione di San Francesco Saverio, alla prairie de la Madeleine, nel Canada, di fronte alla citta' di Montreal, al di la' del grande fiume Saint Laurence.
I gesuiti della missione considerarono l'arrivo della Tekakwitha come quello di un'inviata da Dio per edificare tutti con la sua vita esemplare e le permisero, dopo averle dato la comunione, di fare voto di verginita', che per una squaw significava condannarsi a vivere nella misera. Quando aveva appena 24 anni, mori' di malattia, lodando il Signore fino all'ultimo, nonostante fosse afflitta da grandissimi dolori.

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NUOVI SANTI: LE PROSTITUTE CAMBIARONO LA VITA DI MARIA CARMEN

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 ott.

Santa Maria Carmen Salles y Barangueras ha speso la vita operando concretamente per l'autentica promozione umana e spirituale delle donne, in Spagna e poi - attraverso le sue discepole - in tutti i 5 Continenti. Davanti alla realta' delle prostitute e delle detenute, nel 1892 nacque in lei l'idea che per salvare le giovani da questi sventurati destini avrebbe dovuto prepararle sin dal principio, come dal principio era era stata preservata dal peccato Maria Immacolata.
Cosi' diede vita alle suore Concezioniste Missionarie dell'Insegnamento, la cui vocazione e' contribuire a realizzare quel "sogno di donna che - spiego' - Dio aveva nel preparare Maria". E cioe', in concreto, aiutare le ragazze a crescere nel mondo, nella societa', nel lavoro e nella famiglia.
Madre Maria Carmen sognava infatti delle giovani che grazie all'armonioso equilibrio fra pieta' e cultura, fossero il motore propulsore della famiglia e della societa'. Per questo nel 1892 lascio' le suore Domenicane, delle quali faceva parte, e otto mesi dopo, il 15 ottobre, fondo' la Congregazione delle Religiose Concezioniste di S. Domenico, sotto la dipendenza e l'appoggio dell'arcivescovo di Burgos, Gomez Salazar. Proprio questa citta' divenne dunque sede della nuova fondazione.
Per 19 anni madre Maria Carmen percorse pero' le strade della Spagna intera, fondando 13 comunita' e scuole, superando ogni difficolta' con la fiducia nella Divina Provvidenza. Santa Maria Carmen Salles y Barangueras mori' a Madrid il 25 luglio 1911 lasciando 166 suore nella nuova Congregazione, con il compito di esaudire il suo desiderio di espansione missionaria dell'Istituto.
E le sue suore si sono gradualmente sparse in moltissimi paesi, andando dovunque le ragazze rischiavano di essere spinte verso il peccato; il loro scopo e' ancora oggi la formazione integrale della donna, secondo il modello appreso da Maria Immacolata.
Attualmente le Concezioniste Missionarie dell'Insegnamento sono presenti nei Paesi dell'Estremo Oriente, in cinque Stati americani, in Africa e in Italia, oltre che in Spagna. Il sito internet "santiebeati.it" riporta cio' che disse di Maria Carmen un religioso scolopio, che la conobbe bene, riguardo la sua fiducia in Dio: "Quanto piu' movimento vi era, quanto piu' rumore si emetteva, piu' gli uomini si agitavano, piu' madre Maria Carmen rimaneva tranquilla". Il motivo?
"Non mi aspetto nulla dalle creature, ma da Dio, datore di ogni bene".
Papa Giovanni Paolo II l'ha beatificata a Roma il 15 marzo 1998 e Benedetto XVI l'ha proclamata santa questa mattina in piazza San Pietro.

© Copyright (AGI)

NUOVI SANTI: GIOVANNI PIAMARTA VOLEVA MORIRE PER GLI ARTIGIANELLI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 ott.

Era un sacerdote colto e brillante, ma fu capace di rinunciare a una brillante carriera ecclesiastica sfidando i
superiori per difendere i suoi "artigianelli", cioe' gli ospiti delle opere da lui dedicate alla gioventu' bisognosa della Lombardia di fine '800. Davanti ai gravi problemi economici delle sue case, il vescovo infatti ordino' a don Giovanni Piamarta di rinunciare.
Lui rispose che avrebbe preferito morire in mezzo ai suoi ragazzi piuttosto che abbandonarli.
Come il beato Lodovico Pavoni, che fu il suo maestro, il sacerdote bresciano proclamato santo oggi da Benedetto XVI in piazza San Pietro, era impegnato nella predicazione e l'editoria. Ma fu l'amore per i poveri e il suo impegno in difesa dei ragazzi a farlo davvero grande.
Giovanni Paolo II il 12 ottobre 1997, nell'omelia della beatificazione, disse che don Piamarta "seguendo l'esempio di Cristo, seppe portare tanti fanciulli e giovani ad incontrare lo sguardo amoroso ed esigente del Signore. Quanti, grazie alla sua opera pastorale, poterono avviarsi con gioia nella vita avendo appreso un mestiere e soprattutto avendo potuto incontrare Gesù ed il suo messaggio di salvezza! Dal mondo del lavoro a quello agricolo, dall'educazione scolastica al settore dell'editoria. Egli ha lasciato una grande impronta di se' nella Diocesi di Brescia e nell'intera Chiesa".
"Padre Piamarta e' stato - afferma l'Osservatore Romano - la personalita' piu' popolare di Brescia a cavallo tra il 1800 e il 1900". Educatore, benefattore, editore, promosse la vita consacrata con la fondazione di congregazioni religiose - in particolare la Sacra Famiglia di Nazareth, con il fine speciale della cristiana educazione dei figli del popolo al mondo del lavoro, e della Congregazione delle Suore Umili Serve del Signore - dimostrando, sottolinea il giornale della Santa Sede, "una acuta sensibilita' nel confronto con le domande del suo tempo, alle quali ha dato delle risposte evangeliche creative e in gran parte valide anche per il nostro tempo".
Era nato suddito dell'Austria, nel 1841, cioe' fra il terribile colera del 1836 e le drammatiche dieci giornate del 1849, dunque fu testimone del passaggio della Lombardia alla nuova Italia, ed entro' in quel periodo in contatto
con le grandi personalita' del movimento cattolico bresciano, quali Giuseppe Tovini e Giorgio Montini, che vedono nelle nuove situazioni non solo delle crisi, ma anche delle opportunita' per la presenza cristiana.
Dopo aver dato inizio alla celebre colonia agricola di Remedello, constatando che la poverta' piu' insidiosa e' quella del sottosviluppo culturale, specie in materia religiosa, fondo' anche l'Editrice Queriniana. "Quello che colpiva e colpisce di piu' in lui - sottolinea il suo successore di oggi alla guida dei religiosi della Santa Famiglia, padre Pier Giordano Cabra - era il tempo dedicato alla preghiera, tempo strappato al sonno delle ore mattutine, poco meno o poco piu' di tre ore, prima di iniziare l'intenso lavoro della lunga giornata, nella quale doveva interessarsi di tutto: dai problemi economici a quelli organizzativi, dall'educazione alla direzione spirituale, dalle officine all'agricoltura, dal vitto dei suoi ragazzi alla copiosa corrispondenza, dall'aggiornamento alla predicazione, dalla scuola ai creditori".
Secondo padre Cabra, "non e' che Piamarta fosse di natura molto dolce, ma lavoro' assai per ordinare e orientare il suo carattere piuttosto impetuoso". A chi gli chiedeva quale fosse il fondamento della sua famiglia religiosa, il padre rispondeva senza tentennamenti: la carita'.
E aggiungeva di aver fatto suo il programma di sant'Agostino: "In dubiis libertas, in necessariis unitas, in omnibus caritas". Lo spirito di famiglia - cioe' - deve caratterizzare non solo la convivenza dei religiosi, ma anche lo stile dell'educazione.

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NUOVI SANTI: LA SUPERIORA GENERALE CHE SCELSE IL LEBBROSARIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 ott.

San Damiano de Veuster, il religioso fiammingo che aveva scelto di vivere tra i piu' reietti, i lebbrosi di Molokai, considerata l'inferno delle isole Hawai, sentiva che senza un aiuto non gli sarebbe stato possibile provvedere a un ospedale, assicurare l'igiene e l'educazione dei figli dei malati hanseniani.
Tramite il vescovo di Honolulu nel 1883 fece appello alle terziarie francescane di Syracuse, e la madre generale, Marianna Cope (nata ad Heppenheim in Germania nel 1838 e battezzata col nome di Barbara, emigrata solo 2 anni dopo con i genitori nello Stato di New York, entrata tra le suore a 19 anni ed eletta alla guida dell'Istituto ad appena 38), rispose immediatamente all'appello. Accompagno' lei stessa sei suore della sua congregazione scelte tra le tante che si erano offerte volontarie. La situazione era tale che le religiose si lasciarono prendere dallo scoramento e solo la vicinanza della loro madre generale dava loro la forza di resistere. Cosi' madre Cope decise di restare nell'isola, dove tra difficolta' di ogni genere servi' i lebbrosi fino alla morte, avvenuta il 9 agosto 1918.
La situazione in cui dovette operare fu difficilissima, per la mancanza di medicinali, di cibo e di ogni sorta di altri sussidi assistenziali. Madre Marianna cerco', insieme al suo gruppo di suore, di ridare speranza e dignita' umana a quegli uomini spesso in preda all'alcool, al vizio, alla disperazione piu' nera, oltre al dolore fisico.
La loro presenza fu veramente provvidenziale. Insieme a padre Damiano, per impedire che i ragazzi e le ragazze, figli di lebbrosi, contraessero la lebbra, stabilirono la costruzione di due case separate in modo che questi appena divenuti adulti potessero essere inseriti nella societa'.
"Madre Marianna - si legge nella Cronaca di Molokai scritta da suor Leopoldina Burns, pubblicata nei giorni scorsi dall'Osservatore Romano - ha rivoluzionato la vita a Molokai, ha portato l'igiene, l'orgoglio e la gioia di vivere nel lebbrosario". Alle sue suore ripeteva che era stato Dio a chiamarle a quel servizio di carita' e di amore e dunque egli non avrebbe mai permesso che fossero contagiate dalla malattia. Anzi predisse che nessuna delle suore dell'ordine chiamate anche in futuro a quel servizio sarebbero mai state contagiate.
"A tutt'oggi - sottolinea il giornale vaticano - che nessuna delle suore in missione nel lebbrosario di Molokai, ne' in quello aperto nell'isola di Maui, furono mai contagiate dal morbo di Hansen".
Per Benedetto XVI, elevarla al gradino piu' alto della santita', questa mattina, e' stato come tornare ai primi passi del suo Pontificato: madre Cope, infatti, insieme a Ascension Nicol Goni, fu infatti la prima serva di Dio a essere beatificata da Papa Ratzinger. Era il 15 maggio 2005. Anche allora come oggi venne esaltato il valore della sua testimonianza tra quanti avevano perso, con la salute, il senso della loro vita.

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Paparatzifan
00domenica 21 ottobre 2012 16:05
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PAPA: 7 NUOVI SANTI PER L'ANNO DELLA FEDE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 20 ott.

Sette nuovi santi sono stati proclamati oggi da Benedetto XVI in piazza San Pietro.
La cerimonia di canonizzazione ha avuto luogo prima di una grande messa concelebrata dal Papa insieme a numerosi cardinali e a 400 vescovi di tutto il mondo: i 262 che sono riuniti in Vaticano per il Sinodo e quelli giunti dai paesi dove hanno vissuto questi testimoni del Vangelo.
E' diventata santa, cosi', la prima santa pellerossa della storia, Caterina Tekakwitha, una giovane squaw, cioe' un'indiana d'America. Il suo nome spicca nell'elenco letto - prima della formula di canonizzazione che competeva al Papa - dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Subito dopo sono state portate all'altare posto sul sagrato della Basilica di San Pietro le reliquie dei canonizzati, le cui immagini sono esposte sulla facciata esterna. Tra essi ci sono anche due martiri: padre Giacomo Berthieu, gesuita francese innamorato di Dio e del popolo malgascio, ucciso per la sua fede nel 1896, in un piccolo villaggio del Madagascar. Lo stesso destino toccato due secoli prima, nel 1672, a Pietro Calungsod, laico catechista, originario delle Filippine e morto martire a 18 anni nell'Arcipelago delle Marianne.
Nella stessa cerimonia - alla quale hanno partecipato circa 80 mila fedeli - e' stata elevata dal Papa alla gloria piu' alta anche la religiosa spagnola Maria Carmen Salles y Barangueras. Davanti alla realta' delle prostitute e delle detenute, nacque in lei l'idea che per salvare le giovani da questi sventurati destini avrebbe dovuto prepararle sin dal principio, come dal principio era era stata preservata dal peccato Maria Immacolata.
Nell'elenco dei nuovi santi che il Pontefice tedesco ha proclamato questa mattina ci sono anche due sue connazionali: Barbara Cope, suora del Terz'Ordine di San Francesco di Syracuse, meglio conosciuta come "Madre Marianna di Molokai", dal nome del famigerato lebbrosario delle Hawai, dove si dedico' coraggiosamente ai malati e mori' nel 1918, e Anna Schaffer, laica bavarese testimone dell'amore di Cristo dal letto di sofferenza morta nel 1925.
Infine e' diventato santo anche il sacerdote bresciano Giovanni Piamarta, vissuto a cavallo tra l'800 e il '900, fondatore di istituti religiosi e opere sociali come quella degli artigianelli, e della casa editrice Queriniana che ancora oggi pubblica opere teologiche importanti, tra le quali il best seller "Introduzione al cristianesimo" di Joseph Ratzinger, un manuale sul quale si sono formate intere generazioni.

