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Paparatzifan
00venerdì 27 marzo 2009 23:12
Dal blog di Lella...

Il segreto della popolarità di Benedetto XVI. Nonostante tutto

Pur tempestato dalle critiche, questo papa continua a riscuotere la fiducia delle grandi masse. Il viaggio in Africa e un'inchiesta in Italia lo provano. Il motivo è che parla di Dio a un'umanità in cerca d'orientamento

di Sandro Magister

ROMA, 27 marzo 2009

Sull'aereo di ritorno dal Camerun e dall'Angola, Benedetto XVI ha detto ai giornalisti che, del viaggio, gli sono rimaste impresse nella memoria queste due cose:

"Da una parte la cordialità quasi esuberante, la gioia, di un'Africa in festa. Nel papa hanno visto la personificazione del fatto che siamo tutti figli e famiglia di Dio. Esiste questa famiglia e noi, con tutti i nostri limiti, siamo in questa famiglia e Dio è con noi.

"Dall'altra parte lo spirito di raccoglimento nelle liturgie, il forte senso del sacro: nelle liturgie non c'era autopresentazione dei gruppi, autoanimazione, ma la presenza del sacro, di Dio stesso. Anche i movimenti, le danze, erano sempre di rispetto e di consapevolezza della presenza divina".

Popolarità e presenza di Dio. L'intreccio tra questi due elementi è il segreto del pontificato di Joseph Ratzinger.

***

Che Benedetto XVI sia un papa popolare sembrerebbe contraddetto dalla tempesta di critiche ostili che si abbattono quotidianamente su di lui, dai media di tutto il mondo. Nell'ultimo mese queste critiche hanno registrato un crescendo senza precedenti. Anche rappresentanti ufficiali di governi, ormai, non hanno remore a mettere sotto accusa il papa.

Ma se si guarda ai grandi numeri l'impressione che si ricava è diversa. Nei suoi viaggi, Benedetto XVI ha sempre registrato indici di popolarità superiori alle attese.

Non solo in Africa ma anche su piazze difficili come gli Stati Uniti o la Francia.

A Roma, all'Angelus della domenica mezzogiorno, piazza San Pietro è ogni volta gremita più che negli anni di Giovanni Paolo II.

Ciò non significa che queste medesime folle accettino e pratichino all'unisono gli insegnamenti del papa e della Chiesa. Innumerevoli indagini mettono in luce che sul matrimonio, la sessualità, l'aborto, l'eutanasia, la contraccezione i giudizi di un largo numero di persone sono più o meno distanti dal magistero cattolico.

Nello stesso tempo, tuttavia, molte di queste stesse persone manifestano un profondo rispetto per la figura del papa e per l'autorità della Chiesa.

Il caso dell'Italia è esemplare. Il 25 marzo su "la Repubblica" – cioè sul quotidiano progressista leader, molto caustico nel criticare Benedetto XVI – il sociologo Ilvo Diamanti ha fornito un'ennesima conferma dell'alto tasso di fiducia che gli italiani continuano a riporre nella Chiesa e nel papa, nonostante il diffuso dissenso su vari punti del suo insegnamento.
Ad esempio, richiesti di dire se fossero pro o contro l'affermazione del papa sul preservativo "che non risolve il problema dell'AIDS ma lo aggrava", ben tre su quattro si sono detti contrari.
Ma i medesimi intervistati, alla domanda se riponessero fiducia nella Chiesa, hanno risposto "molto" o "moltissimo" nella misura del 58,1 per cento. Ed è risultata ampia anche la fiducia riposta in Benedetto XVI, col 54,9 per cento.
Non solo. Dalla stessa indagine si ricava che la fiducia nella Chiesa e in Benedetto XVI non è in calo ma è in aumento rispetto a un anno fa.

Il professor Diamanti spiega così questo apparente contrasto:

"La Chiesa e il papa intervengono sui temi sensibili dell'etica pubblica e privata in modo aperto e diretto. Offrono risposte discutibili e spesso discusse, contestate da sinistra o da destra. Tuttavia, offrono certezze a una società insicura, alla ricerca di riferimenti e valori. Per questo 8 italiani su 10, tra i non praticanti, considerano importante dare ai figli una educazione cattolica e li iscrivono all'ora di religione. Per questo una larghissima maggioranza delle famiglie, vicina al 90 per cento, destina l'8 per mille della propria imposta sul reddito alla Chiesa cattolica".

E per questo stesso motivo – si può aggiungere – il capo del governo italiano Silvio Berlusconi non si è unito nei giorni scorsi al coro di critiche al papa dei rappresentanti di Francia, Germania, Belgio, Spagna, eccetera. Anzi, si è espresso in direzione opposta.
Il 21 marzo ha detto che è doveroso rispettare la Chiesa e difendere la sua libertà di parola e di azione "anche quando si trova a proclamare principi e concetti difficili e impopolari, lontani da quelle che sono le opinioni di moda". Con ciò Berlusconi ha semplicemente espresso quello che è il sentire comune di tantissimi italiani.

***

I dati sopra richiamati fanno quindi già intravvedere la sostanza della questione: che cioè la popolarità di Benedetto XVI ha la sua sorgente proprio nel modo in cui egli svolge la sua missione di successore di Pietro.
Questo papa è rispettato e ammirato per una ragione fondamentale. Perché ha posto in cima a tutto questa priorità, da lui formulata così nella lettera ai vescovi dello scorso 10 marzo, documento capitale del suo pontificato:

"Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l'accesso a Dio. Non a un qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell'amore spinto sino alla fine (cfr. Giovanni 13, 1), in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall'orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l'umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più".

Domenica 15 marzo, due giorni prima di partire per l'Africa, Benedetto XVI non disse niente di diverso nello spiegare la finalità del suo viaggio, alla folla convenuta per l'Angelus in piazza San Pietro:

"Parto per l’Africa con la consapevolezza di non avere altro da proporre e donare a quanti incontrerò se non Cristo e la buona novella della sua Croce, mistero di amore supremo, di amore divino che vince ogni umana resistenza e rende possibile persino il perdono e l’amore per i nemici. Questa è la grazia del Vangelo capace di trasformare il mondo; questa è la grazia che può rinnovare anche l’Africa, perché genera una irresistibile forza di pace e di riconciliazione profonda e radicale. La Chiesa non persegue obiettivi economici, sociali e politici; la Chiesa annuncia Cristo, certa che il Vangelo può toccare i cuori di tutti e trasformarli, rinnovando in tal modo dal di dentro le persona e le società".

In Camerun e in Angola, il cuore del messaggio del papa fu effettivamente questo. Non le denunce – pur da lui fatte con parole forti – dei mali del continente e delle responsabilità di chi li genera. Ma per prima cosa quello che fu l'annuncio di Pietro allo storpio, nel capitolo 3 degli Atti degli Apostoli: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!".

Tra i diciannove discorsi, messaggi, interviste, omelie pronunciati da Benedetto XVI nei sette giorni del suo viaggio in Camerun e in Angola sarebbe interessante ricavare un'antologia dei passi più significativi.

Ma per capire il senso profondo della sua missione basta riportare qui un solo testo emblematico: l'omelia pronunciata da Benedetto XVI nella messa di sabato 21 marzo, a Luanda, nella chiesa di San Paolo.

Lo spirito di raccoglimento, il forte senso della presenza di Dio, rimasti impressi nella memoria del papa alla vista delle folle che seguivano la liturgia, come pure l'esuberante festosità con cui lo hanno accolto ed avvolto, hanno una loro spiegazione anche in questa omelia di papa Ratzinger in una remota chiesa dell'Africa:

"Affrettiamoci a conoscere il Signore"

© Copyright www,chiesa


+PetaloNero+
00sabato 28 marzo 2009 01:40
Antropologia cristiana contro nichilismo e derive tecno-scientiste
Il Cardinale Camillo Ruini spiega i fondamenti dell’educazione cristiana

di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 27 marzo 2009 (ZENIT.org) - Nella prolusione al IX Forum del Progetto culturale, in corso a Roma, sul tema “L’emergenza educativa. Persona, intelligenza, libertà, amore”, il Cardinale Camillo Ruini ha spiegato che nichilismo e riduzionismo tecnocratico possono essere superati solo con l’antropologia cristiana.


Venerdì 27 marzo, presso il Centro Villa Aurelia, il Presidente del Comitato per il Progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha osservato che pur non indulgendo “ad un globale e unilaterale pessimismo” è evidente “la gravità e acutezza” della crisi del progetto educativo.

Il porporato ha ripreso un intervista del prof. Salvatore Natoli in cui si sostiene che “la situazione di questi ultimi anni corrisponde in qualche misura a quel tipo di soggettività e di rivoluzione che propugnava de Sade, basata sul trionfo delle pulsioni individuali piuttosto che su un ideale di regolamentazione razionale”, al punto tale che “molti praticano normalmente la perversione, perché ritengono di avere il diritto su tutto”.

Secondo il Cardinale Ruini, ha ragione il Pontefice Benedetto XVI quando riconduce l’emergenza educativa “al relativismo che permea la nostra cultura e vita sociale”, ed essendo stretta la parentela tra nichlismo e relativismo “è quindi il nichilismo la decisiva causa culturale del malessere diffuso tra la gioventù”.

Per il Presidente del Progetto culturale la causa prima dell’emergenza educativa va ricercata nella “mutazione del concetto di uomo”.

Per molti infatti il soggetto umano non sarebbe altro che un risultato della mera evoluzione; mentre un’interpretazione delle neuroscienze ridurrebbe l’umanità a funzioni dell’organo cerebrale e le scienze empiriche considererebbero l’uomo solo come un ‘oggetto’ materiale.

“Tutte queste interpretazioni – ha spiegato il porporato – finiscono con il negare che l’uomo sia anzitutto e irriducibilmente ‘soggetto’ il quale, proprio nella sua intrinseca e ineliminabile soggettività, non può mai essere totalmente oggettivato e conosciuto in maniera adeguata attraverso le scienze empiriche”.

“E soprattutto – ha aggiunto – rimettono in discussione l’idea ebraico-cristiana dell’uomo come immagine di Dio”.

Nel descrivere il dibattito in corso, il Cardinale Ruini ha fatto riferimento alle parole pronunciate da Benedetto XVI a Verona secondo cui il “rischio per le sorti della famiglia umana… è costituito dallo squilibrio tra la crescita tanto rapida del nostro potere tecnico e la crescita ben più faticosa delle nostre risorse morali”.

Per superare questo rischio, il Presidente del Progetto culturale ha proposto “l’educazione della persona” collegandola “ai fondamentali parametri antropologici”, ed in particolare promuovendo “il ruolo che può esercitare il cristianesimo in rapporto al bene umano”.

A questo proposito il Cardinale Ruini ha citato Karl Löwith, il quale, nel libro Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX, ha scritto che “chiunque abbia un volto umano possiede come tale la ‘dignità’ e il ‘destino’ di essere uomo”, con il quale non s’intende il “mondo della semplice umanità” bensì il “mondo del cristianesimo, in cui l’uomo ha ritrovato attraverso l’uomo-Dio, Cristo, la sua posizione di fronte a sé e al prossimo”.

“In concreto - ha sottolineato il porporato -, né la riduzione dell’uomo alla natura né un totale relativismo né una prospettiva nichilistica possono affermarsi pienamente e diventare egemoni finché la fede cristiana è viva e riesce a generare cultura”.

“Non si tratta però soltanto di contrastare derive pericolose - ha concluso il Cardinale Ruini - ma ancor più di contribuire positivamente all’educazione delle nuove generazioni e più in generale agli sviluppi della storia, rimanendo aperti e desiderosi verso tutte le possibili collaborazioni e sinergie e tenendo come unico criterio di discernimento quel fine dell’educazione e del divenire storico che è l’uomo stesso”.

+PetaloNero+
00sabato 28 marzo 2009 01:40
Educare con il cuore per riscoprire l’alfabeto dell’umano
Il Cardinale Bagnasco esprime apprezzamento e gratitudine per il Progetto culturale

di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 27 marzo 2009 (ZENIT.org) – Questo martedì, a Roma, nel corso del saluto introduttivo al IX Forum del Progetto culturale, il Cardinale Angelo Bagnasco ha indicato il Progetto culturale e l’educazione come compiti prioritari per i prossimi dieci anni.

Dopo aver ringraziato il Cardinale Camillo Ruini, il quale “ha avuto, fra gli altri meriti quello della intuizione del Progetto culturale”, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha sottolineato: “siamo in un momento storico in cui, paradossalmente, si sta non solo ripensando ma ridefinendo l'umano”.

“Quasi che avessimo perso, stessimo perdendo, smarrendo l'alfabeto dell'umano, di ciò che è la persona, di ciò che è l'uomo, e con i valori e le categorie fondative, costitutive proprio dell'umanità, dell'uomo, del tipo di convivenza e di società che da questa ridefinizione consegue”, ha aggiunto.

