Viaggi pastorali in Italia

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Paparatzifan
00domenica 4 luglio 2010 19:29
Dal blog di Lella...

PAPA: FEDE E VALORI ETICI REGGONO CONVIVENZA CIVILE

(AGI) - Sulmona, 4 lug.

(di Salvatore Izzo)

"La gente di questa vostra terra in passato non aveva molti mezzi per studiare, e nemmeno per affermarsi nella societa', ma possedeva cio' che rende veramente ricco un uomo e una donna: la fede e i valori morali.
E' questo che costruisce le persone e la convivenza civile".
Cosi’ Benedetto XVI ha voluto esaltare la religiosita’ della terra d’ Abruzzo, dove e’ tornato oggi per la terza volta: dopo la visita al Santo Volto di Manoppello nel 2006 e il viaggio dolente all’Aquila e Onna distrutte dal terremoto dell’anno scorso, e’ stata la volta di Sulmona, dove ha celebrato l’ottavo centenario della morte di Celestino V e dove l’estate scorsa lo aveva preceduto il fratello mons. Georg, ritornato su questi luoghi dove da giovanissimo soldato tedesco aveva partecipato alla linea Gustav, costituita nell'ottobre del '42 e mantenuta fino alla primavera 1944, a causa della quale Sulmona fu ripetutamente bombardata dagli anglo-americani con ingenti danni. Ma la popolazione dell'Abruzzo dovette subire anche le conseguenze della barbarie nazista: rappresaglie di ogni tipo furono compiute dai nazisti in tutta la Regione.
"Una volta - ha ricordato il Pontefice nel discorso del pomeriggio ai giovani radunati nella bella cattedrale di San Panfilo - si diceva che la storia e' maestra di vita", ma "la cultura consumistica attuale tende invece ad appiattire l'uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma cosi' facendo lo priva anche della capacita' di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani". Per Papa Ratzinger, dunque, "il cristiano e' uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla. Per questo - ha detto ai ragazzi - vi ringrazio, perche' mi parlate di Celestino V, e siete capaci di valorizzare la sua esperienza oggi, in un mondo cosi' diverso, ma proprio per questo bisognoso di riscoprire alcune cose che valgono sempre, che sono perenni, ad esempio la capacita' di ascoltare Dio nel silenzio esteriore e soprattutto interiore".
"Dalle vostre parole - ha sottolineato ancora rispondendo alle domande dei giovani di Sulmona - emergono due aspetti fondamentali: uno positivo e uno negativo. L'aspetto positivo e' dato dalla vostra visione cristiana della vita, un'educazione che evidentemente avete ricevuto dai genitori, dai nonni, dagli altri educatori: sacerdoti, insegnanti, catechisti. L'aspetto negativo sta nelle ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenita' e ottimismo; ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano".
In Abruzzo, ha riconosciuto invece nell’omelia della messa, "non mancano difficolta', problemi e preoccupazioni: penso in particolare - ha spiegato - a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarieta', a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009". "A tutti - ha aggiunto il Papa - voglio assicurare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani cosi' profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione". "Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunita'", ha risposto al sindaco di Sulmona, Fabio Federico, che nel suo saluto prima della messa aveva rilevato come "il terremoto e la crisi economica mondiale abbiano solo aggravato un male terribile: la disoccupazione" sottolineando che "e' compito di ogni uomo politico e di ogni uomo di buona volonta' garantire il lavoro che non e' solo la fonte del sostentamento ma fonte della dignita' umana".
Presentando la figura di San Pier Celestino, che prima di essere eletto Papa fu un monaco eremita sulla Maiella, il Pontefice ha parlato anche di salvaguardia del creato e di responsabilita' per il bene comune. "Nel silenzio interiore, nella percezione della presenza del Signore, aveva maturato - ha osservato - un'esperienza viva della bellezza del creato, opera delle mani di Dio: ne sapeva cogliere il senso profondo, ne rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per cio’ che e' essenziale alla vita". Fanno bene dunque le chiese locali dell'Abruzzo e del Molise ad essere "attivamente impegnate in una campagna di sensibilizzazione per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato". E il Papa le ha incoraggiate "in questo sforzo", esortando tutti a "sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell'Amore di Dio".
Celestino V fu eletto al soglio il 5 luglio 1294 e rassegno' le dimissioni il successivo 13 dicembre travolto dalle tensioni innescate dalla possibilita' che accogliesse la richiesta dell'ala piu' radicale dell'Ordine Francescano di separarsi. Il religioso molisano, che viveva in prima persona lo spirito dell'ordine mendicante, preferi' chiamarsi fuori da quella che appariva come una decisione molto rischiosa per l'unita' stessa della Chiesa. Dimessosi voleva poi tornarsene all'eremo di Sant'Onofrio, ma fu arrestato e consegnato al nuovo Papa, Bonifacio VII, e imprigionato a Fumone.
Dunque, ha rilevato oggi il Papa teologo, "la Croce costitui' il centro della sua vita, gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i momenti piu' impegnativi, dalla giovinezza all'ultima ora: egli fu sempre consapevole che da essa viene la salvezza". "La Croce - ha aggiunto - diede a san Pier Celestino anche una chiara coscienza del peccato, sempre accompagnata da un'altrettanto chiara coscienza dell'infinita misericordia di Dio verso la sua creatura. Vedendo le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, egli si e' sentito portare nel mare infinito dell'amore di Dio". Come sacerdote, Pietro da Morrone "ha fatto esperienza della bellezza di essere amministratore di questa misericordia assolvendo i penitenti dal peccato, e, quando fu eletto alla Sede dell'Apostolo Pietro, volle concedere una particolare indulgenza, denominata 'La Perdonanza'". "Desidero esortare - ha aggiunto in proposito Benedetto XVI - i sacerdoti a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l'uomo d'oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio”. Ai ragazzi che lo hanno accolto in Cattedrale con irrefrenabile entusiasmo e rumoroso affetto e attraverso i loro due portavoce, Francesca e Cristian, hanno assicurato al Papa che “in questo tempo di prove e di attacchi mediatici, i giovani di Sulmona sono con lei che e’ forte e gentile come la gente d’Abruzzo”, ha chiesto infine “vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo. Vogliate bene al vostro vescovo e ai vostri sacerdoti che, pur con tutte le loro debolezze: sono presenze preziose nella vita”.
Dopo il pranzo con i vescovi d’Abruzzo e un breve colloquio con il sottosegretario Gianni Letta presente a Sulmona in rappresentanza del Governo, il Papa ha incontrato anche 5 detenuti del carcere di Sulmona (su 420). “Sono felice di essere fra voi avrei voluto incontrarvi tutti. Vi portero' nel mio cuore e di cuore vi auguro che possiate trovare la vostra via e dare un contributo alla societa' secondo le vostre capacita' e i doni che Dio vi ha dato”, ha detto loro secondo quanto ha riferito ai giornalisti il vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, per il quale pur nel poco tempo disponibile (8 minuti) il dialogo tra Benedetto XVI e i detenuti e’ stato “molto intenso” con momenti di profonda commozione.

© Copyright (AGI)


+PetaloNero+
00lunedì 5 luglio 2010 00:38
La cultura consumistica minaccia i giovani, avverte il Papa
Incontro nella Cattedrale di Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Tra le ombre che “oscurano l'orizzonte” dei giovani non ci sono solo le difficoltà di ordine economico, ma anche la minaccia della “cultura consumistica” che crea “falsi valori”, avverte Benedetto XVI.

Il Papa ha incontrato questa domenica pomeriggio un gruppo di giovani nella Cattedrale di Sulmona, al termine della visita apostolica che ha realizzato nella città abruzzese.

Nelle sue parole, basate sulle esperienze che i giovani hanno condiviso con lui, ha constatato delle “ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo”.

“Ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano”, ha aggiunto.

Come ha spiegato il Papa, “la cultura consumistica attuale” tende “ad appiattire l'uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani”.

“Quindi, cari giovani e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla”, ha detto il Papa.

Benedetto XVI si è recato a Sulmona, nell'Abruzzo flagellato dal terremoto del 6 aprile 2009, che ha provocato più di 300 morti, in occasione dell'ottavo centenario della nascita di Papa Celestino V (1209-1296).

Prima di tornare in Vaticano, si è raccolto in preghiera davanti alle reliquie del suo predecessore nella cripta della Cattedrale.







Il Papa vicino ai disoccupati e ai terremotati d'Abruzzo
Esorta anche alla salvaguardia del creato





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Nell'omelia che ha pronunciato questa domenica mattina a Sulmona in occasione della sua visita pastorale alla città per gli 800 anni dalla nascita di Papa Celestino V, canonizzato nel 1313, Benedetto XVI ha espresso la sua vicinanza a quanti vivono “condizioni di precarietà”.

Di fronte a 25.000 persone che sventolavano bandierine con la sua immagine, il Papa si è detto consapevole del fatto che “anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni”.

In particolare, ha rivolto il suo pensiero “a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale” e “del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009”.

“A tutti voglio assicurare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”, ha dichiarato.

Allo stesso modo, ha chiesto a tutti di tutelare la creazione, ricordando che Celestino V maturò “nel silenzio interiore” “un’esperienza viva della bellezza del creato, opera delle mani di Dio”.

“Ne sapeva cogliere il senso profondo, ne rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per ciò che è essenziale alla vita”.

Ricordando che la Chiesa di Sulmona, come le altre dell’Abruzzo, è “attivamente impegnata in una campagna di sensibilizzazione per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato”, ha esortato “tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell’Amore di Dio”.

La celebrazione si è svolta sotto un sole molto forte, al punto che circa 10 sacerdoti si sono sentiti male per il caldo, venendo soccorsi dalla Croce Rossa e dai medici dell'ospedale cittadino.

Nella sua omelia, Benedetto XVI ha voluto concentrarsi sulla vita spirituale di Pietro da Morrone prima della sua elezione, senza entrare nei dettagli del suo breve pontificato, della sua rinuncia né delle circostanze che hanno circondato la sua morte.







Il Papa ai sacerdoti: siate testimoni della riconciliazione di Dio
Nell'omelia durante la visita pastorale a Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Rivolgendosi ai sacerdoti questa domenica mattina in Piazza Garibaldi a Sulmona, il Papa li ha esortati a essere veri testimoni della riconciliazione di Dio.

Il Pontefice ha presieduto la concelebrazione eucaristica durante la sua visita pastorale alla città abruzzese alla presenza di migliaia di fedeli e di pellegrini che sventolavano bandierine bianche e gialle e indossavano cappellini degli stessi colori per ripararsi dal forte sole estivo.

La visita è avvenuta nel contesto delle celebrazioni per l'800° anniversario della nascita di Pietro da Morrone, diventato Papa nel 1294 con il nome di Celestino V e che abdicò dopo pochi mesi di pontificato tornando alla sua vita di eremita.

Benedetto XVI ne ha ricordato la santità, sottolineando che questa “non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne tensione dell’uomo verso Dio”.

La Croce, ha segnalato, costituì “il centro” della vita del Pontefice del XIII secolo, e “gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i momenti più impegnativi, dalla giovinezza all’ultima ora”.

Allo stesso modo, gli diede anche “una chiara coscienza del peccato, sempre accompagnata da un’altrettanto chiara coscienza dell’infinita misericordia di Dio verso la sua creatura”.

“Vedendo le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, egli si è sentito portare nel mare infinito dell’amore di Dio”.

“Come sacerdote, ha fatto esperienza della bellezza di essere amministratore di questa misericordia assolvendo i penitenti dal peccato, e, quando fu eletto alla Sede dell’Apostolo Pietro, volle concedere una particolare indulgenza, denominata 'La Perdonanza'”.

In questo contesto, il Papa ha esortato i sacerdoti “a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l’uomo d’oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio, per sperimentare quella gioia sovrabbondante di cui il profeta Isaia ci ha parlato nella prima lettura”.

Benedetto XVI ha quindi sottolineato l'enorme valore della preghiera, rimarcando come Celestino V, canonizzato nel 1313, “pur conducendo vita eremitica” non fosse “chiuso in se stesso”, ma “preso dalla passione di portare la buona notizia del Vangelo ai fratelli”.

“Il segreto della sua fecondità pastorale stava proprio nel 'rimanere' con il Signore, nella preghiera”.

Come ricordava il brano evangelico del giorno (Lc 10 - 1-12, 17-20), “il primo imperativo è sempre quello di pregare il Signore della messe”, “ed è solo dopo questo invito che Gesù definisce alcuni impegni essenziali dei discepoli”.

Tra questi, ha citato “l’annuncio sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico – anche nei momenti di persecuzione – senza cedere né al fascino della moda, né a quello della violenza o dell’imposizione; il distacco dalle preoccupazioni per le cose – il denaro e il vestito – confidando nella Provvidenza del Padre; l’attenzione e cura in particolare verso i malati nel corpo e nello spirito”:

“Queste furono anche le caratteristiche del breve e sofferto pontificato di Celestino V e queste sono le caratteristiche dell’attività missionaria della Chiesa in ogni epoca”, ha rilevato il Papa.








“Non abbiate paura del silenzio”, chiede Benedetto XVI
Omelia in Piazza Garibaldi a Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Il silenzio è uno strumento prezioso per ascoltare la voce di Dio e di chi ci sta accanto, ha sottolineato Benedetto XVI questa domenica mattina nell'omelia che ha pronunciato durante la concelebrazione eucaristica in Piazza Garibaldi a Sulmona.

La visita pastorale del Papa in terra abruzzese ha avuto luogo in occasione dello speciale Anno Giubilare indetto dai Vescovi dell’Abruzzo e del Molise per celebrare gli ottocento anni della nascita di Pietro da Morrone, diventato Papa con il nome di Celestino V.

192° Papa della Chiesa cattolica, venne eletto nel 1294, ma rinunciò pochi mesi dopo e tornò alla vita eremitica che aveva condotto prima del pontificato.

Da quel Pontefice, canonizzato da Papa Clemente V nel 1313, si possono trarre “alcuni insegnamenti, validi anche nei nostri giorni”, ha sottolineato Benedetto XVI, ricordando in primo luogo che Celestino V “è stato un 'cercatore di Dio', un uomo desideroso di trovare risposte ai grandi interrogativi della nostra esistenza: chi sono, da dove vengo, perché vivo, per chi vivo?”.

“Egli si mette in viaggio alla ricerca della verità e della felicità, si mette alla ricerca di Dio e, per ascoltarne la voce, decide di separarsi dal mondo e di vivere da eremita. Il silenzio diventa così l'elemento che caratterizza il suo vivere quotidiano”.

Per noi che “viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere 'riempito' da iniziative, da attività, da suoni”, al punto che “spesso non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare”, questo è un messaggio importante, ha osservato il Papa.

“Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche la voce di chi ci sta accanto, la voce degli altri”, ha esortato.

Il ruolo della grazia

Un secondo elemento importante che si apprende dalla vita di Celestino V, ha proseguito il Papa, è il fatto che la sua scoperta del Signore “non è il risultato di uno sforzo, ma è resa possibile dalla Grazia stessa di Dio, che lo previene”.

“Ciò che egli aveva, ciò che egli era, non gli veniva da sé: gli era stato donato, era grazia, ed era perciò anche responsabilità davanti a Dio e davanti agli altri”.

“Sebbene la nostra vita sia molto diversa”, ha riconosciuto il Pontefice, “anche per noi vale la stessa cosa: tutto l’essenziale della nostra esistenza ci è stato donato senza nostro apporto”.

“Il fatto che io viva non dipende da me; il fatto che ci siano state persone che mi hanno introdotto nella vita, che mi hanno insegnato cosa sia amare ed essere amati, che mi hanno trasmesso la fede e mi hanno aperto lo sguardo a Dio: tutto ciò è grazia e non è fatto da me”.

“Da noi stessi non avremmo potuto fare nulla se non ci fosse stato donato”, ha ribadito, indicando che “Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c’è del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come raggio di luce della sua bontà”.

Per questo motivo, il Vescovo di Roma ha esortato a “tenere sempre aperti gli 'occhi interiori', quelli del nostro cuore”.

“Se noi impariamo a conoscere Dio nella sua bontà infinita, allora saremo capaci anche di vedere, con stupore, nella nostra vita – come i Santi – i segni di quel Dio, che ci è sempre vicino, che è sempre buono con noi, che ci dice: 'Abbi fede in me!'”.
Paparatzifan
00lunedì 5 luglio 2010 12:26
Dal blog di Lella...

Tenta di salire sul palco uomo bloccato dagli agenti

Attilio Severa

Sulmona

Attimi di tensione durante la visita di Benedetto XVI a Sulmona, quando un uomo ha tentato di salire sul palco dove il Pontefice officiava la messa. Agenti del Corpo forestale dello Stato, in servizio di ordine pubblico in piazza Garibaldi a Sulmona, hanno bloccato a circa 10 metri dalla scalinata P.R. di 45 anni nato a Rosciano (Pe). La pattuglia insospettita per il comportamento ambiguo e per l'abbigliamento trasandato del P.R. lo ha tenuto sotto osservazione e seguito a distanza per poi bloccarlo nei pressi della prima fila riservata alle autorità, nell'intento di avvicinarsi alla scalinata.
Il fermato non ha opposto resistenza agli agenti che lo hanno condotto con discrezione lontano dal Santo Padre e dalle autorità presenti ed hanno effettuato i primi controlli del caso. L'uomo, informa la forestale, è risultato sprovvisto di qualsiasi pass per l'accesso a Piazza Garibaldi ed è già noto alle forze di polizia in quanto è stato più volte denunciato per reati contro la persona, il patrimonio, porto abusivo di armi e detenzione e spaccio di stupefacenti. Gli agenti completati gli accertamenti di rito hanno consegnato P.R. alla squadra mobile della Polizia di Stato dell'Aquila.
Durante la celebrazione della messa di Papa Benedetto XVI a Sulmona una decina di sacerdoti si sono sentiti male per il caldo. La temperatura in piazza Garibaldi, dove è stato allestito il palco per la funzione religiosa, ha superato i 30 gradi. I sacerdoti sono stati assistiti da un medico e da volontari di soccorso presenti per essere di supporto all'evento. I sacerdoti sono stati portati in una tenda della Croce Rossa ubicata nelle vicinenze del palco e lì rifocillati.
Durante la visita a Sulmona il Papa ha invitato i credenti a frequentare più spesso eremi e monasteri, non luoghi isolati ma «sorgenti di vita spirituale da cui tutti possono attingere», una dimensione contemplativa che «irriga».

