Documenti emanati dai dicasteri e da altri organismi della Curia Romana e della Santa Sede durante il pontificato di Benedetto XVI

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+PetaloNero+
00sabato 18 aprile 2009 16:09
DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, P. FEDERICO LOMBARDI, S.I.: VISITA DEL SANTO PADRE ALLE ZONE COLPITE DAL TERREMOTO IN ABRUZZO

Il prossimo martedì 28 aprile il Santo Padre Benedetto XVI si recherà in Abruzzo per incontrare le popolazioni vittime del terremoto, secondo il proposito da lui da tempo manifestato.

Raggiungerà la tendopoli di Onna verso le 9.30 del mattino, successivamente passerà all’Aquila, dove sosterà presso la Casa dello Studente e la Basilica di Collemaggio. Infine, presso la Caserma della Guardia di Finanza avrà luogo un incontro con rappresentanze della popolazione e delle persone impegnate nelle operazioni di soccorso. La partenza è prevista intorno alle 12.30.

Durante gli spostamenti in elicottero il Papa sorvolerà alcune delle località più colpite dal sisma.

Ulteriori particolari del programma verranno resi noti in seguito.
+PetaloNero+
00lunedì 20 aprile 2009 18:04
AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI: ARCANGELO TADINI, BERNARDO TOLOMEI, NUNO DE SANTA MARIA ÁLVARES PEREIRA, GELTRUDE COMENSOLI, CATERINA VOLPICELLI

Il 26 aprile 2009, III Domenica di Pasqua, alle ore 10, il Santo Padre Benedetto XVI celebrerà l’Eucaristia sul sagrato della Basilica Vaticana e procederà alla Canonizzazione dei Beati:

ARCANGELO TADINI, (1846-1912), presbitero, fondatore della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth;

BERNARDO TOLOMEI (1272-1348), abate, fondatore della Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto dell’Ordine di San Benedetto;

NUNO DE SANTA MARIA ÁLVARES PEREIRA (1360-1431), religioso, dell’Ordine dei Carmelitani;

GELTRUDE COMENSOLI (1847-1903), vergine, fondatrice dell’Istituto delle Suore Sacramentine;

CATERINA VOLPICELLI (1839-1894), vergine, fondatrice della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore.

+PetaloNero+
00martedì 21 aprile 2009 16:13
DICHIARAZIONE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

La Sala Stampa della Santa Sede, attraverso il suo Direttore, P. Federico Lombardi, SJ, ha già anticipato in serata alcuni commenti relativi al discorso tenuto ieri dal Presidente iraniano alla Conferenza di esame della Dichiarazione di Durban del 2001 contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e la relativa intolleranza. In aggiunta, la medesima Sala Stampa desidera rimandare alle parole del Santo Padre Benedetto XVI, il Quale domenica scorsa ha detto: "Formulo i miei sinceri voti affinché i Delegati presenti alla Conferenza di Ginevra lavorino insieme, con spirito di dialogo e di accoglienza reciproca, per mettere fine ad ogni forma di razzismo, di discriminazione e intolleranza, segnando così un passo fondamentale verso l’affermazione del valore universale della dignità dell’uomo e dei suoi diritti, in un orizzonte di rispetto e di giustizia per ogni persona e popolo". Di conseguenza la Santa Sede deplora l’utilizzazione di questo forum dell’ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l’intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo. La Santa Sede, mentre rinnova l’appello del Papa, assicura che con tale spirito la sua Delegazione è presente e lavora alla Conferenza.
+PetaloNero+
00mercoledì 22 aprile 2009 16:50
COMUNICATO DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER I BENI CULTURALI DELLA CHIESA SULL’ADOZIONE DI OPERE D’ARTE LESIONATE DAL RECENTE SISMA IN ABRUZZO

La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, facendo seguito all’appello lanciato il 9 aprile 2009 tramite gli organi stampa e in perfetta sintonia con le strutture centrali ed abruzzesi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si è assunta l’incarico di raccogliere le adesioni scritte per "adottare" il restauro di una o più opere d’arte mobili lesionate dal recente sisma che ha colpito l’Abruzzo.

La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa invita perciò, tutti gli Istituti finanziari, culturali e museali, i laboratori di restauro pubblici e privati e i restauratori diplomati che non lo avessero già fatto, a perfezionare per iscritto la loro spontanea e gratuita adesione e la disponibilità all’"adozione" di un’opera d’arte mobile con la formula "da chiodo a chiodo", al seguente indirizzo e-mail: beniculturali@beniculturali.va

Si prega, infine, di allegare alla domanda un essenziale curriculum dove siano chiaramente esplicitate la formazione e l’attività professionale svolta.
+PetaloNero+
00mercoledì 22 aprile 2009 16:51
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL FESTIVAL DELLA SCIENZA (24 APRILE-2 MAGGIO 2009, OWERRY, NIGERIA)

Alle ore 12.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Festival della Scienza, organizzato con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, che si svolgerà dal 24 aprile al 2 maggio 2009 a Owerry (Nigeria).

Sono intervenuti: S.E. Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; il Prof. Vittorio Silvestrini, Presidente della Fondazione Idis-Città della Scienza di Napoli; il Dott. Luigi Amodio, Direttore della Fondazione Idis-Città della Scienza di Napoli.

Ha portato la sua testimonianza uno studente dell’Associazione Assumpta Science Centre Owerri (ASCO).

+PetaloNero+
00giovedì 23 aprile 2009 17:00
FIRMA DEL MEMORANDUM OF UNDERSTANDING TRA LA SEGRETERIA DI STATO E LA LEGA DEGLI STATI ARABI

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, è stato sottoscritto un Memorandum of Understanding tra la Segreteria di Stato e la Lega degli Stati Arabi.

Hanno firmato per la Segreteria di Stato S.E. Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, e, per la Lega degli Stati Arabi, S.E. il Sig. Amre Moussa, Segretario Generale.

Erano presenti al solenne atto:

per parte della Santa Sede: l’Em.mo Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, i Rev.di Monsignori Fortunatus Nwachukwu; Alberto Ortega; Christophe El-Kassis; Nicolas Thevenin; Lech Piechota.

per parte della Lega degli Stati Arabi: S.E. il Sig. Walid Al Gargani, Capo della Missione della Lega Araba presso la Santa Sede, il Sig. El Fateh El Naciry, capo del Dipartimento per l’Europa presso e gli Affari Euro-Arabi, la Sig.ra Dina Douay, Desk Officer per l’Europa presso il Gabinetto del Segretario Generale. Erano presenti anche gli Ambasciatori accreditati presso la Santa Sede di alcuni Paesi membri della Lega degli Stati Arabi.

Il suddetto Accordo consolida ulteriormente i vincoli di collaborazione esistenti tra la Santa Sede e la Lega degli Stati Arabi, specialmente a livello politico e culturale, in favore della pace, della sicurezza e della stabilità regionale e internazionale. Inoltre, esso propone strumenti di consultazione tra le due Parti con attenzione anche alle iniziative di dialogo interreligioso.

L’Accordo è entrato in vigore con la firma delle due Parti.
+PetaloNero+
00venerdì 24 aprile 2009 01:52
Intervento della Santa Sede alla Conferenza di Durban II
Razzismo e povertà combinazione distruttiva



GINEVRA, giovedì, 23 aprile 209 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'intervento pronunciato il 22 aprile dall'Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite e Istituzioni Specializzate a Ginevra, in occasione della Conferenza di esame della Dichiarazione di Durban del 2001 contro il razzismo, la xenofobia e la relativa intolleranza, organizzata dall'Onu dal 20 al 24 aprile a Ginevra.
* * *

Signor Presidente,

mi congratulo per la sua elezione e auguro a Lei, all'Alto Commissario per i Diritti Umani e a tutto l'Ufficio di condurre con successo questa Conferenza a una conclusione positiva.

Signor Presidente,

La Delegazione della Santa Sede condivide l'aspirazione della comunità internazionale a superare tutte le forme di razzismo, di discriminazione razziale e xenofobia nella consapevolezza che «tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti» (Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, art. 1) e sono uniti in un'unica famiglia umana. Infatti, una comunità internazionale giusta si sviluppa in modo appropriato quando il desiderio naturale delle persone umane di relazionarsi non viene distorto dal pregiudizio, dalla paura degli altri o da interessi egoistici che minano il bene comune. In tutte le sue manifestazioni, il razzismo afferma falsamente che alcuni esseri umani hanno minori dignità e valore di altri. Ciò infrange la loro fondamentale eguaglianza di figli di Dio e conduce a una violazione dei diritti umani di individui e di interi gruppi di persone.

Partecipando alla Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, agli sforzi comuni delle Nazioni Unite e di altre importanti organizzazioni internazionali, la Santa Sede si sforza di assumersi pienamente la propria responsabilità secondo la missione che le è propria. Si impegna a combattere, con spirito di cooperazione, tutte le forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza.

La Santa Sede ha partecipato attivamente alla Conferenza di Durban del 2001 e, senza esitare, ha dato il suo sostegno morale alla Dichiarazione e al Programma di Azione (ddpa), ben sapendo che la lotta al razzismo è un prerequisito necessario e indispensabile per la costruzione di un modo di governare, di sviluppo sostenibile, di giustizia sociale, di democrazia e pace nel mondo.

Oggi, la globalizzazione unisce le persone, ma la prossimità spaziale e temporale non crea di per sé le condizioni per una interazione costruttiva e una comunione pacifica. Infatti, il razzismo persiste: gli stranieri e quanti sono differenti vengono troppo spesso rifiutati e si arriva perfino a commettere contro di loro atti barbarici, inclusi il genocidio e la pulizia etnica. Vecchie forme di sfruttamento hanno lasciato spazio a nuove: traffico di donne e bambini in una forma contemporanea di schiavitù, abuso di migranti irregolari. Persone percepite come differenti o che in effetti lo sono, divengono, in numero sproporzionato, vittime di esclusione sociale e politica, di condizioni da ghetto e di stereotipi. Giovani donne sono costrette a contrarre matrimoni indesiderati. I cristiani vengono arrestati o uccisi per il loro credo. La mancanza di solidarietà, un'aumentata frammentazione dei rapporti sociali nelle nostre società multiculturali, razzismo e xenofobia spontanei, discriminazione razziale e sociale, in particolare verso gruppi minoritari ed emarginati, e sfruttamento politico delle differenze, sono evidenti nell'esperienza quotidiana. L'impatto globale dell'attuale crisi economica colpisce, soprattutto, tutti i gruppi vulnerabili della società. Ciò dimostra quanto spesso razzismo e povertà siano interrelati in una combinazione micidiale.

La Santa Sede è anche allarmata dalla tentazione ancora latente dell'eugenetica che può essere alimentata da tecniche di procreazione artificiale e dall'uso di «embrioni superflui». La possibilità di scegliere il colore degli occhi o altre caratteristiche fisiche di un bambino potrebbe portare alla creazione di una «sottocategoria di esseri umani» o all'eliminazione di quegli esseri umani che non rispondono alle caratteristiche predeterminate da una certa società. Inoltre, l'aumentata preoccupazione per la sicurezza e la conseguente introduzione di misure e pratiche eccessive hanno fatto scaturire una maggiore mancanza di fiducia fra persone di culture differenti e hanno esacerbato la paura irrazionale degli stranieri. La lotta legittima contro il terrorismo non dovrebbe mai minare la protezione e la promozione dei diritti umani.

Basandosi sui progressi già compiuti, la nostra Conferenza di esame di Durban può essere l'occasione per accantonare le reciproche differenze e mancanza di fiducia, rifiutare ancora una volta qualsiasi teoria di superiorità razziale o etnica e rinnovare l'impegno della comunità internazionale per l'eliminazione di tutte le espressioni di razzismo quale requisito etico del bene comune, il cui ottenimento è «l'unico motivo di esistenza delle autorità civili» (cfr Papa Giovanni xxiii, Enciclica Pacem in terris) a livello nazionale, regionale e internazionale. Condividere risorse e iniziative migliori nello sforzo concertato di mettere in pratica le raccomandazioni della ddpa per sradicare il razzismo significa riconoscere la centralità della persona umana e la pari dignità di tutte le persone. Questo compito è dovere e responsabilità di tutti e dimostra con chiarezza che fare ciò che è giusto procura un vantaggio politico perché così si gettano le fondamenta di una convivenza pacifica, produttiva e reciprocamente proficua.

Le alleanze e le dichiarazioni internazionali così come le legislazioni nazionali sono indispensabili per creare una cultura pubblica e per fornire norme vincolanti, in grado di combattere il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e la relativa intolleranza.

Senza un mutamento del cuore, tuttavia, le leggi non sono efficaci. È il cuore a dover essere continuamente purificato affinché non vi governino più la paura e lo spirito di dominio, ma l'apertura agli altri, la fraternità e la solidarietà. Un ruolo insostituibile lo svolge l'educazione che forgia le mentalità e aiuta a formare le coscienze ad accogliere una visione più ampia della realtà e a rigettare qualsiasi forma di razzismo e di discriminazione. Alcuni sistemi educativi andrebbero rivisti per eliminare tutti gli elementi di discriminazione presenti nell'insegnamento, nei libri di testo, nei corsi di studio e nelle risorse visive. Il fine di questo processo di educazione non è solo il riconoscimento del fatto che tutti hanno uguale valore umano e l'eliminazione del pensiero e degli atteggiamenti razzisti, ma anche la convinzione che gli Stati e gli individui devono prendere l'iniziativa e divenire prossimo a tutti. Anche l'educazione informale e generale svolge un ruolo cruciale. I mezzi di comunicazione, quindi, dovrebbero essere accessibili e liberi da un controllo razzista o ideologico che porta alla discriminazione e perfino alla violenza contro persone che hanno una formazione culturale o etnica differente. In tal modo, i sistemi educativi e i mezzi di comunicazione si uniscono al resto della società nel sostenere la dignità umana che può essere tutelata e promossa soltanto da un'azione collettiva di tutti i settori. In tale contesto di mutua accettazione il diritto di accesso all'educazione da parte di minoranze razziali, etniche e religiose sarà rispettato come diritto umano in grado di garantire la coesione della società con il contributo del talento e delle capacità di ognuno.

