Documenti emanati dai dicasteri e da altri organismi della Curia Romana e della Santa Sede durante il pontificato di Benedetto XVI

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+PetaloNero+
00venerdì 8 aprile 2011 16:05
CONFERENZA STAMPA SU: LA SANTA SEDE, OSPITE D’ONORE ALLA FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI SANTO DOMINGO (4 - 22 MAGGIO 2011)



Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede si tiene la Conferenza Stampa su "La Santa Sede, ospite d’onore alla Fiera Internazionale del Libro di Santo Domingo". Nell’ambito della conferenza vengono presentate le manifestazioni culturali promosse dalla Santa Sede, presente con un suo Padiglione alla XIV edizione della Fiera, che si svolgerà nel Parco della Cultura della capitale della Repubblica Dominicana dal 4 al 22 maggio 2011.
Intervengono alla Conferenza Stampa: l’Em.mo Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; S.E. il Signor Victor Manuel Grimaldi Céspedes, Ambasciatore della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede; il Rev.do don Giuseppe Costa, S.D.B., Direttore della Libreria Editrice Vaticana; il Rev.do don Miguel Ángel Reyes Arreguín, Responsabile del Dipartimento America Latina, Pontificio Consiglio della Cultura.
Pubblichiamo di seguito una scheda informativa sull’evento, nonché il programma delle attività della Delegazione della Santa Sede presente alla Fiera:


SCHEDA INFORMATIVA


Il Papa Giulio II, con la Bolla Romanus Pontifex del 18 agosto 1511, creò le prime tre diocesi d’America, suffraganee dell’Arcidiocesi spagnola di Siviglia: Santo Domingo e Concepción de la Vega, nell’Isola Spagnola (attuale Repubblica Dominicana), e San Juan a Portorico. Successivamente la diocesi di Santo Domingo fu elevata ad Arcidiocesi Metropolitana (1546). Tra tutte le diocesi del Continente Americano soltanto a quella di Santo Domingo viene attribuito il titolo di "Primada de America" ("Primada de Indias"), secondo la Bolla di Pio VII del 1816, titolo riconosciuto anche nel Concordato tra la Santa Sede e la Repubblica Dominicana del 1954.

Nel 2011 si celebrano, pertanto, i 500 anni della prima diocesi del Continente Americano.

Il Governo della Repubblica Dominicana, riconoscendo il ruolo fondamentale della fede cristiana, trasmessa e testimoniata dalla Chiesa Cattolica, nella storia e nella cultura dominicana, ha voluto che la Santa Sede fosse l’Ospite d’Onore per l’edizione 2011 della Fiera Internazionale del Libro, che si svolgerà nel Parco della Cultura della Capitale dal 4 al 22 maggio.

Questa manifestazione annuale è diventata ormai l’evento culturale più importante della Repubblica Dominicana, ed accoglie solitamente più di un milione di visitatori, provenienti non solo dalla stessa Repubblica Dominicana, ma da diversi Paesi dell’America centro-meridionale. Oltre agli spazi dedicati ai libri, la Fiera ospita numerosi eventi culturali e artistici di ogni genere, dalla musica alla danza, dal teatro alle mostre d’arte.

Il Santo Padre Benedetto XVI ha benevolmente accolto l’invito rivoltoGli dal Ministro della Cultura di Santo Domingo, e quindi per la prima volta la Santa Sede è ospite di una manifestazione del genere.

La Chiesa Cattolica ha accompagnato i popoli dell’America per più di 500 anni come viene sottolineato dallo stesso Pontefice nel Discorso inaugurale alla V Conferenza del CELAM, tenuto ad Aparecida nel maggio del 2007: "La fede in Dio ha animato la vita e la cultura di questi Paesi durante più di cinque secoli. Dall'incontro di quella fede con le etnie originarie è nata la ricca cultura cristiana di questo Continente espressa nell'arte, nella musica, nella letteratura e, soprattutto, nelle tradizioni religiose e nel modo di essere delle sue genti, unite da una stessa storia ed uno stesso credo, così da dare origine ad una grande sintonia pur nella diversità di culture e di lingue".

Il Santo Padre, per questa particolare occasione, ha nominato Suo Delegato il Cardinale Gianfranco Ravasi, chiedendo che fosse il Pontificio Consiglio della Cultura a coordinare l’organizzazione del Padiglione della Santa Sede.

L’accordo di collaborazione tra questo Dicastero della Santa Sede e il Ministero della Cultura della Repubblica Dominicana prevede, oltre al Padiglione allestito nel Parco della Cultura, la presenza di una Delegazione della Santa Sede e una serie di conferenze e manifestazioni artistiche. La Santa Sede farà dono al Ministero di una significativa selezione di libri di autori cattolici, destinati quindi a istituzioni accademiche e scolastiche della Repubblica Dominicana, per far sì che la cultura cattolica sia ancor più conosciuta e diffusa.

Nella progettazione e realizzazione del Padiglione della Santa Sede sono impegnati, oltre al Pontificio Consiglio della Cultura, la Libreria Editrice Vaticana, i Musei Vaticani, la Biblioteca Apostolica Vaticana, l’Archivio Segreto Vaticano, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Partecipano alle iniziative culturali, in cui sarà illustrata l’ampia azione culturale della Chiesa, anche il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’Ufficio Internet, la Radio Vaticana, la Pontificia Accademia delle Scienze e la Specola Vaticana.




PROGRAMMA

Miércoles 4


18.00




Sala Carlos Piantini


Inauguración de la Feria Internacional del Libro Santo Domingo 2011
Mensaje o video-mensaje del Papa Benedicto X

Jueves 5
11.00
Pabellón Inauguración del Pabellón de la Santa Sede. S. Em. Gianfranco Cardenal Ravasi
9.00


Sala Carlos Piantini






Conferencia Inaugural: El Consejo Pontificio de la Cultura y la Política cultural de la Santa Sede.

S. Em. Gianfranco Cardenal Ravasi

Viernes 6
10.30 PUCMM Visita a la Pontificia Universidad Católica Madre y Maestra de Santiago de los Caballeros. S.Em. Gianfranco Cardenal Ravasi
18.00 Sala Carlos Piantini


Mesa redonda: Historia Cultural de la Iglesia en América Latina. Papel y características de los primeros evangelizadores con especial referencia a su acción cultural y evangelizadora S. Em. Nicolás de Jesús Cardenal López Rodríguez/ P. Fidel González Fernández/ P. José Luis Sáez


20.00




Sala de la Cultura



Presentación de la Exhortación sobre la Palabra de Dios "Verbum Domini".




S. Em. Gianfranco Cardenal Ravasi/ P. Fidel Oñoro



Sábado 7
16.00 Sala de la Cultura Conferencia: La santidad en América latina. Sentido de su memoria profética en el Continente de la Esperanza. P. Fidel González Fernández
20.00


Colegio Loyola




Encuentro con los Jóvenes


S. Em. Gianfranco Cardenal Ravasi


Domingo 8
12.00 Catedral Concelebración-Jubileo en la Catedral de santo Domingo S. Em. Gianfranco Cardenal Ravasi/ S. Em. Nicolás de Jesús Cardenal López Rodríguez
17.00

Museo Arte Moderno


Pontificia Comisión de Arqueología Sacra- Los últimos descubrimientos de las Catacumbas Romanas Prof. Fabrizio Bisconti
18.00 Sala de la Cultura Presentación de Libro: La patria y el Hogar Sra. Trina Moya de Vásquez
20.00

Sala Carlos Piantini


Concierto en honor de Cardenal Ravasi e la delegación de la Santa Sede ofrecido de Ministerio de la Cultura
Lunes 9
17.00

Museo Arte Moderno


Conferencia: Los temas fundamentales de la iconografía paleocristiana Prof. Fabrizio Bisconti
18.00 Sala de la Cultura Presentación de las Catequesis del Papa en las audiencias generales. P. Emilio Alberich
20.00 Sala de la Cultura Conferencia: LEV. Casa editorial de la Santa Sede P. Giuseppe Costa
Martes 10
17.00 Sala de la Cultura Conferencia: J. Ratzinger-Benedicto XVI: Vida y teología I. P. Pablo Blanco
20.00


Sala de la Cultura




Mesa Redonda sobre la Evangelización y catequesis en el magisterio post conciliar de la Santa Sede y Latinoamericano/ Arte y Catequesis


P. Emilio Alberich / Mons. Iacobone
Miércoles 11
17.00 Sala de la Cultura J. Ratzinger-Benedicto XVI: Vida y teología II. P. Pablo Blanco
18.00

Museo Arte Moderno Conferencia: Radio Vaticana: 80 Años llevando al mundo la voz de la paz y el bien de la Iglesia P. Guillermo Hugo Ortiz
Jueves 12
17.00

Museo Arte Moderno


El Pontificio Consejo para las Comunicaciones Sociales. La Iglesia y comunicación en la sociedad de la información. Dra. Leticia Soberón, PCCS
18.00 Museo Arte Moderno Por qué y como comunica la Iglesia. A la raiz de la comunicación. Mons Lucio Ruiz
19.00
Sala de la Cultura


Presentación del libro: Jesús de Nazaret. Desde la entrada en Jerusalén hasta la Resurrección, de J. Ratzinger - Benedicto XVI Jose Miguel Oriol
Viernes 13
17.00

Museo Arte Moderno


La Iglesia en la era Digital Mons Lucio Ruiz
18.00

Museo Arte Moderno


Recorrido Histórico de las comunicaciones sociales de la Santa Sede y los Nuevos lenguajes Dra. Leticia Soberón / Mons Iacobone
19.00

Museo Arte Moderno


Presentación de libro: Don y Misterio, de Juan Pablo II Dra. Marta Lago
Sábado 14
18.00 Museo Arte Moderno Arte y fe: Benedicto XVI y los Artistas. Los orígenes romanos de la Iconografía Mariana Mons Iacobone
Domingo 15






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Lunes 16
19.00


Sala de la Cultura



Mesa redonda sobre Juan Pablo II (Juan Pablo II y los Jóvenes. Las Jornadas Mundiales de la Juventud/Juan Pablo II y América latina)

S.E.R Nuncio / Dra. Paloma Gómez Borrero

Martes 17
16.00

Museo Arte Moderno


Los Jóvenes y la pastoral juvenil en América Latina Srita. Carmen Lucia Texeira
18.00 Sala de la Cultura Conferencia: Viajando con Juan Pablo II Dra. Paloma Gómez Borrero
Miércoles 18
17.00

Museo Arte Moderno


El Observatorio Vaticano: en la frontera entre ciencia y fe. P. José G. Funes
19.00

Museo Arte Moderno




uan Pablo II y la Ciencia


Prof. Rafael Vicuña
Jueves 19
17.00 Museo Arte Moderno Coloquio Ciencia y Fe: Los desafíos del mañana P. José G. Funes/ Prof. Rafael Vicuña
20.00 Sala de la Cultura Conferencia: El desafío de lainterculturalidad Mon. Barthelémy Adoukonou
Viernes 20
19.00

Museo Arte Moderno


Los jóvenes y la familia en Benedicto XVI. La emergencia educativa Prof. Pedro Morandé
Sábado 21


16.00




Museo Arte Moderno


Fe y Razón en el pensamiento del Papa Benedicto XVI Prof. Pedro Morandé
18.00 Sala de la Cultura Educación, Cultura y Desarrollo. La función social de la Universidad Mon. B. Adoukonou
Domingo 22
19.00

Sala Carlos Piantini


Clausura Mons. B. Adoukonou

+PetaloNero+
00venerdì 8 aprile 2011 16:05
TERZA PREDICA DI QUARESIMA


Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella "Redemptoris Mater", alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la terza Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali è il seguente: Al di sopra di tutto vi sia la carità" (Colossesi 3, 14).

La quarta ed ultima predica di Quaresima avrà luogo venerdì 15 aprile

+PetaloNero+
00sabato 9 aprile 2011 01:02
Terza predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa
"La carità sia senza finzione"



ROMA, venerdì, 8 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo della terza predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., predicatore della Casa Pontificia, pronunciata questo venerdì mattina nella Cappella “Redemptoris Mater” alla presenza di Papa Benedetto XVI.

Il tema delle meditazioni quaresimali è “Al di sopra di tutto vi sia la carità” (Colossesi 3, 14).

La due prediche precedenti hanno avuto luogo il 25 marzo, e il 1° aprile.

* * *


1. Amerai il prossimo tuo come te stesso

È stato notato un fatto. Il fiume Giordano, nel suo corso, forma due mari: il mare di Galilea e il mar Morto, ma mentre il mare di Galilea è un mare brulicante di vita, tra le acque più pescose della terra, il mar Morto è appunto un mare “morto”, non c’è traccia di vita in esso e intorno ad esso, solo salsedine. Eppure si tratta della stessa acqua del Giordano. La spiegazione, almeno in parte, è questa: il mare di Galilea riceve le acque del Giordano, ma non le trattiene per se, le fa defluire in modo che esse possano irrigare tutta la valle del Giordano.

Il mar Morto riceve le acque e le trattiene per se, non ha emissari, da esso non esce una goccia d’acqua. È un simbolo. Per riceve amore da Dio, dobbiamo darne ai fratelli e più ne diamo, più ne riceviamo. È su questo che vogliamo riflettere in questa meditazione.

Dopo aver riflettuto nelle prime due meditazioni sull’amore di Dio come dono, è venuto il momento di meditare anche sul dovere di amare, e in particolare sul dovere di amare il prossimo. Il legame tra i due amori è espresso in maniera programmatica dalla parola di Dio: “Se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1 Gv 4,11).

“Amerai il prossimo tuo come te stesso” era un comandamento antico, scritto nella legge di Mosè (Lev 19,18) e Gesù stesso lo cita come tale (Lc 10, 27). Come mai dunque Gesù lo chiama il “suo” comandamento e il comandamento “nuovo”? La risposta è che con lui sono cambiati l’oggetto, il soggetto e il motivo dell’amore del prossimo.

È cambiato anzitutto l’oggetto, cioè chi è il prossimo da amare. Esso non è più solo il connazionale, o al massimo l’ospite che abita con il popolo, ma ogni uomo, anche lo straniero (il Samaritano!), anche il nemico. È vero che la seconda parte della frase “Amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico” non si trova alla lettera nell’Antico Testamento, ma essa ne riassume l’orientamento generale, espresso nella legge del taglione “occhio per occhio, dente per dente” (Lev 24,20), soprattutto se messo in confronto con ciò che Gesù esige dai suoi:

“Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto?” (Mt 5, 44-47).

È cambiato anche il soggetto dell’amore del prossimo, cioè il significato della parola prossimo. Esso non è l’altro; sono io; non è colui che sta vicino, ma colui che si fa vicino. Con la parabola del buon samaritano Gesù dimostra che non bisogna attendere passivamente che il prossimo spunti sulla mia strada, con tanto di segnalazione luminosa, a sirene spiegate. Il prossimo sei tu, cioè colui che tu puoi diventare. Il prossimo non esiste in partenza, si avrà un prossimo solo se si diventa prossimo di qualcuno.

È cambiato soprattutto il modello o la misura dell’amore del prossimo. Fino a Gesù il modello era l’amore di se stessi: “come te stesso”. È stato detto che Dio non poteva assicurare l’amore del prossimo a un “piolo” meglio confitto di questo; non avrebbe ottenuto lo stesso scopo neppure se avesse detto: “Amerai il prossimo tuo come il tuo Dio!”, perché sull’amore di Dio – cioè, su cos’è amare Dio – l’uomo può ancora barare, ma sull’amore di sé, no. L’uomo sa benissimo cosa significa, in ogni circostanza, amare se stesso; è uno specchio che ha sempre davanti a sé, non lascia scappatoie[1].

E invece una scappatoia la lascia ed è per questo che Gesù sostituisce ad esso un altro modello e un’altra misura: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Gv 15,12). L’uomo può amare se stesso in modo sbagliato, cioè desiderare il male, non il bene, amare il vizio, non la virtù. Se un simile uomo ama gli altri come se stesso e vuole per gli altri le cose che vuole per se stesso, poveretta la persona che è amata così! Sappiamo invece dove ci porta l’amore di Gesù: alla verità, al bene, al Padre. Chi segue lui “non cammina nelle tenebre”. Egli ci ha amato dando la vita per noi, quando eravamo peccatori, cioè nemici (Rom 5, 6 ss).

Si capisce in questo modo cosa vuol dire l’evangelista Giovanni con la sua affermazione apparentemente contraddittoria: “Carissimi, non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento vecchio che avevate fin da principio: il comandamento vecchio è la parola che avete udita. E tuttavia è un comandamento nuovo che io vi scrivo” (1 Gv 2, 7-8). Il comandamento dell’amore del prossimo è “antico” nella lettera, ma “nuovo” della novità stessa del vangelo. Nuovo - spiega il papa in un capitolo del suo nuovo libro su Gesù - perché non è più solo “legge”, ma anche, e prima ancora, “grazia”. Si fonda sulla comunione con Cristo, resa possibile dal dono dello Spirito.[2]

Con Gesù si passa dalla legge del contrappasso, o tra due attori: “Quello che l’altro fa a te, tu fallo a lui”, alla legge del trapasso, o a tre attori: “Quello che Dio ha fatto a te, tu fallo all’altro”, o, partendo dalla direzione opposta: “Quello che tu avrai fatto con l’altro, è quello che Dio farà con te”. Non si contano le parole di Gesù e degli apostoli che ripetono questo concetto: “Come Dio ha perdonato voi, così perdonatevi gli uni gli altri”: “Se non perdonerete di cuore ai vostri nemici, neppure il padre vostro perdonerà a voi”. È tagliata alla radice la scusa: “Ma lui non mi ama, mi offende…”.Questo riguarda lui, non te. A te deve interessare solo quello che fai all’altro e come ti comporti di fronte a quello che l’altro fa a te.

Resta sospesa la domanda principale: perché questo singolare dirottamento dell’amore da Dio al prossimo? Non sarebbe più logico aspettarsi: “Come io ho amato voi, così voi amate me”?, anziché: “Come io ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri”? Qui sta la differenza tra l’amore puramente di eros e l’amore di eros e agape insieme. L’amore puramente erotico è a circuito chiuso: “Amami, Alfredo, amami quant’io t’amo”: così canta Violetta nella Traviata di Verdi: io amo te, tu ami me. L’amore di agape è a circuito aperto: viene da Dio e torna a lui, ma passando per il prossimo. Gesù ha inaugurato lui stesso questo nuovo genere di amore: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi” (Gv 15, 9).

Santa Caterina da Siena ha dato, del motivo di ciò, la spiegazione più semplice e convincente. Ella fa dire a Dio:

“Io vi chiedo di amarmi con lo stesso amore con cui io amo voi. Questo non lo potete fare a me, perché io vi amai senza essere amato. Tutto l'amore che avete per me è un amore di debito, non di grazia, in quanto siete tenuti a farlo, mentre io vi amo con amore di grazia, non di debito. Voi non potete dunque rendere a me l'amore che io richiedo. Per questo vi ho messo accanto il vostro prossimo: affinché facciate ad esso quello che non potete fare a me, cioè di amarlo senza considerazione di merito e senza aspettarvi alcuna utilità. E io reputo che facciate a me quello che fate ad esso”[3].

2. Amatevi di vero cuore

Dopo queste riflessioni generali sul comandamento dell’amore del prossimo, è venuto il momento di parlare della qualità che deve rivestire questo amore. Esse sono fondamentalmente due: esso deve essere un amore sincero e un amore fattivo, un amore del cuore e un amore, per così dire, delle mani. Questa volta ci soffermiamo sulla prima qualità e lo facciamo lasciandoci guidare dal grande cantore della carità che è Paolo.

La seconda parte della Lettera ai Romani è tutto un susseguirsi di raccomandazioni circa l’amore vicendevole all’interno della comunità cristiana: “La carità non abbia finzioni [...]; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda...” (Rm 12, 9 ss). “Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole, perché chi ama il suo simile ha adempiuto alla legge” (Rm 13, 8).

Per cogliere l’anima che unifica tutte queste raccomandazioni, l’idea di fondo, o, meglio, il “sentimento” che Paolo ha della carità bisogna partire da quella parola iniziale: “La carità non abbia finzioni!” Essa non è una delle tante esortazioni, ma la matrice da cui derivano tutte le altre. Contiene il segreto della carità. Cerchiamo di cogliere, con l’aiuto dello Spirito, tale segreto.

Il termine originale usato da san Paolo e che viene tradotto “senza finzioni”, è anhypòkritos, cioè senza ipocrisia. Questo vocabolo è una specie di luce-spia; è, infatti, un termine raro che troviamo impiegato, nel Nuovo Testamento, quasi esclusivamente per definire l’amore cristiano. L’espressione “amore sincero” (anhypòkritos) ritorna ancora in 2 Corinzi 6, 6 e in 1 Pietro 1, 22. Quest’ultimo testo permette di cogliere, con tutta certezza, il significato del termine in questione, perché lo spiega con una perifrasi; l’amore sincero – dice – consiste nell’amarsi intensamente “di vero cuore”.

San Paolo, dunque, con quella semplice affermazione: “la carità sia senza finzioni!”, porta il discorso alla radice stessa della carità, al cuore. Quello che si richiede dall’amore è che sia vero, autentico, non finto. Come il vino, per essere “sincero”, deve essere spremuto dall’uva, così l’amore dal cuore. Anche in ciò l’Apostolo è l’eco fedele del pensiero di Gesù; egli, infatti, aveva indicato, ripetutamente e con forza, il cuore, come il “luogo” in cui si decide il valore di ciò che l’uomo fa, ciò che è puro, o impuro, nella vita di una persona (Mt 15, 19).

Possiamo parlare di un’intuizione paolina, a riguardo della carità; essa consiste nel rivelare, dietro l’universo visibile ed esteriore della carità, fatto di opere e di parole, un altro universo tutto interiore, che è, nei confronti del primo, ciò che è l’anima per il corpo. Ritroviamo questa intuizione nell’altro grande testo sulla carità, che è 1 Corinzi 13. Ciò che san Paolo dice lì, a osservare bene, si riferisce tutto a questa carità interiore, alle disposizioni e ai sentimenti di carità: la carità è paziente, è benigna, non è invidiosa, non si adira, tutto copre, tutto crede, tutto spera... Nulla che riguardi, per sé e direttamente, il fare del bene, o le opere di carità, ma tutto è ricondotto alla radice del volere bene. La benevolenza viene prima della beneficenza.

È l’Apostolo stesso che esplicita la differenza tra le due sfere della carità, dicendo che il più grande atto di carità esteriore - il distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze - non gioverebbe a nulla, senza la carità interiore (cf. 1 Cor 13, 3). Sarebbe l’opposto della carità “sincera”. La carità ipocrita, infatti, è proprio quella che fa del bene, senza voler bene, che mostra all’esterno qualcosa che non ha un corrispettivo nel cuore. In questo caso, si ha una parvenza di carità, che può, al limite, nascondere egoismo, ricerca di sé, strumentalizzazione del fratello, o anche semplice rimorso di coscienza.

Sarebbe un errore fatale contrapporre tra di loro carità del cuore e carità dei fatti, o rifugiarsi nella carità interiore, per trovare in essa una specie di alibi alla mancanza di carità fattiva. Del resto, dire che, senza la carità, “a niente mi giova” anche il dare tutto ai poveri, non significa dire che ciò non serve a nessuno e che è inutile; significa piuttosto dire che non giova “a me”, mentre può giovare al povero che la riceve. Non si tratta, dunque, di attenuare l’importanza delle opere di carità (lo vedremo, dicevo, la prossima volta), quanto di assicurare a esse un fondamento sicuro contro l’egoismo e le sue infinite astuzie. San Paolo vuole che i cristiani siano “radicati e fondati nella carità” (Ef 3, 17), cioè che l’amore sia la radice e il fondamento di tutto.

Amare sinceramente significa amare a questa profondità, là dove non puoi più mentire, perché sei solo davanti a te stesso, solo davanti allo specchio della tua coscienza, sotto lo sguardo di Dio. “Ama il fratello –scrive Agostino – colui che, davanti a Dio, là dove egli solo vede, rassicura il suo cuore e si chiede nell’intimo se veramente agisce così per amore del fratello; e quell’occhio che penetra nel cuore, là dove l’uomo non può giungere, gli rende testimonianza”[4]. Era amore sincero perciò quello di Paolo per gli ebrei se poteva dire: “Dico la verità in Cristo, non mento; poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore; io stesso vorrei essere anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne” (Rom 9,1-3).

Per essere genuina, la carità cristiana deve, dunque, partire dall’interiore, dal cuore; le opere di misericordia dalle “viscere di misericordia” (Col 3, 12). Tuttavia, dobbiamo subito precisare che qui si tratta di qualcosa di molto più radicale della semplice “interiorizzazione”, cioè di uno spostare l’accento dalla pratica esteriore della carità alla pratica interiore. Questo è solo il primo passo. L’interiorizzazione approda alla divinizzazione! Il cristiano – diceva san Pietro – è colui che ama “di vero cuore”: ma con quale cuore? Con “il cuore nuovo e lo Spirito nuovo” ricevuto nel battesimo!

Quando un cristiano ama così, è Dio che ama attraverso di lui; egli diventa un canale dell’amore di Dio. Avviene come per la consolazione che altro non è se non una modalità dell’amore: “Dio ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (2 Cor 1, 4). Noi consoliamo con la consolazione con cui siamo consolati da Dio, amiamo con l’amore con cui siamo amati da Dio. Non con uno diverso. Questo spiega la risonanza, apparentemente sproporzionata, che ha talvolta un semplicissimo atto di amore, spesso perfino nascosto, la speranza e la luce che crea all’intorno.


3. La carità edifica

Quando si parla della carità negli scritti apostolici, non se ne parla mai in astratto, in modo generico. Lo sfondo è sempre l’edificazione della comunità cristiana. In altre parole, il primo ambito di esercizio della carità deve essere la Chiesa e più concretamente ancora la comunità in cui si vive, le persone con cui si hanno relazioni quotidiane. Così deve avvenire anche oggi, in particolare nel cuore della Chiesa, tra coloro che lavorano a stretto contatto con il Sommo Pontefice.

Per un certo tempo nell'antichità si usò designare con il termine carità, agape, non solo il pasto fraterno che i cristiani prendevano insieme, ma anche l'intera Chiesa[5]. Il martire sant'Ignazio di Antiochia saluta la Chiesa di Roma come quella che “che presiede alla carità (agape)”, cioè alla “fraternità cristiana”, all’insieme di tutte le chiese[6]. Questa frase non afferma solo il fatto del primato, ma anche la sua natura, o il modo di esercitarlo: cioè nella carità.

La Chiesa ha urgente bisogno di una vampata di carità che risani le sue fratture. In un suo discorso Paolo VI diceva: “La Chiesa ha bisogno di sentire rifluire per tutte le sue umane facoltà l’onda dell’amore, di quell’amore che si chiama carità, e che appunto è diffusa nei nostri cuori proprio dallo Spirito Santo che a noi è stato dato” [7]. Solo l'amore guarisce. È l'olio del samaritano. Olio anche perché deve galleggiare al di sopra di tutto come fa appunto l'olio rispetto ai liquidi. “Al di sopra di tutto vi sia la carità che è il vincolo della perfezione” (Col 3, 14). Al di sopra di tutto, super omnia! Dunque anche della fede e della speranza, della disciplina, dell'autorità, anche se, evidentemente, la stessa disciplina e autorità può essere un'espressione della carità. Non c'è unità senza la carità e, se ci fosse, sarebbe solo un’unità di poco valore per Dio.

Un ambito importante su cui lavorare è quello dei giudizi reciproci. Paolo scriveva ai Romani: “Perché giudichi il tuo fratello? Perché disprezzi il tuo fratello?... Cessiamo dunque dal giudicarci gli uni gli altri” (Rm 14, 10.13). Prima di lui Gesù aveva detto: “Non giudicate, per non essere giudicati. [...] Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?” (Mt 7, 1-3). Paragona il peccato del prossimo (il peccato giudicato), qualunque esso sia, a una pagliuzza, in confronto al peccato di colui che giudica (il peccato di giudicare) che è una trave. La trave è il fatto stesso di giudicare, tanto esso è grave agli occhi di Dio.

Il discorso sui giudizi è certamente delicato e complesso e non si può lasciare a metà, senza che appaia subito poco realistico. Come si fa, infatti, a vivere del tutto senza giudicare? Il giudizio è implicito in noi perfino in uno sguardo. Non possiamo osservare, ascoltare, vivere, senza dare delle valutazioni, cioè senza giudicare. Un genitore, un superiore, un confessore, un giudice, chiunque ha una qualche responsabilità su altri, deve giudicare. Talvolta, anzi, come è il caso di molti qui in Curia, il giudicare è, appunto, il tipo di servizio che uno è chiamato a prestare alla società o alla Chiesa.

Difatti, non è tanto il giudizio che si deve togliere dal nostro cuore, quanto il veleno dal nostro giudizio! Cioè l’astio, la condanna. Nella redazione di Luca, il comando di Gesù: “Non giudicate e non sarete giudicati” è seguito immediatamente, come per esplicitare il senso di queste parole, dal comando: “Non condannate e non sarete condannati” (Lc 6, 37). Per sé, il giudicare è un’azione neutrale, il giudizio può terminare sia in condanna che in assoluzione e in giustificazione. Sono i giudizi negativi che vengono ripresi e banditi dalla parola di Dio, quelli che insieme con il peccato condannano anche il peccatore, quelli che mirano più alla punizione che alla correzione del fratello.

Un altro punto qualificante della carità sincera è la stima: “Gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rm 12, 10). Per stimare il fratello, bisogna non stimare troppo se stessi, non essere sempre sicuri di sé; bisogna – dice l’Apostolo – “non farsi un’idea troppo alta di se stessi” (Rm 12, 3). Chi ha un’idea troppo alta di se stesso è come un uomo che, di notte, tiene davanti agli occhi una fonte di luce intensa: non riesce a vedere nient’altro al di là di essa; non riesce a vedere le luci dei fratelli, i loro pregi e i loro valori.

“Minimizzare” deve diventare il nostro verbo preferito, nei rapporti con gli altri: minimizzare i nostri pregi e i difetti altrui. Non minimizzare i nostri difetti e i pregi altrui, come, invece, siamo portati a fare spesso, che è la cosa diametralmente opposta! C’è una favola di Esopo al riguardo; nella rielaborazione che ne fa La Fontaine suona così:

“Quando viene in questa valle

porta ognuno sulle spalle

una duplice bisaccia.

Dentro a quella che sta innanzi

volentieri ognun di noi

i difetti altrui vi caccia,

e nell’altra mette i suoi”[8].

Dovremmo semplicemente rovesciare le cose: mettere i nostri difetti sulla bisaccia che abbiamo davanti e i difetti degli altri su quella di dietro. San Giacomo ammonisce: “Non sparlate gli uni degli altri” (Gc 4,11). Il pettegolezzo ha cambiato nome, si chiama gossip e sembra diventato una cosa innocente, invece è una delle cose che più inquinano il vivere insieme. Non basta non sparlare degli altri; bisogna anche impedire che altri lo facciano in nostra presenza, far loro capire, magari silenziosamente, che non si è d’accordo. Che aria diversa si respira in un ambiente di lavoro e in una comunità quando si prende sul serio l’ammonizione di san Giacomo! In molti locali pubblici una volta c’era la scritta: “Qui non si fuma”, o anche “Qui non si bestemmia”. Non sarebbe male sostituirle, in alcuni casi, con la scritta: “Qui non si fa pettegolezzo!”

