Viaggi pastorali in Italia

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Paparatzifan
00giovedì 28 maggio 2009 21:08
Dal blog di Lella...

Portada

San Benito: una regla para el futuro

José Luis Restán

28/05/2009

Joseph Ratzinger ha vuelto a la Abadía de Montecassino, la encina secular plantada por San Benito, cuatro veces destruida y otras tantas levantada como signo de que el mal no prevalecerá sobre la historia que inició Jesús.
En muchas ocasiones precedentes había orado y meditado al calor de esta cuna de la gran revolución benedictina, pero ahora ha vuelto calzando las sandalias del pescador de Galilea. El propio gesto y sus mensajes encierran un gran valor para afrontar esta hora presente.
El Papa Benedicto no tiene vocación de arqueólogo ni de administrador de museos.
Es bien consciente de que la Iglesia es un sujeto viviente en la historia, donde no tiene cabida la nostalgia sino la memoria, que es cosa bien distinta. Su evocación benedictina no tiene nada de romántica, es una conciencia del valor de método que representa la experiencia de San Benito y sus monjes para la encrucijada de la Iglesia en el momento presente. Lo demostró en París con su inolvidable lección en el Colegio de los Bernardinos, en la que puso en evidencia la forma en que la fe vivida en los monasterios generó la cultura de la palabra y de la música, el amor al trabajo y una comunidad armónica y en paz. Mantener vivas esas dimensiones esenciales del alma europea, ha dicho ahora desde Montecassino, "sólo es posible cuando se acoge la enseñanza constante de San Benito, es decir el quaerere Deum, buscar a Dios como compromiso fundamental del ser humano que no se realiza plenamente ni puede ser realmente feliz sin Dios".
Éste es el único corazón que puede bombear la savia para una nueva renovación, para una nueva siembra cristiana en el duro y reseco suelo de nuestra Europa del siglo XXI. Es decir, sólo de hombres y mujeres reunidos por la llamada de Cristo, que experimenten cotidianamente el plus de humanidad que significa vivir siguiéndole en el cuerpo de la Iglesia, podrá nacer un cambio que afecte a los diversos estratos de la sociedad europea. Durante siglos los monasterios tejieron una red de comunidades en las que la fe se anudaba con la razón, se ejercía cotidianamente la caridad, se acogía a quienes llegaban deseosos de encontrar el sentido de amar y de sufrir, y se les invitaba a recorrer un camino de educación y verificación. Hoy tampoco podemos ahorrarnos estos pasos, aunque la forma de nuestras comunidades no sea la de los robustos muros monacales, sino la que dicten las variadas circunstancias en que nos toca vivir.
Los pueblos de Europa experimentaron un auténtico rescate, ha dicho bellamente Benedicto XVI al referirse a la fecunda transformación que llevaron a cabo los monjes a lo largo de siglos de paciente labor misionera.
Y si contemplamos hoy la situación de nuestras ciudades, de nuestros centros de trabajo y de cultura, de nuestros medios de comunicación, ese rescate no es menos necesario. No puede ser muy diferente el método que hoy se requiere. Precisamente estos días he releído el texto de una charla radiofónica de un joven teólogo bávaro en el muy lejano 1970: "el futuro de la Iglesia sólo vendrá de la fuerza de aquéllos que tienen raíces profundas y viven de la plenitud pura de su fe, no de aquéllos que sólo dan recetas, que sólo se acomodan, que critican a los otros y se aceptan a sí mismos como norma infalible... El futuro de la Iglesia, también ahora, como siempre, ha de ser acuñado nuevamente por los santos; será una situación difícil, porque habrán de suprimirse tanto la cerrada parcialidad sectaria como la obstinación jactanciosa... Me parece seguro que para la Iglesia vienen tiempos muy difíciles... pero florecerá de nuevo. Cuando Dios haya desaparecido completamente [de la experiencia cotidiana de las gentes] experimentarán su total y horrible pobreza, y entonces descubrirán la comunidad de los creyentes como patria que les da vida y esperanza más allá de la muerte".
¡Han pasado casi cuarenta años! Aquel joven teólogo se llamaba Joseph Ratzinger.

paginasdigital.es/v_portal/informacion/informacionver.asp?cod=969&te=15&idage=18...


Paparatzifan
00venerdì 5 giugno 2009 19:52
Dal blog di Lella...

Visita di Benedetto XVI, la concelebrazione si farà a Valle Faul

Viterbo, il vescovo Chiarinelli ha incontrato tutti i referenti delle parrocchie. Un'aiuola pronta a Bagnoregio

Con l’incontro di ieri sera del vescovo, monsignor Lorenzo Chiarinelli, con tutti i referenti parrocchiali, è stato, praticamente, dato l’avvio alla fase più importante della preparazione della Diocesi di Viterbo alla visita che papa Benedetto XVI compirà nella Città dei Papi e a Bagnoregio il 6 settembre.
Un appuntamento, ufficializzato l’8 dicembre dello scorso anno, e che, ormai da mesi, vede impegnato il Comitato organizzatore coordinato da don Flavio Valeri, parroco del Sacro Cuore (Pilastro), che, puntualmente, ogni martedì, si riunisce per fare il punto sulla situazione. Deciso, in linea generale, da parte del Vaticano, il programma della visita, ci sono, però, molti aspetti da mettere a fuoco, tra cui l’omaggio al corpo di Santa Rosa, caldeggiato dal vescovo Chiarinelli.
Fino a questo momento non si sa, però, se il papa potrà recarsi al santuario e se lo farà al termine della recita dell’Angelus o di ritorno dal santuario della Madonna della Quercia, dove è previsto anche la sosta per una colazione che probabilmente papa Ratzinger farà assieme al clero.
Un altro punto importante riguarda il luogo della celebrazione eucaristica prevista per le ore 10. Inizialmente era stata scelta come sede piazzale Martiri d’Ungheria con l’ampio parcheggio del Sacrario, ma, ragioni organizzative e di opportunità hanno indotto l’organizzazione a “trasferire” l’intera cerimonia (compreso l’Angelus) a Valle Faul.
“La zona del Sacrario – è stato detto – con la necessità di allestire tutto per tempo avrebbe creato problemi per la sistemazione della fiera”.
Ma ulteriori difficoltà sarebbero derivate dai marciapiedi interni al parcheggio. Quindi tutto si svolgerà a Valle Faul, che dovrà, ovviamente, essere interamente libera. Sulla grande “spianata” verrà sistemato il palco dove troverà posto l’altare per la concelebrazione, sormontato (come è in uso in tutte le trasferte papali) da una copertura stilizzata. Tutta la zona attuale del parcheggio sarà destinata alla gente e dovrà essere sistemata in tempi brevi, anche se non definitivamente, dal Comune. Entro questo mese verranno, intanto, rese note le modalità per ottenere i biglietti (gratuiti) per l’accesso all’area. Benedetto XVI entrerà in città da porta Faul dopo essere arrivato in elicottero. Massiccia la presenza di televisioni, giornalisti e operatori. La Rai trasmetterà in diretta l’Angelus, mentre, attraverso il Centro televisivo vaticano (Ctv) Sat 2000 (satellitare) Telelazio Reteblù e altre emittenti del circuito, trasmetteranno in diretta l’intera celebrazione.

© Copyright Viterbo Oggi


+PetaloNero+
00mercoledì 10 giugno 2009 17:05
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A SAN GIOVANNI ROTONDO (21 GIUGNO 2009) - PROGRAMMA

08.00 Partenza in elicottero dall’eliporto del Vaticano per San Giovanni Rotondo.

09.15 Arrivo nel Campo sportivo "Antonio Massi".

09.35 Visita privata al Santuario di Santa Maria delle Grazie e Venerazione delle spoglie di San Pio da Pietrelcina nella Cripta.

10.30 CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA sul Sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina. Omelia del Santo Padre.

RECITA DELL’ANGELUS DOMINI sul Sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina. Parole del Santo Padre.

16.45 INCONTRO CON GLI AMMALATI, IL PERSONALE MEDICO E I DIRIGENTI DELL’OSPEDALE dinanzi all’Ingresso monumentale della Casa Sollievo della Sofferenza. Discorso del Santo Padre.

17.30 INCONTRO CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI, LE RELIGIOSE E I GIOVANI nella Chiesa di San Pio da Pietrelcina. Discorso del Santo Padre.

18.15 Partenza in elicottero dal Campo sportivo "Antonio Massa" per il Vaticano.

19.30 Arrivo all’eliporto del Vaticano.



Pubblicato il programma della visita pastorale di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo del 21 giugno


Sono stati resi noti oggi i singoli appuntamenti che caratterizzeranno la visita pastorale di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo, il prossimo 21 giugno. Il Papa decollerà in elicottero alle 8 dall’eliporto del Vaticano per atterrare verso le 9.15 nel Campo sportivo “Antonio Massi” di San Giovanni Rotondo. Venti minuti dopo, visiterà in forma privata il Santuario di Santa Maria delle Grazie e sosterà in preghiera per venerare le spoglie di San Pio da Pietrelcina che riposano nella Cripta. L’incontro con i fedeli sarà alle 10.30 sul Sagrato della Chiesa dedicata al Santo Cappuccino, dove il Pontefice presiederà la Santa Messa e terrà l’omelia, per poi concludere la celebrazione con la recita dell’Angelus.

Nel pomeriggio, alle 16.45, Benedetto XVI incontrerà gli ammalati nel grande atrio della Casa Sollievo della Sofferenza, insieme con il personale medico e i dirigenti, ai quali rivolgerà un saluto. Quindi, alle 17.30, sarà la volta dell’incontro con i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i giovani nella Chiesa di San Pio da Pietrelcina. La visita terminerà poco dopo le 18, quando Benedetto XVI partirà in elicottero per far rientro in Vaticano.



Radio Vaticana
Paparatzifan
00venerdì 12 giugno 2009 22:35
Dal blog di Lella...

PADRE PIO: CAPPUCCINI, PAPA INSEGNI AD ASPETTARSI MENO MIRACOLI

da ASCA

''L'attesa principale riguarda il magistero di questo papa teologo che certamente dara' ai devoti di padre Pio le indicazioni per una devozione autentica, meno legata all'attesa di eventi soprannaturali e piu' orientata all'imitazione di quest'uomo che e' riuscito a santificarsi nel secolo scorso in cui si sono affermati il relativismo e la cultura del non senso''.
E' quanto si attendono i Frati cappuccini di San Giovanni Rotondo dalla visita che Benedetto XVI compira' nella cittadina pugliese il prossimo 21 giugno, secondo quanto afferma al Servizio di Informazione Religiosa della Cei Stefano Campanella, vice portavoce del monastero.
''Il fatto che Benedetto XVI, prima da cardinale e poi da papa, ha piu' volte citato padre Pio ci fa capire che per questo pontefice il santo cappuccino puo' rappresentare una catechesi vissuta per gli uomini del Terzo Millennio all'inizio del quale e' stato consegnato dalla Chiesa universale come santo e quindi come modello da seguire'', ha aggiunto Campanella.
Benedetto XVI arrivera' a S. Giovanni Rotondo verso le 9.15 e si rechera' al Santuario di Santa Maria delle Grazie per sostare in preghiera davanti alle spoglie di San Pio.
Successivamente l'incontro con i fedeli sul Sagrato della Chiesa dedicata al Santo dove presiedera' una solenne celebrazione eucaristica. Nel pomeriggio, prima della partenza, la visita ai malati della ''Casa Sollievo della sofferenza'' voluta dal frate di Pietrelcina.

© Copyright Asca


Paparatzifan
00giovedì 18 giugno 2009 17:56
Dal blog di Lella...

Il Papa entra nel mistero di Padre Pio (ma non dice Messa nella Chiesa di Renzo Piano)

giu 18, 2009 il Riformista

di Paolo Rodari

È domenica che Benedetto XVI andrà in visita a San Giovani Rotondo.
Una visita significativa due giorni dopo l’apertura dell’anno sacerdotale.
Infatti, è il Padre Pio figura emblematica di sacerdote che il Papa andrà a evocare: uomo di preghiera, devotissimo dell’eucaristia, celebrava la santa messa con rigore e intensità tanto che a lui - un privilegio accordato a pochi altri: tra questi José Maria Escrivà de Balaguer - fu concesso di celebrare sino alla fine dei suoi giorni usando il Messale del 1962.
Ratzinger non disdegna, come invece prima di lui fece Giovanni XXIII, il Padre Pio uomo dei tanti miracoli, il Padre Pio delle locuzioni interiori, delle visioni mistiche, delle stimmate.
Già nel 2000 all’interno del libro “Dio e il mondo”, parlando del ruolo dei santi, Ratzinger ricordò positivamente la preghiera che una donna ammalata aveva rivolto al Santo di Pietrelcina: «Aiuta me e il mio bambino», pregò la donna convinta che in questo modo non le sarebbe accaduto nulla.
Ma è anzitutto all’esempio di vocazione sacerdotale tutta incentrata attorno alla preghiera e all’eucaristia che il Pontefice resterà attaccato nelle ore di permanenza in Puglia. Ore nelle quali, significativamente, non pregherà nella nuova chiesa di Renzo Piano intitolata a “San Pio da Pietrelcina”.
Qui si limiterà a incontrare nel pomeriggio i sacerdoti, i religiosi e i giovani. La Messa verrà celebrata sul sagrato. Forse la cosa è soltanto un caso.
Ma le numerose polemiche per un luogo di culto ritenuto da molti cristianamente incompatibile con la liturgia e la presenza di Cristo - non mancano coloro che vi hanno visto incise simbologie occultistiche e massoniche - sono ancora vive.
Dunque, Giovanni XXIII.
Fu lui il Pontefice più ostile a Padre Pio. Certo, erano altri tempi. La figura del frate pugliese stava esplodendo in tutta la sua potenza: dopo San Francesco, era lui il secondo Alter Christus donato da Dio al suo popolo. E la cosa andava trattata con le molle. Sebbene, occorre dirlo, furono le invidie e le maldicenze dei confratelli cappuccini del religioso a influenzare negativamente sia il Pontefice che il suo segretario, monsignor Loris Capovilla.
Il paradosso fu Paolo VI.
O meglio, il cardinale Giovanni Battista Montini. Questi seguiva attentamente ogni cosa capitava a San Giovanni Rotondo e, seppure ritenuto dalla vulgata comune «vescovo progressista», fu lui a “sdoganare” Padre Pio. Il 20 giugno 1960, infatti, in occasione del cinquantesimo di sacerdozio del frate, allorquando nuove inchieste della Santa Sede si stanno per abbattere su Padre Pio, gli scrive una lettera di incondizionato appoggio nella quale, tra le altre cose, lo ringrazia delle preghiere che «so Ella mi rivolge»: «Ne ho immenso bisogno», scrisse Montini. Fu sempre Montini, una volta divenuto Pontefice, a far decadere tutte le limitazioni che erano state imposte tempo prima al frate.
La vita di Giovanni Paolo II e quella di Padre Pio sono in qualche modo legate. E non solo per la canonizzazione del frate che Wojtyla volle celebrare in pompa magna e a tempo di record - Padre Pio era morto da pochi anni, nel 1968 - domenica 16 giugno 2002.
La vicinanza tra i due uomini aveva un qualcosa di mistico. S’incontrarono una sola volta, nel 1948. Karol Wojtyla, giovane pretino che studiava a Roma, si recò a San Giovanni Rotondo a conoscere il misterioso frate con le stimmate. Riuscì anche a confessarsi da lui. L’incontro segnò il futuro Pontefice, anche se, anni dopo, Giovanni Paolo II smentì che Padre Pio gli avesse detto che un giorno si sarebbe «vestito di bianco». Vera o presunta tale la rivelazione, il Papa polacco non smise mai di sentirsi legato al Santo di Pietrelcina: quando nel 1962 Wanda Poltawska, amica di lunga data di Wojtyla, si ammalò gravemente per un cancro all’addome, il futuro Papa, allora vescovo di Cracovia, non esitò a scrivere al frate che ammise con tono profetico: «A questo non si può dire di no». La donna guarì miracolosamente e Wojtyla gli inviò una commovente lettera di ringraziamento.
Quindi Ratzinger.
Da Pontefice ha parlato di Padre Pio una sola volta, nel 2006, quando, rivolgendosi ai pellegrini di San Giovanni Rotondo arrivati a Roma per celebrare il cinquantesimo della “Casa Sollievo della Sofferenza”, disse: «Padre Pio è stato anzitutto un uomo di Dio. Fin da bambino, egli si è sentito chiamare da Lui e ha risposto con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Così l’amore divino ha potuto prendere possesso della sua umile persona e farne uno strumento eletto dei suoi disegni di salvezza».
Un uomo anzitutto di Dio. Qui sta il segreto della vita del Santo di Pietrelcina che il Papa andrà domenica a evocare.

© Copyright Il Riformista, 18 giugno 2009


+PetaloNero+
00venerdì 19 giugno 2009 16:29
Domenica il Papa a San Giovanni Rotondo. Mons. D'Ambrosio: Padre Pio, messaggio della Croce e della misericordia di Dio


Cresce l’attesa a San Giovanni Rotondo, in Puglia, dove il Papa si recherà domenica prossima. Benedetto XVI arriverà nella cittadina in elicottero poco dopo le 9.00. Prima tappa, la visita privata al Santuario di Santa Maria delle Grazie con la venerazione delle spoglie di Padre Pio nella Cripta. Alle 10.30 il Papa celebrerà la Santa Messa sul sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina, quindi reciterà l’Angelus. Nel pomeriggio, alle 16.45, l’appuntamento con gli ammalati, il personale medico ed i dirigenti dell’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”, mentre alle 17.30 è previsto l’incontro con i sacerdoti, i religiosi ed i giovani, nella Chiesa di San Pio. Il ritorno in Vaticano avverrà intorno alle 19.30. Ma sull’attesa della visita del Papa a San Giovanni Rotondo, ascoltiamo mons. Domenico D’Ambrosio, vescovo della diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. L’intervista è di Isabella Piro:

R. – Il Papa viene a visitare e a pregare sulla tomba di un Santo, San Pio da Pietrelcina. Viene a confermare tutta una ricchezza di opere, di devozione, di fedeltà al carisma e al messaggio proprio di questo Santo, che è il messaggio della Croce, della misericordia del Padre. E quindi c’è una preparazione di ordine spirituale. In questo mese di giugno, praticamente, la preparazione spirituale si è concentrata nei luoghi in cui Padre Pio è vissuto, quindi all’interno del Santuario di Santa Maria delle Grazie e della nuova Chiesa di San Pio da Pietrelcina, con catechesi guidate da alcuni vescovi.


D. - Lei è anche presidente della “Casa Sollievo della Sofferenza”. Come comprendere, al mondo d’oggi, il valore della sofferenza e della malattia, anche in rapporto allo sviluppo scientifico?


R. - Non è un ospedale, ma una Casa Sollievo della Sofferenza. Padre Pio l’ha definita “tempio di preghiera e di scienza”, quindi anche la scienza rientra in una logica, possiamo dire, quasi ‘sacrale’, per sottolineare che – diceva ancora Padre Pio – all’ammalato bisogna accostarsi vedendo nell’ammalato Gesù e nell’ammalato povero due volte Gesù. È, evidentemente, faticoso, però si privilegia l’attenzione all’uomo piagato e sofferente. Nella “Casa Sollievo” – diceva San Pio - devono aumentare le riserve di amore che “tanto più è abbondante in uno, tanto più sarà abbondante nell’altro”, in uno scambio continuo.


D. - Tra i suoi incarichi c’è anche la guida dell’Associazione Internazionale “Gruppi di Preghiera” di San Pio da Pietrelcina …


R. - I Gruppi di Preghiera nascono come risposta che San Pio vuole dare alla richiesta di Pio XII subito dopo la seconda guerra mondiale: in un mondo diviso, c’è bisogno della presenza di Dio, della presenza della sua grazia, del suo sostegno. Padre Pio indica ad alcuni suoi figli spirituali il percorso della preghiera, della dedizione alla causa del Vangelo. E man mano questi Gruppi, poi, assumono una loro definizione con l’approvazione, nel 1986, da parte della Santa Sede, dell’Associazione Gruppi di Preghiera di Padre Pio. È un’associazione ormai in pieno sviluppo, ce ne sono oltre 3.500 in tutti e cinque i continenti. A loro, poi, San Pio ha affidato in modo particolare la “Casa Sollievo della Sofferenza” e dunque i Gruppi di Preghiera, con le loro offerte, sostengono le grandi iniziative e i grandi impegni che una struttura all’avanguardia nel campo scientifico ha bisogno di affrontare e di sostenere.


D. – San Pio è stato canonizzato 7 anni fa, il 16 giugno 2002. Eppure, i fedeli continuano a chiamarlo Padre Pio: cosa significa questo, secondo Lei?


R. - Padre Pio rimane tale perché da lui si andava per scoprire la paternità di Dio: è un Padre. È la sottolineatura di un legame affettuoso, semplice, ma intimo e profondo. Il rapporto che si ha con il padre è un rapporto che non crea distanza, anzi: facilita quel rapporto con Dio che, venendo a cercare Padre Pio, desideriamo in tanti.


D. – Cosa si augura che rimanga della visita del Papa nella sua diocesi?


R. – Che questa diocesi, questa Chiesa in tutte le sue espressioni, possa realmente immettersi con decisione su una strada particolare: quella che il profeta Isaia chiama “via santa”. Padre Pio è un santo che sentiamo vicino, ecco perché lo chiamiamo Padre. Quindi, deve essere più facile per noi riscoprire, nella devozione verso di lui, il richiamo a quel bisogno di perfezione che ci portiamo dentro, ma che le paure, le incertezze e i calcoli umani a volte ci fanno smarrire. Le indicazioni che il Santo Padre ci darà ci conforteranno in questo itinerario. In fondo, siamo responsabili: qui accogliamo gente da ogni parte del mondo. Allora, la nostra deve essere una Chiesa che esprime, manifesta il primato dell’amore e il primato della santità, sull’esempio e per intercessione di San Pio.