Nella lotta contro il razzismo, le comunità di fede svolgono un ruolo importante. La Chiesa cattolica, per esempio, non ha lesinato sforzi per consolidare le sue numerose istituzioni scolastiche, crearne di nuove, essere presente in situazioni pericolose nelle quali la dignità umana viene calpestata e la comunità locale distrutta. In questa vasta rete educativa, la Chiesa insegna come vivere insieme e come riconoscere che tutte le forme di pregiudizio e di discriminazione razziale feriscono la dignità comune di ogni persona creata a immagine di Dio e lo sviluppo di una società giusta e accogliente. Per questo motivo, sottolinea che la persona «si realizza attraverso l'apertura accogliente all'altro e il generoso dono di sé... In questa chiave, il dialogo fra le culture emerge come un'esigenza intrinseca alla natura stessa dell'uomo e della cultura... Il dialogo porta a riconoscere la ricchezza della diversità e dispone gli animi alla reciproca accettazione, nella prospettiva di un'autentica collaborazione, rispondente all'originaria vocazione all'unità dell'intera famiglia umana. Come tale, il dialogo è strumento eminente per realizzare la civiltà dell'amore e della pace» (Papa Giovanni Paolo ii, Messaggio per la Celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, 2001, n. 10). Il contributo delle comunità di fede alla lotta al razzismo e all'edificazione di una società non discriminante diviene più efficace in presenza di un rispetto autentico del diritto di libertà di religione com'è chiaramente esposto negli strumenti dei diritti dell'uomo. Purtroppo, la discriminazione non risparmia le comunità religiose, un fatto che preoccupa sempre più la comunità internazionale. La risposta a questa preoccupazione legittima è la piena realizzazione della libertà religiosa per gli individui e il loro esercizio a livello collettivo di questo diritto umano fondamentale. Sebbene il diritto alla libertà di espressione non sia una licenza a insultare i seguaci di qualsiasi religione o a stereotipare la loro fede, i meccanismi esistenti che offrono garanzia legale all'incitamento all'odio razziale e religioso dovrebbero essere utilizzati nella cornice della legge sui diritti umani per proteggere tutti i credenti e i non credenti. I sistemi giudiziari nazionali dovrebbero favorire la pratica di una «gestione razionale» delle pratiche religiose e non dovrebbero essere utilizzati per giustificare il fallimento nella tutela e nella promozione del diritto a professare e praticare liberamente la propria religione.

Le sfide che dobbiamo affrontare richiedono strategie più efficaci per combattere il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e la relativa intolleranza. Questi sono mali che corrodono il tessuto sociale della società e causano innumerevoli vittime. Il primo passo verso una soluzione pratica consiste nell'educazione integrale che include valori etici e spirituali a favore dell'acquisizione di poteri da parte di gruppi vulnerabili come i rifugiati, i migranti e itineranti, le minoranze razziali e culturali, persone imprigionate dalla estrema povertà o malate e disabili, donne e ragazze ancora considerate inferiori in alcune società, dove una irrazionale paura delle differenze impedisce la piena partecipazione alla vita sociale. In secondo luogo, per ottenere coesione fra strutture e meccanismi vari creati per contrastare atteggiamenti e comportamenti razzisti, è necessario intraprendere un nuovo studio per rendere le varie modalità più incisive ed efficaci. In terzo luogo, la ratifica universale di importanti strumenti contro il razzismo e la discriminazione, come la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e la Convenzione internazionale sulla tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, segnalerà la volontà politica della comunità internazionale di combattere tutte le espressioni di razzismo. Infine, nulla può sostituire una giusta legislazione nazionale che condanni esplicitamente tutte le forme di razzismo e di discriminazione e permetta a tutti i cittadini di partecipare pubblicamente alla vita del loro Paese sulla base dell'uguaglianza di diritti e di doveri.

Quindi, il lavoro di questa Conferenza ha mosso un passo in avanti verso la lotta al razzismo, il motivo per cui la maggior parte dei Paesi si sforzano congiuntamente per un risultato che risponda alla necessità di eliminare manifestazioni vecchie e nuove di razzismo. La Conferenza, come forum internazionale di esercizio del diritto alla libertà di espressione, è stata purtroppo utilizzata per esprimere posizioni politiche estremiste e offensive che la Santa Sede deplora e rigetta: non contribuiscono al dialogo, provocano conflitti inaccettabili e in alcun modo possono essere approvate o condivise.

Signor Presidente,

Otto anni fa i Paesi del mondo hanno assunto un impegno globale per combattere il razzismo con l'adozione della Dichiarazione e del Piano di Azione di Durban. Questa visione di cambiamento rimane incompleta nella sua realizzazione e per questo motivo il cammino deve continuare. I progressi si otterranno attraverso una rinnovata determinazione a tradurre in azione le convinzioni riaffermate in questa Conferenza secondo le quali «tutti i popoli e tutti gli individui sono un'unica famiglia umana, ricca di diversità» e tutti gli esseri umani sono uguali in dignità e diritti. Solo allora, le vittime del razzismo saranno libere e sarà garantito un futuro comune di pace.

[Traduzione del testo originale in inglese a cura de “L'Osservatore Romano”]
+PetaloNero+
00sabato 25 aprile 2009 16:10
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Stamani, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza l’On. Ralph Everard Gonsalves, Primo Ministro di San Vincenzo e Grenadine. Successivamente, il Primo Ministro si è incontrato con Sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, che era accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Nei cordiali colloqui sono stati passati in rassegna i principali temi di politica riguardanti la regione, come pure sono state esaminate questioni sociali, etiche e religiose che interessano in modo particolare il Paese.
+PetaloNero+
00lunedì 27 aprile 2009 16:08
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI BIELORUSSIA

Questa mattina, Sua Santità Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Sua Eccellenza il Sig. Aleksandr Lukashenko, Presidente della Repubblica di Bielorussia. Successivamente, il medesimo Capo di Stato, accompagnato dal Ministro degli Affari Esteri, Sig. Sergei Martinov, ha incontrato Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e Sua Eccellenza Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Durante le conversazioni, svoltesi in un clima positivo, sono state affrontate questioni attinenti al rapporto tra fede e ragione e al dialogo interconfessionale e interculturale. Inoltre sono stati trattati temi di carattere internazionale legati alla promozione della pace e dell’autentico progresso dell’umanità, come pure alcune problematiche interne del Paese, argomenti concernenti la Chiesa cattolica in Bielorussia e le prospettive di approfondimento della collaborazione tra le due Parti. Si è infine rilevata la pacifica convivenza che caratterizza le relazioni tra le comunità cattolica e ortodossa, nonché con le altre confessioni religiose.
+PetaloNero+
00lunedì 27 aprile 2009 16:09
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA ALLE LORO ALTEZZE REALI IL PRINCIPE DEL GALLES E LA DUCHESSA DI CORNOVAGLIA

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.A.R. il Principe di Galles, accompagnato dalla Duchessa di Cornovaglia. Successivamente ha avuto luogo l’incontro con Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da S.E. Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

I cordiali colloqui hanno permesso lo scambio di idee su alcuni temi di interesse comune, tra cui la promozione umana e lo sviluppo dei popoli, la difesa dell’ambiente e l’importanza del dialogo interculturale e interreligioso per la promozione della pace e della giustizia nel mondo.

[This morning in the Vatican Apostolic Palace, the Holy Father Benedict XVI received in audience His Royal Highness the Prince of Wales, accompanied by the Duchess of Cornwall. A meeting subsequently took place with Cardinal Secretary of State Tarcisio Bertone S.D.B., accompanied by Archbishop Dominique Mamberti, secretary for Relations with States.

The cordial discussions provided an opportunity for an exchange of views on certain questions of mutual interest including the human promotion and development of peoples, environmental protection, and the importance of inter-cultural and inter-religious dialogue for furthering peace and justice in the world.]
+PetaloNero+
00martedì 28 aprile 2009 17:06
AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


ORDINAZIONE PRESBITERALE NELLA BASILICA VATICANA

Domenica 3 maggio 2009, IV Domenica di Pasqua, alle ore 9 il Santo Padre Benedetto XVI presiederà la Santa Messa nella Basilica Vaticana e conferirà l’Ordinazione presbiterale a 19 diaconi della Diocesi di Roma.

Concelebreranno con il Santo Padre: l’Em.mo Cardinale Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, S.E. Mons. Vicegerente, gli Ecc.mi Vescovi Ausiliari, i Superiori dei Seminari interessati e i Parroci degli Ordinandi.
+PetaloNero+
00giovedì 30 aprile 2009 16:38
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Questa mattina, il Presidente della Repubblica di Colombia, Sua Eccellenza il Dr. Álvaro Uribe Vélez, è stato ricevuto in Udienza da Sua Santità Benedetto XVI e, successivamente, si è incontrato con Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.

I cordiali colloqui hanno permesso un fruttuoso scambio di opinioni su temi attinenti all’attuale congiuntura internazionale e regionale.

Ci si è poi soffermati su alcuni aspetti della situazione del Paese sudamericano, in particolare sulla lotta al narcotraffico e sulle politiche sociali intese a migliorare le condizioni di vita di tante persone che vivono ancora in condizioni di povertà, nonché sulla collaborazione tra la Chiesa e lo Stato ai fini del consolidamento della pacificazione nazionale.

[Esta mañana, Su Santidad Benedicto XVI ha recibido en audiencia al Presidente de la República de Colombia, Álvaro Uribe Vélez, que sucesivamente se ha encontrado con el arzobispo Dominique Mamberti, secretario para las Relaciones con los Estados.

Durante los cordiales coloquios ha habido un fructuoso intercambio de opiniones sobre temas relativos a la actual coyuntura internacional y regional.

También se han afrontado algunos aspectos de la situación del país sudamericano, en particular la lucha contra el narcotráfico y las políticas sociales destinadas a mejorar la condición de tantas personas que viven todavía en situaciones de pobreza. Asimismo, se ha hablado de la colaboración entre la Iglesia y el Estado, encaminada a la consolidación de la pacificación nacional.]
+PetaloNero+
00mercoledì 6 maggio 2009 16:33
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLE CONCLUSIONI DELLA XV SESSIONE PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI SUL TEMA "LA DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA ED I DIRITTI UMANI"

Alle ore 12.15 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si è tenuta una Conferenza Stampa di presentazione delle conclusioni della XV Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali sul tema: "La Dottrina Sociale cattolica ed i Diritti umani"(Vaticano, 1 - 5 maggio 2009).

Sono intervenuti: la Prof.ssa Mary Ann Glendon, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, S.E. Mons. Marcelo Sánchez Sorondo, Cancelliere della medesima Pontificia Accademia, la Prof.ssa Ombretta Fumagalli Carulli, Docente di Diritto Canonico all’Università Cattolica di Milano.
+PetaloNero+
00giovedì 7 maggio 2009 16:34
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza il Sig. Lic. Elías Antonio Saca González, Presidente della Repubblica di El Salvador, il quale si è incontrato successivamente con Sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato.

Nei corso dei cordiali colloqui sono stati passati in rassegna diversi temi legati alla situazione interna e alla attualità internazionale, rilevando, tra l’altro, l’impegno del Paese a promuovere la cooperazione nel piano commerciale, nella lotta contro il crimine organizzato, in materia di educazione ed emigrazione, e per la promozione sociale.

Infine, si sono evidenziate le buone relazioni fra Chiesa e Stato, auspicandone il rafforzamento in favore del progresso spirituale, della pacificazione e dello sviluppo nazionale.

+PetaloNero+
00venerdì 8 maggio 2009 03:26
Intervento della Santa Sede sulla non proliferazione delle armi nucleari


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 7 maggio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l'intervento pronunciato il 5 maggio dall'Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, alla terza e ultima sessione del Comitato preparatorio dell'ottava conferenza di revisione del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari in corso a New York dal 4 al 15 maggio 2009.

* * *

Signor presidente,

mi permetta di congratularmi con lei per la sua elezione a presidente della terza sessione del Comitato preparatorio per la conferenza di revisione del Trattato sulla non proliferazione nucleare che si svolgerà nel 2010.

Dopo quarant'anni di esistenza e di buon servizio alla comunità internazionale, il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnp) è ancora una pietra d'angolo dei regimi di disarmo nucleare e di non proliferazione nonché lo strumento chiave per rafforzare la pace e la sicurezza internazionali. La Santa Sede riafferma il proprio sostegno forte e costante al Trattato ed esorta a una sua adesione universale e piena e alla sua osservanza.

Lo scorso anno è stato celebrato il quarantesimo anniversario del Trattato. Purtroppo, oggi constatiamo che nel mondo esistono più di 26.000 testate nucleari e che alcune nazioni anelano ancora a entrare nel «club nucleare», nonostante gli obblighi legalmente vincolanti nei settori del disarmo e della non proliferazione. Alla luce di questo, la validità e l'importanza del Trattato sono un'esortazione urgente a tutti gli Stati affinché uniscano i propri sforzi per l'ottenimento di un mondo privo di armi nucleari.

Dopo molti anni di stallo e perfino di regresso notiamo con soddisfazione alcuni segnali positivi della volontà di mettere di nuovo il disarmo nucleare al centro del dibattito internazionale su pace e sicurezza. Le numerose iniziative prese dai Governi, dalle organizzazioni internazionali e dalla società civile rappresentano un passo nella giusta direzione. La mia delegazione loda le politiche nazionali e gli accordi bilaterali volti a ridurre gli arsenali nucleari e attende con ansia di assistere ai progressi nell'affrontare questioni legate alle armi nucleari e ai sistemi di utilizzo di tali armi. Le varie iniziative prese e le posizioni assunte negli ultimi mesi sono passi incoraggianti che suscitano una rinnovata speranza nel fatto che sia raggiungibile l'obiettivo di un mondo privo di armi nucleari. Tuttavia, fin quando esisteranno armi nucleari l'umanità correrà sempre il pericolo che vengano utilizzate o che cadano nelle mani di terroristi, minacciando la pace e la sicurezza e perfino l'esistenza umana stessa.