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PAPA: I SANTI HANNO SPESO LE LORO VITE SERVENDO DIO E GLI UOMINI


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 ott.

"I sette beati che oggi la Chiesa iscrive solennemente nella gloriosa schiera dei Santi con eroico coraggio hanno speso la loro esistenza nella totale consacrazione a Dio e nel generoso servizio ai fratelli". Lo ha affermato Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata in piazza San Pietro - con numerosi cardinali e tutti i vescovi che partecipano al Sinodo - dopo la canonizzazione dei nuovi santi.
"Sono figli e figlie della Chiesa che hanno scelto la via del servizio seguendo il Signore", ha sottolineato il Papa ricordando che "in questa terza domenica di ottobre, si celebra la Giornata Missionaria Mondiale".
Oggi dunque, ha spiegato, "la Chiesa ravviva la consapevolezza di essere tutta intera in perenne stato di servizio all'uomo e al Vangelo, come Colui che ha offerto se stesso fino al sacrificio della vita".
Dopo aver notato che migliaia di fedeli riempiono questa mattina piazza San Pietro e salutato "in particolare le delegazioni ufficiali e i pellegrini venuti per festeggiare i sette nuovi Santi e i cardinali e vescovi che in questi giorni stanno partecipando all'Assemblea sinodale sulla Nuova Evangelizzazione", il Papa ha definito "felice" la coincidenza tra questa Assise e la Giornata Missionaria. E ricordato che "lo stile dell'evangelizzatore" e' quello di "testimoniare ed annunciare il messaggio cristiano conformandosi a Gesu' Cristo, cioe' seguendo la sua stessa via".
Cosi' "la tenace professione di fede di questi sette generosi discepoli di Cristo, la loro conformazione al Figlio dell’Uomo risplende oggi in tutta la Chiesa".
In proposito, il Pontefice ha spiegato che "la santita' nella Chiesa ha sempre la sua sorgente nel mistero della Redenzione". Per questo, ha scandito, "l'odierna canonizzazione costituisce un'eloquente conferma di tale misteriosa realta' salvifica".
"Questo vale - ha concluso - sia per la missione ad gentes, sia per la Nuova Evangelizzazione nelle regioni di antica cristianita'".

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Paparatzifan
00domenica 21 ottobre 2012 16:06
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PAPA: PADRE LOMBARDI 80 MILA FEDELI IN PIAZZA SAN PIETRO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 ott.

"All'inizio della messa erano 40 mila ma durante il rito l'afflusso e' continuato, cosi' ora in piazza San Pietro sono presenti 80 mila fedeli". Lo ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. La celebrazione di oggi - con la proclamazione di 7 nuovi santi - e' uno degli appuntamenti dell'Anno della Fede, aperto lo scorso 11 ottobre, a 50 anni dal Concilio Vaticano II.

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PAPA: PADRE PIAMARTA VOLEVA PRESENZA CULTURALE E SOCIALE CATTOLICI


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 21 ott.

"Giovanni Battista Piamarta, sacerdote della diocesi di Brescia, fu un grande apostolo della carita' e della gioventu': avvertiva l’esigenza di una presenza culturale e sociale del cattolicesimo nel mondo moderno". Benedetto XVI ha ricordato con queste parole - all'omelia - la figura di padre Piamarta, l'unico italiano tra i sette nuovi santi da lui proclamati oggi, un prete, ha aggiunto, "che si dedico' all'elevazione cristiana, morale e professionale delle
nuove generazioni con la sua illuminata carica di umanita' e di bonta'".
San Giovanni Piamarta, ha ricordato ancora Papa Ratzinger, era "animato da fiducia incrollabile nella Divina Provvidenza e da profondo spirito di sacrificio" con i quali "affronto' difficolta' e fatiche per dare vita a diverse opere apostoliche, tra le quali: l'Istituto degli Artigianelli, l'Editrice Queriniana, la Congregazione maschile della Santa Famiglia di Nazareth e la Congregazione delle Umili Serve del Signore".
Secondo il Papa teologo, "il segreto della sua intensa ed operosa vita sta nelle lunghe ore che egli dedicava alla preghiera: quando era oberato di lavoro - infatti - aumentava il tempo per l’incontro, cuore a cuore, con il Signore. Preferiva le soste davanti al santissimo Sacramento, meditando la passione, morte e risurrezione di Cristo, per attingere forza spirituale e ripartire alla conquista del cuore della gente, specie dei giovani, per ricondurli alle sorgenti della vita con sempre nuove iniziative pastorali".

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Paparatzifan
00lunedì 22 ottobre 2012 21:38
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PAPA: ALLAGATA GROTTA DI LOURDES, VERGINE PROTEGGA MISSIONARI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 ott.

"Un pensiero a Lourdes, colpita da una grave esondazione del Gave", e' stato rivolto dal Papa prima della preghiera dell'Angelus, recitato questa mattina dal sagrato di piazza San Pietro, da dove aveva appena proclamato 7 nuovi santi.
Il Pontefice ha sottolineato che che l'acqua "ha allagato anche la Grotta delle Apparizioni della Madonna".
"In particolare - ha poi aggiunto Benedetto XVI ricordando che oggi si celebra la Giornata Missionaria Mondiale - vogliamo oggi affidare alla materna protezione della Vergine Maria i missionari e le missionarie, sacerdoti, religiosi e laici, che in ogni parte del mondo spargono il buon seme del Vangelo".
"Preghiamo - ha poi concluso - anche per il Sinodo dei vescovi, che in queste settimane si sta confrontando con la sfida della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana".


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PAPA: INCORAGGIA LA SETTIMANA MISSIONARIA


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 21 ott.

"I nuovi Santi ci introducono oggi nella Settimana Missionaria. In modo particolare sosterremo spiritualmente e materialmente coloro che annunciano Cristo nei diversi continenti". Lo ha detto il Papa prima della preghiera dell'Angelus, recitato questa mattina dal sagrato di piazza San Pietro, da dove aveva appena proclamato 7 nuovi santi.
"Ringrazio tanto - ha continuato parlando in polacco - tutti coloro che, tramite le Pontificie Opere Missionarie, si prendono cura delle missioni in tutto il mondo".
"L'Anno della Fede riaccenda in Polonia l'entusiasmo missionario degli ecclesiastici e dei fedeli laici", ha auspicato Benedetto XVI concludendo poi le sue parole con "un cordiale saluto alla delegazione ufficiale italiana e a tutti i pellegrini venuti per festeggiare la canonizzazione di Giovanni Battista Piamarta, in particolare ai membri degli Istituti da lui fondati".
"Possiate, come lui - ha concluso - unire sempre la preghiera intensa e il servizio generoso del prossimo".

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Paparatzifan
00lunedì 22 ottobre 2012 21:44
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La santità secondo Benedetto

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Da ieri la Chiesa ha la prima santa pellerossa. Qual è il carisma dell’indiana d’America, Kateri Tekakwitha?

Nel rito di canonizzazione in piazza San Pietro, ieri Benedetto XVI ha auspicato che l’esempio di Kateri (1656-1680) aiuti ogni cristiano a vivere la fede a partire dalla propria «identità», e favorisca il rinnovamento della fede delle «prime nazioni» in tutta l’America del Nord. Di padre irochese e di madre cristiana algonchina, nacque nel 1656 nella località oggi statunitense chiamata Auriesville e morì in Canada a soli 24 anni. «Kateri - ha osservato Joseph Ratzinger - ci impressiona per l’azione della grazia nella sua vita in assenza di sostegni esterni, e per il coraggio nella vocazione tanto particolare nella sua cultura. In lei fede e cultura si arricchiscono a vicenda». Quindi «il suo esempio ci aiuti a vivere là dove siamo, senza rinnegare ciò che siamo, amando Gesù: santa Kateri, patrona del Canada e prima santa amerinda, ti affidiamo il rinnovamento della fede nelle prime nazioni e in tutta l’America del Nord. Dio benedica le prime nazioni».

Perché questo modello di santità è simbolo della nuova missione?

Nel pieno del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, ieri il Pontefice ha proclamato sette nuovi santi. Padre Giacomo Berthieu era un gesuita missionario in Madagascar, ucciso per la sua fede nel 1896. Identica sorte, ma due secoli prima, nel 1672, per Pietro Calungsod, catechista laico, originario delle Filippine e morto martire a 18 anni nell’arcipelago delle Marianne per difendere il prete con cui lavorava. Ieri sono saliti agli altari anche il sacerdote bresciano Giovanni Piamarta, vissuto a cavallo tra ’800 e ’900 e fondatore dell’ordine della Sacra Famiglia di Nazareth, e la religiosa spagnola Maria Carmen Salles y Barangueras: nata a Burgos nel 1892, morì nel 1911. Lavorò soprattutto accanto alle prostitute e alle detenute, dando vita alle suore concezioniste missionarie dell’insegnamento. Tra i nuovi santi proclamati ieri dal Pontefice ci sono anche Barbara Cope, suora del Terz’Ordine di San Francesco di Syracuse, meglio conosciuta come «Madre Marianna di Molokai», il nome del lebbrosario delle Hawaii dove lavorò e morì nel 1918, e Anna Schaffer, laica bavarese morta nel 1925.

A cosa servono i santi?

Senza i santi, spiega il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, «la Chiesa non vive, tantomeno diffonde efficacemente il Vangelo in mezzo a un mondo che ha difficoltà ad accettarlo, ma ne ha bisogno per ritrovare gratuità di amore che non sa dove attingere, dunque la nuova evangelizzazione ripartirà dai santi del nostro tempo». I nuovi santi rispecchiano la diversità della Chiesa: sono sacerdoti, religiosi, religiose, laici, laiche, vissuti in Europa, Asia, Africa, America, Oceania.

Cosa indossava ieri di «strano» il Papa?

Nella messa presieduta per la canonizzazione, Benedetto XVI ha indossato per la prima volta dalla sua elevazione alla Cattedra di Pietro il prestigioso «fanone papale», paramento liturgico in disuso dopo la riforma liturgica e che da allora fu impiegato soltanto in un’occasione da Giovanni Paolo II nel 1984. Riportato alla luce dal maestro delle cerimonie liturgiche, Guido Marini, è un ornamento omerale: si tratta di una doppia mozzetta circolare di sottilissima seta tessuta a strisce parallele di colore rosso, bianco, giallo-oro ed amaranto. Viene indossato in modo che la parte inferiore sia sotto la stola e la superiore sopra la pianeta o la casula. Per praticità, le due mozzette, una volta unite nel girocollo, vennero staccate e indossate separatamente ed unite tramite un’abbottonatura. Il simbolismo del fanone rappresenta lo scudo della fede che protegge la Chiesa cattolica, rappresentata dal Papa. Le fasce verticali di colore oro e argento rappresentano invece, l’unità e l’indissolubilità della Chiesa latina e orientale. Una scelta che, secondo l’Associazione «Tu es Petrus», testimonia «attaccamento e fedeltà alla gloriosa tradizione liturgica della Chiesa».

Chi ha elevato il primo zingaro agli altari?

Quindici anni fa fu Karol Wojtyla a beatificare il martire Ceferino Giménez Malla detto «El Pelé», nato a Benavent de Lérida nel 1861 e fucilato nel cimitero di Barbastro nell’estate del 1936. Nei primi mesi della guerra civile che insanguinò la Spagna fu arrestato per aver difeso un sacerdote; al momento dell’esecuzione stringeva tra le mani la corona del rosario. Si tratta del primo zingaro beato nella storia della Chiesa, proclamato il 4 maggio 1997 da Giovanni Paolo II a Roma. Attraverso esempi come questo, la santità diventa antidoto alla «cristianofobia». Oggi, secondo i dati Acs, la religione cristiana è la più perseguitata nel mondo: il 75% delle persecuzioni sono infatti rivolte ai fedeli cristiani. La situazione più preoccupante si registra in Nigeria, dove sono proliferati i gruppi islamici. Tanto che dal 1999 alla fine del 2011 sono stati ben 14 mila i nigeriani uccisi a causa di violenze a sfondo religioso. I nuovi santi sono anche protettori anti-persecuzioni e modelli per la nuova evangelizzazione rilanciata mezzo secolo dopo il Concilio. Il mondo intero è terra di missione e la «fabbrica dei santi» globalizza la fede.