Radio Vaticana
+PetaloNero+
00sabato 20 giugno 2009 15:45
La visita del Papa a San Giovanni Rotondo


San Giovanni Rotondo è in fermento per l’arrivo, domani, di Benedetto XVI, che si recherà nei luoghi fondamentali della vita di Padre Pio, a 7 anni dalla sua canonizzazione. E’ la seconda visita di un Pontefice, dopo quella di Giovanni Paolo II. Questa è anche la terza visita in Puglia di Benedetto XVI. Sono attese oltre 30mila persone che si disporranno lungo i quattro chilometri del percorso della papamobile. Imponente la macchina dei preparativi e soprattutto è grande la gioia della cittadina pugliese, dei pellegrini e dei frati cappuccini. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini.

Un sole splendente e un mite venticello rendono gradevole il clima a San Giovanni Rotondo, che aspetta Pietro, il Papa, che domani visiterà la cittadina dove Padre Pio esercitò la sua missione di frate cappuccino e dove morì nel 1968. Vi sono attese oltre 30mila persone. Cinquecentocinquanta, fra vigili e uomini della protezione civile, sorveglieranno sulla visita che sicuramente lascerà un’impronta a San Giovanni Rotondo: è la seconda di un Pontefice dopo quella nell’87 di Giovanni Paolo II, colui che 7 anni fa proclamò Santo il frate cappuccino e che con lui, anche in vita, ha avuto un rapporto speciale. Un rapporto testimoniato fra l’altro dalla guarigione di una donna polacca malata di cancro. L’allora vescovo capitolare di Cracovia, nel’62, chiese a Padre Pio di pregare per lei. Undici giorni dopo gli scrisse un’altra lettera per ringraziarlo: la donna era improvvisamente guarita. Nel 1948, giovane sacerdote di 28 anni, Karol Wojtyla aveva incontrato di persona Padre Pio. Nel 1974 si recò a San Giovanni Rotondo da cardinale. L’attesa e la gioia trapelano dai volti dei frati cappuccini del convento, dei tanti pellegrini, ma anche da quelli del personale medico, dei malati e dei bambini ricoverati all’Istituto “Casa Sollievo della Sofferenza”: un’opera voluta fortemente da Padre Pio. Inaugurata nel 1956 con circa 250 posti letto, oggi ne conta quasi 1200; si è ampliata sempre di più, ha un’importante sezione di studi genetici e grande spazio per lo studio delle malattie rare. Benedetto XVI, domenica, avrà un momento per tutti. Prima la visita alla cella numero 1, dove morì Padre Pio, poi la preghiera davanti alle sue spoglie, esposte ai fedeli da 14 mesi nella cripta del Santuario di Santa Maria delle Grazie. Qui il Papa accenderà due lampade come simbolo delle due visite pastorali, la sua e quella di Giovanni Paolo II. Quindi la Messa e l’Angelus sul Sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina, opera del noto architetto Renzo Piano, consacrata nel 2004, dove, nel pomeriggio, inaugurerà i mosaici sulla vita di Cristo, di san Francesco e di Padre Pio realizzati nella cripta dal famoso artista, il padre gesuita Marko Rupnik. Durante la Celebrazione eucaristica, Benedetto XVI riceverà una medaglia commemorativa con i simboli di San Giovanni Rotondo. A consegnarla sarà Matteo Pio Colella, il ragazzo guarito per intercessione di Padre Pio da una meningite fulminante. Questo il miracolo che ha reso possibile la sua canonizzazione nel 2002. Nel pomeriggio di domani, anche l’incontro con malati e personale medico di “Casa Sollievo della Sofferenza” e poi con i sacerdoti, i religiosi e i giovani. Una visita significativa, quella del Papa, ad un grande Santo dell’epoca contemporanea che molto ha ancora da dire all’umanità.


La visita che Benedetto XVI compirà domani a San Giovanni Rotondo è “un’esortazione a crescere nell’educazione della fede, a non fermarsi alla contemplazione di questo grande Santo ma ad imparare il linguaggio del nostro tempo per essere testimoni di Cristo, come Padre Pio è stato per tutta la sua vita”. E’ quanto afferma Antonio Belpiede, portavoce della Provincia Monastica di Foggia dei Frati Cappuccini che sottolinea, al microfono di Debora Donnini, il significato della visita del Papa:

R. – Viene a sottolineare - al di là della santità che è accertata per sempre, canonicamente - l’importanza e l’attualità di questo santo.


D. – Qual è l’attualità di padre Pio oggi in un mondo anche molto razionalista, nichilista e scettico. Padre Pio, fondamentalmente, ha testimoniato l’amore di Dio per gli uomini nel dare il suo unico figlio Gesù Cristo, morto e risorto per gli uomini, e ha sottolineato anche l’importanza di coniugare in qualche modo l’annuncio di Gesù Cristo con la carità…


R. – Il mondo ha il suo ordine che viene dall’amore di Dio e la storia degli uomini ha un suo ordine. La formula dell’acqua la conoscono anche i bambini: gli elementi importanti della vita sono semplici, più semplici della formula dell’acqua. Allora, la semplicità del cristianesimo è sempre quella: l’amore per Dio e per Dio l'amore per i fratelli. Padre Pio ha coniugato mirabilmente questo amore in un abbandono totale all’effusione dello Spirito, in un abbandono totale all’abbraccio trinitario e contemporaneamente, come dice il profeta Isaia, non ha mai distolto gli occhi dalla sua gente, non ha mai dimenticato i poveri e i sofferenti. Non si può che amare in questo modo, Dio e i fratelli sempre. Questo è il cristianesimo, questo è il nocciolo, questo è l’ H2O, la formula delll'acqua, della nostra fede.


D. – Ecco, Padre Pio tra l’altro ha vissuto nel suo corpo la sofferenza di Gesù Cristo in croce. Perché?


R. –Dice San Paolo nella lettera ai Filippesi: “A noi è stato dato il privilegio non soltanto di credere in Gesù Cristo ma anche di soffrire per lui”. Ancora Paolo, che ha fatto una profonda esperienza di dolore, dice ai Colossesi esattamente quello che è successo a Padre Pio: “Completo nella mia carne quello che manca alle sofferenze di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa”. Padre Pio è stato scelto dal Signore per essere l’icona di suo figlio sacerdote eterno, crocefisso per amore dell’umanità. Del resto non c’è amore più grande di questo dare la vita per coloro che amiamo.


A San Giovanni Rotondo cresce poi l’attesa per l’incontro del Santo Padre con gli ammalati, il personale medico e i dirigenti dell'Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”. Come si preparano i bambini ad accogliere Benedetto XVI? Risponde la dottoressa Lucia Miglionico pediatra oncologa della Casa Sollievo della Sofferenza:

R. – Intanto, i bambini sono estremamente felici per l’arrivo del Santo Padre, tant’è vero che, insieme alle insegnanti – che hanno preparato striscioni, preghiere, i volantini – si sono anche preparati ad un possibile incontro col Santo Padre; per alcuni di loro non sarà possibile uscire dal reparto, però avranno la possibilità di seguirlo attraverso il collegamento video con un megaschermo che sarà nei locali comuni alla pediatria. L’atmosfera è indescrivibile, perché l’ansia è tanta. Chi di loro potrà andare davanti al Papa, porterà anche le intenzioni di preghiera di quanti invece rimarranno qui nel reparto.


D. – In questo reparto sono appunto ricoverati bambini di tutte le età, malati di tumore; quindi anche voi, come personale, siete a contatto con la sofferenza degli innocenti. Però questi bambini ricoverati qui hanno, probabilmente, un’opportunità in più, cioè quella di essere aiutati a vivere la loro malattia anche alla luce della fede...


R. – E’ vero, perché è l’ospedale di San Pio, è l’ospedale che è stato voluto, creato da un grande santo che ha affidato, a tutto il personale che lavora qui, il doveroso compito di curare non soltanto l’aspetto della salute, il corpo, ma anche di perseverare in quello che poteva essere l’accompagnamento con la preghiera, nella preghiera, e quindi anche una specie di missione di evangelizzazione.


Benedetto XVI incontrerà dunque gli ammalati nell’atrio dell’Ospedale, ai quali rivolgerà anche un saluto. Debora Donnini ha chiesto a due piccoli pazienti, Carmela e Romeo, quali siano le loro speranze legate all’arrivo di Benedetto XVI. Sentiamo Carmela:

R. – Sicuramente molta speranza. C’è anche molta fiducia perché speriamo che con l’aiuto del Papa, con le sue preghiere, le nostre preghiere arrivano meglio “su”. Speriamo anche che con il Papa riusciremo ad avere più forza, più grinta per superare la malattia. Allora, io vorrei chiedere al Papa di pregare soprattutto per i nostri genitori e familiari che ci sono molto vicini, soprattutto per mia madre, perché noi stiamo vivendo questo periodo difficile, ma loro insieme a noi.


D. – Tu come ti chiami?


R. – Romeo, ho 15 anni.


D. – Cosa ti aspetti da questa visita del Papa e cosa vedi anche negli altri bambini e ragazzi che sono qui?


R. - Vedo nei bambini molta speranza, come ha detto giustamente Carmela. Io, dato che sono un rumeno, vedo anche il Papa contro il razzismo, come un eroe.


D. – Senti che siete aiutati dalla luce della fede a vivere questo?

R. –Sì, certo, almeno io mi sento molto sostenuto dalla Chiesa.




Radio Vaticana
+PetaloNero+
00domenica 21 giugno 2009 15:56
VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A SAN GIOVANNI ROTONDO (21 GIUGNO 2009) - (I)

Il Santo Padre Benedetto XVI lascia questa mattina il Vaticano per la Visita Pastorale a San Giovanni Rotondo. A causa delle avverse condizioni atmosferiche, lo spostamento non avviene in elicottero, ma in aereo. Dall'aeroporto di Ciampino (Roma) il Papa raggiunge lo scalo militare di Amendola (Foggia), quindi si reca in auto presso il Campo sportivo "Antonio Massa" di San Giovanni Rotondo dove è accolto dalle Autorità politiche, civili ed ecclesiastiche.

Alle ore 10 il Santo Padre raggiunge in auto il sagrato del Santuario di Santa Maria delle Grazie e qui riceve il saluto di benvenuto da parte del Sindaco di San Giovanni Rotondo, Dr. Gennaro Giuliani e di S.E. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, Arcivescovo eletto di Lecce, Amministratore Apostolico di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

Nel Santuario, il Papa è accolto da Fra Mauro Jöhri, Ministro Generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Cappuccini, con il Definitorio Generale; fra Aldo Broccato, Ministro Provinciale; Fra Carlos M. Laborde, Guardiano del Convento; Fra Francesco Dileo, Rettore del Santuario, e dalla Fraternità dei Frati Minori Cappuccini di San Giovanni Rotondo. Dopo l’Adorazione del Santissimo Sacramento, il Papa sale al primo piano del Convento per una breve visita della cella n. 1, dove è morto Padre Pio da Pietrelcina. Quindi scende nella cripta del Santuario per venerare le spoglie mortali di San Pio. Nella cripta, alla presenza della sola Fraternità dei Frati Minori Cappuccini, il Santo Padre accende due lampade, simbolo delle visite apostoliche di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto XVI.



CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA SUL SAGRATO DELLA CHIESA DI SAN PIO DA PIETRELCINA

Alle ore 10.45, sul sagrato della chiesa di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Concelebrazione eucaristica.

Nel corso della Santa Messa, il Papa tiene la seguente omelia:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Nel cuore del mio pellegrinaggio in questo luogo, dove tutto parla della vita e della santità di Padre Pio da Pietrelcina, ho la gioia di celebrare per voi e con voi l’Eucaristia, mistero che ha costituito il centro di tutta la sua esistenza: l’origine della sua vocazione, la forza della sua testimonianza, la consacrazione del suo sacrificio. Con grande affetto saluto tutti voi, qui convenuti numerosi, e quanti sono con noi collegati mediante la radio e la televisione. Saluto, in primo luogo, l’Arcivescovo Domenico Umberto D’Ambrosio, che, dopo anni di fedele servizio a questa Comunità diocesana, si appresta ad assumere la cura dell’Arcidiocesi di Lecce. Lo ringrazio cordialmente anche perché si è fatto interprete dei vostri sentimenti. Saluto gli altri Vescovi concelebranti. Un saluto speciale rivolgo ai Frati Cappuccini con il Ministro Generale, Fra Mauro Jöhri, il Definitorio Generale, il Ministro Provinciale, il Padre Guardiano del Convento, il Rettore del Santuario e la Fraternità Cappuccina di San Giovanni Rotondo. Saluto inoltre con riconoscenza quanti offrono il loro contributo nel servizio del Santuario e delle opere annesse; saluto le Autorità civili e militari; saluto i sacerdoti, i diaconi, gli altri religiosi e religiose e tutti i fedeli. Un pensiero affettuoso indirizzo a quanti sono nella Casa Sollievo della Sofferenza, alle persone sole e a tutti gli abitanti di questa vostra Città.

Abbiamo appena ascoltato il Vangelo della tempesta sedata, al quale è stato accostato un breve ma incisivo testo del Libro di Giobbe, in cui Dio si rivela come il Signore del mare. Gesù minaccia il vento e ordina al mare di calmarsi, lo interpella come se esso si identificasse con il potere diabolico. In effetti, secondo quanto ci dicono la prima Lettura e il Salmo 106/107, il mare nella Bibbia è considerato un elemento minaccioso, caotico, potenzialmente distruttivo, che solo Dio, il Creatore, può dominare, governare e tacitare.

C’è però un’altra forza - una forza positiva - che muove il mondo, capace di trasformare e rinnovare le creature: la forza dell’"amore del Cristo", "(VB0 J@ũ OD4FJ@ũ (2 Cor 5,14) - come la chiama san Paolo nella Seconda Lettera ai Corinzi - : non quindi essenzialmente una forza cosmica, bensì divina, trascendente. Agisce anche sul cosmo ma, in se stesso, l’amore di Cristo è un potere "altro", e questa sua alterità trascendente, il Signore l’ha manifestata nella sua Pasqua, nella "santità" della "via" da Lui scelta per liberarci dal dominio del male, come era avvenuto per l’esodo dall’Egitto, quando aveva fatto uscire gli Ebrei attraverso le acque del Mar Rosso. "O Dio – esclama il salmista –, santa è la tua via… Sul mare la tua via, / i tuoi sentieri sulle grandi acque" (Sal 77/76,14.20). Nel mistero pasquale, Gesù è passato attraverso l’abisso della morte, poiché Dio ha voluto così rinnovare l’universo: mediante la morte e risurrezione del suo Figlio "morto per tutti", perché tutti possano vivere "per colui che è morto e risorto per loro" (2 Cor 5,16).

Il gesto solenne di calmare il mare in tempesta è chiaramente segno della signoria di Cristo sulle potenze negative e induce a pensare alla sua divinità: "Chi è dunque costui – si domandano stupiti e intimoriti i discepoli –, che anche il vento e il mare gli obbediscono?" (Mc 4,41). La loro non è ancora fede salda, si sta formando; è un misto di paura e di fiducia; l’abbandono confidente di Gesù al Padre è invece totale e puro. Per questo Egli dorme durante la tempesta, completamente sicuro nelle braccia di Dio. Ma verrà il momento in cui anche Gesù proverà paura e angoscia: quando verrà la sua ora, sentirà su di sé tutto il peso dei peccati dell’umanità, come un’onda di piena che sta per rovesciarsi su di Lui. Quella sì, sarà una tempesta terribile, non cosmica, ma spirituale. Sarà l’ultimo, estremo assalto del male contro il Figlio di Dio.

Ma in quell’ora Gesù non dubitò del potere di Dio Padre e della sua vicinanza, anche se dovette sperimentare pienamente la distanza dell’odio dall’amore, della menzogna dalla verità, del peccato dalla grazia. Sperimentò questo dramma in se stesso in maniera lacerante, specialmente nel Getsemani, prima dell’arresto, e poi durante tutta la passione, fino alla morte in croce. In quell’ora, Gesù da una parte fu un tutt’uno con il Padre, pienamente abbandonato a Lui; dall’altra, in quanto solidale con i peccatori, fu come separato e si sentì come abbandonato da Lui.

Alcuni Santi hanno vissuto intensamente e personalmente questa esperienza di Gesù. Padre Pio da Pietrelcina è uno di loro. Un uomo semplice, di origini umili, "afferrato da Cristo" (Fil 3,12) – come scrive di sé l’apostolo Paolo – per farne uno strumento eletto del potere perenne della sua Croce: potere di amore per le anime, di perdono e di riconciliazione, di paternità spirituale, di solidarietà fattiva con i sofferenti. Le stigmate, che lo segnarono nel corpo, lo unirono intimamente al Crocifisso-Risorto. Autentico seguace di san Francesco d’Assisi, fece propria, come il Poverello, l’esperienza dell’apostolo Paolo, così come egli la descrive nelle sue Lettere: "Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20); oppure: "In noi agisce la morte, in voi la vita" (2 Cor 5,12). Questo non significa alienazione, perdita della personalità: Dio non annulla mai l’umano, ma lo trasforma con il suo Spirito e lo orienta al servizio del suo disegno di salvezza. Padre Pio conservò i propri doni naturali, e anche il proprio temperamento, ma offrì ogni cosa a Dio, che ha potuto servirsene liberamente per prolungare l’opera di Cristo: annunciare il Vangelo, rimettere i peccati e guarire i malati nel corpo e nello spirito.

Come è stato per Gesù, la vera lotta, il combattimento radicale Padre Pio ha dovuto sostenerli non contro nemici terreni, bensì contro lo spirito del male (cfr Ef 6,12). Le più grandi "tempeste" che lo minacciavano erano gli assalti del diavolo, dai quali egli si difese con "l’armatura di Dio", con "lo scudo della fede" e "la spada dello Spirito, che è la parola di Dio" (Ef 6,11.16.17). Rimanendo unito a Gesù, egli ha avuto sempre di mira la profondità del dramma umano, e per questo si è offerto e ha offerto le sue tante sofferenze, ed ha saputo spendersi per la cura ed il sollievo dei malati, segno privilegiato della misericordia di Dio, del suo Regno che viene, anzi, che è già nel mondo, della vittoria dell’amore e della vita sul peccato e sulla morte. Guidare le anime e alleviare la sofferenza: così si può riassumere la missione di san Pio da Pietrelcina, come ebbe a dire di lui anche il servo di Dio, il Papa Paolo VI: "Era un uomo di preghiera e di sofferenza" (Ai Padri Capitolari Cappuccini, 20 febbraio 1971).

Cari amici, Frati Minori Cappuccini, membri dei Gruppi di preghiera e fedeli tutti di San Giovanni Rotondo, voi siete gli eredi di Padre Pio e l’eredità che vi ha lasciato è la santità. In una sua lettera scrive: "Sembra che Gesù non abbia altra cura per le mani se non quella di santificare l’anima vostra" (Epist. II, p. 155). Questa era sempre la sua prima preoccupazione, la sua ansia sacerdotale e paterna: che le persone ritornassero a Dio, che potessero sperimentare la sua misericordia e, interiormente rinnovate, riscoprissero la bellezza e la gioia di essere cristiani, di vivere in comunione con Gesù, di appartenere alla sua Chiesa e praticare il Vangelo. Padre Pio attirava sulla via della santità con la sua stessa testimonianza, indicando con l’esempio il "binario" che ad essa conduce: la preghiera e la carità.

Prima di tutto la preghiera. Come tutti i grandi uomini di Dio, Padre Pio era diventato lui stesso preghiera, anima e corpo. Le sue giornate erano un rosario vissuto, cioè una continua meditazione e assimilazione dei misteri di Cristo in unione spirituale con la Vergine Maria. Si spiega così la singolare compresenza in lui di doni soprannaturali e di concretezza umana. E tutto aveva il suo culmine nella celebrazione della santa Messa: lì egli si univa pienamente al Signore morto e risorto. Dalla preghiera, come da fonte sempre viva, sgorgava la carità. L’amore che egli portava nel cuore e trasmetteva agli altri era pieno di tenerezza, sempre attento alle situazioni reali delle persone e delle famiglie. Specialmente verso i malati e i sofferenti nutriva la predilezione del Cuore di Cristo, e proprio da questa ha preso origine e forma il progetto di una grande opera dedicata al "sollievo della sofferenza". Non si può capire né interpretare adeguatamente tale istituzione se la si scinde dalla sua fonte ispiratrice, che è la carità evangelica, animata a sua volta dalla preghiera.

Tutto questo, carissimi, Padre Pio ripropone oggi alla nostra attenzione. I rischi dell’attivismo e della secolarizzazione sono sempre presenti; perciò la mia visita ha anche lo scopo di confermarvi nella fedeltà alla missione ereditata dal vostro amatissimo Padre. Molti di voi, religiosi, religiose e laici, siete talmente presi dalle mille incombenze richieste dal servizio ai pellegrini, oppure ai malati nell’ospedale, da correre il rischio di trascurare la cosa veramente necessaria: ascoltare Cristo per compiere la volontà di Dio. Quando vi accorgete che siete vicini a correre questo rischio, guardate a Padre Pio: al suo esempio, alle sue sofferenze; e invocate la sua intercessione, perché vi ottenga dal Signore la luce e la forza di cui avete bisogno per proseguire la sua stessa missione intrisa di amore per Dio e di carità fraterna. E dal cielo continui egli ad esercitare quella squisita paternità spirituale che lo ha contraddistinto durante l’esistenza terrena; continui ad accompagnare i suoi confratelli, i suoi figli spirituali e l’intera opera che ha iniziato. Insieme a san Francesco, e alla Madonna, che ha tanto amato e fatto amare in questo mondo, vegli su voi tutti e sempre vi protegga. Ed allora, anche nelle tempeste che possono alzarsi improvvise, potrete sperimentare il soffio dello Spirito Santo che è più forte di ogni vento contrario e spinge la barca della Chiesa ed ognuno di noi. Ecco perché dobbiamo vivere sempre nella serenità e coltivare nel cuore la gioia rendendo grazie al Signore. "Il suo amore è per sempre" (Salmo resp.). Amen!







VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A SAN GIOVANNI ROTONDO (21 GIUGNO 2009) - (II)


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS SUL SAGRATO DELLA CHIESA DI SAN PIO DA PIETRELCINA


Al termine della Santa Messa celebrata sul sagrato della chiesa di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo, il Papa guida la recita dell’Angelus. Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle,

al termine di questa solenne Celebrazione, vi invito a recitare con me – come ogni domenica – la preghiera mariana dell’Angelus. Ma qui, nel santuario di san Pio da Pietrelcina, ci sembra di sentire la sua stessa voce, che ci esorta a rivolgerci con cuore di figli alla Vergine Santa: "Amate la Madonna e fatela amare". Così egli ripeteva a tutti, e più delle parole valeva la testimonianza esemplare della sua profonda devozione alla Madre celeste. Battezzato nella chiesa di Santa Maria degli Angeli di Pietrelcina col nome di Francesco, come il Poverello di Assisi nutrì sempre per la Vergine un amore tenerissimo. La Provvidenza lo condusse poi qui, a San Giovanni Rotondo, presso il Santuario di Santa Maria delle Grazie, dove è rimasto fino alla morte e dove riposano le sue spoglie mortali. Tutta la sua vita e il suo apostolato si sono svolti dunque sotto lo sguardo materno della Madonna e con la potenza della sua intercessione. Anche la Casa Sollievo della Sofferenza egli la considerava opera di Maria, "Salute dei malati". Pertanto, cari amici, sull’esempio di Padre Pio, anch’io oggi voglio affidarvi tutti alla materna protezione della Madre di Dio. In modo particolare la invoco per la comunità dei Frati Cappuccini, per i malati dell’Ospedale e per quanti con amore se ne prendono cura, come pure per i Gruppi di Preghiera che portano avanti in Italia e nel mondo la consegna spirituale del Santo fondatore.

All’intercessione della Madonna e di san Pio da Pietrelcina vorrei affidare in modo speciale l’Anno Sacerdotale, che ho inaugurato venerdì scorso, Solennità del Sacro Cuore di Gesù. Sia esso un’occasione privilegiata per porre in luce il valore della missione e della santità dei sacerdoti al servizio della Chiesa e dell’umanità del terzo millennio!

Preghiamo quest’oggi anche per la situazione difficile e talora drammatica dei rifugiati. Si è celebrata proprio ieri la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite. Molte sono le persone che cercano rifugio in altri Paesi fuggendo da situazioni di guerra, persecuzione e calamità, e la loro accoglienza pone non poche difficoltà, ma è tuttavia doverosa. Voglia Iddio che, con l’impegno di tutti, si riesca il più possibile a rimuovere le cause di un fenomeno tanto triste.

Con grande affetto saluto tutti i pellegrini qui convenuti. Esprimo la mia riconoscenza alle Autorità civili e a quanti hanno collaborato alla preparazione della mia visita. Grazie di cuore! A tutti ripeto: camminate sulla via che Padre Pio vi ha indicato, la via della santità secondo il Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo. Su questa via vi precederà sempre la Vergine Maria, e con mano materna vi guiderà alla patria celeste.


DOPO L’ANGELUS

Z San Giovanni Rotondo, z Sanktuarium świętego Ojca Pio z Pietrelciny, pozdrawiam serdecznie Polaków, a szczególnie uczestników uroczystości milenijnych ku czci świętego Brunona z Kwerfurtu, męczennika, którzy dzisiaj, w Giżycku, dziękują Bogu za dar wiary przyniesiony przez tego wielkiego Misjonarza. Niech jego starania o dobre relacje między narodami owocują duchem ich zgody i bliskości oraz gorliwością serc w głoszeniu Ewangelii. Z serca wszystkim błogosławię.

[Da San Giovanni Rotondo, presso il Santuario di San Pio da Pietrelcina, saluto cordialmente i Polacchi, particolarmente i partecipanti al millenario del martirio di san Bruno di Querfurt che oggi, a Giżycko, ringraziano Dio per il dono della fede portata da questo grande Missionario. Che il suo sforzo in favore dei buoni rapporti tra le nazioni fruttifichi nella loro concordia e nello zelo per l’annuncio del Vangelo. Tutti vi benedico di cuore.]


Conclusa la Celebrazione eucaristica, il Papa raggiunge la Casa Sollievo della Sofferenza dove pranza e compie una sosta di riposo.




Benedetto XVI davanti ai 50 mila di San Giovanni Rotondo: San Pio da Pietrelcina maestro nel combattere il male e guidare le anime


“Guidare le anime e alleviare le sofferenze: così si può riassumere la missione di San Pio da Pietrelcina”. Lo ha ricordato stamani Benedetto XVI nella celebrazione eucaristica che ha presieduto, davanti a una folla gioiosa e commossa di circa 50 mila persone, sul Sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina. Quella di oggi è stata la prima visita pastorale di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo, a sette anni dalla canonizzazione del Frate di Pietrelcina, e la seconda di un Pontefice nella località pugliese, dopo quella nell’87di Giovanni Paolo II. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini:
(Canto)
Una folla composta di fedeli ha sfidato la pioggia e dalle prime luci dell’alba è arrivata da tutt’Italia a San Giovanni Rotondo, ma anche dall’Inghilterra, dagli Stati uniti e dall’Irlanda. Le campane suonano a festa e sulle note dell'orchestra sinfonica del Conservatorio di musica “Piccinni” di Bari, i fedeli accolgono con gioia e commozione palpabile, sventolando le bandierine del Vaticano, il Papa che viene a confermali nella fede e a rendere omaggio a Padre Pio, Santo dal 2002, la cui grandezza è testimoniata anche dai sette milioni di pellegrini che ogni anno vengono a San Giovanni Rotondo da tutto il mondo. Un Santo, dunque, non solo della gente semplice - come a volte si sente dire - ma in realtà, sia in vita sia dopo la morte, un Santo che ha aiutato la conversione di tanta gente anche meno semplice.

Giunto in aereo anziché in elicottero a causa delle difficili condizioni meteorologiche, la prima tappa di Benedetto XVI è la cella numero 1, dove Padre Pio alloggiò per un periodo e morì. I frati lo accolgono nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, anziani e giovani gli sussurrano parole all’orecchio. Poi, il Papa scende nella cripta del Santuario di Santa Maria delle Grazie e prega in ginocchio davanti al corpo di Padre Pio, posto in una teca di cristallo. Si inginocchia e commosso bacia il reliquario dove vi sono i frammenti del cuore del religioso. Un cuore trafitto: Padre Pio ricevette il dono della trasverberazione; il suo cuore, racconta lui stesso, ha battuto con il cuore di Cristo, lo ha amato infinitamente. Quindi, il Papa accende due lampade votive in ricordo della visita di Giovanni Paolo II, nell’87, e della sua, questa, la prima a San Giovanni Rotondo.

(Canto)

La Messa inizia e il Papa sorride, è visibilmente felice. Benedetto XVI utilizza un calice e una pisside più volte usati da Padre Pio. L’omelia ripercorre il Vangelo di questa domenica: la tempesta sul lago di Tiberiade sedata da Gesù, segno della sua signoria divina e trascendente sulle forze del cosmo. I Discepoli hanno avuto paura, non così Gesù. Ma verrà il momento in cui anche lui proverà angoscia, senza però dubitare del potere e della vicinanza del Padre: Cristo ha vissuto il dramma di sentirsi da una parte “tutt’uno con il Padre, pienamente abbandonato a Lui” e dall’altra, “in quanto solidale con i peccatori, fu come separato e si sentì come abbandonato da Lui”. Nella Passione ha dovuto sperimentare pienamente “la distanza dall’odio dall’amore”. Alcuni Santi hanno vissuto questa esperienza, ricorda il Papa. “Padre Pio è uno di loro”.

Un uomo semplice, di umili origini, afferrato da Cristo per essere “strumento eletto del potere perenne della sua Croce”. “Le stigmate, afferma il Papa, che lo segnarono nel corpo lo unirono intimamente al Crocifisso”. Ma questo, sottolinea Benedetto XVI, non significa perdita della personalità, Dio non annulla mai l’umano ma lo trasforma e lo orienta al suo disegno di salvezza. Padre Pio, ricorda il Pontefice, ha conservato il proprio temperamento e i suoi doni naturali, offerti a Dio, che se ne è servito per prolungare l’opera di Cristo in tre modi fondamentali: l’annuncio del Vangelo, il perdono dei peccati e la guarigione dei malati nel corpo e nello spirito. E come è noto, tante sono state le battaglie che Padre Pio ha sostenuto nella sua vita:
"Come è stato per Gesù, la vera lotta, il combattimento radicale Padre Pio ha dovuto sostenerli non contro nemici terreni, bensì contro lo spirito del male. Le più grandi “tempeste” che lo minacciavano erano gli assalti del diavolo, dai quali egli si difese con 'l’armatura di Dio', con 'lo scudo della fede' e 'la spada dello Spirito', che è la parola di Dio”.

Padre Pio ha infatti profondamente compreso il dramma dell’uomo:

"Rimanendo unito a Gesù, egli ha avuto sempre di mira la profondità del dramma umano, e per questo si è offerto e ha offerto le sue tante sofferenze, ed ha saputo spendersi per la cura ed il sollievo dei malati, segno privilegiato della misericordia di Dio, del suo Regno che viene, anzi, che è già nel mondo, della vittoria dell’amore e della vita sul peccato e sulla morte. Guidare le anime e alleviare la sofferenza: così si può riassumere la missione di san Pio da Pietrelcina, come ebbe a dire a lui anche il Servo di Dio, il Papa Paolo VI: 'Era un uomo di preghiera e di sofferenza'”.

Il Papa lascia ai Cappuccini, ai fedeli di Padre Pio, a tutto San Giovanni Rotondo, l’eredità del Frate di Pietrelcina: la santità. Il binario per arrivarvi, la preghiera e la carità. Dalla preghiera e unione di Padre Pio a Cristo morto e risorto, specialmente nella Messa, spiega il Pontefice, scaturisce la compresenza in lui di “doni soprannaturali” e di “concretezza umana”, e la carità stessa.

“L’amore che egli portava nel cuore e trasmetteva agli altri era pieno di tenerezza, afferma Bendetto XVI, sempre attento alle situazioni reali delle persone e delle famiglie”. Specialmente verso i malati e sofferenti nutriva la predilezione del cuore di Cristo e da questo ha preso origine Casa Sollievo della Sofferenza. Inaugurata negli anni ‘50 da lui stesso, non si può capire questa istituzione se la si scinde dalla sua forza ispiratrice che è la carità, che a sua volta nasce dalla preghiera:

"Questa era sempre la sua prima preoccupazione, la sua ansia sacerdotale e paterna: che le persone ritornassero a Dio, che potessero sperimentare la sua misericordia e, interiormente rinnovate, riscoprissero la bellezza e la gioia di essere cristiani, di vivere in comunione con Gesù, di appartenere alla sua Chiesa e praticare il Vangelo".

Il Papa mette poi in guardia gli eredi di Padre Pio dai rischi “dell’attivismo” e della “secolarizzazione”. Lo scopo della mia visita, spiega, è anche quello di confermarvi nella fedeltà alla missione di padre Pio:

"Molti di voi, religiosi, religiose e laici, siete talmente presi dalle mille incombenze richieste dal servizio ai pellegrini, oppure ai malati nell’ospedale, da correre il rischio di trascurare la cosa veramente necessaria: ascoltare Cristo per compiere la volontà di Dio. Quando vi accorgete che siete vicini a correre questo rischio, guardate a Padre Pio: al suo esempio, alle sue sofferenze; e invocate la sua intercessione, perché vi ottenga dal Signore la luce e la forza di cui avete bisogno per proseguire la sua stessa missione intrisa di amore per Dio e di carità fraterna".
Così, spiega il Papa, nelle tempeste che possono alzarsi improvvise potrete sperimentare più forte di ogni vento contrario il soffio dello Spirito Santo, che spinge la barca di Pietro e ognuno di noi.

(Canto)

All’Angelus il Papa affida tutti a Maria, la comunità dei Cappuccini, i malati, il personale che li assiste a Casa Sollievo della Sofferenza, i gruppi di preghiera, ma anche all’intercessione di San Pio da Pietrelcina l’Anno Sacerdotale appena iniziato. Il Papa prega anche per i rifugiati, ieri la giornata mondiale dell’Onu a loro dedicata:

"Molte sono le persone che cercano rifugio in altri Paesi fuggendo da situazioni di guerra, persecuzione e calamità, e la loro accoglienza pone non poche difficoltà, ma è tuttavia doverosa".

In precedenza, sul sagrato di Santa Maria delle Grazie, Benedetto XVI aveva ricevuto il saluto dell’arcivescovo di Lecce e amministratore apostolico di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Domenico D’Ambrosio, che ha ricordato come il volto della misericordia del Padre sia stato mostrato qui per 52 anni da un povero frate che pregava. La gioia della comunità per la visita del Papa è stata espressa anche dal sindaco Gennaro Giuliani che ricorda come un umile cella e un minuscolo confessionale abbiano fatto la Storia grazie a Padre Pio. Il sindaco annuncia anche che San Giovanni Rotondo - dopo la città natale di Karol Wojtyla, Wadowice - sarà presto gemellata anche con Marktl am Inn, dove è nato Joseph Ratzinger.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=887&sett...
Paparatzifan
00domenica 21 giugno 2009 17:42
Dal blog di Lella...

PAPA:ARRIVA IN PUGLIA IN AEREO;GRANDE FOLLA PER LE STRADE

Salvatore Izzo

(AGI) - San Giovanni Rotondo, 21 giu.

Per la seconda volta quest'anno il Papa ha dovuto rinunciare, a causa del maltempo, ad utilizzare l'elicottero.
Come era accaduto lo scorso 28 aprile, quando, per portare la sua solidarieta' alle popolazioni terremotate, raggiunse L'Aquila in automobile, questa mattina per arrivare a San Giovanni Rotondo - la citta' dove e' vissuto Padre Pio e che e' meta ogni anno per 7 milioni di pellegrini - Benedetto XVI ha cambiato programma ed ha viaggiato in aereo da Ciampino a Foggia e poi ha percorso in automobile l'ultimo tratto fino alle porte della citta' dove lo attendevano l'arcivescovo Domenico D'Ambrosio, attuale amministratore apostolico della diocesi di Manfredonia, Vieste, San, on. Raffaele Fitto, insieme alle autorita' locali.
Con il presule, Papa Ratzinger ha poi attraversato il centro citta' in "Papamobile" facendo un vero bagno di folla, perche' nonostante la pioggia molte migliaia di fedeli erano assiepati lungo le transenne. Anche il piazzale del Santuario - progettato per contenere 30 mila fedeli - era gremito fin dalle prime ore del mattino.
Nel suo discorso di benvenuto, mons. D'Ambrosio - che sta per lasciare la guida della diocesi di Manfredonai, Vieste, San Giovanni Rotondo perche' nominato recentemente arcivescovo di Lecce - ha fatto cenno alle attuali difficolta' economiche della "Casa Sollievo della Sofferenza", il mega-ospedale che Padre Pio costrui' alla fine degli anni '50 con le offerte dei suoi seguaci di tutto il mondo, che dovette difendere dal tentativo che l'Ordine Cappuccino le usasse per ripianare i debiti contratti con lo scandalo Giuffre' (difesa che gli costo' l'ostilita' di personaggi molto vicini a Papa Giovanni XXIII).
Donato dal frate con le stimmate alla Santa Sede, il nosocomio e' oggi un Istituto di ricerca a livello internazionale e continua il suo ruolo di ospedale di eccellenza per il Mezzogiorno d'Italia, ma vive una situazione difficile a causa dei ritardi nell'adeguamento delle tariffe delle prestazioni convenzionate e nei pagamenti dovuti dalla Regione Puglia e dagli altri enti pubblici.
"Padre Santo - ha confidato il presule - abbiamo lottato e faticato n tanti anni per garantire alla perla preziosa della carita' di Padre Pio di continuare a vivere e offrire il servizio adell'amore ai fratelli sofferenti".
"San Giovanni Rotondo - ha detto invece il sindaco Gennaro Giuliani nel suo saluto al Pontefice, annunciando l'intenzione di gemellare la citta' con Marktl am Inn, luogo natale di Benedetto XVI - e' citta' di accoglienza e di riconciliazione perche' e' solida nella fede e nella sua missione di aiuto al prossimo perche' ispirata dalla testimonianza di Padre Pio". "Una umile cella, un minuscolo confessionale - ha ricordato - hanno fatto la Storia, ma sono anche i luoghi dove si e' potuto irradiare il Concilio, grazie alla 'semplicita' sacerdotale' di un frate che di se stesso diceva: 'Sono un umile frate che prega', e che ha saputo anticipare nelle sue opere e nel suo servizio quanto ha ribadito Giovanni Paolo II per l'inizio del Terzo Millenio: 'un tempo segnato dalla centralita' di Cristo nella storia e nella vita di ogni uomo'".

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Paparatzifan
00domenica 21 giugno 2009 17:43
Dal blog di Lella...

Papa/ Saluta nipote di padre Pio e 8 pronipoti

Ora solenne messa, sull'altare reliquiario con cuore padre Pio

Dopo la visita alla cella numero 1, dove è morto padre Pio, il Papa ha salutato brevemente la nipote del santo di Pietrelcina, Pia Forgione, e 8 pronipoti.
Nella cripta erano presenti una trentina di frati cappuccini. Insieme al Papa si sono raccolti in preghiera davanti al corpo di padre Pio il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, il cardinale Salvatore De Giorgi, e il sostituto monsignor Giuseppe Bertello.
Era presente il frate che ha dato l'estrema unzione a padre Pio, padre Paolo Covino, di 90 anni, che ha conosciuto 8 Papi. Davanti alla salma di padre Pio sfilano in media 15mila pellegrini al giorno, con picchi durante le feste e il periodo estivo. Benedetto XVI è ora arrivato sul sagrato della Chiesa nuova di padre Pio, dove celebrerà la solenne messa e reciterà l'Angelus. Sull'altare è stato collocato il reliquiario contenente il cuore di padre Pio.

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Paparatzifan
00domenica 21 giugno 2009 17:43
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PAPA: IN GINOCCHIO DAVANTI ALLE SPOGLIE DI PADRE PIO

Salvatore Izzo

(AGI) - San Giovanni Rotondo, 21 giu.

Benedetto XVI ha pregato in ginocchio davanti alle spoglie di Padre Pio, esposte da un anno alla venerazione dei fedeli in un'urna di cristallo, posta nella cripta della chiesa del convento dei cappuccini, proprio accanto alla tomba dove il santo era rimasto sepolto per 40 anni e davanti alla quale Giovanni Paolo II pote' inginocchiarsi nel 1987, quando con la sua visita a San Giovanni Rotondo sblocco' di fatto la causa di beatificazione.
Il viso di Padre Pio e' in parte ricostruito con la cera e per questo l'effetto per il visitatore e' quello di trovarselo davanti, sorridente e sereno. Cosi' e' apparso fino ad oggi a oltre sei milioni di pellegrini che hanno visitato la Cripta nell'ultimo anno e cosi' lo ha visto anche il Papa teologo, che ha fatto per meta' della vita il professore universitario e per l'altra meta' il custode della Dottrina della Fede, ma che oggi ha testimoniato con semplicita' la sua devozione verso un umile frate sul conto del quale l'ex Sant'Uffizio ha a lungo indagato.
A Benedetto XVI e' stato anche portato il reliquario che custodisce il cuore del santo, tolto in occasione della ricomposizione del corpo, effettuata l'anno scorso - tra non poche polemiche, culminate anche con una denuncia per profanazione nei confronti dell'arcovescovo Domenico D'Ambrosio - in vista dell'ostensione che si concludera' in autunno.
Il portavoce del Santuario, Stefano Campanella, ha poi precisato che nella cripta che custodisce il corpo di Padre Pio, e' stato presentato a Papa Ratzinger "un reliquiario contenete cio' che la commissione dei periti incaricata dell'esumazione ha trovato del cuore del Santo e lo ha benedetto e ha vi poggiato sopra le sue mani". Campanella ha anche aggiunto che il reliquiario, alto un metro e 30 cm e dal peso di 8 kg, realizzato dall'orafo Goudji, "e' stato poi portato all'altare della Celebrazione Eucaristica".

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Paparatzifan
00domenica 21 giugno 2009 17:44
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PAPA: 50 MILA FEDELI ALLA MESSA PER PADRE PIO

Salvatore Izzo

(AGI)

San Giovanni Rotondo, 21 giu.

Sono oltre 50 mila i fedeli che assistono alla messa celebrata da Benedetto XVI sul piazzale della nuova chiesa di San Pio da Pietrelcina, a San giovanni Rotondo. Lo afferma il portavoce del
santuario, Stefano Campanella.
Appena il Papa ha impartito la benedizione conclusiva e' iniziata una pioggia torrenziale, che ha creato qualche problema al deflusso della folla che riempiva oggi oltre al piazzale della nuova chiesa di San Pio e quello del vecchio santuario anche l'intera via dei Cappuccini che su di esso si affaccia e le altre vie e spiazzi limitrofi, offrendo un colpo d'occhio impressionante alle telecamere che riprendevano dall'alto.
Benedetto XVI, visibilmente commosso, ha celebrato sul sagrato dell'avveniristica chiesa progettata dall'architetto Renzo Piano e affrescata dal pittore gesuita Mark Ivan Rupnik, con il segretario di Stato Tarciso Bertone, il card. Salvatore De Giorgi, originario di queste terre, e tutti i vescovi della Puglia.
Pisside e calice erano quelli usati dal Padre Pio e che gia' servirono per la grande messa di Giovanni Paolo II il 23 maggio del 1987. Al termine del rito, prima della preghiera dell'Angelus, il Papa teologo ha ricordato la profonda pieta' mariana del frate con le stimmate che ai suoi seguaci chiedeva: "Amate la Madonna e fatela amare".
"Lo ripeteva a tutti, e piu' delle parole - ha sottolineato Ratzinger - valeva la testimonianza esemplare della sua profonda devozione alla Madre celeste. Battezzato nella chiesa di Santa Maria degli Angeli di Pietrelcina col nome di Francesco, come il Poverello di Assisi nutri' sempre per la Vergine un amore tenerissimo".
"A San Giovanni Rotondo, presso il Santuario di Santa Maria della Grazie, dove e' rimasto fino alla morte e dove riposano le sue spoglie mortali, tutta la sua vita e il suo apostolato - infatti - si sono svolti sotto lo sguardo materno della Madonna e con la potenza della sua intercessione.
Anche la 'Casa Sollievo della Sofferenza' egli la considerava opera di Maria, 'Salute dei malati'". "Cari amici, sull'esempio di Padre Pio, anch'io oggi - ha poi concluso il Pontefice rivolto ai 50 mila fedeli presenti - voglio affidarvi tutti alla materna protezione della Madre di Dio. In modo particolare la invoco per la comunita' dei Frati Cappuccini, per i malati dell'Ospedale e per quanti con amore se ne prendono cura, come pure per i Gruppi di Preghiera che portano avanti in Italia e nel mondo la consegna spirituale del Santo fondatore".