La Santa Sede sottolinea la necessità di passi concreti, trasparenti e convincenti nei settori del disarmo e della non proliferazione sotto la guida dei principi del Tnp. Con questo nuovo slancio, la Santa Sede è convinta che nel breve periodo potrebbero essere raggiunti cinque obiettivi:

L'entrata in vigore del Ctbt (Trattato di interdizione degli esperimenti nucleari) è essenziale e possibile se gli Stati onorano seriamente l'impegno per un mondo privo dalle armi nucleari.

L'immediato inizio dei negoziati per un Trattato per l'eliminazione di materiale fissile è atteso ormai da troppo tempo.

Gli Stati che possiedono armi nucleari devono interpretare le proprie dottrine militari in modo da escludere l'uso delle stesse.

L'uso pacifico di energia nucleare dovrebbe essere sottoposto allo stretto controllo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea). In questo settore tutti i Paesi dovrebbero aderire agli strumenti preposti. La parte di non proliferazione dello Tnp dovrebbe essere rafforzata aumentando il potere dell'Aiea e migliorando ulteriormente il suo sistema di vigilanza.

Dato il bisogno crescente di energia, è imperativo trovare soluzioni comuni e strutture internazionali per la produzione di carburante nucleare. In quest'area, l'Aiea dovrebbe svolgere un ruolo guida per garantire incolumità, sicurezza ed equo accesso a tutti.

Tutte queste misure sono necessarie per promuovere fiducia, trasparenza e autentica cooperazione fra nazioni e regioni. Le zone prive di armi nucleari sono il migliore esempio di questa fiducia e affermano che la pace e la sicurezza sono possibili senza il possesso di armi nucleari. La Santa Sede quindi esorta tutti gli Stati che le possiedono a svolgere un coraggioso ruolo guida e ad assumersi la responsabilità politica di tutelare l'integrità stessa del Tnp e di creare un clima di fiducia, trasparenza e autentica cooperazione, tenendo conto della concreta realizzazione di una cultura di vita e di pace. Per dare alle priorità e alle gerarchie di valori la loro giusta collocazione, è necessario un maggiore sforzo comune per mobilitare le risorse verso uno sviluppo etico, culturale ed economico cosicché l'umanità possa abbandonare la corsa agli armamenti.

Il disarmo nucleare, la non proliferazione nuclare e l'uso pacifico della tecnologia nucleare sono tre pilastri che si consolidano reciprocamente. È necessario un progresso urgente e irreversibile su tutti i fronti. L'odierna crescente espansione di programmi di energia nucleare per uso civile pone nuove potenziali sfide al regime di non proliferazione. Tuttavia, senza passi seri e concreti verso il disarmo, il pilastro della non proliferazione si indebolirà ulteriormente.

Signor presidente, mentre ci prepariamo per la conferenza di revisione del Tnp del 2010, la Santa Sede lancia un appello affinché le questioni difficili e complesse della conferenza di revisione vengano affrontate in modo imparziale. Al contempo, la mia delegazione le assicura sostegno pieno ai suoi sforzi per un risultato positivo di questa sessione.

[Traduzione del testo in inglese a cura de L'Osservatore Romano]
+PetaloNero+
00martedì 12 maggio 2009 16:50
DECRETO DELLA PENITENZIERIA APOSTOLICA CON IL QUALE VENGONO CONCESSE SPECIALI INDULGENZE IN OCCASIONE DELL’ANNO SACERDOTALE INDETTO IN ONORE DI SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY

Come già annunciato, il Santo Padre Benedetto XVI ha deciso di indire uno speciale "Anno Sacerdotale", in occasione del 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, luminoso modello di Pastore, pienamente dedito al servizio del popolo di Dio.

Durante l’Anno Sacerdotale, che avrà inizio il 19 giugno 2009 e si concluderà il 19 giugno 2010, viene concesso il dono di speciali indulgenze, secondo quanto descritto nel Decreto della Penitenzieria Apostolica, che viene reso noto oggi.

URBIS ET ORBIS

D E C R E T O

Si arricchiscono del dono di Sacre Indulgenze, particolari esercizi di pietà, da svolgersi durante l’Anno Sacerdotale indetto in onore di San Giovanni Maria Vianney.

È imminente il giorno in cui si commemoreranno i 150 anni dal pio transito in cielo di San Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars, che quaggiù in terra è stato un mirabile modello di vero Pastore al servizio del gregge di Cristo.

Poiché il suo esempio è adatto per incitare i fedeli, e principalmente i sacerdoti, ad imitare le sue virtù, il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha stabilito che, per questa occasione, dal 19 giugno 2009 al 19 giugno 2010 sia celebrato in tutta la Chiesa uno speciale Anno Sacerdotale, durante il quale i sacerdoti si rafforzino sempre più nella fedeltà a Cristo con pie meditazioni, sacri esercizi ed altre opportune opere.

Questo sacro periodo avrà inizio con la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, giornata di santificazione sacerdotale, quando il Sommo Pontefice celebrerà i Vespri al cospetto delle sacre reliquie di San Giovanni Maria Vianney, portate a Roma dall’Ecc.mo Vescovo di Belley-Ars. Sempre il Beatissimo Padre concluderà l’Anno Sacerdotale in piazza S. Pietro, alla presenza di sacerdoti provenienti da tutto il mondo, che rinnoveranno la fedeltà a Cristo e il vincolo di fraternità.

I sacerdoti si impegnino, con preghiere e buone opere, per ottenere dal Sommo ed Eterno Sacerdote Cristo la grazia di risplendere con la Fede, la Speranza, la Carità e le altre virtù, e mostrino con la condotta di vita, ma anche con l’aspetto esteriore, di essere pienamente dediti al bene spirituale del popolo; ciò che sopra ogni altra cosa la Chiesa ha sempre tenuto a cuore.

Per conseguire al meglio il fine desiderato, gioverà molto il dono delle Sacre Indulgenze, che la Penitenzieria Apostolica, con il presente Decreto emesso in conformità al volere dell’Augusto Pontefice, benignamente elargisce durante l’Anno Sacerdotale:

A.- Ai sacerdoti veramente pentiti, che in qualsiasi giorno devotamente reciteranno almeno le Lodi mattutine o i Vespri davanti al SS.mo Sacramento, esposto alla pubblica adorazione o riposto nel tabernacolo, e, sull’esempio di San Giovanni Maria Vianney, si offriranno con animo pronto e generoso alla celebrazione dei sacramenti, soprattutto della Confessione, viene impartita misericordiosamente in Dio l’Indulgenza plenaria, che potranno anche applicare ai confratelli defunti a modo di suffragio, se, in conformità alle disposizioni vigenti, si accosteranno alla confessione sacramentale e al Convivio eucaristico, e se pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.

Ai sacerdoti viene inoltre concessa l’Indulgenza parziale, anche applicabile ai confratelli defunti, ogni qual volta reciteranno devotamente preghiere debitamente approvate per condurre una vita santa e per adempiere santamente agli uffici a loro affidati.

B.- A tutti i fedeli veramente pentiti che, in chiesa o in oratorio, assisteranno devotamente al divino Sacrificio della Messa e offriranno, per i sacerdoti della Chiesa, preghiere a Gesù Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, e qualsiasi opera buona compiuta in quel giorno, affinchè li santifichi e li plasmi secondo il Suo Cuore, è concessa l’Indulgenza plenaria, purchè abbiano espiato i propri peccati con la penitenza sacramentale ed innalzato preghiere secondo l’intenzione del Sommo Pontefice: nei giorni in cui si apre e si chiude l’Anno Sacerdotale, nel giorno del 150° anniversario del pio transito di San Giovanni Maria Vianney, nel primo giovedì del mese o in qualche altro giorno stabilito dagli Ordinari dei luoghi per l’utilità dei fedeli.

Sarà molto opportuno che, nelle chiese cattedrali e parrocchiali, siano gli stessi sacerdoti preposti alla cura pastorale a dirigere pubblicamente questi esercizi di pietà, celebrare la Santa Messa e confessare i fedeli.

Agli anziani, ai malati, e a tutti quelli che per legittimi motivi non possano uscire di casa, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, verrà ugualmente elargita l’Indulgenza plenaria se, nei giorni sopra determinati, reciteranno preghiere per la santificazione dei sacerdoti, e offriranno con fiducia a Dio per mezzo di Maria, Regina degli Apostoli, le malattie e i disagi della loro vita.

È concessa, infine, l’Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno devotamente cinque Padre Nostro, Ave Maria e Gloria, o altra preghiera appositamente approvata, in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù, per ottenere che i sacerdoti si conservino in purezza e santità di vita.

Il presente Decreto è valido per tutta la durata dell’Anno Sacerdotale. Nonostante qualsiasi disposizione contraria.

Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 25 aprile, festa di S. Marco Evangelista, anno dell’Incarnazione del Signore 2009.

James Francis Card. Stafford

Penitenziere Maggiore

† Gianfranco Girotti, O. F. M. Conv.

Vesc. Tit. di Meta, Reggente
+PetaloNero+
00mercoledì 20 maggio 2009 16:57
PRESS RELEASE OF THE PONTIFICAL COUNCIL FOR INTERRELIGIOUS DIALOGUE

The Royal Institute for Inter-Faith Studies (R.I.I.F.S.) and the Pontifical Council for Interreligious Dialogue (Vatican Office responsible for Interreligious Dialogue) (P.C.I.D.) held their first Colloquium.

The Colloquium took place in Amman from 18 to 20 May 2009, at the Royal Scientific Society (al-Jam'iyya al-'Ilmiyya al-Malakiyya).

The topic devoted to "Religion and Civil Society" has been examined focusing on three areas: 1) Religion and Civil Society in History and the Philosophico-juridical thought; 2) Religion and Civil Society in Modern Societies; 3) Religion and Civil Society in the Religious Tradition.

The Delegation of the Royal Institute for Inter-Faith Studies was headed by H.E. Ambassador Hasan Abu Nimah, Director, R.I.I.F.S. and included the following dignitaries and scholars: Seyed Mohammed Ali Abtahi, President, Institute for Inter-Religious Dialogue, Iran; Prof. Mohamed al-Sharkawi, Cairo University; Prof. Mahmoud al-Sartawi, Member of the R.I.I.F.S. Board of Trustees, University of Jordan; Prof. Abdul Nasser Abul-Basal, President, The World Islamic Science and Education University, Member of the R.I.I.F.S. Board of Trustees; Mr. Mohamad Mahfoodh; Dr. Edieh Metlaq; Professor Saoud el Mawla, Lebanese University, Beirut; Mr. Khaled Nusseibeh; Dr. Mohammad Rayyan, University of Jordan; Dr. Hanan lbrahim.

His Eminence Cardinal Jean-Louis Tauran, President of the Pontifical Council for Interreligious Dialogue (P.C.I.D.) led the delegation of the Holy See, which had as its members his Excellency Archbishop Pier Luigi Celata, Secretary of the P.C.I.D., and the Rev. Monsignor Khaled Akasheh, Bureau Chief for Islam at the P.C.I.D., as well as these other members: His Excellency Archbishop Francis Assisi Chullikatt, Apostolic Nuncio to Jordan and Iraq; His Excellency Msgr. Yasser Ayyach, Greek-Catholic Metropolitan of Jordan; His Excellency Msgr. Salim Sayegh, Auxiliary Bishop & Vicar General for Jordan; Rev. Prof. Andrea Pacini, Professor of Dogmatic Theology and of Theology of Religions; Rev. Prof. Joseph Ellul, O.P., Professor of Ecumenical Theology and Islamic Studies; Rev. Prof. Dr. Christian W. Troll, S.J., Honorary Professor for the Study of Islam and Christian Muslim Relations; Prof. Silvio Ferrari, Professor of Canon Law; Ms. Dima Al Baqain, Researcher; Dr. Asem Khalil, Associate Professor of Law.

A public session has been held at the Founders Theater, El-Hassan Science City at the end of the Colloquium. On that occasion HRH Prince El Hassan bin Talal and His Eminence Cardinal Jean-Louis Tauran addressed the participants and the guests, thanking them respectively for their contribution during the Colloquium, and their presence at the concluding session.

The following points have been agreed upon:

1) The notion of civil society has been discussed and the participants underlined its character as a medium for an open exchange of experiences and visions aimed at pursuing the common good. The participants agreed on the importance of civil society for a sound and integral development of individuals and communities, recognizing the particular and indispensable contribution that civil society can provide as a valuable forum for dialogue in the context of the responsible exercise of freedom.

2) The participants stressed the importance of educating youth in the values of mutual respect and in the culture of dialogue, rejecting violence, so as to promote peaceful coexistence on the basis of full citizenship.

3) They highlighted the relevance of democracy and the rule of law in a State that respects ethnic, cultural and religious diversities and implements equality among citizens, on the basis of the respect of human dignity and the ensuing fundamental human rights, particularly freedom and justice.

4) Religions have a specific role to play in civil society, offering motivations for the citizens' contributions to the common good that are based on faith in God and which transcend political expediency and search for power.

5) The participants stressed the role that religions can play in strengthening social participation and cohesion, thereby giving their specific support to the building of a stable and prosperous State, based on the principle of subsidiarity.

It has been decided that the next Colloquium will be held in Rome within two years, preceded by a preparatory meeting where the theme and the modalities will be defined.
+PetaloNero+
00giovedì 28 maggio 2009 01:22
Lettera del Cardinale Hummes per l'Anno sacerdotale



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 27 maggio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la lettera ai sacerdoti del Cardinale Claudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero, in vista dell’Anno loro dedicato, che avrà inizio con la celebrazione dei Vespri, presieduti da Benedetto XVI, nella Basilica Vaticana, nella festa del Sacro Cuore di Gesù, il 19 giugno prossimo.

* * *

Cari Sacerdoti,

L’Anno Sacerdotale, indetto dal nostro amato Papa Benedetto XVI, per celebrare il 150º anniversario della morte di S. Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato D’Ars, è alle porte. Lo aprirà il Santo Padre il 19 giugno p.v., festa del Sacro Cuore di Gesù e Giornata Mondiale di preghiera per la santificazione dei sacerdoti. L’annunzio di quest’anno speciale ha avuto una ripercussione mondiale positiva, specialmente tra gli stessi sacerdoti. Tutti vogliamo impegnarci, con determinazione, profondità e fervore, affinché sia un anno ampiamente celebrato in tutto il mondo, nelle diocesi, nelle parrocchie, in ogni comunità locale, con il coinvolgimento caloroso del nostro popolo cattolico, che indubbiamente ama i propri sacerdoti e li vuol vedere felici, santi e gioiosi nel lavoro apostolico quotidiano.