In questo contesto, l’Arcivescovo di Genova ha espresso “la considerazione, l'apprezzamento e la gratitudine mia personale e dei Vescovi italiani” verso il Progetto culturale. “Un servizio – ha detto - non solo alla Chiesa che è in Italia, ma alla società e alla nostra cultura ed europea”.

Circa la prospettiva immediata di un rapporto sul tema dell'educazione, il Cardinale Bagnasco ha spiegato che “la sensibilità verso il tema, l'urgenza, la priorità educativa è sempre molto presente e sta crescendo nel cuore dei Pastori”.

“Quindi – ha aggiunto – questo rapporto sul tema educativo, da parte del progetto culturale, diventa un ulteriore stimolo, ma anche un materiale prezioso, se la CEI nella sua Assemblea Generale di maggio si pronuncerà definitivamente e ufficialmente proprio per procedere, nel nuovo decennio, in questa direzione: quella della educazione”.

Entrando nel merito della questione il Presidente della CEI ha voluto ricordare alcune parole di don Bosco, il quale diceva che “l'educazione è una questione del cuore”, laddove per cuore “non si intende certamente solo il mondo delle emozioni e dei sentimenti, ma biblicamente la centralità della persona, dove l'intelligenza si coniuga, si declina con le ragioni del cuore e viceversa”.

Significative, secondo il porporato, anche le considerazioni di Romano Guardini il quale diceva che educare significa “iniziare il soggetto alla realtà tutta intera, alla realtà” e che “la vita si accende solo con la vita, come la luce si accende solo con la luce”.

Per il Presidente della CEI, “nella misura in cui ognuno di noi è soggetto vivo e attivo del processo educativo, siamo chiamati in causa ad essere sempre luce e vita, ad essere coinvolti nel processo della vita, dell'intelligenza, della morale, ad essere continuamente in uno stato di permanente educazione”.

“Soltanto in questa misura – ha concluso il Cardinale Bagnasco – ognuno di noi ed insieme potremo essere partecipi di quel processo formativo che sempre più si presenta, anche alla luce delle parole del Santo Padre Benedetto XVI, come una priorità irrinunciabile”.



+PetaloNero+
00sabato 28 marzo 2009 01:41
Solidarietà con il Papa degli studenti africani a Roma
I media, dicono, hanno dato un'immagine sbagliata dell'Africa


ROMA, venerdì, 27 marzo 2009 (ZENIT.org).- Il Comitato degli Studenti Africani a Roma ha convocato per questa domenica alle 11.30 in Piazza San Pietro in Vaticano una manifestazione di sostegno a Benedetto XVI a favore del messaggio che ha lasciato nella sua visita pastorale in Camerun e Angola e contro le strumentalizzazioni dei mezzi di comunicazione.

"I mass media hanno presentato quella parte del pianeta brutta, sofferente, piena di malattie. Noi ci aspettavamo che parlassero di un'Africa bella, accogliente, vivace, sorridente", ha spiegato a ZENIT Mari Anne Mollo, una delle organizzatrici della manifestazione, originaria del Camerun.

"Il Camerun ha preso due giorni di ferie per accogliere il Papa. I giornalisti hanno ridotto il viaggio a parlare del preservativo e hanno tagliato le affermazioni del Pontefice", ha spiegato la ragazza, studentessa alla Pontificia Università Gregoriana.

La prima cosa di cui ha bisogno l'Africa, ha osservato riferendosi alla polemica sul preservativo, è rappresentata da servizi sanitari e alimentazione.

"Gli africani non muoiono solo di Aids, ma anche di altre malattie, di mancanza di igiene. Come può essere vitale il preservativo quando si sente la mancanza delle cose fondamentali per vivere?", ha chiesto.

La promozione massiccia del preservativo, ha osservato, "impoverisce culturalmente, economicamente, moralmente, perché porta la gente a comportamenti irresponsabili e va contro la nostra cultura".

"Per questo diciamo no al disprezzo della nostra cultura e delle nostre tradizioni. Vogliamo camminare con Benedetto XVI e seguire le linee che ha tracciato per il nostro presente e il nostro futuro, e scrivere così una nuova pagina".

La manifestazione avrà luogo in occasione della preghiera mariana dell'Angelus, che il Papa dirige tutte le domeniche.

Un comunicato inviato dagli studenti a ZENIT spiega che con la manifestazione vogliono "ringraziarlo per la lucida e accurata diagnosi sociale, culturale, spirituale, ambientale ed economica che ha fatto sul nostro continente e per le varie soluzioni e strade che ci ha indicato affinché siamo noi stessi gli artefici e i protagonisti del nostro sviluppo".

Allo stesso tempo, sperano che questa manifestazione serva "per dire alla Comunità Internazionale che le priorità assolute per l'Africa sono il cibo, l'acqua, l'energia, le cure mediche, un reddito stabile alle famiglie, un sistema commerciale che faciliti anche l'esportazione dei prodotti africani e non solo l'esportazione delle materie prime, la valorizzazione 'sul posto' delle proprie ricchezze e non il saccheggio delle sue risorse".

+PetaloNero+
00sabato 28 marzo 2009 15:52
Quando Lancet dava ragione al Papa

“No alle speculazioni sull’Africa, no alla strumentalizzazione del messaggio del Papa”: all’insegna di questo motto, gli studenti africani, residenti a Roma, si riuniranno domani in Piazza San Pietro per manifestare solidarietà a Benedetto XVI, oggetto di accuse per le sue affermazioni sull’uso del preservativo nella lotta all’Aids. Ultima, in ordine di tempo, quella espressa dalla rivista britannica Lancet che sulla questione, tuttavia, non l’ha pensata sempre allo stesso modo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

I preservativi, come le cinture di sicurezza, possono rendere più disinvolti e far aumentare i comportamenti a rischio. Il condom non basta per sconfiggere l’Aids. Così, scriveva nel 2000 la rivista scientifica Lancet che ora accusa il Papa di “falsità scientifiche” per aver detto che l’uso del profilattico non è la soluzione nella lotta all’Aids. La stessa rivista scientifica, sempre nel 2000, aveva spiegato che il rischio di contrarre il virus dell’Hiv, usando i preservativi durante i rapporti sessuali, è del 15 per cento. Ben lontano dallo zero. Oggi invece sostiene che “le parole del Papa possono avere conseguenze devastanti per la salute di milioni di persone”. Sull’editoriale di Lancet, abbiamo raccolto l’opinione della dott.ssa Paola Germano, responsabile del progetto Dream della Comunità di Sant’Egidio, in prima linea in Africa contro l’Aids:

“La nostra esperienza conferma quello che dice il Papa. In realtà, senza tanto stracciarsi le vesti, basterebbe guardare anche soltanto all’Europa. I dati recenti di quest’anno di Unaids, l’ultimo rapporto annuale, indicano significativamente l’aumento dell’Aids, per esempio, nell’Europa dell’Est dove si è fatta una campagna di prevenzione massiccia incentrata sul condom e dove, purtroppo, l’Aids è cresciuto in maniera esponenziale. Quindi, qualcosa non é andato bene, evidentemente. Dall’altra parte si dimentica che l’Aids in Africa non si trasmette soltanto sessualmente, si trasmette negli ospedali, per le trasfusioni e questo non si evita col preservativo. C’è bisogno della cura. Il Papa ha detto una grande novità: non si ha il coraggio di affermare che c’è bisogno di cure e di cure gratuite per l’Africa. Questo ridurrebbe l’Aids. E’ probabilmente una verità scomoda, sia per i governi africani, sia per l’Occidente che non vuole impegnarsi in questa lotta ma sceglie la via del disimpegno con una soluzione semplicistica, direi: distribuendo preservativi”.

Che dire poi del Washington Post? Nei giorni scorsi, il quotidiano americano aveva criticato duramente il Pontefice per le dichiarazioni sull’uso del preservativo. Ma nel marzo del 2007, aveva pubblicato un lungo articolo sul “caso Botswana”, dove il numero di malati di Aids, nonostante la distribuzione massiccia di profilattici, è andato aumentando drammaticamente. Il giornale citava dunque un rapporto elaborato nel 2006 da alcuni esperti del Sudafrica sull’Aids, che sottolineava come “la riduzione del numero di partner” sia la priorità assoluta nella prevenzione dell’Aids. Tesi, quest’ultima, già promossa peraltro dalla prestigiosa rivista Science, in uno studio pubblicato nel 2006. E’ l’educazione, dunque, lo strumento per vincere l’Aids? Ancora Paola Germano:

“L’educazione è la vera sfida, per la prevenzione e per la cura. Senza questo, qualsiasi programma è inefficace. Se non si parte dalla realtà degli uomini e delle donne africane, dalla loro cultura, non si è in grado di fare un programma che sia efficace. Noi siamo partiti da questo e questo effettivamente ha dato grandi risultati. Bisogna uscire dagli schemi ideologici e anche dal pensiero unico che un po’ ha dominato in questi anni nelle strategie di lotta all’Aids: essere più vicini alla realtà, conoscere la realtà delle persone. Non si può semplicemente applicare uno schema occidentale”.

D’altro canto, balza agli occhi un dato che sembra smontare certi teoremi. Nei Paesi africani, più sono i cattolici meno è diffuso l’Aids. In Burundi, i cattolici sono il 65 per cento degli abitanti, i sieropositivi solo il 2 per cento. In Guinea Equatoriale: 93 per cento di cattolici e 3,5 di malati di Aids. In Sudafrica, dove i cattolici sono solo il 6 per cento, i sieropositivi sono il 18 per cento. In Botswana, con il 5 per cento di cattolici, i sieropositivi sono addirittura il 24 per cento della popolazione adulta. Certo, come hanno messo in rilievo più voci africane, la distribuzione dei preservativi arricchisce chi li fabbrica. L’educazione ad una sessualità responsabile, invece, non ha alcun costo. Ancora una volta, ci sono in gioco gli interessi di multinazionali. Lobbies che hanno sfruttato e sfruttano il continente africano, come denunciato coraggiosamente dall’Instrumentum Laboris del Sinodo per l’Africa.

[Radio Vaticana]
+PetaloNero+
00sabato 28 marzo 2009 15:53
Due angeli per l’Africa: l'editoriale di padre Lombardi


La comunità cristiana non ha dimenticato le due ragazze che hanno drammaticamente perso la vita una settimana fa, nella calca all'ingresso dello Stadio Dos Coqueiros di Luanda, dove i giovani angolani si stavano preparando ad incontrare il Papa. Una delegazione vaticana si era recata nell'Ospedale dove erano state portare le salme delle due ragazze. Ascoltiamo in proposito la riflessione di padre Federico Lombardi per Octava Dies:

Ho visto solo i loro volti dolci e composti, sembravano dormire serene, avvolte in candidi teli al centro di una grande sala spoglia dell’Ospedale Maria Pia. Quante migliaia di volti ridenti di ragazze in festa avevamo ammirato lungo le vie di Luanda in quei giorni! Vi erano certamente anche loro. Celine, 22 anni, e Anna, 21, sono morte schiacciate o calpestate nella calca alla porta n.4 dello Stadio dos Coqueiros, dove volevano partecipare alla grande festa dei giovani insieme col Papa. Catechista la prima, membro di un gruppo vocazionale la seconda, hanno terminato il loro cammino terreno di fede e di impegno in un modo violento e inatteso, ma accompagneranno ora in modo nuovo i loro amici e le loro amiche, la gioventù africana assetata di speranza e di ideali.


Le centinaia, migliaia di scout, ragazzi e ragazze, che si spendevano generosamente per collaborare alla buona riuscita della visita del Papa, le giovani donne dei movimenti cattolici, consapevoli del loro ruolo centrale nella vita della Chiesa e della società africana, le catechiste e i catechisti, e tanti altri impegnati come loro, sono veramente i segni concreti di quella speranza dell’Africa e per l’Africa, di cui il Papa ha parlato tante volte in Camerun e in Angola. Su queste forze si può e si deve contare perché la Chiesa in Africa sia davvero capace di servire la riconciliazione, la giustizia e la pace, non a parole, ma con le opere. Per riaprire le vie del futuro a un continente martoriato, che cosa è più necessario di una gioventù che sappia credere, amare e sperare? Grazie, Celine e Anna, di essere venute con noi all’incontro dei giovani col Papa. Non vi dimenticheremo! Continuerete ad accompagnarci come angeli lungo la strada dell’avvenire dell’Africa!

