Notizie dal B16F

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Paparatzifan
00lunedì 25 febbraio 2013 16:58
Dal blog di Lella...

Vatileaks, indagine affidata al futuro Papa

Colloquio di Benedetto XVI con i membri della commissione d'inchiesta incaricata di fare luce sulla vicenda delle fughe di notizie e documenti riservati

Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i tre cardinali che compongono la commissione d'inchiesta incaricata di fare luce sul caso Vatileaks. Si tratta dello spagnolo Julian Herranz, lo slovacco Jozef Tomko e l'italiano Salvatore De Giorgi. Il Papa "ha deciso che atti dell'indagine di cui solo lui è a conoscenza, siano a disposizione del futuro Pontefice", ha detto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi.
I risultati delle indagini sulla vicenda delle fughe di notizie e documenti riservati, con decine di colloqui con personalità della Curia romana, sono contenuti in due dossier consegnati al Papa a luglio e dicembre.
Si era parlato in questi giorni, in vista del Conclave, della possibilità che Bendetto XVI decida di sottoporre alla discussione del Collegio cardinalizio tali resoconti d'inchiesta.
Padre Lombardi: "Commissione Vatileaks è sciolta" - "Con questo si è chiuso il mandato della commissione, la commissione è sciolta con questa mattina". Lo ha detto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi nel corso del briefing con la stampa.

© Copyright Tgcom


Paparatzifan
00lunedì 25 febbraio 2013 19:43
Da "Cantuale Antonianum"...

LUNEDÌ 25 FEBBRAIO 2013

E il papa disse: sono come Pietro chiamato a contemplare Gesù, (non sono Mosè sul monte)

In questi giorni abbiamo visto come titolo di apertura di molti quotidiani la frase del Card. Ravasi, pronunciata all'inizio degli esercizi spirituali quaresimali della Curia Romana. Il Papa che si ritira in preghiera, secondo il Cardinale biblista, sarebbe stato come Mosè sul monte, che prega per Istraele mentre sotto, in pianura, ferve la battaglia che impegna il popolo di Dio.

All'Angelus di ieri, però, il Papa ha scelto di identificarsi non con Mosé (per es.non ha chiesto ai Cristiani di "tenergli su le mani", non ha detto che la sua preghiera servirà qualche buona battaglia in particolare... ), si è invece identificato con Pietro, il Pietro del vangelo della II domenica di Quaresima. Come Pietro, anche Benedetto dice di sé di sentirsi: "chiamato da Gesù" a salire il monte della contemplazione, per fermarsi davanti al volto trasfigurato di Cristo, in "ritiro spirituale". Questa affermazione è dirompente, e rilancia nella Chiesa attuale, tutta presa da strategie, attività e laboratori di evangelizzazione, il primato della preghiera contemplativa contro l'"attivismo". Marta e Maria, ancora una volta a confronto. E il Papa ha scelto la parte migliore: dare "ascolto" in maniera totale ed esclusiva a Gesù. E nessuno può lamentarsi - come Marta - perché dà troppa attenzione a Gesù e non sta "a servirlo" nelle fatiche del ministero a cui ha dedicato già tutti gli anni della sua vita. Benedetto XVI sta dicendo che la cosa più importante per il Cristiano è Cristo e il dedicarsi a lui completamente. Più importante del Papato. E infatti Benedetto lascia tutto per dedicarsi completamente, nel tempo che gli rimane da vivere, alla contemplazione. Questo è il suo esempio più grande e la sua predica più importante. Davvero il Papa adempie il nome che si è scelto in ossequio al padre del monachesimo occidentale, che ha insegnato a "non anteporre nulla al servizio di Dio", intendendo il servizio della preghiera, della lode e della vita contemplativa. Nulla, neppure la guida della Chiesa. E se a qualcuno ciò sembra scandaloso, è bene che ricordi che già nel Medioevo i teologi e i canonisti discutendo dei motivi che giustificano la rinuncia al ministero petrino mettevano sopra ogni altra ragione il desiderio di dedicarsi alla contemplazione in maniera esclusiva.
Sorprendente solo per quanti pensano che un Papa sia una specie di monarca e continuano a confondere la Chiesa con una qualunque società quotata in borsa.
La vita contemplativa è per Benedetto il suo modo di servire la Chiesa. Non per nulla si ritira in quello che tutti gli effetti è un monastero di clausura. Il papa tradizionale non poteva che dare un messaggio che più tradizionale non si può: la scelta di abbandonare il mondo per dedicarsi a Dio è la forma più alta di vita cristiana, la vita religiosa che guarda in sù, e porta in sù non solo se stessi, ma tutta la Chiesa. Non è infatti un "isolarsi dal mondo" o "abbandonare la Chiesa", ma mettere il mondo in migliore comunicazione con Dio. Preghiera che diventa mistica carità operosa adatta ad un anziano vescovo. Attenzione, la scelta teologica ha grosse implicazioni. E sapete che il Papa non dice nulla a caso. A me pare, dunque, che papa Ratzinger dica: la mia preghiera non sarà tanto preghiera di intercessione o di lotta spirituale, ma la preghiera contemplativa di chi, finalmente, può mettersi in pace a dire "che bello per noi stare qui" con te Signore e insieme, proprio con questo atto, servo la Chiesa che, in larghe componenti, si è dimenticata del primato di Dio.
A quanti non capiscono più la scelta monastica, la vita della clausura, "l'inutilità" della preghiera contemplativa, Benedetto dà la lezione più grande e afferma: la Chiesa non esiste se non per mostrare Cristo e riflettere la sua luce, tutto il resto è mezzo, utile, buono ma mezzo, non fine. Il fine è vedere Dio e portare gli altri a vederlo! Il Papa dà l'esempio: vuole essere lo specchio della luce che viene dal volto trasfigurato di Cristo, per mostrare che a Cristo sempre e solo a lui va dato il primo posto, il posto centrale.


Testo preso da: E il papa disse: sono come Pietro chiamato a contemplare Gesù, (non sono Mosè sul monte) www.cantualeantonianum.com/2013/02/e-il-papa-disse-sono-come-pietro.html#ixzz2...
www.cantualeantonianum.com


Paparatzifan
00lunedì 25 febbraio 2013 19:45
Dal blog di Lella...

I detenuti si uniscono alla preghiera per il Papa

Anche i carcerati si uniscono alla preghiera di vicinanza e ringraziamento per il pontificato di Benedetto XVI. Ascoltiamo, al microfono di Marco Guerra, don Sandro Spriano, cappellano del carcere di Rebibbia, dove il Papa si è recato nel dicembre 2011:

R. - Ci sembra un modo bello per ricordarlo, ma soprattutto per essergli vicino in questo momento. In tutte le Messe che abbiamo celebrato nei reparti e in quella centrale dell’Istituto, abbiamo rivissuto anche il momento della sua visita: tra l’altro davanti alla chiesa abbiamo un cipresso che ci ha regalato come segno della sua visita. Quindi, abbiamo fatto riferimento a questo per pregare per lui e per ringraziarlo, ancora una volta, dell’accoglienza che ci ha fatto, perché il 18 dicembre 2011 è stato un evento memorabile! I detenuti lo hanno vissuto con molta emozione e con molta sincerità.

D. - Quindi c’è ancora un ricordo molto vivo di Benedetto XVI, che ha sempre dimostrato la sua vicinanza al mondo dei detenuti...

R. - Sì, certamente. E quel giorno della visita del Santo Padre a Rebibbia è stato per noi una piacevolissima scoperta: in particolare, sentire con quanta familiarità il Papa si è rivolto a tutti i detenuti. Questo ha lasciato davvero un segno indelebile!

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00lunedì 25 febbraio 2013 19:53
Dal blog di Lella...

CONCLAVE: MOTU PROPRIO CONCEDE A CARDINALI DI ANTICIPARE DATA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 feb.

Nel suo Motu Proprio, Benedetto XVI conferma che la data d'inizio del Conclave resta quella fissata dalle precedenti norme in 15-20 giorni dall'inizio della Sede Vacante, ma al Collegio Cardinalizio e' concessa la possibilita' di anticiparla se gli elettori sono gia' tutti presenti a Roma.
"Quello del Papa - ha commentato il vice camerlengo, monsignor Luigi Celata - e' un intervento molto misurato e pesato, che da' una facolta' nuova al Collegio intero, non solo a cardinali elettori. Benedetto XVI non ha voluto imporre un anticipo o comunque una data, e trovo che in cio' si veda la sua grande saggezza".
Intitolato "Normas nonnullas", il Motu Proprio apporta poche modifiche alle norme relative all'elezione del Papa, e si esprime con un comma sostanzialmente interpretativo (la dizione scelta e' "lascio peraltro la facolta'") sul possibile anticipo del Conclave demandato a una votazione dell'intero Collegio Cardinalizio riunito in Congregazione Generale e solo se tutti gli elettori sono gia' presenti a Roma (tranne quelli che formalmente abbiano gia' comunicato la loro rinuncia a partecipare all'elezione del nuovo Papa). Compete dunque, come si legge nel testo, al Collegio dei Cardinali "la facolta' di anticipare l'inizio del Conclave se consta della presenza di tutti i Cardinale elettori, come pure la facolta' di protrarre, se ci sono motivi gravi, l'inizio dell'elezione per alcuni altri giorni. Trascorsi pero', al massimo, venti giorni dall'inizio della Sede Vacante, tutti i Cardinali elettori presenti sono tenuti a procedere all'elezione". Di fatto questa norma interpretativa vuole mettere al sicuro il nuovo Papa da contestazioni sulla validita' del Conclave, se esso verra' anticipato con una votazione a maggioranza semplice alla quale parteciperanno tutti i cardinali presenti a Roma, e non solo gli elettori, cioe' quelli con meno di 80 anni. Nel documento, Benedetto XVI apporta alcune modifiche alle precedenti normative per "assicurare il migliore svolgimento di quanto attiene, pur con diverso rilievo, all'elezione del Romano Pontefice" e "in particolare una piu' certa interpretazione ed attuazione di alcune disposizioni". Tra l'altro vengono precisate le formule relative all'accettazione dell'elezione e della scelta del nome, da parte dell'eletto al Pontificato. "Avvenuta canonicamente l'elezione, l'ultimo dei Cardinali Diaconi - si legge nel testo - chiama nell'aula dell'elezione il Segretario del Collegio dei Cardinali, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie e due Cerimonieri; quindi, il Cardinale Decano, o il primo dei Cardinali per ordine e anzianita', a nome di tutto il Collegio degli elettori chiede il consenso dell'eletto con le seguenti parole: 'Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?'. E appena ricevuto il consenso, gli chiede: 'Come vuoi essere chiamato?'. Allora il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, con funzione di notaio e avendo per testimoni due Cerimonieri, redige un documento circa l'accettazione del nuovo Pontefice e il nome da lui assunto".

© Copyright (AGI)

CONCLAVE: MOTU PROPRIO, PAPA SARA' ELETTO ALMENO DA 2/3 VOTANTI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 feb.

Per eleggere il nuovo Papa sara' necessario "almeno due terzi dei votanti". Questo ha spiegato ai giornalisti il vice camerlengo, monsignor Luigi Celata. "Questo - ha detto - e' il minimo richiesto: 2/3 degli elettori presenti e votanti, cioe' con esclusione, in caso di ballottaggio, dei voti dei due candidati".

© Copyright (AGI)

CONCLAVE: NESSUNO PUO' ESCLUDERE CARDINALI DA ELEZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 feb.

"Nessun Cardinale elettore potra' essere escluso dall'elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto, fermo restando quanto prescritto". Lo afferma Benedetto XVI nel Motu Proprio pubblicato oggi. Il testo prevede pero' che i cardinali possano decidere di non partecipare al Conclave e comunicarlo alla Congregazione Generale, in modo che non si debba attenderli. Nel momento della comunicazione formale essi perdono il diritto di partecipare. Presentando il documento, il vice camerlengo, monsignor Luigi Celata, ha pero' ricordato che "il Papa ha il diritto di deporre un cardinale e in questo caso la Congregazione Generale dei cardinali non puo' rivedere la sua decisione". "Che cardinali siano deposti - ha sottolineato - e' avvenuto nella storia". Monsignor Celata ha spiegato che in caso di eventuali rinunce a partecipare al Conclave la motivazione addotta e' importante non perche' la Congregazione Generale possa respingere la decisione del porporato che non si presenta, quanto per il fatto che se non viene per sua libera decisione questi perde il diiritto a entrare a Conclave iniziato, mentre chi e' malato, se guarisce, puo' bussare alla porta del Conclave ed esservi ammesso, naturalmente partecipando da quel momento in poi".
"Nessun Cardinale elettore - afferma il Motu Proprio pubblicato oggi - potra' essere escluso dall'elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto, fermo restando quanto prescritto dalla Costituzione Universi Dominici gregis" riguardo alla limitazione al solo diritto di elettorato passivo per i due cardinali che saranno in ballottaggio dopo la 34esima votazione. Anche questa norma interpreta quella analoga precedente e sembra essere stata inserita non tanto per tutelare il diritto a entrare da parte dei cardinali sotto accusa dai tribunali civili o attaccati dalla stampa, quanto per mettere al sicuro il nuovo Papa da possibili contestazioni di un eventuale candidato arrivato in ballottaggio, al quale viene limitato il diritto di elettorato attivo, o di chi ritenesse comunque contraddittorio il fatto che prima si affermi che nessuno puo' limitare diritto al voto dei cardinali e poi lo si limita al solo elettorato passivo per chi arriva al ballottaggio. Per questo la modifica decisa da Papa Ratzinger consiste solo nell'inserimento di riferimenti ai commi successivi che regolano il tema del ballottaggio. Come e' noto, con un precedente Motu Proprio dell'11 giugno 2007, lo stesso Papa Ratzinger aveva stabilito che dalla 34esima votazione si dovesse procedere con ballottaggio, mentre Giovanni Paolo II aveva invece previsto che questa fosse una facolta' e non un obbligo. Wojtyla pero' aveva anche abbassato il quorum al 50 per cento piu' uno, possibilita' che Ratzinger ha abolito.