Dovrà essere un anno positivo e propositivo, in cui la Chiesa vuol dire innanzitutto ai sacerdoti, ma anche a tutti i cristiani, alla società mondiale, attraverso i massmedia globali, che è fiera dei suoi sacerdoti, li ama, li venera, li ammira e riconosce con gratitudine il loro lavoro pastorale e la loro testimonianza di vita. Davvero, i sacerdoti sono importanti non solo per ciò che fanno, ma anche per ciò che sono. Al contempo, è vero che alcuni sacerdoti sono talora apparsi coinvolti in problemi gravi e situazioni delittuose. Ovviamente, bisogna continuare ad investigarli, giudicarli debitamente e punirli. Questi casi, però, riguardano una percentuale molto piccola del clero. Nella stragrande maggioranza i sacerdoti sono persone molto degne, dedicate al ministero, uomini di preghiera e di carità pastorale, che investono l’intera esistenza nell’attuazione della propria vocazione e missione, spesso con grandi sacrifici personali, ma sempre con amore autentico verso Gesù Cristo, la Chiesa e il popolo, solidali con i poveri e i sofferenti. Perciò, la Chiesa è fiera dei suoi sacerdoti in tutto il mondo.

Quest’anno sia anche un’occasione per un periodo di intenso approfondimento dell’identità sacerdotale, della teologia del sacerdozio cattolico e del senso straordinario della vocazione e della missione dei sacerdoti nella Chiesa e nella società. Ciò richiederà convegni di studio, giornate di riflessione, esercizi spirituali specifici, conferenze e settimane teologiche nelle nostre facoltà ecclesiastiche, ricerche scientifiche e rispettive pubblicazioni.

Il Santo Padre, nel discorso d’indizione, durante l’Assemblea Plenaria della Congregazione per il Clero, il 16 marzo u.s., disse che con quest’anno speciale si vuole “favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero”. Perciò deve essere, in modo molto speciale, un anno di preghiera dei sacerdoti, con i sacerdoti e per i sacerdoti, un anno di rinnovamento della spiritualità del presbiterio e dei singoli presbiteri. In questo contesto, l’Eucaristia si presenta come il centro della spiritualità sacerdotale. L’adorazione eucaristica per la santificazione dei sacerdoti e la maternità spirituale di monache, donne consacrate e laiche verso i singoli presbiteri, come già proposte, qualche tempo fa, dalla Congregazione per il Clero, potrebbero essere sviluppate con sicuri frutti di santificazione.

Sia anche un anno in cui si prendono in esame le condizioni concrete ed il sostentamento materiale in cui vivono i nostri sacerdoti, alle volte obbligati a situazioni di dura povertà.

Sia, al contempo, un anno di celebrazioni religiose e pubbliche, che portino il popolo, le comunità cattoliche locali, a pregare, a meditare, a festeggiare e a prestare il giusto omaggio ai loro sacerdoti. La festa nella comunità ecclesiale è un’espressione molto cordiale, che esprime e nutre la gioia cristiana, una gioia che sgorga dalla certezza che Dio ci ama e con noi festeggia. Sarà un’opportunità per sviluppare la comunione e l’amicizia dei sacerdoti con la comunità loro affidata.

Molti altri aspetti ed iniziative potrebbero essere nominati per arricchire l’Anno Sacerdotale. Qui dovrà intervenire la giusta creatività delle Chiese locali. Perciò, è bene che ogni Conferenza Episcopale, ogni diocesi ed ogni parrocchia e comunità locale stabilisca, al più presto possibile, un vero e proprio programma per quest’anno speciale. Ovviamente, sarà molto importante cominciare l’anno con un avvenimento significativo. Nello stesso giorno dell’apertura dell’Anno Sacerdotale a Roma con il Santo Padre, il 19 giugno, le Chiese locali sono invitate a partecipare, in qualche modo, alla inaugurazione, magari con un atto liturgico specifico e festivo. Coloro che potranno venire a Roma per l’apertura, vengano senz’altro, per manifestare la propria partecipazione a questa felice iniziativa del Papa. Dio, senza dubbio, benedirà questo impegno con grande amore. E la Vergine Maria, Regina del Clero, pregherà per tutti voi, cari sacerdoti.



Cardinale Cláudio Hummes

Arcivescovo Emerito di São Paulo

Prefetto della Congregazione per il Clero
+PetaloNero+
00mercoledì 3 giugno 2009 15:56
INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 62a ASSEMBLEA MONDIALE DELLA SANITÀ

Nei giorni 18-27 maggio 2009, si è svolta, a Ginevra, la 62a Assemblea Mondiale della Sanità. La Santa Sede vi ha partecipato, in qualità di Osservatore, con una Delegazione guidata da S.E. Mons. Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, ed integrata da S.E. Mons. Silvano M. Tomasi, Mons. Hubertus van Megen, Mons. Jean-Marie Musivi Mpendawatu, Mons. Robert J. Vitillo, Dott. Maurizio Evangelista, Dott. Giuliano Rizzardini, Dott. Amedeo Capetti.

Pubblichiamo di seguito la traduzione in lingua italiana dell’intervento pronunciato da S.E. Mons. Zimowski il 19 maggio scorso:


INTERVENTO DI S.E. MONS. ZYGMUNT ZIMOWSKI

Signor Presidente,

Le presento le congratulazioni della Santa Sede, unitamente al nostro augurio per la Sua designazione a questo importante ufficio.

Essendo stato recentemente nominato da Sua Santità Benedetto XVI come Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, ritengo un grande onore condividere con i delegati presenti a questa 62° Assemblea dell’OMS alcune riflessioni e le preoccupazioni della Santa Sede. Per quanto riguarda l’impatto dell’assistenza e delle cure sulla salute umana in questo periodo di crisi economica globale, la Santa Sede condivide le preoccupazioni già espresse da altri delegati.

L’attuale crisi economica ha fatto affiorare lo spettro della cancellazione o di una drastica riduzione dei programmi di assistenza esterna, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Ciò metterà drammaticamente a repentaglio i loro sistemi sanitari, che sono già al collasso per la forte incidenza di malattie endemiche, epidemiche e virali. Nel suo messaggio al G-20, Papa Benedetto XVI ha osservato che: "l’uscita dall’attuale crisi globale solo si può realizzare insieme, evitando soluzioni improntate all’egoismo nazionalistico e al protezionismo", e ha esortato ad un "coraggioso e generoso potenziamento di una cooperazione internazionale capace di promuovere un reale sviluppo umano ed integrale"1.

La mia delegazione desidera mettere in evidenza altresì la grande importanza e la particolare responsabilità di organizzazioni di matrice religiosa e di migliaia di istituzioni sanitarie gestite dalla Chiesa, nel fornire sostegno e cure a persone che vivono in povertà. Il fardello economico che pesa sulle casse dei Governi in modo sempre crescente a causa della crisi finanziaria attuale, è avvertito in modo ancor più profondo dalle istituzioni sostenute dalla Chiesa, che, spesso, non hanno accesso ai fondi governativi o internazionali. Ciò nonostante, esse continuano a lottare per servire quanti si trovano maggiormente nel bisogno. I valori che motivano tale servizio da parte delle organizzazioni a matrice religiosa, oltre al valore di primaria importanza della sacralità e della dignità della vita umana, includono alcuni principi articolati nella Risoluzione sulle cure sanitarie primarie, presi in esame da questa Assemblea. Mi riferisco a principi come "equità, solidarietà, giustizia sociale e accesso universale ai servizi"2.

Signor Presidente,

nel 1998 il Pontificio Consiglio - incoraggiato in questo senso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità - ha condotto una ricerca presso le Chiese locali sulle sfide che la comunità internazionale deve affrontare per raggiungere l’obiettivo della salute per tutti. I risultati di questa ricerca hanno mostrato che una delle sfide maggiori è l’applicazione del principio di equità.3 Un decennio dopo, devo purtroppo constatare che nella maggior parte dei Paesi tale sfida è ancora attuale. La mia delegazione guarda, pertanto, con particolare attenzione alla risoluzione relativa ai determinanti sociali della salute, proposta all’approvazione di questa Assemblea, ed è particolarmente interessata all’appello urgente che essa contiene per i Governi "a sviluppare e raggiungere gli obiettivi e le strategie tendenti a migliorare la salute pubblica, con uno sguardo particolare alle ingiustizie nel campo della salute"4.

Esiste, inoltre, una preoccupazione condivisa per milioni di bambini in tutto il mondo che non raggiungono il loro pieno potenziale a causa delle grandi differenze e ingiustizie esistenti in campo sanitario. Il Santo Padre ha fatto partecipi di questa preoccupazione anche i partecipanti alla XXIII Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, chiedendo "una decisa azione tesa a prevenire per quanto possibile le malattie e, quando esse sono in atto, a curare i piccoli ammalati mediante i più moderni ritrovati della scienza medica, come pure a promuovere migliori condizioni igienico-sanitarie soprattutto nei Paesi meno fortunati"5.

Signor Presidente,

Non possiamo permettere che questi bambini indifesi, i loro genitori e gli altri adulti delle comunità più povere del mondo diventino sempre più vulnerabili a causa della crisi economica globale, ampiamente alimentata dall’egoismo e dalla bramosia. Come ha sottolineato il Santo Padre, "occorre una forte solidarietà globale tra Paesi ricchi e Paesi poveri, nonché all’interno dei singoli Paesi, anche se ricchi. E’ necessario ‘un codice etico comune’, le cui norme non abbiano solo un carattere convenzionale, ma siano radicate nella legge naturale inscritta dal Creatore nella coscienza di ogni essere umano (cfr Rm 2,14-15)"6 perché "a giustizia non si può creare nel mondo solo con modelli economici buoni, che sono necessari. La giustizia si realizza solo se ci sono i giusti."7.

Grazie, Signor Presidente.

_____________________________________________________________

1 Benedetto XVI, Messaggio al Primo Ministro britannico Gordon Brown in occasione del Summit del G20, 30 marzo 2009.

2 www.who.int/gb/ebwha/pdf_files/EB124_R8-en.pdf.

3 Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, Ricerca su "Project de document de consultation pour l’actualisation de la stratégie mondial de la santé pour tous", Rome 1998, (testo non pubblicato).

4 www.who.int/gb/ebwha/pdf_files/EB124/B124_R8-en.pdf.

5 Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti alla XXIII Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, Città del Vaticano, 15 novembre 2008.

6 Benedetto XVI, Messaggio per la Celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2009, n. 8.

7 Benedetto XVI, Discorso ai Parroci e al Clero della Diocesi di Roma, 26 febbraio 2009.
Paparatzifan
00mercoledì 3 giugno 2009 21:19
Dal blog di Lella...

VATICANO: NUOVE REGOLE PER PRETI CONCUBINI, PIU' FACILE ''SPRETARLI'

ASCA

Alla vigilia dell'anno dedicato ai preti di tutto il mondo, papa Benedetto XVI ha dato alla Congregazione vaticana per il Clero nuovi poteri che renderanno piu' semplice ridurre allo stato laicale quei preti che hanno una relazione con una donna, si sposano civilmente, hanno figli o abbandonano il loro ministero per piu' di cinque anni.
Ne da' notizia l'agenzia dei vescovi Usa Catholic News Service, che riferisce di una lettera dello scorso 18 aprile del prefetto della Congregazione, il card. Claudio Hummes, ai vescovi di tutto il mondo.
I nuovi poteri della Congregazione non riguarderanno i casi di abusi sessuali da parte dei sacerdoti, che continueranno a essere gestititi con una procedura speciale da parte della Congregazione per la dottrina della fede.
Il card. Hummes, intervistato dal Catholic News Service, ha spiegato i nuovi poteri della sua Congregazione con l'esigenza di affrontare le ''molte situazioni in cui il diritto canonico non sembrava adeguato per affrontare i nuovi problemi''.
La Chiesa cattolica non dispone di statistiche sui preti che hanno abbandonato il ministero senza richiedere una dispensa formale al proprio vescovo dall'obbligo del celibato.
Le nuove procedure permetteranno di ''laicizzare' d'ufficio il sacerdote in casi come questo.
''Il bene della Chiesa e il bene del prete che ha lasciato - spiega Hummes - e' che (il prete) riceva la dispensa cosi' da trovarsi in una situazione corretta, specialmente se hai dei bambini''.
Il 19 giugno papa Benedetto XVI inaugurera' con la celebrazione dei vespri nella Basilica di San Pietro l'Anno Sacerdotale, in occasione dei 150 anni della morte del santo Curato d'Ars, che proclamera' patrono di tutti i sacerdoti del mondo. Il tema scelto per l'Anno e' ''Fedelta' di Cristo, fedelta' del sacerdote''.

© Copyright Asca


Paparatzifan
00mercoledì 3 giugno 2009 21:29
Dal blog di Lella...