[Radio Vaticana]
+PetaloNero+
00sabato 28 marzo 2009 15:53
Domani la visita pastorale del Papa alla parrocchia romana del Santo Volto di Gesù alla Magliana

Domani il Papa si reca in visita pastorale alla parrocchia romana del Santo Volto di Gesù alla Magliana. La parrocchia è stata inaugurata il 25 marzo 2006 dopo tre anni di lavori. Dunque, una chiesa moderna che si distingue per il contributo di artisti di fama nazionale. Una chiesa pensata per essere a disposizione dei circa 15.000 parrocchiani. Ma qual è l’attesa per la visita di Benedetto XVI domani? Luca Collodi lo ha chiesto al parroco don Luigi Coluzzi:

R. – Se cammina per il quartiere sente nell’aria quest’attesa spasmodica, perché ormai tutto il quartiere, tutta la popolazione non fa altro che parlare di questo evento. Per tutti quanti noi è un momento importantissimo della nostra vita, sia della comunità, sia del nostro quartiere.


D. – Che parrocchia è quella della Magliana?


R. – Una parrocchia, direi, di gente di ceto impiegatizio, gente soprattutto molto vicina alla Chiesa - non lo dico per spirito di parte - e che vuole molto bene al Papa. Io ho dato la notizia la notte di Natale e in questi mesi c’è stato un continuo attendere, prepararsi, cercare di far sì che tutto questo fosse fatto nel modo migliore possibile: ci tengono tantissimo e si sentono gratificati da questa presenza del Papa. E’ una parrocchia aperta agli insegnamenti del Papa. C’è il desiderio di ascoltare la sua parola e c’è, soprattutto, una partecipazione molto forte alla vita della Chiesa e alla vita sacramentale.


D. – Don Luigi Coluzzi, qual è il ruolo della comunità parrocchiale all’interno della vita del quartiere della Magliana?


R. – Quasi vivono in simbiosi, non ci sono due ruoli diversi. La comunità parrocchiale è profondamente inserita nella vita del quartiere e viceversa: noi riceviamo gli input, collaboriamo col Municipio, con le varie istituzioni, con tutto il volontariato, non soltanto religioso. Queste realtà insieme tendono a far sì che di questo quartiere non si parli più per motivi spiacevoli, com’è stato forse per diversi decenni. In passato abbiamo avuto un grosso impatto mediatico sia per la droga che per la banda della Magliana: questi eventi appartengono al passato.


D. – Questa crisi economica mondiale sta toccando il quartiere, le famiglie del quartiere?


R. – Questo sì, perché il ceto medio è impiegatizio ma nel nostro quartiere ci sono anche tantissimi operai, commercianti, e quindi questo si sente. Lo sentiamo soprattutto attraverso la Caritas, che è questo sportello aperto, questo occhio sulla popolazione del nostro quartiere e stiamo ricevendo tantissime richieste, molte di più di quante ne abbiamo ricevute in passato.


D. – La presenza degli immigrati è accettata?


R. - Devo dirle con sincerità che non abbiamo mai avuto nessun problema di razzismo, di rifiuto, e posso assicurare che nel quartiere è molto alta la percentuale degli immigrati.


D. - La parrocchia come si prepara ad accogliere il Papa e che significato dà - con questo contesto sociale e culturale - alla presenza di Papa Benedetto alla Magliana?


R. – Intanto, abbiamo fatto tre incontri preparatori, guidati sia dal vescovo di settore, monsignor Giovanni D’Ercole, che da monsignor Raffaello Martinelli, che ci hanno in qualche modo coinvolto in questo evento. Direi, però, che la parrocchia ha grosse speranze, vogliamo ascoltare la parola che il Papa rivolgerà a questa comunità che diventerà sicuramente il programma degli anni futuri di questa comunità. E’ una comunità molto giovane: questa struttura esiste appena da tre anni. Desideriamo che le parole del Papa diventino un po’ il programma pastorale per il nostro futuro. Vorrei soltanto aggiungere che in parrocchia ci sono tantissimi bambini della Magliana e credo che il Papa sarà accolto calorosamente da questi bambini e con le bandierine gli diranno che gli vogliono bene.

[Radio Vaticana]
+PetaloNero+
00sabato 28 marzo 2009 15:54
Lunedì si riunirà in Vaticano la Commissione istituita dal Papa per la Chiesa cattolica in Cina

Dal 30 marzo al primo aprile si riunirà, in Vaticano, la Commissione che Benedetto XVI ha istituito nel 2007 per studiare le questioni di maggiore importanza, relative alla vita della Chiesa cattolica in Cina. Lo riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana. Fanno parte della Commissione i superiori dei Dicasteri della Curia Romana che sono competenti in materia, e alcuni rappresentanti dell’Episcopato cinese e di congregazioni religiose. La prima riunione plenaria, svoltasi dal 10 al 12 marzo 2008, ha avuto, come tema, la Lettera che il Papa aveva indirizzato ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007. Durante i lavori era stata esaminata l’accoglienza riservata al messaggio pontificio all’interno e al di fuori della Cina. Era stata sviluppata anche una riflessione sui principi teologici, ispiratori della Lettera, al fine di cogliere le prospettive che da essi nascono per la comunità cattolica in Cina. Nella prossima riunione plenaria si prenderanno in esame alcuni aspetti della vita della Chiesa in Cina alla luce di quella Lettera. In particolare si rifletterà su questioni religiose attuali e importanti.


[Radio Vaticana]
+PetaloNero+
00sabato 28 marzo 2009 15:54
Il Papa ai giovani del Servizio civile: "siate pronti a spendervi per gli altri, disposti anche a soffrire per il bene e la giustizia"


“Siate persone pronte a spendersi per gli altri, disposte anche a soffrire per il bene e la giustizia”: è l’invito rivolto stamani in Vaticano da Benedetto XVI a circa 7 mila giovani volontari del Servizio civile nazionale italiano. Il servizio di Sergio Centofanti.

Il Papa esprime il suo grande apprezzamento per l’opera svolta dai giovani volontari del Servizio civile. Si tratta di una missione al servizio di quella pace che non può mai dirsi “stabilmente raggiunta, ma è da costruirsi continuamente”. Purtroppo – infatti, afferma il Pontefice – “guerre e violenze non cessano mai, e la ricerca della pace è sempre faticosa”. Benedetto XVI – sulla scia del Concilio Vaticano II – denuncia con forza “la corsa agli armamenti” perché “non è la via sicura per conservare saldamente la pace”. Anzi, la corsa al riarmo “è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri”. “Perché possa essere rimosso questo scandalo” – ha aggiunto – è necessario partire “dalla riforma degli spiriti”:


“Oggi come allora l’autentica conversione dei cuori rappresenta la via giusta, la sola che possa condurre ciascuno di noi e l’intera umanità all’auspicata pace. È la via indicata da Gesù: Lui – che è il Re dell’universo – non è venuto a portare la pace nel mondo con un esercito, ma attraverso il rifiuto della violenza. Lo disse esplicitamente a Pietro, nell’orto degli Ulivi: “Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno” (Mt 26,52)”.


“È la via che hanno seguito e seguono non solo i discepoli di Cristo – ha proseguito il Papa - ma tanti uomini e donne di buona volontà, testimoni coraggiosi della forza della non violenza”. E sempre sulla scorta del Concilio ha detto:


“Noi non possiamo non lodare coloro che, rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata anche dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altri o della comunità” (n. 78). A questa categoria di operatori di pace appartenete anche voi, cari giovani amici. Siate, dunque, sempre e dappertutto strumenti di pace, rigettando con decisione l’egoismo e l’ingiustizia, l’indifferenza e l’odio, per costruire e diffondere con pazienza e perseveranza la giustizia, l’uguaglianza, la libertà, la riconciliazione, l’accoglienza, il perdono in ogni comunità”.


Il Papa – citando il suo ultimo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace – ha invitato “ad allargare il cuore verso le necessità dei poveri” perché “combattere la povertà è costruire la pace”. E’ quello che fanno i giovani del Servizio civile impegnati spesso con la Caritas ed in altre strutture sociali, vicini ai problemi della gente attraverso una concreta solidarietà. Benedetto XVI ricorda le parole di Gesù:


“Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. In queste parole c’è una verità non solo cristiana, bensì universalmente umana: la vita è un mistero d’amore, che tanto più ci appartiene quanto più la doniamo. Anzi, quanto più ci doniamo, cioè facciamo dono di noi stessi, del nostro tempo, delle nostre risorse e qualità per il bene degli altri”.


Secondo quanto diceva San Francesco d’Assisi: “è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati, morendo che si risuscita a vita eterna”:


“Cari amici, sia sempre questa la logica della vostra vita … Siate persone pronte a spendersi per gli altri, disposte anche a soffrire per il bene e la giustizia”.



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Paparatzifan
00sabato 28 marzo 2009 19:58
Dal blog di Lella...

Curie e Curiali Celli pensa di lanciare Papa Ratzinger nella Rete, ma non servirà

PRIMO PIANO

Di Andrea Bevilacqua

Si sta dando da fare parecchio, monsignor Claudio Maria Celli, per emergere in questo momento di crisi comunicativa della Santa Sede. Il presidente del pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, infatti, sta facendo di tutto per dare al dicastero che dirige quel quid che ne permetta di giustificarne l'esistenza. Anche se, a ben vedere, i suoi sforzi rischiano di produrre un effetto contrario.In settimane difficili dopo l'autogol comunicativo a seguito della revoca della scomunica ai lefebvriani, infatti, l'agitazione di Celli rischia di irritare coloro che nella Santa Sede vorrebbero vedere un apparato comunicativo più reattivo laddove conta e non dove è superfluo.
Non solo: pare che se davvero a padre Federico Lombardi, l'attuale portavoce papale, verrà chiesto nei prossimi mesi di lasciare la guida della sala stampa vaticana, non è al pontificio consiglio diretto da Celli che verranno dati maggiori poteri in ambito comunicativo.
Semplicemente, si cercherà di affidare il carrozzone a un comunicatore capace e che lavori in autonomia, esclusivamente sotto la direzione del Papa e del segretario di Stato Tarcisio Bertone.
L'ultima di Celli è la pubblicazione di nuovo documento. In un momento in cui servirebbero fatti e meno parole, Celli lancia l'idea di un testo (uscirà a ottobre) di riflessione sul rapporto esistente tra il Vaticano, Internet e la cultura digitale: «Considerando gli sviluppi in atto», ha affermato il presidente del pontificio consiglio, «i vescovi hanno iniziato a riflettere su un nuovo documento. Le nuove tecnologie hanno indotto nuovi atteggiamenti, nuove sensibilità e per questo sono necessarie alcune linee guida per una pastorale che tenga conto delle nuove realtà». Non solo, pochi giorni fa, Celli ha convocato circa 75 vescovi e vari sacerdoti in rappresentanza di 82 paesi per analizzare le sfide e le possibilità che pongono all'evangelizzazione i nuovi mezzi di comunicazione sociale. L'idea è stata quella di cogliere l'evoluzione che Internet ha sperimentato negli ultimi anni: dalle pagine web ai blog, ai social network (Facebook, YouTube, Fliker, Twitter).
Durante l'incontro Celli ha ricordato anche un'iniziativa che, a suo dire, pare sia stata presa direttamente da Benedetto XVI: quella di essere presente con un canale ufficiale su YouTube. Siccome vari cardinali sono già presenti su Facebook, Celli si sta addirittura chiedendo se non sia arrivato il momento anche del Papa di entrare nella comunità virtuale. La risposta di monsignor Celli è stata però prudente: non è previsto in brevissimo tempo.
A ben vedere le iniziative del pontificio consiglio non fanno male a nessuno. Semplicemente rischiano di non servire.
E, infatti, non sono pochi i prelati che oltre il Tevere si domandano che senso abbia mettere il Vaticano e il Papa su youtube quando la capacità di comunicazione della Santa Sede rasenta lo zero.

© Copyright Italia Oggi, 28 marzo 2009


+PetaloNero+
00domenica 29 marzo 2009 01:39
Da Petrus

Emergenza educativa, il Presidente della Cei ringrazia il Papa e il Cardinale Ruini: “Indicano una priorità irrinunciabile”



CITTA’ DEL VATICANO - "L'emergenza educativa rappresenta una priorita' irrinunciabile". Lo ha ricordato a Roma il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, esprimendo gratitudine al Papa per aver proposto questo tema alla societa' e alla Chiesa italiana. Intervenendo all'apertura del IX Forum del Progetto Culturale, Bagnasco ha ringraziato inoltre il Cardinale Camillo Ruini per aver avuto, 15 anni fa, l’intuizione “profetica" del Progetto Culturale. Il presidente della Cei ha inoltre sottolineato come l'impegno del Progetto Culturale sia un "servizio non solo alla Chiesa che e' in Italia, ma alla società e alla cultura nostra ed europea". Concentrarsi sul tema dell'educazione, ha poi aggiunto Bagnasco parlando del tema del Forum, e' "particolarmente significativo e prezioso per il cammino della Chiesa che e' in Italia": a tal proposito "la sensibilita’ e la responsabilita’ dei vescovi delle nostre Chiese sta procedendo in modo sempre piu’ determinato" nel mettere la questione educativa al centro dei nuovi orientamenti per il decennio che si sta aprendo. "Tutti siamo chiamati in causa nella misura in cui ciascuno di noi e' soggetto vivo e attivo del progetto educativo", ha concluso il Cardinale Arcivescovo di Genova, invitando "ad essere in uno stato di permanente educazione" perche' "solo cosi' ognuno di noi e insieme possiamo essere partecipi di quel processo formativo che si presenta sempre piu’, anche sullo stimolo delle parole del Santo Padre, come un'urgenza e una priorita’ irrinunciabile".

