Notizie dal B16F

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+PetaloNero+
00giovedì 12 marzo 2009 16:45
Benedetto XVI alla delegazione del Gran Rabbinato d’Israele: vengo in Terra Santa come pellegrino di pace per rafforzare il dialogo tra le religioni


Un’occasione per rafforzare la pace e il dialogo interreligioso: è quanto auspica Benedetto XVI per la sua prossima visita in Terra Santa, in programma a maggio. Il Papa ne ha parlato stamani nell’udienza, in Vaticano, alla delegazione del Gran Rabbinato d’Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’Ebraismo. Un momento significativo per ribadire la relazione speciale tra cattolici ed ebrei. Il Papa ha ricordato che il rafforzamento di questo dialogo è frutto del viaggio di Giovanni Paolo II in Terra Santa nel 2000, da cui sono scaturiti gli incontri tra i due organismi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Visiterò la Terra Santa come pellegrino “per pregare specialmente per il dono prezioso dell’unità e della pace nella regione come anche per la famiglia umana in tutto il mondo”: Benedetto XVI ha sintetizzato, così, gli intenti del suo atteso viaggio apostolico in programma a maggio:


“May my visit also help to deepen the dialogue…”
“Possa la mia visita – è stato il suo auspicio – approfondire il dialogo della Chiesa con il popolo ebreo affinché ebrei, cristiani e musulmani possano vivere in pace e armonia in questa Terra Santa”. Il Papa ha quindi messo l’accento sui frutti prodotti dal dialogo ebraico-cristiano. Un dialogo, ha detto, che, come insegna la “Nostra Aetate” è “necessario e possibile” giacché abbiamo “un ricco patrimonio spirituale in comune”. Ed ha ribadito il “suo personale impegno” a far avanzare la visione delineata dal documento del Concilio Vaticano II:


“Working together you have become increasingly aware…”
“Lavorando assieme – ha detto rivolgendosi alle due delegazioni – vi siete sempre più resi conto dei valori comuni che sono alla base delle nostre rispettive tradizioni religiose”. Il Papa ha enumerato alcuni dei temi fondamentali affrontati negli incontri annuali bilaterali a Roma e Gerusalemme: “la santità della vita, i valori famigliari, la giustizia sociale e il comportamento morale” e, ancora, “l’educazione, la relazione tra le autorità civili e religiose, la libertà religiosa e di coscienza”. Nelle dichiarazioni comuni al termine degli incontri, ha costatato il Pontefice, sono state “evidenziate” le idee radicate in entrambe le nostre rispettive convinzioni religiose non mancando tuttavia di affrontare le differenze:


“The Church recognizes that the beginnings of her faith are found…”
“La Chiesa – ha proseguito – riconosce che l’origine della propria fede” è fondata sull’intervento divino “nella vita del popolo ebreo e che qui risiede l’unicità della nostra relazione”. I cristiani, è stata la sua riflessione, sono “felici di riconoscere che le proprie radici si basano sulla stessa auto-rivelazione di Dio” di cui si alimenta l’esperienza religiosa del popolo ebreo.


Nel suo indirizzo d’omaggio il rabbino capo di Haifa, Shear Yashuv Cohen, ha sottolineato che quest’incontro rappresenta un momento positivo nel dialogo tra Chiesa cattolica e mondo ebraico. Quindi, ha ringraziato il Papa per aver rinnovato il suo impegno a proseguire sulla strada tracciata dalla “Nostra Aetate”, rifiutando ogni forma di antisemitismo e di negazionismo dell’Olocausto. Infine, ha lodato il ruolo costruttivo dell’Osservatore vaticano all’Onu per far sì che la prossima Conferenza internazionale di Durban sul razzismo non si trasformi in un’occasione per attaccare lo Stato d’Israele.


Al termine dell’udienza in Vaticano, la delegazione del Gran Rabbinato d’Israele ha tenuto una conferenza stampa nella Sala Marconi della nostra emittente, moderata dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Il capo della delegazione, il Rabbino Cohen, ha sottolineato che le parole di Benedetto XVI chiudono definitivamente la vicenda Williamson, confermando che la Santa Sede rifiuta ogni forma di negazionismo dell’Olocausto. Si è poi detto convinto che anche da un momento di difficoltà, come quello recentemente vissuto tra cattolici ed ebrei, si possono trarre delle opportunità positive per rafforzare il dialogo. Il rabbino capo di Haifa ha quindi auspicato che la storia della Shoah venga inserita tra le materie di insegnamento nelle scuole cattoliche. Il rabbino Cohen non ha mancato di soffermarsi sul prossimo viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa. Le aspettative, ha spiegato, sono molto alte da parte di tutti gli israeliani. Cohen ha espresso l’augurio che questa visita del Papa offrirà un’occasione di pace per tutta la regione del Medio Oriente.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=739&sett...
+PetaloNero+
00giovedì 12 marzo 2009 16:46
L'erede di Madre Teresa predicherà ai leader asiatici sulla carità


Iniziativa convocata dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”





CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 12 marzo 2009 (ZENIT.org).- Suor Nirmala Joshi, successore della Beata Teresa di Calcutta, insieme a Cardinali e Vescovi asiatici predicherà gli Esercizi Spirituali per i responsabili delle Caritas diocesane e altre agenzie ecclesiali dell'Asia.

L'iniziativa è promossa dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”, l'“istanza della Santa Sede responsabile per l'orientamento e il coordinamento tra le organizzazioni e le attività caritative promosse dalla Chiesa cattolica”, come lo definisce Benedetto XVI nella sua Enciclica Deus caritas est (n. 32).

L'incontro si svolgerà presso la Fu Jen Catholic University di Taipei (Taiwan) dal 6 all'11 settembre prossimi.

Secondo quanto ha confermato l'organismo vaticano a ZENIT, l'evento segue il primo incontro di questo tipo celebrato a Guadalajara (Messico) nel giugno scorso per circa 500 leader della missione caritativa della Chiesa cattolica di Nordamerica, Sudamerica e Caraibi.

Spiegando i motivi di questi Esercizi Spirituali, un comunicato inviato da “Cor Unum” osserva che “nel corso del suo pontificato Benedetto XVI ha cercato di porre l'incontro personale con Dio come fonte che ispira e motiva la vita cristiana”.

“Questa è stata indubbiamente la ragione che lo ha spinto a concentrare la sua prima Enciclica sul fatto che 'Dio è amore'”, aggiunge il dicastero vaticano diretto dal Cardinale Paul Josef Cordes.

“Conoscere e impartire l'amore di Dio come rivelato da Gesù Cristo attraverso il dono di sé per l'altro rappresenta la specificità dell'attività caritativa cristiana. Anche con la crisi economica attuale, la generosità della gente e la sua voglia di aiutare è davvero impressionante”.

“Allo stesso tempo, i cristiani sono convinti che, al di là dell'assistenza materiale, l'afflizione umana abbia bisogno di un messaggio di speranza che solo Cristo può dare mediante testimonianze piene di fede. Da ciò derivano l'appello di Papa Benedetto nella sua Enciclica a una 'formazione del cuore' degli operatori caritativi (n. 31) e l'iniziativa di Cor Unum degli Esercizi Spirituali come 'scuola di approfondimento della fede'”.

Oltre 300 responsabili di numerose agenzie caritative in Asia, attive a livello locale e nazionale, si sono già iscritti per questa “esperienza unica per ascoltare, pregare ed essere formati nel cuore”, spiega il comunicato.

Per ulteriori informazioni: corunum@corunum.va
Paparatzifan
00giovedì 12 marzo 2009 20:54
Dal blog di Lella...

Il Papa visiterà in autunno la Sinagoga di Roma

Città del Vaticano, 12 mar. (Apcom) - Il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, conferma la visita del Papa alla Sinagoga di Roma, in autunno. "Si prevede la visita del Papa alla sinagoga di Roma in autunno, ma non vi è ancora una data stabilita", si legge in una dichiarazione del portavoce vaticano.


+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 01:47
Da Petrus

In autunno il Santo Padre in visita alla Sinagoga di Roma sulle orme di Giovanni Paolo II

CITTA’ DEL VATICANO - In autunno il Papa visitera' la Sinagoga di Roma. Ad annunciarlo a "Porta a Porta" e' stato Riccardo Pacifici, Presidente della Comunita' ebraica della Capitale. "L'invito e' stato fatto e sembra che venga - ha risposto a una domanda di Bruno Vespa -. Aspettiamo conferma scritta. Quella verbale e' arrivata, e la visita sara' in autunno''. "Apprendo con grande soddisfazione la notizia della prossima visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma - ha commentato il sindaco Gianni Alemanno -. Un segno importante di dialogo, stima e collaborazione, tra la Comunita' ebraica e la Santa Sede, che ancora una volta rende la nostra citta' un laboratorio universale di pace e accoglienza. I segnali positivi e distensivi tra Chiesa Cattolica e Comunita' ebraica si erano infatti gia' manifestati in occasione del colloquio tra Benedetto XVI e il Rabbino capo, Riccardo Di Segni e il presidente della comunita' ebraica di Roma, Riccardo Pacifici durante la visita del Pontefice in Campidoglio. Il Papa, rompendo ogni protocollo - ha concluso - si e' fermato a lungo a parlare con loro con affetto e grande attenzione". "Siamo molto contenti dell'invito a visitare la Sinagoga di Roma. Il Papa ci andra' volentieri". In Campidoglio per l'apertura del Giubileo Paolino degli Universitari, il segretario di Stato della Santa Sede, Cardinale Tarcisio Bertone, ha commentato cosi' la notizia. Prima di Benedetto XVI, gia' il Servo di Dio Giovanni Paolo II si era recato in visita alla Sinagoga di Roma.



+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 01:47
Per i rabbini, l'incontro con il Papa pone fine alla crisi


“Non potevamo aspettarci di più”, afferma il Gran Rabbino di Haifa





CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 12 marzo 2009 (ZENIT.org).- L'incontro di questo giovedì di Benedetto XVI con una delegazione del Gran Rabbinato d’Israele costituisce la fine della crisi sorta dopo le dichiarazioni di negazione dell'Olocausto fatte dal Vescovo Richard Williamson, la cui scomunica è stata revocata dal Papa insieme a quella di altri tre Vescovi.

“Ringraziamo la Santa Sede per aver reso possibile questo rinnovamento con le chiare e inequivocabili dichiarazioni che deplorano la negazione dell'Olocausto”, ha affermato nel corso di una conferenza stampa Shear-Yashuv Cohen, Gran Rabbino di Haifa, dopo essere stato ricevuto dal Papa.

Secondo il rabbino, il primo rappresentante ebraico nella storia ad aver partecipato al Sinodo dei Vescovi in Vaticano, nell'ottobre scorso, l'udienza “è stata un'esperienza molto speciale, che ha segnato la fine della crisi”.

“Non potevamo aspettarci di più”, ha confessato ai giornalisti.

Da parte sua, il rabbino David Rosen, presidente dell'International Jewish Committee for Interreligious Consultations, ha affermato: “'Abbiamo ragione di essere molto soddisfatti'”, considerando “risolta” la questione.

L'incontro del Papa con i rappresentanti del Gran Rabbinato era stato programmato per la fine di gennaio, ma è stato cancellato in seguito alle polemiche.

Nel discorso che ha rivolto ai rappresentanti ebraici, Benedetto XVI ha affermato che nel suo viaggio in Israele e nei Territori palestinesi, dall'11 al 15 maggio, vuole pregare “per il dono prezioso dell'unità e della pace sia all'interno della regione sia per la famiglia umana di tutto il mondo”.

Il rabbino Cohen ha confermato che durante l'incontro con il Papa si è parlato dell'“importanza della educazione dei bambini nelle scuole per combattere ogni forma di negazione dell’Olocausto e ricordare la Shoah, educando così le nuove generazioni perché non avvengano mai più nella storia tragedie simili”.
+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 01:48
La lettera del Papa? Una lezione di vero ecumenismo!


Parla uno dei sacerdoti incaricati dal Cardinale Caffarra di celebrare la Messa Tridentina



di Antonio Gaspari


BOLOGNA, giovedì, 12 marzo 2009 (ZENIT.org).- La pubblicazione della Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica in cui il Pontefice Benedetto XVI spiega come e perchè è arrivato alla remissione della scomunica ai quattro Vescovi della Fraternità Sacerdotale S. Pio X (FSSPX) sta suscitando un intenso dibattito.

Per cercare di chiarire i termini della questione, ZENIT ha intervistato don Alfredo Morselli, parroco nella Diocesi di Bologna e uno dei sacerdoti incaricati dal Cardinale Carlo Caffarra di celebrare la Messa Tridentina.

Che impressione ha avuto ad una prima lettura del documento?