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Paparatzifan
00domenica 21 giugno 2009 17:45
Dal blog di Lella...

Padre Pio: Papa incontra nella cripta Fra' Modestino

Fra i frati più anziani che il Papa ha abbracciato nel Santuario dove sono custodite le spoglie di Padre Pio, c'era anche frate Modestino, che ha più di 90 anni, discepolo noto del frate di Pietrelcina a cui molti fedeli ora fanno riferimento.
Lunghe code, ogni giorno da anni, sin dalle 4 del mattino, si formano dietro la guardiola dove è fra Modestino che, a causa dell'età, non riesce a dare la benedizione a tutti.
Non si sa che cosa si siano detti il Papa e il frate, ma è stato un momento di particolare emozione per tutti i frati presenti.
Nel Santuario il Papa ha incontrato i frati del Convento e i rappresentanti della Provincia e dell'Ordine dei Cappuccini. 'Ogni frate - racconta il portavoce dei frati Cappuccini della Provincia religiosa di Sant'Angelo e Padre Pio, frate Antonio Belpiede - 'ha baciato la mano e ha scambiato una battuta con il papa'.
'Il Papa mi ha fatto emozionare.
Gli ho baciato la mano - racconta frate Antonio - e lui mi ha detto: 'Ah, a lei l'ho vista in Tv' e io gli ho risposto: 'E' possibile Santità, è possibile'.
'Mi sono - dice ancora frate Antonio - commosso. Eravamo tutti commossi, felici, raggianti, questa è la verità.
Il Papa è sembrato molto felice, ci ha salutato con grande trasporto'. 'Nella Cripta - aggiunge frate Antonio - il Papa ha venerato il corpo di padre Pio, in ginocchio e ha pregato e poi ha pregato in silenzio per alcuni minuti davanti al reliquiario contenente il cuore di Padre Pio, è stato un momento davvero di grande grande intensità'.

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+PetaloNero+
00lunedì 22 giugno 2009 01:46
Discorso del Papa davanti alla Casa Sollievo della Sofferenza


SAN GIOVANNI ROTONDO, domenica, 21 giugno 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questa domenica da Benedetto XVI nell'incontrarsi con gli ammalati, il personale medico, paramedico e amministrativo, i dirigenti dell’ospedale e i familiari della Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo.

* * *

Cari fratelli e sorelle,
cari ammalati,

in questa mia visita a San Giovanni Rotondo, non poteva mancare una sosta nella Casa Sollievo della Sofferenza, ideata e voluta da san Pio da Pietrelcina quale "luogo di preghiera e di scienza dove il genere umano si ritrovi in Cristo Crocifisso come un solo gregge con un solo pastore". Proprio per questo volle affidarla al sostegno materiale e soprattutto spirituale dei Gruppi di Preghiera, che qui hanno il centro della loro missione al servizio della Chiesa. Padre Pio voleva che in questa attrezzata struttura sanitaria si potesse toccare con mano che l’impegno della scienza nel curare il malato non deve mai disgiungersi da una filiale fiducia verso Dio, infinitamente tenero e misericordioso. Inaugurandola, il 5 maggio del 1956, la definì "creatura della Provvidenza" e parlava di questa istituzione come di "un seme deposto da Dio sulla terra, che Egli riscalderà con i raggi del suo amore".

Eccomi, dunque, tra voi per ringraziare Iddio per il bene che, da più di cinquant’anni, fedeli alle direttive di un umile Frate Cappuccino, voi fate in questa "Casa Sollievo della Sofferenza", con riconosciuti risultati sul piano scientifico e medico. Non mi è purtroppo possibile, come pur desidererei, visitarne ogni padiglione e salutare uno ad uno i degenti insieme a coloro che di essi si prendono cura. Mi preme però far giungere a ciascuno - malati, medici, familiari, operatori sanitari e pastorali – una parola di paterno conforto e di incoraggiamento a proseguire insieme quest’opera evangelica a sollievo della vita sofferente, valorizzando ogni risorsa per il bene umano e spirituale degli ammalati e dei loro familiari.

Con questi sentimenti, saluto cordialmente voi tutti, a cominciare da voi, fratelli e sorelle che siete provati dalla malattia. Saluto poi i medici, gli infermieri e il personale sanitario ed amministrativo. Saluto voi, venerati Padri Cappuccini, che, come Cappellani, proseguite l’apostolato del vostro santo Confratello. Saluto i Presuli e, in primo luogo, l’Arcivescovo Domenico Umberto D’Ambrosio, già Pastore di questa Diocesi e ora chiamato a guidare la comunità arcidiocesana di Lecce; gli sono grato per le parole che mi ha voluto indirizzare a vostro nome. Saluto poi, il Direttore Generale dell’Ospedale, il Dottor Domenico Crupi, e il rappresentante degli ammalati, e sono riconoscente per le gentili e cordiali espressioni che essi mi hanno poc'anzi rivolto, permettendomi di meglio conoscere quanto qui viene compiuto e lo spirito con cui voi lo realizzate.

Ogni volta che si entra in un luogo di cura, il pensiero va naturalmente al mistero della malattia e del dolore, alla speranza della guarigione e al valore inestimabile della salute, di cui ci si rende conto spesso soltanto allorché essa viene a mancare. Negli ospedali si tocca con mano la preziosità della nostra esistenza, ma anche la sua fragilità. Seguendo l’esempio di Gesù, che percorreva tutta la Galilea, "curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo" (Mt 4,23), la Chiesa, fin dalle sue origini, mossa dallo Spirito Santo, ha considerato un proprio dovere e privilegio stare accanto a chi soffre, coltivando un’attenzione preferenziale per i malati.

La malattia, che si manifesta in tante forme e colpisce in modi diversi, suscita inquietanti domande: Perché soffriamo? Può ritenersi positiva l'esperienza del dolore? Chi ci può liberare dalla sofferenza e dalla morte? Interrogativi esistenziali, che restano umanamente il più delle volte senza risposta, dato che il soffrire costituisce un enigma imperscrutabile alla ragione. La sofferenza fa parte del mistero stesso della persona umana. E’ quanto ho sottolineato nell’Enciclica Spe salvi, notando che "essa deriva, da una parte, dalla nostra finitezza, dall’altra, dalla massa di colpa che, nel corso della storia si è accumulata e anche nel presente cresce in modo inarrestabile". Ed ho aggiunto che "certamente bisogna fare tutto il possibile per diminuire la sofferenza... ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità semplicemente perché… nessuno di noi è in grado di eliminare il potere del male… continuamente fonte di sofferenza" (cfr n.36).

Chi può eliminare il potere del male è solo Dio. Proprio per il fatto che Gesù Cristo è venuto nel mondo per rivelarci il disegno divino della nostra salvezza, la fede ci aiuta a penetrare il senso di tutto l'umano e quindi anche del soffrire. Esiste, quindi, un'intima relazione fra la Croce di Gesù - simbolo del supremo dolore e prezzo della nostra vera libertà - e il nostro dolore, che si trasforma e si sublima quando è vissuto nella consapevolezza della vicinanza e della solidarietà di Dio. Padre Pio aveva intuito tale profonda verità e, nel primo anniversario dell’inaugurazione di quest’Opera, ebbe a dire che in essa "il sofferente deve vivere l’amore di Dio per mezzo della saggia accettazione dei suoi dolori, della serena meditazione del suo destino a Lui" (Discorso del 5 maggio 1957). Annotava ancora che nella Casa Sollievo "ricoverati, medici, sacerdoti saranno riserve di amore, che tanto più sarà abbondante in uno, tanto più si comunicherà agli altri" (ibid.).

Essere "riserve di amore": Ecco, cari fratelli e sorelle, la missione che questa sera il nostro Santo richiama a voi, che a vario titolo formate la grande famiglia di questa Casa Sollievo della Sofferenza. Il Signore vi aiuti a realizzare il progetto avviato da Padre Pio con l’apporto di tutti: dei medici e dei ricercatori scientifici, degli operatori sanitari e dei collaboratori dei vari uffici, dei volontari e dei benefattori, dei Frati Cappuccini e degli altri Sacerdoti. Senza dimenticare i gruppi di preghiera che, "affiancati alla Casa del Sollievo, sono le posizioni avanzate di questa Cittadella della carità, vivai di fede, focolai d’amore" (Padre Pio, Discorso del 5 maggio 1966). Su tutti e ciascuno invoco l’intercessione di Padre Pio e la materna protezione di Maria, Salute dei malati. Grazie ancora per la vostra accoglienza e, mentre assicuro la mia preghiera per ciascuno di voi, di cuore tutti vi benedico.

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Incontro del Papa con i sacerdoti, i religiosi e i giovani a San Giovanni Rotondo


SAN GIOVANNI ROTONDO, domenica, 21 giugno 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questa domenica da Benedetto XVI nella chiesa di san Pio da Pietrelcina di San Giovanni Rotondo, dove ha avuto luogo l’incontro con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, e i giovani.

* * *

Cari sacerdoti,
cari religiosi e religiose,
cari giovani,

con questo nostro incontro si chiude il mio pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. Sono grato all’Arcivescovo di Lecce, Amministratore Apostolico di questa Diocesi, Mons. Domenico Umberto d’Ambrosio, e al Padre Mauro Jöhri, Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini, per le parole di cordiale benvenuto che mi hanno rivolto a nome vostro. Il mio saluto si volge ora a voi, cari sacerdoti, che siete ogni giorno impegnati al servizio del popolo di Dio come guide sagge e assidui operai nella vigna del Signore. Saluto con affetto anche le care persone consacrate, chiamate ad offrire una testimonianza di totale dedizione a Cristo mediante la fedele pratica dei consigli evangelici. Un pensiero speciale per voi, cari Frati Cappuccini, che curate con amore questa oasi di spiritualità e di solidarietà evangelica, accogliendo pellegrini e devoti richiamati dalla viva memoria del vostro santo confratello Padre Pio da Pietrelcina. Grazie di cuore per questo prezioso servizio che rendete alla Chiesa e alle anime che qui riscoprono la bellezza della fede e il calore della tenerezza divina. Saluto voi, cari giovani, ai quali il Papa guarda con fiducia come al futuro della Chiesa e della società. Qui, a San Giovanni Rotondo, tutto parla della santità di un umile frate e zelante sacerdote, che questa sera, invita anche noi ad aprire il cuore alla misericordia di Dio; ci esorta ad essere santi, cioè sinceri e veri amici di Gesù. E grazie alle parole dei vostri rappresentanti giovani.

Cari sacerdoti, proprio l’altro ieri, solennità del Sacro Cuore di Gesù e Giornata di santità sacerdotale, abbiamo iniziato l’Anno Sacerdotale, durante il quale ricorderemo con venerazione ed affetto il 150° anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d’Ars. Nella lettera che ho scritto per l’occasione, ho voluto sottolineare quanto sia importante la santità dei sacerdoti per la vita e la missione della Chiesa. Come il Curato d’Ars, anche Padre Pio ci ricorda la dignità e la responsabilità del ministero sacerdotale. Chi non restava colpito dal fervore con cui egli riviveva la Passione di Cristo in ogni celebrazione eucaristica? Dall’amore per l’Eucaristia scaturiva in lui come nel Curato d’Ars una totale disponibilità all’accoglienza dei fedeli, soprattutto dei peccatori. Inoltre, se san Giovanni Maria Vianney, in un'epoca tormentata e difficile, cercò in ogni modo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della penitenza sacramentale, per il santo Frate del Gargano, la cura delle anime e la conversione dei peccatori furono un anelito che lo consumò fino alla morte. Quante persone hanno cambiato vita grazie al suo paziente ministero sacerdotale; quante lunghe ore egli trascorreva in confessionale! Come per il Curato d’Ars, è proprio il ministero di confessore a costituire il maggior titolo di gloria e il tratto distintivo di questo santo Cappuccino. Come allora non renderci conto dell’importanza di partecipare devotamente alla celebrazione eucaristica e di accostarsi frequentemente al sacramento della Confessione? In particolare, il sacramento della Penitenza va ancor più valorizzato, e i sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli per questa straordinaria fonte di serenità e di pace.

C’è poi un altro grande insegnamento che possiamo trarre dalla vita di Padre Pio: il valore e la necessità della preghiera. A chi gli chiedeva un parere sulla sua persona, egli soleva rispondere: "Non sono che un povero frate che prega". Ed effettivamente pregava sempre e dovunque con umiltà, fiducia e perseveranza. Ecco allora un punto fondamentale non solo per la spiritualità del sacerdote, ma anche per quella di ogni cristiano, ed ancor più per la vostra, cari religiosi e religiose, scelti per seguire più da vicino Cristo mediante la pratica dei voti di povertà, castità e obbedienza. Talora si può essere presi da un certo scoraggiamento dinanzi all’affievolimento e persino all’abbandono della fede, che si registra nelle nostre società secolarizzate. Sicuramente occorre trovare nuovi canali per comunicare la verità evangelica agli uomini e alle donne del nostro tempo, ma poiché il contenuto essenziale dell’annuncio cristiano resta sempre lo stesso, è necessario tornare alla sua sorgente originaria, a Gesù Cristo che è "lo stesso ieri e oggi e sempre" (Eb 13,8). La vicenda umana e spirituale di Padre Pio insegna che solo un’anima intimamente unita al Crocifisso riesce a trasmettere anche ai lontani la gioia e la ricchezza del Vangelo.

All’amore per Cristo è inevitabilmente unito l’amore per la sua Chiesa, guidata ed animata dalla potenza dello Spirito Santo, nella quale ognuno di noi ha un ruolo e una missione da compiere. Cari sacerdoti, cari religiosi e religiose, diversi sono i compiti che vi sono affidati e i carismi dei quali siete interpreti, ma unico sia sempre lo spirito con cui realizzarli, perché la vostra presenza e la vostra azione all’interno del popolo cristiano, diventino eloquente testimonianza del primato di Dio nella vostra esistenza. Non era forse proprio questo ciò che tutti percepivano in san Pio da Pietrelcina?

Permettete ora che rivolga una parola speciale ai giovani, che vedo così numerosi ed entusiasti. Cari amici, grazie per la vostra accoglienza calorosa e per i fervidi sentimenti di cui si è fatto interprete il vostro rappresentante. Ho notato che il piano pastorale della vostra Diocesi, per il triennio 2007-2010, dedica molta attenzione alla missione nei confronti della gioventù e della famiglia e sono certo che dall’itinerario di ascolto, di confronto, di dialogo e di verifica nel quale siete impegnati, scaturiranno una sempre maggiore cura delle famiglie e un puntuale ascolto delle reali attese delle nuove generazioni. Ho presente i problemi che vi assillano, cari ragazzi e ragazze, e rischiano di soffocare gli entusiasmi tipici della vostra giovinezza. Tra questi, in particolare, cito il fenomeno della disoccupazione, che interessa in maniera drammatica non pochi giovani e ragazze del Mezzogiorno d’Italia. Non perdetevi d’animo! Siate "giovani dal cuore grande", come vi è stato ripetuto spesso quest’anno a partire dalla Missione Diocesana Giovani, animata e guidata dal Seminario Regionale di Molfetta nel settembre scorso. La Chiesa non vi abbandona. Voi non abbandonate la Chiesa! C’è bisogno del vostro apporto per costruire comunità cristiane vive, e società più giuste e aperte alla speranza. E se volete avere il "cuore grande", mettetevi alla scuola di Gesù. Proprio l’altro giorno abbiamo contemplato il suo Cuore grande e colmo di amore per l’umanità. Mai Egli vi abbandonerà o tradirà la vostra fiducia, mai vi condurrà per sentieri sbagliati. Come Padre Pio, anche voi siate fedeli amici del Signore Gesù, intrattenendo con Lui un quotidiano rapporto mediante la preghiera e l’ascolto della sua Parola, l’assidua pratica dei Sacramenti e l’appartenenza cordiale alla sua famiglia, che è la Chiesa. Questo deve essere alla base del programma di vita di ciascuno di voi, cari giovani, come pure di voi, cari sacerdoti e di voi, cari religiosi e religiose. Per ciascuno e ciascuna assicuro la mia preghiera, mentre imploro la materna protezione di Santa Maria delle Grazie, che veglia su di voi dal suo Santuario nella cui cripta riposano le spoglie di Padre Pio. Di cuore vi ringrazio, ancora una volta, per la vostra accoglienza e vi benedico tutti, insieme alle vostre famiglie, comunità, parrocchie e all’intera vostra Diocesi. Grazie!





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Nel pomeriggio l'incontro del Papa con gli ammalati, nella Casa Sollievo della Sofferenza, poi il saluto al clero e ai giovani


Il primo degli appuntamenti pomeridiani a S. Giovanni Rotondo porterà Benedetto XVI in visita alla “Casa Sollievo della Sofferenza”, conosciuto in tutto il mondo come l’“Ospedale di Padre Pio”. Alle 16.45 inizierà l’incontro del Papa con gli ammalati e il personale sanitario del nosocomio, inaugurato dal Frate di Pietrelcina il 5 maggio del 1956. Quello del Pontefice sarà un affettuoso abbraccio di solidarietà agli ammalati e c’è chi aspetta questo momento con particolare intensità. La signora Rosemary, 30 anni - accanto al figlio ricoverato nel reparto di Oncologia pediatrica - rivolge al Papa questa preghiera, al microfono della nostra inviata Debora Donnini:
R. - Che dia una benedizione a questi bambini, perché se lo meritano, sono molto bravi. Sono molto più maturi di noi, sanno sopportare le sofferenze, le affrontano con dignità. Sono loro che ci danno la forza. Il Papa deve stare vicino a tutti loro, deve pregare per loro, perché forse noi mamme in questi momenti siano talmente fragili che non riusciamo a farlo e allora chiediamo a lui di farlo per noi. Siamo fiduciose, ce la dobbiamo fare tutte quante.

D. - In questo ospedale penso che abbiate un aiuto nella fede. La vostra sofferenza è sostenuta dalla preghiera, anche verso i bambini. Lei lo avverte questo aiuto spirituale?

R. - Molto, molto. Qui si respira un’altra aria. Qui veramente la fede è tanta. Forse è un caso, ma mio figlio è nato lo stesso giorno di Giovanni Paolo II, l’ho chiamato Karol, è stato battezzato il giorno di Pasqua… Siamo legati a tutta una serie di circostanze che mi fanno dire: ci credo. Bisogna che ci crediamo tutti, è una cosa fondamentale, se no non si va avanti.
D. - Voi fate esperienza di questo sostegno da parte di chi presta servizio nell'Ospedale?

R. - Assolutamente sì. E’ magnifico da parte di tutti. Ho un bel legame con tutti, con le infermiere, le dottoresse, i dottori. C’è soprattutto una dottoressa, la dottoressa Miglionico, che è veramente magnifica. Quando sono arrivata qui non avevo più voglia di pregare - era la seconda volta mio figlio accusava il male - però la dottoressa mi da la forza di andare avanti. Io molte volte dico non ce la faccio e lei mi dice: prego io per tuo figlio, prego io per te, devi farcela, ce la dobbiamo fare insieme. Questa è una cosa bellissima, qui dentro c’è tanto amore.
In sintonia con l’intuizione del suo fondatore - che già mezzo secolo fa aveva ritenuto l’indagine medico-scientifica un’attività da sviluppare al pari di quella sanitaria - la “Casa Sollievo della Sofferenza” è considerato oggi uno dei maggiori Policlinici d’Italia, con più di 1000 posti letto. Oltre a svolgere attività di ricovero e cura, l’Ospedale si occupa anche di ricerca clinica, in particolare nel settore della genetica e delle malattie familiari di tipo ereditario. Isabella Piro ha affrontato questo aspetto con il prof. Bruno Dallapiccola, docente di Genetica medica presso l'Università "La Sapienza" di Roma e direttore scientifico dell’Istituto di cura di San Giovanni Rotondo: R. - Diciamo che la genetica per definizione si aggrappa a delle patologie che spesso sono rare e quindi le malattie geniche, noi siamo anche il riferimento nazionale per il più importante database che gestisce queste malattie rare e che si chiama "Orphanet", un progetto europeo che coinvolge oggi 37 Paesi, anche al di fuori dell’Europa. Oltre al problema delle malattie rare, ci sono settori che sono specificatamente complesse, come ad esempio il diabete. Siamo coinvolti poi nello studio di difetti congeniti, ad esempio le cardiopatie congenite,abbiamo un gruppo che lavora nell’ambito delle basi genetiche dell’invecchiamento e c’è anche un settore che fa una ricerca oncologica rivolta soprattutto ai tumori dell’intestino e a quelli della mammella.