+PetaloNero+
00domenica 29 marzo 2009 01:40
Ripensare l'economia sul primato della persona e del lavoro

CITTA' DEL VATICANO, sabato, 28 marzo 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'articolo del Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, apparso su “L'Osservatore Romano”.

* * *

La profonda crisi finanziaria manifestatasi nell'autunno scorso e della quale è ancora difficile valutare la gravità degli sviluppi economici e sociali, può essere occasione positiva per ripensare l'assetto globale dell'economia e della finanza. Va in questa direzione l'apprezzabile iniziativa del Governo italiano di inserire, per la prima volta, fra le tappe di avvicinamento al g8 che si terrà nel mese di luglio del 2009, anche uno speciale summit sociale del g8 stesso, che si apre questa domenica 29 marzo.

In modo particolare, merita attenta considerazione il tema scelto per questo summit sociale: «La dimensione umana della crisi: provvedere alla persona, ripartire dalla persona». Questo perché se lo sconquasso della finanza si riverbera in definitiva sul sistema economico e quindi sulle persone concrete inserite nel loro ambito familiare, anche la reazione non può essere suscitata che dalle persone concrete.

Ciò comporta provvedere alla persona salvaguardando la sua dignità con l'adattamento dei sistemi di welfare; ripartire dalla persona creando le condizioni per la nascita di nuove opportunità di lavoro. Temi, questi, che stanno a cuore alla Chiesa e che sono al centro del suo insegnamento sociale.

Alla radice della dottrina sociale troviamo il principio della dignità della persona. Esso deriva dal fatto che la persona umana in quanto centro e vertice di tutto ciò che esiste sulla terra è il fine di tutte le istituzioni sociali. Pertanto, il rispetto della persona umana si pone quale pilastro fondamentale per la strutturazione della società stessa, essendo la società finalizzata interamente alla persona (cfr. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, capitolo terzo).

In tempo di turbolenze economiche, vanno quindi rinforzati e rinnovati i sistemi di protezione sociale della persona umana, affinché essa possa godere dei suoi diritti fondamentali messi in pericolo dalle turbolenze stesse. A questo fine, il confronto fra le diverse misure messe in atto dai diversi sistemi di sicurezza sociale sarà senz'altro di grande utilità e potrà divenire fonte di politiche sociali nazionali più efficienti, adatte alle difficili circostanze attuali, senza cadere in forme deteriori di assistenzialismo (cfr. Centesimus annus n. 48).

L'importanza del lavoro, che è all'origine della moderna dottrina sociale della Chiesa, offre, poi, un ulteriore elemento di sintonia con il summit in programma. Anche oggi, il lavoro è la chiave della questione sociale divenuta, ai nostri giorni, questione globale. Infatti, il lavoro, riconosciuto ed apprezzato, è la chiave perché la singola persona possa uscire in modo sostenibile dalla povertà, oramai in agguato anche per intere categorie di famiglie che prima del manifestarsi della crisi potevano sentirsi al sicuro.

È il lavoro la causa efficiente dello sviluppo. Dal lavoro occorre partire per soddisfare la necessità di produrre beni in quantità sufficiente, di qualità adeguata, usando in modo efficace le risorse tecniche e materiali. In definitiva, è l'uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro e la tecnica, ed è solo dall'impegno lavorativo che l'economia può rimettersi in marcia.

Ma non è solo sul piano della dottrina, delle idee, che la Chiesa può portare il suo contributo per trovare vie di uscita dalla crisi. La prossimità delle strutture ecclesiali alle persone e alle famiglie, in modo speciale ai poveri, può essere messa a profitto immaginando e mettendo in atto in modo creativo sinergie con le iniziative promosse dagli apparati politici, sia nel campo del welfare sia in quello del lavoro.

La crisi, come detto, può essere occasione di ripensare l'assetto del sistema economico e finanziario globale, di portare a termine quella revisione della governance globale sulla quale da anni, a diversi livelli, si va ragionando. Del resto, la necessità di questa revisione è resa manifesta dall'emergere di questioni venute alla luce con la globalizzazione, tra le quali le migrazioni, la questione ambientale, quella fiscale; tutte questioni che non trovano sufficienti piattaforme di confronto a livello globale.

Sul piano dei principi ispiratori di quello che si potrebbe definire un restauro, se non un rifacimento, dell'architettura della governance internazionale, la Chiesa si sente di poterne proporre alcuni, valendosi della sua esperienza nel campo della fraternità fra i popoli e le nazioni. Primo fra tutti quel bene comune universale, teorizzato da Giovanni xxiii nella Pacem in terris. Se la comprensione del concetto non è forse immediata, specie in ambito non cristiano poiché esso presuppone una visione universale tendente a considerare l'umanità come riunita in una famiglia, senza un riferimento ad esso anche concetti oramai in uso nell'ambito internazionale come quello dei global public goods non possono essere colti nel loro senso più profondo. Ecco dunque le parole della Pacem in terris che ci piace richiamare: «L'unità della famiglia umana è esistita in ogni tempo, giacché essa ha come membri gli esseri umani che sono tutti uguali per dignità naturale. Di conseguenza esisterà sempre l'esigenza obiettiva all'attuazione, in grado sufficiente, del bene comune universale, e cioè del bene comune dell'intera famiglia umana» (n. 69).

Per la rivisitazione della governance globale gioverà, inoltre, ribadire che lo spirito della cooperazione internazionale nel campo economico e finanziario e dello sviluppo, richiede che, al di sopra della stretta logica del mercato, vi sia consapevolezza di un dovere di solidarietà. La solidarietà, infatti, è centrale nella riorganizzazione del tessuto di un'economia mondiale che, come dimostra in negativo l'attuale crisi, si interseca sempre più.

La solidarietà è anche favorire una maggiore partecipazione ai processi decisionali tanto dei Governi dei Paesi sviluppati, quanto di quelli in via di sviluppo, tanto delle organizzazioni internazionali, quanto della società civile in generale.

In questa prospettiva, nel campo della riorganizzazione della governance in vista di una più efficace lotta alla povertà, va riaffermato anche il principio della sussidiarietà, grazie al quale è possibile stimolare lo spirito d'iniziativa, base fondamentale di ogni sviluppo socioeconomico, negli stessi Paesi poveri, perché a questi si possa guardare non come ad un problema, ma come a soggetti e protagonisti di un futuro nuovo e più umano per tutto il mondo (cfr. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 449).

Infine, la riformulazione della governance dell'economia globalizzata — che non dovrà trascurare anche gli aspetti finanziari e fiscali, come da più parti e da più tempo si sottolinea — non avrà basi solide se non si fonderà sul principio della responsabilità. Questa responsabilità per gli organismi internazionali a essa preposti, si traduce in trasparenza, in accountability, in coerenza e coordinamento fra di loro e nei confronti sia dei Governi sia della società civile.

Proprio in questa luce, è decisamente positivo l'aver associato al summit sociale del g8 anche l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e il Fondo monetario internazionale, oltre che l'Organizzazione internazionale del lavoro, e averlo fatto in modo sostanziale oltre che formale. Avendo assegnato ai responsabili dei tre organismi l'incarico di trattare, ognuno nella prospettiva delle rispettive istituzioni, dei risvolti umani e sociali della crisi finanziaria, è chiaro l'intento del Governo italiano di sottolineare l'imprescindibile esigenza di salvaguardare la coesione sociale, che è una condizione essenziale della sicurezza democratica e compito primario dei singoli Stati. L'attuale crisi economica e finanziaria costituisce, infatti, una grave minaccia a tale coesione, a causa delle dimensioni crescenti del divario fra ricchi e poveri di ogni Paese, ricco o povero che sia.

Da qui, dunque, la necessità di confronto e studio, a livello globale, di strategie in grado di combattere la povertà e l'esclusione sociale. Insomma, la pace, anche la pace sociale, «trova il suo fondamento nell'ordine razionale e morale della società... si fonda su una corretta concezione della persona umana e richiede l'edificazione di un ordine secondo giustizia e carità» (Compendio della dottrina Sociale della Chiesa, 494).





[L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 29 marzo 2009]


+PetaloNero+
00domenica 29 marzo 2009 16:26
Benedetto XVI alla parrocchia del Santo Volto di Gesù: "dietro il buio delle sofferenze c'è il sole della bontà divina". Appello ai giovani: "lasciatevi coinvolgere dal fascino di Cristo!"


Il cristiano sia sempre al servizio del prossimo per sconfiggere in questo tempo di “crisi sociale ed economica”, la paura e la solitudine con la fiducia in Dio. E’ quanto ha affermato stamani Benedetto XVI durante la sua visita pastorale nella parrocchia romana del Santo Volto di Gesù alla Magliana dove ha celebrato la Messa nella quinta Domenica di Quaresima. In tante persone hanno accolto il Papa: tra queste, gli anziani della casa di riposo del quartiere gestita dalle religiose della Congregazione delle Povere Figlie della Visitazione. Ma ascoltiamo le parole del Pontefice nel servizio di Luca Collodi:

“Sappiamo … che il ‘sole’, benché spesso nascosto, esiste, che Dio è vicino, ci aiuta e ci accompagna. Quindi, in questo senso, vogliamo andare verso la Pasqua sapendo che alla nostra vita appartengono le sofferenze e le difficoltà, ma nella consapevolezza che dietro c’è il sole della Bontà divina”.


Così, Benedetto XVI ha salutato al suo arrivo alla Magliana, le centinaia di persone che lo attendevano sotto la pioggia. La chiesa, intitolata dal 1982 a San Massimiliano Kolbe, ha modificato la denominazione nel 2001 in Santo Volto di Gesù. E’ stato il cardinale Fiorenzo Angelini a sottolineare l’assenza a Roma di una comunità dedicata al Volto di Gesù. La parrocchia, 15mila abitanti a Ovest di Roma, conta 4 mila famiglie con genitori e figli fuori casa per lavoro e scuola gran parte della giornata. “Questo, spiega il parroco don Luigi Coluzzi, porta spesso ad una completa delega educativa da parte dei genitori, con la perdita della loro capacità formativa. Anche se i giovani della Magliana esprimono una forte domanda di valori, anche semplici”. Ed a loro il Papa, nell’omelia, non ha mancato di far arrivare il suo incoraggiamento:


“Lasciatevi coinvolgere dal fascino di Cristo! Fissando, con gli occhi della fede, il suo Volto, chiedetegli: ‘Gesù. Cosa vuoi che io faccia con Te e per Te?’. Rimanete quindi in ascolto e, guidati dal suo Spirito, assecondate il disegno che Egli ha su di voi”.


Benedetto XVI ha poi invitato i fedeli a porsi al servizio del prossimo, in particolare per quanti sono in difficoltà a causa della crisi economica. Il Papa ha indicato come modello da seguire nella carità, San Massimiliano Kolbe che sacrificò la sua vita nel campo di concentramento nazista di Auschwitz per salvare quella di un prigioniero, padre di famiglia:


“In questo nostro tempo, segnato da una generale crisi sociale ed economica, molto meritevole è lo sforzo che state compiendo, attraverso soprattutto la Caritas parrocchiale e il gruppo Sant’Egidio, per andare incontro, come è possibile, alle attese dei più poveri e bisognosi”.


Prendendo spunto dal Vangelo di Giovanni di questa quinta domenica di Quaresima, Benedetto XVI ha esortato i fedeli a condividere lo Stato d’animo di Gesù alla vigilia della Pasqua, rivivendo il mistero della sua crocifissione, morte e risurrezione non come spettatori estranei, ma come protagonisti. Al termine della visita alla parrocchia del Santo Volto di Gesù alla Magliana, Benedetto XVI ha incontrato i bambini della Prima Comunione:


“Cari bambini, innanzitutto una buona domenica! Sono felice di essere con voi, anche se il tempo è brutto e ci siamo alzati oggi un’ora prima ... Sento che vi preparate alla Prima Comunione, all’incontro con Gesù ... naturalmente, buone feste per la Prima Comunione. Il centro non è il pranzo, ma il centro sarà Gesù stesso. Poi anche il pranzo può essere buono…Auguri a tutti voi! Pregate per me, io prego per voi!“

(applausi)




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+PetaloNero+
00domenica 29 marzo 2009 16:27
"Non è più l'ora delle parole, è giunta l'ora di Gesù": così il Papa all'Angelus. Il grazie di Benedetto XVI agli africani in Piazza San Pietro


“Non è più l’ora delle parole e dei discorsi; è giunta l’ora decisiva” in cui il Figlio di Dio dà la vita per l’umanità. E’ quanto ha detto oggi il Papa durante l’Angelus ai tantissimi fedeli accorsi in Piazza San Pietro nonostante la giornata piovosa. Presenti numerosi africani che hanno voluto esprimere la propria gratitudine al Pontefice per il suo sostegno al continente nel recente viaggio in Camerun e Angola. E Benedetto XVI ha parlato con gioia della “significativa esperienza” della sua visita pastorale in Africa. Il servizio di Sergio Centofanti.