Don Alfredo: Una lezione di vero "ecumenismo" (in senso largo)! La Chiesa non affigge tesi sulla porta di San Pietro, ma va a cercare il fratello, spinta dalla carità e dalla verità immutabile che ha prima nel suo cuore che nei suoi documenti. E visto che si avvicina il tempo di Passione, viene spontaneo accostare alla sollecitudine del Papa le parole di San Paolo: “Parliamo di una Sapienza nascosta che il mondo non ha conosciuto...”. Questa grandissima paternità è unita e fermezza dottrinale: il Papa non fa sconti sulla verità con nessuno, ma ribadisce che “il fatto che la Fraternità San Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa, non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali”... Ma siccome le dottrine non hanno un’esistenza autonoma, ma esistono perché ci sono uomini che le veicolano, un clima di serenità e paternità può spezzare le incomprensioni.

Il Papa ha detto chiaramente che “non si può congelare l’autorità magisteriale della Chiesa all’anno 1962”: questa chiarezza potrebbe rallentare il dialogo con la FSSPX?

Don Alfredo: No, perché il problema non è una data di confine, ma come si devono comprendere il prima e il dopo di una certa data: e questo non è un problema che riguarda solo la Fraternità San Pio X, ma un’errata e purtroppo generalizzata comprensione del Vaticano II in termini di rottura con il passato; sono significative le parole: “Ad alcuni di coloro che si segnalano come difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta con sé l’intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive“.

Il Papa ha messo in guardia contro la volontà di creare un nemico a tutti i costi “contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio”. Che cosa significa?

Don Alfredo: I seminari vuoti, i preti che lasciano il loro ministero, scandali vari, il carrierismo, i teologi che contestano il magistero etc... Tutto questo non è colpa di chi dice la Messa di San Pio V e se in alcuni paesi i Vescovi sono più dei seminaristi non è colpa delle dichiarazioni folli di mons. Williamson... L’accanimento contro i sacerdoti che si dicono ortodossi fa dimenticare i veri problemi della Chiesa nei paesi in cui la civiltà cristiana era nata. Il Papa ci dice che adesso è ora di lavorare e non di parlare: si tratta, senza demonizzare nessuno, di intraprendere un coraggioso cammino di santità e di martirio...

Che cos’è l’ermeneutica della continuità secondo Benedetto XVI?

Don Alfredo: Senz’altro non è solo una pur utile e necessaria ricerca teologica su come il pre e il post Concilio vanno d’accordo: le cito alcune parole del discorso tenuto presso il Monastero di Santa Francesca Romana a Tor de' Specchi il 9 marzo 2009; mi hanno impressionato due frasi: “Il cuore di Maria è il chiostro dove la Parola continua a parlare nel silenzio, e al tempo stesso è la fornace di una carità che spinge a gesti coraggiosi” e “le pareti di questi ambienti sono decorate da immagini della vita di lei, a dimostrare che il vero edificio che Dio ama costruire è la vita dei santi.”

Se chiederemo la grazia di essere generati santi nel Cuore di Maria, allora il nostro cuore avrà quella trasparenza per saper vivere da buoni cristiani, senza neppur sospettare contraddizione tra il passato e il presente della vita della Chiesa.
+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 01:48
Vangelo e cultura per rispondere alle attese dell'uomo


Al via a Roma il Forum internazionale delle Università





di Mirko Testa

ROMA, giovedì, 12 marzo 2009 (ZENIT.org).- “La Chiesa e l’Università sono chiamate, con una differente specificità di presenza e di azione, a promuovere una cultura che sia capace di rispondere alle vere e autentiche attese dell’uomo contemporaneo”, sostiene il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano.

E' quanto ha detto il porporato nell'introdurre questo giovedì i lavori del Forum internazionale delle Università sul tema “Vangelo e cultura per un nuovo umanesimo”, dopo la cerimonia inaugurale svoltasi nella Sala Protomoteca del Campidoglio, a Roma, con i saluti del Sindaco Gianni Alemanno, dei Presidenti di Provincia – Nicola Zingaretti – e Regione - Piero Marrazzo - e del Vicegerente della diocesi di Roma, mons. Luigi Moretti.

Oggi, ha esordito il Cardinale Bertone, “si fa sempre più urgente, la domanda sulle possibilità dell’uomo contemporaneo di vivere in pienezza la propria esistenza, in una situazione di forte accelerazione della storia e in un contesto di interdipendenze sempre più esigenti”.

Soprattutto, ha continuato, si avverte sempre più l'urgenza di riscoprire e attualizzare alla luce della crisi della modernità “questo dinamismo intrinseco del Vangelo e della cultura”.

“Infatti, se in passato la cultura era espressione della civiltà di un popolo o di una comunità, con i suoi valori e i suoi costumi, nella società contemporanea va sempre più emergendo il primato della cultura come conoscenza, fino ad assumere il ruolo genetico di una civiltà”.

“Questo passaggio epocale sta creando non poche difficoltà nella comprensione del concetto di cultura – ha aggiunto –, che assume un significato sempre più ambiguo e indefinito, favorendo il sorgere di diaframmi tra le culture, in quanto ognuna di esse tende ad essere autoreferenziale”.

“Ciò spiega perché negli ultimi tempi è invalsa la convinzione che l’incontro del Vangelo con la cultura, o le culture, possa avvenire solo a livello esistenziale in quanto - si sostiene – anche il cristianesimo appartiene al vissuto religioso di una comunità e quindi risulterebbe inidoneo ad un confronto con la società contemporanea, ormai lontana dal tempo delle antiche dinamiche di una civiltà”.

“In realtà, fin dalle origini, l’incontro del Vangelo con la cultura si è realizzato non solo con le sue manifestazioni storiche, qual è appunto la civiltà di un popolo, ma anche e soprattutto, con il suo nucleo generatore, che è l’uomo che cerca la verità, dal momento che il Vangelo non si identifica con nessuna civiltà ma le anima e le promuove dall’interno”.

Infatti, ha sottolineato il porporato, l’annuncio del Vangelo, come ricordato da Benedetto XVI nella sua prima Enciclica “Deus Caritas est”, “non è la proposta di una idea, o di un’etica, ma l’incontro con una Persona, il Logos-Persona, che è il fondamento della realtà cosmica e storica”.

Bertone ha quindi messo in guardia contro i “pericolosi e imprevedibili scontri di civiltà” cui è possibile ovviare impegnandosi “nella cultura-conoscenza per purificare e, nello stesso tempo, rispettare e promuovere le diverse forme di civiltà”.

“Senza la ricerca del vero nucleo generatore della cultura, che è la ricerca della verità, ogni sua manifestazione rischia di perdere il contatto con la storia e di provocare processi di distruzione dell’uomo, dalla sua nascita alla sua morte”, ha osservato.

Il porporato ha poi sottolineato il grande valore rappresentato, durante le giornate giubilari, dal Convegno internazionale “Ad ulteriores gentes. Il Cristianesimo in Medio Oriente dal I al VII sec.”, che si terrà il 12 e 13 marzo all’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, perché la Chiesa confida molto “nella collaborazione universitaria per la risoluzione dei problemi urgenti e gravi che pervadono le società medio orientali con conseguenze in tutto il mondo”.

In una delle due lezioni magisteriali di venerdì, il prof. Eric McLuhan, docente emerito presso l’Università di Toronto (Canada), riflettendo sul tema “Il Vangelo negli Areopaghi contemporanei”, ha tratteggiato il contesto attuale in cui viviamo come un ambiente saturo di “informazioni” e “software”, dominato da un “rinascimento globale”.

“Internet sta diventando un deposito dell'intera conoscenza umana – ha affermato – : la rete ci offre lo spettro della vecchia enciclopedia orale precedente all'alfabetizzazione [...] anche se in una forma elettronica radicalmente nuova”.

“Per molti secoli la cristianità si è affidata al terreno dell'alfabetizzazione come strumento per diffondere e trasmettere il Vangelo – ha spiegato –. Ora che il terreno è stato sostituito da quello dell'informazione elettrica, ci troviamo in una cultura sempre più priva di legami con l'alfabetizzazione”.

“L'alfabeto fonetico ci ha fatto vivere per la prima volta l'esperienza del distacco: la separazione del suono dal significato – ha detto il docente –. Dall'alfabeto abbiamo appreso la separazione tra pensiero e sentimento, tra azione e reazione, tra chi conosce e ciò che è conosciuto. Il singolo spezza il legame tribale ed emerge dal gruppo”.

“La stampa ha accelerato enormemente questi processi e ha prodotto il grande rinascimento di recente memoria – ha aggiunto –. Oggi il rinascimento delinea, invece, il forte desiderio di un coinvolgimento sempre maggiore in ogni fase del gioco e della vita sociale e culturale. La mimesis, non l'obiettività, alimenta questo desiderio”.

“Le nostre modalità di conoscenza – ha quindi osservato – sono state deviate verso antichi schemi senza che ce ne rendessimo conto. Basta osservare l'attuale forma della pubblicità, dei videogame e della schiera di maschere, icone e ruoli partecipativi di cui ci facciamo carico quando ci avventuriamo su internet”.

“Mimesis significa indossare la modalità della nuova cultura” e “noi indossiamo questi nuovi media ogni qual volta ci avventuriamo all'interno dell'ambiente globale”.

“Gli annunci pubblicitari moderni […] ci propongono non prodotti, ma stili, immagini di gruppo e culture aziendali, chiedendoci di partecipare”, ha spiegato il prof. Eric McLuhan.

In questo contesto “la tradizione culturale cattolica si trova a giocare il ruolo di controcultura nel mondo dell'elettricità”, perché da una parte “enfatizza l'alfabetizzazione sia direttamente, per la lettura delle Scritture e per il commento, sia indirettamente, attraverso la sua insistenza su identità, anima, responsabilità e salvazione come elementi privati e individuali”.

“Abbiamo posto fine all'alfabetizzazione quando abbiamo ucciso l'Idra, il pubblico lettore – ha detto – . Al suo posto sono emerse dozzine di baby-alfabetizzazioni avide di sapere. Il vecchio pubblico lettore è arretrato allo stadio precedente di piccoli gruppi di lettori, dei 'club di lettura'”.

Oggi però, ha quindi precisato McLuhan, “il tempo è maturo per rivivere gli aspetti della cultura cattolica in sintonia con la nuova sensibilità e la rinnovata domanda di coinvolgimento mimetico”.

L'ambiente in cui viviamo fatto di “alfabetizzazioni multiple” è un segno sicuro che i due Libri della Natura e della Scrittura “stanno riprendendo il loro ruolo”: “l'istruzione moderna deve comprendere la formazione nella lettura di entrambi, il divino e l'umano, il Vangelo e la cultura”.
+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 16:43
Padre Cantalamessa nella prima predica di Quaresima affronta il tema dell'evoluzione alla luce di San Paolo

Evoluzionismo, tesi del disegno intelligente, l’azione dello Spirito nella creazione: questi sono i temi toccati dalla prima predica di Quaresima tenuta stamani da padre Raniero Cantalamessa, nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, alla presenza del Papa e della Curia Romana. Il servizio di Sergio Centofanti.

Il predicatore della Casa Pontificia è partito dalle parole di San Paolo ai Romani: “tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto”, e le ha sviluppate alla luce delle teorie evoluzioniste, sullo sfondo del bicentenario della nascita di Darwin. Per San Paolo “Dio è all’inizio e al termine della storia del mondo; lo guida misteriosamente a un fine, facendo servire ad esso anche le impennate della libertà umana”: è la tesi del disegno intelligente contrapposta a quanti sostengono che il cosmo si evolva alla cieca, privo di una intelligenza ordinatrice. Una teoria quest’ultima – afferma padre Cantalamessa - che la scienza potrebbe avanzare se potesse da sola spiegare tutto: ma così non è:


“Se ripercorriamo indietro la storia del mondo, come si sfoglia un libro dall’ultima pagina in su, arrivati alla fine, ci accorgiamo che è come se mancasse la prima pagina, l’incipit. Sappiamo tutto del mondo, eccetto perché e come è cominciato. Il credente è convinto che la Bibbia ci fornisce proprio questa pagina iniziale mancante; in essa, come nel frontespizio di ogni libro, è indicato il nome dell’autore e il titolo dell’opera!”


“Una analogia ci può aiutare a conciliare la nostra fede nell’esistenza di un disegno intelligente di Dio sul mondo – ha proseguito - con l’apparente casualità e imprevedibilità messa in luce da Darwin e dalla scienza attuale. Si tratta del rapporto tra grazia e libertà”:


“Come nel campo dello spirito la grazia lascia spazio all’imprevedibilità della libertà umana e agisce anche attraverso di essa, così nel campo fisico e biologico tutto è affidato al gioco delle cause seconde (la lotta per la sopravvivenza delle specie secondo Darwin, il caso e la necessità secondo Monod), anche se questo stesso gioco è previsto e fatto proprio dalla provvidenza di Dio. Nell’uno e nell’altro caso, Dio, come dice il proverbio, scrive diritto per linee storte”.