© Copyright La Stampa, 22 ottobre 2012


Paparatzifan
00lunedì 22 ottobre 2012 22:08
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Siria/ Vaticano: Missione non sarà domani ma non è annullata

Lombardi: Ancora in preparazione nonostante recenti attentati

Città del Vaticano, 22 ott. (TMNews)

"La annunciata missione in Siria di rappresentanti della Santa Sede e del sinodo dei vescovi "continua ad essere allo studio e in preparazione, al fine di attuarla quanto prima possibile, per rispondere efficacemente alle finalità proposte di solidarietà, pace e riconciliazione, nonostante i gravissimi fatti avvenuti recentemente nella regione". Lo ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in risposta a domande dei giornalisti dopo il recente attentato di Beirut e quelli in Siria di ieri.
La missione, ha precisato Lombardi, "non avverrà domani" né è "immediata", ma a questo punto "dipendende dalla situazione che si è creata". Il Vaticano, tuttavia, non vi ha "rinunciato".
Martedì scorso 16 ottobre il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, era intervenuto al sinodo in corso in Vaticano in queste settimane per annunciare l'invio a Damasco di una delegazione di padri sinodali e esponenti della curia romana.
"Non possiamo essere semplici spettatori - ha detto - di una tragedia come quella che si sta consumando in Siria: alcuni interventi sentiti in aula ne sono la prova. Convinti che la soluzione della crisi non può essere che politica e pensando alle immani sofferenze della popolazione, alla sorte degli sfollati nonché al futuro di quella nazione, alcuni di noi hanno suggerito che la nostra assemblea sinodale possa esprimere la sua solidarietà", ha detto Bertone. "Il Santo Padre ha così disposto che una Delegazione si rechi nei prossimi giorni a Damasco con lo scopo di esprimere, a nome Suo e di tutti noi: la nostra fraterna solidarietà a tutta la popolazione, con un'offerta personale dei Padri Sinodali, oltre che della Santa Sede; la nostra vicinanza spirituale ai nostri fratelli e sorelle cristiani; i nostri incoraggiamenti a quanti sono impegnati nella ricerca di un accordo rispettoso dei diritti e dei doveri di tutti, con una particolare attenzione a quanto previsto dal diritto umanitario".
In quell'occasione Bertone ha detto che la missione sarebbe partita "la settimana prossima" e il portavoce vaticano ha confermato oggi che essa avrà luogo "il prima possibile". Faranno parte della delegazione esponenti sinodali in rappresentanza delle diverse regioni del mondo: il cardinale Laurent Mosengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa; il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York; monsignor Fabio Suescun Mutis, ordinario militare in Colombia; monsignor Joseph Nguyen Nang, vescovo di Phat Diem; monsignor Dominique Mamberti, "ministro degli Esteri" della Santa Sede; monsignor Alberto Ortega, Officiale della Segreteria di Stato.
Il giorno prima, il 15 ottobre in mattinata, il Papa, come riferito poi dall''Osservatore romano', aveva incontrato un gruppo di patriarchi e presuli del Medio Oriente. Vi erano il vescovo Shlemon Warduni, ausiliare e protosincello di Bagdad dei Caldei; Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX Tarmouni, patriarca di Cilicia degli Armeni; Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, patriarca di Antiochia dei Siri; Kyrillos William, vescovo di Assiut dei Copti; Sua Beatitudine Bechara Boutros Rai, patriarca di Antiochia dei Maroniti; Sua Beatitudine Gregorios III Laham, patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti. Proprio quest'ultimo in una conferenza stampa che si è svolta sabato a ROma aveva preannunciato che la missione sarebbe partita per la Siria domani.
Interpellato successivamente dai cronisti, uno dei membri della delegazione, il card. Laurent Monsengwo Pasinya di Kinshasa, aveva spiegato che "il viaggio mostrerà la prossimità spirituale del Papa e dei padri sinodali a coloro che soffrono" e porterà anche "un'offerta del Santo Padre e un'offerta dei padri sinodali" ai siriani. "Così ci hanno spiegato", ha aggiunto Monsengwo Pasinya. Rispondendo alle domande dei giornalisti su dove si recherà la delegazione, chi incontrerà e quando precisamente si svolgerà il viaggio, il cardinale africano si è limitato a rispondere: "Il programma non lo so ancora, non ce l'hanno detto, ci verrà comunicato prima di partire". In questo senso, "speriamo che il popolo apprezzerà il gesto, e poi ce ne torneremo".

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Paparatzifan
00martedì 23 ottobre 2012 22:14
Da "Vatican Insider"...

23/10/2012

«Gabriele sapeva quello che stava facendo e ha agito da solo»

Pubblicate le motivazioni della sentenza sul caso vatileaks: il maggiordomo ha danneggiato il Papa e la Santa Sede ma i giudici ritengono possibile che credesse di «giovare e non di danneggiare la Chiesa»

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

Si è trattato di un vero e proprio furto, non di un’appropriazione indebita, e l’aiutante di camera Paolo Gabriele era imputabile perché sapeva molto bene ciò che stava facendo e che le sue azioni erano illecite.Con la sua azione, ha violato il segreto "degli atti di un soggetto sovrano". L’imputato per i vatileaks ha agito da solo, senza complici e le «suggestioni» che può aver ricevuto dalle persone con cui era in contatto hanno un carattere «soggettivo» e non «oggettivo»: dalle indagini non sono emerse prove di correità o complicità.

È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna del maggiordomo di Benedetto XVI condannato a tre anni per furto aggravato con la pena dimezzata a un anno e sei mesi perché senza precedenti penali e perché i giudici lo hanno ritenuto credibile quando ha dichiarato di aver agito in quel modo perché pensava di «aiutare il Papa».


Il documento, di 14 pagine, è stato pubblicato questa mattina. I giudici Giuseppe Dalla Torre (che ha presieduto il Tribunale e ha scritto la sentenza), Paolo Papanti-Pelletier e Venerando Marano ritengono che Gabriele fosse pienamente imputabile. In un passaggio della sentenza ricordano che «nel corso dell’interrogatorio del 6 giugno 2012», parlando del suo primo incontro con il giornalista Gianluigi Nuzzi, il maggiordono dice: «Questo incontro, che è avvenuto a ottobre o forse a novembre 2011, è durato poco tempo anche perché, sapendo di rischiare, temevo di poter essere riconosciuto da qualcuno. Avendogli detto che non volevo avere contatti telefonici anche per timore dei controlli su di essi, il Nuzzi, mi ha invitato per un successivo incontro a casa sua».

E ancora ricorda anche le precauzioni prese «affinché io non venissi riconosciuto» nel corso dell’intervista camuffata mandata in onda durante una puntata della trasmissione «Gli Intoccabili» su La7. Gabriele ha detto: «Naturalmente sapevo di correre dei pericoli, nel senso che c’era il rischio di essere scoperto». Parole che, scrivono i giudici, «sono chiaramente» indicatrici «della sussistenza, nell’imputato, della capacità di intendere l’illiceità del suo comportamento e della sicura volontà di porlo in essere». Da notare che il Tribunale non mette in dubbio il racconto di Gabriele sulle modalità con cui ha contattato Nuzzi.


Un altro capitolo importante della sentenza riguarda i possibili complici del maggiordomo. Gabriele ha affermato di non aver avuto complici, i giudici scrivono che «le testimonianze escusse in istruttoria confermano queste dichiarazioni» e spiegano che «dalle indagini di polizia giudiziaria» non si ricavano «indizi in contrario». Quanto agli eventuali istigatori, l’aiutante di camera ha detto di essere stato «suggestionato da circostanze ambientali», facendo i nomi di persone con cui era in contatto in Vaticano (in aula ha citato i cardinali Angelo Comastri e Paolo Sardi, la professoressa Ingrid Stampa e monsignor Francesco Cavina, oltre al confessore don Giovanni Luzi). Il Tribunale ha ritenuto di credergli quando, richiesto di una precisazione in proposito, Gabriele ha spiegato che per «suggestione» non intendeva una forma di «collaborazione» delle persone citate alla duplicazione e diffusione delle carte segrete.


«È comprensibile che il Gabriele avesse contatti con molte persone, per intuibili ragioni di ufficio – si legge nella sentenza – né si deve sottovalutare il fatto che, proprio per la sua prossimità al Santo Padre, fosse un interlocutore ricercato». Ma il termine «suggestione», per i giudici, «non ha una valenza oggettiva, con riferimento cioè ad una forza esterna che l’ha indotto all’azione criminosa. Quel termine ha invece una valenza tutta soggettiva, nel senso che dalla molteplicità di persone che aveva l’occasione di incontrare o che determinavano l’incontro con lui veniva ad avere una serie di informazioni sugli ambienti di riferimento, che avrebbero alla fine condotto al convincimento soggettivo, ma erroneo, di dover fare qualcosa di dirompente a difesa del Santo Padre e della Chiesa». Non risultano pertanto «prove della correità e della complicità» anche se «ulteriori indagini sono in corso circa la sussistenza di altre eventuali responsabilità nella fuga di documenti riservati».

Sui documenti trafugati, dalla sentenza emerge che a casa di Gabriele non sono state rinvenute solo copie, ma anche originali, E sul numero delle copie eseguite, i giudici specificano: «Le dichiarazioni dell’imputato presentano qualche contraddizione, per esempio laddove afferma di aver fatto solo due copie (quella data al Nuzzi e quella data al confessore), quando invece di molti documenti si è trovata anche una terza copia». In ogni caso, per quanto riguarda i documenti «illecitamente sottratti, la confessione che si ricava dalle dichiarazioni rese dall’imputato sia in sede istruttoria che in sede dibattimentale trova conferma nelle testimonianze acquisite nel corso del dibattimento, oltre che negli altri elementi di prova acquisiti».

Nella sentenza viene invece sensibilmente ridimensionata la portata del ritrovamento in casa di Gabriele dell’assegno da centomila euro intestato al Papa, della pepita (non si sa se d’oro o no) e della Cinquecentina dell’Eneide. I giudici distinguono i primi due oggetti dal terzo. Sull’assegno e la pepita, credono all’imputato che ha detto di non sapere di averli sottratti e che il fatto era dovuto alla «degenerazione del mio disordine», una dichiarazione, che «appare plausibile in ragione della confusione in cui è stato rinvenuto il materiale sequestrato».

Inoltre la sentenza rileva che non sono «del tutto chiare le circostanze rinvenimento» di questi oggetti in casa di Gabriele da parte dei gendarmi vaticani, che hanno reso testimonianze «non univoche» al riguardo. Per quanto riguarda il libro antico, invece, il maggiordomo si è giustificato dicendo di aver chiesto al segretario del Papa il permesso di prenderlo a prestito per farlo portare a scuola dal figlio. Don Georg Gänswein non ricorda la circostanza, ma la sentenza conclude che «non risultano contraddette le ragioni giustificative addotte dal Gabriele e, comunque, manca ogni prova dell’animus avertendi (cioè dell’intenzione di sottrarre, ndr) da parte dello stesso».


Infine, la sentenza specifica come l’azione di Gabriele sia stata «in realtà lesiva nell’ordinamento vaticano della persona del Pontefice, dei diritti della Santa Sede, di tutta la Chiesa cattolica e dello Stato della Città del Vaticano; così come tale azione è stata oggettivamente lesiva di diritti ed interessi di persone fisiche ed istituzioni». Ma al tempo stesso, «tenuto conto della semplicità cognitiva del Gabriele» messa in luce dalla perizia del professor Tatarelli ritiene che «tale condizione personale avrebbe potuto determinare l’insorgere del convincimento soggettivo – seppure erroneo – di “giovare e non di danneggiare la Chiesa”», come il maggiordomo ha affermato.


Un’ultima curiosità: nella sentenza vengono spiegate le motivazioni del rigetto della richiesta della difesa di Gabriele, che voleva far convocare dalla Commissione cardinalizia due porporati: l’ex Prefetto di Propaganda Fide Ivan Dias, e l’ex teologo della Casa Pontificia Georges Cottier. Perché sarebbe stato interessante ascoltarli? Che cosa avrebbero dovuto raccontare?


COPIA DELLA SENTENZA


Paparatzifan
00martedì 23 ottobre 2012 22:19
Da "Vatican Insider"...

23/10/2012

Lombardi: "La grazia a Gabriele è possibile. Se andrà in carcere, sarà in Vaticano"

Il direttore della Sala stampa Vaticana ha anche annunicato che il 5 novembre si svolgerà il processo all'informatico Sciarpelletti

GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Vatileaks continua ed emergono nuove piste. Intanto, il 5 novembre ci sarà la prima udienza del secondo processo nel caso della fuga di documenti riservati della Santa Sede, quello a carico di Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della segreteria di Stato, accusato di favoreggiamento. La posizione di Sciarpelletti era stata stralciata dal primo processo, quello a carico del maggiordomo del Papa Paolo Gabriele.

La grazia papale al maggiordomo del Papa è “possibile” ma “nessuno sa, né io ho da dire, quando, come, se e perché”, ha precisato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, presentando la motivazione della sentenza di condanna a Paolo Gabriele. “È una possibilità, però non dico più di questo, aspettiamo e vediamo”, ha aggiunto.

In ogni caso il direttore della Stampa Vaticana ha detto che: "La carcerazione di Gabriele sarebbe in Vaticano e non in Italia in quanto non c'è nessuna iniziativa in tal senso e credo non ci sia convenzione per attuare quanto pure è previsto dai Patti Lateranensi in base ai quali c'è la possibilità di far scontare in Italia le pene comminate da un Tribunale Vaticano"

Interpellato dai cronisti durante un briefing, il portavoce vaticano ha peraltro spiegato che - a differenza di quanto era stato prospettato dalla Santa Sede nei mesi scorsi - “se adesso avviene una carcerazione è da prevedere che avvenga in Vaticano” e non in Italia. La carcerazione scatterebbe qualora, scaduti i tempi per l’appello, la sentenza divenga definitiva. Quindi se ci sarà carcere per Paolo Gabriele sarà in Vaticano e non in Italia. Nessun richiesta è stata fatta all’Italia.