Terminiamo ascoltando come rivolta a noi l’esortazione dell’Apostolo alla comunità di Filippi da lui tanto amata: “Rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento. Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fil 2, 2-5).


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1) Cf. S. Kierkegaard, Gli atti dell’amore, Milano, Rusconi, 1983, p. 163.

2) Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, II Parte, Libreria Editrice Vaticana 2011, pp. 76 s.

3) S. Caterina da Siena, Dialogo 64.

4) S. Agostino, Commento alla Prima Lettera di Giovanni, 6,2 (PL 35, 2020).

5) Lampe, A Patristic Greek Lexicon, Oxford 1961, p. 8

6) S. Ignazio d'Antiochia, Lettera ai Romani, saluto iniziale.

7) Discorso all’udienza generale del 29 Novembre 1972 (Insegnamenti di Paolo VI, Tipografia Poliglotta Vaticana, X, pp. 1210s.).

8) J. de La Fontaine, Favole, I, 7


+PetaloNero+
00sabato 9 aprile 2011 16:04
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: RIUNIONE SULLA CHIESA CATTOLICA IN CINA


Dall’11 al 13 aprile 2011 si riunirà, in Vaticano, la Commissione che il Papa Benedetto XVI ha istituito nel 2007 per studiare le questioni di maggiore importanza, relative alla vita della Chiesa cattolica in Cina. Fanno parte di detta Commissione i Superiori dei Dicasteri della Curia Romana, che sono competenti in materia, e alcuni rappresentanti dell'Episcopato cinese e di congregazioni religiose.

La prima riunione plenaria, svoltasi nei giorni 10-12 marzo 2008, ebbe, come tema, la Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI aveva indirizzato ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007. Nelle due riunioni successive (30 marzo-1° aprile 2009 e 22-24 marzo 2010) si prese in esame il tema della formazione umana, intellettuale, spirituale e pastorale dei seminaristi e delle persone consacrate, nonché quello della formazione permanente dei sacerdoti.

Nella prossima riunione plenaria sarà presa in esame la situazione pastorale delle circoscrizioni ecclesiastiche in Cina, con particolare riferimento alle sfide che la Chiesa incontra nell'incarnare il Vangelo nelle attuali condizioni sociali e culturali.
+PetaloNero+
00martedì 12 aprile 2011 01:45
Il culto liturgico in onore del beato Giovanni Paolo II
Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti



ROMA, lunedì, 11 aprile 2011 (ZENIT.org).- In vista della beatificazione di Giovanni Paolo II -- che sarà presieduta dal suo successore Benedetto XVI il prossimo 1° maggio in piazza San Pietro -- la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha emanato un decreto che regola il culto liturgico riservato al prossimo beato.

Il testo indica in particolare modi, tempi e luoghi per la celebrazione della messa di ringraziamento nell'arco dell'anno successivo alla beatificazione; per l'iscrizione del suo nome nei calendari particolari della diocesi di Roma e delle diocesi della Polonia, e in altri calendari propri; per la scelta del nuovo beato come titolare di una chiesa.


* * *

DECRETO

circa il culto liturgico da tributare in onore del Beato Giovanni Paolo II, Papa

Un carattere di eccezionalità, riconosciuto dall'intera Chiesa cattolica sparsa su tutta la terra, riveste la beatificazione del Venerabile Giovanni Paolo II, di felice memoria, che avverrà il 1° maggio 2011 presso la Basilica di San Pietro a Roma, presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI. Attesa tale straordinarietà, a seguito di numerose richieste circa il culto liturgico in onore del nuovo Beato, secondo i luoghi e i modi stabiliti dal diritto, questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti si dà premura di comunicare quanto disposto al riguardo.

Messa di ringraziamento

Si dispone che nell'arco dell'anno successivo alla beatificazione di Giovanni Paolo II, ossia fino al 1° maggio 2012, sia possibile celebrare una santa Messa di ringraziamento a Dio in luoghi e giorni significativi. La responsabilità di stabilire il giorno o i giorni, come anche il luogo o i luoghi del raduno del popolo di Dio, compete al Vescovo diocesano per la sua diocesi. Considerate le esigenze locali e le convenienze pastorali, si concede che si possa celebrare una santa Messa in onore del nuovo Beato in una domenica durante l'anno come, altresì, in un giorno compreso tra i nn. 10-13 della Tabella dei giorni liturgici.

Analogamente, per le famiglie religiose compete al Superiore Generale offrire indicazioni circa giorni e luoghi significativi per l'intera famiglia religiosa.

Per la santa Messa, con possibilità di cantare il Gloria, si prega la colletta propria in onore del Beato (vedi allegato); le altre orazioni, il prefazio, le antifone e le letture bibliche sono attinte dal Comune dei pastori, per un papa. Se ricorre una domenica durante l'anno, per le letture bibliche si potranno scegliere testi adatti dal Comune dei pastori per la prima lettura, con il relativo Salmo responsoriale, e per il Vangelo.

Iscrizione del nuovo Beato nei Calendari particolari

Si dispone che nel Calendario proprio della diocesi di Roma e delle diocesi della Polonia la celebrazione del Beato Giovanni Paolo II, Papa, sia iscritta il 22 ottobre e celebrata ogni anno come memoria.

Circa i testi liturgici si concedono come propri l'orazione colletta e la seconda lettura dell'Ufficio delle letture, col relativo responsorio (vedi allegato). Gli altri testi si attingono dal Comune dei pastori, per un papa.

Quanto agli altri Calendari propri, la richiesta di iscrizione della memoria facoltativa del Beato Giovanni Paolo II potrà essere presentata a questa Congregazione dalle Conferenze dei Vescovi per il loro territorio, dal Vescovo diocesano per la sua diocesi, dal Superiore Generale per la sua famiglia religiosa.

Dedicazione di una chiesa a Dio in onore del nuovo Beato

La scelta del Beato Giovanni Paolo II come titolare di una chiesa prevede l'indulto della Sede Apostolica (cfr. Ordo dedicationis ecclesiae, Praenotanda n. 4), eccetto quando la sua celebrazione sia già iscritta nel Calendario particolare: in questo caso non è richiesto l'indulto e al Beato, nella chiesa in cui è titolare, è riservato il grado di festa (cfr. Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, Notificatio de cultu Beatorum, 21 maggio 1999, n. 9).

Nonostante qualsiasi cosa in contrario.

Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 2 aprile 2011.


* * *

Il testo della colletta
Per la messa in onore del prossimo beato si utilizzerà la colletta propria che pubblichiamo di seguito. Le altre orazioni, il prefazio, le antifone e letture bibliche sono del Comune dei pastori, per un Papa. La prima lettura è tratta da Isaia (52, 7-10); il salmo responsoriale è il 96/95 (1-2a. 2b-3. 7-8a. 10); l'alleluia è da Giovanni (10, 14); il vangelo è da Giovanni (21, 15-17).


* * *

Dal Comune dei pastori: per un Papa

Colletta

O Dio, ricco di misericordia,

che hai chiamato il beato Giovanni Paolo II, papa,

a guidare l'intera tua Chiesa,

concedi a noi, forti del suo insegnamento,

di aprire con fiducia i nostri cuori

alla grazia salvifica di Cristo, unico Redentore dell'uomo.

Egli è Dio e vive e regna con te,

nell'unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.



[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 12 aprile 2011]


+PetaloNero+
00martedì 12 aprile 2011 16:02
DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, REV.DO P. FEDERICO LOMBARDI, S.I., A PROPOSITO DELLA SITUAZIONE DELL’EX VESCOVO DI BRUGES, MONS. ROGER VANGHELUWE


Interrogato a proposito della situazione dell’ex vescovo di Bruges, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede P. Federico Lombardi ha dichiarato:

Nel quadro del procedimento nei confronti di Mons. Roger Vangheluwe, ex vescovo di Bruges, la Congregazione per la Dottrina della Fede – come già comunicato dalla Nunziatura in Belgio - ha stabilito che egli lasci il Belgio e si sottoponga a un periodo di trattamento spirituale e psicologico. In tale periodo evidentemente non gli è permesso alcun esercizio pubblico del ministero sacerdotale ed episcopale. Il trattamento psicologico è stato disposto dalla Congregazione per ottenere gli ulteriori elementi diagnostici e prognostici utili per continuare e concludere la procedura in vista della decisione definitiva, che rimane di competenza della Congregazione stessa, e da approvarsi da parte del Santo Padre. Tale decisione naturalmente terrà conto dei diversi aspetti della questione, a cominciare dalla sofferenza delle vittime e dalle esigenze della giustizia. Il procedimento è quindi tuttora in corso e la decisione presa finora dalla Congregazione è interlocutoria e non definitiva.


+PetaloNero+
00martedì 12 aprile 2011 16:03
COMUNICATO: TERZA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI (30-31 MARZO 2011)


L’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi ha incentrato i suoi lavori sul tema "La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: Comunione e testimonianza. 'La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola' (At 4, 32)".

A questo tema e ai lavori sinodali e postsinodali si è richiamato il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S.E. Mons. Nikola Eterović, nell’introdurre i lavori della terza riunione del Consiglio Speciale, mettendo in rilievo le linee portanti degli interventi del Papa Benedetto XVI nel corso dell’Assise Sinodale, che costituicono quasi di un programma sinodale maturato all’interno dell’Assemblea, che attende di trovare applicazione nelle Chiese presenti in Medio Oriente.

Mons. Eterović ha fatto pure riferimento alla situazione attuale nel Medio Oriente, che obbliga i cristiani a seguire l’esempio della prima comunità della Chiesa, nella quale tutti davano testimonianza di comunione, pur vivendo nelle difficoltà derivanti dalla novità della vita che avevano abbracciato, tra cui l’opposizione e l’inimicizia di molti.

Nel saluto iniziale l’Eccellentissimo Segretario Generale ha rivolto, a nome di tutto il Consiglio, un pensiero di saluto e congratulazioni a Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, recentemente eletto Patriarca di Antiochia dei Maroniti.

L’ordine del giorno della riunione tenuta nei giorni 30 e 31 marzo 2011 presso la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi prevedeva l’aggiornamento informativo sulla situazione concreta nelle diverse Chiese di appartenenza dei Membri del Consiglio e lo studio di un progetto in vista di una bozza di lavoro sui contenuti delle Proposizioni dell’Assemblea suddetta ordinati in una struttura letteraria organica.

Ha fatto da sfondo allo scambio di pareri e informazioni, la situazione generale del Medio Oriente e del Nord Africa. La situazione precaria dovuta a movimenti sociopolitici interessa da vicino le Chiese che condividono le gioie e le preoccupazioni dei cittadini, costretti in molti casi ad emigrare a causa della violenza, della mancanza di lavoro, della restrizione della libertà religiosa, del ridotto spazio della democrazia. Peraltro rimane impellente la necessità di un dialogo libero e fruttuoso con le altre religioni e con i legittimi rappresentanti dei poteri civili.

Dopo un confronto tra i presenti, i Membri del Consiglio si sono divisi in due gruppi linguistici per approfondire la materia trattata e soprattutto per riflettere sull’elaborazione di una bozza da offrire come testo di riferimento in vista della stesura del documento postsinodale.

Concordata per la prossima quarta riunione del Consiglio la data del 17-18 maggio 2011, i Membri hanno concluso i lavori con la preghiera affinché per intercessione della Beata Vergine Maria, Regina della Pace, il Medio Oriente e le regioni limitrofe ottengano il dono della pace nella giustizia e nella libertà per tutti.

+PetaloNero+
00mercoledì 13 aprile 2011 16:06
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DI YOUCAT (IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA PER I GIOVANI), PREPARATO PER LA XXVI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (MADRID 16-21 AGOSTO 2011)



Alle ore 12.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione di Youcat, sussidio al Catechismo della Chiesa Cattolica per i giovani, preparato per i partecipanti alla XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (Madrid 16-21 agosto 2011).
Intervengono: l’Em.mo Card. Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici; l’Em.mo Card. Christoph Schönborn, O.P., Arcivescovo di Vienna; S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione; il Signor Bernhard Meuser, Promotore ed Editore di Youcat; e due giovani che hanno collaborato alla preparazione di Youcat: Nikolaus Magnis e Isabel Meuser.
Pubblichiamo di seguito l’intervento del Card. Stanisław Ryłko, di S.E. Mons. Rino Fisichella, del Sig. Bernhard Meuser e la testimonianza dei due giovani:




INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. STANISºAW RYºKO

Nella tradizione delle Giornate Mondiali della Gioventù - e si può già parlare di tradizione perché sono trascorsi più di 25 anni da quando, nel 1985, il Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II ebbe l’intuizione profetica di istituirle - Youcat giunge come una novità, un dono, un prezioso contributo. Indubbiamente sarà una sorpresa per i migliaia di giovani, che si raduneranno a Madrid il prossimo agosto, trovare negli zaini, distribuiti dagli organizzatori, un esemplare di questo Catechismo per Giovani, tradotto nelle 6 lingue "ufficiali" della GMG (ancora in fase di elaborazione). E saranno distribuite circa 700 mila copie! Si tratta di un dono del Santo Padre Benedetto XVI ai giovani partecipanti alla GMG. Nella prefazione, il Papa - rivolgendosi personalmente a ciascuno di loro - definisce Youcat "un libro straordinario /.../ per il suo contenuto e per il modo in cui si è formato".

Youcat si presenta in perfetta sintonia con il tema della prossima GMG: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). Più volte è stato ricordato che le Giornate Mondiali della Gioventù non sono altro che avvenimenti nei quali i giovani sono chiamati ad incontrare Cristo, a seguirlo, ad ascoltare i suoi insegnamenti, ad entrare in comunione con Lui, ad essere sempre più membra vive del suo Corpo, che è la Chiesa. Questi in sintesi gli scopi delle GMG. Tramite questi eventi, sia Giovanni Paolo II sia Benedetto XVI hanno voluto aiutare i giovani a riscoprire la verità, la bellezza e la gioia di essere cristiani nel nostro mondo. Alla base delle GMG sta la convinzione che, nella vita di ogni uomo, la giovinezza costituisce un passaggio drammatico e al tempo stesso esaltante. E’ quella tappa dell’esistenza in cui la ragione chiede di trovare un "senso", si è alla ricerca dei grandi ideali di vita e delle risposte ai tanti interrogativi che solo Cristo può soddisfare in modo pieno.

Benedetto XVI spesso ricorda che siamo in piena "emergenza educativa". Si corre il rischio, infatti, che l’evento della GMG scuota sì l’animo dei giovani, riscaldi i loro cuori, susciti emozioni forti e grandi entusiasmi, ma dopo si torna alle abitudini di sempre, dove talvolta sembra che non accada nulla di bello o importante e subentra inevitabilmente il grigiore del quotidiano... Non è sufficiente, dunque, far "sognare" i giovani, ma occorre aiutarli a crescere con radici ben salde nell’humus della Tradizione cristiana. Va notato, inoltre, che la fede corre, oggi più che mai, il rischio del soggettivismo e del relativismo. Quanti nostri contemporanei compongono il loro "mix" di credenze, scegliendole e scartandole arbitrariamente, riducendole così a sole opinioni! Una vera educazione alla fede dei giovani, dunque, deve cominciare proponendo Cristo alla loro libertà. E’ Lui la roccia sicura su cui possono costruire la loro vita! I giovani devono scoprire di essere figli e, al tempo stesso, protagonisti creativi di una Tradizione che giunge loro attraverso una catena bimillenaria di testimoni della fede.

In questa prospettiva, Youcat è un grande dono e un valido contributo allo scopo di rendere la fede dei giovani più salda, più fedele agli insegnamenti della Chiesa e più decisa nel condividere con gli altri le ragioni della propria speranza. Da qui l’accorato appello di Benedetto XVI nella Prefazione a Youcat: "Studiate il catechismo!...", "Rimanete /.../ in dialogo sulla vostra fede!", "Dovete sapere che cosa credete; dovete conoscere la vostra fede...". E sarebbe un grave errore pensare che Youcat debba sostituire per i giovani il "Catechismo della Chiesa Cattolica" oppure il suo "Compendio". Sarebbe come mancare di fiducia nei loro confronti e sottovalutare la loro intelligenza. Youcat traduce i contenuti del "Catechismo della Chiesa Cattolica" con metodo rigoroso e fedele e con un linguaggio adeguato ai giovani. Esso non prescinde dal Catechismo, ma conduce ad esso; è una sorta di "apri-strada" al Catechismo e al suo "Compendio". Il suo obiettivo è proprio quello di portare i giovani ad approfondire la conoscenza della loro fede. Educare i giovani a studiare con impegno Youcat è un passaggio fondamentale per aiutarli a capire che la fede non è un’ispirazione spirituale soggettiva, né un semplice sentimento religioso o un’ideologia, ma un metodo di conoscenza della verità, un incontro con un avvenimento, con una Persona viva che si chiama Gesù Cristo (cfr Deus caritas est, n.1). Non possiamo dimenticare poi il tema scelto dal Santo Padre per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede" (cfr Col 2,7). Sono certo che Youcat rappresenterà un importante sussidio per la riflessione personale dei giovani su queste incisive parole di San Paolo. L’Apostolo delle genti continua a scrivere, rivolgendosi ai Colossesi: "…saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie", badando "che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo" (Col 2,7-8): parole di sorprendente attualità! In tal senso, Youcat è uno strumento provvidenziale per l’evangelizzazione delle giovani generazioni oggi.

Complimenti, dunque, agli Autori e ai Promotori di Youcat che avrà sicuramente un enorme impatto sui giovani in tutti i continenti!

E in modo particolare, un sentito grazie al Santo Padre Benedetto XVI per questo dono prezioso che ha voluto offrire ai giovani partecipanti della GMG di Madrid 2011!



INTERVENTO DI S.E. MONS. RINO FISICHELLA

Youcat è un vero catechismo e come tale un valido strumento per la nuova evangelizzazione nel mondo giovanile. Forse non a tutti piacerà la proposta di un catechismo; eppure, nell’urgenza formativa in cui ci troviamo, uno strumento come questo corrisponde alle attese di tanti formatori che hanno consapevolezza e diretta esperienza della debolezza culturale riguardo i contenuti fondamentali della fede. Non si sono ancora spente del tutto le illusioni di quanti pensano che in fatto di cristianesimo tutto sia da riportare alla sola emozione di alcune belle esperienze che non trovano poi seguito nella costante formazione che deve toccare inevitabilmente anche l’impegno dell’intelligenza, perché la scelta di fede possa essere libera e personale. Da questa prospettiva, il catechismo non solo è importante, ma per alcuni versi essenziale per la vita delle nuove generazioni avvolte troppo spesso da un contesto culturale di grande frammentarietà che impedisce loro di avere una visione unitaria della vita. In questo contesto, anche la fede ha bisogno più che mai di presentare il suo contenuto in modo unitario. Lo deve fare per almeno due ragioni: la prima, per far emergere l’unità del contenuto di fede che si sviluppa dalla professione di fede alla celebrazione del mistero nei sacramenti, a un conseguente stile di vita come seguaci di Gesù Cristo per concludersi nella preghiera. La seconda ragione, è per far comprendere che i cristiani anche se sparsi in tutto il mondo vivono un’unità che va al di là delle differenze di lingua, razza e cultura; il segno visibile di questa unità è donata dal Successore di Pietro che tutti conferma nella stessa fede di sempre e tutti raccoglie nell’unica, santa Chiesa cattolica e apostolica.

Youcat non è solo un’ottima mediazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Esso corrisponde anche a un’esigenza del momento presente che deve saper presentare in un linguaggio semplice, completo e soprattutto accessibile ai giovani il patrimonio di fede che da sempre e in ogni luogo i cristiani professano. L’opportunità che venga distribuito a tutti i giovani presenti alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid non fa che arricchire di significato la sua consegna (traditio) e dà grande spessore al segno dell’universalità. Come da sempre avviene nella tradizione della Chiesa per la preparazione dei catecumeni, all’atto della consegna (traditio) deve seguire quello della restituzione (redditio). Questa forma può analogicamente essere assunta in questa circostanza per il catechismo. Ci aspettiamo con tanta fiducia che al giusto entusiasmo per la redazione di Youcat, reso ancora più prezioso perché pensato da giovani e redatto da loro coniugando insieme interrogativi del mondo giovanile ed esigenze della fede, possa corrispondere la soddisfazione di verificare quanto questo catechismo diventi un vero strumento di studio e di formazione per tanti giovani così da vivere con maggior consapevolezza e responsabilità la fede. Vorremmo fare nostre le parole di s. Agostino usate proprio in questo stesso contesto: "Lo dovete tenere presente sempre nella mente e nel cuore" (Sermo 215,1). D’altronde, nessuno può dare ciò che non ha. La nuova evangelizzazione, pur rivolgendosi a tutta la Chiesa, è ovvio che vede nel mondo giovanile un interlocutore privilegiato, consapevoli che il futuro passa anche attraverso la loro testimonianza. Proprio per questo, la catechesi diventa parte integrante ed essenziale del progetto di una nuova evangelizzazione, soprattutto per quei giovani che vivendo in Paesi la cui cultura è radicata nella tradizione cristiana, verificano l’allontanamento di tanti coetanei dalla fede, dalla comunità e dalla stessa religione.

La sensibilità propria dell’équipe di giovani che hanno atteso alla realizzazione di Youcat permette di guardare ai prossimi anni con la speranza di avere generazione di credenti più consapevoli della responsabilità di essere cristiani in un mondo dalle dinamiche sempre più complesse che creano non di rado conflitti, difficoltà e discriminazioni proprio in riferimento alla fede. Youcat è stato redatto con la metodologia della domanda e risposta. Una scelta intelligente che condividiamo per diversi motivi. Anzitutto, perché pedagogicamente permette di comporre al meglio la sintesi necessaria per conservare i contenuti in una forma breve e sintetica. Noi stessi, d’altronde, sentiamo da diversi anni l’esigenza di giungere a delle "formule brevi" di fede che possano essere memorizzate in modo facile. La storia delle professioni di fede, d’altronde, mostrerebbe con chiarezza che questo è avvenuto agli albori del cristianesimo e quelle formule permangono inalterate nei testi sacri. Mi sembra interessante, comunque, sottolineare un secondo motivo. Nella sua prima lettera l’apostolo Pietro scrive: "Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1 Pt 3,15). Nell’indifferenza generale e nel relativismo strisciante, diventa difficile oggi trovare qualcuno che chieda ragione della nostra fede. Il grande compito che abbiamo, quindi, diventa quello di provocare e suscitare la domanda stessa. E’ interessante osservare che i destinatari della lettera dell’apostolo siano dei giovani di quella prima comunità sparsa per le terre dell’antica Asia Minore. Una comunità di giovani venuti da poco alla fede e già sottoposti a persecuzioni e derisioni proprio perché cristiani. Pietro scrive per sostenerli nella prova e indica loro la strada da seguire: essere sempre pronti a dare delle ragioni del loro credere. Non è un caso che il successore di Pietro, Benedetto XVI, scrivendo l’Introduzione a Youcat solleciti altri giovani di un'altra epoca, come se il tempo non fosse mai passato, a saper dare ragione della stessa fede di sempre con l’invito: "Studiate il catechismo… non è accomodante; non offre facili soluzioni; esige una nuova vita da parte vostra… studiate il catechismo con passione e perseveranza…dovete sapere che cosa credete, dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer… dovete essere ben più profondamente radicati nella fede dei vostri genitori". Un impegno da prendere in seria considerazione e di cui noi tutti vogliamo essere partecipi.



INTERVENTO DEL SIG. BERNHARD MEUSER

Dear Cardinal Schönborn, dear Cardinal Rylko, dear Archbishop Fisichella, dear journalists,


my name is Bernhard Meuser. In various ways I could make a contribution to the development of the YOUCAT. I’m the publisher of the Catholic publishing house Pattloch in Munich which brings out the German edition of the work. I was also asked by Cardinal Schönborn to find the international Catholic publishers for the YOUCAT and to take responsibility for the design and the global look of the work. I also belonged to the team of four authors who developed together with over 50 young people (and accompanied by a theological board) the text and the concept of YOUCAT. I am happy and proud to be part of a truly Catholic project – which now involves 200 people, who all took part in their own way. May I introduce some of them to you?

There are Michaela Heereman and Christian Schmitt. Mrs. Heereman is a writer, religious educator and mother of six children; three of them spend their lives in the service of the church. Dr. Christian Schmitt is a priest of the Diocese of Münster and a member of the Community "Emmanuel". One day in spring 2006, we were sitting in the living room of Johannes Eltz, a priest from the diocese of Limburg. Should the four of us, aided by a group of young people, dare to make a draft for a youth catechism? We knew: 1. It would mean years of work. 2. We would provide it as a gift to the church and would not receive any money. 3. It was uncertain whether it would be accepted by the church. We tried.

Let me introduce Prof. Dr. Michael Langer, professor for religious education at the Universities of Regensburg and Dortmund. He stands for the people who gave their academic advice and support to the book. It was Langer’s merit that we put a first version of the YOUCAT into the shredder. The YOUCAT got better then.

Alexander Lengerke is the designer of YOUCAT. He has created the look of the YOUCAT and who also made the trendy cartoons.

Mrs. Susanne Zeidler and Father Joaquin Allende Luco are leaders of the charity organisation "Aid to the Church in Need" ("Kirche in Not"), and they answered the desire of the Holy Father in an extremely generous way: One of the most powerful book printruns in the world is sponsored mainly by the "Aid to the Church in Need". This is great! I thank you on behalf of all.

It gives me great pleasure to welcome today Catholic publishers from many nations: Father Joseph Fessio from San Francisco, Maarten Steenbergen from Belgium, José Miguel and Manuel Oriol from Madrid, Frei Darlei Zanon from Lisbon, Donato Falmi from Rome, Father Tomasz Lubas from Czestochowa, Father Fatka from Prague, Petar Balta from Split, Vlado Lesnik from Maribor. The Church of France bestows the YOUCAT with a special honor: Their publishers are even represented by a delegation of bishops. These are the bishops Dufour, Dupleix and Podvin. All publishers are pleased to welcome you in the lounge and to inform you about the work in their homeland.

Many, many thanks to Cardinal Schönborn, who already carried a special responsibility in the making of the great 'Catechism of the Catholic Church". Now he had the freedom and the heart to encourage us "Catechism makers" in every way. But also Cardinal Meisner is important to mention. Together with Manfred Lütz, member of the Pontifical Council for the Laity, he opened a lot of doors for us in Rome. Many bishops and priests have encouraged us in every conceivable way. Cardinal Rylko, the head of the Pontifical Council for the Laity, has shown interest in our project – as well as Archbishop Fisichella, who sees in YOUCAT - we heard it in his landmark speech – an important instrument of evangelization. And it was Pope Benedict XVI. Himself, whom we have previously thanked with heartfelt, personal words in the general audience this morning. We knew that he regarded the YOUCAT with great favour, but when the preface of the Holy Father arrived, the paper was given from hand to hand. One of our young people cried out: "Das ist der Hammer!" I try to translate: "Awesome!!!"

This leads me to our young people! Many of them are here today. They can be recognized by the yellow T-shirts. Where did they come from that they were available for something as crazy as the "making of a Catechism"? We are speaking about young people who had discovered their interest in God and the Church during the World Youth Day in Cologne. With great enthusiasm they were working on something that should be their gift to the Catholic youth of the world. You, dear journalists, are invited to speak with these young people right after the event. And also you are invited to talk to all those whose names I have mentioned here. Please also have a look at the picture with the many crosses that was painted by the young people in the summer of 2007 and is on display in the hall.



TESTIMONIANZA DI NIKOLAUS MAGNIS



Nikolaus, in quale modo hanno collaborato i giovani?
Perché Youcat è veramente anche un lavoro di giovani?

Innanzitutto vorrei presentarmi: mi chiamo Nikolaus Magnis, vengo da Königstein vicino a Frankfurt e sono seminarista della diocesi di Limburgo. Me la cavo meglio in italiano che in inglese perché ho vissuto per due anni qui a Roma.

Noi giovani abbiamo collaborato anzitutto alle discussioni e alla formulazione delle domande. Va detto che Youcat non è scritto nello "slang" giovanile ("youthslang"), ma non per questo è meno esigente, anzi si rivolge ai lettori in maniera seria. Non è neanche scritto in un linguaggio esclusivamente teologico che possa essere compreso solo da chi ha studiato la teologia.

Noi abbiamo collaborato anche in altri modi. Ad esempio abbiamo messo insieme una raccolta di fotografie e immagini della nostra vita. Sicuramente avrebbero potuto esserci fotografie migliori, ma in questo modo abbiamo integrato le nostre domande e i nostri discorsi.

In questo modo, con le immagini e i disegni, Youcat risulta anche divertente.

Il nome di Youcat si deve ai giovani. Allora, per abbreviare, tutti chiamavano sempre solo "Ju-Kat" il progetto. Dalle iniziali di gioventù (Jugend in tedesco) e di catechismo. Poi a qualcuno è venuto in mente di scriverlo come è scritto adesso. E il Santo Padre ha "adottato" il nostro nome.

Nell’estate 2007 abbiamo inoltre creato una grande immagine in cui ognuno dei giovani ha dipinto una croce con la quale esprimeva la sua fede. Inizialmente sarebbe dovuta diventare la copertina di Youcat. L’abbiamo portata con noi, potete vederla nella stanza accanto alla sala stampa.

Poi si è bocciata l’idea poiché Alexander, che era responsabile per la grafica, ha avuto un’idea migliore. Ha detto: "Lasciateci fare un libro giallo! Giallo è il colore della Chiesa Cattolica. Nella copertina gialla aggiungiamo poi una Y Formata dalle vostre croci". Y sta per „young", „youth" oppure „you". Così è nata la copertina di Youcat.

Per noi però il giallo della copertina è più di una semplice trovata grafica, è già un programma, un messaggio a tutti giovani cattolici del mondo:

In tedesco diciamo: ZEIGT FARBE! Che significa:

mostrate il vostro colore, mostrate chi siete!

Non vi nascondete!

Non abbiate paura di essere credenti!

Siete cristiani cattolici, siate fieri di esserlo!

Voi giovani riceverete tutti in dono Youcat a Madrid dalle mani del Santo Padre, poiché ciò è importante per lui, poiché voi siete importanti per lui, poiché egli ha fiducia in voi.

Egli ci dice: "Dovete conoscere quello in cui credete; dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il suo pezzo; sì, dovete essere ben più profondamente radicati nella fede della generazione dei vostri genitori…"

Mostrate che l’avete compreso. „Show him the colour!"



TESTIMONIANZA DI ISABEL MEUSER

Isabel, you were involved from the beginning. What about your experiences?

Yes – I was involved from the very start. In 2006 around 50 young people including me from all over Germany met at a place in the countryside in southern Germany.

There was an already existing group which had participated in the world youth day the year before. I was amongst the younger ones and I have to admit that my expectations were rather modest.

I had never read the catechism or the compendium before and the word catechism seemed to suggest something square and outdatet. My prejudices were quite soon removed

as I began to understand what it actually was that we were doing: we tried to get to the bottom of our faith, to get to know what we precisely believe.

