Viaggi pastorali in Italia

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Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 12:19
Da "Il Mattino di Padova"...

Arrivano da Polverara le campane che oggi a Mestre suonano per il Papa

Quattro bronzi realizzati a tempo di record dall'azienda di Gianfranco Acazi. Saranno suonati da altrettanti giovani campanari della scuola di Vicenza

POLVERARA. La messa celebrata da Benedetto XVI stamattina nel parco di San Giuliano a Mestre sarà scandita dai rintocchi di quattro campane arrivate da Polverara e azionate a mano da altrettanti giovani campanari vicentini. Merito di Gianfranco Acazi, uno dei rari professionisti del settore.

Acazi, da quasi quarant'anni alla guida dell'Elettrojolly, è salito su centinaia di campanili nella sua carriera. Ma un'emozione così grande probabilmente non l'aveva ancora provata: costruire a tempo di record un campanile per il Papa, dirigere personalmente un «concerto» di campane suonate a mano e, al termine, essere ringraziato dal pontefice in persona.

Alle prove generali ieri non sono passati inosservati i giovani campanari impegnati a far risuonare i quattro grossi bronzi di fronte al palco papale. Pare che sia la prima volta che il Papa assiste a un concerto di campane azionate a corda durante uno dei suoi viaggi.

Le campane non erano nel programma della messa a San Giuliano, finché, dieci giorni fa, Acazi riceve una telefonata dal Vaticano. A chiamarlo è don Gianandrea Di Donna, padovano, docente di liturgia orientale alla Pontificia Università Vaticana, che gli racconta di un colloquio con il cerimoniere del Papa. «Visto che Benedetto XVI ama il suono delle campane dal vivo e non quello registrato - racconta Acazi con la voce rotta dall'emozione - mi è stato chiesto se ero in grado di recuperare quattro campane. E' il nostro lavoro ma non è così scontato averne ben quattro subito a disposizione e pronte per l'uso. Evidentemente ci ha pensato la Provvidenza perché in azienda avevamo giusto quel che faceva per il Papa. Il campanone da 6 quintali è della cattedrale di Adria, fuso dalla Fonderia de Poli di Vittorio Veneto, le altre tre campane più piccole della parrocchia di San Pietro di Vicenza, realizzate dalla fonderia vicentina Fracarro. A prepararle ci sarebbero voluti almeno tre mesi, queste invece erano già pronte. I parroci sono stati ben lieti di prestare le campane al Papa».

Detto e fatto. Il liturgista vaticano è stato anche a Polverara e nel giro di qualche giorno la ditta di Acazi, lavorando a pieno ritmo, è riuscita a costruire il «castello», una struttura metallica per il sostegno delle grosse campane e completare il lavoro per la messa di oggi. «A questo punto mi sono detto che sarebbe stato bello azionare le campane con le corde a mano anziché con un motore - aggiunge l'imprenditore di Polverara -. Ne esce un suono più coinvolgente, più suggestivo. Così ho contattato i ragazzi della scuola campanaria San Marco di Vicenza che hanno accettato con entusiasmo».

Le campane suoneranno in più occasioni: 5 minuti alle 9 e alle 9.30, poi 10 minuti all'arrivo del Papa verso le 9.45, durante la liturgia della Consacrazione - il momento più delicato con otto rintocchi da non sbagliare assolutamente - fino al lungo concerto al termine della messa. A dirigere i campanari Acazi, che sarà ricevuto per qualche istante da Ratzinger. «Alle prove generali è andato tutto bene, speriamo che anche il Papa possa apprezzare il nostro impegno».

8 maggio 2011


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 12:20
Dal blog di Lella...

UNA PICCOLA VENEZIANA

La piccola Giuditta in papamobile

La mamma: «E' stata una grazia»
Nemmeno un mese, abbracciata e benedetta dal Pontefice

MESTRE - Si chiama Giuditta Bandini, è veneziana, non ha nemmeno un mese e poco prima delle dieci è salita sulla papamobile. «Volevo che fosse benedetta - dice mamma Elena visibilmente emozionata». E così è stato. Con la vettura papale che si è fermata proprio davanti a madre e figlia e con la bimba che è salita tra le braccia del pontefice. «Non era nulla di preparato - prosegue Elena tenendo in braccio la bambina avvolta in una copertina amaranto e nata lo scorso 16 aprile- mi è capitata questa grazia. Per noi è davvero una grandissima gioia. E la giornata al parco di San Giuliano indimenticabile».

Andrea Pasqualetto


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 12:24
Dal blog di Lella...

PAPA: ALL'ITALIA SERVONO VALORI E POLITICI VALOROSI

(AGI) - Venezia, 7 mag.

(di Salvatore Izzo)

"Le scelte della comunita' civile siano sempre ispirate ai principi etici corrispondenti alla profonda verita' della natura umana".
Benedetto XVI ha concluso con quest'appello la sua prima giornata in Triveneto, dove ad Aquileia e' stato accolto da una bella folla (alcune migliaia di fedeli, piu' numerosi che a Venezia, dove la popolazione e' stata tenuta lontana da controlli troppo rigidi) e ha rinnovato la richiesta di "una nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilita' dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico". Ed ha ricordato che la politica oggi "ha piu' che mai bisogno di vedere persone, soprattutto giovani, capaci di edificare una 'vita buona' a favore e al servizio di tutti". "A questo impegno - ha spiegato - non possono sottrarsi i cristiani, che sono pellegrini verso il Cielo, ma che gia' vivono quaggiu' un anticipo di eternita'".
Il Papa oggi e' arrivato in Friuli in aereo, si e' poi spostato a Venezia in elicottero, ha attraversato la laguna in motoscafo e ha utilizzato addirittura una vetturetta elettrica per raggiungere la Basilica di San Marco. Ma il primo giorno di questo suo 22esimo pellegrinaggio in Italia restera' memorabile non per tutti questi cambi nei mezzi di trasporto ma per la forte sottolineatura che il Papa ha fatto dell'identita' cattolica del Nord Est d'Italia. Cosi' nel discorso pronunciato oggi in piazza San Marco ha esortato a "ricercare e custodire sempre l'armonia tra lo sguardo della fede e della ragione che permette alla coscienza di percepire il vero bene". "L'uomo - ha ricordato Benedetto XVI - non puo' rinunciare alla verita' su di se', senza che ne soffrano il senso della responsabilita' personale, la solidarieta' verso gli altri, l'onesta' nei rapporti economici e di lavoro".
"Il Nord-est dell'Italia e' testimone ed erede di una storia ricca di fede, di cultura e di arte, i cui segni sono ancora ben visibili anche nell'odierna societa' secolarizzata", ha detto anche ad Aquileia, in apertura del Convegno Ecclesiale cui partecipano tutte le 15 diocesi del Triveneto e quelle dei paesi europei circostanti, nate dall'antica chiesa del grande vescovo Cromazio. Benedetto XVI ha osservato che "l'esperienza cristiana ha forgiato un popolo affabile, laborioso, tenace, solidale, segnato in profondita' dal Vangelo di Cristo, pur nella pluralita' delle sue identita' culturali", come dimostrano "la vitalita' delle vostre comunita' parrocchiali, la vivacita' delle aggregazioni, l'impegno responsabile degli operatori pastorali. L'orizzonte della fede e le motivazioni cristiane hanno dato e continuano ad offrire nuovo impulso alla vita sociale, ispirano le intenzioni e guidano i costumi". Di tutto questo, per il Papa "sono segni evidenti l'apertura alla dimensione trascendente della vita, nonostante il materialismo diffuso; un senso religioso di fondo, condiviso dalla quasi totalita' della popolazione; l'attaccamento alle tradizioni religiose; il rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana; le molteplici espressioni di fede, di carita' e di cultura; le manifestazioni della religiosita' popolare; il senso della solidarieta' e il volontariato". "Custodite - ha chiesto il Pontefice ai cattolici del Triveneto - rafforzate, vivete questa preziosa eredita'. Siate gelosi di cio' che ha fatto grandi e rende tuttora grandi queste Terre". "Abbiate cura di mettere al centro della vostra attenzione la famiglia, culla dell'amore e della vita, cellula fondamentale della societa' e della comunita' ecclesiale", ha chiesto ancora alle chiese del Triveneto. "Questo impegno pastorale - ha spiegato - e' reso piu' urgente dalla crisi sempre piu' diffusa della vita coniugale e dal crollo della natalita'. In tutta la vostra azione pastorale sappiate riservare una cura tutta speciale per i giovani: essi, che guardano oggi al futuro con grande incertezza, vivono spesso in una condizione di disagio, di insicurezza e di fragilita', ma portano nel cuore una grande fame e sete di Dio, che chiede costante attenzione e risposta". Per Benedetto XVI le diocesi del Triveneto debbono attuare questo impegno "prima di tutto con le opere dell'amore e le scelte di vita in favore delle persone concrete, a partire da quelle piu' deboli, fragili, indifese, non autosufficienti, come i poveri, gli anziani, i malati, i disabili, quelle che san Paolo chiama le parti piu' deboli del corpo ecclesiale". "Le idee e le realizzazioni nell'approccio alla longevita', preziosa risorsa per le relazioni umane, sono - ha rilevato - una bella e innovativa testimonianza della carita' evangelica proiettata in dimensione sociale".
Per accogliere Benedetto XVI la Laguna di Venezia si e' vestita di bianco giallo, con migliaia di bandiere e drappi collocati su palazzi e imbarcazioni, che hanno offerto al Pontefice un formidabile colpo d'occhio mentre arrivava in motoscafo dall'Isola di Sant'Elena. Un enorme striscione di "Benvenuto" lo ha salutato dal Ponte di Rialto ed un altro campeggiava sulla terrazza del piano nobile di Ca' Corner, con la scritta su dieci metri di lunghezza per tre metri di altezza: "la Prefettura e la Provincia di Venezia accolgono con gioia il Santo Padre, Papa Benedetto XVI". Ai lati 4 stendardi a coda di rondine, anch'essi di colore bianco e oro, di 3 metri di altezza per 1,5 metri di larghezza. Tre lati di Piazza San Marco sono stati addobbati all'altezza con drappi storici, intervallati da quelli bianchi e gialli. Ma non tutto a Venezia e' cosi' confortante: la crisi di Porto Marghera e' stata rappresentata al Papa dal sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni che ha anche confidato al Papa che "non e' facile mantenere lo splendore dei monumenti e delle Chiese di Venezia, in un momento di grave crisi economica". Dalla visita di Benedetto XVI "tutto il Nordest attende una nuova carica di energia", afferma il patriarca di Venezia Angelo Scola in un saluto al Papa pubblicato in prima pagina dell'Osservatore Romano ricordando anche lui "la prova di una crisi economica mondiale manifestatasi anche qui in modo drammatico nella perdita di troppi posti di lavoro, che hanno vissuto le ferite profonde inferte dalla recente alluvione, che ogni giorno sono a contatto con quel processo storico definibile come meticciato di civilta' e culture data la presenza sempre piu' imponente di immigrati". "Le nostre citta' - scrive il cardinale - sono tutte provocate a ripensarsi". "Esse - spiega il patriarca di Venezia - devono fare i conti con l'eredita' lasciata loro da Aquileia, snodo originario, crocevia di popoli dell'est e dell'ovest, che oggi si offre non piu' solo come motivo di memoria e passione archeologica, ma come chiave per riprogettare insieme il prossimo futuro. Da Aquileia viene il patrimonio di una tradizione che va riscoperta, vagliata in tutte le sue componenti per estrarne quelle pietre preziose che sappiano rilanciare la vita oggi". "Le nostre terre - aggiunge Scola - possono diventare il punto di incontro non piu' solo tra popoli germanici, slavi e latini come in passato, ma sempre di piu' anche tra popoli del nord e del sud del pianeta. Quella domanda irrinunciabile di liberta', di pace, di lavoro e di dignita' che si leva dai Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente giunge, attraverso il mare Adriatico, a scuotere le nostre citta' e raggiunge il cuore della vecchia Europa. Benedetto XVI viene come una persona che ci e' familiare, entra fisicamente in questa nostra singolare storia e ci 'stana'. Costringendoci a riscoprire la nostra antica origine".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:15
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Benedetto XVI a San Giuliano

Benedetto XVI ha compiuto un giro in "papamobile" tra l'immensa folla dei fedeli che gremiscono il parco San Giuliano di Mestre, che è il più vasto parco pubblico di Europa. Secondo la polizia municipale di Venezia 350 mila persone, il Comitato organizzatore prudentemente parla di oltre 300 mila.

Mestre, Venezia, 08-05-2011

Benedetto XVI ha compiuto un giro in "papamobile" tra l'immensa folla dei fedeli che gremiscono il parco San Giuliano di Mestre, che è il più vasto parco pubblico di Europa. Secondo la polizia municipale di Venezia 350 mila persone, il Comitato organizzatore prudentemente parla di oltre 300 mila.
Una partecipazione così vasta si spiega con il fatto che il Pontefice celebrera' qui la messa per tutte le diocesi del Triveneto. Il Papa sorride ai ragazzi che si sbracciano per salutarlo e ad un certo punto la vettura panoramica viene fermata per consentirgli di accarezzare un bebè, affidato per un attimo dai genitori alla scorta che veglia su Joseph Ratzinger, affinchè gli fosse avvicinato.

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Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:19
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PAPA: IN PAPAMOBILE TRA I 350 MILA DEL PARCO SAN GIULIANO

Salvatore Izzo

(AGI) - Mestre, 8 mag.

Benedetto XVI ha compiuto un giro in "papamobile" tra l'immensa folla dei fedeli che gremiscono il parco San Giuliano di Mestre, che e' il piu' vasto parco pubblico di Europa. Secondo la polizia municipale di Venezia 350 mila persone, il Comitato organizzatore prudentemente parla di oltre 300 mila.
Una partecipazione cosi' vasta si spiega con il fatto che il Pontefice celebrera' qui la messa per tutte le diocesi del Triveneto. Il Papa sorride ai ragazzi che si sbracciano per salutarlo e ad un certo punto la vettura panoramica viene fermata per consentirgli di accarezzare un bebe', affidato per un attimo dai genitori alla scorta che veglia su Joseph Ratzinger, affinche' gli fosse avvicinato.

© Copyright (AGI)

PAPA: FEDELI ARRIVANO CON LE BICICLETTE, MAI COSI' TANTE INSIEME

Salvatore Izzo

(AGI) - Mestre, 8 mag.

I vescovi del Triveneto avevano consigliato ai fedeli di recarsi al Parco San Giuliano in bicicletta, per evitare di paralizzare il traffico di Mestre. E sono stati ascoltati. Sono decine di migliaia infatti le biciclette parcheggiate nei campi lungo il viale che porta al Parco, una quantita' che non si riesce a valutare se non osservando - come sottolineano gli scout che inidirizzano i ciclisti - che mai in nessun luogo del mondo ci sono state cosi' tante biciclette tutte insieme prima di oggi.