A colloquio con il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero

Il sacerdote nell'era del digitale

di Mario Ponzi

Il manuale per l'uso di windows accanto alla Summa teologica di san Tommaso d'Aquino; la rete telematica al posto di quella dell'apostolo Pietro, il pescatore; in discoteca con il saio; sul palcoscenico con l'abito talare, in spiaggia sotto il tendone-chiesa... Cambia il volto del sacerdote dell'era del digitale.
Dottore in teologia dogmatica ed esperto conoscitore delle nuove tecnologie, avvicina l'uomo del digitale navigando accanto a lui nel grande mare della comunicazione. È pronto a favorire l'incontro personale dei giovani con Cristo, seguendoli nella loro quotidianità, dunque - se concordato con il vescovo e nell'ambito di un preciso progetto pastorale - anche dove si incontrano per ballare. Usa il linguaggio della musica pur di lasciare una traccia nel cuore di chi l'ascolta. Porta l'Eucaristia anche in mezzo ai pigri dell'estate, pur di non farli allontanare dalla mensa, neppure per un breve periodo.
Soprattutto, però, prega. Anzi sa di dover pregare intensamente se vuole veramente portare Cristo all'uomo e l'uomo a Cristo. Dunque cambia il volto del sacerdote, non la missione.
Ne è convinto il cardinale brasiliano Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero. È consapevole della necessità di un passaggio culturale decisivo per dare nuovo slancio alla missione del sacerdote, che resta quella di favorire, oltreché la conoscenza del Vangelo, in tutto il mondo, l'incontro personale di ciascuno con il Cristo. "Questo - dice il cardinale iniziando un lungo e cordiale colloquio con "L'Osservatore Romano" nel quale tocca numerosi e interessanti argomenti riguardanti la vita del sacerdote oggi - è quanto raccomanda Benedetto XVI dal primo giorno del suo Pontificato. E questo è quello che deve fare il sacerdote, con qualsiasi mezzo e in qualsiasi modo possibile. Del resto il Papa per primo ha reso testimonianza dell'importanza di essere presente ovunque l'uomo si incontra, nella quotidianità della sua esistenza".
Il cardinale si riferisce alla decisione presa dal Papa di essere presente nella rete per un dialogo ravvicinato con i frequentatori del digitale, e a quella, ancor più avveniristica, di entrare nel mondo di facebook.
Novità sulle quali molto probabilmente si rifletterà e ci si confronterà proprio durante l'anno sacerdotale che, voluto da Benedetto XVI, si inaugurerà, come è noto, il prossimo 19 giugno. "Un'intuizione meravigliosa e lungimirante. Si tratta di un dono - sottolinea il cardinale - che il Papa fa alla Chiesa e al sacerdote. E, sono sicuro, non sarà un anno celebrativo del sacerdozio. Sarà piuttosto un anno propositivo".
In realtà l'iniziativa del Pontefice cade in un momento molto particolare della storia e della vita della Chiesa. Chiamata a confrontarsi con la società postmoderna, segnata da una, a volte esagerata, esasperazione relativistica e da quella forte ventata laicista che la spinge sempre di più a vivere quasi come se Dio non esistesse, la Chiesa non è stata essa stessa risparmiata dal contagio di un sistema perverso sino all'inverosimile. "I primi a risentirne - afferma in proposito il cardinale - sono stati proprio loro, i sacerdoti.
Ma direi che si tratta di una conseguenza quasi fisiologica, simile a quelle che si registrano in ogni ambito umano quando si verifica un così netto salto culturale e ci si trova improvvisamente immersi in una realtà che ci sorprende. Per questo è molto importante che i sacerdoti sentano il Papa e la Chiesa vicini, preoccuparsi per loro e per la loro condizione".
In effetti negli ultimi anni i sacerdoti hanno sofferto per l'umiliazione subita a causa della debolezza di alcuni di loro. È di questi giorni il clamore suscitato dalla pubblicazione dei risultati di un'inchiesta condotta in Irlanda su quanto accaduto in certi istituti religiosi. "Si è trattato effettivamente - conferma il cardinale - di un periodo molto, molto duro e sofferto. Sofferto anche per la gogna mediatica alla quale sono stati sottoposti indistintamente tutti i sacerdoti, come "categoria", a causa di pochi che si sono macchiati di abusi gravissimi nei confronti di minori. Vorrei ricordare che i preti per primi si sono sentiti profondamente feriti da queste tragedie. Feriti nella loro anima sacerdotale, nella loro paternità spirituale nei confronti di quanti hanno subito violenza; hanno visto lacerata la loro immagine. Ho raccolto tante confidenze di sacerdoti sconfortati e messi in crisi per quanto fatto da altri. Sono certamente delitti gravi, e non solo dal punto di vista penale, ma anche dal punto di vista canonico". Anche se il dramma della pedofilia "non riguarda in modo specifico e esclusivo i sacerdoti - sottolinea il cardinale - ma investe in modo ben più incisivo la società e, purtroppo, soprattutto l'ambito familiare", resta tuttavia "un fatto gravissimo che sia compromesso anche un certo numero di presbiteri. È giusto che paghi chi è colpevole; ma non è giusto che a pagare sia anche quella stragrande maggioranza di preti onesti e zelanti che dedicano la loro vita a servire il gregge che è stato loro affidato. Dobbiamo pregare, lo ripeto, pregare molto per chi sbaglia ma anche per chi deve essere aiutato a riacquistare la propria autostima. E in quest'anno sacerdotale pregheremo tanto con e per i nostri sacerdoti. La Chiesa vuole pregare con e per i suoi sacerdoti, esprimere apprezzamento per loro".
A questo desiderio di attenzione genericamente avvertito tra i presbiteri, soprattutto nel momento in cui sono chiamati ad affrontare sfide quotidiane su versanti diversi, dovrà rispondere l'anno sacerdotale. "È nell'intenzione del Papa - dice il cardinale Hummes - preparare per quest'anno un documento sul sacerdozio. L'obiettivo, ripeto, è quello di far sì che il sacerdote si senta bene nella Chiesa e che ci siano tutte le condizioni per una sana e reale testimonianza in una società che presenta tante sfide da affrontare".
Per questo si punta molto sulla formazione. Discernimento e formazione sono del resto costanti preoccupazioni del Papa.
Anche nel suo recente viaggio in Africa, dinanzi a una Chiesa ricca di vocazioni, Benedetto XVI ha messo in guardia dal considerare la sola quantità come ricchezza.
"Certamente è necessaria un'attenta opera di discernimento nell'ammissione al sacerdozio; se si vuole contare su sacerdoti effettivamente motivati - concorda il cardinale - è necessario fare una selezione rigorosa, molto rigorosa". Anche se non è detto che poi non possano avvenire cambiamenti nella personalità del candidato al sacerdozio, pur rigorosamente selezionato. "È vero - dice il cardinale - e per questo io sostengo la necessità di proseguire nell'opera di discernimento durante tutto il cammino dall'accoglienza sino all'ordinazione.
A questo punto il secondo importantissimo momento è costituito dalla formazione permanente. Significa dare ai consacrati i mezzi, e dunque la possibilità di stare nel mondo che sono chiamati a evangelizzare. Significa aiutarlo a conoscere, a capire e a parlare il linguaggio del mondo per essere ascoltato e compreso". Questo anche se oltre ai libri di teologia, di filosofia morale, di ecclesiologia egli dovrà cominciare a sfogliare e ad approfondire manuali per apprendere l'uso delle nuove tecnologie, indispensabili ormai nell'approccio con la società del digitale. "Ne siamo convinti - dice il cardinale in proposito - al punto che stiamo esaminando la possibilità di introdurne lo studio nei corsi accademici riservati ai seminaristi o ai sacerdoti. Vedremo. L'uso della rete informatica è, del resto, ormai indispensabile se si vuole restare al passo con i tempi".
Ma sarà sufficiente l'esperienza in telematica per restituire al sacerdote il suo ruolo di testimone di Cristo in una società che sembra così lontana dalla dimensione religiosa? "Il problema - dice il cardinale prefetto - forse va invertito: questa società, così caotica e sempre più lontana da Cristo, sarà ancora capace di recepire la testimonianza del sacerdote? Questa è la domanda che dobbiamo porci. Io sono ottimista in questo senso, perché la fede, la nostra fede, ci chiede ottimismo e fiducia. Dunque la fede in Cristo può penetrare in questo contesto società. Ciò vuol dire che è possibile trasmettere e testimoniare la fede in questa come in tutte le altre società. Il sacerdote può e deve essere lo strumento per trasmettere questa fede alla gente del suo tempo. Forse oggi è più difficile che ai nostri tempi. Quel che è certo è che i giovani d'oggi conoscono solo questa società, questa cultura. Hanno sperimentato solo questo. E noi dobbiamo inserirci in questa società per raggiungerli. Certo mi rendo conto di quanto sia difficile. La cultura di oggi è prevalentemente relativistica, dominata da un laicismo a volte feroce contro la Chiesa e contro tutto ciò che la rappresenta; Dio è tenuto lontano, la religione sbeffeggiata. Ma io credo che anche in questa società, che si autodefinisce post-cristiana, sia possibile far conoscere Cristo, favorire l'incontro personale con Cristo. Bisogna cercare qualcosa di diverso dal solo approccio dottrinale e morale. E nell'incontro di ciascuno con Cristo tutto può accadere, anche che l'individuo sia toccato. La dottrina viene in un secondo momento".
Anche per questo servono sacerdoti ben formati. "Sacerdoti - dice il cardinale - che sappiano prima di tutto riconoscere il Cristo accanto a loro, nella loro stessa comunità, e sappiano poi portarlo nel mondo". E questa necessità chiama in gioco la responsabilità dei vescovi nei confronti del loro clero.
"Devono essere proprio i vescovi - conferma il cardinale Hummes - a fare sentire ai sacerdoti la presenza di Cristo accanto a loro. Devono affiancarli, comprenderli, aiutarli a superare situazioni critiche anche sul piano personale. Difficilmente un sacerdote che sente accanto a sé la presenza costante e amorevole del proprio vescovo, si lascia perdere".
Della comunione ecclesiale si parlerà certamente durante l'anno sacerdotale anche nell'ottica della comunità da costruire tra gli uomini. "Il pensiero va soprattutto alle comunità parrocchiali. Vivere e operare in comunione in ambito parrocchiale - spiega il cardinale - aiuta anche a inquadrare in modo più confacente alla famiglia di Dio l'azione dei laici. Il loro ruolo, soprattutto dove la Chiesa soffre per la crisi delle vocazioni sacerdotali, diviene fondamentale per il radicamento del Vangelo".
Un ruolo particolare oggi affidato al laicato cattolico è avvicinare quanti restano un po' al margine della vita della comunità parrocchiale, prima che se ne allontanino definitivamente. "Questo - spiega il cardinale - fa parte della condivisione, con i laici, di quella responsabilità che compete al pastore, chiamato a tenere unito il gregge che gli è affidato e ad andare a cercare le pecorelle che si allontanano e si smarriscono".
Capita però a volte che ad allontanarsi siano proprio alcuni pastori, i sacerdoti stessi. E forse è un po' più difficile per le "pecorelle" inseguire e riportare indietro il pastore. "Questo - spiega il cardinale - è naturalmente compito del vescovo e del suo presbiterio cioè è un compito di tutti gli altri pastori. Non a caso oggi sempre più frequentemente si parla di pastorale presbiterale.
Anzi in molte diocesi già esiste una pastorale presbiterale ben avviata. Destinatari sono naturalmente i singoli sacerdoti, i singoli presbiteri. Si cerca di accompagnare il sacerdote che si trova in difficoltà sia materiale, sia, e direi soprattutto spirituale". Anche quelli che, per motivi diversi, lasciano il sacerdozio devono continuare a essere comunque accompagnati "perché - dice il cardinale - avere problemi che portano a lasciare il ministero non significa necessariamente perdere la propria fede. Ogni giorno ci sono sacerdoti che vengono a espormi i loro casi personali. Raramente è la fede che viene meno. Certo in alcuni casi anche la fede va in crisi, si indebolisce. Ma è proprio in questi casi che diviene più importante la nostra vicinanza, la nostra presenza".
Ci sono situazioni poi in cui pur non venendo meno la fede, viene messo in dubbio il senso del proprio sacerdozio o viene meno la fermezza nel seguire tutto ciò che la missione sacerdotale comporta. "Sono i casi in cui - afferma il cardinale - è la natura dell'uomo a prendere il sopravvento sulla vocazione. Mi riferisco in particolare a quanti lasciano il sacerdozio perché incapaci di restare fedeli al celibato. Si tratta comunque di casi dolorosi. Pur implicando un indebolimento di quella fede robusta che forgia l'anima sacerdotale, non comportano tuttavia la "perdita della fede" tout court. Bisogna dunque anche in questi casi saper discernere. Anzi è forse proprio in momenti simili che c'è maggior bisogno di alimentare una fiammella che si affievolisce. A maggior ragione se in presenza di un consacrato".

(©L'Osservatore Romano - 3 giugno 2009)


Paparatzifan
00mercoledì 3 giugno 2009 21:38
Dal blog di Lella...

Recensire Ratzinger

Il Papa maltrattato dai giornali è ormai un best seller mondiale

di Bruno Mastroianni

Perché la popolarità mediatica di Benedetto XVI continua a sembrare malmessa?
Di spiegazioni ne abbiamo trovate tante. Soprattutto in quella sua insistenza sulla verità che suona, a certe orecchie foderate di carta stampata, una mancanza imperdonabile nei confronti del politicamente corretto.
Ma c’è anche altro. Una delle caratteristiche di questo Papa è che per seguirlo occorre prestargli orecchio e attenzione. In perfetta sintonia con il suo carattere gentile, tipico di una persona di cultura che è teologo e anche uomo di Dio, Benedetto esprime i suoi insegnamenti con la pacatezza di chi si affida al valore di ciò che dice.
Senza trucchi o fronzoli per attirare l’attenzione. I suoi discorsi sono inni alla capacità razionale umana: la interpellano, la rispettano, la stimolano. L’interlocutore è lasciato libero di non ascoltare.
Perché la voce di Benedetto, in mezzo a tanti rumori sensazionali che si infrangono tra facili contrapposizioni a caccia di ascoltatori, suona come un sussurro leggero, facilissimo da azzittire. Il Papa non parla mai per fare effetto, ma affronta realmente gli argomenti di fondo: il destino dell’uomo, chi è Dio, il significato dell’esistenza. Sono temi che richiedono un interlocutore disposto all’ascolto. Intanto con più di 130 titoli all’attivo e diversi milioni di copie vendute in tutto il mondo (un anno fa Gesù di Nazaret e le due encicliche viaggiavano complessivamente oltre i 5 milioni), Ratzinger è l’autore spirituale più letto nel mondo. La sua popolarità evidentemente segue altri criteri.

© Copyright Tempi, 3 giugno 2009


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Paparatzifan
00mercoledì 3 giugno 2009 21:42
Dal blog di Lella...

