Documenti emanati dai dicasteri e da altri organismi della Curia Romana e della Santa Sede durante il pontificato di Benedetto XVI

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, [11], 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
+PetaloNero+
00giovedì 15 luglio 2010 15:45
NOTA DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, REV.DO P. FEDERICO LOMBARDI, SUL SIGNIFICATO DELLA PUBBLICAZIONE DELLE NUOVE "NORME SUI DELITTI PIÙ GRAVI"


Le norme dell’ordinamento canonico per trattare i delitti di abuso sessuale di membri del clero nei confronti di minori sono state pubblicate oggi in forma organica e aggiornata, in un documento che si riferisce a tutti i delitti che la Chiesa considera eccezionalmente gravi e che perciò sono sottoposti alla competenza del Tribunale della Congregazione per la Dottrina della Fede: oltre agli abusi sessuali si tratta di delitti contro la fede e conto i sacramenti dell’eucarestia, della penitenza e dell’ordine.

Le norme sugli abusi sessuali prevedono in particolare procedure più rapide per affrontare con efficacia le situazioni più urgenti e gravi, e permettono l’inserimento di laici nel personale dei tribunali; portano la prescrizione da dieci a venti anni, equiparano l’abuso su persone con limitato uso di ragione a quello sui minori, introducono il delitto di pedopornografia. Si ripropone la normativa sulla confidenzialità dei processi, a tutela della dignità di tutte le persone coinvolte.

Trattandosi di norme interne all’ordinamento canonico, di competenza cioè della Chiesa, non trattano l’argomento della denuncia alle autorità civili. Tuttavia l’adempimento di quanto previsto dalle leggi civili fa parte delle indicazioni impartite dalla Congregazione per la Dottrina della Fede fin dalle fasi preliminari della trattazione dei casi di abuso, come risulta dalle "Linee guida" già pubblicate in merito.

La Congregazione per la Dottrina della Fede sta anche lavorando a ulteriori indicazioni per gli episcopati, affinché le direttive da essi emanate in tema di abusi sessuali su minori da parte del clero o in istituzioni connesse con la Chiesa siano sempre più rigorose, coerenti ed efficaci.












Nel 2001 il Santo Padre Giovanni Paolo II aveva promulgato un documento di grande importanza, il Motu Proprio "Sacramentorum sanctitatis tutela" che attribuiva alla Congregazione per la Dottrina della Fede la competenza per trattare e giudicare nell’ambito dell’ordinamento canonico una serie di delitti particolarmente gravi, per i quali la competenza era precedentemente attribuita anche ad altri Dicasteri o non era del tutto chiara.

Il Motu Proprio (la "legge" in senso stretto) era accompagnato da una serie di Norme applicative e procedurali note come "Normae de gravioribus delictis". Nel corso dei nove anni successivi l’esperienza ha naturalmente suggerito l’integrazione e l’aggiornamento di tali Norme, in modo da poter sveltire o semplificare le procedure per renderle più efficaci, o tener conto di nuove problematiche. Ciò è avvenuto principalmente grazie all’attribuzione da parte del Papa di nuove "facoltà" alla Congregazione per la Dottrina della Fede, che però non erano state integrate organicamente nelle "Norme" iniziali. E’ ciò che è ora avvenuto, nell’ambito appunto di una revisione sistematica di tali Norme.

I delitti gravissimi a cui si riferiva questa normativa riguardano realtà centrali per la vita della Chiesa, cioè i sacramenti dell’Eucarestia e della Penitenza, ma anche gli abusi sessuali commessi da un chierico con un minore al disotto dei 18 anni di età.

La vasta risonanza pubblica avuta negli anni recenti da quest’ultimo tipo di delitti ha attirato grande attenzione e sviluppato un intenso dibattito sulle norme e procedure applicate dalla Chiesa per il giudizio e la punizione di essi.

E’ giusto quindi che vi sia piena chiarezza sulla normativa oggi in vigore in questo campo e che questa stessa normativa si presenti in modo organico, così da facilitare l’orientamento di chiunque debba occuparsi di queste materie.

Un primo contributo di chiarificazione – soprattutto ad uso degli operatori dell’informazione - era stato dato poco tempo fa con la pubblicazione sul Sito Internet della Santa Sede di una sintetica "Guida alla comprensione delle procedure di base della Congregazione per la Dottrina della Fede riguardo alle accuse di abusi sessuali", ma la pubblicazione delle nuove Norme è tutt’altra cosa, offrendoci un testo giuridico ufficiale aggiornato, valido per tutta la Chiesa.

Per facilitarne la lettura da parte di un pubblico non specialistico, interessato principalmente alla problematica relativa agli abusi sessuali, cerchiamo di metterne in luce alcuni aspetti rilevanti.

Fra le novità introdotte rispetto alle Norme precedenti si devono sottolineare soprattutto quelle intese a rendere le procedure più spedite, come la possibilità di non seguire la "via processuale giudiziale" ma di procedere "per decreto extragiudiziale", o quella di presentare al Santo Padre in circostanze particolari i casi più gravi in vista della dimissione dallo stato clericale.

Un’altra norma intesa a semplificare problemi precedenti e a tener conto dell’evoluzione della situazione nella Chiesa, riguarda la possibilità di avere come membri del personale dei tribunali, o come avvocati o procuratori, non solo più sacerdoti, ma anche laici. Analogamente, per svolgere tali funzioni non è più strettamente necessaria la laurea in diritto canonico, ma la competenza richiesta può essere comprovata anche in altro modo, ad esempio con il titolo di licenza.

Da notare anche il passaggio del termine della prescrizione da dieci a venti anni, restando sempre la possibilità di deroga anche oltre tale periodo.

Significativa la equiparazione ai minori delle persone con limitato uso di ragione, e la introduzione di una nuova fattispecie: la pedopornografia. Questa viene così definita: "l’acquisizione, la detenzione o la divulgazione" compiuta da un membro del clero "in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, di immagini pornografiche aventi ad oggetto minori di anni 14".

Si ripropone la normativa sulla confidenzialità dei processi, a tutela della dignità di tutte le persone coinvolte.

Un punto che non viene toccato, mentre spesso è oggetto di discussione in questi tempi, riguarda la collaborazione con le autorità civili. Bisogna tener conto che le Norme ora pubblicate sono parte dell’ordinamento penale canonico, in sé completo e pienamente distinto da quello degli Stati.

A questo proposito si può tuttavia far notare quanto scritto nella già ricordata "Guida alla comprensione delle procedure…" pubblicata sul Sito della Santa Sede. In tale "Guida" la indicazione: "Va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte", è stata inserita nella Sezione dedicata alle "Procedure preliminari". Ciò significa che nella prassi proposta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede occorre provvedere per tempo ad ottemperare alle disposizioni di legge vigenti nei diversi Paesi e non nel corso del procedimento canonico o successivamente ad esso.

La pubblicazione odierna delle Norme dà un grande contributo alla chiarezza e alla certezza del diritto in un campo in cui la Chiesa è fortemente impegnata oggi a procedere con rigore e con trasparenza, così da rispondere pienamente alle giuste attese di tutela della coerenza morale e della santità evangelica che i fedeli e l’opinione pubblica nutrono verso di essa, e che il Santo Padre ha continuamente ribadito.

Naturalmente occorrono anche molte altre misure ed iniziative, da parte di diverse istanze ecclesiali.

Per quanto riguarda la Congregazione per la Dottrina della Fede, essa sta attualmente studiando come aiutare gli Episcopati del mondo a formulare e sviluppare in modo coerente ed efficace le indicazioni e direttive necessarie ad affrontare la problematica degli abusi sessuali di minori da parte di membri del clero o nell’ambito di attività o istituzioni connesse alla Chiesa, con riguardo alla situazione e ai problemi della società in cui operano.

Sarà un altro passo cruciale nel cammino perché la Chiesa traduca in prassi permanente e in consapevolezza continua i frutti degli insegnamenti e delle riflessioni maturati nel corso della dolorosa vicenda della "crisi" dovuta agli abusi sessuali da parte di membri del clero.

Per completare questa breve rassegna sulle principali novità contenute nelle "Norme", è bene osservare anche quelle che si riferiscono a delitti di altra natura. In realtà anche in questi casi non si tratta tanto di determinazioni nuove nella sostanza, quanto di inserimento di normative già vigenti, così da ottenere una normativa complessiva più ordinata e organica sui "delitti più gravi" riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Più specificamente sono stati inseriti: i delitti contro la fede (cioè eresia, apostasia e scisma), per i quali sono normalmente competenti gli Ordinari, ma la Congregazione diventa competente in caso di appello; la registrazione e divulgazione compiute maliziosamente delle confessioni sacramentali, sulle quali già era stato emesso un decreto di condanna nel 1988; l’attentata ordinazione delle donne, sulla quale pure esisteva già un decreto del 2007.

+PetaloNero+
00venerdì 16 luglio 2010 15:22
COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM": RIUNIONE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA FONDAZIONE AUTONOMA POPULORUM PROGRESSIO SANTO DOMINGO (REPUBBLICA DOMINICANA, 20-23 LUGLIO 2010)


Dal 20 al 23 luglio avrà luogo, nella città di Santo Domingo (Repubblica Dominicana), presso la Casa Arcidiocesana "María de la Altagracia", la riunione annuale del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Populorum Progressio, al fine di deliberare il finanziamento di progetti in favore delle comunità indigene, meticcie ed afroamericane contadine dell'America Latina e dei Caraibi.

Membri del Consiglio sono: S.Em. il Card. Paul Josef Cordes, Presidente della Fondazione e del Pontificio Consiglio Cor Unum; S.Em. il Card. Juan Sandoval Íñiguez, Arcivescovo di Guadalajara e Presidente del Consiglio; S.E. Mons. Edmundo Luis Abastoflor Montero, Arcivescovo di La Paz; S.E. Mons. Alberto Taveira Corrêa, Arcivescovo di Belém do Pará, S.E. Mons. Antonio Arregui Yarza, Arcivescovo di Guayaquil; S.E. Mons. José Luis Astigarraga Lizarralde, Vicario Apostolico di Yurimaguas; un nuovo membro, nella persona di S.E. Mons. Óscar Urbina Ortega, Arcivescovo di Villavicencio; Mons. Segundo Tejado Muñoz, Rappresentante del Pontificio Consiglio Cor Unum. Sarà presente all’incontro Mons. Giovanni Battista Gandolfo, Presidente del Comitato della Conferenza Episcopale Italiana per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo, principale sostenitore della Fondazione.

Si tratta della prima occasione in cui il Consiglio di Amministrazione tiene la propria riunione annuale in un paese dei Caraibi, zona geografica ove vi sono importanti nuclei di popolazioni afroamericane e contadine. La tradizione di celebrare tali riunioni nei vari paesi dell’America Latina consente di venire in diretto contatto con la realtà concreta delle varie aree del continente e, nel contempo, di far conoscere le attività della Fondazione presso le Chiese particolari. Il 20 luglio si terrà una solenne celebrazione nella Cattedrale di Santo Domingo, presieduta da S. Em. il Card. Nicolás de Jesús López, Arcivescovo di Santo Domingo e il 21 una celebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Taveira, nella Parrocchia di Santa Mónica dei Padri Agostiniani. Nel corso della riunione, si svolgerà inoltre una conferenza stampa con i rappresentanti dei mezzi di comunicazione, allo scopo di illustrare l’impegno della Fondazione.

Giovedì 22 luglio avrà luogo una visita ad Haiti dove la Fondazione finanzia ogni anno un grande numero di progetti, che era già in programma prima del terremoto che ha colpito il paese nel mese di gennaio scorso. La delegazione visiterà i campi degli sfollati, gestiti dalla chiesa cattolica e in uno di essi avrà luogo una celebrazione eucaristica, insieme alla Chiesa in Haiti. Nel pomeriggio, presso la sede della Nunziatura Apostolica, è prevista una riunione con i rappresentanti delle organizzazioni umanitarie presenti nel paese, insieme ad una visita alla sede della Caritas nazionale. In questa occasione, il Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, l’Em.mo Cardinale Paul Josef Cordes, a nome del Santo Padre, consegnerà un primo dono di US$ 250.000, che consentirà di dare inizio al progetto di ricostruzione della scuola Saint François de Sales di Port-au-Prince, distrutta dal sisma; recherà inoltre un’offerta, sempre a nome del Santo Padre, destinata a Caritas Haiti.

Quest’anno sono stati presentati 230 progetti, dislocati in 20 diversi paesi, volti a rispondere alle necessità di vari settori: produzione (agricoltura e allevamento, artigianato, microimprese); infrastrutture comunitarie (acqua potabile, latrine, saloni comunitari); educazione (formazione, attrezzature scolastiche, pubblicazioni); sanità (campagne di prevenzione, attrezzature mediche per dispensari); edilizia (centri educativi e sanitari). Il numero dei progetti presentati per paese è il seguente: Brasile (57), Colombia (41), Perù (21), Haiti (20), Ecuador (19), El Salvador (13), Bolivia (8), Guatemala (8), Cile (7), Argentina (6), Repubblica Dominicana (6), Costa Rica (4), Messico (4), Paraguay (4), Uruguay (3), Venezuela (3), Cuba (2), Panama (2), Antille (1) e Nicaragua (1).

+PetaloNero+
00sabato 24 luglio 2010 00:33
Perché nelle celebrazioni del Papa il Crocifisso è al centro dell'altare?



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 23 luglio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo una nota dell'Ufficio delle Celebrazione Liturgiche del Sommo Pontefice in cui si spiega il perché nelle celebrazioni di Benedetto XVI il Crocifisso viene posto al centro dell'altare.

* * *

Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 218, pone la domanda: «Che cos’è la liturgia?»; e risponde:

«La liturgia è la celebrazione del Mistero di Cristo e in particolare del suo Mistero pasquale. In essa, mediante l’esercizio dell’ufficio sacerdotale di Gesù Cristo, con segni si manifesta e si realizza la santificazione degli uomini e viene esercitato dal Corpo mistico di Cristo, cioè dal Capo e dalle membra, il culto pubblico dovuto a Dio».
Da questa definizione, si comprende che al centro dell’azione liturgica della Chiesa c’è Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, ed il suo Mistero pasquale di Passione, Morte e Risurrezione. La celebrazione liturgica deve essere trasparenza celebrativa di questa verità teologica. Da molti secoli, il segno scelto dalla Chiesa per l’orientamento del cuore e del corpo durante la liturgia è la raffigurazione di Gesù crocifisso.

La centralità del crocifisso nella celebrazione del culto divino risaltava maggiormente in passato, quando vigeva la consuetudine che sia il sacerdote che i fedeli si rivolgessero durante la celebrazione eucaristica verso il crocifisso, posto al centro, al di sopra dell’altare, che di norma era addossato alla parete. Per l’attuale consuetudine di celebrare «verso il popolo», spesso il crocifisso viene oggi collocato al lato dell’altare, perdendo così la posizione centrale.


L’allora teologo e cardinale Joseph Ratzinger aveva più volte sottolineato che, anche durante la celebrazione «verso il popolo», il crocifisso dovrebbe mantenere la sua posizione centrale, essendo peraltro impossibile pensare che la raffigurazione del Signore crocifisso – che esprime il suo sacrificio e quindi il significato più importante dell’Eucaristia – possa in qualche maniera essere di disturbo. Divenuto Papa, Benedetto XVI, nella prefazione al primo volume delle sueGesammelte Schriften, si è detto felice del fatto che si stia facendo sempre più strada la proposta che egli aveva avanzato nel suo celebre saggio Introduzione allo spirito della liturgia. Tale proposta consisteva nel suggerimento di «non procedere a nuove trasformazioni, ma porre semplicemente la croce al centro dell’altare, verso la quale possano guardare insieme sacerdote e fedeli, per lasciarsi guidare in tal modo verso il Signore, che tutti insieme preghiamo».

Il crocifisso al centro dell’altare richiama tanti splendidi significati della sacra liturgia, che si possono riassumere riportando il n. 618 del Catechismo della Chiesa Cattolica, un brano che si conclude con una bella citazione di santa Rosa da Lima:

«La croce è l’unico sacrificio di Cristo, che è il solo “mediatore tra Dio e gli uomini” (1 Tm 2,5). Ma, poiché nella sua Persona divina incarnata, “si è unito in certo modo ad ogni uomo” (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22) egli offre “a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, con il mistero pasquale” (ibid.). Egli chiama i suoi discepoli a prendere la loro croce e a seguirlo (cf. Mt 16,24), poiché patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme (cf. 1 Pt 2,21). Infatti egli vuole associare al suo sacrificio redentore quelli stessi che ne sono i primi beneficiari (cf. Mc 10,39; Gv 21,18-19; Col 1,24). Ciò si compie in maniera eminente per sua Madre, associata più intimamente di qualsiasi altro al mistero della sua sofferenza redentrice (cf. Lc 2,35). “Al di fuori della croce non vi è altra scala per salire al cielo” (santa Rosa da Lima; cf. P. Hansen, Vita mirabilis, Louvain 1668)».
+PetaloNero+
00sabato 24 luglio 2010 00:34
Decreto sul Delegato pontificio per i Legionari di Cristo
Emesso dal Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone




ROMA, venerdì, 23 luglio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il decreto con il quale il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, comunica all'Arcivescovo Velasio De Paolis, C.S., i suoi compiti come Delegato del Papa per la Congregazione dei Legionari di Cristo.

* * *


I. Vista la Lettera del 16 giugno 2010, con la quale il Santo Padre Benedetto XVI:

- ha nominato Delegato per la Congregazione dei Legionari di Cristo Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Velasio De Paolis, C.S, Arcivescovo tit. di Telepte, Presidente della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede;

- gli ha conferito l’incarico di governare, in suo nome, tale Istituto Religioso “per il tempo che sarà necessario a realizzare il cammino di rinnovamento e condurlo alla celebrazione di un Capitolo Generale Straordinario che avrà come scopo principale portare a termine la revisione delle Costituzioni”;

- ha ravvisato “la necessità e l’urgenza di un cammino di profonda revisione del carisma dell’Istituto” e ha espresso il “Desiderio di seguire da vicino, sostenere ed orientare tale camino”, attraverso un suo Delegato personale che testimoni concretamente la sua vicinanza ed agisca in suo nome presso quella Famiglia Religiosa;

- ha rimesso ad un apposito Decreto L’indicazione di “alcune ulteriori modalità di espletamento di tale Ufficio”;

II. Il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, con il presente Decreto emana le seguenti precisazioni e disposizioni, approvate dal Sommo Pontefice, circa le modalità di espletamento dell’Ufficio del Delegato Pontificio per la Congregazione dei Legionari di Cristo:

1. L’autorità concessa dal Santo Padre al Delegato Pontificio, quanto mai ampia e da esercitare in nome dello stesso Sommo Pontefice, si estende su tutto l’Istituto: su tutti i Superiori, ai diversi livelli (direzione generale, provinciale e locale) e su tutte le comunità e i singoli religiosi. Tale autorità riguarda tutti i problemi propri dell’Istituto religioso e può essere sempre esercitata quando il Delegato lo ritenga necessario per il bene dell’Istituto stesso, anche derogando alle Costituzioni.

2. I Superiori dell’Istituto a tutti i livelli esercitano la loro autorità a norma delle Costituzioni e sotto l’autorità dello stesso Delegato Pontificio. Essi pertanto rimangono nel loro ufficio, ad nutum Sanctae Sedis, fino a quando non risulti necessario provvedere diversamente.

3. I Superiori dell’Istituto devono operare in comunione con il Delegato Pontificio. Non solo egli deve essere informato della vita dell’Istituto, particolarmente degli affari più importanti, ma a lui è riservata l’approvazione delle decisioni dello stesso governo generale: sia per quanto riguarda le persone (ammissioni al noviziato, alla professione, al sacerdozio, nomine e trasferimenti del personale) come pure le scelte apostoliche e formative (seminari, istituti accademici, scuole) e le questioni di amministrazione straordinaria o gli atti di alienazione di beni.

4. Se necessario, il Delegato stesso può operare o indicare la scelta da compiere in determinati casi.

5. Tutti hanno libero acceso al Delegato e tutti possono trattare personalmente con lui; a sua volta il Delegato ha il potere di intervento dovunque lo stimi opportuno, anche sullo stesso governo interno dell’Istituto, a tutti i livelli.

6. Il Delegato, nell’espletamento del suo compito, è affiancato da quattro consiglieri personali, che lo assistono nell’adempimento del suo ufficio, secondo le circostanze e le possibilità, e che possono essere incaricati per compiti specifici, particolarmente per visite ad referendum. Con il loro aiuto, il Delegato Pontificio individua i temi principali, li discute, li chiarisce man mano che si presentano nel cammino che egli è chiamato a condurre.

7. Qualora si rivelasse la necessità di studiare e approfondire determinati temi, sia di persone che di cose, il Delegato Pontificio potrà costituire delle commissioni di studio sia con personale interno alla Congregazione dei Legionari che con persone competenti esterne.

8. A suo giudizio, ove si riveli opportuno o necessario, potrà individuare qualche persona, al di fuori dei suoi consiglieri, per lo studio o per la visita ad referendum.

9. Il compito precipuo del Delegato Pontificio è quello di avviare, accompagnare e realizzare la revisione delle Costituzioni. Questo implica una conoscenza approfondita della Congregazione dei Legionari, della sua storia e del suo sviluppo. Alla revisione delle Costituzioni devono collaborare tutti i membri dell’Istituto, sia a livello individuale che comunitario, secondo un progetto che fin dall’inizio si dovrà elaborare e mettere in atto. Si dovrà pertanto costituire quanto prima una Commissione per la revisione delle Costituzioni, ai diversi livelli dell’Istituto, con la partecipazione soprattutto dei membri dello stesso Istituto, che si devono sentire responsabili della revisione e rielaborazione del proprio progetto di vita evangelica, sempre in armonia con l’insegnamento della Chiesa. Della Commissione centrale per la revisione delle Costituzioni sarà presidente lo stesso Delegato Pontificio.

10. Il Delegato Pontificio coordina la Visita Apostolica al Movimento “Regnum Christi”, secondo le indicazioni della Santa Sede.

11. Eventuali ricorsi contro gli atti dei Superiori dell’Istituto saranno inoltrati al Delegato Pontificio stesso; contro gli atti del Delegato Pontificio sarà possibile il ricorso al Santo Padre.


Dal Vaticano, 9 luglio 2010

Tarcisio Card. Bertone
Segretario di Stato
+PetaloNero+
00venerdì 30 luglio 2010 00:33
Lettera ai Vescovi e ai Sacerdoti nella Cina continentale



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 29 luglio 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito la “Lettera ai Vescovi e ai Sacerdoti nella Cina continentale” firmata dal Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e dal Segretario del Dicastero missionario, mons. Robert Sarah.

* * *


Carissimi Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio di Gesù Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote,

La Pace sia con voi!

Le celebrazioni dell’Anno Sacerdotale, che si è recentemente concluso, mi spronano a mandarvi un cordiale e fraterno saluto e a rivolgervi una parola d’incoraggiamento nell’arduo impegno pastorale che state compiendo come pastori del gregge che il Signore vi ha affidato in codesta nobile Nazione. Avrei tanto desiderato di dirvi queste cose personalmente e di ascoltare anche le vostre gioie e i vostri dolori, nonché le speranze che nutrite e le sfide che affrontate ogni giorno. Le vostre testimonianze e i vostri messaggi, che giungono a questa Congregazione Missionaria, ci danno molta consolazione e ci spingono ad innalzare fervide preghiere affinché il Signore vi renda sempre più forti nella fede e vi sostenga nei vostri sforzi per propagare la Buona Novella di Gesù Cristo in codesta diletta Nazione.

Avendo davanti alla mente l’insigne figura di San Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars, che è stato molto ricordato durante l’Anno Sacerdotale, riconosciamo anzitutto - con tutta umiltà - che siamo stati chiamati da Gesù per essere “non più servi, ma amici” (cfr Gv 15, 15) non per i nostri meriti, ma per la Sua infinita misericordia. Egli ci ha conferito l’insigne dignità di essere Alter Christus e ministri della sua Parola, del suo Corpo e Sangue, e del suo Perdono. Ricordiamo sempre le sue parole: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16).

Proprio perché un sacerdote è un Alter Christus — anzi, Ipse Christus —, egli deve essere un Uomo di Dio e Uomo per gli altri.

Anzitutto, Uomo di Dio: uno, cioè, che porta gli uomini a Dio e porta Dio agli uomini. Egli deve pertanto distinguersi come uomo di preghiera e di vita austera, profondamente innamorato di Gesù Cristo e, come Giovanni Battista, fiero di proclamare la sua presenza in mezzo a noi, particolarmente nella Santa Eucaristia.

Un sacerdote deve essere poi anche un Uomo per gli altri: uno, cioè, interamente dedito ai fedeli giovani e adulti, affidati alle sue cure pastorali, e a tutti coloro con cui il Signore Gesù ha voluto identificarsi o verso i quali ha mostrato benevolenza: i peccatori, anzitutto, e i poveri, gli ammalati ed emarginati, le vedove, i bambini, nonché le pecore che non sono ancora del suo ovile (cfr Gv 10, 16). Un ecclesiastico avrà, quindi, cura di resistere a ogni desiderio di arricchirsi di beni materiali o di cercare favori per la propria famiglia o etnia, o di nutrire una malsana ambizione di fare carriera nella società o nella politica. Tutto questo è estraneo alla sua vocazione sacerdotale e lo distrae gravemente dalla sua missione di condurre i suoi fedeli, da buon pastore, sulla via della santità, della giustizia e della pace.

Permettete, carissimi Confratelli, che mi soffermi ora sull’importante ruolo di un Vescovo o di un sacerdote come operatore dell’unità in seno alla Chiesa di Dio. Questo compito ha una duplice dimensione e comporta la comunione con il Papa, la “pietra” sulla quale Gesù ha voluto edificare la sua Chiesa, e l’unione dei membri che ne fanno parte.