© Copyright Gazzetta del sud, 5 luglio 2010


Paparatzifan
00lunedì 5 luglio 2010 14:07
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Il Papa: il popolo d'Abruzzo ritrovi la speranza

Toccante l'incontro del Pontefice con alcuni detenuti che scontano la pena nel "carcere dei suicidi"

Domitilla Conte

SULMONA

Disoccupazione e dopo-terremoto rendono la vita difficile al popolo d'Abruzzo e gettano la loro ombra sul futuro dei giovani.
Benedetto XVI, ieri in visita pastorale in una torrida e depressa Sulmona, esprime a tutti la sua vicinanza, mettendo però in guardia dai "falsi valori" del consumismo, ed esortando la gente a cercare nella fede e nei "valori morali" della sua memoria storica la radice dei rapporti tra le persone e della convivenza civile. E a tutti ha augurato di ritrovare la speranza, che ha voluto restituire anche ad un gruppo di detenuti del "carcere dei suicidi" nel corso di un breve ma intenso incontro.
La terza visita pastorale in Abruzzo di Papa Ratzinger, programmata per celebrare gli 800 anni dalla nascita di Celestino V, monaco, eremita, e papa per cinque mesi in un tredicesimo secolo tormentato quanto e più di oggi, si è trasformata in una giornata di catarsi e di conforto. Incalzato dal vescovo, mons. Angelo Spina, dal sindaco Fabio Federico e dai giovani cattolici accorsi in Cattedrale, il pontefice ha detto di essere venuto «per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni».
«So bene – ha detto nell'omelia della messa celebrata nella piazza principale sotto un sole cocente, con diverse sedie vuote e qualche svenimento – che anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni. Penso, in particolare - ha aggiunto – a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009». «Ombre che oscurano il vostro orizzonte», dice ai ragazzi stretti a lui con grandi applausi contro i «duri attacchi mediatici» al Papa e alla Chiesa.
Il terremoto a Sulmona conta a tutt'oggi un migliaio di sfollati dimenticati, non ammessi ai benefici di legge perchè fuori dal cratere principale del sisma, da un anno sparsi per gli alberghi o a casa dei parenti, in un contesto che già contava un quarto di popolazione attiva senza lavoro, percentuale salita dopo quell'aprile al 30 per cento.
«A tutti – ha detto il Papa – voglio assicurare la mia vicinanza e il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione».
Celestino V è lì, a rappresentarle entrambe; l'urna con le spoglie del santo della "grande rinuncia" in nome della fede che durante questo anno giubilare celestiniano sta girando la regione, è sull'altare allestito in piazza per Benedetto XVI.
Un segno della memoria storica, che la «cultura consumistica» vorrebbe cancellare, dice il Papa ai giovani in cattedrale, è che è invece, insieme alla fede e alla preghiera, il trampolino per costruire il futuro. Condizione – prosegue il suo ragionamento – per difendere il «bene comune» e perfino «il creato», qui insidiato da diverse iniziative poco eco-compatibili sulle quali i vescovi sono da tempo impegnati.
Dopo la messa, celebrata sullo sfondo del monte Morrone, eremo di Celestino, Benedetto XVI ha trovato rifugio alla canicola nella sede del Vescovado, dove ha incontrato un gruppo di detenuti della locale Casa circondariale, quella che conta 11 suicidi negli ultimi sette anni.
Un incontro di otto minuti lontano dai riflettori. Il pontefice, commosso, ha augurato loro di «trovare la via» per dare un contributo alla società «secondo le vostre capacità e i doni che vi ha dato il Signore». Alcuni dei reclusi che hanno partecipato all'incontro sono già impegnati in programmi di lavoro, tra cui il restauro di opere d'arte danneggiate dal terremoto.

© Copyright Gazzetta del sud, 5 luglio 2010


Paparatzifan
00lunedì 5 luglio 2010 14:10
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Benedetto e Celestino, l’incontro storico

Sulmona

(di Gianfranco Colacito)

Papa Benedetto XVI e papa Celestino V si sono finalmente incontrati, e forse anche parlati, dopo un lungo “avvicinamento” del pontefice vivente verso il pontefice indimenticabile, ma dimenticato dalla chiesa per molti secoli.
Diciamo pure oscurato, messo da parte. Se non lo dicessero mille elementi (anche storici), basterebbe riflettere che nessun papa dopo quello che riposava a Collemaggio assunse mai il nome di Celestino VI. Nessun successore, e non per umiltà della chiesa, bensì per una lunga, sapiente opera di occultamento di colui che badava più allo spirito che alla secolarità.
Di colui che scrisse la bolla e stabilì: da ora in avanti, il perdono non si vende, si elargisce a tutti coloro che lo meritano. Anche ai poveracci. Questo, ed altro, bastarono per oscurare Pietro da Morrone, per confinarlo in un’ingiusta etichettatura avallata da Dante Alighieri, per addebitargli equivoche familiarità con quei diavoli-santi dei Templari. Con i quali, è storia, Celestino V ebbe frequentazioni e contatti, non soltanto casuali. Ma qui entreremmo nei misteri di Colllemaggio e dei Cavalieri, e il discorso si farebbe lungo.
L’avvicinamento del papa a Celestino basta e avanza per dare al pontefice vivente un’aura di grandezza spirituale, di coraggio e di cultura storica. Da tedesco che non sa dire ancora “giovani” ma dice “ciovani”, Benedetto diventa, si incammina a diventare, un gran papa, un gran servitore della verità storica e spirituale, che per la chiesa dovrebbe contare. Ma non sempre ha contato. Bene, Benedetto XVI, grazie per la tua visita, dai laici e dai fedeli, che oggi vedono un po’ più chiaro nelle cose dei papi e della chiesa. Celestino V eremita e silenzioso “cercatore di Dio” (parole dette oggi) è quel vecchio forte, legnoso, nerboruto nell’anima (ma anche nel corpo, visto che andò d’inverno a piedi a trovare i Templari in Francia, e non era un ragazzino), che vedeva lontano e – semplicemente – faceva ciò che Cristo aveva fatto prima che chiese e papi arrivassero a guastare (troppo spesso) i principi del bene e del giusto.

www.inabruzzo.com/?p=43581


Paparatzifan
00lunedì 5 luglio 2010 14:14
Dal blog di Lella...

SULMONA ha accolto con entusiasmo il Pontefice in una piazza «caldissima»

Barbara Delle Monache

SULMONA
L'emozione di trovarsi di fronte al Papa l'hanno vissuta anche tutte le autorità che lo hanno atteso e accolto al suo arrivo ieri a Sulmona nello stadio "Nicola Serafini".
La vera autorità era però Benedetto XVI, successore di Pietro e portatore del messaggio su cui poi in molti costruiscono al propria quotidianità. E ieri l'emozione di questo incontro la si leggeva sul volto di Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ma anche del vescovo di Sulmona-Valva monsignor Angelo Spina, del presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, del sindaco di Sulmona Fabio Federico, accompagnato dalla consorte Barbara e dalle figlie Claudia e Margherita. Dopo i saluti il Santo Padre è salito sulla papamobile e si è diretto verso piazza Garibaldi, dove c'era il "suo popolo" in attesa sin dalle prime ore del mattino. Appena giunto sotto l'arcata dell'acquedotto medievale si è levata una vera e propria ovazione accompagnata da un applauso caloroso che si è ripetuto durante l'intero percorso dell'anello della piazza. Un'accoglienza partecipata, sentita. La parte centrale della piazza, vista dall'alto sembrava una splendida tavolozza di colori tenui in cui dominavano il bianco e il giallo dei cappellini che riparavano dal sole implacabile. A movimentare la tavolozza c'era lo sfarfallio dei ventagli con cui tutti i presenti cercavano di mitigare la calura incalzante. Il Papa, sceso dalla papamobile, si è diretto nello spogliatoio allestito per indossare i paramenti sacri. Il momento dell'Eucarestia è stato quello che ha unito i presenti: cinquanta sacerdoti hanno distribuito la comunione scendendo fra il pubblico. Il sole, sempre più cocente, ha messo a dura prova i presenti; soprattutto i più anziani, anche fra il Clero, ha dovuto far ricorso al soccorso medico, prontamente intervenuto ed efficiente al massimo, che ha subito rimesso in piedi i malcapitati. Puntualissimo il Papa a mezzogiorno ha pregato l'Angelus, a cui sono seguiti cori inneggianti il Pontefice. Ha quindi lasciato la piazza con una nuova ovazione del pubblico, diretto alla sede vescovile dove, dopo un breve riposo, ha consumato il pranzo con i vescovi delle diocesi di Abruzzo e Molise. Nel pomeriggio l'incontro con i detenuti e con i giovani con i quali Benedetto XVI. L'accoglienza della Città al Papa è stata grande e sentita, come se esistesse un legame antico. D'altro canto lo scorso anno è stato a Sulmona, per rivedere i luoghi in cui, da militare, aveva prestato servizio nella seconda guerra mondiale, il fratello Georg. L'arrivo del Papa segna per Sulmona un momento veramente "storico", nel senso vero e proprio del termine. La piazza Garibaldi, che ha visto la presenza di principi e regnanti nel corso dei secoli, non aveva mai registrato la presenza dei un Papa dai tempi di Celestino V e dello stesso Innocenzo VII che, da Papa, non è mai tornato nella sua città natale. Forse è stato per questo che la piazza ieri più che di colori era carica di calore, non solo quello atmosferico, ma di quello che emanavano gli animi dei presenti che vibravano all'unisono con il loro Capo spirituale che mai avevano avuto così vicino e non solo fisicamente.
Benedetto XVI ha abbracciato e baciato una bimba di dieci mesi, Giorgia. Un bacio e un abbraccio che hanno voluto significare l'abbraccio a tutta la comunità sulmonese, presente e non ieri nella piazza assolata. L'attesa per l'arrivo di Papa Benedetto è stata lunga e carica di apprensioni per i timori che qualcosa potesse turbare questa visita. Un momento di tensione c'è stato quando uno sprovveduto ha cercato di salire sul palco. È stato un attimo. Il servizio di sicurezza ha bloccato e allontanato l'uomo che non avrebbe mai potuto nuocere al Papa. Una giornata lunga per i sulmonesi, cominciata con fresco dell'alba, alle 5.30 quando i primi avevano già preso posto sulle sedie e conclusasi quando l'elicottero si è alzato in volo per tornare in Vaticano, con l'arrivederci di tutti gli abruzzesi.

© Copyright Il Tempo, 5 luglio 2010


+PetaloNero+
00martedì 6 luglio 2010 00:28
Incontro di Benedetto XVI con i giovani nella Cattedrale di Sulmona


SULMONA, lunedì, 5 luglio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questa domenica da Benedetto XVI in occasione dell’incontro con i giovani nella Cattedrale di Sulmona.

* * *

Cari giovani!

Prima di tutto voglio dirvi che sono molto contento di incontrarvi! Ringrazio Dio per questa possibilità che mi offre di rimanere un po’ con voi, come un padre di famiglia, insieme con il vostro Vescovo e i vostri sacerdoti. Vi ringrazio per l’affetto che mi manifestate con tanto calore! Ma vi ringrazio anche per ciò che mi avete detto, attraverso i vostri due "portavoce", Francesca e Cristian. Mi avete fatto delle domande, con molta franchezza, e, nello stesso tempo, avete dimostrato di avere dei punti fermi, delle convinzioni. E questo è molto importante. Siete ragazzi e ragazze che riflettono, che si interrogano, e che hanno anche il senso della verità e del bene. Sapete, cioè, usare la mente ed il cuore, e questo non è poco! Anzi, direi che è la cosa principale in questo mondo: imparare a usare bene l’intelligenza e la sapienza che Dio ci ha donato! La gente di questa vostra terra, in passato, non aveva molti mezzi per studiare, e nemmeno per affermarsi nella società, ma possedeva ciò che rende veramente ricco un uomo e una donna: la fede e i valori morali. E’ questo che costruisce le persone e la convivenza civile!

Dalle vostre parole emergono due aspetti fondamentali: uno positivo e uno negativo. L’aspetto positivo è dato dalla vostra visione cristiana della vita, un’educazione che evidentemente avete ricevuto dai genitori, dai nonni, dagli altri educatori: sacerdoti, insegnanti, catechisti. L’aspetto negativo sta nelle ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo; ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano. Cosa fare, allora, perché queste ombre non diventino troppo pesanti? Anzitutto, vedo che siete giovani con una buona memoria! Sì, mi ha colpito il fatto che abbiate riportato espressioni che ho pronunciato a Sydney, in Australia, durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 2008. E poi avete ricordato che le GMG sono nate 25 anni fa. Ma soprattutto avete dimostrato di avere una vostra memoria storica legata alla vostra terra: mi avete parlato di un personaggio nato otto secoli fa, san Pietro Celestino V, e avete detto che lo considerate ancora molto attuale! Vedete, cari amici, in questo modo, voi avete, come si usa dire, "una marcia in più". Sì, la memoria storica è veramente una "marcia in più" nella vita, perché senza memoria non c’è futuro. Una volta si diceva che la storia è maestra di vita! La cultura consumistica attuale tende invece ad appiattire l’uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani. Quindi, cari giovani e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla.

Per questo vi ringrazio, perché mi parlate di san Pietro del Morrone, Celestino V, e siete capaci di valorizzare la sua esperienza oggi, in un mondo così diverso, ma proprio per questo bisognoso di riscoprire alcune cose che valgono sempre, che sono perenni, ad esempio la capacità di ascoltare Dio nel silenzio esteriore e soprattutto interiore. Poco fa mi avete chiesto: come si può riconoscere la chiamata di Dio? Ebbene, il segreto della vocazione sta nella capacità e nella gioia di distinguere, ascoltare e seguire la sua voce. Ma per fare questo, è necessario abituare il nostro cuore a riconoscere il Signore, a sentirlo come un Persona che mi è vicina e mi ama. Come ho detto questa mattina, è importante imparare a vivere momenti di silenzio interiore nelle proprie giornate per essere capaci di sentire la voce del Signore. State certi che se uno impara ad ascoltare questa voce e a seguirla con generosità, non ha paura di nulla, sa e sente che Dio è con lui, con lei, che è Amico, Padre e Fratello. Detto in una sola parola: il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino. E questo è vero sia prima della scelta, al momento, cioè, di decidere e di partire, sia dopo, se si vuole essere fedeli e perseverare nel cammino. San Pietro Celestino è stato prima di tutto questo: un uomo di ascolto, di silenzio interiore, un uomo di preghiera, un uomo di Dio. Cari giovani: trovate sempre uno spazio nelle vostre giornate per Dio, per ascoltarlo e parlargli!

E qui, vorrei dirvi una seconda cosa: la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera! Al contrario, il dialogo con Dio è garanzia di verità, di verità con se stessi e con gli altri, e così di libertà. Stare con Dio, ascoltare la sua Parola, nel Vangelo, nella liturgia della Chiesa, difende dagli abbagli dell’orgoglio e della presunzione, dalle mode e dai conformismi, e dà la forza di essere veramente liberi, anche da certe tentazioni mascherate da cose buone. Mi avete chiesto: come possiamo essere "nel" mondo ma non "del" mondo? Vi rispondo: proprio grazie alla preghiera, al contatto personale con Dio. Non si tratta di moltiplicare le parole –lo diceva già Gesù –, ma di stare alla presenza di Dio, facendo proprie, nella mente e nel cuore, le espressioni del "Padre Nostro", che abbraccia tutti i problemi della nostra vita, oppure adorando l’Eucaristia, meditando il Vangelo nella nostra stanza, o partecipando con raccoglimento alla liturgia. Tutto questo non distoglie dalla vita, ma aiuta invece ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio che parla alla coscienza, liberi dai condizionamenti del momento! Così fu per san Celestino V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve Pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità. E il garante della verità è Dio. Chi segue Lui non ha paura nemmeno di rinunciare a se stesso, alla sua propria idea, perché "chi ha Dio, nulla gli manca", come diceva santa Teresa d’Avila.

Cari amici! La fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace. Se guardiamo alla storia della Chiesa vedremo che è ricca di figure di Santi e Beati che, proprio partendo da un intenso e costante dialogo con Dio, illuminati dalla fede, hanno saputo trovare soluzioni creative, sempre nuove, per rispondere a bisogni umani concreti in tutti i secoli: la salute, l’istruzione, il lavoro, eccetera. La loro intraprendenza era animata dallo Spirito Santo e da un amore forte e generoso per i fratelli, specialmente per quelli più deboli e svantaggiati. Cari giovani! Lasciatevi conquistare totalmente da Cristo! Mettetevi anche voi, con decisione, sulla strada della santità, cioè dall’essere in contatto, in conformità con Dio, – strada che è aperta a tutti – perché questo vi farà diventare anche più creativi nel cercare soluzioni ai problemi che incontrate, e nel cercarle insieme! Ecco un altro (segno) distintivo del cristiano: non è mai un individualista. Forse voi mi direte: ma se guardiamo, ad esempio, a san Pietro Celestino, nella scelta della vita eremitica non c’era forse individualismo, fuga dalle responsabilità? Certo, questa tentazione esiste. Ma nelle esperienze approvate dalla Chiesa, la vita solitaria di preghiera e di penitenza è sempre al servizio della comunità, apre agli altri, non è mai in contrapposizione ai bisogni della comunità. Gli eremi e i monasteri sono oasi e sorgenti di vita spirituale da cui tutti possono attingere. Il monaco non vive per sé, ma per gli altri, ed è per il bene della Chiesa e della società che coltiva la vita contemplativa, perché la Chiesa e la società possano essere sempre irrigate da energie nuove, dall’azione del Signore. Cari giovani! Amate le vostre Comunità cristiane, non abbiate paura di impegnarvi a vivere insieme l’esperienza di fede! Vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo! E vogliate bene al vostro Vescovo, ai vostri Sacerdoti: con tutte le nostre debolezze, i sacerdoti : sono presenze preziose nella vita!