“Il creato – ha affermato il religioso cappuccino – è opera dello Spirito Santo” che perfeziona le cose, le fa evolvere dal caos all’ordine. Questo accade anche nell’uomo, piccolo cosmo:


“Lo Spirito Santo è colui che fa passare ognuno di noi dal caos al cosmo: dal disordine, dalla confusione e dalla dispersione, all’ordine, all’unità e alla bellezza. Quella bellezza che consiste nell’essere conformi alla volontà di Dio e all’immagine di Cristo, nel passare dall’uomo vecchio e all’uomo nuovo … Noi nasciamo ‘uomini vecchi’ e dobbiamo diventare ‘uomini nuovi’. Tutta la vita, non solo l’adolescenza, è una ‘età evolutiva’! Secondo il vangelo, bambini non si nasce ma si diventa! … La Quaresima è il tempo ideale per applicarsi a questo ringiovanimento … Lo Spirito Santo è l’anima di questo rinnovamento e di questo ringiovanimento”.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=740&sett...
+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 16:44
Da Petrus

Il Cardinale Bertone sconfessa 'Repubblica' e gli altri profeti di sventura della carta stampata: “Benedetto XVI non è solo, la Curia è con lui”



CITTA’ DEL VATICANO - Benedetto XVI "non e' solo: tutti i suoi piu' vicini collaboratori gli sono lealmente fedeli e sono profondamente uniti a lui, a partire dai capi-dicastero". Lo ha affermato il segretario di Stato Tarcisio Bertone, sottolineando che il Papa "in questi momenti ha sentito anche la comunione con i molti vescovi, nonostante qualche voce stonata". Il braccio destro del Pontefice ha aperto cosi’ il suo intervento ad un convegno sui nuovi mass-media organizzato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. In questi giorni, alcuni quotidiani (in particolare ‘la Repubblica’) parlano di una presunta solitudine del Papa che emergerebbe anche dalla Lettera a tutti i vescovi del mondo sulla revoca delle scomuniche ai lefebvriani. Un articolo in particolare a firma di Marco Politi sul quotidiano diretto da Ezio Mauro elenca, poi, addirittura alcuni capi dicastero della Curia Romana tra gli oppositori di Benedetto XVI. Per Bertone "qualche nota stonata" c'e' stata invece nelle Chiese locali "proprio per mancanza di fiducia nel Papa e nelle sue decisioni". Il Pontefice, ha ricordato in proposito il suo principale collaboratore, prende le sue decisioni "davanti a Dio, profondamente consapevole della sua missione di pastore della Chiesa universale, di pastore di tutti, e consapevole anche di quella priorita' che ha posto all'inizio del suo pontificato, cioe' la promozione dell'unita' all'interno della Chiesa e con gli altri cristiani". "Voglio sottolineare ancora - ha poi concluso Bertone - che il Papa e' un grande comunicatore".

+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 16:45
Benedetto XVI: formare le comunità cristiane all'adorazione eucaristica, rinnovandola in fedeltà alla tradizione liturgica


Le comunità cristiane hanno bisogno di fondare sempre più la loro fede sull’Eucaristia e la prassi dell’adorazione eucaristica è la via liturgica per eccellenza per raggiungere l’obiettivo. E’ quanto ha detto in sostanza Benedetto XVI ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ricevuti questa mattina in udienza al termine di tre giorni di incontri proprio sul tema dell’adorazione eucaristica. Il Papa ha poi concluso il suo discorso con un pensiero sul digiuno quaresimale: ci aiuti, ha detto, “ad allontanare da tutto ciò che distrae lo spirito”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

L’Eucaristia “è alle origini stesse della Chiesa” e grazie all’Eucaristia “la Chiesa continuamente vive e cresce”. Ma l’Eucaristia è pure una infinita “sorgente” di grazia e dunque “un’incomparabile occasione sia per la santificazione dell’umanità in Cristo e per la glorificazione di Dio”. Per esprimere l’importanza di questo “Mistero di fede”, Benedetto XVI ha fatto ricorso a una sequenza serrata di citazioni, tratte dal Magistero del Concilio Vaticano II e dai suoi predecessori. Davanti a “questo ineffabile mistero di fede”, ha affermato, il “nostro compito” è di percepirne il “preziosissimo tesoro”, tanto nella celebrazione della Messa, “quanto nel culto delle sacre specie”. Culto che da sempre la Chiesa ha reso principalmente attraverso l’adorazione eucaristica:


“Nell’Eucaristia l’adorazione deve diventare unione: unione col Signore vivente e poi col suo Corpo mistico. Come ho detto ai giovani sulla Spianata di Marienfeld, a Colonia, durante la Santa Messa in occasione della XX Giornata mondiale della Gioventù, il 21 agosto 2005: ‘Dio non è più soltanto di fronte a noi, come il Totalmente Altro. È dentro di noi, e noi siamo in Lui’”.


Apprezzando la riflessione svolta dalla plenaria sui “mezzi liturgici e pastorali con cui - ha osservato il Papa - la Chiesa dei nostri tempi può promuovere la fede nella presenza reale del Signore dell’adorazione”, Benedetto XVI ha ricordato anche la “preoccupazione” dei vescovi - emersa al recente Sinodo sull’Eucaristia del 2005 - riguardo la “confusione”, ingeneratasi dopo il Concilio, sul rapporto tra la Messa e adorazione. In essa, come suggerisce l’originaria parola latina (ad-oratio), è implicita “l’idea di amore” verso Dio, un amore che chiede di essere testimoniato per diventare “misura dominante del mondo”:

“Nell’Eucaristia si vive la ‘fondamentale trasformazione della violenza in amore, della morte in vita; essa trascina poi con sé le altre trasformazioni. Pane e vino diventano il suo Corpo e Sangue. A questo punto però la trasformazione non deve fermarsi, anzi è qui che deve cominciare appieno. Il Corpo e il Sangue di Cristo sono dati a noi affinché noi stessi veniamo trasformati a nostra volta’”.


In definitiva, ha proseguito Benedetto XVI, anche la prassi dell’adorazione eucaristica ha bisogno di rinnovarsi e questo potrà avvenire, ha indicato, “soltanto attraverso una maggiore conoscenza del Mistero in piena fedeltà alla tradizione” e, insieme, “incrementando la vita liturgica delle nostre comunità”, con una particolare attenzione alla formazione dei seminaristi. A partire, ha concluso, dalla Quaresima che stiamo vivendo, periodo privilegiato di “tirocinio spirituale”:


“Ricordando tre pratiche penitenziali molto care alla tradizione biblica e cristiana - la preghiera, l’elemosina, il digiuno -, incoraggiamoci a vicenda a riscoprire e vivere con rinnovato fervore il digiuno non solo come prassi ascetica, ma anche come preparazione all’Eucaristia e come arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Questo periodo intenso della vita liturgica ci aiuti ad allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e ad intensificare ciò che nutre l’anima, aprendola all’amore di Dio e del prossimo”.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=741&sett...
+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 16:46
Il Papa non è solo: le reazioni dei vescovi alla lettera sui presuli consacrati da mons. Lefebvre


Profonda gratitudine: è questo il sentimento che contraddistingue le reazioni dei vescovi alla lettera di Benedetto XVI sulla revoca della scomunica ai presuli della Fraternità San Pio X. Un documento che ha destato ampia eco, non solo nel mondo cattolico, e che viene definito da più parti senza precedenti. Stamani, intervenendo ad un convegno del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha affermato che il "Papa non è solo" giacché tutti i suoi più vicini collaboratori "sono profondamente uniti a lui". Il servizio di Alessandro Gisotti:

Benedetto XVI non è solo. I vescovi sono con lui. Tutti sono concordi nel sottolineare lo stile inedito, umile e coraggioso, al tempo stesso franco e fraterno, utilizzato dal Papa nella lettera sulla questione dei vescovi lefebvriani. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, che stamani ha incontrato il Papa, ha messo l’accento sulla straordinarietà del gesto del Santo Padre:

Ich habe ein Schreiben eines Papstes in dieser persönlichen Art …
“Non mi è mai capitato di leggere uno scritto di un Papa così personale e così aperto. E questo mi piace molto. E’ anche un segno della comunicazione, un segno del fatto che il Papa stesso desidera entrare in colloquio con i vescovi e spiegare a tutto il collegio episcopale quali sono state le ragioni che lo hanno spinto e come lui ha percepito tutta la situazione. Lo ha fatto perché ha avuto la sensazione di non essere stato compreso a sufficienza riguardo allo scopo ultimo del suo agire. Mi piace il fatto che il Papa abbia espresso il tutto in modo così personale”.

Lo stile inedito di questo documento viene evidenziato anche dal cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, intervistato da Marie Duhamel della nostra redazione francese :

R. – Le style de cette lettre est tout à fait personnel. …
Lo stile di questa lettera è veramente personale. Penso che il Papa sia stato sensibile, penso che sia stato colpito dalla reazione di alcuni cristiani perché egli ha percepito che per alcuni – come egli stesso ha detto – questa è stata l’occasione di riportare alla luce ferite antiche, rancori, dispiaceri. C’e però anche la possibilità di esprimere un attaccamento profondo alla Chiesa. Per questo era necessario che il Papa rivolgesse un messaggio a questi fedeli. Stando alle prime reazioni che ho sentito, i commenti sono molto positivi e prendono in considerazione le spiegazioni e le riflessioni che il Papa presenta. La seconda riflessione che vorrei fare è che questo rapporto vivo tra la Sede di Pietro e le Chiese particolari è quello che forma il tessuto della vita della Chiesa; quindi, non ci si può meravigliare del fatto che questo tessuto sia vivo, che ci siano scambi sostanziali e ricchi tra il Papa ed i Vescovi: è l’essenza stessa del nostro rapporto!


Gratitudine viene espressa al Papa anche dall’episcopato austriaco, riunito in questi giorni nell’assemblea di primavera. In una nota, i vescovi dell’Austria sottolineano l’attenzione pastorale di Benedetto XVI, che ha voluto spiegare con ampiezza le ragioni che lo hanno portato a revocare la scomunica ai presuli lefebvriani. Anche i vescovi italiani, attraverso una nota della Cei, esprimono apprezzamento e gratitudine per la parola chiarificatrice del Papa. Dal canto loro, i presuli inglesi sottolineano l'umiltà del Papa espressa in questo documento, mentre quelli belgi apprezzano lo spirito di riconciliazione che anima il Pontefice. E viva soddisfazione viene manifestata dai presuli svizzeri. Ai nostri microfoni, il commento di mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo di Lugano:

“Abbiamo accolto questa lettera del Santo Padre con profonda commozione anche per i toni di umiltà, di fraternità che il Santo Padre dimostra. La lettera sottolinea uno stile di delicatezza. L’auspicio è che tale stile possa entrare nel governo ordinario della Chiesa. Rinnoviamo al Santo Padre la nostra solidarietà. Questa sua lettera è la riprova di quanto fossero ingiustificate le cattiverie rivolte infondatamente contro di lui, ma questo potrebbe anche rappresentare positivamente la riscoperta di dimensioni che ai più sfuggono di questo Papa”.

Dal canto suo, il superiore della Fraternità San Pio X, mons. Bernard Fellay, ha ringraziato il Papa per la lettera ed ha assicurato che non è intenzione dei lefebvriani arrestare la Tradizione al 1962, cioè prima del Concilio Vaticano II.


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+PetaloNero+
00venerdì 13 marzo 2009 16:47
Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: la visita del Papa nella Sinagoga di Roma è un segno di rispetto e amicizia


Benedetto XVI, come confermato ieri dal direttore della Sala Stampa padre Federico Lombardi, visiterà in autunno la Sinagoga di Roma. La visita era stata annunciata dal presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, intervenendo ad una trasmissione televisiva. Sul significato di questo evento si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni:

R. – E’ un gesto importante che segna la volontà di continuare un approccio di rispetto e di amicizia, una volontà di costruire insieme e di camminare insieme, ciascuno tenendo conto delle diversità, di guardarci con simpatia.


D. – Ed è anche un altro passo importante sulla via del dialogo tra Chiesa e mondo ebraico che si aggiunge alla storica visita nel 1986 di Giovanni Paolo II nella Sinagoga di Roma...


R. – Quello fu un episodio epocale perchè chiaramente si è trattato di un evento che non accadeva da millenni… C’è un precedente di un Papa in una sinagoga romana, sicuramente almeno uno: io mi riferisco a Pietro. Il gesto di Giovanni Paolo II è stato un gesto storico e ha aperto una nuova era.


D. – Per quanto riguarda il prossimo futuro, qual è il vostro auspicio per il pellegrinaggio del Papa in Terra Santa, in programma a maggio?


R. – Anche in questa occasione la presenza del Papa significa attenzione, condivisione, rispetto, e volontà di partecipare ad un progetto di pace che deve essere condiviso.