In primo luogo: comunione con il Santo Padre. Sappiamo bene quanto alcuni di voi hanno dovuto soffrire nel recente passato a causa della loro fedeltà alla Santa Sede. Rendiamo omaggio a ciascuno di loro, nella certezza che, come afferma Papa Benedetto XVI, “la comunione con Pietro e i suoi Successori è garanzia di libertà per i Pastori della Chiesa e per le stesse Comunità loro affidate”: infatti, “il ministero petrino è garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il Popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale” (Omelia pronunciata nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 29 giugno 2010). L’esemplare fedeltà e l’ammirevole coraggio, dimostrati dai cattolici in Cina verso la Sede di Pietro, sono un dono prezioso del Signore.

L’altra dimensione dell’unità dei cristiani è l’unione tra i membri della comunità ecclesiale. È questa l’importante sfida che state già affrontando, cercando di rafforzare l’unità in seno alla Chiesa medesima. Sarebbe utile entrare spesso in spirito nel Cenacolo dove il Signore Gesù, dopo aver celebrato l’Ultima Cena insieme ai suoi Apostoli e averli ordinati sacerdoti della Nuova ed Eterna Alleanza, pregò il Padre “perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21). Per tre volte Gesù insistette sull’unità dei suoi seguaci come segno di credibilità che il Padre lo aveva mandato nel mondo. Carissimi Confratelli, prendiamo a cuore questo accorato appello all’unità dei Pastori che viene dal Cuore di Colui che li ha tanto amati, li ha chiamati e li ha inviati a lavorare nella sua Vigna.

Nella succitata omelia, il Santo Padre ha affermato:«Se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che – come aveva preannunciato il Signore Gesù (cfr Mt 10, 16-33) – non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni. Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto». E il Papa indica l’istigatore di tale nefasta situazione quando asserisce: «Uno degli effetti tipici dell’azione del Maligno è proprio la divisione all’interno della Comunità ecclesiale. Le divisioni, infatti, sono sintomi della forza del peccato, che continua ad agire nei membri della Chiesa anche dopo la redenzione. Ma la parola di Cristo è chiara: "Non praevalebunt – non prevarranno" (Mt 16, 18). L’unità della Chiesa è radicata nella sua unione con Cristo, e la causa della piena unità dei cristiani – sempre da ricercare e da rinnovare, di generazione in generazione – è pure sostenuta dalla sua preghiera e dalla sua promessa».

Lodiamo il Signore per gli sforzi già compiuti o in atto a riguardo dell’unità in seno alla Chiesa, anche in fedele ottemperanza alle indicazioni date dal Santo Padre nella Lettera che Egli vi ha indirizzato il 27 maggio 2007, e per i risultati ottenuti finora. Voglia Iddio benedire le vostre iniziative affinché l’unità dei Pastori tra di loro e tra i loro greggi sia sempre più salda in Cristo e nella Chiesa “ad maiorem Dei gloriam”.

In questa quanto mai propizia circostanza, mi onoro di assicurarvi della spirituale vicinanza di Sua Santità il Papa Benedetto XVI, il Quale vi benedice con affetto paterno insieme a coloro che sono affidati alle vostre cure pastorali, e vi invita a proseguire intrepidi sul cammino della santità, dell’unità e della comunione, come hanno fatto le generazioni che vi hanno preceduto.

Che Maria Santissima, Ausiliatrice dei Cristiani, che la Chiesa in Cina venera a Sheshan con filiale e tenera devozione, vi protegga e faccia fruttificare ogni vostro proposito per spargere il bel profumo del Vangelo del suo Figlio Gesù in ogni angolo della vostra amata Patria. In questo importante ed impegnativo compito vi assista il luminoso esempio dell’indimenticabile missionario in Cina, Padre Matteo Ricci S.J., del quale ricordiamo, con riconoscente affetto, il 400.mo anniversario della sua dipartita verso il Regno del “Signore del cielo”.

Con la rinnovata assicurazione delle nostre preghiere e con fraterni saluti In Corde Mariae.

Dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 5 luglio 2010.

Card. Ivan Dias
Prefetto
+ Robert Sarah
Segretario

+PetaloNero+
00martedì 3 agosto 2010 15:17
COMUNICATO: RIUNIONE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA FONDAZIONE AUTONOMA POPULORUM PROGRESSIO (SANTO DOMINGO, REPUBBLICA DOMINICANA, 20-23 LUGLIO 2010)


La riunione annuale del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Autonoma "Populorum Progressio" si è svolta dal 20 al 23 Luglio 2010 nella Repubblica Dominicana e Haiti, ed è stata accolta dal Card. Nicolás de Jesús López Rodríguez, Arcivescovo di Santo Domingo.

Alla riunione di quest'anno hanno partecipato il Card. Juan Sandoval Íñiguez, Arcivescovo di Guadalajara (Messico) e Presidente del Consiglio, S.E. Mons. Edmundo Luis Abastoflor Montero, Arcivescovo di La Paz (Bolivia) e Vice-Presidente del Consiglio, S.E. Mons. Alberto Taveira Corrêa, Arcivescovo di Belém do Pará (Brasile), S.E. Mons. Antonio Arregui Yarza, Arcivescovo di Guayaquil (Ecuador), S.E. Mons. José Luis Astigarraga Lizarralde, Vescovo del Vicariato di Yurimaguas (Perù), S.E. Mons. Oscar Urbina Ortega, Arcivescovo di Villavicencio (Colombia) e nuovo membro, Mons. Segundo Tejado Muñoz, Officiale del Pontificio Consiglio Cor Unum, e il Dr. Juan Vicente Isaza Ocampo, Segretario del Consiglio, con sede a Bogotà. Alle sessioni ha partecipato anche Mons. Giovanni Battista Gandolfo, Presidente del Comitato della Conferenza Episcopale Italiana per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo.

La Fondazione, istituita nel 1992 dal Servo di Dio Giovanni Paolo II, vuole essere un segno della Carità del Papa verso le popolazioni indigene, contadine e afroamericane dell’America Latina e del Caribe. Il Consiglio d’Amministrazione è composto da sette membri: sei sono vescovi provenienti da vari paesi dell'America Latina, e uno proviene dal Pontificio Consiglio Cor Unum. All'inizio della riunione, sono state presentate le diverse situazioni socio-politiche ed ecclesiali delle nazioni rappresentate, nel contesto pastorale di tutto il continente, con particolare enfasi sulla situazione in Haiti.

Durante l'incontro sono stati studiati in modo approfondito 230 progetti presentati nel corso del 2010 dalle diocesi dell’America Latina e del Caribe. Al termine delle sessioni di studio, sono stati approvati 186 progetti per 20 paesi, per un totale di US$ 2.091.500, che saranno finanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana, tramite il Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo, principale sostenitore della Fondazione. Altri 10 progetti provenienti da Haiti saranno finanziati direttamente da Cor Unum tramite le donazioni ricevute dai fedeli per questo scopo. I progetti approvati sono volti a rispondere alle diverse esigenze in vari settori: produzione, infrastrutture comunitarie, istruzione, sanità ed edilizia. Varie diocesi di Haiti quest'anno hanno presentato dei progetti per la perforazione e la costruzione di serbatoi d'acqua: la Diocesi di Jérémie, per le Isole Cayemittes, ad esempio, ha chiesto fondi per la costruzione di tre serbatoi di raccolta per l’acqua piovana, con lo scopo di arrivare a debellare le numerose infezioni tra la popolazione infantile, causate dalla carenza di acqua potabile. La maggior parte dei progetti si rivolge alle popolazioni indigene e rurali, come ad esempio la richiesta pervenuta per l’acquisto di un trattore per 60 famiglie della comunità rurale di Lagoinha, della Diocesi di Goiás, in Brasile.

La visita effettuata ad Haiti dal Consiglio d’Amministrazione al completo, il 22 luglio, ha costituito uno dei momenti più significativi dell’incontro. La visita, che era stata programmata in data antecedente al terremoto dello scorso gennaio, è stata l’occasione per poter verificare direttamente in loco le sue conseguenze. Da sempre, la Fondazione ha avuto un riguardo particolare nei confronti della nazione di Haiti: dal 1993, infatti, vi ha finanziato un totale di 150 progetti. La visita è stata l’occasione per pregare sulle tombe dell'Arcivescovo di Port-au-Prince, S.E. Mons. Miot e del Vicario Generale, Mons. Benoît, i quali hanno perso la vita durante il terremoto. Si sono potute visitare le rovine del Seminario Maggiore e della Cattedrale della Capitale, accompagnati dal Nunzio Apostolico, S.E. Mons. Bernardito Auza e dall'Amministratore della Diocesi, S.E. Mons. Joseph Lafontant. Il Card. Sandoval ha presieduto la celebrazione della Santa Messa in uno dei campi di accoglienza della Chiesa insieme ad un folto gruppo di sacerdoti e fedeli. Durante la funzione è stato letto il messaggio del Santo Padre al popolo di Haiti. Insieme al messaggio del Papa, era stata prevista la consegna di un dono del Santo Padre di US$ 250.000 per la ricostruzione della scuola di Saint François de Sales a Port au Prince. Problemi di tipo burocratico hanno costretto a cambiare la scuola beneficiaria, e a rimandare la consegna della donazione.

In un messaggio speciale, il Santo Padre ha invitato il popolo haitiano alla speranza e ha dichiarato che la presenza della Chiesa, unita a coloro che soffrono, si manifesta anche attraverso le sue istituzioni ed organizzazioni di aiuto: "Sono già trascorsi sei mesi e il Papa desidera ricordarvi che Egli non vi dimentica. Egli ha sempre ben presente alla memoria la vostra angoscia e conosce le difficoltà che dovete affrontare per ricostruire le vostre case, le vostre città e le vostra vita." Sicuramente uno dei maggiori problemi da affrontare in questo momento è quello degli alloggi, il dover trovare una soluzione per le centinaia di migliaia di persone che vivono nelle tende nei campi di accoglienza. Problemi di sicurezza, problemi morali e umani si moltiplicano in questi spazi non adatti ad una vita familiare e sociale dignitosa.

Attraversando le strade ingorgate della Capitale, ci ha colpito lo spettacolo di questi grandi fuoristrada delle varie agenzie umanitarie, con bandierine di ogni tipo e colore; il che ha portato la nostra riflessione sulla testimonianza che la Chiesa è chiamata a dare in queste circostanze: una presenza incarnata che si deve unire a coloro che soffrono, al di là dei progetti, delle strategie o dei fondi ricevuti.

La vera umanità della Chiesa consiste nel dare quel "di più" di cui parla il Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica "Deus caritas est". Il Santo Padre ci ricorda che "Quanti operano nelle Istituzioni caritative della Chiesa devono distinguersi per il fatto che non si limitano ad eseguire in modo abile la cosa conveniente al momento, ma si dedicano all'altro con le attenzioni suggerite dal cuore, in modo che questi sperimenti la loro ricchezza di umanità" (DCE n. 31a). Nello spirito di queste parole del Santo Padre il Pontificio Consiglio Cor Unum, in qualità di Dicastero che coordina le diverse agenzie cattoliche di aiuto, insieme con la Nunziatura Apostolica, ha organizzato un incontro tra i vari organismi ad Haiti, tra cui erano presenti alcune Caritas del continente Europeo ed Americano. Il Card. Sandoval ha potuto ringraziare a nome della Santa Sede tali Organismi per tutto il lavoro svolto in collaborazione con la Chiesa locale, ricordando che questo "stile di presenza" dovrebbe caratterizzare e dare coraggio a coloro che lavorano nelle istituzioni caritative della Chiesa.

L'ultima visita è stata alla sede della Caritas Haiti, dove Mons. Tejado, a nome del Card. Paul Josef Cordes, Presidente di Cor Unum, ha consegnato al Direttore della stessa un dono del Papa di US$ 50.000, quale contributo per il grande lavoro svolto da questa istituzione. Mons. Tejado ha indicato come via da seguire il rafforzamento delle organizzazioni locali, la promozione di una proficua collaborazione con coloro che giungono ad Haiti in questo momento difficile per dare una mano. La responsabilità e la presa in carico del proprio futuro dipendono dalla popolazione haitiana, così come la formazione delle nuove generazioni: non può essere frutto di imposizione. L’aiuto umanitario non dovrebbe, passato il momento d’emergenza, essere un ostacolo per lo sviluppo integrale dei popoli, poiché la Chiesa guarda sempre al bene comune, cioé allo sviluppo integrale dell’essere umano: si tratta di una proposta per il futuro in cui non deve mancare l'orizzonte della trascendenza, che davvero riempie, sazia e dà sollievo agli esseri umani.

+PetaloNero+
00venerdì 27 agosto 2010 15:43
MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO AI MUSULMANI PER LA FINE DEL RAMADAN



Cristiani e Musulmani:
insieme per vincere la violenza tra fedeli di religioni diverse

Cari Amici Musulmani,


1. L’‘Id al-Fitr, la festa che conclude il Ramadan, costituisce, ancora una volta, un’occasione propizia per farvi pervenire cordiali auguri di pace e gioia da parte del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

Durante questo mese, vi siete impegnati a pregare, digiunare, aiutare i più bisognosi e rafforzare i legami di parentela e di amicizia. Dio non mancherà di premiare questi sforzi!

2. Sono lieto di sapere che credenti di altre religioni, specialmente cristiani, vi sono spiritualmente vicini in questi giorni, come dimostrano gli incontri amichevoli che spesso offrono anche l’occasione per conversazioni di natura religiosa. Mi piace altresì pensare che questo Messaggio potrà contribuire positivamente alle vostre riflessioni.

3. Non si può non constatare che il tema suggerito quest’anno dal Pontificio Consiglio, Cristiani e Musulmani: insieme per vincere la violenza tra fedeli di religioni diverse, è purtroppo di grande attualità, almeno in alcune regioni del mondo. D’altra parte, il Comitato Misto per il Dialogo, istituito da questo Pontificio Consiglio e dal Comitato Permanente di al-Azhar per il Dialogo tra le Religioni Monoteiste, lo ha scelto come oggetto di studio, di riflessione e di confronto per la sua recente riunione annuale (Cairo, 23-24 febbraio 2010). Vorrei condividere con voi alcune delle conclusioni pubblicate alla fine di questo incontro.

4. Tra le cause della violenza tra fedeli di religioni diverse si possono indicare la manipolazione della religione a fini politici o di altro tipo, la discriminazione sulla base dell’etnia o dell’identità religiosa; le divisioni e le tensioni sociali. L’ignoranza, la povertà, il sottosviluppo, l’ingiustizia sono parimenti fonti dirette o indirette di violenza non solo tra comunità religiose, ma anche al loro interno. Possano le autorità civili e religiose offrire il proprio contributo per porre rimedio a simili situazioni in vista del bene comune di tutta la società! Le autorità civili possano far valere la superiorità del diritto assicurando una vera giustizia per fermare gli autori ed i promotori della violenza!

5. Sono presenti, in questo testo anche importanti raccomandazioni: aprire i nostri cuori al perdono reciproco e alla riconciliazione per una convivenza pacifica e fruttuosa; riconoscere, come base di una cultura del dialogo, ciò che abbiamo in comune e ciò che ci differenzia; riconoscere e rispettare la dignità e i diritti di ogni essere umano, senza nessuna distinzione basata sull’appartenenza etnica o religiosa; necessità di promulgare leggi giuste che garantiscano l’uguaglianza fondamentale fra tutti; importanza della formazione al rispetto, al dialogo e alla fratellanza nei vari spazi educativi: a casa, a scuola, nelle chiese e nelle moschee. In tal modo saremo in grado di contrastare la violenza tra fedeli di religioni diverse e promuovere la pace e l’armonia tra le varie comunità religiose. L’insegnamento dei capi religiosi, ma anche i testi scolastici che siano attenti a presentare le religioni in maniera oggettiva, rivestono, come l’insegnamento nel suo insieme, un’importanza decisiva nell’educazione e nella formazione dei giovani.

6. Spero che queste considerazioni, come pure le reazioni che susciteranno tra voi e nelle conversazioni con i vostri amici cristiani, possano contribuire alla continuazione di un dialogo sempre più rispettoso e sereno, sul quale invoco le benedizioni di Dio!

Jean-Louis Cardinale Tauran
Presidente

Arcivescovo Pier Luigi Celata
Segretario
+PetaloNero+
00martedì 31 agosto 2010 15:41
DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, P. FEDERICO LOMBARDI, S.I.

Nella settimana dal 26 al 31 luglio, a Castelgandolfo, il Santo Padre ha concesso al giornalista tedesco Dott. Peter Seewald una serie di conversazioni, rispondendo alle sue domande su vari argomenti, analogamente a quanto già avvenuto altre due volte in passato, con lo stesso giornalista, quando il Card. Joseph Ratzinger era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Le conversazioni si sono svolte in lingua tedesca.
La pubblicazione del volume è prevista in tempi abbastanza brevi (prima della fine dell’anno in corso) in italiano e in tedesco, e se possibile anche in altre lingue. Com’è noto, i diritti relativi alle pubblicazioni del Santo Padre sono detenuti dalla Libreria Editrice Vaticana, che pubblicherà anche l’edizione italiana.

+PetaloNero+
00mercoledì 8 settembre 2010 15:29
COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO


Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha accolto con viva preoccupazione la notizia della proposta di un "Koran Burning Day" per l’11 settembre, anniversario dei tragici attacchi terroristici che nel 2001 causarono numerose vittime innocenti e ingenti danni materiali.

A quei deprecabili atti di violenza, infatti, non si può porre rimedio contrapponendo un gesto di grave oltraggio al libro considerato sacro da una comunità religiosa. Ogni religione, con i rispettivi libri sacri, luoghi di culto e simboli ha diritto al rispetto ed alla protezione: si tratta del rispetto dovuto alla dignità delle persone che vi aderiscono ed alle loro libere scelte in materia religiosa.

La necessaria riflessione che si impone a tutti nel ricordo dell’11 settembre rinnova, anzitutto, i nostri sentimenti di profonda solidarietà con quanti sono stati colpiti dagli orrendi attacchi terroristici. A tali sentimenti si unisce la nostra preghiera per essi e per i loro cari che hanno perso la vita.

Tutti i responsabili religiosi e tutti i credenti sono chiamati anche a rinnovare la ferma condanna di ogni forma di violenza, in particolare quella compiuta in nome della religione. Il Papa Giovanni Paolo II ebbe ad affermare, in proposito, che: "Il ricorso alla violenza in nome di una credenza religiosa è una perversione degli insegnamenti stessi delle maggiori religioni" (Discorso al nuovo Ambasciatore del Pakistan, 17.12.1999). E Sua Santità il Papa Benedetto XVI ha dichiarato che "l’intolleranza e la violenza non possono mai essere giustificate come risposte alle offese, perché non sono compatibili con i sacri principi della religione" (Discorso al nuovo Ambasciatore del Marocco, 20.02.2006).


+PetaloNero+
00venerdì 10 settembre 2010 15:47
BRIEFING DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Questa mattina, alle ore 11.30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, il Direttore P. Federico Lombardi, S.I., ha tenuto un Briefing per illustrare il programma del Viaggio Apostolico di Sua Santità Benedetto XVI nel Regno Unito in occasione della Beatificazione del Cardinale John Henry Newman (16-19 settembre 2010).





COMUNICATO: CELEBRAZIONE DELLE GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO 2010

La Santa Sede parteciperà anche quest’anno alla celebrazione delle "Giornate Europee del Patrimonio", una manifestazione - giunta alla XXV edizione - promossa dal Consiglio d’Europa, a cui attualmente aderiscono 50 Paesi di tale Continente.

La giornata verrà celebrata domenica 26 settembre 2010 sul tema: "Il Patrimonio europeo per il dialogo interculturale".

All’elaborazione del programma hanno collaborato la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, i Musei Vaticani e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

Programma delle manifestazioni previste per domenica 26 settembre:

- Accesso gratuito ai Musei Vaticani per l’intera giornata;

- Accesso gratuito a tutte le Catacombe di Roma normalmente aperte al pubblico (S. Callisto, Domitilla, Priscilla, S. Agnese e S. Sebastiano);

- Apertura della mostra fotografica sul tema: "Le origini della catacomba di S. Callisto tra arte e storia", presso la Catacomba di S. Callisto, Tricora Occidentale (Via Appia Antica, 110; orario dalle ore 10 alle ore 17; mercoledì chiuso; la mostra resterà aperta fino al 27 ottobre 2010).
+PetaloNero+
00lunedì 13 settembre 2010 15:30
CONFERENZA STAMPA IN OCCASIONE DELLA RIAPERTURA DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA AL TERMINE DEI LAVORI DI RESTAURO



Alle ore 11.30 di questa mattina, nel Salone Sistino della Biblioteca Apostolica Vaticana, ha luogo la Conferenza Stampa in occasione della riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana, al termine dei lavori di restauro.
Intervengono: l’Em.mo Card. Raffaele Farina, S.D.B., Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa; Mons. Cesare Pasini, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana; l’Ing. Pier Carlo Cuscianna, Direttore dei Servizi Tecnici del Governatorato (Stato della Città del Vaticano); il Dott. Giovanni Giavazzi, Presidente della Fondazione Italcementi e l’Ing. Gennaro Guala (Ditta Italcementi).
Pubblichiamo di seguito gli interventi dell’Em.mo Card. Raffaele Farina, di Mons. Cesare Pasini, dell’Ing. Pier Carlo Cuscianna e del Dott.Giovanni Giavazzi:


INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. RAFFAELE FARINA, S.D.B.

Cari Amici,

Il mio compito è introduttivo. E consiste nel collocare i lavori di tre anni di ristrutturazione della Biblioteca Vaticana in un progetto che ha preso forma circa dieci anni fa e che si è realizzato in alcuni capitoli, diciamo così, a biblioteca aperta, e si è concluso, ma non del tutto, in questo inizio di settembre 2010, come previsto e annunciato tre anni fa nel mese di aprile del 2007.

Le realizzazioni degli ultimi dieci anni

Negli ultimi dieci anni, dal 1997 in avanti, sono stati realizzati dei progetti che in qualche maniera preludono a quelli attuali e fanno parte di un progetto più generale di razionalizzazione degli spazi, rivolto alla realizzazione di un modello di Biblioteca storico-umanistica che intende conservare e tramandare, scegliendo e affinando tecniche moderne compatibili, il modello dei Fondatori della Biblioteca Vaticana, accogliendo il meglio delle integrazioni avvenute nei cinque e più secoli di storia.

Nel 1999 è stato costituito, nei locali sottostanti gli Uffici della Prefettura debitamente ristrutturati e adeguati, l’Ufficio del Protocollo e l’Archivio della Prefettura, che custodisce i documenti riguardanti la storia della Biblioteca e dei fondi da essa acquisiti nel corso dei secoli, nonché la documentazione relativa all’amministrazione e al personale, dal 1451 ad oggi.

Nel 2001 si sono conclusi i lavori di circa due anni per la messa a norma dell’impianto elettrico nell’edificio del Nuovo Catalogo e nel Deposito degli Stampati (nell’ala orientale del Cortile del Belvedere). Quest’ultimo soprattutto ha richiesto un impegno rilevante, anche dal punto di vista economico. Nel medesimo anno l’Amministrazione Vaticana ha approntato un magazzino di deposito, in via della Conciliazione n. 34 (Palazzo Bramante), dove è stato trasferito il magazzino della Collana "Studi e Testi" della nostra Casa Editrice, liberando così spazio prezioso per la collocazione del nuovo Economato e per il Centro Elaborazione Dati (C.E.D.).

Nel 2002 si sono conclusi i lavori della Nuova Sala delle Riviste. I lavori, sospesi nel 1995 per mancanza di fondi, furono ripresi nel 1998 e condotti a termine con il contributo della Segreteria di Stato. I periodici consultabili direttamente dagli studiosi sono circa un migliaio. Il nuovo grande ambiente sottostante la Sala di consultazione degli Stampati e di pari superficie è dotato di tavoli di lavoro con possibilità d’impiego delle attrezzature elettroniche.

Accanto alla Sala delle Riviste è stata inaugurata la Sala Barberini, ricostruzione il più possibile fedele della "Libraria grande" del cardinale Francesco Barberini, la cui scaffalatura lignea fu opera del falegname-architetto Giovanni Battista Soria. Tale scaffalatura, giunta in Biblioteca Vaticana nel 1902 per opera del padre Franz Ehrle, fu utilizzata per contenere i libri in quella che è oggi la seconda Sala di consultazione dei Manoscritti e vi rimase fino a quando non fu sostituita, negli anni Ottanta, con scaffali metallici e quindi riposta in magazzino. Recuperata e restaurata, è stata rimontata esattamente come si trovava nel Palazzo Barberini di via delle Quattro Fontane e costituisce un gioiello accanto alla Nuova Sala delle Riviste.

Sempre nel 2002 è stato realizzato il Laboratorio digitale e il Laboratorio per la lettura multispettrale dei palinsesti.

Nel 2003 è stata inaugurata la nuova sede della Scuola Vaticana di Biblioteconomia, sita nel Palazzo San Paolo, in via della Conciliazione n. 1, con uffici più comodi, due aule per seminari e una bibliotechina con un’aula informatica dotata di quarantanove postazioni di computer: un vero gioiello tecnologico che permette di svolgere le lezioni in modo agile ed efficace, con la disponibilità di servizi in rete, accessi a fonti di dati on-line e interattività tra docenti e studenti.

Nel 2005 si sono conclusi i lavori, durati tre anni, del restauro degli affreschi della volta della Sala degli Scrittori (vestibolo del Salone Sistino) e dei banchi intarsiati della Prima Biblioteca di Niccolò V e Sisto IV; la Sala è stata dotata di illuminazione e climatizzazione adeguate.

