Notizie dal B16F

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Paparatzifan
00mercoledì 18 febbraio 2009 19:14
Dal blog di Lella...

Papa: Ritrovare le radici cristiane dell'Europa

Bisogna essere costruttori di una Europa cristiana e umana

Il vento fa volare via lo zucchetto a Benedetto XVI

Città del Vaticano, 18 feb. (Apcom)

Occorre "ritrovare le nostre radici europee cristiane ed essere così costruttori di una Europa cristiana e profondamente umana": lo chiede il Papa, durante l'udienza generale del mercoledì, dedicata alla figura di San Beda che "contribuì alla costruzione di una Europa cristiana".
"Preghiamo che anche oggi - ha detto il Pontefice concludendo, a braccio, la sua catechesi in piazza San Pietro - ci siano personalità e siamo disponibili noi stessi a ritrovare le nostre radici europee cristiane e così essere costruttori di una Europa cristiana e profondamente umana".
Beda il Venerabile fu un "erudito di grande vigore i cui scritti si diffusero in tutta Europa" e che "contribuì così in maniera molto efficace alla costruzione di un'Europa cristiana".
Il messaggio di Beda il Venerabile è ancora "attuale" per i diversi "stati di vita del cristiano", soprattutto per "gli studiosi, per i pastori, per i consacrati come anche per i laici e per i genitori". "Agli studiosi - ha aggiunto il Papa - Beda ricorda due compiti essenziali, scrutare le meraviglie della Parola di Dio per presentarle in forma attraente ai fedeli ed esporre le verità dogmatiche evitando le complicazioni eretiche e attenendosi alla 'semplicità cattolica'. I pastori, a loro volta, devono dare la priorità alla predicazione, valorizzando anche icone, processioni e pellegrinaggi. Alle persone consacrate Beda raccomanda di curare l'apostolato, sia collaborando con i Vescovi in attività pastorali di vario tipo a favore delle giovani comunità cristiane, sia rendendosi disponibili alla missione evangelizzatrice presso i pagani, fuori del proprio paese".

All'inizio dell'udienza generale in piazza San Pietro si è verificato un fatto simpatico: il vento ha fatto volare via lo zucchetto bianco del Papa che è così rimasto senza copricapo per tutta l'udienza. [SM=g1782469] [SM=g1782471]

© Copyright Apcom


Paparatzifan
00mercoledì 18 febbraio 2009 19:16
Dal blog di Lella...

VATICANO: PELOSI IN UDIENZA DA PAPA. PROTESTE DA PRO-LIFE

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 18 feb

Nancy Pelosi, leader cattolica della maggioranza democratica alla Camera Usa, viene ricevuta questa mattina in udienza da papa Benedetto XVI. Ma la Pelosi e' da sempre oggetto della contestazione degli attivisti statunitensi pro-life che criticano le sue posizioni favorevoli all'aborto e alla ricerca sulle cellule staminali e che hanno scelto proprio il giorno del suo incontro con il pontefice per lanciare una petizione online che chiede ai vescovi statunitensi di rifiutare la comunione a lei, al vice presidente Joe Biden ed a ''tutti gli esponenti politici cattolici che ostinatamente esprimono il loro dissenso dagli insegnamenti cattolici sulle importanti questioni morali''. La petizione ''Witholding Communion'' e' un'iniziativa del portale cattolico Pewsitter.com e si propone di raccogliere almeno un milione di firme, che verranno poi presentate alla Conferenza Episcopale Usa. Nel 2004, il candidato cattolico alla presidenza John Kerry venne fortemente indebolito dalle sue posizioni pro-life, che indussero molti cattolici a votare per l'evangelico Bush. ''La base per rifiutare l'eucarestia - si legge nella petizione - e' il canone 915 (del Codice di Diritto Canonico, ndr) che stabilisce che chi, 'in modo ostinato persevera in un peccato grave, non debba essere ammesso alla comunione'''. Malgrado le richieste degli attivisti pro-life, i vescovi statunitensi non hanno mai stabilito che i politici favorevoli alla legalizzazione dell'aborto non possano ricevere la comunione, lasciando le questione alla decisione dei singoli presuli.