And the approach was very easy: we just kept asking question after question. Only during the week I began more and more to understand the importance of this catechism for young people.

It is a book that tells us in plain language about our faith, about god, about the church.

But a short information about me: I am now 22 years old and I’m studying violin at the Royal Academy in London. I am looking very much forward to Sunday when - together with Nikolaus – I will present the Holy Father with the already finished YOUCATs. I am really excited and feel very much honoured to be chosen for that task.

You’ll probably wonder, why they decided for me. Well – I could contribute something special to the YOUCAT. About one year ago I was changing my place of study (from The Hague to London) and had a time of transition. At this time the authors of the YOUCAT had just received mail from Rome: a big letter from the Congregation for the Doctrine of the Faith: Suggested improvements that had to be incorporated.

And I had the luck to be of use as a secretary. So I joined the gathering and tried to put the results of that wild discussion into writing. I was never before present at such a thoroughly exciting process. Everybody contributed according to his qualities and specialty and the joint struggle led to an astonishing product.

Encouraged by the notion that I was the only young person present I sometimes even dared to intervene. "It might all be very true what you’re saying here, but that’s perfectly incomprehensible for a non-theologian. Remember, young persons should read this!"

+PetaloNero+
00giovedì 14 aprile 2011 15:56
MESSAGGIO AI CATTOLICI CINESI DELLA COMMISSIONE PER LA CHIESA CATTOLICA IN CINA

Dall’11 al 13 aprile corrente si è svolta in Vaticano la 4ª Riunione Plenaria della Commissione, che il Papa Benedetto XVI ha istituito nel 2007 per studiare le questioni di maggiore importanza, riguardanti la vita della Chiesa in Cina.
Al termine della suddetta Riunione, i Partecipanti hanno rivolto ai cattolici cinesi il seguente Messaggio:


MESSAGGIO AI CATTOLICI CINESI

1. "Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo" (Rm 15, 13).

Dall’11 al 13 aprile corrente ci siamo riuniti in Vaticano per studiare alcune questioni di maggiore importanza, riguardanti la vita della Chiesa cattolica in Cina.

Gli incontri si sono svolti in un clima di serena e cordiale fraternità e sono stati arricchiti da contributi, che hanno tratto la propria efficacia sia dalla riflessione e dall’esperienza dei Partecipanti sia dalle informazioni e testimonianze qui pervenute dalla Cina.

Mossi dall’amore per la Chiesa in Cina, dal dolore per le prove che state affrontando e dal desiderio di incoraggiarvi, abbiamo approfondito la nostra conoscenza della situazione ecclesiale attraverso una visione panoramica sull’organizzazione e sulla vita delle Circoscrizioni ecclesiastiche nel vostro Paese. Abbiamo constatato il clima generale di disorientamento e di ansietà per il futuro, le sofferenze di alcune Circoscrizioni prive di Pastori, le divisioni interne di altre, la preoccupazione di altre ancora che non hanno personale e mezzi sufficienti per far fronte ai fenomeni di crescente urbanizzazione e di spopolamento delle aree rurali.

Da una lettura dei dati sono emerse, anche, una fede viva e un’esperienza di Chiesa, capaci di dialogare fruttuosamente con le realtà sociali di ciascun territorio. L’azione congiunta di Vescovi, sacerdoti, diaconi, persone consacrate e fedeli laici viene a comporre, nella maggior parte dei casi, un mosaico, nel quale si riflette l’immagine di Cristo e dei suoi molti discepoli. Molte religiose, con spirito di abnegazione e vivendo, non poche volte, in reali ristrettezze economiche, si spendono quotidianamente nella vicinanza alle famiglie, ai giovani, agli anziani e agli ammalati. Varie associazioni curano le opere di carità e di assistenza, facendosi carico delle necessità dei più poveri e di coloro che in questi anni sono stati colpiti da inondazioni e terremoti.

2. Incoraggiamo i Vescovi, insieme con i loro sacerdoti, a conformarsi sempre di più a Cristo Buon Pastore, a provvedere affinché i loro fedeli non manchino dell’insegnamento della fede, a stimolare una giusta operosità e a industriarsi per erigere, laddove mancano e sono necessari, nuovi luoghi di culto e di educazione alla fede e, soprattutto, per formare comunità cristiane mature. Invitiamo ancora i Pastori a curare, con rinnovato impegno ed entusiasmo, la vita dei fedeli, specialmente nei suoi elementi essenziali della catechesi e della liturgia. Esortiamo i medesimi Pastori ad insegnare ai sacerdoti, con il proprio esempio, ad amare, a perdonare e ad essere fedeli. Invitiamo poi le comunità ecclesiali a continuare ad annunciare il Vangelo con fervore sempre più intenso, mentre ci uniamo alla loro gratitudine verso Dio per il battesimo degli adulti, che sarà celebrato nei prossimi giorni pasquali.

3. Ci siamo soffermati in particolare su alcune difficoltà, emerse di recente nelle vostre comunità.

Per quanto riguarda il triste episodio dell’ordinazione episcopale di Chengde, la Santa Sede, in base alle informazioni e alle testimonianze finora ricevute non ha ragioni per considerarla invalida, mentre la ritiene gravemente illegittima, perché è stata conferita senza il mandato pontificio, e ciò rende anche illegittimo l’esercizio del ministero. Siamo inoltre addolorati perché è avvenuta dopo una serie di consacrazioni episcopali consensuali e perché i Vescovi consacranti hanno subito varie costrizioni. Come scrive il Santo Padre nella sua Lettera del 2007, "la Santa Sede segue con speciale cura la nomina dei Vescovi poiché questa tocca il cuore stesso della vita della Chiesa in quanto la nomina dei Vescovi da parte del Papa è garanzia dell'unità della Chiesa e della comunione gerarchica. Per questo motivo il Codice di Diritto Canonico (cfr can 1382) stabilisce gravi sanzioni sia per il Vescovo che conferisce liberamente l'ordinazione episcopale senza mandato apostolico sia per colui che la riceve: tale ordinazione rappresenta infatti una dolorosa ferita alla comunione ecclesiale e una grave violazione della disciplina canonica. Il Papa, quando concede il mandato apostolico per l'ordinazione di un Vescovo, esercita la sua suprema autorità spirituale: autorità ed intervento, che rimangono nell'ambito strettamente religioso. Non si tratta quindi di un'autorità politica, che si intromette indebitamente negli affari interni di uno Stato e ne lede la sovranità" (n. 9).

Le pressioni e le costrizioni esterne possono fare sì che non si incorra automaticamente nella scomunica. Resta tuttavia una ferita, provocata al corpo ecclesiale. Ogni Vescovo coinvolto è, pertanto, tenuto a riferire alla Santa Sede e a trovare il modo di chiarire la propria posizione ai sacerdoti e ai fedeli, professando nuovamente la fedeltà al Sommo Pontefice, per aiutarli a superare la loro sofferenza interiore e per riparare lo scandalo esterno, che è stato causato.

Siamo vicini a voi in questi momenti difficili. Invitiamo i sacerdoti, le persone consacrate e i fedeli laici a comprendere le difficoltà dei propri Vescovi, ad animarli, a sostenerli con la solidarietà e con la preghiera. Per tutti sarà, certamente, di conforto quanto il Papa scrive nella sua Lettera: "Sono consapevole delle gravi difficoltà, alle quali dovete far fronte [..] per mantenervi fedeli a Cristo, alla sua Chiesa e al Successore di Pietro. Ricordandovi che — come già affermava san Paolo (cfr Rm 8, 35-39) — nessuna difficoltà può separarci dall'amore di Cristo, nutro la fiducia che saprete fare tutto il possibile, confidando nella grazia del Signore, per salvaguardare l'unità e la comunione ecclesiale anche a costo di grandi sacrifici" (n. 8).

4. Per quanto riguarda l’8ª Assemblea Nazionale dei Rappresentanti Cattolici, sono illuminanti, ancora una volta, le parole del Santo Padre: "Considerando « il disegno originario di Gesù », risulta evidente che la pretesa di alcuni organismi, voluti dallo Stato ed estranei alla struttura della Chiesa, di porsi al di sopra dei Vescovi stessi e di guidare la vita della comunità ecclesiale, non corrisponde alla dottrina cattolica, secondo la quale la Chiesa è « apostolica », come ha ribadito anche il Concilio Vaticano II. […] Anche la dichiarata finalità dei suddetti organismi di attuare « i principi di indipendenza e autonomia, autogestione e amministrazione democratica della Chiesa », è inconciliabile con la dottrina cattolica" (n. 7).

5. La scelta di Pastori per la guida delle numerose diocesi vacanti è un’urgente necessità e, al tempo stesso, fonte di viva preoccupazione. La Commissione si augura vivamente che non ci siano nuove ferite alla comunione ecclesiale, e chiede al Signore forza e coraggio per tutte le persone coinvolte. Al riguardo, si deve tener presente anche quanto il Papa Benedetto XVI ha scritto: "La Santa Sede amerebbe essere completamente libera nella nomina dei Vescovi; pertanto, considerando il recente cammino peculiare della Chiesa in Cina, auspico che si trovi un accordo con il Governo per risolvere alcune questioni riguardanti sia la scelta dei candidati all'episcopato sia la pubblicazione della nomina dei Vescovi sia il riconoscimento — agli effetti civili in quanto necessari — del nuovo Vescovo da parte delle Autorità civili" (n. 9). Facciamo nostri questi desideri e guardiamo con trepidazione e con timore al futuro: sappiamo che esso non è interamente nelle nostre mani e lanciamo un appello affinché i problemi non crescano e le divisioni non si approfondiscano, a scapito dell’armonia e della pace.

6. Nell’esame della situazione delle Circoscrizioni sono emerse anche alcune difficoltà a proposito dei loro confini. Al riguardo, si è riconosciuta la necessità di prendere atto delle mutate condizioni, rispettando la normativa ecclesiastica e tenendo sempre presente quanto si legge nella Lettera pontificia ai cattolici in Cina: "Numerosi cambiamenti amministrativi sono avvenuti, in campo civile, durante gli ultimi cinquant’anni. Ciò ha coinvolto anche diverse circoscrizioni ecclesiastiche, che sono state eliminate o raggruppate oppure sono state modificate nella loro configurazione territoriale in base alle circoscrizioni amministrative civili. A questo proposito desidero confermare che la Santa Sede è disponibile ad affrontare l’intera questione delle circoscrizioni e delle province ecclesiastiche in un dialogo aperto e costruttivo con l’Episcopato cinese e - in quanto opportuno e utile - con le Autorità governative" (n. 11).

7. Ci siamo, infine, soffermati sul tema della formazione dei seminaristi e delle religiose, dentro e fuori della Cina. Abbiamo considerato le difficoltà che i seminaristi incontrano sia per i loro studi all’estero sia nella loro vita di seminario, apprezzando anche esempi di coraggio e di pazienza. Si è, inoltre, constatato la necessità di utilizzare ulteriori e più efficaci strumenti per favorire la formazione permanente del clero. Abbiamo notato con piacere che le comunità cattoliche in Cina organizzano, al loro interno, iniziative per scopi di formazione. Per tutti risulta opportuno offrire proposte educative che sviluppino in modo integrale la personalità umana e cristiana dei diversi soggetti.

8. Auspichiamo che il dialogo sincero e rispettoso con le Autorità civili aiuti a superare le difficoltà del momento attuale, perché anche le relazioni con la Chiesa cattolica contribuiscano all’armonia nella società.

9. Abbiamo appreso con gioia la notizia che la diocesi di Shanghai può avviare la causa di beatificazione di Paolo Xu Guangqi, che si aggiunge a quella di Padre Matteo Ricci, S.I.

10. Per superare le situazioni difficili di ogni comunità, la preghiera sarà di grande aiuto. Si potranno organizzare varie iniziative, che vi aiuteranno a rinnovare la vostra comunione di fede in Gesù Nostro Signore e di fedeltà al Papa, affinché l'unità tra di voi sia sempre più profonda e visibile. Nel contempo vi assicuriamo della nostra preghiera quotidiana, in modo particolare per coloro, che affrontano gravi difficoltà di diverso genere, e per tutti i malati e i sofferenti della vostra Nazione.

11. Nell’incontro avvenuto al termine della Riunione Plenaria, Sua Santità ha riconosciuto il desiderio di unità con la Sede di Pietro e con la Chiesa universale che i fedeli cinesi non cessano di manifestare, pur in mezzo a molte difficoltà e afflizioni. La fede della Chiesa, esposta nel Catechismo della Chiesa Cattolica e da difendere anche a prezzo di sacrifici, è il fondamento sul quale le comunità cattoliche in Cina devono crescere nell’unità e nella comunione.

Il Santo Padre ha richiamato, poi, l’importanza della formazione, in particolare quella spirituale, perché la vita interiore del cristiano, educata alla preghiera personale e liturgica, faccia fronte alle sfide del momento attuale. Infine, affidando l’intero gregge dei fedeli cinesi all’intercessione di Maria Santissima, Regina della Cina, ha rinnovato il pressante invito a tutta la Chiesa a dedicare il giorno 24 maggio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, alla preghiera per la Chiesa in Cina.

13 aprile 2011


+PetaloNero+
00giovedì 14 aprile 2011 15:56
COMUNICATO: SESSIONE PLENARIA ANNUALE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA


La Pontificia Commissione Biblica terrà la sua Sessione plenaria annuale dal 2 al 6 maggio 2011 presso la Domus Sanctae Marthae (Città del Vaticano), sotto la presidenza dell’Em.mo Card. William Joseph Levada. Il Rev.mo P. Klemens Stock, S.I., Segretario Generale, dirigerà i lavori dell’assemblea.

Nel corso della riunione i Membri proseguiranno la riflessione sul tema Ispirazione e verità della Bibbia. Come prima fase dello studio la Commissione ha deciso di concentrare i propri sforzi nel verificare in che modo il tema dell’ispirazione e quello della verità si manifestino nei diversi scritti della Sacra Scrittura. A partire dalle singole competenze ciascun Membro presenterà la propria relazione che sarà discussa collegialmente in Assemblea.

+PetaloNero+
00venerdì 15 aprile 2011 15:59
QUARTA PREDICA DI QUARESIMA


Alle ore 9 di questa mattina, nella Cappella "Redemptoris Mater", alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI, il Predicatore della Casa Pontificia, Rev.do P. Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la quarta ed ultima Predica di Quaresima.

Tema delle meditazioni quaresimali è stato il seguente: "Al di sopra di tutto vi sia la carità" (Colossesi 3, 14).
+PetaloNero+
00sabato 16 aprile 2011 01:00
Quarta predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa
"Un amore fattivo. La Rilevanza sociale del Vangelo"



ROMA, venerdì, 15 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo della quarta e ultima predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., predicatore della Casa Pontificia, pronunciata questo venerdì mattina nella Cappella “Redemptoris Mater” alla presenza di Papa Benedetto XVI.

Il tema delle meditazioni quaresimali è stato “Al di sopra di tutto vi sia la carità” (Colossesi 3, 14).

La prediche precedenti sono state tenute il 25 marzo, il 1° e l'8 aprile.


* * *

1. L’esercizio della carità

Nell’ultima meditazione abbiamo imparato da Paolo che l’amore cristiano deve essere sincero; in quest’ultima meditazione impariamo da Giovanni che esso deve essere anche fattivo: “ Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l'amore di Dio essere in lui? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità” ( 1Gv 3, 16-18). Ritroviamo lo stesso insegnamento, in forma più colorita, nella Lettera di Giacomo: “ Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: ‘Andate in pace, scaldatevi e saziatevi’, ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?” (Gc 2, 16).

Nella comunità primitiva di Gerusalemme questa esigenza si traduce in condivisione. Dei primi cristiani si dice che “vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno” (Atti 2,45), ma a spingerli a ciò non era un ideale di povertà, ma di carità; lo scopo non era di essere tutti poveri, ma che non ci fosse tra loro “alcun bisognoso” (Atti 4, 34). La necessità di tradurre l’amore in gesti concreti di carità non è estranea neppure all’apostolo Paolo che, abbiamo visto, insiste tanto sull’amore del cuore. Lo dimostra l’importanza che da alle collette a favore dei poveri, a cui dedica due interi capitoli della sua Seconda Lettera ai Corinzi (cf. 2 Cor 8-9).

La Chiesa apostolica non fa, su ciò, che raccogliere l’insegnamento e l’esempio del Maestro la cui compassione per i poveri, i malati e gli affamati non restava mai un vuoto sentimento ma si traduceva sempre in aiuto concreto e che fatto di questi gesti concreti di carità la materia del giudizio finale (cf. Mt 25).

Gli storici della Chiesa vedono in questo spirito di solidarietà fraterna uno dei fattori principali della “Missione e propagazione del cristianesimo nei primi tre secoli”[1]. Esso si tradusse in iniziative - e più tardi in istituzioni - apposite per la cura degli infermi, sostegno alle vedove e agli orfani, aiuto ai carcerati, mense per i poveri, assistenza ai forestieri…Di questo aspetto della carità cristiana, nella storia e nell’oggi, si occupa la seconda parte dell’enciclica di papa Benedetto XVI “Deus caritas est” e, in maniera permanente, il Pontificio Consiglio “Cor Unum”.

2. L’emergenza del problema sociale

L’epoca moderna, soprattutto l’Ottocento, ha segnato su ciò una svolta, portando alla ribalta il problema sociale. Non basta provvedere caso per caso al bisogno dei poveri e degli oppressi, occorre agire sulle strutture che creano i poveri e gli oppressi. Che si tratti di un terreno nuovo, almeno nella sua tematizzazione, lo si deduce dal titolo stesso e dalle prime parole dell’enciclica di Leone XIII “Rerum novarum” del 15 maggio 1891, con la quale la Chiesa entra da protagonista nel dibattito. Vale la pena rileggere questo avvio dell’enciclica:

“L'ardente brama di novità che da gran tempo ha cominciato ad agitare i popoli, doveva naturalmente dall'ordine politico passare nell'ordine simile dell'economia sociale. E difatti i portentosi progressi delle arti e i nuovi metodi dell'industria; le mutate relazioni tra padroni ed operai; l'essersi accumulata la ricchezza in poche mani e largamente estesa la povertà; il sentimento delle proprie forze divenuto nelle classi lavoratrici più vivo, e l'unione tra loro più intima; questo insieme di cose, con l'aggiunta dei peggiorati costumi, hanno fatto scoppiare il conflitto”.

In questo ordine di problemi si colloca la seconda enciclica del Santo Padre Benedetto XVI sulla carità: “Caritas in veritate”. Io non ho alcuna competenza in questa materia e perciò mi astengo doverosamente dall’entrare nel merito dei contenuti di questa come delle altre encicliche sociali. Quello che vorrei fare è di illustrare il retroterra storico e teologico, il cosiddetto “Sitz im Leben”, di questa nuova forma del magistero ecclesiastico: cioè come e perché si è cominciato a scrivere encicliche sociali e se ne scrivono periodicamente delle nuove. Questo infatti ci può aiutare a scoprire qualcosa di nuovo intorno al vangelo e all’amore cristiano. San Gregorio Magno dice che “la Scrittura cresce con coloro che la leggono” (cum legentibus crescit)[2], cioè mostra sempre nuovi significati a seconda delle domande che le vengono poste, e questo si rivela particolarmente vero nel presente ambito.

La mia sarà una ricostruzione, come si dice, “a volo di uccello”, per sommi capi, come si può fare in pochi minuti, ma le sintesi e i riassunti hanno anch’essi la loro utilità, specie quando, per diversità di compiti, non si ha la possibilità di approfondire di persona un certo problema.

Al momento in cui Leone XIII scrive la sua enciclica sociale, tre erano gli orientamenti dominanti sul significato sociale del vangelo. Vi era anzitutto l’interpretazione socialista e marxista. Marx non si era occupato del cristianesimo da questo punto di vista, ma alcuni suoi immediati seguaci (Engels da un punto di vista ancora ideologico e Karl Kautsky da un punto di vista storico) trattarono il problema, nell’ambito della ricerca sui “precursori del socialismo moderno”.

Le conclusioni a cui giunsero sono le seguenti. Il vangelo fu principalmente un grande annuncio sociale rivolto ai poveri; tutto il resto, il suo rivestimento religioso, è secondario, una “sovrastruttura”. Gesù fu un grande riformatore sociale, che volle redimere le classi inferiori dalla miseria. Il suo programma prevede l’uguaglianza di tutti gli uomini, l’affrancamento dal bisogno economico. Quello della primitiva comunità cristiana fu un comunismo ante litteram, di carattere ancora ingenuo non scientifico: un comunismo nel consumo, più che nella produzione dei beni.

In seguito la storiografia sovietica di regime rigetterà questa interpretazione che, secondo loro, concedeva troppo al cristianesimo. Negli anni 60’ del secolo trascorso l’interpretazione rivoluzionaria ricomparve, questa volta in chiave politica, con la tesi di Gesù capo di un movimento “zelota” di liberazione, ma ebbe vita breve ed esula in questo momento dal nostro campo. (Il Santo Padre ricorda questa interpretazione nel suo ultimo libro su Gesù, parlando della purificazione del tempio).

A una conclusione analoga a quella marxista, ma con tutt’altro intento, era giunto Nietzsche. Anche per lui il cristianesimo è nato come un movimento di riscossa delle classi inferiori, ma il giudizio da dare su ciò è del tutto negativo. Il vangelo incarna il “risentimento” dei deboli contro le nature vigorose; è l”’inversione di tutti i valori”, un tarpare le ali allo slancio umano verso la grandezza. Tutto quello che Gesù si prefiggeva era diffondere nel mondo, in opposizione alla miseria terrena, un “regno dei cieli”.

A queste due scuole - concordi nel modo di vedere, ma opposte nel giudizio da dare -, se ne affianca una terza che possiamo chiamare conservatrice. Secondo essa, Gesù non si è interessato affatto ai problemi sociali ed economici; attribuirgli questi interessi sarebbe diminuirlo, mondanizzarlo. Egli prende immagini dal mondo del lavoro e ha preso a cuore i miseri e i poveri, ma mai ha avuto di mira il miglioramento della condizione di vita della gente nella vita terrena.

3. La riflessione teologica: teologia liberale e dialettica

Queste sono le idee dominanti nella cultura del tempo, quando inizia sul problema una riflessione anche teologica da parte delle Chiese cristiane. Anch’essa si svolge in tre fasi e presenta tre orientamenti: quello della teologia liberale, quello della teologia dialettica e quello del magistero cattolico.

La prima risposta è quella della teologia liberale della fine del XIX e l’inizio del XX secolo, rappresentata in questo campo soprattutto da Ernst Troeltsch e Adolph von Harnack. Vale la pena soffermarsi un po’ sulle idee di questa scuola perché molte conclusioni da essa raggiunte, almeno in questo campo specifico, sono quelle alle quali, per altro verso, giunge anche il magistero sociale della Chiesa e sono tuttora attuali e condivisibili.

Troeltsch contesta il punto di partenza della interpretazione marxista, secondo cui il fattore religioso è sempre secondario rispetto a quello economico, una semplice sovrastruttura. Studiando l’etica protestante e l’inizio del capitalismo, egli dimostra che, se il fattore economico influisce su quello religioso, è vero anche che quello religioso influisce su quello economico. Si tratta di due ambiti distinti, non subordinati l’uno all’altro.

Harnack, dal canto suo, prende atto che il vangelo non ci fornisce un programma sociale diretto a combattere ed abolire il bisogno e la povertà, non esprime giudizi sulla organizzazione del lavoro, e altri aspetti della vita per noi oggi importanti, come l’arte e la scienza. Ma per fortuna, aggiunge, che è così! Guai se avesse fatto altrimenti e avesse cercato di dare regole sui rapporti tra le classi, le condizioni del lavoro, e via dicendo. Per essere concrete, le sue regole sarebbero state fatalmente legate alle condizioni del mondo di allora (come lo sono molte istituzioni e precetti sociali dell’Antico Testamento), quindi anacronistiche in seguito e anzi un “inutile ingombro” per il vangelo. La storia, anche quella del cristianesimo, dimostra quanto sia pericoloso legarsi ad assetti sociali e istituzioni politiche di una certa epoca e quanto sia difficile poi liberarsene.

“Eppure, prosegue lo Harnack, non c’è altro esempio di una religione che sia sorta con un verbo sociale così poderoso come la religione del vangelo. E ciò perché? Perché le parole “ama il prossimo tuo come te stesso” qui sono veramente prese sul serio, perché con queste parole Gesù illuminò tutta la realtà della vita, tutto il mondo della fame e della miseria…Al socialismo fondato su interessi antagonistici, esso vuole sostituire un socialismo che si fonda sulla coscienza di una unità spirituale…La massima speciosa del ‘libero gioco delle forze’, del ‘vivere e lasciar vivere’ –meglio sarebbe dire: vivere e lascia morire – è in aperta opposizione con il vangelo”[3].

La posizione del messaggio evangelico si oppone, come si vede, sia alla riduzione del vangelo a proclama sociale e a lotta di classe, sia alla posizione del liberalismo economico del libero gioco delle forze. Il teologo evangelico si lascia andare a tratti a un certo entusiasmo: “Uno spettacolo nuovo – scrive - si presentava al mondo; fino allora la religione o se n’era stata alle cose del mondo, adattandosi facilmente allo statu quo, oppure si era accampata nelle nubi, mettendosi in diretta opposizione con tutto. Ora invece le si presentava un nuovo dovere da compiere, tenere a vile il bisogno e la miseria di questa terra, e similmente la terrena prosperità, pur sollevando miserie e bisogni di ogni genere; levare la fronte al cielo nel coraggio che viene dalla fede, e lavorare con cuore, con la mano e con la voce per i fratelli di questa terra”[4].

Che cos’è che la teologia dialettica, succeduta a quella liberale dopo la prima guerra mondiale, ha da rimproverare a questa visione liberale? Soprattutto il suo punto di partenza, la sua idea del regno dei cieli. Per i liberali esso è di natura essenzialmente etica; è un sublime ideale morale, che ha come fondamenti la paternità di Dio e il valore infinito di ogni anima; per i teologi dialettici (K. Barth, R. Bultmann, M. Dibelius), esso è di natura escatologica; è un intervento sovrano e gratuito di Dio, che non si propone di cambiare il mondo, quanto di denunciare il suo assetto attuale (“critica radicale”), annunciarne la fine imminente (“escatologia conseguente”), lanciando l’appello alla conversione (“imperativo radicale”).

Il carattere di attualità del vangelo consiste nel fatto che “tutto ciò che viene richiesto non viene richiesto in generale, da tutti e per tutti i tempi, ma da quest’uomo e forse da lui solo, in questo momento e forse solo in questo momento; e viene richiesto non sulla base di un principio etico, ma a causa della situazione di decisione in cui Dio ha posto lui e forse lui soltanto ora e qui”[5]. L’influsso del vangelo nel sociale avviene attraverso il singolo, non attraverso la comunità o l’istituzione ecclesiale.

La situazione che interpella il credente in Cristo oggi è quella creata dalla rivoluzione industriale con le mutazioni che ha portato al ritmo della vita e del lavoro, con conseguente disprezzo della persona umana. Di fronte ad essa non si danno soluzioni “cristiane”, ogni credente è chiamato a rispondere ad essa sotto la propria responsabilità, nell’obbedienza all’appello che Dio gli fa giungere nella situazione concreta in cui vive, anche se trova un criterio di fondo nel precetto dell’amore del prossimo. Non deve rassegnarsi pessimisticamente davanti alle situazioni, ma neppure farsi illusione sul cambiamento del mondo.

Si può ancora parlare, in questa prospettiva, di una rilevanza sociale del vangelo? Si, ma solo di metodo, non di contenuto. Mi spiego. Questa visione riduce il significato sociale del vangelo a un significato “formale”, escludendo ogni significato “reale”, o di contenuto. In altre parole, il vangelo da il metodo, o l’impulso, per un retto atteggiamento e un retto agire cristiano nel sociale, non altro.

Qui è il punto debole di questa visione. Perché attribuire ai racconti e alle parabole evangeliche un significato solamente formale (“come accogliere l’appello alla decisione che viene a me, ora e qui”) e non anche un significato reale ed esemplare. È lecito, per esempio, a proposito della parabola del ricco epulone, ignorare le indicazioni concrete e chiare ivi contenute circa l’uso e l’abuso della ricchezza, il lusso, il disprezzo del povero, per attenersi solo a “l’imperativo dell’ora” che risuona attraverso la parabola? Non è per lo meno strano che Gesù intendesse dire semplicemente che lì, davanti a lui, occorreva decidersi per Dio e che, per dire questo, abbia messo in piedi un così complesso e dettagliato racconto che svierebbe, anziché concentrare, l’attenzione dal centro dell’interesse?

Una tale soluzione che scarnifica il messaggio di Cristo muove dal presupposto sbagliato che non vi siano delle esigenze comuni nella parola di Dio che si pongono al ricco di oggi, come si ponevano al ricco - e al povero - del tempo di Gesù. Quasi che la decisione chiesta da Dio fosse qualcosa di vuoto e di astratto – un puro decidersi – e non un decidersi su qualcosa. Tutte le parabole a sfondo sociale vengono definite “parabole del regno” e così il loro contenuto è appiattito su un unico significato, quello escatologico.

4. La dottrina sociale della Chiesa

La dottrina sociale della Chiesa cattolica, come sempre, cerca la sintesi più che la contrapposizione, il metodo dell’ et - et, anziché dell’aut - aut. Essa mantiene al vangelo la sua “doppia illuminazione”: quella escatologica e quella morale. In altre parole: è d’accordo con la teologia dialettica sul fatto che il regno di Dio predicato da Cristo non è di natura essenzialmente etica, cioè un ideale che trae la sua forza dalla universale validità e perfezione dei suoi principi, ma è una iniziativa nuova e gratuita di Dio che, con Cristo, fa irruzione dall’alto.

Si distacca invece dalla visione dialettica nel modo di concepire il rapporto tra questo regno di Dio e il mondo. Tra i due non c’è solo opposizione e inconciliabilità, come non c’è opposizione tra l’opera della creazione e quella della redenzione e come - abbiamo visto nella prima meditazione - non c’è opposizione tra agape ed eros. Gesù ha paragonato il regno di Dio al lievito posto nella massa per farla fermentare, al seme gettato in terra, al sale che da sapore ai cibi; dice di non essere venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. Questo consente di vedere l’influsso del vangelo nel sociale in una luce diversa e molto più positiva.

Ci sono, però, nonostante tutte le differenze di impostazione, alcune conclusioni comuni che emergono da tutta la riflessione teologica sul rapporto tra il vangelo e il sociale. Le possiamo riassumere così. Il vangelo non fornisce soluzioni dirette ai problemi sociali (guai, abbiamo visto, se avesse tentato di farlo!); contiene però dei principi che si prestano a elaborare risposte concrete alle diverse situazione storiche. Siccome le situazioni e i problemi sociali cambiano di epoca in epoca, il cristiano è chiamato a incarnare di volta in volta i principi del vangelo nella situazione del momento.

L’apporto delle encicliche sociali dei papi è precisamente questo. Perciò esse si susseguono, riprendendo ognuna il discorso dal punto in cui l’hanno lasciato le precedenti (nel caso dell’enciclica di Benedetto XVI, dalla “Populorum progressio” di Paolo VI) e lo aggiornano in base alle istanze nuove emerse in una società (in questo caso, il fenomeno della globalizzazione) e anche in base a una interrogazione sempre nuova della parola di Dio.