Nel medesimo anno sono stati inaugurati i nuovi locali dell’Economato e del C.E.D., con entrata dal Cortile del Belvedere, accanto all’entrata principale.

Nel 2006-2007 è stato ampliato lo spazio nell’edificio del Nuovo Catalogo, così che, recuperando i locali lasciati liberi dal C.E.D. e aggiungendovene dei nuovi, è stato possibile assegnare otto nuovi Uffici agli Scriptores e Assistenti del Dipartimento Manoscritti che ne erano sprovvisti.

Gli obiettivi che hanno guidato tutti questi lavori possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

- recupero di spazi e razionalizzazione di quelli esistenti;

- adeguamento delle strutture e preparazione del personale alle nuove tecnologie (con rinnovo completo del cablaggio nella Biblioteca e collegamento via cavo con via della Conciliazione); proporzionare il numero e la qualità dei servizi al numero degli utenti; semplificare e facilitare le comunicazioni tra i vari dipartimenti, uffici e servizi; sviluppare alcuni uffici e servizi (per esempio l’Ufficio Mostre e la Casa Editrice);

- eliminazione di strutture fatiscenti o fuori legge per risanare gli ambienti e renderli vivibili, soprattutto per il personale che vi deve lavorare (il motto era: a ogni ambiente almeno una finestra);

- consolidamento di fondamenta di edifici e di strutture portanti nei magazzini dei libri e dei laboratori;

- messe a norma dell’elettricità, climatizzazione e controllo dell’umidità, sistemi antincendi e – speriamo prossimamente – anche di controllo delle acque, nonché controllo elettronico del movimento del materiale librario e delle persone in tutta la Biblioteca e videosorveglianza; e infine controllo elettronico di tutte le macchine e dei sistemi, la cui disfunzione possa mettere a rischio la preservazione e conservazione del patrimonio culturale custodito in questa nostra struttura.

Ho voluto darvi questo quadro generale del progetto, che sarà completato dal Prefetto con la descrizione dei lavori realizzati nei tre anni, e che si concluderanno, a Dio piacendo, fra un paio d’anni con l’apertura del Salone Sistino come seconda Sala di consultazione degli Stampati. L’architetto Paolo Portoghesi si è offerto generosamente di prepararci il progetto dell’arredamento e dei lavori strutturali necessari al ritorno del Salone al suo uso primitivo.

E ho voluto dirvi in particolare di questi lavori realizzati a Biblioteca aperta per farvi capire uno dei motivi principali per la chiusura triennale della Biblioteca. Questi lavori fatti negli anni precedenti ci hanno creato un grandissimo disagio e spesso – diciamolo pure – hanno compromesso proprio quell’atmosfera di operosa serenità, tipica della nostra Biblioteca, quella premura e talvolta rapidità di esecuzione, felpata e direi invisibile, dei nostri operatori ai Banchi e ai servizi tecnici. Insomma, per la quantità e la voluminosità, per la rumorosità e invadenza delle opere edili e tecniche da realizzare (come potrete constatare di persona), abbiamo ritenuto imprescindibile e inevitabile la chiusura della Biblioteca.

Ringraziamenti

Non voglio chiudere le mie parole senza esprimere, anche a nome del Prefetto e di tutta la Biblioteca, i più vivi ringraziamenti:

- a quanti hanno compiuto i lavori: ai Servizi Tecnici del Governatorato, alle imprese, alle loro maestranze e a tutti gli operai;

- a chi ci ha sostenuti con generosi aiuti, in particolare alla Fondazione Italcementi, e alle ditte Mapei, Pessina e Picalarga;

- a tutti gli amici, studiosi e tanti altri, che hanno capito il motivo della chiusura del tutto straordinaria e hanno infine guardato con simpatia a quanto andavamo compiendo.

In un foglio allegato sono elencate persone e istituzioni, che desideriamo vivamente ringraziare per il generoso sostegno ricevuto in questa impresa e in molte altre attività.

Avrei dovuto ringraziare per primo il Santo Padre Benedetto XVI, che ha seguito da vicino i lavori, interessandosi assiduamente al loro procedere: non ricordo di averlo mai avvicinato e salutato in questi tre anni senza ricevere la domanda: «Come va la Biblioteca, a che punto sono i lavori, ma veramente finirete alla data stabilita?». Il 25 giugno 2007, visitando la Biblioteca nell’imminenza della chiusura, si era ripromesso di farci visita a conclusione dei lavori. Lo attendiamo per ricevere la Sua benedizione.

L’ultimo dei ringraziamenti lo devo ai miei, se così posso esprimermi. Quando abbiamo rinnovato il sito della Biblioteca anni fa, abbiamo scelto come motto un detto di Erasmo: Nunc adeamus bibliothecam, non illam quidem multis instructam libris, sed exquisitis (Erasmo, Colloquia familiaria 16: Convivium religiosum)1. Non l’abbiamo più utilizzato nel sito rinnovato. Un altro motto, quello di Cicerone: Si hortum in bybliotheca habes, deerit nihil (Cicerone, Epistulae ad Familiares, IX, 4: Cicero Varroni)2, ci è stato di grandissima utilità, sia per conservare il giardino e non trasformarlo in un brutto edificio, sia perché ora che i lavori si sono conclusi siamo felici di avere, con esso, una bella Biblioteca. Il motto di Cicerone ci sta proprio bene: abbiamo un giardino e abbiamo una bella Biblioteca, non ci manca niente. Parlando al plurale, mi riferisco a me stesso, al Prefetto e a tutto lo staff della Biblioteca. A tutti loro devo il riconoscimento di un appoggio, direi di una fedeltà e di una dedizione, senza le quali non avrei mai pensato si potesse né progettare, né realizzare quanto è stato fatto.

________________________

1 Visitiamo ora la Biblioteca, fornita di non molti libri, ma certamente ben scelti.

2 Se nella tua Biblioteca hai anche un giardino allora non ti manca più niente.




INTERVENTO DI MONS. CESARE PASINI

Prendo avvio facendo miei i ringraziamenti del cardinale Farina. E desidero ringraziare, in aggiunta, anche coloro che vengono in aiuto alle attività della Biblioteca con donazioni attraverso il sito della Biblioteca stessa (http://www.vaticanlibrary.va/home.php? pag=donazioni). Alcuni amici cominciano a usare anche questa modalità: invitiamo molti altri a seguire il buon esempio...

La riapertura della Biblioteca suggerisce di guardare ai lavori compiuti nei tre anni appena trascorsi (il passato), alle novità connesse con la riapertura (il presente) e ad alcuni significativi progetti in corso (il futuro).

Il passato

I lavori sono stati inizialmente programmati in quattro ambiti specifici. A questi sono stati poi aggiunti un quinto e un sesto ambito, i quali tuttavia, non facendo parte del progetto originario, saranno completati in tempi successivi.

1. Il primo lotto ha riguardato i quattro piani in cui sono rispettivamente ubicati il laboratorio di restauro, il laboratorio fotografico e, su due livelli, l’archivio fotografico: si tratta della zona che sta sopra la sala di consultazione dei manoscritti e sopra l’ufficio del prefetto. L’intervento indifferibile di consolidamento richiesto in quest’area ha causato la celere decisione di inizio lavori circa tre anni fa e ha offerto altresì l’opportunità di un’adeguata ristrutturazione. In questi locali, totalmente rinnovati, è stata anche introdotta un’appropriata climatizzazione: nell’archivio fotografico, in particolare, è stata creata una sala con speciale bassa temperatura per la conservazione dei microfilm.

A livello del laboratorio di restauro è stata inoltre ricavata una nuova entrata verso la Galea, che sarà adibita al passaggio delle merci.

In connessione con questo lotto di lavori è stato infine costruito un nuovo ascensore nel Cortile della Biblioteca, verso la scalinata del Bramante, per il collegamento dei laboratori e dell’archivio fotografico con la sala di consultazione dei manoscritti e con il sottostante deposito dei manoscritti. Esso permette, fra l’altro, il trasferimento dei manoscritti in modo più lineare e protetto dal deposito agli altri ambienti.

2. Il secondo lotto dei lavori ha interessato il gabinetto numismatico e il contiguo deposito dei cosiddetti Indirizzi dei Papi, comprendente doni di vario genere, soprattutto album e oggettistica diversa presentati ai Papi. Nell’intervenire in quell’area, situata nello spazio sovrastante la Galleria Lapidaria, si sono razionalizzati gli spazi, sono state aggiunte scaffalature per la conservazione di monete e medaglie, e si è provveduto a climatizzare l’intero ambiente; si è anche creato uno spazio-laboratorio, piccolo ma ben attrezzato, per la manutenzione e il restauro delle antiche monete e medaglie.

3. Il terzo lotto dei lavori ha riguardato il deposito dei manoscritti, realizzato nel Cortile della Biblioteca negli anni 1982-1983 con impianti di aerazione, illuminazione e sicurezza i più avanzati per quel tempo nella tecnica della conservazione. Ora si è trattato, infatti, di soli interventi di complemento, e tuttavia di evidente importanza, che hanno peraltro richiesto il trasferimento in altra sede dei manoscritti, ospitati per circa un anno nei depositi sotterranei dell’Archivio Segreto Vaticano, dal quale sono rientrati nell’estate del 2009. In concreto è stata costruita l’uscita di emergenza; sono stati rinnovati la pavimentazione, le pareti e il soffitto con materiale e vernici speciali antincendio, che garantiscono altresì dal rilascio di polveri; è stato sostituito l’impianto di climatizzazione, è stato messo a norma l’impianto elettrico e sono stati attivati i sistemi di sicurezza; infine è stato realizzato un locale per i papiri, climatizzato con temperatura e umidità specifiche per questo materiale.

4. L’ultimo lotto (originario) dei lavori ha interessato il deposito dei periodici, situato nell’ala occidentale del Cortile del Belvedere. Realizzato negli anni dal 1963 al 1978, esso comportava quattro piani di scaffali, dei quali i primi tre poggiavano esclusivamente su putrelle e il quarto su un pavimento. Tutta quest’area necessitava non solo di una messa a norma degli impianti elettrici ma ancor più di una complessiva ristrutturazione per garantire la sicurezza dei quattro piani: se ne è colta quindi l’occasione per demolirne l’interno e ricostruirlo ponendo scaffali compatti in un’ampia sezione di esso. Anche in questo caso non solo si è ottenuta una migliore collocazione dei volumi, ma si è pure provveduto a climatizzare l’intero edificio.

5. Il quinto lotto di lavori riguarda il Salone Sistino, sede precipua della Biblioteca per tre secoli dalla fine del Cinquecento alla fine dell’Ottocento: dal 1° gennaio 2009 esso è tornato sotto la direzione della Biblioteca Apostolica Vaticana e, con una scelta che riteniamo particolarmente gradita ai nostri frequentatori, sarà adibito a ulteriore sala di consultazione. Per poterlo utilizzare, è stato ampliato e totalmente rinnovato il piccolo ascensore abitualmente usato dagli studiosi per accedere alle sale di consultazione della Biblioteca, così che risulti più funzionale e permetta anche di accedere al Salone Sistino. Inoltre, sempre allo scopo di una migliore funzionalità e per una maggiore comodità ai frequentatori della Biblioteca, è stato ricavato un percorso diretto dall’ingresso principale sino all’ascensore, sotto lo scalone solenne che di conseguenza è stato in parte rimodulato. In aggiunta è stato creato un nuovo ingresso per il personale, a destra dell’ingresso principale, che rimarrà a esclusivo uso degli studiosi o degli ospiti. Bisogna certo rilevare che i lavori edili qui descritti hanno interessato il cuore delle fondamenta della Biblioteca, impegnando a delicati e prolungati interventi di paletizzazione a sostegno dell’intero edificio.

6. Un ultimo lotto di lavori permette di estendere il condizionamento ad alcune ampie aree della Biblioteca, le ultime non ancora raggiunte da questo necessario sviluppo. Si tratta della Sezione degli Archivi, del Gabinetto delle Stampe e del grande deposito degli stampati, collocati nell’ala orientale del Cortile del Belvedere: nel deposito degli stampati era già funzionante un impianto di aria a circolazione forzata, che tuttavia non poteva offrire le caratteristiche conservative di uno specifico impianto di condizionamento. Questi lavori sono stati predisposti, e per alcune infrastrutture già eseguiti, ma il loro compimento è previsto in tempi successivi alla riapertura.

Il presente

Passando dai lavori finalmente conclusi al presente della riapertura, non c’è bisogno di dire che siamo tutti lieti di riaprire secondo i tempi prefissati e di riprendere nella normalità la nostra missione. Vorrei ricordare, come a fare un promemoria per noi e quanti desiderano conoscerci, che questa missione si precisa come spirito di servizio, spirito umanistico e spirito di universalità:

- Lo spirito di servizio dice che la Biblioteca è disponibile e aperta, con i suoi libri e con tutto il servizio richiesto, a chiunque desideri approfondire, studiare e ricercare.

- Lo spirito umanistico – che nel termine stesso si riallaccia all’epoca in cui ebbe origine la Vaticana – esprime il convinto sostegno alla ricerca compiuta in modo serio e documentato, con pazienza, con pacatezza, con capacità di confronto e con umiltà nell’esprimere le proprie conquiste, proprio come l’umanesimo ha insegnato; e insieme rammenta il punto di riferimento imprescindibile di ogni ricerca, che è l’uomo, la sua razionalità, la sua realtà spirituale, la sua dignità.

- Lo spirito di universalità, tipico di ogni autentico sapere, è quello che fa della Biblioteca Vaticana – come si espresse papa Benedetto XVI nella visita del 25 giugno 2007 – «un’accogliente casa di scienza, di cultura e di umanità, che apre le porte a studiosi provenienti da ogni parte del mondo, senza distinzione di provenienza, religione e cultura» e insieme un luogo di collaborazioni e di intese culturali con persone e istituzioni di ogni angolo del mondo.

Il presente si caratterizza, all’interno di questa missione, con alcune novità che gli studiosi troveranno al loro rientro in Biblioteca. Sono state spiegate dettagliatamente in un foglio allegato. Qui ne do qualche cenno sintetico:

1. La novità più evidente è l’informatizzazione delle procedure di accesso e delle altre procedure che abitualmente si compiono in Biblioteca, grazie a una tessera munita di microchip RFID che lo studioso riceverà all’atto dell’iscrizione.

2. Nelle sale di consultazione, inoltre, sarà offerta la possibilità di collegarsi alla rete della Biblioteca in modalità Wi-Fi attraverso il proprio personal computer dal posto in sala.

3. In tutta la Biblioteca sarà attivo un sistema di controllo e di sicurezza, che permette, grazie ai badge applicati sui volumi e alle strumentazioni di controllo (barriere, varchi, telecamere), di seguire l’eventuale trasferimento dei volumi da una zona all’altra e, nel caso, di inibire la sottrazione dei volumi da parte di persone non autorizzate.

4. Si aggiunga tutta la serie di servizi forniti in linea sulle pagine web del sito della Biblioteca (www.vaticanlibrary.va), che comprendono, fra l’altro, la possibilità di effettuare direttamente in rete le richieste di riproduzioni fotografiche e l’invio periodico di una newsletter informativa con cui teniamo i contatti con gli studiosi e gli amici della Biblioteca. Si cercherà di utilizzare il sito anche per dare tempestiva comunicazione agli studiosi sull’eventuale non disponibilità di alcuni fondi o di manoscritti non consultabili.

Il futuro

Il futuro, oltre a quanto già segnalato (riapertura del Salone Sistino e completamento della climatizzazione nel Deposito Stampati) e oltre ai mai conclusi aggiornamenti del sito, prevede alcune iniziative, collocabili nell’ambito della comunicazione e in quello della conservazione. Nei fogli allegati se ne troverà una descrizione specifica.

Per quanto riguarda la comunicazione, il 10 novembre si aprirà una mostra (Conoscere la Biblioteca Vaticana: una storia aperta al futuro) nel Braccio di Carlo Magno, per far conoscere la Biblioteca (la sua vita, le sue attività, la sua missione) a un largo pubblico; e nei tre giorni successivi, 11-13 novembre, si terrà un convegno (La Biblioteca Apostolica Vaticana come luogo di ricerca e come istituzione al servizio degli studiosi), per verificare attraverso la storia degli ultimi decenni gli studi compiuti grazie alla Biblioteca Vaticana e le attività dei vari uffici. A breve uscirà il primo volume (Le origini della Biblioteca Vaticana tra Umanesimo e Rinascimento) di una storia in sette volumi della Biblioteca: un’impresa che vuole raccogliere, sintetizzare e approfondire le conoscenze che abbiamo di questa storia di cinque secoli e mezzo, per farla conoscere a un pubblico interessato, non necessariamente limitato agli addetti ai lavori.

Per quanto riguarda la conservazione, come è stato segnalato da tempo, è stato ampiamente studiato e verificato il progetto per la digitalizzazione dei manoscritti della Biblioteca, e si stanno cercando i fondi per la sua effettiva attuazione: è un progetto immenso che richiederà tempi ed energie non indifferenti. Ma anch’esso fa parte del nostro futuro.

Desidero concludere con le espressioni che ho usato ultimamente in un articolo sull’Osservatore Romano: «Nel rimirare in questi giorni la Biblioteca Apostolica Vaticana, ritornata silenziosa e splendente nei suoi marmi – sono ormai un ricordo i colpi dei vari attrezzi di lavoro e le polveri che si infiltravano dovunque e coprivano ogni cosa! –, comprendo che ormai manca solo la presenza amica dei nostri studiosi: sappiano di essere vivamente attesi; e anche quanti non hanno l’opportunità di venire a compiere studi in Biblioteca siano sicuri che stiamo programmando per loro e per tutti, nel convegno che si terrà a novembre e nella mostra che si aprirà in quegli stessi giorni, un’occasione eccezionale per far conoscere anche a loro la Biblioteca rinnovata». Spero che riusciamo a farla conoscere bene anche a voi, con la passione che ci anima, così che possiate trasmetterne la conoscenza anche ad altri!



INTERVENTO DELL’ING. PIER CARLO CUSCIANNA

Nei primi mesi dell’anno 2007 la Biblioteca Apostolica Vaticana indicò alla Direzione dei Servizi Tecnici del Governatorato i principi informatori di un ambizioso progetto di ristrutturazione interna su aree occupate da attività lavorative, come i laboratori, unitamente a zone con caratteristiche di deposito.

L’intervento, che per la sua complessità avrebbe richiesto una "storica" chiusura della Biblioteca per tre anni, era mirato, nelle sue linee principali, al recupero del volume dell’ex-deposito manoscritti, da destinare alle attività del laboratorio fotografico e alla razionalizzazione, nonché all’adeguamento funzionale del laboratorio restauro.

Per quanto attiene ai depositi sarebbero stati interessati dai lavori quello dei manoscritti, sottostante il giardino pensile del cortile della Biblioteca, quello dei periodici situato all’interno del braccio ovest del Cortile del Belvedere e quello del medagliere e indirizzi papali sotto la copertura del Braccio est dello stesso Cortile.

Recependo le problematiche in essere la Direzione dei Servizi Tecnici, tramite i suoi competenti uffici, si è fatta quindi carico della progettazione e della direzione dei lavori, quest’ultima affidata all’ing. Marco Bargellini.

Durante il triennio lavorativo 2007-2010, per rispondere a nuove richieste in termini di miglioramento di distribuzione interna e per risolvere problematiche straordinarie, di carattere statico, l’intervento si è notevolmente ampliato, in corso d’opera, interessando gran parte dell’intera superficie della Biblioteca Apostolica Vaticana. Ciò ha comportato l’estensione dei lavori su ulteriori direttrici tra cui le più importanti sono rappresentate dal rinnovato atrio di ingresso, dal nuovo collegamento verticale tra il Cortile del Belvedere ed il Salone Sistino e dalla ricostruzione del deposito periodici.

I lavori iniziati nel mese di ottobre 2007, previo il necessario e propedeutico spostamento e ricollocazione sia del materiale librario che delle attività lavorative, hanno inizialmente interessato, nel rispetto del progetto base, la zona dei depositi del Medagliere e degli Indirizzi Papali nonché degli Uffici del Dipartimento del Gabinetto Numismatico.

Su circa 900 metri quadrati di superficie sono state sostituite e rinnovate le finiture edili comprendendo l’adeguamento ed il potenziamento degli impianti tecnologici con la costruzione di una dedicata centrale di trattamento aria.

Contemporaneamente si è proceduto alla cantierizzazione dell’area dei laboratori nella zona compresa tra il Parcheggio della Galea, il Braccio Nuovo e il Cortile della Biblioteca. I lavori estesi su un’area di intervento di circa 1000 metri quadrati hanno consentito l’ampliamento ed il potenziamento tecnologico del laboratorio restauro mediante impianti speciali di trattamento acqua e aria, la nuova collocazione del laboratorio fotografico con annessi servizi e depositi per il mantenimento dei microfilm in speciali camere climatiche, a controllo puntuale dei parametri termo igrometrici. Le suddette aree lavorative, distribuite su tre livelli, sono state quindi collegate tramite un nuovo corpo edilizio in cemento armato, costruito nel Cortile Biblioteca, contenente il gruppo scale e ascensore necessario alla comunicazione verticale tra i laboratori e il deposito interrato dei manoscritti.

A completamento dell’intervento, in quest’area, è da sottolineare il rinnovo di tutte le componenti di finitura edili e degli impianti della sala di consultazione manoscritti e la realizzazione di due nuovi archivi ad alta capacità portante, costruiti in carpenteria metallica, per complessivi 200 metri quadrati, corredati da dedicati impianti di trattamento aria.

Il potenziamento dei percorsi interni è stato, inoltre, qui perfezionato con la realizzazione di un ampio varco verso il piazzale della Galea tale da migliorare l’introduzione dei materiali e delle merci.

In questa zona, come intervento di particolare rilevanza è stata realizzata, previa esecuzione di importanti opere di sottofondazione per circa 1000 metri cubi di scavo, la nuova centrale termofrigorifera di 1500 KiloWatt di potenza, a servizio di tutte le unità di trattamento aria della Biblioteca, esistenti e di nuova realizzazione, con il conseguente ampliamento ed estensione di tutte le reti di distribuzione idriche e d’aria, anche in previsione della futura implementazione tecnologica del Deposito stampati, del Gabinetto delle stampe "Cicognara" e del deposito Sezione archivi "Patetta".

Nel volume interarto, sotto il Cortile della Biblioteca, si è intervenuto nella ristrutturazione del deposito dei manoscritti, di superficie pari a 800 metri quadrati.

Qui è stata realizzata la nuova pavimentazione in resina e il trattamento con speciali vernici delle superfici interne a faccia vista di cemento, il rinnovo dell’intero impianto elettrico e di trattamento aria e la costruzione una nuova zona di conservazione, a speciale climatizzazione e controllo termo igrometrico, per il Deposito dei Papiri. A servizio dell’intero deposito è stata costruita un’uscita di emergenza con l’esecuzione di impegnative opere strutturali, nella fattispecie di paratie di micropali, a protezione della prospiciente Scala del Bramante.

Ancora in ambito di depositi, al Magazzino dei Periodici è stata verificata, in corso d’opera, l’ insufficienza statica dell’esistente struttura in conglomerato cementizio.

Per questo è stata riprogettata, nel rispetto anche delle più recenti normative antisismiche, l’intero organismo portante capace di accogliere quattro nuovi piani di archivio ad alta capacità portante.

Previa la demolizione controllata delle strutture esistenti mediante speciali mezzi d’opera, si è proceduto alla costruzione di un nuovo edificio in cemento armato, su fondazioni profonde di micropali, con la realizzazione di impegnative e risolutive opere di regimentazione idraulica di acque sotterranee, presenti subito sotto il livello del piano terra.

Il nuovo deposito, di circa 1300 metri quadrati di superficie, è stato completato dal rinnovo integrale degli impianti elettrici e di rilevazione incendi nonché dotato di un nuovo impianto di trattamento d’aria.

Per una migliore ricettività e distribuzione interna dei dipendenti e degli studiosi, verso le sale di consultazione, si è provveduto, mediante lo sviluppo di un progetto dedicato, alla realizzazione del nuovo atrio d’ingresso con annesso gruppo scale ascensore per il collegamento con il Cortile della Biblioteca, la Sala Leonina e il Salone Sistino.

L’intervento si è sviluppato su una superficie di oltre 1900 metri quadrati, distribuiti su cinque livelli.

Nella zona di ingresso, previo lo smontaggio di tutte le opere monumentali lapidee, sono state eseguite importanti e difficoltose opere di strutturali e geotecniche, stante la particolare stratigrafia del terreno di sedime che presentava numerosi livelli e intercalazioni di materiale lavico.

Mediante l’impiego di micropali, utilizzati per la sottofondazione delle strutture murarie esistenti e la costruzione di un tunnel, è stato realizzato un diretto e comodo passaggio per gli studiosi verso il nuovo ascensore, assai ampliato nelle dimensioni e nella capacità portante.

L’allargamento del vano ascensore è stato possibile anche grazie alla demolizione controllata delle scale esistenti e della successiva loro ricostruzione all’interno dell’avancorpo murario del Cortile del Belvedere, che è stato altresì sopraelevato per permettere il collegamento con il Salone Sistino e le coperture. In questa zona, a completamento dell’intervento, sono state costruite al piano terra e ai livelli intermedi, nuove aree, per circa 200 metri quadrati, per i servizi ad uso dei visitatori mentre al primo livello rialzato è stato realizzato il nuovo studio di S.Em.za il Cardinale Bibliotecario comprensivo di uffici di segreteria e servizi di pertinenza.