Asca


+PetaloNero+
00giovedì 19 febbraio 2009 01:23
La Caritas: il Papa ispiri i leader mondiali a lottare contro la povertà


Benedetto XVI incontrerà il premier britannico Gordon Brown





CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 18 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Secondo la Caritas, l'incontro tra Papa Benedetto XVI e il Primo Ministro britannico Gordon Brown, che si svolgerà questo giovedì, deve servire per ricordare ai leader mondiali che la recessione globale non è una scusa per non mantenere le promesse per salvare dalla povertà milioni di persone.

Il premier britannico incontrerà il Pontefice in un'udienza nella quale è probabile che vengano affrontate la crisi e la povertà globale.

Brown, che incontrerà anche il Presidente del Governo Silvio Berlusconi, è in Italia in vista del fatto che il Paese ospiterà il G8 a luglio, mentre il Regno Unito ospiterà ad aprile un incontro del G20 tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo per parlare dell'economia globale.

Secondo Caritas Internationalis, i Paesi in via di sviluppo saranno gravemente colpiti dalla recessione per il calo della domanda di materie prime, il prosciugamento dei flussi di capitali e l'elevato prezzo del cibo, che getteranno altri 100 milioni di persone nell'indigenza.

La situazione, avverte, sarà resa peggiore dai Paesi ricchi se taglieranno gli aiuti e adotteranno misure protezionistiche.

Il segretario generale di Caritas Internationalis, Lesley-Anne Knight, ha affermato che “la Caritas spera che l'ispirazione di Papa Benedetto servirà a ricordare ai leader mondiali che i poveri non devono essere esclusi dai progetti per soccorrere l'economia globale”.

“I leader mondiali devono resistere alla pressione interna e mostrare una vera leadership per convincere gli elettori che il sostegno ai poveri non è una scelta da compiere solo nei momenti positivi, ma una responsabilità morale”, ha aggiunto.

La Knight ha constatato che il 2009 “deciderà in che tipo di mondo vivremo quando la crisi economica sarà passata. I leader mondiali non devono usare il tracollo economico come scusa per tagliare gli aiuti, ma come un'opportunità per riformare la globalizzazione rendendola una forza più idonea allo sviluppo e alla giustizia. Quando il 70% del finanziamento per i servizi sanitari viene da donatori esterni, come avviene in molti Paesi africani, i tagli agli aiuti costano vite”.

La Caritas afferma che gli aiuti internazionali e un miglioramento nel modo di utilizzarli sono ora più necessari che mai per assicurare un'assistenza minima a milioni di famiglie che soffrono la fame e la malnutrizione, ma teme che i Paesi ricchi non rispetteranno gli impegni presi in passato.

Per il 2009 l'Italia ha tagliato la sua assistenza all'estero del 56%. Per la Caritas questa diminuzione rappresenta un segno minaccioso per il summit del G8 di luglio.


+PetaloNero+
00giovedì 19 febbraio 2009 01:24
Il 5 aprile, il Papa consegnerà la croce della GMG ai giovani di Madrid


Prima del 2011 percorrerà la Spagna




CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 18 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Il 5 aprile, Domenica delle Palme, Benedetto XVI consegnerà la croce e l'icona delle Giornate Mondiali della Gioventù (GMG) ai giovani dell'Arcidiocesi di Madrid, che accoglieranno l'incontro nell'estate del 2011.

Seguendo la tradizione, la consegna della croce avrà luogo durante la celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro in Vaticano. Per prepararsi all'avvenimento, la Delegazione per l'Infanzia e la Gioventù dell'Arcidiocesi di Madrid (http://www.deleju.org) ha organizzato un pellegrinaggio a Roma di giovani con più di 15 anni "che si sentano chiamati a impegnarsi nella preparazione e nella celebrazione della GMG di Madrid 2011".

La delegazione madrilena sarà presieduta dall'Arcivescovo, il Cardinale Antonio María Rouco Varela.

Il programma degli atti previsti a Roma inizierà alle 20.00 di venerdì 3 aprile con la celebrazione dell'Eucaristia a San Lorenzo in Damaso, di cui il Cardinale Rouco è titolare.

Sabato 4 aprile, alle 10.00, è prevista la celebrazione dell'Eucaristia e alle 19.00 la celebrazione della Riconciliazione. Il giorno dopo, i pellegrini madrileni arriveranno in Piazza San Pietro in prima mattinata per assistere alla celebrazione eucaristica e in seguito alla cerimonia di consegna della croce.