Per ora l’ex maggiordomo del Papa è ancora agli arresti domiciliari. Padre Lombardi ha anche spiegato che si è ancora in attesa della decisione se presentare appello da parte del procuratore di giustizia della Corte di appello vaticana, professor Giacobbe. Nel caso non ci sia appello la sentenza diventerà esecutiva per preseguire nell'opera di "purificazione" dopo lo scandalo-Vatileaks . La pena all'ex maggiordomo papale non è stata sospesa, i beni sequestati in casa sua non sono "non restituiti" e nell'inchiesta, oltre ad Angelo Comastri e Paolo Sardi, figurano i nomi di altri due cardinali di Curia: l'indiano Ivan Dias e lo svizzero Georges Cottier. Intanto padre Federico Lombardi. ha annunciato il portavoce della Santa Sede: «È stato fissato il processo a Claudio Sciarpelletti per il 5 novembre alle ore 9».


Ma l'attenzione è tutta per l'ex aiutante di camera di Benedetto XVI condannato per aver sottratto documenti segreti dall'appartamento papale. Alcune contraddizioni emergono dalle dichiarazioni di Paolo Gabriele circa il numero delle copie fatte dei documenti trafugati. È questo uno dei particolari che emerge dalle motivazioni della sentenza con la quale il tribunale vaticano ha condannato l’ex maggiordomo del Papa Paolo Gabriele per il furto di documenti riservati dall’appartamento del Papa. «Le dichiarazioni dell’imputato - si legge nel dispositivo - presentano qualche contraddizione, per esempio laddove afferma di aver fatto solo due copie (quella data al Nuzzi e quella data al confessore), quando invece di molti documenti si è trovata anche una terza copia, reperita nel corso della perquisizione dell’abitazione vaticana e sequestrata; o laddove afferma di avere effettuato le fotocopie durante l’orario di ufficio, mentre, sempre in dibattimento, dichiara: "preciso che non c’era un orario prestabilito"».

«L’imputato invece - prosegue il testo - non nega di aver fatto le fotocopie anche in momenti nei quali, non essendo presenti entrambi i segretari del Pontefice, rimaneva solo in ufficio: difatti nelle ricordate dichiarazioni rese in dibattimento ha affermato che le fotocopie sono state effettuate "a volte anche in presenza di altre personee"». In ogni caso, si spiega nelle motivazioni della sentenza, «la sostanza dei fatti per i quali il Gabriele è sottoposto a giudizio trova conferma nelle deposizioni dei testi ascoltati nel corso del dibattimento.

A cominciare da quella di monsignor Georg Ganswein, segretario particolare Benedetto XVI, che confermando quanto già dichiarato avanti al giudice istruttore a domanda del Promotore di Giustizia risponde: "Ho rilevato nel libro di Nuzzi dei documenti che non erano circolati nei dicasteri della Santa Sede e sui quali avevo solo riferito verbalmente al Santo Padre. In particolare, si trattava di una lettera del giornalista Vespa, di una lettera del Direttore di una banca del nord e della stampa di una email inviatami dal padre Lombardi relativa al caso Orlandi. La scoperta nel libro di questi documenti, che non poteva conoscere nessun altro, mi ha insospettito"».


Paparatzifan
00mercoledì 24 ottobre 2012 22:01
Dal blog di Lella...

Papa/ Mini-concistoro 24 novembre, 6 cardinali, nessun europeo

Harvey prefetto casa pontificia, maronita Rai, Onaiyekan di Abuja

Città del Vaticano, 24 ott. (TMNews)

Il Papa ha annunciato la convocazione di un concistoro il prossimo 24 novembre per la creazione di soli sei nuovi cardinali. Nessun europeo tra le nuove porpore, ma un nigeriano, un libanese, uno statunitense, un indiano, un colombiano e un filippino.
I nuovi cardinali sono mons. James Michael Harvey (Usa), attualmente prefetto della casa pontificia, che sarà nominato arciprete della basilica di san Paolo fuori le mura; sua beatitudine Bechera Boutros Rai, patriarca di antiochia dei maroniti in Libano; sua beatitudine Basileos Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei siro-malankaresi, mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo nigeriano di Abuja, mons. Ruben Salazar Gomez, arcivescovo metropolita di Bogotà in Colombia, mons. Luis Antonio Tagle, arcivescovo metropolita di Manila nelle Filippine.
Attualmente il collegio cardinalizio conta 116 'elettori', ossia porporati che, con meno di 80 anni, entrano di diritto in conclave nell'eventualità - attualmente remota - della morte del Pontefice. Due cardinali compiranno ottant'anni nel corso dell'anno, facendo scegliere la quota a 114, e dunque - con il concistoro annunciato oggi - riportando il numero dei porporati elettori alla quota di 120 che era stata fissata da Paolo VI. Degli attuali cardinali elettori, 63 sono europei, 20 provengono dall'America Latina, 11 dall'Africa, 8 dall'Asia e solo uno dall'Oceania. I cardinali, ha ricordato il Papa, "hanno il compito di aiutare il successore di Pietro nello svolgimento del suo ministero e confermare i fratelli nella fede e essere principio e fondamento di unità e comunione della Chiesa".

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Paparatzifan
00mercoledì 24 ottobre 2012 22:04
Dal blog di Lella...

Papa/ Concistoro su sfondo Vatileaks, crisi Siria e geopolitica

E poi nigeriano di città colpita da terroristi, filippino Tagle

Città del Vaticano, 24 ott. (TMNews)

Ha luogo sullo sfondo del caso 'Vatileaks', della complicata situazione dei cristiani in Siria e, più in generale, degli equilibri geopolitici della Chiesa cattolica mondiale, il concistoro annunciato stamani a sorpresa con il quale il Papa creerà sei nuovi cardinali.
Il primo della lista è il monsignore statunitense James Michael Harvey, 63 anni, che sarà nominato per l'occasione arciprete della basilica di San Paolo fuori le mura. La sede è ricoperta dal card. Francesco Monterisi, 78 anni, e precedentemente dal card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, che andò in pensione a 84 anni nel 2010.
Nato a Milwaukee nel 1949, Harvey è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1980 e in segreteria di Stato due anni dopo.
'Wojtyliano' di ferro, è stato per pochi mesi, tra il 1997 e il 1998, 'assessore' della segreteria di Stato, ossia il numero tre della burocrazia vaticana sotto il cardinale Angelo Sodano. Dal febbraio del 1998 è stato prefetto della Casa pontificia, con dignità di vescovo e poi di arcivescovo per volontà di Giovanni Paolo II. Una funzione, mantenuta fino ad oggi, che negli ultimi mesi ha dovuto affrontare da vicino lo scandalo 'Vatileaks', la fuga di documenti riservati della Santa Sede. Il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, condannato di recente a diciotto mesi di detenzione salvo grazia papale, era infatti, in qualità di membro della 'famiglia pontificia', dipendente della prefettura. Questo organismo della curia romana, peraltro, ha già perso un personaggio di peso, mons. Paolo De Nicolò, viceprefetto della casa pontificia, sostituito poco dopo l'arresto di Paolo Gabriele, il quattro agosto, dal rogazionista Leonardo Sapienza.
Viene poi nominato cardinale Bechara Boutros Rai, patriarca dei Maroniti in Libano, il principale ospite di Benedetto XVI nel recente viaggio nel 'paese dei cedri'. Nato nel 1940, ha studiato alla Pontificia università lateranense, è stato eletto patriarca nel 2011 al posto di Nasrallah Sfeir. A guida dei maroniti libanesi ha dovuto gestire la esplosiva situazione della vicina Siria. "La situazione - ha detto nei giorni scorsi a 'Radio vaticana', presso la quale ha pure lavorato come giornalista nel suo periodo romano - è veramente molto critica a causa della Siria: tutto si ripercuote sul Libano, specialmente il fatto che in Siria si sta andando verso un sanguinoso conflitto tra sunniti, che sono la maggioranza, e il regime alawita, che è in minoranza". Quanto ai cristiani libanesi, "alcuni si sono alleati con i sunniti, altri con gli sciiti: non ideologicamente, ma a causa delle alleanze politiche. Ma noi li invitiamo a fare da ponte: i cristiani dovrebbero essere un ponte tra sciiti e sunniti, perché questo conflitto riguarda tutta la regione".
Di spicco la nomina di mons. John Olorunfemi Onaiyekan, 68 anni, vescovo nigeriano di Abuja, città bersaglio di alcuni degli attentati terroristici che stanno attraversando il paese africano in questi mesi. Vicende sulle quali il presule, insieme agli altri vescovi nigeriani, ha sempre invitato a non gridare alla guerra di religione e non contrapporre tra cristiani e musulmani. Onaiyekan è stato presidente del Secam (Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar).
Mons. Luis Antonio Tagle, arcivescovo metropolita di Manila, nelle Filippine, era in attesa da tempo di ricevere la berretta cardinalizia in ragione del peso della sua diocesi. Nato nel 1957, molto stimato dai confratelli vescovi asiatici, vede accrescere il suo peso in unfuturo conclave. Ha studiato nelle Filippine e negli Stati Uniti. Partecipa - come anche Rai - ai lavori del sinodo dei vescovi in corso, ed è vice-presidente della commissione per il messaggio. Situazione simile per mons. Ruben Salazar Gomez, arcivescovo metropolita di Bogotà in Colombia nonché presidente della Conferenza episcopale colombiana. Sua beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal, infine, fu eletto nel 2007 arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi in India dal sinodo della sua Chiesa. Con 53 anni è il cardinale più giovane del collegio cardinalizio.
Con il prossimo concistoro, il quinto di Papa Ratzinger, i cardinali elettori (ossia porporati che, con meno di ottant'anni, entrano in conclave per eleggere il Papa alla morte del suo predecessore) risalgono a 120, soglia stabilita da Paolo VI. Il collegio cardinalizio, compresi gli ultraottantenni, sale a 211. Tra gli elettori, ora, 62 sono europei, 14 nordamericani, 21 sudamericani, 11 africani, 11 asitici e un australiano. Si riequilibria la composizione internazionale del collegio cardianalizio, accusato da alcuni osservatori in passato di essere troppo euro-centrico. Tanto che all'ultimo concistoro di febbraio, che vide la beretta cardianlizia a molti italiani, il card. Tarcisio Bertone ebbe a precisare: "Naturalmente di fronte a sette cardinali italiani, ci sono 11 cardinali votanti in un eventuale conclave che vengono da varie parti del mondo. Questa internazionalizzazione della Curia, del collegio dei cardinali - ha detto Bertone - va avanti e esprime l'universalità della Chiesa, che quindi svolge questa promozione di pace e di giustizia a tutti i livelli e direi in tutte le direzioni".

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Paparatzifan
00mercoledì 24 ottobre 2012 22:24
Dal blog di Lella...

NUOVI CARDINALI: JAMES MICHAEL HARVEY CHE LASCIA CASA PONTIFICIA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 ott.

Il suo e' il volto certamente piu' noto del nuovo Concistoro di Benedetto XVI: James Michael Harvey e' stato accanto a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI in tutte le occasioni pubbliche fin dal febbraio 1998 quando dopo appena sei mesi da assessore della Segreteria di Stato, questo ecclesiastico americano poco incline alla mondanita', e' stato nominato prefetto della Casa Pontificia, incarico che lascera' nei prossimi giorni per essere nominato arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura.
Egli stesso aveva chiesto al Papa di essere avvicendato dopo l'arresto di Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele da lui raccomandato a suo tempo per un'assunzione in Vaticano.
Tutti pensavano che non avendo il Papa accettato le sue dimissioni, Harvey sarebbe rimasto ancora al suo posto fino alla pensione (come accaduto al suo vice, il vescovo Paolo De Nicolo' congedato allo scadere dei 75 anni proprio nel pieno dello scandalo Vatileaks).
E invece oggi questa promozione sicuramente gli restituisce l'onore, semmai puo' essere considerata una colpa raccomandare un giovane che apparentemente e' onesto.
Il nuovo arciprete della Basilica di San Paolo, che sostituisce nell'incarico il 78enne cardinale Francesco Monterisi, dimessosi per ragioni di eta', e' nato a Milwaukee il 20 ottobre 1949. Ordinato sacerdote nel giugno 1975, lascio' nel 1980 la diocesi americana tristemente famosa per i casi di pedofilia che coinvolsero anche il benedettino Rembert George Weakland, vescovo dal 1977 al 2002, quando si dimise confessando una relazione iniziata omosessuale quando l'amante era minorenne.
Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede, Harvey ha svolto il suo servizio nella Rappresentanza Pontificia nella Repubblica Dominicana e dal 10 luglio 1982 ha prestato la sua opera in Segreteria di Stato. Il 22 luglio 1997 e' stato nominato assessore della Segreteria di Stato. Nominato prefetto della Casa Pontificia il 7 febbraio 1998, ed elevato in pari tempo alla Chiesa titolare vescovile di Memfi, ha ricevuto la consacrazione episcopale dal Beato Giovanni Paolo II nella Basilica Vaticana il 19 marzo dello stesso anno, consacrante l'allora segretario di Stato Angelo Sodano, suo sponsor nella carriera curiale. Il 29 settembre 2003 il Beato Papa Giovanni Paolo II gli ha conferito la dignita' di arcivescovo.