© Copyright (AGI)

CONCLAVE: NUOVE NORME AUMENTANO GARANZIE DI SEGRETEZZA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 feb.

"L'intero territorio della Citta' del Vaticano e anche l'attivita' ordinaria degli Uffici aventi sede entro il suo ambito dovranno essere regolati, per detto periodo, in modo da assicurare la riservatezza e il libero svolgimento di tutte le operazioni connesse con l'elezione del Sommo Pontefice". Lo stabilisce il Motu Proprio pubblicato oggi. "In particolare - scrive Benedetto XVI - si dovra' provvedere, anche con l'aiuto di Prelati Chierici di Camera, che i Cardinali elettori non siano avvicinati da nessuno durante il percorso dalla Domus Sanat Marta al Palazzo Apostolico Vaticano" dal quale si raggiunge la Cappella Sistina dove avvengono le votazioni.
Il Motu Proprio autorizza anche il Camerlengo a chiedere l'intervento di tecnici specializzati per bonificare eventualmente ambienti della Sistina o della Domus Santa Marta che si sospetti siano in qualche modo sottoposti a intercettazioni ambientali.
In tema di tutela della riservatezza del Conclave, il Papa ha stabilito anche che tutte le persone "che per qualsivoglia motivo e in qualsiasi tempo venissero a conoscenza da chiunque di quanto direttamente o indirettamente concerne gli atti propri dell'elezione e, in modo particolare, di quanto attiene agli scrutini avvenuti nell'elezione stessa, sono obbligate a stretto segreto con qualunque persona estranea al Collegio dei Cardinali elettori: per tale scopo, prima dell'inizio delle operazioni dell'elezione, dovranno prestare giuramento" secondo precise modalita' nella consapevolezza che una sua infrazione comportera'" la pena della scomunica 'latae sententiae' riservata alla Sede Apostolica".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 25 febbraio 2013 20:47
Dal blog di Lella...

OLTRE CENTOMILA FEDELI PER PAPA RATZINGER – di GIUSEPPE RUSCONI

Come tutte le domeniche. Essenziale, con sobrietà vera, senza drammatizzazioni e sentimentalismi, che sarebbero stati facili davanti agli emozionatissimi 100mila di piazza san Pietro e immediate vicinanze. No, Joseph Ratzinger - per il suo ultimo Angelus da Papa – ha scelto il congedo che più si avvicina alla sua natura umile e buona: ha commentato il Vangelo della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor e ha solo accennato al “momento particolare” della sua vita. Così: “Il Signore mi chiama a ‘salire sul monte’, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa (ovazione), anzi – se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla (altra ovazione) con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze”. Anche alla fine dell’Angelus Benedetto XVI si è sottratto dopo una decina di secondi all’abbraccio popolare, rientrando nell’appartamento papale.

GIUSEPPE RUSCONI

Ora lo attende l’ultima udienza generale, di mercoledì 27 febbraio, sempre in piazza san Pietro; poi l’ultimo incontro con i cardinali giovedì mattina e la partenza alle 17 per Castelgandolfo, dove ci sarà l’ultimo saluto pubblico al popolo della cittadina laziale. Alle 20 di giovedì la rinuncia sarà effettiva e incomincerà il periodo di sede vacante che terminerà con l’elezione del nuovo Papa.
Se il resto d’Italia è bersagliato da pioggia e neve, Roma – svegliatasi sotto un cielo plumbeo – dalle 9 ha incominciato a godere di qualche raggio di sole: alle 10.30 si è capito che non sarebbe più piovuto fino al pomeriggio. In piazza san Pietro l’afflusso è stato lento e si è trasformato in un fiume in piena dalle 11.00. Molti i cartelli, molte le bandiere in piazza. Abbiamo ritrovato i grandi striscioni dell’altra domenica di Comunione e Liberazione, le chitarre dei gruppi neocatecumenali, la perseveranza grintosa dei Papaboys, perfino il sorriso luminoso della catechista Irene. Poi la battagliera deputata cattolica Binetti, il felpato ministro Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio… anche il terremotato aquilano Angelo Giordani che, accompagnato dal nipotino Marco, reggeva un cartello artigianale, ma sentito, di ringraziamento per papa Ratzinger: “Quando è venuto a Onna, dove regnava la distruzione, ci ha rincuorato con il suo sorriso. E ricordo che le sue scarpe avevano cambiato colore nel fango”.
Sono venuti da tutta Italia, come i giovani di Bellizzi (Salerno) partiti alle 4 di mattina con uno striscione inequivocabile: “Le porte dell’inferno non prevarranno”. Domanda: “Per voi è più importante essere qui o in cabina elettorale?” Risposta: ”Oggi di sicuro essere qui. E, anche se si fosse potuto votare solo oggi, avremmo scelto piazza san Pietro”. Confermano i 60 calabresi di Serra san Bruno e le altre decine da Capannoli (Pisa): “Non c’è discussione: essere qui è ciò che conta di più”. I gruppi ciellini di Varese e di Trento invece evidenziano che in ogni caso, tornati a casa, sarebbero andati a votare. Come è noto, è emerso dai sondaggi che la categoria dei cattolici praticanti è la più incerta sul voto.
Presenti (e si sono fatti sentire) in piazza anche migliaia di latino-americani, bandiere al vento: Perù e Ecuador, Bolivia e Venezuela, Cile e Paraguay. Numerosi i vessilli brasiliani. Da lontano, irraggiungibile, vediamo sventolare nelle prime file anche una bandiera rossocrociata, vicino a quelle polacche. Chiesa cattolica, chiesa universale.
Intanto oggi sarà presentato il “Motu proprio” con cui papa Benedetto XVI modificherà alcune norme della costituzione “UniversiDominici gregis” riguardante anche il Conclave. Per l’inizio del quale non sarebbero più richiesti quei 15 (prorogabili a 20) giorni dall’avvio del periodo di sede vacante. Una questione che non è una semplice conta di giorni, ma ha una sua importanza nel contesto dell’elezione del nuovo papa. Più di quanto non sembri.

© Copyright Corriere deò Ticino, 25 febbraio 2013


Paparatzifan
00lunedì 25 febbraio 2013 20:49
Dal blog di Lella...

VATILEAKS: PAPA, RAPPORTO E' SEGRETO, LO AVRA' MIO SUCCESSORE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 feb.

Resta segreto il Rapporto dei tre cardinali su Vatileaks. Il Papa lo consegnera' al suo successore. Con questa decisone del Papa e l'udienza di oggi ai tre saggi, Herranz, Tomko De Giorgi, si e' chiuso il mandato della Commssione, che e' sciolta", ha spiegato il portavoce Lombardi. "Il Papa - ha aggiunto Lombardi - ha ringraziato i tre cardinali esprimendo soddisfazione per le indagini che hanno messo in luce, insieme ai limiti di alcuni anche la fedelta' della maggioranza dei prelati della Curia. Gli atti dell'indagine, al momento conosciuti solo dal Papa e dai tre cardinali, rimangono a disposizone del successore".
"Il Santo Padre - si legge in una nota diffusa dalla Sala Stempa della Santa - ha ricevuto in Udienza questa mattina i cardinali Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, della Commissione Cardinalizia d'indagine sulla fuga di notizie riservate, accompagnati dal segretario, padre Luigi Martignani,cappuccino. A conclusione dell'incarico, Sua Santita' ha voluto ringraziarli per il proficuo lavoro svolto, esprimendo soddisfazione per gli esiti dell'indagine. Essa, infatti, ha consentito di rilevare, accanto a limiti e imperfezioni propri della componente umana di ogni istituzione, la generosita', rettitudine e dedizione di quanti lavorano nella Santa Sede a servizio della missione affidata da Cristo al Romano Pontefice. Il Santo Padre ha deciso che gli atti dell'indagine, del cui contenuto solo Sua Santita' e' a conoscenza, rimangano a disposizione unicamente del nuovo Pontefice".

© Copyright (AGI)

VATILEAKS: LOMBARDI,3 CARDINALI ESPRIMERANNO PROPRI CONVINCIMENTI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 feb.

"I tre cardinali della Commissione parteciperanno a pieno titolo alle Congregazioni Generali, dove ci si confronta anche sui criteri per l'individuazione del candidato all'elezione a Papa. E' evidente che anch'essi in questa sede potranno esprimere i propri convincimenti, vedranno loro con che limite per non violare il segreto sul Rapporto". Padre Federico Lombardi ha risposto cosi' a domande dei giornalisti sull'influenza che potrebbe avere sul Conclave l'inchiesta Vatileaks, il cui Rapporto Benedetto XVI ha deciso di non divulgare ma trasmettere al proprio successore.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 25 febbraio 2013 21:00
Dal blog di Lella...

Le tre finestre

L'ultimo Angelus è un ''cambiare pagina'' nella storia della Chiesa. Il Papa chiama e il popolo cristiano risponde. ''Grazie'', la nota dominante della piazza. La logica dei fedeli non è quella dei media. Basta uno striscione per dimostrarlo, nove parole in tutto. C'è scritto: ''Abbiamo capito, continueremo ad amarti, grazie, i tuoi giovani''. E ancora: ''Non poteva nessuno, siamo partiti noi''

M.Michela Nicolais

Come ci si congeda da un Papa? Da un Papa che, con la sua rinuncia, ha cambiato e cambierà per sempre la storia della Chiesa. È questo il pensiero dominante oggi. A chiederselo sono le migliaia di fedeli che si sono messi in cammino, verso la stessa piazza, per un commiato finora inedito: un commiato “annunciato”, o meglio preparato, reso possibile da parole chiare, cristalline - prima davanti ai cardinali, poi ai fedeli, prima in latino, poi in italiano - che con lucida e serena consapevolezza si sono bagnate nell’umiltà e purificate grazie alla capacità di porsi al cospetto di Dio per trovare la forza di una decisione clamorosa, ma meditata nell’interiorità più profonda della propria coscienza, interrogata costantemente dalla preghiera. Per il bene della Chiesa.
La rinuncia al soglio di Pietro è qualcosa d’inedito per questo secolo, nessuno può essere pronto a un evento del genere. Eppure, girando per la piazza, quello che si percepisce sui volti che la popolano - famiglie con bambini e passeggini al seguito, anziani, ma soprattutto giovani, tanti giovani - è il sentimento di grande rispetto e condivisione per la decisione di Benedetto XVI. Di amore filiale per il proprio Papa. Anche se non è facile congedarsi da lui. È il “grazie” il tono della piazza, scritto in tutte le lingue sugli striscioni multicolori. E poi c’è il grazie semplice di due ragazzi, meno di quarant’anni in due: sono partiti da Cuneo, ci racconta Giuseppe, 20 anni. “Grazie da Cuneo”, recita, infatti, il loro piccolo cartello artigianale, scritta rossa in campo bianco. “Siamo arrivati ieri, ci è sembrato naturale essere qui. Non poteva nessuno, siamo partiti noi”. È tranquillo, sereno, dal suo modo di parlare garbato e timido traspare la gioia. Sa che il Papa continuerà a pregare per noi, a stare con noi in un altro modo.
La forza di un gesto straordinario, senza precedenti nella storia moderna del Papato - preso proprio “commisurando” le proprie forze - e la normalità di una “agenda”, quella quotidiana, che non cambia. Anche qui - tra questi due binari - sta la grandezza di un Pontefice che ha scelto il culmine dell’anno liturgico - il tempo di Pasqua - per comunicare ai fedeli il suo modo nuovo di essere con loro. Sarò con voi, anche se “nascosto al mondo”. Perché la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come ha spiegato lui stesso recitando l’Angelus. Un padre non si dimentica mai dei suoi figli: ma ci sono stagioni in cui le modalità della presenza, dell’accompagnamento, dell’accudimento possono, e a volte persino debbono, cambiare. Non per abbandonare i propri figli al loro destino, ma per chiedere loro un “salto”, una crescita, una maturazione. Che passa - come per il loro padre - anche dalla Croce, ma proprio per poter acquistare, una volta per tutte e mai su questa terra come possesso esclusivo, la pienezza della “gioia” della Resurrezione. “Salire sul monte” non significa abbandonare la Chiesa, dice il Papa, e la folla lo applaude, come poco prima, quando aveva fatto riferimento a questo momento particolare per la sua vita.
Benedetto XVI chiama, il suo popolo risponde. Oltre 100mila persone sono oggi qui, nonostante la minaccia di pioggia incombente e l’arrivo, invece, del sole, a illuminare la piazza un’ora prima dell’appuntamento. La gente, questo popolo, ha capito il suo Papa. Perché la logica dei fedeli non è quella dei media. Basta uno striscione per dimostrarlo, nove parole in tutto. C’è scritto: “Abbiamo capito, continueremo ad amarti, grazie, i tuoi giovani”. Sono una trentina, vengono da Capannoli, in provincia di Pisa, diocesi di San Miniato: per l’occasione hanno riunito il gruppo giovanile. Occhi svegli, quelli di Marco, sprizzano arguzia e intelligenza. Per lui, la scelta del Papa è una scelta “normale”, di un uomo che ha fatto i conti con la sua età, ma anche di “coraggio”, perché non insegue la ricerca del potere a tutti i costi. Applaude anche Marco, come il resto della folla, quando il Papa assicura che continuerà a servire la Chiesa con lo stesso amore e la stessa dedizione di prima, ma in modo più adatto alla sua età e alle sue forze.
Gli sguardi in su. Come sempre, durante un appuntamento familiare come l’Angelus, verso quella finestra. Ma oggi, le migliaia di persone che affollano piazza San Pietro hanno una consapevolezza in più, difficile da metabolizzare. Benedetto XVI, da quella finestra, non si affaccerà più per salutare il suo popolo. Lo vedremo ancora sul sagrato della piazza, tra tre giorni, per l’ultima udienza del mercoledì. Ma da quella finestra, no... Il pontificato di Benedetto XVI è stato una finestra aperta sul mondo. Che ci ha insegnato a tenere lo sguardo fisso su Gesù. Perché la Chiesa è di Gesù, che non le farà mai mancare nulla, come ha detto il Papa spiegando - in italiano, dopo l’annuncio in latino durante il Concistoro - le motivazioni della sua scelta ai fedeli. È questa, nella Chiesa, la vera comunicazione. Occhi negli occhi, lo sguardo rivolto verso l’alto. Quella finestra, la stessa da cui Giovanni Paolo II aveva pronunciato il suo ultimo Angelus muto, continua a “parlarci”. La folla della piazza di oggi lo sa. Prova un senso di umana tristezza per il commiato dal suo Papa. Ma sa anche immaginarlo “affacciato” a un’altra finestra, “nascosto al mondo”. Quella dell’ex convento sul Colle Vaticano dove ha deciso di andare a vivere, dopo i due mesi a Castel Gandolfo. “Nella preghiera siamo sempre vicini”, le ultime parole a braccio dell’Angelus, riconoscenti per l’affetto e la condivisione di tanti giovani, anziani e famiglie italiane. Vengono meno le forze fisiche, ma aumenta il vigore che viene dal silenzio e dalla preghiera. Anche, e soprattutto questo, è “cambiare pagina” nella storia della Chiesa.