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PAPA: SCOLA, UN COMPITO COMUNE PER I CRISTIANI DEL NORD EST

Salvatore Izzo

(AGI) - Mestre, 8 mag.

Le chiese nate da Aquileia - 57 diocesi tra Triveneto, Lombardia e paesi europei limitrofi fino alla Baviera di Joseph Ratzinger - hanno ancora oggi "un compito comune a favore del nostro fratello uomo". Lo ha affermato il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, che nel saluto al Papa ha ricordato le comuni radici cristiane dei "popoli latini, slavi e germanici". "Desideriamo - ha detto il porporato a nome dei 350 mila fedeli presenti - essere confermati nella fede degli Apostoli dal Successore di Pietro, cosi', corroborati dalla persona, dalla testimonianza e dal magistero del Papa annunceremo con umile franchezza la bellezza di Cristo a tutte le nostre genti".

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Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:20
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IMMIGRATI: PAPA ESORTA IL NORD EST, DOVETE SUPERARE LA PAURA

Salvatore Izzo

(AGI) - Mestre, 8 mag.

I cattolici del Nord Est d'Italia sono chiamati oggi "a rinsaldare la loro unita' spirituale, in particolare alla luce del fenomeno dell'immigrazione e delle nuove circostanze geopolitiche in atto".
E' questo il messaggio affidato oggi dal Papa ai fedeli del Triveneto (350 mila secondo il dato diffuso dalla Polizia Municipale di Venezia) che hanno partecipato alla grande messa celebrata nel Parco di San Giuliano (che e' il piu' grande parco pubblico d'Europa) con tutti i vescovi delle 15 diocesi italiane scaturite dall'antica chiesa di Aquileia, insieme ai loro confratelli della Lombardia orientale e dei paesi europei circostanti che condividono la medesima origine (Croazia, Slovenia, Austria ed anche la Baviera di Joseph Ratzinger).
"Il problema del male, del dolore e della sofferenza, il problema dell'ingiustizia e della sopraffazione, la paura degli altri, degli estranei e dei lontani che giungono nelle nostre terre sembrano attentare a cio' che noi siamo", ha riconosciuto il Pontefice osservando che queste situazioni "portano i cristiani di oggi a dire con tristezza: 'noi speravamo che il Signore ci liberasse dal male, dal dolore, dalla sofferenza, dalla paura, dall'ingiustizia'". Purtroppo, ha lamentato Benedetto XVI, "anche un popolo tradizionalmente cattolico puo' avvertire in senso negativo, o assimilare quasi inconsciamente, i contraccolpi di una cultura che finisce per insinuare un modo di pensare nel quale viene apertamente rifiutato, o nascostamente ostacolato, il messaggio del Vangelo".
Rivolto alla folla immensa che lo ascoltava attenta (silenziosa in obbedienza all'avviso diffuso all'inizio del rito di non applaudire durante l'omelia) Benedetto XVI ha detto di essere consapevole di "quanto sia stato e quanto continui ad essere grande il vostro impegno nel difendere i perenni valori della fede cristiana". "Vi incoraggio - ha scandito - a non cedere mai alle ricorrenti tentazioni della cultura edonistica ed ai richiami del consumismo materialista".
"La fede cristiana - ha assicurato Papa Ratzinger - puo' sicuramente contribuire alla concretezza di un tale programma, che interessa l'armonico ed integrale sviluppo dell'uomo e della societa' in cui egli vive". "La mia presenza tra voi vuole essere percio' - ha concluso - anche un vivo sostegno agli sforzi che vengono dispiegati per favorire la solidarieta' fra le vostre Diocesi del Nord-est. Vuole essere, inoltre, un incoraggiamento per ogni iniziativa tendente al superamento di quelle divisioni che potrebbero vanificare le concrete aspirazioni alla giustizia e alla pace".

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PAPA: NORD EST RISCHIA DI PERDERE RADICATA IDENTITA' CRISTIANA

Salvatore Izzo

(AGI) - Mestre, 8 mag.

Benedetto XVI lancia un allarme: il Triveneto rischia di secolarizzarsi. Nel Nord Est d'Italia, ricorda, "la fede ha accompagnato nei secoli il cammino di tanti popoli, anche attraverso persecuzioni e prove molto dure", come raccontano "le molteplici testimonianze" storiche e artistiche costituite da chiese, opere d'arte, ospedali, biblioteche e scuole, ma anche "l'ambiente stesso delle citta', come pure delle campagne e delle montagne, tutte costellate di riferimenti a Cristo". Eppure, denuncia, "oggi questo essere di Cristo rischia di svuotarsi della sua verita' e dei suoi contenuti piu' profondi; rischia di diventare un orizzonte che solo superficialmente, e negli aspetti piuttosto sociali e culturali, abbraccia la vita; rischia di ridursi ad un cristianesimo nel quale l'esperienza di fede in Gesu' crocifisso e risorto non illumina il cammino dell'esistenza".
"C'e' un grande sforzo da compiere - scandisce il Papa - perche' ogni cristiano, qui nel Nord-est come in ogni altra parte del mondo, si trasformi in testimone, pronto ad annunciare con vigore e con gioia l'evento della morte e della risurrezione di Cristo".
"Conosco - assicura il Pontefice teologo - la cura che, come Chiese del Triveneto, ponete nel cercare di comprendere le ragioni del cuore dell'uomo moderno e come, richiamandovi alle antiche tradizioni cristiane, vi preoccupate di tracciare le linee programmatiche della nuova evangelizzazione, guardando con attenzione alle numerose sfide del tempo presente e ripensando il futuro di questa regione". "Desidero, con la mia presenza, sostenere - sottolinea Joseph Ratzinger - la vostra opera e infondere in tutti fiducia nell'intenso programma pastorale avviato dai vostri Pastori, auspicando un fruttuoso impegno da parte di tutte le componenti della Comunita' ecclesiale".

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PAPA: DIFENDERE CON CORAGGIO LA VERITA' E L'UNITA' DELLA FEDE

Salvatore Izzo

(AGI) - Mestre, 8 mag.

Nel mondo di oggi "occorre promuovere e difendere con coraggio la verita' e l'unita' della fede. Occorre rendere conto della speranza cristiana all'uomo moderno, sopraffatto non di rado da vaste ed inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti stessi del suo essere e del suo agire".
Lo ha ricordato il Papa ai 350 mila fedeli del Nord Est che hanno partecipato oggi alla grande messa che ha celebrato nel Parco di San Giuliano a Mestre. Bendetto XVI li ha esortati alla "conversione dalla disperazione alla speranza, dalla tristezza alla gioia". "Conversione - ha spiegato - anche alla vita comunitaria".
"Talvolta, quando si parla di conversione, si pensa unicamente - ha osservato in proposito il Pontefice - al suo aspetto faticoso, di distacco e di rinuncia. Invece, la conversione cristiana e' anche e soprattutto fonte di gioia, di speranza e di amore. Essa e' sempre opera di Cristo risorto, Signore della vita, che ci ha ottenuto questa grazia per mezzo della sua passione e ce la comunica in forza della sua risurrezione".
"Cari fratelli e sorelle - ha spiegato - sono venuto tra voi come Vescovo di Roma e continuatore del ministero di Pietro, per confermarvi nella fedelta' al Vangelo e nella comunione. Sono venuto per condividere con i vescovi e i presbiteri l'ansia dell'annuncio missionario, che tutti ci deve coinvolgere in un serio e ben coordinato servizio alla causa del Regno di Dio".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:22
Dal blog di Lella...

Un evento ecocompatibile: la Messa del Papa a Mestre organizzata con criteri di rispetto dell'ambiente

Il viaggio apostolico del Santo Padre nel Nord Est è anche ecocompatibile. Per la Santa Messa nel Parco San Giuliano di Mestre, sono stati infatti utilizzati gruppi elettrogeni ad emissioni zero. I sistemi audio e video hanno avuto un’alimentazione autonoma per non generare campi magnetici inquinanti. Sono stati anche utilizzati materiali riciclabili e tecnologie caratterizzate da bassissimi consumi. Su questo aspetto si sofferma al microfono di Luca Collodi, il produttore esecutivo dell'evento di San Giuliano, Lorenzo Marangoni:

R. – Siamo in uno dei più bei parchi d’Europa e, fin da subito, si è scelto di organizzare un evento che avesse criteri di eco compatibilità, cercando di utilizzare tecnologie, materiali e quant’altro che riescano a ridurre l’impatto ambientale e l’emissione CO2. La scelta è stata quella di sfruttare essenzialmente quello che era già esistente: c’è un grande dispendio, ad esempio, di energia elettrica e quindi abbiamo usato gruppi elettronici ad emissione zero. Questa è la prima cosa. La seconda cosa è stata l’utilizzo di materiali scenografici che fossero riciclabili.

D. - Una celebrazione quindi a bassa emissione di anidride carbonica…

R. - Assolutamente sì. Pensate solo che se avessimo usato - senza aver possibilità di riciclare i materiali - tutte le coperture del parco, della grande cupola che è stata costruita che riproduce la cupola della Basilica di San Marco, il pvc e tutti questi materiali che abitualmente vengono buttati via e mandati a bruciare hanno una emissione pazzesca. Vengono utilizzati materiali a noleggio e che quindi vengono riutilizzati più volte dagli stessi fornitori. Per le scenografie è stato usato un tipo di tessuto, come quello delle vele delle barche, che verrà donato ad una cooperativa di sartoria del carcere femminile della Giudecca a Mestre, che produrrà delle borse. Quindi questo materiale viene riutilizzato anche in maniera creativa. Per quanto riguarda poi gli altri materiali, non abbiamo usato niente che fosse fuori standard: sono quindi coperture che vengono noleggiate e riutilizzate più volte.

D. - Perché questa idea di una celebrazione ecosostenibile?

R. - Soprattutto perché si può fare. Bisogna cominciare ad avere questa sensibilità. Altra cosa, altro spunto, al di là dei gruppi elettronici di ultima generazione, è che abbiamo un minor uso di energia, perché utilizziamo proiettori, luci e tecnologie al led, che hanno un assorbimento del 70 per cento inferiore rispetto ai normali proiettori che si usano in queste situazioni. Anche questo è un esempio di sensibilità: si può fare, perché allora non utilizzare queste tecnologie? (mg)

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:23
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Papa/ In 50mila lungo Canal Grande Venezia per il suo passaggio

Secondo quanto riferisce la sala stampa della Santa Sede - si sono radunati lungo il molo del Canal Grande, a Venezia, per salutare il Papa durante il suo passaggio, a bordo di una motovedetta, dal Parco San Giuliano di Mestre a Piazza San Marco a Venezia. Benedetto XVI è stato accompagnato da un corteo acqueo composto dalle Associazioni remiere della città lagunare. Papa Ratzinger ha poi pranzato con i vescovi al Patriarcato, che ha ospitato il Pontefice anche per la notte. Nel pomeriggio, dopo un tour in gondola, Benedetto XVI si recherà nella Basilica di San Marco per la chiusura della visita pastorale diocesana e a seguire visiterà la Basilica della Salute per incontrare il mondo della cultura e dell'economia. (TMNews)


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:24
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PAPA: GRAZIE UNITALSI E ORGANIZZATORI, MESSA INVECE CHE MUSICA

Salvatore Izzo

(AGI) - Mestre, 8 mag.

Benedetto XVI ha espresso il suo ringraziamento ai volontari dell'Unitalsi che hanno accompagnato oggi al Parco di San Giuliano un gran numero di disabili e infermi per consentire anche a loro di partecipare alla grande messa celebrata dal Pontefice con tutti i vescovi del Triveneto. "E' significativo - ha detto inoltre il Papa - che il luogo prescelto per questa Liturgia sia il Parco di San Giuliano: uno spazio dove abitualmente non si celebrano riti religiosi, ma manifestazioni culturali e musicali". "Oggi - invece - questo spazio ospita Gesu' risorto, realmente presente nella sua Parola, nell'assemblea del Popolo di Dio con i suoi Pastori e, in modo eminente, nel sacramento del suo Corpo e del suo Sangue".

© Copyright (AGI)

PAPA: LASCIA MESTRE IN MOTOSCAFO, A VENEZIA PRENDERA' GONDOLA

Salvatore Izzo

(AGI) - Mestre, 8 mag.

Terminata la messa nell'immenso Parco San Giuliano di Mestre, gremito da 350 mila fedeli, il Papa ha fatto ritorno in motovedetta a Venezia, accompagnato da un corteo acqueo delle associazioni remiere della citta' lagunare. Bendetto XVI e' cosi' passato davanti alla chiesa di San Rocco, nel sestriere di San Polo, oggi trasformata in parrocchia ortodossa rumena. Nel pomeriggio, a piazza San Marco, Benedetto XVI si imbarchera' invece su una gondola per raggiungere l'Isola della Salute.
A salutare il passaggio del Papa sulle rive del Canal Grande c'erano oltre 50mila fedeli, riferisce padre Ciro Bendettini, vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Benedetto XVI era accompagnato da un corteo delle associazioni remiere della citta' lagunare che ha scortato la motovedetta nel tratto finale del tragitto di trasferimento dal parco San Giuliano al Palazzo Patriarcale, in piazza San Marco. Le barche erano addobbate con fiocchi con i colori vaticani a poppa e a prua.
Papa Ratzinger ha poi pranzato con i vescovi al Patriarcato, che ha ospitato il Pontefice anche per la notte. Nel pomeriggio, raggiungera' in gondola la Basilica della Salute per incontrare il mondo della cultura e dell'economia.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:27
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Il Papa in tour in gondola, con l'elegante 'balotina' Dogaressa

Pontefice a Venezia si muove da San Marco a Basilica della Salute

Venezia, 8 mag. (TMNews)

Un tour di una decina di minuti lungo il Canal Grande, a bordo di una elegantissima "balotina" Dogaressa (una gondola storica), per ammirare il panorama di una Venezia diventata per qualche giorno "bianca e gialla" per i colori del Vaticano. Il Papa lascia la Basilica di San Marco, e si imbarca dal Molo tra le due colonne di Marco e Todaro. Lungo il tragitto può ammirare la Chiesa di San Giorgio Maggiore, del Palladio, la Punta della Dogana e infine la Basilica di Santa Maria della Salute, che si erge sulla punta estrema del sestiere di Dorsoduro. Un viaggio insolito per Benedetto XVI sulla stessa gondola utilizzata da Giovanni Paolo II: un'elegante maxi-gondola di proprietà del Comune di Venezia guidata da quattro gondolieri esperti vogatori. Due campioni di tante regate storiche, Bruno e Franco Dei Rossi e altri due pezzi da novanta della voga alla Veneta, Giampaolo d'Este e Igor Vignotto: sono loro i fortunati nocchieri papali.