Il Papa ha sottolineato “l’emozione profonda” che ha provato “incontrando le comunità cattoliche e le popolazioni del Camerun e dell’Angola”. In particolare lo hanno impressionato due aspetti importanti:


“Il primo è la gioia visibile nei volti della gente, la gioia di sentirsi parte dell’unica famiglia di Dio, e ringrazio il Signore per aver potuto condividere con le moltitudini di questi nostri fratelli e sorelle momenti di festa semplice, corale e piena di fede. Il secondo aspetto è proprio il forte senso del sacro che si respirava nelle celebrazioni liturgiche, caratteristica questa comune a tutti i popoli africani ed emersa, potrei dire, in ogni momento della mia permanenza tra quelle care popolazioni. La visita mi ha permesso di vedere e comprendere meglio la realtà della Chiesa in Africa nella varietà delle sue esperienze e delle sfide che si trova ad affrontare in questo tempo”.

E pensando alle sfide della Chiesa in Africa e nel mondo il Papa rileva l’attualità delle parole di Gesù nel Vangelo odierno: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”:


“Ormai non è più l’ora delle parole e dei discorsi; è giunta l’ora decisiva, per la quale il Figlio di Dio è venuto nel mondo, e malgrado la sua anima sia turbata, Egli si rende disponibile a compiere fino in fondo la volontà del Padre. E questa è la volontà di Dio: dare la vita eterna a noi che l’abbiamo perduta”.


Solo grazie alla morte di Gesù può “germogliare e crescere una nuova umanità, libera dal dominio del peccato e capace di vivere in fraternità, come figli e figlie dell’unico Padre che è nei cieli”:


“Nella grande festa della fede vissuta insieme in Africa, abbiamo sperimentato che questa nuova umanità è viva, pur con i suoi limiti umani. Là dove i missionari, come Gesù, hanno dato e continuano a spendere la vita per il Vangelo, si raccolgono frutti abbondanti. A loro desidero rivolgere un particolare pensiero di gratitudine per il bene che fanno. Si tratta di religiose, religiosi, laici e laiche. E’ stato bello per me vedere il frutto del loro amore a Cristo e constatare e la profonda riconoscenza che i cristiani hanno per essi. Rendiamone grazie a Dio, e preghiamo Maria Santissima perché nel mondo intero si diffonda il messaggio della speranza e dell’amore di Cristo”.


Dopo la preghiera dell’Angelus Benedetto XVI ha invitato i giovani a partecipare giovedì prossimo, alle18.00 in San Pietro alla Messa da lui presieduta nel quarto anniversario della morte di Giovanni Paolo II, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà celebrata a livello diocesano nella Domenica delle Palme. Ha quindi ricordato che il 2 aprile si celebrerà la Giornata Mondiale dell’Autismo. E infine ha salutato “con grande affetto” i numerosi africani che vivono a Roma, tra cui molti studenti, presenti in Piazza San Pietro, accompagnati da mons. Robert Sarah, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli:


“Carissimi, avete voluto venire a manifestare gioia e riconoscenza per il mio viaggio apostolico in Africa. Vi ringrazio di cuore. Prego per voi, per le vostre famiglie e per i vostri Paesi di origine. Grazie!”
(applausi)



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=768&sett...
+PetaloNero+
00domenica 29 marzo 2009 16:27
Le voci degli africani in San Pietro: "Pietismo ipocrita in Occidente. Ci danno stampelle rovinate, ma l'Africa deve correre!"


I giovani africani presenti in Piazza San Pietro, oltre a esprimere il proprio grazie al Papa per il suo sostegno al continente, hanno voluto anche manifestare “un netto rifiuto della strumentalizzazione delle parole di Benedetto XVI” richiamando “le autentiche priorità per l’Africa: cibo, acqua, energia, cure mediche, reddito stabile per le famiglie” nonché un equo sistema commerciale “che faciliti anche l’esportazione di manufatti e prodotti africani - non solo quella delle materie prime” e la valorizzazione “sul posto” delle risorse del continente. Ma ascoltiamo alcune testimonianze dei giovani africani raccolte da Virginia Volpe:

R. – Manifestiamo prima di tutto per ringraziare il Papa per la sua diagnosi sull’Africa, e poi vogliamo dire al Papa che noi africani abbiamo capito il suo messaggio. Se anche la comunità internazionale è stata distratta da queste false polemiche diffamatorie, noi abbiamo capito il suo messaggio: è quello che ci interessa! E poi vogliamo dire a questa comunità internazionale che prima di tutto l’Africa non è un continente di preservativi! Hanno fatto credere che l’Africa è handicappata … Comunque, per camminare servono le stampelle e loro hanno dato all’Africa stampelle rovinate. Invece, l’Africa non è handicappata: l’Africa deve correre!


D. – Qual è il messaggio che vuol passare oggi, con la vostra presenza qui?


R. – Il Santo Padre ha fatto un viaggio molto bello in Africa, e aveva un messaggio molto importante per i nostri popoli. Questo messaggio è stato trasmesso, ma purtroppo un po’ deformato dai mass media, soprattutto qui in Occidente. Noi vogliamo difendere, insieme al Santo Padre, la vita: in Africa si difende la vita.


R. – Se parlate dell’Aids, si deve parlare delle strutture sanitarie prima dei preservativi! Allora, questo è il messaggio che vogliamo dare: no a questo tipo di speculazione sull’Africa!


R. – Il nostro messaggio di oggi è prima di tutto, di ringraziamento al Santo Padre per quel tesoro che ha lasciato all’Africa, perché è stato un insegnamento meraviglioso. E poi a chi ha criticato e continua a criticare il Santo Padre sul problema della lotta all’Aids in Africa vogliamo dire a queste persone che è un pietismo ipocrita!


D. – L’Africa come ha vissuto le polemiche che ci sono state in Occidente?


R. – Per noi è stata un’offesa: pensavano di avere offeso il Papa, invece hanno offeso gli africani!


R. – Il piccolo popolo europeo … se è capace di alzare la voce contro il Papa per quello che ha detto sulla situazione in Africa, deve essere anche capace di aiutare gli africani in modo corretto. Per esempio, ci sono delle guerre, in Africa, e queste guerre sono sostenute dai governanti europei. Perché gli europei che ci amano non possono dire ai loro governanti: lasciateli tranquilli, non finanziate le guerre in Africa?


[Radio Vaticano]
+PetaloNero+
00domenica 29 marzo 2009 16:28
Mons. Adriano Tessarollo, nuovo Vescovo di Chioggia

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 29 marzo 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Chioggia (Venezia) monsignor Adriano Tessarollo, del clero della Diocesi di Vicenza, finora Parroco di San Pietro Apostolo a Schio.

Monsignor Tessarollo è nato il 2 maggio 1946 a Tezze sul Brenta, Diocesi e provincia di Vicenza. E' stato ordinato sacerdote il 6 giugno 1971 nella Cattedrale di Vicenza. In seguito ha frequentato il Pontificio Istituto Biblico in Roma conseguendo, nel 1974, la Licenza in Sacra Scrittura.

Tra gli incarichi che ha ricoperto, nel 1976 è stato docente di Sacra Scrittura nello Studio Teologico del Seminario di Vicenza e ha collaborato come professore con diversi Istituti di Scienze Religiose e Studi Teologici di altre Diocesi; nel 1985 è stato designato Assistente del Consiglio della Federazione dell'Istituto Secolare della Compagnia di S. Angela Merici e nel 1995 è stato insignito del titolo di Canonico Onorario della Cattedrale.

Nel 1988 ha ricevuto l'incarico di Preside dello Studio Teologico del Seminario di Vicenza; dal 1993 ha svolto l'incarico di Vicario Episcopale per la Formazione Permanente del Clero; nel 2005 è stato nominato Direttore dell'Ufficio diocesano per l'Evangelizzazione e la Catechesi e dal 2007 è Arciprete Parroco della Parrocchia di San Pietro Apostolo a Schio e Protonotario Apostolico "durante munere".

Monsignor Tessarollo ha anche pubblicato diversi articoli su riviste di catechesi e pastorale.
Paparatzifan
00domenica 29 marzo 2009 20:27
Dal blog di Lella...

Il Papa sperimenta il calore degli studenti africani di Roma

Gli esprimono solidarietà dopo gli attacchi ricevuti nel suo viaggio

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 29 marzo 2009 (ZENIT.org).

Benedetto XVI non ha nascosto questa domenica la propria gioia sperimentando l'affetto dei giovani studenti africani di Roma, che hanno fatto del tradizionale incontro con i pellegrini in occasione della recita dell'Angelus una manifestazione di solidarietà dopo gli attacchi al Pontefice durante il suo viaggio in Africa, soprattutto per la questione del preservativo e dell'Aids.
Ragazzi e ragazze, alcuni religiosi o seminaristi, con bandiere di vari Paesi del continente africano hanno espresso in Piazza San Pietro il proprio apprezzamento per i messaggi di speranza che il Papa ha lasciato in Camerun e Angola dal 17 al 23 marzo.
Al termine della preghiera mariana, il Papa li ha salutati in italiano: "Carissimi, avete voluto venire a manifestare gioia e riconoscenza per il mio viaggio apostolico in Africa. Vi ringrazio di cuore. Prego per voi, per le vostre famiglie e per i vostri Paesi di origine. Grazie!".

Il responsabile del Comitato degli Studenti Africani a Roma, Pierre Baba Mansare, ha spiegato a ZENIT prima della celebrazione dell'incontro che "di tutto il messaggio pastorale del Santo Padre, i mezzi di comunicazione occidentali hanno estrapolato solo la frase sui preservativi allo scopo di sollevare una polemica".
Di fronte a questo, ha aggiunto, "abbiamo deciso di reagire con una piccola manifestazione di ringraziamento al Santo Padre per la sua diagnosi lucida e obiettiva della realtà africana, una diagnosi che la comunità internazionale, distratta dalla polemica mediatica, non ha ascoltato".
Pierre Baba Mansare vuole anche che l'incontro serva per lanciare un messaggio chiaro ai media occidentali: "Non parlate di Africa senza conoscere la realtà, calpestando i suoi valori!".
I giovani sono giunti accompagnati dall'Arcivescovo guineense Robert Sarah, segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

© Copyright Zenit


Paparatzifan
00domenica 29 marzo 2009 21:38
Dal blog di Lella...

Papa/ In visita a parrocchia Magliana: Guardiamo oltre difficoltà

"Come sole dietro pioggia, nel mondo Dio ci aiuta nei problemi"

Città del Vaticano, 29 mar. (Apcom)

Il Papa è arrivato poco prima delle 9.30 nella parrocchia romana del Santo Volto di Gesù, alla Magliana, ricavata da un ex stabilimento dell'Enel, accolto dal cardinale vicario Agostino Vallini.
"Purtroppo piove, ma sta venendo fuori anche il sole", ha detto Benedetto XVI sul sagrato della chiesa a forma di 'v', come simbolo delle braccia aperte di Cristo.

"Forse è un segno di questo tempo pre-pasquale dove sentiamo i dolori del Signore e tutti i problemi del nostro mondo di oggi, ma sappiamo anche, benché nascosto, esiste, che Dio è vicino, ci aiuta e ci accompagna. In questo senso vogliamo andare adesso verso la Pasqua sapendo che alla nostra vita appartengono le sofferenze, le difficoltà, ma sapendo che dietro c'è il sole della bontà divina".

Collegato, nell'immaginario collettivo, alla banda della Magliana ("Quell'epoca non esiste più", precisa il parroco, don Luigi Coluzzi), il quartiere sud-occidentale è ora alle prese con la crisi economica. "Il ceto medio è impiegatizio ma nel nostro quartiere ci sono anche tantissimi operai, commercianti, e quindi questo si sente", afferma il sacerdote ai microfoni di 'Radio vaticana'. "Lo sentiamo soprattutto attraverso la Caritas, che è questo sportello aperto, questo occhio sulla popolazione del nostro quartiere e stiamo ricevendo tantissime richieste, molte di più di quante ne abbiamo ricevute in passato".
La chiesa della Magliana è l'ottava parrocchia romana visitata da Ratzinger dall'inizio del Pontificato: la prima, il 18 dicembre 2005, era stata Santa Maria Consolatrice a Casal Bertone, che fu chiesa titolare del cardinale Joseph Ratzinger. L'ultima, alla fine del 2008, quella di San Lorenzo al Verano.