© Copyright Sir


Paparatzifan
00lunedì 25 febbraio 2013 21:09
Da "Avvenire.it"...

25 febbraio 2013

GLI ULTIMI GIORNI DEL PONTIFICATO

«Siamo qui per l'affetto che proviamo per il Papa»

“Siamo qui per l’affetto che proviamo per il Papa e per la Chiesa”. Antonio è in piazza San Pietro con tutta la famiglia: la moglie Angela e i tre figli: Davide, Damiano e Maria Grazia. “La scelta di questo grande uomo ci ha inizialmente sconvolti, ma ora – confida Antonio – ci accorgiamo che ciò che accade è per la nostra maturazione, per rafforzare la fede della Chiesa”. Ed è questa consapevolezza che rende Antonio e Angela sereni, fiduciosi. Desiderosi solo di dire il loro grazie a Benedetto XVI.
“Penso sia una scelta da accettare senza pregiudizi, senza fare troppe ipotesi”. Antonio, di Termoli, si stacca dal gruppo delle Comunità Neocatecumenali di Campobasso. Dice di essere rimasto “sorpreso dall’annuncio”, ma, aggiunge, “ho profondo rispetto per questa decisione che certamente il Papa ha maturato nel tempo, considerando anche le sue forze fisiche”. Ed essere in piazza San Pietro è “un modo per manifestargli il nostro affetto”.

“Sono qui per dimostrare vicinanza, per far sentire al Papa che nessuno lo abbandona”. Dopo “aver preso la notizia in modo negativo”, Adriano Pristera ha maturato una convinzione: “penso sia un gesto che va rispettato pienamente”. Così, anche se “saranno i posteri a comprendere il significato reale, la vera portata di questa scelta”, Adriano ha deciso di raggiungere piazza San Pietro. Per condividere “questi ultimi momenti del Pontificato di Benedetto XVI”.

Benedetto è un “Papa da rispettare e da amare”. Teresa e suo marito aspettano che il Papa sia affacci e intanto scattano qualche foto con il loro Enzo, di dieci mesi. Vicino al passeggino ci sono anche i nonni. La piazza va riempiendosi, ma il piccolo non sembra minimamente turbato dal via vai e dal sottofondo di canti e cori. “Abitiamo nella provincia di Roma, siamo venuti qui appositamente”, dice Teresa. Che aggiunge: “Volevamo salutare il Papa, per l’ultima volta”.
“Il ministro di Cristo ha bisogno di essere appoggiato dalla preghiera di chi ama Gesù”. Suor Bernardetta è convinta che in questo momento il raccoglimento e il silenzio siano fondamentali. “Dobbiamo pregare”, ripete suor Bernardetta, che è di origine croata, “perché, come ci ha ripetuto tante volte Benedetto XVI, dobbiamo allontanarci dalle esigenze materiali che ci fanno deviare, come è successo agli apostoli, allo stesso San Pietro che ha rinnegato il suo Signore per debolezza”.
“Anche se farà una vita nascosta, Benedetto XVI continuerà ad operare per il bene della sua Chiesa”. Ne è convinta Christina per la quale Ratzinger “porterà avanti il rinnovamento della Chiesa nella preghiera e in comunione con Dio”. “Sono qui – dice con tipico accento tedesco – per dare testimonianza e sostegno al Santo Padre: oggi in piazza San Pietro si è visto concretamente un popolo in comunione con il Papa, unito dallo Spirito in nome di Cristo”.

“Sono qui per dirgli grazie. Il Papa è molto bravo, è cosciente della sua missione: ha capito che la Chiesa ha bisogno di un Papa forte. Lui è anziano e si è reso conto che non ce la faceva: per questo ha deciso di lasciare”. Per don Firmino, originario del Ciad, quello di Papa Benedetto è un gesto che merita rispetto e ammirazione. “Sono stato tante volte in piazza la domenica per la recita dell’Angelus – spiega – ma oggi è un giorno speciale”.
“Volevamo stare vicini al Papa in questo momento difficile, per trasmettergli l’amore che la Chiesa ha per lui”. Al termine dell’Angelus, Pietro si stacca per un attimo dal gruppo di giovani famiglie che ha raggiunto la piazza con bimbi e passeggini. “Sono stati anni bellissimi: diverso da Giovanni Paolo II, ma non meno profondo, Benedetto XVI mi ha aiutato molto, anche come famiglia”. Ecco perché non poteva non esserci, tra la folla che il Colonnato del Bernini fatica a raccogliere.
“Il potere è come una droga: il Papa invece ha fatto un gesto di grande umiltà, per rinunciare occorre coraggio”, ripete padre Alexander Palliparambil, religioso agostiniano di origine indiana che è a Roma per terminare gli studi di patrologia. “Mi sono commosso è un momento unico della vita”, confida padre Alexander che si ritiene “fortunato” per aver potuto partecipare ad un altro evento storico: la morte di Giovanni Paolo II. A quel ricordo, vivo e indelebile, se ne è aggiunto uno nuovo.

Andreina Spuri ha partecipato alla notte di adorazione organizzata dai Papaboys nella parrocchia di Santa Maria alle Fornaci. Ed è felice di essere in piazza. “Con il cuore pieno di gratitudine per il bene che questo Papa ha fatto alla Chiesa e ad ognuno di noi, e per il bene che farà nel silenzio, nel nascondimento”, sottolinea Andreina che di Benedetto XVI porterà nel cuore “il rigore con cui ci ha confermato nelle verità della nostra fede, la sua umanità fatta di forza, di dolcezza e mitezza, la preparazione teologica, la capacità di arrivare al cuore delle persone”.

Giusto il tempo per organizzare una trasferta lampo dalla Sardegna e la famiglia Satta è arrivata a Roma “per pregare con Benedetto XVI”. Tonino, delegato regionale dell’Azione Cattolica, sua moglie Pinuccia e i figli Grazia e Ignazio sono partiti da Sassari. “Nonostante la grande corsa per incasellare tutti gli impegni, mi sento bene, sono sereno”, confida Tonino. “Questo – aggiunge – è un momento bello di affetto e di incoraggiamento”.
“Questa è una giornata importante: certamente il Pontefice ha vissuto un momento di crisi ed è giusto fargli sentire il nostro sostegno”, sottolinea Ida che a piazza San Pietro è arrivata con il fratello Paolo. “Sono qui – spiega - pur avendo il biglietto per un treno che parte fra poco e che spero di riuscire a prendere per poter votare, a 400 chilometri da qui”. Ma ha voluto esserci. Come domenica scorsa e come quella domenica di solidarietà al Papa, dopo la visita annullata all’Università La Sapienza.

Con una mano stringe un fazzoletto blu della Comunità Cattolica Shalom e con l’altra sorregge l’enorme striscione bianco con la scritta blu a caratteri cubitali: “Grazie, Santo Padre”. Luciana è brasiliana fa parte del movimento di laici e consacrati nato in terra carioca, ormai diffuso in diversi Paesi e che tra le sue sedi ne ha una a Roma e una a Civita Castellana. “Riconosciamo in lui la presenza di Pietro: Benedetto XVI è e resterà sempre un grandissimo testimone dell’amore di Dio e dell’umiltà”, dice Luciana.
“Sono molto dispiaciuto per la rinuncia di Benedetto XVI che considero un grandissimo Papa, coraggioso e santo”. Sono questi sentimenti che si agitano nel giovane cuore di Edoardo, studente universitario di Roma, che ha voluto manifestare la sua vicinanza ad un Papa che “certamente ha preso questa decisione con una terribile sofferenza”. “Il Papa non scende dalla Croce, lascia che ce lo inchiodino, per consentire al Successore di continuare la sua opera di purificazione”, dice con convinzione.
“Volevamo salutare il Papa che è una figura che ci sta a cuore”. Fabio, insieme a sei amici dell’Oratorio Santi Pietro e Paolo di Mezzate, è arrivato a Roma da Peschiera Borromeo. “A Madrid siamo andati noi ad incontrarlo, a Milano è venuto lui da noi e oggi siamo qui, a casa sua, per salutarlo ancora una volta”, spiega Fabio che ha rinunciato all’incarico di scrutatore al seggio per essere in piazza San Pietro. “Per noi – spiega - rappresenta un punto di riferimento, un Papa che ha saputo andare controcorrente”.

Stefania Careddu


Paparatzifan
00martedì 26 febbraio 2013 09:22

VATICANO, A CHIUDERE LA PARTITA E’ STATA LA PAROLA DI BENEDETTO XVI

L’arcivescovo accusato di abusi
“Mi dimetto e chiedo scusa”

O’ Brien messo alle strette lascia la carica: non parteciperà al Conclave

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

A chiudere la partita è stata domenica pomeriggio la parola di Benedetto XVI. Poco prima le telefonate Oltremanica di Bertone e del suo vice Becciu al nunzio Mennini avevano accertato la fondatezza delle pesantissime accuse che dilagavano sui mass media britannici.
A quel punto il decano Sodano, strenuo difensore delle prerogative cardinalizie (ma anche capo dell’ala diplomatica della Curia) ha abbandonato al suo destino il porporato scozzese.
Il risultato è che ieri Keith O’Brien ha rinunciato al viaggio a Roma, travolto dalla bufera per le molestie omosessuali («comportamento inappropriato»). Il segnale esterno del pressing vaticano sul conclavista più discusso era già arrivato domenica mattina. «Benedetto XVI è informato sul problema e la questione è ora nelle sue mani», aveva dichiarato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Era il segno che O’Brien poteva ormai cestinare il biglietto acquistato per volare oggi nella città eterna. Neppure Sodano, sempre pronto (codice canonico alla mano ) alla salvaguardia corporativa delle prerogative del Sacro collegio, ha tentato un salvataggio «in extremis». Stavolta non solo un porporato può essere processato, ma gli si possono pure sbarrare le porte della Cappella Sistina.
Non è più tempo per alzate di scudi dei principi della Chiesa in soccorso di uno di loro.
In mezzo mondo le cronache ribollono di esempi di presunta indegnità di elettori . Nei giorni scorsi erano stati i cattolici americani a chiedere che non entrasse in conclave Roger Mahony, finito davanti ai magistrati per aver coperto abusi sessuali di preti della sua diocesi. Stessi strali contro l’irlandese Brady e il belga Dannels.
E i maggiorenti wojtyliani Dziwisz, Re,Sandri, Rodè sono nel mirino per aver a lungo difeso il pedofilo Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo.
Guai a Milwaukee pure per il «big Dolan. In questo clima di scandali e con l’anticipo del conclave anche per scongiurare l’effetto «contagio», Benedetto XVI ha accolto la rinuncia al governo della diocesi di Edimburgo di O’Brien: 4 suoi ex seminaristi gli addebitano episodi scabrosi di trent’anni fa.
La sua richiesta di scuse diventa un’ammissione di colpevolezza. Il primate di Scozia alla fine si piega alle ragioni di Roma ed esprime pubblicamente la scelta di restare a casa. Decisione personalissima e di opportunità. Anche se per la Chiesa nessun indegnità dei conclavisti può inficiare la validità della elezione di un Papa, Ratzinger ha voluto garantire la scelta del suo successore Un conclave al riparo da ogni critica, dentro e fuori dalla Chiesa, e da accuse di interferenza La priorità è «sminare» la strada che può portare all’apertura del conclave prima del 15 marzo. La voce più esplosiva al capitolo «impresentabili» era proprio O’Brien: fama da conservatore, il premio «Bigotto dell’anno» dall’associazione pro-gay Stonewall, l’apertura al matrimonio dei sacerdoti.
Il dossier con le testimonianze delle sue molestie era stato trasmesso al nunzio apostolico in Gran Bretagna, Antonio Mennini, stimato e influente nei Sacri Palazzi. O’Brien nei mesi scorsi aveva rassegnato le dimissioni. Ieri l’uscita di scena formale, per raggiunti limiti di età, anche se compirà i 75 anni per la pensione da presule il 17 marzo. «Non voglio che i media si concentrino su di me, quanto piuttosto su Benedetto XVI e sul suo successore, chiedo scusa a quanti ha offeso con il mio comportamento»,afferma il porporato. Padre Lombardi chiosa :«Il Papa non ha voluto lasciare in sospeso decisioni che aveva in mente». Il paragrafo 40 del Motu Proprio che agevola l’assenza dal conclave ha aiutato. «L’obbligo di partecipare è stato reso più flessibile per ragioni gravi ed evidenti.-spiega il costituzionalista Francesco Clementi-. Le presenze ingombranti accrescono nella Sistina il peso delle scelte anche per le ricadute mediatiche».