(AGI)


Paparatzifan
00mercoledì 24 ottobre 2012 22:28
Dal blog di Lella...

PAPA: IN PIAZZA SAN PIETRO CON 30 MILA FEDELI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 ott.

Benedetto XVI e' in piazza San Pietro per l'Udienza Generale alla quale assistono circa 30 mila fedeli e un bel gruppo di vescovi e cardinali che, per essere presenti, hanno lasciato per un paio d'ore i lavori del Sinodo.
"Dovremmo riflettere - suggerisce ai 30 mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro - sul fatto che credere cristianamente e' abbandonarmi con fiducia, meditare piu' spesso, nella nostra vita quotidiana, caratterizzata da problemi e situazioni a volte drammatiche, su questo abbandonarmi al senso profondo che sostiene me e il mondo, quel senso che noi non siamo in grado di darci, ma solo di ricevere come dono, e che e' il fondamento su cui possiamo vivere senza paura".
"E - scandisce - questa certezza liberante e rassicurante della fede dobbiamo essere capaci di annunciarla con la parola e di mostrarla con la nostra vita di cristiani". L'auspicio del Papa teologo e' dunque quello che la Chiesa e il mondo possano contare per il futuro su "cristiani che siano stati afferrati da Cristo, che crescano nella fede grazie alla familiarita' con la Sacra Scrittura e i Sacramenti".

© Copyright (AGI)

PAPA: SEMBRA PREVALERE DISUMANITA' MA FEDE DONA CERTEZZA DIVERSA


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 24 ott.

"Il mondo sembra che non vada verso la costruzione di una comunita' piu' pacifica e nonostante i successi della tecnica l'uomo non sembra diventato piu' umano: assistiamo a tante forme di ingiustizia, sopraffazione, manipolazione, violenza".
All'Udienza Generale, Benedetto XVI fotografa cosi' lo sgomento che ognuno prova nel guardare alla realta', ma subito aggiunge: "la storia pero' ci dimostra che esiste anche la 'terra buona'" di cui parla nel Vangelo la parabola della seminagione. "L'amore di Dio - afferma - non viene meno di fronte alla malvagita', alla morte, ed e' capace di trasformare il cuore dell'uomo". "La fede - spiega in questa catechesi dedicata proprio al tema del credere oggi - e' la promessa di un amore indistruttibile: affidarsi a Dio con l'atteggiamento del bambino che sa che tutte le sue difficolta' sono al sicuro nella madre".
La fede - sottolinea Benedetto XVI nella sua catechesi - ci dona proprio questo: e' un fiducioso affidarsi a un 'Tu', che e' Dio, il quale mi da' una certezza diversa, ma non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza. La fede non e' un semplice assenso intellettuale dell'uomo a delle verita' particolari su Dio; e' un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che e' Padre e mi ama; e' adesione a un 'Tu' che mi dona speranza e fiducia. Certo questa adesione a Dio non e' priva di contenuti: con essa siamo consapevoli che Dio stesso si e' mostrato a noi in Cristo, ha fatto vedere il suo volto e si e' fatto realmente vicino a ciascuno di noi". "Dio - ricorda il Papa - ha rivelato che il suo amore verso l'uomo, verso ciascuno di noi, e' senza misura: sulla Croce" e "la fede e' credere a questo amore di Dio che non viene meno di fronte alla malvagita' dell'uomo, di fronte al male e alla morte, ma e' capace di trasformare ogni forma di schiavitu', donando la possibilita' della salvezza. Avere fede, allora, e' incontrare questo 'Tu'". Secondo il Pontefice teologo, "questa possibilita' di salvezza attraverso la fede e' un dono che Dio offre a tutti gli uomini". "Non e' pero' meno vero - conclude - che credere e' un atto autenticamente umano. Non e' contrario ne' alla liberta' ne' all'intelligenza dell'uomo. Anzi, le implica e le esalta, in una scommessa di vita che e' come un esodo della nostra liberta': un uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze, dai propri schemi mentali, per affidarsi all'azione di Dio che ci indica la sua strada per conseguire la vera liberta', la nostra identita' umana, la gioia vera del cuore, la pace con tutti".

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PAPA: NEL MONDO DI OGGI CRISTIANI DEBBONO ESSERE UN LIBRO APERTO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 24 ott.

"Il nostro tempo richiede cristiani che siano quasi un libro aperto che narra l'esperienza della vita nuova nello Spirito". Lo afferma Benedetto XVI nella catechesi all'Udienza Generale di oggi, rilevando che "oggi, insieme a tanti segni di bene, cresce intorno a noi anche un certo deserto spirituale".
"Un certo tipo di cultura - lamenta - ha educato a muoversi solo nell'orizzonte delle cose, del fattibile, a credere solo in cio' che si vede e si tocca con le proprie mani" e "cresce anche il numero di quanti si sentono disorientati e, nella ricerca di andare oltre una visione solo orizzontale della realta', sono disponibili a credere a tutto e al suo contrario".
"Dovremmo riflettere - suggerisce ai 30 mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro - sul fatto che credere cristianamente e' abbandonarmi con fiducia, meditare piu' spesso, nella nostra vita quotidiana, caratterizzata da problemi e situazioni a volte drammatiche, su questo abbandonarmi al senso profondo che sostiene me e il mondo, quel senso che noi non siamo in grado di darci, ma solo di ricevere come dono, e che e' il fondamento su cui possiamo vivere senza paura".
"E - scandisce - questa certezza liberante e rassicurante della fede dobbiamo essere capaci di annunciarla con la parola e di mostrarla con la nostra vita di cristiani". L'auspicio del Papa teologo e' dunque quello che la Chiesa e il mondo possano contare per il futuro su "cristiani che siano stati afferrati da Cristo, che crescano nella fede grazie alla familiarita' con la Sacra Scrittura e i Sacramenti".

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Paparatzifan
00mercoledì 24 ottobre 2012 22:29
Dal blog di Lella...

Vaticano/ Papa ha salutato nunzio in Usa Viganò a fine udienza

Le sue lettere di denuncia all'origine del caso Vatileaks

Città del Vaticano, 24 ott. (TMNews) - Il Papa ha salutato il nunzio negli Stati Uniti, il noto monsignor Carlo Maria Viganò, a conclusione dell'udienza generale in piazza San Pietro. Il breve incontro è stato ripreso dalle telecamere presenti. Le lettere scritte da Viganò quando era ancora segretario del Governatorato vaticano per denunciare la corruzione vaticana e protestare con il trasferimento a Washington sono all'origine del caso Vatileaks, la fuga di documenti riservati della Santa Sede per la quale il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, è stato recentemente condannato da un tribunale vaticano. (TMNews)


Paparatzifan
00mercoledì 24 ottobre 2012 22:30
Dal blog di Lella...

PAPA: QUINTO CONCISTORO PORTA ELETTORI A 120, SCENDONO ITALIANI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 ott.

Dal 24 novembre, data fissata da Benedetto XVI per il quinto Concistoro del suo Pontificato, gli elettori in un eventuale Conclave per l'elezione del Papa saranno esattamente 120, come previsto da Paolo VI. I sei nuovi porporati nominati oggi (tra i quali per la prima volta nella storia della Chiesa non c'e' nessun italiano, dopo che il Concistoro dello scorso febbraio li aveva premiati facendo impennare la loro percentuale, che scende ora ameno del 25 per cento degli elettori: 28 su 120) si assommeranno infatti ai 115 che a quella data non hanno ancora compiuto gli 80 anni (attualmente sono 116, ma il nigeriano Francis Arinze li supera il prossimo primo novembre e esce dall'elenco degli elettori, 55 dei quali sono stati creati da Giovanni Paolo II (cioe' un po' meno della meta').
I cardinali con piu' di ottanta anni, quindi non elettori in un eventuale Conclave, saliranno a 91 il primo novembre: di essi 2 sono stati "creati" da Paolo VI (2 per cento), 70 da Giovanni Paolo II (79 per cento), 17 infine da Benedetto XVI (19 per cento).
La composizione totale del collegio cardinalizio sale a 211 membri, di cui 2 creati da Paolo VI, 125 creati da Giovanni Paolo II e 84 creati da Benedetto XVI che nel suo primo Concistoro, il 24 marzo 2006 ne aveva creati 15; 23 li aveva creati nel Concistoro del 24 novembre 2007 (avrebbero dovuto essere 24, ma il vescovo polacco Ignacy Jez era morto prima di ricevere la berretta), 24 nel concistoro del 20 novembre 2010, 22 nel Concistoro del 18 febbraio 2012. Nel Collegio Cardinalizio sono oggi rappresentati tutti i Continenti: l'Europa ne ha 117 di cui 62 elettori, l'America del Nord 22 di cui 14 elettori, l'America Latina 30 di cui 21 elettori, l'Africa 18 di cui 11 elettori, l'Asia 20 di cui 11 elettori e l'Oceania 4 con un solo elettore, l'arcivescovo di Sydney George Pell. I Paesi rappresentati sono 66, dei quali 48 hanno cardinali elettori.

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Paparatzifan
00mercoledì 24 ottobre 2012 22:36
Da "Korazym.org"...

Che significato ha il secondo concistoro del 2012?

Scritto da Andrea Gagliarducci

Mercoledì 24 Ottobre 2012 17:00

La nomina che appare più sorprendente è quella che proietta James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, a prendere la berretta rossa di cardinale e a diventare arciprete della Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura. Sorprendente perché la decisione appare arrivata all’ultimo momento. Nell’annunciare la creazione a cardinale di Harvey, Benedetto XVI dice semplicemente che ha “in animo” di nominarlo arciprete di San Paolo. E subito dopo arriva la notizia che il cardinal Francesco Monterisi, attuale arciprete della Basilica di San Paolo Fuori le Mura, viene nominato membro della Congregazione dei Vescovi.
L’uscita di scena di Harvey in qualche modo chiude il cerchio che si era aperto con la nomina a Reggente della Casa Pontificia di Leonardo Sapienza. Già al tempo della nomina, si era visto Sapienza essere posizionato a fianco a Benedetto XVI, in posti generalmente destinati al Prefetto. Ora per Sapienza probabilmente ci sarà l’ordinazione episcopale e per Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI, si prospetta un ingresso nella Prefettura della Casa Pontificia, magari proprio al posto lasciato libero da Harvey. Un nuovo posizionamento che darebbe maggiore forza decisionale al segretario particolare del Pontefice, attaccato pesantemente sui media in questi ultimi tempi.

Un gioco di equilibri su cui non poco ha forse pesato il caso Vatileaks, le “suggestioni” ambientali di cui è stato oggetto Paolo Gabriele, quella setta degli scontenti di cui si dice facesse parte anche Harvey, ordinato vescovo, tra l’altro, insieme a Stanislao Dziwisz e Piero Marini. Su Harvey si è puntato il dito come colui che caldeggiò l’assunzione di Paolo Gabriele.

Questo concistoro rappresenta l’ideale completamento del Concistoro di gennaio. Allora, Benedetto XVI volle mettere tutte le caselle a posto, e dare al collegio cardinalizio un profilo marcatamente suo. Oggi, vuole completare quel lavoro, magari attendendo di fare un nuovo concistoro per una nuova tornata di porpore. Ancora non è cardinale, infatti, Gehrard Mueller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, cui la berretta rossa spetta di diritto, per esempio. Come non lo è ancora Francesco Moraglia, il patriarca di Venezia. In un concistoro “vero”, Mueller avrebbe dovuto aprire la lista dei cardinali, come membro di Curia più eminente. Il fatto che il suo nome non sia presente, lascia molte cose da pensare.

Un lavoro di completamento insomma. Detto di Harvey – che ottiene comunque la berretta a 62 anni e mezzo – viene creato cardinale anche Bechara Boutros Rai, Patriarca di Antiochia dei maroniti. Classe 1940, un passato di studi alla Lateranense, il patriarca Bechara Rai è in Libano un punto di riferimento sicuro e costante per la comunità cristiana. La sua gestione del recente viaggio in Libano di Benedetto XVI è stata impeccabile. Le sue continue prese di posizione in favore della comunità cristiana del Medio Oriente ne hanno fatto un personaggio in vista e apprezzato anche nelle mura vaticane.