A completamento e a salvaguardia dei lavori eseguiti si è provveduto al rifacimento delle coperture a terrazza in adiacenza e sovrastanti il laboratorio fotografico, per circa 350 metri quadrati, e il rifacimento dell’intera copertura a falde del Salone Sistino, dove, su una superficie di intervento di oltre 1300 metri quadrati, è stata eseguita la realizzazione dello strato coibente e impermeabilizzante, non presente, e la riorganizzazione del manto di copertura fittile.

Infine, sempre per quanto attiene le zone esterne, nel Cortile della Biblioteca sono state restaurate tutte le pavimentazioni in cubetti di selce, di laterizio ed in travertino con il rinnovo delle essenze arboree e delle parti a prato del giardino pensile.

In conclusione si riportano alcune cifre significative dell’impegno lavorativo che ha comportato l’esecuzione delle opere suddette. In tre anni di attività i lavori hanno interessato circa 8000 metri quadrati di superficie. Nei vari cantieri sono state impegnate maestranze vaticane del Servizio dell’Edilizia e del Servizio Laboratorio Impianti e di ditte appaltatrici esterne per oltre 180.000 ore lavorative, con una presenza media di circa 30 operai al giorno con punte massime giornaliere di oltre 60 unità.



INTERVENTO DEL DOTT. GIOVANNI GIAVAZZI

Credo mio dovere come Presidente della Fondazione Italcementi sottolineare, con un cenno di particolare apprezzamento l’evidenza con la quale si è voluta esprimere, in particolar modo da S.Em.za il Card. Farina, gratitudine per il sostegno che la Fondazione ha dato alle opere oggi inaugurate.

Le parole con le quali il Prefetto Mons. Pasini ne ha definito or ora felicemente la missione della Biblioteca Apostolica Vaticana -spirito di servizio, spirito umanistico, spirito di universalità- credo siano il miglior commento allo spirito che ha animato anche la Fondazione.

A tali fini, plasmati da secoli di storia e dalla alta qualità culturale e spirituale del patrimonio custodito, ben si adeguano gli scopi che la Fondazione persegue specie ove essi, anche statutariamente sono indirizzati in particolar modo alla "crescita etica, sociale e culturale delle comunità in cui opera".

Ma tali fini aderiscono anche e soprattutto alla tradizione dei soggetti fondatori -Italcementi e Italmobiliare- non nuovi nella loro storia ultra centenaria (rispetto a quella breve della Fondazione) a mettere a disposizione la loro professionalità e la loro disponibilità al perseguimento di tali indirizzi.

Anche in questa occasione, il Gruppo Italcementi è stato lieto di offrire la sua esperienza per portare a soluzione problemi particolarmente inerenti alle sue competenze.

Mi è caro ricordare in questa sede quelli ben maggiori a collaborazione e sostegno dell’allora avveniristico progetto Nervi alla costruzione della sala Paolo VI e più di recente al progetto di Meier per la costruzione della chiesa di Roma "Dives in Misericordia" in occasione del Giubileo del 2000.

Ed è perciò, che nel solco di questa tradizione, con la convinzione di contribuire anche in questo modo -pur nei limiti delle nostre funzioni- alla diffusione della cultura e della spiritualità, che hanno sempre in sé il seme del loro perenne rinnovamento, riteniamo un onore e un privilegio la collaborazione data alle esigenze di questa prestigiosa Istituzione che della cultura, della spiritualità, dell’apertura internazionale è impareggiabile espressione.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1544&sett...


+PetaloNero+
00martedì 21 settembre 2010 16:20
COMUNICATO DELLA SEGRETERIA DI STATO

È nota la chiara volontà, più volte manifestata da parte delle autorità della Santa Sede, di piena trasparenza per quanto riguarda le operazioni finanziarie dell’Istituto per le Opere di Religione (Ior). Ciò richiede che siano messe in atto tutte le procedure finalizzate a prevenire terrorismo e riciclaggio di capitali. Per questo le autorità dello Ior da tempo si stanno adoperando nei necessari contatti e incontri, sia con la Banca d’Italia sia con gli organismi internazionali competenti – Organisation for Economic Co-operation and Development (Oecd) e Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale contro il riciclaggio di capitali (Gafi) – per l’inserimento della Santa Sede nella cosiddetta White List.

La Santa Sede manifesta perciò perplessità e meraviglia per l’iniziativa della Procura di Roma, tenendo conto che i dati informativi necessari sono già disponibili presso l’ufficio competente della Banca d’Italia, e operazioni analoghe hanno luogo correntemente con altri istituti di credito italiani.

Quanto poi agli importi citati si fa presente che si tratta di operazioni di giroconto per tesoreria presso istituti di credito non italiani il cui destinatario è il medesimo Ior.

La Santa Sede tiene perciò a esprimere la massima fiducia nel presidente e nel direttore generale dello Ior.

+PetaloNero+
00mercoledì 22 settembre 2010 00:13
Intervento della Santa Sede a Ginevra sull'accesso all'acqua potabile


ROMA, martedì, 21 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l'intervento pronunciato il 16 settembre scorso dall'Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate a Ginevra, alla quindicesima sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell'uomo sull'accesso all'acqua potabile.

* * *

Presidente,

mi permetta di cominciare ringraziando l'Esperto Indipendente per il suo Rapporto sulla questione degli impegni dei diritti umani legati all'accesso all'acqua potabile e alla sua erogazione e ai servizi sanitari, nonché alla responsabilità della partecipazione degli erogatori non statali del servizio in questo contesto.

La disponibilità di acqua dolce è divenuta sempre più naturalmente legata ai diritti umani quali il diritto alla vita e quello alla salute. Sebbene negli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (mdgs) la comunità internazionale si sia prefissata lo scopo di ridurre entro il 2015 il numero di persone globalmente senza accesso sostenibile all'acqua potabile e alla sanità di base, circa novecento milioni di persone oggi per bere, per cucinare e per altre necessità di base continuano a contare su risorse idriche che non hanno subito alcuna miglioria. Oggi, circa 2,5 miliardi di persone nel mondo, circa la metà della popolazione del mondo in via di sviluppo, vivono in condizioni sanitarie obsolete. Di conseguenza, ogni anno, circa 1, 8 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni muoiono per malattie diarroiche (quali colera, tifo e dissenteria) attribuibili all'assenza di acqua potabile e di servizi sanitari di base. Molte altre malattie sono direttamente imputabili a un'inadeguata erogazione di acqua dolce per bere e per l'igiene di base (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente. The Greening of Water Law: Managing Freshwater Resources for People and the Environment. New York: 2010).)

Molti ostacoli impediscono di progredire verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati, non da ultima l'incapacità degli amministratori di garantire una distribuzione corretta di risorse idriche nelle aree periferiche e nelle zone degradate dei grandi centri urbani a causa della mancanza di fondi o di capacità tecniche. I poveri spesso soffrono, non tanto per la scarsità d'acqua in sé, ma per l'impossibilità economica di accedervi. (Come osservato nel Rapporto del 2006 del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (undp), intitolato Beyond scarcity: Power, poverty and the global water crisis). Secondo il pensiero attuale dominante l'acqua è in primo luogo un bene e il suo prezzo dovrebbe basarsi sul principio di profitto. Questo concetto si fonda sulla teoria secondo la quale il costo di tutto ciò che si usa deve essere a carico del consumatore, di colui che trae utilità dall'uso. Quindi, secondo questa idea, persino i più poveri dovrebbero «pagare» per l'accesso ai cinquanta litri di acqua potabile considerati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità la quantità giornaliera minima indispensabile per la sussistenza. Oggi è impossibile parlare di «bene comune» o di rispetto per i diritti umani fondamentali senza prendere in considerazione il diritto a vivere in un ambiente sano. L'acqua è un bene sociale, economico e ambientale, la cui gestione deve basarsi sulla responsabilità sociale, su una mentalità orientata al comportamento ecologico e alla solidarietà all'interno dei Paesi e globalmente. La dignità e il benessere della persona umana devono essere il punto centrale di convergenza di tutte le questioni legate allo sviluppo, all'ambiente e all'acqua. Ne consegue che l'accesso all'acqua dovrebbe essere possibile a tutti ora e in futuro poiché senza di esso le persone non possono essere autori del proprio sviluppo. In particolare, tutti, inclusi i poveri, dovrebbero essere coinvolti in decisioni e in processi politici legati alla gestione dell'acqua.

La lotta alla povertà e alla fame richiede interventi sempre più mirati e solidarietà per garantire l'accesso universale all'acqua per la sopravvivenza personale, la salute e lo sviluppo dell'agricoltura e della produzione alimentare. Quindi la Chiesa cattolica insegna che: «L'acqua, per la sua stessa natura, non può essere trattata come una mera merce tra le altre e il suo uso deve essere razionale e solidale. La sua distribuzione rientra, tradizionalmente, fra le responsabilità di enti pubblici, perché l'acqua è stata sempre considerata come un bene pubblico, caratteristica che va mantenuta qualora la gestione venga affidata al settore privato... Senza acqua la vita è minacciata. Dunque, il diritto all'acqua è un diritto universale e inalienabile» (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 485, Libreria Editrice Vaticana, 2004)

Presidente, ancora una volta ribadiamo il nostro apprezzamento per il Rapporto presentato al Consiglio. Infine, la mia Delegazione desidera sottolineare la sinergia e la responsabilità dello Stato e del settore privato nel subappaltare i servizi idrici e sanitari, nell'adottare misure mirate per raggiungere i più emarginati, nello sviluppare strutture di ricerca per un uso efficace dell'acqua nei conglomerati urbani e nell'agricoltura, nel controllare l'utilizzo dei fertilizzanti chimici per il loro impatto sui fiumi e sui corsi d'acqua sotterranei e i conseguenti danni alla salute, nell'evidenziare modalità remunerative con cui la gestione e l'erogazione delle risorse idriche e dei servizi idrici e sanitari contribuiscono a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.


[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 22 settembre 2010]


+PetaloNero+
00mercoledì 22 settembre 2010 15:49
COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM: VISITA DELL’EM.MO CARD PAUL JOSEF CORDES NEGLI STATI UNITI (25-29 SETTEMBRE 2010)



Su invito di Catholic Charities USA, il Cardinale Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, terrà un intervento ufficiale all’incontro, che avrà luogo a Washington D.C. dal 25 al 29 settembre prossimi, in occasione della celebrazione del centenario della fondazione dell’Organismo. La riflessione del Cardinale si concentrerà sul radicamento nella fede dell’impegno caritativo della Chiesa e sulla necessità di promuovere l’identità propria delle organizzazioni ecclesiali, come sottolinea la prima Enciclica di Papa Benedetto XVI, Deus caritas est.

Catholic Charities USA, con oltre 1.700 agenzie ed istituzioni che operano a livello diocesano, offre ogni anno un sostegno vitale ad oltre 9 milioni di persone, appartenenti a qualunque contesto religioso, sociale ed economico. Nel Suo messaggio ai partecipanti (Lettera del Cardinale Segretario di Stato al Card. Paul Josef Cordes, 11 agosto 2010), Papa Benedetto "auspica che il presente anniversario sia occasione propizia per ringraziare Dio Onnipotente di aver potuto raccogliere, quale messe abbondante, generosità, solidarietà e buone opere". Sua Santità incoraggia il personale caritativo a "vivere il proprio lavoro quale testimonianza tangibile della fede in Cristo".

Il calendario della visita prevede inoltre la partecipazione del Cardinale Cordes ad incontri e conferenze sui temi della carità, della dottrina sociale e del sacerdozio nelle Arcidiocesi di New York e di Newark, nonché nelle Diocesi della Provincia Ecclesiastica del Connecticut.









INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 54a CONFERENZA GENERALE DELL’AGENZIA INTERNAZIONALE PER L’ENERGIA ATOMICA (I.A.E.A.)

Pubblichiamo di seguito l’intervento che Mons. Ettore Balestrero, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati, ha pronunciato ieri a Vienna, nel corso della 54a Conferenza Generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica:


INTERVENTO DI MONS. ETTORE BALESTRERO

Mr President,

1. I have the honour of conveying to you, Mr President, to the Director General of the International Atomic Energy Agency, Dr. Yukiya Amano, and to all the distinguished participants in this 54th General Conference of the IAEA the best wishes and cordial greetings of His Holiness Pope Benedict XVI, who "encourages the efforts of the international community to ensure progressive disarmament and a world free of nuclear weapons, whose presence alone threatens the life of the planet and the ongoing integral development of the present generation and of generations yet to come" (Message for the Celebration of the World Day of Peace 2010, n. 11).

2. In the spirit of Pope Benedict’s words, the Holy See is convinced that the IAEA can look back with satisfaction on what has been achieved since its foundation under the three pillars of its mandate: technology, safety and verification. Still, many challenges have to be faced in the future. Many of these have been underlined by the Nuclear-Non-Proliferation Treaty (NPT), the Review Conference of which we have recently celebrated and to which States Parties have recommitted themselves.

The Holy See regards the NPT as the cornerstone of the global nuclear non-proliferation regime, as the basis to pursue nuclear disarmament and as an important element for further development of nuclear energy applications for peaceful purposes. Since the NPT is the only multilateral legal instrument currently available, intended to bring about a nuclear weapons free world, it must never be allowed to be weakened.

3. The entry into force of the Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty (CTBT) is also coming of the highest priority, as is the ratification of all States, in particular nuclear-weapon States, of the respective Protocols to the Nuclear-Weapon-Free Zones Treaties. In this regard, the Holy See restates its strong support for the efforts to establish such a zone in the Middle East. Nuclear-weapon-free zones are the best example of trust, confidence and affirmation that peace and security are possible without possessing nuclear weapons.

4. Humanity deserves no less than the full co-operation of all States in this important matter. Every step on the non-proliferation and disarmament agenda must be built on the principles of the preeminent and inherent value of human dignity and the centrality of the human person, which constitute the basis of international humanitarian law. His Holiness Pope Benedict XVI wrote in his Message for the 2010 NPT Review Conference:

"The process towards a coordinated and secure nuclear disarmament is strictly connected to the full and rapid fulfillment of the relevant international commitments. Peace, in fact, rests on trust and on respect for promises made, not merely on the equilibrium of forces. In this spirit, I encourage the initiatives that seek progressive disarmament and the creation of zones free of nuclear weapons, with a view to their complete elimination from the planet. I exhort to overcome the burdens of history and to weave patiently a political and economic web of peace in order to foster integral human development and the authentic aspirations of peoples".

Mr President,

5. Since its foundation, the International Atomic Energy Agency remains an irreplaceable point of reference for international co-operation in the use of nuclear energy for peaceful purposes and for integral human development as referred to above by Pope Benedict XVI. In this regard, the Holy See welcomes the Kingdom of Swaziland as a new Member State of the IAEA’s family.

6. The Technical Cooperation Programme of the Agency is one of the principal instruments for transferring nuclear science and technology to Member States in order to promote social, economic and integral development. Its initiatives, when tailored to the needs of the recipient States and their partners in the context of national priorities, help to combat poverty and can thus contribute to a more peaceful solution of the serious problems facing humanity.

Nuclear and isotopic techniques have increasingly proved helpful in serving basic human needs and in addressing great challenges - especially in the developing world. The research activities and technical cooperation projects carried out in recent years or still in progress continue to yield encouraging results and indicate innovative ways of tackling problems which affect a great number of people in their daily lives. The efforts of the IAEA in this field are much appreciated and should continue in fruitful cooperation and partnership with the recipient countries.

Mr President,

7. These peaceful applications of nuclear techniques can in many ways make a significant contribution to responding to the most urgent concerns, for example, the management of drinking-water supplies, the production of crops which give an improved yield or have a greater salt tolerance in arid climates, the eradication of disease-bearing and otherwise harmful pests in an environmentally beneficial manner. Among other things, they can be effectively used in the study of child malnutrition and in the diagnosis and treatment of diseases.

8. In this context, I wish to mention the particular role of radio-nuclides used in the diagnosis and treatment of malignant diseases. Radiation therapy is one of the fundamental treatments of cancer, and more than 50% of the patients diagnosed with this disease would benefit from that kind of therapy either applied alone or in conjunction with surgery and chemotherapy. Yet, in the developing world, more than half of the number of patients suffering from cancer will not have access to radiotherapy due to the lack of appropriate equipment and sufficiently trained staff with expertise in clinical and medical physics. Thus, the topic of this year’s Scientific Forum is most relevant.

The Holy See appreciates the work and efforts of the IAEA and its partners in the planning and furthering of cancer-control programmes, which include the provision and upgrading of essential equipment, and the suitable training of medical doctors, physicists and technicians, as well as the worldwide exchange of relevant information. One of the main tasks of the IAEA has been to develop and refine standards and Codes of Practice in medical radiation dosimetry. The worldwide network of standard dosimetry laboratories provides calibration services to hospitals especially in the developing countries in order to assist their quality assurance programmes.

The Holy See would like to encourage the IAEA to continue to pursue and strengthen all these eminently important activities. In this context, the Holy See would like to single out the Programme of Action for Cancer Therapy (PACT), which aims at increasing its capacity to assist Member States in the tremendous task of combating cancer and creating regional centres of excellence for radiotherapy.

9. In conclusion, Mr Chairman, I would like to recall a phrase coined by the late Pope John Paul II on the concept of

"human ecology", which is another precondition for sustainable development: «Although people are rightly worried […] about preserving the natural habitats of the various animal species threatened with extinction, […] too little effort is made to safeguard the moral conditions for an authentic "human ecology"» (cf. Encyclical Centesimus annus, No. 38.). Pope Benedict XVI developed this by stating that "when human ecology is respected within society, environmental ecology also benefits…. The book of nature is one and indivisible; it includes not only the environment but also individual, family and social ethics. Our duties towards the environment flow from our duties towards the person, considered both individually and in relation to others" (Message for the Celebration of the World Day of Peace 2010, N. 12).

It is in this way that the Holy See views, and invites others to view, the International Atomic Energy Agency’s contribution to "peace, health and prosperity".

Thank you, Mr Chairman!
+PetaloNero+
00giovedì 23 settembre 2010 00:49
Intervento della Santa Sede a Vienna su un mondo senza armi atomiche


ROMA, mercoledì, 22 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'intervento pronunciato il 21 settembre a Vienna da monsignor Ettore Balestrero, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, alla cinquantaquattresima Conferenza generale dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica.

* * *

Presidente,

ho l'onore di trasmettere a lei, al Direttore generale dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea), dr. Yukiya Amano, e a tutti i partecipanti a questa cinquantaquattresima Conferenza Generale dell'Aiea i migliori auspici e i saluti cordiali di Sua Santità Papa Benedetto XVI, che incoraggia «gli sforzi della comunità internazionale volti a ottenere un progressivo disarmo e un mondo privo di armi nucleari, la cui sola presenza minaccia la vita del pianeta e il processo di sviluppo integrale dell'umanità presente e di quella futura» (Messaggio in occasione della celebrazione della Giornata mondiale della pace 2010, n. 11).

Nello spirito delle parole di Papa Benedetto, la Santa Sede è convinta che l'Aiea può guardare con soddisfazione a ciò che ha conseguito dalla sua fondazione, in base ai tre pilastri del suo mandato: tecnologia, sicurezza e verifica. Tuttavia ancora molte sfide in futuro devono essere affrontate. Molte di esse sono state sottolineate dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tpn), di cui si è svolta di recente la Conferenza di Riesame e per il quale gli Stati membri si sono impegnati.

La Santa Sede considera il Tpn come la pietra d'angolo del regime globale di non proliferazione nucleare, la base per perseguire il disarmo nucleare, e un importante elemento per l' ulteriore sviluppo delle applicazioni dell'energia nucleare a scopi pacifici.

Poiché il Tpn è l'unico strumento legale multilaterale disponibile teso a un mondo libero dalle armi nucleari, non bisogna mai permettere che venga indebolito.

L'entrata in vigore del Trattato sull'interdizione globale degli esperimenti nucleari (Ctbt) sta assumendo la massima priorità, così come la ratifica, da parte di tutti gli Stati, in particolare di quelli che possiedono armi nucleari, dei Protocolli ai Trattati sulle zone libere da armi nucleari. A questo proposito, la Santa Sede riafferma il suo forte sostegno agli sforzi per stabilire una di queste zone in Medio Oriente. Le zone libere da armi nucleari sono l'esempio migliore della fiducia, della convinzione e dell'affermazione che la pace e la sicurezza sono possibili senza il possesso di armi nucleari.

L'umanità merita non meno che la totale cooperazione di tutti gli Stati su questo importante argomento. Ogni elemento del programma di non proliferazione e di disarmo deve essere basato sui principi del valore preminente e innato della dignità umana e della centralità della persona umana, che costituiscono la base del diritto umanitario internazionale. Sua Santità Papa Benedetto xvi, nel suo appello ai partecipanti alla conferenza delle Nazioni Unite per la Revisione del Tpn del 2010, ha affermato: «Il processo verso un disarmo nucleare concertato e sicuro è strettamente connesso con il pieno e sollecito adempimento dei relativi impegni internazionali. La pace, infatti, riposa sulla fiducia e sul rispetto degli obblighi assunti, e non soltanto sull'equilibrio delle forze. In tale spirito, incoraggio le iniziative che perseguono un progressivo disarmo e la creazione di zone libere dalle armi nucleari, nella prospettiva della loro completa eliminazione dal pianeta. Esorto, infine, tutti i partecipanti alla riunione di New York a superare i condizionamenti della storia e a tessere pazientemente la trama politica ed economica della pace, per aiutare lo sviluppo umano integrale e le autentiche aspirazioni dei Popoli».

Signor Presidente, fin dalla sua fondazione, l'Aiea è stata un punto di riferimento insostituibile per la cooperazione internazionale nell'uso della energia nucleare a scopi pacifici e per lo sviluppo umano integrale, come ha affermato Papa Benedetto xvi. A questo proposito, la Santa Sede accoglie il Regno dello Swaziland come nuovo Stato membro della famiglia dell'Aiea.

Il programma di Cooperazione tecnica dell'Agenzia è uno degli strumenti principali di trasferimento della scienza e della tecnologia nucleari agli Stati membri per promuovere lo sviluppo integrale, sociale ed economico. Le sue iniziative, quando modellate sulle necessità degli Stati destinatari e dei loro interlocutori nel contesto delle priorità nazionali, contribuiscono a combattere la povertà e quindi anche a una soluzione più pacifica dei gravi problemi che l'umanità deve affrontare.

Le tecniche nucleari e isotopiche si sono dimostrate sempre più utili nel soddisfare le necessità umane e nell'affrontare grandi sfide, in particolare nel mondo in via di sviluppo. La attività di ricerca e i progetti di cooperazione tecnica realizzati negli ultimi anni o ancora in corso continuano a produrre risultati incoraggianti e a indicare modalità innovative per affrontare problemi che affliggono quotidianamente un gran numero di persone. Gli sforzi dell'Aiea in questo campo sono molto apprezzati e dovrebbero proseguire in cooperazione e collaborazione feconda con i Paesi destinatari.

Presidente, queste applicazioni pacifiche di tecniche nucleari possono apportare, in numerosi modi, un contributo significativo alla risposta ai problemi più urgenti, per esempio la gestione delle forniture di acqua potabile, la produzione di colture che rendano un raccolto migliore o abbiano una tolleranza maggiore al sale nei climi aridi, l'eliminazione non pericolosa per l'ambiente di parassiti che sono veicoli di malattie, o comunque dannosi. Fra le altre cose, queste applicazioni si possono utilizzare in modo efficace nello studio della malnutrizione dei bambini e nella diagnosi e nel trattamento delle malattie.

In questo contesto, desidero menzionare il ruolo particolare dei radionuclidi utilizzati nella diagnosi e nella cura di malattie maligne. La radioterapia è uno dei trattamenti fondamentali del cancro, e più del cinquanta per cento dei pazienti colpiti da questa malattia beneficerebbe di tale terapia, utilizzata sia da sola, sia unita a chemioterapia e chirurgia. Tuttavia, nel mondo in via di sviluppo, più della metà del numero dei pazienti colpiti dal cancro non avrà accesso alla radioterapia a causa della mancanza di apparecchiature adeguate e di personale sufficientemente formato con esperienza in medicina clinica e in fisiatria. Quindi, l'argomento del Forum Scientifico di quest'anno è molto importante.

La Santa Sede apprezza l'opera e gli sforzi dell'Aiea e dei suoi interlocutori per la pianificazione e il progresso dei programmi di controllo del cancro, che includono la fornitura e la modernizzazione delle apparecchiature essenziali e la formazione adeguata dei medici, dei fisiatri e dei tecnici nonché lo scambio mondiale di informazioni importanti. Uno dei compiti principali dell'Aiea è stato quello di elaborare e perfezionare i criteri e i Codici di Pratica nella dosimetria delle radiazioni. La rete mondiale dei laboratori che si occupano dei criteri di dosimetria offre servizi di taratura agli ospedali, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, per sostenere i loro programmi di garanzia della qualità.

La Santa Sede desidera incoraggiare l'Aiea a proseguire e rafforzare tutte le sue importantissime attività. In questo contesto, la Santa Sede deside ra evidenziare il Programma di azione per la terapia del cancro (Patc), volto a rafforzarne la capacità di aiutare gli Stati membri nel gravoso compito di combattere il cancro e di creare centri di radioterapia regionali di eccellenza.

In conclusione, Presidente, desidero ricordare una frase del compianto Papa Giovanni Paolo II sul concetto di «ecologia umana», che è un altro prerequisito dello sviluppo sostenibile: «Mentre ci si preoccupa giustamente....di preservare gli “habitat” naturali delle diverse specie animali minacciate di estinzione.... ci si impegna troppo poco per salvaguardare le condizioni morali di un'autentica “ecologia umana”» (enciclica Centesimus annus, n. 38). Papa Benedetto xvi ha sviluppato questa affermazione dicendo che «quando l'“ecologia umana” è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio... il libro della natura è unico, sia sul versante dell'ambiente come su quello dell'etica personale, familiare e sociale. I doveri verso l'ambiente derivano da quelli verso la persona considerata in se stessa e in relazione agli altri» (Messaggio per la Celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 2010, n. 12).