© Copyright La Stampa, 26 febbraio 2013
Paparatzifan
00martedì 26 febbraio 2013 10:40
24 febbraio 2013


L'ULTIMO ANGELUS DEL PAPA

Il Papa ci ha detto che la Chiesa ha bisogno di testimoni
Cinque minuti. Sono pochi, cinque minuti, ma bastano per lasciare il segno. I 100-150mila che guardavano la finestra di Benedetto XVI non li dimenticheranno, quei cinque minuti all’Angelus, l’ultimo del suo pontificato.

Ricordando il Vangelo di ieri dedicato alla Trasfigurazione – un Vangelo che sembrava scelto per lui -, ha detto che Dio chiama anche lui a “salire sul monte, a dedicarsi ancora di più alla preghiera e alla meditazione, ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi. Se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirlo con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze”.

Un’altra lezione di realismo e di fede, un altro omaggio all’Amato e alla sua Amata, la Chiesa. Un’altra conferma della straordinaria capacità del “professor Ratzinger” di spiegare ai semplici le cose ultime. Ultime perché arrivano al fondo dell’esistenza, dove non servono tante parole, dove la cosa più preziosa è la testimonianza.

E a tutta quella gente arrivata da chissà dove per dirgli il suo affetto, a quelle facce col naso all’insù, ai molti visi rigati da lacrime di commozione, Benedetto ha testimoniato che l’affetto più grande è spendere la vita per l’Amata, servire la Chiesa come la cosa più cara che si ha. Non tenere la vita per sé, ma offrirla sapendo che solo così la si può veramente conquistare.

Ci ha detto che la Chiesa ha bisogno di testimoni, oggi più che mai, e che il modo migliore per ringraziarlo è metterci sulla strada che lui sta percorrendo. Salire sul monte, senza voltarsi indietro. Dedicandosi ancora di più alla preghiera e alla meditazione, sapendo che questo non significa abbandonare l’Amata, ma amarla con tutte le forze che sono rimaste a disposizione.​

Giorgio Paolucci
da Avvenire
Paparatzifan
00martedì 26 febbraio 2013 11:04

25/02/2013

Scorta

L'ipotesi di una `scorta´ anche nel cielo per Benedetto XVI, quando sarà in volo in elicottero verso Castel Gandolfo, e misure di sicurezza rigide nel giorno del suo addio mercoledì prossimo, quando sarà proibito anche l'ultimo baciamano al Pontefice. A Roma è stato messo a punto il piano sicurezza per gli ultimi giorni di pontificato di Ratzinger.

Oggi in Questura a Roma si è svolto un tavolo tecnico sulla sicurezza per definire gli ultimi dettagli dell'udienza generale di mercoledì, alla quale parteciperanno alcuni capi di Stato e personalità mondiali. Tra le partecipazioni in Vaticano, è prevista anche quella del segretario di Stato americano, John Kerry, già a Roma per una visita ufficiale in Europa sulle questioni della crisi siriana e quella israelo-palestinese. In campo scenderanno 600 uomini ed è nuovamente prevista le presenza di agenti in borghese e tiratori scelti, appostati sui tetti o se necessario sugli edifici religiosi. Giovedì 28 il papa lascerà il Vaticano in elicottero nel pomeriggio e si sta valutando l'ipotesi di scortarlo in aria fino al Castel Gandolfo. In ogni caso il volo sarà costantemente monitorato. Sempre per motivi di sicurezza, mercoledì, al termine dell'ultima udienza generale, non ci sarà il consueto accesso al saluto al Papa con il `baciamano´. A mobilitarsi per mercoledì, quando è previsto un arrivo minore di fedeli rispetto ai centomila di domenica scorsa, è stato anche il Campidoglio, che ha già pronto il piano per la mobilità. La Metro A sarà a pieno regime, ci saranno navette di supporto, biglietterie mobili e in strada volontari della protezione civile e vigili urbani. Nel corso di una riunione in Campidoglio, col sindaco Gianni Alemanno e l'assessore alle Politiche della Mobilità Maria Spena, coordinata dal vice capo di Gabinetto Giammario Nardi con le aziende della mobilità e i responsabili del Dipartimento Mobilità, è stata confermata la validità dell'organizzazione messa in campo in occasione dell'Angelus di ieri e del 17 febbraio scorso. Tre i nodi strategici per la gestione della mobilità: Termini, Ottaviano e lungotevere in Sassia. Un ruolo decisivo lo svolgerà la metro A che funzionerà a pieno regime permettendo il trasferimento dei fedeli dalla stazione Termini a Ottaviano, a pochi passi, dal Vaticano in pochi minuti.

Giacomo Galeazzi
Da Vatican Insider
Paparatzifan
00martedì 26 febbraio 2013 13:59

Continueremo a chiamare il Papa Sua Santità. Il suo abito sarà la talare bianca semplice

CITTA' DEL VATICANO - Benedetto XVI, dopo il termine del Pontificato, avrà il titolo di "Papa emerito" o "Romano Pontefice emerito". Lo ha annunciato padre Federico Lombardi, aggiungendo che ci si potrà ancora rivolgersi a Ratzinger chiamandolo "Sua Santità". Il portavoce vaticano ha inoltre reso noto che il "Papa emerito" continuerà a portare l'abito bianco, ma sarà una veste talare semplice, senza mantellina. Invece non indosserà più l'anello del pescatore e il sigillo che utilizzava sarà distrutto. (Repubblica)
Paparatzifan
00martedì 26 febbraio 2013 15:20
26/02/2013

Ratzinger continuerà a chiamarsi Benedetto XVI

Manterrà il titolo di Sua Santità, sarà «Papa emeritto», vestirà la talare semplice bianca, non porterà più le scarpe rosse. Il 4 marzo la prima congregazione dei cardinali

ANDREA TORNIELLI
Città del Vaticano

Joseph Ratzinger conserverà il nome papale anche dopo le 20 del prossimo 28 febbraio, quando lascerà il pontificato: continuerà a chiamarsi Benedetto XVI e ci si rivolgerà a lui come a Sua Santità. Diventerà «Papa emerito» o «Romano Pontefice emerito».

Il portavoce vaticano, durante il briefing con i giornalisti, ha spiegato che Ratzinger continuerà a vestirsi di bianco, ma con la talare semplice, non con la «pellegrina», quella specie di mantelletta delle talari vescovili. Inoltre, ha detto Lombardi, non porterà più le scarpe rosse. «Ma il Papa ne aveva anche di marroni - ha spiegato il portavoce - e in particolare era molto contento per un paio di scarpe che gli sono state donate durante il viaggio in Messico del 2012, a Leòn».

Alle 20 di giovedì l'anello del pescatore e il sigillo papale saranno distrutti. Ratzinger continuerà a portare un anello, ma non più quello papale. L'inizio della sede vacante, la sera del 28 febbraio, sarà visivamente segnato dal fatto che le guardie svizzere incaricate di vigilare sul Papa, dalla sera di quel giorno lasceranno Castel Gandolfo, perché da quel momento il Papa non ci sarà più.

Per quanto riguarda l'inizio delle congregazioni generali dei cardinali, il decano Angelo Sodano farà partire la convocazione per i porporati il giorno 1° marzo: questo significa che la prima congregazione si terrà lunedì 4 marzo, non prima. E dunque prima della prossima settimana non sarà possibile conoscere la data del conclave.

Da Vatican Insider
Paparatzifan
00martedì 26 febbraio 2013 23:44
Il card. Vallini: "Roma vuole bene al Papa, domani folla a S. Pietro"

Alla vigilia dell’ultima udienza di Benedetto XVI, mentre la città di Roma organizza un piano straordinario per la mobilità e l'adozione di speciali misure di sicurezza, i fedeli si accingono a recarsi in piazza per testimoniare al Papa il proprio affetto, mobilitati dal cardinale vicario Agostino Vallini. Nell’intervista di Luca Collodi, il porporato spiega come la diocesi si stia preparando all’evento:

R. - Non potevamo fare diversamente, è un’esigenza del cuore e della fede. Non dimentichiamo che il Santo Padre è il vescovo di questa diocesi. Roma, peraltro, vuole molto bene al Papa, sente verso di lui un trasporto particolare così che, certo, all’ultimo atto pubblico non poteva mancare. Io credo che domani in piazza San Pietro ci sarà tanta gente di Roma e del mondo.

D. – Come vi state organizzando con le parrocchie?

R. - L’organizzazione è molto semplice, è lasciata l’iniziativa a ogni parrocchia. Sento anche da parte di parroci numeri molto elevati di persone: non dimentichiamo che è giornata lavorativa ma molti saranno presenti lo stesso.

D. – La rinuncia del Papa al Pontificato è un atto di fede, ma anche un atto di governo della Chiesa…

R. - È un atto al quale abbiamo assistito all’inizio un po’ sgomenti. Io ricordo la reazione immediata quando ho ascoltato il discorso del Santo Padre, l’11 febbraio, ma poi riflettendo a distanza anche di poche ore, si è capita la grande portata di questa scelta, dettata certo dalla rettitudine e dalla grande fede di Papa Benedetto che, con il crescere dell’età e guardando alle esigenze della Chiesa, ha ritenuto di prendere una decisione assolutamente nuova. Lui, però, non va via dalla Chiesa, lui rimane prega e continua d esercitare la sua funzione di Pastore orante.

D. – Tra l’altro, dobbiamo dire che la diocesi di Roma avrà un vescovo emerito molto importante…

R. – Certo e a cui siamo molto legati, a cui vogliamo molto bene, a cui siamo anche molto grati perché le visite che il Santo Padre ha fatto in questi anni nelle parrocchie sono state visite che hanno sempre lasciato il segno. La presenza del Papa ha ravvivato il cammino spirituale e anche gli aspetti talvolta aggregativi dei quartieri. Si sono adoperati tutti, dalle istituzioni locali, le parrocchie, i movimenti, le associazioni, ed era veramente un tripudio di gioia accogliere il Santo Padre che poi, con tanta benevolenza, seguiva e benediceva.

D. - Per concludere, quale è stato il legame di Papa Benedetto con Roma?

R. – Un legame intenso, espresso esteriormente con occasioni un po’ tradizionali, ma anche in alcune nuove. Posso dire anche un piccolo aneddoto: quando avevo il privilegio di andare in udienza, mi diceva: “Sono contento stamattina, così posso fare più direttamente il vescovo di Roma”. Questo certo mostrava tutta la sua passione, il suo interesse di Pastore per la nostra Chiesa. E poi tutte le linee pastorali che il Papa ci ha dato: lui introduceva i convegni con un discorso - convegni diocesani annuali - incontrava i sacerdoti il giovedì dopo le Ceneri, poi i seminaristi, la celebrazione del Giovedì Santo, la processione del Corpus Domini… Il rapporto del Papa con Roma, se quantitativamente non era quotidiano perché aveva da attendere al governo della Chiesa universale, era però molto intenso ed era da lui molto seguito.

D. – Cardinale Vallini, il suo umano atteggiamento nei confronti di questo momento storico per la vita della Chiesa?

R. – Io l’ho vissuto innanzitutto con grande partecipazione emotiva, poi con grande gratitudine per tutto quello che anche personalmente ho ricevuto da lui e certo l’insegnamento, la testimonianza, di Papa Benedetto è profondamente presente nel mio cuore e lo sarà ancora.

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Paparatzifan
00mercoledì 27 febbraio 2013 00:02
LA RINUNCIA DEL PAPA

Sarà sempre "Sua Santità"

Il titolo, l'abito, gli ultimi giorni e le ore del pontificato. Come si svolgerà, domani, l'ultima udienza. Clima di preghiera e messaggi da tutto il mondo. Forse il 4 marzo le Congregazioni generali

Come ci si dovrà rivolgere al Papa, dopo il 28 febbraio? “Continueremo a rivolgerci a Lui chiamandolo Sua Santità, perché questo è stato e continuerà a rimanere”, la risposta di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ai giornalisti, nel briefing di oggi. Il titolo di Benedetto XVI, dalla fine del pontificato, sarà “Papa emerito” o “Romano Pontefice emerito”, ha aggiunto il portavoce vaticano. Quanto all’abito che indosserà, sarà “la talare bianca semplice”, ha informato padre Lombardi, non accompagnata però più dalla tradizionale mantellina sulle sue spalle. Una curiosità riguarda le scarpe: non vedremo più ai piedi del Papa le tradizionali scarpe rosse, ma normali scarpe marroni. “Risulta che il Papa è molto contento delle scarpe che gli sono state donate a Léon durante il viaggio in Messico”, ha rivelato padre Lombardi: “Conta di continuare a usarle, perché le trova molto comode e molto confortevoli. Le apprezza e continuerà a utilizzarle”. Il Papa, infine, “non userà più” l’anello del pescatore, ma “un altro anello”, che non sarà però più “l’anello classico, legato al ministero del Pontefice”. L’anello del pescatore, come il sigillo di piombo, “devono essere annullati”, come prevede la Costituzione “Universi Dominici Gregis”. “Il Camerlengo e i suoi collaboratori provvederanno”, ha assicurato padre Lombardi.