La Chiesa indiana ottiene un altro cardinale, dopo che nel concistoro di gennaio era stato creato cardinale Georges Alencherry dei siro-malaberesi. Sarà cardinale Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum, di rito siro-malankerese. Una scelta che testimonia la crescente importanza data all’India e ai suoi riti cristiani, tutti da valorizzare in un panorama di fede a volte confusionario. Un panorama dottrinalmente difficile.
John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, fu chiamato nel 2009 ad essere relatore generale dell’Africa al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio. Salutò il messaggio finale con entusiasmo, sottolineando come “c’era molta Africa e molta speranza nel continente”. In questi giorni, l’attenzione del sinodo si è spostata su di lui anche per la difficile situazione che vivono i cristiani in Nigeria, vittime di attacchi quasi settimanali. Lui ci ha tenuto a sottolineare che in Nigeria “non c’è una guerra di religione” e ha chiesto ai cristiani “di rispondere alle violenze con la pace”. La berretta cardinalizia rappresenta anche un riconoscimento alla Chiesa di Nigeria, che sta soffrendo.
Difficili le sfide che sta affrontando Rubén Salazar Gòmez, arcivescovo di Bogotà, Colombia. Classe 1942, Salazar è stato parroco, professore nel Seminario, direttore del Dipartimento di Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale Colombiana, e Vicario per la Pastorale. Nella sua carriera di vescovo ( prima di Bogotà, ha retto le diocesi di Cucuta e Barranquilla) si è distinto anche per appelli per la liberazione degli ostaggi del Narcotraffico e per un lavoro importante portato avanti con la Croce Rossa Internazionale in territorio colombiano.
E infine, sarà cardinale Luis Antonio Tagle, 54 anni. Tagle sembrava dovesse essere creato cardinale già nell’ultimo concistoro. Una possibile creazione che fu oggetto di qualche polemica. Perché Tagle aveva fatto parte della squadra di Giuseppe Alberigo e Alberto Melloni che ha scritto la Storia del Concilio. Una storia che legge il Concilio sulla scia dell’ermeneutica della rottura, alla quale Benedetto XVI ha contrapposto l’ermeneutica della continuità.
Con il Concistoro del 24 novembre (il quinto di Benedetto XVI), saranno in tutto novanta i cardinali nominati da Benedetto XVI. In quella data, il Collegio Cardinalizio sarà composto da 211 cardinali, di cui 120 elettori e 91 ultraottantenni. E dei 120 elettori, molto più della metà (quasi i due terzi) saranno quelli nominati da Benedetto XVI. Che, nonostante gli attacchi interni ed esterni, ha proseguito implacabile e chirurgico il rinnovamento della Curia e del collegio cardinalizio. Potrebbe riuscire a Benedetto XVI quello che non è riuscito a Giovanni Paolo II, e cioè di creare cardinale il suo successore (Ratzinger era stato creato cardinale da Paolo VI).
E' un Papa che ora ha preso chiaramente in mano anche la situazione curiale, ed è forse da questa insofferenza che sono venuti prima gli attacchi al concistoro di gennaio (definito da alcuni commentatori troppo "italiano" e "orientato verso Bertone") e poi le indiscrezioni della mattinata di oggi, quando la creazione di questi sei cardinali è stata letta da alcuni commentatori come un avviso al cardinal Bertone, un ri-aggiustamento di equilbri. La spiegazione non sembra nemmeno logica. Ovviamente nel fare nomine si scelgono persone di diretta fiducia, magari amici, e né il Papa né Bertone sono stati immuni da questa debolezza. Ma è importante, nel rimettere ordine, di poter disporre di alleati fedeli.
E intanto si aspetta il processo del 5 novembre al tecnico informatico Claudio Sciarpelletti. Lì dovrebbe testimoniare anche monsignor Carlo Maria Polvani, capo dell'ufficio informazioni della Segreteria di Stato e nipote di monsignor Carlo Maria Viganò, le cui proteste per la sua nomina di nunzio apostolico a Washington (condite da lettere di fuoco sulla "corruzione" che ci sarebbe stata in Vaticano e che lui era impedito di ripulire) avevano fatto iniziare il caso Vatileaks. Viganò ha già avuto modo di avere un lungo colloquio con Benedetto XVI prima della partenza per Washington. E oggi, all'udienza generale, è stato visto fare il baciamano a Benedetto XVI, e con l'occasione parlare con il pontefice. Forse è venuto per perorare la causa di suo nipote?


Paparatzifan
00mercoledì 24 ottobre 2012 22:45
Da "Vatican Insider"...

24/10/2012

Concistoro, il «colpo» di Benedetto

Per la prima volta una creazione senza italiani né europei, aspettano un turno anche i Prefetti delle più importanti congregazioni

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

L’annuncio della nuova creazione cardinalizia del mini-concistoro del prossimo 24 novembre è arrivata inattesa e per le scelte di Benedetto XVI appare dirompente. Per la prima volta il Pontefice indice un concistoro senza nemmeno un nome italiano nella lista, curiale o diocesano che sia. Per la prima volta il Prefetto di una delle più importanti congregazioni vaticane, com’è quella per la Dottrina della fede, un tempo denominata «la Suprema», salta un turno e non riceve la berretta rossa.

Una prima evidenza, scorrendo la lista dei nuovi cardinali che Papa Ratzinger ha letto al termine dell’udienza generale di oggi, è che il concistoro del prossimo novembre appare come il necessario prolungamento di quello che è stato celebrato appena nel febbraio scorso, e che aveva provocato notevoli reazioni critiche per la massiccia presenza di porpore curiali e italiane, diverse delle quali notoriamente vicine al Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Nella lista di febbraio non comparivano africani e le Chiese particolari, i vescovi nei territori di frontiera, sembravano non essere stati considerati, quando invece lo erano stati altri prelati dalle rapide carriere curiali.

Con l’annuncio di oggi Benedetto XVI vuole bilanciare le ultime due creazioni cardinalizie, ed è significativo che abbia deciso di non includere italiani né europei. Non è difficile comprendere le ragioni che hanno guidato il Papa nella scelta dei nomi: Bèchara Boutros Rai, patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano) ha appena accolto Ratzinger nel Paese dei cedri e la porpora è un segno di vicinanza ai cristiani di tutto il Medio Oriente in questo momento così difficile della loro storia. Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India), come pure il giovane arcivescovo di Manila (Filippine) Luis Antonio Tagle, stanno a indicare l’attenzione al grande continente asiatico. John Olorunfermi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (Nigeria) è una porpora donata all’Africa ma anche a una Chiesa martire che vive sotto la minaccia degli attacchi terroristici. Rubèn Salazar Gomez, arcivescovo di Bogotà (Colombia), è la berretta destinata all’America Latina. I neo-cardinali hanno tutti predecessori con più di ottant’anni e dunque risulta rispettata la regola non scritta di far attendere i titolari di diocesi con l’emerito ancora votante in caso di conclave.

La vera sorpresa della lista è il nome dell’americano James Michael Harvey, Prefetto della Casa Pontificia, a capo della Prefettura che regola udienze e andirivieni dal Papa da quattordici anni. Più volte in passato si era parlato della possibilità che lasciasse l’incarico per una diocesi negli Stati Uniti. Ratzinger lo premia con la porpora affidandogli l’arcipretura della basilica di San Paolo fuori le mura, solitamente approdo di ecclesiastici ultrasettantancinquenni, che rimanevano talvolta in carica anche oltre gli ottant’anni, com’è accaduto di recente con il cardinale Montezemolo. Harvey, che ha 63 anni, sostituisce il cardinale Francesco Monterisi, settantottenne.

La nomina di Harvey è l’unica che si può considerare in qualche modo legata alle recenti vicende di vatileaks che hanno sconvolto il più stretto entourage papale. Era stato proprio l’attuale Prefetto della Casa Pontificia determinante nella scelta di Paolo Gabriele quando si trattò di scegliere il sostituto dell’aiutante di camera Angelo Gugel. Va detto però che Harvey lascia il Palazzo apostolico ma non Roma, e soprattutto che viene congedato dalla Prefettura della Casa Pontificia con tutti gli onori e con la berretta rossa. Il che sta a significare che, pur volendo riorganizzare il suo entourage, il Papa continua ad avere fiducia in Harvey, che peraltro non risulta coinvolto nell’inchiesta che ha portato alla condanna di Paolo Gabriele per il furto delle carte papali poi divulgate. Sarà interessante vedere chi prenderà il posto del prelato americano alla Prefettura: il suo vice, padre Leonardo Sapienza, è stato appena promosso in quell’incarico, mentre in passato era stata ventilata l’ipotesi della designazione del segretario particolare del Papa, don Georg Gänswein, anche se la circostanza viene considerata poco probabile.


Paparatzifan
00giovedì 25 ottobre 2012 18:25
Dal blog di Lella...

Il segretario di Stato ha inaugurato la struttura nei pressi della basilica di San Paolo fuori le mura

Intitolato a Benedetto XVI il nuovo centro del Bambino Gesù

È stato intitolato a Benedetto XVI il nuovo centro dell'ospedale pediatrico romano Bambino Gesù, che sorge accanto alla basilica di San Paolo fuori le Mura. La cerimonia di inaugurazione e benedizione è stata presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, questa mattina, mercoledì 24 ottobre. Il nuovo complesso -- ventiduemila metri quadrati dedicati a cure pediatriche, ricerca e formazione in un contesto a misura di bambino -- è un'ulteriore testimonianza dell'impegno dell'ospedale per assicurare ai più piccoli assistenza e cure d'eccellenza, allo scopo di garantire loro il conforto e la serenità necessari per affrontare senza traumi l'esperienza della malattia.
Una testimonianza, questa, sottolineata dal cardinale Bertone durante la conferenza seguita alla cerimonia per l'inaugurazione del centro. «L'innovazione di ieri, la ricerca di oggi, le cure del domani» il tema sviluppato negli interventi dei relatori Marcello Sacchetti, Elio Guzzanti, Giacomo Pongiglione e Bruno Dallapiccola, che hanno ripercorso nel tempo la crescita di questo centro di cura e di ricerca indicandone i traguardi scientifici all'orizzonte.
I relatori sono stati introdotti dal presidente dell'ospedale Giuseppe Profiti, il quale, dopo aver ringraziato il segretario di Stato per la sua costante vicinanza e per la benevolenza con la quale segue il cammino dell'ospedale, ha detto che «dotare Roma di un centro in grado di soddisfare con ancora maggior efficacia alle esigenze delle famiglie provenienti da tutta Italia per attività anche complesse ma che non richiedono il ricovero per più giorni, è un importante risultato per l'ospedale pediatrico Bambino Gesù e contribuisce a fare della capitale sempre più una realtà di eccellenza internazionale, non solo sul fronte della qualità delle cure ma anche della qualità dell'accoglienza, in linea con le altre capitali europee». Quando nei primi mesi del prossimo anno «partiranno anche le attività del più grande centro di ricerche pediatriche d'Europa -- ha assicurato -- Roma consoliderà il proprio ruolo di capitale internazionale della salute dei bambini».
Nel suo intervento il cardinale Bertone ha voluto innanzitutto auspicare che la realizzazione di questo centro contribuisca anche a «qualificare questa zona della capitale, particolarmente cara alla cristianità. La grande basilica di San Paolo fuori le Mura è richiamo per la fede di tanti pellegrini di ogni parte del mondo, e, poco distante, l'ospedale pediatrico Bambino Gesù è richiamo per la speranza di tanti bambini e delle loro famiglie dall'Italia e dall'estero per un futuro di salute». Dunque una realtà «che dovrebbe essere motivo di giusto orgoglio per ogni cittadino di Roma -- ha precisato il porporato -- ma la cui azione non sarà circoscritta al territorio capitolino, perché è in grado di diventare nel tempo, sotto la guida attenta e lungimirante di chi ne ha assunto la responsabilità, punto di riferimento di livello internazionale per la salute e la ricerca a favore della salute dei bambini».
Il nuovo complesso, infatti, non è solo un centro diurno avanzato con ambulatori e sale operatorie per la chirurgia in day surgery, dove, grazie al progresso della tecnologia e delle conoscenze mediche, è possibile operare in maniera mininvasiva bambini che possono così rientrare a casa la sera stessa. Di qui a breve, infatti, «aprirà le porte qui a San Paolo -- ha annunciato il porporato -- il più grande e moderno centro di ricerche pediatriche d'Europa, in cui ricercatori italiani e di tutto il mondo lavoreranno per mettere a punto nuove cure per malattie rare o complesse che oggi non hanno ancora una cura efficace e definitiva». Il centro diventerà anche un luogo «di alta formazione, in cui medici e ricercatori provenienti da ogni parte del mondo metteranno in condivisione il proprio sapere con i colleghi, al fine di migliorare le competenze e le abilità diagnostiche e terapeutiche a favore dei bambini di tutti i continenti».
Lo sforzo che è stato compiuto per realizzarlo ha molti protagonisti che, a tutti i livelli, «hanno dato il loro contributo -- ha aggiunto il segretario di Stato -- alla creazione di una struttura funzionale, accogliente, rispettosa dell'ambiente e del contesto storico-urbanistico nel quale è armoniosamente inserita». Le tecniche costruttive usate, ha notato ancora, sono state le più moderne e particolarmente sensibili al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, con alcune soluzioni inedite per una struttura assistenziale. Anche per questo si può dire che con la realizzazione del centro sono stati restituiti «dignità e decoro a una superficie che, pur essendo prossima ad un luogo di primaria importanza religiosa, storica e culturale, finora non era valorizzata».
Benedetto XVI, che ha accolto «molto volentieri la proposta di questa dedicazione» -- come ha assicurato il cardinale Bertone -- segue con «amorevole attenzione le iniziative che nel mondo vengono portate avanti a favore dell'infanzia, soprattutto di quella più sofferente e indifesa». Informato con puntualità dei progressi e delle iniziative del nuovo centro, «il nostro amato Pontefice -- ha aggiunto -- assicura il ricordo nelle sue preghiere e imparte una speciale benedizione apostolica su tutti voi e su quanti hanno reso possibile tale opera».
Il segretario di Stato ha poi ringraziato «i vertici dell'ospedale e tutto il suo personale, che ha accolto con il consueto favore e la abituale partecipazione questa nuova sfida di innovazione; le istituzioni (il municipio, Roma capitale, la provincia, la regione, le istituzioni nazionali); le aziende e i privati cittadini che hanno sostenuto anche con un contributo economico la realizzazione della struttura». I ringraziamenti sono stati poi estesi a «quanti si sono cimentati nel progettare il centro in modo rispettoso del contesto nel quale andava sviluppato, sul suolo che la Santa Sede ha inteso destinare alla ricerca scientifica, all'alta formazione e alla cura dei bambini».
Infine il cardinale ha voluto ancora sottolineare il significato del risultato raggiunto con la realizzazione di questo centro, grazie al quale sarà possibile raccogliere «le nuove sfide che il progresso della medicina ci chiama ad affrontare, per il servizio all'uomo, specialmente alla vita dei più piccoli».
«Affidiamo alla celeste protezione dell'apostolo Paolo -- ha concluso -- questo centro, tutti coloro che qui lavorano e lavoreranno, e soprattutto i bambini malati e le loro famiglie».