D. – Il Congresso Mondiale Ebraico ha espresso nei confronti di Benedetto XVI grande apprezzamento per la lettera inviata ai vescovi sulla remissione della scomunica dei presuli consacrati da mons. Lefebvre. Come ha accolto questa lettera la comunità ebraica romana?


R. – E’ stata una lettera molto importante. Ci stupisce positivamente la sottolineatura sul fatto che siano stati proprio gli amici ebrei a comprendere le parole del Papa. Quindi, va letta come un gesto di attenzione nei nostri confronti.


D. – E questa attenzione a cosa può portare in concreto?


R. – Noi abbiamo tanti problemi nel confronto ebraico cristiano: problemi teologici, storici molto delicati che ci dividono. Alcuni ci dividono in maniera insormontabile perchè chiaramente le differenze ideologiche non possono essere colmate. Altri ci dividono dal punto di vista storico-emozionale. Però abbiamo anche impegni di testimonianza comune, possibilità di agire nella società con i valori che condividiamo. Se si toglie la parte conflittuale, ogni cosa che ne consegue può essere un grande frutto e un grande bene per tutti.


D. – Quindi possiamo dire che oggi questi ponti di dialogo sono più praticabili?


R. – Sì, in questi giorni molte delle nubi che si erano addensate non ci sono più. Prevale un clima di buona volontà che è molto importante.


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Paparatzifan
00venerdì 13 marzo 2009 20:53
Dal blog di Lella...

L'intervento del cardinale segretario di Stato al seminario per i responsabili delle comunicazioni ecclesiali nelle conferenze episcopali

Benedetto XVI non è solo

«I suoi più vicini collaboratori gli sono lealmente fedeli, compresi i capi dicastero»

"Benedetto XVI non è solo. Tutti i suoi più vicini collaboratori sono lealmente fedeli al Pontefice e sono profondamente uniti a lui, compresi i capi-dicastero". Parole chiare queste del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, per dissipare ombre e sospetti alimentati strumentalmente a seguito della lettera del Papa ai vescovi, sulla remissione della scomunica ai quattro presuli consacrati dall'arcivescovo Lefebvre. Il segretario di Stato è intervenuto questa mattina, venerdì 13, al seminario organizzato a Roma per i vescovi responsabili delle comunicazioni sociali nelle diverse conferenze episcopali.
Prima di proporre la sua riflessione sul tema del seminario il segretario di Stato ha sottolineato l'iniziativa assunta spontaneamente dai vescovi partecipanti di inviare al Papa una loro lettera di solidarietà. I vescovi esprimono "vicinanza" e assicurano di avere invece tratto conforto dalla lettera del Pontefice "per lo svolgimento del nostro lavoro quotidiano". La lettera dei vescovi è stata affidata al cardinale Bertone con la preghiera di consegnarla a Benedetto XVI e di ripetere anche a voce i sentimenti della loro solidarietà e della loro incondizionata fedeltà. Il cardinale ha poi aggiunto che "in questi momenti il Papa ha sentito anche la comunione con molti vescovi, nonostante qualche voce stonata, tra gli stessi vescovi e anche tra i giornalisti".
Il cardinale Bertone ha poi iniziato il suo intervento organizzato a Roma dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, il cui tema tra l'altro, alla luce dei recenti avvenimenti, ha assunto significati tutti particolari: "Nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale".
"I media - ha detto tra l'altro il cardinale Bertone - sono ormai una realtà a tutto campo, talvolta troppo invasiva o coinvolgente, ma tuttavia inseparabili dalla vita di tutti i giorni" e sempre più si presentano come "un ambiente in cui l'uomo d'oggi vive e interagisce con gli altri e con la realtà". Per questo motivo la Chiesa si preoccupa di restare al passo con quella rivoluzione informatica che caratterizza oggi il mondo della comunicazione.
Inizialmente il cardinale aveva voluto sottolineare quella che non ha esitato a definire la "rinnovata stagione" cui ha dato vita il dicastero, "sotto il profilo eminentemente pastorale", motivo per il quale proprio i vescovi responsabili della comunicazione sono stati convocati. Dopo aver significato l'apprezzamento del papa per l'iniziativa, il cardinale si è soffermato sul ruolo che i mass media si sono conquistati nella società odierna e nella vita dell'uomo di tutti i giorni. "Un segno della straordinaria importanza dei mass media - ha detto - è dato dal fatto che essi investono ogni aspetto della vita sociale, e che la loro presenza ovunque è data ormai per scontata. Per usare un'immagine si potrebbe dire che, come il pesce vive nell'acqua e l'uomo vive nell'aria, così il mondo vive "nei" media".
Il segretario di Stato si è quindi riferito "alla perenne validità delle pietre miliari sulle quali la Chiesa è tenuta a posare i propri passi, e che neppure la nuova e massiccia distesa d'asfalto sulle nuove strade della comunicazione può mettere da parte. Queste pietre miliari sono fissate nel magistero della Chiesa (dei Papi in particolare), rivolto al mondo della comunicazione, soprattutto dopo il concilio Vaticano ii, che offre orientamenti sapienziali significativi" e ha citato poi i vari documenti emanati di volta in volta l'Inter mirifica, l'Aetatis novae a vent'anni dalla Communio et progressio.
Ma "i diciassette anni trascorsi dalla pubblicazione dell'Aetatis novae - ha aggiunto - rappresentano una lunghissima parentesi per i ritmi di sviluppo e di crescita dei media; è il tempo in cui sono maturate una serie di piccole-grandi rivoluzioni che, come un flusso continuo, hanno radicalmente trasformato, se non stravolto, il panorama preesistente.
Sono informato che uno degli obiettivi di questo Seminario è proprio quello di tracciare le linee per un opportuno aggiornamento di quell'importante documento. L'impegno e l'intensità che hanno caratterizzato i lavori di questi giorni sono il miglior viatico per completarne degnamente la stesura.
Nel messaggio finale del Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio, è stata particolarmente sottolineata l'esigenza della formazione, dal momento che "la voce della Parola divina - afferma il documento - deve risuonare anche attraverso la radio, le arterie informatiche di internet, i canali della diffusione virtuale on-line, i Cd, i Dvd, gli podcast e così via; deve apparire sugli schermi televisivi e cinematografici, sulla stampa, negli eventi culturali e sociali".
Il porporato ha poi voluto raccomandare il tema della formazione tanto più necessaria "nel momento in cui la comunicazione si trova a varcare frontiere per le quali è richiesto un serio radicamento etico.
Indubbiamente questa era nuova della comunicazione, continua a ruotare intorno a internet e ai suoi molti derivati. Con una bella e suggestiva espressione, Papa Benedetto XVI, nel Messaggio per la 43ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali dal titolo: "Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia", ha parlato di un "continente digitale". E, definendo le nuove tecnologie "un vero dono per l'umanità" si è rivolto in particolare ai "giovani cattolici" esortandoli a "portare al mondo digitale, la testimonianza della loro fede".
"Anche in questo vostro incontro - ha aggiunto il cardinale - durante il quale hanno avuto spazio tutti i media della Santa Sede, è possibile scorgere l'applicazione di quanto indicato da Papa Benedetto XVI nel discorso di saluto per i 25 anni del Centro Televisivo Vaticano - e cioè: "Un'integrazione sempre crescente della comunicazione" e una intensificazione delle forme di collaborazione tra i media che sono al servizio della Santa Sede. In questo senso al Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali è assegnato un ruolo non secondario"".
Il cardinale ha quindi concluso il suo intervento esortando tutti a essere come "le membra diverse di un unico corpo: "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune" (1 Cor 12, 7). Viene così in luce, in tutta evidenza, lo spirito di fraternità, di solidarietà come primario nella realtà umana. Fraternità e solidarietà sono fondamentali e urgenti in ogni settore della convivenza sociale: esse devono incidere oggi sui popoli e le culture, ed anche i doni e le prerogative della comunicazione devono essere messi al servizio di questa solidale fraternità".
Nel pomeriggio di giovedì 12, ai lavori del seminario sono intervenuti i responsabili dei diversi media del Vaticano.

(©L'Osservatore Romano - 14 marzo 2009)


Paparatzifan
00venerdì 13 marzo 2009 23:03
Dal blog di Lella...

Curie e Curiali Benedetto XVI mette in pista il nuovo Papa rosso: il cardinale George Pell

PRIMO PIANO

Di Andrea Bevilacqua

È particolarmente attivo in questi giorni il cardinale George Pell, arcivescovo di Sidney. Dice la sua un po' su tutto, consapevole che nel prossimo walzer di nomine che dovrebbe investire la curia romana subito dopo la Pasqua, ci sarà pure lui.

Pare, infatti, che Benedetto XVI lo abbia scelto quale successore del cardinale Ivan Dias alla congregazione di Propaganda Fide. Una congregazione prestigiosa.

Chi la comanda governa «mezzo mondo», ovvero tutte le missioni della Chiesa nel mondo, un giro di soldi considerevole tanto che il prefetto della congregazione viene chiamato, non a caso, il Papa Rosso.
Pell è salito nelle quotazioni vaticane l'estate scorsa, durante la giornata mondiale della gioventù che si è svolta in Australia. Per il Papa fu una cavalcata trionfale e Pell non mancò di far notare che il successo papale era anche il suo successo. In questi giorni Pell sta rilasciando dichiarazioni che senz'altro faranno piacere a Benedetto XVI.
L'altro ieri, ha dichiarato pubblicamente che è necessario un intervento esterno per affrontare la crisi che ha colpito la Legione di Cristo.
Pell, famoso per la sua franchezza, è il primo esponente di rilievo della Chiesa a esprimere un'opinione che però è stata condivisa da molti, nel mondo anglosassone, e fra gli altri dallo storico della Chiesa George Weigel.
Pell parlava a Oxford; e ha detto che un'autorità esterna alla Legione dovrebbe investigare sulla persona del fondatore, e riesaminare il carisma dell'organizzazione. I suoi commenti seguivano la rivelazione del fatto che padre Marcial Maciel, che è morto l'anno scorso, aveva una relazione segreta con una donna da cui aveva avuto una figlia. Il cardinale ha detto che non era «interamente ragionevole» aspettarsi che il vertice della Legione potesse gestire la situazione nata da queste rivelazioni senza un aiuto esterno. «Credo che dovrebbe esserci un intervento, forse una visita apostolica o qualche cosa del genere. Non conosco quali sono gli elementi del problema, la presunta corruzione, se questo è il termine giusto, da parte del fondatore, fino a che punto c'è stata una copertura, fino a che punto l'intero quadro dell'ordine dovrebbe essere rivisto, ma credo che dovrebbe essere affidato a un ente eccelsiastico fuori della Legione». Pell ha anche detto che c'è «una quantità enorme di persone buone fra i Legionari, fra i loro membri, i seminaristi e i laici». Il movimento laico «Regnum Christi» conta circa settantamila aderenti in tutto il mondo. Il vertice della Legione è venuto a conoscenza, secondo quanto è stato detto, alcuni mesi fa della doppia vita del fondatore, e ha cercato di informare i suoi membri prima che la notizia diventasse di dominio pubblico. La reazione è stata molto forte. I ritratti di padre Maciel sono stati rimossi dai seminari, e membri della Legione hanno espresso il loro dolore e shock in messaggi on line. E l'attuale leader della Legione, padre Alvaro Corcuera, è stato criticato da alcuni membri della Legione per non aver fornito dettagli più ampi sulla «corruzione» di padre Maciel.