Lunedì 6 aprile, alle 10.00, il Cardinale Arcivescovo di Madrid presiederà un'Eucaristia nella Basilica di San Paolo, mentre martedì 7, alle 10.30, si celebrerà l'Eucaristia nel Santuario della Madonna del Rosario, a Pompei.

La croce delle Giornate Mondiali della Gioventù è stata affidata da Giovanni Paolo II nel 1984, al termine dell'Anno Santo della Redenzione, in cui la grande croce di legno (3,80 metri) era stata collocata accanto all'altare maggiore della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Da allora, dei giovani ha percorso il mondo. Tradizionalmente viene accolta dagli organizzatori della Giornata, che con i giovani si incaricano di programmare il pellegrinaggio della croce per il Paese.

Per ulteriori informazioni, deleju@planalfa.es
+PetaloNero+
00giovedì 19 febbraio 2009 16:26
Seguite con coraggio il Vangelo: così il Papa al Pontificio Collegio Pio Latino Americano di Roma


Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza la comunità del Pontificio Collegio Pio Latino Americano, che in questi giorni sta festeggiando il 150.mo anniversario di fondazione. Il Papa ha esortato gli studenti di questa prestigiosa istituzione a perpetuarne il patrimonio con l’apporto della “gioiosa esperienza dell’universalità della Chiesa”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Fin dalla sua fondazione, il 27 novembre del 1858, il Collegio Pio Latino Americano di Roma si è distinto come centro di formazione, prima per seminaristi, e successivamente per diaconi e sacerdoti. I suoi studenti – ha spiegato Benedetto XVI – hanno trovato “un clima di semplicità, accoglienza, preghiera e fedeltà al magistero del Papa”. Un clima – ha aggiunto il Santo Padre – che contribuisce a far crescere l’amore per Cristo e il desiderio “di servire umilmente la Chiesa, cercando sempre la gloria di Dio e il bene delle anime”. Il Papa ha quindi esortato gli studenti del Pontificio Collegio, “eredi di un ricco patrimonio umano e spirituale”, a perpetuare questa ricchezza con l’apporto delle “distinte discipline ecclesiastiche e la gioiosa esperienza dell’universalità della Chiesa”. L’invito è quello di seguire il Vangelo con coraggio rispondendo all’insegnamento di Gesù: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli”.

“Ustedes mismos son fruto de esa maravillosa siembra…
Voi stessi siete il frutto di questa meravigliosa semina del messaggio di Cristo nella storia”.

La possibilità, data dal Pontificio Collegio, di aprirsi alla conoscenza di altre culture ed esperienze ecclesiali – ha poi osservato il Papa – aiuta a sentirsi “autentici discepoli di Cristo e missionari della sua Parola”. Una missione vissuta nella fedeltà al Pontefice:

“El amor y la adhesión a la Sede Apostólica…
L'amore e l'attaccamento alla Sede Apostolica è una delle caratteristiche più rilevanti dei popoli latinoamericani e dei Caraibi”.

Incontrando gli studenti del Pontificio Collegio Latino Americano di Roma, il Santo Padre ha ricordato in particolare l’impegno nella nuova evangelizzazione profuso dalla “Missione Continentale”, indetta dalla Conferenza di Aparecida per “la formazione e lo sviluppo delle comunità cristiane e dei missionari”. Il Santo Padre ha infine espresso il proprio apprezzamento alla Compagnia di Gesù, alla quale San Pio X ha affidato la direzione del Pontificio Collegio.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=707&set...