Il titolo dell’enciclica sociale di Benedetto XVI, “ Caritas in veritate”, indica quali sono, in questo caso, i fondamenti biblici su cui si intende fondare il discorso sul significato sociale del vangelo: la carità e la verità. “La verità – scrive - preserva ed esprime la forza di liberazione della carità nelle vicende sempre nuove della storia[…]. Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c'è coscienza e responsabilità sociale, e l'agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali”[6].

La diversità non sta solo nelle cose dette e nelle soluzioni proposte, ma anche nel genere adottato e nell’autorità della proposta. Consiste, in altre parole, nel passaggio dalla libera discussione teologica al magistero e da un intervento nel sociale di natura esclusivamente “individuale” (come quello proposto dalla teologia dialettica) a un intervento comunitario, come Chiesa e non solo come individui.

5. La nostra parte

Terminiamo con uno spunto pratico che interpella tutti, anche quelli tra noi che non sono chiamati a operare direttamente nel sociale. Abbiamo visto l’idea che aveva Nietzsche della rilevanza sociale del vangelo. Esso era, sì, per lui il frutto di una rivoluzione, ma una rivoluzione in negativo, una involuzione rispetto alla grecità; era la rivincita dei deboli contro i forti. Uno dei punti da lui più presi di mira era la preferenza data al servire sul dominare, al farsi piccoli sul volere emergere e aspirare a cose grandi.

Egli accusava il cristianesimo per uno dei doni più belli che aveva fatto al mondo. Uno dei principi con i quali il vangelo maggiormente e più beneficamente influisce sul sociale è infatti proprio quello del servizio. Non per nulla esso occupa un posto importante nella dottrina sociale della Chiesa. Gesù ha fatto del servizio uno dei cardini del suo insegnamento, (Lc 22,25); lui stesso dice di essere venuto per servire e non per essere servito (Mc 10,45).

Il servizio è un principio universale; si applica a ogni aspetto della vita: lo stato dovrebbe essere a servizio dei cittadini, il politico a servizio dello stato, il medico a servizio dei malati, l’insegnante a servizio degli alunni…Si applica però in maniera tutta speciale ai servitori della Chiesa. Il servizio non è, in sé stesso, una virtù (in nessun catalogo delle virtù, o dei frutti dello Spirito, si menziona nel Nuovo Testamento, la diakonia), ma scaturisce da diverse virtù, soprattutto dall’umiltà e dalla carità. E’ un modo di manifestarsi di quell’amore che “non cerca il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Fil 2,4), che dona senza cercare il contraccambio.

Il servizio evangelico, all’opposto di quello del mondo, non è proprio dell’inferiore, del bisognoso, ma piuttosto del superiore, di chi è posto in alto. Gesù dice che, nella sua Chiesa, è soprattutto “chi governa” che deve essere “come colui che serve” (Lc 22, 26), il primo deve essere ”il servo di tutti” (Mc 10,44). Ci stiamo preparando alla beatificazione di Giovanni Paolo II. Nel suo libro Dono e mistero, egli esprime con un’immagine forte questo significato dell’autorità nella Chiesa. Si tratta di alcuni versi da lui composti a Roma al tempo del concilio:

“Sei tu, Pietro. Vuoi essere qui il Pavimento

su cui camminano gli altri... per giungere là

dove guidi i loro passi

- come la roccia sostiene lo zoccolare di un gregge”.

Terminiamo ascoltando come rivolte a noi ora e qui le parole che Gesù disse ai suoi discepoli subito dopo aver loro lavato i piedi: “Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io” (Gv 13 12-15).

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1) A. von Harnack, Mission und Ausbreitung des Christentums in den ersten drei Jahrhunderten, Lipsia 1902.

2) S. Gregorio Magno, Commento a Giobbe, XX,1 (CCL 143°,p.1003).

3) A. von Harnack, Das Wesen des Christentums, Lipsia 1900. Trad. ital. L’essenza del cristianesimo, Brescia, Queriniana 1980.

4) A. von Harnack, Il cristianesimo e la società, Mendrisio 1911, pp. 12-15.

5) M. Dibelius, Das soziale Motiv im Neuen Testament, in Botschaft und Geschichte, Tubinga 1953, pp. 178-203.

6) Benedetto XVI, “Caritas in veritate”, n. 5.
+PetaloNero+
00martedì 19 aprile 2011 16:09
AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


POSSESSI CARDINALIZI



L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice dà comunicazione delle Prese di Possesso che avranno luogo nei prossimi giorni:

Venerdì 29 aprile 2011, alle ore 18, l’Em.mo Card. Kazimierz Nycz, Arcivescovo di Warszawa, prenderà possesso del Titolo dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, Via del Monte Oppio, 28.

Venerdì 29 aprile 2011, alle ore 19, l’Em.mo Card. José Manuel Estepa Llaurens, Arcivescovo Ordinario Militare emerito, prenderà possesso del Titolo di San Gabriele Arcangelo all’Acqua Traversa, Viale Cortina d’Ampezzo, 144.

+PetaloNero+
00giovedì 21 aprile 2011 01:04
Meditazioni della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo
Di suor Maria Rita Piccione, O.S.A.




CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 20 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo la presentazione e le meditazioni della Via Crucis che Benedetto XVI presiederà al Colosseo di Roma la sera del Venerdì Santo, preparate da suor Maria Rita Piccione, O.S.A, preside della Federazione dei Monasteri Agostiniani d’Italia “Madonna del Buon Consiglio".





www.zenit.org/article-26418?l=italian
+PetaloNero+
00sabato 23 aprile 2011 00:32
Predica di padre Cantalamessa per il Venerdì Santo 2011
"Veramente, costui era figlio di Dio"



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 22 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'omelia tenuta da padre Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., in occasione della celebrazione della Passione del Signore, presieduta da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana.

* * *

Nella sua passione - scrive san Paolo a Timoteo - Gesù Cristo “ha dato la sua bella testimonianza” (1 Tim 6,13). Ci domandiamo: testimonianza di che? Non della verità della sua vita e della sua causa. Molti sono morti, e muoiono ancor oggi, per una causa sbagliata, credendo che sia giusta. La risurrezione, essa sì che testimonia la verità di Cristo: “Dio ha dato a tutti prova sicura su Gesù, risuscitandolo dai morti” , dirà l’Apostolo all’Areopago di Atene (Atti 17,31).

La morte non testimonia la verità, ma l’amore di Cristo. Di tale amore essa costituisce, anzi, la prova suprema: “Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici” (Gv 15, 13). Si potrebbe obbiettare che c’è un amore più grande che dare la vita per i propri amici, ed è dare la vita per i propri nemici. Ma questo è precisamente quello che Gesù ha fatto: “Cristo morì per gli empi, scrive l’Apostolo nella Lettera ai Romani. A stento, qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rom 5, 6-8). “Ci amati quando eravamo nemici, per poterci rendere amici”[1].

Una certa unilaterale “teologia della croce” può farci dimenticare l’essenziale. La croce non è solo giudizio di Dio sul mondo, confutazione della sua sapienza e rivelazione del suo peccato. Non è il NO di Dio al mondo, ma il suo SI’ d’amore: “L’ingiustizia, il male come realtà – scrive il Santo Padre nel suo ultimo libro su Gesù - non può semplicemente essere ignorato, lasciato stare. Deve essere smaltito, vinto. Questa è la vera misericordia. E che ora, poiché gli uomini non ne sono in grado, lo faccia Dio stesso – questa è la bontà incondizionata di Dio”[2].

* * *

Ma come avere il coraggio di parlare dell’amore di Dio, mentre abbiamo davanti agli occhi tante tragedie umane, come la catastrofe abbattutasi sul Giappone, o le ecatombe in mare delle ultime settimane? Non parlarne affatto? Ma rimanere del tutto in silenzio sarebbe tradire la fede e ignorare il senso del mistero che stiamo celebrando.

C’è una verità da proclamare forte il Venerdì Santo. Colui che contempliamo sulla croce è Dio “in persona”. Sì, è anche l’uomo Gesù di Nazareth, ma questi è una sola persona con il Figlio dell’eterno Padre. Finché non si riconosce e non si prende sul serio il dogma di fede fondamentale dei cristiani –il primo definito dogmaticamente a Nicea – che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, Dio lui stesso, della stessa sostanza del Padre, il dolore umano resterà senza risposta.

Non si può dire che “la domanda di Giobbe è rimasta inevasa”, che neppure la fede cristiana ha una risposta da dare al dolore umano, se in partenza si rifiuta la risposta che essa dice di avere. Cosa si fa per assicurare qualcuno che una certa bevanda non contiene veleno? La si beve prima di lui, davanti a lui! Così ha fatto Dio con gli uomini. Egli ha bevuto il calice amaro della passione. Non può essere dunque avvelenato il dolore umano, non può essere solo negatività, perdita, assurdo, se Dio stesso ha scelto di assaporarlo. In fondo al calice ci deve essere una perla.

Il nome della perla lo conosciamo: risurrezione! “Io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo” (Rom 8,18), e ancora “Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,4).

Se la corsa per la vita finisse quaggiù, ci sarebbe davvero da disperarsi al pensiero dei milioni e forse miliardi di esseri umani che partono svantaggiati, inchiodati dalla povertà e dal sottosviluppo al punto di partenza, e questo mentre alcuni pochi si concedono ogni lusso e non sanno come spendere le somme spropositate che guadagnano.

Ma non è così. La morte non solo azzera le differenze, ma le rovescia. “Morì il povero e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo – morì anche il ricco (epulone) e fu sepolto nell’inferno” (cf. Lc 16, 22-23). Non possiamo applicare in maniera semplicistica questo schema alla realtà sociale, ma esso è lì ad ammonirci che la fede nella risurrezione non lascia nessuno nel suo quieto vivere. Ci ricorda che la massima “vivere e lasciar vivere” non deve mai trasformarsi nella massima “vivere e lasciar morire”.

La risposta della croce non è solo per noi cristiani, è per tutti, perché il Figlio di Dio è morto per tutti. C’è nel mistero della redenzione un aspetto oggettivo e un aspetto soggettivo; c’è il fatto in se stesso e la presa di coscienza e la risposta di fede ad esso. Il primo si estende al di là del secondo. “Lo Spirito Santo – dice un testo del Vaticano II – in un modo noto a Dio, offre a ogni uomo la possibilità di essere associato al mistero pasquale”[3].

Uno dei modi di essere associati al mistero pasquale è proprio la sofferenza: “Soffrire – scriveva Giovanni Paolo II all’indomani del suo attentato e della lunga degenza ad esso seguita – significa diventare particolarmente suscettibili, particolarmente sensibili all’opera delle forze salvifiche di Dio offerte all’umanità in Cristo”[4]. La sofferenza, ogni sofferenza, ma specialmente quella degli innocenti, mette in contatto in modo misterioso, “noto solo a Dio”, con la croce di Cristo.

* * *

Dopo Gesù, quelli che hanno “dato la loro bella testimonianza” e che “hanno bevuto il calice” sono i martiri! I racconti della loro morte erano intitolati all’inizio “passio”, passione, come quello delle sofferenze di Gesù che abbiamo appena ascoltato. Il mondo cristiano è tornato ad essere visitato dalla prova del martirio che si credeva finita con la caduta dei regimi totalitari atei. Non possiamo passare sotto silenzio la loro testimonianza. I primi cristiani onoravano i loro martiri. Gli atti del loro martirio venivano e letti e fatti circolare tra le Chiese con immenso rispetto. Proprio oggi, Venerdì Santo del 2011, in un grande paese dell’Asia, i cristiani hanno pregato e marciato in silenzio per le vie di alcune città per scongiurare la minaccia che incombe su di loro.

C’è una cosa che distingue gli atti autentici dei martiri da quelli leggendari, costruiti a tavolino dopo la fine delle persecuzioni. Nei primi, non c’è quasi traccia di polemica contro i persecutori; tutta l’attenzione è concentrata sull’eroismo dei martiri, non sulla perversità dei giudici e dei carnefici. San Cipriano ordinerà perfino ai suoi di dare venticinque monete d’oro al carnefice che gli taglierà la testa. Sono discepoli di colui che morì dicendo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. “Il sangue di Gesù – ci ha ricorda il Santo Padre nel suo ultimo libro - parla un’altra lingua rispetto a quello di Abele (cfr Eb 12,24): non chiede vendetta e punizione, ma è riconciliazione”[5].

Anche il mondo si inchina davanti ai testimoni moderni della fede. Si spiega così l’inatteso successo in Francia del film “Uomini di Dio” che narra la vicenda dei sette monaci cistercensi trucidati a Tibhirine nel Marzo del 1996. E come non rimanere ammirati dalle parole scritte nel suo testamento dall’uomo politico cattolico, Shahbaz Bhatti, ucciso per la sua fede, il mese scorso? Il suo testamento è lasciato anche a noi, suoi fratelli di fede, e sarebbe ingratitudine lasciarlo cadere presto nell’oblio.

“Mi sono state proposte – scriveva - alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora, in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del mio paese, Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire”.

Sembra di riascoltare il martire Ignazio di Antiochia, quando veniva a Roma a subire il martirio. Il silenzio delle vittime non giustizia però la colpevole indifferenza del mondo dinanzi alla loro sorte. “Perisce il giusto –lamentava il profeta Isaia - e nessuno ci bada. I pii sono tolti di mezzo e nessuno ci fa caso” (Is 57,1)!

* * *

I martiri cristiani non sono i soli, abbiamo visto, a soffrire e a morire intorno a noi. Cosa possiamo offrire a chi non crede, oltre la nostra certezza di fede che c’è un riscatto per il dolore? Possiamo soffrire con chi soffre, piangere con chi piange (Rom 12,15). Prima di annunciare la risurrezione e la vita, davanti al lutto delle sorelle di Lazzaro, Gesù “scoppio in pianto” (Gv 11, 35). In questo momento, soffrire e piangere, in particolare, con il popolo giapponese, reduce da una delle più immani catastrofi naturali della storia. Possiamo anche dire a questi fratelli in umanità che siamo ammirati della loro dignità e dell’esempio di compostezza e mutuo soccorso che hanno dato al mondo.

La globalizzazione ha almeno questo effetto positivo: il dolore di un popolo diventa il dolore di tutti, suscita la solidarietà di tutti. Ci da occasione di scoprire che siamo una sola famiglia umana, legata nel bene e nel male. Ci aiuta a superare le barriere di razza, colore e religione. Come dice il verso di un nostro poeta, “Uomini, pace! Nella prona terra troppo è il mistero”[6].

Dobbiamo però raccogliere anche l’insegnamento che c’è in eventi come questo. Terremoti, uragani e altre sciagure che colpiscono insieme colpevoli e innocenti non sono mai un castigo di Dio. Dire il contrario, significa offendere Dio e gli uomini. Sono però un ammonimento: in questo caso, l’ammonimento a non illuderci che basteranno la scienza e la tecnica a salvarci. Se non sapremo imporci dei limiti, possono diventare, proprio esse, lo stiamo vedendo, la minaccia più grave di tutte.

Ci fu un terremoto anche al momento della morte di Cristo: “Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, visto il terremoto e le cose avvenute, furono presi da grande spavento e dissero: ‘Veramente, costui era Figlio di Dio” (Mt 27,54). Ma ce ne fu un altro ancora “più grande” al momento della sua risurrezione: “Ed ecco si fece un gran terremoto; perché un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e vi sedette sopra” (Mt 28,2). Così sarà sempre. A ogni terremoto di morte succederà un terremoto di risurrezione e di vita. Qualcuno ha detto: “Ormai solo un dio ci può salvare”, “Nur noch ein Gott kann uns retten” [7]. Abbiamo una garanzia certa che lo farà perché “Dio ha tanto amato il mondo da dare per esso il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16).

Prepariamoci a cantare con rinnovata convinzione e commossa gratitudine le parole della liturgia: “Ecce lignum crucis, in quo salus mundi pependit: Ecco il legno della croce da cui pendette la salvezza del mondo. Venite, adoremus: venite adoriamo.


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1) S. Agostino, Commento alla Prima Lettera di Giovanni 9,9 (PL 35, 2051).

2) Cf. J. Ratzinger - Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, II Parte, Libreria Editrice Vaticana 2011, pp. 151.

3) Gaudium et spes, 22.

4) Salvifici doloris, 23.

5) J. Ratzinger - Benedetto XVI, op. cit. p.211.

6) G. Pascoli, I due fanciulli.

7) Antwort. Martin Heidegger im Gespräch, Pfullingen 1988.

+PetaloNero+
00martedì 26 aprile 2011 16:14
COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE A PROPOSITO DELLA RELIQUIA DEL BEATO GIOVANNI PAOLO II CHE SARÀ ESPOSTA NELLA CERIMONIA DI BEATIFICAZIONE


La reliquia che verrà esposta alla venerazione dei fedeli in occasione della Beatificazione del Papa Giovanni Paolo II è una piccola ampolla di sangue, inserita nel prezioso reliquiario fatto preparare appositamente dall’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
È opportuno spiegare brevemente, ma con precisione, l’origine di tale reliquia.
Negli ultimi giorni della malattia del Santo Padre, il personale medico addetto compì prelievi di sangue, da mettere a disposizione del Centro Emotrasfusionale dell’Ospedale Bambino Gesù in vista di un’eventuale trasfusione. Tale Centro, diretto dal prof. Isacchi, era infatti incaricato di questo servizio medico per il Papa.
Tuttavia non ebbe poi luogo alcuna trasfusione, e il sangue prelevato rimase conservato in quattro piccoli contenitori. Due di questi sono rimasti a disposizione del Segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II, il Cardinale Dziwisz; gli altri due sono rimasti presso l’Ospedale Bambino Gesù, devotamente custoditi dalle Suore dell’Ospedale. In occasione della Beatificazione questi due contenitori sono stati collocati in due reliquiari. Il primo verrà presentato alla venerazione dei fedeli in occasione della cerimonia di Beatificazione del 1° maggio, e poi sarà conservato nel "Sacrario" a cura dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, insieme ad altre importanti reliquie. Il secondo verrà riconsegnato all’Ospedale Bambino Gesù, le cui suore avevano già fedelmente custodito la preziosa reliquia negli anni trascorsi.
Il sangue si trova allo stato liquido, circostanza che si spiega per la presenza di una sostanza anticoagulante che era presente nelle provette al momento del prelievo.
+PetaloNero+
00venerdì 29 aprile 2011 16:19
NOTA DEL MAESTRO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE PONTIFICIE SULLA CELEBRAZIONE PER LA BEATIFICAZIONE DEL SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II


Pubblichiamo di seguito una Nota di Mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, sulla Celebrazione che sarà presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI Domenica prossima 1° maggio in Piazza San Pietro per la Beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II:

II DOMENICA DI PASQUA

BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

Svolgimento della Celebrazione

È previsto un tempo di preparazione alla Celebrazioni Eucaristica, che avrà inizio alle ore 9 e sarà animato dal Coro della Diocesi di Roma, diretto da Mons. Marco Frisina. I testi nelle diverse lingue saranno letti da alcuni membri della postulazione che in questi anni hanno lavorato al processo di beatificazione di Giovanni Paolo II. In questo tempo verrà recitata in diverse lingue la coroncina della Divina Misericordia, considerando anche la concomitanza della Beatificazione con la II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia. L’immagine della Divina Misericordia, portata dalla chiesa di Santo Spirito in Sassia, sarà presente sul sagrato della Basilica fino all’inizio della Messa.

La celebrazione ha le caratteristiche tipiche delle celebrazioni di beatificazione. In tal senso il Rito è inserito all’interno della Santa Messa e si svolge subito dopo i Riti di introduzione e l’Atto penitenziale. Il Cardinale Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, domanda che si proceda alla Beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II. Quindi legge alcuni cenni biografici del Servo di Dio. Subito dopo il Santo Padre pronuncia la formula di Beatificazione. Segue la collocazione all’Altare delle reliquie del nuovo Beato, mentre viene svelata l’immagine del Beato, collocata sotto la loggia centrale della Basilica Vaticana. Al termine del Rito, il Cardinale Vallini ringrazia il Santo Padre e, insieme al Postulatore, si avvicina al Papa per l’abbraccio di pace. La Santa Messa prosegue con il canto del "Gloria".

Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre, insieme ai Signori Cardinali concelebranti, si reca all’interno della Basilica per compiere l’atto di venerazione davanti alla salma del nuovo Beato. Di seguito, dopo le Autorità presenti e i Vescovi, anche gli altri fedeli potranno compiere l’atto di venerazione.

Alcune particolarità

- Concelebreranno con il Santo Padre i Signori Cardinali. Ad essi si unirà Sua Eccellenza Mons. Mieczyslaw Mokrzycki, dal 1995 al 2005 2° segretario di Giovanni Paolo II.

- La processione di ingresso si avvierà dal Portone di Bronzo e percorrerà il corridoio centrale di Piazza San Pietro

- Il calice usato dal Santo Padre è quello usato abitualmente da Giovanni Paolo II negli ultimi anni del suo Pontificato

- La casula e la mitria indossate dal Santo Padre sono state realizzate sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e da lui spesso usate

- L’immagine presente sull’arazzo della loggia centrale della Basilica di San Pietro, svelata al momento della Beatificazione, riproduce una fotografia di Giovanni Paolo II del 1995

- La reliquia che verrà esposta alla venerazione dei fedeli è una piccola ampolla di sangue, inserita nel prezioso reliquiario fatto preparare appositamente dall’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice (v. nota della Sala Stampa, boll. N. 241). La reliquia sarà portata all’Altare da alcuni giovani della Diocesi di Roma e della diocesi di provenienza della suora miracolata, da Sr. Tobiana, della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, che ha servito in appartamento Giovanni Paolo II per tutto il pontificato, e da Sr. Marie Simon Pierre, della Congregazione delle Petite Soeurs des Maternités, che è stata miracolata dal nuovo Beato

- L’addobbo floreale della piazza è omaggio di: Regione Puglia e Società cooperativa Progetto 2000, Polifor (Ravenna), Associazione Vivai Pistoiesi, Interflora Italia

- La parte musicale è curata dalla Cappella musicale pontificia detta "Sistina", alla quale si affiancano l’orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia e il Coro della Diocesi di Roma

- Il servizio liturgico è prestato dai seminaristi del Seminario Romano Maggiore. I Diaconi sono gli ordinandi presbiteri di quest’anno per la Diocesi di Roma.



+PetaloNero+
00venerdì 29 aprile 2011 16:19
BRIEFING DI ILLUSTRAZIONE DEGLI EVENTI RELATIVI ALLA BEATIFICAZIONE DEL SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II



Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo un Briefing per spiegare ed illustrare gli eventi relativi alla beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II.
Intervengono: P. Federico Lombardi, S.I., Direttore della Radio Vaticana, del Centro Televisivo Vaticano e della Sala Stampa della Santa Sede; il Rev.do Mons. Marco Frisina, Direttore dell’Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma; il Rev.do Don Walter Insero, Responsabile dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali del Vicariato di Roma; il Dott. Angelo Scelzo, Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.
Pubblichiamo di seguito gli interventi di P. Federico Lombardi, di Mons. Marco Frisina, del Rev.do Don Walter Insero e alcune note informative:



INTERVENTO DEL REV.DO P. FEDERICO LOMBARDI, S.I.

La teca contenente il corpo del Servo di Dio Giovanni Paolo II è stata estratta dalla tomba e collocata davanti alla tomba di San Pietro

Questa mattina, venerdì 29 aprile, nelle Grotte Vaticane, ha avuto luogo la apertura della tomba di Giovanni Paolo II e la estrazione della teca contenente il corpo del Servo di Dio.

Come si ricorderà, il Papa è stato sepolto all’interno di tre casse.

La prima, di legno, è quella che era esposta durante il funerale.

La seconda è di piombo e sigillata.

La terza, esterna, è nuovamente di legno, ed è quella che si è vista questa mattina al momento della estrazione dalla tomba, in buono stato di conservazione, pur manifestando alcuni segni del tempo.



Dopo le operazioni di apertura della tomba, iniziate al mattino presto, la teca è rimasta esposta su un carrello, sopra il luogo della tomba, fino alle ore 9, quando ha avuto luogo un breve momento di preghiera e il Card. Angelo Comastri ha intonato il canto delle litanie.

Oltre al Card. Comastri, S.E. Mons. D’Andrea e S.E. Mons. Lanzani, per la Basilica e il Capitolo di San Pietro, erano presenti:

S.Em.za il Card. Tarcisio Bertone, S.Em. il Card. Giovanni Lajolo, S.Em.za il Card. Stanislao Dziwisz, le loro eccellenze i monsignori Fernando Filoni, Carlo Maria Viganò, Piero Marini, Zygmunt Zimowski;

Suor Tobiana e le suore dell’appartamento pontificio di Giovanni Paolo II; il comm. Angelo Gugel,

i Responsabili della Gendarmeria e della Guardia Svizzera, e altre persone.

In totale alcune decine di persone, compresi gli operai della Fabbrica di San Pietro che hanno svolto il loro compito con grande devozione e profonda partecipazione spirituale.



Al canto delle litanie, con un percorso brevissimo, la teca è stata portata davanti alla tomba di San Pietro, sempre al livello delle Grotte Vaticane e ricoperta da un ampio drappo ricamato in oro.

Il Card. Segretario di Stato ha recitato una breve preghiera conclusiva e l’assemblea si è sciolta verso le 9.15..

La grande lapide tombale, rimossa e posta in altra parte delle Grotte, è conservata intatta e sarà trasportata a Cracovia per essere poi collocata in una nuova chiesa da dedicare al Beato.

La teca, come già comunicato rimarrà nelle Grotte fino a domenica mattina, quando sarà portata nella Basilica, davanti all’altare centrale, per l’omaggio del Santo Padre e dei fedeli dopo la Beatificazione. Nel frattempo le Grotte sono chiuse al pubblico.

La reposizione stabile del corpo del Beato sotto l’altare della cappella di San Sebastiano avverrà probabilmente la sera di lunedì 2 maggio dopo la chiusura serale della Basilica.



INTERVENTO DI MONS. MARCO FRISINA

Alcuni appunti sulle celebrazioni che vivremo insieme il 30 aprile e il 1° e 2 maggio. Ciascuna delle tre celebrazioni della Beatificazione è fortemente caratterizzata da alcuni elementi particolari che vogliono sottolineare la ricchezza della personalità del nuovo Beato e nel contempo il grande impatto che il suo pontificato ha avuto nella vita della Diocesi di Roma e nel mondo intero.

La Veglia del 30 aprile
(Circo Massimo, ore 20-22.30)

Il significato della nostra Veglia.

Le celebrazioni vigiliari hanno un particolare significato per la Chiesa.

Esse sono sempre una preparazione a un grande dono, nel nostro caso quello della beatificazione del servo di Dio Giovanni Paolo II.

Un momento di riflessione e di preghiera nel raccoglimento della sera.

Un momento di comunione in cui la comunità si riunisce e diviene un cuor solo e un’anima sola davanti a Dio, nel nostro caso la Diocesi di Roma che si raccoglie in preghiera nella straordinaria occasione della beatificazione del vescovo di Roma Giovanni Paolo II.

La conduzione della Veglia è affidata alla giornalista Safiria Leccese.

La celebrazione sarà animata dal Coro della Diocesi di Roma e dall’Orchestra del Conservatorio di S. Cecilia diretta da Mons. Marco Frisina con la voce solista di Gianni Proietti. Saranno ospiti anche il Coro della Comunità filippina di Roma e il coro "Gaudium Poloniae" che eseguiranno due brani tradizionali.



La celebrazione della Memoria.

I Santi rappresentano per la Chiesa una ricchissima eredità di grazia e di fede.

La prima parte della veglia sarà una Celebrazione della Memoria che vivremo in compagnia delle parole e dei gesti di Giovanni Paolo II; un modo concreto di fare nostra la grande eredità spirituale del nuovo Beato per poterla vivere oggi.

Sul palco sarà esposta una grande riproduzione dell’immagine di Maria Salus Populi Romani, patrona della città di Roma. Alcuni rappresentanti delle le parrocchie e delle cappellanie diocesane faranno un omaggio alla Vergine portando in processione delle fiaccole che deporranno dinanzi al palco.

In un montaggio commovente rivivremo gli ultimi mesi del pontificato di Giovanni Paolo II, segnati dalla sofferenza.

Avremo poi le preziose testimonianze di alcuni stretti collaboratori del Papa, il dr. Joaquín Navarro-Valls e il Card. Stanisław Dziwisz, e la toccante testimonianza di Sr. Marie Simon-Pierre, la cui guarigione miracolosa ha aperto la via per la beatificazione. Inoltre in alcuni brevi filmati ascolteremo anche le testimonianze di alcuni giovani di Roma riguardo all’importanza dell’esempio e della parola del Beato nella loro vita.

Al termine di questa prima parte canteremo il canto "Totus tuus", composto da mons. Frisina per il 50° dell’ordinazione sacerdotale di Giovanni Paolo II e tante volte eseguito alla sua presenza nelle celebrazioni diocesane.



Celebrazione del Santo Rosario

La seconda parte sarà tutta imperniata sulla Celebrazione dei Misteri Luminosi del S. Rosario. I Misteri Luminosi furono introdotti proprio dal Papa Giovanni Paolo II.

La celebrazione si aprirà con il canto dell’Inno del Beato Giovanni Paolo II "Aprite le porte a Cristo" scritto da mons. Frisina il cui testo riassume i contenuti più importanti del pontificato di Giovanni Paolo II. Il ritornello contiene l’appello a "spalancare il nostro cuore all’amore di Dio" con cui il papa iniziò il suo pontificato.

Seguirà una introduzione del Card. Vicario Agostino Vallini, che presenterà in sintesi la personalità spirituale e pastorale del Beato.

Seguirà la recita del Rosario che verrà celebrato in collegamento diretto con 5 Santuari mariani sparsi nel mondo. Ognuno dei Misteri del Rosario sarà legato ad una intenzione di preghiera, cara a Giovanni Paolo II:

il Santuario di Łagniewniki in Cracovia – Intenzione di preghiera: i Giovani.

il Santuario di Kawekamo – Bugando (Tanzania) – Intenzione di preghiera: la Famiglia.

il Santuario di Notre Dame du Lebanon – Harissa in Libano – Intenzione di preghiera: l’Evangelizzazione.

la Basilica di Sancta Maria de Guadalupe – Città del Messico – Intenzione di preghiera: la speranza e la pace dei popoli.

il Santuario di Fatima – Intenzione di preghiera: La Chiesa.

Nella parte finale avremo la gioia di avere la presenza del S. Padre che in collegamento dal Palazzo Apostolico reciterà l’Orazione finale e impartirà la Benedizione Apostolica a tutti i partecipanti.

Durante il canto della Salve Regina tutti i presenti saranno invitati ad accendere i loro lumini in segno di lode a Dio e di devozione alla Vergine Maria.

Per i pellegrini che lo desiderano in otto Chiese del Centro storico sarà possibile rimanere in preghiera durante la notte.

La Messa di Beatificazione del 1° maggio,
Domenica Ottava di Pasqua o della Divina Misericordia
(Piazza S. Pietro, ore 9.00 Ora di preparazione,
ore 10.00 Celebrazione presieduta dal S. Padre)

L’ora di preparazione alla Messa.