Il giovane ricco del Vangelo, dopo che Gesù gli propose di lasciare tutto e di seguirlo - come sappiamo - se ne andò via triste, perché era troppo attaccato ai suoi beni (cfr Mt 19,22). Invece in voi io leggo la gioia! E anche questo è un segno che siete cristiani: che per voi Gesù Cristo vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque altra cosa. Avete creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto: alla famiglia, allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa. Avete capito che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il "centuplo" e rende eterna la vostra vita, perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore. Mi piace ricordare l’esperienza di sant’Agostino, un giovane che ha cercato con grande difficoltà, a lungo, al di fuori di Dio, qualcosa che saziasse la sua sete di verità e di felicità. Ma alla fine di questo cammino di ricerca ha capito che il nostro cuore è senza pace finché non trova Dio, finché non riposa in Lui (cfr Le Confessioni 1,1). Cari giovani! Conservate il vostro entusiasmo, la vostra gioia, quella che nasce dall’aver incontrato il Signore e sappiate comunicarla anche ai vostri amici, ai vostri coetanei! Ora devo ripartire e debbo dirvi come mi dispiace lasciarvi! Con voi sento che la Chiesa è giovane! Ma riparto contento, come un padre che è sereno perché ha visto che i figli stanno crescendo e stanno crescendo bene. Camminate, cari ragazzi e care ragazze! Camminate nella via del Vangelo; amate la Chiesa, nostra madre; siate semplici e puri di cuore; siate miti e forti nella verità; siate umili e generosi. Vi affido tutti ai vostri santi Patroni, a San Pietro Celestino e soprattutto alla Vergine Maria, e con grande affetto vi benedico. Amen.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]
Paparatzifan
00martedì 6 luglio 2010 08:28
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Il pranzo

Il Pontefice ha consumato il pasto nella Casa dei Sacerdoti. La soddisfazione del vescovo Spina


Quattro chiacchiere tra carciofi e formaggi

SULMONA

Deve essere stato abbastanza ricco di prodotti tipici del Centro Abruzzo, dai carciofi di Prezza ai formaggi di Anversa, il menù servito ieri al Papa, nella mensa preparata, fin dal primo mattino, nella Casa dei Sacerdoti, appena inaugurata da Benedetto XVI, tanto da indurre uno dei presuli commensali ad una battuta di spirito al Santo Padre.
«Santità, è difficile che tornerà ancora in Abruzzo...se le servono menù così abbondanti», questo pressapoco sarebbe stato il motto di spirito pronunciato, suscitando un largo sorriso nel Papa, che senza esagerazioni, parco come sempre, ha comunque apprezzato molto il menù preparato dal cuoco sulmonese Domenico Santacroce e servito da novelli chef del suo ristorante, che con ossequioso silenzio si sono mossi durante il servizio, senza nascondere l'emozione del momento, con un ospite cui prestare il massimo del riguardo e delle attenzioni.
A fine pranzo l'illustrissimo ospite si è complimentato con i cuochi per il pasto servito e le pietanze gustate. La preghiera di benedizione del pasto e poi i ringraziamenti al Papa, ospite del capoluogo peligno e della diocesi valvense, hanno introdotto il pranzo. A tavola poi i presuli, in conversazione, avrebbero tratto un primissimo bilancio della giornata sulmonese di Papa Benedetto XVI, rimasto affascinato dalla bellezza dei luoghi visitati e commosso dall'accoglienza ricevuta, prima al suo arrivo nel campo sportivo dell'Incoronata e poi nella splendida cornice di piazza Garibaldi. Ma tra i vescovi dell'Abruzzo e del Molise, che hanno fatto da corona al Pontefice, non sarebbero mancati brevissimi cenni anche alla situazione internazionale. In proposito alcuni presuli avrebbero conversato ancora di Chiesa e comunismo, pensando a quella che appare una minaccia non ancora del tutto dissolta, insieme al relativismo morale e a nuove forme di paganesimo che sembrano voler minare alla radice valori fondamentali del cristianesimo. Tra una portata e l'altra si è anche pensato però a programmi per il prossimo futuro. Uno dei vescovi avrebbe chiesto al Papa se ha in animo di scrivere presto un nuovo volume su Gesù di Nazaret. Il Papa avrebbe riposto semplicemente di essere pronto a farlo ma di doversi anche misurare per questo con i suoi impegni, sempre urgenti. Dopo pranzo il Papa ha riposato in una stanza della Casa dei Sacerdoti, prima dell'incontro con i giovani, nella Cattedrale di S.Panfilo. G.F.

© Copyright Il Tempo, 5 luglio 2010


Paparatzifan
00martedì 6 luglio 2010 12:51
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Nel cuore giovani e detenuti

Festa grande in Cattedrale. L'urlo dei ragazzi: «Benedetto, Benedetto»

SULMONA
Strettamente privato l'incontro che il Pontefice ha avuto con cinque detenuti, di cui due internati, del supercarcere di Sulmona ai quali ha detto «Sono felice di essere fra voi avrei voluto incontrarvi tutti. A voi l'augurio affinchè possiate trovare la vostra via e dare un contributo alla società secondo le vostre capacità e i doni che Dio vi ha dato». Dichiarazioni riferite dal vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini per il quale pur nel poco tempo disponibile, otto minuti, il dialogo tra Benedetto XVI e i detenuti è stato "molto intenso" con momenti di profonda commozione. «Le parole più pronunciate durante l'incontro - ha riferito padre Benedettini - sono state grazie Santità». Il cappellano del carcere padre Franco Messori ha ringraziato a nome dei presenti il Papa per «l'attenzione della chiesa verso tutto il mondo dei carcerati», un'attenzione che si esprime anche con la presenza dei cappellani. Una dichiarazione fuori programma che però non ha intimidito Papa Ratzinger che prendendo la parola ha detto «vi porterò nel mio cuore». La delegazione guidata dal direttore dell'istituto Sergio Romice è stata scelta dalla direzione del carcere tra quelli che già beneficiano di particolari permessi di uscita (articolo 21). Durante il colloquio privato il Pontefice ha focalizzato la sua attenzione a quanti lavorano in un ambiente difficile ed assolvono ad una funzione assai delicata come quella all'interno delle case di reclusione. Dopo l'appuntamento con i detenuti Sua Santità si è diretto verso la Cattedrale di San Panfilo dove ha trovato la vera forza della città: i giovani. In cinquecento lo hanno atteso per tutto il pomeriggio tra preghiere e canti alla presenza dei tanti sacerdoti. Ed è proprio a loro, ai giovani della Diocesi Sulmona-Valva, che il Pontefice ha detto voi avete una «marcia in più perchè avete dimostrato di avere una memoria storica legata alla vostra terra: mi avete parlato di un personaggio nato otto secoli fa, San Pietro Celestino V, e avete detto che lo considerate ancora molto attuale». Forte l'applauso e il grido di forza "Benedetto....Benedetto". Un momento emozionante, tutti sono stati colpiti da quelle parole. Poche parole provenienti da giovani adolescenti. Tanti i punti toccati da due dei giovani scelti, Francesca Orsatti e Cristian Di Sansa: la criticità di un territorio sofferente, attanagliato dalla disoccupazione e sopratutto un passaggio sulle difficoltà della vita. I giovani hanno incoraggiato il Santo Padre in un momento in cui si assiste a duri attacchi alla Chiesa di Cristo sottolineando: «Noi giovani di Sulmona, non abbiamo paura di gridare al mondo, Santo Padre, che siamo con lei».

Copyright Il Tempo, 5 luglio 2010


Paparatzifan
00martedì 6 luglio 2010 12:52
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Preghiera in privato coi detenuti del supercarcere

di Roberto Raschiatore

SULMONA. Una speranza e un abbraccio a ciascuno di loro. La speranza e l'abbraccio del Papa per Tomas Catalin, Massimiliano Sestito, Fabio Ciaglia, Franco Bellingheri, Sebastiano Galluccio. Un romeno, due milanesi, un siciliano e un campano. Vissuti difficili alle spalle. Come nel caso di Bellingheri di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. Per lui, autore di un omicidio, fine pena mai. Per lui come per gli altri, però, la speranza della redenzione. Nessuno dei cinque ha a che fare con la criminalità organizzata. Tutti, in carcere, hanno avviato percorsi di riabilitazione alla vita. Come per Ciaglia che lavora al progetto Fiori di confetto. Sono gli spaccati di storia emersi durante il colloquio col Santo Padre. I cinque hanno composto la delegazione del penitenziario di massima sicurezza di via Lamaccio - troppo spesso sotto i riflettori della cronaca per suicidi, tentativi, sovraffollamento - che ieri pomeriggio ha incontrato il pontefice nella nuova Casa sacerdotale in viale Roosevelt. Un incontro privatissimo perché così ha voluto la Santa Sede.

Otto minuti. Tanto è durato il colloquio. Papa Ratzinger ha rotto anche il protocollo quando ha risposto a braccio ad alcuni detenuti. Al ricevimento hanno partecipato anche Franco Ionta, capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di Roma, Salvatore Acerra, provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria per l'Abruzzo e il Molise, Sergio Romice, dirigente della casa di reclusione di Sulmona, gli agenti Giuseppe Colangelo, Valerio Capano, Antonio Carità, Pietro Giansante, Pasquale Previtali, Franco Messori, e Fiorella Ranalli, capo area educazione.

I doni. I cinque detenuti hanno consegnato al Santo Padre un mosaico che raffigura una pesca miracolosa, un affresco di San Pietro Celestino e tavole di una Via Crucis restaurata. Quest'ultima opera abbellirà una chiesa. Gli agenti di polizia penitenziaria, invece, hanno donato un quadro con l'immagine di San Basilide, soldato e martire venerato dalla Chiesa e patrono delle divise carcerarie.

«Trovate la via». Il Papa ha rivolto parole di speranza. «Sono felice di essere fra voi», ha esordito, «avrei voluto incontrarvi tutti ma non è stato possibile. Portate un saluto ai vostri compagni. Vi porto nel mio cuore e vi ricordo nelle mie preghiere. Di cuore vi auguro che possiate trovare la vostra via e dare un contributo alla società secondo le vostre capacità e i doni che Dio vi ha dato». Parole riferite al termine della visita, avvenuta in forma strettamente privata, dal vice direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini. «Le parole più ricorrenti durante l'incontro», ha proseguito il sacerdote, «sono state Grazie santità, pronunciate da tutti i presenti. Il Santo Padre ha dato un attestato di stima e vicinanza della Chiesa ai detenuti. Non ha voluto conoscere le loro storie, storie di persone che forse hanno sbagliato ma che sono pronte a intraprendere la strada della redenzione. Non era in programma, ma alla fine il Santo Padre ha preso la parola. L'incontro è stato breve ma intenso».

Il caso via Lamaccio. La visita ha assunto un significato particolare. Perché nel carcere di Sulmona ci sono stati tredici morti - di cui undici suicidi - in dieci anni. Quindici episodi di autolesionismo dall'inizio del 2010, con due tentativi di suicidio ed anche la morte, per sospetta overdose, di un detenuto del reparto internati. Fino ad arrivare al suicidio della direttrice stessa del carcere, Armida Miserere, e a quello del sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini. Un carcere discusso, da anni anche sotto osservazione. Le vicende del penitenziario di Sulmona hanno spinto più volte diverse forze politiche a chiedere al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, la chiusura del reparto internati. Secondo Ristretti Orizzonti dall'inizio dell'anno «sono morti in Italia 54 detenuti, uno ogni due due giorni».

Attenzione della Chiesa. Lo ha evidenziato da Franco Messori, cappellano dell'istituto di pena di Sulmona. In via Lamaccio sono recluse circa cinquecento persone. Di queste 180 si trovano nella sezione internati o Casa lavoro. «Ringrazio il Pontefice», ha sottolineato il cappellano, «che ha dimostrato l'attenzione della Chiesa verso il mondo dei carcerati».
Direttore commosso. Occhi lucidi per il direttore del supercarcere Romice. «Sì, mi sono commosso», conferma all'uscita, «perché questo incontro assume un particolare aspetto spirituale. Con questa visita si è compiuto un piccolo mirato e lo dobbiamo soprattutto a sua eccellenza monsignor Spina. Purtroppo viviamo in una realtà carceraria e ce la mettiamo sempre tutta per non fare accadere episodi spiacevoli. Speriamo che questo incontro con il Pontefice possa servire a rasserenare il clima».

Copyright Il Centro, 5 luglio 2010


Paparatzifan
00martedì 6 luglio 2010 13:13
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«Ho indicato a Ratzinger la gente smarrita»

Monsignor Spina: «La disoccupazione e lo spopolamento i nostri problemi»

dal nostro inviato

SULMONA

Monsignor Angelo Spina lei ha accolto Papa Benedetto XVI a Sulmona descrivendogli una situazione post terremoto non facile. Perché lo ha fatto?

«Volevo far sapere al Santo Padre, poco prima della messa che ha celebrato nel centro della nostra cittadina, che quelle terribili scosse di terremoto del 6 aprile 2009, resteranno nella memoria di ognuno di noi. Sono eventi purtroppo ancora ben presenti. Il nostro popolo è formato da gente fiera, laboriosa, tenace, tutta d’un pezzo, gente che sicuramente non si perde d’animo. Tuttavia, esattamente come ho sottolineato anche nel discorso letto ieri mattina (stamattina per chi legge ndr), vorrei aggiungere che questa è la parte più povera e dimenticata dell’Abruzzo. Ed è per questo che la gente sta vivendo un diffuso smarrimento».

Smarrita perché arrivano pochi aiuti o perché viene ignorata?

«La mancanza di lavoro è una delle emergenze prioritarie che grava soprattutto sulle famiglie e sui giovani che vedono spegnersi ogni prospettiva di speranza futura. Non riescono a programmarsi una famiglia. E così pian piano, diversi centri che hanno alle spalle una storia secolare ricchissima, venendo a mancare tante prospettive, si spopolano. E’ un fenomeno triste».

Il Papa è tornato in Abruzzo per rendere omaggio a Celestino V, stavolta in occasione dell’ottavo centenario della nascita. Perché secondo lei è così attaccato a questa figura di santo medievale?

«Sappiamo quanto Benedetto XVI sia attaccato alla dimensione della santità. I santi lo affascinano, in particolare Celestino V che era una figura davvero particolare. Da una parte un uomo religioso radicale che ricercava il silenzio con Dio, per dialogare con lui, per coltivare una spiritualità profonda. Poi perché Celestino V ha compreso la gravità del peccato ma anche la potenza di Dio che si manifesta con la misericordia. Infine perché la vita di Celestino insegna a leggere il sacerdozio come servizio e non come potere».

Esistono secondo lei delle affinità tra Benedetto XVI e Celestino V?

«Sono epoche storiche diverse, dunque la lettura storica non può essere fatta, è ovvio. Può essere analizzato l’uomo. Entrambi avevano a cuore il bene e l’unità della Chiesa. Benedetto XVI ci sta dando delle lezioni grandissime in questa direzione ogni giorno, sul fronte ecumenico, per esempio, ma anche su quello ecclesiale. La sua parola è sempre illuminante».
f. gia.

© Copyright Il Messaggero, 5 luglio 2010


Paparatzifan
00martedì 6 luglio 2010 13:17
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Il ritorno del “povero cristiano”

Fu un Papa scomodo e per questo dimenticato, ora Ratzinger lo ha riabilitato

di ANGELO DE NICOLA

SULMONA

Il “vile” che fece il “gran rifiuto“, o “il Ghandi del Duecento” che ebbe il coraggio di rinunciare ad essere l’uomo più potente della Terra per tornarsene nei suoi eremi sulla Maiella?
Un Papa da dimenticare (tanto che nessuno in oltre sette secoli ne ha mai ripreso il nome: Celestino VI, infatti, non esiste), o un Santo eroico del quale rilanciare insegnamenti e messaggio ancora attuali?
Le parole di Benedetto XVI ieri a Sulmona («Egli seppe agire secondo coscienza, perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità») tirano fuori, finalmente, dalle secche della Storia la figura di Celestino V.
Un Papa scomodo. Un Papa imbarazzante per la Chiesa per quelle sue clamorose dimissioni, il 13 dicembre del 1294, dopo nemmeno quattro mesi di papato iniziato con l’elezione a sorpresa di un fraticello nato in Molise e vissuto da eremita sulla Maiella e culminato nell’incoronazione nella basilica di Collemaggio dell’Aquila (oggi sventrata dal terremoto che ha però risparmiato il mausoleo contenente le spoglie). Era il 28 agosto del 1294. Celestino V emanò la Bolla del Perdono: chiunque passasse, quel giorno dell’anno, sotto la Porta Santa di Collemaggio “sinceramente pentito e confessato”, avrebbe ottenuto l’indulgenza plenaria. Un gesto rivoluzionario perchè, all’epoca, le indulgenze bisognava pagarle (“pecunia non olet”) ed invece Celestino concedeva il privilegio del perdono anche ai poveri.
Per oltre sette secoli, il “vigliacco Celestino” è stato ai margini della Storia. Dimenticato.
Fino al punto che un grande Papa quale Giovanni Paolo II, in visita all’Aquila il 30 agosto del 1980, nella sua omelia sul sagrato di Collemaggio non citò mai il nome del “padrone di casa”, sepolto a pochi metri di distanza. Salvo poi andare ad inginocchiarsi davanti alla sua tomba ma “in forma privata”.
Ignorato, Celestino V. Fino al sisma del 6 aprile.
Il 28 aprile 2009, Papa Ratzinger, nella sua commossa visita nella terra martoriata, compie un gesto clamoroso: passa sotto la Porta Santa di Collemaggio e depone il suo pallio sull’urna contenente le spoglie.
Ieri mattina a Sulmona, davanti a quelle spoglie, il definitivo riconoscimento di “un povero cristiano” la cui “avventura” aveva raccontato Ignazio Silone. Che nel suo romanzo fa dire all’Eremita: «Il popolo cristiano bada di più a quello che i preti o i frati fanno che a quello che essi dicono».

© Copyright Il Messaggero, 5 luglio 2010


Paparatzifan
00mercoledì 7 luglio 2010 10:34
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L’emozione dei fedeli: ci aiuta a credere nel domani

Chiara: ha capito il nostro disagio
Paolo: una grande emozione poter pregare con lui

DA SULMONA

ALESSIA GUERRIERI

È la fiducia quella che torna nei cuori degli abruzzesi. La speran za che spine e croci che o gnuno in questa terra si porta dentro continuino ad essere affrontate con la preghiera. Benedetto XVI lascia a Sulmona e all’A­bruzzo, scossi dal terremo to e dalla depressione eco nomica, una grande ere dità: la riscoperta del si lenzio seguendo l’esempio di Celestino V.

«La fede non ha bisogno di pass».

Chiara non ha tro vato posto in piazza Gari baldi, ma ha comunque sventolato la sua bandiera bianca e gialla davanti al maxischermo nella vicina villa comunale. Si è alzata all’alba per esserci dome nica; «il Papa ha capito il nostro disagio, il nostro smarrimento – dice – e, co me un padre premuroso, è venuto ad abbracciarci per dire che la Chiesa e il Si gnore non si dimenticano di noi». Dei suoi vent’anni non ha solo la spensiera­tezza, ma la determinazio ne e la scorza dura della montagna ben stampate negli occhi, anche quando vincendo l’imbarazzo rac conta del trasferimento forzato dopo il 6 aprile da L’Aquila a Pescara, in cerca di lavoro e tranquillità. «Siamo troppo occupati a pensare ogni giorno a quello che non abbiamo, a quello che ci è stato tolto – continua – così ci dimenti chiamo la ricchezza e la forza che possiamo risco prire affidandoci alla bontà di Dio. Con le sue parole il Papa mi ha ricordato que sto ». Non è solo l’emozione per l’eccezionalità di una visi ta papale ad animare i tan ti, soprattutto giovani, che hanno sentito il bisogno di stringersi intorno a Bene detto XVI. A Sulmona, in fatti, hanno vissuto questa visita come una mano tesa a una terra dalla fede radi cata, ma scossa dagli e venti. I mille festoni colo rati che domenica hanno decorato il centro della val le peligna e i lunghi ap plausi al passaggio del Pontefice sono il segno più evidente che qui c’è voglia di rinascere, di trovare la forza proprio partendo dall’intenso abbraccio che Benedetto XVI ha portato in Abruzzo. Anche per chi, come Paolo, cerca in quel gesto la speranza di un fu turo migliore. La sua a zienda rischia di chiudere e, a cinquant’anni, questo fa ancora più paura. «Ho pregato intensamente con il Papa, con un’emozione che poche volte ho prova to – racconta – ho pregato perché la sua vicinanza e l’esempio di fede di Pietro da Morrone mi indichino la via giusta da seguire».
Tanti precari, disoccupati, terremotati e loro, i ragaz zi. Per i fortunati che lo hanno incontrato in Catte drale è festa grande, ma per qualcuno conoscere Bene detto XVI ha significato qualcosa di più. Insieme alle sue amiche, Ludovica ha fatto la fila per due ore per entrare tra i primi. La sua famiglia non ha gran di difficoltà, ma forse per questo aver visto da vicino il successore di Pietro ha lasciato un segno profon do. «Sono rimasta colpita dalla sua umanità, dai suoi gesti – dice – è stato emo zionante e mi ha fatto ri flettere su come ascoltare se stessi e gli altri, avvici nandosi a certi valori, pos sa arricchire una vita che ci appare già perfetta. Ho sentito la sua carezza, è co me se ci avesse detto: affi datevi alla provvidenza di vina per andare avanti».
Sono venuti da lontano, parlano lingue diverse, ma per tutti l’importante è es serci. È così per Martha che viene da Liverpool e, nel suo viaggio in Italia, ha scelto di fermarsi in A bruzzo proprio durante la visita del Papa; così come per il musulmano Hassan, che al passaggio del Pon tefice ha alzato uno stri scione con il suo benvenu to in arabo e italiano. È in fine lo stesso per Adina, ru mena ortodossa; da cinque anni a Sulmona è disoccu pata e sarà presto mamma. «Ho sentito il desiderio di scendere in strada per sa lutare il Papa – confessa – la sua presenza mi aiuta a credere nel domani».