+PetaloNero+
00giovedì 19 febbraio 2009 16:27
La crisi economica e la pace in Medio Oriente al centro dell’udienza di Benedetto XVI con il premier britannico Gordon Brown

Favorire progetti di promozione umana per lo sviluppo e la pace, specie in Medio Oriente: è quanto auspicano Benedetto XVI e il premier britannico Gordon Brown che stamani è stato ricevuto in Vaticano assieme alla consorte e al seguito. In una conferenza stampa, dopo l’incontro, Brown ha detto di aver invitato il Pontefice a visitare l’Inghilterra. Alla vigilia dell’incontro, Gordon Brown - che sta preparando il G20 di Londra del prossimo 2 aprile - ha scritto un articolo per l’Osservatore Romano dal titolo “Crisi economica e sradicamento della povertà”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Benedetto XVI e Gordon Brown, informa una nota della Sala Stampa vaticana, si sono soffermati sull’attuale “crisi economica mondiale” e sul “dovere di proseguire con le iniziative a favore dei Paesi meno sviluppati”, favorendo “la collaborazione su progetti di promozione umana, rispetto dell’ambiente e sviluppo sostenibile”. Il Papa e il premier britannico hanno auspicato “un rinnovato impegno della comunità internazionale per risolvere i conflitti in atto, particolarmente in Medio Oriente”. Infine, conclude la nota, si sono passati in rassegna “alcuni temi bilaterali, di interesse soprattutto per la comunità cattolica del Regno Unito”. Dunque la lotta alla povertà è stata al centro dell’udienza in Vaticano, come del successivo colloquio con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e con l’arcivescovo Dominique Mamberti. E proprio sulla crisi economica, alla vigilia dell’incontro con il Papa, Brown ha scritto un articolo per l’Osservatore Romano.

La recessione globale “richiede una risposta globale”, sottolinea il premier aggiungendo che “è nostro dovere comune far sì che le esigenze dei Paesi più poveri non siano un pensiero secondario a cui si aderisce per obbligo morale o per senso di colpa”. Per Brown “è ora di vedere i Paesi in via di sviluppo inseriti nelle soluzioni internazionali di cui abbiamo bisogno”. Quindi, mette l’accento su quei valori religiosi, “come la giustizia e la solidarietà” che hanno portato Regno Unito e Santa Sede a sostenere insieme un’iniziativa finanziaria per la vaccinazione dei bambini poveri (International Finance Facility for Immunisation). L’acquisto da parte del Papa nel 2006 del primo bond per l’immunizzazione, sottolinea Brown, è stato espressione tangibile dell’impegno comune a favore dello sviluppo internazionale. Grazie a questi titoli obbligazionari, si legge sull’Osservatore Romano, 500 milioni di bambini saranno immunizzati da qui al 2015. E proprio per suggellare questo risultato, il premier britannico ha donato stamani al Papa una fotografia che ritrae una donna etiope che ha salvato il proprio bambino grazie alla sottoscrizione del primo bond per le vaccinazioni. Sempre nell’articolo, Brown sottolinea l’importanza del prossimo G20, il 2 aprile a Londra. E proprio ieri, parlando ai giornalisti a Downing Street, ha spiegato cosa si aspetta da questo Summit:


What we need is a world...
Quello di cui abbiamo bisogno, ha detto Brown, è che il mondo lavori insieme. Ogni parte del mondo deve contribuire alla ripresa dell’economia, dare il suo supporto all’economia con nuovi investimenti, tenere bassi i tassi di interesse. Il G20 del 2 aprile, è stato il suo auspicio, deve servire a trovare il modo in cui i Paesi possano unirsi per raggiungere questi obiettivi.

All world has to come...
Tutto il mondo – ha detto ancora ai giornalisti - deve unirsi per mandare un messaggio per sostenere un’economia aperta e non protezionista. Il protezionismo – ha avvertito - è una via verso la rovina, significherebbe meno commercio, meno lavoro e alimenterebbe un circolo vizioso in ogni continente.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=708&set...
+PetaloNero+
00giovedì 19 febbraio 2009 16:28
Libere le due suore italiane rapite in Kenya. La gioia del Papa. Ai nostri microfoni le due religiose


Dopo mesi di angoscia sono state liberate suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero, le due religiose del Movimento Contemplativo Missionario “Padre de Foucauld” di Cuneo, sequestrate ai primi di novembre al confine tra Kenya e Somalia. Grande gioia è stata espressa a nome del Papa da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. Il servizio di Benedetta Capelli:

Finalmente libere. L’annuncio del rilascio delle due suore italiane rapite nella città di El Wak, nel nordest del Kenya al confine con la Somalia, è stato dato dalla Farnesina. Le due missionarie del Movimento Contemplativo ''Padre de Foucauld'', suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero rispettivamente di 67 e 61 anni, erano state sequestrate nella notte tra l'8 e il 9 novembre da un commando composto da circa 200 uomini. Grandissima gioia è stata espressa a nome del Papa da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. ''Erano mesi che pregavamo per loro'', ha detto, aggiungendo che ora non si devono dimenticare tutte le altre persone ancora vittime di sequestri. Da anni le due religiose lavoravano come missionarie con i profughi somali. Trasferite subito dopo il rapimento in Somalia più volte erano state date notizie sulle loro condizioni, poi oggi l’improvvisa svolta.