D. - Si sente parlare spesso di deriva genetica, ma etica e ricerca non sono incompatibili?

R. – No, assolutamente no. Io penso che il medico dovrebbe essere, proprio per la caratteristica della sua professione, l’emblema di un comportamento giusto e leale, corretto, nei confronti del paziente. Certo, quando si incomincia a minare la vita fin dalle su origini, quando si incomincia a pensare che la persona anziana possa essere eliminata perché non è più adatta a prestazioni che vent’anni prima poteva fare, penso che questa non sia la medicina che noi vogliamo, che il medico non dovrebbe volere. Purtroppo, c’è una caduta straordinaria dei valori: l’abbiamo vista dal momento in cui la disponibilità di certe diagnostiche che si possono fare nella vita fetale stanno cercando di creare nelle famiglie il mito del nascere bello e perfetto. Oggi ho la sensazione che molto spesso la formazione nella Facoltà di medicina sia lontana dal riconoscere quelli che sono i valori fondamentali per l’uomo, quindi sicuramente, la ricerca che noi facciamo la trasferiamo al letto del paziente, ma un paziente che noi intendiamo in questa maniera: nel rispetto della persona in tutte le sue manifestazioni e in tutti i suoi momenti della vita.

D. - Come fare allora per dare un nuovo slancio al giusto rapporto tra scienza e fede dimostrando che non sono nemiche ma anzi sono complementari?

R. - Noi abbiamo bisogno di riformare la formazione dei nostri giovani. Nessuna università insegna l’etica, la deontologia non viene insegnata. Oltre a questo, certamente abbiamo bisogno di recuperare i valori fondamentali all’interno della famiglia, perché molto dei problemi della formazione nascono dal non riconoscimento dei valori fondamentali all’interno della famiglia. Inoltre, molto di ciò che grava oggi attorno la medicina è molto viziata dalle ideologie e dal "mercato" della salute.

D. - Quindi, il ricercatore per essere veramente degno di questo nome quali qualità deve avere?

R. – Direi che il ricercatore deve essere fondamentalmente una persona onesta, una persona non condizionata da principi ideologici, un ricercatore libero ma nel momento in cui si avvicina alla vita nascente e ai valori fondamentali della vita, la sua libertà deve essere vigilata. Il principio per il quale noi diciamo "no" alla ricerca sulle cellule staminali embrionali è perché noi sappiamo che essa attaccherebbe, l’uomo, la vita dell’uomo, e non possiamo permettere che ciò avvenga. E lo stesso "no" poniamo all’eutanasia, perché noi abbiamo il rispetto della persona anziana, della persona che ha delle disabilità, della persona che non è più in grado di fare quello che faceva qualche tempo prima.

D. - Cosa significa per lei e per la Casa Sollievo della Sofferenza la visita del Santo Padre?
R. - Io ho avuto la fortuna di incontrare in altre circostanze il Santo Padre e riporto ancora nel cuore, a distanza di molto tempo, l'emozione fortissima di incontrare questa persona straordinaria: è stato un qualcosa di indescrivibile. Io penso sia un’occasione per ritornare a riscoprire e a riflettere su quanto ci ha insegnato Padre Pio che ci stiamo forse dimenticando.



Benedetto a San Giovanni Rotondo: San Pio da Pietrelcina maestro nel combattere il male e guidare le anime


“Guidare le anime e alleviare le sofferenze: così si può riassumere la missione di San Pio da Pietrelcina”. Lo ha ricordato stamani Benedetto XVI nella celebrazione eucaristica che ha presieduto, davanti a una folla gioiosa e commossa di circa 50 mila persone, sul Sagrato della Chiesa di San Pio. Un pensiero ripreso anche negli incontri pomeridiani con malati e personale di casa Sollievo della sofferenza e in quello con sacerdoti, religiosi e giovani. Al termine della visita, il Papa ha ammirato i nuovi mosaici realizzati nella cripta della chiesa di san Pio dal gesuita padre Marko Ivan Rupnik. Ha poi benedetto la stessa cripta dove, hanno reso noto i frati cappuccini, saranno trasferite le spoglie di Padre Pio. In serata il rientro in Vaticano. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini:

In sintonia con l’intuizione del suo fondatore - che già mezzo secolo fa aveva ritenuto l’indagine medico-scientifica un’attività da sviluppare al pari di quella sanitaria - la “Casa Sollievo della Sofferenza” è considerato oggi uno dei maggiori Policlinici d’Italia, con più di 1000 posti letto. Oltre a svolgere attività di ricovero e cura, l’Ospedale si occupa anche di ricerca clinica, in particolare nel settore della genetica e delle malattie familiari di tipo ereditario. Isabella Piro ha affrontato questo aspetto con il prof. Bruno Dallapiccola, docente di Genetica medica presso l'Università "La Sapienza" di Roma e direttore scientifico dell’Istituto di cura di San Giovanni Rotondo:
R. - Diciamo che la genetica per definizione si aggrappa a delle patologie che spesso sono rare e quindi le malattie geniche, noi siamo anche il riferimento nazionale per il più importante database che gestisce queste malattie rare e che si chiama "Orphanet", un progetto europeo che coinvolge oggi 37 Paesi, anche al di fuori dell’Europa. Oltre al problema delle malattie rare, ci sono settori che sono specificatamente complesse, come ad esempio il diabete. Siamo coinvolti poi nello studio di difetti congeniti, ad esempio le cardiopatie congenite,abbiamo un gruppo che lavora nell’ambito delle basi genetiche dell’invecchiamento e c’è anche un settore che fa una ricerca oncologica rivolta soprattutto ai tumori dell’intestino e a quelli della mammella.

D. - Si sente parlare spesso di deriva genetica, ma etica e ricerca non sono incompatibili?

R. – No, assolutamente no. Io penso che il medico dovrebbe essere, proprio per la caratteristica della sua professione, l’emblema di un comportamento giusto e leale, corretto, nei confronti del paziente. Certo, quando si incomincia a minare la vita fin dalle su origini, quando si incomincia a pensare che la persona anziana possa essere eliminata perché non è più adatta a prestazioni che vent’anni prima poteva fare, penso che questa non sia la medicina che noi vogliamo, che il medico non dovrebbe volere. Purtroppo, c’è una caduta straordinaria dei valori: l’abbiamo vista dal momento in cui la disponibilità di certe diagnostiche che si possono fare nella vita fetale stanno cercando di creare nelle famiglie il mito del nascere bello e perfetto. Oggi ho la sensazione che molto spesso la formazione nella Facoltà di medicina sia lontana dal riconoscere quelli che sono i valori fondamentali per l’uomo, quindi sicuramente, la ricerca che noi facciamo la trasferiamo al letto del paziente, ma un paziente che noi intendiamo in questa maniera: nel rispetto della persona in tutte le sue manifestazioni e in tutti i suoi momenti della vita.

D. - Come fare allora per dare un nuovo slancio al giusto rapporto tra scienza e fede dimostrando che non sono nemiche ma anzi sono complementari?

R. - Noi abbiamo bisogno di riformare la formazione dei nostri giovani. Nessuna università insegna l’etica, la deontologia non viene insegnata. Oltre a questo, certamente abbiamo bisogno di recuperare i valori fondamentali all’interno della famiglia, perché molto dei problemi della formazione nascono dal non riconoscimento dei valori fondamentali all’interno della famiglia. Inoltre, molto di ciò che grava oggi attorno la medicina è molto viziata dalle ideologie e dal "mercato" della salute.

D. - Quindi, il ricercatore per essere veramente degno di questo nome quali qualità deve avere?

R. – Direi che il ricercatore deve essere fondamentalmente una persona onesta, una persona non condizionata da principi ideologici, un ricercatore libero ma nel momento in cui si avvicina alla vita nascente e ai valori fondamentali della vita, la sua libertà deve essere vigilata. Il principio per il quale noi diciamo "no" alla ricerca sulle cellule staminali embrionali è perché noi sappiamo che essa attaccherebbe, l’uomo, la vita dell’uomo, e non possiamo permettere che ciò avvenga. E lo stesso "no" poniamo all’eutanasia, perché noi abbiamo il rispetto della persona anziana, della persona che ha delle disabilità, della persona che non è più in grado di fare quello che faceva qualche tempo prima.

D. - Cosa significa per lei e per la Casa Sollievo della Sofferenza la visita del Santo Padre?

R. - Io ho avuto la fortuna di incontrare in altre circostanze il Santo Padre e riporto ancora nel cuore, a distanza di molto tempo, l'emozione fortissima di incontrare questa persona straordinaria: è stato un qualcosa di indescrivibile. Io penso sia un’occasione per ritornare a riscoprire e a riflettere su quanto ci ha insegnato Padre Pio che ci stiamo forse dimenticando.


Radio Vaticana





Il Papa ai giovani disoccupati: “la Chiesa non vi abbandona”
Nel suo ultimo incontro prima di lasciare San Giovanni Rotondo



SAN GIOVANNI ROTONDO, domenica, 21 giugno 2009 (ZENIT.org).- "La Chiesa non vi abbandona. Voi non abbandonate la Chiesa!": è quanto ha detto questa domenica Benedetto XVI poco prima di congedarsi da San Giovanni Rotondo, nel parlare della piaga della disoccupazione che attanaglia il Sud Italia.

Nella serata di oggi, il Pontefice ha voluto concludere la sua visita pastorale con un incontro con i sacerdoti, i religiosi e religiose, e i giovani nella chiesa di San Giovanni Rotondo, dedicata al frate con le stigmate e progettata da Renzo Piano.

Nel suo discorso, in particolare, il Papa ha parlato del “fenomeno della disoccupazione, che interessa in maniera drammatica non pochi giovani e ragazze del Mezzogiorno d’Italia”, dove si riscontrano i dati più negativi legati al tasso di occupazione nazionale.

In base ai dati emersi dall’ultima rilevazione Istat sulle forze di lavoro, legati al primo trimestre del 2009, a livello nazionale si è registrata una forte contrazione. Gli occupati, infatti, sono diminuiti di 204mila unità, pari al -0,9% rispetto al primo trimestre del 2008.

Tuttavia, il calo complessivo è dovuto soprattutto alla flessione dell'occupazione nel Mezzogiorno con meno 114mila posti (rispetto all’ultimo trimestre del 2008, si rilevano, invece, 161mila occupati in meno).

In particolare, se la disoccupazione è cresciuta nel Sud solo in maniera marginale (2.000 persone a fronte delle 136mila nel Nord e delle 83mila nel Centro), sono invece diminuite in maniera consistente le forze di lavoro (-112mila unità), così che molte migliaia di persone scoraggiate sono direttamente uscite dal mercato.

"Non perdetevi d’animo! - ha detto il Papa - Siate 'giovani dal cuore grande'”, ed ha sottolineato: "La Chiesa non vi abbandona. Voi non abbandonate la Chiesa!" .

"C’è bisogno del vostro apporto per costruire comunità cristiane vive, e società più giuste e aperte alla speranza. E se volete avere il 'cuore grande', mettetevi alla scuola di Gesù", li ha incoraggiati, ricordando che "mai Egli vi abbandonerà o tradirà la vostra fiducia, mai vi condurrà per sentieri sbagliati".

"Come Padre Pio, anche voi siate fedeli amici del Signore Gesù, intrattenendo con Lui un quotidiano rapporto mediante la preghiera e l’ascolto della sua Parola, l’assidua pratica dei Sacramenti e l’appartenenza cordiale alla sua famiglia, che è la Chiesa", ha concluso.




Padre Pio, antidoto contro la secolarizzazione, secondo il Papa
Durante la Messa sul sagrato della chiesa di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo



SAN GIOVANNI ROTONDO, domenica, 21 giugno 2009 (ZENIT.org).- Questa domenica Benedetto XVI ha presentato l'eredità spirituale di San Pio da Pietrelcina come antidoto ai rischi della secolarizzazione, nel visitare il santuario nel quale visse il frate cappuccino.

“I rischi dell’attivismo e della secolarizzazione sono sempre presenti”, ha avvertito nell'omelia della Messa celebrata di fronte a cinquantamila pellegrini, sul sagrato della chiesa di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo, mentre le musiche sono state affidate al Coro e all'Orchestra sinfonica del Conservatorio di Musica “N. Piccinni”di Bari, diretto dal maestro Marco Renzi.

Nel palco allestito per l'occasione spiccavano l'effige di padre Pio così come l'altare completamente decorato con ceramiche realizzate da padre Marko Ivan Rupnik, autore degli splendidi mosaici che rivestono la Cappella Redemptoris Mater nel Palazzo Apostolico del Vaticano, ma anche di un ciclo di mosaici inaugurato questa domenica dal Papa e che decora la Cripta della nuova Chiesa del santo da Pietrelcina, dotata di un soffitto completamente coperto d'oro, ricavato dagli ex-voto lasciati dai devoti del frate con le stigmate.

Padre Pio continua ancora oggi a mettere in guardia contro “il rischio di trascurare la cosa veramente necessaria: ascoltare Cristo per compiere la volontà di Dio”, ha detto il Pontefice, che ha dedicato la giornata di domenica a visitare i luoghi che recano impressa la memoria del santo del Gargano (1887-1968), canonizzato da Giovanni Paolo II, il 16 giugno del 2002.

Per questo, il Pontefice ha voluto lasciate un consiglio ai fedeli: “Quando vi accorgete che siete vicini a correre questo rischio, guardate a Padre Pio: al suo esempio, alle sue sofferenze; e invocate la sua intercessione, perché vi ottenga dal Signore la luce e la forza di cui avete bisogno per proseguire la sua stessa missione intrisa di amore per Dio e di carità fraterna”.

I pellegrini, che hanno sfidato la pioggia delle prime ore del mattino pur di essere qui, provenivano da tutta l'Italia, ma anche da paesi come gli Stati Uniti o l'Irlanda, a riprova di come la profonda devozione per il santo del Gargano abbia travalicato i confini nazionali.

Infatti, il santuario di San Giovanni Rotondo, con più di sette milioni di visite ogni anno, è il terzo luogo più frequentato dai fedeli cattolici, dopo il Vaticano e la Basilica della Vergine di Guadalupe, in Messico.

Un fenomeno legato alla profonda forza attrattiva esercitata da padre Pio, “un uomo semplice, di origini umili", ha ricordato il Papa, che si lasciò conquistare da Cristo, che di lui volle fare “uno strumento eletto del potere perenne della sua Croce: potere di amore per le anime, di perdono e di riconciliazione, di paternità spirituale, di solidarietà fattiva con i sofferenti”.

Il Vescovo di Roma ha poi spiegato che seguire Cristo, come fece padre Pio, “non significa alienazione, perdita della personalità: Dio non annulla mai l’umano, ma lo trasforma con il suo Spirito e lo orienta al servizio del suo disegno di salvezza”.

Al termine della Messa, prima della recita dell'Angelus, Benedetto XVI ha affidato all'intercessione della Vergine Maria e di san Pio da Pietrelcina “in modo speciale l’Anno Sacerdotale”, che ha inaugurato lo scorso venerdì, nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù.

“Sia esso un’occasione privilegiata per porre in luce il valore della missione e della santità dei sacerdoti al servizio della Chiesa e dell’umanità del terzo millennio!”, ha auspicato il Santo Padre.





Benedetto XVI: accogliere i rifugiati è un dovere
Ricordando la Giornata Mondiale del Rifugiato



SAN GIOVANNI ROTONDO, domenica, 21 giugno 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha ricordato questa domenica che l'accoglienza dei rifugiati è un dovere per tutti ed ha per questo invitato persone e istituzioni a moltiplicare gli sforzi per porre fine alle cause di questo fenomeno.

Le parole del Papa sono risuonate, all'indomani della Giornata Mondiale del Rifugiato, a San Giovanni Rotondo, dove si trova il convento che ospitò padre Pio da Pietrelcina per 52 anni fino alla sua morte.

Attualmente, secondo i dati forniti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e riferiti al 2008, sono 42 milioni in tutto il mondo le persone costrette con la forza ad abbandonare le loro case a causa di conflitti e persecuzioni.

Questa cifra include anche le 16 milione di persone rifugiate e richiedenti asilo e i 26 milioni di sfollati interni, ovvero quella parte della popolazione civile che fugge dalle proprie abitazioni e cerca riparo e protezione senza oltrepassare i confini del proprio paese.

Per l'80% ad accogliere i rifugiati nel mondo sono i Paesi in via di sviluppo.

Dopo la Messa celebrata di fronte a circa 50 mila persone, e poco prima dell'Angelus, il Papa ha chiesto di pregare “per la situazione difficile e talora drammatica dei rifugiati”.

“Molte sono le persone – ha osservato – che cercano rifugio in altri Paesi fuggendo da situazioni di guerra, persecuzione e calamità, e la loro accoglienza pone non poche difficoltà, ma è tuttavia doverosa”.

“Voglia Iddio che, con l’impegno di tutti, si riesca il più possibile a rimuovere le cause di un fenomeno tanto triste”, ha poi concluso.
+PetaloNero+
00lunedì 22 giugno 2009 17:17
Padre Rupnik parla, ai nostri microfoni, dei suoi mosaici nella Chiesa inferiore di San Pio, illustrati al Papa al termine della visita pastorale


Dopo il discorso al clero e ai giovani, Benedetto XVI è sceso nella Chiesa inferiore di San Pio da Pietrelcina. Qui ha potuto ammirare i mosaici di padre Marco Ivan Rupnik. Lo stesso padre gesuita ha illustrato al Papa il significato teologico della sua opera, che fonde mirabilmente la vita di San Pio con quella di San Francesco d’Assisi. Proprio su questo binomio, si sofferma padre Rupnik intervistato da Debora Donnini:

R. – Lui aveva un grande senso per l’uomo contemporaneo al quale si rivolgeva. Allora mi sono posto la domanda: che cosa tirare fuori da tutto questo per la mentalità odierna, per l’uomo di oggi? Mi sembrava importante far vedere che cosa è un Santo. Un Santo non è mai da solo, un individuo eccezionale, come si rischia alle volte di pensare. Allora bisogna far vedere che in Padre Pio noi troviamo una similitudine a un altro Santo, perché è simile alla Chiesa, lui è tessuto dentro la Chiesa e siccome la Chiesa è una comunione delle persone che vivono veramente la vita che abbiamo ricevuto dal Battesimo, allora siamo uno legato all’altro, la nostra vita è legata alla vita dell’altro. In Pio io ho trovato Francesco. Poi c’è un altro tratto: ogni Santo è simile a un altro ma, soprattutto, è simile a Cristo. Allora io ho cercato tre caratteristiche costanti.

D. – Che cosa l’ha ispirata nel descrivere queste immagini? C’è questa raffigurazione di Gesù Cristo in croce e Padre Pio anch'egli in croce abbracciato a Lui…

R. – Qui si vede quello che dicevo prima, cioè il Santo è Santo perché è simile a Cristo, ha realizzato la somiglianza a Cristo, ma la somiglianza a Cristo non si raggiunge attraverso un’imitazione esterna, un modello che io imito: questo è spersonalizzante, moralmente dubbio e spiritualmente non sano. Noi riceviamo la stessa vita di Cristo perciò possiamo diventare simili a Lui, per la comunione che ci unisce. Vediamo Padre Pio che contempla Francesco come “alter Cristus” che era il grande titolo di Francesco nella Chiesa, “l’altro Cristo”. Siccome i padri dicono: noi diventiamo ciò che contempliamo, ecco, lui contempla la vita di Francesco in cui trova Cristo e in Padre Pio cresce Cristo, cresce la sua vita.

D. – C’è una di queste scene della vita di Padre Pio che l’ha particolarmente coinvolta e che, secondo lei, in qualche modo, rappresenta il messaggio ciò che Padre Pio dice a noi, all’uomo?

R. – Per me, fondamentale, è la lotta spirituale. Padre Pio è un grande testimone che il male non è una forza cieca che si può dominare con la politica, la sociologia, la psicologia, ma è una forza che ha i fondamenti nel mondo dello spirito e necessita di una vita spirituale, di una lotta spirituale, che non si può prendere solo dall’uomo ma che si deve attingere in Dio. Perciò, secondo me, è la cosa che veramente oggi, in un mondo un po’ leggero, spensierato, lui testimonia. Dietro le quinte c’è un dramma e così come lo vive l’uomo il dramma nel mondo c’è. Penso che lui faccia vedere molto bene il dramma e l’esito del dramma. Fondamentalmente lui è un uomo felice, come Francesco. Io finisco proprio la discesa verso la cripta con due immagini della felicità, cioè della consolazione. Penso che sia questo il messaggio più forte e incisivo: solo con Cristo si riesce non a distruggere il male, non a vincere il male, ma a tradurlo nel bene. (Montaggio a cura di Maria Brigini)





L’arcivescovo D’Ambrosio: nella visita a San Giovanni Rotondo, il Papa è entrato nel cuore della gente


Una visita intensa, all'insegna della spiritualità di Padre Pio. Per un bilancio della giornata del Papa a San Giovanni Rotondo, la nostra inviata Debora Donnini ha intervistato il nuovo arcivescovo di Lecce, mons. Domenico Umberto d’Ambrosio, amministratore apostolico della diocesi Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. Il presule si sofferma sui messaggi più importanti consegnati dal Papa ai fedeli della sua diocesi:

R. - Il Papa è andato al di là delle nostre attese, l’ho capito anche dal volto entusiasta e sorridente della gente. Ma poi è entrato nel cuore dei problemi, è entrato nel cuore della gente. Ecco, ci siamo sentiti soprattutto noi che siamo qui, confortati e indirizzati verso il prosieguo di una testimonianza, di un’indicazione di un progetto di vita che scaturisce dalla Santità. Il Papa ci ha richiamato al fatto che la Santità è alla portata di tutti e siamo chiamati a vedere in questo modello, che è San Pio da Pietrelcina, anche un sostegno per il cammino che ci deve vedere insieme.


D. – Il Papa fondamentalmente ha testimoniato che Padre Pio è vivo, che il suo messaggio è vivo e forte, importante per il mondo di oggi...