Preghiere e messaggi. Oggi per il Papa, ha riferito padre Lombardi, è una giornata “senza udienze e senza discorsi”, come in genere è il martedì, “dedicata alla preghiera e alla preparazione delle giornate importanti di domani e dopodomani”, ma anche a tutte le modalità implicite nello “spostamento a una residenza diversa”, rispetto al palazzo apostolico, ad esempio “facendo una distinzione tra i documenti che riguardano il governo della Chiesa, che andranno negli Archivi vaticani, e i documenti e gli appunti di carattere personale, che lo seguiranno anche nella nuova residenza”. In questi giorni, ha informato il portavoce vaticano, stanno arrivando al Santo Padre “moltissimi messaggi da ogni parte del mondo”, con l’espressione di “sentimenti di gratitudine e di vicinanza”, da parte di “personalità anche di grande rilievo, come i capi di Stato”. Nel briefing odierno, padre Lombardi ha sottolineato il “clima di preghiera” con cui la Chiesa sta vivendo questi giorni, favorito anche dal “bel messaggio del cardinale segretario di Stato a monasteri di vita contemplativa”.

L’udienza di domani. Sono già 50mila i biglietti prenotati per l’udienza generale di domani - l’ultima del pontificato di Benedetto XVI - “Sua Santità Benedetto XVI, Papa emerito” o “Romano Pontefice emerito”, come si chiamerà dopo il 28 febbraio, data da lui stesso decisa per la rinuncia al ministero di successore di Pietro. “Lo schema dell’udienza - ha confermato padre Lombardi - è quello abituale, è previsto solo un giro un po’ più ampio tra la folla”, a bordo della “Papamobile”. Poi ci sarà la catechesi classica del mercoledì, con i saluti in diverse lingue. Non ci sarà, inoltre, il “baciamano” previsto di solito al termine dell’udienza: “Non per motivi di sicurezza”, ha precisato il portavoce, ma per il motivo “intuibile che tutti vorrebbero fare il baciamano”. Il Papa, così, ha scelto “un criterio semplice e uguale per tutti, senza preferenze per l’uno o per l’altro”. Dopo l’udienza invece - e dunque dopo la fine dell’udienza pubblica - ci sarà il baciamano “con alcune autorità che hanno il rango di Capi di Stato”, come il presidente della Slovacchia, le autorità di San Marino, il presidente della Baviera e il principe di Andorra.

Il saluto ai cardinali e la partenza per Castel Gandolfo. Giovedì 28, alle 11, il Papa saluterà, nella Sala Clementina, i cardinali che sono presenti a Roma. Sarà la prima cerimonia dell’ultimo giorno del suo pontificato, alla quale “si prevede parteciperà un buon numero di cardinali già arrivati a Roma”, ha detto padre Lombardi nel briefing di oggi. “Si prevede un breve saluto del decano all’inizio, e poi i saluti personali del Santo Padre a ogni cardinale”, ha informato il portavoce. Nel pomeriggio, stando al programma messo a punto dalla Prefettura della Casa Pontificia, alle 16.55 è prevista la partenza in auto del Santo Padre dal Cortile di San Damaso, dove saluterà i superiori della segreteria di Stato e sarà salutato dal picchetto d’onore della Guardia Svizzera. All’eliporto il saluto del cardinale decano, poco dopo le 17 partirà il corteo. L’arrivo a Castel Gandolfo è previsto alle 17.15, dove il Papa sarà accolto dal presidente e dal segretario del Governatorato vaticano, dal responsabile delle Ville Pontificie, dal vescovo di Albano, dal sindaco e dal parroco di Castelgandolfo. Alle 17.30 il Papa si affaccerà dalla loggia centrale del palazzo apostolico per salutare i fedeli della diocesi di Albano. Alle 20, quando cesserà il pontificato e inizierà la Sede Vacante, la Guardia Svizzera terminerà il suo servizio, lascerà la guardia della porta e il portone del palazzo verrà chiuso.

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Paparatzifan
00mercoledì 27 febbraio 2013 08:50
Papa: card. Scola, da lui alto magistero e straordinaria umilta'

(ASCA) - Milano, 26 feb

Tutta la diocesi di Milano vuole esprimere un ''grazie sentito al Santo Padre per il dono del suo ministero pastorale cosi' ricco di fede, di testimonianza, di alto magistero e di straordinaria umilta'''. Da qui il desiderio di unirsi ''nella preghiera'', e nella ''filiale vicinanza a Benedetto XVI''. Ad esprimere questi sentimenti a nome di tutta la comunita' cristiana meneghina e' stato, questa sera, l'arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola che ha tenuto in Duomo la catechesi in occasione della seconda tappa della Via Crucis ''Stabat Mater dolorosa''.
Di fronte ai fedeli riuniti in Duomo e provenienti dalle parrocchie, dai gruppi e dai movimenti della diocesi, il porporato ha ricordato che nel corso ''di una intensa e familiare conversazione'' avuta con Joseph Ratzinger, il Papa, ad un certo punto, ha detto: ''ci ha fatto riflettere sulla centralita' geografica della Lombardia rispetto all'Europa, per poi uscire nella seguente affermazione: 'La Lombardia e' chiamata ad essere il cuore credente dell'Europa'. E' una responsabilita' - ha sottolineato Scola - che riguarda ogni fedele, qualunque sia il suo stato di vita''.

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Paparatzifan
00mercoledì 27 febbraio 2013 16:06

Oggi è l'ultima volta che vediamo il Papa

Stefano Filippi

Roma
Arriverà alle 10 e mezzo sulla papamobile scoperta e ci sarà il sole. Attraverserà piazza San Pietro, salirà sul sagrato davanti alla basilica. Pregherà, pronuncerà l'ultimo discorso pubblico e darà la benedizione con il suo sorriso gentile e i gesti misurati. Poi tornerà a fendere la folla, sulla jeep bianca giungerà fino a via della Conciliazione, saluterà il popolo che lo acclama e non vorrebbe lasciarlo andare. Poco dopo mezzogiorno sarà di nuovo nel suo appartamento, «nascosto al mondo». E di persona non lo vedremo più. Domani dopo le 20, cioè dopo le sue dimissioni e l'avvio della sede vacante diverrà «pontefice emerito» o «papa emerito». L'ultima udienza di Benedetto XVI è il saluto a un amico che parte per non tornare. C'è bisogno di vederlo, abbracciarlo, prenderne le ultime parole, fargli sentire che non è solo e non lo sarà, anche se magari si fatica a capire fino in fondo perché ha deciso così. Ma il giorno della partenza non ci si attarda a discutere: l'importante è esserci, fissare l'ultima immagine, catturare il ricordo che tenga compagnia.
Joseph Ratzinger è l'amico timido che scopri a poco a poco. Mite, profondo, essenziale, che non concede nulla allo spettacolo o al sentimentalismo, tantomeno in questi giorni di fine pontificato. Ha accennato alla sua decisione con poche parole per non alimentare rimpianti, ha ringraziato tutti e ha invitato a pregare per lui. Ora le domande si fanno più pressanti, come per una persona cara lontana: come sta, che cosa fa, sarà contento, come guarderà al futuro. Sentirà la nostra mancanza? Certo, esattamente come noi avvertiamo lo strappo. Ma papa Ratzinger ha rassicurato tutti e lo farà anche oggi come domenica all'Angelus: sereno, deciso, afferrato da Cristo.
L'ultima udienza sarà una serie di flash-back che si rincorreranno sotto il colonnato durante l'attesa. La sua prima apparizione alla Loggia delle benedizioni, con i polsini di una maglia nera sotto le maniche della tunica invece che una camicia bianca con gemelli. Il papa a Rebibbia, che non condanna i reclusi ma si dice «commosso dalla vostra amicizia». Il teologo abituato a una vita riservata che entusiasma le piazze e riempie stadi e aeroporti. L'uomo di fede che sfida la ragione di intellettuali, politici, giuristi nelle capitali culturali di un'Europa smarrita, al Collège des Bernardins di Parigi, alla Westminster Hall di Londra, al Bundestag di Berlino. Le lacrime davanti a persone abusate da preti pedofili. Le denunce della «sporcizia che deturpa il volto della Chiesa».
E poi gli incontri fatti di domande e risposte «all'impronta», come l'ultima «piccola chiacchierata» di 10 giorni fa con i preti di Roma a parlare del Concilio Vaticano II: episodi di cinquant'anni addietro raccontati come fossero appena successi, tre quarti d'ora a braccio senza perdere il filo, in una lingua che non è quella materna, interrompendosi una sola volta per un sorso d'acqua. O la calda sera a Milano dell'incontro con le famiglie, quando una bimba vietnamita chiese a Benedetto XVI di «quando eri piccolo come me» e il vecchio papa rievocò le domeniche in Baviera, la musica, i pranzi, le passeggiate nei boschi, la gioia per le cose piccole.
«Se cerco di immaginare un po' come sarà in Paradiso, mi sembra sempre il tempo della mia giovinezza», confessò: eppure erano i tempi «della guerra, della dittatura, della povertà» che non impedirono al giovane Joseph Ratzinger di crescere «nella certezza che è buono essere un uomo, perché vedevamo che la bontà di Dio si rifletteva nei genitori e nei fratelli. Penso che in Paradiso dovrebbe essere simile a come era nella mia gioventù. In questo senso spero di andare “a casa”, andando verso l'“altra parte del mondo”». Così disse Benedetto XVI quel 2 giugno 2012 all'aeroporto di Bresso davanti a 500mila persone, e così ripeterà a se stesso ora che ha preso la strada del ritiro. «È buono essere un uomo»: quanti di noi, malati di modernità, giovani o anziani, lo potrebbero ripetere con la stessa immediatezza?
L'ultima udienza di Benedetto XVI assomiglierà alle precedenti. Sarà carica di certezze semplici, come quelle dell'ultimo tweet: «In questo momento particolare, vi chiedo di pregare per me e per la Chiesa, confidando come sempre nella Provvidenza di Dio». Ma anche di domande, come quelle riproposte nel penultimo Angelus: «Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l'io o Dio?». Un papa che rinuncia pone tutti di fronte a questo bivio. Dice: Dio è la certezza che permette di vincere le paure, guardate a lui, non a me. «Addio», appunto. E questo saluto perde l'ultimo velo di tristezza.

© Copyright Il Giornale, 27 febbraio
Paparatzifan
00mercoledì 27 febbraio 2013 16:46
OGGI L’ULTIMO ABBRACCIO CON LA PIAZZA

Il desiderio di Benedetto XVI
“Chiamatemi Papa emerito”


GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

Resterà «Sua Santità Benedetto XVI». Alle 20 di domani il picchetto della Guardia Svizzera sguarnirà il portone della residenza di Castel Gandolfo e Joseph Ratzinger sarà «Papa emerito» o «Romano Pontefice Emerito».
Vestirà la talare bianca, senza mantellina. Sfilerà dalla mano l’anello del pescatore e tornerà a indossare quello vescovile. Titolo, veste, elementi dal valore anche simbolico. È stato lui ad indicarli «Ha detto: desidero chiamarmi cosi», riferisce padre Federico Lombardi. Niente titolo di vescovo emerito di Roma. Il Papa non tornerà nemmeno alla talare nera, che pure da cardinale amava indossare spesso al posto di quella porpora. Porterà la veste bianca, ma lascerà le scarpe rosse. «Il Pontefice ha gradito il dono delle scarpe marroni realizzate per lui dagli artigiani di Leon in Messico e continuerà ad utilizzarle», precisa Lombardi.
Trasloco quasi ultimato. Tra i bagagli del Papa non ci saranno i documenti legati al pontificato e al governo della Chiesa, nè quelli del periodo in cui guidava l’ex Sant’Uffizio. Lo seguiranno solo gli appunti di carattere più personale. Gli altri andranno agli archivi competenti. Oggi l’udienza e domani l’ultimo giorno da Papa e, forse suo malgrado, Ratzinger sarà tutta la giornata sotto i riflettori: prima l’udienza per il saluto con i porporati, nel pomeriggio il trasferimento in elicottero a Castel Gandolfo. La gente vedrà per l’ultima volta Benedetto XVI (almeno nella sua veste di Papa) domani alle 17.30 quando si affaccerà dalla loggia del palazzo di Castel Gandolfo per salutare i fedeli nella piazza antistante. Poi si chiuderà la finestra e Ratzinger si ritirerà per una vita isolata nella preghiera. Il segno pubblico, visibile, della fine del pontificato sarà legato ai suoi «angeli custodi».
Alle 20 di domani si chiuderà il portone del Palazzo di Castel Gandolfo e gli «svizzeri» lasceranno la guardia: da quel momento in poi loro punto di riferimento sarà il Collegio dei cardinali, fino alla fumata bianca in conclave. Il titolo di «Papa emerito» e la veste bianca vanno insieme. «L’ipotizzata dizione “vescovo emerito di Roma” avrebbe causato confusione - spiega Lombardi -.Hanno riflettuto e lavorato autorevoli esperti», però alla fine «ha deciso l’interessato». Alcuni giuristi della Curia Romana avevano immaginato che Ratzinger potesse vestire una talare giallo oro ed essere chiamato «Sua Beatitudine» come i patriarchi orientali. Domani si abbassano le luci sui 7 anni, 10 mesi e 9 giorni del pontificato. Termina il regno della «purificazione».
Ma la bufera continua. «Ci sono vittime degli abusi dei preti per cui abbastanza non è mai abbastanza», afferma il conclavista William Levada, favorevole come Dolan alla partecipazione del connazionale Roger Mahony all’elezione pontificia malgrado le accuse di aver coperto il clero pedofilo di Los Angeles. «Si è scusato per gli errori di giudizio fatti in passato», spiega Levada. E sul suo blog Mahony scrive: «Prego anche per quei miei nemici che non possono proprio perdonarmi».