Al microfono di Luca Collodi ascoltiamo suor Caterina Giraudo:

R. – Sono qui felice, riconoscente, senza parole, insieme alla mia sorella Maria Teresa. Siamo proprio resuscitate, siamo felici, e non abbiamo parole per dire il nostro grazie per tutto quello che è stato fatto, non solo per liberarci, ma anche per quello che abbiamo vissuto. Stiamo cogliendo proprio adesso che tantissime persone sono state unite a noi nella preghiera, nel pensiero, con l’affetto, con l’ansia. Noi lo sapevamo, lo pensavamo, eravamo sicure, però, adesso lo tocchiamo con mano. Siamo tanto riconoscenti.

D. – Suor Caterina, come avete trascorso questi giorni?


R. – Sono stati 102 giorni, trascorsi con tanta angoscia. Però, abbiamo soprattutto voluto impegnare il nostro tempo nella preghiera e la preghiera ci ha salvate, ci ha proprio sostenute: fede e preghiera, la certezza che non eravamo sole. Anche se fisicamente non sentivamo nulla, avevamo però la certezza che Dio è con noi. E poi avevamo la certezza che tante persone pregavano per noi. Quindi, questa è stata una forza immensa. Poi dobbiamo anche dire che le persone che ci hanno recluse, ci hanno trattate bene.


D. – Vi hanno spiegato il perchè di questo sequestro, suor Caterina?


R. – Loro dicevano solo che volevano soldi, solo quello.


D. – Voi riuscivate a parlare tranquillamente con loro?


R. – Parlavamo abbastanza, perché grazie a Dio io potevo comunicare un poco in somalo. Per cui parlavamo amichevolmente, parlavamo abbastanza amichevolmente.

Grande felicità anche nelle parole di suor Maria Teresa Oliviero:

R. – Sto bene, sono felice, sono immensamente felice di essere con i piedi sulla terra libera in Kenya, con tanto affetto attorno a noi. Ci stanno facendo tanta festa, siamo molto contente.


D. – Suor Maria Teresa che cosa ci può raccontare di questi oltre 100 giorni di prigionia. Che cosa ha pensato in questi giorni?


R. – Ho cercato di non pensare troppo perché se pensavo a qualcuno o a qualcosa il cuore scoppiava. Allora cercavo di vivere serena quello che avevo davanti a me. Ma abbiamo avuto tanta angoscia. Tanti giorni senza notizie, il tempo era tanto lungo. Ci siamo fatte coraggio fra di noi: suor Caterina sa un po’ di somalo e abbiamo instaurato una bella amicizia con chi ci ha rapito.

D. – In alcuni momenti avete avuto paura o la speranza è stata più forte…


R. – Abbiamo avuto paura ma abbiamo tirato avanti perché non si poteva fare diversamente. Abbiamo avuto paura, ma anche tanta speranza. Voglio ringraziare il Santo Padre che ci è stato tanto vicino, lo abbiamo sentito. Grazie, grazie, grazie!


D. – Quanto vi ha aiutato la fede?


R. – La fede ci ha aiutato al cento per cento: se non era per la fede io penso che non ce l’avremmo fatta.

L’improvvisa notizia della liberazione delle due suore è stata accolta con grande felicità dal "Movimento Contemplativo Missionario Padre de Foucauld" di Cuneo cui appartengono suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero. Ecco la gioia di don Pino Isoardi, responsabile del Movimento:

R. – Siamo veramente felici, ovviamente dopo tanta, tanta attesa, non ci aspettavamo che avvenisse così improvvisamente. Però quasi non abbiamo parole per dire tutta la nostra riconoscenza. Ci siamo immediatamente riuniti nella cappella con lo scampanìo delle nostre campane, compreso anche padre Andrea che pur essendo malato e molto debole eppure è venuto ed abbiamo cantato insieme il Magnificat che da tanto tempo aspettavamo di cantare insieme per questo.