Apcom


+PetaloNero+
00lunedì 30 marzo 2009 01:21
Nella Prima Comunione, l'importante è Gesù, non la festa
Il Papa parla a un gruppo di bambini di una parrocchia di Roma



ROMA, domenica, 29 marzo 2009 (ZENIT.org).- Incontrando questa domenica un gruppo di bambini che si preparano a ricevere la Prima Comunione, Benedetto XVI ha detto loro sorridendo che la cosa importante è ricevere Gesù nel cuore, non la festa o il pranzo.

Al termine della sua visita alla parrocchia del Santo Volto di Gesù alla Magliana, dove molte famiglie - tra cui non mancano gli immigrati - sperimentano duramente gli effetti della crisi, il Pontefice ha voluto rivolgersi ai più piccoli.

"Cari bambini, innanzitutto una buona domenica! Sono felice di essere con voi, anche se il tempo è brutto e ci siamo alzati oggi un'ora prima...", ha detto riferendosi all'arrivo dell'ora legale nella notte tra sabato e domenica.

"Sento che vi preparate alla Prima Comunione, all'incontro con Gesù... naturalmente, buone feste per la Prima Comunione", ha detto loro.

"Il centro non è il pranzo, ma il centro sarà Gesù stesso - ha sottolineato -. Poi anche il pranzo può essere buono...Auguri a tutti voi! Pregate per me, io prego per voi!".


+PetaloNero+
00lunedì 30 marzo 2009 16:40
Reso noto il calendario dei riti presieduti dal Papa nella Settimana Santa. Colletta del Giovedì Santo ai cattolici di Gaza


L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ha reso noto oggi il calendario dei riti presieduti da Benedetto XVI nella Settimana Santa. Ce ne parla Sergio Centofanti.

I riti della Settimana Santa saranno aperti il 5 aprile prossimo, Domenica delle Palme e della Passione del Signore, con la Messa presieduta dal Papa in Piazza San Pietro alle 9.30 in coincidenza con la Giornata mondiale della gioventù, che sarà celebrata quest’anno a livello diocesano sul tema “Abbiamo posto la speranza nel Dio vivente”. La mattina del Giovedì Santo, 9 aprile, la Messa del Crisma alle 9.30 nella Basilica Vaticana, seguita alle 17.30 dalla Messa nella Cena del Signore nella Basilica di San Giovanni in Laterano, ad aprire il Triduo Pasquale. Il Papa farà la lavanda dei piedi a 12 sacerdoti. Nell’occasione la colletta sarà devoluta a sostegno della comunità cattolica di Gaza. Venerdì Santo, 10 aprile, alle 17.00, si svolgerà nella Basilica di San Pietro la Celebrazione della Passione del Signore, con l'adorazione della Croce. Poi, alle 21.15, il Papa presiederà la tradizionale Via Crucis al Colosseo. Sabato 11 aprile, alle 21.00, la Veglia Pasquale in San Pietro e Domenica 12 aprile, alle 10.15, la Santa Messa del Giorno di Pasqua sul sagrato della Basilica Vaticana. Benedetto XVI impartirà quindi la Benedizione “Urbi et Orbi” dalla Loggia centrale della Basilica.


Ieri il Papa all’Angelus aveva invitato i fedeli a raccogliersi per prepararsi a vivere il mistero pasquale: “ormai non è più l’ora delle parole e dei discorsi – ha detto – è giunta l’ora decisiva, per la quale il Figlio di Dio è venuto nel mondo”: la sua morte e risurrezione per “dare la vita eterna a noi che l’abbiamo perduta”. E le letture bibliche che ci accompagnano in questi giorni ci preparano agli eventi pasquali. Il Libro della Sapienza ricorda quanto dicono gli empi: “tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo … ci rimprovera le trasgressioni della legge …è diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti, ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita è diversa da quella degli altri … mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere”. E il Profeta Geremia scrive: “Ero come un agnello mansueto che viene portato al macello”. Nel Libro delle Cronache leggiamo: Dio “mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti”. Gesù ci ammonisce: “la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce”. Ma ci consola: “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.


www.radiovaticana.org
+PetaloNero+
00lunedì 30 marzo 2009 16:41
Benedetto XVI: i Consigli pastorali, dono dello Spirito Santo, ravvivano la Chiesa fra la gente grazie alla collaborazione tra sacerdoti e laici


I Consigli pastorali sono un dono dello Spirito Santo perché permettono alla Chiesa di radicarsi in modo vitale in un territorio, grazie alla collaborazione tra parroco, sacerdoti e laici. Con questo messaggio, Benedetto XVI si è congedato ieri mattina dalla visita alla chiesa romana del Santo Volto di Gesù, nel quartiere della Magliana, dove ha presieduto la Messa intrattenendosi con i fedeli e i bambini della parrocchia. Ai membri del Consiglio pastorale, il Papa ha detto di aiutare il loro sacerdote a seminare la Parola di Dio fra la gente e ad essere sensibili alle esigenze dei poveri e dei malati. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Costruire una Chiesa viva in mezzo a una società che vorrebbe Dio morto o in disparte. E’ compito dei cristiani in generale e, in particolare, di chi lavora all’interno di un Consiglio pastorale parrocchiale. Benedetto XVI lo ha voluto ricordare ieri, durante la sua visita alla chiesa romana del Santo Volto di Gesù. Il Papa ha alternato i suoi pensieri a parole di gratitudine per i laici impegnati nel Consiglio pastorale, un organismo definito “uno dei doni del Concilio Vaticano II” che aiuta a costruire “una Chiesa viva” nel cuore di un quartiere, portando alla gente la Parola di Dio e i Sacramenti:


“Nel nostro tempo, in cui il secolarismo è forte, e tutte le impressioni del nostro tempo ci chiudono alla presenza di Dio - alla capacità di percepire questa presenza - è tanto più importante che il sacerdote non sia un ‘solista’, ma sia circondato da credenti che con lui portano in sé questo seme della Parola e aiutano perché sia vivo e cresca anche nel nostro tempo”.


Con i parrocchiani della Magliana, Benedetto XVI ha rievocato la sua recente sosta al Centro di assistenza per malati e disabili di Yaoundé in Camerun, fondato dal cardinale canadese, Paul Emile Léger. Più forti dell’Aids o della lebbra spiccavano, ha affermato il Papa, “la forza della fede” delle tante persone a servizio degli infermi. Grazie al loro amore, ha soggiunto, la “sofferenza viene trasformata”:


“E le persone che aiutano vengono trasformate, diventano più umane, diventano più cristiani, si sente qualcosa dell’amore di Dio. Così, nelle nostre dimensioni, vogliamo anche noi sempre essere sensibili verso la sofferenza e i sofferenti, i poveri, le persone bisognose, in diverse forme di povertà, anche spirituale, che ci aspettano e nelle quali ci aspetta il Signore”.


Benedetto XVI ha concluso il suo breve saluto facendo risaltare la grande utilità del Consiglio pastorale, nel solco della tradizione ecclesiale:


“Il Consiglio è un dono dello Spirito Santo e proprio un parroco, e tanto più anche un Papa ha bisogno di consigli, di essere aiutato a trovare le decisioni. E così questi Consigli realizzano anche un’opera dello Spirito Santo e testimoniano la sua presenza nella Chiesa”.


[Radio Vaticana]
+PetaloNero+
00lunedì 30 marzo 2009 16:42
Al via in Vaticano i lavori della Commissione istituita dal Papa per la Chiesa cattolica in Cina


E' in riunione da questa mattina, in Vaticano, la Commissione che Benedetto XVI ha istituito nel 2007 per studiare le questioni di maggiore importanza, relative alla vita della Chiesa cattolica in Cina. Fanno parte della Commissione - informa un comunicato della Sala Stampa vaticana - i superiori dei Dicasteri della Curia Romana, competenti in materia, e alcuni rappresentanti dell’Episcopato cinese e di congregazioni religiose. La prima riunione plenaria, svoltasi dal 10 al 12 marzo 2008, ha avuto, come tema, la Lettera che il Papa aveva indirizzato ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007. Durante i lavori era stata esaminata l’accoglienza riservata al messaggio pontificio all’interno e al di fuori della Cina ed era stata sviluppata anche una riflessione sui principi teologici, ispiratori della Lettera, al fine di cogliere le prospettive che da essi nascono per la comunità cattolica in Cina. Nel corso dell'attuale plenaria - che terminerà dopodomani - si prenderanno in esame alcuni aspetti della vita della Chiesa in Cina alla luce di quella Lettera. In particolare, si rifletterà su questioni religiose attuali e importanti.


[Radio Vaticana]
+PetaloNero+
00lunedì 30 marzo 2009 16:42
Il Cardinale Rodríguez Maradiaga invita a riportare l'etica nell'economia
In vista della riunione del G20 in programma a Londra il 2 aprile



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 30 marzo 2009 (ZENIT.org).- Il Cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, ha esortato a rivalutare l'aspetto etico dell'economia, considerando che l'attuale crisi mondiale “è avvenuta perché l'etica è stata emarginata per far largo al perseguimento di una maggiore ricchezza da parte di pochi potenti”.

“Possiamo affrontare questa crisi ricucendo la fallita globalizzazione dell'avidità o vederla come un'opportunità per creare una globalizzazione basata su solidarietà, giustizia e pace”, ha affermato secondo quanto riporta un comunicato Caritas inviato a ZENIT.

“I poveri – quelli meno responsabili per la crisi economica – incontreranno enormi difficoltà a far fronte a questa situazione”, ha riconosciuto. “Quando vengono trovati trilioni di dollari per soccorrere il sistema bancario, è moralmente ingiustificabile che alcuni Paesi ricchi abbiano tagliato i fondi destinati agli aiuti. La crisi economica non deve distogliere i Paesi ricchi dal loro dovere di aiutare i Paesi in via di sviluppo”.

La crisi, ha osservato il Cardinale Rodríguez Maradiaga, non può neanche “distogliere il G20 dal trovare un accordo giusto e adeguato sui cambiamenti climatici”.

Se non ci sarà un “deciso taglio” delle emissioni di gas serra, ha avvertito, “i cambiamenti climatici avranno conseguenze a lungo termine molto più devastanti della crisi economica”.

“Possiamo salvare le banche, ma il nostro clima non può essere salvato”.

Di fronte a questa situazione, la Caritas esorta il meeting del G20, previsto a Londra per il 2 aprile, a mettere i poveri al centro di una riforma che costruirà una nuova economia basata su giustizia e uguaglianza.

Il G20 è un gruppo di Paesi industrializzati e in via di sviluppo che cercheranno politiche coordinate per affrontare la recessione globale. Si discuterà anche della riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale.

Secondo la Caritas, la crisi economica avrà un impatto soprattutto sulle popolazioni povere. Nei Paesi in via di sviluppo, almeno 53 milioni di persone entreranno nel vortice della povertà per via della situazione attuale. Lo scorso anno, l'incremento del prezzo di cibo e combustibile ha provocato un aumento dei poveri di circa 135-150 milioni di unità.

La Caritas chiede una riforma delle Nazioni Unite, del FMI e della Banca Mondiale per assicurare una maggiore partecipazione ai processi decisionali da parte dei Paesi più svantaggiati. Per questo, esorta il G20 “a sostenere con decisione la conferenza di alto livello delle Nazioni Unite sull'impatto della crisi sullo sviluppo, che si terrà dal 1° al 4 giugno”.

L'organizzazione avverte anche che “le risorse finanziarie per lo sviluppo sono più necessarie che mai”. In questo contesto, “la Caritas vuole che i Paesi donatori mantengano la promessa di dedicare lo 0,7% del loro PIL agli aiuti internazionali”.

Allo stesso modo, “vuole politiche per creare un commercio giusto, la riduzione del debito e misure per mobilitare le risorse finanziarie interne nei Paesi in via di sviluppo”.

Decisivo viene poi considerato “un nuovo sistema di partecipazione internazionale per la redistribuzione della ricchezza, attraverso la creazione di tasse internazionali per finanziare i beni pubblici globali e l'implementazione di adeguate politiche fiscali a livello nazionale”.

L'evasione fiscale e i flussi illeciti di capitale costano ogni anno ai Paesi poveri tra i 350 e i 500 miliardi di dollari, avverte la Caritas, esortando il G20 a emettere sanzioni contro i paradisi fiscali e quanti li sfruttano, a sostenere l'adozione di un codice di condotta per la cooperazione nella lotta contro i flussi illeciti di capitale e l'evasione fiscale e a chiedere la trasformazione del Comitato per le Imposte delle Nazioni Unite in un corpo intergovernativo.

“La Caritas vuole anche maggiore trasparenza nei pagamenti e nelle tasse pagate dalle compagnie ai Governi mediante la riforma degli standard di contabilità internazionale, chiedendo alle compagnie di rendere pubbliche queste informazioni Paese per Paese”.