La solenne liturgia di Beatificazione sarà presieduta da un’ora di preparazione in cui pregheremo insieme la Coroncina della Divina Misericordia, questa devozione fu introdotta da Santa Faustina Kowalska ed era tanto cara al Beato Giovanni Paolo II. La Coroncina è una preghiera litanica, simile al Rosario, con cui si invoca la misericordia di Dio e si chiede il perdono dei peccati in un atto di fiducia verso la misericordia di Cristo. Questa preparazione terminerà con una Invocazione della Misericordia di Dio sul mondo con il canto Jezu ufam tobie – Gesù confido in te.

La S. Messa avrà i testi della Domenica dell’Ottava di Pasqua.

La celebrazione sarà animata dalla Cappella Musicale Pontificia e dal Coro della Diocesi di Roma, parteciperà anche l’Orchestra del Conservatorio di S. Cecilia.

Al termine della formula di beatificazione, quando si scoprirà l’Arazzo che raffigura il nuovo Beato, verrà cantato l’Inno del Beato in lingua latina, che verrà eseguito per intero al termine della Celebrazione mentre verrà portata solennemente presso l’altare una reliquia del Beato per la venerazione di tutto il popolo di Dio.

La Messa di Ringraziamento di lunedì 2 maggio
(Presieduta dal Card. Segretario di Stato Tarcisio Bertone, Piazza S. Pietro, ore 10.30)

La Messa del lunedì 2 maggio è la prima messa celebrata in onore del nuovo Beato la cui intercessione viene per la prima volta invocata dalla Chiesa.

La celebrazione sarà animata dal Coro della Diocesi di Roma con la partecipazione del Coro Unito Polacco di Varsavia e dell’Orchestra Sinfonica della Radio polacca di Katowice.

Alle 9.30 inizierà un’ora di preparazione in cui ascolteremo alcune poesie del Beato recitate dagli attori Dariusz Kowalski e Pamela Villoresi. Le letture saranno intrammezzate da alcuni brani sinfonici eseguiti dall’Orchestra e dal Coro e dalla partecipazione del soprano Ewa Izykowska.

Alle 10.30 inizierà la solenne concelebrazione presieduta dal Card. Segretario di Sato Tarcisio Bertone. I testi liturgici saranno quelli propri del nuovo Beato.




INTERVENTO DEL REV.DO DON WALTER INSERO

○ Testo in lingua italiana

○ Traduzione in lingua inglese

○ Testo in lingua italiana

Logistica per la Veglia al Circo Massimo

Sabato 30 aprile l’accesso al Circo Massimo per i fedeli sarà consentito a partire dalle 17.30. I volontari indicheranno gli ingressi della grande area. Sul palco centrale prenderanno posto i signori cardinali ed un gruppo di giovani insieme al cardinale Vicario Agostino Vallini. È prevista un’area con posti a sedere di fronte al palco riservata ai vescovi, ai sacerdoti, agli ospiti ed autorità civili della Regione Lazio, della Provincia e del Comune di Roma.

Sala Stampa al Circo Massimo

La Sala Stampa è allestita nell’edificio che si trova alle spalle del palco con ingresso in via della Greca 5. Sarà aperta dalle ore 18.00–23.00. È prevista inoltre un grande spazio per i giornalisti, fotografi ed operatori nell’area del circo Massimo su un rialzo naturale che si trova sul lato di via dei Cerchi.

"Notte Bianca" di Preghiera per la città di Roma

Roma vivrà per la prima volta una "notte bianca" di preghiera. Con la conclusione del Rosario, la Veglia di attesa e preparazione alla beatificazione continua per tutta la notte. A partire dalle 23 sarà possibile continuare a pregare fino all’alba in otto chiese del centro che si trovano lungo il percorso che dal circo Massimo conduce alla Basilica di San Pietro: S. Anastasia, S. Bartolomeo all’isola, S. Agnese in Agone a Piazza Navona (con un gruppo di ragazzi polacchi), S. Marco al Campidoglio, Santissimo Nome di Gesù all’Argentina, S. Maria in Vallicella, S. Andrea della Valle e S. Giovanni dei Fiorentini.

I giovani di Roma, animatori di questa notte di fede, accoglieranno i pellegrini invitandoli ad entrare in Chiesa e ad unirsi per la preghiera. Nel corso della notte, seguendo una schema comune adottato nelle chiese coinvolte, si alterneranno i seguenti momenti: lettura e meditazione della Parola di Dio "Siamo venuti per adorarlo" (Mt 2, 2ss); "Voi chi dite che io sia" (Mt 16,15ss); silenzio e adorazione eucaristica; lettura di alcuni testi di Giovanni Paolo II rivolti ai giovani. Testimonianze di alcuni giovani; canti eseguiti dai gruppi giovanili, recita del Rosario e Coroncina della Divina Misericordia.

In queste otto chiese i pellegrini potranno vivere il sacramento della riconciliazione, numerosi sacerdoti hanno offerto la loro disponibilità per l’ascolto delle confessioni.

I servizi Caritas della Stazione termini dedicati al Beato Giovanni Paolo II

La Mensa per i poveri e il Centro di ascolto della Caritas di Roma della Stazione Termini saranno dedicati al Beato Giovani Paolo II. È il segno di carità che la diocesi di Roma promuove a ricordo del suo amato vescovo, per ricordare la sua sollecitudine pastorale verso i più poveri.

Live con Twitter e Facebook durante le celebrazioni

In preparazione della Beatificazione di Giovanni Paolo II, il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali del Vaticano, la Radio Vaticana, il Centro Televisivo Vaticano l’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato di Roma, hanno realizzato una importante progetto di comunicazione riguardante i social network: "Sentinelle digitali". L'iniziativa ha creato gruppi di fedeli, giovani e meno giovani, che sul web, e specialmente su Facebook e Twitter, portano nel "mondo digitale" la testimonianza e l’insegnamento del nuovo Beato. Tutta l'iniziativa è descritta in questa pagina internet: www.pope2you.net/index.php?id_testi=61

Ma il grande evento che le sentinelle digitali stanno organizzando sarà ancora più innovativo: attraverso il canale ufficiale di Twitter (aperto dal Vaticano per la Beatificazione del Papa) twitter.com/#!/Pope2YouVatican e la pagina di Facebook della Radio Vaticana (http://www.facebook.com/#!/vatican.johnpaul2) sarà possibile seguire la diretta delle celebrazioni per la Beatificazione.

Inoltre sul sito Pope2You.net sarà possibile seguire lo streaming, disponibile anche per iPhone ed iPad. Anche sul sito www.vatican.va/videopotremo seguire in streaming. È un altro grande passo della Chiesa nel mondo digitale, voluto in occasione di questo evento di preghiera e di evangelizzazione che intende coinvolgere i cattolici di tutto il mondo e che allarga la piazza di San Pietro a tanti fedeli che potranno collegarsi e partecipare spiritualmente unendosi in comunione di preghiera.

Il progetto delle "Sentinelle digitali" lanciato il 5 aprile scorso, ha avuto una ottima accoglienza e risonanza mediatica. Sono molti i blogger americani, italiani, spagnoli che hanno scritto e si sono collegati con i nostri canali. Quasi 1000 persone, (opinion leader, giornalisti specializzati, reporter) sono pronte a seguire il nostro live su Twitter. Più di 3000 persone su Facebook stanno popolando i nostri gruppi di "Sentinelle", tra le quali c'è grandissimo entusiasmo. Molti hanno richiesto di costituire gruppi stabili che operino sul WEB anche dopo questo evento, alcuni hanno proposto di convocare un raduno nazionale delle "sentinelle digitali" presso un santuario. Sono state veicolate quasi 40.000 cartoline digitali con frasi di Giovanni Paolo II rivolte ai giovani, grazie al nuovo servizio Pope2You.


○ Traduzione in lingua inglese

Logistics for the Saturday night Vigil at Circo Massimo

On Saturday, 30 April, the faithful will be allowed to enter Circo Massimo beginning at 5:30pm. Volunteers will be available to point out the entrances to the main area. The cardinals and a group of youth with Cardinal Vicar Agostino Vallini will take their places on the central stage. A seating area in front of the stage has been reserved for bishops, priests, guests, and civil authorities from Lazio and the province and municipality of Rome.

Press Office at Circo Massimo

The Press Office is set up in the building located behind the stage and can be accessed from Via della Greca, 5. It will be open from 6:00pm-11:00pm. There is also a large area available for journalists, photographers, and workers at the natural rise of Circo Massimo along Via dei Cerchi.

"White Night" of Prayer for the City of Rome

For the first time Rome will have a "white night" of prayer. At the conclusion of the Rosary the Vigil of wait and preparation for the beatification will continue throughout the night. From 11:00pm it will be possible to continue praying until dawn in 8 churches of the city center that are located along the path from Circo Massimo to St. Peter's Basilica: S. Anastasia, S. Bartolomeo all'isola, S. Agnese in Agone at Piazza Navona (led by a group of Polish youth), S. Marco al Campidoglio, Santissimo Nome di Gesu all'Argentina, S. Maria in Vallicella, S. Andrea della Valle, and S. Giovanni dei Fiorentini.

The youth of Rome, serving as hosts of this evening of faith, will welcome the pilgrims, inviting them to enter the churches and join in the prayers. During the night, in keeping with the common format adopted by the churches involved, there will be an alternation of the various following moments programmed: the reading of and meditation on the Word of God: "We have come to do him homage" (Mt 2:2), "Who do you say that I am?" (Mt 16:15); silence and Eucharistic adoration; and the reading of some texts that John Paul II addressed to the youth. There will also be testimonials from some young persons, songs performed by youth groups, and the recitation of the Rosary and the Divine Mercy Devotion.

In these 8 churches pilgrims will be able to partake of the sacrament of reconciliation, many priests having made themselves available to hear confessions.

Termini Station Caritas Services Dedicated to Blessed John Paul II

Caritas' soup kitchen for the poor and service center at Termini Station will be dedicated to Blessed John Paul II. It is a sign of love offered by the Diocese of Rome to recall her beloved bishop and his pastoral concern for the poorest of the poor.

Live with Twitter and Facebook During the Celebrations

In preparation for the Beatification of John Paul II, the Pontifical Council for Social Communication of the Vicariate of Rome has created an important communications project with social networking: "Digital Sentinels". The initiative has created groups of faithful, young and old, who bring the witness and teaching of the newly Blessed to the web, especially through Facebook and Twitter. The entire initiative is described at: www.pope2you.net/index.php?id_testi=61.

The great event that the digital sentinels are organizing, however, will be even more innovative: through the official Twitter channel (created by the Vatican for the pope's beatification) twitter.com/#!/Pope2YouVatican and Vatican Radio's Facebook page (http://www.facebook.com/#!/vatican.Johnpaul2) it will be possible to follow the beatification celebrations live.

Also, at Pope2You it will be possible to stream the events. This is another big step for the Church in the digital age, especially desired for this event of prayer and evangelization, which will involve Catholics around the world, bringing St. Peter's Square to all the faithful who are able to connect to the web, spiritually participating and joining in the communion of prayer.

The "Digital Sentinels" project launched on 5 April has had an excellent reception and resonance in the communications world. There are many American, Italian, and Spanish bloggers who have written and are connected through these channels. Almost 1000 persons (opinion leaders, specialized journalists, and reporters) are ready to follow our live Twitter feed. More than 3000 persons on Facebook are populating our Sentinel groups, which are surrounded by great enthusiasm. Many have requested to create established groups to operate on the web even after this event: some proposing to call a national gathering of the "Digital Sentinels" at a shrine. Thanks to the new Pope2You service, almost 40,000 ecards have been sent with quotes addressed by John Paul II to the youth.



COLLEGAMENTI TELEVISIVI CON I 5 SANTUARI PER LA VEGLIA MARIANA AL CIRCO MASSIMO

Paese collegato
Cracovia - Polonia

Sede collegamento
Santuario di Łagiewniki della Divina Misericordia

Società Televisiva
TVP - 3

Presiede
S.E. Mons. Jan Zając

Qualifica
Vescovo ausiliare di Cracovia

Presenze stimate
4.000 persone


Paese collegato
Dodoma - Tanzania

Sede collegamento
Santuario di Kawekamo

Società Televisiva
STARTV

Presiede
S.E. Mons. Nestorius Timanywa

Qualifica
Vescovo di Bukoba

Presenze stimate
1.500 persone




Paese collegato
Beirut - Libano

Sede collegamento
Notre Dame du Lebanon - Harissa

Società Televisiva
Telelumière - NourSat

Presiede
Card. Nasrallah Pierre Sfeir

Qualifica
Patriarca emerito di Antiochia dei Maroniti

Presenze stimate
3.000 persone




Paese collegato
Città del Messico - Messico

Sede collegamento
Sancta Maria de Guadalupe

Società Televisiva
Televisa Production

Presiede
S.E. Mons. Florencio Armando Colín Cruz

Qualifica
Vescovo ausiliare di Città del Messico

Presenze stimate
20.000 persone




Paese collegato
Fatima - Portogallo

Sede collegamento
Santuario di Fatima

Società Televisiva
Telepace (Fatima)

Presiede
S.E. Mons. Augusto César Alves Ferreira da Silva

Qualifica
Vescovo emerito di Portalegre - Castelo Branco

Presenze stimate
5.000 persone




FREQUENZE DI RADIO VATICANA PER LA ZONA DI ROMA PER LA DIRETTA DEI TRE EVENTI LEGATI ALLA BEATIFICAZIONE

inglese
Zona di Roma: MHz 105,0 FM

francese
Zona di Roma: MHz 103,8 FM

italiano
Zona di Roma: MHz 96,3 FM

Zona di Roma: kHz 585 OM

polacco
Zona di Roma: MHz 93,3 FM

tedesco
Zona di Roma: kHz 1.611 OM

spagnolo
Zona di Roma: kHz 1.260 OM

+PetaloNero+
00sabato 30 aprile 2011 16:29
FIRMA DELL’ACCORDO FRA LA SANTA SEDE E LA REPUBBLICA DI AZERBAIGIAN


Alle ore 16 di venerdì 29 aprile 2011, nella sede del Comitato Statale per l'Attività con le Strutture Religiose a Baku è stato firmato un Accordo fra la Santa Sede e la Repubblica di Azerbaigian, che regola i rapporti giuridici fra la Chiesa cattolica e lo Stato.

Per la Santa Sede ha firmato, come Plenipotenziario, S.E. Monsignor Claudio Gugerottti, Arcivescovo titolare di Ravello, Nunzio Apostolico in Azerbaigian.

Per la Repubblica di Azerbaigian, S.E. il Signor Hidayat Orujov, Presidente del Comitato Statale per l'Attività con le Strutture Religiose.

Presenti alla cerimonia erano anche:

per parte ecclesiastica, il Rev.mo Padre Vladimír Fekete, S.D.B., Superiore Ecclesiastico della Missio sui iuris di Baku; il Rev.do Filippo Ciampanelli, Segretario di Nunziatura;

per parte statale, il Signor Gunduz Ismailov, Vicepresidente del Comitato Statale per l'Attività con le Strutture Religiose; il Signor Elchin Jabarov, Capo Ufficio per le Relazioni Estere del medesimo Comitato; il Signor Rashad Aslanov, Capo della Divisione per il Diritto e i Trattati Internazionali del Ministero degli Affari Esteri.

Il presente Accordo, che consiste di otto articoli, regola la situazione giuridica della Chiesa cattolica in Azerbaigian.

Fra l'altro, garantisce la libertà di professare e di praticare pubblicamente la religione cattolica, così come il diritto della Chiesa cattolica di organizzarsi e di esercitare la propria missione in conformità con la legislazione ecclesiastica. Inoltre, riconosce e registra la personalità giuridica della Chiesa cattolica e di tutte le sue istituzioni e assicura la libera comunicazione tra la locale comunità cattolica e la Santa Sede, nonché l'accesso ai mezzi di comunicazione sociale e la libera scelta, da parte della Santa Sede, di un Ordinario, quale responsabile della circoscrizione" ecclesiastica. Infine, regola la concessione dei permessi di residenza e di lavoro per il personale ecclesiastico.

+PetaloNero+
00lunedì 2 maggio 2011 16:28
CELEBRAZIONE EUCARISTICA DI RINGRAZIAMENTO PER LA BEATIFICAZIONE DI PAPA GIOVANNI PAOLO II

Alle ore 10.30 di questa mattina, il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto sul Sagrato della Basilica Vaticana la Celebrazione Eucaristica di ringraziamento per la Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. I testi liturgici sono quelli propri del nuovo Beato.

La celebrazione è stata animata dal Coro della Diocesi di Roma con la partecipazione del Coro Unito Polacco di Varsavia e dell’Orchestra Sinfonica della Radio polacca di Katowice.

La preparazione al sacro Rito è iniziata alle 9.30 con la lettura di poesie del Beato Giovanni Paolo II intercalata a brani sinfonici eseguiti dall’Orchestra e dal Coro.

La Santa Messa è stata poi introdotta da un indirizzo di omaggio del Card. Stanisław Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia.

Riportiamo di seguito il testo dell’omelia che il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone ha pronunciato dopo la proclamazione del Santo Vangelo:


OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

"Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene? (...) Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene" (Gv 21,17). Il dialogo fra il Risorto e Pietro. E’ il dialogo che precede il mandato: "Pasci le mie pecore", ma è un dialogo che prima scruta tutta la vita dell’uomo. Non sono forse queste la domanda e la risposta che hanno segnato tutta la vita e la missione del Beato Giovanni Paolo II? Egli stesso lo ha espresso a Cracovia, nel 1999, affermando: "Oggi mi sento chiamato in modo particolare a ringraziare questa comunità millenaria di pastori di Cristo, chierici e laici, perché grazie alla testimonianza della loro santità, grazie a questo ambiente di fede, che per dieci secoli essi formarono e formano a Kraków, è diventato possibile che al termine di questo millennio, proprio sulle rive della Vistola, ai piedi della Cattedrale di Wawel cadesse l’esortazione di Cristo: «Pietro, pasci i miei agnelli» (Gv 21, 15). E' diventato possibile che la debolezza dell’uomo si poggiasse sulla potenza dell’eterna fede, speranza e carità di questa terra, e desse la risposta: «Nell’obbedienza della fede davanti a Cristo mio Signore, affidandomi alla Madre di Cristo e della Chiesa - consapevole delle grandi difficoltà - accetto»".

Sì, è questo dialogo di amore tra Cristo e l’uomo che ha segnato tutta la vita di Karol Wojtyła e lo ha condotto non solo al fedele servizio alla Chiesa, ma anche alla personale totale dedizione a Dio e agli uomini che ha caratterizzato il suo cammino di santità.

Tutti ricordiamo come il giorno dei funerali ad un certo momento il vento chiuse dolcemente le pagine del Vangelo posto sulla sua bara. Era come se il vento dello Spirito avesse voluto segnare la fine dell’avventura umana e spirituale di Karol Wojtyła, tutta illuminata dal Vangelo di Cristo. Da questo Libro egli scopriva i disegni di Dio per l’umanità, per se stesso, ma soprattutto imparava Cristo, il suo volto, il suo amore, che per Karol era sempre una chiamata alla responsabilità. Alla luce del Vangelo leggeva la storia dell’umanità e le vicende di ogni uomo e di ogni donna che il Signore aveva posto sulla sua strada. Da qui, dall’incontro con Cristo nel Vangelo, scaturiva la sua fede.

Era un uomo di fede, un uomo di Dio, che viveva di Dio. La sua vita era una preghiera continua, costante, una preghiera che abbracciava con amore ogni singolo abitante del pianeta terra, creato ad immagine e somiglianza di Dio, e per questo degno di ogni rispetto; redento con la morte e risurrezione di Cristo, e per questo diventato veramente gloria vivente di Dio (Gloria Dei vivens homo – Sant’Ireneo). Grazie alla fede che si esprimeva soprattutto nella preghiera, Giovanni Paolo II era un autentico difensore della dignità di ogni essere umano e non mero combattente per ideologie politico-sociali. Per Lui, ogni donna, ogni uomo, era una figlia, un figlio di Dio, indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dalla provenienza geografica e culturale, e persino dal credo religioso. Il suo rapporto con ogni persona è sintetizzato in quella stupenda frase che scrisse: "L’altro mi appartiene".

Ma la sua preghiera era anche una costante intercessione per tutta la famiglia umana, per la Chiesa, per ogni comunità di credenti, in tutta la terra – forse tanto più efficace, quanto più segnata dalla sofferenza che ha marcato varie fasi della sua esistenza. Non è forse da qui - dalla preghiera, dalla preghiera legata a tante dolorose vicende sue e degli altri - che scaturiva la sua preoccupazione per la pace nel mondo, per la pacifica convivenza dei popoli e delle nazioni? Abbiamo sentito nella prima lettura del Profeta Isaia: "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace" (Is 52, 7).

Oggi ringraziamo il Signore per averci dato un Pastore come Lui. Un Pastore che sapeva leggere i segni della presenza di Dio nella storia umana, e ne annunciava poi le grandi opere in tutto il mondo e in tutte le lingue. Un Pastore che aveva radicato in sé il senso della missione, dell’impegno ad evangelizzare, ad annunciare la parola di Dio dappertutto, a gridarla sui tetti… "Come sono belli sui monti i piedi (...) del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «regna il tuo Dio»" (ibid.).

Oggi rendiamo grazie al Signore per averci dato un Testimone come lui, così credibile, così trasparente, che ci ha insegnato come si debba vivere la fede e difendere i valori cristiani, a cominciare dalla vita, senza complessi, senza paure; come si debba testimoniare la fede con coraggio e coerenza, declinando le Beatitudini nell’esperienza quotidiana. La vita, la sofferenza, la morte e la santità di Giovanni Paolo II ne sono una testimonianza e una conferma tangibile e certa.

Ringraziamo il Signore per averci dato un Papa che ha saputo dare alla Chiesa cattolica non solo una proiezione universale e una autorità morale a livello mondiale, ma anche, specialmente con la celebrazione del Grande Giubileo del Duemila, ha saputo dare una visione più spirituale, più biblica, più centrata sulla parola di Dio. Una Chiesa che ha saputo rinnovarsi, impostare una "nuova evangelizzazione", intensificare i rapporti ecumenici e interreligiosi, e ritrovare anche le vie di un fruttuoso dialogo con le nuove generazioni.

E infine ringraziamo il Signore per averci dato un Santo come Lui. Tutti abbiamo avuto modo - alcuni da vicino, altri da lontano – di scorgere come erano coerenti la sua umanità, la sua parola e la sua vita. Era un uomo vero perché inseparabilmente legato a Colui che è la Verità. Seguendo Colui che è la Via, era un uomo sempre in cammino, sempre proteso verso il bene più grande per ogni persona, per la Chiesa e per il mondo e verso la meta che per ogni credente è la gloria del Padre. Era un uomo vivo, perché colmo della Vita che è Cristo, sempre aperto alla sua grazia e a tutti i doni dello Spirito Santo.

Quanto si sono verificate nella sua vita le parole che abbiamo sentito nel Vangelo di oggi: "In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi" (Gv 21, 18). Tutti abbiamo visto come gli è stato tolto tutto ciò che umanamente poteva impressionare: la forza fisica, l’espressione del corpo, la possibilità di muoversi, perfino la parola. E allora, più che mai, egli ha affidato la sua vita e la sua missione a Cristo, perché solo Cristo può salvare il mondo. Sapeva che la sua debolezza corporale faceva vedere ancora più chiaramente il Cristo che opera nella storia. E offrendo le sue sofferenze a Lui e alla sua Chiesa, ha dato a tutti noi un’ultima, grande lezione di umanità e di abbandono tra le braccia di Dio.

"Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome".

Cantiamo al Signore un canto di gloria, per il dono di questo grande Papa: uomo di fede e di preghiera, Pastore e Testimone, Guida nel passaggio tra due millenni. Questo canto illumini la nostra vita, affinché non solo veneriamo il nuovo Beato, ma, con l’aiuto della grazia di Dio, seguiamo il suo insegnamento e il suo esempio. Mentre rivolgo un grato pensiero al Papa Benedetto XVI, che ha voluto elevare il suo grande Predecessore alla gloria degli altari, mi piace concludere con le parole che ha pronunciato nel primo anniversario della scomparsa del nuovo Beato: "Cari fratelli e sorelle, (...) il nostro pensiero torna con emozione al momento della morte dell'amato Pontefice, ma al tempo stesso il cuore è come spinto a guardare avanti. Sentiamo risuonare nell'animo i suoi ripetuti inviti ad avanzare senza paura sulla strada della fedeltà al Vangelo per essere araldi e testimoni di Cristo nel terzo millennio. Ci tornano alla mente le sue incessanti esortazioni a cooperare generosamente alla realizzazione di una umanità più giusta e solidale, ad essere operatori di pace e costruttori di speranza. Resti sempre fisso il nostro sguardo su Cristo, «lo stesso ieri, oggi e sempre» (Eb 13, 8), che guida saldamente la sua Chiesa. Noi abbiamo creduto al suo amore ed è l'incontro con Lui «che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (cfr Deus caritas est, 1). La forza dello Spirito di Gesù sia per tutti, cari fratelli e sorelle, come lo fu per Papa Giovanni Paolo II, sorgente di pace e di gioia. E la Vergine Maria, Madre della Chiesa, ci aiuti ad essere in ogni circostanza, come lui, apostoli infaticabili del suo divin Figlio e profeti del suo amore misericordioso". Amen!
+PetaloNero+
00lunedì 2 maggio 2011 16:29
DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, P. FEDERICO LOMBARDI, S.I.


Questa mattina, in seguito all’uccisione di Osama Bin Laden, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, P. Federico Lombardi, ha rilasciato ai giornalisti la seguente dichiarazione:

Osama Bin Laden – come tutti sappiamo – ha avuto la gravissima responsabilità di diffondere divisione e odio fra i popoli, causando la morte di innumerevoli persone, e di strumentalizzare le religioni a questo fine.

Di fronte alla morte di un uomo, un cristiano non si rallegra mai, ma riflette sulle gravi responsabilità di ognuno davanti a Dio e agli uomini, e spera e si impegna perché ogni evento non sia occasione per una crescita ulteriore dell’odio, ma della pace.

+PetaloNero+
00martedì 3 maggio 2011 16:20
AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


POSSESSO CARDINALIZIO



Domenica 8 maggio 2011, alle ore 11.00, l’Em.mo Card. Donald William Wuerl, Arcivescovo di Washington, prenderà possesso del Titolo di San Pietro in Vincoli, Piazza di San Pietro in Vincoli, 4/A.

+PetaloNero+
00mercoledì 4 maggio 2011 16:27
CONFERENZA STAMPA A CONCLUSIONE DEI LAVORI DELLA XVII SESSIONE PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI

Alle ore 12.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene una Conferenza Stampa a conclusione dei lavori della XVII Sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali sul tema: Diritti universali in un mondo diversificato. La questione della libertà religiosa. (Casina Pio IV, 29 aprile - 3 maggio 2011).
Intervengono: la Prof.ssa Mary Ann Glendon, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali; S.E. Mons. Prof. Marcelo Sánchez Sorondo, Cancelliere della medesima Pontificia Accademia; il Prof. Hans F. Zacher, Accademico.
Pubblichiamo di seguito l’intervento della Prof.ssa Mary A. Glendon:


INTERVENTO DELLA PROF.SSA MARY ANN GLENDON

The beatification of Pope John Paul II gave the 17th plenary session of the Pontifical Academy of Social Sciences a special and memorable character.

Blessed John Paul II founded the Pontifical Academy of Social Sciences in 1994, and the theme of this year’s plenary session is one that lay at the heart of his social teaching: Universal Rights in a World of Diversity – The Case of Religious Freedom.

The foundation of the Pontifical Academy of Social Sciences in 1994 could be considered a follow-up initiative to the 1991 landmark social encyclical of Blessed John Paul II, Centesimus Annus, in which the late Holy Father reflected on why communism failed, and upon the necessary foundations of a free society. The beatification of Pope John Paul II on Sunday, May 1st, marked a beautiful coincidence in this regard – it was precisely the 20th anniversary of the publication of Centesimus Annus.

It is worth remembering what Blessed John Paul II wrote at that time:

"Authentic democracy is possible only in a State ruled by law, and on the basis of a correct conception of the human person. Nowadays there is a tendency to claim that agnosticism and sceptical relativism are the philosophy and the basic attitude which correspond to democratic forms of political life. Those who are convinced that they know the truth and firmly adhere to it are considered unreliable from a democratic point of view, since they do not accept that truth is determined by the majority, or that it is subject to variation according to different political trends. It must be observed in this regard that if there is no ultimate truth to guide and direct political activity, then ideas and convictions can easily be manipulated for reasons of power. As history demonstrates, a democracy without values easily turns into open or thinly disguised totalitarianism." (Centesimus Annus #46)

In such an environment – all the more true today than twenty years ago – one identifies a critical challenge for religious liberty. Even in countries where religious liberty has a long and apparently secure constitutional foundation, the suspicion of those religious believers who claim to know truths about the human person leads to marginalization and even outright discrimination. Many democratic states harbour within them totalitarian impulses which threaten religious liberty.

As Pope Benedict XVI observed in the message he sent to us yesterday, the theme of religious freedom has been treated so often that it might seem as though there is nothing left to say. But changing circumstances unsettle old ways of thinking. New developments can pose unprecedented threats, but they can also open doors that previously seemed shut tight. Freedom, as the Pope has said, is "a challenge held out to each generation, and it must constantly be won over for the cause of good."1

The Academy, with the help of distinguished experts, explored that challenge over the past few days as it relates to religious freedom. We did so in the conviction that religious freedom goes to the very heart of what it means to be human.2

Our plenary session highlighted four broad areas of threats to religious liberty. The first would be state coercion and persecution of religious believers – what one might call the standard threat to religious liberty. A second would be state restrictions upon the religious liberties of religious minorities. A third would be societal pressure on religious minorities that may or may not be state sanctioned, but nonetheless curtails the liberties of those minorities. And the fourth would be the growth of secular fundamentalism in Western countries which considers religious believers a threat to secular, liberal democratic politics.

RELIGIOUS FREEDOM WORLD-WIDE IS AT INCREASING RISK

Social science data paints a grim picture of the current status of religious liberty.3 After reaching a historic high point in 1998, religious freedom began an alarming decline around 2005.4 According to the most extensive cross-national study ever conducted, nearly 70 percent of the world’s people currently live in countries that impose "high restrictions" on religious freedom, the brunt of which falls on religious minorities.5 Behind those cold figures is the relentless everyday reality of discrimination, persecution, and violence suffered by religious believers in many parts of the world—sometimes due to governmental policies, sometimes to societal intimidation, and often to both.