(©L'Osservatore Romano 25 ottobre 2012)


Paparatzifan
00giovedì 25 ottobre 2012 19:01
Da "Vatican Insider"...

25/10/2012

Paolo Gabriele torna in carcere

L’ex maggiordomo da stasera in una cella della Gendarmeria. La grazia non è scontata. La Segreteria di Stato nega con forza l’esistenza di complici o istigatori

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

«Dato che non sono stati proposti appelli contro la sentenza del 6 ottobre scorso nei confronti del sig. Paolo Gabriele, essa è divenuta definitiva. Perciò, per mandato del Presidente del Tribunale, il Promotore di Giustizia ha disposto questa mattina la reclusione in esecuzione della sentenza. L’ordinanza viene eseguita in giornata».

La dichiarazione di padre Federico Lombardi resa pubblica poco dopo le due di oggi, annuncia che l’ex aiutante di camera di Benedetto XVI riconosciuto colpevole di aver rubato le carte riservate della segreteria papale torna in una cella della Gendarmeria, nella palazzina dalla quale era uscito lo scorso 21 luglio dopo due mesi di reclusione. Dovrà scontare un anno e mezzo, ma essendo trascorsi cinque mesi dal suo arresto, dovrebbe rimanere in carcere per altri tredici, a meno che, ovviamente, non arrivi la grazia del Papa.

Insieme all’annuncio di padre Lombardi è stato diffuso un comunicato della Segreteria di Stato che sottolinea la gravità dell’azione commessa dal maggiordomo e soprattutto smentisce l’esistenza di complici o istigatori, come pure «il coinvolgimento di più persone».

«È stata recata un’offesa personale al Santo Padre – si legge nella nota –; si è violato il diritto alla riservatezza di molte persone che a lui si erano rivolte in ragione del proprio ufficio; si è creato pregiudizio alla Santa Sede e a diverse sue istituzioni; si è posto ostacolo alle comunicazioni tra i vescovi del mondo e la Santa Sede e causato scandalo alla comunità dei fedeli. Infine, per un periodo di parecchi mesi è stata turbata la serenità della comunità di lavoro quotidianamente al servizio del Successore di Pietro».

La Segreteria di Stato ci tiene a precisare che il «procedimento giudiziario si è svolto con trasparenza, equanimità, nel pieno rispetto del diritto alla difesa». E che Gabriele «ha messo in atto il suo progetto criminoso senza istigazione o incitamento da parte di altri, ma basandosi su convinzioni personali in nessun modo condivisibili». Per questo «le varie congetture circa l’esistenza di complotti o il coinvolgimento di più persone si sono rivelate, alla luce della sentenza, infondate».

La Segreteria di Stato non menziona l’esistenza dell’indagine ancora aperta sulle altre ipotesi di reato, compreso il concorso di altre persone, ma è evidente dai toni piuttosto ultimativi, che si intenda chiudere qui la vicenda. Un segnale preciso rispetto alle autorevoli personalità vaticane citate dal maggiordomo a proposito dell’ambiente che lo ha «suggestionato».

«Con il passaggio della sentenza in giudicato il sig. Gabriele – continua il comunicato – dovrà scontare il periodo di detenzione inflitto. Si apre inoltre a suo carico la procedura per la destituzione di diritto, prevista dal Regolamento generale della Curia Romana».

Per quanto riguarda la possibilità del perdono papale, la Segreteria di Stato parla dell’eventualità della concessione della grazia, che, «è un atto sovrano del Santo Padre». «Essa tuttavia presuppone ragionevolmente il ravvedimento del reo e la sincera richiesta di perdono al Sommo Pontefice e a quanti sono stati ingiustamente offesi». Il che lascia supporre che secondo le autorità vaticane ciò non sia ancora avvenuto o non sia avvenuto in modo adeguato.

Infine, il Vaticano mette l’accento sulla mitezza della punizione inflitta a Gabriele: «Se rapportata al danno causato, la pena applicata appare al tempo stesso mite ed equa, e ciò a motivo della peculiarità dell’ordinamento giuridico dal quale promana».


Paparatzifan
00giovedì 25 ottobre 2012 19:05
Dal blog di Lella...

Vaticano/ Maggiordomo perderà ogni lavoro in Curia romana

Non può essere riassunto in altro dicastero o ufficio Santa Sede

CIttà del Vaticano, 25 ott. (TMNews)

Con "il passaggio della sentenza in giudicato", il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, "si apre a suo carico la procedura per la destituzione di diritto, prevista dal Regolamento Generale della Curia Romana". Lo spiega la segreteria di Stato vaticana in una nota.
La "destituzione di diritto" è la sanzione disciplinare più grave nel regolamento, firmata il nel 1999 dal cardinale Angelo Sodano in attuazione della costituzione apostolica 'Pastor bonus' di Giovanni Paolo II. All'articolo 70, infatti, la normativa prevede, in crescendo, le seguenti sanzioni disciplinari: "l'ammonizione orale, l'ammonizione scritta e l'ammenda pecuniaria", "la sospensione dall'ufficio", "l'esonero dall'ufficio", "il licenziamento dall'ufficio", "la destituzione di diritto".
La destituzione di diritto, prevede, all'articolo 79, che "si incorre nella destituzione di diritto per condanna passata in giudicato concernente delitto doloso, commesso anche precedentemente all'assunzione in servizio, pronunciata dalla competente Autorità dello Stato della Città del Vaticano o da quella di altro Stato, che faccia ritenere la permanenza in servizio del dipendente incompatibile con la dignità dell'impiego nella Santa Sede. In questi casi non si richiede accertamento e valutazione dei fatti". Al secondo paragrafo, "la destituzione di diritto va comunicata alla Commissione Disciplinare della Curia Romana per le valutazioni di sua competenza ai sensi dell'art. 29 del Regolamento Pensioni vigente". Al terzo paragrafo, infine, "il destituito di diritto non può essere riassunto in altro Dicastero o Ufficio dipendente dalla Santa Sede".

© Copyright TMNews


Paparatzifan
00giovedì 25 ottobre 2012 22:12
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PAPA: PROCEDE RIFORMA CURIA, I SEMINARI PASSANO AL CLERO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 ott.

Benedetto XVI sta per varare un passaggio di competenze che coinvolge tre dicasteri vaticani e prevede in particolare il passaggio della competenza sui seminari dall'Educazione cattolica al Clero. Lo scrive il sito specializzato Vaticaninsider.
Ma se il "ministero" vaticano per i sacerdoti guadagnera' una competenza, un'altra la perdera'. E' infatti previsto che la catechesi, finora una delle le materie di cui si occupa la Congregazione del Clero, passi al neonato dicastero per la Nuova evangelizzazione, istituto da Benedetto XVI e guidato dall'arcivescovo Fisichella.
La catechesi e la diffusione degli insegnamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica, il testo pubblicato nel 1992 e curato dall'allora cardinale Joseph Ratzinger che recepisce gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, e' un elemento fondamentale per la trasmissione della fede e la nuova evangelizzazione.
E dunque il nuovo Pontificio consiglio se ne occupera' direttamente. Quanto alla formazione dei futuri sacerdoti, oggi, ricorda Vaticaninsider, e' la Congregazione guidata dal cardinale polacco Zenon Grocholewski a occuparsi sia delle universita' cattoliche, sia dei seminari. Il progetto di trasferire questa competenza al dicastero guidato dal cardinale genovese Mauro Piacenza e' di vecchia data, e un'indicazione in questo senso da parte di Benedetto XVI era gia' arrivata 2008. Ma sono poi seguite delle difficolta' e delle discussioni interne, e cosi' la decisione in merito era stata "congelata". In Italia la separazione tra chi forma i sacerdoti dal punto di vista umano, spirituale e pastorale all'interno dei seminari, e chi si occupa della loro formazione intellettuale nelle facolta' teologiche e negli atenei pontifici, e' un dato di fatto. Mentre in molti altri Paesi, dove c'e' un numero inferiore di facolta' teologiche, gli insegnanti vivono nei seminari e i ruoli talvolta si sovrappongono.
La riorganizzazione allo studio dovrebbe dunque assegnare al dicastero che si occupa del clero la competenza sulla formazione interna ai seminari.

© Copyright AGI


Paparatzifan
00venerdì 26 ottobre 2012 14:11
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IL MAGGIORDOMO DEL PAPA AGLI ARRESTI IN VATICANO


Paolo Gabriele in cella

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Per ottenere la grazia dovrà chiedere perdono al Pontefice dell’«offesa personale» e dello scandalo inflitto ai fedeli. Intanto Paolo Gabriele torna in carcere e perde il lavoro.
Da ieri pomeriggio l’ex maggiordomo papale è nuovamente detenuto in una cella della Gendarmeria. L’arresto è avvenuto su ordine del pm d’Oltretevere Nicola Picardi. Per il mancato ricorso in appello la revoca dei domiciliari è scattata dopo che il tribunale vaticano ha dichiarato definitiva la pena comminata il 6 ottobre. Gabriele deve scontare 18 mesi, dai quali vanno sottratti i 50 giorni di detenzione preventiva e il periodo di cinque mesi trascorso ai domiciliari. Resterà in cella 13 mesi.
L’ex aiutante di camera, precisa la Segreteria di Stato in un’inusuale nota, «è stato riconosciuto colpevole al termine di un procedimento giudiziario che si è svolto con trasparenza, equanimità, nel pieno rispetto del diritto alla difesa».
Il dibattimento «ha accertato i fatti, appurando che Gabriele ha messo in atto il suo progetto criminoso senza istigazione o incitamento da parte di altri, ma basandosi su convinzioni personali in nessun modo condivisibili». Nessun complotto, quindi. Ma i Radicali chiedono alla Farnesina di «fornire ad un cittadino italiano tutta l’assistenza necessaria».
Altre carte segrete mancano all’appello, Vatileaks continua.

© Copyright La Stampa, 26 ottobre 2012


Paparatzifan
00sabato 27 ottobre 2012 22:59
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VATICANO: UNA DONNA DIRIGERA' L'EDIZIONE SPAGNOLA DELL'OSSERVATORE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 ott.

La giornalista Marta Lago, giovane redattore dell'Osservatore Romano, dirigera' da domani l'edizione spagnola del giornale vaticano, che e' quella a maggiore tiratura nel mondo, essendo i cattolici del mondo in maggioranza di lingua ispanica.
Lo stesso incarico era stato di padre Cipriano Calderon, il sacerdote giornalista che Giovanni Paolo II volle poi nominare vescovo e vice presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina.
Nel giornale diretto dal professor Giovanni Maria Vian, oggi sono molte le firme femminili di grande rilievo, tra le editorialiste ci sono anche Anna Foa e Lucetta Scaraffia, docenti entrambe di storia contemporanea alla Sapienza, nella pagina della cultura scrive Giulia Galeotti, redattrice anche lei dell'Osservatore, che ha ricevuto recentemente il premio Amelia Rosselli.
Per la prima volta nella sua storia ultracentenaria, dallo scorso maggio ogni ultimo giovedi di ogni mese, l'Osservatore pubblica inoltre anche un inserto femminile: quattro pagine interamente a colori, ideate e curate con passione e gentile determinazione da alcune redattrici, tra le quali c'e' la stessa Marta Lago, per allargare lo sguardo del giornale della Santa Sede a "donne, Chiesa, mondo", trinomio che da' il titolo a questa nuova iniziativa, "aperta - come sottolinea l'editoriale del primo numero - a una realta' fondamentale nella tradizione cristiana e che vuole idealmente allargarsi a cerchie sempre più ampie, con un respiro internazionale e anche al di là dei confini visibili del cattolicesimo mondiale".
Della nuova responsabile per l'edizione spagnola, l'Osservatore pubblica oggi una scarna biografia. "Nata a Madrid nel 1970 - scrive il giornale del Papa - Marta Lago ha una lunga esperienza nell'ambito dell'informazione religiosa, maturata in agenzie di stampa, quotidiani e periodici, radio, televisione e internet, anche come corrispondente da Roma per l'Italia e il Vaticano. Dal 2007 collabora con il quotidiano della Santa Sede e dal 2009 fa parte della redazione dell'edizione in lingua spagnola, di cui nel 2010 e' diventata vice incaricato", collaborando con padre Alfredo Gutierrez, destinato ad altro incarico dalla sua Congregazione. Marta Lago e' la seconda donna alla guida di un'edizione dell'Osservatore Romano, dopo Astrid Haas incaricata dal 2008 di quella in lingua tedesca.