Il professor Ratzinger torna a scuola. Con i bambini

Botta e risposta tra Benedetto XVI e una platea di piccolissimi ascoltatori. È la seconda volta in quattro anni e ha di nuovo funzionato.
Come rivelatore della personalità del papa e della sua sorprendente capacità comunicativa

di Sandro Magister

ROMA, 3 giugno 2009

Lo fa ogni anno con i preti della diocesi di Roma, all'inizio della Quaresima. Lo fa d'estate con i preti delle località in cui va in vacanza. Lo fa con gruppi di giovani.
Lo fa con i giornalisti alla partenza di ogni viaggio.
Il botta e risposta diretto, senza leggere testi prefissati, è una formula che papa Joseph Ratzinger predilige.
L'ha sperimentata quand'era professore. L'affronta tuttora pur conoscendone i rischi. L'ultimo, fragoroso, quello occorsogli quando ha denunciato l'inefficacia del preservativo nel combattere l'AIDS.
Ma con i bambini, fino a pochi giorni fa, Benedetto XVI ci aveva provato una sola volta.
Il botta e risposta era avvenuto in piazza San Pietro, il 15 ottobre del 2005, primo anno del suo pontificato. Gremivano la piazza i bambini di Roma e del Lazio che avevano fatto quell'anno la prima comunione. La loro età era tra gli 8 e i 10 anni.
Le domande furono sette e papa Ratzinger superò l'esame a pieni voti. Conquistò l'attenzione, si fece capire, parlò in mondo semplice eppure profondo.
Inspiegabilmente, però, non replicò simili incontri negli anni successivi. Fino a pochi giorni fa, quando per la seconda volta ha incontrato dei bambini e ha risposto a loro domande.
L'incontro è avvenuto nel pomeriggio di sabato 30 maggio, vigilia di Pentecoste, nell'aula delle udienze, in Vaticano. I bambini, settemila, appartenevano alla Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria.
Le domande sono state questa volta tre. Erano state raccolte in anticipo assieme ad altre, esattamente come avviene per i giornalisti nei viaggi papali.
Una prima selezione la fanno i collaboratori del papa. Ma è Benedetto XVI in persona che fa la cernita finale e sceglie le domande alle quali rispondere.
Dalla trascrizione integrale del botta e risposta – riportata qui sotto – emergono i tratti tipici della personalità dell'attuale pontefice.
L'efficacia nel catturare l'ascolto. La semplicità del linguaggio. La nitidezza delle cose dette. L'ottimismo di fondo. La sincerità.
Chi l'ascolta, intuisce che Benedetto XVI non ha sottintesi. E neppure insinua od accarezza dubbi. Infonde certezze non sue ma che lui per primo mostra d'aver ricevuto dall'alto.
All'opposto dei cliché correnti, papa Ratzinger è un grande comunicatore.
E quando parla con i bambini si produce al meglio.

Dialogo di Benedetto XVI con i bambini della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria

© Copyright www.chiesa


Paparatzifan
00mercoledì 3 giugno 2009 21:52
Dal blog di Lella...

«Il prete non è uno psicologo»: arriva il manuale dei nuovi confessori

Andrea Morigi

Contro la crisi dei direttori spirituali

A soli due giorni dalla rivelazione dell’epistolario tra Giovanni Paolo II e Wanda Poltawska, che ritarderebbe la canonizzazione del Pontefice polacco, il suo successore e collaboratore Benedetto XVI compie una mossa in grado di allontanare i sospetti sul legame tra i sacerdoti e i fedeli che si affidano a loro per progredire sulla via della santità.
«Tutto è puro per i puri», scriveva san Paolo al suo discepolo cretese Tito, precisando che tuttavia «per i contaminati e gli infedeli nulla è puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza».
Lo spiegherà il Vademecum per i confessori e direttori spirituali, di cui ieri il Papa ha autorizzato la pubblicazione: i dialoghi fra le anime si devono svolgere in una dimensione soprannaturale. Spesso, non sempre, è all’interno del sacramento della penitenza di cui il documento, spiega il segretario della Congregazione per il clero, mons. Mauro Piacenza, «dovrebbe aiutare a riscoprire la bellezza». Prima di tutto ai preti, sempre meno attratti dal confessionale.
Così, in occasione dell’Anno Sacerdotale che il Pontefice aprirà in San Pietro il 19 giugno, si intende rispondere alla «profonda crisi», che il sacramento sta attraversando «almeno a livello di numeri».
In generale, osserva l’arcivescovo ai microfoni della Radio Vaticana, «paiono sempre meno le persone che avvertono la differenza chiara tra il bene e il male, tra la verità e la bugia, tra il peccato e la virtù e che, conseguentemente, desiderano accostarsi alla riconciliazione».
In pratica, basta non aver ucciso o rubato e ci si considera già buoni cristiani.
Eppure, «se non si ha il senso del peccato - rileva Piacenza - è difficile ricorrere, ovviamente, alla riconciliazione: allora, la si confonderebbe con il lettino di uno psicologo e di uno psichiatra».
Ad aggravare le difficoltà c’e anche il fatto che «sia a causa della diminuzione del numero dei sacerdoti in un certo numero di Nazioni, sia anche per un malinteso fraintendimento della stessa azione pastorale, non è sempre molto facile trovare un sacerdote disposto ad ascoltare anche per ore le confessioni dei fedeli».
«Con il vademecum - conclude il presule - si vuole dare più entusiasmo e più motivazione verso questo sacramento grondante dell’amore misericordioso del Signore, sia per il sacerdote, sia per il penitente ed eventualmente evidenziare come esso sia in stretta connessione con l’identità stessa del sacerdote che riceve da Cristo il mandato esplicito: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”». L’assoluzione la concede Dio stesso, non se la inventa la Chiesa, insomma.

© Copyright Libero, 3 giugno 2009


+PetaloNero+
00sabato 6 giugno 2009 15:51
COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

Ieri, venerdì 5 giugno 2009, S.A.R. il Principe Saud Al Faisal bin Abdulaziz Al Saud, Ministro degli Affari Esteri dell’Arabia Saudita, ha reso visita, accompagnato da una delegazione, al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, dove è stato accolto dal Presidente del medesimo Dicastero, l’Em.mo Card. Jean-Louis Tauran, dal Segretario, S.E. Mons. Pier Luigi Celata, dal Sotto-Segretario, il Rev.do Mons. Andrew Vissanu Thanya-anan, e dal Capo Ufficio per l’Islam, il Rev.do Mons. Khaled Akasheh.

Durante l’incontro sono state scambiate idee sul seguito da dare alla nota Conferenza di Madrid (16-18 luglio 2008) che, a iniziativa di S.M. il Re Abdallah bin Abdulaziz Al Saud, aveva riunito capi delle principali religioni del mondo.


+PetaloNero+
00venerdì 12 giugno 2009 16:41
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL CONGRESSO 2009: RELIGIOSE IN RETE CONTRO LA TRATTA DELLE PERSONE


Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del "Congresso 2009: Religiose in rete contro la tratta delle persone", organizzato dall’Unione Internazionale Superiore Generali (UISG) e dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che si terrà a Roma dal 15 al 18 giugno 2009, presso l’Istituto Fratelli delle Scuole Cristiane.
Intervengono alla Conferenza Stampa: il Rev.do P. Eusebio Hernández Sola, O.A.R., Capo Ufficio presso la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica; la Rev.da Sr. Victoria Gonzáles de Castejón, R.S.C.J., Segretaria Generale dell’UISG; la Dott.ssa Carmela Godeau, Vice-Capomissione OIM, Roma; la Rev.da Sr. Bernadette Sangma, FMA; il Dott. Stefano Volpicelli, OIM.
Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:


INTERVENTO DEL REV.DO P. EUSEBIO HERNÁNDEZ SOLA

Dal 15 al 18 giugno si terrà a Roma, in via Aurelia 476, un importante congresso, organizzato dalla Unione Internazionale Superiore Generali e della Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), per studiare e riflettere su "Religiose in rete contro la tratta di persone".

A nome della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica porgo il mio saluto e il saluto di tutto il Dicastero, augurando che la celebrazione di questo Congresso porti frutti auspicati di bene e di progresso. La Chiesa si attende molto, soprattutto dalle donne consacrate, per ottenere un "contributo originale nella promozione della dottrina, dei costumi, della stessa vita familiare e sociale, specialmente in ciò che attiene alla dignità della donna e al rispetto della vita umana" (VC 58).

Questa riunione costituisce il secondo congresso su questo argomento. La finalità è valutare l’attuazione dei contenuti della Dichiarazione Finale dello scorso anno e vedere come mettere a punto un piano di azione condiviso per il futuro.

L’affermazione centrale della Dichiarazione dell’ anno scorso fu:

"Denunciamo che la tratta di persone è un crimine e che essa rappresenta una grave offesa contro la dignità della persona e una seria violazione dei diritti umani".

Il commercio di persone umane costituisce un oltraggio alla dignità umana e una grave violazione dei diritti umani fondamentali. Già il Concilio Vaticano II aveva definito "vergognose" "la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani" (Gaudium et spes, n. 27).

Il Santo Padre, Benedetto XVI, nel Messaggio per la Giornata della Pace del 2007, ha dato una attenzione particolare alla condizione femminile e ha denunciato la mancanza di rispetto per la dignità della donna, lo sfruttamento, la discriminazione e le violenze contro le donne sotto varie forme.

La nostra Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica ha studiato questo argomento in un incontro del "Consiglio dei 16", già nel gennaio 2006. Il problema della "tratta degli esseri umani " costituisce una nuova forma di schiavitù del ventunesimo secolo, che lede la dignità e la libertà di tante donne e minori, ma oggi anche giovani e uomini, provenienti per lo più da Paesi poveri.

Durante il congresso sicuramente emergerà il dramma crudo e umiliante di tante donne vittime di sfruttamento e il ruolo di tante religiose che, fedeli ai propri carismi di fondazione, hanno saputo rischiare e rispondere con coraggio a questa nuova sfida.

Negli Orientamenti per la pastorale della strada del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti venivano specificamente responsabilizzate le Conferenze di superiori maggiori dei religiosi per scegliere persone che fungessero da elemento di collegamento della rete operante all’intero o all’esterno del proprio Paese

L’Unione delle Superiore Maggiori delle Religiose di Italia (USMI) è da tempo attiva nel coinvolgere tante religiose e ha sollecitato la creazione di case di accoglienza per queste ragazze. Sarà importante trovare ora i modi per rafforzare e allargare questa rete di conoscenze, di intervento e collaborazione; in particolare è importante consolidare il lavoro in rete tra paesi di origine, transito e destinazione.

Penso, anche, che questa urgente sfida richieda una preparazione e un coinvolgimento maggiore del personale ecclesiastico e religioso nelle varie sfere della vita parrocchiale, familiare e sociale. C’è bisogno di lavorare molto alla formazione dei giovani nelle scuole e nelle Parrocchie per costruire in loro il valore del rispetto della persona, la cui dignità non può mai essere mercificata. La repressione e la punizione non servono se non si formano le coscienze ai valori veri, umani e cristiani.

Queste nuove forme di povertà ci ricordano che la vita religiosa è chiamata, per vocazione, a svolgere un ruolo profetico nella società e nella chiesa d’oggi. Una nuova fantasia della carità deve portare la vita consacrata sulle nuove frontiere dell’evangelizzazione, delle nuove forme di povertà, e tra le più gravi la perdita della propria dignità.

Non posso terminare questo mio breve intervento senza un particolare pensiero di affetto e di ringraziamento a quanti operano in questo delicato e difficile campo di apostolato. Il mio pensiero va soprattutto a tutte le donne consacrate che, avendo fatto la scelta irrevocabile di "amare Dio sopra ogni cosa", si curvano misericordiose verso i fratelli e sorelle più sofferenti ed infelici, perché distrutte e private del bene più prezioso, la dignità stessa di essere umano. A loro va il mio e nostro ringraziamento e uno speciale ricordo nella preghiera: senza queste "Samaritane", l’umanità sarebbe più povera e più triste.



INTERVENTO DELLA REV.DA SR. VICTORIA GONZÁLES DE CASTEJÓN

È da alcuni anni che la UISG rivolge il suo occhio vigilante al fenomeno della tratta soprattutto di donne, bambini e bambine. Nella sua riunione plenaria del 2001, circa 800 Superiore Generali che rappresentano un milione di membri di Congregazioni cattoliche di tutto il mondo hanno affermato: "inviate ad essere presenza viva della tenerezza e misericordia di Dio nel nostro mondo sofferente, dichiariamo pubblicamente la nostra determinazione di lavorare insieme in solidarietà nelle nostre comunità religiose e nei Paesi in cui operiamo per denunciare con insistenza, ad ogni livello, l’abuso sessuale e lo sfruttamento di donne e di bambini con particolare attenzione alla tratta delle donne che è diventata un commercio lucrativo multi-nazionale".

Da allora, molte sono le congregazioni femminili singole che si sono lanciate ad intraprendere azioni di contrasto nelle diverse parti del mondo. La consapevolezza dell’urgenza di affrontare questo campo della nuova povertà è andata crescendo in tutti questi anni. L’impegno è stato ribadito anche nella plenaria del 2004 assumendo, come Unione, il compito di "[intensificare] i nostri sforzi, quali artefici di riconciliazione nel mondo, per sradicare la tratta di donne e bambini, promuovere educazione e formazione di donne e ragazze".

Nel 2007 la UISG insieme con la USG e la Caritas Internationalis, ha anche firmato una dichiarazione congiunta affermando "una ferma volontà di opporsi a questa forma di schiavitù del ventunesimo secolo" e dichiarando "il proprio impegno a lavorare insieme in questo campo".

Il progetto di collaborazione con l’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) in questi sei anni è stato per noi un’opportunità propizia per attuare concretamente l’intento dell’Unione e ampliare le nostre azioni di contrasto alla tratta da parte delle religiose e delle Congregazioni religiose femminili. Cercando di fare un bilancio del lavoro realizzato, emerge evidente la ricchezza dello scambio e della complementarità nella collaborazione tra i due organismi che rappresentano il volto pubblico e quello privato, il laico e la religiosa nella comune causa di difesa della vita delle persone che vivono nelle situazioni di gravi povertà e marginalità. Con questo Congresso, speriamo di consolidare maggiormente il nostro impegno affinché nessuna persona umana possa essere trattata come oggetto di compra vendita.