© Copyright Italia Oggi, 13 marzo 2009


+PetaloNero+
00sabato 14 marzo 2009 01:39
Da Petrus

Milano, il Cardinale Tettamanzi compie 75 anni: “Il mio mandato è nelle mani del Santo Padre”. Possibile una proroga



CITTA’ DEL VATICANO - Il Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, compie 75 anni e, secondo quanto stabilisce il Codice di Diritto Canonico, e' chiamato a presentare le dimissioni, atto che, in pratica, ha gia' compiuto, come ha detto nel corso di una visita in un Istituto dell'hinterland lombardo. E' un 'atto dovuto', che tuttavia non significa necessariamente che, a breve, Tettamanzi (nella foto) lascera' la guida della Diocesi Ambrosiana, la piu' grande del mondo. A differenza del suo predecessore Carlo Maria Martini, che nel 2002, chiese, anche per ragioni di salute e per la volonta' di trasferirsi a Gerusalemme, che i tempi dell'avvicendamento fossero brevi (e Giovanni Paolo II lo accontento' nominando il suo successore cinque mesi dopo il compimento dei 75 anni), e' ragionevole pensare che Tettamanzi non abbia fatto una richiesta simile, lasciando che sia il Papa a decidere i tempi. Lo ha detto lui stesso, sottolineando di aver 'presentato' il proprio mandato al Santo Padre ''con cuore sereno, e sara' lui poi a decidere cosa fare. Io non ho desideri ne' auguri da fare a me stesso e sono disponibile a tutto''. I tempi potrebbero essere comunque abbastanza lunghi, magari fino al 2012, fino a quando cioe' a Milano si terra' il settimo Incontro mondiale delle Famiglie. Benedetto XVI potrebbe lasciare aperti i tempi della successione utilizzando la formula latina del 'donec aliter provideatur' ('finche' non si provveda altrimenti'), come gia' fece per il Cardinale Camillo Ruini alla Cei e al Vicariato di Roma. Tettamanzi, nativo di Renate, nella Brianza monzese, e' stato nominato Arcivescovo di Milano l'11 luglio 2002, ha preso possesso della diocesi il 14 settembre di quell'anno e vi si e' insediato il 29 settembre. In precedenza era stato Arcivescovo di Ancona-Osimo e poi di Genova: proprio durante la permanenza nel capoluogo ligure ottenne la porpora. In questi anni a Milano, Tettamanzi si e' distinto per numerosi e forti richiami (che hanno provocato anche polemiche) alla moralita' pubblica, alla sobrieta', all'accoglienza, al dialogo con i fedeli di altre religioni e alla solidarieta'. Uno dei gesti piu' recenti del porporato e' stato il varo del fondo 'famiglia-lavoro' per il sostegno di chi ha perso l’occupazione a causa della crisi economica. Dopo lo stanziamento iniziale di un milione di euro annunciato dall'Arcivescovo, il fondo ha gia' superato i tre milioni di euro. La diocesi ambrosiana ha una lunga tradizione di grandi Arcivescovi. Nel lungo elenco dei pastori che l'hanno guidata, si contano 38 Santi e due beati, oltre che, nell'ultimo secolo, importanti personalita' quali Ildefonso Schuster, nominato nel 1929, Giovan Battista Montini, che ne raccolse l'eredita' nel 1954 fino a quando fu eletto Papa nel 1963, Giovanni Colombo (1963-1979) e Carlo Maria Martini (1979-2002).
+PetaloNero+
00sabato 14 marzo 2009 01:40
Lettera di più di 70 Vescovi in appoggio al Papa


di Jesús Colina

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 13 marzo 2009 (ZENIT.org).- Oltre 70 Vescovi dei cinque continenti si sono mobilitati per firmare congiuntamente una lettera a Benedetto XVI, per manifestargli il loro appoggio dopo i duri attacchi che hanno fatto seguito alla revoca della scomunica dei quattro Vescovi ordinati da monsignor Marcel Lefebvre.

Nello stesso tempo, i presuli ringraziano il Santo Padre per la lettera indirizzata questo giovedì ai Vescovi di tutto il mondo per spiegare di aver preso quella decisione come un “gesto di misericordia” per promuovere la pace e l'unità all'interno della Chiesa, e confermare di essere all'oscuro sulle dichiarazioni negazioniste dell'Olocausto del Vescovo Richard Williamson.

La lettera degli oltre 70 Vescovi è stata consegnata questo venerdì mattina, a nome dei firmatari, dall'Arcivescovo Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, al Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, perché venga consegnata personalmente al Papa.

I Vescovi, quasi tutti responsabili delle commisisioni per i mass media di Conferenze episcopali di 82 paesi, hanno partecipato durante questa settimana a un seminario promosso dal Dicastero vaticano.

Nel documento, esprimono "vicinanza" e assicurano di avere tratto conforto dalla lettera del Pontefice "per lo svolgimento del nostro lavoro quotidiano".

I presuli manifestano poi i sentimenti della loro solidarietà e della loro incondizionata fedeltà.

Il Cardinale Bertone, nel ricevere la lettera, ha spiegato ai presuli che "in questi momenti il Papa ha sentito anche la comunione con molti Vescovi, nonostante qualche voce stonata, tra gli stessi Vescovi e anche tra i giornalisti".

"Benedetto XVI non è solo", ha detto il porporato in risposta a qualche articolo. "Tutti i suoi più vicini collaboratori sono lealmente fedeli al Pontefice e sono profondamente uniti a lui, compresi i capi-dicastero".

Con la sua visita ai Vescovi, il Cardinale Segretario di Stato ha concluso questo seminario senza precedenti che è riuscito a radunare il numero più alto di Vescovi dal Concilio Vaticano II per riflettere in modo specifico sulla pastorale dei media.
+PetaloNero+
00sabato 14 marzo 2009 01:40
Sostegno degli episcopati alla lettera del Papa sui lefebvriani



di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 13 marzo 2009 (ZENIT.org).- “Desideriamo esprimere profonda gratitudine al Santo Padre per la sua ‘parola chiarificatrice’ in ordine alle polemiche, sorte in seguito alla revoca della scomunica a quattro Vescovi, consacrati nel 1988 senza mandato della Santa Sede”. Così inizia un comunicato diffuso dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il 12 marzo.

La nota ricorda che “già pochi giorni dopo l’annuncio del provvedimento il Presidente della CEI, Card. Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente del 26-28 gennaio 2009, aveva espresso l’apprezzamento dell’intero Episcopato italiano per tale atto di misericordia, manifestando al contempo il disappunto per le infondate e immotivate dichiarazioni di uno dei Vescovi interessati circa la Shoah”.

La CEI commenta che “ne è seguita, tuttavia, ‘una discussione di tale veemenza’, che ha distolto dalla preoccupazione di Benedetto XVI, rivolta unicamente alla causa dell’unità della Chiesa”.

Per questo – conclude la nota – “i Vescovi e le comunità ecclesiali che sono in Italia si stringono con affetto filiale al successore di Pietro e rinnovano l’impegno a “imparare sempre di nuovo l’uso giusto della libertà” e soprattutto “la priorità suprema: l’amore, secondo le accorate e persuasive parole del Santo Padre”.

Parole di conforto e sostegno anche da parte del Cardinale Vicario Agostino Vallini che, in rappresentanza di tutta la diocesi di Roma, ha ribadito al Pontefice la “vicinanza affettuosa e filiale” e “il sostegno della quotidiana preghiera”.

In merito alla lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica di Benedetto XVI, il Vicario di Roma ha scritto di essere rimasto “particolarmente toccato e commosso”.

“L’ho accolta – ha aggiunto – come una grande lezione di fede offerta a tutti noi dal Supremo Pastore, che antepone Cristo e il bene del suo gregge ad ogni altra umana considerazione, una lezione di amore e di servizio alla Chiesa”.

Il porporato ha fatto riferimento alle parole di Gesù a San Pietro, dopo la risurrezione: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro ? …In verità ti dico...., tenderai le mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi” (Gv. 21, 15.18), per spiegare che il “Pietro, di ieri e di oggi, spesso è chiamato a vivere il Suo singolare ministero in solitudine, nell’incomprensione e nella sofferenza”.

Secondo il Cardinale Vallini, “le ragioni a lungo meditate da Vostra Santità del 'gesto discreto di misericordia' verso i quattro Vescovi, nella paterna attesa che venga da loro corrisposto con i dovuti passi di piena riconciliazione, andavano accolte da tutti nella Chiesa, facendo giungere al Supremo Pastore il sostegno, il conforto e la condivisione nella comunione ecclesiale, anche quando potessero non esserne compresi tutti gli elementi di una complessa e dolorosa vicenda”.

Dopo aver ribadito che la Lettera del Papa “chiarisce bene gli aspetti disciplinari, dottrinali e pastorali che hanno condotto il Padre comune a questo sommesso gesto di una mano tesa” il porporato ha sottolineato che le decisioni del Papa “si accolgono con fede, si comprendono nelle loro alte motivazioni e si sostengono sempre”.

In un intervento pubblicato da “L’Osservatore Romano” il Cardinale Camillo Ruini descrive la lettera del Papa “un'autentica novità”, una “comunicazione personale che supera i limiti dell'ufficialità e si offre al lettore in maniera trasparente”.

“Se vogliamo trovare per questa lettera qualche analogia – ha precisato il Vicario generale emerito di Roma - dobbiamo pensare ad alcune lettere che, soprattutto nei primi secoli del cristianesimo, Vescovi di grandi sedi - in particolare i Vescovi di Roma - hanno inviato ai loro Confratelli sui problemi allora più preoccupanti”.

Circa le voci critiche secondo cui il Pontefice Benedetto XVI sarebbe solo ed isolato, venerdì 13 marzo intervenendo ad un convegno del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, il Cardinale Tarcisio Bertone, ha affermato che il “Papa non è solo” giacché tutti i suoi più vicini collaboratori “sono profondamente uniti a lui”.

Il Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, monsignor Robert Zollitsch, che venerdì 13 marzo ha incontrato il Papa, ha detto alla “Radio Vaticana”: “Non mi è mai capitato di leggere uno scritto di un Papa così personale e così aperto. E questo mi piace molto”.

“E’ anche un segno della comunicazione – ha aggiunto –, un segno del fatto che il Papa stesso desidera entrare in colloquio con i Vescovi e spiegare a tutto il collegio episcopale quali sono state le ragioni che lo hanno spinto e come lui ha percepito tutta la situazione”.

“Lo ha fatto – ha rilevato monsignor Zollitsch – perché ha avuto la sensazione di non essere stato compreso a sufficienza riguardo allo scopo ultimo del suo agire. Mi piace il fatto che il Papa abbia espresso il tutto in modo così personale”.

Sempre alla Radio Vaticana il Cardinale André Vingt-Trois, Arcivescovo di Parigi, ha spiegato che “lo stile di questa lettera è veramente personale. Penso che il Papa sia stato sensibile, penso che sia stato colpito dalla reazione di alcuni cristiani perché egli ha percepito che per alcuni – come egli stesso ha detto – questa è stata l’occasione di riportare alla luce ferite antiche, rancori, dispiaceri”.

Secondo il porporato di Parigi “questo rapporto vivo tra la Sede di Pietro e le Chiese particolari è quello che forma il tessuto della vita della Chiesa; quindi, non ci si può meravigliare del fatto che questo tessuto sia vivo, che ci siano scambi sostanziali e ricchi tra il Papa ed i Vescovi: è l’essenza stessa del nostro rapporto!”.

L’episcopato austriaco, riunito nell’assemblea di primavera, hanno espresso in una nota “gratitudine nei confronti del Papa” ed hanno sottolineato l’attenzione pastorale di Benedetto XVI, che ha voluto spiegare con ampiezza le ragioni che lo hanno portato a revocare la scomunica ai presuli lefebvriani.

In merito ad altri episcopati la Radio Vaticana riporta che “i presuli inglesi sottolineano l'umiltà del Papa espressa in questo documento, mentre quelli belgi apprezzano lo spirito di riconciliazione che anima il Pontefice”.

Il Vescovo di Lugano, monsignor Pier Giacomo Grampa, intervistato dall’emittente vaticana ha affermato: “Abbiamo accolto questa lettera del Santo Padre con profonda commozione anche per i toni di umiltà, di fraternità che il Santo Padre dimostra. La lettera sottolinea uno stile di delicatezza”.

“L’auspicio – ha continuato – è che tale stile possa entrare nel governo ordinario della Chiesa. Rinnoviamo al Santo Padre la nostra solidarietà. Questa sua lettera è la riprova di quanto fossero ingiustificate le cattiverie rivolte infondatamente contro di lui, ma questo potrebbe anche rappresentare positivamente la riscoperta di dimensioni che ai più sfuggono di questo Papa”.




+PetaloNero+
00sabato 14 marzo 2009 15:42
Benedetto XVI ai presuli argentini in visita ad Limina: nessun vescovo è solo perché è sempre intimamente unito a Cristo


I vescovi difendano l'integrità della fede e la dottrina comune di tutta la Chiesa. E' l'esortazione rivolta stamani dal Papa ai vescovi ai vescovi argentini, in visita ad Limina. Le Parole di Nostro Signore "Che tutti siano uno" - ha aggiunto il Papa - devono essere una costante fonte di ispirazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


Rivolgendosi ai vescovi argentini, Benedetto XVI si è soffermato sulla missione evangelizzatrice della Chiesa e sul ministero episcopale. Il Signore - ha detto il Papa - ha fondato la Chiesa per essere come un “sacramento, segno o strumento” dell'intima unione con Dio e dell’unità di tutti gli uomini.

La Iglesia es…
“La Chiesa è un mistero di comunione, un Popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.


Il ministero episcopale – ha aggiunto il Santo Padre – è al servizio dell’unità e della comunione di tutto il Corpo mistico di Cristo:

El Obispo, que es el principio…
Il vescovo, che è principio e fondamento visibile dell’unità nella sua Chiesa particolare, è chiamato a promuovere e a difendere l'integrità della fede e la dottrina comune di tutta la Chiesa, oltre ad insegnare ai fedeli ad amare i loro fratelli”.

Il Papa ha anche espresso apprezzamento per la ferma volontà dei presuli argentini a mantenere e rafforzare l'unità all'interno della Conferenza Episcopale e delle comunità diocesane:

Las Palabras de Nuestro Señor…
"Le parole di Nostro Signore ‘Che tutti siano uno’ devono essere una costante fonte di ispirazione per il vostro ministero pastorale… Grazie a questa collegialità affettiva ed effettiva, nessun vescovo è solo perché è sempre ed intimamente unito a Cristo, il Buon Pastore, e anche, in virtù della sua ordinazione episcopale e la comunione gerarchica, ai fratelli nell'episcopato”.