© Copyright Avvenire, 6 luglio 2010


Paparatzifan
00mercoledì 7 luglio 2010 10:36
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Il Pontefice travolto dall’entusiasmo dei giovani: conservate la vostra gioia e portatela ai coetanei

DAL NOSTRO INVIATO A SULMONA

La prima a rompere il protocol lo è stata Francesca. Cristian l’ha semplicemente seguita, tra l’entusiasmo generale e la sorpresa del Papa, che alla fine aveva gli occhi splendenti per la gioia.
Francesca Os satti e Cristian Di Sanza erano i due giovani incaricati di salutare Bene detto XVI durante l’incontro in Cat tedrale, a nome di tutti gli altri. Ave vano svolto il loro compito in ma niera inappuntabile, seri, vestiti ele gantemente, solo un tantino emo zionati. Quando poi si sono avvici nati al Pontefice per il baciamano, nulla lasciava presagire quel gesto improvviso, affettuoso più di mille parole. È stata Francesca a dare il via. Ha abbracciato il Papa, gli ha stam pato due bei baci sulle guance.
Come si fa con un nonno, in un clima di fa miglia.
E Cristian, poco dopo ha fat to lo stesso. Così, quando il Papa ha tenuto il suo discorso, i giovani lo hanno ascolta to con grande attenzione. Benedetto XVI ha risposto senza mezzi termini alle loro domande.
Ha parlato di «ombre che oscurano il loro oriz zonte». Ha indicato «problemi con creti che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo» e ha stigmatizzato falsi valori e model li illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano».
Ma soprattutto Benedetto XVI ha in vitato i giovani a riscoprire, sull’e sempio di Celestino V, «alcune cose che valgono sempre, che sono pe renni, ad esempio la capacità di a scoltare Dio nel silenzio esteriore e soprattutto interiore». In sostanza il Papa ha additato la via della pre ghiera, che però «non distoglie dalla vita, ma aiuta invece ad essere vera mente se stessi in ogni ambiente». «Il cristiano – ha aggiunto – non è mai un individualista». Perciò, al mo mento del congedo, il Pontefice ha dato ai suoi giovani amici quasi una consegna. «Conservate il vostro en tusiasmo, la vostra gioia, quella che nasce dall’aver incontrato il Signore e sappiate comunicarla ai vostri coe tanei. Con voi sento che la Chiesa è giovane».
L’incontro in Cattedrale è stato in pra tica l’ultimo atto della visita a Sul mona. In precedenza il Papa, dopo la Messa del mattino, si era fermato al la Casa Sacerdotale, dove aveva pran zato con i vescovi della regione, gu stando alcune specialità locali («la cucina abruzzese è buona e anche molto ricca», aveva commentato al la fine). Quindi l’incontro con i dete nuti, descritto a parte, e quello con i giovani. Prima di ripartire per Roma una sosta nella cripta della Cattedra le, per venerare le reliquie di san Pan filo e di san Celestino V. ( M.Mu.)

© Copyright Avvenire, 6 luglio 2010


Paparatzifan
00mercoledì 28 luglio 2010 20:48
Dal blog di Lella...

Benedetto XVI a settembre in visita a Carpineto Romano

Omaggio a Leone XIII

Benedetto XVI sarà a Carpineto Romano il 5 settembre prossimo, per celebrare il bicentenario della nascita di Leone XIII (1810-1903), il Papa della Rerum novarum.
L'arrivo nella diocesi di Anagni-Alatri è previsto intorno alle 8.45. Ad accogliere il Pontefice ci saranno il vescovo Lorenzo Loppa, il sindaco e altre autorità. Nel largo dei Monti Lepini, il cuore della cittadina laziale, Benedetto XVI celebrerà la messa.
Al termine saluterà una trentina di persone in rappresentanza della comunità civile e religiosa. Ripartirà poco prima di mezzogiorno alla volta dell'eliporto delle Ville Pontificie a Castel Gandolfo.
Con questa visita, Papa Ratzinger prosegue nel solco tracciato da Paolo VI e Giovanni Paolo II. Il primo visitò Carpineto l'11 settembre 1966, al termine delle celebrazioni per il settantacinquesimo anniversario della Rerum novarum. Fece una sosta nel palazzo dei conti Pecci, dove sono custoditi molti ricordi del Pontefice e del fratello, il gesuita cardinale Giuseppe, famoso filosofo che fu docente all'università La Sapienza.
Nella collegiata del Sacro Cuore, Papa Montini ricordò la figura e l'opera del suo predecessore. "Due cose - disse - hanno caratterizzato i venticinque anni di pontificato di Leone XIII: la prima è la vigorosa affermazione della pietà personale, completamento del culto liturgico. L'altra è l'enunciazione della dottrina sociale cristiana da lui fatta nella memorabile enciclica Rerum Novarum. Il culto del Sacro Cuore, la recita del santo rosario, la devozione a san Giuseppe sono direttamente legati all'opera e all'insegnamento di Leone XIII, che ne fu convinto ed esemplare propugnatore".
Paolo VI sottolineò poi come Leone XIII avesse lasciato la sua traccia indelebile nel campo sociale, in un contesto storico nel quale la Chiesa era stata "destituita dei suoi appoggi temporali, diminuita nel suo prestigio internazionale e pubblico. "Isolato dal mondo - disse ancora - in un clima di rottura e di distacco, di polemiche accese, di anticlericalismo e di profanità voluta e propagandata, a lui non restava che la voce, la parola". Nacquero così "le grandi encicliche sui perenni valori della libertà, della democrazia e soprattutto quella sul problema sociale. La difesa degli umili e dei poveri non aveva mai trovato prima d'allora una voce così autorevole".
Il 1° settembre 1991 anche Papa Wojtyla visitò Carpineto Romano e celebrò la messa in largo dei Monti Lepini. "In un periodo storico caratterizzato da profonde trasformazioni culturali e da acute tensioni sociali - disse Giovanni Paolo II - provocate dal nuovo rapporto venutosi a creare tra capitale e lavoro, Leone XIII volle dare in un campo così importante una chiara formulazione al pensiero della Chiesa. Lo fece con coraggio, quasi sfidando non solo il mondo laico, ma la stessa coscienza del mondo cattolico. E con il suo intervento profetico favorì il consolidarsi della dottrina sociale cristiana". Giovanni Paolo II sottolineò poi la validità dell'affermazione di Leone XIII che "la piena soluzione della questione sociale passa attraverso Cristo e l'accoglienza della sua parola di verità".
Il pontificato di Leone XIII è indubbiamente legato all'enciclica del 15 maggio 1891, pietra miliare della dottrina sociale della Chiesa. La pubblicazione ebbe grande accoglienza e scatenò adesioni convinte e forte avversioni, ma gettò le basi per rilanciare l'attività dei cattolici in campo sociale, in particolare in ambito industriale e operaio.
Sul piano culturale, Papa Pecci infuse alla Chiesa un atteggiamento di apertura nei confronti della cultura stessa e dei progressi della scienza. Basti ricordare che nel 1898, due anni dopo l'invenzione della cinepresa, si lasciò riprendere in atteggiamento sorridente. Il Pontefice ebbe anche il merito di aprire l'Archivio Segreto Vaticano e di invitare gli studiosi, con l'enciclica Providentissimus del 1893, a tener conto delle scoperte scientifiche nell'esegesi della Sacra Scrittura. Fu particolarmente attento e sensibile all'unità della Chiesa, promuovendo contatti con gli anglicani. Concesse anche la porpora cardinalizia al teologo inglese John Henry Newman. Con l'enciclica Orientalium dignitas del 1894 riconfermò la rinuncia a latinizzare i cattolici di rito orientale dell'Europa centrale, gli uniati, e al tempo stesso riconobbe la dignità dei loro riti e delle loro tradizioni liturgiche.
Sul piano religioso diffuse il culto per il Sacro Cuore, al quale consacrò l'umanità nell'anno giubilare 1900, e a Cristo Re. Promosse la diffusione del rosario e della devozione mariana e con l'enciclica Aeterni Patris del 1879, scelse il tomismo quasi quale filosofia ufficiale della Chiesa, invitando a porlo come base per la formazione nei seminari, nelle scuole e nelle università cattoliche.

(©L'Osservatore Romano - 29 luglio 2010)


+PetaloNero+
00giovedì 29 luglio 2010 00:50
Benedetto XVI visiterà il paese natale di Leone XIII
Nel bicentenario del Papa della “Rerum Novarum”





CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 28 luglio 2010 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI visiterà il 5 settembre prossimo Carpineto Romano in occasione del bicentenario della nascita del suo abitante più illustre, Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, che è stato Papa con il nome di Leone XIII.

Secondo quanto ha reso noto “L'Osservatore Romano”, è previsto che Benedetto XVI arrivi in elicottero da Castel Gandolfo alle 8.45. Sarà accolto da monsignor Lorenzo Loppa, Vescovo di Anagni-Alatri, dal sindaco e da altre autorità dopo essere atterrato nello stadio locale Galeotti.

In seguito il Papa celebrerà la Messa in piazza Monti Lepini, nel centro di Carpineto Romano. Al termine della celebrazione, dopo aver salutato una trentina di persone in rappresentanza dei cittadini, è previsto che torni a Castel Gandolfo per il pranzo.

Sarà la terza visita di un Papa contemporaneo a questa piccola località di meno di 5.000 abitanti. La prima è stata quella di Paolo VI, l'11 settembre 1966, al termine del 75° anniversario dell'Enciclica Rerum Novarum.

Il 1° settembre 1991 ha visitato Carpineto anche Giovanni Paolo II, per commemorare il centenario della pubblicazione della famosa Enciclica. Celebrò anche la Messa nello stesso luogo in cui la celebrerà Benedetto XVI.

Leone XIII

Giovanni Pecci nacque a Carpineto Romano (allora nello Stato Pontificio) dalla famiglia dei conti Pecci. Nel 1943 venne consacrato Arcivescovo ad personam e inviato come Nunzio in Belgio. In seguito venne nominato Vescovo di Perugia e Cardinale. Fu eletto Papa dopo Pio IX, nel 1878.

A lui si deve non solo la prima grande Enciclica sociale cristiana, la Rerum Novarum, che ha segnato tanto profondamente il magistero dei Papi successivi, ma anche un'importante apertura al mondo scientifico e una difficile opera di mediazione diplomatica nei conflitti tra Paesi.

Leone XIII fondò centri di studi teologici e scritturistici e aprì gli archivi vaticani a ricercatori cattolici e non cattolici. Fu il primo Papa ad essere registrato su una pellicola, e il primo promotore del dialogo ecumenico.

Come ricordò Papa Paolo VI durante la sua visita, “due cose hanno caratterizzato i venticinque anni di pontificato di Leone XIII: la prima è la vigorosa affermazione della pietà personale, completamento del culto liturgico. L'altra è l'enunciazione della dottrina sociale cristiana”.

“Il culto del Sacro Cuore, la recita del santo rosario, la devozione a San Giuseppe sono direttamente legati all'opera e all'insegnamento di Leone XIII, che ne fu convinto ed esemplare propugnatore”, aggiungeva Papa Montini.

Ciò che sottolineava particolarmente di Leone XIII era l'impulso che diede a una Chiesa “destituita dei suoi appoggi temporali, diminuita nel suo prestigio”.

“Isolato dal mondo in un clima di rottura e di distacco, di polemiche accese, di anticlericalismo”, Leone XIII offrì al mondo “le grandi Encicliche sui perenni valori della libertà, della democrazia e soprattutto quella sul problema sociale. La difesa degli umili e dei poveri non aveva mai trovato prima d'allora una voce così autorevole”.

25 anni dopo, Giovanni Paolo II disse che “in un periodo storico caratterizzato da profonde trasformazioni culturali e da acute tensioni sociali provocate dal nuovo rapporto venutosi a creare tra capitale e lavoro, Leone XIII volle dare in un campo così importante una chiara formulazione al pensiero della Chiesa”.

“Lo fece con coraggio, quasi sfidando non solo il mondo laico, ma la stessa coscienza del mondo cattolico – rimanrcava –. E con il suo intervento profetico favorì il consolidarsi della dottrina sociale cristiana”.
+PetaloNero+
00giovedì 5 agosto 2010 15:29
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A CARPINETO ROMANO (5 SETTEMBRE 2010) - PROGRAMMA

Domenica 5 settembre 2010

08.30
Partenza in elicottero dalle Ville Pontificie di Castel Gandolfo per Carpineto Romano.

08.45
Arrivo nel campo sportivo "Galeotti" di Carpineto Romano.

09.15
SALUTO DELLA CITTADINANZA in largo dei Monti Lepini a Carpineto Romano.

09.30
CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA in largo dei Monti Lepini a Carpineto Romano. Omelia del Santo Padre.

11.30
Partenza in elicottero dal campo sportivo "Galeotti" di Carpineto Romano per Castel Gandolfo.

11.45
Arrivo nell’eliporto delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo.
Paparatzifan
00sabato 4 settembre 2010 22:56
Dal blog di Lella...

Il Papa sulle orme di Leone XIII

Domani a Carpineto. Il vescovo Loppa: entusiasmo e speranza

La visita nel bicentenario della nascita del Pontefice della Rerum Novarum «Ci aspettiamo una parola di conforto e di sostegno che ci confermi nella fede»

DA ROMA GIANNI CARDINALE

«La visita del Santo Padre è un sogno che abbia mo coltivato in tanti e che finalmente si realizza». Monsi gnor Lorenzo Loppa, 63 anni, dal 2002 vescovo di Anagni-Alatri, non nasconde la sua gioia per la venu ta di Benedetto XVI a Carpineto Ro mano, storico borgo della sua dio­cesi che duecento anni fa diede i natali ad un prede cessore di papa Rat zinger, a Leone XIII, al secolo Vincenzo Gioacchino Pecci, che governò la Chiesa universale dal 1878 al 1903.

Eccellenza, come è maturato questo sogno?

Il 12 novembre 2008 con i fedeli e le autorità di Carpineto partecipai all’udienza generale del Pontefice. Nell’occasione lo invitammo a ve­nirci a trovare per il bicentenario della nascita di papa Pecci. Succes sivamente, con discrezione, abbia mo rinnovato l’invito. Il 7 dicembre dello scorso anno, ricordo ancora con emozione quel momento, ri cevetti una telefonata dalla Prefet tura della Casa pontificia con cui si annunciava che il Papa sarebbe ve nuto. Immagini la gioia con cui ab biamo accolto questa bella nuova.

Come spiega che l’invito sia stato accettato?

Si tratta di un viag gio leggero, Carpi neto è a non molti chilometri da Castel Gandolfo. Poi credo che Benedetto XVI abbia in grande con­siderazione il suo predecessore Leone XIII. Senza contare poi che il Santo Padre, fin da quando era cardinale, era molto legato a queste nostre ter re per le quali nutre, ci piace pen sare, anche simpatia ed affetto. E ra del titolo della diocesi suburbi caria di Velletri-Segni, conosceva bene il complesso della Cattedrale di Anagni e un paio di volte aveva visitato il pontificio Collegio Leo niano. A Subiaco poi tenne quella memorabile lezione sull’Europa, l’ultima da cardinale, il 1° aprile del 2005, diciotto giorni prima della sua elezione al Soglio di Pietro.

E poi ci sono anche i precedenti...

In effetti già nel 1966 Paolo VI visitò Carpineto in occasione del 75° an niversario della Rerum Novarum e poi nel 1991 arrivò Giovanni Paolo II per festeggiare i cento anni della storica enciclica di Leone XIII.

Qual è il panorama ecclesiale che il Papa incontra?

La nostra è una diocesi relativa mente piccola, dalla fede antica, ricca di storia ma sempre impe gnata a mantenersi giovane e mol to vivace nelle sue 56 parrocchie e nelle sue realtà religiose, tra le qua li vorrei ricordare i tre monasteri di clausura delle carmelitane a Carpi­neto, delle clarisse ad Anagni e del le benedettine ad Alatri. E poi ci so no oltre 40 Confraternite e l’Azione cattolica presente in quasi la metà delle parrocchie. È una diocesi che respira, per così dire, con dei pol moni particolari. Ospita infatti il Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra che dal 1° maggio al 1° novembre ospita oltre quattro centomila pellegrini, molti dei qua li si confessano. E poi c’è il già ri cordato Collegio leoniano, che è il Seminario mag giore per le dio cesi suburbicarie e meridionali del Lazio. Fiuggi poi nonostante la crisi conserva u na struttura convegnistica di prim’ordine, molto apprezzata an che dal mondo ecclesiale.

Qual è la situazione sociale della diocesi?

La crisi si fa sentire. Anche perché il nostro territorio è stato forte mente industrializzato, a discapito della sua radicata tradizione agri­cola e alla sua innata vocazione tu ristica. Ci sono fabbriche che chiu dono. C’è cassa integrazione e mo bilità.

Come avete preparato questo in contro col Papa?

La nostra è una comunità piccola ma che vuole be ne al Papa. Non abbiamo prepa rato niente di straordinario. La diocesi ha indet to l’Anno Leo niano per ricor dare il bicente nario di papa Pecci e questa vi sita ne sarà il culmine. Per il resto ci siamo preparati nell’ascolto del la Parola di Dio e nella testimo nianza della fede che nella sua bel lezza può colpire tutti e soprattut to i giovani.

Quali le attese?