© Copyright TMNews


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:29
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PAPA: IN GONDOLA FINO ALL'ISOLA DELLA SALUTE

Salvatore Izzo

(AGI) - Venezia, 8 mag.

Benedetto XVI ha attraversato oggi pomeriggio la Laguna di Venezia da piazza San Marco all'isola della Salute con la stessa gondola che nel 1985 trasporto' Giovanni Paolo II: la Dogaressa. A condurla sono stati Bruno Dei Rossi e Franco Dei Rossi "Strigheta", Giampaolo D'Este e Igor Vignotto. I primi due sono i figli di Albino che gia' porto' in gondola tre Papi, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. D'Este e Vignotto sono, invece, i rappresentanti delle due coppie di regatanti, storicamente rivali, nelle tradizionali regate storiche veneziane. I quattro sono stati scelti, per l'occasione, dall'Associazione dei Gondolieri.
Concluso l'incontro con mille fedeli della diocesi di Venezia, che si e' tenuto nella Basilica di San Marco, Papa Ratzinger ha raggiunto il molo a bordo di una vetturetta elettrica. Durante l'incontro, Benedetto XVI indossava la mozzetta bianca (che sostituisce quella rossa durante il tempo di Pasqua) e la stola. Ma prima di montare sulla mini-car se li e' tolti. Raggiunto il molo, il Papa e' salito sulla "Dogaressa" bianca, seguito subito dopo dal cardinale Scola, che ha preso posto nell'imbarcazione insieme anche al segretario del Pontefice, monsignor Georg Gaenswein. Quando la gondola si e' mossa, il Pontefice si e' tolto la papalina bianca per paura che il vento piuttosto forte gliela portasse via. Due altre gondole, nere come tutte le altre che contribuiscono a rendere cosi' affascinante Venezia, sono partite dal molo vicino per portare alcune personalita' del seguito, ma anche il fotografo dell'Osservatore Romano e il cameraman del Centro Televisivo Vaticano che hanno documentato la navigazione del Papa. La traversata e' durata una quindicina di minuti, durante i quali il Pontefice si guardava intorno con aria molto divertita, mentre da altre imbarcazioni gridavano "Viva il Papa!". Sceso dalla "dogaressa", Benedetto XVI si e' rimesso la papalina e ha salutato e ringraziato i quattro gondolieri che oggi hanno remato per lui.

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PAPA: SOLIDI VALORI CULTURALI MEGLIO DELLA SOCIETA' LIQUIDA

Salvatore Izzo

(AGI) - Venezia, 8 mag.

Bisogna respingere l'idea di "una cultura liquida", teorizzata dal sociologo Zygmunt Bauman per "esprimere la sua fluidita', la sua poca stabilita' o forse la sua assenza di stabilita', la mutevolezza, l'inconsistenza che a volte sembra caratterizzarla?".
Lo ha chiesto Benedetto XVI ai rappresentanti del mondo della cultura riuniti nella Basilica di Santa Maria della Salute. Ricordando che la citta' di Venezia, per la sua particolarita' di unificare diverse isole della Laguna, soffre "molti disagi" ma al tempo stesso e' arricchita da "un fascino straordinario" che dipende dal suo straordinario rapporto con l'acqua, il Papa teologo ha proposto di guardare al capoluogo veneto "non come citta' 'liquida' ma come citta' 'della vita e della bellezza". Occorre compiere una scelta, ha spiegato sottolineando che "l'uomo e' libero di interpretare, di dare un senso alla realta', e proprio in questa liberta' consiste la sua grande dignita'". "Nell'ambito di una citta', qualunque essa sia, anche le scelte di carattere amministrativo culturale ed economico dipendono - ha rilevato - da questo orientamento fondamentale, che possiamo chiamare 'politico' nell'accezione piu' nobile e piu' alta del termine. Si tratta di scegliere tra una citta' "liquida", patria di una cultura che appare sempre piu' quella del relativo e dell'effimero, e una citta' che rinnova costantemente la sua bellezza attingendo dalle sorgenti benefiche dell'arte, del sapere, delle relazioni tra gli uomini e tra i popoli".

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PAPA: LA SALUTE NON E' SOLO BENESSERE FISICO

Salvatore Izzo

(AGI) - Venezia, 8 mag.

"La salute e' una realta' onnicomprensiva, integrale: va dallo stare bene che ci permette di vivere serenamente una giornata di studio e di lavoro, o di vacanza, fino alla salus animae, da cui dipende il nostro destino eterno".
Lo ha ricordato Benedetto XVI visitando questo pomeriggio l'Isola della Salute, dove sorgeva il lazzaretto di Venezia. "Dio - ha spiegato il Papa - si prende cura di tutto l'uomo, senza escludere nulla. Si prende cura della nostra salute in senso pieno. Lo dimostra Gesu' che ha guarito malati di ogni genere, ma ha anche liberato gli indemoniati, ha rimesso i peccati, ha risuscitato i morti". La fede, ha aggiunto, "guarisce dalla durezza di cuore, dalla chiusura egocentrica e gli fa gustare la possibilita' di trovare veramente se stesso perdendosi per amore di Dio e del prossimo". Infatti, "gloria di Dio e' la piena salute dell'uomo, e questa consiste nello stare in relazione profonda con Dio". "Possiamo dirlo - ha concluso Ratzinger - anche con i termini cari al neo-beato Giovanni Paolo II: l'uomo e' la via della Chiesa, e il Redentore dell'uomo e' Cristo".

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PAPA: SI E' ESAURITA LA FORZA PROPULSIVA DELLE IDEOLOGIE

(AGI) - Venezia, 8 mag.

(dall'inviato Salvatore Izzo)

Viviamo "in un tempo nel quale si e' esaurita la forza delle utopie ideologiche e non solo l'ottimismo e' oscurato, ma anche la speranza e' in crisi". Usa parole molto chiare Benedetto XVI nel discorso piu' importante pronunciato nella sua visita pastorale in Triveneto, quello al mondo della cultura: "il Vangelo - ricorda - e' la piu' grande forza di trasformazione del mondo, ma non e' un'utopia, ne' un'ideologia. Le prime generazioni cristiane lo chiamavano piuttosto la 'via', cioe' il modo di vivere che Cristo ha praticato per primo e che ci invita a seguire". Si chiude con questa analisi una giornata per molti versi straordinaria, segnata dal mega raduno al parco San Giuliano, dove il Papa ha esortato i 350mila fedeli delle 15 diocesi del Nord Est a "superare la paura" che provano a causa della crisi economica e degli sconvolgimenti in atto nel Mediterraneo e ad accogliere come fratelli i profughi e gli immigrati che fuggono dalla guerra e dalla poverta', ma ha anche ammonito a non perdere la "radicata identita' cristiana" di queste terre. "Non dobbiamo dimenticare - spiega nella Basilica di Santa Maria della Salute, raggiunta in gondola attraversando il Canal Grande - l'epoca delle due guerre mondiali e dei totalitarismi". Alla storia, sottolinea, bisogna guardare "non da un facile ottimismo, ma dalla fede cristiana, che anima la speranza al tempo stesso grande e paziente, aperta sul futuro e attenta alle situazioni storiche". In questa stessa prospettiva il nome "Serenissima" che accompagna da secoli la citta' di Venezia ci parla, osserva il Papa teologo, "di una civilta' della pace, fondata sul mutuo rispetto, sulla reciproca conoscenza, sulle relazioni di amicizia". "Venezia - rileva - ha una lunga storia e un ricco patrimonio umano, spirituale e artistico per essere capace anche oggi di offrire un prezioso contributo nell'aiutare gli uomini a credere in un futuro migliore e ad impegnarsi a costruirlo". L'esortazione ai veneziani e' dunque a "non avere paura di un altro elemento emblematico, contenuto nello stemma di San Marco: il Vangelo". "Alla citta' serenissima - afferma Benedetto XVI - si giunge per questa via, che e' la via della carita' nella verita', ben sapendo, come ci ricorda ancora il Concilio, che non bisogna "camminare sulla strada della carita' solamente nelle grandi cose, bensi' e soprattutto nelle circostanze ordinarie della vita" e che sull'esempio di Cristo "e' necessario anche portare la croce; quella che dalla carne e dal mondo viene messa sulle spalle di quanti cercano la pace e la giustizia".
La presenza di circa mezzo milione di fedeli nei vari incontri di questa due giorni in Triveneto - i dati sulle presenze di oggi sono stati diffusi dal Comune e dalla Curia patriarcale - rappresenta certo un evento in controtendenza rispetto alla situazione impietosamente fotografata nei diversi discorsi del Papa, evidentemente preoccupato per il fatto che il Triveneto rischia di secolarizzarsi. Nel Nord Est d'Italia, ricorda, "la fede ha accompagnato nei secoli il cammino di tanti popoli, anche attraverso persecuzioni e prove molto dure", come raccontano "le molteplici testimonianze" storiche e artistiche. Eppure, come denuncia Benedetto XVI nell'omelia al Parco di San Giuliano, "oggi questo essere di Cristo rischia di svuotarsi della sua verita' e dei suoi contenuti piu' profondi; rischia di diventare un orizzonte che solo superficialmente, e negli aspetti piuttosto sociali e culturali, abbraccia la vita; rischia di ridursi ad un cristianesimo nel quale l'esperienza di fede in Gesu' crocifisso e risorto non illumina il cammino dell'esistenza". "Il problema del male, del dolore e della sofferenza, il problema dell'ingiustizia e della sopraffazione, la paura degli altri, degli estranei e dei lontani che giungono nelle nostre terre sembrano attentare a cio' che noi siamo" e "portano i cristiani di oggi - rileva il Pontefice - a dire con tristezza: 'noi speravamo che il Signore ci liberasse dal male, dal dolore, dalla sofferenza, dalla paura, dall'ingiustizia'". Purtroppo, lamenta Benedetto XVI, "anche un popolo tradizionalmente cattolico puo' avvertire in senso negativo, o assimilare quasi inconsciamente, i contraccolpi di una cultura che finisce per insinuare un modo di pensare nel quale viene apertamente rifiutato, o nascostamente ostacolato, il messaggio del Vangelo". "C'e' un grande sforzo da compiere - dunque - perche' ogni cristiano, qui nel Nord-est come in ogni altra parte del mondo, si trasformi in testimone, pronto ad annunciare con vigore e con gioia l'evento della morte e della risurrezione di Cristo". "Conosco - assicura Ratzinger ai cattolici riuniti a Mestre - la cura che, come Chiese del Triveneto, ponete nel cercare di comprendere le ragioni del cuore dell'uomo moderno e come, richiamandovi alle antiche tradizioni cristiane, vi preoccupate di tracciare le linee programmatiche della nuova evangelizzazione, guardando con attenzione alle numerose sfide del tempo presente e ripensando il futuro di questa regione". Nel mondo di oggi, per Benedetto XVI, "occorre promuovere e difendere con coraggio la verita' e l'unita' della fede. Occorre rendere conto della speranza cristiana all'uomo moderno, sopraffatto non di rado da vaste ed inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti stessi del suo essere e del suo agire".

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Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:30
Dal blog di Lella...

Il Papa a Venezia: «Città d’acqua, ma non liquida»

di Redazione

«Amata Chiesa che sei in Venezia, vai oltre! Aiuta l’uomo di oggi a superare gli ostacoli dell’individualismo, del relativismo; non lasciarti mai trarre verso il basso dalle mancanze che possono segnare le comunità cristiane»: il Papa lascia la laguna con un appello alla città ad aprirsi alla speranza, a «puntare verso l’alto» e «andare controcorrente», a «rendere conto della speranza cristiana all’uomo moderno», a scegliere di essere non città «liquida» ma «città della vita e della bellezza», a non temere il Vangelo. Venezia è addobbata a festa: gondole e motoscafi tirati a lucido, rematori nelle divise storiche, coloratissimi i cortei di barche che scortano il Papa.
Nella grande Messa da 250mila fedeli a S. Giuliano (Mestre) trovano spazio i temi sociali, come l’immigrazione, con l’invito a «superare quelle divisioni che potrebbero vanificare le concrete aspirazioni alla giustizia e alla pace». Il pomeriggio è tra San Marco e la Salute. È il giorno della «dogaressa», la storica gondola su cui il Papa compie il tragitto tra le due Basiliche. Al remo i gondolieri più esperti della laguna, tra cui due fratelli figli d’arte, il cui padre remò per Giovanni Paolo II nel 1985. Di qua e di là dal Canal Grande risuona l’invito: «Siate santi», una santità dell’ordinario, per costruire una società degna dell’uomo, una «civiltà dell’amore», «una vita vissuta intensamente nelle strade del nostro mondo nella consapevolezza della meta da raggiungere».
E un invito a non cedere sotto i colpi di una cultura che «finisce per insinuare un modo di pensare nel quale viene apertamente rifiutato, o nascostamente ostacolato, il messaggio evangelico». L’ultimo appuntamento è con il mondo della cultura e le autorità civili e delle altre religioni. È il momento più significativo, in cui Benedetto XVI indica la vocazione di Venezia. «Città d’acqua» ma non «liquida» dice, con riferimento alla celebre espressione «società liquida» coniata dal sociologo Bauman. Il Papa chiama Venezia a essere «città della vita e della bellezza». Si tratta di «scegliere tra una città “liquida”, patria di una cultura che appare sempre più quella del relativo e dell’effimero, e una città che rinnova costantemente la sua bellezza». La seconda radice da riscoprire è la «Salute».
La Basilica omonima sorge come ex voto per la liberazione dalla peste. Ma Gesù guarisce tutto l’uomo, fino al peccato: è nella relazione con Lui che si trova la «piena salute dell’uomo». Venezia deve tornare a essere la «Serenissima». Non città dei dogi, ma città della speranza, non di un ottimismo utopico, ma della «fede cristiana, che anima la speranza». È per la via del Vangelo, che il successore di Pietro è venuto a riconsegnare ai figli di San Marco, che si giunge a questa città «serenissima».

© Copyright Il Giornale, 9 maggio 2011


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:34
Dal blog di Lella...