Dopo aver sottolineato che lo spirito di comunione è l’ambito privilegiato nelle relazioni tra vescovi e sacerdoti, il Papa ha aggiunto:

Os exhorto a estremar la caridad…
"Vi esorto ad esercitare carità e prudenza quando dovete correggere insegnamenti, atteggiamenti o comportamenti che disdicono lo stato sacerdotale dei vostri più stretti collaboratori che possono danneggiare e confondere la fede e la vita cristiana dei fedeli”.


Sarebbe opportuno – ha poi auspicato il Santo Padre - progettare “una pastorale matrimoniale e familiare più incisiva” che tenga conto della dimensione della vocazione cristiana. Sarebbe opportuna – ha aggiunto il Papa – anche una “pastorale giovanile più audace”, che aiuti i giovani a rispondere con generosità quando sono chiamati dal Signore. E’ necessario inoltre intensificare la formazione dei seminaristi promuovendo una più efficace opera di discernimento dei candidati al sacerdozio. Anche i laici sono chiamati a collaborare nell’edificazione del Corpo di Cristo:

El trato permanente con el Señor…
"Il rapporto permanente con il Signore mediante un’intensa vita di preghiera e un’adeguata formazione spirituale e dottrinale aumenterà in tutti i cristiani la gioia di credere e celebrare la propria fede e di appartenere alla Chiesa, portandoli così a partecipare attivamente alla missione di proclamare la Buona Novella a tutti gli uomini”.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=743&sett...
+PetaloNero+
00sabato 14 marzo 2009 15:43
Il Papa alla Penitenzieria Apostolica: nel mondo che non comprende il peccato, urge formare rettamente le coscienze dei credenti

Valorizzare gli strumenti spirituali e pastorali come la catechesi e l’Eucaristia per formare le coscienze dei credenti: è quanto sottolinea Benedetto XVI in un messaggio ai partecipanti al XX Corso per il Foro Interno, promosso dalla Penitenzieria Apostolica. Nel documento indirizzato al Penitenziere maggiore, il cardinale James Francis Stafford, il Papa esorta i sacerdoti ad alimentare la propria vita spirituale per compiere il loro indispensabile ministero. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Formare rettamente la coscienza dei credenti”, scrive Benedetto XVI, è una priorità pastorale perché “nella misura in cui si perde il senso del peccato, aumentano purtroppo i sensi di colpa, che si vorrebbero eliminare con insufficienti rimedi palliativi”. Nel suo Messaggio alla Penitenzieria Apostolica il Papa enumera quei preziosi strumenti spirituali e pastorali che vanno valorizzati sempre più: “la catechesi, la predicazione, l’omelia, la direzione spirituale, il sacramento della Riconciliazione e la celebrazione dell’Eucaristia”. Una adeguata catechesi, è la riflessione del Pontefice, “offre un contributo concreto all’educazione delle coscienze stimolandole a percepire sempre meglio il senso del peccato, oggi in parte sbiadito o peggio obnubilato da un modo di pensare e di vivere 'come se Dio non esistesse', secondo la nota espressione di Grozio, tornata di grande attualità, e che denota un relativismo chiuso al vero senso della vita”. Alla catechesi, prosegue il Messaggio, “va unito un sapiente utilizzo della predicazione, che nella storia della Chiesa ha conosciuto forme diverse secondo la mentalità e le necessità pastorali dei fedeli”.


Anche oggi, rileva Benedetto XVI, “nelle nostre comunità si praticano vari stili di comunicazione che utilizzano sempre più i moderni strumenti telematici a nostra disposizione”. Gli attuali media, aggiunge, “offrono provvidenziali opportunità per annunciare in modo nuovo e più vicino alle sensibilità contemporanee” la Parola di verità affidata da Cristo alla sua Chiesa. Ribadisce dunque l’importanza dell’omelia, evidenziata anche dal recente Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio. Il Papa rivolge poi il pensiero alla “direzione spirituale”. Oggi più di ieri, è il suo monito, “c’è bisogno di maestri di spirito saggi e santi”. Ogni sacerdote, sottolinea, “è chiamato ad amministrare la misericordia divina nel sacramento della Penitenza”, aiutando il penitente “a percorrere il cammino esigente della santità con retta ed informata coscienza”. Per poter compiere tale indispensabile ministero, esorta il Papa, “ogni presbitero deve alimentare la propria vita spirituale e curare un permanente aggiornamento teologico e spirituale”. E invita i fedeli ad una “devota e consapevole partecipazione alla Santa Messa” per affinare la propria coscienza. Per essere “ministri della misericordia divina e responsabili educatori delle coscienze”, il Papa invita infine i sacerdoti a seguire l’esempio di santi confessori e maestri di spirito come il Curato d’Ars, di cui quest’anno si celebra il 150.mo anniversario della morte.


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+PetaloNero+
00sabato 14 marzo 2009 15:43
Africa e Medio Oriente in primo piano nell’udienza del Papa al presidente di Malta, Adami

Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza in Vaticano il presidente della Repubblica di Malta, Edward Fenech Adami, che ha successivamente incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Durante i cordiali colloqui, informa una nota della Sala Stampa Vaticana, “sono stati affrontati alcuni temi riguardanti la situazione del Paese e il contributo che esso può offrire alla comunità internazionale, in considerazione della sua posizione nel Mediterraneo, soprattutto per quanto riguarda l’Africa e il Medio Oriente”. Nei colloqui è stato “riconosciuto il ruolo fondamentale svolto dalla Chiesa Cattolica nell’ambito della società maltese”. Infine, sono stati “riaffermati i vincoli di amicizia e di collaborazione tra la Santa Sede e la Repubblica di Malta”.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=742&sett...
+PetaloNero+
00sabato 14 marzo 2009 15:44
La lettera del Papa ai vescovi riporta all'essenza del Vangelo: le riflessioni del cardinale Péter Erdö e di padre Federico Lombardi


Una lettera intima, intensa e diretta, che ha colpito il cuore dei vescovi. Dicono questo le molte reazioni, improntate alla gratitudine, registrate nell'espicopato mondiale, dopo la pubblicazione della Lettera del Papa sulla revoca della scomunica ai quattro presuli della Fraternità San Pio X. Parole che invitano alla riconciliazione che nasce dai sentimenti del Vangelo e ribadiscono i capisaldi di spiritualità e di magistero che da quattro anni guidano il Pontificato di Benedetto XVI. Lo conferma, al microfono di Agnes Gedo, della nostra redazione ungherese, il cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest, primate dell'Ungheria e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee):
"La lettera per noi è un grande regalo, un regalo di luce e di forza dello Spirito, perché oltre al chiarimento di un caso concreto abbiamo ricevuto un grande insegnamento tra i segni dei tempi, tempi che sono non facili per il mondo, per l’umanità e anche per la Chiesa. Il Santo Padre ha sottolineato con forza e con passione la missione fondamentale della Chiesa e l’unità della Chiesa deve essere un gran segno per l’uomo, perché possa trovare Dio. Questo impegno appassionato per l’unità della Chiesa è un grande insegnamento per noi, un incoraggiamento per tutti quelli che lavorano nel campo dell’ecumenismo. Poi abbiamo ricevuto anche un grande incoraggiamento e una grande consolazione, perché il Santo Padre ha parlato anche di quelli che sono vittime di ingiustizia, di quelli che possono essere esposti all’odio, che non godono del bene della tolleranza che è un bene molto stimato nelle nostre società. Posso dire che questa gratitudine è condivisa da moltissimi vescovi. Già prima di questa lettera, ho avuto occasione di firmare per tre volte lettere collettive di grandi gruppi di vescovi che confermano la loro vicinanza al Santo Padre e il loro affetto verso di lui. Abbiamo fatto questo a Zagabria, con i presidenti della Conferenze episcopali e i cardinali dei Paesi ex comunisti. Un’altra volta in Slovacchia, in occasione di una festa. La terza volta in Turchia, con i vescovi del Sudest europeo. Sono rimasto impressionato dalla grande unità di tutti i vescovi intorno al Papa. Questo è il giusto atteggiamento e questo esprimeremo anche noi altri vescovi ungheresi. Siamo molto solidali a tutti i vescovi che fanno la stessa cosa. Ho visto con gioia che l’episcopato italiano ha già fatto pubblicare una dichiarazione in questo senso”.
Sul contenuto della lettera, la riflessione del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

La nuova lettera del Papa ai vescovi è un documento originale, di stile schietto e personale. L’occasione - com’è noto - sono le discussioni suscitate dalla decisione di togliere la scomunica ai quattro vescovi che erano stati ordinati da mons. Lefebvre, provvedimento di cui il Papa spiega chiaramente la natura, i limiti e l’intenzione, cioè la ricerca dell’unità anche quando è difficile. Ma il documento ha un significato molto più ampio, perché diventa una testimonianza forte delle priorità e dei criteri di Benedetto XVI nel suo servizio di governo della Chiesa.


Il Papa ribadisce infatti le grandi priorità del suo Pontificato: portare le persone a Dio, al Dio che si è rivelato nella Bibbia e in Cristo; l’unità dei cristiani e l’ecumenismo; il dialogo fra i credenti in Dio, cioè il dialogo interreligioso per la pace del mondo; la dimensione sociale della carità cristiana. Sono le priorità che ci sono ben note fin dal primo discorso di Benedetto XVI nella Cappella Sistina, priorità che ha fedelmente tradotto in pratica ogni giorno con le sue parole e i suoi atti. Ma il Papa mette anche in luce con forza qual è il criterio che guida il suo governo e lo spirito che lo anima. E’ il Vangelo, la legge nuova di Cristo.


Se egli si impegna e si espone per un cammino di riconciliazione che suscita tante resistenze, è perché il Signore ci ha detto che se il nostro “fratello ha qualcosa contro di noi” dobbiamo lasciare l’offerta davanti all’altare e andare prima a riconciliarci con lui. E il Vangelo va preso sul serio, senza annacquarlo. Il comandamento dell’amore è esigente. Ringraziamo il Papa di aver testimoniato ancora una volta con tanta efficacia alla Chiesa e al mondo che al primo posto è Dio, e la via migliore per andare a lui è il Vangelo di Gesù.


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Paparatzifan
00sabato 14 marzo 2009 17:56
Re:

+PetaloNero+, 14/03/2009 1.40:

Lettera di più di 70 Vescovi in appoggio al Papa

Allelluia anche se in ritardo! [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841]




Paparatzifan
00sabato 14 marzo 2009 19:09
Dal blog di Lella...