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Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 05:18
Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso": così Benedetto XVI all'ultima udienza generale

Oltre 150mila fedeli sono affluiti in Piazza San Pietro per salutare il Papa in occasione dell’ultima udienza generale del suo pontificato a testimoniare il grande affetto e la gratitudine di tutta la Chiesa per Benedetto XVI.

"Vi ringrazio ha detto il Papa - di essere venuti così numerosi a questa ultima Udienza generale del mio pontificato. Grazie di cuore sono veramente commosso e vedo la Chiesa viva. Penso dobbiamo anche dire un grazie al Creatore, per il tempo bello che ci dona, adesso ancora nell’inverno. Come l’apostolo Paolo nel testo biblico che abbiamo ascoltato – ha affermato - anch’io sento nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. In questo momento il mio animo si allarga per di abbracciare tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo”.

Il Papa ha quindi sottolineato “di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10)”.

“In questo momento – ha proseguito - c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e vive nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia”.

Benedetto XVI ha ricordato che uando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ha accettato di assumere il ministero petrino, ha avuto ferma questa certezza che lo ha sempre accompagnato, questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio: "In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai anche con tutte le mie debolezze. Otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha veramente guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua e il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore".

“Siamo nell’Anno della fede – ha aggiunto - che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio d’avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!”.

Quindi il Papa ha detto che non è solamente Dio che vuole ringraziare in questo momento: “Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è sua la prima responsabilità; e io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella mia preghiera, con il cuore di padre”.

“Vorrei – ha continuato - che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio”.

Benedetto XVI ha poi ringraziato “di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo che nelle ultime settimane” gli hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera: “Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, non un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi poter toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino, ma vediamo come la Chiesa è viva oggi”.

“In questi ultimi mesi – ha confessato - ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi”.

Poi ha continuato: “Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della vostra comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui”.

“Il ‘sempre’ – ha osservato - è anche un ‘per sempre’ - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio”.

“Ringrazio tutti e ciascuno – ha proseguito - anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che voglio vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito. Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia”.

Il Papa ha così concluso: “Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!”.

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Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 05:21
Papa: il fuochista della Sistina, ho pianto per l'addio di Ratzinger

Citta' del Vaticano, 27 feb. - (Adnkronos) - L'ultima udienza di Benedetto XVI ha fatto emozionare anche uno dei fuochisti di lungo corso della Sistina. "Che emozione vedere Papa Ratzinger dare il suo addio ai fedeli nell'ultima udienza -ha detto all'Adnkronos Cesare Tassi fuochista in ben quattro Conclavi-. Anche se la nomina di Ratzinger non fui io ad annunciarla al mondo, ho piantoi quando oggi l'ho sentito in udienza per l'ultima volta. Del resto lo avevo conosciuto da cardinale e successivamente quando e' stato eletto Pontefice". (Adnkronos)
Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 05:25
PAPA:COMMOSSO DALL'ADDIO, "VANGELO PURIFICHI LA CHIESA"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 27 feb.

"Il Vangelo purifica e rinnova".
E' questo il messaggio piu' importante che Benedetto XVI ha affidato alla Chiesa Cattolica nel suo ultimo discorso pubblico.
Si chiudono cosi' 8 anni di un Pontificato che ha vissuto, ha detto, "anche momenti non facili". Difficolta' testimoniate anche oggi dalla rimozione anticipata di due vescovi (in Irlanda e Gran Bretagna) che porta a quota 80 le "teste tagliate" per indegnita' o inadeguatezza. Ma il numero e' molto piu' alto, afferma il nunzio Miguel Maury Buendia, per il quale negli 8 anni "il Papa ha rimosso due o tre vescovi al mese in tutto il mondo perche' la loro diocesi era un pasticcio, o la loro disciplina un disastro".
"In questo momento, c'e' in me una grande fiducia, perche' so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verita' del Vangelo e' la forza della Chiesa", ha confidato pero' il Papa dimissionario ai 150 mila fedeli presenti all'Udienza Generale. "Questa e' la mia fiducia, questa e' la mia gioia", ha rivelato con voce commossa, mentre i fedeli lo interrompevano 12 volte con prolungati applausi. "Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto ferma questa certezza che mi ha sempre accompagnato", ha assicurato ricordando pero' anche il suo smarrimento al momento dell'elezione, davanti anche alla prospettiva non allegra, determinata dal fatto che "il Papa e' di tutti e non ha piu' nessuna privacy".
"Non abbandono la Croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto piu' la potesta' dell'officio per il governo, ma nel servizio della preghiera resto, per cosi' dire, nel recinto di san Pietro", ha poi scandito. "La mia decisione di rinunciare all'esercizio attivo del ministero, non revoca tutto questo", ha detto ancora prima di ringraziare per il loro aiuto i cardinali e in il segertario di Stato Tarcisio Bertone. In prima fila, sul sagrato della Basilica di San Pietro, i cardinali di Curia Re, Braz de Aviz, Canizares e Antonelli chiacchierano con alcuni arcivescovi residenziali gia' arrivati per il Conclave, tra i quali l'italiano Bagnasco, gli statunitensi Dolan e Wuerl, l'australiano Pell. Nel settore riservato ai porporati anche anche personaggi discussi come l'ex arcivescovo di Los Angeles, Roger Mahony e l'ex arcivescovo di Boston, Bernard Law, che era accanto all'ex presidente della Cei, Camillo Ruini. Silenziosi e pensosi i campioni della lotta agli abusi sessuali: il cappuccino americano O'Malley, che a Boston ha venduto l'episcopio per pagare i danni alle vittime, e l'austriaco Schoenborn, che ha fatto luce sui crimini compiuti dal suo predecessore Groer, subendo per questo l'ostracismo della Curia Romana. Presenti anche i tre cardinali della Commissione d'inchiesta, Herranz, De Giorgi e Tomko. I cardinali elettori gia' presenti a Roma sono ad oggi qualche decina soltanto e infatti la maggior parte delle sedie loro riservate in piazza San Pietro erano occupate dai 60 porporati che risiedono a Roma, molti dei quali pero' sono ultraottantenni. La Costituzione Apostolica "Unversi Dominici gregis", pur modificata nella sua formulazione per chiarire in modo incontestabile che i cardinali possono anticipare l'apertura del Conclave, prevede tuttavia che si debbano aspettare tutti gli elettori tranne queli che abbiano fatto sapere nei dovuti modi che non saranno presenti (al momento due, l'inonesiano Darmaatmadja per malattia, lo scozzese O'Brady, per opportunita': il Papa lo ha dimissionato ieri da arcivescovo di Glasgow dopo le denunce di quattro ex seminaristi che avrebbe molestato 30 anni fa.
"La data del Conclave la decideranno i cardinali riuniti in Congregazione Generale, a partire probabilmente da lunedi' prossimo", ha chiarito ancora una volta padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, ai giornalisti che dopo le rampogne di sabato scorso arrivate con un comunicato della Segreteria di Stato su ipotetici condizionamenti dei media sui cardinali elettori, oggi hanno ricevuto un "grazie" sincero da Papa Ratzinger, che ha lodato chi sulla Chiesa fa "buona comunicazione".

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Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 06:52
Padre Cantalamessa: Papa umile, pontificato profondo, i semi germoglieranno

Presente in Piazza San Pietro, anche il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa. Antonella Palermo gli ha chiesto con quali sentimenti abbia partecipato all’ultima udienza generale di Benedetto XVI:

R. – Con i sentimenti di tutti gli altri fedeli cattolici che sono venuti qui per dare l’addio al Papa, mostrargli l’affetto e accompagnarlo anche in questo momento che solo lui e Dio sanno quanto debba essere intimo e sofferto.

D. – Come ha accolto questo gesto del Papa?

R. – Lo ho accolto con serenità; molte cose già lo facevano prevedere, per quello che lui aveva scritto e detto in interviste, che questa sarebbe stata la sua disposizione nel caso che le forze non fossero più a misura. Credo che abbia dato un esempio enorme di distacco dal potere, perché sembra molto più facile attaccarsi che distaccarsi dal potere. Rientrare nella vita semplice, contemplativa – come dice lui – è anche una lezione a tutta la Chiesa. E noi abbiamo bisogno di tempi di contemplazione. Se lo sente il Papa, che lavora per Cristo a tempo pieno, tanto più credo che gli altri dovrebbero sentire il tempo di salire sul Monte Tabor, come ha detto l’altro giorno Benedetto XVI.

D. – Che ricordo ha della sua esperienza di predicatore pontificio?

R. – Di nuovo, ammiro l’umiltà, prima del cardinale Ratzinger, che quando era a Roma era sempre in prima linea alle prediche, non mancava mai! E poi anche da Papa, è sempre stato presente. Ora, questo non finisce di stupirmi, da 34 anni che ricopro questo ufficio: che il Papa vada ad ascoltare la predica di un semplice sacerdote.

D. – Come accompagnare pastoralmente tanti fedeli che stanno vivendo un momento anche di disorientamento?

R. – Penso che questo disorientamento potrebbe invece tradursi in un momento di edificazione della Chiesa, facendo vedere – come ce l’ha ricordato il Papa – che il vero capo della Chiesa è Gesù Cristo, quindi la sede non è vacante nel senso profondo! Perché Cristo è vivo, è risorto, è Lui che guida la Chiesa attraverso tutti i movimenti e le persone che si alternano.

D. – Che bilancio si sente di fare, di questo pontificato?

R. – Io credo che nessuno possa farlo così, a caldo. Il pontificato è una cosa grande, che ha bisogno di spazi per essere valutato nel suo vero senso. E siccome questo è stato un pontificato profondo, giocato sulle idee, sui principi, non dubito che i semi germoglieranno.

D. – Qual è, secondo lei, un aspetto di Benedetto XVI forse poco valorizzato, poco messo in luce, anche dalla stampa?

R. – La stampa si occupa solo di ciò che è esteriore, di quello che vede … forse non ha colto l’interiorità di quest’uomo: l’interiorità intellettuale e spirituale che si esprime con discrezione, senza tinte forti, che è tipica, però, di una personalità molto profonda.

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Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 06:55
Padre Lombardi: giornata meravigliosa, Papa sereno per aver deciso davanti a Dio

“Clima di grande commozione e serenità, il Papa aveva un volto bellissimo”: così padre Federico Lombardi nel corso del briefing in Sala Stampa vaticana. Al termine dell’udienza generale, in Sala Clementina si è svolto il baciamano, con il presidente della Repubblica Slovacca, Ivan Gasparovic, il presidente della Baviera, Horst Seehofer, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e i capitani reggenti della Repubblica di San Marino, Teodoro Lonferini e Denis Bronzetti. Ce ne parla Benedetta Capelli:

Una "giornata meravigliosa", “un grande dono” ha detto padre Federico Lombardi, un sole che è stato il segno del compimento del grande servizio di Benedetto XVI. Un clima di commozione e serenità ha dominato l’udienza generale in piazza San Pietro:

“Non so se avete potuto notare, attraverso il monitor, le riprese finali del Centro televisivo vaticano che mostravano un volto del Papa bellissimo ed estremamente sereno e sorridente”.

Una serenità che si è respirata anche nel piccolo baciamano seguito in Sala Clementina:

“Serenità della coscienza di aver compiuto il buon lavoro e di avere preso questa decisione davanti a Dio e in totale accordo con quello che la volontà di Dio gli poteva domandare”.

Poi, padre Lombardi ha voluto ripercorrere alcuni passaggi della catechesi del Papa – l’ultimo discorso del Pontificato di Benedetto XVI - in particolare quello sulla fede come “unica vera visione per il cammino della Chiesa e del Mondo”. Importante poi il passaggio sull’Opera di Dio, parole che hanno richiamato San Benedetto:

“Opus Dei, l’opera di Dio, quello che lui ha cercato di fare e che lui continuerà a fare. Ci ha mostrato la via per una vita che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio. Quindi la mia opera è nell’opera di Dio”.

Domani i porporati vedranno il Papa in Sala Clementina e qui ci sarà un indirizzo di saluto del cardinale decano Angelo Sodano. A Castel Gandolfo, poi, Benedetto XVI rivolgerà alcune parole alla popolazione locale dopo il suo arrivo. Diverse le domande dei giornalisti alle quali padre Lombardi ha risposto, chiarendo - tra l'altro - che il camino, nel quale saranno bruciate le schede votate durante il Conclave, ancora non è stato installato. E sulla data del Conclave così si è espresso:

“Il primo marzo il cardinale decano convoca le Congregazioni generali dei cardinali. Verosimilmente, come riunioni, le convoca dal 4 in poi. Nell’ambito di queste riunioni i cardinali stabiliscono la data di inizio del Conclave. Quindi noi adesso non possiamo saperlo. La data la sapremo nei primi giorni della settimana successiva per decisione della Congregazione dei cardinali”.