L'abbraccio dei 300 mila a Benedetto XVI

LA VISITA DEL PAPA. Al Parco S. Giuliano di Mestre l'incontro con la gente arrivata dalle Diocesi trivenete, ma anche da Croazia, Slovenia, Austria, Germania, Ungheria

Roberta Bassan

INVIATA A MESTRE
La spianata verde si riempie sempre più velocemente fino alle collinette, di erbetta non ne rimane neppure un filo in quei 70 ettari di parco in riva alla laguna di Venezia. Un mare di folla. Cento, duecento, quasi trecentomila persone diranno alla fine gli organizzatori, tutte con il sorriso sulle labbra, nonostante il sole picchi a cento e senza il cappellino e le bottigliette d'acqua gratis per tutti si rischi di svenire, non bastasse l'alzataccia che ha visto i più lontani partire quando faceva ancora buio.
I chierichetti di Chiuppano si sono alzati alle 5.30 e alle 8 mangiano di gusto pane e formaggio. Tutti con le bandierine, i palloncini, gli striscioni, le mani in tripudio quando Benedetto XVI varca la porta rossa di Parco San Giuliano sulla papamobile protetto da una cortina di uomini, con quella mano scarna che esce dalla veste bianca e benedice incessante tutti e tutte e carezza con un velo la minuscola Giuditta, fagottino di un mese che arriva tra le sue mani per una benedizione. «Benvenuto al successore di Pietro nelle terre di San Marco», scandiscono ai microfoni.
Ecco il Papa nel momento culminante della visita apostolica in Triveneto partita sabato dalla Chiesa madre di Aquileia, proseguita ieri mattina a Mestre con la messa in mondovisione e un mare di folla, terminata nel pomeriggio a Venezia. Ecco lo straordinario abbraccio delle genti del Nordest, ancora impensabile pochi giorni fa quando i pass distribuiti erano "appena" centomila. Triplicate davanti all'altare del Papa, roba da far schiattare d'invidia i concerti musicali di maggior richiamo dell'Heineken Jammin' Festival che al Parco vengono organizzati.
Una folla arrivata così numerosa in Veneto, crocevia di popoli e di Diocesi nate grazie all'evangelizzazione di San Marco e ancor oggi attive, come Vicenza, ma bisognose di rilancio e di nuovi stimoli.
Per questo il Papa è stato invitato a Nordest dal Patriarca Angelo Scola in una visita organizzata nei minuziosi dettagli dal suo vice Beniamino Pizziol, imminente vescovo di Vicenza: per confermare e stimolare la fede di queste terre di antica tradizione cristiana, non estranee al disorientamento di fronte alla crisi economica, alla modernità, alle «inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti dell'essere e agire» dell'uomo moderno.
Davanti all'altare ci sono il Governatore della Regione Luca Zaia, i ministri veneti Giancarlo Galan e Maurizio Sacconi. A rappresentare Vicenza c'è l'assessore Pierangelo Cangini con la fascia da sindaco.
«Siamo guidati dal fascino di questo incontro - aveva esordito il Patriarca nel suo saluto al Pontefice -, il Nordest aspetta di svolgere un nuovo compito». Benedetto XVI non tradisce le aspettative. Questi nuovi compiti, ha spiegato, chiedono una fede che non si «svuoti della sua verità e dei suoi contenuti più profondi», non diventi «orizzonte» che «solo superficialmente abbraccia la vita», non si riduca ai soli aspetti «sociali e culturali».
«Vi incoraggio - ha detto il Papa - a non cedere mai alle ricorrenti tentazioni della cultura edonistica e ai richiami del consumismo materialista». Ratzinger non si sottrae al tema caldo e pressante dell'immigrazione, e auspica una fede che allontani la «paura degli estranei, dei lontani che giungono nelle nostre terre e sembrano attentare a ciò che siamo». E che di fronte a «immigrazione e nuove circostanze geopolitiche» rinsaldi quella «unità spirituale» che nei primi secoli cristiani emanò dalla Chiesa di Aquileia oltre i confini, generando chiese in Croazia, Slovenia, Austria, Germania e Ungheria, ieri tutte presenti nel grande abbraccio al Pontefice. Ieri come oggi, un passato a cui guardare non solo con nostalgia di un'antica e vigorosa forza cristiana, ma come spinta per «una nuova evangelizzazione, guardando con attenzione alle numerose sfide del presente e ripensando il futuro di questa regione».
Benedetto XVI ha richiamato l'esempio di cattolici innervati nel tessuto sociale, sul modello di Giuseppe Toniolo di cui ha ribadito l'ormai prossima beatificazione. E ha citato anche Pio X e Giovanni XXIII «la più grande ricchezza del vostro territorio», invitando a coniugare «esempi e insegnamenti con le esigenze attuali». Sono le 12.15 quando il Papa lascia il Parco diretto a Venezia. Le tre campane di Vicenza lo salutano, il popolo del nuovo Nordest continua la festa.

© Copyright Il Giornale di Vicenza, 9 maggio 2011


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:38
Dal blog di Lella...

PAPA: SULL'ISOLA DELLA SALUTE INCONTRA EBREI E MUSULMANI

Salvatore Izzo

(AGI) - Venezia, 8 mag.

Al termine dell'incontro con il mondo della cultura, il Papa ha salutato nella Basilica di Santa Maria della Salute la Comunita' ebraica di Venezia, che, ha detto, "ha antiche radici ed e' una presenza importante nel tessuto cittadino". Benedetto XVI ha poi stretto la mano al presidente degli ebrei veneziani (ed ex presidente dell'Unione delle Comunita' Ebraiche italiane) professor Amos Luzzatto. "Un pensiero", poi, il Pontefice lo ha rivolto "anche ai musulmani che vivono in questa citta'".
Prima di imbarcarsi sulla gondola per raggiungere l'Isola della Salute, Papa Ratzinger aveva salutato nella Basilica di San Marco il metropolita greco-ortodosso d'Italia Ghennadios e il vescovo della Chiesa Ortodossa Russa Nestor, come pure i rappresentanti delle Comunita' luterana ed anglicana.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:40
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PAPA NEL NORDEST: NOTA SIR

Pubblichiamo la nota SIR di questa settimana.

È stato, da Aquileia a Venezia, un grande e festoso viaggio nel vivo della “nuova evangelizzazione”. Benedetto XVI, in costante dialogo con la Chiesa e la società locale, ha posto un altro tassello di quella proposta articolata all’Europa e al mondo occidentale, ai Paesi di più antica e radicata cristianità, che rappresenta una delle linee originali e centrali del suo pontificato. È un rapporto, quello che Benedetto XVI ha scandito, tra radici cristiane, presente complesso e futuro da costruire, impegnativo e aperto. Ha raccolto e rilanciato una bella sfida, da cogliere in tutta la sua pienezza: “Siete chiamati a promuovere il senso cristiano della vita, mediante l’annuncio esplicito del Vangelo, portato con delicata fierezza e con profonda gioia nei vari ambiti dell’esistenza quotidiana. I cambiamenti culturali in atto vi chiedono di essere cristiani convinti, capaci di affrontare le nuove sfide culturali, in rispettoso confronto costruttivo e consapevole con tutti i soggetti che vivono in questa società”.
Il Papa invita a “cercare di comprendere le ragioni del cuore dell’uomo moderno”, avendo chiari il punto di partenza e così l’approdo. Ci sono gli spazi della politica, dell’economia, della cultura, oggi, come ieri e domani, da “umanizzare”, in cui “assumersi responsabilità dirette”, dove operare per “edificare una ‘vita buona’ a favore e al servizio di tutti”. È il “grande sforzo da compiere” perché ogni cristiano, “si trasformi in testimone, pronto ad annunciare con vigore e con gioia l’evento della morte e della risurrezione di Cristo”.
Siamo in un momento storico dialettico, un passaggio storico non scontato, competitivo, che richiede appunto una rinnovata lena. Benedetto XVI, infatti, ha ben presente il rischio di una semplice omologazione alle “ricorrenti tentazioni della cultura edonistica e ai richiami del consumismo materialista”. Lo ha detto chiaramente nell’atteso discorso conclusivo al mondo della cultura, dell’impresa, dell’arte: “Si tratta di scegliere tra una città ‘liquida’, patria di una cultura che appare sempre più quella del relativo e dell’effimero, e una città che rinnova costantemente la sua bellezza attingendo dalle sorgenti benefiche dell’arte, del sapere, delle relazioni tra gli uomini e tra i popoli”, in una parola alla sua identità cristiana.
Che non è un’ideologia, né un’utopia. Il Vangelo, ribadisce il Papa, “è la più grande forza di trasformazione del mondo”. È “la via”, prosegue Benedetto XVI, “cioè il modo di vivere che Cristo ha praticato per primo e che ci invita a seguire”. Indica le grandi prospettive e, nello stesso tempo, la consapevolezza della quotidianità. La nuova evangelizzazione dell’Occidente comporta fedeltà e creatività, la verità nella carità, ripete il Papa, consapevole che comunque la credibilità passa per la concretezza e insieme la capacità di visione. È una sintesi che anche la vita civile ed economica reclamano, con sempre maggiore urgenza.

© Copyright Sir


Paparatzifan
00lunedì 9 maggio 2011 20:41
Dal blog di Lella...

IN CANAL GRANDE

Dopo le polemiche i campioni del remo si commuovono. «Ho la pelle d’oca»

I gondolieri: «L’emozione più grande
Bravissimo, è salito in barca da solo»

«Grazie, mi sono divertito».
Queste sono state le prime parole di Benedetto XVI appena approdato alla chiesa della Salute con il gondolone di rappresentanza. Il pontefice ha rivolto il suo ringraziamento ai quattro gondolieri, che, alle 18, lo hanno trasferito assieme al patriarca Angelo Scola dal Molo di Piazza San Marco alla basilica della Salute. A poppa ha remato Franco Dei Rossi, poi ecco Igor Vignotto, Bruno Dei Rossi ed il prodiere Giampaolo D'Este, tutti in completo bianco con fascia e fazzoletto color oro (confezionati dall'associazione dei Gondolieri), mentre altre gondole tradizionali formavano un suggestivo corteo. Giunti nei pressi della basilica, tutti hanno compiuto il rito lagunare dell'alzaremi. Il gondolone è stato poi agganciato al pontiletto dai gondolieri Roberto Nardin e Antonio Benedetti. Per nulla difficoltoso lo sbarco: papa Ratzinger e Scola si sono dimostrati agilissimi e disinvolti, e, come tutti i passeggeri da che esiste la gondola, hanno solo profittato del braccio teso di Bruno Dei Rossi e di Giampaolo D'Este. «Il Papa è stato bravissimo - ha commentato Bruno - tanto che all'imbarco è saltato in gondola da solo, senza aiuto. Il buon esisto del trasbordo è stato anche merito dell'ufficio comunale "Spazi acquei", che, grazie a fioriere di calcestruzzo, ha abbassato al punto giusto l'altezza del pontiletto. «Ho ancora la pelle d'oca - ha continuato Bruno - accompagnare il pontefice è stata un'emozione fortissima». Quasi più che una Regata Storica, ammettono. Stessa opinione espressa dal fratello Franco: «È stato un viaggio emozionante», con gli occhi lucidi ed incapace di aggiungere altro. Finalmente felice ed in pace Giampaolo D'Este, il campione del remo che ha rischiato di rimanere escluso dal «totogondoliere» per chi doveva vogare per il Papa: «Ogni tanto arrabbiarsi serve a qualcosa - ha sorriso Giampaolo - forse è stata la prima volta che ho preteso fermamente qualcosa dalla categoria. Forse sarà anche l'ultima, ma ne è valsa la pena». Infine l'altro campione, Igor Vignotto: «All'inizio non ero emozionato, poi mentre vogavo e sempre più mi rendevo conto di avere il Papa a bordo, l'emozione mi ha colto all'improvviso, fortissima». I gondolieri hanno raccontato come durante il breve percorso Scola abbia mostrato ed illustrato a Ratzinger i vicini edifici storici. Infine, prima di entrare in basilica, il pontefice ha voluto stringere la mano ai quattro gondolieri, raccomandando di estendere il saluto e la sua benedizione a tutti i loro colleghi.

© Copyright Il Gazzettino del Nordest, 9 maggio 2011


Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 08:31
Dal blog di Lella...

E Venezia saluta con l'alzaremi

In cinquantamila sulle rive, il tradizionale omaggio della voga
Una battuta ai quattro gondolieri: «Grazie, mi sono divertito»