D. – Anche il Papa aveva lanciato un appello per la loro liberazione. Tanta solidarietà intorno a voi…


R. – Moltissima, abbiamo già ringraziato a suo tempo ma ovviamente ringraziamo ancora una volta di tutte le preghiere che il Santo Padre ha suscitato per questa vicenda e poi ringraziamo concretamente il Ministero degli esteri, il ministro Frattini e vorrei fare un nome particolare che è il capo dell’unità di crisi, il consigliere Fabrizio Romano, insieme ai suoi collaboratori, perché oltre ad aver lavorato con grande impegno hanno avuto anche un modo molto gentile di trattare con i familiari e con la comunità.


Molti gli appelli lanciati per la loro liberazione e anche Benedetto XVI aveva fatto sentire la sua voce. Lo scorso 26 dicembre all’Angelus il Santo Padre aveva chiesto il rilascio delle due religiose:

“Vorrei che in questo momento sentissero la solidarietà del Papa e di tutta la Chiesa. Il Signore, che nascendo è venuto a farci dono del suo amore, tocchi il cuore dei rapitori e conceda quanto prima a queste nostre sorelle di essere liberate per poter riprendere il loro disinteressato servizio ai fratelli più poveri”.


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+PetaloNero+
00giovedì 19 febbraio 2009 16:29
Il cardinale Arinze: il mondo non emargini né sfrutti l'Africa

Il continente africano si appresta a vivere due eventi importanti: il viaggio del Papa in Camerun e Angola dal 17 al 23 marzo, e la seconda Assemblea sinodale per l’Africa che avrà luogo in Vaticano dal 4 al 25 ottobre sul tema della Chiesa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Ma cosa propone la Chiesa per la società africana? Fabio Colagrande lo ha chiesto al cardinale Francis Arinze, presidente delegato del Sinodo:

R. – La Chiesa non ha una ricetta politica o economica, ma annuncia il Vangelo, che fa appello al cuore umano, il che vuol dire amare Dio e amare il prossimo, rispettare i diritti degli altri; la Chiesa aiuta a formare le coscienze.


D. – Un’altra sfida forte, che vede la Chiesa impegnata soprattutto in Occidente, quella della tutela della vita, è presente anche in Africa…


R. – E’ vero. Le minacce contro la vita non risparmiano nessun Paese nel mondo; per esempio, la contraccezione, l’aborto, restano sempre un attacco alla vita. Certo, nella cultura di molti Paesi africani il bambino è considerato come una benedizione, non come un problema; anche quando la gente è povera, danno sempre il “benvenuto” al bambino. E’ anche vero che la Chiesa, in molti Paesi africani, ha promosso l’insegnamento dei metodi naturali, e questo funziona. Nei parlamenti del continente c’è anche la difesa della vita, e molti Paesi, in Africa, non approvano l’aborto; in Africa l’eutanasia non è proprio presa in considerazione, e se mai qualcuno la introdurrà, sarebbe un qualcosa che va veramente contro tutta la tradizione africana, che onora gli anziani, i quali vengono mantenuti nella famiglia anche quando questa è povera.


D. – Il primo Sinodo sull’Africa, nel ’94, ha sottolineato che la Chiesa africana ha compiuto un’opzione preferenziale per i poveri; concretamente, oggi, cosa significa questo sul piano pastorale e sociale?


R. – Significa essere la voce dei senza-voce, significa difendere i diritti umani e affermare che è dovere di chi è al governo di non badare ai propri interessi, ma di servire il popolo, perché essere un’autorità significa servire. In questo senso la Chiesa chiede anche che le elezioni politiche siano sempre oneste; addirittura alcune diocesi africane hanno formato dei laici perché compiano una sorta di monitoraggio – non ufficiale - delle elezioni: questo vuol dire presenza dei cittadini nella vita pubblica. Tutto questo è importante, perché la Chiesa non vive nelle sacrestie: i cristiani sono cittadini come gli altri e devono essere presenti come il sale e il lievito e lavorare da dentro.