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Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 06:58
Quei teneri ultimi gesti del Papa ai fedeli

Un abbraccio caloroso e commosso ha salutato a piazza San Pietro Papa Benedetto XVI

"Non abbandono la croce", ha assicurato lui, interrotto più volte da applausi e ovazioni. La folla aveva cominciato a riempire la piazza già un paio d'ore prima dell'inizio. Canti, cori, una vera e propria festa. "Sono commosso, vedo la Chiesa viva", sono le prime parole di Papa Ratzinger. Sorridente ma anche emozionato per tanta manifestazione d'affetto. Benedetto XVI è entrato in 'papamobile' e subito è stata un'ovazione. Un giro lungo per salutare e benedire da vicino quanti più fedeli possibili.
Ad un certo punto si ferma e Padre Georg prende un neonato che gli porgono dalla folla. Il Papa lo accarezza e lo benedice. Altri bambini, più grandi, corrono all'impazzata lungo le transenne per seguire il Papa nel suo tragitto. Poi arriva sul sagrato e l'ultima catechesi diventa il suo testamento spirituale. Più volte ripete che la Chiesa è nelle mani del Signore e che "non la lascia affondare".
E ancora: "In un tempo in cui tanti parlano del suo declino vediamo come la Chiesa è viva". Parla anche di sé Papa Benedetto. Ricorda i timori dopo l'elezione, il 19 aprile 2005.
"Signore che cosa mi chiedi? E' un peso grande quello che mi poni sulle spalle". Questi i suoi pensieri ma, riferisce, "il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino". Parla anche di questi otto anni di cammino della Chiesa con "momenti di gioia" ma anche con "momenti non facili" nei quali "il Signore sembrava dormire".
Ma poi la consapevolezza che "la barca della Chiesa non è mia, non è nostra ma è Sua". Poi la scelta della rinuncia "nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma anche con una profonda serenità d'animo". Tanti gli applausi che interrompono il discorso del Papa. La piazza, con un sole insolito per il mese di febbraio e dopo tanti giorni di pioggia, è un tappeto di bandiere e striscioni di ringraziamenti al Papa che si congeda. Ora comincia la vita di preghiera ma - chiarisce - "non c'é più un tornare nel privato". Se prima non c'era privacy, ora comunque niente viaggi, conferenze incontri, ricevimenti perché "non abbandono la croce ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso".
Il Papa è sereno, contento e ringrazia più volte della piazza che lo acclama. Cita anche "la cara Italia e Roma". Infine chiede alla gente di pregare: per lui, per i cardinali e soprattutto "per il nuovo successore dell'Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza dello Spirito".

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Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 07:12
Oltre 150 mila fedeli hanno pregato con il Papa in Piazza San Pietro

Una festante e commossa Piazza San Pietro ha ascoltato le parole del Papa nella sua ultima udienza generale. Oltre 150 mila i fedeli, provenienti dai cinque continenti, hanno applaudito e acclamato con insistenza il Santo Padre. Massimiliano Menichetti:

Gli applausi, le bandiere di tanti Paesi sventolate con forza a rappresentare idealmente tutto il mondo che omaggia Benedetto XVI. Piazza San Pietro, gremita di fedeli, ha salutato così il Vicario di Cristo. Tanta la commozione, ma anche la gioia che è stata consegnata al Papa:

Il Papa mi ha insegnato ad avere una fede gioiosa. Ogni mattina, quando mi alzo, prego e chiedo al Signore di avere questa gioia e questa libertà che ha lui.

D. – Oggi è l’ultimo incontro con Benedetto XVI, che cosa le lascia?

R. - Il conforto di andare avanti e anche la fiducia nel Signore.

R. - Ha detto che la Chiesa è viva e qui si sente.

R. - Un’emozione grande perché, tenevo ad essere qui. Ero in Piazza il giorno in cui il Papa è stato eletto, quando c’è stata la fumata bianca e poi durante la Messa di inizio Pontificato. Non potevo mancare oggi. Mi ha commosso quando ha detto: “Il mio cuore è aperto a tutti voi e nel cuore del Papa ci siete dentro tutti”. Oggi, il mio desiderio era che non finisse mai di parlare.

D. - Il Papa ha detto anche la sua decisione “Non significa abbandonare la Croce, ma anzi continuare a darsi completamente di fronte alla Croce”.

R. - Si, di questo ero proprio sicuro. Da subito, ho pensato che il suo fosse un gesto di amore più intenso. Dovevamo solo capirlo. Come un grande martirio del cuore, che ci testimonia un grande amore, una grande passione per Gesù.

D. - Qual è il suo augurio per il Papa se potesse dirglielo a voce?

R. - Gli darei solamente un grande abbraccio e una stretta fortissima dicendogli: "Grazie!".

Un mosaico di colori abbracciato dal colonnato del Bernini ha pregato con il Papa. Tra i fazzoletti colorati, i cappellini, i vessilli anche decine di striscioni che hanno salutato Benedetto XVI con le loro scritte: “Tu sei Pietro!”, “Il coraggio della Fede”, “Ti vogliamo bene!”.

R. - Per me è una festa speciale, perché io sono stato ordinato da lui proprio otto anni fa. Oggi, salutarlo dopo otto anni è commovente.

R. - Tutti noi giovani abbiamo cercato di dirgli quanto amore ancora vogliamo dargli. Siamo sicuri che lui continuerà a tenerci uniti con la sua preghiera.

R. - Credo veramente che oggi ci sia stato un segno di grande umanità. L’abbraccio del Papa che ringrazia i suoi figli.

R. - Sono sconvolta e nello stesso tempo ammirata. Questa umiltà, questa umanità: grazie di cuore!

R. - Pensavo ad oggi: non è mai successo che i fedeli abbiano potuto abbracciare il Papa prima che se ne andasse, vedere gli occhi del gregge colmi di gratitudine. Oggi, questo Papa ha fatto sì che ci fosse anche la possibilità di salutarlo, anche attraverso gli occhi e dirgli "grazie" anche con lo sguardo.

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Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 08:26
Addio Papa, marea di fedeli per udienza. "Non scendo dalla Croce"

In 150mila a piazza San Pietro. Ultima notte da Pontefice in Vaticano. Domani alle 20 decade a Castel Gandolfo

Città del Vaticano, 27 feb. (TMNews)

Autorità poche. Cardinali una settantina, dei 208 molti devono ancora arrivare. Ma l'altro protagonista all'ultima udienza di Benedetto XVI, oltre al Papa stesso, è stata la folla di fedeli.
Centocinquantamila, conferma la sala stampa, sempre molto attenta a non fornire stime campate in aria. Più dell'ultimo Angelus, nonostante non sia domenica. Più di ogni altra udienza generale del Pontificato. Le dimissioni di Benedetto XVI forse non hanno convinto tutti i vescovi e i porporati, ma hanno creato un'ondata di rispetto, curiosità, affetto, ammirazione nel popolo di Dio. Che all'ultimo appuntamento pubblico del Pontificato si è presentato in massa.
"Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa ultima Udienza generale del mio pontificato", ha detto Ratzinger, subito investito da un boato di applausi. "Grazie di cuore, sono veramente commosso e vedo la Chiesa viva e penso che dobbiamo dire grazie al Creatore per il tempo bello che ci dona anche se è inverno!". Il suo discorso è impastato di riferimenti esegetici e teologici, ma scandaglia, con cenni lievi ma precisi, la storia del suo pontificato, i motivi delle dimissioni, le prospettive del suo futuro. E non manca di rispondere punto su punto alle contestazioni.
"Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e vive nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia", ha detto il Papa che sin dalla via Crucis che precedette la sua elezione denunciò la "sporcizia" presente nella Chiesa. Lo hanno descritto come un Papa solo, zavorrato dal cardinal Bertone (proprio oggi 'Panorama' pubblica nuove notizie su attività di intercettazioni legate al caso Vatileaks), ma lui, ieri, ha scandito, tra gli applausi: "Io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino", ed ha poi ringraziato i cardinali e i collaboratori, "ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni". Il cardinale Stanislaw Dziwisz, segretario personale di Papa Wojtyla, si è lasciato sfuggire - salvo poi smentire - un moto di critica verso Ratzinger quando ha affermato che "dalla croce non si scende?". "La mia decisione di rinunciare all'esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso", scandisce, tra i battimano, Benedetto XVI.
Non nasconde i problemi dei quasi otto anni di pontificato, Joseph Ratzinger: "Il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo - ha proseguito il Papa - che in quella barca c'è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua e non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto". Poi, ribadisce le ragioni della sua rinuncia. "In questi ultimi mesi ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa", ha detto tra gli applausi. E se qualcuno non avesse capito il senso della sua rivoluzione gentile, aggiunge: "Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d'animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte - ha detto tra gli applausi - avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi". L'udienza si conclude con una lunga ovazione della piazza.
Sul sagrato di San Pietro, a sinistra, i cardinali che eleggeranno il suo successore applaudono, chi più chi meno convintamente. Chi, come l'arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn o quello di Boston Sean O'Malley, rimangono più per conto loro, altri, come Giovanni Battista Re e il segretario di Stato Tarcisio Bertone, si intrattengono con gli altri porporati prima che inizi l'udienza. Chi parlotta in piccoli circoli (Camillo Ruini con Bernard Law, Joao Braz de Aviz con Ennio Antonelli). Sorridente il filippino Luis Antonio Tagle, l'arcivescovo di Monaco Reinhard Marx. E poi, ancora, Angelo Bagnasco, Donald Wuerl (Washington), il controverso Roger Mahony (Los Angeles), il ghanese Peter Turkson, l'austrliano Georg Pell, il messicano Norberto Rivera Carrera, John Tong (Hong Kong), l'anziano Bernard Law, arcivescovo emerito di Boston, Salvatore de Giorgi, Julian Herranz e Jozef Tomko, i tre porporati 'detective' del caso Vatileaks. Sulla destra, le autorità civili, tra loro coloro poi ammessi al 'baciamano' nella sala Clementina del palazzo apostolico (il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente slovacco, il presidente bavarese Seehofer, che lo invita a trasferirsi in Baviera, i Capitani reggenti della Repubblica di San Marino, il Co-Principe di Andorra).
Questa sera è l'ultima che Benedetto trascorre da Papa in Vaticano. Domani mattina, alle 11, concede l'ultima udienza ai cardinali, che saluterà dopo un breve discorso introduttivo del decano del collegio Angelo Sodano. Poi chiuderà le valigie. Alle 16:55 lascerà il palazzo apostolico, salutato da Bertone nel Cortile San Damaso, alle 17 si congederà da Sodano all'eliporto vaticano, alle 17:15 arriverà a Castel Gandolfo. Ultimo atto pubblico, si affaccerà dal balcone di Castel Gandolfo per un breve saluto ai fedeli. Poi sparirà. E alle 20:01, decaduto da ruolo di Romano Pontefice, divenuto Papa emerito, gli Svizzeri smonteranno la guardia dal portone del palazzo apostolico.

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Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 13:12
Lo sconcerto degli orfani di Benedetto

di CARLO SILINI

Dietro la colonna sonora dei commenti ufficiali ammirati per le dimissioni del Papa, c’è un rumore di fondo gracchiante, una voce stonata e irosa che proviene soprattutto da quegli ambienti che in Benedetto XVI vedevano non solo il capo della cattolicità, ma un crociato invincibile contro i mali di un mondo corrotto (ma anche da alcuni ambienti non credenti affezionati all’immagine di un Papa granitico). E no, i soldati non ci stanno a vedere il loro capitano che lascia la nave che affonda dicendo: «Scusate, sono troppo stanco». Succede così che i più grandi fan del Papa tedesco, da essi ritenuto un baluardo contro le molteplici eresie e immoralità del genere umano, siano anche i più delusi dalla sua scelta.
Alcuni indignados si sono spinti a paragonare l’anziano pontefice al tristemente famoso comandante Schettino. Come a dire: la Chiesa va a picco e tu salti sulla scialuppa di salvataggio incurante della sorte del resto dei passeggeri, i fedeli, che annegano nel mare infido della modernità dilaniata tra relativismo morale e avanzata islamica. Lasciamo perdere il pessimismo cosmico che trasuda da una simile lettura della realtà, che ipotizza uno stato di guerra permanente tra sacro (la Chiesa) e profano (tutto il resto) lontanissimo dallo spirito dei testi evangelici. A colpirci è il fatto che ci sia, in questa visione, qualcosa di ingenuo e violento. L’ingenuità di confondere il ruolo del Papa, il suo «mestiere», con la sua persona.
Dimenticando che dietro la funzione di Papa c’è un essere umano, che la posizione gerarchica non ti risparmia dall’invecchiare, dall’ammalarti, dal perdere progressivamente le energie. Prima di essere Papa, Joseph Ratzinger è un uomo, con tutto quello che la condizione umana comporta alla sua età. Ed è violento pretendere che un essere umano, fosse anche il prescelto dallo Spirito Santo per vegliare su un miliardo di battezzati, se ne stia lì a perder colpi in diretta per dimostrare al mondo che Dio rende invincibili i suoi servitori. Ma la vera – per molti sconvolgente – novità della sua scelta sta nell’avere separato la funzione di Papa dall’esercizio del potere assoluto sulla Chiesa.
Da Benedetto XVI in avanti esisterà un papato «politico», esercitato dal pontefice regnante, e uno «spirituale» vissuto in tutt’altro modo, senza occupare la cabina di guida e senza «ritornare alla vita privata», ma in preghiera «dentro il recinto di San Pietro». I delusi dalle dimissioni sono vittime di una seconda confusione, ancora più grave: quella tra il Papa e Dio. Nella fede cattolica non c’è successore di Pietro che possa pensare di salvare il mondo dai suoi mali. Quello, semmai, è il compito del Padre Eterno. «Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore crocifisso»; ha detto ieri Benedetto XVI nella sua ultima udienza pubblica.
Una risposta neanche tanto indiretta all’arcivescovo di Cracovia Dziwisz, già segretario di Giovanni Paolo II, che reagiva alle dimissioni del pontefice dicendo che «dalla croce non si scende». Ma non tocca al Papa salire sulla croce. Non per forza. Qualcuno lo ha già fatto prima di lui una volta per tutte (e per tutti). Questa richiesta di testimonianza urbi et orbi del martirio a tutti i costi, anche quando non si giustifica, rivela una comprensione distorta del messaggio cristiano (che aspira alla gioia, non al masochismo; alla resurrezione, non alla morte). Nessun credente, dall’ultimo dei battezzati al Papa, è chiamato a soffrire per il gusto di soffrire.
A maggior ragione se significa spegnersi in mondovisione lasciando la gestione della Chiesa in mani non proprio immacolate, come attestano le voci che filtrano da VatiLeaks.
«Ma non è neanche malato», protestano su Twitter i commentatori ipercattolici. Strano ragionamento. Anche Dio, al settimo giorno, si è fermato per riposare. E se l’ha fatto Lui… Su una cosa i delusi dalle dimissioni papali hanno ragione: si tratta di un gesto che cambierà per sempre la percezione semidivina del papato. «Un Papa dimissionabile – scrive Massimo Franco sul "Corriere della Sera" evocando concetti sussurrati fra le mura della Santa Sede – è più debole, bisogna fermare il contagio, queste dimissioni sono una buonuscita, una ferita istituzionale giuridica di immagine. Il massimo teorico dell’inattualità virtuosa della Chiesa che si fa da parte (...) evoca un peso intollerabile e replicabile a comando in futuro». A preoccupare gli «orfani» di Benedetto XVI non è tanto il fatto in sé, ma il precedente che ha creato. Da Joseph Ratzinger in avanti il Papa non sarà più un superuomo. Per qualcuno è uno scandalo, per noi una gran bella notizia.