BATTAGLIA IN VATICANO

Papa nel mirino delle critiche. Ma è Bertone il vero obiettivo

Molti vescovi chiedono a Ratzinger di pensionare il Segreterio di Stato

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO

Il giorno dopo la sua lettera in cui lamenta ostilità e ammette errori, il Papa riceve un coro di profferte di fedeltà.
Anche dagli episcopati - tedesco, austriaco, francese, svizzero - in cui le riserve sulla revoca della scomunica ai lefebvriani erano state più forti e sonore, tanto da far parlare il cardinale Ruini di «indebolirsi e a volte praticamente all'estinguersi, del senso di appartenenza ecclesiale».
E, in fondo, sono sinceri; perché per molti di loro non è il Pontefice, che si avvia al suo ottantreesimo genetliaco (??? Il Papa compie 82 anni, nota di Raffaella), il bersaglio; ma alcuni suoi collaboratori, e in particolare il Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, che a dicembre compie 75 anni, e di conseguenza deve affidare al Papa la sua disponibilità a lasciare l’incarico.
Ci sono voci, molto solide, secondo le quali proprio negli episcopati di Germania, Austria, Svizzera e Ungheria si stiano raccogliendo consensi per un messaggio da far pervenire a Benedetto XVI, chiedendogli di accettare, a dicembre, la rinuncia del suo primo collaboratore.
Ovviamente non propongono nessuno, ma un candidato sarebbe preferito: l’arcivescovo di Vilnius, Audrys Backis, diplomatico di carriera (cosa che Bertone non è), molto legato al cardinale Silvestrini, e al "Club di Villa Nazareth", l’istituzione creata dal cardinale Tardini per aiutare i ragazzi promettenti e privi di mezzi, che nel corso dei decenni è diventato il punto di riferimento della diplomazia in talare. Gli episcopati nordici avrebbero chi li ascolta anche a Roma, nella persona di monsignor Joseph Clemens, che è stato segretario del Papa fino a poco prima dell’elezione. Era (ed è) una delle persone che godono della familiarità del Papa (che va a cena da lui un paio di volte al mese) fino, dicono, a curarne la persona.
«Con Bertone non c’è simpatia, e soprattutto il Segretario di Stato non amerebbe che il gioviale vescovo tedesco tornasse a un ruolo istituzionale vicino al Papa, per esempio nel ruolo di Prefetto della Casa Pontificia», dicono in Curia.
Ma le manovre dell’Europa del Nord non sono l’unica minaccia da cui il Segretario di Stato deve guardarsi. Anche il Sostituto alla Segreteria di Stato, l’arcivescovo Ferdinando Filoni, scelto proprio da Bertone, avrebbe da tempo cominciato a muoversi in maniera molto indipendente, allacciando rapporti stretti con l’arcivescovo Paolo Sardi, certamente non uno dei fan del Segretario di Stato, l’uomo che controlla i discorsi del Papa, e che da Benedetto XVI ha «ereditato» una figura molto importante: la ex governante del Pontefice, ora sua governante, Ingrid Stampa, che lavora in Segreteria di Stato; una delle poche persone che hanno accesso all’Appartamento. E qui si tocca un altro punto chiave, della crisi che sembra attraversare la Chiesa. Se sotto Wojtyla (finché è stato bene) l’Appartamento sembrava, secondo i critici, «una locanda», con gente che entrava e usciva continuamente, ora dopo le cinque, nei corridoi si sentono solo i passi del Papa, di don Georg e delle "Memores Domini" che lo accudiscono. «Rare le visite, persino dei cardinali d i Curia: il Prefetto dei Vescovi, Re, che deve per ufficio andare dal Papa per portargli le proposte di nomina dei vescovi in tutto il mondo, viene ricevuto una volta al mese. Il cardinale Hummes, Prefetto del Clero, cioè responsabile delle centinaia di migliaia di sacerdoti, è stato ricevuto due volte in due anni», dicono persone vicine al Papa. Altri porporati, una volta o al massimo due, dalla nomina.
Nel 1983, di ritorno da un viaggio nella Polonia di Jaruzelski, e dopo aver incontrato segretamente Lech Walesa imprigionato dal regime, Papa Wojtyla lesse sulla prima pagina dell’Osservatore Romano un fondo intitolato: «Onore al sacrificio», in cui si sosteneva che la Chiesa aveva sacrificato il leader di Solidarnosc alla realpolitik. Nel giro di poche ore il Papa accettò le dimissioni di monsignor Virgilio Levi, autore dell’articolo e vicedirettore del quotidiano. La Chiesa vive oggi nel regno di un papa mite; tanto mite da scrivere una lettera ai vescovi di tutto il mondo per scusarsi di essere stato servito male dai suoi collaboratori. Forse però qualche responsabilità ce l’ha anche il Pontefice. Se è vero che alla riunione in cui si è messa a punto la revoca delle scomuniche erano presenti, oltre a Benedetto XVI: il cardinale William Levada, Prefetto della Congregazione per la Fede; il cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi; il cardinale Dario Castrillon Hoyos, presidente di "Ecclesia Dei", la commissione incaricata di occuparsi dei lefebvriani; e il Sostituto alla Segreteria di Stato, l’arcivescovo Ferdinando Filoni (nel verbale della riunione ci sarebbero tre suoi interventi) è evidente che nessuno di loro può chiamarsi fuori. Ma a quella riunione non era presente, perché non convocato, l’uomo certamente più importante per l’immagine del Papa nel mondo, e cioè il Direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi. Joaquin Navarro Valls - di cui forse oggi Benedetto XVI rimpiange un troppo frettoloso allontanamento - aveva un contatto continuo con l’Appartamento. Nella corte vaticana questa posizione «privilegiata» gli procurò una quantità infinita di nemici (fra l’altro era - orrore - un laico!) che non mancarono di fargli pagare il conto. Con l’elezione di Benedetto XVI si tornava - furono parole pronunciate in Segreteria di Stato - «alla normalità». Ma se la «normalità» è quella di un Papa che deve scrivere ai vescovi per chiedere scusa di gesti di riconciliazione mal gestiti e mal spiegati...

© Copyright La Stampa, 14 marzo 2009


Paparatzifan
00sabato 14 marzo 2009 19:31
Dal blog di Lella...

BENEDETTO XVI E LA LETTERA AI VESCOVI

SFIDATO DALLA STORIA

di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

Per il suo carattere eccezionale e per le parole che contiene la lettera di Benedetto XVI ai vescovi cattolici dice molto di più delle personali ambasce di un Papa il quale, a proposito del caso Williamson, si è visto attaccato e insidiato anche dai suoi, e che vede, in generale, come anche nella Chiesa — nella stessa Curia, ha fatto capire il direttore dell’Osservatore romano — «ci si morde e ci si divora».
La lettera e il suo contenuto tradiscono sentimenti di sconcerto e di disappunto che lasciano intravedere qualcosa di ben più importante, in realtà: e cioè una complessiva difficoltà di direzione che oggi grava sugli stessi vertici della Chiesa.

Da molti sintomi sembra, in effetti, che stiano venendo al pettine alcune contraddizioni accumulatesi nell’ultimo mezzo secolo intorno al ruolo del papato via via che questo ha conosciuto una profonda trasformazione storica.

Tale trasformazione ha avuto due aspetti principali con i quali la figura del Pontefice ha dovuto fare i conti: l’avvento della televisione e il Concilio. L’avvento della televisione ha voluto dire la virtuale trasformazione del Papa da capo della Chiesa di Roma in una figura della scena mondiale quotidianamente alle prese con l’opinione pubblica planetaria, per lo più non cattolica e neppure cristiana. Alle prese cioè con i media, che di tale opinione sono i servi-padroni. Giovanni XXIII, eletto alla fine degli Anni 50, cioè in coincidenza con la piena diffusione planetaria della Tv, è stato il primo Pontefice che ha potuto godere dell’indubbia opportunità offerta da questo cambiamento: diventare di fatto un leader etico-carismatico universale, in certo senso meta-religioso (il papa «buono», quasi che i predecessori fossero «cattivi»: ma in certo senso così essi venivano fatti indirettamente apparire dalla potenza dei media, e di fatto così divenivano).
Ma naturalmente questa intrinsichezza con l’opinione pubblica mondiale e con i media rappresenta per il Pontefice un vincolo non da poco. Specialmente perché è un vincolo che non ha sostanzialmente alcuna natura religiosa (neppure spirituale, forse), e però esso influenza non poco la popolarità del Papa nello stesso mondo cattolico, alle cui divergenze interne i media mondiali, tra l’altro, non mancano mai di offrirsi puntualmente come sponda interessata, quasi sempre, tra l’altro, definendo e enfatizzando quelle divergenze nel modo ideologicamente più banale.

Il Papa rischia così di divenire prigioniero da un lato dell’obbligo del carisma, dell’obbligo di «venire bene» in tv, di avere una congrua propensione scenica, di essere «simpatico», dall’altro dell’obbligo del politicamente corretto da cui il conformismo mediatico fa dipendere di solito il proprio consenso.

Insomma una specie di Dalai Lama con i paramenti pontificali.
La seconda trasformazione gravida di tensioni l’ha arrecata, al ruolo istituzionale del papato, il Vaticano II.
In pratica, infatti, il Concilio ha voluto dire la nascita dei partiti all’interno della Chiesa.
Intendiamoci, nella Curia ci sono sempre stati dei «partiti»: ma nella Curia, appunto, ai vertici dell’organizzazione e con tutta la felpata cautela del caso, non tra i fedeli, non nell’universo cattolico in generale.

Con il Vaticano II, e intorno ad esso, intorno ai suoi dettami e al suo «spirito», invece, questo universo cattolico si è diviso in due grandi tronconi: i cauti e i radicali.

I quali da quarant’anni si combattono apertamente e incessantemente, ognuno avendo i propri capi e rappresentanti più o meno autentici e più o meno interessati dentro la Curia. I cui «partiti» in questo modo, però, potendo contare su un effettivo retroterra diciamo così di «seguaci», sono diventati ben più battaglieri, e quindi ben più riottosi e insidiosi, che nel passato.

Fino al punto, a quel che si capisce, di opporsi apertamente o di boicottare dietro le quinte la stessa autorità del Papa quando questi appartiene per caso al partito avverso.

E’ a questo punto che si configura in pieno la contraddittoria situazione che la storia ha creato. Il Pontefice in realtà ha oggi una sola arma per superare l’ostilità del partito cattolico che gli si oppone, per affermare nel suo stesso regno la propria indiscutibile autorità di sovrano assoluto: l’arma dell’appeal carismatico-mediatico, del consenso metareligioso della platea mondiale, del gesto e della parola che bucano lo schermo della Cnn, che arrivano sulla prima pagina del New York Times .

Ma per farlo egli rischia di perdere un tratto essenziale del retaggio che si accompagna storicamente al suo ruolo: l’indipendenza spirituale.

Quell’indipendenza che non garantisce certo dagli errori, anche dai più riprovevoli, per carità, ma che almeno serve a tenere sempre aperta la possibilità di dare voce a qualcosa di diverso dai comandi del secolo.

Una cosa sembra certa: nella ricerca di una difficile via che possa conservare la libertà della Monarchia assoluta tra i partiti da un lato e l'opinione pubblica mediatico-mondiale dall'altro, tra queste due tipiche creature della modernità, Benedetto XVI appare dolorosamente, irrevocabilmente solo.

© Copyright Corriere della sera, 14 marzo 2009


Paparatzifan
00domenica 15 marzo 2009 17:32
Dal blog di Lella...

Papa. Molto presto il primo incontro in Vaticano con Obama

Forse già in occasione del G20 ai primi di Aprile

Roma, 15 mar. (Apcom)

Il presidente Americano Barack Obama incontrera' molto presto Papa Benedetto XVI. Le diplomazie di Washington e dello Stato Vaticano stanno gia' lavorando attivamente a preparare l'appuntamento. Lo ha riferito il Padre Gesuita Thomas J. Reese intervistato da Lucia Annunziata, per la trasmissione 'In Mezz'ora', su Rai3.
Fonti di Oltretevere contattate da In mezz'ora hanno confermato l'indiscrezione. La data potrebbe coincidere , sempre secondo queste fonti, con la visita del presidente Usa in Europa per il G20, fra il 31 marzo e il 5 aprile.
Padre Reese, teologo, e' considerato in Usa esperto di questioni cattoliche. Insegna alla Georgetown University di Washington Dc, autore di vari libri di cui il piu' celebre "The Vatican: the politics and organization of the catholic Church", e' anche editorialista del Washington Post per la sezione "Infaith" .

© Copyright Apcom


Papa.Lombardi: Al momento nessuna richiesta di incontro da Obama

E' più probabile si vedano in occasione del G8 in Italia

Città del Vaticano, 15 mar. (Apcom)

"Attualmente non risulta nulla richiesta di incontro del Papa da parte del presidente degli Stati Uniti Barack Obama": così il direttore della sala stampa vaticana Federico Lombardi.
Intervistato da Lucia Annunziata su 'In 1/2 ora' (Rai3), il gesuita Thomas J. Reese, aveva ipotizzato un incontro prossimo, in Vaticano, tra Obama e Ratzinger. L'ipotesi era quella della visita del presidente Usa in Europa per il G20, fra il 31 marzo e il 5 aprile. Il portavoce vaticano sottolinea, peraltro, che la nuova amministrazione Usa non ha ancora nominato un nuovo ambasciatore presso la Santa Sede dopo la fine del mandato di Mary Glendonn.
Rimane in campo la prevista visita a Roma di Obama in occasione del G20 alla Maddalena a giugno.

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+PetaloNero+
00domenica 15 marzo 2009 19:17
Il portavoce vaticano commenta la Lettera sulla remissione delle scomuniche


Pone il Vangelo al centro del Pontificato, sottolinea




CITTA' DEL VATICANO, domenica, 15 marzo 2009 (ZENIT.org).- La Lettera che Benedetto XVI ha inviato giovedì scorso ai Vescovi di tutto il mondo per spiegare la remissione della scomunica ai Vescovi ordinati illecitamente nel 1988 da monsignor Marcel Lefebvre pone il Vangelo al centro della vita della Chiesa, spiega il portavoce vaticano.

Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha analizzato il documento, che definisce "originale, di stile schietto e personale", nell'ultimo editoriale di Octava Dies, settimanale del Centro Televisivo Vaticano, che dirige.

"L'occasione - com'è noto - sono le discussioni suscitate dalla decisione di togliere la scomunica ai quattro Vescovi che erano stati ordinati da mons. Lefebvre, provvedimento di cui il Papa spiega chiaramente la natura, i limiti e l'intenzione, cioè la ricerca dell'unità anche quando è difficile. Ma il documento ha un significato molto più ampio, perché diventa una testimonianza forte delle priorità e dei criteri di Benedetto XVI nel suo servizio di governo della Chiesa", osserva.