Gesù, Parola di Vita del Padre, ci aiuti in questo cammino.



INTERVENTO DELLA DOTT.SSA CARMELA GODEAU

Sono lieta di essere qui oggi insieme a voi per annunciare l'apertura del Secondo Congresso delle religiose in rete contro la tratta delle persone. Nell’ampio panorama delle agenzie con cui collabora l'OIM riconosce il ruolo del personale religioso e delle organizzazioni religiose come un pilastro con il quale collaborare fianco a fianco per aiutare le persone a migliorare la qualità della loro vita, se questo obiettivo viene perseguito attraverso un processo migratorio.

L’OIM è partner dell’UISG dal 2004 e in questi cinque anni, grazie al finanziamento del Governo degli Stati uniti – Dipartimento di Stato, ufficio per la popolazione, i rifugiati e i migranti – ha consolidato un’esperienza considerevole che ha portato alla formazione di circa 500 suore in tutto il mondo e contribuito a rafforzare, in alcuni paesi a costruire, le reti delle religiose per il contrasto della tratta di persone. Grazie a questo progetto si sono concretizzate collaborazioni OIM/Religiose in Sud Africa, Repubblica Dominicana, Albania e Nigeria.

L’OIM è una Organizzazione intergovernativa nata nel 1951 con 125 stati membri e con sede a Ginevra. A Roma vi è la sede dell’ufficio regionale per il Mediterraneo, che coordina l’attività di ben 14 paesi dell’area mediterranea.

La Missione di Roma presta i propri servizi per agevolare la migrazione di persone che necessitano di assistenza, promuove attività che facilitino l’accoglienza e l’integrazione nelle comunità di accoglienza o il reinserimento nelle aree di origine, assiste il trasferimento di risorse umane incoraggiando lo sviluppo sociale ed economico tramite le migrazioni, promuove programmi di Migrazione e Sviluppo con i Paesi di origine dei migranti, realizza progetti volti a favorire la prevenzione della diffusione di malattie e a promuovere la considerazione delle implicazioni sanitarie della migrazione, svolge attività di orientamento alla migrazione per lavoro.

L’organizzazione inoltre - come stabilito anche dal proprio mandato - collabora attivamente con gli stessi migranti. Come OIM Roma intratteniamo infatti rapporti e partnership con comunità e associazioni di migranti presenti in Italia, appoggiandone le attività in Italia e nei paesi di origine e aiutandoli a sviluppare progettualità e relazioni con rappresentanti della società civile, delle istituzioni nonché del mondo economico italiano.

Per quello che riguarda il nostro lavoro legato al fenomeno della tratta, sottolineo come da molti anni n Italia ci occupiamo di assistere il ritorno volontario di vittime di tratta e casi umanitari. Questo particolare programma ha permesso il ritorno - su base volontaria - e il reinserimento socio-lavorativo nei paesi di origine di immigrate e immigrati che, sottrattisi al circuito di sfruttamento, hanno scelto di rientrare in patria in condizioni di sicurezza e dignità e ha dato un sostegno al ritorno anche a immigrati che si trovavano in condizioni di estrema precarietà e disagio. Nel corso dell’ultima annualità, chiusasi nel 2008, 81 vittime di tratta e 137 casi umanitari hanno potuto beneficiare di questo programma.

Nella regione mediterranea abbiamo inoltre promosso una serie di corsi di formazione sulla tratta in Marocco e in Libia, per funzionari governativi, delle forze di polizia ong e società civile locale.

Il fenomeno del traffico di persone e dell’assistenza alle vittime di tratta coinvolge anche le nostre attività a Lampedusa e in Sicilia dove – insieme a UNHCR, Croce Rossa e Save the Children – svolgiamo un ruolo di monitoraggio degli standard di accoglienza e di tutela legale degli immigrati.

La nostra presenza ha favorito il miglioramento delle condizioni di accoglienza e assicurato l’individuazione e la protezione di innumerevoli soggetti vulnerabili non richiedenti asilo tra i quali proprio le vittime di tratta (per cui, ove possibile, è stato richiesto e ottenuto l’art. 18), a fronte di un notevole incremento (di circa il 900 per cento) di arrivi di ragazze provenienti dalla Nigeria che - sulla base delle interviste effettuate dai nostri operatori - abbiamo identificato quali potenziali vittime di sfruttamento sessuale.

L’impegno dell’organizzazione nel contrasto alla tratta di persone e nell’assistenza alle vittime ci vede quindi in prima linea, ed è un impegno che non nasce da oggi ma sul quale siamo attivi e coinvolti da anni. Attraverso la nostra rete di circa 400 uffici nel mondo abbiamo infatti lavorato sul fenomeno della tratta fin dalla metà degli anni ’90; ancora prima, dunque, dei Protocolli di Palermo, della Convenzione di Varsavia e degli interventi e appelli a livello della comunità internazionale in questo settore.

Nel corso di questi anni i programmi dell’OIM sono stati indirizzati sulle seguenti assi portanti di intervento:

• ricerca
• prevenzione
• cooperazione tecnica
• assistenza diretta alle vittime

tenendo ben presente, dopo un’esperienza di tanti anni, che qualsiasi strategia di protezione, prevenzione o contrasto non può prescindere dal riconoscimento dei diritti delle vittime.

In questo contesto, l’approccio al fenomeno che l’OIM propone è di costruire reti. Lo scopo è di beneficiare del contributo di diverse professionalità e capacità operative per contrastare efficacemente il fenomeno.

In conclusione, non possiamo da parte nostra che confermare il nostro impegno e il sostegno a questa visione che unisce le nostre competenze a quelle dell’UISG, delle Conferenze nazionali e regionali, delle congregazioni e delle singole suore per la formazione e per la messa in rete tra personale relgioso e del personale religioso con tutte le altre agenzie laiche, internazionali e territoriali, che intervengono sul fenomeno.



INTERVENTO DELLA REV.DA SR. BERNADETTE SANGMA

La tratta di persone è un fenomeno molto complesso. Le sue cause spaziano dagli aspetti socio-culturali a quelli economici e politici, incidendo in modo differenziato nei paesi di origine, in quelli di transito e di destinazione. Attraverso il nostro coinvolgimento, noi religiose siamo diventate maggiormente coscienti delle dimensioni mondiali del fenomeno della tratta. Infatti si può dire che non c’è nazione nel mondo che possa vantarsi di essere immune da questa piaga sociale.

Gli attori vanno dai propri familiari ai fidanzati, dai vicini di casa agli amici, alle amiche e agli estranei; ma i principali responsabili sono le organizzazioni criminali, spesso anche in connivenza con autorità locali e politiche, che devastano le zone più povere ed indifese della società in tutte le parti del globo. Pertanto, la tratta non è una realtà lontana da noi: succede dietro le nostre strade, nei nostri quartieri e colpisce i nostri conoscenti, le nostre amiche o amici, le bambine e i bambini delle nostre scuole e parrocchie.

Come religiose, siamo più consapevoli anche di molti elementi correlati e complessi che costituiscono fattori di domanda e offerta di questo fenomeno. Di conseguenza, le azioni che mirano a contrastare questa realtà richiedono l’adozione di un approccio multi-dimensionale capace di abbracciare molti aspetti per rimuovere le cause dalle diverse angolature, per risanare e accompagnare il cammino della ricostruzione della vita di coloro che sono coinvolte e ferite nelle profondità del loro essere e per cercare di creare un humus umano nelle politiche decisionali a tutti i livelli.

Questa necessità chiama in causa molte Congregazioni che con i loro svariati e multiformi carismi possono offrire risposte differenziate ma complementari per contrastare il fenomeno. Si esige perciò una riflessione, oserei dire un approccio ermeneutico, nella rilettura del proprio carisma in relazione al fenomeno che calpesta ogni fondamentale diritto e dignità della persona umana. Non ci si può soffermare sugli aspetti più appariscenti del fenomeno, giungendo velocemente a conclusioni che spingono all’inattività. In ultima analisi, si può proprio dire che nessun carisma può sentirsi estraneo ad un fatto che reca sofferenze devastanti a tante donne o, peggio, a bambine e bambini indifesi e, in numero sempre crescente, anche agli uomini.

La presa di coscienza sembra aumentare in quanto alcune Congregazioni, in questi ultimi anni, hanno adottato il contrasto alla tratta come propria deliberazione capitolare rendendolo come mandato obbligatorio per i membri della loro Congregazione: tra essi anche qualche ordine maschile.

Sono abbastanza numerose le Congregazioni che si impegnano nell’ambito della prevenzione attraverso una vasta gamma di attività cha vanno dall’educazione, alla lotta contro la povertà, contro la discriminazione di ogni tipo, soprattutto nei confronti delle donne e delle bambine. È stato detto che il livello di degrado umano nella tratta, specialmente in fatto di sfruttamento sessuale, è tale che il processo di ricupero della propria dignità da parte della vittima è molto arduo. Questa è la ragione per cui tante Congregazioni femminili si sono schierate nell’ambito della prevenzione affinché nessuna donna, nessuna bambina o bambino debba vivere tale disfacimento umano. Nel campo del ricupero e della ricostruzione della vita ferita, la forza trasformante dell’amore e l’ambiente ricco del calore umano sono capaci di aiutare a riprendere la fiducia e riprogettare il cammino della propria vita. La presenza delle religiose accanto a loro, giorno dopo giorno, nella faticosa e ardua riconquista della propria personalità diventa il riflesso del volto compassionevole di Dio che gradualmente risana le ferite e disegna la speranza.

Data la complessità dei fattori che intervengono nella tratta di persone, il lavoro in rete in questo campo non è un’opzione libera, bensì una necessità, se ci si vuole impegnare in modo strategico. Le bande criminali che depredano donne e bambini sono altamente organizzate e collegate tra loro, da una parte all’altra del mondo. Solo attraverso la strategia della rete che colleghi i paesi di origine delle vittime, quelli di transito e quelli di destinazione, sarà possibile mettere in atto le misure per impedire che le persone più deboli e vulnerabili diventino merce umana.

Uno degli obiettivi nei corsi realizzati dall’UISG e l’OIM è quello di creare queste reti di collaborazione, nella convinzione che le Congregazioni religiose, per il fatto di essere presenti in tutte le parti del mondo, godono di un grande vantaggio a questo riguardo. Pare che i vari corsi abbiano contribuito alla creazione, pur incipiente, di tale rete. Occorre cercare di dare continuità al lavoro iniziato, per migliorare la qualità delle attività intraprese. Sarebbe una grave omissione non utilizzare la nostra risorsa di poter tessere reti di solidarietà per la dignità e la vita di tante donne, bambine, bambini e uomini.

Dopo i corsi, in alcuni Paesi, si è creata all’interno delle Conferenze Religiose, una "Commissione Tratta" per coordinare le risposte al fenomeno. Altri hanno elaborato insieme un piano di lavoro a breve e a lungo termine. La sfida, anche qui, è come attuare tali piani dato il ritmo di lavoro incalzante, le distanze che in alcuni casi separano le comunità, nonché la mancanza di fondi. Sono aspetti che richiedono ulteriori ricerche, proposte innovative, ma soprattutto la ferma convinzione sulla validità di lavorare insieme e coraggiosa audacia.

Un’altra prospettiva è quella di realizzare adeguati momenti formativi insieme con le congregazioni maschili e il clero diocesano per affrontare situazioni come la tratta dei bambini e delle bambine destinati ai lavori forzati, l’espianto degli organi e, nel caso dello sfruttamento sessuale, la questione della domanda.

Nella misura in cui ci si impegna in questo campo, in particolare nella tratta per lo sfruttamento sessuale, cresce la consapevolezza che una delle cause prime è proprio la domanda. L’entrata in campo da parte delle Congregazioni religiose maschili è più che mai urgente per impostare un processo di educazione dei ragazzi e degli uomini a una diversa visione della donna e della bambina, che non le riduca ad un oggetto di piacere, di sfruttamento e di sopraffazione. Puntando l’attenzione specificamente sulla tratta delle donne e dei bambini per lo sfruttamento sessuale, abbiamo maturato una consapevolezza saldamente fondata: l’azione di contrasto richiede la presa in esame della questione sui ‘clienti’. La logica del mercato ci dice che non esiste offerta senza la domanda. Purtroppo, e con pena, notiamo che una gran parte della domanda proviene anche da mariti e padri di famiglia chi si dicono cristiani praticanti.

Nel suo messaggio per la 92ma Giornata Mondiale per la Migrazione, il Papa Benedetto XVI afferma, «faccio mia la condanna già espressa da Giovanni Paolo II contro "la diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità" (Lettera alle Donne, 29 giugno 1995, n. 5). V'è qui tutto un programma di redenzione e di liberazione, a cui i cristiani non possono sottrarsi». Facendo nostra questa conclusione del Papa, desideriamo rievocare anche una delle proposte generali emerse nel "Primo Incontro Internazionale di Pastorale per la Liberazione delle Donne di Strada" organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, dal 20 al 21 giugno 2005, che auspica il coinvolgimento e il sostegno del clero, sia per la formazione dei giovani e degli uomini, che per la riabilitazione dei ‘clienti’ che fanno uso delle donne vittime della tratta per lo sfruttamento sessuale.

Ci rendiamo conto che senza la collaborazione delle Congregazioni maschili e del clero diocesano non possiamo arrivare ad una categoria molto significativa di persone coinvolte, cioè gli uomini. Loro hanno spazi e opportunità preziosi per l’accompagnamento degli uomini e dei ragazzi attraverso la loro ministerialità di parroci, confessori, predicatori, direttori spirituali ed educatori.

Un altro campo importante è il coinvolgimento attivo nell’ambito di lobbying e advocacy a livello locale, nazionale e internazionale. Tale approccio permette di intervenire non solo attraverso azioni dirette e immediate a favore delle donne e dei bambini, ma offre anche la possibilità di essere presenti nei luoghi dove vengono prese le decisioni che incidono sulla loro vita e di contribuire a porre adeguate condizioni per rimuovere le cause che rendono queste persone facile preda dei trafficanti.