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Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 13:13
Festa di popolo per il saluto al Papa

In piazza San Pietro 150 mila fedeli all’ultima udienza generale: da questa sera sarà “nascosto al mondo”

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

A San Pietro l’atmosfera è di una festa di popolo, eppure è un evento storico senza precedenti. Alla fine il Papa dimissionario si commuove e le braccia alzate verso il cielo sembrano ali. Davanti ai suoi occhi umidi la standing ovation della folla che ne scandisce il nome: è l’addio da brividi che una piazza gremita (150 mila fedeli) ieri ha tributato a Benedetto XVI. Un Papa «non è solo nel guidare la barca di Pietro» e io «non mi sono mai sentito solo», nel portare «gioia» e «peso» di questa «responsabilità». Ma anche da emerito, cioè «per sempre» il Papa non appartiene a se stesso, quindi «non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso».
Benedetto XVI nella ultima udienza generale del pontificato, si racconta, si spiega, con un discorso sereno pieno di spunti biografici e riflessioni universali. E conclude con l’augurio al suo successore e ai cardinali che dovranno sceglierlo. Autorità poche. Cardinali una settantina dei 208 molti devono ancora arrivare. Ma l’altro protagonista all’ultima udienza, oltre al pastore, è il gregge. Le dimissioni di Benedetto XVI forse non hanno convinto tutti i vescovi e i porporati, ma hanno creato un’ondata di rispetto, curiosità, affetto, ammirazione nel popolo di Dio, che all’ultimo appuntamento pubblico del Pontificato si è presentato in massa. «Vi ringrazio di essere venuti così numerosi», sorride Ratzinger, subito investito da un boato di applausi. Il suo discorso è impastato di riferimenti esegetici e teologici, ma scandaglia, con cenni lievi ma precisi, la storia del suo pontificato, i motivi delle dimissioni, le prospettive del suo futuro. E non manca di rispondere punto su punto alle contestazioni. «Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e vive nella carità», evidenzia il Papa che sin dalla Via Crucis che precedette la sua elezione denunciò la «sporcizia» nella Chiesa. Lo hanno descritto come un Papa solo, «zavorrato» da Bertone, ma lui chiarisce: «Non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino». E ancora: «Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze». Tutti sapevano che chi diventa Papa, come sottolinea lui stesso, «non ha più alcuna privacy». Meno evidente, invece, è che per il Papa emerito, il Vaticano sarebbe diventato un recinto all’interno del quale dedicarsi soltanto alla preghiera, alla riflessione. La gente comune gli scrive, come «fratelli e sorelle, figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso». Il Pontefice è di tutti, ribadisce, «appartiene alla Chiesa intera». Al termine un’ovazione emozionante, multicolore e multirazziale viste le rappresentanze di popoli di ogni dove. Un’acclamazione per l’ultimo saluto a quel Papa che da stasera sarà nascosto al mondo. Intanto i fedeli lo interrompono una dozzina di volte con gli applausi e alla fine la piazza esplode ritmando il nome del Pontefice, fin quando rientra nella cittadella vaticana a bordo della «papamobile». Sul sagrato di San Pietro, a sinistra, i cardinali che eleggeranno il suo successore applaudono, chi più chi meno convintamente. Alcuni, come l’arcivescovo di Vienna Schoenborn o quello di Boston O’Malley, rimangono più per conto loro, altri, come Re e Bertone, si scambiano impressioni prima che inizi l’udienza. Chi parlotta in piccoli circoli (Ruini con Law, Braz de Aviz con Antonelli). Ieri sera è stata l’ultima che Benedetto ha trascorso da Papa in Vaticano. Stamattina, alle 11, concede l’ultima udienza ai cardinali, che saluterà dopo un breve discorso introduttivo del decano del collegio Angelo Sodano. Poi chiuderà le valigie. Alle 16.55 lascerà il palazzo apostolico, salutato da Bertone nel Cortile San Damaso, alle 17 si congederà da Sodano all’eliporto vaticano, alle 17.15 arriva nel palazzo sulle pendici del lago albano. Ultimo atto pubblico, si affaccerà dal balcone di Castel Gandolfo per un breve saluto ai fedeli. Poi sparirà. E alle 20.01, decaduto da ruolo di Romano Pontefice, divenuto Papa emerito, gli Svizzeri smonteranno la guardia dal palazzo apostolico. Commenta padre Federico Lombardi: «L’ho visto con il sorriso con la serenità che deriva dalla coscienza di aver compiuto un buon lavoro, di aver scelto davanti a Dio, in accordo con ciò che Dio gli poteva domandare». Dopo una lunga ovazione i battimani lo hanno interrotto una dozzina di volte».

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Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 13:15
I 7 anni e 10 mesi di Benedetto XVI

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Oggi Benedetto XVI lascia il Soglio di Pietro. Quanto è durato il suo pontificato?

Sette anni, 10 mesi e 9 giorni. Se il pastorale-mediatico Wojtyla è stato il Papa dei gesti storici, il teologo Ratzinger lo è stato della parola. Soprattutto scritta, con i tre libri su «Gesù di Nazaret» che hanno scalato le classifiche di tutto il mondo e tre encicliche stampate anch’esse in milioni di copie. Benedetto XVI ha tenuto fede al suo motto episcopale: «Collaboratore della verità». Un’enciclica sul tema della fede (annunciata ufficialmente dalla Sala Stampa della Santa Sede) avrebbe dovuto essere pubblicata a conclusione delle celebrazioni per l’Anno della Fede. Resterà invece nel cassetto. Un Pontefice scrittore ma anche capace di predicare alle folle. Quella di ieri, l’ultima di Joseph Ratzinger, è la 348° udienza generale. Incontri con fedeli e pellegrini, quelli del mercoledì mattina in piazza San Pietro o nell’Aula Paolo VI in Vaticano, che hanno radunato in totale 5.116.600 fedeli (dall’aprile 2005 al 27 febbraio 2013).

Qual è stato il centro del suo Magistero?

I valori non negoziabili. L’espressione, pronunciata nel discorso ai parlamentari del Ppe del marzo 2006, è una declinazione della sua idea che esistano valori irrinunciabili espressa nella «Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica». Un documento centrale nella storia della Chiesa Cattolica di questo inizio di millennio, redatto nel 2002 a cura dell’ex Sant’Uffizio sotto la guida dello stesso Ratzinger che poi ne ha ripreso e sviluppato i contenuti negli otto anni del suo pontificato. Benedetto usa questa formula (riferendosi alla promozione della vita umana dal suo concepimento fino alla fine naturale, alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, all’educazione dei figli) per indicare la soglia morale al di sotto della quale nessuno secondo la Chiesa deve scendere, il nucleo etico di cui singoli e organizzazioni civili non possono disporre dal momento che esso è iscritto nella stessa natura.

È stato un Papa «globetrotter»?

Sì. Ha compiuto 24 viaggi all’estero e una trentina in Italia, percorrendo oltre 160 mila chilometri. Certo non sono cifre paragonabili a quelle di Giovanni Paolo II, che si recò 104 volte all’estero e 146 in Italia, ma Karol Wojtyla era stato eletto a 58 anni. Un confronto quello con il predecessore, da lui beatificato il 1 maggio 2010, che ha accompagnato Joseph Ratzinger nel suo Pontificato, ma del quale egli non si è in realtà mai preoccupato. Alla domanda se vivesse come un problema il fatto di non avere le caratteristiche di Papa Wojtyla, posta dal giornalista tedesco Peter Seewald, Benedetto XVI rispose: «Mi sono semplicemente detto che sono quel che sono. Non cerco di essere un altro. Quel che posso dare do, e quel che non posso non cerco nemmeno di darlo».

Ha sperimentato sul web?

Sì. Ha varato il 12 dicembre scorso il suo profilo Twitter con oltre due milioni di follower. Ma ora il nuovo strumento di comunicazione del Papa dovrà per forza fermarsi con la sede vacante. L’account in nove lingue sarà bloccato, dopo due mesi e mezzo di attività, in corrispondenza con la rinuncia di Benedetto XVI al soglio pontificio. Silenzio assoluto dopo l’«extra omnes» e la chiusura delle porte della Cappella Sistina. E per sentire «cinguettare» nel palazzo Apostolico bisognerà attendere l’elezione del nuovo Papa, che dovrà decidere se e come utilizzare l’eredità 2.0 di Ratzinger.

Come sarà ricordato?

Il Papa della purificazione. Che ci fosse la «sporcizia» nella Chiesa, lo aveva denunciato poche settimane prima di essere eletto, durante la via Crucis al Colosseo. Che la «bellezza» annienti la sporcizia e sveli la «verità», sembra uno dei segreti della forza di Ratzinger. Il riformatore Benedetto XVI è stato anche, suo malgrado, il Papa di Vatileaks. E celebrando le ceneri all’inizio della quaresima, due giorni dopo aver annunciato la rinuncia al pontificato, ha denunciato le «colpe» contro l’«unità» della Chiesa, gli «scandali» e l’ipocrisia di chi è pronto a «stracciarsi le vesti» per i peccati degli altri senza assumere la responsabilità dei propri. Concludendo il ritiro di quaresima con la Curia, sotto i mosaici rosso vivo, blu cobalto, e oro della cappella Redemptoris Mater, ha commentato che il «maligno» vuole sempre «sporcare la creazione per contraddire Dio e per rendere irriconoscibile la sua verità e la sua bellezza».

Il suo testamento spirituale?

In un mondo in cui tante ideologie, come il marxismo e l’illuminismo, hanno sperimentato lo scacco del fallimento, occorre rimettere al centro Dio. Nell’enciclica «Spe salvi» il Papa elenca le speranze terrene fallite, perché hanno preteso di portare la giustizia tra gli uomini senza Dio. «Un mondo che si fa giustizia da solo è un mondo senza speranza», afferma Benedetto XVI. L’errore fondamentale di Marx è stato di dimenticare l’uomo e la sua libertà. «Credeva che una volta messa a posto l’economia tutto sarebbe stato a posto. Il suo vero errore è il materialismo». L’ateismo dell’era moderna ha provocato «le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia».

© Copyright La Stampa, 28 febbraio 2013
Paparatzifan
00giovedì 28 febbraio 2013 13:18
ANCHE CON IL VENTO CONTRARIO NON SONO MAI STATO SOLO

DI GIUSEPPE RUSCONI

‘CORRIERE DEL TICINO’ DEL 28 FEBBRAIO 2013

Un Papa assai affaticato, anche commosso, ma sereno, che ancora una volta ha saputo spiegare con parole semplici il perché della sua rinuncia. I 130 mila di piazza san Pietro e dintorni hanno mostrato di aver capito e hanno abbracciato il loro Pastore supremo con grande affetto. L’ultima udienza pubblica di Benedetto XVI sta in sostanza tutta qui. Si è svolta anch’essa, come gli Angelus delle scorse domeniche, sotto il segno della sobrietà. Certo, prima dell’inizio dell’udienza e - brevemente - alla fine, papa Ratzinger è passato in jeep scoperta tra la folla multicolore, ha assaporato il calore dei tanti applausi, specie di quello finale. Il che, però, non gli ha impedito, dopo un paio di minuti di acclamazioni, di risalire sulla papamobile e rientrare nei sacri palazzi. In piazza sono invece continuati a risuonare a lungo canti spagnoli, musiche tedesche e il “Benedetto, Benedetto” di tanti giovani.
Non c’è stato il tradizionale baciamano in pubblico a fine udienza (sono stati ricevuti poi alcuni politici presenti). E qui c’è venuto spontaneo riandare a quel giorno del 1997, quando – dopo una conferenza-stampa sulle competenze delle conferenze episcopali nazionali – l’allora cardinale Ratzinger ci aveva espresso le sue gravi perplessità sul ‘no’ dei vescovi svizzeri all’iniziativa popolare ‘Gioventù senza droga’ presentandosi così: “Lei è svizzero, io bavarese: stringiamoci la mano”.
Abbiamo contato 19 applausi durante la catechesi del Papa in lingua italiana. Particolarmente intensi e commossi per alcuni passaggi che giungevano dritti al cuore dei presenti. “Mi sono sentito come Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea – ha osservato – Il Signore ci ha dato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati però anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario (…) e il Signore sembrava dormire”. Tuttavia “ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua e non la lascia affondare. (…) Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare”. Altro passo applauditissimo da parte dei fedeli con il groppo in gola: “Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è sua la prima responsabilità; ed io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino. (…) Ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore”. E poi: “Ho fatto questo passo della rinuncia nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo”. Perché “amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi”. Infine un applauso ancora più toccante: “Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze, eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso (…) nel servizio della preghiera”. Sarà così da stasera in poi.

© Copyright Corriere del Ticino, 28 febbraio 2013
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