"Il Papa ribadisce infatti le grandi priorità del suo Pontificato: portare le persone a Dio, al Dio che si è rivelato nella Bibbia e in Cristo; l'unità dei cristiani e l'ecumenismo; il dialogo fra i credenti in Dio, cioè il dialogo interreligioso per la pace del mondo; la dimensione sociale della carità cristiana".

Secondo padre Lombardi, "sono le priorità che ci sono ben note fin dal primo discorso di Benedetto XVI nella Cappella Sistina, priorità che ha fedelmente tradotto in pratica ogni giorno con le sue parole e i suoi atti. Ma il Papa mette anche in luce con forza qual è il criterio che guida il suo governo e lo spirito che lo anima".

"E' il Vangelo, la legge nuova di Cristo. Se egli si impegna e si espone per un cammino di riconciliazione che suscita tante resistenze, è perché il Signore ci ha detto che se il nostro 'fratello ha qualcosa contro di noi' dobbiamo lasciare l'offerta davanti all'altare e andare prima a riconciliarci con lui".

"E il Vangelo va preso sul serio, senza annacquarlo. Il comandamento dell'amore è esigente. Ringraziamo il Papa di aver testimoniato ancora una volta con tanta efficacia alla Chiesa e al mondo che al primo posto è Dio, e la via migliore per andare a lui è il Vangelo di Gesù", conclude.


+PetaloNero+
00domenica 15 marzo 2009 19:18
L'acqua, fondamentale per lo sviluppo "di tutta la persona e di ciascuna"


Documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace





CITTA' DEL VATICANO, domenica, 15 marzo 2009 (ZENIT.org).- "L'acqua è un bene che deve servire allo sviluppo di tutta la persona e di ciascuna persona", ha scritto il Cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in un documento del dicastero intitolato "Acqua, un elemento essenziale per la vita".

La nota, ricorda "L'Osservatore Romano", è stata preparata come contributo della Santa Sede al V Forum mondiale sull'acqua, in programma a Istanbul (Turchia) dal 16 al 22 marzo.

Si tratta del secondo aggiornamento del documento, diffuso per la prima volta nella terza edizione del Forum, nel 2003 a Kyoto, e poi riproposto nel 2006 a Città del Messico.

Il titolo, spiega il quotidiano vaticano, "riflette la posizione della Santa Sede sulla comprensione etica e religiosa dei molti e complessi problemi legati alla questione dell'accesso all'acqua".

Dopo aver esposto i principi morali fondamentali relativi alla questione, la nota "presenta un'antologia dei principali interventi fatti per favorire una più profonda comprensione dell'urgenza di garantire a tutti l'accesso all'acqua pulita e a una sanità sicura".

In particolare, il Pontificio Consiglio "concentra l'attenzione sul riconoscimento della disponibilità e dell'accesso all'acqua come diritto umano e sull'importanza di andare oltre gli obiettivi di sviluppo già raggiunti e di garantire a tutti acqua potabile e condizioni igieniche e sanitarie sicure".

Nel documento, la Santa Sede esorta a sforzarsi per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, che mirano a migliorare la qualità di vita di tutte le persone del mondo, specialmente di quante vivono in povertà e sono più vulnerabili di fronte alle crisi.

La vulnerabilità, dichiara il dicastero, deriva da varie cause, tra cui analfabetismo, siccità e nutrizione inadeguata. In questo contesto, si ricorda il ruolo centrale dell'acqua in ogni aspetto della vita, negli ambienti nazionali, nelle loro economie, nella sicurezza alimentare, nella produzione, nelle politiche, sottolineando come solo recentemente sia stata posta al centro di una riflessione globale l'inadeguatezza della disponibilità e dell'accesso all'acqua.

Quasi un quarto degli abitanti del pianeta, ovvero un miliardo e mezzo di persone, non ha una disponibilità sufficiente di acqua potabile, ricorda il Pontificio Consiglio. Oltre la metà degli esseri umani, tre miliardi di persone, vive in case sprovviste di sistema fognario. Quasi cinque milioni di persone muoiono ogni anno per malattie associate al consumo di acqua non pulita o per carenze idriche.

Di fronte a questo drammatico panorama, la Santa Sede esorta a considerare il diritto all'acqua e quello a una sanità sicura non due diritti collegati, ma un unico diritto.

"Una delle ragioni è semplicemente che entrambi sono essenziali per la salute ed entrambi hanno un drammatico impatto sullo sviluppo", spiega il documento.

Allo stesso modo, si chiede un chiaro riferimento all'acqua nei documenti fondanti dei diritti dell'uomo, anche se essa è implicitamente inclusa tra i diritti umani riconosciuti essendo non solo un diritto, ma anche una necessità fondamentale per la salute e la vita.


+PetaloNero+
00domenica 15 marzo 2009 19:19
Donare Cristo: l’intenzione del Papa per il prossimo primo viaggio apostolico in Africa. La Chiesa infatti non persegue “obbiettivi economici, sociali e politici”


Benedetto XVI partecipa al mondo le sue intenzioni per il prossimo primo viaggio apostolico in Africa, nel Camerun e in Angola: donare “Cristo e la Buona Novella della Croce”. La Chiesa infatti – ha detto – non persegue “obbiettivi economici, sociali e politici”. Il pensiero del Papa corre anzitutto verso chi soffre, ma anche alle sfide e alle speranze di tutte le popolazioni africane, che affida a San Giuseppe. Il servizio di Roberta Gisotti.


Da martedì 17 a lunedì 23 marzo, prima a Yaoundé, nel Camerun per consegnare lo strumento di lavoro della seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, prevista in Vaticano in ottobre, e poi a Luanda, in Angola, Paese che dopo lunga guerra interna ha ritrovato la pace, ora chiamato a ricostruirsi nella giustizia. Il Papa racconta con quali sentimenti si appresta a partire per l’Africa.


“Con questa visita, intendo idealmente abbracciare l’intero continente africano: le sue mille differenze e la sua profonda anima religiosa; le sue antiche culture e il suo faticoso cammino di sviluppo e di riconciliazione; i suoi gravi problemi, le sue dolorose ferite e le sue enormi potenzialità e speranze".


“Intendo confermare nella fede i cattolici – ha aggiunto Benedetto XVI - incoraggiare i cristiani nell’impegno ecumenico, recare a tutti l’annuncio di pace affidato alla Chiesa dal Signore risorto”.

“Sì, cari fratelli e sorelle! Parto per l’Africa con la consapevolezza di non avere altro da proporre e donare a quanti incontrerò se non Cristo e la Buona Novella della sua Croce….”.


Cristo e la sua Croce, “mistero di amore supremo di amore divino” – ha ricordato il Santo Padre, citando la predicazione di san Paolo in questa terza domenica di Quaresima – amore “che vince ogni umana resistenza e rende possibile persino il perdono e l’amore per i nemici”.


“Questa è la grazia del Vangelo capace di trasformare il mondo; questa è la grazia che può rinnovare anche l’Africa, perché genera una irresistibile forza di pace e di riconciliazione profonda e radicale”.


“La Chiesa non persegue dunque obbiettivi economici, sociali e politici; - ha spiegato il Papa - la Chiesa annuncia Cristo, certa che il Vangelo può toccare i cuori di tutti e trasformarli, rinnovando in tal modo dal di dentro le persone e le società”.

Benedetto XVI ha poi invocato San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, la cui festa, onomastico anche del Papa, cadrà il 19 marzo, durante il viaggio in Africa, per questo affidando alla sua intercessione il prossimo pellegrinaggio e tutte le popolazioni africane, con le sfide che le segnano e le speranze che le animano.


“In particolare, penso alle vittime della fame, delle malattie, delle ingiustizie, dei conflitti fratricidi e di ogni forma di violenza che purtroppo continua a colpire adulti e bambini, senza risparmiare missionari, sacerdoti, religiosi, religiose e volontari”.


Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha incoraggiato tutti gli universitari, che stamane hanno concluso il loro Giubileo paolino, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. “Una tappa importante - ha sottolineato Benedetto XVI - nel dialogo sempre vivo tra la Chiesa e l’università”. Da qui l’auspicio ché in tutte le Chiese particolari si sviluppi la pastorale universitaria, per formare i giovani ed elaborare “una cultura ispirata al Vangelo”.


Infine i saluti nelle varie lingue, con un indirizzo particolare alle mille e più “coccinelle” dell’Associazione italiana guide e scout d’Europa cattolici, presenti in piazza San Pietro con i loro 200 capi, in occasione del loro quarto raduno nazionale a Roma.


“Care bambine, dite sempre il vostro “eccomi!” a Dio, come la Vergine Maria; ditelo con il cuore, e sarete raggi di luce per il mondo. Grazie di essere venute!”



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=744&sett...
+PetaloNero+
00lunedì 16 marzo 2009 01:36
In preparazione un documento che orienterà la pastorale della comunicazione


Iniziativa sorta in un seminario di Vescovi celebrato in Vaticano





CITTA' DEL VATICANO, domenica, 15 marzo 2009 (ZENIT.org).- Un seminario di Vescovi in rappresentanza di 82 Paesi del mondo si è concluso questo venerdì iniziando il processo di redazione di un documento della Santa Sede che aggiornerà la pastorale della Chiesa nel settore della comunicazione.

Si tratta della conclusione più importante dell'incontro, convocato dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali sul tema "Nuove prospettive per la comunicazione ecclesiale".

L'iniziativa, che ha ricevuto il sostegno del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, nel suo intervento di chiusura, è avvenuta il giorno dopo l'ammissione da parte di Benedetto XVI - nella Lettera ai Vescovi del mondo per spiegare i motivi della remissione della scomunica a quattro Vescovi "lefebvriani" - che la Santa Sede deve comprendere la nuova importanza che ha assunto Internet.

Riferendosi allo scandalo che ha provocato il Vescovo Richard Williamson, che ha negato l'Olocausto in un'intervista rilasciata alla televisione svedese, il Papa scrive: "Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l'internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione a quella fonte di notizie".

Il Cardinal Bertone ha riconosciuto di fronte ai Vescovi che un nuovo documento di orientamento pastorale per l'impegno comunicativo della Chiesa è necessario, perché l'ultimo testo con queste caratteristiche, "Aetatis novae", è stato emanato dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali il 22 febbraio 1992.

"I diciassette anni trascorsi", ha detto, "rappresentano una lunghissima parentesi per i ritmi di sviluppo e di crescita dei media; è il tempo in cui sono maturate una serie di piccole-grandi rivoluzioni che, come un flusso continuo, hanno radicalmente trasformato, se non stravolto, il panorama preesistente".

Il porporato ha ricordato che nel messaggio finale del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio si sottolinea che "la voce della Parola divina deve risuonare anche attraverso la radio, le arterie informatiche di internet, i canali della diffusione virtuale on-line, i Cd, i Dvd, gli podcast e così via; deve apparire sugli schermi televisivi e cinematografici, sulla stampa, negli eventi culturali e sociali".

Nell'ultima sessione del seminario, i gruppi di lavoro dei Vescovi hanno presentato proposte per la redazione della bozza del futuro documento.

L'Arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del dicastero per le Comunicazioni Sociali, ha rivelato ai Vescovi che il Consiglio inizierà ora l'analisi di queste proposte per presentare una prima redazione nella seconda metà di ottobre ai membri (Cardinali, Vescovi...) e consultori dell'organismo vaticano riuniti in assemblea plenaria.

Monsignor Paul Tighe, segretario del dicastero, ha rivelato che si tratterà di un "documento vivo, adatto all'oggi ma con lo sguardo già rivolto al futuro".

Sia i Vescovi che i rappresentanti del Consiglio ritengono che il documento debba contare sul contributo dei giovani, i "nativi digitali", cioè coloro che sono già stati educati con le nuove tecnologie della comunicazione.

Per questo motivo, al seminario di Vescovi hanno partecipato alcuni giovani che stanno conseguendo il dottorato in comunicazione nelle università pontificie di Roma.
+PetaloNero+
00lunedì 16 marzo 2009 01:36
I Cardinali Zen Ze-kiun e Saraiva Martins Inviati Speciali del Papa


A celebrazioni in Thailandia e Portogallo




CITTA' DEL VATICANO, domenica, 15 marzo 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha nominato i Cardinali Joseph Zen Ze-kiun e José Saraiva Martins suoi Inviati Speciali alle celebrazioni che si svolgeranno prossimamente in Thailandia e in Portogallo, ha reso noto questo sabato la Sala Stampa della Santa Sede.

Il Cardinale Zen Ze-kiun, S.D.B., Vescovo di Hong Kong, rappresenterà il Papa alle celebrazioni del 25° anniversario della visita pastorale di Giovanni Paolo II in Thailandia, che avranno luogo a Bangkok il 10 e l'11 maggio prossimi.

Il Cardinale José Saraiva Martins, C.M.F., Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, è stato invece nominato Inviato Speciale del Pontefice alla celebrazione del 50° anniversario dell'inaugurazione del Santuario di Cristo Re ad Almada (Portogallo) il 17 maggio 2009.

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