RELIGIOUS FREEDOM IS AT RISK EVEN IN COUNTRIES THAT OFFICIALLY PROTECT RELIGIOUS FREEDOM

In countries that impose "low to moderate" restrictions on religious freedom, influential figures in the media, the academy and public life often portray religion as a source of social division, and treat religious freedom as a second-class right to be trumped by a range of other claims and interests. Those largely un-examined biases among elites are spreading to the population at large in many Western societies.6 It is "a profound paradox of our age," according to Professor Hertzke, that, just when evidence of the value of religious freedom is mounting, "the international consensus behind it is weakening, attacked by theocratic movements, violated by aggressive secular policies, and undermined by growing elite hostility or ignorance."7

Commenting on trends toward confining religion to the private sphere, Archbishop Minnerath pointed out that the banishment of religion from the public square leaves "an immense vacuum" open to all sorts of ideologies.8 Where that situation prevails, Cartabia and Benson warned, it could lead to establishing secularism as a de facto official "religion." In Senator Pera’s view, the liberal democracies are "immersed in what we might call the paradox of secularism: the more our secular, post-metaphysical, post-religious reason aims to be inclusive, the more it becomes intolerant."9

NEW RESEARCH CASTS DOUBT ON THE CLAIM THAT RELIGION IS A SOURCE OF SOCIAL STRIFE

Social science has begun to cast doubt on the common belief - almost a dogma - in secular circles that religion is per se a source of social division, and on the related claim by many authoritarian governments that religious freedom must be curtailed for the sake of social peace. An important and growing body of empirical evidence reveals that the political influence of religion is in fact quite diverse, sometimes contributing to strife, but often fostering democracy, reconciliation and peace.10 Some studies indicate that violence actually tends to be greater in societies where religious practice is suppressed,11 and that promotion of religious freedom actually advances the cause of peace by reducing inter-religious conflict.12

SOCIAL SCIENCE RESEARCH SUGGESTS A POSITIVE CORRELATION BETWEEN RELIGIOUS FREEDOM AND OTHER IMPORTANT HUMAN GOODS

Recent research in the social sciences also suggests that there is a significant positive correlation between levels of religious freedom and measures of other economic, social and political goods, while, conversely, the denial of religious liberty correlates with the denial of such goods.13 One study concludes that, "The presence of religious freedom in a country mathematically correlates with the longevity of democracy" and with the presence of civil and political liberty, women's advancement, press freedom, literacy, lower infant mortality, and economic freedom.14

NEW TRENDS IN ELITE OPINION CONCERNING RELIGION

Meanwhile, some prominent intellectuals, Senator Pera among them, have begun to re-examine the traditional bias against religion in elite circles, and to question the assumption that the liberal state can afford to be indifferent or hostile to religion. No serious thinker disputes that the preservation of a free society depends on citizens and statespersons with particular skills, knowledge, and qualities of mind and character. But many have taken the position that the free society could get along just fine without religion, and that the more religion was confined to the private sphere, the freer everyone would be. Such writers maintain that the experience of living in a free society is sufficient in itself to foster the civic virtues of moderation and self-restraint, respect for others and so on.15

That faith in the ability of democracy to generate the virtues it needs in its citizens was shaken, however, in the wake of the social and cultural upheavals of the late 20th century. In fact, a major conclusion of this Academy’s working group on democracy in 2005 was that democracy depends on a moral culture that in turn depends on the institutions of civil society that are its "seedbeds of civic virtue."16

THERE IS NO "ONE SIZE FITS ALL" MODEL OF RELIGIOUS FREEDOM

Given the wide diversity of human societies, there cannot be one model of religious freedom that suits all countries.17 Nor can one country's approach to religious liberty serve as a model for another if by "model" one means something that can simply be copied and transplanted. Each nation’s system is the product of its own distinctive history and circumstances.18 Most of the continental European systems were decisively influenced by confrontations between Enlightenment secularism and Roman Catholicism, against the background of religious conflict. The United States’ system was initially devised to protect the various Protestant religions from the State, and to promote peaceful co-existence among Protestant confessions.19 The distinctive situation in Latin America was shaped by the absence of religious wars, the accommodation that characterized the relationship between the state and the Catholic Church, and the gradual advance of religious pluralism.20 The situation in many parts of Africa and Asia cannot be understood without reference to colonialism.21

UNIVERSAL RIGHTS CAN CO-EXIST WITH A LEGITIMATE VARIETY OF APPROACHES TO THEIR IMPLEMENTION

To accept that there are no universal models is not to deny that religious freedom is a universal right. Rather, it is to recognize that there must be room for a degree of pluralism in modes of bringing religious freedom and other fundamental human rights to life under diverse cultural circumstances.22

That was the approach taken by the Second Vatican Council which affirmed in Dignitatis Humanae that there could be several valid ways to implement that right.23 A pluralistic approach to human rights is also followed by the European Court of Human Rights through its concept that each country must be accorded a reasonable "margin of appreciation" as it develops its own protections for rights in the light of the circumstances and needs of its own population. The ECHR has not always applied that concept in a manner favorable to religious freedom, but its recent decision in the Italian crucifix case seems to represent a more tolerant view.24 The Court held that Italy’s display of the crucifix in public schools, in reflection of the traditional religious views of the majority of Italians, does not necessarily violate the freedom of religion of other believers or non-believers.25

THE DILEMMAS OF PLURALISM: WHAT LIMITS? WHO DECIDES?

A major difficulty with a pluralistic approach, of course, is to determine its legitimate scope and limits.26 Where does legitimate pluralism end and pure cultural relativism begin? Speakers from diverse regions explored such questions as: What should be the limits of tolerance and accommodation? What models are available for determining the scope and limits of freedom to practice one’s religion, the freedom of religious institutions to govern themselves, and the resolution of conflicts between freedom of religion and other rights? What is or should be the role of religiously grounded moral viewpoints in public discourse?27 What should be the relationships among the various institutions and entities engaged in protecting human rights - at local, national, regional, and international levels?28 What should be the role of natural law?

Several dilemmas emerged from these discussions. On the one hand, the more broadly religious freedom is conceived, the more tensions arise among individual religious freedom, the autonomy of religious bodies, other rights, and the interests of the state. Yet, one of the principal ways in which religious liberty is violated is by construing it so narrowly as to confine it to the private sphere.29 To abolish religion from the public sphere, as Professor Durham pointed out, does not resolve conflicts but merely papers them over.

_____________________________

1 Pope Benedict XVI, White House Address, April 2008; cf. Spe Salvi, 24.
2 Höffe, Religious Freedom and the Common Good.
3 Hertzke, Lutz and Skirbeck.
4 Hertzke, citing Freedom in the World 2010: Erosion of Freedom Intensifies (Freedom House: Washington, D.C., 2010).
5 Hertzke, citing Global Restrictions on Religion, Pew Forum on Religion and Public Life (December, 2009). The study covers 198 countries, representing more than 99.5% of the world’s population. Another recent study has found that 75 percent of victims of violent religious persecution worldwide are Christian. Aid to the Church in Need, Religious Freedom in the World—Report 2010, summarized on National Review Online, March 17, 2010.
6 Mouzelis, Modernity: Religious Trends.
7 Hertzke.
8 H.E. Mons. Roland Minnerath, "La liberté religieuse: théologie et doctrine sociale." See also Buttiglione, …., and Martinez Torron….
9 Pera, The "Apple of God’s Eye" and Religious Freedom: A Re-Examination of Kant’s Secularism.
10 Hertzke; see also, Monica Toft, Daniel Philpott, and Timothy Shah, God’s Century: Resurgent Religion and Global Politics (New York: Norton, 2011); Brian Grim and Roger Finke, Religious Persecution in Cross-National Context, 72 American Sociological Review 633-58 (2007).
11 Hertzke; see also Brian Grim and Roger Finke, The Price of Freedom Denied: Religious Persecution and Conflict in the 21st Century (Cambridge University Press, 2011).
12 Hertzke; see also Thomas Farr, World of Faith and Freedom (New York: Oxford University Press, 2008).
13 Hertzke, Religious Freedom in the World Today: Paradox and Promise; Lutz and Skirbekk.
14 Hertzke; see also Brian Grim, Religious Freedom: God for what Ails us? 6 Review of Faith & International Affairs 3-7 (2008).
15 For an overview of the positions of leading political theorists on this issue see William Galston, Liberal Purposes (Cambridge: Cambridge University Press, 1991). Galston states his own position thus: "Liberalism contains within itself the resources it needs to declare and defend a conception of the good and virtuous life that is in no way truncated or contemptible. This is not to deny that religion and classical philosophy can support a liberal polity in important ways….But it is to deny that liberalism draws essential content and depth from these sources" (304).
16 Pontifical Academy of Social Sciences, Democracy in Debate, Hans F. Zacher ed. (Libreria Editrice Vaticana, 2005), 266.
17 Weiler, Zacher, Martinez Torron..
18 Maier, Religionsfreiheit in Deutschland—Alte und Neue Fragen; Fromont, "La liberté religieuse et le principe de laïcité en France; Benson, Can there be a legitimate pluralism in modes of protecting religions and their freedoms? The cases of Canada and South Africa. Buttiglione, Martinez Torron, Durham, Cartabia.
19 Philip Hamburger, Separation of Church and State (Cambridge, Mass.: Harvard University Press, 2002).
20 Morandé, What can be learned from the experience of religious freedom in Latin America?
21 An-Na’im.
22 Zacher, How can a universal right to freedom of religion be understood in the light of manifest differences among religions, cultures, nations, schools of interpretation, formulations of rights and modes of implementing the latter? Weiler, State and Nation; Church, Mosque and Synagogue—On Religious Freedom and Religious Symbols in Public Places.
23 Hittinger, Political Pluralism and Religious Liberty: The Teaching of Dignitatis Humanae.
24 Cartabia; Martinez Torron.
25 Lautsi v. Italy, ECHR decision of March 18, 2011.
26 Walter, The Protection of Freedom of Religion Within the Institutional System of the United Nations; Engel; Weiler.
27 Possenti….
28 Weiler, Walter, Bertone.
29 Minnerath; Cartabia.

+PetaloNero+
00martedì 10 maggio 2011 16:23
AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


POSSESSO CARDINALIZIO



L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice dà comunicazione della seguente Presa di Possesso:

Domenica 15 maggio 2011, alle ore 11.30, l’Em.mo Card. Velasio De Paolis, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, prenderà possesso della Diaconia di Gesù Buon Pastore alla Montagnola, Via Luigi Perna, 3.


+PetaloNero+
00giovedì 12 maggio 2011 16:19
COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM: VISITA IN GIAPPONE DEL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM, EM.MO CARD. ROBERT SARAH, A DUE MESI DAL TERREMOTO DELL’11 MARZO 2011


A due mesi di distanza dal tremendo terremoto che ha colpito il popolo giapponese, il Cardinale Robert Sarah dal 13 al 16 maggio si recherà a nome del Papa nelle zone colpite. Benedetto XVI vuole in questo modo far sentire la sua vicinanza, la sua preghiera e il suo aiuto.

Il Presidente di Cor Unum porterà l'abbraccio ideale di Benedetto XVI a tutti i familiari delle vittime, agli sfollati e a tutti i volontari che senza sosta stanno lavorando per la ricostruzione: la Caritas nipponica, da subito mobilitata, è tuttora il punto di riferimento per tutti gli aiuti che la Chiesa cattolica continua a dare dopo la fase di emergenza, per la ricostruzione della vita della comunità giapponese.

Il presidente di Cor Unum si recherà il 14 a Saitama per visitare i centri di accoglienza della Chiesa cattolica per i senzatetto. Poi andrà a Tokio dove assieme ai vescovi giapponesi celebrerà una Messa di ringraziamento per la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Il 15 sarà a Sendai, epicentro del cataclisma, dove presiederà la Messa nella cattedrale.

Il 16 visiterà altri due centri di accoglienza per gli sfollati e incontrerà i responsabili delle maggiori organizzazioni caritative presenti.

Il Cardinale Sarah sarà accompagnato dal Sotto Segretario di Cor Unum, Mons. Segundo Tejado.

+PetaloNero+
00venerdì 13 maggio 2011 16:36
ISTRUZIONE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE ECCLESIA DEI SULL’APPLICAZIONE DELLA LETTERA APOSTOLICA MOTU PROPRIO DATA SUMMORUM PONTIFICUM DI S.S. BENEDETTO PP. XVI




NOTA REDAZIONALE SULL’ISTRUZIONE UNIVERSAE ECCLESIAE

La Pontificia Commissione Ecclesia Dei rende nota l’Istruzione sull’applicazione della Lettera Apostolica Motu Proprio data Summorum Pontificum di S.S. Benedetto XVI.

Con il Motu Proprio Summorum Pontificum, emanato il 7 luglio 2007 ed entrato in vigore il 14 settembre di quello stesso anno (AAS 99 [2007] 777-781), il Santo Padre ha promulgato una legge universale per la Chiesa con l’intento di regolamentazione dell’uso della Liturgia Romana in vigore nell’anno 1962, illustrando autorevolmente le ragioni della sua decisione nella Lettera ai Vescovi che accompagnava la pubblicazione del Motu Proprio sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970 (AAS 99 [2007] 795-799).

Nella suddetta Lettera il Santo Padre ha chiesto ai Confratelli nell’Episcopato di far pervenire alla Santa Sede un rapporto a tre anni dall’entrata in vigore del Motu Proprio (cfr cpv. 11). Tenendo conto delle osservazioni dei Pastori della Chiesa di tutto il mondo, e avendo raccolto domande di chiarificazione e richieste di indicazioni specifiche, viene ora pubblicata la seguente Istruzione dall’incipit latino: Universae Ecclesiae. L’Istruzione è stata approvata dallo stesso Pontefice nell’Udienza concessa al Cardinale Presidente l’8 aprile 2011, e porta la data del 30 aprile 2011, memoria liturgica di San Pio V, Papa.

Nel testo dell’Istruzione, dopo alcune osservazioni introduttive e di tipo storico (Parte I, nn. 1-8), si esplicitano innanzitutto i compiti della Pontificia Commissione Ecclesia Dei (Parte II, nn. 9-11), stabilendo in seguito, in ottemperanza al Motu Proprio pontificio, alcune specifiche norme e disposizioni (Parte III, nn. 12-35), prima di tutto quelle relative alla competenza propria del Vescovo diocesano (nn. 13-14). Si illustrano poi i diritti e i doveri dei fedeli che compongono un coetus fidelium interessato (nn. 15-19), nonché del sacerdote ritenuto idoneo a celebrare la forma extraordinaria del Rito Romano (sacerdos idoneus, nn. 20-23). Si regolano alcune questioni pertinenti alla disciplina liturgica ed ecclesiastica (nn. 24-28), specificando in particolare le norme relative alla celebrazione della Cresima e dell’Ordine sacro (nn. 29-31), all’uso del Breviarium Romanum (n. 32), dei libri liturgici propri degli Ordini religiosi (n. 34), del Pontificale Romanum e del Rituale Romanum (n. 35), che erano in vigore nell’anno 1962, nonché alla celebrazione del Triduo sacro (n. 33).

È viva speranza della Pontificia Commissione Ecclesia Dei che l’osservanza delle norme e disposizioni dell’Istruzione, che regolano l’Usus Antiquior del Rito Romano e sono affidate alla carità pastorale e alla prudente vigilanza dei Pastori della Chiesa, contribuirà, quale stimolo e guida, alla riconciliazione e all’unità, come auspicate dal Santo Padre (cfr Lettera ai Vescovi del 7 luglio 2007, cpvv. 7-8).






PONTIFICIA COMMISSIO ECCLESIA DEI

INSTRUCTIO
Ad exsequendas Litteras Apostolicas Summorum Pontificum
a S. S. BENEDICTO PP. XVI Motu Proprio datas

I.
Prooemium

1. Universae Ecclesiae Litterae Apostolicae Summorum Pontificum Benedicti PP. XVI, die 7 iulii a. D. 2007 motu proprio datae atque inde a die 14 septembris a. D. 2007 vigentes, Romanae Liturgiae divitias reddiderunt propiores.

2. Hisce Litteris Motu Proprio datis Summus Pontifex Benedictus XVI legem universalem Ecclesiae tulit ut regulis nostris temporibus aptioribus quoad usum Romanae Liturgiae anno 1962 vigentem provideret.

3. Sedula Summorum Pontificum sollicitudine hac in Sacrae Liturgiae cura necnon et in recognoscendis liturgicis libris memorata, Sanctitas Sua antiquum principium in mentem revocavit, ab immemorabilibus receptum et in futurum servandum: "unaquaeque Ecclesia particularis concordare debet cum universali Ecclesia non solum quoad fidei doctrinam et signa sacramentalia, sed etiam quoad usus universaliter acceptos ab apostolica et continua traditione, qui servandi sunt non solum ut errores vitentur, verum etiam ad fidei integritatem tradendam, quia Ecclesiae lex orandi eius legi credendi respondet"1.

4. Insuper, Apostolicus Dominus et Romanos Pontifices commemorat, qui hac in cura maximopere meriti sunt, praesertim S. Gregorium Magnum et S. Pium V. Summus Pontifex etiam recolit inter liturgicos libros, Missale Romanum semper eminuisse, prolabentibusque saeculis incrementa novisse, usque ad beatum Papam Ioannem XXIII. Deinde, cum instauratio liturgica post Concilium Vaticanum II ageretur, Paulus VI anno 1970 novum Missale usui Ecclesiae Ritus Latini destinatum adprobavit, quod postea in plures linguas translatum fuit cuiusque editio tertia anno 2000 a Ioanne Paulo II est promulgata.

5. Nonnulli vero Christifideles, spiritu rituum liturgicorum Concilio Vaticano II anteriorum imbuti, desiderium praecipuum patefecerant antiquam servandi traditionem. Quam ob rem Ioannes Paulus II, speciali Indulto a Sacra Congregatione pro Sacramentis et Cultu Divino anno 1984 concesso, "Quattuor abhinc annos", facultatem dedit utendi Missali Romano a beato Papa Ioanne XXIII promulgato, attentis tamen quibusdam conditionibus. Praeterea ipse Ioannes Paulus II Litteris Apostolicis Ecclesia Dei motu proprio anno 1988 datis, Episcopos ad magnanimem liberalitatem huius facultatis concedendae, ad bonum omnium christifidelium id postulantium, adhortatus est. Similiter et Papa Benedictus XVI promulgando Litteras Apostolicas Summorum Pontificum nuncupatas egit, de quibus vero quaedam principia essentialia ad Usum spectantia Antiquiorem Ritus Romani quam maxime heic recolere praestat.

6. Textus Missalis Romani a Paulo VI promulgati, et textus ad ultimam usque editionem Ioannis XXIII pertinentes, duae expressiones Liturgiae Romanae exstant, quae respective ordinaria et extraordinaria nuncupantur: agitur nempe de duobus unius Ritus Romani usibus, qui ad invicem iuxta ponuntur. Nam utraque forma est expressio unicae Ecclesiae legis orandi. Propter venerabilem et antiquum usum forma extraordinaria debito honore est servanda.

7. Litteras Apostolicas Summorum Pontificum motu proprio datas comitatur Epistola ab ipso Summo Pontifice eodem die subsignata (7. VII. 2007), in qua fuse de opportunitate necnon et de necessitate ipsarum Litterarum agitur: leges recentiores erant nempe ferendae, deficientibus regulis quae usum Liturgiae Romanae anno 1962 vigentem plane ordinarent. Insuper recentiore legislatione opus erat quia, edito novo Missali, non est visum cur regulae edendae essent quoad usum Liturgiae anni 1962. Increscentibus magis magisque in dies fidelibus expostulantibus celebrationem formae extraordinariae, leges autem erant ferendae. Inter cetera monet Benedictus XVI: "Inter duas Missalis Romani editiones nulla est contradictio. In historia liturgiae incrementum et progressus inveniuntur, nulla tamen ruptura. Id quod maioribus nostris sacrum erat, nobis manet sacrum et grande, et non licet ut repente omnino vetitum sit, neque ut plane noxium judicetur"2.

8. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum eminenter exprimunt Magisterium Romani Pontificis eiusque munus regendi atque Sacram Liturgiam ordinandi3, ipsiusque sollicitudinem utpote Christi Vicarii et Ecclesiae Universae Pastoris4. Ipsae Litterae intendunt:

a) Liturgiam Romanam in Antiquiori Usu, prout pretiosum thesaurum servandum, omnibus largire fidelibus;

b) Usum eiusdem Liturgiae iis re vera certum facere, qui id petunt, considerando ipsum Usum Liturgiae Romanae anno 1962 vigentem esse facultatem ad bonum fidelium datam, ac proinde in favorem fidelium benigne esse interpretandam, quibus praecipue destinatur;

c) Reconciliationi in sinu Ecclesiae favere.

II.
Munera Pontificiae Commissionis Ecclesia Dei

9. Summus Pontifex Pontificiae Commissioni Ecclesia Dei potestatem ordinariam vicariam dignatus est impertire in omnibus rebus intra eius competentiae fines, praesertim circa sedulam observantiam et vigilantiam in exsequendas dispositiones in Litteris Apostolicis Summorum Pontificum contentas (cf. art. 12).

10. § 1. Praeter facultates olim a Ioanne Paulo II concessas necnon a Benedicto XVI confirmatas (cf. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum, art.11 et art.12), Pontificia Commissio huiusmodi potestatem exercet etiam in decernendo de recursibus ei legitime commissis, prout hierarchicus Superior, adversus actum administrativum singularem a quolibet Ordinario emissum, qui Litteris Apostolicis videatur contrarius.

§ 2. Decreta quae Pontificia Commissio de recursibus emanat, apud Supremum Tribunal Signaturae Apostolicae oppugnari possunt ad normam iuris.

11. Pontificiae Commissionis Ecclesia Dei, praevia adprobatione Congregationis pro Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, est curare de edendis libris liturgicis ad formam extraordinariam Ritus Romani pertinentibus.

III.
Normae Praecipuae

12. Pontifícia haec Commissio, vigore auctoritatis sibi commissae et facultatum quibus gaudet, peracta inquisitione apud Episcopos totius orbis, rectam interpretationem et fidelem exsecutionem Litterarum Apostolicarum Summorum Pontificum pro certo habere volens, hanc Instructionem edit, ad normam canonis 34 Codicis Iuris Canonici.

De Episcoporum Dioecesanorum Competentia

13. Episcoporum Dioecesanorum, iuxta Codicem Iuris Canonici, est vigilare circa rem liturgicam, ut bonum commune servetur et ut omnia digne, pacifice et aequo animo in eorum Dioecesibus fiant5, iuxta mentem Romani Pontificis in Litteris Apostolicis Summorum Pontificum palam expressam6. Si quae controversia oriatur vel dubium fundatum quoad celebrationem formae extraordinariae, iudicium Pontificiae Commissioni Ecclesia Dei reservatur.

14. Episcopo Dioecesano munus incumbit necessaria suppeditandi subsidia ut fidelis erga formam extraordinariam Ritus Romani habeatur observantia, ad normam Litterarum Apostolicarum Summorum Pontificum.

De coetu fidelium (cf. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum, art. 5 § 1)

15. Coetus fidelium dicitur "stabiliter exsistens" ad sensum art. 5 § 1 Litterarum Apostolicarum Summorum Pontificum, quando ab aliquibus personis cuiusdam paroeciae constituitur, etsi post publicationem Litterarum Apostolicarum coniunctis, ratione venerationis Liturgiae in Antiquiore Usu, poscentibus ut in ecclesia paroeciali vel in aliquo oratorio vel sacello Antiquior Usus celebretur: hic coetus constitui potest a personis ex pluribus paroeciis aut dioecesibus convenientibus et qui una concurrunt ad ecclesiam paroecialem aut oratorium ad finem, de quo supra, assequendum.

16. Si quidam sacerdos obiter in quandam ecclesiam paroecialem vel oratorium cum aliquibus personis incidens, Sacrum in forma extraordinaria facere velit, ad normam artt. 2 et 4 Litterarum Apostolicarum, parochus aut rector ecclesiae, vel sacerdos qui de ea curam gerit, ad celebrandum admittat, attento tamen ordine celebrationum liturgicarum ipsius ecclesiae.

17. § 1. Ut de singulis casibus iudicium feratur, parochus aut rector, aut sacerdos qui ecclesiae curam habet, prudenti mente agat, pastorali zelo, caritate et urbanitate suffultus.

§ 2. Si coetus paucis constet fidelibus, ad Ordinarium loci adeundum est ut designet ecclesiam in quam ad huiusmodi celebrationes fideles se conferre possint, ita ut actuosa participatio facilior et Sanctae Missae celebratio dignior reddi valeant.

18. In sanctuariis et in peregrinationum locis possibilitas celebrandi secundum extraordinariam formam coetibus peregrinorum id petentibus praebeatur (cf. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum, art. 5 § 3), si sacerdos adest idoneus.

19. Christifideles celebrationem secundum formam extraordinariam postulantes, auxilium ne ferant neque nomen dent consociationibus, quae validitatem vel legitimitatem Sanctae Missae Sacrificii et Sacramentorum secundum formam ordinariam impugnent, vel Romano Pontifici, Universae Ecclesiae Pastori quoquo modo sint infensae.

De Sacerdotibus idoneis (cf. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum, art. 5 § 4)

20. Quoad ea quae necessaria sunt ut sacerdos quidam idoneus habeatur ad celebrandum secundum formam extraordinariam, statuitur:

a) Quivis sacerdos, ad normam Iuris Canonici7, non impeditus, idoneus censetur ad celebrandam Sanctam Missam secundum formam extraordinariam;

b) ad usum Latini sermonis quod attinet, necesse est ut sacerdos celebraturus scientia polleat ad verba recte proferenda eorumque intelligendam significationem;

c) quoad peritiam vero ritus exsequendi, idonei habentur sacerdotes qui ad Sacrum faciendum secundum extraordinariam formam sponte adeunt et qui antea hoc fecerant.

21. Ordinarii enixe rogantur ut clericis instituendis occasionem praebeant accommodatam artem celebrandi in forma extraordinaria acquirendi, quod potissimum pro Seminariis valet, in quibus providebitur ut sacrorum alumni convenienter instituantur, Latinum discendo sermonem8 et, adiunctis id postulantibus, ipsam Ritus Romani formam extraordinariam.

22. In Dioecesibus ubi desint sacerdotes idonei, fas est Episcopis dioecesanis iuvamen a sacerdotibus Institutorum a Pontificia Commissione Ecclesia Dei erectorum exposcere, sive ut celebrent, sive ut ipsam artem celebrandi doceant.

23. Facultas celebrandi Missam sine populo seu uno tantum ministro participante, secundum formam extraordinariam Ritus Romani concessa est cuivis presbytero, tum saeculari, cum religioso (cf. Litterae Apostolicae Summorum Pontificum, art. 2). Ergo, in huiusmodi celebrationibus, sacerdotes, ad normam Litterarum Apostolicarum, nulla speciali licentia Ordinariorum vel superiorum indigent.

De disciplina liturgica et ecclesiastica

24. Libri liturgici formae extraordinariae adhibeantur ut prostant. Omnes qui secundum extraordinariam formam Ritus Romani celebrare exoptant, tenentur rubricas relativas scire easque in celebrationibus recte exsequi.

25. In antiquo Missali recentiores sancti et aliquae ex novis praefationibus inseri possunt immo debent9, secundum quod quam primum statutum erit.

26. Ad ea quae constabilita sunt in Litteris Apostolicis Summorum Pontificum, ad articulum 6, dicendum est quod lectiones Sanctae Missae, quae in Missali anni 1962 continentur, proferri possunt aut solum Latine, aut Latine, vernacula sequente versione, aut in Missis lectis etiam solum vernacule.

27. Quoad regulas disciplinares ad celebrationem formae extraordinariae pertinentes, applicetur disciplina ecclesiastica Codicis Iuris Canonici anno 1983 promulgati.

28. Praeterea, cum sane de lege speciali agitur, quoad materiam propriam, Litterae Apostolicae Summorum Pontificum derogant omnibus legibus liturgicis, sacrorum rituum propriis, exinde ab anno 1962 promulgatis, et cum rubricis librorum liturgicorum anni 1962 non congruentibus.

De Confirmatione et de Ordine

29. Facultas adhibendi formulam antiquam ad Confirmationem impertiendam, confirmata est a Litteris Apostolicis Summorum Pontificum (cf. art. 9, § 2), proinde non necessario adhibenda est pro forma extraordinaria formula recentior, quae in Ordine Confirmationis Pauli PP. VI invenitur.

30. Quoad primam Tonsuram, Ordines Minores et Subdiaconatum, Litterae Apostolicae Summorum Pontificum nullam obmutationem in disciplina Codicis Iuris Canonici anno 1983 introduxerunt: hac de causa, pro Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae Apostolicae Pontificiae Commissioni Ecclesia Dei subditis, sodalis votis perpetuis professus aut societati clericali vitae apostolicae definitive incorporatus, per receptum diaconatum incardinatur tamquam clericus eidem instituto aut societati, ad normam canonis 266 § 2 Codicis Iuris Canonici.

31. Dumtaxat Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae Apostolicae Pontificiae Commissioni Ecclesia Dei subditis, et his ubi servatur usus librorum liturgicorum formae extraordinariae, licet Pontificali Romano anni 1962 uti ad Ordines maiores et minores conferendos.

De Breviario Romano

32. Omnibus clericis conceditur facultas recitandi Breviarium Romanum anni 1962, de quo art. 9, § 3 Litterarum Apostolicarum Summorum Pontificum, et quidem integre et Latino sermone.

De Triduo Sacro

33. Coetus fidelium, anteriori traditioni liturgicae adhaerens, iure gaudet, si sacerdos idoneus adest, celebrandi et ipsum Sacrum Triduum iuxta extraordinariam formam. Deficiente autem ecclesia vel oratorio ad huiusmodi celebrationes exsequendas exclusive deputatis, parochus aut Ordinarius, communi de consilio cum idoneo sacerdote, favorabiliores praebeant occasiones pro bono animarum assequendo, haud exclusa possibilitate reiterandi Sacri Tridui celebrationes in ipsa ecclesia.

De Ritibus Religiosorum Ordinum

34. Sodalibus Ordinum Religiosorum licet uti propriis libris liturgicis anno 1962 vigentibus.

De Pontificali Romano et de Rituali Romano

35. Salvo quod sub n. 31 huius Instructionis praescriptum est, ad mentem n. 28 ipsius Instructionis licet Pontificale Romanum, Rituale Romanum et Caeremoniale Episcoporum anno 1962 vigentia adhibere.

Summus Pontifex Benedictus PP. XVI, in Audientia die 8 aprilis a. d. MMXI subscripto Cardinali Praesidi Pontificiae Commissionis "Ecclesia Dei" concessa, hanc Instructionem ratam habuit et publici iuris fieri iussit.

Datum Romae, ex Aedibus Pontificiae Commissionis Ecclesia Dei, die 30 aprilis a. D. MMXI, in memoria S. Pii V.

Gulielmus Cardinalis Levada
Praeses

Vido Pozzo
A Secretis

______________

1 BENEDICTUS XVI, Litterae Apostolicae Summorum Pontificum Motu Proprio datae, I, AAS 99 (2007) 777; cf. Institutio Generalis Missalis Romani, tertia editio 2002, n. 397.

2 BENEDICTUS XVI, Epistola ad Episcopos ad producendas Litteras Apostolicas Motu Proprio datas, de Usu Liturgiae Romanae Instaurationi anni 1970 praecedentis, AAS 99 (2007) 798.

3 Cf. CIC, can. 838 § 1 et § 2.

4 Cf. CIC, can. 331.

5 Cf. CIC, cann. 223, § 2; 838 § 1 et § 4.

6 Cf. BENEDICTUS XVI, Epistola ad Episcopos ad producendas Litteras Apostolicas Motu Proprio datas, de Usu Liturgiae Romanae Instaurationi anni 1970 praecedentis, AAS 99 (2007) 799.