È in questo modo che la Santa Sede considera, e invita anche gli altri a considerare, il contributo dell'Aiea alla «pace, alla salute e alla prosperità».


[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 23 settembre 2010]
+PetaloNero+
00venerdì 24 settembre 2010 15:52
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE PER IL VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE




Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza stampa di presentazione della Lettera del Papa per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012, sul tema: "La famiglia: il lavoro e la festa".
Intervengono: l’Em.mo Card. Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia; S.E. Mons. Jean Laffitte, Segretario del medesimo Pontificio Consiglio; Mons. Carlos Simón Vázquez, Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio; P. Gianfranco Grieco, O.F.M. Conv., Capo ufficio del medesimo Pontificio Consiglio; S.E. Mons. Erminio De Scalzi, Vescovo tit. di Arbano, Ausiliare dell’Arcidiocesi di Milano, Delegato del Cardinale Arcivescovo Dionigi Tettamanzi per l’organizzazione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie; Don Davide Milani, responsabile delle comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Milano.
Pubblichiamo di seguito gli interventi dell’Em.mo Card. Ennio Antonelli e di S.E. Mons. Erminio De Scalzi:


INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. ENNIO ANTONELLI

Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012. La lettera del Santo Padre del 23 agosto 2010 viene resa pubblica oggi. Essa dà anche indicazioni generali e concrete, per la preparazione e per lo svolgimento dell’importante evento milanese. Suggerisce che nell’anno 2011, XXX anniversario della Familiaris Consortio, si attui "un valido itinerario con iniziative a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, mirate a mettere in luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti più veri e positivi, con particolare riguardo all’incidenza sul vissuto concreto delle famiglie". Si tratta di fare discernimento sulle situazioni di fatto esistenti e di dare risonanza alle testimonianze e alle esperienze più valide e significative, allo scopo di stimolare la crescita del bene e sensibilizzare l’opinione pubblica a vantaggio della famiglia. Le lettera sottolinea che l’Incontro di Milano sarà "fruttuoso", solo se sarà preceduto da un percorso di riflessione, preghiera e impegno pratico nelle Chiese locali. Quanto poi al programma dei cinque giorni a Milano, il Papa raccomanda che sia curato "in modo da armonizzare compiutamente le varie dimensioni: preghiera comunitaria, riflessione teologica e pastorale, momenti di fraternità e di scambio fra le famiglie ospiti e quelle del territorio, risonanza mediatica". Una adeguata attenzione a questo suggerimento, ferme restando le due celebrazioni conclusive, la Festa delle testimonianze e la Messa solenne, che saranno presiedute personalmente dal Santo Padre, sembra richiedere che nei primi tre giorni si aggiungano al Congresso Teologico Pastorale altre iniziative per coinvolgere maggiormente la gente comune e speciali categorie di persone.

La lettera di Benedetto XVI illustra brevemente anche il tema del VII Incontro Mondiale che egli stesso precedentemente aveva scelto: "La famiglia: il lavoro e la festa". Gli elementi, che ci offre, sono preziosi per orientare la riflessione sia nelle Chiese locali durante il percorso preparatorio sia a Milano nello svolgimento dell’evento ecclesiale. Il lavoro e la festa sono da considerare non come problematiche a se stanti e in tutta la loro ampiezza, ma solo in relazione alla famiglia, in quanto influiscono fortemente sulla vita di essa. La lettera con un rapido accenno all’antropologia biblica dei primi capitoli del Genesi presenta la famiglia, il lavoro e la festa come benedizioni e doni di Dio, intimamente collegati tra loro e necessari allo sviluppo umano integrale. Come commento si può aggiungere che l’uomo, per vivere e svilupparsi, ha bisogno sia dei beni strumentali, che sono voluti in vista di qualcos’altro, sia dei beni gratuiti, che sono voluti per se stessi. Appartengono alla prima categoria il lavoro, la tecnica, il mercato, il denaro; appartengono alla seconda categoria la famiglia, l’amicizia, la solidarietà, la poesia, la musica, l’arte, la spiritualità, la festa. La compresenza dell’utile e del gratuito, come felicemente ha sottolineato la recente enciclica Caritas in Veritate, è indispensabile per le persone, per la società e per la stessa efficienza economica. Purtroppo la logica del massimo profitto tende a gonfiare la produzione e i consumi a danno delle relazioni umane e dei valori spirituali. Il giorno festivo risulta compromesso dal lavoro no-stop oppure diventa il fine settimana dedicato all’evasione mediante i cosiddetti riti di massa in discoteca, allo stadio, al mare, o dedicato ai consumi mediante l’affollata frequentazione dei supermercati, le nuove cattedrali delle città-mercato.

L’individuo (single) è considerato più funzionale della famiglia alle esigenze dell’economia, in quanto è più disponibile alla mobilità, più disposto a dare tempo ed energie, più propenso ai consumi. La famiglia a sua volta è privatizzata e ridotta a luogo di affetti e di gratificazione individuale; non riceve adeguato sostegno culturale, giuridico, economico, politico; subisce il pesante condizionamento di complesse dinamiche disgregatrici, tra le quali hanno un’incidenza, tutt’altro che trascurabile, l’organizzazione del lavoro e lo scadimento della festa a "tempo libero". Il tema dunque dell’Incontro Mondiale di Milano, se approfondito seriamente a livello personale e sociale, culturale e pastorale, può diventare un importante contributo alla difesa e promozione dell’umano autentico nel mondo di oggi, a cominciare da nuovi stili di vita familiare.

A riguardo, la lettera del Papa esorta a "promuovere una riflessione e un impegno rivolto a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà". In ambito economico, secondo la linea suggerita dall’enciclica Caritas in Veritate, occorre rendersi conto sempre più che è possibile fare impresa perseguendo fini di utilità sociale, mirando non al massimo profitto a qualsiasi costo, ma al giusto profitto, compatibile con le esigenze dei lavoratori, delle famiglie, della società, della protezione dell’ambiente, offrendo nei rapporti di lavoro una flessibilità a misura di famiglia, cosa per altro assai diversa dalla precarietà. In ambito familiare occorre incoraggiare la ridistribuzione dei compiti domestici e la scelta del lavoro extra domestico di comune accordo da parte dei coniugi, l’assunzione di uno stile di vita ispirato alla sobrietà, alla cura delle relazioni personali, all’apertura verso la comunità ecclesiale e le necessità del prossimo. Occorre infine che il giorno festivo sia celebrato in modo da illuminare il senso della vita e del lavoro stesso, rafforzando la coesione della famiglia e il suo inserimento nella comunità più grande, ravvivando il rapporto con la persona di Cristo, Signore e Salvatore, che ci accompagna nel nostro cammino quotidiano. L’autentica esperienza festiva può accrescere la bellezza e il gusto della vita familiare secondo il detto sapienziale: "Un dolore condiviso è dimezzato; una gioia condivisa è raddoppiata".



INTERVENTO DI S.E. MONS. ERMINIO DE SCALZI

Desidero esprimere la gioia del cardinale Dionigi Tettamanzi e dell’intera Diocesi ambrosiana per la scelta di Milano quale sede ospitante l’incontro mondiale delle famiglie del 2012, dal titolo "La Famiglia: il lavoro e la festa". Siamo assai grati al Santo Padre Benedetto XVI per aver affidato questo compito alla Chiesa che è in Milano. Rappresenta per noi un grande onore e un forte stimolo ad impegnarci sempre più nel segno dell’attenzione pastorale alle famiglie, con uno sguardo aperto alla mondialità.

La speranza, come ha detto il cardinale Tettamanzi, è che questo incontro arricchisca tutte le Chiese locali, così che sempre più la famiglia possa essere "formatrice ai valori umani e cristiani".

Il tema scelto da Sua Santità per l’evento di Milano 2012 è particolarmente carico di significato. Sulla scia dei precedenti Incontri mondiali, e quasi come loro sviluppo, la VII edizione sarà caratterizzata da temi che, mantenendo un forte carattere ecclesiale, hanno una rilevante valenza sociale e civile.

Le due questioni poste al centro dell’attenzione (il lavoro e la festa) interessano particolarmente la nostra società: il problema del lavoro è di scottante attualità, ma anche quello della festa merita non minore attenzione. Stiamo parlando infatti di dimensioni entrambe necessarie e strettamente connesse al punto che si danno significato l’una con l’altra.

Milano si sente particolarmente interpellata dal tema dell’Incontro, anche perché la tradizionale laboriosità ambrosiana può correre il rischio di porre il lavoro e la professione al centro della vita sacrificando la festa, anziché considerarle entrambe, come scrive il Santo Padre, "doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana".

Cercheremo in ogni modo di essere all’altezza della responsabilità ricevuta, proponendo un ulteriore livello di riflessione in merito alle problematiche economiche e agli stili di vita – spesso insostenibili – cui la società del consumo ci spinge. Al riguardo credo che sarebbe significativo se riuscissimo ad accogliere a Milano soprattutto le famiglie povere del Sud del mondo. Penso a chi vive in Paesi dove è difficile far sentire la propria voce. È importante che i rappresentanti di queste famiglie possano portare la loro testimonianza di vita e raccontarci come intendono il lavoro e la festa in relazione al nucleo familiare.



SPIEGAZIONE DEL LOGO DEL VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

Il logo pone al centro l’immagine stilizzata del Duomo. Questa scelta da un lato identifica il luogo ove avverrà il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, dall’altro sta a rappresentare l’abbraccio di Maria Nascente alle famiglie che da tutto il mondo raggiungeranno Milano.
La famiglia si staglia davanti alla cattedrale ed è la cattedrale stessa a racchiudere e definire le figure delle persone.
Ciò sta a rappresentare come la fede sia la guida affinché la famiglia possa sviluppare al suo interno tutti i valori cristiani e umani.
L’atteggiamento gioioso dei componenti della famiglia descrive un’occasione di festa e i colori che compongono la cattedrale disegnano un evento il cui orizzonte è il mondo intero.











JOINT COMMUNIQUÉ OF THE BILATERAL PERMANENT WORKING COMMISSION BETWEEN THE HOLY SEE AND THE STATE OF ISRAEL (SEPTEMBER 21, 2010)




La Commissione Bilaterale Permanente di Lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele si è incontrata il 21 settembre 2010 per continuare il suo lavoro programmato in base all’Articolo 10 § 2 del "Fundamental Agreement" del 1993.
I colloqui si sono svolti in un’atmosfera di cordialità e hanno segnato un progresso verso l’auspicato accordo.


+PetaloNero+
00mercoledì 29 settembre 2010 15:56
Rafforzare la ownership nazionale nel processo di sviluppo
La Santa Sede al Vertice ONU sugli obiettivi di sviluppo del millennio




ROMA, mercoledì, 29 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l'intervento della delegazione della Santa Sede sul documento finale del recente Vertice delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo del millennio, tenutosi a New York.

* * *
Presidente,
mentre l'Assemblea si accinge ad adottare il documento conclusivo di questo vertice, la mia delegazione coglie l'opportunità per esprimere il suo apprezzamento per la guida e per il coordinamento dei due cofacilitatori come pure per l'impegno e la flessibilità dimostrati dalle delegazioni, in questo lungo e impegnativo processo.
Nel primo incontro dei negoziati, la mia delegazione ha notato la rilevanza generale del documento e l'enfasi posta sulla necessità di rafforzare la ownership ("gestione") nazionale nel processo di sviluppo. La mia delegazione ritiene che tale ownership richieda rispetto per l'etica e per la cultura delle comunità locali. La delegazione della Santa Sede ha espresso alcune osservazioni sull'eliminazione della povertà, sulle sfide ad essa legate e sul ruolo svolto dalla società civile, in particolare dalle organizzazioni basate sulla fede, nei progetti di sviluppo. L'attuale documento affronta in modo positivo molte delle questioni sollevate dalla Santa Sede e la mia delegazione apprezza lo spirito d'intesa e di attenzione verso i poveri e i vulnerabili. Mancano solo cinque anni e ancora troppi bambini, donne e uomini continuano a non avere accesso agli elementi basilari per la vita. Da una parte, gli impegni per un ulteriore miglioramento della cooperazione globale da parte dei Paesi sviluppati continuano a tardare e a minare la fiducia fra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Dall'altra, la corruzione e la ricerca di obiettivi politici contrari allo scopo di offrire i necessari programmi salvavita, continuano a ostacolare i progressi.
Sebbene la mia delegazione appoggi molti dei contenuti del documento, ciò non dovrebbe essere interpretato come un cambiamento della ben nota posizione della Santa Sede su varie questioni. Con il presente comunicato, la Santa Sede riafferma la propria comprensione dei termini "genere", "salute riproduttiva e sessuale" e "salute riproduttiva" così come è espressa nelle sue riserve ai documenti della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo, svoltasi al Cairo nel 1994 e ai documenti della quarta Conferenza mondiale sulle donne, svoltasi a Pechino, nel 1995. La Santa Sede riafferma la propria posizione secondo la quale questa terminologia nonché la "piena ed efficace attuazione degli obiettivi e degli scopi della Dichiarazione di Pechino e della Piattaforma di azione e il risultato della ventitreesima sessione speciale dell'Assemblea Generale" non avallano la creazione o il mantenimento di un diritto all'aborto né l'accesso ad esso come servizio.
La mia delegazione riafferma altresì la sua comprensione dei termini legati ai servizi di pianificazione familiare e di regolazione della fertilità come relativi a quelle misure che la Chiesa cattolica considera moralmente accettabili e che rispettano la libertà dei coniugi, la dignità umana e i diritti umani delle parti in causa. La Santa Sede non avalla la contraccezione o l'uso di profilattici né come misura di pianificazione familiare né all'interno di programmi di prevenzione dell'Hiv/Aids. Inoltre, la Santa Sede ribadisce le sue obiezioni agli sforzi per la "riduzione del danno" in relazione all'abuso di sostanze stupefacenti.
In conclusione, questo vertice è un'opportunità per i responsabili del mondo di impegnarsi di nuovo in politiche che abbiano un effetto diretto sulla vita dei più vulnerabili nella società. A tale fine, l'eliminazione della povertà, l'educazione primaria, l'assistenza sanitaria primaria e i programmi per uno sviluppo sostenibile devono rimanere prioritari nei nostri sforzi.

(©L'Osservatore Romano - 29 settembre 2010)
+PetaloNero+
00giovedì 30 settembre 2010 00:30
Intervento della Santa Sede sulla tutela della proprietà intellettuale
A Ginevra per un incontro delle Assemblee degli Stati membri dell'Ompi




GINEVRA, mercoledì, 29 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l'intervento pronunciato il 21 settembre dall'Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite e Istituzioni Specializzate a Ginevra, in occasione della 48a serie di incontri delle Assemblee degli Stati membri dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (Ompi).

* * *

Presidente,

la delegazione della Santa Sede apprezza molto il fatto che l'attenzione di questo Segmento Ministeriale ad Alto Livello della quarantottesima Serie di Incontri delle Assemblee Generali dell'Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale sia concentrata sulle questioni critiche di innovazione, crescita e sviluppo: una migliore creatività offre a tutti nuove e concrete opzioni.

La ration d'être del sistema di protezione della proprietà intellettuale è la promozione della produzione letteraria, scientifica o artistica e, in generale, dell'attività creativa a favore del «bene comune». Quindi, la protezione sancisce ufficialmente il diritto dell'autore o dell'inventore al riconoscimento della proprietà della sua opera e a un certo grado di remunerazione economica. Nello stesso tempo, essa è al servizio del progresso culturale e materiale della società nella sua interezza. Secondo l'articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo «Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore». In definitiva, la protezione della proprietà intellettuale riconosce la dignità dell'uomo e la sua opera, che diviene espressione della crescita della personalità individuale e del bene comune e vi contribuisce.

Gli economisti riconoscono diversi meccanismi attraverso i quali i Diritti di Proprietà Intellettuale possono incentivare lo sviluppo economico: essi sono interdipendenti, quindi risulta appropriata una visione ampia degli incentivi associati a questi diritti. Essi dedicano molta attenzione a tale questione, ma finora gli esiti sono frammentari e per certi versi contraddittori, in parte perché molti dei concetti implicati non sono ancora stati analizzati. Un sistema più efficace di protezione potrebbe sia migliorare sia limitare la crescita economica. Infatti, sebbene il rafforzamento dei Diritti di Proprietà Intellettuale abbia il potenziale per migliorare la crescita e lo sviluppo in circostanze adeguate, potrebbe anche produrre costi economici e sociali difficili da sostenere. Le economie in via di sviluppo potrebbero subire perdite economiche nette nel breve periodo perché i numerosi costi della protezione potrebbero emergere prima dei benefici dinamici. Questa situazione spiega perché è spesso difficile pervenire a una convergenza di interessi a favore della riforma della proprietà intellettuale nei Paesi in via di sviluppo.

L'adozione di Diritti di Proprietà Intellettuale più forti nei Paesi in via di sviluppo viene spesso sostenuta da argomentazioni secondo le quali tale riforma produrrà significativi nuovi afflussi di tecnologia, la fioritura dell'innovazione locale e dell'industria culturale e una più rapida riduzione del divario tecnologico fra Paesi industrializzati e in via di sviluppo. Bisogna riconoscere, però, che è molto improbabile che il miglioramento dei Diritti di Proprietà Intellettuale apporti, da solo, questi benefici.

Nei vari Paesi, l'aumento dei benefici derivanti dai Diritti di Proprietà Intellettuale dipende dalla capacità dei Paesi stessi di assorbire e sviluppare tecnologie e nuovi prodotti. In questo contesto, tre elementi sono importanti ai fini dello sviluppo. In primo luogo, è evidente che la capacità di adattare le nuove tecnologie agli usi industriali locali migliora in presenza di alti livelli di educazione e di un adeguato capitale umano qualificato. Quindi, è importante offrire accesso alla formazione tecnica e all'istruzione secondaria o universitaria. In secondo luogo, l'assorbimento di tecnologie straniere per migliorare la produttività dipende molto dalla capacità di Ricerca e Sviluppo delle imprese locali. Questa osservazione evidenzia l'importanza di elaborare un'efficace politica tecnologica per promuovere un cambiamento tecnico nelle imprese nazionali. Questi programmi potrebbero includere progetti di dimostrazione tecnologica, condivisione di informazioni attraverso conferenze, promozione della ricerca, imprese di partecipazione, miglioramento dei collegamenti fra istituti pubblici di ricerca e imprese.

In terzo luogo, in molti Paesi, un problema importante è l'impossibilità degli istituti di ricerca di immettere sul mercato le loro invenzioni in maniera utile. Diritti di Proprietà Intellettuale più forti sarebbero d'ausilio in tale contesto, ma lo sarebbero anche accordi di sviluppo fra istituti e imprese con quote di proprietà definite e una maggiore flessibilità per i ricercatori affinché creino nuovi interessi commerciali. Non da ultimo, è anche importante che i Paesi incoraggino lo sviluppo dei mercati finanziari per poter riuscire a far fronte ai grandi pericoli impliciti nello sviluppo tecnologico.

Presidente,

queste poche osservazioni intendono sottolineare la convinzione che lo scopo principale della comunità internazionale nello sviluppare un regime corretto di diritti di proprietà intellettuale dovrebbe tendere al bene di tutti, alla ricerca di rapporti internazionali più equi, in particolare in relazione alle persone più povere e più vulnerabili. Nella sua più recente Lettera Enciclica, Papa Benedetto xvi ci ricorda questo obiettivo: «nell'ambito delle cause immateriali o culturali dello sviluppo e del sottosviluppo possiamo trovare la medesima articolazione di responsabilità. Ci sono forme eccessive di protezione della conoscenza da parte dei Paesi ricchi, mediante un utilizzo troppo rigido del diritto di proprietà intellettuale, specialmente nel campo sanitario. Nello stesso tempo, in alcuni Paesi poveri persistono modelli culturali e norme sociali di comportamento che rallentano il processo di sviluppo» (Caritas in veritate, n. 22).

[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 30 settembre 2010]




+PetaloNero+
00giovedì 7 ottobre 2010 15:48
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO DI STUDI PER RICORDARE IL XX ANNIVERSARIO DELLA PROMULGAZIONE DEL CODICE DI DIRITTO CANONICO ORIENTALE (8-9 OTTOBRE 2010)




Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula "Giovanni Paolo II" della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Convegno di Studi per ricordare il XX anniversario della promulgazione del Codice di Diritto Canonico Orientale (8-9 ottobre 2010).
Intervengono: S.E. Mons. Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi; S.E. Mons. Cyril Vasil’, S.I., Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali; S.E. Mons. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi; Rev.mo P. Michael J. Kuchera, Decano della Facoltà di Diritto Canonico Orientale del Pontificio Istituto Orientale.
Pubblichiamo di seguito gli interventi alla Conferenza Stampa e due schede informative:



INTERVENTO DI S.E. MONS. FRANCESCO COCCOPALMERIO

Gli obiettivi e le finalità del Convegno di Studio

Giunti al ventennale della promulgazione del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium ci è sembrato doveroso commemorarne l’anniversario con un Convegno di studio che avrà inizio domani 8 ottobre 2010, alle ore 9.00.

Il Convegno organizzato dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi con la preziosa collaborazione della Congregazione per le Chiese Orientali, del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e del Pontificio Istituto Orientale è strutturato in tre sessioni che toccheranno tre grandi tematiche: l’evoluzione storica della codificazione orientale, l’attività legislativa delle Chiese Orientali e gli aspetti ecumenici del diritto orientale.

Nella prima sessione, nella mattinata, dopo le prolusioni dei capi dei suddetti Dicasteri e del Decano della Facoltà del Diritto Canonico del PIO, due relatori illustreranno la storia e le novità della codificazione orientale e la sua rilevanza in questi venti anni di vigenza nella vita della Chiesa Cattolica, specialmente per le Chiese orientali sui iuris.

La seconda sessione, pomeridiana, tratterà dell’attività legislativa delle Chiese orientali sui iuris alla luce del CCEO. Si è pensato di animare il dibattito con una tavola rotonda che attirerà l’attenzione dei partecipanti sulle sfide, le problematiche e le difficoltà che queste Chiese hanno incontrato nel loro lavoro di redazione del proprio diritto particolare.

Alla fine della seconda sessione, il Pontificio Istituto Orientale conferirà solennemente il Dottorato honoris causa al Professor Carl Gerold Fürst per il suo grande contributo alla codificazione e all’insegnamento del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium.

La terza sessione di sabato mattina è volta agli aspetti ecumenici del diritto orientale e in particolar modo del rapporto con il diritto canonico delle Chiese ortodosse. Vi saranno anche due relatori ortodossi.

In questa sessione renderemo omaggio alla memoria del nostro amato fratello Mons. Eleuterio Fortino, da poco ritornato alla casa del Padre, e dell’immenso sforzo che egli ha profuso per favorire e promuovere l’unità dei cristiani.

Il logo scelto per il convegno è un’immagine presa dal Pedalion che raffigura tre navicelle che procedono insieme in un’unica direzione. Tale raffigurazione sta ad indicare la singolarità e l’unicità di ogni chiesa sui iuris orientale e nello stesso tempo il procedere insieme in un’unica direzione sta a significare l’unità di intenti che le unisce e le fa dirigere verso la medesima meta.

Chiudo manifestando soddisfazione sia per la riuscita collaborazione tra tre Dicasteri vaticani ed un Pontificio Istituto che rende di fatto questo Convegno una manifestazione a carattere interdicasteriale, sia per la numerosa presenza qualificata di studiosi, cultori ed operatori del diritto canonico, professori e studenti per un totale di oltre 400 iscritti, tra i quali esponenti del mondo ortodosso e di altre Chiese e confessioni cristiane. Ringrazio anche la Société du Droit des Eglises orientales di Vienna che ha aderito al Convegno e che sarà presente con un intervento del Vice Presidente, Prof. Konstantinos Pitsakis.

Infine, chiuderà il Convegno l’Udienza del Santo Padre prevista per le ore 12.00 nella Sala Clementina.




INTERVENTO DI S.E. MONS. CYRIL VASIL’

Il Ventennale dell'entrata in vigore del Codex Canonum Ecciesiarum Orientalium ha indotto il Pontificio Consiglio per i testi legislativi, in collaborazione con la Congregazione per le Chiese orientali, il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e il Pontifico Istituto Orientale a promuovere Il Convegno di studio "Il Codice delle Chiese Orientali" che si articola in tre tematiche:

- La storia
- Le legislazioni particolari
- Le prospettive ecumeniche.

Per quanto riguarda l’aspetto storico, è ben nota l'assoluta rilevanza della promulgazione del CCEO che vide giungere ad un felice approdo ricerche e discussioni approfondite, durate lunghi anni e iniziate nel 1927 sotto il Pontificato di Pio XI.

Valutare ora, all'inizio del nuovo Millennio, l'incidenza sul tessuto ecclesiale di questo fondamentale corpus normativo, fare emergere la sua ricchezza disciplinare, spirituale e di dialogo, e studiarne ulteriori potenzialità applicative sono gli elementi che si articolano nell’attesa dei lavori del Convegno di studio che oggi stiamo presentando.

Secondo la classica definizione di San Tommaso, ogni legge è "ordinatio rationis ad bonum commune et ab eo, qui curam communitatis habet, promulgata" (I.a-II.ae,Q.CX, art. 4, ad 1). Questa definizione comune vale ovviamente anche per i canoni che regolano la disciplina ecclesiastica, ma possiamo aggiungere che questi canoni non sono il risultato solo della ordinatio rationis, ma anche il risultato della incessante preghiera della Chiesa, espressione della sua lunga tradizione spirituale e disciplinare e della saggezza di quei sacri pastori che rivestiti della potestà, conferita loro da Cristo per il bene delle anime, illuminati da uno solo e medesimo Spirito avevano stabilito le cose che sono vantaggiose e perciò a ragione possono chiamarsi sacri.