Alda Vanzan

Non una gondola qualsiasi, ma la Dogaressa, quella dei dogi e delle grandi occasioni, bianca splendente, le forcole tinte con la porporina dorata. E i gondolieri, quattro campioni del remo, che per Benedetto XVI la smettono di litigare sul chi deve stare a poppa e chi a prua, e che dopo averlo aiutato a salire a bordo, confesseranno: che emozione. Sono stati bravi e il Papa si compiace: «Grazie, mi sono divertito», dice loro dopo il breve tragitto che da San Marco lo porta alla Basilica della Salute.
Venezia non ha la folla oceanica del parco di San Giuliano. Non ha le centinaia di migliaia di fedeli che partecipano in silenzio orante alla santa messa. Ma ha le rive stracolme di persone - cinquantamila, secondo gli organizzatori - che fin dalla mattina aspettano il ritorno del Pontefice dalla terraferma e sventolano bandiere e sono pure capaci di imputarsi davanti alle forze dell’ordine per poter srotolare uno striscione da un ponte.
È la Venezia d’acqua che porge il saluto nella sua tradizione, con un alzaremi in Canal Grande che emoziona e che fa dimenticare le polemiche da bottega di qualche commerciante che alla vigilia della visita contestava l’ordinanza di chiusura dei negozi per motivi di sicurezza.
È, anche, la Venezia di piazza San Marco con i fedeli che finita la celebrazione in basilica non prendono la strada di casa: stanno davanti ai maxischermi a guardare il Papa che in gondola raggiunge la Salute, e fotografano i pixel delle immagini televisive, applaudendo come applaudono dall’altra parte del Canale. È la Venezia che quando il Papa se ne va si preoccupa, perché Benedetto XVI appare molto stanco, anche se continua a sorridere.
Chiunque, al suo posto, sarebbe stato affaticato. Per il Santo Padre è stata una lunga giornata. La sera prima, dopo il saluto in Piazza San Marco, aveva cenato in Patriarcato e un sacrestano aveva confidato a monsignor Antonio Meneguolo di ricordarlo bene: dieci anni prima il cardinale Joseph Ratzinger era stato a Venezia ed era pure entrato in sacrestia. La mattina una colazione leggera, tè e biscotti. Poi la partenza in motoscafo per San Giuliano.
Il rientro verso le 13, il tragitto lungo il rio di Cannaregio, il passaggio a Rialto e a San Tomà dove dai balconi dell’Università di Ca’ Foscari c’è chi si sbraccia per salutarlo, poi sotto il ponte dell’Accademia dove per motivi di sicurezza il traffico pedonale viene interrotto, fino all’arrivo in bacino di San Marco con l’omaggio delle remiere che alzano le pale al cielo.
In Patriarcato il pranzo con i vescovi - iniziato con il segno della croce, ma anche con il più classico degli auguri: «Buon appetito» - e un fitto parlare con il cardinale Angelo Scola e il suo predecessore, Marco Cè, seduti entrambi accanto. Una sosta per il riposo e alle 17 di nuovo in Basilica di San Marco per l’assemblea ecclesiale che chiude la visita pastorale nella diocesi di Venezia.
Fuori, la gente aspetta. C’è chi ha disdegnato Mestre per Venezia perché «qui è più raccolto», come dicono Giovanni Crepaldi e Roberta Biolcati di Adria. Chi ha fatto il bis, a San Giuliano e a San Marco, come racconta una donna di Agrigento. E chi a Venezia era in vacanza, come una giovane slovena che, saputo della visita del Papa, si è messa in prima fila davanti al molo. Tutti aspettano e intanto i gondolieri si vestono: divise nuove di zecca, bianche con la fascia gialla, e dei bottoni che paiono un rompicapo. Ma non avevano baruffato i nemici storici del remo Igor Vignotto e Gianpaolo D’Este? Non avevano, i fratelli Bruno e Franco Dei Rossi, scatenato l’invidia dei colleghi per essere stati prescelti a condurre la Dogaressa, come il loro padre, Albino, aveva fatto con Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II? I quattro scuotono la testa: «Macché, ci siamo messi d’accordo in un attimo». Da crederci o no, sul pontile costruito in una settimana continuano a sistemarsi le giacche per poi provare la gondola: la forcola, dove si appoggia il remo, non è ben salda, Vignotto cerca un martello e con dei cunei di legno la sistema. È l’ultima ora di attesa: poco prima delle 18 il Pontefice esce dalla Basilica, sale sulla "papa-mobile" e tra due ali di folla attraversa la piazza fino al molo. Quando scende, lo salutano le forze dell’ordine, gli artificieri della polizia e i cinofili dei carabinieri.
È qui che gli viene presentato Alesì, cinque anni: da dove viene?, domanda il Papa. Dalla Germania, è un pastore tedesco, addestrato a fiutare armi ed esplosivi, gli spiega l’agente. Che poi racconterà: «Il Papa mi ha detto di amare gli animali».
Poi tocca ai gondolieri: altro che ruvidi e bruschi, sembrano quasi impacciati e timorosi, è il cardinale Scola a invitarli a farsi avanti per un saluto. Il corteo è un’altra cartolina: la Dogaressa e sette gondole raggiungono la Salute, la scalinata è piena di gente, l’applauso all’ingresso in Basilica interminabile. Qui c’è la Venezia della cultura e dell’industria, dell’economia e della politica. Anche del lavoro che si sgretola e di chi lotta per lo stipendio: con Nicoletta Zago, l’operaia simbolo della fabbrica di Marghera Vinyls, non c’è solo la stretta di mano, è l’unica tra le trenta persone scelte per un breve incontro con il Papa ad avere anche un abbraccio.
Mentre il sole cala e da est si alza la bora, il Pontefice visita in forma privata l’istituto culturale Marcianum. Poi sale in motoscafo alla volta di Tessera per tornare in aereo in Vaticano. Alla città lascia messaggi forti: ha chiesto alla Serenissima di essere modello di «pace» e «convivenza», di avere rapporti fondati su «amicizia e rispetto», di continuare a essere terra che accoglie e che non ha paura di chi viene da lontano. Una città d’acqua, unica, ma non per esprimere una cultura «liquida» con scelte effimere. I veneziani l’hanno ascoltato e applaudito. Il Papa è stato contento dell’accoglienza, soddisfatto - informa una nota del Patriarcato - dell'entusiasmo manifestato lungo il Canal Grande durante il corteo acqueo. E il cardinale Scola è convinto: «Il Nordest vuol bene al Papa, vuol bene a questo Papa».

© Copyright Il Gazzettino, 9 maggio 2011


Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 08:34
Dal blog di Lella...

Padre Lombardi: la visita del Papa nel Niord-est, messaggio di speranza per il dialogo tra fede e cultura

Non solo i fedeli, ma anche le istituzioni e il mondo della cultura hanno vissuto con grande intensità la visita di Benedetto XVI nel Nord-est. Sulla risposta della popolazione alla visita del Papa, Massimiliano Menichetti ha chiesto un commento al direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

R. - La risposta della popolazione, che del resto è una popolazione di grande tradizione cristiana, cattolica e aperta ad una parola costruttiva da parte del Santo Padre, si è manifestata in pieno.

D. – Il Papa ha fatto un forte richiamo a non avere paura del diverso…

R. - Certamente. Qui si incontrano popoli diversi; qui si vive la realtà anche dell’immigrazione e, quindi, tutti gli aspetti del pluralismo, della società moderna e degli incontri fra i popoli diversi qui si trovano confrontati. Del resto, Venezia è stata veramente una città d’incontro fra i popoli in tutta la sua storia: basta vedere anche le forme artistiche, per esempio, della Basilica di San Marco. E’ veramente un luogo in cui la sintesi fra le diverse ispirazioni culturali ha avuto una grande storia. Bisognerebbe riuscire a proiettare verso il futuro un’ispirazione simile dal punto di vista culturale e spirituale.

D. - Proprio alla Chiesa di Venezia, il Papa chiede: “Andate contro corrente verso Gesù e il centro di tutto sia l’Eucaristia”…

R. - C’è un’ispirazione cristiana molto profonda, a partire dalle radici cristiane e con un’insistenza sul Vangelo come via. E poi sulla santità, a cui tutti sono chiamati - e in particolare i laici - nel mondo di oggi. E’ un orizzonte di speranza, questo riferimento alla Serenissima collegata al tema della “città celeste” ed è anche molto suggestivo: quindi l’arco dalle origini della fede fino alla speranza finale.

D. - Il Papa è tornato anche a ribadire che il Vangelo non è una ideologia: più volte ha citato, invece, i grandi problemi del relativismo che affliggono quest’era contemporanea…

R. - Il Papa è consapevole dei problemi della cultura di oggi, con le sue crisi, con le sue incertezze, con le sue domande. Una persona che, però, ha fiducia nella ragione, se la ragione compie un dialogo costruttivo con la fede. Ecco, ritorna questa tematica: avere fiducia nella ragione, in una ragione che non si chiude in se stessa, ma che si apra alla fede. Questo può riaprire la strada per una cultura capace di gestire il futuro dell’uomo anche di fronte a queste sfide nuove.

D. - Il Papa ha venerato le reliquie di San Marco; ha citato Pio X, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo I e il venerabile Toniolo; e, ad Aquileia, ha ribadito la necessità di una forte testimonianza…

R. - L’idea della santità come parte della vita quotidiana del cristiano. Questo - come sempre - si ispira anche agli esempi di santità che ci sono nella vita intorno a noi e non solo la santità dei grandi Papi, ma anche dei laici. Per questo il riferimento a Toniolo, ma anche a tantissime persone importanti, modelli di vita cristiana che sono fioriti in questa regione di profonde radici cristiane.

D. - Immagini suggestive, giusto per dare delle istantanee: il “Viva” scritto sulla sabbia dai ragazzi e il Papa in gondola, un’immagine inusuale…

R. - Il Papa in gondola, il Canal Grande, la Basilica di San Marco illuminata la sera, e la stessa Basilica di Aquileia toccano il cuore e si capisce come la fede sia stata profondamente unita alla cultura in queste regioni. Questo è anche un messaggio importante per il futuro: continuiamo a cercare la sintesi fra la fede, la cultura umana, la ragione, e possiamo costruire un mondo in cui vale la pena vivere. Si è parlato anche della “vita buona” secondo il Vangelo: cerchiamo allora di costruire un mondo anche bello, buono, in cui la dignità della persona umana risplenda anche in un ambiente che aiuta, che eleva. Questo certamente lo abbiamo potuto respirare nella grandezza e nella bellezza delle prospettive storiche e culturali di questo viaggio e che sia anche questo un messaggio di speranza. (mg)

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Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 08:37
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PAPA: A MESTRE MESSA ECOCOMPATIBILE, 40 VESCOVI E 200 SACERDOTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Mestre, 8 mag.

L'incontro del Papa con 350 mila fedeli delle diocesi del Nord Est nel Parco San Giuliano di Mestre e' stato a basso impatto ambientale. Per l'area infatti sono stati infatti utilizzati gruppi elettrogeni ad emissioni zero. I sistemi audio e video hanno avuto un'alimentazione autonoma per non generare campi magnetici inquinanti. Sono stati anche utilizzati materiali riciclabili e tecnologie caratterizzate da bassissimi consumi. "Si e' scelto di organizzare un evento - spiega la Radio Vaticana - che avesse criteri di eco compatibilita', cercando di utilizzare tecnologie, materiali e quant'altro che riescano a ridurre l'impatto ambientale e l'emissione CO2 e si anche scelto materiali scenografici che fossero riciclabili". Cosi' anche per la grande cupola che e' stata costruita per il palco e che riproduce quella della Basilica di San Marco si e' deciso di "non utilizzare il pvc ma un tipo di tessuto, come quello delle vele delle barche, che verra' donato ad una cooperativa di sartoria del carcere femminile della Giudecca a Mestre, che produrra' delle borse". Il Comitato Organizzatore ha reso noti anche alcuni dati relativi al grande incontro di oggi: con il Papa hanno concelebrato ben 40 vescovi e la comunione e' stata distribuita da 600 ministri, tra i quali 200 sacerdoti concelebranti e 400 tra sacerdoti, diaconi e religiosi.

© Copyright (AGI)

PAPA: CATTOLICI NON RISPARMINO ENERGIE NEL CAMPO DELL'EDUCAZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - Venezia, 8 mag.

Benedetto XVI chiede ai cattolici di Venezia di "non risparmiare energie nell'annuncio del Vangelo e nell'educazione cristiana, promuovendo sia la catechesi ad ogni livello, sia quelle offerte formative e culturali che costituiscono un vostro rilevante patrimonio spirituale". "Sappiate dedicare particolare cura - ha raccomandato nel discorso pronunciato oggi pomeriggio nella Basilica di San Marco, a chiusura della visita pastorale diocesana - alla formazione cristiana dei bambini, degli adolescenti e dei giovani.
Essi hanno bisogno di validi punti di riferimento: siate per loro esempi di coerenza umana e cristiana". Per il Papa, una "speciale cura" deve essere applicata anche alla testimonianza che le comunita' cristiane di Venezia "sono chiamate a rendere, a partire dai fedeli piu' motivati e consapevoli". "A tale proposito, vi siete giustamente preoccupati - ha ricordato ai mille delegati della diocesi - di rilanciare l'evangelizzazione e la catechesi degli adulti e delle nuove generazioni proprio a partire da piccole comunita' di adulti e di genitori, che, costituendo quasi dei cenacoli domestici, possano vivere la logica dell'evento cristiano anzitutto nella testimonianza della comunione e della carita'. Lungo il percorso della Visita pastorale e' emersa anche la necessita' di un sempre maggiore impegno nella carita' quale esperienza del dono generoso e gratuito di se', come pure l'esigenza di manifestare con chiarezza il volto missionario della parrocchia, fino a creare realta' pastorali che, senza rinunciare alla capillarita', siano piu' capaci di slancio apostolico".

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PAPA: NON LASCIARSI TIRARE IN BASSO DAI PECCATI DELLA CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - Venezia, 18 mag.

Non bisogna "lasciarsi mai trarre verso il basso dalle mancanze che possono segnare le comunita' cristiane". Lo ha detto il Papa nel discorso pronunciato nella Basilica di San Marco, a chiusura della visita pastorale diocesana compiuta dal cardinale Angelo Scola. Benedetto XVI ha esortato i cattolici di Venezia anche a" superare gli ostacoli dell'individualismo e del relativismo".

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Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 08:38
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Il patriarca Scola: una visita al di là di ogni aspettativa

La visita pastorale del Papa ad Aquileia e Venezia è stata breve ma molto intensa: ascoltiamo in proposito il bilancio del patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, al microfono di Sergio Centofanti:

R. - E’ andata al di là di ogni aspettativa. C’è stato realmente un movimento di popolo, soprattutto nella grande Messa che voleva riunire i fedeli di tutto il Nord-est, in vista del Convegno di Aquileia II, al Parco di San Giuliano, che ha sorpreso tutti: grazie a Dio, gli organizzatori sono stati molto bravi e hanno retto l’urto di un numero che è stato più del doppio di quello che prevedevamo.

Riguardo a questo mi viene una considerazione, che è la seguente: una folla così grande non si muove alle 4-4.30 del mattino, per stare poi fino all’una in un parco, sotto il sole, per una pura curiosità … Questo mi consola, perché vuol dire che nel cuore dell’uomo c’è una domanda di verità; c’è un desiderio di conoscere quale sia il proprio bene, in vista della felicità, del compimento di una autentica verità; e, c’è la coscienza netta che il Vangelo, interpretato autorevolmente dal Successore di Pietro, rappresenta una risposta efficace a questa domanda che si ha nel cuore. Questo è molto consolante, anche se mette sulle nostre spalle una grande responsabilità.

D. - Quale messaggio ha lasciato il Papa al Nord-est?

R. - Il Papa ha richiamato il Nord-est a non vivere la propria grande tradizione in maniera passiva, ma a praticarla - se così possiamo dire - in vista dei grandi cambiamenti in atto nel presente, affinché il Vangelo di Gesù rappresenti ancora oggi una grande risorsa per tutti i popoli del Nord-est. Egli ha invitato - meditando sui discepoli di Emmaus - a passare dalla disperazione alla speranza, dalla tristezza alla gioia ed ha indicato come strada per questo, alla realtà ecclesiale, l’intensificarsi di una comunione centrata sulla forza eucaristica, illuminata dalla Parola di Dio; sulla condivisione, partendo realmente dagli ultimi; su un rapporto bello con il creato - perché Venezia ieri era letteralmente radiosa e il Papa ne è stato affascinato e commosso - e sul coraggio semplice di una testimonianza umile, ma chiara e diretta in tutti gli ambienti dell’umana esistenza che chi segue Gesù può diventare un uomo riuscito e soprattutto può essere libero davvero. Poi il Papa ha trasposto tutto questo soprattutto nell’incontro con i rappresentanti della società civile: ha trasposto tutta questa lettura - chiamiamola così - evangelica del nostro cammino futuro in suggerimenti preziosi anche per il rinnovarsi della società civile. Ha letto la bellezza di Venezia, partendo da tre parole: dalla parola “acqua”, dalla parola “salute” e dalla parola “Serenissima”. Costruendo quasi - vorrei dire - un manifesto per l’impegno sociale e civile di Venezia che, per la sua forza di parola nei confronti di tutta l’umanità, rappresenta un impegno per gli uomini e per le donne di oggi e, in un certo senso, di tutto il mondo. Sono, però, tutti testi su cui bisogna avere il tempo e la pazienza di tornare in grande dettaglio, perché l’insegnamento del Santo Padre ha una forza di attrattiva immediata, ma poi bisogna lavorare di cesello, perché non un aggettivo è fuori posto … Quindi sento il bisogno di assimilare. Non posso dire più di questo: il Papa ci ha lasciato una visione ecclesiale e sociale di primaria importanza e questo ci lancia con entusiasmo nel compito che ci attende e che attende quello che lui stesso ha indicato come il “nuovo Nord-est”. Non dimentichiamo che ieri c’erano quasi 5 mila persone provenienti dalle Chiese nate da Aquileia: di Slovenia, di Croazia, di Ungheria, di Austria e di Germania. Insomma, questo segna realmente per le nostre Chiese e per le nostre società un orizzonte nuovo e affascinante di impegno.