R. – Direi che ha riletto un po’ la vita di Padre Pio facendo trasparire la proposta di vita che Gesù fa ai suoi discepoli. E ci ha parlato sì di questo amore, che qui ha trovato delle incarnazioni credibili, soprattutto l’amore che si fa condivisione, che si fa solidarietà, che si inchina sulle sofferenze: ecco la grande opera di carità di San Pio da Pietrelcina. E poi ci ha richiamato al primato della preghiera, ci ha messo in guardia dalle tentazioni e ci ha detto che l’unico nostro sguardo in fondo è a Cristo Gesù. Ha ricordato ai giovani di non cedere alla tentazione, ma di guardare alla proposta che è realizzazione di un progetto di vita autentico, quale è quella che Cristo Gesù fa ai suoi discepoli. Credo che i giovani hanno capito questo legame forte con un Papa, che in fondo li sprona ad essere un po’ coloro che sono in fondo: una nuova linfa di speranza per la Chiesa in questa realtà, in questo mondo per troppi versi schiavo di tentazioni, di paure e di incertezze.


D. – Lei nell’incontro del pomeriggio è stato abbracciato dal Papa e gli ha chiesto di benedirla per la sua prossima missione. Lei, infatti, sta per andare come arcivescovo a Lecce e lascerà San Giovanni Rotondo...


R. – Mi sono sentito confortato, il Papa è stato ricco di elogi che sicuramente non merito. Ma tutto questo, in fondo, cosa mi dice? Lui ha fatto quello che è il suo ministero: mi ha confermato in questo servizio che non può legarsi ad un luogo, a delle persone, ma che è servizio per il Regno di Dio. E con questo affetto, con il quale il Papa si è avvicinato a me, mi ha trattato. Il Papa mi conforta e mi dice che posso andare tranquillo.


D. – Che cosa le ha dato la figura di Padre Pio, cosa le ha dato in questi anni?


R. – La figura di Padre Pio mi ha dato molto. Io sono stato qui già 20 anni da parroco e quindi lo avevo già conosciuto. Ma venire qui ed essere il responsabile di tutto il Santuario e delle opere di San Pio da Pietrelcina, in fondo mi ha avvicinato a questa figura ben più di prima. Se c’è una cosa che mi ha dato Padre Pio, a distanza di 44 anni, l’incontro con lui, questo essere vicino a lui, è sentire la responsabilità di non sciupare la ricchezza di questo dono e di questa eredità. In fondo se c’è una cosa che mi ha dato di più è la Messa, che celebro certamente da un po’ di anni a questa parte con un impegno, con una gioia, con una disponibilità, con un’offerta, che prima non conoscevo.


Radio Vaticana
Paparatzifan
00lunedì 22 giugno 2009 17:45
Dal blog di Lella...

PAPA:PRANZA CON VESCOVO A MENSA AUTARCHICA DELLA CASA SOLLIEVO

Salvatore Izzo

(AGI) - San Giovanni Rotondo, 21 giu.

I cuochi della "Casa Sollievo della Sofferenza" - il mega-ospedale fondato da Padre Pio e messo da lui a disposizione dell'intero Meridione d'Italia - hanno preparato un menu' speciale per il Papa che ha pranzato alla mensa del nosocomio ospite del vescovo Domenico D'Ambrosio, delegato della Santa Sede per l'amministrazione di questa struttura: uno sformatino di verdure con sfoglie di caprese mediterranea, come antipasto, le tipiche orecchiette con filetti di pomodoro e rughetta, come secondo un filetto scottato su griglia di balsamico con fagiolini all'agro di menta, accompagnato da una burratina e da ricotta al vin cotto, infine carpaccio di ananas in salsa di agrumi con gelato e ciliege e una fetta di "torta letizia".
La particolarita' di questo pranzo - come di tutto il vitto fornito dall'ospedale ai malati - e' che tutti gli ingredienti provengono dalla Fattoria che Padre Pio volle fosse destinata unicamente a questo scopo, considerando una sana alimentazione il primo indispensabile presidio terapeutico.
Cosi' la Fattoria e' dotata addirittura di un piccolo mattatoio per le carni provenienti dai bovini allevati in proprio e anche di un caseificio per la produzione dei latticini ricavati dal latte prodotto nelle stalle dell'allevamento.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 22 giugno 2009 17:55
Dal blog di Lella...

IL PAPA NEL SEGRETO DI PADRE PIO

"Il primo giugno del 2002, era un sabato. A Pietrelcina eravamo in grande fermento per la festa della proclamazione di Padre Pio santo, che si sarebbe tenuta il 16 giugno.
Tutta Pietrelcina, paese natale di padre Pio, era stata mobilitata per quell'evento. Ed ecco la sorpresa che nessuno si aspettava: nel pomeriggio arriva il cardinale Joseph Ratzinger , quello che oggi è Papa Benedetto XVI, chiedendo di poter visitare i luoghi di Padre Pio.
Con gioia lo abbiamo accompagnato ed è stata una cosa bellissima, commovente, anche perchè non pensavamo che il grande teologo tedesco, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, fosse tanto visibilmente interessato alla storia mistica di Padre Pio, considerato il santo della gente semplice, del popolo"
Così dice padre Marciano Guarino ricordando quell'incontro. La sua immagine, sorridente e felice, è immortalata accanto a quella del cardinale Ratzinger nelle foto scattate durante quella visita. Allora padre Marciano era parroco nella chiesa principale di Pietrelcina, oggi è cappellano nell'ospedale "Casa sollievo della sofferenza" di San Giovanni Rotondo. "Come si vede da queste fotografie", dice padre Marciano, "ero veramente tanto felice.
Il cardinale ci aveva messi tutti a nostro agio. Pensavamo che fosse una persona severa, invece si mostrava semplice e affabile".
Della visita del cardinale Ratzinger a Pietrelcina nel 2002 nessun giornale aveva mai parlato. Era stata una visita privata. Inoltre, tutti allora pensavano che Ratzinger, proprio perchè prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che un tempo si chiamava Sant'Uffizio e che, negli anni venti e trenta aveva emesso varie condanne contro padre Pio, non fosse un simpatizzante del frate di Pietrelcina. Anzi, si pensava che Ratzinger , per la sua profonda cultura teologica e la sua formazione di grande intellettuale, non avesse "feeling" con l'umiltà di Padre Pio e con la devozione popolare che la gente semplice dimostrava per lui. E qualcuno sospettò che il severo "Custode della Fede" fosse andato a Pietrelcina a investigare se per caso nel paese natale di Padre Pio ci fossero delle esagerazioni devozionali, cioè delle superstizioni. Ma ora che il cardinale Ratzinger è diventato Papa Benedetto XVI e che nella sua attività quotidiana dimostra come fosse sempre stato in perfetta sintonia con il suo predecessore, tutti i pregiudizi cadono.
"Per la verità", dice padre Marciano, "ci siamo accorti subito che il cardinale Ratzinger era un grande ammiratore di Padre Pio. Di fronte a quello che gli raccontavamo era attento, interessato, faceva domande. Nei luoghi dove il Padre era vissuto, e dove si erano verificati tanti fenomeni misteriosi come le apparizioni, le stigmate, le lotte a sangue con Satana, il cardinale si fermava in silenzio, quasi ascoltasse delle voci , quasi stesse immaginando ciò che lì si era verificato. E pregava. Ho visto che si metteva a pregare. Anch'io avevo sempre avuto un'immagine sbagliata del cardinale Ratzinger. Come tutti, sull'onda di quello che si diceva di lui, lo immaginavo severo, taciturno, riservato, diffidente. E invece era dolce, affabile, sorridente, umile, uno che ti faceva sentire subito a tuo agio, uno che si faceva voler subito bene".

Com'è stata organizzata quella visita?

"Non c'è stata alcuna organizzazione. Il cardinale era a Benevento per la conclusione del Congresso Eucaristico diocesano. Pietrelcina dista da Benevento una quindicina di chilometri e il cardinale disse che desiderava visitare i luoghi di Padre Pio. E così il superiore del nostro convento ricevette una telefonata che lo avvertiva che il cardinale stava arrivando".

Era accompagnato da altre persone?

"Era accompagnato dal segretario e da un paio di sacerdoti di Benevento. Nessuna esteriorità. Nessun ricevimento ufficiale. Si è fermato un poco nel convento, parlando con il superiore, che allora era padre Nazario, e poi ha iniziato la visita. La prima tappa è stata proprio da me, nella chiesa parrocchiale".

Chiesa importante perchè era lì che Padre Pio diceva la messa nei primi anni di sacerdozio.

"E' chiamata Madre di Pietrelcina perchè è la chiesa più importante.Padre Pio tutte le mattine diceva messa in quella chiesa. Abbiamo raccontato al cardinale Ratzinger che il giovane Padre Pio , in quella chiesa, ebbe molte apparizioni della Madonna. Sono cose meravigliose per chi crede, ma molti le ritengono pie leggende, fantasticherie.Il cardinale Ratzinger, grande teologo, difensore della fede, ascoltava attentamente e sul suo viso non ho mai visto neppure il più piccolo segno di sorpresa, e neppure di diffidenza".

Quanto si è fermato nella chiesa?

"Parecchio. Volle visitarla tutta, con calma. Ricordo che ci fece le sue congratulazioni per come era tenuta. Aveva uno sguardo attento e indagatore, non gli sfuggiva niente. Si accorse che la chiesa era pulita anche negli angoli più remoti. In chiesa avevamo la campana preparata in ricordo della canonizzazione di Padre Pio che si sarebbe tenuta il giorno 16 giugno, quindi due settimane dopo. La campana era lì per la benedizione. Una campana storica. Il cardinale si è soffermato ammirato a guardare quella campana. C'era anche un prezioso reliquario, con un guanto di Padre Pio macchiato del sangue delle stigmate e altre reliquie. Egli osservava tutto con grande attenzione e ammirazione."

E poi dove lo avete accompagnato?

"Siamo andati nella parte storica di Pietrelcina, dove si trovano la chiesa di sant'Anna, nella quale Padre Pio venne battezzato , e le case dove è nato, dove ha trascorso la sua infanzia, e quella dove è vissuto anche negli anni della lunga malattia. Il cardinale è salito pure nella "torretta", una stanza ricavata in una specie di torre, dove padre Pio si ritirava a pregare, e che, per diverso tempo, è stata anche la sua camera da letto. Là sono accaduti fatti misteriosi, mistici, difficili da spiegare e per questo molti li negano. Ma sono fatti storici veramente accaduti e noi li abbiamo raccontati al cardinale Ratzinger che ascoltava con serietà e partecipazione. Finita la visita nella parte storica, è stato accompagnato nella campagna , a Piana Romana, dove Padre Pio ricevette le stigmate".

Quindi il cardinale Ratzinger ha sempre dimostrato grande interesse per tutte queste vicende mistiche di Padre Pio?

"Molto interesse, ma non solo. Come ho detto, in ogni luogo che visitava, si raccoglieva in preghiera, quindi dimostrava devozione, ammirazione, amore per Padre Pio".

Nel 2002 i giornali parlavano ogni giorno di Padre Pio. La visita a Pietrelcina di un cardinale famoso come Ratzinger doveva essere una notizia ghiotta per la stampa, invece passò inosservata e solo ora , e cioè dopo che Ratzinger è diventato Papa, se n'è avuta conoscenza: come mai?

" Non lo so. Forse non si è dato tanto risalto a quella visita perchè il cardinale Ratzinger è sempre stato riservato. O forse anche per pregiudizio. Come ho detto, si pensava che Ratzinger non fosse un ammiratore di Padre Pio. Invece è vero proprio il contrario. Ho saputo, leggendo un articolo sulla rivista Pietrelcina la terra di Padre Pio, che egli, in un suo libro, aveva parlato ampiamente del nostro Padre Pio, anche prima di quella visita a Pietrelcina. E aveva parlato proprio di quegli aspetti del Padre che sono legati alla devozione popolare. Aveva ricordato il racconto di una donna fatto a una giornalista. Quella donna, incinta, era gravemente malata. Aveva pregato Padre Pio ed era guarita. Commentando il fatto, il cardinale Ratzinger non aveva scritto che si trattava di esagerazioni, di fanatismo. Ma aveva evidenziato che il comportamento di quella donna rispecchiava la fede vera. Scrisse infatti: "Sarà molto ingenuo e infantile, ma quel comportamento rispecchia qualche cosa della fiducia originaria che ci viene data in dono e che si radica nella consapevolezza che abbiamo dei fratelli nel mondo che è oltre il nostro. Sono vicini, possono aiutarmi e posso invocarli con fiducia". E' proprio quello che ha sempre fatto la gente, con grande semplicità, rivolgendosi a Padre Pio".

Quanto è durata la visita?

"Credo un paio d'ore. Io non ho potuto seguirla tutta perchè avevo la messa vespertina in parrocchia. Prima di lasciare Pietrelcina, il cardinale ha firmato il registro dei visitatori, scrivendo una bella frase: - Che il Santo Padre Pio aiuti sempre i suoi fratelli e tutti i pellegrini nell'amore per il Signore sofferente e nell'impegno per la carità, che scaturisce dal cuore aperto del Signore -".

Roberto Allegri, 2005


Paparatzifan
00martedì 23 giugno 2009 16:59
Dal blog di Lella...

Nella città dell'accoglienza e della pace

dal nostro inviato Mario Ponzi

Nella "città dell'accoglienza e della pace", forgiata dalla spiritualità di padre Pio, l'asceta del mezzogiorno che parlava in dialetto, il Papa ha rivolto il suo pensiero a chi pace e accoglienza mendica sulle vie del mondo, nel tentativo di scampare alla sofferenza causata dalla violenza della guerra: i rifugiati. Aveva da poco concluso la celebrazione della messa sul sagrato della bella chiesa dedicata a san Pio, nella cittadina sul colle del Gargano dove ogni pietra parla del santo stigmatizzato, San Giovanni Rotondo; prima della benedizione, invitando a recitare l'Angelus, Benedetto XVI ha ricordato la ricorrenza della giornata dedicata dall'Onu proprio ai rifugiati e ha riproposto "la drammatica situazione" di quanti sono costretti a fuggire dalle loro case.
E da quell'altare, innalzato dirimpetto all'ospedale voluto da padre Pio, ha ribadito che l'accoglienza "è doverosa" anche se "pone delle difficoltà".
Ha invocato l'impegno di tutti per "rimuovere le cause di un fenomeno tanto triste".
In una giornata interamente dedicata a un frate umile ma dai forti umori meridionali, talvolta scontrosi ma sempre capaci di calamitare l'attenzione del mondo predicando la pace, l'accoglienza e l'attenzione per chi soffre, il Papa dunque ha gettato lo sguardo oltre il colle e ha dilatato la preghiera di una popolazione che ha confidenza con chi soffre ed è incline alla preghiera. E la preghiera è stata, ancora una volta, protagonista di un evento straordinario, pur nell'ordinarietà di una cittadina abituata alle grandi folle.
Ha scandito le giornate in attesa della visita di Benedetto XVI; ha accompagnato le ore della vigilia; si è trasformata in coro, unita a quella del Papa nei luoghi che hanno visto la testimonianza di uno dei sacerdoti tra i più umili, più remissivi, e anche tra i più incompresi e osteggiati, derisi e umiliati, capace tuttavia di soffrire per la Chiesa e a causa della Chiesa.
Ed è stata festa grande, nonostante il maltempo abbia provato, sin dalla sera della vigilia, a metterla in forse, tanto da far prima saltare la veglia di preghiera organizzata dai giovani e poi costringere una schiera di fiorai a rifare l'intero addobbo floreale della città, letteralmente devastato da una violenta grandinata.
Solo piccoli cambiamenti di programma, invece, per la visita del Papa: partenza in aereo da Ciampino anziché in elicottero e arrivo a San Giovanni Rotondo con una manciata di minuti di ritardo, rispetto al tabellino di marcia, per il saluto alle autorità presso il campo sportivo Antonio Massa, dove, con l'arcivescovo Domenico Umberto D'Ambrosio, erano ad attenderlo l'arcivescovo Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Italia, l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi, il ministro per gli affari regionali Raffaele Fitto in rappresentanza del Governo italiano, il presidente della regione Puglia Nichi Vendola e il sindaco Gennaro Giuliani.
Tra due ali di folla, a stento trattenute da oltre cinque chilometri di transenne, il Papa ha raggiunto la piazza sulla quale si affacciano il santuario, l'antica e la nuovissima chiesa dominate da Casa Sollievo della Sofferenza, quasi in cima al colle. Tra i tanti striscioni esposti lungo il percorso la testimonianza della confidenza della cittadina con il Papa: alcuni recavano ancora la scritta "Totus tuus", vecchi di almeno ventidue anni erano stati dedicati a Giovanni Paolo II in visita nel 1987.
Appena il tempo di accogliere le parole di saluto dell'arcivescovo e del sindaco, poi il Papa si è dedicato a padre Pio. Ha sostato con commozione nella sua cella, dove sono ancora conservate persino le bombole d'ossigeno che lo hanno aiutato a respirare gli ultimi giorni di vita. Sulla spalliera del letto il quadro della Madonna; ai piedi del letto le sue scarpe. Si è raccolto in preghiera nella cripta che ospita, esposto, il corpo del santo; ha venerato la reliquia del cuore e acceso due lampade a perenne ricordo delle visite degli ultimi due pontefici, la sua e quella di Giovanni Paolo II.
Poi è risalito e nella sacrestia si è chinato su un fraticello di novantadue anni, che lo attendeva sulla sedia a rotelle sulla quale passa ormai i suoi giorni.
Era fra Modestino, frate laico molto amico di padre Pio. Lo ha sempre affiancato, sino all'ultimo respiro; ha raccolto molte delle sue confidenze.
Le custodisce gelosamente nel cuore. Il Papa lo ha teneramente accarezzato. In una sala attigua ha poi incontrato i parenti di padre Pio. La nipote Pia Forgione, figlia di Michele, il fratello di padre Pio, con i figli e i nipoti.
La celebrazione della messa ha avuto luogo sul sagrato della chiesa nuova di San Pio. Con il Papa, oltre all'arcivescovo D'Ambrosio, hanno concelebrato i cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e Salvatore De Giorgi, pugliese d'origine; gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, il nunzio Bertello, il prefetto della Casa Pontificia, James Michael Harvey; il vescovo Paolo de Nicolò, reggente della Prefettura, i presuli della Puglia, la comunità dei frati cappuccini con il ministro generale, padre Mauro Jöhri, e numerosi altri sacerdoti diocesani. Almeno cinquantamila i fedeli che hanno partecipato alla celebrazione.
Venivano da diverse parti del mondo, i più lontani da Singapore, altri dagli Stati Uniti, altri ancora dalla Germania. I più numerosi dalla Polonia. Sono giunti con ogni mezzo e per tutta la giornata di sabato hanno continuato a sbarcare a centinaia da pullman saliti al colle, arrancando a passo d'uomo, sui tornanti. Per la maggior parte si trattava di appartenenti ai gruppi di preghiera padre Pio, diffusi in tutto il mondo. Molti erano semplici fedeli che, al programmato pellegrinaggio, hanno visto aggiungersi la gioia dell'incontro con il Papa. Ed erano tutti lì alla messa sulla piazza. Una massa composta. Caratterizzata dal giallo e dal bianco delle migliaia di cappellini distribuiti dall'organizzazione. E compatti si sono mostrati nella preghiera e nell'alternarsi nel canto con una corale imponente. Guidata dall'orchestra sinfonica del conservatorio Piccinni di Bari, era composta dai cori di Lucera, di Foggia, di Bellizzi, di San Giovanni Rotondo e della fondazione Lirico-sinfonica Petruzzelli di Bari.
Il Papa ha celebrato con un calice che era solito usare padre Pio e con il quale aveva già celebrato la messa Giovanni Paolo II. L'altare, collocato su un palco bianco, era decorato dai mosaici di padre Marko Ivan Rupnik. Sulla sinistra era stato collocato il quadro raffigurante la Madonna delle Grazie, una tela del 1500 che ordinariamente si trova al centro dell'altare maggiore della chiesetta antica del convento. Poco più avanti il reliquiario con il cuore di padre Pio.
Al momento della comunione, mentre decine e decine di ombrelli bianchi disseminati sulla piazza indicavano i sacerdoti scesi tra i fedeli, il Papa la distribuiva a un centinaio di persone. Tra i primi un pronipote di padre Pio e una famiglia di terremotati dell'Aquila che hanno scelto di tornare a vivere nel loro luogo d'origine dopo la tragedia di aprile.
Al termine della messa un momento di familiarità vissuto con i ministranti. Il Papa, dismessi i paramenti liturgici, li ha salutati a uno a uno. A presentarli l'arcivescovo D'Ambrosio. Indicando un giovane chierico, il presule ha detto confidenzialmente al Papa: "Santità, gli faccia gli auguri: oggi è san Luigi e lui si chiama Luigi".
Il Papa prima gli ha sorriso, stretto la sua mano e fatto gli auguri; ma poi, trattenendolo, gli ha detto: "Ora fammi tu gli auguri perché il mio secondo nome è Luigi". *
L'arrivo a Casa Sollievo della Sofferenza per il pranzo e un momento di riposo, è avvenuto sotto un vero e proprio diluvio. La tregua del maltempo è durata infatti solo lo spazio - e non è stato poco - della messa.

(©L'Osservatore Romano - 22-23 giugno 2009)


Paparatzifan
00venerdì 26 giugno 2009 18:15
Dal blog di Lella...

La visita del pontefice. Ecco i retroscena

di LELLO VECCHIARINO

SAN GIOVANNI ROTONDO

Le ore e i giorni successivi al «grande evento» di domenica scorsa sono le ore da dedicare alla riflessione e - perché no? - ai retroscena di un appuntamento che tutto il mondo ha seguito.
Il servizio d’ordine e le misure di sicurezza sono stati ineccepibili: migliaia di poliziotti, anche artificieri e unità cinofile, hanno perlustrato ogni angolo, «bonificato» ogni luogo (a cominciare dalla stanza dove il pontefice ha pranzato), ogni spigolo lungo il passaggio del papa.
Uomini dei servizi segreti del Vaticano erano confusi nella folla, mentre sulle terrazze si vedevano appostati squadre di tiratori scelti. Tutto era stato avvolto da un alone di discrezione e silenzio.
Tutto o quasi sapevano in anticipo: anche l’ora in cui ci sarebbe stato il temporale e la grandinata intorno alle 16. Così è stato.