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Paparatzifan
00sabato 27 ottobre 2012 23:33
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Sinodo/ In 'propositiones' autocritica scandali e rilancio fede

Città del Vaticano, 27 ott. (TMNews)

Con 58 'propositiones' finali approvate oggi il sinodo sulla nuova evangelizzazione si avvia alla conclusione, che verrà celebrata domani mattina con una messa del Papa. Le varie proposte emerse nel corso di tre settimane di discussioni vengono condensate in proposte che ora il Papa recepirà nell'esortazione apostolica che - tra diversi mesi - concluderà formalmente l'assemblea. Le 'propositiones' - inizialmente 326 poi riassunte in 58 - toccano tutti i temi già affrontati nel messaggio conclusivo ('nuntius') presentato ieri dal card. Giuseppe Betori in Vaticano: secolarizzazione e Concilio vaticano II, diritti umani e libertà religiosa, immigrati e dottrina sociale, catechesi e teologia, poveri pietà popolare, movimenti e parrocchie, ecumenismo e dialogo con la scienza, vita consacrata e ruolo dei giovani.
Non manca, alla 'propositio' 49, un accenno autocritico, per quanto generico, ai recenti scandali che hanno investito la Chiesa. "Di fronte agli scandali che hanno riguardato la vita sacerdotale e il ministero, per i quali ci rammarichiamo profondamente - si legge in trasparente riferimento alla pedofilia - proponiamo tuttavia di ringraziare e incoraggiare al fedele servizio di così tanti preti".
Un tema che aveva sollevato molti interventi di padri sinodali, quello delle coppie divorziate risposate, viene trattato all'interno di una 'propositio' sulla "famiglia cristiana" (48): "La nuova evangelizzazione deve cercare di affrontare significativi problemi pastorali attorno al matrimonio, il caso dei divorziati e risposati, la situazione dei loro figli, il destino delle spose abbandonate, le coppie che vivono al di fuori del matrimonio e la tendenza nella società a ridefinire il matrimonio".
Due 'propositiones' sono dedicate, rispettivamente, al pontificio consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione di monsignor Rino Fisichella e al 'Cortile dei gentili' del cardinale Gianfranco Ravasi. Il documento è stato approvato a maggioranza dai 'padri sinodali' in una votazione in cui una ventina di presuli si sono astenuti.
"Il testo ufficiale in latino dell'Elenco finale delle Proposizioni delle Assemblee Generali Ordinarie del Sinodo dei Vescovi, oggetto di voto personale da parte dei Padri Sinodali - sottolinea l'introduzione - è destinato al Sommo Pontefice, al quale viene debitamente consegnato. Tale testo per sua natura è riservato e non viene pubblicato per rispettare il carattere consultivo e propositivo dell'Assise sinodale. Per benevola decisione il Santo Padre Benedetto XVI - prosegue il teso - concede in questa occasione che una versione in lingua inglese, provvisoria, ufficiosa e non ufficiale, a cura della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, venga pubblicata nel Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede".
L'introduzione ricorda, poi, che "le Proposizioni nascono in un determinato momento del processo sinodale aperto all'eventuale promulgazione di un Documento pontificio. Esse non esauriscono la ricchezza degli apporti dei Lineamenta, dell'Instrumentum laboris, della Disceptatio in aula, della Relatio ante disceptationem e della Relatio post disceptationem e del Messaggio (Nuntius)".

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Paparatzifan
00sabato 27 ottobre 2012 23:51
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SINODO: PAPA, INCONTRO VERAMENTE CATTOLICO; SI PUBBLICHI TUTTO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 27 ott.

"La Chiesa sente i venti contrari, tuttavia sente soprattutto il vento dello Spirito Santo".
Intervenendo all'ultima Congregazione Generale, Benedetto XVI ha introdotto con questa considerazione una breve riflessione sul Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione che si conclude domani, da lui definito "un incontro veramente cattolico", dal quale si e' sentito "incoraggiato".
Papa Ratzinger ha poi annunciato la sua decisione che siano pubblicate le 58 "propositiones" approvate oggi dai 262 padri sinodali.
"Il testo ufficiale in latino dell'Elenco finale delle Proposizioni delle Assemblee Generali Ordinarie del Sinodo dei Vescovi, oggetto di voto personale da parte dei Padri Sinodali - precisa da paret sua la segreteria del Sinodo - e' destinato al Sommo Pontefice, al quale viene debitamente consegnato.
Tale testo per sua natura e' riservato e non viene pubblicato per rispettare il carattere consultivo e propositivo dell`Assise sinodale. Per benevola decisione il Santo Padre Benedetto XVI - prosegue il teso - concede in questa occasione che una versione in lingua inglese, provvisoria, ufficiosa e non ufficiale, a cura della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, venga pubblicata nel Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede". La nota ricorda che "le Proposizioni nascono in un determinato momento del processo sinodale aperto all'eventuale promulgazione di un Documento pontificio. Esse non esauriscono la ricchezza degli apporti dei Lineamenta, dell'Instrumentum laboris, della Disceptatio in aula, della Relatio ante disceptationem e della Relatio post disceptationem e del Messaggio (Nuntius)".

© Copyright (AGI)

SINODO: PAPA AGGIUNGE WUERL, FISICHELLA E SCEVUK ALLA SEGRETERIA


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 27 ott.

Benedetto XVI ha inserito il cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington e relatore del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione che si conclude domani, l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, e l'arcivescovo maggiore di Kiev e capo degli ucraini greco cattolici, sua beatitudine Sviatoslav Scevcuk, ai 12 membri eletti del 13esimo consiglio della segreteria generale del Sinodo: i cardinali Napier, Turkson e Monsengwo Pasinya, per l'America i cardinali Dolan, Scherer e il vescovo Silva Retamales, per l'Asia e l'Oceania i cardinali Gracias e Pell e l'arcivescovo Tagle, per l'Europa i cardinali Schoenborn, Erdo e l'arcivescovo Bruno Forte.

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Paparatzifan
00domenica 28 ottobre 2012 14:28
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SINODO: PAPA, PICCOLO CONCISTORO ALLARGA AL MONDO QUELLO DI FEBBRAIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 27 ott.

"Vorrei esprimere i miei auguri ai sei nuovi cardinali. Con il piccolo Concistoro che si terra' il 24 novembre, volevo completare il Concistoro di febbraio perche' la Chiesa e' di tutti i popoli, parla tutte le lingue, non e' la Chiesa di un continente solo".
Lo ha detto il Papa intervenendo a braccio all'ultima congregazione generale del Sinodo. Il riferimento del Pontefice e' al fatto che i 22 nuovi cardinali creati lo scorso 18 febbraio erano in larghissima maggioranza europei e in particolare italiani di Curia.
"Anche se la Chiesa sente venti contrari, tuttavia - ha sottolineato ancora il Pontefice nel suo saluto finale ai 262 padri sinodali - sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta; e cosi', con nuovo entusiasmo, mi sembra, siamo in cammino e ringraziamo il Signore perche' ci ha dato questo incontro veramente cattolico".
Qui al Sinodo, ha osservato Ratzinger, "abbiamo sentito come la Chiesa anche oggi cresce, vive". "Penso, per esempio, a quanto ci e' stato detto sulla Cambogia, dove di nuovo nasce la Chiesa, la fede; o anche sulla Norvegia, e tanti altri. Vediamo come anche oggi dove non si aspettava, il Signore e' presente e potente e il Signore è operante anche tramite il nostro lavoro e le nostre riflessioni".
"Ringrazio tutti: i padri del Sinodo, gli uditori, con le testimonianze veramente spesso molto commoventi, gli esperti, i delegati fraterni che ci hanno aiutato; e sappiamo che tutti vogliamo annunciare Cristo ed il suo Vangelo e combattere, in questo tempo difficile, per la presenza della verita' di Cristo e per il suo annuncio". "Soprattutto - ha poi concluso - vorrei ringraziare i nostri presidenti che ci hanno guidato dolcemente e decisamente, i relatori che hanno lavorato giorno e notte. Io penso sempre che sia un po' contro il diritto naturale lavorare anche di notte, ma se lo fanno volontariamente si possono ringraziare e dobbiamo sentirci grati; e, naturalmente, il nostro Segretario Generale, indefesso e ricco di idee".

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Paparatzifan
00domenica 28 ottobre 2012 14:42
Dal blog di Lella...

Addio al sinodo-spettacolo: la Chiesa scarica i carrieristi

Paolo Rodari

La poca eco mediatica che ha avuto il Sinodo dei vescovi dedicato alla nuova evangelizzazione che si chiude in queste ore in Vaticano dice molto del futuro della Chiesa cattolica. Dopo la sbornia del pontificato di Giovanni Paolo II, con le piazze piene e le parole di Wojtyla amplificate da giornali, radio e televisioni di tutto il mondo, è arrivato il tempo della Chiesa minoranza, «minoranza creativa» l'ha più volte definita Benedetto XVI. Che non significa necessariamente irrilevanza, quanto consapevolezza dei propri numeri. In pochi, in più parti del globo ridotti all'osso, i cattolici sono destinati a essere minoranza, ma non per questo motivo non determinanti la vita delle società.
Lo disse lo stesso Benedetto XVI volando nel 2009 verso la Repubblica Ceca: «La Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha un'eredità di valori che non sono cose del passato, ma sono una realtà molto viva e attuale».I padri sinodali riuniti in Vaticano hanno ben compreso questo nuovo stato di cose tanto che a più riprese e a più voci hanno parlato di «Chiesa umile». La Chiesa deve ripartire dall'umiltà, che significa comunicare la fede partendo dall'essenziale, partendo dalla croce di Cristo, la suprema prova di umiltà di Dio. Ratzinger, aprendo il Sinodo, ha detto a chiare lettere che questa è l'unica strada, visto anche il «deserto spirituale» che avvolge il mondo tutto d'intorno. Ma deserto è anche opportunità: dove si annaspa, dove nessuno crede, la Chiesa può ritrovare l'essenziale, l'umiltà del credere.Benedetto XVI è arrivato al concetto di «Chiesa minoranza» da uno dei suoi maestri, Hans Urs von Balthasar. Una teologia, quella del teologo svizzero che per un soffio (morì poche ore prima di partire per Roma) non divenne cardinale, della quale sono in parte debitori alcuni dei pezzi da novanta del collegio cardinalizio, da Angelo Scola a Christoph Schoenborn, da Peter Erdo fino a Marc Ouellet.Von Balthasar capì, ben prima del Concilio Vaticano II, che era arrivato il tempo di tornare alle origini, di sbriciolare le mura che tenevano la Chiesa lontana dalla modernità e di puntare tutto sull'essenziale. Un ritorno alle origini che, nella sua visione, teneva la stessa Chiesa lontana dalla derive tradizionaliste (l'arroccamento della Chiesa su se stessa), ma anche da quelle progressiste (l'apertura senza criterio). Ma non venne capito. È del 1952, infatti, lo scritto di von Balthasar significativamente intitolato «Abbattere i bastioni».Qui egli affermò la necessità che la Chiesa abbandonasse il proprio arroccamento per andare incontro al mondo moderno. Lo scritto venne giudicato troppo rivoluzionario tanto che egli non venne invitato al Concilio. Ma dopo l'assise indetta da Giovanni XXIII in molti ritornarono sulle sue idee, e le superarono anche tentando improbabili slanci in avanti. Von Balthasar sentì il pericolo che queste fughe in avanti avrebbero potuto far perdere alla Chiesa elementi essenziali della propria identità e in «Solo l'amore è credibile», uno scritto del 1963, rimarcò con forza il fatto che l'unica via percorribile verso Dio era quella che parte da Lui gratuitamente e trova luoghi rivelativi nella Chiesa, in Maria e nella Scrittura. Ma il luogo rivelativo per eccellenza, disse il teologo, era e resta il Crocifisso, appunto Cristo in croce.È questa la parabola che, a suo modo, sta facendo percorrere alla Chiesa anche Ratzinger. La sua è una Chiesa aperta al mondo (così la vuole anche il Sinodo dei vescovi) ma perennemente in croce, come Cristo. Da Lui in croce nasce la missione e a Lui in croce continuamente torna. Prima di chiudere il Sinodo, Benedetto XVI ha voluto annunciare un concistoro (avrà luogo il prossimo 24 novembre) per la creazione di sei nuovi cardinali. A parte James Michael Harvey, futuro abate di San Paolo Fuori le Mura, i prescelti sono tutti non italiani e non europei e sono tutti a capo di diocesi «di frontiera». È la volontà palese di puntare tutto sulla Chiesa che vive, e non sul centralismo romano che di troppi privilegi e di molto carrierismo ancora oggi vive. È appunto la Chiesa di Gesù crocifisso.

© Copyright Il Giornale, 28 ottobre 2012


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