7 Cf. CIC, can. 900, § 2.

8 Cf. CIC, can. 249; cf. Conc. Vat. II, Const. Sacrosanctum Concilium, n. 36; Decl. Optatam totius n. 13.

9 Cf. BENEDICTUS XVI, Epistola ad Episcopos ad producendas Litteras Apostolicas Motu Proprio datas, de Usu Liturgiae Romanae Instaurationi anni 1970 praecedentis, AAS 99 (2007) 797.



PONTIFICIA COMMISSIONE ECCLESIA DEI

ISTRUZIONE
sull’applicazione della Lettera Apostolica
Motu Proprio data Summorum Pontificum di
S.S. BENEDETTO PP. XVI

I.
Introduzione

1. La Lettera Apostolica, Summorum Pontificum Motu Proprio data, del Sommo Pontefice Benedetto XVI del 7 luglio 2007, entrata in vigore il 14 settembre 2007, ha reso più accessibile alla Chiesa universale la ricchezza della Liturgia Romana.

2. Con tale Motu Proprio il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha promulgato una legge universale per la Chiesa con l’intento di dare una nuova normativa all’uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962.

3. Il Santo Padre, dopo aver richiamato la sollecitudine dei Sommi Pontefici nella cura per la Sacra Liturgia e nella ricognizione dei libri liturgici, riafferma il principio tradizionale, riconosciuto da tempo immemorabile e necessario da mantenere per l’avvenire, secondo il quale "ogni Chiesa particolare deve concordare con la Chiesa universale, non solo quanto alla dottrina della fede e ai segni sacramentali, ma anche quanto agli usi universalmente accettati dalla ininterrotta tradizione apostolica, che devono essere osservati non solo per evitare errori, ma anche per trasmettere l’integrità della fede, perché la legge della preghiera della Chiesa corrisponde alla sua legge di fede"1.

4. Il Sommo Pontefice ricorda inoltre i Pontefici Romani che, in modo particolare, si sono impegnati in questo compito, specificamente San Gregorio Magno e San Pio V. Il Papa sottolinea altresì che, tra i sacri libri liturgici, particolare risalto nella storia ha avuto il Missale Romanum, che ha ricevuto nuovi aggiornamenti lungo il corso dei tempi fino al Beato Papa Giovanni XXIII. Successivamente, in seguito alla riforma liturgica posteriore al Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI nel 1970 approvò per la Chiesa di rito latino un nuovo Messale, poi tradotto in diverse lingue. Papa Giovanni Paolo II nell’anno 2000 ne promulgò una terza edizione.

5. Diversi fedeli, formati allo spirito delle forme liturgiche precedenti al Concilio Vaticano II, hanno espresso il vivo desiderio di conservare la tradizione antica. Per questo motivo, Papa Giovanni Paolo II con lo speciale Indulto Quattuor abhinc annos, emanato nel 1984 dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino, concesse a determinate condizioni la facoltà di riprendere l’uso del Messale Romano promulgato dal Beato Papa Giovanni XXIII. Inoltre, Papa Giovanni Paolo II, con il Motu Proprio Ecclesia Dei del 1988, esortò i Vescovi perché fossero generosi nel concedere tale facoltà in favore di tutti i fedeli che lo richiedevano. Nella medesima linea si pone Papa Benedetto XVI con il Motu Proprio Summorum Pontificum, nel quale vengono indicati alcuni criteri essenziali per l’Usus Antiquior del Rito Romano, che qui è opportuno ricordare.

6. I testi del Messale Romano di Papa Paolo VI e di quello risalente all’ultima edizione di Papa Giovanni XXIII, sono due forme della Liturgia Romana, definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due usi dell’unico Rito Romano, che si pongono l’uno accanto all’altro. L’una e l’altra forma sono espressione della stessa lex orandi della Chiesa. Per il suo uso venerabile e antico, la forma extraordinaria deve essere conservata con il debito onore.

7. Il Motu Proprio Summorum Pontificum è accompagnato da una Lettera del Santo Padre ai Vescovi, con la stessa data del Motu Proprio (7 luglio 2007). Con essa vengono offerte ulteriori delucidazioni sull’opportunità e sulla necessità del Motu Proprio stesso; si trattava, cioè, di colmare una lacuna, dando una nuova normativa all’uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962. Tale normativa si imponeva particolarmente per il fatto che, al momento dell’introduzione del nuovo Messale, non era sembrato necessario emanare disposizioni che regolassero l’uso della Liturgia vigente nel 1962. In ragione dell’aumento di quanti richiedono di poter usare la forma extraordinaria, si è reso necessario dare alcune norme in materia.

Tra l’altro Papa Benedetto XVI afferma: "Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Messale Romano. Nella storia della liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso"2.

8. Il Motu Proprio Summorum Pontificum costituisce una rilevante espressione del Magistero del Romano Pontefice e del munus a Lui proprio di regolare e ordinare la Sacra Liturgia della Chiesa3 e manifesta la Sua sollecitudine di Vicario di Cristo e Pastore della Chiesa Universale4.

Esso si propone l’obiettivo di:

a) offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’Usus Antiquior, considerata tesoro prezioso da conservare;

b) garantire e assicurare realmente a quanti lo domandano, l’uso della forma extraordinaria, nel presupposto che l’uso della Liturgia Romana in vigore nel 1962 sia una facoltà elargita per il bene dei fedeli e pertanto vada interpretata in un senso favorevole ai fedeli che ne sono i principali destinatari;

c) favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa.

II.
Compiti della Pontificia Commissione Ecclesia Dei

9. Il Sommo Pontefice ha conferito alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei potestà ordinaria vicaria per la materia di sua competenza, in modo particolare vigilando sull’osservanza e sull’applicazione delle disposizioni del Motu Proprio Summorum Pontificum (cf. art. 12).

10. § 1. La Pontificia Commissione esercita tale potestà, oltre che attraverso le facoltà precedentemente concesse dal Papa Giovanni Paolo II e confermate da Papa Benedetto XVI (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, artt. 11-12), anche attraverso il potere di decidere dei ricorsi ad essa legittimamente inoltrati, quale Superiore gerarchico, avverso un eventuale provvedimento amministrativo singolare dell’Ordinario che sembri contrario al Motu Proprio.

§ 2. I decreti con i quali la Pontificia Commissione decide i ricorsi, potranno essere impugnati ad normam iuris presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

11. Spetta alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, previa approvazione da parte della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il compito di curare l’eventuale edizione dei testi liturgici relativi alla forma extraordinaria del Rito Romano.

III.
Norme specifiche

12. Questa Pontificia Commissione, in forza dell’autorità che le è stata attribuita e delle facoltà di cui gode, a seguito dell’indagine compiuta presso i Vescovi di tutto il mondo, con l’animo di garantire la corretta interpretazione e la retta applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, emana la seguente Istruzione, a norma del can. 34 del Codice di Diritto Canonico.

La competenza dei Vescovi diocesani

13. I Vescovi diocesani, secondo il Codice di Diritto Canonico, devono vigilare in materia liturgica per garantire il bene comune e perché tutto si svolga degnamente, in pace e serenità nella loro Diocesi5, sempre in accordo con la mens del Romano Pontefice chiaramente espressa dal Motu Proprio Summorum Pontificum6. In caso di controversia o di dubbio fondato circa la celebrazione nella forma extraordinaria, giudicherà la Pontificia Commissione Ecclesia Dei.

14. È compito del Vescovo diocesano adottare le misure necessarie per garantire il rispetto della forma extraordinaria del Rito Romano, a norma del Motu Proprio Summorum Pontificum.

Il coetus fidelium (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 5 § 1)

15. Un coetus fidelium potrà dirsi stabiliter exsistens ai sensi dell’art. 5 § 1 del Motu Proprio Summorum Pontificum, quando è costituito da alcune persone di una determinata parrocchia che, anche dopo la pubblicazione del Motu Proprio, si siano unite in ragione della loro venerazione per la Liturgia nell’Usus Antiquior, le quali chiedono che questa sia celebrata nella chiesa parrocchiale o in un oratorio o cappella; tale coetus può essere anche costituito da persone che provengano da diverse parrocchie o Diocesi e che a tal fine si riuniscano in una determinata chiesa parrocchiale o in un oratorio o cappella.

16. Nel caso di un sacerdote che si presenti occasionalmente in una chiesa parrocchiale o in un oratorio con alcune persone ed intenda celebrare nella forma extraordinaria, come previsto dagli artt. 2 e 4 del Motu Proprio Summorum Pontificum, il parroco o il rettore di chiesa o il sacerdote responsabile di una chiesa, ammettano tale celebrazione, seppur nel rispetto delle esigenze di programmazione degli orari delle celebrazioni liturgiche della chiesa stessa.

17. § 1. Per decidere in singoli casi, il parroco o il rettore, o il sacerdote responsabile di una chiesa, si regolerà secondo la sua prudenza, lasciandosi guidare da zelo pastorale e da uno spirito di generosa accoglienza.

§ 2. Nei casi di gruppi numericamente meno consistenti, ci si rivolgerà all’Ordinario del luogo per individuare una chiesa in cui questi fedeli possano riunirsi per ivi assistere a tali celebrazioni, in modo tale da assicurare una più facile partecipazione e una più degna celebrazione della Santa Messa.

18. Anche nei santuari e luoghi di pellegrinaggio si offra la possibilità di celebrare nella forma extraordinaria ai gruppi di pellegrini che lo richiedano (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 5 § 3), se c’è un sacerdote idoneo.

19. I fedeli che chiedono la celebrazione della forma extraordinaria non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestano contrari alla validità o legittimità della Santa Messa o dei Sacramenti celebrati nella forma ordinaria e/o al Romano Pontefice come Pastore Supremo della Chiesa universale.

Il sacerdos idoneus (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 5 § 4)

20. In merito alla questione di quali siano i requisiti necessari, affinché un sacerdote sia ritenuto "idoneo" a celebrare nella forma extraordinaria, si enuncia quanto segue:

a) Ogni sacerdote che non sia impedito a norma del Diritto Canonico è da ritenersi idoneo alla celebrazione della Santa Messa nella forma extraordinaria7.

b) Per quanto riguarda l’uso della lingua latina, è necessaria una sua conoscenza basilare, che permetta di pronunciare le parole in modo corretto e di capirne il significato.

c) Per quanto riguarda la conoscenza dello svolgimento del Rito, si presumono idonei i sacerdoti che si presentano spontaneamente a celebrare nella forma extraordinaria, e l’hanno usato precedentemente.

21. Si chiede agli Ordinari di offrire al clero la possibilità di acquisire una preparazione adeguata alle celebrazioni nella forma extraordinaria. Ciò vale anche per i Seminari, dove si dovrà provvedere alla formazione conveniente dei futuri sacerdoti con lo studio del latino8 e, se le esigenze pastorali lo suggeriscono, offrire la possibilità di apprendere la forma extraordinaria del Rito.

22. Nelle Diocesi dove non ci siano sacerdoti idonei, i Vescovi diocesani possono chiedere la collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, sia in ordine alla celebrazione, sia in ordine all’eventuale apprendimento della stessa.

23. La facoltà di celebrare la Messa sine populo (o con la partecipazione del solo ministro) nella forma extraordinaria del Rito Romano è data dal Motu Proprio ad ogni sacerdote sia secolare sia religioso (cf. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 2). Pertanto in tali celebrazioni, i sacerdoti a norma del Motu Proprio Summorum Pontificum, non necessitano di alcun permesso speciale dei loro Ordinari o superiori.

La disciplina liturgica ed ecclesiastica

24. I libri liturgici della forma extraordinaria vanno usati come sono. Tutti quelli che desiderano celebrare secondo la forma extraordinaria del Rito Romano devono conoscere le apposite rubriche e sono tenuti ad eseguirle correttamente nelle celebrazioni.

25. Nel Messale del 1962 potranno e dovranno essere inseriti nuovi santi e alcuni dei nuovi prefazi9, secondo la normativa che verrà indicata in seguito.

26. Come prevede il Motu Proprio Summorum Pontificum all’art. 6, si precisa che le letture della Santa Messa del Messale del 1962 possono essere proclamate o esclusivamente in lingua latina, o in lingua latina seguita dalla traduzione in lingua vernacola, ovvero, nelle Messe lette, anche solo in lingua vernacola.

27. Per quanto riguarda le norme disciplinari connesse alla celebrazione, si applica la disciplina ecclesiastica, contenuta nel vigente Codice di Diritto Canonico.

28. Inoltre, in forza del suo carattere di legge speciale, nell’ambito suo proprio, il Motu Proprio Summorum Pontificum, deroga a quei provvedimenti legislativi, inerenti ai sacri Riti, emanati dal 1962 in poi ed incompatibili con le rubriche dei libri liturgici in vigore nel 1962.

Cresima e Ordine sacro

29. La concessione di usare la formula antica per il rito della Cresima è stata confermata dal Motu Proprio Summorum Pontificum (cf. art. 9 § 2). Pertanto non è necessario utilizzare per la forma extraordinaria la formula rinnovata del Rito della Confermazione promulgato da Papa Paolo VI.

30. Con riguardo alla tonsura, agli ordini minori e al suddiaconato, il Motu Proprio Summorum Pontificum non introduce nessun cambiamento nella disciplina del Codice di Diritto Canonico del 1983; di conseguenza, negli Istituti di Vita Consacrata e nelle Società di Vita Apostolica che dipendono dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, il professo con voti perpetui oppure chi è stato incorporato definitivamente in una società clericale di vita apostolica, con l’ordinazione diaconale viene incardinato come chierico nell’istituto o nella società, a norma del canone 266 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

31. Soltanto negli Istituti di Vita Consacrata e nelle Società di Vita Apostolica che dipendono dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei e in quelli dove si mantiene l’uso dei libri liturgici della forma extraordinaria, è permesso l’uso del Pontificale Romanum del 1962 per il conferimento degli ordini minori e maggiori.

Breviarium Romanum

32. Viene data ai chierici la facoltà di usare il Breviarium Romanum in vigore nel 1962, di cui all’art. 9 § 3 del Motu Proprio Summorum Pontificum. Esso va recitato integralmente e in lingua latina.

Il Triduo sacro

33. Il coetus fidelium, che aderisce alla precedente tradizione liturgica, se c’è un sacerdote idoneo, può anche celebrare il Triduo Sacro nella forma extraordinaria. Nei casi in cui non ci sia una chiesa o oratorio previsti esclusivamente per queste celebrazioni, il parroco o l’Ordinario, d’intesa con il sacerdote idoneo, dispongano le modalità più favorevoli per il bene delle anime, non esclusa la possibilità di ripetere le celebrazioni del Triduo Sacro nella stessa chiesa.

I Riti degli Ordini Religiosi

34. È permesso l’uso dei libri liturgici propri degli Ordini religiosi in vigore nel 1962.

Pontificale Romanum e Rituale Romanum

35. È permesso l’uso del Pontificale Romanum e del Rituale Romanum, così come del Caeremoniale Episcoporum in vigore nel 1962, a norma del n. 28 di questa Istruzione e fermo restando quanto disposto nel n. 31 della medesima.

Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, nell’ Udienza concessa il giorno 8 aprile 2011 al sottoscritto Cardinale Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ha approvato la presente Istruzione e ne ha ordinato la pubblicazione.

Dato a Roma, dalla Sede della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, il 30 aprile 2011, nella memoria di san Pio V.

William Cardinale Levada
Presidente

Mons. Guido Pozzo
Segretario

_______________

1 BENEDETTO XVI, Lettera Apostolica Summorum Pontificum Motu Proprio data, AAS 99 (2007) 777; cf. Ordinamento generale del Messale Romano, terza ed. 2002, n. 397.

2 BENEDETTO XVI, Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica "Motu Proprio data" Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970, AAS 99 (2007) 798.

3 Cf. C.I.C. can. 838 §1 e §2.

4 Cf. C.I.C. can. 331.

5 Cf. C.I.C. cann. 223 § 2; 838 §1 e § 4.

6 Cf. BENEDETTO XVI, Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica "Motu Proprio data" Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970, AAS 99 (2007) 799.

7 Cf. C.I.C. can. 900 § 2.

8 Cf. C.I.C. can. 249; cf. Conc. Vat. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, n. 36; Dich. Optatam totius n. 13.

9 Cf. BENEDETTO XVI, Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera Apostolica"Motu Proprio data" Summorum Pontificum sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma effettuata nel 1970, AAS 99 (2007) 797.
















NOTA DI SINTESI SULL’ISTRUZIONE UNIVERSAE ECCLESIAE A CURA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE




Pubblichiamo di seguito una nota del Direttore della Sala Stampa, P. Federico Lombardi, S.I., che sintetizza la nuova Istruzione "Universae Ecclesiae" sull’applicazione del Motu proprio "Summorum Pontificum":


L’Istruzione sull’applicazione del Motu proprio "Summorum Pontificum" (del 7 luglio 2007, entrato in vigore il 14 settembre 2007) è stata approvata dal Papa Benedetto XVI l’8 aprile scorso e porta la data del 30 aprile, memoria liturgica di San Pio V, Papa.

L’Istruzione, in base alle prime parole del testo latino, viene denominata "Universae Ecclesiae" ed è della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", a cui il Papa aveva affidato – fra l’altro - il compito di vigilare sull’osservanza e l’applicazione del Motu proprio. Perciò essa porta la firma del suo Presidente, Card. William Levada, e del Segretario, Mons. Guido Pozzo.

Il documento è stato inviato a tutte le Conferenze Episcopali nelle settimane scorse. Ricordiamo che "le istruzioni… rendono chiare le disposizioni delle leggi e sviluppano e determinano i procedimenti nell’eseguirle" (CIC, can.34). Come viene detto al n.12, l’Istruzione è emanata "con l’animo di garantire la corretta interpretazione e la retta applicazione" del Motu proprio "Summorum Pontificum".

Era naturale che alla legge contenuta nel Motu proprio seguisse l’Istruzione sulla sua applicazione. Il fatto che ciò avvenga ora a più di tre anni di distanza si spiega facilmente ricordando che nella Lettera con cui il Papa accompagnava il Motu proprio diceva esplicitamente ai Vescovi: "Vi invito a scrivere alla Santa Sede, tre anni dopo l’entrata in vigore di questo Motu proprio. Se veramente fossero venute alla luce serie difficoltà, potranno essere cercate vie per trovare rimedio". L’Istruzione porta quindi in sé anche il frutto della verifica triennale dell’applicazione della legge, che era stata prevista fin dall’inizio.

Il documento presenta un linguaggio semplice e di facile lettura. La sua Introduzione (nn.1-8) ricorda brevemente la storia del Messale Romano fino all’ultima edizione di Giovanni XXIII, nel 1962, e al nuovo Messale approvato da Paolo VI nel 1970, a seguito della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, e ribadisce il principio fondamentale che si tratta di "due forme della Liturgia Romana, definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due usi dell’unico Rito romano, che si pongono uno accanto all’altro. L’una e l’altra forma sono espressione della stessa lex orandi della Chiesa. Per il suo uso venerabile e antico, la forma extraordinaria deve essere conservata con il debito onore" (n.6).

Si ribadisce anche la finalità del Motu proprio, articolandola nei seguenti tre punti: a) offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’uso più antico, considerata tesoro prezioso da conservare; b) garantire e assicurare realmente, a quanti lo domandano, l’uso della forma extraordinaria; c) favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa (cfr n.8).

Una breve Sezione del documento (nn. 9-11) ricorda i compiti e i poteri della Commissione "Ecclesia Dei", a cui il Papa "ha conferito potestà ordinaria vicaria" nella materia. Ciò comporta tra l’altro due conseguenze molto importanti. Anzitutto, essa può decidere sui ricorsi che le vengano presentati contro eventuali provvedimenti di vescovi o altri ordinari, che sembrino in contrasto con le disposizioni del Motu proprio (ferma restando la possibilità di impugnare ulteriormente le decisioni della Commissione stessa presso il Tribunale supremo della Segnatura Apostolica). Inoltre, spetta alla Commissione, con l’approvazione della Congregazione per il Culto Divino, curare l’eventuale edizione dei testi liturgici per la forma extraordinaria del Rito romano (nel seguito del documento si auspica, ad esempio, l’inserimento di nuovi santi e di nuovi prefazi).

La parte propriamente normativa del documento (nn. 12-35) contiene 23 brevi punti su diversi argomenti.

Si ribadisce la competenza dei Vescovi diocesani per l’attuazione del Motu proprio, ricordando che in caso di controversia circa la celebrazione nella forma extraordinaria giudicherà la Commissione "Ecclesia Dei".

Si chiarisce il concetto di coetus fidelium (cioè "gruppo di fedeli") stabiliter existens ("stabile") che desidera di poter assistere alla celebrazione in forma extraordinaria. Pur lasciando alla saggia valutazione dei pastori la valutazione del numero di persone necessario per costituirlo, si precisa che esso non deve essere necessariamente costituito da persone appartenenti a una sola parrocchia, ma può risultare da persone che confluiscono da diverse parrocchie o addirittura da diverse diocesi. Sempre tenendo conto del rispetto delle esigenze pastorali più ampie, l’Istruzione propone uno spirito di "generosa accoglienza" verso i gruppi di fedeli che richiedano la forma extraordinaria o i sacerdoti che chiedano di celebrare occasionalmente in tal forma con alcuni fedeli.

Molto importante è la precisazione (n. 19) secondo cui i fedeli che chiedono la celebrazione in forma extraordinaria "non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestino contrari alla validità o legittimità della forma ordinaria" e/o all’autorità del Papa come Pastore Supremo della Chiesa universale. Ciò sarebbe infatti in palese contraddizione con la finalità di "riconciliazione" del Motu proprio stesso.

Importanti indicazioni sono date anche circa il "sacerdote idoneo" alla celebrazione in forma extraordinaria. Naturalmente egli non deve avere impedimenti dal punto di vista canonico, deve conoscere sufficientemente bene il latino e conoscere il rito da celebrare. Si incoraggiano perciò i vescovi a rendere possibile nei seminari una formazione adeguata a tal fine, e si indica la possibilità di ricorrere, se mancano altri sacerdoti idonei, alla collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Commissione "Ecclesia Dei" (che usano normalmente la forma extraordinaria).

L’Istruzione ribadisce come ogni sacerdote sia secolare sia religioso abbia licenza di celebrare la Messa "senza popolo" nella forma extraordinaria se lo desidera. Perciò, se non si tratta di celebrazioni con il popolo, i singoli religiosi non hanno bisogno del permesso dei superiori.

Seguono – sempre per quanto riguarda la forma extraordinaria - norme relative alle regole liturgiche e all’uso di libri liturgici (come il Rituale, il Pontificale, il Cerimoniale dei vescovi), alla possibilità di usare la lingua vernacola per le letture (a complemento di quella latina, o anche in alternativa nelle "Messe lette"), alla possibilità per i chierici di usare il Breviario precedente alla riforma liturgica, alla possibilità di celebrare il Triduo Sacro nella Settimana Santa per i gruppi di fedeli che chiedono il rito antico. Per quanto riguarda le ordinazioni sacre, l’uso dei libri liturgici più antichi è permesso solo negli Istituti che dipendono dalla Commissione "Ecclesia Dei".

A lettura compiuta, rimane l’impressione di un testo di grande equilibrio, che intende favorire – secondo l’intenzione del Papa – il sereno uso della liturgia precedente alla riforma da parte di sacerdoti e fedeli che ne sentano il sincero desiderio per il loro bene spirituale; anzi, che intende garantire la legittimità e l’effettività di tale uso nella misura del ragionevolmente possibile. Allo stesso tempo il testo è animato da fiducia nella saggezza pastorale dei vescovi, e insiste molto fortemente sullo spirito di comunione ecclesiale che deve essere presente in tutti – fedeli, sacerdoti, vescovi – affinché la finalità di riconciliazione, così presente nella decisione del Santo Padre, non venga ostacolata o frustrata, ma favorita e raggiunta.





+PetaloNero+
00lunedì 16 maggio 2011 16:42
LETTERA DEL CARDINALE WILLIAM LEVADA PER LA PRESENTAZIONE DELLA CIRCOLARE ALLE CONFERENZE EPISCOPALI SULLE LINEE GUIDA PER I CASI DI ABUSO SESSUALE NEI CONFRONTI DI MINORI DA PARTE DI CHIERICI



CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI

3 maggio 2011

Eminenza, Eccellenza,

Come è noto, il 21 maggio 2010, il Santo Padre Benedetto XVI promulgò una nuova versione del motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela che riporta le norme circa i delicta graviora, incluso il delitto di abuso sessuale di minori da parte di chierici.

Al fine di facilitare la retta applicazione di dette norme e di altri aspetti relativi all’abuso di minori, sarebbe opportuno che ciascuna Conferenza Episcopale prepari delle Linee guida con l’intento di assistere i Vescovi membri della medesima Conferenza nel seguire procedure chiare e coordinate quando si devono trattare i casi di abuso sessuale di minori. Tali Linee guida dovrebbero prendere in considerazione le situazioni concrete delle giurisdizioni appartenenti alla Conferenza Episcopale.

Come aiuto per le Conferenze Episcopali nella preparazione di dette Linee guida, o come appoggio nella revisione di quelle già esistenti, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha preparato una Lettera Circolare, trasmessa in allegato, che presenta alcuni temi generali per la considerazione di codesta Conferenza Episcopale. Detta Lettera Circolare rimarrà sotto embargo fino a mezzogiorno del 16 maggio 2011, quando sarà resa nota dalla Sala Stampa della Santa Sede.

Sarebbe inoltre molto utile coinvolgere, nel processo di redazione o revisione di dette Linee guida, anche i Superiori Maggiori degli Istituti religiosi clericali, presenti nel territorio della Conferenza.

Le sarei grato, in fine, se potesse inviare a questa Congregazione copia delle suddette Linee guida, entro la fine del mese di maggio 2012. Questo Dicastero rimane a disposizione di codesta Conferenza Episcopale qualora emergesse la necessità di offrire chiarimenti o aiuto nella preparazione delle suddette Linee guida. Nel caso in cui la Conferenza decidesse di stabilire norme vincolanti sarebbe necessario richiedere la recognitio dai Dicasteri competenti della Curia Romana.

Assicurando il mio cordiale ricordo nella preghiera, mi professo

sinceramente Suo in Cristo

William Card Levada
Prefetto













LETTERA CIRCOLARE DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE ALLE CONFERENZE EPISCOPALI SULLE LINEE GUIDA PER I CASI DI ABUSO SESSUALE NEI CONFRONTI DI MINORI DA PARTE DI CHIERICI



LETTERA CIRCOLARE

per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida

per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici

Tra le importanti responsabilità del Vescovo diocesano al fine di assicurare il bene comune dei fedeli e, specialmente, la protezione dei bambini e dei giovani, c’è il dovere di dare una risposta adeguata ai casi eventuali di abuso sessuale su minori commesso da chierici nella sua diocesi. Tale risposta comporta l’istituzione di procedure adatte ad assistere le vittime di tali abusi, nonché la formazione della comunità ecclesiale in vista della protezione dei minori. Detta risposta dovrà provvedere all’applicazione del diritto canonico in materia, e, allo stesso tempo, tener conto delle disposizioni delle leggi civili.

I. Aspetti generali:

a) Le vittime dell’abuso sessuale:

La Chiesa, nella persona del Vescovo o di un suo delegato, deve mostrarsi pronta ad ascoltare le vittime ed i loro familiari e ad impegnarsi per la loro assistenza spirituale e psicologica. Nel corso dei suoi viaggi apostolici, il Santo Padre Benedetto XVI ha dato un esempio particolarmente importante con la sua disponibilità ad incontrare ed ascoltare le vittime di abuso sessuale. In occasione di questi incontri, il Santo Padre ha voluto rivolgersi alle vittime con parole di compassione e di sostegno, come quelle contenute nella sua Lettera Pastorale ai Cattolici d’Irlanda (n.6): "Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata."

b) La protezione dei minori:

In alcune nazioni sono stati iniziati in ambito ecclesiale programmi educativi di prevenzione, per assicurare "ambienti sicuri" per i minori. Tali programmi cercano di aiutare i genitori, nonché gli operatori pastorali o scolastici, a riconoscere i segni dell’abuso sessuale e ad adottare le misure adeguate. I suddetti programmi spesso hanno meritato un riconoscimento come modelli nell’impegno per eliminare i casi di abuso sessuale nei confronti di minori nelle società odierne.

c) La formazione di futuri sacerdoti e religiosi:

Nel 2002, Papa Giovanni Paolo II disse: "Non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per chi potrebbe far male ai giovani" (n. 3, Discorso ai Cardinali Americani, 23 aprile 2002). Queste parole richiamano alla specifica responsabilità dei Vescovi, dei Superiori Maggiori e di coloro che sono responsabili della formazione dei futuri sacerdoti e religiosi. Le indicazioni fornite nell’Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis, nonché le istruzioni dei Dicasteri competenti della Santa Sede, acquistano una crescente importanza in vista di un corretto discernimento vocazionale e di una sana formazione umana e spirituale dei candidati. In particolare si farà in modo che essi apprezzino la castità e il celibato e le responsabilità della paternità spirituale da parte del chierico e possano approfondire la conoscenza della disciplina della Chiesa sull’argomento. Indicazioni più specifiche possono essere integrate nei programmi formativi dei seminari e delle case di formazione previste nella rispettiva Ratio institutionis sacerdotalis di ciascun nazione e Istituto di vita consacrata e Società di vita apostolica.

Inoltre, una diligenza particolare dev’essere riservata al doveroso scambio d’informazioni in merito a quei candidati al sacerdozio o alla vita religiosa che si trasferiscono da un seminario all’altro, tra diocesi diverse o tra Istituti religiosi e diocesi.

d) L’accompagnamento dei sacerdoti:

1. Il vescovo ha il dovere di trattare tutti i suoi sacerdoti come padre e fratello. Il vescovo curi, inoltre, con speciale attenzione la formazione permanente del clero, soprattutto nei primi anni dopo la sacra Ordinazione, valorizzando l’importanza della preghiera e del mutuo sostegno nella fraternità sacerdotale. Siano edotti i sacerdoti sul danno recato da un chierico alla vittima di abuso sessuale e sulla propria responsabilità di fronte alla normativa canonica e civile, come anche a riconoscere quelli che potrebbero essere i segni di eventuali abusi da chiunque compiuti nei confronti dei minori;

2. I vescovi assicurino ogni impegno nel trattare gli eventuali casi di abuso che fossero loro denunciati secondo la disciplina canonica e civile, nel rispetto dei diritti di tutte le parti;

3. Il chierico accusato gode della presunzione di innocenza, fino a prova contraria, anche se il vescovo può cautelativamente limitarne l’esercizio del ministero, in attesa che le accuse siano chiarite. Se del caso, si faccia di tutto per riabilitare la buona fama del chierico che sia stato accusato ingiustamente.

e) La cooperazione con le autorità civili:

L’abuso sessuale di minori non è solo un delitto canonico, ma anche un crimine perseguito dall’autorità civile. Sebbene i rapporti con le autorità civili differiscano nei diversi paesi, tuttavia è importante cooperare con esse nell’ambito delle rispettive competenze. In particolare, va sempre dato seguito alle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale. Naturalmente, questa collaborazione non riguarda solo i casi di abusi commessi dai chierici, ma riguarda anche quei casi di abuso che coinvolgono il personale religioso o laico che opera nelle strutture ecclesiastiche.