Sulla base dei sacri canoni che costituiscono il fondamento comune dell’ordinamento canonico di tutte le chiese che hanno la loro origine nelle venerabili tradizioni alessandrina, antiochena, armena, caldea e costantinopolitana, dopo una lunga e qualificata preparazione, nei tempi recenti, e precisamente 20 anni fa, colui, qui curam comunitatis habet, cioè colui che "presiede alla carità" ha promulgato un Codice che regola la disciplina ecclesiastica comune a tutte le chiese orientali cattoliche. In questo modo è stato ristabilito un "codex communis" per tutte le chiese orientali cattoliche, attuando in questa maniera un sostanziale ritorno alla situazione canonica del primo millennio, nel quale le chiese d’Oriente rispettavano un ordine canonico basato sui sacri canoni che costituivano un Codice per tutte le chiese orientali.

Da una parte perciò parliamo di ristabilimento del codice comune, mentre d’altra parte si può affermare l’assoluta novità dell’evento, non solo in quanto si tratta del primo codice canonico comune a tutte le chiese cattoliche orientali che sia stato promulgato dal Romano Pontefice, ma anche per altri motivi che incidono fortemente nella vita della chiesa. Mi riferisco soprattutto a larghi orizzonti e alle dimensioni veramente universali che dovrebbero caratterizzare il cuore e la mente di ogni cattolico, anzi, di ogni battezzato.

Ne accenno alcuni, auspicando che il Convegno di studio, non sia solo una celebrazione commemorativa dell’entrata in vigore del CCEO, ma promuova ulteriormente, oltre il progresso della scienza canonica ed umana, anche la crescita in questa nuova mentalità di comunione tra diversi nel reciproco rispetto, che è la sola via per raggiungere il vero scopo della disciplina ecclesiastica - salus animarum.

In primo luogo rilevo che con il CCEO ha avuto il compimento l’iter iniziato da Leone XIII con raggiungimento della piena l’uguaglianza di tutte le chiese d’Oriente e d’Occidente che "aequali pollent dignitate" e " aequali concreduntur pastorali gubernio Romani Pontificis".

In secondo luogo con il CCEO si è realizzato pienamente quanto stava al cuore dei Romani Pontefici fin dal 1917 quando è stato promulgato il CIC. I Pontefici sentirono come una dolorosa lacuna nella disciplina ecclesiastica il fatto che con il CIC si è provveduto alla tranquilitas ordinis della chiesa latina, mentre per la tranquilitas delle chiese orientali non esisteva un adeguato Codice. Questa preoccupazione ha segnato l’istituzione della Congregazione per la Chiesa Orientale, del Pontificio Istituto Orientale e tutto il lungo iter della codificazione canonica orientale fino all’attuale Codice. Ci auguriamo che il Convegno di studio segni un ulteriore passo sulla via indicata dal Papa in questo ordine che, assegnando il primato all’amore, alla grazia e ai carismi, rende più agevole contemporaneamente il loro organico sviluppo nella vita della società ecclesiale, sia anche delle singole persone che ad essa appartengono.

In terzo luogo sottolineo che con il CCEO non solo si disdice ogni mentalità ristrettiva del concetto della chiesa, ma si mette in piena luce che la chiesa di Cristo abbraccia tutta la diversità delle chiese sui iuris unite in una mirabile comunione sotto lo stesso pastore.

In questa prospettiva rilevo come il medesimo supremo legislatore, Giovanni Paolo II, nell’atto della presentazione solenne del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium alla XXVIII Congregazione generale del Sinodo dei vescovi il 25 ottobre 1990, ha sottolineato il suo ardente desiderio, che il CCEO, - in quanto completamento del magistero proposto dal Concilio Vaticano II, mediante il quale si porta a compimento l’ordinamento canonico della chiesa universale -, venga bene accolto da tutta la chiesa cattolica, sia dalle chiese orientali per le quali ha valore della legge, sia da tutto l’episcopato della chiesa latina nel mondo intero e venga considerato come appartenente al patrimonio disciplinare della chiesa universale.

È ancora in questa prospettiva che si colloca unico Corpus iuris canonici delineato da Giovanni Paolo II come costituito dal CIC, CCEO e la Cost. Ap. Pastor Bonus e il suo auspicio di un appropriato studio comparativo di entrambi i Codici. Il Papa loda in anticipo tutte le iniziative che favoriscano una maggiore conoscenza di tutto ciò che costituisce una legittima "in unum conspirans varietas". Spero che il nostro Convegno di studio meriti questa lode anticipata del Pontefice.

Infine va sottolineata la dimensione ecumenica del CCEO, in armonia, per usare le parole del Papa, con quanto "la chiesa cattolica proclama nel nome del Redentore dell’uomo circa i diritti fondamentali di ogni persona umana e di ogni battezzato ed i diritti di ogni chiesa non solo all’esistenza, ma anche al progresso, allo sviluppo e alla fioritura". Segni, dunque, il simposio, un ulteriore passo verso "una completa reciprocità nel rispetto di così fondamentali valori umani e cristiani" in un fecondo dialogo ecumenico di coloro che si amano in Cristo.

Nella vita quotidiana, l’applicazione di molte norme del CCEO nei confronti delle Chiese orientali è effettuata attraverso l’operato della Congregazione per le Chiese orientali. L’attuale Pontefice, Benedetto XVI, nella Sua storica visita nella sede della Congregazione, il 9 giugno 2007, annunciando la nomina del nuovo Prefetto Sua Eminenza Reverendissima cardinale Sandri, fra l’altro diceva:

"…la Congregazione si porrà accanto alle Chiese Orientali per promuoverne il cammino nel rispetto delle loro prerogative e responsabilità" (Benedetto XVI, il 9.06.2007 alla CCO).

Partendo dal citato discorso del Pontefice, in vista dell’ulteriore approfondimento, mi permetto di concentrare la nostra attenzione alle seguenti parole:

"il cammino nel rispetto delle loro prerogative e responsabilità."

Il cammino inteso come un sviluppo istituzionale e amministrativo.

Negli ultimi 20 anni diverse Chiese orientali cattoliche hanno cambiato il loro status giuridico, avanzando di grado, verso la struttura più consona alla tradizione orientale e alla loro vocazione ecclesiale: la Chiesa malabarese, la Chiesa malankarese e la Chiesa romena sono diventate le Chiese arcivescovili maggiori, la Chiesa Slovacca è diventata la Chiesa metropolitana sui iuris.

Per le altre Chiese non è stato finora possibile arrivare ad un avanzamento da tempo richiesto e oggettivamente consono con la loro reale situazione.

Il Santo Padre Benedetto XVI nel suo discorso già menzionato ha detto: "Elogio la più corretta applicazione della collegialità sinodale…." (Benedetto XVI, il 9.06.2007 alla CCO). Queste sue parole possiamo comprenderle come un invito alla sempre più responsabile applicazione del principio di sinodalità, specialmente nelle Chiese patriarcali e arcivescovili maggiori. L’esperienza ci insegna che con i diritti è connesso anche il dovere dell’uso responsabile del proprio diritto.

Guardando il mosaico delle Chiese orientali cattoliche, specialmente in Europa, vediamo che le singole Chiese camminano a velocità differenziate. Spesso si tratta anche delle Chiese che hanno una comune tradizione e storia. Specialmente nell’Est Europeo, dopo il cambio dell’assetto geopolitico, siamo stati testimoni della nascita di alcune nuove chiese, o dello sbriciolamento delle strutture ecclesiali in nuove circoscrizioni ecclesiastiche senza una univoca collocazione giuridico amministrativa. Il futuro indicherà quale è la strada che deve prendere un ulteriore sviluppo di queste comunità, quale deve essere il loro cammino.

Non dobbiamo dimenticare anche il fatto che ci sono alcune comunità degli orientali cattolici che dal punto di vista organizzativo devono ancora solo cominciare il loro cammino. Si tratta di comunità con le sedi vacanti da decenni e senza la gerarchia vera e propria, come, o anche quelle che purtroppo finora non hanno una formale struttura gerarchica.

In questo contesto, specialmente per quanto riguarda la situazione in Europa, va notato un contributo positivo degli incontri dei gerarchi di tutte le chiese e circoscrizioni di rito bizantino in Europa che si svolgono con cadenza annuale per trattare in maniera fraterna, rispettosa e costruttiva diversi aspetti di vita pastorale, di aggiornamento teologico, liturgico e giuridico. Pur non trattandosi per il momento di quell’Assemblea dei Gerarchi di diverse Chiese sui iuris di cui si parla nel c. 322 del CCEO, il cammino intrapreso in questi incontri comincia a portare i frutti di una reciproca conoscenza, di condivisione delle problematiche di interesse comune, di crescita del senso di solidarietà fra le nostre chiese. Credo che per questo tipo di incontri vale l’elogio pronunciato da Benedetto XVI: "Elogio … la verifica puntuale dello sviluppo ecclesiale suscitato dalla ritrovata libertà religiosa" (Benedetto XVI, il 9.06.2007 alla CCO).

Fenomeno delle migrazioni.

Continua Benedetto XVI: "Uno sforzo intelligente è, infine, richiesto anche per affrontare il serio fenomeno delle migrazioni, che talora priva le comunità tanto provate delle migliori risorse. Occorre garantire ai migranti adeguata accoglienza nel nuovo contesto e l’indispensabile legame con la propria tradizione religiosa" (Benedetto XVI, il 9.06.2007 alla CCO).

Le chiese orientali cattoliche sono oggi fortemente colpite da una ondata migratoria dei propri fedeli verso le terre del più ricco Occidente. Le ragioni della migrazione sono differenti, le guerre civili, la povertà, il miraggio del miracolo economico occidentale. Alle soglie del III millennio il fenomeno della migrazione rappresenta probabilmente la maggiore sfida pastorale ed ecclesiologica delle Chiese orientali cattoliche.

Con gioia vediamo la crescita delle strutture amministrative per le singole Chiese orientali fuori dei loro territori tradizionali.

Una attenzione particolare meritano i fedeli che si trasferiscono dal vicino e Medio Oriente in Europa e nelle Americhe. In questo contesto è lecito, anzi doveroso chiedersi se oggi vengono efficacemente sfruttati tutti gli strumenti e meccanismi previsti già dall’attuale normativa e legislazione canonica per la cura pastorale di questi fedeli (CCEO, Erga migrante caritas Christi, ecc.). In genere possiamo dire che i pastori della Chiesa latina in Occidente sono oggi molto comprensivi e generosi nell’aiutare nascenti comunità orientali (spetta ai presuli orientali il compito di conoscere bene la situazione degli orientali emigrati attraverso i visitatori e presentare le loro esigenze alle istanze ecclesiali competenti, per trovare tutti insieme i mezzi più adeguati e le strutture più consone per garantire la cura pastorale di questi fedeli).

Ecumenismo, dialogo interreligioso e le sfide della modernità e del post-modernità.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha espresso il desiderio che le Chiese Orientali "fioriscano e assolvano con rinnovato vigore apostolico la missione loro affidata […] di promuovere l’unità di tutti i cristiani, specialmente orientali, secondo il decreto sull’ecumenismo […], in primo luogo con la preghiera, l’esempio della vita, la scrupolosa fedeltà alle antiche tradizioni orientali, la mutua e più profonda conoscenza, la collaborazione e la fraterna stima delle cose e degli animi" (Orientalium Ecclesiarum, 1). Favorite da una plurisecolare consuetudine di vita, esse dovranno farsi carico della sfida interreligiosa, in spirito di verità, rispetto e reciprocità, affinché culture e tradizioni diverse trovino vicendevole ospitalità nel nome dell’unico Dio (cfr At 2,9-11)" (Benedetto XVI, il 9.06.2007 alla CCO).

Il Concilio Vaticano II ricorda agli orientali una specifica missione loro affidata […] di promuovere l’unità di tutti i cristiani, specialmente orientali … con …la scrupolosa fedeltà alle antiche tradizioni orientali. Oltre un discorso ampio sull’ecumenismo, il Convegno di studio ci permetterà di fare una seria riflessione sul modo come attuano le chiese orientali cattoliche questo invito alla scrupolosa fedeltà alle antiche tradizioni orientali. Un modo relativamente semplice, anche se solo parziale, sarebbe quello di fare un test, un esame in quale misura le nostre Chiese orientali cattoliche hanno adempiuto gli inviti normativi dell’Istruzione della Congregazione per le Chiese orientali per l’applicazione delle prescrizioni liturgiche del CCEO (Istruzione del 6.01.1996).

La fedeltà alla Chiesa, all’invito del Concilio ecumenico, alla normativa canonica e alle istruzioni della Congregazione per le Chiese orientali si verifica non tanto attraverso i vaghi sentimenti e i proclami teorici, quanto attraverso i fatti concreti, portati avanti con coerenza e fedeltà in primo luogo dai pastori delle singole Chiese orientali.

Anche questo aspetto potrà essere verificato nell’ambito del nostro Convegno di studio.



INTERVENTO DI S.E. MONS. JUAN IGNACIO ARRIETA OCHOA DE CHINCHETRU

Sviluppo del diritto particolare e prospettiva ecumenica

Nel promuovere il presente Convegno, in occasione del XX Anniversario della promulgazione del Codex Canonum Eccleriarum Orientalium, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi cerca un’occasione per riflettere in modo collegiale su quanto è stato fatto finora per portare a pieno sviluppo il suddetto Codex, nell’intento di stimolare l’evoluzione futura e, dove occorra e così venga richiesto, di contribuire col proprio lavoro al pieno sviluppo delle norme.

Da questo intento hanno avuto origine le due prospettive – ecumenica e di diritto particolare – che interessano il Convegno, oltre al momento commemorativo della prima mattinata. Dirò brevemente qualcosa su uno e l’altro aspetto.

Il Codice orientale è la norma comune alle 23 Chiese sui iuris della Chiesa cattolica, raggruppate attorno alle cinque grandi tradizioni orientali: alessandrina, antiochena, armena, caldea e bizantina. Queste 23 Chiese si chiamano sui iuris perché possiedono, ciascuna, una propria autonomia organizzativa e disciplinare: hanno un proprio Capo – sottoposto al Successore di Pietro – e possiedono capacità di emanare un diritto proprio che sviluppi le norme comuni a tutte le Chiese d’oriente stabilite dal Codex.

Occorre, dunque, che ciascuna di queste 23 Chiese sui iuris sviluppi, d’accordo con la tradizione ecclesiale di ciascuna, quei settori della disciplina che il Codex riserva ad ogni Chiesa. Questa rappresenta, infatti, una condizione necessaria per proteggere l’identità propria a ciascuna di queste comunità di fedeli – che è un tesoro per l’intera Chiesa di Cristo – e perché ogni gruppo di fedeli orientali possa inserirsi serenamente nei diversi Paesi nel contesto di una società in continua trasformazione e movimento.

Per ragioni di natura molto diversa – mancanza della necessaria serenità sociale in alcuni casi, dei necessari studi previ in altri, o per altre motivazioni – solo poche di queste 23 Chiese sono riuscite, in questi 20 anni, a predisporre un proprio diritto particolare, e in alcuni di questi casi, tali norme sono ancora provvisorie e parziali. Di fatto, hanno emanato leggi integrative o complementari alcune Chiese Patriarcali, come quella Maronita, che possiede un corpo completo diviso in otto parti, la Melkita, la Sira, la Copta, che hanno norme ad experimentum, e anche la Rutena che ha elaborato norme di carattere liturgico. Nelle restanti Chiese la produzione del proprio diritto particolare è ancora in fase di studio.

A ciò risponde l’impostazione che si è voluta dare a questo incontro commemorativo della promulgazione del Codex Canonum Eccleriarum Orientalium. Inoltre, il nostro Pontificio Consiglio, con la collaborazione della Congregazione per le Chiese orientali e del Pontificio Istituto Orientale, si sta adoperando anche con altre iniziative per collaborare a un soddisfacente completamento di questo diritto particolare.

L’altro versante del Convegno, legato strettamente a quanto stiamo considerando, è di natura ecumenica.

È comprensibile, infatti, che nella prospettiva del dialogo ecumenico al quale guarda la Chiesa con speranza e fede, la tradizione giuridica vissuta dalla Chiesa di oriente è quella che in miglior modo offre un linguaggio che più adeguatamente possa essere recepito come comune da parte delle Chiese che oggi sono ancora separate dalla comunione piena con la Chiesa di Roma. Dette tradizioni giuridiche orientali sono, inoltre, vivi esempi di come sia possibile l’armonia con la tradizione latina predominante nella Chiesa di Roma, soprattutto nel secondo Millennio.

È con l’aiuto di questi strumenti giuridici e di queste tradizioni disciplinari che la Chiesa cerca di capire meglio le tradizioni e la disciplina delle Chiese non ancora in piena comunione, ricercando così nella tradizione cattolica di oriente strumenti che siano validi per una piena unità. Detti strumenti esistenti oggi nella disciplina cattolica d’Oriente fanno vedere come l’unità non sia contraddittoria con la varietà di tradizioni e di discipline, le quali non sono altro che arricchimento del patrimonio comune.

Si comprende perciò l’interesse che deve avere la Chiesa nel considerare le genuine peculiarità di tutte queste tradizioni cattoliche orientali, nel rispetto di quel fattore di unità dell’intero gregge che Gesù affidò a Pietro a ai suoi successori.




INTERVENTO DI P. MICHAEL J. KUCHERA, S.J.

L’insegnamento del diritto canonico orientale

La Facoltà di Diritto Canonico Orientale presso il Pontificio Istituto Orientale, sita in Roma in Piazza S. Maria Maggiore, è stata formalmente eretta con decreto di Paolo VI il 7 luglio 1971. Tuttavia l’insegnamento del diritto canonico orientale era presente nell’Istituto già dalla fondazione dello stesso, ossia nel 1917, anno in cui Benedetto XV provvide a creare l’istituzione scientifica ed accademica (15 ottobre 1917).

Il primo corso di diritto canonico presso l’Istituto apparve infatti nell’anno accademico 1918-1919. Tale corso, denominato ius ecclesiasticum orientale fu impartito dal padre agostiniano Souarn. Successivamente, nel 1922 l’Istituto fu affidato da Pio XI alla Compagnia di Gesù, che ne prese così la leadership nell’anno accademico 1922-1923. La stretta relazione tra le facoltà di diritto canonico della Università Gregoriana e dell’Istituto Orientale furono mantenute fino al Concilio Vaticano II, quando un "aggiornamento" del Concilio richiese una maggior specializzazione nel trattare le materie relative alle Chiese Orientali Cattoliche. Questo processo di specializzazione è culminato certamente con la promulgazione del Codice dei Canoni per le Chiese Orientali, ad opera di Giovanni Paolo II, il 18 ottobre 1990.

A partire dal 7 luglio 1971 fu eretta la facoltà di diritto canonico orientale, unica al mondo che possa conferire i tre gradi accademici di licenza, dottorato e diploma.

La facoltà ha svolto un ruolo primario nello sviluppo del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Infatti se prima della promulgazione del Codice i nostri professori erano coinvolti nel processo di codificazione, oggi partecipano spesso agli organismi e dicasteri della Curia Romana come consultori circa lo stesso Codice.

Inoltre molti studenti della nostra facoltà – sia nel passato che al presente sono assurti agli onori gerarchici e a ranghi particolarmente elevati nella Chiesa. Speciale è stato il ruolo nella Facoltà del Rev. P. Professore Ivan Žužek sj, che fu prosegretario e Segretario della Commissione Pontificia per la Revisione del Codice Orientale (1972-1977; 1978-1990). Durante tale arco di tempo la Commissione Pontificia provvide a pubblicare una serie denominata Nuntia, con la quale si raccolsero gli atti ufficiali della Commissione in relazione all’iter dei canoni; tale collana consta di ben 31 volumi (1973-1990). Al termine dell’opera di codificazione, il Giovanni Paolo II provvide a nominare il P. Žužek Sottosegretario del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Lagislativi (1991-1995).

Oggi il compito principale della nostra facoltà è quello di investigare e insegnare la normativa giuridica riguardo al Codice dei Canoni per le Chiese Orientali.

La nostra Facoltà è l’unica facoltà che offre un curriculum formativo di corsi sulle fonti del diritto canonico orientale, rappresentate dalle varie tradizioni dell’Oriente Cristiano – Bizantina, Alessandrina, Antiochena, Caldea, Armena – con i relativi diritti particolari delle maggiori chiese. Ovviamente l’insegnamento del Codice, con i suoi 1546 canoni, è senza dubbio l’aspetto preponderante dell’insegnamento. Ma oltre alle materie del Codice si cerca di fornire anche una preparazione giuridica generale con altre materie (quali diritto pubblico, diritto internazionale e delle organizzazioni internazionali, diritto concordatario, ecc.). Inoltre il contatto e lo scambio con Chiese Ortodosse fa sì che vi sia uno studio attento sui sacri canoni del Primo Millennio, canoni comuni alla tradizione bizantina, ma anche comuni alle tradizioni Nestoriana, Copta-Monofisita. Infine lo studio del Codice Orientale è costantemente inserito nell’insegnamento, ma anche nella riflessione scientifica, da una doverosa comparazione con la normativa del Codice Latino (Codex Iuris Canonici del 1983). Parimenti lo studio della Curia Romana, riformata dalla Constitutio apostolica ‘Pastor bonus’ completa la formazione canonistica degli studenti.

Senza dubbio l’approccio teologico, storico, ecumenico e comparativo caratterizza i nostri programmi accademici ed anche la didattica delle singole materie, facendo si che gli studenti delle tradizioni cattoliche Orientali, di quelle Ortodosse e di quella Latina possano acquisire un substrato di conoscenze utili non solo per comprendere il fenomeno del "diritto", ma anche per realizzare un dialogo in profondità.

Nel passato anno accademico (2009-2010), la nostra facoltà ha avuto 103 studenti di cui 47 nel ciclo di licenza e 56 nel ciclo di dottorato. Gli studenti provengono da 22 differenti nazioni, tra questi 87 provengono dalle Chiese Cattoliche Orientali, mentre 8 dalla Chiesa Latina e 8 dalle varie Chiese Ortodosse. Il numero più considerevole di studenti proviene dall’India (33) e dall’Ucraina (27). Altrettanta varietà si riscontra tra i nostri professori, provenienti da varie Chiese (latina, orientali, ortodosse) e da varie nazioni (dall’Italia agli USA, dall’Ucraina alla Romania, all’Iraq). La dimensione ecumenica del corpo studentesco al Pontificio Istituto Orientale è dunque in totale sintonia con la missione stessa del Pontificio Istituto Orientale affidata da Pio XI ai Gesuiti, missione che il S. Padre stesso chiamò di "validi rematori".

La facoltà si presenta dunque come un corpo di docenti particolarmente esperti e parimenti ricerca docenti altamente qualificati nelle proprie specializzazioni. Alcuni dei nostri studenti – al termine dei propri studi – diventeranno docenti nei seminari o in atenei, giudici, ufficiali, superiori di gruppi religiosi (sia maschili che femminili), responsabili amministrativi e autorità nelle loro rispettive Chiese sui iuris. Un esempio è il nostro "ex alunno", Sua Santità Bartolomeo I° patriarca ecumenico di Costantinopoli che proprio negli anni sessanta del secolo scorso frequentò il Pontificio Istituto Orientale.

La Facoltà inoltre assolve la propria missione anche collaborando con altre istituzioni scientifiche ed accademiche aggregate al Pontificio Istituto Orientale. Così abbiamo l’Istituto di Diritto Canonico Orientale in Bangalore, India, ed altre istituzioni soprattutto dell’Est Europa. Lo scambio occasionale di visiting professors e l’organizzazione di convegni è un aspetto di vita della Facoltà. La facoltà inoltre pubblica una propria collana ben nota, Kanonika. Inoltre, autonoma, ma legata alla facoltà, è la collana on-line Iura Orientalia, un esperimento di pubblicazione in internet di diritti orientali antichi e moderni. La collana è giunta al sesto anno di vita. In sostanza la Facoltà si caratterizza per un’intensa attività non solo didattica, ma anche scientifica e congressuale, organizzando per esempio ogni anno una giornata scientifica su un tema monografico.

In poche parole il nostro proposito è quello di dare una solida formazione a coloro che poi saranno chiamati, subito dopo gli studi, ad operare direttamente per le proprie Chiese di appartenenza. In base ai vigenti Statuti (Art. 3): La natura e la specificità dell’Istituto è di essere a Roma sede di studi superiori di questioni orientali. Fine proprio dell’Istituto è conoscere più profondamente l’Oriente Cristiano, antico e moderno, nonché le condizioni concrete nelle quali versa, e promuovere la mutua comprensione fra i cristiani occidentali e orientali, secondo lo spirito del Concilio Vaticano II.

Il Pontificio Istituto Orientale e la Sua Facoltà di Diritto Canonico Orientale, da Benedetto XV a Benedetto XVI continua con spirito e umilità la propria missione, sperando di essere sempre all’altezza della situazione, per affrontare le sfide del mondo moderno.




SCHEDA INFORMATIVA SULLE CHIESE CATTOLICHE ORIENTALI

Le Chiese cattoliche orientali

Attualmente nella Chiesa Cattolica ci sono 23 Chiese sui iuris appartenenti alle cinque tradizioni orientali.

Chiese di tradizione Alessandrina:
- Chiesa Patriarcale Copta: nel 1824 la Santa Sede creò un patriarcato per i cattolici copti, che però esisteva soltanto sulla carta. Papa Leone XIII con la lettera apostolica "Christi Domine" del 26 novembre 1895, ristabilì il Patriarcato cattolico copto di Alessandria.
L’attuale Patriarca è Sua Beatitudine Antonios Naguib che ha iniziato il suo ministero il 30 marzo 2006. La sede patriarcale si trova nel Cairo. I copti cattolici si trovano esclusivamente in Egitto e nel Sudan in numero di 210.000.