Ciò, conclude, “è necessario per creare un impatto più positivo sulle comunità povere e il loro ambiente locale”.
Paparatzifan
00lunedì 30 marzo 2009 18:55
Dal blog di Lella...

Un punto di riferimento per tutto il quartiere

Dio, anche quando è nascosto come il sole nelle giornate di pioggia, "esiste, ci è vicino, ci aiuta e ci accompagna". All'inizio della visita alla parrocchia del Santo Volto di Gesù alla Magliana, Benedetto XVI ha fatto ricorso a una metafora meteorologica per parlare della presenza di Dio nella vita dell'uomo nonostante i tanti "problemi del nostro mondo di oggi".
Il Pontefice si è recato domenica mattina, 29 marzo, nella periferia ovest della capitale per incontrare una comunità attiva e dinamica e anche all'omelia della messa ha voluto portare un messaggio di speranza "in questo nostro tempo, segnato da una generale crisi sociale ed economica".
Lasciandosi contagiare dall'entusiasmo con cui è stato accolto, il vescovo di Roma ha parlato varie volte a braccio.
La prima, appena giunto sul sagrato della nuovissima chiesa - è stata inaugurata il 25 marzo di tre anni fa - per ringraziare i tanti fedeli che lo hanno accolto con gioia all'aperto nonostante il maltempo.
La maggior parte, infatti, ha seguito la messa sul grande schermo collocato nel piazzale, visto che all'interno hanno potuto trovare posto a sedere solo 250 persone.
"Grazie per essere con me - ha detto appena arrivato in questa bella domenica. Purtroppo piove, ma anche il sole sta arrivando. Forse è il segno di questo tempo pre-pasquale, dove sentiamo i dolori del Signore e tutti i problemi del nostro mondo di oggi, ognuno a suo modo. Ma sappiamo anche che il sole, benché spesso nascosto, esiste; che Dio è vicino, ci aiuta e ci accompagna. In questo senso - ha aggiunto - vogliamo andare adesso verso la Pasqua sapendo che alla nostra vita appartengono sofferenze e difficoltà, ma sapendo anche che dietro sta il sole della bontà divina".
Successivamente Benedetto XVI è entrato all'interno del moderno edificio liturgico, dove si è raccolto in adorazione nella cappella del Santissimo Sacramento prima della messa.
All'inizio del rito, concelebrato dal cardinale vicario, Agostino Vallini, dal vescovo ausiliare del settore ovest, Benedetto Tuzia, e dal parroco don Luigi Coluzzi, è stato quest'ultimo a dare il benvenuto al Papa. Hanno partecipato il cardinale Fiorenzo Angelini, che ha contribuito alla realizzazione del nuovo complesso parrocchiale, e l'arcivescovo Marcello Costalunga, che vive a pochi passi da qui; l'arcivescovo James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, il vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura, monsignor Georg Gänswein, Segretario particolare di Benedetto XVI. Era presente anche il direttore del nostro giornale Giovanni Maria Vian.
Dopo aver ripercorso la storia della comunità - eretta nel 1992 e inizialmente dedicata a san Massimiliano Kolbe - il parroco ha illustrato "le tante luci" e le "tante sfide che essa deve affrontare": una in particolare è l'incontro con le nuove generazioni, "presenti in questo territorio - ha puntualizzato - in una percentuale molto alta. Non siamo ancora soddisfatti; anche se molti giovani si sono stretti attorno al Signore con la preghiera, i sacramenti e il servizio della carità, ci assilla il pensiero dei tanti ai quali non siamo ancora riusciti a mostrare il Volto amorevole del Padre, e spesso si avviano verso sentieri tristi e senza speranza". Per don Coluzzi è motivo di consolazione che la chiesa sia "divenuta punto di riferimento" per tutto il quartiere, "in particolare per i più deboli, facendosi carico di tante situazioni di povertà materiale e morale, in sinergia con le istituzioni locali" con le quali è in atto un piano operativo di assistenza. "Molti immigrati e poveri - ha concluso - trovano ascolto e accoglienza grazie all'instancabile impegno dei laici".
E proprio i laici sono stati i protagonisti della seconda parte della visita.
Al termine della messa, sul retro della chiesa il Papa ha infatti dapprima incontrato i bambini che si preparano alla prima comunione. "Sono felice di essere oggi con voi, anche se il tempo è brutto e ci siamo alzati un'ora prima" ha detto facendo riferimento al cambio dell'ora legale. "Tuttavia - ha aggiunto - siamo tutti riuniti e so che vi state preparando alla prima comunione, all'incontro con Gesù... Noi tutti vogliamo vedere e conoscere Gesù, che è presente tra noi. Adesso fate questo cammino di preparazione e poi nel momento della prima comunione Lui sarà vicinissimo a voi, e voi potrete sentire come Egli sarà con voi. A Pasqua, con la bellezza della festa, potremo meglio sentire quale festa rechi al cuore la presenza di Gesù Risorto. E allora - ha concluso - vi auguro una buona domenica, una buona preparazione per la Pasqua e per la comunione e molta gioia nelle vacanze e poi naturalmente buone feste per la prima comunione: il centro non è il pranzo, ma il centro sarà Gesù stesso. Pregate per me, io prego per voi".
Quindi è stata la volta dei membri del consiglio pastorale, incontrati nel salone parrocchiale.
A nome dei presenti Antonio Nardella ha illustrato al Papa le principali iniziative della comunità: rievocandone i primi passi con il gesto di solidarietà, da parte di alcuni giovani, che si recarono nell'ex Jugoslavia per testimoniare alle popolazioni in guerra la generosità della gente della Magliana; fino ai tempi più recenti, quando - ha aggiunto - "abbiamo vissuto la missione popolare come una grande occasione di risveglio spirituale per tutto il quartiere. Infine, a partire dalla dedicazione della nuova chiesa, abbiamo riscontrato che i percorsi di fede proposti, sono stati accolti e hanno suscitato una rinnovata gioia e partecipazione".
Il Papa ha risposto con le parole che pubblichiamo a parte. Infine prima di salire in auto per il rientro in Vaticano, dal sagrato ha ringraziato per l'accoglienza ricevuta. "Il vostro entusiasmo - ha detto - mi fa pensare all'Africa, dove ho anche visto tanta gente con la gioia di essere cattolica, di essere parte della grande famiglia di Dio. Grazie perché vedo questa gioia anche da voi. Vi auguro buona domenica e buona Pasqua e la gioia del Signore in tutte le complicazioni della vita: che sia sempre presente anche la sua luce".

(©L'Osservatore Romano - 30-31 marzo 2009)


Paparatzifan
00lunedì 30 marzo 2009 18:58
Dal blog di Lella...

Pubblichiamo la risposta di Lucia Annunziata ad un lettore de "La Stampa" che la rimprovera per avere osato "difendere" la Chiesa e Benedetto XVI.
Vi risparmio la lettura della missiva dello scrivente visto che e' piena di luoghi comuni (Ratisbona, Lefebvriani, sondaggi francesi...).
Interessante e' invece la risposta della signora Annunziata che ribadisce un concetto gia' espresso qui.

Vaticano tra scontri e trasparenza

Risponde Lucia Annunziata

Non difendo la Chiesa, caro Miatello, anche perché la Chiesa sa farlo da sola.
Sono laica, senza nessun dubbio, e proveniente da famiglia laica. Ma non sopporto i toni sguaiati, le irrisioni (non parlo della sua lettera) e la faciloneria con cui si critica la Chiesa. Provi a immaginare il contrario: se si criticasse in questo modo ogni altra istituzione (Quirinale?) o partito saremmo tutti ben scandalizzati.

Il mio giudizio rimane lo stesso: il Vaticano di Ratzinger, pur all’apice dello scontro con il mondo laico, si sta mettendo in gioco moltissimo, esprimendosi sempre pubblicamente e senza furbizie.

Questa per me è trasparenza. Preferiamo i vecchi Vaticani felpati, silenziosi, e densi di accordi mai saputi? Mi scusi per i tagli, ma la lettera era troppo lunga per questo spazio.

© Copyright La Stampa, 25 marzo 2009


Paparatzifan
00lunedì 30 marzo 2009 19:21
Da "Messainlatino.it"...

LUNEDÌ 30 MARZO 2009

L'opposizione romana al Papa secondo l'abbé Barthe. Terza parte


Personaggi di alto rango stanno preparando già il dopo-Benedetto XVI


Poco dopo l’elezione di Benedetto XVI, apparve un libro-manifesto di un anonimo cardinale che non aveva partecipato al conclave. Risulta rivelatore dello stato d’animo dell’ala più liberale della Curia.

Al momento della pubblicazione, lo scorso anno, presso Lattès, del libro di Olivier Le Gendre, Confessioni di un cardinale, gli osservatori attenti hanno capito che si trattava di una operazione importante, messa su da personaggi di alto rango, i quali starebbero già preparando la successione a Benedetto XVI, alla quale vorrebbero imprimere una direzione del tutto diversa dall’attuale pontificato.

Quest’opera, studiata con ingegno, in forma di conversazione con un anonimo cardinale, a Roma e in altre parti, testimonia d’una conoscenza precisa degli ambienti (ed allo stesso tempo dei luoghi) ecclesiastici romani e sviluppa intenzioni sapientemente misurate ma temibilmente liberali. Tutto lascia pensare che questa operazione sia stata immaginata e sollecitata dal cardinale Achille Silvestrini, capofila dell’ala liberale del collegio cardinalizio. In coppia con il cardinale Walter Kasper, già vescovo di Rottenburg-Stuttgart, presidente del Consiglio pontificio per la Promozione dell’Unità dei cristiani. Il cardinal Walter Kasper, teologo liberale molto conosciuto, si oppose al cardinal Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, su vari soggetti quali l’ammissione dei divorziati risposati all’Eucarestia, ma soprattutto su questioni ecclesiologiche quali la giusta interpretazione di collegialità. Il cardinale che si «confessa» prende da Silvestrini un certo numero di segni particolarmente riconoscibili: è anche lui un ex membro di Curia (Achille Silvestrini, che ha 85 anni, è stato Prefetto dell’importante Congregazione per le Chiese orientali). Nonostante la fatica dovuta all’età, l’anonimo cardinale, così come Silvestrini, sembra godere di ottima salute intellettuale. Ma per ragioni d’età il cardinale che si confessa non ha potuto partecipato all’ultimo conclave (Achille Silvestrini, che di anni ne aveva 81 all’apertura del conclave, non ha egli stesso varcato la soglia). In ogni caso, Achille Silvestrini non è mai stato esperto conciliarista come invece dice di essere il cardinal che Olivier Le Gendre ha intervistato. Alcuni dettagli farebbero pensare ad un vecchio collega di Silvestrini, il cardinal Laghi (Ndr: ormai deceduto), 86 anni, anche lui romagnolo, che si era fatto la reputazione di amico della dittatura argentina quando era Nunzio apostolico in quel paese. Già Nunzio anche negli Stati Uniti, i quali non hanno mai gradito le sue nomine episcopali, così come non gradita sembrerebbe la gestione in qualità di Prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, e che si è naturalmente trovato fra gli oppositori all’elezione al pontificato del cardinale Joseph Ratzinger. Altri hanno inoltre proposto tasti diversi (il cardinale Etchegaray e, chiaramente per le sue numerose analisi teologiche, il cardinale Kasper).

Una riforma da portare a termine

La tesi basilare del libro, che riassume perfettamente il progetto dell’ala liberale è la seguente: la secolarizzazione finisce di distruggere un modello di Chiesa costantiniano e tridentino, che l’ultimo Concilio, malgrado le sue buone intenzioni, non è riuscito a far sparire del tutto. Se il seguito del Vaticano II ha prodotto una crisi senza precedenti, ciò è dovuto al fatto che il Concilio non è stato totalmente conciliare. Il lavoro più importante resta da fare : si deve oggi «inventare» un nuovo modello di Chiesa per i tempi nuovi in cui siamo entrati : «Se il mondo attuale, disincantato, fa parte dell’evoluzione naturale, inevitabile e indispensabile dell’umanità (…), allora la Chiesa deve inventare in questo mondo disincantato e per questo mondo disincantato un nuovo modo di essere fedele al suo messaggio». In verità questo modello «nuovo» non è altro che un nuovo avatar del vecchio liberalismo cattolico. Vi si ritrovano tutti gli ingredienti: la constatazione «realista» della vittoria definitiva della modernità, di cui è conveniente che i cattolici accettino le istanze; la sorprendente misconoscenza della natura radicalmente anticristiana -e antinaturale– di questa modernità, specialmente nella sua versione politica, la democrazia liberale; la cattiva coscienza degli uomini di Chiesa (la condanna della contraccezione, come un nuovo affare Galileo).