Segnali mediatici

A nessuno, però, è venuto in mente che, soprattutto nei giorni che hanno preceduto la visita di papa Ratzinger nella città di San Pio da Pietrelcina, certi segnali, anche mediatici, forse ubbidivano a una regia occulta tesa a metter in qualche modo in ombra la visita del pontefice. Quand’era in vita lo stesso Padre Pio aveva dovuto spesso combattere contro indicibili insinuazioni, poi riprese recentemente da qualche storico e affidate alle pagine di un poderoso volume. Ma si diceva dei giorni che hanno preceduto la vista del Papa. Ecco, si è detto, perché il pontefice non celebra la messa all’interno della grande chiesa progettata da Renzo Piano? Perché ha deciso di dir messa sul grande sagrato? Tutti alla vigilia sapevano che Papa Ratzinger sarebbe rimasto per circa 9 ore a San Giovanni Rotondo. Ore nelle quali, significativamente, non pregherà nella nuova chiesa intitolata a San Pio. Qui si limiterà a incontrare nel pomeriggio i sacerdoti, i religiosi e i giovani. La messa verrà celebrata sul sagrato.

massoneriaForse è soltanto un caso, ma le numerose polemiche per un luogo di culto ritenuto da molti cristianamente incompatibile con la liturgia e la presenza di Cristo - non mancano coloro che vi hanno visto incise simbologie occultistiche e massoniche - sono ancora vive. La forma a spirale del tempio rimanda a un chiaro significato reperibile del dizionario Massonico: «chiaro percorso di iniziazione». E poi, si è detto, una chiesa senza tabernacolo che chiesa è, con quell’altare a forma di piramide capovolta, il cui quadrato ha le misure esatte del quadrato magico (Tetragramon). Una delle croci fatte a formelle lascia intravedere lettere che formano la scritta Gadu (Grande architetto dell’universo), e al centro della croce, alcuni segni rimanderebbero inequivocabilmente a due lettere M.B.: le stesse che si rinvengono sul grembiule massonico d’ordinanza. E poi le stelle a 5 punte o a 6, il combinarsi di linee e misure che formano il numero 33…
matteo colellaE, a proposito di fatti sorprendenti, in diversi ambienti di San Giovanni Rotondo ci si chiede ancora oggi, perché mai è saltato il previsto incontro col Papa di Matteo Colella, il bambino (ora 16enne) il cui miracolo ricevuto da Padre Pio valse l’aureola al frate del Gargano? Erano in molti, tra Casa Sollievo e Comunità dei Cappuccini, ad attendere quell’incontro. Qualcuno si è limitato a una spiegazione che non spiega: «Motivi di opportunità… avrebbe suscitato invidie e cose del genere. Meglio non aggiungere altro». E par di capire che, come è accaduto in passato per situazioni analoghe, qualcuno abbia voluto evitare la sovraesposizione a favore di telecamere che indirettamente coinvolgesse anche il Papa. I miracoli non hanno bisogno di passaggi in Tv.
Chi conosce nel profondo la storia, anche quella non ufficiale, del Taumaturgo del Gargano, non si meraviglia più di nulla: intorno al Santo che per cinquant’anni non si mosse da San Giovanni Rotondo, si è scritto di tutto e di più. A volte per decantarne le virtù, spesso perché la folla di fedeli che lo acclamava aveva creato invidie e rancorose valutazioni sul suo modo di essere sacerdote e cappuccino. calinnie, sospetti, leggende, storia vissuta.

Calice, pisside e latino

Nella Messa concelebrata dal Pontefice a San Giovanni Rotondo sono stati utilizzati il calice e la pisside che lo stesso Padre Pio utilizzava per celebrare l’eucaristia. Una messa, quella di papa Ratzinger, che spesso è stata puntellata da canoniche incursioni nel latinorum: dal Dominus vobiscum all’Ite missa est. Tutto normale, la gente che affollava il sagrato ha mostrato di gradire. Eppure, non è mancato chi ha fatto osservare: perché non ha usato il messale che usava Padre Pio? Ecco un’altra ingenua domanda che, però, nasconde un’insidia. Padre Pio celebrava la santa messa con rigore e intensità tanto che a lui - un privilegio accordato a pochi altri: tra questi José Maria Escrivà de Balaguer - fu concesso di celebrare sino alla fine dei suoi giorni usando il messale del 1962.
Un messale preconciliare, quindi. Padre Pio diceva messa in latino, facile quindi, rinfocolare polemiche che richiamano le accuse che in certi ambienti rivolgono al Papa teologo che auspica il ritorno della Messa in latino.
Padre Pio era definito un prete preconciliare, un cappuccino che favoriva pratiche di culto da medioevo. «Polemiche sterili - dice fra’ Antonio Belpiede, dinaico vicario provinciale e portavoce dei cappuccini -. All’epoca Padre Pio aveva 75 anni ed era malato; gli si poteva mai chiedere di dimenticare la messa in latino e acconciarsi a imparare a officiare quella in italiano?».

Polemiche e scomuniche

Papa Ratzinger, la messa in latino, le polemiche degli ultimi tempi: tutti temi che in un modo o in altro richiamano alle clamorose iniziative del vescovo francese Lefebvre. E poteva mai mancare un’altra insidia condita con buona dose di sospetti? «E’ una verità che imbarazza la Chiesa di Roma, ma nessuno la può contestare: Padre Pio si è sempre rifiutato di celebrare la messa in italiano e di adottare le modifiche liturgiche introdotte da Paolo VI a partire dal ' 64. Diceva messa in latino, rivolto al tabernacolo e non ai fedeli. Cioè la messa che sarebbe poi costata a monsignor Lefebvre l’allontanamento dalla Chiesa», come ha ricordato alcuni anni fa padre Emmanuel Chalard de Traveau, uno dei 400 sacerdoti ordinati dal vescovo francese messosi in rotta con la Chiesa.
Ecco, quindi, che negli ultimi mesi ha preso a girare lungo i sentieri telematici di Internet una fotografia che ritrae Padre Pio mentre bacia la mano al vescovo Lefebvre che si era recato a fargli visita a San Giovanni Rotondo: era il 31 agosto 1967 e l’incontro durò pochissimi minuti, lungo il corridoio del convento.
Si voleva forse accreditare il Santo del Gargano come figura poco ortodossa rispetto ai voleri della Chiesa? Si voleva forse far saltare la programmata visita del Papa nei luoghi del Santo, dopo che il pontefice ha recentemente tolta la scomunica ad alcuni seguaci del vescovo francese?
C’è da attendersi di tutto. Alcuni mesi fa, quando si apprese la notizia che alcuni membri del comitato che si opponeva alla esumazione della salma di Padre Pio, denunciò il vescovo D’Ambrosio alla magistratura foggiana, a un autorevole componente di quel comitato, parlando a telefono con un corrispondente della Gazzetta, gli scappò di dire con ostentata sicurezza: «Ma lo sai che Padre Pio è risorto?». A quando la prossima insidia?

© Copyright La Gazzetta del Mezzogiorno, 26 giugno 2009


+PetaloNero+
00lunedì 29 giugno 2009 01:17
Il senso del dolore nella visita del Pontefice alla tomba di padre Pio
Non solo grazie agli insegnamenti di Benedetto XVI, ma anche dei pellegrini



CITTA' DEL VATICANO, domenica, 28 giugno 2009 (ZENIT.org).- La visita di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo, la cittadina in cui ha vissuto ed è morto san Pio da Pietrelcina, è servita a mostrare il senso del dolore, non solo attraverso le parole pronunciate dal Papa ma anche e soprattutto attraverso le testimonianze dei malati, ha affermato il portavoce vaticano.

E' quanto ha detto padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, nell'editoriale dell'ultimo numero di "Octava Dies", il rotocalco informativo del Centro Televisivo Vaticano.

“I viaggi del Papa non sono importanti solo per quello che dice e fa il Papa, ma anche per i sentimenti e le parole che suscitano – ha detto – . La testimonianza di Anna, ammalata di cancro, davanti al Papa, alle porte della Casa Sollievo della Sofferenza è un momento da non dimenticare” (cfr. ZENIT, 22 giugno 2009).

“Non mi sono chiesta 'Perché a me?' - aveva raccontato Anna al Santo Padre -, ma mi sono detta invece: 'Perché non a me?', 'Dio quale progetto hai tu su di me?', e allora - come la Vergine e tanti altri uomini degni e santi -, non ho voluto ribellarmi, ma ho voluto dire: 'Eccomi, sono pronta'”.

“Come vivere l’attesa della morte, vivendo la quotidianità che rimane, in modo da offrire qualcosa di buono al Signore? Non è mai troppo tardi per entrare a lavorare nella sua vigna, dedicare la propria vita al bene, anche solo con la benevolenza delle parole e delle piccole azioni”, ha detto il portavoce vaticano.

Anna, ha sottolineato padre Lombardi, si rivolge anche a noi: “Non ci lasciate soli con i nostri pensieri, le nostre paure, e quando non avete nulla da dire non vi preoccupate, basta che ci prendiate per mano e noi sentiremo che ci siete”.

E conclude: “E’ vero una diagnosi di cancro è terribile, fa paura, ma è più terribile non essere amico di Dio, allontanarsi dal suo amore”.

“Allora capiamo che la sofferenza può diventare un grande tesoro; capiamo che ci interpella tutti, e capiamo cosa intendeva Padre Pio quando – come ha ricordato il Papa – diceva che 'ricoverati, medici, sacerdoti, dovevano diventare “riserve di amore”, che tanto più sarà abbondante in uno, tanto più si comunicherà agli altri'”.

“Non solo a San Giovanni Rotondo, ma in tutto il mondo ogni sofferenza, davanti al volto sofferente di Cristo, dovrebbe poter diventare amore”, ha poi concluso il sacerdote gesuita.
Paparatzifan
00giovedì 16 luglio 2009 17:55
Dal blog di Lella...

Bagnoregio si prepara alla visita del Papa

Ieri le celebrazioni per san Bonaventura, «teologo della storia», nell’attesa di Ratzinger che sarà qui il 6 settembre

Augusto Cinelli

BAGNOREGIO.

Una festa dal significato tutto particolare quella che ieri la città di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, ha celebrato in onore del suo figlio più illustre, san Bonaventura, il grande teologo speculativo e mistico morto il 15 luglio 1274 e dichiarato dottore della Chiesa con l’appellativo di «serafico».
Il centro dell’alta Tuscia e l’affascinante borgo di Civita di Bagnoregio, che dette i natali a Giovanni Fidanza, poi divenuto fra’ Bonaventura, si stanno preparando alla storica visita di papa Benedetto XVI del 6 settembre prossimo.
Quel giorno il Papa, dopo la visita alla città di Viterbo, accompagnato dal vescovo Lorenzo Chiarinelli, nel pomeriggio farà tappa proprio a Bagnoregio per l’omaggio a san Bonaventura venerando anche la reliquia del «santo braccio» del «dottore serafico», custodita nella Concattedrale a lui intitolata.
Il profondo legame tra Benedetto XVI e il pensiero di Bonaventura è stato il filo rosso delle iniziative spirituali e culturali che stanno preparando la visita del Pontefice e delle riflessioni del vescovo Chiarinelli nelle celebrazioni di martedì scorso, prima della suggestiva processione notturna tra le vie di Bagnoregio con la reliquia del santo, e di ieri.
Lo stesso Chiarinelli in una nota alla diocesi, ha ricordato il significato dell’opera di un giovanissimo Joseph Ratzinger, «San Bonaventura. La teologia della storia», pubblicata a Monaco nel 1959 come ricerca per l’abilitazione alla libera docenza e uscita in nuova edizione l’anno scorso a cura dei frati della Porziuncola di Assisi.
Sull’argomento, nel gennaio del 2008, la diocesi di Viterbo, insieme ad altri enti, ha promosso il convegno «La fede nella storia. San Bonaventura e Joseph Ratzinger», che ha raccolto il grande messaggio di sapienza dell’autore dell’«Itinerario della mente in Dio». «Una sapienza – ha scritto ancora Chiarinelli, facendo eco al professor Ratzinger – che è Cristo e a cui tende tutta la speculazione e la tensione mistica di san Bonaventura, che arriva a perdersi nell’oceano mistico dove l’intelletto sfiora in silenzio il mistero di Dio».

© Copyright Avvenire, 16 luglio 2009


+PetaloNero+
00venerdì 17 luglio 2009 01:15
La visita del Papa a Viterbo e a Bagnoregio del 6 settembre illustrata dal vescovo della città, Lorenzo Chiarinelli


La visita di Benedetto XVI a Viterbo e a Bagnoregio, prevista il prossimo 6 settembre, sarà un evento da vivere in modo “fecondo e sereno”. E’ quanto ha detto il vescovo di Viterbo, mons. Lorenzo Chiarinelli, illustrando lunedì scorso alla Giunta e al Consiglio comunale della città la visita pastorale di Benedetto XVI nella terra della “città dei Papi”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Il programma della visita di Benedetto XVI si snoda attraverso un percorso che segue le orme di Santa Rosa, Patrona di Viterbo, e di San Bonaventura da Bagnoreggio, del quale oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica. Il territorio viterbese, profondamente intrecciato nel corso dei secoli con la storia della Chiesa, è legato anche a quella di diversi Pontificati. A Viterbo - ha ricordato mons. Lorenzo Chiarinelli - sono stati eletti 5 Papi. La città, dove sono sepolti 4 Pontefici, ha anche ospitato 50 Papi. Si deve dunque accrescere - ha spiegato il presule - “l’impegno per la fioritura delle radici di Viterbo come città che custodisce e valorizza prestigiose stagioni della sua storia”. Ma la visita pastorale di Benedetto XVI è soprattutto un incontro con i suoi abitanti. Il Papa - ha detto mons. Lorenzo Chiarinelli - arriverà al campo sportivo e successivamente si trasferirà al Palazzo dei Papi da dove saluterà la cittadinanza. Il Santo Padre si recherà poi nella Valle Faul per la celebrazione liturgica e la recita dell’Angelus. Nel primo pomeriggio, vedrà la Macchina di Santa Rosa e si recherà nella Cattedrale della Santa Patrona di Viterbo. Benedetto XVI visiterà quindi il Santuario della Madonna della Quercia, dove pregherà in compagnia delle monache di clausura del territorio viterbese. In seguito, si trasferirà a Bagnoregio, dove visiterà l’unica reliquia rimasta di San Bonaventura. Successivamente, rivolgerà un discorso ai cittadini presenti nella piazza e infine farà ritorno a Castel Gandolfo. Sugli auspici per la visita del Papa a Viterbo e a Bagnoregio ascoltiamo, al microfono di Isabella Piro, mons. Lorenzo Chiarinelli:


“Vorrei che fossero primarie due realtà. Una è che il pastore, che viene a confermarci nella fede, facesse riemergere nel cuore di tutti il bisogno e la gioia del credere. La fede, soprattutto per le giovani generazioni, è l’energia che indica e fa innamorare della meta verso cui ci muoviamo. La seconda è che in una società, alquanto frammentata, ci sono spesso delle articolazioni difficili a comporsi sul piano delle culture, delle esperienze religiose, delle economie e delle politiche. L’auspicio è che il senso dell’unità prevalga su quello delle differenze e che realmente la nostra società si costruisca su quei pilastri che sono la libertà, la verità, la carità e la giustizia. Credo che la visita del Papa, con il suo messaggio e con la sua preghiera, possa essere il dono da custodire e da far fruttificare”.

Altri doni preziosi sono quelli offerti dalla testimonianza dei Santi. San Bonaventura, di cui oggi la Chiesa ricorda la memoria, insegna in particolare a cercare la patria futura. Ancora mons. Lorenzo Chiarinelli:

“Vivere la fede alla luce della teologia bonaventuriana vuol dire camminare con il mistero che ci viene consegnato dal Cristo dentro i dinamismi del tempo, sostenuti però dalla speranza che è certezza garantita di una pienezza. Non è una fuga dalle sfide quella che la storia, il tempo e la società consentono. Questo collocarsi nella ricerca bonaventuriana è un insegnamento a vivere dentro il tempo, ma con la certezza di quello che San Paolo diceva: noi cerchiamo una patria futura”.



Radio Vaticana
+PetaloNero+
00giovedì 30 luglio 2009 16:19
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A VITERBO E BAGNOREGIO (6 SETTEMBRE 2009) - PROGRAMMA

08.30 Partenza in elicottero dall’eliporto delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo per Viterbo.

09.00 Arrivo nel Campo sportivo comunale "Rocchi" a Viterbo.

09.30 ACCOGLIENZA sulla scalinata del Palazzo dei Papi in piazza San Lorenzo a Viterbo e Breve visita privata alla Sala del Conclave.

10.15 CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA in Valle Faul a Viterbo. Omelia del Santo Padre.

RECITA DELL’ANGELUS DOMINI nella Valle Faul a Viterbo. Parole del Santo Padre.

Breve sosta davanti al Santuario di Santa Rosa, lungo il tragitto per il Santuario della Madonna della Quercia a Viterbo.

16.30 Visita privata al Santuario della Madonna della Quercia a Viterbo.

17.00 Partenza in elicottero dal Campo sportivo comunale "Rocchi" a Viterbo per Bagnoregio.

17.20 Arrivo nel Campo sportivo del Centro "Alessandro Pompei" a Bagnoregio.

17.30 Visita alla Cattedrale di San Nicola a Bagnoregio e Venerazione della Reliquia di San Bonaventura.

17.45 INCONTRO CON LA CITTADINANZA in Piazza Sant’Agostino a Bagnoregio. Discorso del Santo Padre.

18.30 Partenza in elicottero dal Campo sportivo del Centro "Alessandro Pompei" a Bagnoregio per Castel Gandolfo.

19.30 Arrivo all’eliporto delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo.
+PetaloNero+
00venerdì 31 luglio 2009 19:08
Tra Bonaventura e Tommaso: il Papa il 6 settembre a Viterbo e Bagnoregio


Sarà un viaggio sulle orme di San Bonaventura la visita che il Papa compirà il 6 settembre prossimo a Viterbo e Bagnoregio e il cui programma è stato reso noto dalla Sala Stampa vaticana. Benedetto XVI presiederà la Messa in Valle Faul a Viterbo alle 10.15; poi una breve sosta davanti al Santuario di Santa Rosa, Patrona della città. Nel pomeriggio la visita al Santuario della Madonna della Quercia, Patrona della diocesi, e poi il trasferimento in elicottero per la vicina Bagnoregio, città natale di San Bonaventura, la cui reliquia il Papa venererà nella Cattedrale di San Nicola. La visita si concluderà con l’incontro con la cittadinanza in Piazza Sant’Agostino. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa non ha mai nascosto la sua attrazione per il pensiero di Sant’Agostino e della scuola agostiniana di cui il francescano San Bonaventura di Bagnoregio è il più insigne rappresentante. Nello stesso tempo ha sempre espresso il massimo apprezzamento per San Tommaso D’Aquino, domenicano, e la scuola tomista. Due Santi, vissuti nello stesso periodo, il 13.mo secolo, a capo di due visioni diverse ma complementari della realtà. Per Bonaventura la via alla Verità è l’illuminazione divina, “un fatto mistico”. Occorre – dice - “la grazia, non la scienza, il desiderio non l’intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere”: la vera sapienza può essere raggiunta solo da chi ama a tal punto Cristo da voler condividere con Lui la Croce:

“L'amore vede più che la ragione … l'amore vede, l'amore è occhio e l'esperienza ci dà più che la riflessione. Che cosa sia questa esperienza Bonaventura lo vide in San Francesco: è l’esperienza di un cammino molto umile, molto realistico, giorno per giorno, è questo andare con Cristo, accettando la sua croce. In questa povertà e in questa umiltà, nell’umiltà che si vive anche nella ecclesialità, c'è un’esperienza di Dio che è più alta di quella che si raggiunge mediante la riflessione: in essa, tocchiamo realmente il cuore di Dio”. (Udienza generale del 14 maggio 2008)

San Tommaso, da parte sua, compie una “mirabile sintesi” tra ragione e fede: “la ragione, illuminata dalla fede, trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali”. Così il Papa, di fronte ad una società odierna in cui la ragione appare sempre più debole e sempre più incapace di ammettere “l’esistenza di qualsiasi verità”, esorta a “riscoprire in modo nuovo la razionalità umana”, ad avere una grande fiducia nella ragione. E ai cristiani chiede di saper “esprimere la ragionevolezza della loro fede” testimoniandola “in un dialogo ispirato dall’amore”:

“Se guardiamo alle grandi opzioni, l’opzione cristiana è anche oggi quella più razionale e quella più umana. Per questo possiamo elaborare con fiducia una filosofia, una visione del mondo che sia basata su questa priorità della ragione, su questa fiducia che la Ragione creatrice è amore e che questo amore è Dio”.(Incontro con i giovani della diocesi di Roma – 6 aprile 2006)
San Bonaventura e San Tommaso, due grandi teologi a capo di due scuole che per secoli si sono confrontate a livello filosofico e teologico. Due Santi che per vie diverse hanno dato la vita per la causa del Vangelo, per Gesù, raggiungendolo insieme in cielo lo stesso anno, il 1274.




Radio Vaticana
Paparatzifan
00venerdì 7 agosto 2009 19:19
Dal blog di Lella...