Aspettiamo il Papa con gioia, entu siasmo, speranza. Le autorità civili si attendono legittimamente anche una maggiore visibilità per il nostro territorio. Dal punto di vista eccle siale, che è quello più importante, ci aspettiamo una parola di confor to e di sostegno che ci confermi nel la fede. Ci attende infatti un de cennio impegnativo in cui, insie me alle altre diocesi italiane, do vremo affrontare la sfida educati va, una sfida che riguarda i giovani ma soprattutto noi adulti che sia mo o dovremmo essere gli educa tori.

Eccellenza, una parola finale su Carpineto.

È un paese particolare. Segnato dal le opere fatte costruire da Leone XIII. Quelle materiali come le fon tane o la monumentale croce fatta erigere per il Giubileo del 1900. E quelle spirituali. Papa Pecci vi ha voluto infatti una presenza forte della vita consacrata. E poi Carpi neto è legato da un voto all’Imma colata deliberato dal Consiglio co munale il 6 dicembre 1657, ben duecento anni prima della sua de finizione dogmatica.

© Copyright Avvenire, 4 settembre 2010


Paparatzifan
00domenica 5 settembre 2010 13:53
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Il Papa a Carpineto Romano

Sulle tracce di Leone XIII

Benedetto XVI e' giunto a Carpineto Romano (Roma), dove tra poco celebrera' una messa nella piazza principale, in cui gia' lo attendono circa 5.000 persone.
Il pontefice e' arrivato in elicottero da Castel Gandolfo in un campo sportivo poco distante, e sta giungendo in papamobile nella piazza. Sul tragitto lo attendono due ali di folla festante.
In piazza, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, lo attendono il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, quello della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, e il sindaco di Carpineto, Quirino Briganti.
Leone XIII ha saputo affrontare "un periodo storico tra i piu' difficili per la Chiesa rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte" ha detto Benedetto XVI nell'omelia della messa "ogni pastore e' chiamato a trasmettere al popolo di Dio non delle verita' astratte, ma una 'sapienza', cioe' un messaggio che coniuga fede e vita, verita' e realta' concreta".
Papa Pecci ci riusci', ha aggiunto il pontefice, "proprio sulla base della 'sapienza cristiana', fondata sulle Sacre Scritture, sull'immenso patrimonio teologico e spirituale della Chiesa Cattolica e anche sulla solida e limpida filosofia di san Tommaso d'Aquino, che egli apprezzo' in sommo grado e promosse in tutta la Chiesa

© Copyright Rainews24


Paparatzifan
00domenica 5 settembre 2010 13:57
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PAPA: ANCHE IL PONTEFICE DEVE ESSERE UN UOMO DI PREGHIERA

Salvatore Izzo

(AGI) - Carpineto Romano, 4 set.

"Leone XIII fu uomo di grande fede e di profonda devozione. Questo rimane sempre la base di tutto, per ogni cristiano, compreso il Papa".
Lo ha detto Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata a Carpineto Romano in occasione del bicentenario della nascita di Papa Pecci. "Senza la preghiera, cioe' senza l'unione interiore con Dio, non possiamo far nulla, come disse chiaramente Gesu' ai suoi discepoli", ha spiegato rilevando che "le parole e gli atti di Papa Pecci lasciavano trasparire la sua intima religiosita'; e questo ha trovato rispondenza anche nel suo Magistero: tra le sue numerosissime Encicliche e Lettere Apostoliche, come il filo in una collana, vi sono quelle di carattere propriamente spirituale, dedicate soprattutto all'incremento della devozione mariana, specialmente mediante il santo Rosario".
"Si tratta - per papa Ratzinger - di una vera e propria 'catechesi', che scandisce dall'inizio alla fine i 25 anni del suo Pontificato. Ma troviamo anche i Documenti su Cristo Redentore, sullo Spirito Santo, sulla consacrazione al Sacro Cuore, sulla devozione a san Giuseppe, su san Francesco d'Assisi".
Alla Famiglia francescana, del resto, "Leone XIII fu particolarmente legato, ed egli stesso appartenne al Terz'Ordine".
"Tutti questi diversi elementi - ha confidato Ratzinger - mi piace considerarli come sfaccettature di un'unica realta': l'amore di Dio e di Cristo, a cui nulla assolutamente va anteposto.
Ma - ha aggiunto - vi e' anche un secondo aspetto, che deriva sempre dal primato di Dio e di Cristo e si riscontra nell'azione pubblica di ogni Pastore della Chiesa, in particolare di ogni Sommo Pontefice, con le caratteristiche proprie della personalita' di ciascuno. Direi che proprio il concetto di "sapienza cristiana", gia' emerso a partire dalla prima lettura e dal Vangelo, ci offre la sintesi di questa impostazione secondo Leone XIII - non a caso e' anche l'incipit di una sua Enciclica. Ogni Pastore e' chiamato a trasmettere al popolo di Dio non delle verita' astratte, ma una 'sapienza', cioe' un messaggio che coniuga fede e vita, verita' e realta' concreta". "Papa Leone XIII, con l'assistenza dello Spirito Santo, e' stato capace - - ha concluso Benedetto XVI - di fare questo in un periodo storico tra i piu' difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte. E vi riusci' proprio sulla base della "sapienza cristiana", fondata sulle Sacre Scritture, sull'immenso patrimonio teologico e spirituale della Chiesa Cattolica e anche sulla solida e limpida filosofia di san Tommaso d'Aquino, che egli apprezzo' in sommo grado e promosse in tutta la Chiesa".

© Copyright (AGI)

PAPA: ESSERE CRISTIANI NON PUO' ESSERE SCELTA OPPORTUNISTICA

Salvatore Izzo

(AGI) - Carpineto Romano, 5 set.

Essere cristiani "e' impegnativo, non puo' dipendere da entusiasmi e opportunismi; dev'essere una decisione ponderata, presa dopo essersi domandati in coscienza" le ragioni di una tale scelta. Lo ha ricordato il Papa nell'omelia pronunciata a Carpineto Romano. "Gesu' stesso - ha spiegato - dichiara con franchezza tre condizioni necessarie per essere suoi discepoli: amare Lui piu' di ogni altra persona e piu' della stessa vita; portare la propria croce e andare dietro a Lui; rinunciare a tutti i propri averi. Gesu' vede che una grande folla lo segue insieme ai suoi discepoli, e con tutti vuole essere chiaro: seguire Lui". Dobbiamo chiederci, ha esortato il Papa rivolto alle migliaia di fedeli presenti, "chi e' Gesu' per me? Veramente e' il Signore, e occupa il primo posto, come il Sole intorno al quale ruotano tutti i pianeti?" "Dio - ha spiegato - e' al di la' della nostra portata, e i suoi disegni sono imperscrutabili. Ma Egli stesso ha voluto rivelarsi, nella creazione e soprattutto nella storia della salvezza, finche' in Cristo ha pienamente manifestato se stesso e la sua volonta'. Pur rimanendo sempre vero che Dio, 'nessuno lo ha mai visto' ora - ha scandito - noi conosciamo il suo nome, il suo volto, e anche il suo volere, perche' ce li ha rivelati Gesu', che e' la Sapienza di Dio fattasi uomo".

© Copyright (AGI)


+PetaloNero+
00domenica 5 settembre 2010 15:20
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A CARPINETO ROMANO


Alle ore 8.30 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI parte in elicottero dalle Ville pontificie di Castel Gandolfo per la Visita Pastorale a Carpineto Romano, paese natale di Gioacchino Pecci, Papa Leone XIII.

Al Suo arrivo nel campo sportivo "Galeotti" di Carpineto, il Papa è accolto dal Vescovo di Anagni-Alatri, S.E. Mons. Lorenzo Loppa e dall’ On. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rappresentante del Governo Italiano, insieme alle altre Autorità politiche, civili ed ecclesiastiche.

Il Santo Padre raggiunge in auto Largo dei Monti Lepini dove lo attendono i fedeli per la Celebrazione Eucaristica e riceve il saluto di benvenuto del Sindaco di Carpineto Romano, Signor Quirino Briganti e del Vescovo di Anagni-Alatri, S.E. Mons. Lorenzo Loppa.


CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN LARGO DEI MONTI LEPINI

Alle ore 9.30, in Largo dei Monti Lepini, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la celebrazione della Santa Messa nel corso della quale pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Prima di tutto, permettetemi di esprimere la gioia di trovarmi in mezzo a voi a Carpineto Romano, sulle orme dei miei amati predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II! E lieta è anche la circostanza che mi ha chiamato qui: il bicentenario della nascita del Papa Leone XIII, Vincenzo Gioacchino Pecci, avvenuta il 2 marzo 1810 in questo bel paese. Vi ringrazio tutti per la vostra accoglienza! In particolare, saluto con riconoscenza il Vescovo di Anagni-Alatri, Mons. Lorenzo Loppa, e il Sindaco di Carpineto, che mi hanno dato il benvenuto all’inizio della celebrazione, come pure le altre Autorità presenti. Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, in particolare a quanti hanno compiuto il pellegrinaggio diocesano. La mia visita, purtroppo, è molto breve e tutta concentrata in questa celebrazione eucaristica; ma qui noi troviamo tutto: la Parola e il Pane di vita, che nutrono la fede, la speranza e la carità; e rinnoviamo il vincolo di comunione che fa di noi l’unica Chiesa del Signore Gesù Cristo.

Abbiamo ascoltato la Parola di Dio, ed è spontaneo accoglierla, in questa circostanza, ripensando alla figura del Papa Leone XIII e all’eredità che ci ha lasciato. Il tema principale che emerge dalle letture bibliche è quello del primato di Dio e di Cristo. Nel brano evangelico, tratto da san Luca, Gesù stesso dichiara con franchezza tre condizioni necessarie per essere suoi discepoli: amare Lui più di ogni altra persona e più della stessa vita; portare la propria croce e andare dietro a Lui; rinunciare a tutti i propri averi. Gesù vede una grande folla che lo segue insieme ai suoi discepoli, e con tutti vuole essere chiaro: seguire Lui è impegnativo, non può dipendere da entusiasmi e opportunismi; dev’essere una decisione ponderata, presa dopo essersi domandati in coscienza: chi è Gesù per me? È veramente "il Signore", occupa il primo posto, come il Sole intorno al quale ruotano tutti i pianeti? E la prima lettura, dal Libro della Sapienza, ci suggerisce indirettamente il motivo di questo primato assoluto di Gesù Cristo: in Lui trovano risposta le domande dell’uomo di ogni tempo che cerca la verità su Dio e su se stesso. Dio è al di là della nostra portata, e i suoi disegni sono imperscrutabili. Ma Egli stesso ha voluto rivelarsi, nella creazione e soprattutto nella storia della salvezza, finché in Cristo ha pienamente manifestato se stesso e la sua volontà. Pur rimanendo sempre vero che "Dio, nessuno lo ha mai visto" (Gv 1,18), ora noi conosciamo il suo "nome", il suo "volto", e anche il suo volere, perché ce li ha rivelati Gesù, che è la Sapienza di Dio fattasi uomo. "Così – scrive l’Autore sacro della prima Lettura – gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza" (Sap 9,18).

Questo richiamo fondamentale della Parola di Dio fa pensare a due aspetti della vita e del ministero del vostro venerato Concittadino che oggi commemoriamo, il Sommo Pontefice Leone XIII. Anzitutto, va sottolineato che egli fu uomo di grande fede e di profonda devozione. Questo rimane sempre la base di tutto, per ogni cristiano, compreso il Papa. Senza la preghiera, cioè senza l’unione interiore con Dio, non possiamo far nulla, come disse chiaramente Gesù ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena (cfr Gv 15,5). Le parole e gli atti di Papa Pecci lasciavano trasparire la sua intima religiosità; e questo ha trovato rispondenza anche nel suo Magistero: tra le sue numerosissime Encicliche e Lettere Apostoliche, come il filo in una collana, vi sono quelle di carattere propriamente spirituale, dedicate soprattutto all’incremento della devozione mariana, specialmente mediante il santo Rosario. Si tratta di una vera e propria "catechesi", che scandisce dall’inizio alla fine i 25 anni del suo Pontificato. Ma troviamo anche i Documenti su Cristo Redentore, sullo Spirito Santo, sulla consacrazione al Sacro Cuore, sulla devozione a san Giuseppe, su san Francesco d’Assisi. Alla Famiglia francescana Leone XIII fu particolarmente legato, ed egli stesso appartenne al Terz’Ordine. Tutti questi diversi elementi mi piace considerarli come sfaccettature di un’unica realtà: l’amore di Dio e di Cristo, a cui nulla assolutamente va anteposto. E questa sua prima e principale qualità Vincenzo Gioacchino Pecci la assimilò qui, nel suo Paese natale, dai suoi genitori, dalla sua parrocchia.

Ma vi è anche un secondo aspetto, che deriva sempre dal primato di Dio e di Cristo e si riscontra nell’azione pubblica di ogni Pastore della Chiesa, in particolare di ogni Sommo Pontefice, con le caratteristiche proprie della personalità di ciascuno. Direi che proprio il concetto di "sapienza cristiana", già emerso a partire dalla prima lettura e dal Vangelo, ci offre la sintesi di questa impostazione secondo Leone XIII – non a caso è anche l’incipit di una sua Enciclica. Ogni Pastore è chiamato a trasmettere al Popolo di Dio non delle verità astratte, ma una "sapienza", cioè un messaggio che coniuga fede e vita, verità e realtà concreta. Il Papa Leone XIII, con l’assistenza dello Spirito Santo, è capace di fare questo in un periodo storico tra i più difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte. E vi riuscì proprio sulla base della "sapienza cristiana", fondata sulle Sacre Scritture, sull’immenso patrimonio teologico e spirituale della Chiesa Cattolica e anche sulla solida e limpida filosofia di san Tommaso d’Aquino, che egli apprezzò in sommo grado e promosse in tutta la Chiesa.

A questo punto, dopo aver considerato il fondamento, cioè la fede e la vita spirituale, e quindi il quadro generale del messaggio di Leone XIII, posso accennare al suo magistero sociale, reso celeberrimo e intramontabile dall’Enciclica Rerum novarum, ma ricco di molteplici altri interventi che costituiscono un corpo organico, il primo nucleo della dottrina sociale della Chiesa. Prendiamo spunto dalla Lettera a Filemone di san Paolo, che felicemente la Liturgia ci fa leggere proprio oggi. E’ il testo più breve di tutto l’epistolario paolino. Durante un periodo di prigionia, l’Apostolo ha trasmesso la fede a Onesimo, uno schiavo originario di Colossi fuggito dal padrone Filemone, ricco abitante di quella città, diventato cristiano insieme ai suoi familiari grazie alla predicazione di Paolo. Ora l’Apostolo scrive a Filemone invitandolo ad accogliere Onesimo non più come schiavo, ma come fratello in Cristo. La nuova fraternità cristiana supera la separazione tra schiavi e liberi, e innesca nella storia un principio di promozione della persona che porterà all’abolizione della schiavitù, ma anche ad oltrepassare altre barriere che tuttora esistono. Il Papa Leone XIII dedicò proprio al tema della schiavitù l’Enciclica Catholicae Ecclesiae, del 1890.

Da questa particolare esperienza di san Paolo con Onesimo, può partire un’ampia riflessione sulla spinta di promozione umana apportata dal Cristianesimo nel cammino della civiltà, e anche sul metodo e lo stile di tale apporto, conformi alle immagini evangeliche del seme e del lievito: all’interno della realtà storica i cristiani, agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialità interne alla realtà stessa. E’ questa la forma di presenza e di azione nel mondo proposta dalla dottrina sociale della Chiesa, che punta sempre alla maturazione delle coscienze quale condizione di valide e durature trasformazioni.

Dobbiamo ora domandarci: qual era il contesto in cui nacque, due secoli fa, colui che sarebbe diventato, 68 anni dopo, il Papa Leone XIII? L’Europa risentiva allora della grande tempesta Napoleonica, seguita alla Rivoluzione Francese. La Chiesa e numerose espressioni della cultura cristiana erano messe radicalmente in discussione (si pensi, ad esempio, al fatto di contare gli anni non più dalla nascita di Cristo, ma dall’inizio della nuova era rivoluzionaria, o di togliere i nomi dei Santi dal calendario, dalle vie, dai villaggi…). Le popolazioni delle campagne non erano certo favorevoli a questi stravolgimenti, e rimanevano legate alle tradizioni religiose. La vita quotidiana era dura e difficile: le condizioni sanitarie e alimentari molto carenti. Intanto, si andava sviluppando l’industria e con essa il movimento operaio, sempre più organizzato politicamente. Il magistero della Chiesa, al suo livello più alto, fu sospinto e aiutato dalle riflessioni e dalle esperienze locali ad elaborare una lettura complessiva e prospettica della nuova società e del suo bene comune. Così, quando, nel 1878, fu eletto al soglio pontificio, Leone XIII si sentì chiamato a portarla a compimento, alla luce delle sue ampie conoscenze di respiro internazionale, ma anche di tante iniziative realizzate "sul campo" da parte di comunità cristiane e uomini e donne della Chiesa.

Furono infatti decine e decine di Santi e Beati, dalla fine del Settecento agli inizi del Novecento, a cercare e sperimentare, con la fantasia della carità, molteplici strade per attuare il messaggio evangelico all’interno delle nuove realtà sociali. Furono senza dubbio queste iniziative, con i sacrifici e le riflessioni di questi uomini e donne a preparare il terreno della Rerum novarum e degli altri Documenti sociali di Papa Pecci. Già dal tempo in cui era Nunzio Apostolico in Belgio, egli aveva compreso che la questione sociale si poteva affrontare positivamente ed efficacemente con il dialogo e la mediazione. In un’epoca di aspro anticlericalismo e di accese manifestazioni contro il Papa, Leone XIII seppe guidare e sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura. Subito dopo la Rerum novarum si verificò in Italia e in altri Paesi un’autentica esplosione di iniziative: associazioni, casse rurali e artigiane, giornali,… un vasto "movimento" che ebbe nel servo di Dio Giuseppe Toniolo l’illuminato animatore. Un Papa molto anziano, ma saggio e lungimirante, poté così introdurre nel XX secolo una Chiesa ringiovanita, con l’atteggiamento giusto per affrontare le nuove sfide. Era un Papa ancora politicamente e fisicamente "prigioniero" in Vaticano, ma in realtà, con il suo Magistero, rappresentava una Chiesa capace di affrontare senza complessi le grandi questioni della contemporaneità.

Cari amici di Carpineto Romano, non abbiamo il tempo di approfondire questi argomenti. L’Eucaristia che stiamo celebrando, il Sacramento dell’Amore, ci richiama all’essenziale: la carità, l’amore di Cristo che rinnova gli uomini e il mondo; questo è l’essenziale, e lo vediamo bene, quasi lo percepiamo nelle espressioni di san Paolo nella Lettera a Filemone. In quel breve biglietto, infatti, si sente tutta la mitezza e al tempo stesso la potenza rivoluzionaria del Vangelo; si avverte lo stile discreto e insieme irresistibile della carità, che, come ho scritto nella mia Enciclica sociale, Caritas in veritate, è "la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera" (n. 1). Con gioia e con affetto, vi lascio dunque il comandamento antico e sempre nuovo: amatevi come Cristo ci ha amati, e con questo amore siate sale e luce del mondo. Così sarete fedeli all’eredità del vostro grande e venerato Concittadino, il Papa Leone XIII. E così sia in tutta la Chiesa! Amen.Cari fratelli e sorelle!