D. - Riguardo all’immigrazione il Papa ha lanciato un nuovo appello alla solidarietà e lei ha parlato di un nuovo “Piano Marshall”…

R. - Io ho usato questa espressione per dire che il Papa è stato molto netto e deciso. Sono contento dei segnali, per esempio, che ho intravisto venire da Lampedusa, dalla modalità e dall’impeto con cui il nostro popolo va realmente incontro a chi è nel bisogno. La questione del “Piano Marshall” deve essere passata quasi come una battuta e nasce dalla considerazione su cui, per preparare Aquileia II, abbiamo riflettuto su che cosa è stato e su cosa può essere il Nord-est: il Nord-est è stato il crocevia, l’incontro e la fusione di popoli germanici, slavi e latini lungo l’asse Est-Ovest. Oggi deve assumere per forza anche un compito diverso: il compito di cerniera tra Nord e Sud, anche perché, attraverso l’Adriatico, il Mediterraneo entra nel cuore dell’Europa. Allora il problema del Sud si configura non soltanto come il problema del Maghreb, ma - come si vede già dagli immigrati delle ultime due settimane - ormai anche per i popoli del Sud del Sahara che tentano di muoversi verso di noi perché sono in uno stato di indigenza ben più grave di quelli del Maghreb. Allora è veramente decisivo ed importante che l’Europa e i Paesi ricchi del Nord concepiscano di poter collaborare al “soggetto Africa”, creando un modello di sviluppo in Africa stessa, nell’Africa Sub-sahariana: questo potrebbe rappresentare una fonte reale, oltre che di sollevamento dalla condizione spesso di miseria di quei popoli, anche di prospettiva futura per il nuovo ordine mondiale ed anche per un mercato sano, riequilibrato, realmente a misura d’uomo e teso al bene comune, che è il bene di tutti e di ciascuno. (mg)

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 08:46
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La giornata veneziana di Benedetto XVI

Lungo i canali e sulle banchine la gioia di una città in festa

dal nostro inviato GIANLUCA BICCINI

"Alza remi per il Papa": il tradizionale saluto dei gondolieri veneziani, con le loro maglie a righe colorate, in piedi sulle caratteristiche imbarcazioni, è echeggiato più volte in Laguna durante la giornata di domenica 8 maggio.
Anzitutto al mattino, quando Benedetto XVI in motoscafo ha sostato davanti all'edicola mariana - simbolo della devozione locale alla Vergine Nicopeja - incontrata lungo il tragitto che dal Patriarcato, dove ha pernottato, lo conduceva al parco di San Giuliano, a Mestre.
Poi a mezzogiorno inoltrato, quando rientrando dalla celebrazione, all'interno dei canali del centro storico veneziano è stato scortato da un corteo delle associazioni remiere della città, con le barche addobbate con fiori e nastri colorati.
E, soprattutto, nel pomeriggio, quando salendo egli stesso a bordo di una gondola dipinta di bianco, "La Dogaressa", è stato accompagnato dalle vogate di quattro campioni, da San Marco al complesso di Santa Maria della Salute.
A far da corona alla suggestiva scenografia le imbarcazioni di servizio - dagli acquascooter della polizia all'idroambulanza - e cinquantamila tra veneziani e turisti riversatisi festanti lungo le banchine. Ma il viaggio del Papa è Venezia non è stato solo colore. Al di là degli aspetti originali del programma, perché unico al mondo il contesto in cui si è svolto, la missione di Pietro nelle terre di Marco è pienamente riuscita. "La visita è un'esperienza meravigliosa che mi conferma nel mio compito di "confermare i fratelli nella fede", che è il compito del successore di Pietro. Anzi, io stesso mi sento confermato nella fede da questo viaggio", ha confidato ai vescovi del Triveneto - ai quali si era unito il patriarca emerito di Venezia, cardinale Marco Cè - con cui ha pranzato in Patriarcato. Il Pontefice si è anche detto soddisfatto e compiaciuto dell'andamento della celebrazione al parco di San Giuliano e dell'entusiasmo manifestatogli lungo il Canal Grande.
Per avere conferma di questo successo, basti pensare agli oltre trecentomila fedeli che a Mestre hanno partecipato alla messa, silenziosi e composti, senza applausi, come aveva chiesto prima dell'inizio uno speaker. Il maestoso palco - tra i più belli visti in circostanze del genere - richiamava i mosaici e le forme architettoniche di Aquileia e di San Marco. L'ha disegnato l'architetto Stefano Bianchi, di Padova, in collaborazione con don Gianandrea di Donna.
Il Papa ha presieduto l'Eucaristia della terza domenica di Pasqua, concelebrata dal cardinale patriarca Scola, dai prelati e presuli del seguito, e da una quarantina di vescovi del Triveneto e delle Chiese nate da Aquileia. Su indicazione dell'Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, la preghiera dei fedeli in diverse lingue - tedesco, sloveno, ungherese, croato e italiano - ha sottolineato questa dimensione internazionale. Confermata dall'arrivo di una decina di pullman, per un totale di 500 fedeli, dalla Croazia e dalla Slovenia. Con loro anche mezzo migliaio di rappresentanti della numerosa comunità filippina veneta, che risiede soprattutto nel capoluogo, nel padovano e nel trevigiano. Tra le autorità intervenute, il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, il veneto Maurizio Sacconi, e il presidente della Regione, Luca Zaia. La scelta dell'area ha esaltato la dimensione "ecologica" dell'incontro: usata per anni come discarica di rifiuti, Punta San Giuliano era divenuta anche simbolicamente una barriera tra la città industriale con le vicine ciminiere di Porto Marghera e quella lagunare. Grazie a un ambizioso progetto di riqualificazione, in poco tempo è divenuta uno dei più grandi parchi d'Europa e al contempo porta verde di accesso alla "Perla dell'Adriatico", nei pressi del ponte della Libertà che la collega alla terraferma.
Anche la costruzione del palco è stata ispirata a criteri di ecocompatibilità, con l'utilizzo di tecnologie e materiali a ridotto impatto ambientale e a bassa emissione di anidride carbonica, e la scelta di materiali scenografici riciclabili.
Momento culminante della visita, la messa ha rappresentato l'abbraccio delle genti del Nordest a Papa Ratzinger. Ma anche di quelle Chiese che dal Triveneto vengono sostenute grazie a una catena di solidarietà. Lo testimoniavano i giovani kenyani arrivati da Ol Moran con don Giacomo Basso, sacerdote veneziano fidei donum e loro parroco.
Nel pomeriggio il Papa ha salutato il Comitato organizzatore della visita - ricevendo in dono anche un bellissimo violino in vetro di Murano - prima di scendere nella basilica di San Marco, per presiedere la terza assemblea ecclesiale del Patriarcato, indetta dal cardinale Scola a chiusura della visita pastorale alle varie realtà del territorio.
Nella cattedrale marciana erano radunati un migliaio di rappresentanti di parrocchie, movimenti e associazioni ecclesiali, religiosi, con la presenza anche di esponenti delle altre Chiese cristiane della città. Dopo aver salutato i canonici del capitolo della basilica, il Papa si è recato all'altare del Santissimo Sacramento - detto anche della Madre di Dio Nicopeja - per una breve adorazione. Poi ha presieduto la preghiera liturgica, durante la quale è stata proclamata una lettura breve tratta dal Vangelo di Luca (19, 1-10).
Infine in gondola, l'arrivo al complesso di Santa Maria della Salute, che ospita lo Studium Generale Marcianum e il seminario patriarcale. Ex voto alla Madonna da parte dei veneziani per la liberazione dalla peste che tra il 1630 e il 1631 decimò la popolazione - com'era avvenuto in precedenza per le chiese del Redentore e di San Rocco - la basilica della Salute è una delle più riuscite espressioni dell'architettura barocca locale. Qui il Papa ha pronunciato l'ultimo discorso del suo viaggio, rivolgendosi in particolare al mondo culturale, artistico e socioeconomico e salutando il presidente della Comunità ebraica e gli esponenti di quella musulmana. Poi, passando attraverso la sagrestia che conserva gli abiti papali di Giovanni Paolo I, con i membri del suo seguito e dei diciotto seminaristi del Patriarcato, ha benedetto la rinnovata cappella della Santissima Trinità, che da ora è aperta al pubblico. Infine una breve sosta nella biblioteca - anch'essa appena restaurata - dello Studium, polo pedagogico-accademico e di ricerca promosso dal Patriarcato, che conta oltre un migliaio di studenti di scuola primaria, secondaria, universitari e post-laurea.
Tra gli antichi incunaboli e i rari manoscritti che gli sono mostrati, anche testi di san Bonaventura. "Sarebbe bello lavorarci", ha detto sorridendo, prima di prendere il motoscafo che lo ha condotto all'aeroporto di Tessèra, da dove in serata è ripartito alla volta di Roma.

(©L'Osservatore Romano 9-10 maggio 2011)


Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 08:50
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La Papamobile cervese passa il test in Mondovisione

Benedetto XVI l’ha usata sabato per la sua visita a Venezia. "E’ stata un’emozione grandissima" dice Francesco Pilandri, che ha curato la parte commerciale della commessa

di MARCELLO PETRONELLI

Ravenna, 9 maggio 2011

L’ULTIMA creatura delle officine Focaccia di Cervia non poteva avere visibilità maggiore: la diretta in Mondovisione della visita di Benedetto XVI a Venezia. Sugli schermi tivù l’altra sera sono passate le immagini del Pontefice in piazza San Marco, a bordo della piccola ‘Papamobile’ elettrica progettata e realizzata nell’azienda di via Maccanetto.
«E’ stata un’emozione grandissima» dice Francesco Pilandri, che ha curato la parte commerciale della commessa richiesta dal Comune di Venezia. «Siamo fornitori ufficiali della Gendarmeria Vaticana ed anche del Comune di Venezia: per loro curiamo allestimenti particolari sui mezzi delle forze dell’ordine. Conoscendo la nostra affidabilità e flessibilità — continua Pilandri — quando hanno saputo del desiderio di Pontefice di poter usare una vettura elettrica per gli spostamenti brevi, hanno pensato a noi». L’azienda guidata da Riccardo Focaccia ha quindi completamente rimodellato il veicolo base di uno dei maggiori produttori americani di vetture per campi da golf.
«Abbiamo modificato quasi tutto, dal telaio, ai sedili, all’impianto elettrico, fino all’apposizione dello stemma vaticano sulla carrozzeria. Ma l’intervento maggiore è stato fatto sulle sospensioni — aggiunge Pilandri — in modo da dare stabilità alla ‘Papamobile’ anche quando il Pontefice sta in piedi per salutare i fedeli». Il tragitto del corteo papale in piazza San Marco è stato seguito non senza qualche apprensione dagli specialisti di Cervia. «Il cancelletto posteriore da cui si sale a bordo — spiega il tecnico della Focaccia — è stato dotato di un dispositivo di sicurezza per evitare aperture accidentali. Ci siamo raccomandati che il cerimoniere lo predisponesse: è andato tutto benissimo». D’altra parte anche le espressioni del Santo Padre e del patriarca di Venezia che lo accompagnava, seduto sul divanetto posteriore in pelle bianca, erano estremamente serene e rilassate. La ‘Papamobile’ fatta a Cervia ha svolto al meglio il suo compito davanti a una platea televisiva mondiale. «L’unico timore vero — ammette Francesco Pilandri — è che il comandante Francesco Martocci, alla guida del veicolo, pigiasse troppo sull’acceleratore sull’onda dell’emozione. Ma è stato bravissimo: l’auto è stata condotta con grandissima perizia».
DOPO la prima uscita ‘in pubblico’, la vettura elettrica papale — che ha un’autonomia di oltre cinquanta chilometri e può raggiungere i 35 chilometri all’ora — è stata donata dal Comune di Venezia a Benedetto XVI e nei prossimi giorni sarà trasferita in Vaticano, a disposizione della Gendarmeria.

© Copyright Il Resto del Carlino, 9 maggio 2011


Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 11:01
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I campioni del remo sollevano il Papa per farlo sbarcare

Alberto Vitucci

VENEZIA. Alla fine i due campioni del remo hanno sollevato il Pontefice prendendolo sotto il braccio e lo hanno messo a terra.
Accanto al pontile troppe onde, troppo alto il salto per scendere a terra. Così Giampaolo D’Este e Bruno Dei Rossi «Strigheta» hanno deciso di sollevare di peso il Papa per farlo sbarcare. Un fuori programma curioso e non previsto dal protocollo, quello visto ieri poco dopo le 18, quando papa Benedetto è arrivato alla Salute a bordo della Dogaressa, la gondola a quattro remi vogata dai campioni del remo.
La traversata da San Marco alla Salute è durata 18 minuti. «E’ stato davvero emozionante», racconta Igor Vignotto, vincitore dell’ultima Regata Storica, uno dei quattro campioni prescelti per portare il Papa, «lui aveva un po’ di timore per le onde, la gondola si muoveva molto, anche il patriarca sembrava un po’ teso, non molto abituato alle onde. Il Papa ha ammirato i palazzi e lo scenario, alla fine prima di scendere ci ha ringraziato due volte».
Sceso sul sagrato della Basilica, papa Benedetto si è infilato il cappellino bianco, ha salutato la folla e salito la scalinata del tempio.
A bordo della «Dogaressa» i quattro campioni-gondolieri prescelti dalla categoria. Giampaolo D’Este (vincitore di 9 Storiche ma di decine di bandiere rosse a Murano e al Redentore) a prua, Bruno Dei Rossi «Strigheta» (tre vittorie nei gondolini nella posizione detta lai, al numero due), Igor Vignotto (dieci Storiche in sentina, numero tre), Franco Dei Rossi «Strigheta» (cinque Storiche, veterano della voga, a poppa). L’arrivo del Pontefice ha fatto un piccolo miracolo, portando la pace anche nel mondo dei rissosi regatanti.
D’Este e Vignotto, i due rivali della Storica, si sono ritrovati per la prima volta a vogare nella stessa barca, con un nuovo spirito che fa ben sperare. Con loro anche i fratelli Franco e Bruno Strigheta, gondolieri «anziani» e vincitori di decine di regate, figli del grande Albino Dei Rossi Strigheta che portò nel 1985 papa Wojtila insieme a Marcello Bon, Ermenegildo Fravega e Italo Crea.
Chi temeva tensioni e discussioni è rimasto deluso. Poco prima di salire in barca l’unico momento critico. Bisognava decidere i «posti» ai remi. A Franco Strigheta, esperto poppiere, è stato assegnato il comando della gondola, a poppa. D’Este è andato a prua, Bruno Strigheta davanti ai «passeggeri illustri», oltre al Papa il patriarca Scola e il segretario di Ratzinger monsignor George Genswein, Igor subito dietro. Quattro remi anch’essi illustri. Campioni vestiti di bianco sulla storica Dogaressa, bianca e rossa, più stabile delle tradizionali gondole nere, per questo alla fine scelta dalla cetagoria per trasportare il papa. Il corteo di una decina di gondole che seguiva il Pontefice ha sbarcato sul pontile di servizio della Salute le autorità, in testa il sindaco Orsoni, che avevano partecipato alla cerimonia a San Marco. Soddisfatti i gondolieri, anche se qualcuno avrebbe preferito la gondola a due remi. «Il Papa non si vedeva nemmeno, era troppo sotto, lo abbiamo visto solo quando è sceso a terra», commenta uno di loro, «si vedevano soltanto i vogatori». Ma alla fine la scelta di Aldo Reato, presidente dei bancali, si è rivelata vincente. Dopo le baruffe della prima ora, la categoria dei gondolieri ha dato di sè una bella immagine. Si è deciso di premiare la lunga «carriera» dei fratelli Strigheta, ma anche di rappresentare la meglio i campioni della Storica di oggi, con i due provieri degli equipaggi che hanno sempre vinto dal 1992 a oggi, le edizioni della regata dei gondolini. Il papa, che forse non aveva mai sentito nominare D’Este e Vignotto, alla fine ha gradito la traversata.