PAPA BENEDETTO XVI IN VISITA NELLA TUSCIA / al Pontefice verrà donato un nuovo libro sui Papi a Viterbo

VITERBO (UnoNotizie.it)

In occasione della visita pastorale di Papa Benedetto XVI a Viterbo e Bagnoregio domenica 6 settembre, la Diocesi di Viterbo ha preparato la pubblicazione di un nuovo libro dal titolo “Viterbo e i Papi”, curato da Monsignor Salvatore Del Ciuco con la collaborazione della Banca di Viterbo.
Alla presentazione il Vescovo Lorenzo Chiarinelli ha affermato che "unanime è stata all'annuncio, la gioiosa esplosione dell'accoglienza da parte della comunità ecclesiale, delle istituzioni ai diversi livelli e ambiti, del popolo nella genuinità dei suoi sentimenti. Pregiudizi ideologici sono sulla via del tramonto e arroccamenti psicologici fanno parte di stagioni che tutti sanno pregresse.
Come accogliere il Papa? L'accogliamo con affetto sincero, gratitudine viva e fedeltà filiale".

Un’edizione speciale del libro sarà donata al Pontefice il giorno della visita pastorale e data in omaggio alle personalità presenti all’evento. Le 150 pagine che compongono il volume, illustrate con fotografie dei Pontefici, ripercorrono la storia della Chiesa locale, dagli inizi fino ai giorni nostri, quando è avvenuta l’unificazione delle cinque Diocesi. Vengono rievocate le figure dei Papi eletti nei Conclavi, ma anche di quelli ospitati, morti e sepolti a Viterbo. Di ognuno si specificano le date precise del periodo di presenza in città e, schematicamente, le opere compiute durante la permanenza. La famosa vicenda del conclave più lungo della storia celebrato a Viterbo è arricchita con notizie in parte inedite e rivela quale fu il vero ruolo San Bonaventura da Bagnoregio nel sollecitare i cardinali all’elezione del Papa. Le dottrine teologiche di San Bonaventura, peraltro, sono da sempre care a Benedetto XVI il quale non ha mai nascosto la sua attrazione per il pensiero del santo francescano che, insieme a Sant'Agostino, è stato suo maestro di vita.

L’oggetto della tesi che Ratzinger propose per l’abilitazione alla libera docenza è “La teologia della storia in San Bonaventura”, opera divenuta ormai un classico, oltre che un contributo fondamentale per comprendere una fase decisiva della civiltà europea, grazie alle sue stimolanti considerazioni. Il percorso si snoda attraverso lo studio degli aspetti culturali e religiosi della "societas christiana" del secolo XIII e l’analisi del dibattito sulla missione del francescanesimo e sulla funzione del sapere filosofico e teologico. Alla luce di tutto ciò, la pubblicazione ideata dalla Diocesi di Viterbo diventa un interessante excursus sul glorioso passato della città che si intreccia con la formazione esistenziale e spirituale di Benedetto XVI.

Elisa Ignazzi

© Copyright UnoNotizie.it


Paparatzifan
00venerdì 7 agosto 2009 19:24
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COMUNICATO STAMPA n° 13 del 07 / 08 /2009

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A VITERBO E BAGNOREGIO - (6 SETTEMBRE 2009)

Viterbo / Diocesi – L’itinerario viene reso noto dopo l’ultimo sopralluogo della Sicurezza Vaticana

Il Papa percorrerà le vie del centro di Viterbo sulla papamobile

dalla Curia Vescovile di Viterbo – 07 AGOSTO 2009

Il sopralluogo della Prefettura della Casa Pontificia e della Sicurezza Vaticana con gli organismi della Curia e delle Forze dell’Ordine del territorio, dà conferma di tutto il programma già reso noto e dell itinerario che il Santo Padre, dopo l’atterraggio in elicottero, farà nel centro di Viterbo fino a raggiungere piazza San Lorenzo sede del Palazzo dei Papi e della Chiesa Cattedrale, prima tappa pubblica della visita.
Lì, il Vescovo della diocesi di Viterbo Sua Ecc. Mons. Lorenzo Chiarinelli e il sindaco della Città di Viterbo, On. Giulio Marini terranno il loro saluto di benvenuto. Il S.Padre, poi prima di ripartire in papa mobile per la Celebrazione della Messa a Valle Faul, visiterà in forma privata il Palazzo Papale accompagnato dal Vescovo di Viterbo mons. Lorenzo Chiarinelli, che come prevede il protocollo cerimoniale vaticano, starà sempre accanto al Papa durante la permanenza a Viterbo e Bagnoregio. In piazza Duomo a salutare il Papa, oltre agli Sbandieratori, alle rappresentanze delle Forze Armate e delle caserme militari di Viterbo e i fedeli della Città, ci sarà anche la banda musicale di Grotte S.Stefano che renderà gli onori al Papa con l’inno pontificio. In Piazza S.Lorenzo si potrà accedere soltanto muniti di biglietti di accesso, che saranno gratuiti da richiedere fino ad esaurimento posti al Comitato Organizzatore dal 26 al 29 agosto.
Il Corteo Papale, si muoverà verso Valle Faul passando per Piazza del Plebiscito. Una curiosità!!! Il Corteo Papale che abitualmente segue il Papa è composto dal “seguito”, cioè di coloro, prelati e uomini della sicurezza vaticana, che seguono il Papa nelle visite fuori dello Stato Vaticano, e sono: l’Arcivescovo Prefetto della Casa Pontificia, l’Arcivescovo nunzio apostolico per l’Italia, l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, il comandate della Gendarmeria Vaticana con gli uomini della sicurezza interna. Questi, seguiranno il papa ovunque.
Dopo la celebrazione della S.Messa e dell’Angelus in diretta su RAI 1 / TG1 a partire dalle ore 10.00, il Santo Padre percorrerà Via Marconi per raggiungere la Basilica di S.Rosa dove entrando sosterrà in preghiera davanti all’urna che contiene il Corpo incorrotto di Santa Rosa patrona della Città.
Uscendo, il Papa saluterà i fedeli sul sagrato della basilica, che potranno accedere unicamente e tramite biglietto gratuito da richiede al Comitato Organizzatore presso la Curia dal 20 al 29 agosto.
Il Santo Padre poi attraverso via F.Rosselli, Viale R.Capocci e Viale Trieste, raggiungerà il Santuario della Madonna della Quercia Patrona della Diocesi, dove presso l’attigua struttura diocesana “Domus La Quercia” il Papa sosterrà per il pranzo. Dopo la visita al Santuario, nel pomeriggio il papa ritornerà allo Stadio “Rocchi” e in elicottero accompagnato dal Vescovo Chiarinelli, si recherà a Bagnoregio dove attraverso Via Nantes, Via Divino Amore e Viale Diaz giungerà in auto alla Chiesa Concattedrale di San Nicola dove, accolto dal parroco del paese si fermerà a venerare l’unica reliquia al mondo di San Bonaventura il “sacro braccio”.
Poi attraverso corso Mazzini giungerà a Piazza Sant’Agostino dove riceverà il saluto del vescovo Mons. Chiarinelli e del Sindaco Francesco Bigiotti e farà il suo discorso pubblico alla cittadinanza previsto per le 17.45. Seguirà la visita a Bagnoregio la truppe del CTV Centro Televisivo Vaticano che trasmetterà in diretta sul canale satellitare Tele Pace.
Terminato il discorso del Papa un coro renderà omaggio al S.Padre e percorrendo in papa mobile Via Fidanza, Via Garibaldi, Via matteotti, Viale Diaz, raggiungerà il Campo Sportivo Comunale e partirà in elicottero alla volta delle ville pontificie di Castel Gandolfo.
Lungo il tragitto e lungo le vie del centro dove passerà il Papa, è sollecitata caldamente la presenza di viterbesi e fedeli tutti a salutare il Santo Padre.

I biglietti già prenotati per accedere a valle Faul per la celebrazione Eucaristica e per le altre due piazze con ingresso a biglietto gratuito (piazza San Lorenzo e Piazza dav. basilica S.Rosa), possono essere ritirati da mercoledì 26 agosto presso gli uffici della curia in via San Lorenzo, 64 dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.

Don Emanuele GERMANI
Resp. Generale Struttura Informativa Visita del Papa

www.ilpapaaviterbo.it/cont/comunicati.html


Paparatzifan
00martedì 11 agosto 2009 20:38
Dal blog di Lella...

Ratzinger, messa in piazza Paolo VI

LA VISITA PAPALE

Prende corpo il programma dell'intensa giornata che il pontefice trascorrerà a Brescia l'8 novembre. Nel segno del suo predecessore

Probabile una tappa a Botticino in omaggio a Tadini, santo «sociale». Ingresso da via San Faustino, sosta alla stele della strage

Massimo Tedeschi

Una sosta alla stele che ricorda i caduti di piazza della Loggia. Una messa in piazza Paolo VI.
Un incontro pomeridiano con la popolazione di Concesio e l'inaugurazione della nuova sede dell'Istituto Paolo VI, accanto alla casa natale del Papa bresciano.
Forse, in mattinata, anche una sosta a Botticino Sera per ricordare san Arcangelo Tadini.
Saranno questi i «momenti forti» dell'annunciata visita di papa Benedetto XVI a Brescia il prossimo 8 novembre.
Al programma mancano ancora i caratteri dell'ufficialità, i dettagli saranno definiti dopo ulteriori sopralluoghi dello staff della prefettura della Casa pontificia nei prossimi giorni, ma l'ossatura del programma ha ormai preso forma e il lavorio degli organizzatori guarda già ai particolari.
AL LAVORO è uno staff ristretto, ma al momento opportuno la macchina organizzativa coinvolgerà svariate centinaia di persone: basti dire che la presenza e la vigilanza lungo tutto il percorso del corteo papale sarà assicurata dagli scout dell'Agesci e dagli alpini dell'Ana, che già assicurarono il servizio d'ordine durante le due visite di Giovanni Paolo II a Brescia: il 26 settembre 1982 e 20 settembre del 1998.
Le ragioni della visita di papa Ratzinger nella terra che ha dato i natali a Paolo VI sono sunteggiate nel messaggio con cui il vescovo mons.
Luciano Monari ha annunciato alla diocesi l'arrivo dell'illustre ospite, il 9 aprile scorso: «Il motivo del viaggio - disse allora il vescovo - è il trentesimo anniversario della morte di Paolo VI.
Papa Ratzinger fu creato cardinale da Paolo VI e ha sempre avuto verso il nostro Papa bresciano una riconoscenza e un amore grande. Per questo verrà e vivrà con noi una giornata che sarà un momento intenso di comunione e di preghiera».
Di quella giornata cominciano a prendere forma momenti e snodi. Il Papa dovrebbe arrivare con un volo speciale all'aeroporto militare di Ghedi intorno alle 9 di mattina. Nel tragitto fra Ghedi e Brescia è possibile - ma non ancora certa - una sosta a Botticino, il paese in cui san Arcangelo Tadini (canonizzato da papa Ratzinger a Roma il 26 aprile scorso) fu parroco dal 1877 al 1912, fondò opere sociali e una congregazione religiosa, le suore Operaie di Botticino. Un tipico santo «sociale», un sacerdote ordinato il 19 giugno del 1870 (la stessa data in cui, quest'anno, è iniziato l'anno sacerdotale) a cui Benedetto XVI potrebbe rendere omaggio nell'anno in cui ha promulgato la sua prima enciclica sociale, la «Caritas in veritate».
Se il Papa farà tappa a Botticino, è possibile un breve saluto nella piazza di Sera su cui si affacciano i luoghi tadiniani: la parrocchiale (proclamata santuario del santo e basilica minore) e la canonica. Il sindaco Mario Benetti e il parroco don Raffaele Licini, naturalmente, sono pronti ad allestire festeggiamenti adeguati per un evento che sarebbe storico.
Da Botticino a Brescia il corteo papale percorrerebbe, naturalmente, viale Bornata e viale Venezia. L'ingresso in centro storico, però, sarà da nord, da piazzale Battisti (dove l'allora sindaco Cesare Trebeschi e l'allora presidente del consiglio Giovanni Spadolini accolsero papa Wojtyla nel 1982) e da via San Faustino, la strada che proprio in questi giorni verrà asfaltata ex novo.
L'ASSESSORATO ai Lavori pubblici retto da Mario Labolani è impegnato a preparare adeguatamente il look delle vie che saranno percorse dal corteo pontificio. In piazza Loggia Papa Ratzinger dovrebbe fare una sosta di preghiera davanti alla stele delle vittime della strage, proprio come fece Giovanni Paolo II 27 anni fa.
Scartata l'ipotesi di utilizzare campo Marte, la messa presieduta dal Papa sarà invece, con ogni probabilità, in piazza Paolo VI: palco sopraelevato sul sagrato del duomo, fedeli disposti a «ventaglio». Ma poichè non più di 10mila persone troveranno posto in piazza, si sta lavorando alla collocazione di maxi-schermi anche in piazza Loggia. Pure piazza Paolo VI è ricca di echi wojtyliani: qui il papa polacco, nell'82, incontrò i giovani e, nel 1998, gli amministratori locali in rappresentanza di tutta la provincia.
DOPO LA MESSA Benedetto XVI pranzerà al centro Paolo VI di via Gezio Calini, dove dovrebbero esserci anche dei colloqui privati. Nel pomeriggio il viaggio a Concesio dove il comitato formato dall'ex sindaco Diego Peli, dall'attuale sindaco Stefano Retali e dal parroco di Pieve mons. Dino Osio sta ragionando su tre distinti momenti: il Papa dovrebbe sostare brevemente in preghiera nella parrocchiale dove Paolo VI venne battezzato, poi dovrebbe indirizzare un breve saluto alla popolazione. Infine uno dei momenti più significativi dell'intero viaggio papale: l'inaugurazione della nuova sede dell'Istituto Paolo VI, della collezione Arte e spiritualità e del Cedoc, in un unico edificio realizzato accanto alla casa natale di Giovan Battista Montini. Qui, prima di tornare verso Roma, il Papa potrebbe pronunciare un discorso particolarmente significativo sul ruolo di Paolo VI nella storia della Chiesa contemporanea.

© Copyright Brescia Oggi, 11 agosto 2009


Paparatzifan
00mercoledì 12 agosto 2009 19:32
Dal blog di Lella...

In costruzione il grande palco e la bonifica della vegetazione. L’assessore Arena illustra gli interventi per il prossimo futuro

Per l’arrivo del Papa rivoluzione a valle Faul

Proseguono i lavori in vista del 6 settembre poi dopo arriveranno maxi-parcheggi e scale mobili

di MASSIMO CHIARAVALLI

Rivoluzione Valle Faul.
Per Benedetto XVI ma non solo. Prima e dopo la cura: in arrivo un parcheggio da 350 posti auto, un altro fuori la porta da 200, la bonifica della vegetazione sotto il palazzo dei Papi, una nuova zona verde, un ascensore verso l’ospedale vecchio e - forse - anche una scala mobile che porta al Sacrario.
Sono questi gli interventi del Comune che resteranno ai viterbesi dopo la visita del Pontefice il prossimo 6 settembre.
Ecco l’iter degli interventi, illustrato dall’assessore ai Lavori pubblici, Giovanni Arena. «La Fondazione Carivit - dice - ha già pulito l’ex mattatoio, la stessa cosa è in atto con l’ex gazometro. Su Valle Faul abbiamo creato una zona verde subito dietro il muro laterale, mentre in fondo è stata costruita una staccionata. Lo spiazzo che ospiterà i fedeli sarà invece ricoperto di macco e finiture antipolvere per consentire il posizionamento delle sedie». Questa la situazione attuale ma il Comune sta progettando il dopo Benedetto XVI.
«La stessa zona - aggiunge Arena - diventerà un parcheggio per circa 350 posti auto, cui vanno ad aggiungersi i 200 nell’area fuori la porta in fase di realizzazione. Considerato il problema dei parcheggi e che quello del Sacrario ne conta 400, la disponibilità è più che raddoppiata: arriveremo a mille. Per la sistemazione a superficie per parcheggio c’è un cofinanziamento Comune-Regione di 800.000 euro, con un rapporto 20-80 per cento. Il via ai lavori, dopo le procedure di gara, è previsto per fine ottobre o al massimo inizio novembre, la realizzazione sarà in mattoni con guarnizioni in erbetta e riguarderà la zona in cui il 6 settembre si troveranno le sedie. Quella dove si trova il palco verrà invece sistemata a verde». Non solo: palazzo dei Priori ha messo in bilancio 300.000 euro per un ascensore, cosa di cui si parla da anni. «Da Valle Faul - continua - salirà verso l’ospedale vecchio per un accesso più agevole. Stiamo pensando anche a una scala mobile sull’attuale via pedonale che porta al Sacrario: in questo caso dobbiamo studiare la forma di intervento migliore». Un’ipotesi è il coinvolgimento dei privati.
Altro giro. Via San Clemente è quella che si trova proprio sotto palazzo dei Papi. Affacciandosi, fino a ieri, quasi una discarica a cielo aperto e vegetazione incolta. «Stiamo pulendo tutto, siamo al lavoro anche per la messa in sicurezza della via, con una staccionata in ferro che permetterà alla gente di vedere la messa del Santo Padre pure da qui. Toglieremo infine le numerose scritte sui muri». Novità anche per la diretta del Papa. «C’è la possibilità - conclude Arena - di valorizzare le nostre tradizioni: durante la funzione probabilmente andranno in onda le immagini del Trasporto di Fiore del Cielo, mentre la trasmissione Rai che ogni domenica precede la messa sarà effettuata dai giardini di palazzo dei Priori».

© Copyright Il Messaggero, 11 agosto 2009


Paparatzifan
00giovedì 13 agosto 2009 21:35
Dal blog di Lella...

Viterbo - La visita del Pontefice il 6 settembre

30 vescovi e 180 sacerdoti concelebreranno col Papa

L'estate del 2009 a Viterbo e Bagnoregio sarà ricordata per l' intenso fermento che ha coinvolto sia le istituzioni che i privati cittadini in vista della visita del Santo Padre.
I lavori per la costruzione del grande palco a Valle Faul in legno lamellare proseguono spediti.
Saranno circa 30 i vescovi provenienti dal Lazio che concelebreranno insieme a Lorenzo Chiarinelli e al Papa.
Sarà presente il cardinal Agostino Vallini vicario di sua Santità per la città e diocesi di Roma.
Oltre 180 sacerdoti, fra parroci e religiosi della diocesi, indosseranno la stola verde appositamente confezionata con lo stemma papale che rimarrà ad ogni sacerdote a ricordo della celebrazione.
Molte le autorità vaticane e diplomatiche e imponenti le cariche a livello istituzionale nazionale, regionali e provinciali presenti alla celebrazione.
Sono invece numerosi i fedeli che continuamente contattano il portale web e i centralini della curia alla ricerca degli ultimi posti.
Sono infatti esauriti tutti i 10mila biglietti per la valle Faul, mentre sono ancora disponibili biglietti per la Piazza San Lorenzo che conterrà oltre 600 fedeli e per la via e sagrato di S.Rosa che conterrà oltre 400 fedeli dove oltre ai facchini e ai mini facchini possono trovare posto gli stessi familiari e i fedeli che desiderano salutare il Papa dopo la Celebrazione e l’Angelus.
In piazza San Lorenzo, invece, oltre alla banda musicale, troveranno posto rappresentanze di militari, scuole e fedeli che potranno assistere alla benedizione del Papa delle due nuove porte della Chiesa Cattedrale e del Saluto di Benvenuto al Papa da parte del Vescovo e del Sindaco di Viterbo .
Al termine i fedeli che avranno assistito a questa prima tappa pubblica della visita di Benedetto XVI, potranno spostarsi a Piazza del Sacrario dove in appositi maxischermi seguiranno la diretta televisiva e potranno salutare il Papa nel percorso di ritorno.

I biglietti possono essere richiesti e prenotati inviando una mail a: info@ilpapaaviterbo.it, oppure contattando gli uffici della curia vescovile al 0761341124 e potranno essere ritirati a partire dal 26 agosto.

Lungo tutto il percorso del Papa, che sarà abbellito da bandiere e arazzi con i colori giallo/bianco propri della Santa Sede, tutti coloro che desiderano salutare e vedere il S.Padre possono trovare spazio a partire dalle prime ore del mattino nelle zone delimitate dalle transenne e sorvegliate dalle forze dell’ordine.
Intanto mercoledì 19 alle ore 17.30 presso la Curia si terrà la prima riunione preparatoria con tutti i volontari: una sorta di mini corso, dove tutti coloro che già hanno dato la loro disponibilità saranno formati e istruiti su tutte le misure in ordine di sicurezza , accessi, sorveglianza e sanità.

Don Emanuele Germani
Responsabile generale struttura informativa Visita del Papa

© Copyright TusciaWeb


Paparatzifan
00lunedì 17 agosto 2009 19:28
Dal blog di Lella...

Incontro di preghiera per il Papa

Prima dell’arrivo di Benedetto XVI il 31 agosto appuntamento con il vescovo

Proseguono giorno dopo giorno le attività di preparazione, logistica e spirituale, per la Visita del Papa Benedetto XVI. Tra le iniziative che hanno ritmato il cammino di preparazione dell’intera comunità diocesana e civile allo storico evento si inserisce l’incontro speciale di preghiera “Con Santa Rosa in attesa del Papa”.
Lunedì 31 agosto, alle ore 18, nella basilica di Santa Rosa, il vescovo di Viterbo Lorenzo Chiarinelli presiederà all’incontro, «che oltre ai viterbesi - come informa la curia - vedrà la partecipazione dei parroci della città e i vari collaboratori nella pastorale, gli insegnanti di religione cattolica della Diocesi, le comunità parrocchiali, i giovani, i gruppi, i movimenti, le aggregazioni laicali e quanti desiderano unirsi nella preghiera. L’incontro è promosso affinché, come ha detto il Vescovo, il Santo Padre «trovi menti aperte, cuori vibranti, volontà decise».
Altro appuntamento importante è fissato per dopodomani alle 17.30 per tutti i volontari della Diocesi che hanno già dato la loro disponibilità a ritrovarsi; il luogo è quello della sala riunioni della Curia vescovile in via S.Lorenzo, per un primo incontro formativo su assistenza, volontariato, sanità e sicurezza per i fedeli che saranno presenti a Viterbo e Bagnoregio il 6 settembre.

© Copyright Il Messaggero, 17 agosto 2009


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