Terminata la Celebrazione eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI saluta un gruppo di persone in rappresentanza della comunità religiosa e civile di Carpineto Romano.

Alle ore 11.30 il Papa parte in elicottero dal campo sportivo "Galeotti" di Carpineto e rientra al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus.


www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1532&sett...







Benedetto XVI: i cristiani, “forza pacifica di cambiamento”
Visita pastorale al paese natale di Papa Leone XIII





CARPINETO ROMANO, domenica, 5 settembre 2010 (ZENIT.org).- I cristiani, mossi dalla loro fede e dall'amore per Dio, devono essere una “forza benefica e pacifica” di cambiamento, ha affermato Benedetto XVI questa domenica visitando Carpineto Romano, paese natale di Papa Leone XIII (1810-1903).

La visita apostolica in questo paese di meno di 5.000 abitanti, situato a 80 chilometri da Roma, aveva l'obiettivo di ricordare il bicentenario della nascita di quel Papa, il cui nome era Gioacchino Pecci, passato tra le altre cose alla storia per essere stato il grande pioniere della Dottrina Sociale della Chiesa con la sua Enciclica “Rerum novarum” (1891).

L'atto centrale della visita è stato rappresentato dalla celebrazione eucaristica nella piazza principale, incastonata tra case e monti e gremita da migliaia di fedeli.

Durante l'omelia, il Papa ha raccolto l'eredità dottrinale di Leone XIII sottolineando che “all’interno della realtà storica i cristiani, agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialità interne alla realtà stessa”.

“E’ questa la forma di presenza e di azione nel mondo proposta dalla dottrina sociale della Chiesa, che punta sempre alla maturazione delle coscienze quale condizione di valide e durature trasformazioni”, ha osservato.

Primato di Dio

Per comprendere il magistero di Leone XIII, ha aggiunto, bisogna comprendere che è profondamente legato al primato di Dio.

Seguire Cristo è “impegnativo” e non può dipendere da “entusiasmi e opportunismi”.

Deve essere “una decisione ponderata”, presa dopo essersi domandati in coscienza chi è Gesù per noi. “Dio è al di là della nostra portata, e i suoi disegni sono imperscrutabili”, ma in Cristo, ha sottolineato il Pontefice, trovano “risposta le domande dell’uomo di ogni tempo che cerca la verità su Dio”.

“Questo rimane sempre la base di tutto, per ogni cristiano, compreso il Papa – ha rilevato –. Senza la preghiera, cioè senza l’unione interiore con Dio, non possiamo far nulla, come disse chiaramente Gesù ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena”.

“Tutti questi diversi elementi mi piace considerarli come sfaccettature di un’unica realtà: l’amore di Dio e di Cristo, a cui nulla assolutamente va anteposto. E questa sua prima e principale qualità Vincenzo Gioacchino Pecci la assimilò qui, nel suo paese natale, dai suoi genitori, dalla sua parrocchia”.


Per Benedetto XVI, c'è anche un altro aspetto che deriva sempre dal primato di Dio e di Cristo e si riscontra “nell’azione pubblica di ogni Pastore della Chiesa”.

“Ogni Pastore è chiamato a trasmettere al popolo di Dio non delle verità astratte, ma una ‘sapienza’, cioè un messaggio che coniuga fede e vita, verità e realtà concreta. Il Papa Leone XIII, con l’assistenza dello Spirito Santo, è stato capace di fare questo in un periodo storico tra i più difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte”.


Il Papa ha quindi ricordato il contributo di Leone XIII al “cammino della civiltà”: “La nuova fraternità cristiana supera la separazione tra schiavi e liberi, e innesca nella storia un principio di promozione della persona che porterà all’abolizione della schiavitù, ma anche ad oltrepassare altre barriere che tuttora esistono”.

“Il Papa Leone XIII dedicò proprio al tema della schiavitù l’Enciclica Catholicae Ecclesiae, del 1890”.


Il suo sucessore si è poi soffermato sul contesto in cui nacque due secoli fa Papa Gioacchino Pecci. L’Europa risentiva della “grande tempesta napoleonica”, la Chiesa e numerose espressioni della cultura cristiana “erano messe radicalmente in discussione”.

La vita quotidiana era “dura e difficile”, e intanto “si andava sviluppando l’industria e con essa il movimento operaio”. Quando fu eletto al soglio pontificio, Leone XIII sentì il compito di presentare “una lettura complessiva e prospettica della nuova società”, ed è in questa cornice che prende corpo il magistero sociale di questo Papa, “reso celeberrimo e intramontabile dall’Enciclica Rerum Novarum”.

Un Papa anziano che ha ringiovanito la Chiesa


“In un’epoca di aspro anticlericalismo e di accese manifestazioni contro il Papa, Leone XIII seppe guidare e sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura – ha segnalato Benedetto XVI –. Un Papa molto anziano, ma saggio e lungimirante, poté così introdurre nel XX secolo una Chiesa ringiovanita, con l’atteggiamento giusto per affrontare le nuove sfide”.

Salito al soglio pontificio nel 1878, dopo la breccia di Porta Pia, Leone XIII “era un Papa ancora politicamente e fisicamente ‘prigioniero’ in Vaticano, ma in realtà, con il suo magistero, rappresentava una Chiesa capace di affrontare senza complessi le grandi questioni della contemporaneità”.

Affrontare le sfide attingendo alla luce del Vangelo significa affidarsi alla Verità. E l’essenziale, ha concluso, è “l’amore di Cristo che rinnova gli uomini e il mondo”.

Benedetto XVI si è recato a Carpineto Romano in elicottero dalla residenza pontificia di Castel Gandolfo, dove è tornato a mezzogiorno per dirigere la preghiera mariana dell'Angelus.

Congedandosi dal paese natale di Papa Pecci, il Pontefice ha lasciato questo consiglio agli abitanti: “Amatevi come Cristo ci ha amati, e con questo amore siate sale e luce del mondo. Così sarete fedeli all’eredità del vostro grande e venerato Concittadino, il Papa Leone XIII. E così sia in tutta la Chiesa!”.
Paparatzifan
00domenica 5 settembre 2010 23:07
Dal blog di Lella...

PAPA: CON LETTA ANCHE CASINI, BUTTIGLIONE, ZINGARETTI E POLVERINI

Salvatore Izzo

(AGI) - Carpineto Romano, 5 set.

Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, rappresenta questa mattina il Governo Italiano a Carpineto Romano, in occasione della visita del Papa alla cittadina laziale che duecento anni fa diede i natali a Leone XIII, il Pontefice che diede inizio alla Dottrina Sociale della Chiesa. Con Letta anche il sotosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro e tre leader dell'Udc:
Pierferdinado Casini, Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione, presente come vice presidente della Camera. Il Senato e' rappresentato invece del vicepresidente Luigi Zanda del Pd. Alla messa celebrata da Papa Ratzinger partecipano anche la governatrice del Lazio, Renata Polverini, e il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti. Arrivato in elicottero da Castelgandolfo, Benedetto XVI ha raggiunto in "papamobile" il centralissimo Largo dei Monti Lepini, dove lo attendevano miglia di fedeli e dove ha ricevuto il benvenuto del sindaco di Carpineto Romano, Quirino Briganti, e del vescovo di Anagni-Alatri, mons. Lorenzo Loppa. "La sua testimonianza - ha chiesto quest'ultimo al Papa nel suo saluto - sia sempre coraggiosa e il suo servizio profetico e il suo servizio profetico possa in ogni momento esprimere cio' che e' chiamato a dire nel nome di Gesu'".

© Copyright (AGI)

PAPA: CATTOLICI SIANO FORZA PACIFICA DI CAMBIAMENTO

Salvatore Izzo

(AGI) - Carpineto Romano, 5 set.

Benedetto XVI esorta i cattolici italiani a "un'ampia riflessione sulla spinta di promozione umana apportata dal Cristianesimo nel cammino della civilta', e anche sul metodo e lo stile di tale apporto, conformi alle immagini evangeliche del seme e del lievito: all'interno della realta' storica i cristiani - ha ricordato - agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialita' interne alla realta' stessa".
"E' questa - spiega nell'omelia della messsa celebrata nella cittadina laziale che duecento anni fa diede i natali a Leone XIII, l'iniziatore della Dottrina Sociale della Chiesa - la forma di presenza e di azione nel mondo proposta dalla dottrina sociale della Chiesa, che punta sempre alla maturazione delle coscienze quale condizione di valide e durature trasformazioni". "In un'epoca di aspro anticlericalismo e di accese manifestazioni contro il Papa, Leone XIII - ha rilevato il Pontefice teologo - seppe guidare e sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura".
"Subito dopo la sua enciclica 'Rerum novarum' - infatti - si verifico' in Italia e in altri Paesi un'autentica esplosione di iniziative: associazioni, casse rurali e artigiane, giornali, un vasto 'movimento' che ebbe nel servo di Dio Giuseppe Toniolo l'illuminato animatore". Leone XIII era, ha sottolineato l'83enne Joseph Ratzinger, "un Papa molto anziano, ma saggio e lungimirante", e "pote' cosi' introdurre nel XX secolo una Chiesa ringiovanita, con l'atteggiamento giusto per affrontare le nuove sfide.
Era un Papa ancora politicamente e fisicamente 'prigioniero' in Vaticano, ma in realta', con il suo Magistero, rappresentava una Chiesa capace di affrontare senza complessi le grandi questioni della contemporaneita'".

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PAPA:COME LA SCHIAVITU' COMBATTERE OGGI BARRIERE CHE SUSSITONO

Salvatore Izzo

(AGI) - Carpineto Romano, 5 set.

"La nuova fraternita' cristiana supera la separazione tra schiavi e liberi, e innesca nella storia un principio di promozione della persona che portera' all'abolizione della schiavitu', ma anche ad oltrepassare altre barriere che tuttora esistono".
Lo ha detto Benedetto XVI ricordando a Carpineto Romano, in occasione del bicentenario della nascita di Leone XIII, che questo grande Papa "dedico' proprio al tema della schiavitu' l'Enciclica 'Catholicae Ecclesiae', del 1890".

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PAPA: AFFRONTARE CONFLITTI SOCIALI CON DIALOGO E MEDIAZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - Carpineto Romano, 5 set.

L'insegnamento di Leone XIII, l'iniziatore della Dottrina Sociale, e' stato che "la questione sociale si poteva affrontare positivamente ed efficacemente con il dialogo e la mediazione". Lo ha detto Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata a Carpineto Romano in occasione del bicentenario della nascita di Papa Pecci, che "seppe guidare e sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura".

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PAPA: DOPO RIVOLUZIONE FRANCESE CATTOLICI DIFESERO LE TRADIZIONI

Salvatore Izzo

(AGI) - Carpineto Romano, 5 set.

In un'Europa che "risentiva allora della grande tempesta Napoleonica, seguita alla Rivoluzione Francese", nella quale "la Chiesa e numerose espressioni della cultura cristiana erano messe radicalmente in discussione" con la decisione, "ad esempio, di contare gli anni non piu' dalla nascita di Cristo ma dall'inizio della nuova era rivoluzionaria, o di togliere i nomi dei Santi dal calendario, dalle vie, dai villaggi, le popolazioni delle campagne non erano certo favorevoli a questi stravolgimenti, e rimanevano legate alle tradizioni religiose". Lo ha ricordato Benedetto XVI nell'omelia della messa che ha celebrato questa mattina a Carpineto Romano in occasione del bicentenario della nascita di Leone XIII. "La vita quotidiana - ha spiegato il Pontefice - era dura e difficile: le condizioni sanitarie e alimentari molto carenti. Intanto, si andava sviluppando l'industria e con essa il movimento operaio, sempre piu' organizzato politicamente". E proprio in
questo contesto e' nata la "Rerum Novarum", enciclica innovativa sul piano sociale: "il magistero della Chiesa, al suo livello piu' alto, fu sospinto e
aiutato dalle riflessioni e dalle esperienze locali ad elaborare una lettura complessiva e prospettica della nuova societa' e del suo bene comune". "Quando, nel 1878, fu eletto al soglio pontificio, Leone XIII - ha sottolineato Ratzinger - si senti' chiamato a portarla a compimento, alla luce delle sue ampie conoscenze di respiro internazionale, ma anche di tante iniziative realizzate 'sul campo' da parte di comunita' cristiane e uomini e donne di Chiesa".

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PAPA: ANCHE IL PONTEFICE DEVE ESSERE UN UOMO DI PREGHIERA

Salvatore Izzo

(AGI) - Carpineto Romano, 4 set.

"Leone XIII fu uomo di grande fede e di profonda devozione. Questo rimane sempre la base di tutto, per ogni cristiano, compreso il Papa". Lo ha detto Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata a Carpineto Romano in occasione del bicentenario della nascita di Papa Pecci. "Senza la preghiera, cioe' senza l'unione interiore con Dio, non possiamo far nulla, come disse chiaramente Gesu' ai suoi discepoli", ha
spiegato rilevando che "le parole e gli atti di Papa Pecci lasciavano trasparire la sua intima religiosita'; e questo ha trovato rispondenza anche nel suo Magistero: tra le sue numerosissime Encicliche e Lettere Apostoliche, come il filo in una collana, vi sono quelle di carattere propriamente spirituale, dedicate soprattutto all'incremento della devozione mariana, specialmente mediante il santo Rosario". "Si tratta - per pap Ratzinger - di una vera e propria 'catechesi', che scandisce dall'inizio alla fine i 25 anni del suo Pontificato. Ma troviamo anche i Documenti su Cristo Redentore, sullo Spirito Santo, sulla consacrazione al Sacro Cuore, sulla devozione a san Giuseppe, su san Francesco d'Assisi". Alla Famiglia francescana, del
resto, "Leone XIII fu particolarmente legato, ed egli stesso appartenne al Terz'Ordine". "Tutti questi diversi elementi - ha confidato Ratzinger - mi piace considerarli come sfaccettature di un'unica realta': l'amore di Dio e di Cristo, a cui nulla assolutamente va anteposto. Ma - ha aggiunto - vi e' anche un secondo aspetto, che deriva sempre dal primato di Dio e di Cristo e si riscontra nell'azione pubblica di ogni Pastore della Chiesa, in particolare di ogni Sommo Pontefice, con le caratteristiche proprie della personalita' di ciascuno. Direi che proprio il concetto di "sapienza cristiana", gia' emerso a partire dalla prima lettura e dal Vangelo, ci offre la sintesi di questa impostazione secondo Leone XIII - non a caso e' anche l'incipit di una sua Enciclica. Ogni Pastore e' chiamato a trasmettere al popolo di Dio non delle verita' astratte, ma una 'sapienza', cioe' un messaggio che coniuga fede e vita, verita' e realta' concreta". "Papa Leone XIII, con l'assistenza dello Spirito Santo, e' stato capace - - ha concluso Benedetto XVI - di fare questo in un periodo storico tra i piu' difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte. E vi
riusci' proprio sulla base della "sapienza cristiana", fondata sulle Sacre Scritture, sull'immenso patrimonio teologico e spirituale della Chiesa Cattolica e anche sulla solida e limpida filosofia di san Tommaso d'Aquino, che egli apprezzo' in sommo grado e promosse in tutta la Chiesa".

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Paparatzifan
00lunedì 6 settembre 2010 13:07
Dal blog di Lella...

PAPA: CATTOLICI FERMI SUI PRINCIPI MA APERTI AL DIALOGO

(AGI) - Carpineto Romano, 5 set.

(di Salvatore Izzo)

Benedetto XVI esorta i cattolici italiani a "una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura".
"All'interno della realta' storica, i cristiani - spiega - agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialita' interne alla realta' stessa".
"E' questa - per Papa Ratzinger - la forma di presenza e di azione nel mondo proposta dalla dottrina sociale della Chiesa, che punta sempre alla maturazione delle coscienze quale condizione di valide e durature trasformazioni".
Per proporre "un'ampia riflessione sulla spinta di promozione umana apportata dal Cristianesimo nel cammino della civilta', e anche sul metodo e lo stile di tale apporto, conformi alle immagini evangeliche del seme e del lievito", il Pontefice ha scelto un luogo simbolo: Carpineto Romano, la cittadina laziale che 200 anni fa diede i natali a Leone XIII, che diede inizio alla Dottrina Sociale Cristiana.
"In un'epoca di aspro anticlericalismo e di accese manifestazioni contro il Papa - ricorda Benedetto XVI nell'omelia pronunciata davanti a cinquemila fedeli radunati nel centralissimo Largo dei Monti Lepini - Leone XIII seppe guidare e sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura". "Subito dopo la sua enciclica 'Rerum novarum' - infatti - si verifico' in Italia e in altri Paesi un'autentica esplosione di iniziative: associazioni, casse rurali e artigiane, giornali, un vasto 'movimento' che ebbe nel servo di Dio Giuseppe Toniolo l'illuminato animatore".
Tra i frutti del rinnovamento di Papa Pecci, anche le Settimane Socali, che la Chiesa italiana continua a promuovere: la prossima si terra' a meta' ottobre a Reggio Calabria "non sara' un semplice convegno per conferenze, ma un convenire per riflettere, condividere la discussione sui problemi, un momento di crescita della coscienza e dell'impegno operativo gia' assunto e svolto, e da assumere e svolgere", come ha affermato a margine della visita di oggi il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, sottolineando che "la scelta del tema - 'Cattolici nell'Italia di oggi: un'agenda di speranza per il Paese' - non e' un argomento qualsiasi da trattare ma davvero un'agenda di speranza per ricominciare, dalla coscienza del popolo cristiano, un processo di assunzione di responsabilita' anche politica, perche' la fede, per il cristiano integrale viene coltivata e maturata fino al punto di un impegno concreto".
Nell'omelia di oggi il Papa teologo ha parlato, come di un dono della dottrina di Leone XIII, anche della "nuova fraternita' cristiana" che "supera la separazione tra schiavi e liberi, e innesca nella storia un principio di promozione della persona che portera' all'abolizione della schiavitu', ma anche ad oltrepassare altre barriere che tuttora esistono".
E in linea con queste parole, "soluzioni prorzionate e adeguate, per giungere a concedere agli immigrati una cittadinanza che aiuti la societa' ad avviarsi su cammini piu' grandi di sviluppo, crescita e maturazione", sono state auspicate dal segretario della Cei, intervenuto su Rai Uno alla trasmissione "A Sua Immagine" che era in diretta dalla cittadina meta della visita del Papa.
"Su questo tema - sono le parole del vescovo - vorrei attestarmi, piu' che su formule e modalita' tecniche che si debbono valutare in altra sede, nell'affermare che gli immigrati sono di fatto, come i cittadini, parte di questo Paese, e portatori di una ricchezza che ci rende piu' capaci di affrontare il futuro".
Essere cristiani, del resto, ripete da parte sua Papa Ratzinger citando ancora Gioacchino Pecci, "e' impegnativo, non puo' dipendere da entusiasmi e opportunismi; dev'essere una decisione ponderata, presa dopo essersi domandati in coscienza" le ragioni di una tale scelta.
Ma l'insegnamento piu' attuale del suo predecessore - richiamato da Benedetto XVI - e' forse che "la questione sociale si poteva affrontare positivamente ed efficacemente con il dialogo e la mediazione". Parole alle quali e' seguita, nella preghiera dei fedeli, l'invocazione "per la difficile situazione occupazionale che attraversa la Ciociaria, perche' i responsabili della cosa pubblica e delle imprese sappiano trovare soluzioni adeguate sempre nella dignita' della persona", ma anche "per il nostro Paese che sembra incapace di formare alla vita, specialmente le giovani generazioni" e "per il mondo di oggi, segnato come ai tempi di Leone XIII da nuove e stridenti ingiustizie sociali ed economiche".