© Copyright La Nuova Venezia, 9 maggio 2011


Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 11:06
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L’omaggio festoso delle Remiere

Nadia De Lazzari

VENEZIA. Campane a festa a San Marco e un corteo acqueo di gondole, caorline, sandali, mascarete in Canal Grande. Tutti gli occhi fissi al Papa. L’affetto dei veneziani non è mancato, nemmeno i colori della città d’acqua per eccellenza. Che nella sua acqua ha trovato sempre vita e valori concreti, quali l’accoglienza e la solidarietà. E’ stato un suggestivo arrivo in motoscafo dal parco di San Giuliano percorrendo poi il Canal Grande fino in Bacino.
Alle 13,05 dal rio Novo sono sbucati due taxi carichi di vescovi del Nordest. Nel tratto finale, all’altezza dell’università Cà Foscari, il Pontefice ha incontrato decine di imbarcazioni delle associazioni remiere - Querini, Bucintoro, Artigiani Venezia, Francescana - parate a festa e con i drappi colorati di bianco e giallo, in omaggio al Papa, al Vaticano, alla Chiesa universale.
Il momento dello spettacolare alzaremi e dello scandito «W il Papa» lo hanno stupito ancora una volta. Il Pontefice, finora seduto su una poltroncina bianca, si è alzato impartendo più volte la sua benedizione. Sereno, sorridente guardava i rematori, ascoltava il loro linguaggio: «pian», «voga», «segna».
Una gondola della società Voga veneta del Lido ci ha gentilmente ospitati a bordo. Così abbiamo potuto seguire da vicino e in presa diretta il tragitto compiuto dal Pontefice. L’equipaggio formato da sei vogatori (Ciro Borriello, Giuseppe Buratto, Flavio Busetto, Giuseppe Penesich, Silvio Quarti, Alessio Scarpa) ha così commentato: «Siamo una barca comunista - commentano fra il serio e il faceto - guai chi ci tocca il Papa. Siamo pronti a difenderlo. Abbiamo apprezzato la sua condanna della pedofilia».
In altre imbarcazioni anche universitari. Sono 30.000 quelli che stabilmente abitano a Venezia. Dario Artos: «In questo galeone nessuno è nato a Venezia. Siamo di Asti, Belluno, Bari, Cagliari. Speriamo che il Papa ci porti un miracolo. Si chiama lavoro».
Giorgio Garbisa e Tarsilio Fongher del circolo nautico San Marco del Lido hanno lamentato un’organizzazione tardiva: «Potevamo essere in maggior numero - dicono - ma la Curia e il Comune ci hanno convocati solo lo scorso venerdì. Ci hanno dato 12 ore per organizzarci. Ci dispiace per il Papa se siamo pochi».
Comunque in Canal Grande l’entusiasmo era palpabile. La festa è stata grande. Nei traghetti San Tomà, Cà Rezzonico, Accademia, Santa Maria del Giglio, Salute le persone agitavano i vessilli colorati e gridavano «Papa, Papa».
Dai palazzi la gente si sbracciava. Da un balcone un bimbetto ha urlato: «Ciao, Papa, prego per te». Noemi Azzalin, della parrocchia Sacro Cuore di Mestre, ha detto: «Con la mia famiglia lo seguiamo sempre. Siamo reduci dalla cerimonia di beatificazione di papa Giovanni Paolo II. Dove va lui andiamo anche noi. Lo raggiungeremo anche a Madrid il prossimo agosto in occasione della giornata mondiale della gioventù. E’ un Papa che sento vicino come un padre».
Commoventi le sue continue benedizioni e i suoi saluti a veneziani e turisti. Spettacolare anche l’ultimo alzaremi nel bacino di San Marco. Uno scenario da mozzafiato, da un lato il campanile, il palazzo ducale, la basilica, dall’altro l’isola di San Giorgio, la Giudecca, il Lido. Qui le imbarcazioni storiche si sono fermate. Si è fermato anche il motoscafo del Papa. Tra i vogatori e il Pontefice un saluto e un abbraccio interminabili.
Tra i rematori si vista anche qualche lacrima di commozione. Alla fine il motoscafo, in retromarcia, si è infilato nel rio del ponte dei Sospiri sparendo alla vista. Qui si trova il Patriarcato dove il Papa era atteso per la colazione. Venezia e i veneziani non lo dimenticheranno Benedetto XVI.

© Copyright La Nuova Venezia, 9 maggio 2011


Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 13:54
Dal blog di Lella...

PAPA: PADRE LOMBARDI, DA VENEZIA UN MESSAGGIO PER IL FUTURO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 9 mag.

"Il Papa in gondola, il Canal Grande, la Basilica di San Marco illuminata la sera, e la stessa Basilica di Aquileia sono immagini che toccano il cuore" ma rappresentano anche "un messaggio importante per il futuro: continuiamo a cercare la sintesi fra la fede, la cultura umana, la ragione, e possiamo costruire un mondo in cui vale la pena vivere".
Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, commentando la visita di Papa Ratzinger in Triveneto. "Un messaggio di speranza - spiega padre Lombardi ai microfoni della Radio Vaticana - rivolto non solo i fedeli, ma anche le istituzioni e il mondo della cultura hanno vissuto con grande intensita' la visita di Benedetto XVI nel Nord-Est".
"La risposta della popolazione, che del resto e' una popolazione di grande tradizione cristiana, cattolica e aperta ad una parola costruttiva da parte del Santo Padre, si e' manifestata in pieno", rileva Lombardi sottolineando che in Triveneto "si vive la realta' anche dell'immigrazione e, quindi, tutti gli aspetti del pluralismo, della societa' moderna e degli incontri fra i popoli diversi qui si trovano confrontati".
Nel passato, ricorda padre Lombardi, "Venezia e' stata veramente una citta' d'incontro fra i popoli in tutta la sua storia, un luogo in cui la sintesi fra le diverse ispirazioni culturali ha avuto una grande storia. Bisognerebbe riuscire a proiettare verso il futuro un'ispirazione simile dal punto di vista culturale e spirituale".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 13:58
Da "Tracce.it"...

LA VISITA IN VENETO

Con il Papa tra i canali

di Fabrizio Rossi

10/05/2011 - Alla messa erano in 300mila. Da tutto il Veneto e non solo. Dal volontario all’imprenditore, chi c’era racconta la visita di Benedetto XVI. E cosa significa, oggi, coltivare quel seme...

Al parco di San Giuliano, a Mestre, in attesa del Papa.
«Per noi è stata una vera grazia». Essere lì, attaccati alle transenne. E vedere quel sorriso. Della visita di Benedetto XVI nel Nordest, Lorenzo e una quarantina di universitari di Venezia non hanno perso un minuto. Da quando il Papa è arrivato in Piazza San Marco (sabato sera, dopo la prima tappa ad Aquileia) a quando l’ha lasciata, in gondola, per incontrare il mondo della cultura e dell’economia nella Basilica della Salute, inaugurare la Biblioteca dello Studium Generale Marcianum e tornare a Roma. Al terzo anno di Economia, Lorenzo era uno dei ragazzi con la pettorina blu del servizio d’accoglienza. Questo spiega la levataccia di domenica mattina: alle 4 la sveglia, quindi la navetta per Mestre. L’appuntamento, al parco San Giuliano dove si sarebbe celebrata la messa, era alle 5: «Mi ha commosso vedere chi arrivava: anziani, giovani, malati... Persone di ogni tipo, tutte calamitate da quell’evento». La più giovane, forse, una bambina di due settimane. Davanti a lei pure Benedetto XVI s’è fermato, per darle un bacio e poi continuare la processione in papamobile. Certo, non è stato tutto semplice: «Ma avere visto il Papa, con un sorriso così lieto e quegli occhi che brillavano, ci ha dato la carica per entrambi i giorni». Fino a non sentire la stanchezza: «Domenica siamo stati in piedi dalle 4 alle 22. Eravamo così presi da quell’uomo e da quello che stava accadendo, però, che abbiamo voluto seguirlo ovunque andasse. Lui sui canali, noi a piedi. Anzi: di corsa...». E, come recitava il tema della visita, Benedetto XVI ha confermato la fede di chi c’era: «Con quello che il Papa ha fatto e detto, ci ha invitati alla conversione. E posso dire che un cambiamento sta già avvenendo, da come oggi ho visto i miei amici studiare: quella faccia lieta, la scorsa settimana non l’avevano».
Anche i numeri hanno sorpreso molti: alla messa a Mestre c’erano 300mila fedeli, oltre ogni previsione. Arrivati in treno, in auto, in pullman. In 500, dalla Croazia e dalla Slovenia, partendo addirittura all’una di notte. Come ha detto il Papa nell’omelia, questo parco che di solito ospita manifestazioni musicali, «oggi ospita Gesù risorto». Luca, che lavora come legale in un’azienda d’energia, era lì dalle 7 con moglie e figli: «Ho visto un popolo», racconta. «Che si è mosso per la visita di quest’uomo, attraverso il quale si gioca la presenza di Cristo nel mondo». Un popolo che ha saputo attendere il Papa in silenzio: «Mi ha colpito come s’è svolto tutto: ognuno era lì non come parte di una massa, ma partecipe di quel gesto». E s’è visto anche dall’ordine in cui è stato lasciato il parco: «Vedevi i volontari delle pulizie girare a vuoto...».
E quel che è successo non finisce con la partenza di Benedetto XVI: «È come un seme che va coltivato», racconta Alessandro, imprenditore nel Vicentino. Lui, il Papa, ha potuto seguirlo anche nella Basilica della Salute. Più che le parole sentite, però, trattiene ciò che ha visto: «Mi ha colpito la sua umanità concreta: gli occhi, il modo con cui camminava...». Per questo, all’uscita ha voluto intrufolarsi in una scolaresca che si preparava a salutare Benedetto XVI con un canto. Come un bambino, anche lui: «Non volevo perdere neanche un istante. E dovevi vedere che sorriso, quando il Papa s’è avvicinato... Con l’energia di chi non bada all’età che avanza, ma si dedica tutto alla missione». Come Giovanni Paolo II. Come don Giussani: «Perciò coltivare quel seme significa approfondire la mia storia. Chiedendomi, ogni giorno: come posso io, in quel che faccio, testimoniare e vivere quella Presenza?».
Questo è il dono che il Papa ha fatto a ciascuno. Innanzitutto «il dono della sua presenza tra noi», come ha detto il cardinale Angelo Scola salutando Benedetto XVI prima della messa. Ma anche, per qualcuno, un dono che non scorderà più. Come per Andrea, che dal Vescovo di Padova ha ricevuto il Battesimo (nonché prima Comunione e Cresima) nella veglia di Pasqua. Fino a due settimane fa, si chiamava Ye Wu. È cinese e lavora in un ristorante: manutentore al mattino, barista a mezzogiorno, cameriere alla sera. La fede, l’ha incontrata in carcere (v. Tracce, n. 10/2009). E domenica ha ricevuto la comunione dalle mani di Benedetto XVI: «È stato il momento più importante di tutta la mia vita», racconta ora. «Prima della messa ero felice: arrivava il Papa. Quando siamo andati verso l’altare, mi sembrava di essere in Paradiso. Poi lui ha sorriso e mi ha detto: “Corpo di Cristo”...». Gli amici l’hanno festeggiato, qualcuno scherzava: «Sei appena diventato cristiano e già hai questo onore...». Per Andrea, però, l’onore più grande non è neanche quello che è successo domenica: «Ma vedere tutto ciò che Dio ha operato in me: mi ha donato una vita nuova».


Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 20:38
Da "Il Gazzettino"...