II. Breve resoconto della legislazione canonica in vigore concernente il delitto di abuso sessuale di minori compiuto da un chierico:

Il 30 aprile 2001, Papa Giovanni Paolo II promulgò il motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela [SST], con il quale l’abuso sessuale di un minore di 18 anni commesso da un chierico venne inserito nell'elenco dei delicta graviora riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede [CDF]. La prescrizione per questo delitto venne fissata in 10 anni a partire dal compimento del 18° anno di età della vittima. La normativa del motu proprio vale sia per i chierici Latini che per i chierici Orientali, sia per il clero diocesano che per il clero religioso.

Nel 2003, l’allora Prefetto della CDF, il Card. Ratzinger, ottenne da Giovanni Paolo II la concessione di alcune facoltà speciali per offrire maggiore flessibilità nelle procedure penali per i delicta graviora, fra cui l’uso del processo penale amministrativo e la richiesta della dimissione ex officio nei casi più gravi. Queste facoltà vennero integrate nella revisione del motu proprio approvata dal Santo Padre Benedetto XVI il 21 maggio 2010. Nelle nuove norme, la prescrizione è di 20 anni, che nel caso di abuso su minore, si calcolano a partire dal compimento del 18° anno di età della vittima. La CDF può eventualmente derogare alla prescrizione in casi particolari. Venne anche specificato il delitto canonico dell’acquisto, detenzione o divulgazione di materiale pedopornografico.

La responsabilità nel trattare i casi di abuso sessuale nei confronti di minori spetta in un primo momento ai Vescovi o ai Superiori Maggiori. Se l’accusa appare verosimile, il Vescovo, il Superiore Maggiore o il loro delegato devono condurre un’indagine preliminare secondo il can. 1717 CIC, il can. 1468 CCEO e l’art. 16 SST.

Se l’accusa è ritenuta credibile, si richiede che il caso venga deferito alla CDF. Una volta studiato il caso, la CDF indicherà al Vescovo o al Superiore Maggiore i passi ulteriori da compiere. Al contempo, la CDF offrirà una guida per assicurare le misure appropriate, sia garantendo una procedura giusta nei confronti dei chierici accusati, nel rispetto del loro diritto fondamentale per la difesa, sia tutelando il bene della Chiesa, incluso il bene delle vittime. E’ utile ricordare che normalmente l’imposizione di una pena perpetua, come la dimissio dallo stato clericale, richiede un processo penale giudiziale. Secondo il diritto canonico (cf. can. 1342 CIC) gli Ordinari non possono decretare pene perpetue per mezzo di decreti extragiudiziali; a questo scopo devono rivolgersi alla CDF, alla quale spetterà il giudizio definitivo circa la colpevolezza e l’eventuale inidoneità del chierico per il ministero, nonché la conseguente imposizione della pena perpetua (SST Art. 21, §2).

Le misure canoniche applicate nei confronti di un chierico riconosciuto colpevole dell’abuso sessuale di un minorenne sono generalmente di due tipi: 1) misure che restringono il ministero pubblico in modo completo o almeno escludendo i contatti con minori. Tali misure possono essere accompagnate da un precetto penale; 2) le pene ecclesiastiche, fra cui la più grave è la dimissio dallo stato clericale.

In taluni casi, dietro richiesta dello stesso chierico, può essere concessa pro bono Ecclesiae la dispensa dagli obblighi inerenti allo stato clericale, incluso il celibato.

L’indagine preliminare e l’intero processo debbono essere svolti con il dovuto rispetto nel proteggere la riservatezza delle persone coinvolte e con la debita attenzione alla loro reputazione.

A meno che ci siano gravi ragioni in contrario, il chierico accusato deve essere informato dell’accusa presentata, per dargli la possibilità di rispondere ad essa, prima di deferire un caso alla CDF. La prudenza del Vescovo o del Superiore Maggiore deciderà quale informazione debba essere comunicata all’accusato durante l’indagine preliminare.

Compete al Vescovo o al Superiore Maggiore il dovere di provvedere al bene comune determinando quali misure precauzionali previste dal can. 1722 CIC e dal can. 1473 CCEO debbano essere imposte. Secondo l’art. 19 SST, ciò deve essere fatto una volta iniziata l’indagine preliminare.

Va infine ricordato che, qualora una Conferenza Episcopale, salva l’approvazione della Santa Sede, intenda darsi norme specifiche, tale normativa particolare deve essere intesa come complemento alla legislazione universale e non come sostituzione di quest’ultima. La normativa particolare deve perciò essere in armonia con il CIC / CCEO nonché con il motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (30 aprile 2001) così come aggiornato il 21 maggio 2010. Nel caso in cui la Conferenza decidesse di stabilire norme vincolanti sarà necessario richiedere la recognitio ai competenti Dicasteri della Curia Romana.

III. Indicazioni agli Ordinari sul modo di procedere:

Le Linee guida preparate dalla Conferenza Episcopale dovrebbero fornire orientamenti ai Vescovi diocesani e ai Superiori Maggiori nel caso fossero informati di presunti abusi sessuali nei confronti di minori, compiuti da chierici presenti sul territorio di loro giurisdizione. Tali Linee guida tengano comunque conto delle seguenti osservazioni:

a.) il concetto di "abuso sessuale su minori" deve coincidere con la definizione del motu proprio SST art. 6 ("il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore di diciotto anni") , nonché con la prassi interpretativa e la giurisprudenza della Congregazione per la Dottrina della Fede, tenendo conto delle leggi civili del Paese;

b.) la persona che denuncia il delitto deve essere trattata con rispetto. Nei casi in cui l’abuso sessuale sia collegato con un altro delitto contro la dignità del sacramento della Penitenza (SST, art. 4), il denunciante ha diritto di esigere che il suo nome non sia comunicato al sacerdote denunciato (SST, art 24);

c.) le autorità ecclesiastiche si impegnino ad offrire assistenza spirituale e psicologica alle vittime;

d.) l’indagine sulle accuse sia fatta con il dovuto rispetto al principio della privacy e della buona fama delle persone;

e,) a meno che ci siano gravi ragioni in contrario, già in fase di indagine previa, il chierico accusato sia informato delle accuse con l’opportunità di rispondere alle medesime;

f.) gli organi consultivi di sorveglianza e di discernimento dei singoli casi, previsti in qualche luogo, non devono sostituire il discernimento e la potestas regiminis dei singoli vescovi;

g.) le Linee guida devono tener conto della legislazione del Paese della Conferenza, in particolare per quanto attiene all’eventuale obbligo di avvisare le autorità civili;

h.) in ogni momento delle procedure disciplinari o penali sia assicurato al chierico accusato un sostentamento giusto e degno;

i.) si escluda il ritorno del chierico al ministero pubblico se detto ministero è di pericolo per i minori o di scandalo per la comunità.

Conclusione:

Le Linee guida preparate dalle Conferenze Episcopali mirano a proteggere i minori e ad aiutare le vittime nel trovare assistenza e riconciliazione. Esse dovranno indicare che la responsabilità nel trattare i delitti di abuso sessuale di minori da parte dei chierici appartiene in primo luogo al Vescovo diocesano. Infine, le Linee guida dovranno portare ad un orientamento comune all’interno di una Conferenza Episcopale aiutando ad armonizzare al meglio gli sforzi dei singoli Vescovi nel salvaguardare i minori .

Dal Palazzo del Sant’Uffizio, 3 maggio 2011

William Cardinale Levada
Prefetto
+ Luis F. Ladaria, S.I.
Arcivescovo tit. di Thibica
Segretario






















NOTA DI SINTESI A CURA DELLA SALA STAMPA SULLA LETTERA CIRCOLARE DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE



Pubblichiamo di seguito una nota del Direttore della Sala Stampa, P. Federico Lombardi, S.I., che presenta la Lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede alle Conferenze Episcopali sulle Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici:




La Congregazione per la Dottrina della Fede chiede a tutte le Conferenze Episcopali del mondo di preparare entro il maggio 2012 "Linee guida" per trattare i casi di abuso sessuale di minori da parte di membri del clero, in modo adatto alle concrete situazioni nelle diverse regioni del mondo.

Con una "Lettera circolare" la Congregazione offre un’ampia serie di principi e indicazioni, che non solo faciliteranno la formulazione delle Linee guida e quindi l’uniformità dei comportamenti delle autorità ecclesiastiche nelle varie nazioni, ma ne garantiranno anche la coerenza a livello di Chiesa universale, pur rispettando le competenze dei Vescovi e dei Superiori religiosi.

L’attenzione prioritaria alle vittime, i programmi di prevenzione, la formazione dei seminaristi e la formazione permanente del clero, la cooperazione con le autorità civili, l’attuazione attenta e rigorosa della normativa canonica più aggiornata in materia sono gli orientamenti principali che devono strutturare le Linee guida in ogni parte del mondo.

* * *

Nei giorni scorsi la Congregazione per la Dottrina della Fede ha inviato a tutte le Conferenze Episcopali una "Lettera circolare per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici".

La preparazione del documento era stata annunciata nel luglio scorso, in occasione della pubblicazione delle nuove norme di attuazione del Motu proprio "Sacramentorum sanctitatis tutela" (cfr Nota P. F. Lombardi, in OR, 16.7.2010, 1, e www.vatican.va, Abuso sui minori, la risposta della Chiesa).

S.Em.za il Card. William Levada, Prefetto del Dicastero, aveva poi informato sulla preparazione in occasione della riunione dei cardinali durante il Concistoro del novembre scorso (cfr Comunicato Sala Stampa sulla Sessione pomeridiana, 19.11.2010).

Il documento è accompagnato da una Lettera di presentazione, a firma del Card. Levada, che ne illustra la natura e le finalità.

In seguito all’aggiornamento delle norme sulla questione degli abusi sessuali da parte di membri del clero, approvato dal Papa lo scorso anno, si ritiene "opportuno che ciascuna Conferenza Episcopale prepari delle Linee guida", allo scopo di "assistere i Vescovi nel seguire procedure chiare e coordinate quando si devono trattare i casi di abuso sessuale di minori", tenendo conto delle situazioni concrete delle diverse regioni su cui si esercitano le giurisdizioni dei diversi episcopati.

A questo fine, la Lettera Circolare "presenta alcuni temi generali", che andranno necessariamente adattati alle diverse realtà, ma che contribuiranno a garantire – appunto grazie alle Linee guida - un orientamento comune all’interno di una Conferenza episcopale e in certa misura anche da parte dei diversi episcopati.

Sul lavoro da compiere per la stesura delle nuove Linee guida o per la revisione di quelle già esistenti, la lettera di presentazione del Card. Levada dà anche due indicazioni operative: anzitutto di coinvolgere i Superiori Maggiori degli istituti religiosi clericali (in modo che si tenga conto non solo del clero diocesano, ma anche di quello religioso), e poi di inviare copia delle Linee guida alla Congregazione "entro la fine del mese di maggio del 2012".



In conclusione, appaiono chiare due preoccupazioni:

1. Incoraggiare ad affrontare tempestivamente ed efficacemente il problema con indicazioni chiare, organiche, adatte alle situazioni locali, compresi i rapporti con le norme e le autorità civili. La indicazione di una data precisa e di un termine relativamente breve entro cui elaborare le Linee guida da parte di tutte le Conferenze Episcopali è evidentemente una indicazione molto forte ed eloquente.

2. Rispettare la competenza fondamentale dei Vescovi diocesani (e dei Superiori maggiori religiosi) nella materia (la formulazione della Circolare è molto attenta a ribadire questo aspetto: le Linee guida servono ad "aiutare i Vescovi diocesani e i Superiori maggiori").

La Lettera Circolare in sé è breve, ma molto densa, e si articola in tre parti.

La Prima sviluppa una serie di indicazioni generali, fra cui in particolare:

L’attenzione prioritaria alle vittime dell’abuso sessuale: l’ascolto e l’assistenza spirituale psicologica alle vittime e ai familiari.

Lo sviluppo di programmi di prevenzione per creare ambienti veramente sicuri per i minori.

La formazione dei futuri sacerdoti e religiosi e lo scambio di informazioni sui candidati al sacerdozio o alla vita religiosa che si trasferiscono.

L’accompagnamento dei sacerdoti, la loro formazione permanente e la formazione alle loro responsabilità nel campo degli abusi, il modo di seguirli quando siano accusati, di trattare secondo il diritto gli eventuali casi di abuso, la riabilitazione della buona fama di chi sia stato accusato ingiustamente.

La cooperazione con le autorità civili nell’ambito delle rispettive competenze e l’osservanza "delle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale". La cooperazione va attuata non solo per abusi da parte del clero, ma anche di personale che operi in strutture ecclesiastiche.



La Seconda richiama le prescrizioni oggi vigenti della legislazione canonica, dopo l’aggiornamento del 2010.

Si richiama la competenza dei Vescovi e Superiori maggiori per l’indagine preliminare e, in caso di accusa credibile, l’obbligo di deferimento del caso alla Congregazione per la Dottrina della Fede, che offre le indicazioni per la trattazione del caso.

Si parla delle misure precauzionali da imporre e delle informazioni da dare all’accusato nel corso delle indagini preliminari.

Si richiamano le misure canoniche e le pene ecclesiastiche che possono essere applicate ai colpevoli, compresa la dimissione dallo stato clericale.

Si precisa infine il rapporto fra la legislazione canonica valida per tutta la Chiesa e le eventuali norme specifiche particolari aggiuntive che le Conferenze Episcopali ritenessero opportune o necessarie, e la procedura da seguire in tali casi.



La Terza ed ultima parte enumera una serie di osservazioni utili per formulare i concreti orientamenti operativi per i Vescovi e Superiori maggiori.

Tra l’altro, si ribadisce la necessità di offrire assistenza alle vittime; di trattare con rispetto il denunciante e garantire la privacy e la buona fama delle persone; di tener nel dovuto conto le leggi civili del Paese, compreso l’eventuale obbligo di avvisare le autorità civili; di garantire all’accusato informazione sulle accuse e possibilità di rispondervi, e in ogni caso un sostentamento giusto e degno; di escludere il ritorno del chierico al ministero pubblico, in caso di pericolo per i minori o scandalo della comunità. Ancora una volta, si ribadisce la responsabilità primaria di Vescovi e Superiori maggiori, che non può essere sostituita da organi di sorveglianza o discernimento, per quanto utili o anche necessari in appoggio a tale responsabilità.

La Circolare rappresenta dunque un nuovo passo molto importante per promuovere in tutta la Chiesa la consapevolezza della necessità e dell’urgenza di rispondere nel modo più efficace e lungimirante alla piaga degli abusi sessuali da parte di membri del clero, rinnovando così la piena credibilità della testimonianza e della missione educativa della Chiesa, e contribuendo a creare nella società in generale quegli ambienti educativi sicuri di cui vi è urgente bisogno.

+PetaloNero+
00giovedì 19 maggio 2011 17:27
TEMA DELLA 45a GIORNATA MONDIALE DELLA PACE (1° GENNAIO 2012)

Italiano: Educare i giovani alla giustizia e alla pace









COMUNICATO: TEMA DELLA 45° GIORNATA MONDIALE DELLA PACE (1° GENNAIO 2012)



Il Santo Padre Benedetto XVI ha scelto il seguente tema per la celebrazione della 45° Giornata Mondiale della Pace del prossimo 1° gennaio 2012: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace». Il tema entra nel vivo di una questione urgente nel mondo di oggi: ascoltare e valorizzare le nuove generazioni nella realizzazione del bene comune e nell’affermazione di un ordine sociale giusto e pacifico dove possano essere pienamente espressi e realizzati i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo.

Risulta quindi un dovere delle presenti generazioni quello di porre le future nelle condizioni di esprimere in maniera libera e responsabile l’urgenza per un "mondo nuovo". La Chiesa accoglie i giovani e le loro istanze come il segno di una sempre promettente primavera ed indica loro Gesù come modello di amore che rende «nuove tutte le cose» (Ap 21,5).

I responsabili della cosa pubblica sono chiamati ad operare affinché istituzioni, leggi e ambienti di vita siano pervasi da umanesimo trascendente che offra alle nuove generazioni opportunità di piena realizzazione e lavoro per costruire la civiltà dell’amore fraterno coerente alle più profonde esigenze di verità, di libertà, di amore e di giustizia dell’uomo.

Di qui, allora, la dimensione profetica del tema scelto dal Santo Padre, che si inserisce nel solco della "pedagogia della pace" tracciato da Giovanni Paolo II nel 1985 («La pace ed i giovani camminano insieme»), nel 1979 («Per giungere alla pace, educare alla pace») e nel 2004 («Un impegno sempre attuale: educare alla pace»).

I giovani dovranno essere operatori di giustizia e di pace in un mondo complesso e globalizzato. Ciò rende necessaria una nuova "alleanza pedagogica" di tutti i soggetti responsabili. Il tema preannuncia una preziosa tappa del Magistero proposto da Benedetto XVI nei Messaggi per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, iniziato nel segno della verità (2006: «Nella verità la pace»), proseguito con le riflessioni sulla dignità dell’uomo (2007: «Persona umana, cuore della pace»), sulla famiglia umana (2008: «Famiglia umana, comunità di pace»), sulla povertà (2009: «Combattete la povertà, costruire la pace»), sulla custodia del creato (2010: «Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato») e sulla libertà religiosa (2011: «Libertà religiosa, via per la pace»), e che ora si rivolge alle menti e ai cuori pulsanti dei giovani: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace».

















AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL SOMMO PONTEFICE


POSSESSO CARDINALIZIO


L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice dà comunicazione della seguente Presa di Possesso:

Martedì 24 maggio 2011, alle ore 18.15, l’Em.mo Card. Paolo Sardi, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, prenderà possesso della Diaconia di Santa Maria Ausiliatrice in Via Tuscolana, Piazza di Santa Maria Ausiliatrice, 54.
+PetaloNero+
00venerdì 20 maggio 2011 16:31
PRESS RELEASE OF THE PONTIFICAL COUNCIL FOR INTERRELIGIOUS DIALOGUE


The Pontifical Council for Interreligious Dialogue (P.C.I.D.) (Vatican City) and the Royal Institute for Interfaith Studies (R.I.I.F.S.) (Amman, Jordan) held their second Colloquium in Rome from 18 to 19 May, 2011. The meeting was presided over by His Eminence Cardinal Jean-Louis TAURAN, President of the P.C.I.D., and by His Excellency Prof. Kamel ABU JABER, Director of the R.I.I.F.S.

The theme of the Colloquium was "Human and religious values shared by Christians and Muslims for a common education."

The delegation of the P.C.I.D. was composed as follows:

1. His Excellency Archbishop Pier Luigi CELATA

2. Rev. Monsignor Khaled AKASHEH

3. Rev. Monsignor Stefano SANCHIRICO

4. Rev. Fr. Prof. Cesare BISSOLI, S.D.B.

5. Rev. Fr. Christophe ROUCOU

6. Rev. Fr. Hanna KILDANI

7. Rev. Br. Bertrand BOUGÉ, S.M.

8. Prof. Calogero CALTAGIRONE

9. Mr. Paul LEMARIÉ



The delegation of the R.I.I.F.S. was composed as follows:

1. H.E. Mr. Hasan Abu Nimah

2. Prof. Saoud El-Mawla

3. Dr. Hanan Ibrahim

4. Dr. Abdul-Rahim Al-Shaikh

5. Dr. Amer Al-Hafi



The RI.I.F.S. invited the following guests from Rome:

1. Mrs. Zeinab Ahmed Dolal

2. Mr. Mostafa El Ayoubi

3. Mr. Mustafa Cenap Aydin

The first sub-theme Human Educational Values was presented from a Christian perspective by Prof. Calogero CALTAGIRONE, and from an Islamic perspective by Dr. Hanan IBRAHIM

Dr Amer AL-HAFI and Fr. Prof. Cesare BISSOLI presented the second sub-theme Religious Educational Values respectively from an Islamic and a Christian perspective.

Fr. Christophe ROUCOU presented the third sub-theme For a Common Action in Education on Human and Religious Shared Values from a Christian perspective; Prof. Saoud EL-MAWLA presented the same topic from an Islamic perspective.

The participants highlighted the following:

1) Christians and Muslims share basic human values like the sacred character of human life, human dignity and the fundamental inalienable rights deriving from it.

2) As for the religious values, some of them are common to Christians and Muslims, meanwhile others are specific of each community. It is therefore important to point out commonalities and to identify differences. Respect for differences is in fact an important condition for an authentic dialogue.

3) Education, religious in particular, should not form identities in antagonism or in conflict, but on the contrary, while helping the youth to be well rooted in their own religious identity, it should favor the formation of identities open to other identities.

4) A privileged space of common education is that of the schools, institutions and universities, private and public, where Christian and Muslim children and youth study together. Such an experience is to be conserved and cherished, also because it gives the occasion to create strong and permanent friendships.

The two parties agreed to meet again within two years. A preparatory meeting will precede the colloquium.



















COMUNICATO: 19ma ASSEMBLEA GENERALE DI CARITAS INTERNATIONALIS (ROMA, 22 - 27 MAGGIO 2011)


Dal 22 al 27 maggio si terrà a Roma, nei locali della Domus Mariae, Palazzo Carpegna, la 19.ma Assemblea Generale di Caritas Internationalis. Circa 300 delegati celebreranno il 60° anniversario di fondazione della Confederazione. I partecipanti saranno ricevuti in Udienza dal Santo Padre e, nel giorno dell’apertura, il Cardinale Segretario di Stato presiederà la celebrazione eucaristica.

Caritas Internationalis raggruppa 165 Caritas nazionali e mira anzitutto a coordinare il loro intervento in caso di emergenze e di crisi. Attualmente è presieduta dal Card. Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, sdb, Arcivescovo di Tegucigalpa. Nel 2004 il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II le ha accordato la personalità canonica giuridica pubblica, sia in ragione della natura delle Caritas nazionali e diocesane, che sono l’organo ufficiale della carità dei Vescovi, sia in riconoscimento dei grandi servizi che la Confederazione svolge da decenni per il bene della Chiesa intera e dell’umanità.

L’attribuzione della personalità giuridica pubblica ha comportato la necessità di adeguare ad essa gli statuti, perché riflettano la natura e la finalità di Caritas Internationalis e la sua missione. L’Assemblea sarà un momento prezioso per presentare il lavoro svolto in detto ambito e, a norma degli statuti ora in vigore, per procedere a rinnovare gli uffici direttivi della Confederazione. Nel corso dell’incontro si rifletterà anche sul piano di lavoro di Caritas Internationalis per i prossimi 4 anni.

+PetaloNero+
00sabato 21 maggio 2011 16:26
BRIEFING PER I GIORNALISTI AL TERMINE DEL COLLEGAMENTO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON LA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE

Alle ore 13.45 di oggi, al termine del collegamento del Santo Padre Benedetto XVI con l’equipaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che i giornalisti hanno potuto seguire in diretta televisiva ed in streaming nel sito Internet della Radio Vaticana - CTV, si è svolto in Sala Stampa un briefing.

Hanno partecipato all’incontro con i giornalisti accreditati l’Ing. Enrico Saggese, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana; il Col. Thomas Reiter, Direttore Voli Umani e Operazioni dell’Agenzia Spaziale Europea; e il Generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, che erano stati presenti nella Sala Foconi del Palazzo Apostolico Vaticano nel corso del collegamento del Santo Padre Benedetto XVI con gli astronauti.








INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 64a ASSEMBLEA MONDIALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (GINEVRA, 16-24 MAGGIO 2011)




Pubblichiamo di seguito l’intervento pronunciato da S.E. Mons. Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, il 18 maggio scorso durante la 64a Assemblea Mondiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Ginevra, 16-24 maggio 2011):




Signor Presidente,

per iniziare, vorrei condividere con questa augusta assemblea la gioia dei fedeli cattolici e di tutte le persone di buona volontà, per la recente beatificazione di Papa Giovanni Paolo II il quale è stato uno strenuo difensore della vita e ha manifestato un grande amore per i malati e i sofferenti.

1. Il World Health Report 2010 sottolinea come il finanziamento del sistema sanitario sia il canale per la tanto desiderata copertura universale nella fornitura di servizi sanitari. Esso inoltre rileva con preoccupazione che, nonostante i progressi compiuti in alcuni Paesi, nel complesso siamo ancora molto lontani da una copertura sanitaria universale. Siamo in una fase di stallo nello status quo, ove i ricchi godono di più alti livelli di copertura, che manca invece alla maggior parte delle persone povere, mentre quelle che hanno accesso spesso devono sostenere costi elevati, a volte disastrosi, nel pagamento di servizi e medicine.1

Nel suo messaggio alla Conferenza Internazionale dal tema "Per una cura della salute equa ed umana", Benedetto XVI ha espresso la propria preoccupazione per i milioni di persone che non hanno accesso ai servizi sanitari e ha esortato ad "un maggiore impegno a tutti i livelli affinché il diritto alla salute sia reso effettivo, favorendo l’accesso alle cure sanitarie primarie"2 È vero che, per garantire una copertura sanitaria universale, i Paesi possono e devono raccogliere fondi sufficienti, ridurre la dipendenza dal pagamento diretto delle prestazioni sanitarie e migliorare l’efficienza e l’equità, eliminando così le barriere di tipo economico che si frappongono all’accesso ai servizi, soprattutto per le persone povere e svantaggiate. D'altra parte, è anche vero che ben pochi Paesi a basso reddito hanno la possibilità di generare, dalle sole risorse nazionali, i fondi necessari per ottenere l'accesso universale entro il 2015. Questo triste fatto mette in evidenza la necessità di una vera solidarietà globale, in cui i Paesi ad alto reddito non soltanto promettano, ma effettivamente soddisfino i loro impegni in materia di assistenza allo sviluppo.

Signor Presidente, come ha ripetutamente osservato il Beato Giovanni Paolo II, l'esigenza della solidarietà tra Nazioni ricche e povere, al fine di garantire l'accesso universale alle cure mediche, non può essere sottovalutata. 3 La mia delegazione, quindi, intende ribadire l'appello di Papa Benedetto XVI alla cooperazione della famiglia umana.4 Il Santo Padre, infatti, afferma che "gli Stati economicamente più sviluppati faranno il possibile per destinare maggiori quote del loro prodotto interno lordo per gli aiuti allo sviluppo, rispettando gli impegni che su questo punto sono stati presi a livello di comunità internazionale".5

Tali aiuti allo sviluppo, egli dice, devono "essere erogati coinvolgendo non solo i governi dei Paesi interessati, ma anche gli attori economici locali e i soggetti della società civile portatori di cultura, comprese le Chiese locali. I programmi di aiuto devono assumere in misura sempre maggiore le caratteristiche di programmi integrati e partecipati dal basso".6

2. In secondo luogo, per quanto riguarda il Piano Strategico dell’OMS per l’HIV 2011-2015, la Santa Sede apprezza l'accento posto sull’eliminazione delle nuove infezioni da HIV nei bambini, ampliando e ottimizzando il loro trattamento e cura dell'HIV, fino ad oggi rimasti indietro rispetto ai progressi compiuti nel trattamento degli adulti.

Signor Presidente, la mia delegazione vuole sottolineare l'importanza della formazione per cambiare i comportamenti umani e per una vita responsabile come elementi chiave della campagna di prevenzione. In questo senso, e per quanto riguarda la prevenzione da HIV/AIDS per i consumatori di droga, desidero esprimere le riserve della Santa Sede sulla scelta della riduzione del danno e la sostituzione degli oppioidi come misura preventiva che, pur potendo ritardare nuove infezioni, in realtà non tratta o cura il malato, al fine di restituirgli dignità e favorirne l'inserimento sociale.

3. In terzo luogo, Signor Presidente, la mia delegazione apprezza l'attenzione alla prevenzione e al controllo delle malattie non trasmissibili e degli stili di vita, al fine di ridurre la mortalità precoce e migliorare la qualità della vita. In questo sforzo, pur comprendendo l'importanza di rafforzare i sistemi sanitari al fine di rispondere con tempestività ed efficacia ai bisogni di salute delle persone colpite, la Santa Sede desidera sottolineare la necessità di accrescere l'impegno politico e la partecipazione delle ONG e della società civile, in collaborazione con il settore privato, specialmente nella promozione di iniziative di prevenzione, e soprattutto nell’incoraggiare stili di vita sani. Come hanno osservato alcuni Stati membri, queste malattie non trasmissibili finiscono per esserlo a causa della diffusione del comportamento che ne è alla base. Ciò sottolinea l'importanza dell'educazione a stili di vita sani come componente dell’educazione alla salute e di affrontare i determinanti sociali della salute.

4. Infine, la mia delegazione condivide pienamente le preoccupazioni espresse nella risoluzione EB128.R15 sulla prevenzione degli infortuni nei minori. Alla luce di queste gravi preoccupazioni per la salute e la sicurezza dei bambini, la Santa Sede si appella alla comunità internazionale affinché incoraggi il trasferimento del sapere in materia di misure e strumenti per la prevenzione degli incidenti nei bambini ai Paesi a basso e medio reddito, dove si verifica il 95 % dei decessi dei minori a seguito di infortuni, e contribuisca altresì a migliorare i servizi assistenziali di emergenza e di riabilitazione per gli infortuni non mortali in questi ambienti in cui, tra le altre cose, lunghe guerre civili aumentano drasticamente l'incidenza di infortuni nei bambini e le vittime finiscono in centri che spesso non hanno i mezzi e le risorse per prendersi cura delle vittime.

Grazie, Signor Presidente. Il Signore benedica tutti voi.

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1 Cfr. WHO, The World Health Report 2010 - Health System Financing: the Path to Universal Coverage, Geneva 2010.

2 Benedetto XVI, Messaggio ai partecipanti alla XXV Conferenza Internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, 15 Novembre 2010, Città del Vaticano.

3 Giovanni Paolo II, "Appello all’umanità a Ouagadougou", 29 gennaio 1990, nn. 4-5, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XII/1 (1990) 305, 306; in Giorgio Filibeck, Les droits de l’Homme dans l’enseignement de l’Eglise: de Jean XXIII à Jean-Paul II, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1992, p. 219.

4 Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, n. 53.

5 Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, n. 60.

6 Benedetto XVI, Lettera enciclica, Caritas in veritate, n. 58.


















COMMUNIQUÉ OF THE PONTIFICAL COUNCIL FOR INTER RELIGIOUS DIALOGUE

The President and Secretary of the Pontifical Council for Interreligious Dialogue (Vatican City), Cardinal Jean-Louis Tauran and Archbishop Pier Luigi Celata, paid a visit to H.E. Mr. Nabil Al-Arabi, Minister of Foreign Affairs of the Arabic Republic of Egypt and newly elected Secretary General of the League of Arab States, during his visit to Rome on Wednesday, 18 May 2011.

At this meeting, the Minister conveyed the greetings of Sheikh Al-Azhar, Prof. Ahmad Al-Tayyib, and expressed the desire of the Grand Imam that the recent difficulties in the relationship with the Holy See would be overcome.

Cardinal Tauran reiterated the esteem of His Holiness Pope Benedict XVI for the people and authorities of Egypt and the Holy See’s readiness to continue on the path of interreligious dialogue and cooperation with Al-Azhar, carried on regularly since 1998.


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