Sul tema della precarieta', rientrato a Castelgandolfo per l'Angelus, Benedetto XVI ha voluto smentire personalmente le interpretazioni date al suo messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventu' 2011, da alcuni media che avevano estrapolato dal contesto una frase che accennava al tema del "posto fisso". Se non la Chiesa, "chi - si e' chiesto - oggi propone ai giovani di essere 'radicati' e 'saldi'? Piuttosto si esalta l'incertezza, la mobilita', la volubilita'".
"Tutti aspetti che - ha scandito - riflettono una cultura indecisa riguardo ai valori di fondo, ai principi in base ai quali orientare e regolare la propria vita".
"In realta' - ha aggiunto chiarendo il senso delle parole malcomprese da alcuni vaticanisti - io stesso, per la mia esperienza e per i contatti che ho con i giovani, so bene che ogni generazione, anzi, ogni singola persona e' chiamata a fare nuovamente il percorso di scoperta del senso della vita e proprio per questo ho voluto riproporre un messaggio che, secondo lo stile biblico, evoca le immagini dell'albero e della casa".
Secondo il Papa, "il giovane, infatti, e' come un albero in crescita: per svilupparsi bene ha bisogno di radici profonde, che, in caso di tempeste di vento, lo tengano ben piantato al suolo". "Cosi' - ha aggiunto - anche l'immagine dell'edificio in costruzione richiama l'esigenza di valide fondamenta, perche' la casa sia solida e sicura".
"Apriamo i quotidiani e restiamo storditi.
Il messaggio del Papa viene spacciato come un invito alla precarieta'", ha scritto oggi Avvenire in un corsivo siglato dal direttore, Marco Tarquinio, ricordando che nel suo messaggio per la Gmg il Papa "accenna alla 'domanda del posto di lavoro' e di 'un terreno sicuro sotto i piedi', ma sottolinea che 'allo stesso tempo la gioventu' rimane comunque l'eta' in cui si e' alla ricerca della vita piu' grande'. Allo stesso tempo. Tra virgolette". E indicando "il lavoro come problema grande e pressante", un concetto che - ha rilevato Avvenire - nelle cronache "scompare".
"Packard piu' di mezzo secolo fa denunciava i persuasori occulti: oggi - ha commentato il quotidiano cattolico - e' l'epoca dei dissuasori palesi, che magari sanno scrivere meglio di chiunque altro, ma hanno dei problemi con la lettura. Come certi studenti delle medie".
Nel corsivo, Tarquinio si e' rivolto direttamente ai vaticanisti per invocare "rispetto per i giovani e per cio' che il Papa in un mondo sufficiente e ostile sa dire loro".
E prima ancora "la comprensione del testo, colleghi".
A Carpineto Romano, con Gianni Letta che rappresentava il Governo, c'erano questa mattina anche il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro e tre leader dell'Udc: Pierferdinando Casini, Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione, presente come vice presidente della Camera.
Il Senato era rappresentato invece del vicepresidente Luigi Zanda del Pd. In prima fila anche la governatrice del Lazio, Renata Polverini, e il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti. Arrivato in elicottero da Castelgandolfo, Benedetto XVI ha percoroso la cittadina in "papamobile" tra due ali di folla e ha quindi ricevuto il benvenuto del sindaco di Carpineto Romano, Quirino Briganti, e del vescovo di Anagni-Alatri, mons. Lorenzo Loppa. "La sua testimonianza - ha chiesto quest'ultimo al Papa nel suo saluto - sia sempre coraggiosa e il suo servizio profetico e il suo servizio profetico possa in ogni momento esprimere cio' che e' chiamato a dire nel nome di Gesu'".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 6 settembre 2010 13:11
Dal blog di Lella...

Il Santo Padre in visita al paese natale di Leone XIII. Migliaia di persone in piazza dall'alba con le bandierine del Vaticano

Una messa come non si era mai vista

Messaggio «Anche il Pontefice si deve misurare con la devozione profonda»

Andrea Gagliarducci

È praticamente l'alba, quando gli abitanti di Carpineto Romano si cominciano a preparare alla visita di Benedetto XVI.
La Messa ci sarà solo alle 9, ma già da due ore prima, le prime persone cominciano a posizionarsi sui lati della strada dove passerà la Papa mobile, e a prendere posto nello slargo dove è stato approntato l'altare.
Così, appena arrivati in prossimità del centro, le automobili vengono fatte deviare e salire verso un parcheggio in alto, non distante dal centro, in un punto che domina la città. Per arrivarvi, le auto percorrono via Rerum Novarum. Un modo per entrare nello spirito della visita del Papa. Il quale è legato al suo predecessore anche dalla propensione alla preghiera. Lo dirà anche nell'omelia, che Leone XIII fu uomo «di grande fede e profonda devozione.
Questo rimane sempre la base di tutto, per ogni cristiano, compreso il Papa». Carpineto è un piccolo paese di circa cinquemila abitanti, con una fede solidamente popolare. Per strada si vendono bandierine bianche e gialle (i colori del Vaticano), l'immagine del Pontefice e la scritta: «Benvenuto a Carpineto». Molti le comprano, sventolandole al passaggio del Papa. Il quale arriva intorno alle 9.10. Ad accoglierlo, le autorità: il sindaco di Carpineto Quirino Briganti, Gianni Letta in rappresentanza del governo, il governatore Renata Polverini, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti. E poi, la processione in Papamobile, fino allo spiazzo appena dietro il municipio dove si tiene la celebrazione. Nota stonata: i disabili, posti a lato dell'altare, in posizione defilata, sotto il sole. Il Papa passa davanti a loro andando verso l'altare, li saluta. Appare rilassato e disteso. Con lui concelebrano tutti i vescovi del Lazio, e c'è anche il cardinal Vallini, suo vicario per la diocesi di Roma.
È una Messa «come non si era mai vista» a Carpineto, dice una ragazza nella folla. Messa solenne, il Vangelo cantato, l'Offertorio detto in latino, la Comunione dal Papa in ginocchio, come ha voluto lo stesso Benedetto XVI, perché si ricordi l'importanza dell'Eucarestia. Per l'occasione, Benedetto XVI indossa alcuni paramenti appartenuti a Leone XIII. Del quale ricorda prima il magistero «spirituale» e poi quello «sociale». «All'interno della realtà storica i cristiani - dice il Papa - agendo come singoli cittadini o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo». E ricorda il conteso in cui nacque la «Rerum Novarum»: da una parte la scristianizzazione imposta dalla Rivoluzione francese, dall'altra la gente che rimaneva fedele alla tradizione; da una parte l'industrializzazione, dall'altra il movimento operaio, che chiedeva condizioni di vita più umane per i lavoratori. Leone XIII capì i segni dei tempi, già da quando era nunzio in Belgio. Comprese «che la questione sociale si poteva affrontare positivamente ed efficacemente con il dialogo e la mediazione». Ebbe la capacità di «sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura». È la Chiesa che vuole anche Ratzinger. Il quale, nell'omelia, ha invitato i cristiani ad essere «seme e lievito».

© Copyright Il Tempo, 6 settembre 2010


Paparatzifan
00lunedì 6 settembre 2010 20:51
Dal blog di Lella...

Benedetto XVI: «Carpineto, che gioia essere qui fra voi»

di MARIO GALATI

Carpineto Romano ieri ha quasi raddoppiato i suoi 5000 abitanti per accogliere Papa Benedetto XVI, atterrato nel centro lepino per festeggiare il bicentenario della nascita del più illustre figlio, Vincenzo Gioacchino Pecci, dal 28 febbraio 1878 Papa Leone XIII.
Il “Papa nostro”, come continuano a chiamarlo affettuosamente e orgogliosamente i carpinetani e padre della dottrina sociale della Chiesa con l’enciclica Rerum Novarum.
Per il piccolo centro è stata giornata storica, «anzi, un’altra giornata storica”, hanno teso a sottolineare gli abitanti, perché con quella di ieri è la terza visita, in 44 anni, di un Papa a Carpineto Romano. Paolo VI nel 1966 e Giovanni Paolo II nel 1991.
Il paese ieri si è svegliato prestissimo e già alle 6.30 pullulava di pellegrini, forze dell’ordine, giornalisti, fotoreporter e cameraman in azione per conquistare una buona posizione sulla piazza Monti Lepini, sotto il Comune, dove era stato montato il grande palco per la cerimonia. Con l’avvicinarsi dell’ora dell’arrivo del Papa la piazza è andata via via riempiendosi anche di personaltità politiche: il sottosegretario per i Beni Culturali Francesco Giro, che il pomeriggio precedente aveva inaugurato la mostra del San Francesco di Caravaggio a Palazzo Aldobrandini, l’onorevole Renzo Carella, che gioca in casa, il senatore Luigi Zanda il consigliere regionale Bruno Astorre. E c’era anche il vertice dell’Udc con Ferdinando Casini, Rocco Buttiglione e Lorenzo Cesa, ai quali si sono poi aggiunti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, i presidenti della Regione Renata Poverini e della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, che erano andati al campo sportivo a ricevere il Papa in arrivo da Castel Gandolfo con l’elicottero.
Una fila dietro, i pronipoti di Papa Leone XIII con in testa donna Isabella Pecci, che all’eucarestia è stata la prima a salire sull’altare per ricevere la comunione dalle mani del Papa. L’ accompagnavano gli altri pronipoti Giovanni e Paolo Piacetelli , Camillo ed Elisa Corsetti Antonini.
Sono stati Giovanni e Paolo Piacetelli a farci rilevare un particolare: la poltrona dorata e in velluto rosso con lo stemma cardinalizio sulla quale si sarebbe seduto il Papa era quella Gioacchino Pecci, conservata nel palazzo nobiliare di Carpineto e sulla quale si erano seduti nelle precedenti visite anche Paolo VI e Giovanni XXIII. L’unico cimelio, aggiungiamo noi, proveniente da quel palazzo-museo che è la casa di Papa Leone XIII, ben visibile anche dalla piazza ma rimasto ancora malinconicamente chiuso.
Nel 1991, in occasione del viaggio a Carpineto Romano di Giovanni Paolo II, il palazzo che conserva all’interno importanti testimonianze di Leone XIII fu aperto al pubblico, seppure per pochi giorni e fu lì che la contessa Heleda Pecci ricevette la visita di Giovanni Paolo II. Tornando alla piazza, dietro, nelle altre file del parterre riservato decine e decine di sindaci con le fasce tricolori. Mischiato tra loro Franco Prosperi l’allora sindaco di Carpineto che ebbe l’onore di ricevere Papa Woitjla.
All’ arrivo dell’elicottero del Papa, in leggero ritardo, largo Monti Lepini era ormai pieno così come i balconi e le finestre che si vi si affacciano e i sovrastanti giardini: un bel colpo d’occhio. Il Papa è arrivato in papamobile con al suo fianco monsignor Lorenzo Loppa, vescovo di Anagni-Alatri. Ma protagonista è stata ancora la folla che lo ha accolto con un lungo applauso: Benedetto XVI si è leggermente sporto per salutare, visibilmente contento, uno stuolo di bambini che sventolavano le bandierine del Vaticano. Ad attenderlo una trentina di vescovi, tra cui monsignor Vincenzo Apicella, vescovo di Velletri, la diocesi di cui il Papa, prima dell’elezione al soglio era stato vescovo titolare dal ‘93 dedicando una delle sue prime visite proprio a Velletri.
Prima del rito religioso c’è stato il tradizionale scambio dei doni con il sindaco di Carpineto Romano che ha donato al Papa un medaglione in argento e oro riproducente il logo delle manifestazioni per la celebrazione del bicentenario della nascita di Leone XIII, realizzato dall’artista Gianni Ricci. Il Papa lo ha contraccambiato donando a Quirino Briganti la medaglia del suo pontificato.
Nell’indirizzo di saluto monsignor Lorenzo Loppa , esordendo con un “Beatissimo Padre” ha aggiunto: «Non credo occorrano molte parole per esprimere i sentimenti di sincera devozione , di vivissima gratitudine e soprattutto di filiale affetto che nutriamo per la sua amabile persona. I volti di tutti parlano da soli. Dicono la nostra felicità di poterla accogliere qui a Carpineto Romano, nella patria di Leone XIII. Dicono la nostra felicità di poter incontrare il successore di Pietro per essere confermati nella fede e ricevere in dono una speranza più solida. La sua presenza porta al culmine l’anno delle celebrazioni per il bicentenario della nascita del Papa delle “Cose Nuove”. Ci parla dell’amore di Dio, vasto, interminabile, fedele a se stesso che, come ogni stagione della storia, soprattutto in quelle tormentate e difficili, sa garantire alla Sua Chiesa la guida sicura e illuminata di Pietro. Così fu al tempo di leone XIII; così è stato sempre; così è oggi”. Ovviamente il servizio d’ordine era eccezionale ma estremamente discreto e tutto è filato liscio senza il minimo inconvenient: le misure di sicurezza erano state studiate fin nei minimi particolari. Nessuno se ne accorto ma c’erano anche tiratori scelti della polizia e dei carabinieri.
Nell’omelia il Papa ha espresso la sua gioia di ritrovarsi a Carpineto Romano «sulle orme dei miei amati predecessori Paolo VI e Giovanni XIII. E’ Lieta anche la circostanza che mi ha chiamato qui : il bicentenario della nascita del Papa Leone XIII, Vincenzo Gioacchino Pecci, avvenuta in questo bel paese il 2 marzo 1810, Vi ringrazio tutti per la vostra accoglienza . In particolare saluto con riconoscenza il vescovo di Anagni-Alatri monsignor Lorenzo Loppa e il sindaco di Carpineto» . Poi un pensiero speciale per i giovani e a quanti hanno compiuto il pellegrinaggio diocesano. «La mia visita è molto breve –ha aggiunto- ma qui troviamo tutto: la Parola e il Pane di vita eterna, che nutrono la fede, la speranza e la carità». Infine il ritorno in papamobile al campo sportivo per il rientro in elicottero a Castel Gandolfo per l’Angelus di mezzogiorno.

© Copyright Il Messaggero, 6 settembre 2010


Paparatzifan
00martedì 7 settembre 2010 11:42
Dal blog di Lella...

L'entusiasmo dei concittadini di Papa Pecci

dal nostro inviato Nicola Gori

Non bastavano le transenne a contenere la gente che assiepava le irte strade di Carpineto Romano al passaggio di Benedetto XVI, domenica mattina 5 settembre. I fedeli erano affacciati alle finestre, stipati sui balconi e sui piccoli rialzi del terreno per salutare il Papa che ha visitato la località sui monti Lepini per rendere omaggio a colui che ha gettato le basi del primo nucleo della dottrina sociale della Chiesa: Leone XIII.
L'occasione è stata il bicentenario della nascita di Papa Pecci, avvenuta a Carpineto nel palazzo di famiglia, il 2 marzo 1810.
L'incontro con la popolazione è avvenuto nella piazza principale, nel Largo dei monti Lepini. Benedetto XVI è stato accolto dal vescovo di Anagni-Alatri, monsignor Lorenzo Loppa, il quale ha ricordato le precedenti visite di Paolo VI, nel 1966, per i 75 anni della Rerum Novarum, e di Giovanni Paolo II, nel 1991, nel centesimo anniversario della stessa enciclica. "I volti di tutti parlano da soli - ha detto il presule - dicono la nostra felicità di poterla accogliere qui a Carpineto Romano, nella patria di Leone XIII. Dicono la nostra gioia di poter incontrare il successore di Pietro per essere confermati nella fede e ricevere in dono una speranza più solida". Papa Pecci, ha aggiunto monsignor Loppa, "fu un pastore intrepido, che si studiò di andare incontro al "nuovo" che avanzava, e alla modernità che bussava alla porta, senza pronunciare anatemi, ma con fermezza di principi, con chiarezza di pensiero e, soprattutto, con una buona dose di mansuetudine verso la società del suo tempo, un mondo in tumultuosa trasformazione".
Anche il sindaco Quirino Briganti ha rivolto parole di benvenuto al Pontefice, sottolineando il legame tra la località e Papa Pecci. "Fu un grande - ha detto il sindaco - che non dimenticherà mai la sua terra con le sorgenti alpestri e le vette, tutte scalate negli anni della gioventù. Sui Lepini incontrò il mondo arcadico dove contadini e pastori raccontavano da secoli la loro dignitosa povertà, forse, ispiratrice dei principi della sua enciclica più famosa". Poi, ricordando il magistero di Leone XIII, il primo cittadino ha sottolineato come "la forza innovatrice e precorritrice dei tempi del magistero di Papa Pecci giunge intatta nel terzo millennio. Era ferma in lui la lungimirante convinzione che il cammino ecumenico può contribuire ad apportare la pace tra gli uomini".
Dopo i saluti, Benedetto XVI ha presieduto la concelebrazione eucaristica, alla quale hanno partecipato il cardinale Agostino Vallini, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, diciotto vescovi e numerosi sacerdoti della diocesi. Al termine della messa, il Pontefice ha reso omaggio all'immagine dell'Immacolata - patrona di Carpineto - posta sul palco dove si è svolta la celebrazione. In occasione della visita, Benedetto XVI indossava la croce pettorale in oro e paste vitree che Leone XIII aveva ricevuto in omaggio da un anonimo offerente. Papa Pecci, a sua volta, l'aveva regalata a monsignor Giuseppe Sarto, allora vescovo di Mantova, il quale eletto Papa nel 1903, portò con sé in Vaticano la croce pettorale.
La parrocchia di Carpineto e la diocesi hanno donato a Benedetto XVI una medaglia in oro raffigurante sul recto l'immagine di Leone XIII con la scritta "Anno bicentenario 1810-2010" e sul verso la collegiata del Sacro Cuore. Completa il dono una targa dove è inciso: "In segno di devozione filiale la diocesi di Anagni-Alatri". Il comune ha regalato una medaglia in argento con sul recto il logo del bicentenario e sul verso lo stemma di Papa Pecci.
È raro che una località sia stata più intimamente legata alla memoria di un Papa come Carpineto Romano. Tutto qui ricorda la presenza di Leone XIII: dal palazzo dove è nato, alla parrocchia dove è stato battezzato, alla collegiata da lui beneficata. Nel corso del suo pontificato vennero realizzate una serie di opere sociali ispirate al suo magistero: l'asilo per l'infanzia, la scuola femminile, l'ospizio per anziani e l'ospedale civico. Le encicliche di Papa Pecci sul rosario trovarono nei fedeli di Carpineto un'accoglienza entusiasta. Anche oggi, come conferma il parroco, nelle famiglie alla sera si recita il rosario. Il Pontefice realizzò anche alcune importanti opere pubbliche a favore della popolazione, a cominciare dall'illuminazione cittadina con gas acetilene - a quel tempo rese il paese uno dei primi in Italia ad averla - fino alla distribuzione dell'acqua potabile proveniente dal monte Carpino. Per commemorare l'arrivo della preziosa acqua, Papa Pecci fece costruire due artistiche fontane dallo scultore siciliano Tripisciano. In riconoscenza a tanti benefici, i concittadini di Leone XIII vollero fissare nella memoria pubblica quanto ricevuto in dono e provvidero ad apporre lapidi, la croce sul monte Capreo, la statua marmorea in suo onore all'interno della collegiata.
Il primo incontro di Benedetto XVI con gli abitanti di Carpineto Romano si era svolto nel campo sportivo "Galeotti", dove era atterrato l'elicottero proveniente da Castel Gandolfo.
Accompagnavano il Papa gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, il vescovo Paolo De Nicolò, reggente della prefettura della Casa Pontificia, monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del Pontefice, Patrizio Polisca, medico personale, il passionista Ciro Benedettini, vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, e il direttore del nostro giornale.
Ad attendere il Pontefice erano l'arcivescovo Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Italia, il vescovo di Anagni-Alatri, don Giuseppe Ghirelli, parroco di Carpineto. Tra le autorità Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana, Antonio Zanardi Landi, ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma, Quirino Briganti, sindaco di Carpineto, Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma.
Al termine della celebrazione, il Pontefice ha fatto ritorno in elicottero a Castel Gandolfo.