L’ARRIVO

«Ricordo i Pastori che da questa sede sono passati a S. Pietro»

Domenica 8 Maggio 2011

Un’altra ancora. Dal basso, tra le bandiere bianche e gialle che sventolano e i fedeli che scandiscono "Be-ne-de-tto", si scorge il Pontefice affacciato all’oblò. Quel doppio giro sopra la Basilica non era previsto. È stato Benedetto XVI - racconteranno poi gli uomini dell’organizzazione - a voler vedere dall’alto «la perla dell’Adriatico». Quando, poi, dal palco rosso installato tra le colonne di Todaro e San Marco, parlerà alla città, il Santo Padre ricorderà la "missione" di Venezia: essere ancora «crocevia di persone e comunità di ogni provenienza, cultura, lingua e religione», un «ponte tra Occidente e Oriente».
Da Aquileia a Venezia, un ritardo sulla tabella di marcia di mezz’ora, il vento freddo che quasi spazza il molo di San Marco, il tramonto che esalta i colori della laguna. Non c’è una folla oceanica: circa 25mila persone, secondo il Comune. La piazza è transennata, gli accessi regolamentati, le insegne pubblicitarie sui monumenti oscurate. Tanti turisti, incuriositi. Molti veneziani. Elettrizzati. E anche un po’ delusi. «Abitiamo in terraferma, a Chirignago, abbiamo voluto essere qui per accogliere il Santo Padre», dice Sonia Baldan. Suo marito Ermanno Vio scuote la testa: «Peccato, c’è poca gente». Anche la rappresentanza cittadina scarseggia: otto consiglieri comunali su 36, neanche una decina gli assessori, l’area riservata alle autorità praticamente vuota. Ma i fedeli che dal primo pomeriggio stazionano dietro le transenne sembrano incuranti del freddo e dell’attesa e di quelli che non ci sono. Cantano. Pregano. Sventolano bandiere, anche quelle tedesche. E quando su uno dei maxischermi compare l’elicottero e si capisce che lì sopra c’è il Papa, è una ovazione. L’atterraggio al collegio navale Morosini è questione di istanti. Poi il breve viaggio a bordo della lancia fiancheggiando Riva degli Schiavoni. Il Papa sta per arrivare e le campane suonano a distesa. I rimorchiatori che attendono in bacino lo accolgono azionando le sirene e spruzzando enormi getti d’acqua. Venezia sembra una cartolina.
Sono le 19.58 quando Benedetto XVI sbarca sul molo di San Marco. Il primo a salutarlo è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Poi il governatore del Veneto Luca Zaia, l’ambasciatore d’Italia in Vaticano Francesco Maria Greco, il sindaco Giorgio Orsoni, il prefetto Luciana Lamorgese. Il Papa sorride. E il sorriso gli si allarga quando sale sul palco e saluta i fedeli che riempiono la piazzetta. «Ha il viso buono», dice una donna guardandolo.
Il saluto della città arriva dal sindaco, Zaia e gli altri stanno giù, sul palco c’è posto solo per il patriarca, il cardinale Angelo Scola, e per Giorgio Orsoni con la fascia tricolore sulla spalla. La visita del Pontefice «come quella di 25 anni fa del suo predecessore» - dice il sindaco - «aiuterà la città ad affrontare con rinnovato vigore le difficoltà presenti». Tra tante emergenze, cita con vigore la situazione degli operai di Porto Marghera. Ricorda lo stretto legame di Venezia con la Chiesa di Roma, a cui solo nel secolo trascorso ha dato tre Papi. E il fatto di essere luogo «di incontro tra diverse culture».
È un concetto che anche Benedetto XVI propone nel suo saluto. «Vengo in mezzo a voi per rinsaldare quel profondo vincolo di comunione che storicamente vi unisce al vescovo di Roma e di cui sono testimoni innanzitutto i venerati pastori che da questa sede patriarcale sono passati a quella di San Pietro». Cita Albino Luciani, Angelo Giuseppe Roncalli, Giuseppe Sarto, diventati poi Giovanni Paolo I, Giovanni XXIII, Pio X e ad ogni nome è un applauso. «Da questo molo si può cogliere quell'aspetto di singolare apertura che da sempre caratterizza Venezia, crocevia di persone e comunità di ogni provenienza, cultura, lingua e religione. Punto di approdo e di incontro per gli uomini di tutti i continenti, per la sua bellezza, la sua storia, le sue tradizioni civili, questa città ha corrisposto nei secoli alla speciale vocazione di essere ponte tra Occidente ed Oriente». Una vocazione che per Venezia deve continuare: «Anche in questa nostra epoca, con le sue nuove prospettive e le sue sfide complesse - dice il Papa - essa è chiamata ad assumere importanti responsabilità in ordine alla promozione di una cultura di accoglienza e di condivisione, capace di gettare ponti di dialogo tra i popoli e le nazioni».
C’è la benedizione, il segno della croce, l’applauso. E un saluto che è pieno di affetto: «Grazie a tutti voi, buona domenica». Benedetto XVI sale sulla mini papa-mobile elettrica, percorre la piazza, arriva davanti alla Basilica, prima di entrare accarezza un bimbo orientale in spalla al papà. Poi la preghiera davanti alle reliquie del patrono San Marco e infine la visita ai capolavori artistici illustrati da monsignor Antonio Meneguolo. I maxi schermi si oscurano, i fedeli cominciano a lasciare la piazza. Se ne vanno anche le autorità. «Ho visto l’entusiasmo con cui il Pontefice è venuto a Venezia, l’intima gioia di una visita finalmente realizzata - confida Gianni Letta prima di salire sul motoscafo - Ha detto che è la città più bella del mondo». Ha parlato anche di accoglienza e Luca Zaia dice di essere «in linea» con le parole del Santo Padre: «Noi l’accoglienza non la viviamo come angoscia, da noi ormai sono arrivati 500 immigrati e profughi che ospitiamo con il sistema dell’accoglienza diffusa. Il Papa sta incontrando un realtà dove una persona su cinque fa volontariato».

Alda Vanzan

© riproduzione riservata


Paparatzifan
00martedì 10 maggio 2011 20:39
Da "Il Gazzettino"...

Nicoletta Cozza

PADOVA

Un Osservatore per tutti i fedeli

Domenica 8 Maggio 2011,

Centomila copie. Stampate a Padova e che "parlano" veneto. Oggi al parco San Giuliano, infatti, i fedeli che assisteranno alla Messa celebrata da Papa Benedetto XVI all’uscita riceveranno in omaggio un’edizione tutta particolare dell’Osservatore Romano, con l’imprimatur del Messaggero di Sant’Antonio. È stato proprio il direttore generale del mensile antoniano, padre Ugo Sartorio, a proporre al quotidiano della Santa Sede di uscire in questa veste insolita per due motivi: celebrare con la massima solennità l’arrivo del Pontefice nel Nordest e festeggiare i 150 anni del giornale vaticano.
In prima pagina viene riportato l’editoriale del cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, in cui viene sottolineato il senso della visita di Papa Ratzinger che arriva nel Veneto, terra di Fede, per confermarla. Una storia che parte da lontano, cioè dal IV secolo quando Aquileia, oltre che la quarta città italiana dopo Roma, Milano e Capua, si preparava a diventare nel Medioevo la sede di una grande Diocesi metropolita, seconda soltanto a quella della capitale. Sempre qui, e sempre nel IV secolo, giunse l’annuncio della fede cristiana attraverso Cromazio.
«Quella di Aquileia - ricorda padre Sartorio - è stata matrice di altre Chiese locali. Da lì la fede cristiana si è espansa nella regione denominata "Alpe Adria", cioè dal Danubio fino all’Istria, dal Balaton fino a Como, comprendendo Carinzia e Stiria. In un momento successivo, cioè nel 1751, quel titolo di "patriarcato", cioè di Chiesa-madre, è stato trasferito all’attuale Sede di Venezia. E la stessa grande Fede di allora è rimasta viva ancora oggi».
Nell’Osservatore Romano di oggi, poi, viene presentata anche una ricerca sulla religiosità del Veneto, del Trentino e del Friuli, condotta dal sociologo Alessandro Castegnaro, presidente dell’Osservatorio Socio-Religioso Triveneto, con uno zoom sulla devozione antoniana.
E poi c’è la "chicca" riguardante Albino Luciani, l’ultimo Papa venuto dal Nordest: l’Osservatore propone la testimonianza di Piero Lazzarin, già caporedattore del Messaggero, con il quale il Pontefice originario di canale d’Agordo collaborò per oltre un triennio scrivendo 40 lettere immaginarie, indirizzate a personaggi quali Goethe, Petrarca, Twain, Chesterton, San Bernardo di Chiaravalle, Maria Teresa d’Austria e Dickens. «Caro Dickens - scrisse l’allora Patriarca di Venezia, rivolgendosi a quest’ultimo - sono un vescovo che ha preso lo strano impegno di scrivere ogni mese per il Messaggero di Sant’Antonio una lettera a qualche illustre personaggio. Perché la scelta di indirizzarne una proprio a voi? Da ragazzo ho letto i vostri cinque famosi Libri Natalizi. Mi sono immensamente piaciuti perché tutti pervasi da un senso di amore ai poveri e di rigenerazione sociale. I vostri romanzi sono popolati da povera gente che vive in una miseria impressionante; nessun sindacato che la difenda, nessuna protezione contro malattie e infortuni, salari da fame... Sono gli oppressi: su di essi si riversa tutta la vostra simpatia». Un messaggio di straordinaria attualità.


Paparatzifan
00mercoledì 11 maggio 2011 00:00
Da "Il Gazzettino.it"...

Sulle orme dei tre predecessori

Domenica 8 maggio 2011

Lo sguardo di Papa Benedetto XVI si riassume in una parola: stupore. Stupore all’ingresso in Molo con le vele al terzo e i getti d’acqua in aria dei rimorchiatori in Bacino; stupore in Basilica a San Marco con gli occhi all’insù per ammirare uno dei tesori dell’Umanità illuminato a giorno. Papa Ratzinger si è fatto attendere. Un’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia, ma l’abbraccio di veneziani e turisti c’è stato ugualmente. Secondo la Questura e i Vigili urbani nell’area marciana si sono ritrovati in 25 mila con striscioni, bandiere italiane, tedesche e della Baviera e inneggiando al Papa.
E così, sceso con l’elicottero alla Scuola Morosini, dopo aver sorvolato per un paio di minuti l’area di San Marco, Ratzinger ha fatto il suo ingresso sul Molo, accolto da Gianni Letta per il governo, dal prefetto Luciana Lamorgese; dal presidente del Veneto, Luca Zaia; da Francesca Zaccariotto per la Provincia e dal sindaco Giorgio Orsoni. Ed è toccato proprio al primo cittadino accompagnare il Papa sotto il baldacchino sistemato tra le colonne di Marco e Todaro prima per uno scambio di doni, poi per i discorsi ufficiali. Venezia ha donato al Papa l’Ostensorio in vetro di Murano opera di Pierpaolo Seguso. Da parte sua, Benedetto XVI ha omaggiato Orsoni di una "medaglia commemorativa" in argento per il VI anno di pontificato. «Santità - ha detto il sindaco - Venezia è una città che ha saputo coniugare le virtù civili con quelle religiose, senza rinunciare alla laicità delle sue istituzioni. I veneziani, uomini di pace, mercanti intelligenti giravano il mondo mettendo in rapporto popoli e civiltà diverse con una rara disponibilità verso il "foresto" pronto anche ad accoglierlo. Tuttavia hanno saputo usare anche le armi per difendere la Cristianità». Orsoni ha poi ricordato le figure dei tre Papi "veneziani": Pio X, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I e ha voluto riportare alla memoria anche le visite di Paolo IV e di papa Wojtyla. Non è mancato poi il collegamento all’ospitalità; al ruolo di "ponte" in tempi recenti con l’Est Europa; i problemi come la salvaguardia della città; la crisi occupazionale di Marghera; il calo demografico e il turismo. «A lei Messaggero di Pace - ha concluso - indirizzo il saluto marciano "pax tibi Marce evangelista meus".
Gli ha fatto eco subito Benedetto XVI. «La vostra presenza, accompagnato da un vibrante entusiasmo - ha detto - esprime la fede e la devozione. Vengo in mezzo a voi per rinsaldare il profondo vincolo tra Marco e Pietro». Poi anche Ratzinger ha ricordato i Papi veneziani per poi proseguire emozionandosi nel pensiero delle testimonianze artistiche di Venezia (San Marco, Palazzo Ducale) riconoscendo il microcosmo veneziano. «Da questo molo si coglie il profilo della città, "perla dell’Adriatico", luogo di singolare apertura, crocevia di persone e comunità di ogni provenienza, cultura, lingua, religione. Lo splendore dei monumenti e la fama delle istituzioni manifestano il carattere delle genti venete, laboriose e oneste, dotate di grande sensibilità, di capacità organizzativa, di "buon senso"». Il Papa ha ricordato il Santuario del Redentore e la Basilica della Salute.
Poi il viaggio sulla Papamobile, lungo un percorso prestabilito, guardato a vista dalle guardie del corpo, e tra turisti e veneziani lungo tutta l’area marciana. Infine l’ingresso in Basilica con lo sguardo rivolto al Cielo e alla navata centrale sfavillante alla luce. Gli occhi del Papa si sono riempiti di stupore. E di gioia mitigata solo da pochi minuti di meditazione sulla tomba di San Marco sotto gli sguardi del Patriarca Angelo Scola e di monsignor Antonio Meneguolo, nella doppia veste di delegato patriarcale per la Basilica e di "cicerone" per un ospite d’eccezione come Benedetto XVI.


Paparatzifan
00mercoledì 11 maggio 2011 00:01
Da "Il Gazzettino.it"...

TRA LA GENTE

Dalla Baviera in comitiva

«Ratzinger, uno di noi»

Domenica 8 maggio 2011

Non poteva mancare una nutrita rappresentanza della comunità bavarese ad ascoltare ed applaudire Benedetto XVI. Con le loro bandiere hanno occupato tutto l’angolo della piazzetta che dà su palazzo Ducale. Impossibile non vederli.
«Siamo venuti per vederlo, in fondo non era poi tanto lontano - afferma Klaus che, con la moglie Helga arriva da Monaco - papa Benedetto XVI è uno di noi».
Anche i francesi sono arrivati in massa. «Non avevamo mai visto Venezia - dice una coppia - e non avevamo mai visto il Papa. Abbiamo colto un’occasione irripetibile».
Ma c’erano anche spagnoli, americani e persino neozelandesi: «Il Papa volevamo vederlo, almeno una volta nella vita».
C’erano poi frati, suore, seminaristi, i neocatecumenali con la loro animazione fatta di canti e striscioni, ma soprattutto tanti bambini, che facevano a gara per avvicinarsi il più possibile al Santo Padre. In prima fila c’era un bimbo di due anni, con il ciuccio in bocca, ma ben determinato e in piedi sul suo passeggino. Altri in seconda fila erano sollevati dai genitori, forse nella speranza di catturare uno sguardo benedicente. Tutto sommato, non era poi così difficile vederlo da vicino mentre sfilava con la Papamobile elettrica, fatta costruire dal Comune proprio per l’occasione.
È toccato all’istruttore capo dei vigili Francesco Martucci guidare il primo viaggio in auto di un Papa in Piazza San Marco. Mentre Benedetto XVI saliva sul cart elettrico con le insegne vaticane, il conducente si è messo alla guida, e al suo fianco si è seduto il segretario particolare del Papa, mons. Georg Gänswein. «È stata una grandissima emozione - ha commentato Martucci - ma quando sono salito a bordo la tensione è calata. Davanti a me avevo il capo della Gendarmeria vaticana che mi guidava». Con mons. Georg c’è anche stato il tempo di scambiarsi qualche parola: «Mi ha chiesto se il mezzo era nostro, e quando siamo arrivati alla curva della piazzetta pensava di essere giunto a destinazione». Poi il veicolo ha svoltato e si è diretto verso la Basilica, dove si è concluso il breve viaggio fra la folla.


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