- Chiesa Metropolitana sui iuris Etiopica: nel 1930 fu istituito un ordinariato per i fedeli di rito etiope in Eritrea, affidato ad un vescovo eritreo. Successivamente, nel 1951, fu istituito un esarcato apostolico di rito etiope ad Addis Abeba, e l'ordinariato per l'Eritrea fu elevato al rango di esarcato. Dieci anni dopo, il 9 aprile 1961, fu istituita una metropolia etiope, con Addis Abeba come sede metropolitana e Asmara (in Eritrea) e Adigrat (in Etiopia) come eparchie suffraganee. Nel 1995, due nuove eparchie, quelle di Barentu e di Keren, sono state erette in Eritrea.
Attualmente il Metropolita è S.E.R. Mons. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, i fedeli sono 208.000, la lingua liturgica di questa Chiesa è Ge'ez, una lingua semitica caduta in disuso ormai da secoli.

Chiese di tradizione Antiochena:
- Chiesa Patriarcale Sira: è la Chiesa degli ortodossi siriaci che si sono riuniti con Roma a partire dal 1783. La Chiesa ha una propria gerarchia, sotto l'autorità di un patriarca, che porta il titolo di Patriarca di Antiochia dei Siri.
Dal 20 gennaio 2009 il nuovo Patriarca è Sua Beatitudine Ignage Youssif III Younan . La sede è a Beirut (Libano), ma la maggior parte dei fedeli vivono in Iraq (42.000) e Siria (26.000), mentre 55.000 vivono nella diaspora: U.S.A., Venezuela.

- Chiesa Patriarcale Maronita: la Chiesa maronita prende il nome dal suo fondatore, san Marone († 410), che la istituì nel IV secolo.
Il Patriarca di Antiochia dei Maroniti è Sua Beatitudine Em.ma il Sig. Card. Nasrallah Pierre Sfeir, con la sede a Bkerké, Libano, e un numero di tre milioni di fedeli. La Chiesa si trova in Libano, Cipro, Giordania, Israele, Palestina, Egitto, Siria, Argentina, Brasile, Messico, U.S.A., Canada, Australia.

- Chiesa Arcivescovile Maggiore Siro-Malankarese: nel 1930 un piccolo gruppo di religiosi e fedeli della Chiesa malankarese ortodossa, guidati dal vescovo Geevarghese Mar Ivanios chiesero ed ottennero la comunione con la Chiesa cattolica da papa Pio XI che nel 1932 diede vita alla nuova Chiesa cattolica siro-malankarese con l'erezione di due diocesi e l'imposizione del pallio a Mar Ivanios. Il 10 febbraio 2005 papa Giovanni Paolo II elevò la chiesa alla dignità di arcivescovile maggiore.
L’Arcivescovo Maggiore è Sua Beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal, con la sede a Trivandrum e un numero di oltre 410.000 fedeli.

Chiesa di tradizione Armena:

- Chiesa Patriarcale Armena: la Chiesa armeno-cattolica nata nel 1742 dalla Chiesa nazionale armena. Fu riconosciuta da papa Benedetto XIV (1740-1758). È presente con comunità in Libano, Iran, Iraq, Egitto, Siria, Turchia, Israele, Palestina ed in altre realtà della diaspora armena nel mondo. Il numero dei fedeli è stimato in 540.000 (2008). La sede della Chiesa è a Bzoummar, in Libano.
Il capo della Chiesa è il patriarca di Cilicia degli Armeni che ha sede a Beirut; l'attuale patriarca è Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX Tarmouni.

Chiese di tradizione Caldea:
- Chiesa Patriarcale Caldea: nel 1551 alcuni vescovi e fedeli si riunirono presso l’antico monastero di Rabban Hormisda ed elessero a patriarca Yochanan (Giovanni) Sulaqa, abate del monastero. Successivamente inviarono Sulaqa a Roma, dove l’abate venne ascoltato da papa Giulio III. Sulaqa si convertì al cattolicesimo. Nel 1553 il papa creò il Patriarcato della Chiesa cattolica di rito caldeo. Nel 1830 venne fissata l’unione definitiva con Roma, quando papa Pio VIII attribuì al patriarca il titolo di Patriarca di Babilonia dei Caldei. La sede rimase fino al XX secolo la città assira di Mossul.
Il Patriarca di Babilonia dei Caldei ha la sede a Baghdad; l’attuale patriarca è Sua Beatitudine Em.ma il Sig. Card. Emmanuel III Delly. I fedeli sono circa un milione, di cui 250.000 vivono in Iraq, dove rappresentano la maggioranza dei fedeli cristiani. La Chiesa si trova anche in Iran, Gerusalemme, Libano, Siria, Egitto, Turchia, Australia, U.S.A.

- Chiesa Arcivescovile Maggiore Siro-Malabarese: il 1662 (o il 1663) si considera la data di fondazione della Chiesa siro-malabarese. Nel 1896 furono fondati tre vicariati apostolici, alla cui guida vennero posti vescovi siro-malabaresi. Papa Pio XI diede vita nel 1923 ad una gerarchia propria per la chiesa siro-malabarese e nel 1934 diede il via ad un processo di de-latinizzazione dei riti che portò all’approvazione della nuova liturgia da parte di papa Pio XII nel 1957. Nel 1992 papa Giovanni Paolo II elevò la Chiesa ad arcivescovile maggiore nominando quale primo arcivescovo maggiore il cardinale Antony Padiyara (che è rimasto in carica fino alla scomparsa, nel 2000).
L’attuale Arcivescovo Maggiore è Sua Beatitudine Em.ma il Sig. Card. Varkey Vithayathil, con la sede a Ernakulam-Angamaly; il suo territorio è l’India specialmente lo Stato Kerala, il numero dei fedeli e di 3.600.000.

Chiese di tradizione Bizantina:
- Chiesa Patriarcale Melkita: Nel 1724 la Chiesa melchita si divise in due rami, uno sotto l’influenza di Costantinopoli, detti "Ortodossi antiocheni", gli altri "Melchiti cattolici", che dichiararono formalmente l’unione con Roma nello stesso 1724. Oggi, i Melchiti cattolici sono presenti non solo in Medio oriente, ma anche in nazioni come il Canada, gli Stati Uniti d’America, il Brasile, l’Australia.
Il Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti è Sua Beatitudine Gregorio III Laham, con la sede a Damasco; il numero dei fedeli è di 1.200.000.


- Chiesa Arcivescovile Maggiore Ucraina: fu concordata un’Unione, detta Unione di Brest, nel 1595 a Roma, poi ratificata a Brest Litovsk nel 1596: in quella occasione oltre all’arcieparchia metropolitana di Kiev ed altre eparchie dette della Rutenia Bianca, si unirono delle terre rimaste in territorio ucraino e cioè le eparchie della Volinia. L’Unione fu comunque ristabilita nel 1620 ed il Metropolita si stabilì nella città di Kiev. La Chiesa elevata allo statuto Arcivescovile Maggiore il 23 dicembre 1963, ha per capo l’arcivescovo maggiore di Kyïv-Halyč; la sede della Chiesa è stata ufficialmente trasferita dalla storica sede di Leopoli alla capitale Kiev il 6 dicembre 2004.
L’attuale titolare è Sua Beatitudine Em.ma il Sig. Card. Ljubomyr Huzar, con un numero di 4 284 082 fedeli, sparsi in tutto il mondo.

- Chiesa Arcivescovile Maggiore Romena: preparata ad Alba Iulia nel sinodo del 1697 e decisa ufficialmente in quello del 7 ottobre 1698, l’unione con Roma fu solennemente ratificata nel sinodo di Alba Iulia del 7 maggio 1700. Il 9 maggio 1721 il papa Innocenzo XIII conferma con la bolla Rationi congruit la fondazione di un vescovado per gli "uniti di Transilvania", con la sede prima a Făgăraş e poi, dal 1737, a Blaj. Nel 1853, con la bolla Ecclesiam Christi ex omni lingua papa Pio IX istituì la metropolia greco-cattolica rumena nell’eparchia di Fagaras-Alba Iulia con tre diocesi suffraganee. La Chiesa è stata elevata allo statuto di Chiesa Arcivescovile Maggiore nel 16 dic. 2005, il suo capo è l’arcivescovo maggiore di Făgăraş e Alba Iulia che ha sede a Blaj.
L’attuale arcivescovo maggiore è Sua Beatitudine Lucian Mureşan. La Chiesa è suddivisa in sei eparchie delle quali cinque in Romania, riunite in una provincia ecclesiastica, e una negli Stati Uniti d’America immediatamente soggetta alla Santa Sede, con un numero di 737.900 fedeli.

- Chiesa Metropolitana sui iuris Rutena: con l’Unione di Užhorod del 1646, la Chiesa rutena si riunì al resto della Chiesa cattolica. Nel XIX e XIX secolo molti cattolici di rito bizantino emigrarono negli Stati Uniti d’America, soprattutto nelle città minerarie. La Chiesa rutena oggi consiste nell’Eparchia di Mukačeve in Ucraina immediatamente soggetta alla Santa Sede, nell’Arcieparchia di Pittsburgh con le sue tre eparchie suffraganee e nell’esarcato apostolico della Repubblica Ceca.
La sede di questa Chiesa si trova fuori territorio dell’Ucraina, nel Pittsburgh, Stati Uniti, attualmente la sede è vacante con il decesso nel 10 giugno 2010 di S.E.R. Mons. Basil Myron Schott. I fedeli sono in numero di 594.000.

- Chiesa Metropolitana sui iuris Slovacca: l’Unione di Užhorod del 1646 fu unanimemente accettata sul territorio che include l’odierna Slovacchia orientale. Eretta il 22 settembre 1818, l’eparchia di Prešov fu sottratta nel 1937 dalla giurisdizione del primate d’Ungheria e resa immediatamente soggetta alla Santa Sede. Nel 1997, Giovanni Paolo II eresse l’esarcato apostolico di Košice. Il 30 gennaio 2008 papa Benedetto XVI ha riorganizzato la Chiesa rendendola metropolitana sui iuris con l’elevazione dell’Eparchia di Prešov a Metropolia, l’elevazione del Esarcato apostolico di Košice ad eparchia e l’erezione dell’Eparchia di Bratislava.
La sede della Chiesa è a Prešov e l’attuale Metropolita è S.E.R. Mons. Jan Bajak; i fedeli sono in numero di 350.000.

- Chiesa sui iuris Albanese: prima unione si è cercata nel 1660, quando un arcivescovo ortodosso si unì alla Chiesa cattolica, ma nel 1765 fu abbandonata a causa di ostacoli posti dai governanti ottomani. Nel 1895 un gruppo di villaggi a sud-est di Elbasan nell’Albania centrale, decise di passare al cattolicesimo. Albania meridionale diventa nel 1939 una giurisdizione ecclesiastica separata, sotto la cura di un amministratore apostolico. La Chiesa è costituita nell’Amministrazione Apostolica dell’Albania Meridionale, con più di 3.600 fedeli.
L’attuale amministratore apostolico è il vescovo di origine croata, francescano di rito bizantino S.E.R. Mons. Hil Kabashi, che fu nominato nel 1996.

- Chiesa sui iuris Bielorussa: con l’Unione di Brest (1595 – 96), erano entrati in piena comunione con la Sede di Roma numerosi cristiani bielorussi. Nel 1931 la Santa Sede inviò un vescovo nel ruolo di Visitatore apostolico. Nel 1939, fu nominato un esarca per i fedeli bielorussi di rito bizantino. Nell 1960 la Santa Sede nominò un Visitatore Apostolico per i fedeli bielorussi all’estero. All’inizio del 2005, la Chiesa greco-cattolica bielorussa aveva 20 parrocchie, 13 delle quali avevano ottenuto il riconoscimento statale. Nel 2003, le città di Minsk, Polatsk e Vitebsk avevano due parrocchie greco-cattoliche ciascuna, mentre Brest, Grodno, Mogilev, Molodechno e Lida ne avevano una. I fedeli legati permanentemente a queste parrocchie erano circa 3.000, mentre circa altri 4.000 vivevano fuori dalla portata pastorale delle parrocchie. C’erano 10 preti e 15 seminaristi. A Polatsk c’era un piccolo monastero Studita.

- Chiesa sui iuris Bulgara: negli anni 1859-1861, i bulgari chiedono l’unione con Roma. Papa Pio IX accettò la loro richiesta e ordinò egli stesso l’archimandrita Joseph Sokolsky arcivescovo l’8 aprile 1861. Nel 1926, fu istituito un esarcato apostolico per i fedeli cattolici di rito bizantino. Al termine del 2004, l’esarcato apostolico di Sofia contava circa 10.000 battezzati in 21 parrocchie, assistiti da 5 sacerdoti eparchiali e 16 religiosi, con altri 17 religiosi e 41 religiose.
È attualmente retto da S.E.R. Mons. Christo Proykov.

- Chiesa sui iuris Croata: nel 1611 viene creato un vescovo per gli ortodossi gradualmente passati al cattolicesimo in Croazia. Nel 1853 l’Eparchia diventa suffraganea dell’Arcivescovo di Zagabria. Nel 1966 si fa il trasferimento della sede eparchiale a Zagabria. Nel 2001 dall’Eparchia viene staccato l’Esarcato Apostolico per i Macedoni (circa 6000 fedeli) e nel 2003 viene staccato l’Esarcato Apostolico di Serbia e Montenegro (circa 25.000 fedeli).
L’eparchia di Križevci è attualmente guidata dal primate della Chiesa S.E.R. Mons. Nikola Kekić e comprende tutti i fedeli di rito bizantino di Croazia. Sede vescovile è la città di Križevci. Il territorio è suddiviso in 34 parrocchie con un totale di 15.311 fedeli.

- Chiesa sui iuris Greca: le prime conversioni greche al cattolicesimo si verificarono alla fine del XIX secolo con la creazione di una Chiesa sui iuris. L’Esarcato Apostolico di Grecia per i fedeli di rito bizantino è stato eretto l’11 giugno 1932, nel 2004 contava 2.300 battezzati. È attualmente retta dal primate della Chiesa, S.E.R. Mons. Dimitrios Salachas. L’Esarcato Apostolico di Costantinopoli per tutti i fedeli di rito bizantino di Turchia è stato eretto l’11 giugno 1911, la sede è vacante dal 1957.
L’amministratore apostolico è S.E.R. Mons. Louis Pelatre.

- Chiesa sui iuris Italo-Albanese: è costituita da due eparchie e dall’Abbazia territoriale di Grottaferrata. L’eparchia di Lungro è stata eretta il 13 febbraio 1919 con la bolla Cattolici fideles di papa Benedetto XV. Nel 2004 contava 32.800 battezzati su 33.182 abitanti. È attualmente sede vacante, dopo l’accettazione alla rinuncia per limiti di età di S.E.R. Mons. Ercole Lupinacci nel 10 agosto 2010. Il territorio è suddiviso in 29 parrocchie. Il 26 ottobre 1937 la bolla Apostolica Sedes di papa Pio XI segnò l’erezione dell’eparchia di Piana dei Greci, con giurisdizione sui fedeli di rito bizantino della Sicilia. L’eparchia nel 2004 contava 28.500 battezzati su 30.000 abitanti. È attualmente retta dall’eparca S.E.R. Mons. Sotìr Ferrara. L’abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata comprende la sola abbazia di Grottaferrata. Nel 2004 contava 98 battezzati su 98 abitanti.
È attualmente retta dall’archimandrita Emiliano Fabbricatore, O.S.B.I. L’abbazia viene fondata nel 1004 da San Nilo da Rossano, sul terreno di un’antica villa romana concesso ai monaci dal feudatario del luogo Gregorio I dei Conti di Tuscolo.

- Chiesa sui iuris Macedone: costituita dall’Esarcato Apostolico di Macedonia, che fu fondato nel 1918, abolito poi nel 1924. Nel 2001, dopo la dissoluzione della Jugoslavia, la Santa Sede ristabilì l’Esarcato apostolico di Macedonia. la Santa Sede dal 2001 ha nominato i vescovi di rito latino di Skopje a capo dell’Esarcato Apostolico di Macedonia. Attualmente i membri della Chiesa greco-cattolica macedone ammontano a circa 11.400.
L’attuale esarca è S.E.R. Mons. Kiro Stojanov vescovo di Skopje.

- Chiesa sui iuris Russa: si unì formalmente con Roma nel 1905. Nel 1917 fu fondato il primo esarcato apostolico per i cattolici russi e nel 1928, fu fondato un secondo esarcato apostolico a Harbin per i cattolici russi in Cina. I due esarcati ufficialmente esistono ancora ma non sono nominati nuovi vescovi

- Chiesa sui iuris Ungherese: nel XVIII secolo molti ungheresi protestanti furono convertiti al cattolicesimo, adottando il rito bizantino. Nell’8 giugno 1912, Papa Pio X creò l’Eparchia di Hajdúdorog per le 162 parrocchie greco-cattoliche di lingua ungherese. Il 4 giugno 1924 viene eretto l’Esarcato Apostolico di Miskolc.
Il primate della Chiesa è S.E.R. Mons. Péter Fulop Kocsis vescovo dell’eparchia di Hajdudorog, con sede a Nyiregyhaza e circa 300.000 fedeli.



SCHEDA INFORMATIVA SULLA PRODUZIONE DEL DIRITTO PARTICOLARE DELLE CHIESE SUI IURIS

La produzione del diritto particolare delle Chiese sui iuris
Il Codex Canonum Eccleriarum Orientalium promulgato nel 1990 contiene la disciplina comune alle 23 Chiese sui iuris della Chiesa cattolica, integrate nelle cinque grandi tradizioni orientali. A causa di tale diversità, il Codex prevede che alcune delle sue norme siano "obbligatoriamente" emanate all’interno di ciascuna delle Chiese sui iuris, in modo da configurare una disciplina più adeguata alla rispettiva tradizione. In altri casi, invece, il Codex indica alcune materie che "possono" essere sviluppate nel diritto particolare, se i rispettivi Vescovi lo ritengono opportuno.

Modo di produzione del diritto particolare comune alle Chiese sui iuris
Di regola, nelle 6 Chiese Patriarcali (Copta, Sira, Maronita, Armena, Caldea e Melkita), e nelle 4 Chiese Arcivescovili Maggiori (Siro-Malancarese, Siro-Malabarese, Ucraina e Romena), il diritto particolare comune alla stessa Chiesa sui iuris è prodotto dal rispettivo Sinodo dei Vescovi ed è promulgato dal Patriarca (cann. 110 § 1, 111 § 3, 112 § 2 CCEO) o dall’Arcivescovo Maggiore (can. 152 CCEO) dopo aver informato il Santo Padre delle leggi che sono state fatte.
Invece, nelle 3 Chiese Metropolitane (Etiopica, Rutena, Slovacca), il diritto particolare è preparato dal Consiglio di Gerarchi e promulgato dal Metropolita solo dopo aver ricevuto notizia della ricezione di tali norme (actorum receptione) da parte della Santa Sede. La stessa cosa accade nelle 9 Chiese sui iuris di tradizione bizantina (Albanese, Bielorussa, Bulgara, Croata, Greca, Italo-Albanese, Macedone, Russa e Ungherese), dove il rispettivo Gerarca produce la legge particolare e la promulga una volta che abbia notizia della sua ricezione (can. 167 CCEO).

Ruolo della Curia Romana a proposito di questo diritto particolare
La presente organizzazione e distribuzione di competenze dei Dicasteri della Curia Romana è avvenuta con la cost. ap. Pastor Bonus, promulgata nel 1988, quando ancora non era stato ancora promulgato il Codex Iuris Ecclesiarium Orientalium.
In questo contesto, il diritto particolare prodotto in forma autonoma da ciascuna delle Chiese sui iuris è inviato alla Santa Sede e, concretamente, alla Congregazione per le Chiese orientali, che svolge su di esse tutte le competenze stabilite negli artt. 56-61 della cost. ap. Pastor Bonus.
In concreto, l’art. 56 della cost. ap. Pastor Bonus "La Congregazione tratta le materie concernenti le Chiese Orientali, sia circa le persone sia circa le cose", e l’art. 58 § 1 della stessa cost. ap. Pastor Bonus aggiunge che "La competenza di questa Congregazione si estende a tutti gli affari, che sono propri delle Chiese Orientali e che debbono essere deferiti alla Sede Apostolica, sia circa la struttura e l’ordinamento delle Chiese, sia circa l’esercizio delle funzioni di insegnare, di santificare e di governare, sia circa le persone, il loro stato, i loro diritti e doveri. Essa svolge anche tutto ciò che è prescritto dagli articoli 31 e 32 circa le relazioni quinquennali e le Visite "ad limina"
Il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi è tenuto informato dell’andamento di questo diritto particolare affinché possa realizzare le sue funzioni istituzionali che riguardano, specificamente, le norme comuni a tutte le Chiese sui iuris e anche il giudizio sulla congruenza delle norme inferiori dettate, in questo caso, dai Vescovi orientali o dai loro Sinodi i Consigli di Gerarchi, con le norme universali della Chiesa, conforme all’art. 158 della cost.ap. Pastor Bonus.
Infatti, una volta promulgato il Codex, nel 1990, una nota della Segreteria di Stato indicò, per riferimento alle funzioni stabilite due anni prima nella cost. ap. Pastor Bonus, che "La ‘mente’ di Sua Santità per la redazione della citata Costituzione Apostolica circa la Curia romana era che la competenza del Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi si estendesse all’intera Chiesa e non fosse limitata a quella latina. Adempio, pertanto, il venerato incarico di assicurarLe che il testo della "Pastor Bonus" va interpretato nel senso che la competenza del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi comprende anche l’interpretazione autentica del ‘Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium’ e delle leggi comuni a tutte le Chiese Orientali" (Segreteria di Stato, Lettera al Presidente del Pontificio Consiglio del 27 febbraio 1991 N. 278.287/G.N., in "Communicationes" 23, 1991, pp. 14-15.







+PetaloNero+
00venerdì 8 ottobre 2010 15:44
BRIEFING DI PRESENTAZIONE DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, S.E. Mons. Nikola Eterović, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha presentato ai giornalisti accreditati i lavori dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre sul tema: «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola" (At 4, 32)».

Il testo del briefing del Segretario Generale S.E. Mons. Nikola Eterović è pubblicato sul n. 02 del Bollettino del Sinodo dei Vescovi.






BOLLETTINO DEL SINODO DEI VESCOVI

Inizia oggi le sue pubblicazioni il Bollettino della Commissione per l’informazione dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, dal titolo Synodus Episcoporum, redatto in sei edizioni linguistiche: plurilingue, italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo.

Nel Bollettino N. 01 è riportato l’elenco completo e aggiornato di tutti i Padri Sinodali e dei partecipanti ad altro titolo all’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

Il Bollettino N. 02 pubblica il testo del briefing che il Segretario Generale S.E. Mons. Nikola Eterović ha tenuto questa mattina in Sala Stampa; il calendario dei lavori sinodali; alcune informazioni sinodali generali; una scheda descrittiva della Cappella del Sinodo; il testo della "Preghiera per il felice esito del Sinodo"; vari avvisi per i giornalisti accreditati.

Tutti i numeri del Bollettino del Sinodo, nelle sei edizioni linguistiche, saranno a disposizione in Sala Stampa per i giornalisti accreditati e potranno essere altresì consultati sul sito Internet www.vatican.va della Santa Sede, nella sezione della Sala Stampa riservata al Sinodo.

+PetaloNero+
00lunedì 11 ottobre 2010 15:25
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA "RELAZIONE PRIMA DELLA DISCUSSIONE" (RELATIO ANTE DISCEPTATIONEM) DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI

Questa mattina, alle ore 12.45, nell’Aula "Giovanni Paolo II" della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione della "Relazione prima della discussione" (Relatio ante disceptationem) dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

Intervengono: S.B. Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti (Egitto), Relatore Generale; S.E. Mons. Béchara Raï, O.M.M., Vescovo di Jbeil, Byblos dei Maroniti (Libano).