(©L'Osservatore Romano - 6-7 settembre 2010)


+PetaloNero+
00mercoledì 22 settembre 2010 15:52
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A PALERMO IN OCCASIONE DEL RADUNO ECCLESIALE REGIONALE DELLE FAMIGLIE E DEI GIOVANI (3 OTTOBRE 2010) - PROGRAMMA

Domenica 3 ottobre 2010

08.15
Partenza in aereo dall’’Aeroporto di Roma Ciampino per Palermo.

09.15
Arrivo all’’Aeroporto ""Falcone e Borsellino"" di Punta Raisi a Cinisi.

10.00
SALUTO DELLA CITTADINANZA al Foro Italico di Palermo.

10.30
CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA al Foro Italico di Palermo. Omelia del Santo Padre.


RECITA DELL’’ANGELUS DOMINI al Foro Italico di Palermo. Saluto del Santo Padre.

13.15
Pranzo con i Vescovi della Sicilia nel Palazzo Arcivescovile di Palermo.

17.00
INCONTRO CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE E I SEMINARISTI nella Cattedrale di Palermo. Discorso del Santo Padre.

18.00
INCONTRO CON I GIOVANI in Piazza Politeama di Palermo. Discorso del Santo Padre.

19.15
Partenza in aereo all’’Aeroporto ""Falcone e Borsellino"" di Punta Raisi a Cinisi per Ciampino.

20.45
Arrivo all’’Aeroporto di Roma Ciampino.




Documentazione logistica

La Documentazione logistica riguardante la Visita Pastorale del Santo Padre a Palermo si trova nel sito Internet curato dagli organizzatori locali: www.ilpapaapalermo.it
+PetaloNero+
00giovedì 23 settembre 2010 00:50
Pubblicato il programma della visita del Papa a Palermo
Il 3 ottobre prossimo, per il raduno regionale delle famiglie e dei giovani




ROMA, mercoledì, 22 settembre 2010 (ZENIT.org).- La Sala Stampa vaticana ha pubblicato mercoeldì il programma dettagliato della visita pastorale che Benedetto XVI compirà domenica 3 ottobre prossimo a Palermo, in occasione del raduno ecclesiale regionale delle famiglie e dei giovani.

Il Papa partirà alle 8.15 in aereo dall’aeroporto di Roma Ciampino e atterrerà circa un’ora dopo allo scalo palermitano “Falcone e Borsellino”. Alle 10 è previsto il saluto alla città al Foro Italico di Palermo, dove alle 10.30 il Pontefice presiederà la Messa conclusa dalla recita dell’Angelus.

Dopo il pranzo con i Vescovi della Sicilia, Benedetto XVI si intratterrà alle 17 con i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi nella Cattedrale cittadina, quindi – alle 18 – sarà la volta dell’incontro con i giovani in Piazza Politeama. Conclusi gli appuntamenti, alle 19.15 l’aereo papale ripartirà per Roma-Ciampino, dove l’arrivo è previsto per le 20.45.

In un comunicato i Vescovi di Sicilia fanno sapere che “di questa Terra si vuole far conoscere al Successore di Pietro non solo la storia ma anche l'attuale impegno comune delle diciotto Diocesi per la costruzione del Regno di Dio e per un servizio concreto a favore dell'uomo, radicato nel tessuto vitale dell'intero territorio dell'Isola”.

Con riferimento alla pastorale per le famiglie e i giovani, continua la nota, “le Chiese di Sicilia sono già fortemente impegnate per riaffermare la dignità e il valore unico e insostituibile della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita, e hanno a cuore la sorte delle giovani generazioni spesso lasciate in balia di se stesse e bisognose di una specifica attenzione educativa”.

“I Vescovi – si legge infine –, interpretando le attese dei fedeli delle Chiese di Sicilia, hanno chiara consapevolezza che la Visita del Santo Padre e il Suo luminoso insegnamento potranno aiutare a dare un rinnovato slancio missionario alle Comunità cristiane spingendole all'arduo compito dell'evangelizzazione e della trasmissione della fede alle nuove generazioni in un tempo così complesso e difficile in cui gli stessi credenti sentono forte il bisogno di essere confermati nella loro fede per rinnovare gioiosamente la loro testimonianza del Signore risorto”.
-danich-
00sabato 25 settembre 2010 15:58
11/09/2010 -
La "questione meridionale" e il Papa
di GIUSEPPE SAVAGNONE


Il 3 ottobre prossimo Benedetto XVI sarà a Palermo. Erano quindici anni che un Papa non metteva piede in Sicilia. Un vero evento, dunque. Di cui vale la pena considerare il contesto e comprendere il significato. La visita del Santo Padre si svolgerà nella nostra città, ma vuol essere un gesto di paterna sollecitudine e un abbraccio affettuoso a tutte le Chiese della Sicilia e all'intera popolazione dell'Isola. Più in generale, essa assume un profondo significato per tutto il Mezzogiorno, in un momento in cui il divario e la tensione tra Nord e Sud sono prepotentemente ritornati alla ribalta e costituiscono uno dei temi dominanti della nostra vita politica.


Da molti anni sulla "questione meridionale" era sceso il silenzio. A emergere in primo piano, piuttosto, era stata quella che alcuni hanno denominato la "questione settentrionale", con l'affermarsi della Lega e i sempre più forti segnali di insofferenza da parte delle regioni del Nord. Per reazione a questa polarizzazione, negli ultimi mesi si è profilato sempre più accentuato un movimento, al tempo stesso culturale (si pensi al successo del libro di Pino Aprile Terroni) e politico (con il ricorrente discorso sul "partito del Sud"), che appare opposto e simmetrico al primo. In questa situazione, la Chiesa, che pure alle origini dell'unità d'Italia ne era stata una fiera oppositrice, sembra esserne divenuta la più autorevole garante. Fedele ai princìpi della sua Dottrina sociale, essa non si stanca di ricordare la necessità di accompagnare, all'istanza federalista, quella della solidarietà e della corresponsabilità nazionale, senza per questo rinunziare a pungolare il Sud perché metta in atto le condizioni per un serio sviluppo.


Va in questa direzione il recente documento della Conferenza Episcopale Italiana Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno (febbraio 2010) che, rompendo il silenzio dominante, ha preso atto del "perdurare del problema meridionale" e ha vigorosamente riproposto lo slogan "il Paese non crescerà, se non insieme". Smentendo le voci malevole che additano il Sud come una inutile e dispendiosa zavorra per lo sviluppo della nazione, i vescovi hanno insistito in quel messaggio su "le molteplici potenzialità delle regioni meridionali, che hanno contribuito allo sviluppo del Nord e che, soprattutto grazie ai giovani, rappresentano uno dei bacini più promettenti per la crescita dell'intero Paese" (n.1).


I vescovi italiani denunziano una deriva culturale che "ha fatto crescere l'egoismo, individuale e corporativo, un po' in tutta l'Italia, con il rischio di tagliare fuori il Mezzogiorno dai canali della ridistribuzione delle risorse, trasformandolo in un collettore di voti per disegni politico-economici estranei al suo sviluppo" (n.5).
Non si tratta, però, di scaricare i meridionali di una responsabilità a cui solo loro possono far fronte, ma di aiutarli a valorizzare le loro migliori potenzialità. "Proprio per non perpetuare un approccio assistenzialistico alle difficoltà del Meridione, occorre promuovere la necessaria solidarietà nazionale" (n.8). Ciò che serve, sottolineano i vescovi nel documento citato, è un "federalismo solidale", che stimoli le classi dirigenti del Sud ad assumersi le proprie responsabilità. In questo senso, esso "rappresenterebbe una sfida per il Mezzogiorno e potrebbe risolversi a suo vantaggio", costringendo in qualche modo gli amministratori meridionali a "rendersi direttamente responsabili della qualità dei servizi erogati ai cittadini" (n.8).


Non è questione solo di soldi: "Il problema dello sviluppo del Mezzogiorno - dice il testo della CEI - non ha solo un carattere economico, ma rimanda inevitabilmente a una dimensione più profonda, che è di carattere etico, culturale e antropologico: ogni riduzione economicistica - specie se intesa unicamente come politica delle opere pubbliche - si è rivelata e si rivelerà sbagliata e perdente, se non perfino dannosa". E i vescovi menzionano, più specificamente, alcuni punti particolarmente delicati di questo quadro: "Cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell'illegalità" (n.16).
Questo lo sfondo in cui si svolge la visita del Sommo Pontefice.


Essa costituisce, a nome di tutta la Chiesa, un segno di solidarietà e di speranza nei confronti dei siciliani, ma anche l'appello a un profondo rinnovamento che deve avere le sue radici a livello culturale e umano, dunque anche spirituale. Ad essi Benedetto XVI viene a ricordare che la Chiesa, sull'esempio di padre Puglisi, intende battersi al loro fianco contro i mali che covano nella loro vita sociale e civile, e di cui può costituire un simbolo la criminalità mafiosa. In particolare, viene a richiamare i credenti alla loro responsabilità di battezzati e di cittadini, sia nella vita privata che in quella pubblica. E ciò non "in aggiunta" alla loro professione di fede, ma come espressione di questa professione nella vita quotidiana, là dove il vangelo dev'essere concretamente tradotto e vissuto nell'ambito della famiglia, del lavoro, della vita economica, sociale e civile. Perché, quando il Papa sarà ripartito, possa restare tra noi il lievito evangelico delle sue parole, a illuminare e sostenere lo sforzo di tutti, credenti e non credenti, nella costruzione di una città terrena finalmente degna dell'uomo.


11/09/10
Papa a Palermo: niente aiuto dallo Stato, paga la Regione


Dal consiglio dei ministri è arrivato il no per alleggerire l'onere di due milioni e mezzo di euro. Monsignor Romeo: "Basta polemiche"


PALERMO. Alla fine il Consiglio dei ministri non ha dato l'ok e i due milioni e mezzo necessari per l'organizzazione della visita del papa dovrà metterli praticamente tutti la Regione Sicilia. Questo è il primo punto fermo del conto alla rovescia che fra tre settimane porterà, per la prima volta, Papa Benedetto XVI nell'Isola. Una mastodontica macchina organizzativa si è già messa in moto, ma intanto la prima "botta" alle tasche della Regione è arrivata con il "niet" del governo nazionale nel finanziare la visita.

Come si legge sul Giornale di Sicilia in edicola oggi infatti, mancano persino i soldi per affittare i 22 chilometri di transenne necessari per delimitare il percorso. A tutto questo però non pensa Monsignor Romeo, che ieri ha tuonato: "Basta a polemiche sterili per questa visita". C'è chi teme, infatti, per il prato del Foro Italico, che sarà calpestato da più di centomila persone e per l'eccessivo costo delle spese per accogliere il Pontefice.


Romeo: "Basta alle polemiche sulla visita del Papa"


L'arcivescovo di Palermo commenta le notizie relative ai costi e alle misure di sicurezza organizzate per l'arrivo del Pontefice nel capoluogo isolano, previsto per il prossimo 3 ottobre


PALERMO. "Non sporchiamo la nostra Isola con polemiche sterili e fini a se stesse. Aiutiamoci piuttosto a vivere bene la visita del Santo Padre". Lo ha detto oggi mons. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, a margine della conferenza stampa per il 17/o anniversario dell'uccisione di Padre Pino Puglisi, commentando "le notizie di stampa apparse nei giorni scorsi - ha aggiunto - su costi e misure di sicurezza organizzate per l'arrivo del Pontefice, reputati eccessivi".
"Si tratta di accorgimenti assolutamente necessari - ha precisato l'arcivescovo -. Dobbiamo forse correre il rischio di trasformare la visita del Papa a Palermo in una seconda Duisburg? E' assolutamente opportuno prendere tutte le cautele necessarie, così come se si trattasse di un concerto o di una manifestazione di precari".
"Perché nessuno si chiede - ha precisato - quanto costa alla cittadinanza la cena di un magistrato con gli uomini di scorta o quella di un politico? O ancora un concerto in pompa magna come quello di Morricone?".

-danich-
00sabato 25 settembre 2010 16:09
12/09/2010 -
Il Papa a Palermo, da Roma arrivano i rinforzi


Avranno il compito di garantire la sicurezza di Benedetto XVI in vista della sua visita prevista per il prossimo 3 ottobre. Saranno impiegati anche nei cosiddetti obiettivi sensibili


PALERMO. Arriveranno da Roma gli uomini che dovranno andare a rinforzare le fila degli agenti che a Palermo avranno il compito di garantire la sicurezza del Papa, in vista dell’arrivo del Benedetto XVI previsto per il prossimo tre ottobre. Saranno impiegati lungo il percorso che seguirà il Pontefice e nei cosiddetti obiettivi sensibili.
Il prefetto Giuseppe Caruso ha convocato tre giorni fa una riunione per l’ordine e la sicurezza pubblica. Il piano definitivo verrà però messo nero su bianco alcuni giorni prima della visita e sarà il questore Alessandro Marangoni a firmare l’articolata ordinanza.
Restano comunque ancora diverse questioni da chiarire, come quella legata al piano da adottare per organizzare il traffico in città.



14/09/2010 -
Papa a Palermo, si passano al setaccio le case


La polizia di Stato controlla gli edifici che si trovano lungo il percorso che Benedetto XVI farà in occasione della sua visita del 3 ottobre

PALERMO. La polizia di Stato sta passando al setaccio abitazioni, locali, magazzini e gli edifici che si trovano lungo il percorso che Papa Benedetto XVI farà in occasione della sua visita ufficiale, a Palermo, il 3 ottobre.
"In questi giorni la polizia sta identificando i cittadini che risiedono lungo le vie da dove passerà il Pontefice - dice il coordinatore provinciale di Sinistra ecologia e libertà Sergio Lima - In alcuni casi questa misura di schedatura è perfino accompagnata da autentiche perquisizioni degli immobili". Per l'esponente del partito di Vendola "con queste iniziative si intende reprimere eventuali episodi di dissenso nei confronti del Papa".

i soliti comunisti lagnosi e polemicosi
[SM=g1782473]



Papa a Palermo: ecco il palco

http://www.gds.it/gds/multimedia/home/gdsid/128224/



25/09/2010 -
Papa a Palermo, si fermano le messe in città


Papa Benedetto XVI
Il prossimo 3 ottobre, quando Benedetto XVI sarà in visita nel capoluogo isolano, si potrà assistere soltanto alla celebrazione fatta dal Pontefice al Foro Italico. Organizzate dirette televisive dell'evento


PALERMO. Palermo si fermerà per un intero giorno con l’arrivo del Papa in città. E poco importa se le strade del capoluogo isolano il prossimo 3 ottobre saranno invase da migliaia di persone che, armate di fede e buona volontà, arriveranno da ogni angolo della Sicilia.
Tutta l’attenzione sarà concentrata sul Pontefice, sulle sue parole e sui suoi incontri con la gente. Al punto che nessuna altra messa verrà celebrata nelle chiese cittadine, se non quella tenuta proprio da Benedetto XVI.
Nel vortice organizzativo, gli eventi si succederanno con un ordine assai preciso e nulla è lasciato al caso. Neppure il modo per permettere ai fedeli di seguire il Santo Padre in tutti i suoi spostamenti, dal vivo o in diretta televisiva.


Come seguire l’evento in Tv

La Santa Messa alle ore 10 al Foro Italico sarà trasmessa in diretta da Rai 1 (ore 10-12,15); l’incontro del Santo Padre con il Clero e i Religiosi in Cattedrale dal Telegiornale di Sicilia, Tgs, (ore 17-17,45); l’incontro di Benedetto XVI con i giovani e le famiglia in piazza Politeama in diretta televisiva da Rai 3 Sicilia e da Trm (ore 18-18,45).
I tre eventi, inoltre, saranno trasmessi sul canale satellitare del Centro Televisivo Vaticano con la diretta TV 2000 e Telepace, su Radio Rai e Radio Vaticana e on-line su www.ilpapaapalermo.it.


Come vedere il Papa

Sarà possibile partecipare gratuitamente alla messa che Benedetto XVI celebrerà nel prato del Foro Italico, senza biglietti di ingresso.

Ecco il dettaglio dei percorsi che effettuerà il Santo Padre

Percorso Papale all'arrivo da Piazza Giovanni Paolo II al Foro Italico
- Piazza Giovanni Paolo II
- Viale Croce Rossa
- Viale della Libertà
- Via Filippo Turato
- Piazza Don Luigi Sturzo
- Via Roma
- Corso Vittorio Emanuele
- Foro Italico

Percorso Papale dal Foro Italico al Palazzo Arcivescovile
- Corso Vittorio Emanuele
- Via Matteo Bonello

Percorso Papale dalla Cattedrale a Piazza Politeama
- Via Matteo Bonello
- Corso Vittorio Emanuele
- Via Roma
- Piazza Luigi Sturzo
- Via Isidoro Carini
- Via Archimede
- Viale della Libertà
- Piazza Politeama

Percorso Papale per la partenza da Piazza Politeama a Piazza Giovanni Paolo II
- Viale della Libertà
- Viale Croce Rossa
- Piazza Giovanni Paolo II


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