Più vicino a noi di quello dei cardinali Dupanloup, Maret, di padre Gratry, il modello di Chiesa dell’anonimo cardinale è quello della teologia della liberazione di trent’anni fa, «liberazione» dalla «gogna» disciplinare e dogmatica. Identico o quasi, perché dacché il marxismo, che affascinava padre Boff e padre Sobrino e innumerevoli vescovi brasiliani, è crollato, il fascino degli uomini di Chiesa liberali di oggi si porta ormai verso una società postmarxista, di cui sostengono ecclesialmente i disegni, così come i teologi della liberazione sostenevano quelli degli ultimi eredi di Lenin.

Dobbiamo però dire che il «programma» sviluppato dal misterioso cardinale, malgrado l’innegabile intelligenza dei propositi, mostra la corda : l’immaginazione dell’ultimo ridotto di alti responsabili liberali si esaurisce. Le idee di Achille Silvestrini oggi riprendono quelle del cardinal Martini, già arcivescovo di Milano, quando faceva la testa pensante di questa tendenza. Nei propositi che Olivier Le Gendre raccoglie, troviamo esattamente il programma che il cardinal Carlo Maria Martini aveva steso, alla fine del Sinodo dei vescovi d’Europa, nel 1999, enumerando i «nodi» che la Chiesa doveva sciogliere entrando nel nuovo millennio :

- la «carenza drammatica di ministri ordinati»: non potrà essere risolta se non con l’ordinazione di uomini sposati;

- il posto delle donne nella Chiesa: si dovrà giungere all’accesso alle donne, almeno, per iniziare, alle soglie del presbiteriato ;

- i problemi afferenti la «sessualità»: si dovrà fare appello ai diritti della coscienza individuale per superare l’effetto catastrofico per l’immagine che ne è derivata alla Chiesa a causa dell’Humanæ vitæ;

- la «disciplina del matrimonio» : dovrà essere riesaminata onde permettere l’accesso dei divorziati «risposati» all’Eucarestia ;

- «l’esperienza ecumenica» dovrà essere rivitalizzata.

Questo programma di «apertura», venne d’altronde ribadito dal cardinal Martini in un libro colloquio con il suo amico il gesuita tedesco Georg Sporschill, - Conversazioni notturne a Gerusalemme -, già pubblicato in Spagna (San Pablo), in Italia (Mondadori), e presto in Francia : «Non si può rendere cattolico Dio. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che abbiamo stabilito. Nella vita abbiamo bisogno di esse, è evidente, ma non dobbiamo confonderle con Dio».

segue


Paparatzifan
00lunedì 30 marzo 2009 19:26
Dal blog di Lella...

Magliana, tanta voglia di Papa

Bagno di folla per Benedetto XVI, che ha celebrato la Messa nella Chiesa del Santo Volto

Augusto nascerà a luglio e si è già assicurato la benedizione del Papa nella pancia della mamma, Monica Cerchiaro, 29 anni. Prima benedizione del Santo Padre anche per Michele, sette mesi, che dorme in carrozzina mentre davanti al maxischermo il fratellino Leonardo, 5 anni, ascolta Benedetto XVI che celebra la messa nella chiesa del Santo Volto, la parrocchia ricavata nell'ex centrale Enel a metà di via della Magliana, inaugurata a marzo di tre anni fa dal cardinal Ruini, ieri meta dell'ottava visita pastorale del Santo Padre nelle periferie della diocesi. Per vedere il Papa si sono alzati all'alba col cielo plumbeo e un'ora di sonno in meno per via dell'ora legale anche Olga Rusnhk, ucraina, che ha portato con sé Gabriel 2 mesi e Mirko 10 anni, uno dei cento bambini che farà la Prima Comunione a maggio con don Luigi Coluzzi, prete di trincea: già sacerdote al Tuscolano, e, prima di diventare parroco del Santo Volto, viceparroco per quattro anni a Santa Silvia, un altro colosso della fede nel quadrante Portuense-Magliana. Ma la levataccia è valsa la pena. «Non capita tutti i giorni che il Papa venga a trovarti» dice Olga. Convinta come un'altra madre, Guendalina Fois, 39 anni, che «dare l'esempio ai figli valga più di cento parole». Quando il Papa arriva verso le 9.30 del mattino si mette a piovere. «Dieci secondi di pioggia come quando arrivò Wojtyla nell'89» ricordano Alice Tonelli, 83 anni, Annamaria Cimalacqua, 62, Franca Martoglio 67 e Concetta Natale. Ratzinger scende dalla papamobile nera, davanti alla scalinata della chiesa su via della Magliana, transennata e assediata da carabinieri (anche della Stazione Villa Bonelli), polizia, vigili urbani. I romani fanno foto coi cellulari. Lo chiamano scandendo il nome: «Be-ne-de-tto, Be-ne-de-tto», lo vorrebbero toccare, ma le comprensibili misure di sicurezza impediscono di avere gli occhi negli occhi che sembrano guardare solo te, come quando Wojtyla, nell'89 alla Magliana, strinse tutte le mani che s'infilavano a braccia tese tra le transenne, nel lungo tragitto percorso da Giovanni Paolo II su via della Magliana prima di arrivare a San Leone Magno. E quegli occhi nei tuoi non te li scordi più. Ma la voglia di Papa resiste, nelle periferie alle prese con la crisi, dove la Chiesa resta un baluardo dell'uomo. Tanta la voglia anche di avere Papa Ratzinger più a portata di mano. Un desiderio ricambiato dal Santo Padre che è riuscito a rendersi palpabile: non solo col suo gesto di allargare le braccia e poi stringere le mani come in un abbraccio. Ma anche con la benedizione sul sagrato, anticipata con un gesto fuori programma prima della Messa.
«Purtroppo piove - ha detto il Pontefice sul sagrato prima di entrare in chiesa - ma anche il sole sta arrivando. Forse è il segno di questo tempo prepasquale dove sentiamo i dolori del Signore e tutti i problemi del nostro mondo di oggi, ognuno a suo modo».
Il Papa ha invitato a saper guardare oltre le nubi. E a superare le nostre difficoltà con la fede e l'amore per il prossimo. «Sappiamo anche che il sole - ha detto - benché spesso nascosto, esiste, che Dio è vicino, ci aiuta e ci accompagna». «In questo senso vogliamo andare adesso verso la Pasqua sapendo che alla nostra vita appartengono le sofferenze e le difficoltà, ma sapendo anche che dietro sta il sole della bontà divina».

© Copyright Il Tempo, 30 marzo 2009


Paparatzifan
00lunedì 30 marzo 2009 19:29
Dal blog di Lella...

Folla di giovani ieri a piazza San Pietro

Gli studenti africani in Italia «Il preservativo non serve»

VATICANO

Sventolando le bandiere dei vari paesi africani, accompagnati dal ritmo delle percussioni, intonando canti tradizionali e innalzando striscioni di bentornato al Papa, circa 200 africani residenti in Italia si sono radunati ieri mattina in piazza San Pietro. Una manifestazione per dire no al «pietismo ipocrita verso l'Africa», no a chi vuole fare del Continente «un mercato di preservativi» ma soprattutto in solidarietà con Benedetto XVI e contro la «strumentalizzazione» del suo viaggio in Africa operata dai media occidentali.
Agli studenti africani che frequentano le università cattoliche di Roma non è piaciuto il modo in cui i media hanno presentato il viaggio che Ratzinger ha da poco concluso in Camerun ed Angola. Viaggio che è rimbalzato sulle cronache di tutto il mondo, in particolare per le affermazioni del Pontefice sull'inutilità del preservativo come metodo di contrasto all'Hiv, duramente criticate oltre che da organizzazioni mediche e Ong anche da Francia, Germania e Commissione Ue.
Così è partita l'idea di un'iniziativa di solidarietà al Papa coinvolgendo parte della comunità presente nella Capitale. Iniziativa che Benedetto XVI ha mostrato di gradire salutando per primo all'Angelus proprio il gruppo africano e benedicendo «i semi sparsi in terra africana», per la quale «ormai non è più l'ora delle parole e dei discorsi».

© Copyright Gazzetta del sud, 30 marzo 2009


+PetaloNero+
00martedì 31 marzo 2009 01:46
Il Papa chiede la liberazione dei tre ostaggi nelle Filippine
I tre volontari della Croce Rossa rischiano di essere decapitati



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 30 marzo 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha lanciato un pressante appello per la liberazione dei tre volontari della Croce Rossa internazionale rapiti in gennaio nelle Filippine, che in base all'ultimatum, potrebbero essere decapitati se entro le 14 (le 8 in Italia) del 31 marzo l'esercito di Manila non si sarà ritirato dall'isola di Jolo.

“Il Santo Padre – si legge in una nota vaticana diramata lunedì –, facendo propria la preoccupazione delle famiglie e di quanti hanno a cuore la salvezza dei tre operatori umanitari della Croce Rosa sequestrati nell’isola di Jolo (Filippine), desidera elevare la sua voce e fare appello affinché il senso umanitario e la ragione abbiano il sopravvento sulla violenza e l’intimidazione”.

“Il Santo Padre – continua la nota –, nel nome di Dio, chiede la loro liberazione e sollecita le autorità a favorire ogni pacifica soluzione della drammatica vicenda”

L'italiano Eugenio Vagni, lo svizzero Andreas Notter e la filippina Mary Jean Lacaba sono stati rapiti il 15 gennaio da Abu Sayyaf, un gruppo separatista islamico vicino ad Al Qaeda, che insiste per il ritiro di tutti i militari da 15 città dell'isola di Jolo.

A queste richieste il ministro dell'Interno delle Filippine, Ronaldo Puno, aveva replicato affermando che le condizioni imposte sono “inaccettabili” e che le autorità “reagiranno con la forza” se a qualcuno dei sequestrati sarà fatto del male.

Nel 2001 Abu Sayyaf ha decapitato un ostaggio americano di nome Guillermo Sobero.
+PetaloNero+
00martedì 31 marzo 2009 16:28
Da Petrus

Vaticano-Cina, il regime di Pechino ordina il sequestro di Monsignor Giulio Jia Zhiguo



CITTA’ DEL VATICANO - Monsignor Giulio Jia Zhiguo (nella foto), vescovo sotterraneo di Zhengding (Hebei), è stato sequestrato dalla polizia e portato in un luogo sconosciuto. Il sequestro - riferisce Asianews - avviene in concomitanza con l'incontro in Vaticano della Commissione plenaria sulla Chiesa in Cina. 5 poliziotti e due auto si sono presentati nella casa del vescovo e lo hanno prelevato per una località sconosciuta. Monsignor Jia, 74 anni, soffre di vari disturbi a causa delle carcerazioni passate e per la sua età e i fedeli della diocesi sono preoccupati che questo nuovo sequestro possa metterlo in pericolo di vita. Da anni il vescovo subisce sequestri e isolamenti da parte della polizia, che lo tengono lontano per mesi dalla sua comunità. Durante questi periodi la polizia cerca di indottrinarlo sulla politica religiosa del Partito e lo spinge ad aderire all'Associazione patriottica (Ap). Questa volta i motivi sono ancora più gravi e colpiscono al cuore i tentativi del Vaticano nel voler riconciliare Chiesa ufficiale e sotterranea dell'Hebei, la regione a massima concentrazione di cattolici. Mesi fa, Monsignor Jang Taoran, vescovo di Shijiazhuang (Hebei), la diocesi della Chiesa ufficiale della zona, si è riconciliato con la Santa Sede, ed ha accettato - su indicazione del Vaticano - di collaborare con il vescovo Jia Zhiguo, divenendo suo vescovo ausiliare. Monsignor Jia diverrebbe invece il vescovo ordinario della diocesi, pur rimanendo della Chiesa sotterranea e non riconosciuto dal governo. I due vescovi si sono incontrati spesso e hanno cominciato a costruire un piano pastorale comune. Ma non appena l'Associazione patriottica ha scoperto questi segni di riconciliazione, ha obbligato i due vescovi a non più incontrarsi e li ha messi sotto custodia della polizia 24 ore su 24. Secondo alcuni fedeli locali, la polizia ha detto a monsignor Jia Zhiguo che "questa unità è cattiva perché è voluta da una potenza straniera come il Vaticano. Se unità ci deve essere, deve avvenire attraverso il governo e l'Associazione Patriottica". Data la resistenza di Monsignor Jia a sottoscrivere l'adesione all'Ap, la polizia si è messa a irridere il vescovo, dicendo che il governo metterà un altro vescovo al suo posto e che per lui "è tempo di andare in pensione, dato che è malato". Intanto in Vaticano è in corso l'incontro della Commissione vaticana sulla Chiesa in Cina, che dura fino a domani, e che affronta proprio le tematiche dell'accettazione della Lettera del Papa ai cattolici cinesi, pubblicata nel giugno 2007. In essa Benedetto XVI aveva esortato Chiesa ufficiale e Chiesa sotterranea a far crescere la riconciliazione e aveva definito "incompatibili" con la fede cattolica gli ideali e la struttura dell'Associazione patriottica, che mira a costruire una Chiesa nazionale, indipendente dalla Santa Sede.
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