Relazione del Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi
Durante la prima Congregazione generale




CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 11 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la relazione presentata dal Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, monsignor Nikola Eterović, questo lunedì mattina durante la prima Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente.



www.zenit.org/article-24047?l=italian
+PetaloNero+
00martedì 12 ottobre 2010 15:25
Interventi per la seconda Congregazione generale dell'11 ottobre


CITTA' DEL VATICANO, martedì, 12 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le relazioni sui continenti e gli interventi pronunciati questo lunedì pomeriggio nella seconda Congregazione generale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.



www.zenit.org/article-24066?l=italian












BRIEFING DI PRESENTAZIONE DELLA LETTERA APOSTOLICA "MOTU PROPRIO" UBICUMQUE ET SEMPER DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CHE ISTITUISCE IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione, tiene un briefing di presentazione della Lettera Apostolica "Motu proprio" Ubicumque et semper del Santo Padre Benedetto XVI che istituisce il nuovo Pontificio Consiglio.
Pubblichiamo di seguito l’intervento di S.E. Mons. Rino Fisichella:


INTERVENTO DI S.E. MONS. RINO FISICHELLA

Uno dei tratti peculiari del cristianesimo è la sua concezione di essere profondamente inserito nella storia. Le parole di Gesù ai suoi discepoli quando ricorda loro di essere nel mondo, ma di non essere del mondo (cfr Gv 15,19; 17,13-14), sono state interpretate come un impegno fondamentale a condividere le vicende della storia, pur sapendo che l'obiettivo ultimo che da significato pieno agli avvenimenti, va oltre la storia stessa. Proprio su questo tema, tra l'altro, è facile rilevare un insegnamento tra i più conosciuti del concilio Vaticano II, il quale ha voluto sottolineare con maggior forza del passato il concetto di storia della salvezza. Questa premessa consente di comporre una riflessione dinanzi alla Lettera Apostolica, Ubicumque et semper, con la quale il Santo Padre istituisce il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Anzitutto, siamo grati a Papa Benedetto XVI per questa intuizione profondamente profetica. Essa è in grado di saper guardare con realismo al presente della Chiesa, per prospettarle un cammino che la impegnerà non poco nel prossimo futuro. Viviamo un tempo di gradi sfide, che incidono non poco nei comportamenti di intere generazioni, dovute al fatto della conclusione di un'epoca con l'ingresso in una nuova fase per la storia dell'umanità. A tanti elementi positivi, che consentono di vedere un impegno più coerente nella vita di fede - dovuto anche ad una conoscenza più profonda dei suoi contenuti - corrispondono non di rado forme di "distacco dalla fede" come conseguenza di una diffusa forma di indifferenza religiosa, preludio per un ateismo di fatto. Spesso la mancanza di conoscenza dei contenuti basilari della fede porta, inevitabilmente, ad assumere comportamenti e forme di giudizio morale spesso in contrasto con l'essenza stessa della fede, così come è stata sempre annunciata e vissuta nel corso dei venti secoli della nostra storia. Il relativismo, di cui Papa Benedetto ha sempre denunciato i limiti e le contraddizioni, proprio in vista di una corretta antropologia, emerge come la nota caratteristica di questi decenni segnati sempre più dalle conseguenze di un secolarismo teso ad allontanare il nostro contemporaneo dalla sua relazione fondamentale con Dio. In questo senso, sono soprattutto le Chiese di antica tradizione che risentono di questa condizione, anche se nel processo di globalizzazione in cui siamo inseriti nessuno sembra sfuggire a questa drammatica situazione che, per riprendere le parole della Lettera apostolica, crea un "deserto interiore", allontanando l'uomo da se stesso. Al principio secolarista di vivere nel mondo etsi deus non daretur, l'allora cardinale J. Ratzinger aveva opposto il principio di vivere nel mondo veluti si Deus daretur.

E' questo uno dei motivi che ha portato Papa Benedetto alla creazione di un dicastero con il compito di promuovere la nuova evangelizzazione. Essa, come ben afferma il titolo stesso del Motu proprio, è la missione che "sempre e dovunque" la Chiesa ha sentito come suo compito fondamentale per corrispondere in pieno al comando del Signore di andare in tutto il mondo e fare suoi discepoli tutti i popoli della terra. Il tema della nuova evangelizzazione è stato oggetto di attenta riflessione da parte del magistero della Chiesa negli ultimi decenni. È obbligatorio ricordare la Evangelii nuntiandi di Paolo VI, a conclusione del Sinodo sull'evangelizzazione del 1974, i ripetuti e insistenti interventi di Giovanni Paolo II che volle introdurre la stessa espressione di "nuova evangelizzazione" e, da ultimo, Benedetto XVI che ha voluto raccogliere il testimone compiendo un ulteriore passo concreto con l'istituzione di questo Pontificio Consiglio. L'obiettivo appare da subito come una grande sfida che viene a porsi per la Chiesa intera nel dover riflettere e trovare le forme adeguate per rinnovare il proprio annuncio presso tanti battezzati che non comprendono più il senso di appartenenza alla comunità cristiana e sono vittima del soggettivismo dei nostri tempi con la chiusura in un individualismo privo di responsabilità pubblica e sociale. Il Motu proprio, più direttamente, individua le Chiese di antica tradizione che, pur con una realtà tra loro ben differenziata per tradizione e cultura richiedono un rinnovato spirito missionario in grado di far compiere quel balzo necessario per corrispondere alle nuove esigenze che la situazione storica contemporanea richiede. In questo senso, il compito che ci attende non è diverso da quello che ha segnato la Chiesa da sempre: far conoscere il vero volto di Gesù Cristo, unico salvatore, rivelatore dell'amore misericordioso del Padre che va incontro a tutti senza escludere nessuno. Nel mistero della sua incarnazione egli porta a compimento la promessa antica di Dio e nella sua morte e risurrezione ha posto nel mondo il germe di quella speranza che non delude perché risponde all'esigenza dell'intimo di ogni persona di dare senso alla propria vita, fondandosi non sulle ipotesi peregrine del momento, ma sulla certezza che proviene dalla fede. La Chiesa, quindi, è chiamata a rinvigorire se stessa in ciò che ha di più essenziale quale il suo annuncio missionario. Lo potrà fare in maniera efficace nella misura in cui si fonderà sulla Parola di Dio che deve trasmettere in maniera viva di generazione in generazione, permettendo a tutti di compiere una vera esperienza di vita ecclesiale, fondamento per una genuina risposta di fede. Come attesta Ubicumque et semper, la "nuova evangelizzazione" non è una formula uguale per tutte le circostanze. Anzitutto, non è una formula più o meno fortunata. Essa indica molto di più; impegna, infatti, a elaborare un pensiero forte in grado di sostenere un'azione pastorale corrispondente. Inoltre, deve essere in grado di verificare con attenzione le differenti tradizioni e obiettivi che le Chiese possiedono in forza della ricchezza di tanti secoli di storia. Una pluralità di forme che non intacca l'unità, ma la rende più articolata e ne permette la dovuta efficacia presso il nostro contemporaneo.

Una parola sulle competenze del nuovo dicastero potrà aiutare a comprendere meglio le sue finalità e il lavoro che sarà chiamato a svolgere. Dovremo evitare, anzitutto, che "nuova evangelizzazione" risuoni come una formula astratta. Dovremo riempirla di contenuti teologici e pastorali e lo faremo forti del magistero di questi ultimi decenni. Una prima sistematizzazione di questo insegnamento evidenzierà l'attenzione permanente alla problematica e la ricchezza degli approcci che di volta in volta si sono susseguiti. Insieme a questo, sono da considerare le tante iniziative con le quali nel corso di questi anni i singoli vescovi con le loro Chiese particolari, le Conferenze episcopali e associazioni di credenti hanno assunto per la sensibilità propria al tema della nuova evangelizzazione. Una conoscenza e un coordinamento di queste preziose iniziative potrà essere prodromo per ulteriori attività del Dicastero. Nel 2012 ricorrerà il ventesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica. Tra le competenze che vengono affidate al Dicastero risulta essere qualificante quella di "promuovere" il suo uso. Il Catechismo, infatti, risulta essere uno dei frutti più maturi delle indicazioni conciliari; in esso viene raccolto in modo organico l'intero patrimonio dello sviluppo del dogma e rappresenta lo strumento più completo per trasmettere la fede di sempre dinanzi ai costanti cambiamenti e interrogativi che il mondo pone ai credenti. Trovare tutte le forme che il progresso della scienza della comunicazione ha realizzato per farle diventare strumenti positivi a servizio della nuova evangelizzazione è, infine, un compito che tocca da vicino il dicastero, consapevoli del ruolo determinante che i mezzi di comunicazione hanno nel veicolare la cultura e la mentalità nel contesto attuale.

Viviamo nella storia e le date hanno un loro significato. Anche il nuovo dicastero guarda con attenzione ad alcune date che lo riguardano da vicino per la valenza simbolica che possiedono. Il Santo Padre ha dato l'annuncio di voler istituire il Pontificio Consiglio nei Vespri solenni dei Santi Pietro e Paolo, le colonne della Chiesa, che con il loro annuncio e martirio hanno reso efficace testimonianza a Gesù Cristo. Questa Lettera Apostolica, con la quale il dicastero viene istituito, è stata firmata nel giorno di san Matteo, apostolo ed evangelista. Queste ricorrenze ci portano a considerare la fedeltà al successore di Pietro e l'impegno che dobbiamo porre nel rendere il Vangelo una parola di salvezza per il nostro contemporaneo. Il Vangelo non è un mito, ma la testimonianza viva di un evento storico che ha cambiato il volto della storia. La nuova evangelizzazione deve far conoscere, anzitutto, la persona storica di Gesù, e il suo insegnamento così come è stato fedelmente trasmesso dalla comunità delle origini e che trova nei vangeli e negli scritti del Nuovo Testamento la sua codificazione normativa. Oggi, infine, ricorre per il Vaticano la memoria liturgica della Vergine Maria Madre della Chiesa. Non è senza tremore che affidiamo a Lei, stella dell'evangelizzazione, la grande missione che il Papa ci ha affidato perché possa sostenere l'opera della Chiesa nel suo costante annuncio del Vangelo a ogni persona che incontriamo nel nostro cammino.










+PetaloNero+
00mercoledì 13 ottobre 2010 00:46
La Santa Sede all'Onu su pace, diritti umani e povertà



ROMA, martedì, 12 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l'intervento pronunciato il 6 ottobre dall'Arcivescovo Francis Chullikatt, Nunzio apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, in occasione della sessantacinquesima sessione dell'Assemblea generale dell'Onu, sul tema «Articolo 108»: rapporto del segretario generale sull'opera dell'Organizzazione.

* * *

Presidente,

lo scorso anno si è verificato un aumento del numero delle sfide sia presso le Nazioni Unite sia nella più vasta comunità globale, ma la mia delegazione continua a sperare che questa organizzazione risponda alle proprie responsabilità, sancite nella sua Carta, e si impegni a svolgere un'azione decisiva nel mettere in pratica i suoi propositi così come sono enunciati nel dettaglio nell'articolo i. Sebbene la crisi internazionale economica e finanziaria cominci a mostrare segni di ripresa, ancora oggi molti dei più poveri della società sono esclusi dai benefici di tale ripresa e altri sessantaquattro milioni di persone saranno ridotti in stato di povertà estrema entro la fine di questo anno. Questa sfida esige che la comunità internazionale sia di nuovo attenta a ritornare ad autentici programmi umanitari e sistemi finanziari che pongano la persona al proprio centro piuttosto che al loro servizio.

La crisi finanziaria si è dimostrata una sfida crescente per i Paesi industrializzati a trovare risorse finanziarie per soddisfare i loro impegni ufficiali di aiuto allo sviluppo, fornendo anche programmi per ricostruire e rinnovare i loro mercati finanziari e occupazionali. Sebbene la sfida sia reale, non sarebbe un ostacolo insormontabile se le nazioni spostassero le risorse da programmi volti a distruggere a quelli che, invece, promuovono, la vita e lo sviluppo. Di fatto questo compito spetta ai membri di questa nobile organizzazione.

Nel 2007, 1,3 trilioni di dollari sono stati impiegati in tutto il mondo per armi e per altre spese militari. Questa capacità infinita di trovare fondi per programmi militari evidenzia ancora una volta la necessità che i singoli individui e i responsabili governativi rivedano le proprie priorità e i propri impegni finanziari.

Queste spese sono ancora più inquietanti se prendiamo in considerazione che, in tutto il mondo, più di 1,4 miliardi di persone vivono con meno di 1,25 dollari al giorno, anche se vi si potrebbe portare rimedio, che l'educazione primaria universale è ancora inaccessibile, anche se potrebbe esserlo e che l'accesso all'acqua potabile e alla sanità continua a essere interdetto anche se potremmo renderlo possibile. A metà del cammino che ci separa dalla meta ambiziosa del 2015, mentre discutiamo della necessità di trovare fonti adeguate di finanziamento per gli Mdgs, dobbiamo riconoscere l'urgenza di spostare le risorse finanziarie dai programmi militari a quelli che ricercano uno sviluppo sostenibile di lungo periodo.

Queste spese dimostrano, infatti, che lo sviluppo, la pace e la sicurezza sono intrinsecamente legati fra loro. Sebbene gli sforzi delle Nazioni Unite per impegnarsi in una diplomazia preventiva e reagire alle crisi abbiano sortito risultati positivi, questi ultimi si riveleranno soltanto temporanei se i responsabili governativi e gli organismi delle Nazioni Unite non vorranno trovare modalità per adempiere alla propria responsabilità di proteggere tutte le nazioni e attribuire loro una voce efficace per il miglioramento di tutti i membri della famiglia umana. La natura sempre più interconnessa della comunità internazionale richiede un'autorità politica internazionale che sia in grado di orientare la cooperazione internazionale e di rispondere alla crisi economica e «per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell'ambiente e per regolamentare i flussi migratori» (Caritas in veritate, n. 67). Quest'organismo deve essere regolato dai principi di leggi eque, sussidiarietà, solidarietà e dalla ricerca del bene comune, impegnandosi, nello stesso tempo, a garantire uno sviluppo umano integrale autentico e ispirato dai valori della carità nella verità, una verità che rispetti ogni membro della famiglia umana.

Presidente,

promuovere lo sviluppo umano ed economico e una maggiore cooperazione fra gli Stati richiede anche un impegno per diritti umani fondamentali e autentici che rispettino la vera natura della persona umana. Fra questi diritti, il principale è quello fondamentale alla vita. Politiche demografiche e servizi sanitari che non riconoscono il diritto alla vita e il diritto di fondare e a alimentare una famiglia minano la dignità intrinseca della persona umana. I concetti di salute riproduttiva e di diritti sessuali che implicano l'accesso all'interruzione di gravidanza o altre forme di servizio o di ricerca che distruggono la vita promuovono la logica errata di una cultura della morte invece di quella basata sul rispetto, sull'accoglienza della vita e ancor meglio su un futuro sostenibile per l'umanità.

Inoltre, i diritti umani devono riconoscere la natura intrinsecamente sociale e spirituale della persona e rispettare il diritto dei singoli individui di praticare liberamente il proprio culto. La libertà religiosa è più della mera tolleranza della religione o di credi religiosi e implica anche la libertà di praticare il culto e di esprimere pubblicamente la propria fede nella società. In questa luce, l'intolleranza religiosa e la violenza perpetrata in nome della religione o di Dio devono essere condannate. È quindi importante che concetti come quello della diffamazione delle religioni siano riesaminati per garantire che l'intolleranza religiosa e l'incitamento alla violenza siano giustamente condannati senza ostacolare il diritto a una libertà religiosa autentica di beneficio per tutti.

Inoltre, l'estensione a livello universale della capacità umana di provvedere gli uni agli altri è uno strumento importante per permettere alle persone di tutto il mondo di divenire fratelli e sorelle. A questo proposito, la mia delegazione esorta alla solidarietà universale a favore di quanti sono più bisognosi. Oggi, le emergenze internazionali ricevono assistenza economica e tecnica da tutto il mondo. Come dimostra la reazione al terremoto ad Haiti e alle inondazioni in Pakistan, la comunità internazionale, quando ben intenzionata a impegnarsi, può trasformare il mondo in un posto più piccolo in grado di prendersi cura di persone in ogni area del globo. Nel coordinare queste reazioni, il sistema delle Nazioni Unite e i responsabili politici delle nazioni svolgono un ruolo importante nel garantire che gli aiuti raggiungano quanti sono più bisognosi e nella maniera più efficace possibile. Tuttavia, questo coordinamento deve anche riconoscere il ruolo particolare delle organizzazioni locali basate sulla fede, che reagiscono alle situazioni di emergenza. La loro opera e la loro vicinanza nel lungo periodo a una comunità colpita permettono di capire quali sono le necessità della comunità locale e promuovono il rispetto per le abitudini e le tradizioni locali.

Presidente,

le Nazioni Unite hanno contribuito in maniera determinante alla promozione dello sviluppo e di una pace e di una sicurezza maggiori. Tuttavia, questa istituzione deve continuare a rivitalizzare la sua opera per riuscire ancor di più a soddisfare le esigenze future della comunità internazionale in un modo che sia coerente con gli scopi enunciati nella Carta. Sebbene lo scorso anno il sistema delle Nazioni Unite abbia reagito a varie e gravi emergenze umanitarie, la Corte penale internazionale abbia reso definitivo un emendamento sul reato di aggressione, siano stati compiuti progressi sul disarmo nucleare e siano cominciati negoziati sul trattato relativo al commercio delle armi, tutti questi ottenimenti hanno dovuto affrontare l'assenza di un risultato finale da parte della Conferenza sui cambiamenti climatici a Copenaghen, il ritardo nella ripresa economica mondiale, una costante situazione di proliferazione nucleare, che sfida la sicurezza nazionale e globale, e una violenza permanente in molte aree del mondo. La Santa Sede ribadisce il proprio impegno a difesa dei principi e gli ideali che hanno fondato le Nazioni Unite e continuerà a operare per garantire che «l'organizzazione serva sempre di più quale segno di unità fra Stati e strumento di servizio per tutta la famiglia umana».

[Traduzione a cura de L'Osservatore Romano]
+PetaloNero+
00mercoledì 13 ottobre 2010 00:46
Interventi per la seconda Congregazione generale dell'11 ottobre


CITTA' DEL VATICANO, martedì, 12 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le relazioni sui continenti e gli interventi pronunciati questo lunedì pomeriggio nella seconda Congregazione generale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.


www.zenit.org/article-24066?l=italian







Interventi per la terza Congregazione generale il 12 ottobre (mattina)



CITTA' DEL VATICANO, martedì, 12 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito gli interventi pronunciati questo martedì mattina nella terza Congregazione generale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.



www.zenit.org/article-24069?l=italian
+PetaloNero+
00mercoledì 13 ottobre 2010 15:18
Interventi per la quarta Congregazione generale il 12 ottobre (pomeriggio)



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 13 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito gli interventi pronunciati questo martedì pomeriggio nella quarta Congregazione generale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.



www.zenit.org/article-24081?l=italian
+PetaloNero+
00giovedì 14 ottobre 2010 15:06
Intervento del Rabbino David Rosen al Sinodo per il Medio Oriente
Consigliere del Gran Rabbinato di Israele




CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 14 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo dell'intervento pronunciato questo mercoledì pomeriggio all'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi dal Rabbino David Rosen, consigliere del Gran Rabbinato di Israele, direttore del "Department for Interreligious Affairs of the American Jewish Committee and Heilbrunn Institute for International Interreligious Understanding".



www.zenit.org/article-24098?l=italian











Interventi per la quinta Congregazione generale il 13 ottobre (pomeriggio)


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 14 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito gli interventi pronunciati questo mercoledì pomeriggio nella quinta Congregazione generale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.



www.zenit.org/article-24097?l=italian

+PetaloNero+
00venerdì 15 ottobre 2010 00:40
Interventi per la sesta Congregazione generale il 14 ottobre (mattina)


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 14 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito gli interventi pronunciati questo giovedì mattina nella sesta Congregazione generale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.



www.zenit.org/article-24108?l=italian






Saluto del Presidente della Repubblica a una delegazione di Padri sinodali

ROMA, giovedì, 14 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo il testo del saluto pronunciato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, questo mercoledì durante la visita al Quirinale di una delegazione dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

* * *



Eminenza Sandri, Monsignori, Beatitudini,
Vi ringrazio profondamente per aver voluto renderci visita e darci testimonianza di un evento molto significativo: possiamo forse dire, senza esagerare, di un evento di portata storica, quale è il Sinodo del Medio Oriente. Avete voluto venire in questo Palazzo nel quale i Presidenti della Repubblica sono gli ultimi arrivati: siamo qui, io e i miei predecessori, soltanto da sessant'anni, dopo che per quasi tre secoli è stata residenza dei Papi.

Ma vorrei subito dirvi che vi ringrazio anche per il vostro "bell'italiano": ho sentito il Patriarca Naguib: io non sarei stato in grado di dialogare con voi in latino perché sono troppo lontani i tempi dei miei studi. Questa conversione dal latino all'italiano è cosa che da Presidente della Repubblica apprezzo profondamente.

Il vostro impegno, se ben intendo, è un impegno di rinnovamento, di rilancio e di valorizzazione della presenza cattolica e più in generale delle comunità cristiane nel Medio Oriente. Ed è un impegno dal quale - sono convinto - può trarre grande beneficio e impulso la causa del pluralismo religioso, la causa del dialogo, la causa della pace in questa regione tormentata. Naturalmente, senza confondere le responsabilità della politica con la responsabilità delle Chiese, credo che ci sia qualcosa di profondamente comune, pur nella distinzione, tra l'impegno di autorità politiche come quelle italiane e l'impegno vostro, soprattutto per la pace.

Nel corso dell'ultimo anno o poco più sono stato in vari paesi della regione: a Gerusalemme per un incontro sia con le autorità israeliane sia con le rappresentanze palestinesi, perché noi siamo sempre profondamente dominati dall'assillo per la soluzione di pace che da troppo tempo viene attesa tra Israele e popolazioni e rappresentanze palestinesi; l'Italia ha sempre operato - e questa è stata una costante della politica estera italiana, al di là del succedersi dei governi - in uno spirito di amicizia con Israele e, nello stesso tempo, in uno spirito di amicizia autentica con i Paesi arabi, per il superamento di quel conflitto affinché si giunga finalmente alla convivenza pacifica, nel mutuo rispetto, dello Stato di Israele e di uno Stato Palestinese indipendente, stabile e prospero.

Non sappiamo se davvero in questa fase si stiano aprendo finalmente delle strade nuove, lo auspichiamo vivamente: opera per questo il nostro governo qui rappresentato dalla sottosegretaria Craxi che proprio nell'ambito del Ministero degli Affari esteri si dedica con particolare passione al perseguimento di questo grande obiettivo. Ci auguriamo che sia così, e che tutti possiamo veramente dare il nostro contributo, perché finalmente si esca da una situazione che non è soltanto di enorme sofferenza in modo particolare per le popolazioni palestinesi, ma di gravissima incidenza su tutto il quadro regionale del Medio Oriente, o - come adesso si usa dire - del grande Medio Oriente. Noi sappiamo che nel momento in cui venisse finalmente risolta - e risolta secondo giustizia - la questione del conflitto israelo-palestinese, si potrà davvero anche andare verso il superamento di molte altre preoccupanti tensioni in tutta la regione.

Voi avete parlato giustamente, più in generale, di diritti umani: una volta si diceva "diritti dell'uomo", con una traduzione discutibile, perché i diritti umani sono diritti della persona - dell'uomo come della donna - e questa è una delle fondamentali dimensioni dell'impegno dell'Unione europea. Credo sia un impegno che dovremmo sempre tenere in primissimo piano, anche quando siamo assillati dalla crisi economica e quindi si discute moltissimo di economia, si vedono cifre e diagrammi e si fanno previsioni. Ma non possiamo mai dimenticare che l'Unione europea, e prima ancora la Comunità europea, è nata come comunità di valori, e tra questi valori i diritti umani sono un cardine essenziale che - ripeto - dovrebbe sempre guidare l'azione dell'Unione europea anche quando l'attenzione è così fortemente richiamata da altre problematiche.

Nell'ultimo anno sono stato anche in Libano e in Siria, e certamente in questi due Paesi ci sono delle condizioni migliori anche per l'operare dei cattolici e dei cristiani: c'è più pluralismo, più rispetto e credo siano veramente un esempio che dovrebbe estendersi ad altre realtà statuali di questa parte del mondo. Anche l'Unione europea, nello sviluppare le proprie relazioni con questi paesi, non dovrebbe mai trascurare di porre con forza il problema della libertà di culto e, più in generale, della libertà religiosa, del pluralismo religioso. Io per la verità proprio a Damasco ho incontrato i rappresentanti di tutte le confessioni - non so se ci fosse qualcuno di voi - e ricordo che c'erano anche i rappresentanti della comunità musulmana e della comunità ebraica. Credo che effettivamente questo grande filone del dialogo tra le religioni monoteiste, che la Chiesa Cattolica persegue con molta convinzione - l'attuale Pontefice lo fa in prima persona - sia davvero una delle strade fondamentali per assicurare quella che qualcuno ha chiamato, credo in modo appropriato, la riconciliazione tra le civiltà.


In fondo, per far fronte a sfide così complesse, così ardue in questa fase storica che toccano perfino problemi di sopravvivenza del pianeta e quindi temi del nostro destino comune, credo che la riconciliazione possibile, e da perseguire attivamente, tra le civiltà sia la maggiore risorsa di cui disponiamo per nutrire la nostra speranza e per perseguire i nostri ideali, i nostri obiettivi.


+PetaloNero+
00venerdì 15 ottobre 2010 15:07
Interventi per la settima Congregazione generale il 14 ottobre (pomeriggio)

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 15 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito gli interventi pronunciati questo giovedì pomeriggio nella settima Congregazione generale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.


www.zenit.org/article-24116?l=italian
+PetaloNero+
00sabato 16 ottobre 2010 00:27
Interventi per l'ottava Congregazione generale il 15 ottobre (mattina)


CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 15 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito gli interventi pronunciati questo venerdì mattina nell'ottava Congregazione generale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.


www.zenit.org/article-24133?l=italian
+PetaloNero+
00domenica 17 ottobre 2010 15:29
Decima Congregazione Generale del Sinodo per il Medio Oriente il 16 ottobre (mattina)


CITTA' DEL VATICANO, domenica, 17 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Questo sabato mattina, memoria facoltativa di Sant’Edvige, duchessa di Slesia e di Polonia, religiosa, e di Santa Margherita Maria Alacoque, vergine, con il canto dell'Ora Terza, ha avuto inizio la Decima Congregazione Generale, per la presentazione dello Schema del Messaggio, la discussione sul Messaggio e la Prima Votazione del Consiglio Speciale per il Medio Oriente della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.

Presidente Delegato di turno è stato S. B. Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri (Libano).

A questa Congregazione Generale, che si è conclusa alle 12.30 con la preghiera dell'Angelus Domini, erano presenti 162 Padri.


www.zenit.org/article-24141?l=italian








Interventi per la nona Congregazione generale il 15 ottobre (pomeriggio)


CITTA' DEL VATICANO, domenica, 17 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito gli interventi pronunciati questo venerdì pomeriggio nella nona Congregazione generale dell'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.


www.zenit.org/article-24140?l=italian
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:16.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com