INTERVENTO DEL DOTT. STEFANO VOLPICELLI

La tratta di persone

La tratta di persone, reato che prevede lo spostamento di una persona in un luogo diverso da quello di origine attraverso l’inganno o la coercizione allo scopo di sfruttarne il corpo o parti di esso, è diventata oggi una delle problematiche sociali globali più preoccupanti.

Nonostante non vi siano cifre precise, si stima che alcuni milioni di persone ogni anno rimangono vittime di questo fenomeno (sarebbero 2,5 milioni secondo i dati diffusi dalla Direzione Giustizia della Commissione UE in occasione della prima giornata europea contro la tratta di esseri umani del 18.10.07, di cui almeno 500.000 in Europa e da 29.000 a 38.000 in Italia).

La tratta di persone è un fenomeno globalizzato, complesso e articolato che, per le sue caratteristiche, può essere considerato come un meta-fenomeno. Si tratta di un potente rivelatore di dinamiche sociali ed economiche patologiche che, limitando in diversi modi la libertà della persona, costituiscono una grave violazione dei diritti umani.

A quindici anni dalla sua comparsa, la tratta di persone rimane ancora un oggetto misterioso e non ben identificato. Del resto, ci sono voluti ben 10 anni prima che una definizione del fenomeno fosse condivisa dalla comunità internazionale; solo nel dicembre 2000 a Palermo, grazie all’approvazione del Protocollo per la prevenzione, soppressione e punizione del traffico di persone, soprattutto le donne e i bambini, allegato alla Convenzione Internazionale contro il Crimine Organizzato Transnazionale, la tratta è stata definita come:

"il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, il dare alloggio o accoglienza a persone, tramite l’uso o la minaccia dell’uso della forza o di altre forme di coercizione, il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di potere o di una posizione di vulnerabilità o tramite l’offerta o l’accettazione di somme di danaro o altri vantaggi finalizzati ad ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un’altra a scopo di sfruttamento. Lo sfruttamento comprende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato o prestazioni forzate, la schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo di organi".

Quello che risulta con chiarezza è che la tratta di persone è un fenomeno complesso al quale vanno contrapposte azioni di contrasto articolate, che diano risposte a quella che è una denuncia della componente patologica della globalizzazione a livello "glocale", regolando l’estremizzazione della competitività economica e la distruzione di meccanismi di welfare, gestendo l’aumento incontrollato dei processi migratori soprattutto interni, dalle campagne alle città, riducendo l’aumento delle diseguaglianze sociali, delle povertà e delle discriminazioni di genere, "prosciugando" le zone d’ombra - il sommerso - nel quale si annida lo sfruttamento lavorativo; infine favorendo i canali legali della migrazione, del lavoro e regolamentando la prostituzione, nella quale si nasconde lo sfruttamento sessuale.

E’ necessario cioè sviluppare azioni che allo stesso tempo informino le persone prima che vengano coinvolte dai trafficanti e dagli sfruttatori, proteggano ed assistano le persone che ne sono già vittime e potenzino le risposte istituzionali chiamate a reprimere il fenomeno.

Negli anni, soprattutto dopo la ratifica del Protocollo ONU da parte della maggior parte dei Paesi che vi aderiscono, per l’implementazione dei tre filoni di intervento sopra elencati si sono impegnate numerose Istituzioni ed agenzie Istituzionali – Governative e Internazionali – ed espressioni della società civile, principalmente del mondo dell’associazionismo laico e religioso.

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazione, Organizzazione Intergovernativa che conta 125 Stati membri con oltre 400 uffici nel mondo, è intervenuta sul fenomeno fin dalla metà degli anni ’90, ancora prima, dunque, dei Protocolli di Palermo, della Convenzione di Varsavia e degli interventi e appelli a livello della comunità internazionale in questo settore e lo fa privilegiando un approccio compartecipativo attraverso la costruzione e il sostegno di reti multidisciplinari.

La collaborazione fra religiose e OIM.

Grazie a un progetto finanziato nel 2004 dal Dipartimento di Stato – Ufficio per la popolazione i rifugiati e i migranti del Governo degli Stati Uniti, l’OIM collabora con l’Unione Internazionale Superiori Generali in un programma congiunto di formazione di religiose impegnate in attività di contrasto alla tratta. Ma aldilà del programma di formazione, la visione che UISG e OIM sono riusciti a concretizzare è quella di una rete mondiale di religiose che possano beneficiare dell’immenso patrimonio esperienziale sviluppato nel corso degli anni, ma spesso in solitudine.

Nei 5 anni di progetto sono state formate più di 500 religiose attive in Paesi fortemente colpiti dal fenomeno tratta e sono state costituite reti locali e regionali finalizzate proprio alla rottura dell’isolamento delle religiose, isolamento che è individuale (molto spesso le religiose lavoravano individualmente) e sistemico (le organizzazioni religiose spesso lavoravano autonomamente senza nessun raccordo con le altre espressioni della società civile laica).

Oggi, grazie all’impegno congiunto UISG e OIM, ci troviamo a coordinare 15 reti internazionali che comprendono 252 congregazioni in 36 Paesi di cinque continenti (Europa, Africa, Asia, Americhe ed Oceania).

Le ragioni di questa collaborazione risiedono nella possibilità di amplificare gli interventi di contrasto alla tratta. La collaborazione delle religiose rappresenta infatti un valore aggiunto in grado di moltiplicare l’efficacia delle azioni di prevenzione del fenomeno e di assistenza alle vittime.

Alla competenza tecnica, alla rete organizzativa e di relazioni dell’OIM si aggiunge la radicazione delle religiose nel territorio, la condivisione del quotidiano e, quindi, la conoscenza profonda dei valori delle comunità nelle quali lavorano, che danno il privilegio di essere ascoltate, il privilegio dell’attenzione. Per questo motivo le azioni di prevenzione implementate dalle o con le religiose hanno un alto grado di efficacia.

Per le stesse ragioni le religiose sono operatrici fondamentali in quel processo difficile, lungo e faticoso di restituzione della dignità personale a coloro che, oltre ad avere subito una lesione profonda dei propri diritti, ad avere sofferto la privazione della libertà, ad aver dovuto vendere il corpo per essere impiegato in condizioni lavorative estreme o per essere sfruttato nel mercato del sesso a pagamento, si trovano spesso ad essere derise per la loro leggerezza, umiliate per il fallimento del progetto migratorio e per queste ragioni messe ai margini della propria comunità. Capacità di ascolto e di empatia che si sommano alla tecnica organizzativa dell’OIM.

Religiose e OIM rappresentano quindi un felice incastro di capacità e motivazione che unendo spiritualità a professionalità ottimizzano l’efficacia delle azioni di contrasto alla tratta.



+PetaloNero+
00mercoledì 17 giugno 2009 16:38
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE A PROPOSITO DELLE ORDINAZIONI ANNUNCIATE DALLA FRATERNITÀ SAN PIO X

In risposta alle frequenti domande giunte in questi giorni a proposito delle ordinazioni sacerdotali della Fraternità San Pio X in programma alla fine di giugno, non vi è che da rinviare a quanto affermato dal Santo Padre nella Sua Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica dello scorso 10 marzo: "Finché la Fraternità (San Pio X) non ha una posizione canonica nella Chiesa, anche i suoi ministri non esercitano ministeri legittimi nella Chiesa (...) finché le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri (...) non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa". Le ordinazioni sono quindi da considerarsi tuttora illegittime.

Nella stessa Lettera, il Papa ha annunciato la Sua intenzione di provvedere a un nuovo status della Commissione "Ecclesia Dei" in collegamento con la Congregazione per la Dottrina della Fede. Vi è ragione di pensare che la definizione di tale nuovo status sia prossima. Ciò costituisce la premessa per l'avvio del dialogo con i responsabili della Fraternità San Pio X in vista dell'auspicato chiarimento delle questioni dottrinali e, conseguentemente, anche disciplinari, che rimangono tuttora aperte.
+PetaloNero+
00giovedì 18 giugno 2009 16:48
COMUNICATO: TERZA RIUNIONE DEL XII CONSIGLIO ORDINARIO DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI (3-4 GIUGNO 2009)

"Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il tuo prossimo come te stesso" (Gai 5, 14).
Per disporsi meglio alla riflessione sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, i Membri del XII Consiglio Ordinario della Segreteria Generale, composto da 15 Membri, di cui 12 eletti dai Padri Sinodali e 3 nominati dal Santo Padre nel corso della fase finale dell 'XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, celebrata dal 5 al 26 ottobre 2008, hanno incominciato i lavori della terza riunione nei giorni 3-4 giugno 2009 con la meditazione sul modo con cui san Paolo adopera la sacra Scrittura d'Israele nelle sue lettere principali. Oltre ad essere un contributo all' Anno Paolino, tale rilettura ha aiutato i Membri a riscoprire la Parola di Dio nella sua vivacità, efficacia e grande attualità ecclesiale e sociale.
A questa importante riunione, convocati dal Segretario Generale Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Nikola Eterović, che ha guidato i lavori, hanno partecipato: Sua Em.za Rev.ma Card. Francis Arinze, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (Città del Vaticano); Sua Em.za Rev.ma Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Arcivescovo di Cape Coast, Presidente dell'Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Occidentale (A.C.E.A.O.) (Ghana); Sua Em.za Rev.ma Card. Marc Ouellet, P.S.S., Arcivescovo di Québec (Canada); Sua Em.za Rev.ma Card. Joseph Zen Ze-Kiun, S.D.B., Vescovo emerito di Hong Kong (Cina); Sua Em.za Rev.ma Card. Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo (Brasile); Sua Em.za Rev.ma Card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani (Città del Vaticano); Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo); Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Thomas Menamparampil, S.D.B., Arcivescovo di Guwahati (India); Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Diarmuid Martin, Arcivescovo di Dublin (Irlanda); Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Mark Benedict Coleridge, Arcivescovo di Canberra-Goulburn (Australia); Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Gianfranco Ravasi, Arcivescovo titolare di Villamagna di Proconsolare, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (Città del Vaticano); Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Florentin Crihalmeanu, Vescovo di Cluj-Gherla, Claudiopoli-Armenopoli dei Romeni (Romania); Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Luis Antonio G. Taglet Vescovo di Imus (Filippine).
Trattenuti in sede dagli impegni pastorali non hanno potuto prender parte ai lavori Sua Em.za Rev.ma Card. Francis Eugene George, O.M.I., Arcivescovo di Chicago, Presidente della Conferenza Episcopale (Stati Uniti di America); Sua Em.za Rev.ma Card. Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, S.D.B., Arcivescovo di Tegucigalpa, Presidente della Conferenza Episcopale (Honduras).
Nel prendere la parola all' inizio dei lavori l'Eccellentissimo Segretario Generale, dopo aver salutato i presenti, ha ricordato che il primo scopo della terza riunione consisteva nell' esame di uno schema di elaborazione delle Proposizioni della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che poi sarebbe stato sottoposto al Santo Padre Benedetto XVI in vista della pubblicazione dell 'Esortazione Apostolica Postsinodale sul tema dell'Assemblea medesima: La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.
Tale discussione ha occupato la maggior parte del tempo previsto nei due giorni di lavori e ha portato a risultati significativi per la redazione di un testo, che, raccogliendo le diverse modifiche suggerite, nella fedeltà allo spirito collegiale vissuto dai Padri Sinodali e alle loro ricche indicazioni, si ritiene ormai espressione conclusiva del consenso dei Membri del Consiglio e che prossimamente potrà essere consegnato al Vescovo di Roma e Pastore universale della Chiesa.
Si tratta di una collaborazione immediata da parte del Consiglio, composto da Pastori di Chiese particolari diffuse nel mondo intero, al ministero di Pastore Universale della Chiesa, che il Santo Padre esercita nella comunione gerarchica e nello spirito della collegialità episcopale, affinché si favorisca la venerazione e l'assimilazione della Parola di Dio, l'ascolto, lo studio e la lettura orante della Bibbia e la sua applicazione nella vita personale, familiare, ecclesiale e sociale.
Come secondo campo dell'attività del Consiglio, cioè la cooperazione con il Romano Pontefice nel preparare la futura XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, è stata compilata una tema di temi da sottoporre a Sua Santità come possibile argomento della prossima assise sinodale. Dalle proposte pervenute dai Sinodi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, dalle Conferenze Episcopali, dai Dicasteri della Curia Romana e dall'Unione dei Superiori Generali è scaturita una sintesi ragionata delle attese concrete delle Chiese particolari circa le urgenze spirituali e pastorali del momento presente. I tre temi, definiti con formule adeguate, saranno portati al Santo Padre, che annuncerà a tempo debito la sua decisione finale per l'argomento da assegnare alla XIII Assemblea Generale Ordinaria. Su questo tema saranno elaborati i Lineamenta, dei quali il Consiglio esaminerà un primo schema nella quarta riunione, che si svolgerà nei giorni 24-25 del prossimo mese di settembre.
La riflessione sulla Parola di Dio si è conclusa con la preghiera di lode, indirizzando a Dio Onnipotente le parole che Egli stesso ha voluto rivelarci tramite il suo Figlio Unigenito per ispirazione dello Spirito Santo.
+PetaloNero+
00giovedì 18 giugno 2009 16:48
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il Presidente della Repubblica di Malta, Sua Eccellenza il Dott. George Abela, il quale successivamente, ha reso visita all’Em.mo Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, accompagnato da S.E. Monsignor Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Nei cordiali colloqui, oltre a riaffermare i saldi vincoli di amicizia tra la Santa Sede e la Repubblica di Malta, sono state affrontate alcune tematiche riguardanti la società maltese, nella quale la Chiesa Cattolica continua a svolgere un ruolo rilevante. Ci si è soffermati inoltre sulla situazione internazionale, con particolare riferimento al Medio Oriente e all’Africa, e sul contributo positivo che Malta può offrire alla soluzione dei relativi problemi.
+PetaloNero+
00sabato 20 giugno 2009 15:44
AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


RITO DI BEATIFICAZIONE APPROVATO DAL SANTO PADRE

L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice comunica che domenica 5 luglio alle ore 16 avrà luogo nel Parc Goujarde di Castres (Francia) il Rito di Beatificazione della Serva di Dio Jeanne Emilie de Villeneuve, Fondatrice della Congregazione delle Suore dell’Immacolata Concezione di Castres.




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