D. – Ci sono, ancora, difficoltà per quanto riguarda l’inculturazione della liturgia, in Africa, e a che punto siamo?


R. – Non direi proprio difficoltà, ma ci sono delle sfide. L’inculturazione procede abbastanza bene in Africa; c’è ancora molto da fare, ma non si può fare tutto precipitosamente, perché il tempo non rispetta quello che si fa senza di lui… ma si procede comunque bene. Il ruolo principale è quello degli esperti, dei teologi e dei vescovi.


D. – Quali sono le sue speranze, i suoi auspici, per questo anno così importante per la Chiesa in Africa, con il viaggio del Papa a marzo e poi il Sinodo ad ottobre?


R. – Le mie speranze sono una crescita della fede nel continente africano e poi che l’Africa sia presa più in considerazione negli incontri dei Grandi, il G7, il G8, il G20 ecc…perché l’Africa non sia emarginata ma che si riconosca come un continente importante per il mondo intero. E occorre dire che alcune cose negative dell’Africa – come le guerre e le tensioni - non sono puramente eventi locali, ma fatti che vedono coinvolti fattori internazionali con interessi precisi; nel mondo di oggi – il cosiddetto “villaggio globale” - dobbiamo collaborare, dobbiamo imparare a collaborare di più per la promozione dei diversi popoli. E questa visita del Papa senza dubbio aiuterà.


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+PetaloNero+
00giovedì 19 febbraio 2009 16:30
Il regista Scorsese prepara un film sui martiri del Giappone


Basato sull'opera "Silenzio" dello scrittore Shusaku Endo




TOKYO, giovedì, 19 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Il regista italoamericano Martin Scorsese sta preparando un film sui cristiani del Giappone martirizzati nel XVII secolo, secondo quanto ha reso noto il quotidiano giapponese "Asahi Shimbun" e come aveva preannunciato lo scorso anno il quotidiano cattolico "Avvenire".

Per "Asahi Shimbun", Scorsese starebbe progettando di girare il film prossimamente in Nuova Zelanda, per poter diffondere la pellicola nel 2010. Tra i protagonisti, si fanno i nomi degli attori Daniel Day-Lewis, Gael García Bernal e Benicio Del Toro.

Scorsese, cattolico, è autore di film come "L'età dell'innocenza", "Gli infiltrati" - che gli è valso l'Oscar nel 2007 -, "Gangs of New York", "Casino" e il controverso "L'ultima tentazione di Cristo".

Il copione, secondo le informazioni, è basato sull'opera "Chinmoku" ("Silenzio"), dello scrittore cattolico giapponese Shusaku Endo, in cui questi descrive la persecuzione alla quale sono stati sottoposti i primi cristiani giapponesi nell'epoca Edo, soprattutto nella zona di Nagasaki.

L'annuncio arriva poco dopo la canonizzazione, il 24 novembre 2008, di 188 martiri cristiani di quell'epoca, che secondo i Vescovi giapponesi ha rappresentato un autentico evento nella storia del Paese, in cui il cristianesimo è stato una religione proibita per secoli.

Oggi i cristiani rappresentano l'1% della popolazione. Di questi, 450.000 sono cattolici.

Shusaku Endo

Il romanzo di Shusaku Endo è stato scritto nel 1966 ed è uno dei più importanti della sua carriera di scrittore insieme a "Il Samurai". Racconta la storia di un missionario portoghese in Giappone all'inizio del XVII secolo, in piena persecuzione anticristiana.

Il titolo, "Silenzio", rimanda al silenzio di Dio davanti alla croce di Cristo, narrando la forzata apostasia del missionario tra terribili torture.

Endo è nato a Tokyo nel 1923 ed è stato battezzato, insieme alla madre, a 12 anni. I suoi romanzi riflettono la sua particolare ricerca del cristianesimo riconciliato con la cultura orientale, così come la sua particolare visione della fragilità umana, del peccato e della grazia.

Lo scrittore, morto nel 1997, ha scritto anche opere come "Vita di Cristo", "Vulcano", "Il mare e il veleno" e "Fiume profondo", in cui ha cercato di adattare il cristianesimo alla mentalità asiatica.
+PetaloNero+
00venerdì 20 febbraio 2009 01:32
Proseguono i negoziati tra Santa Sede e Israele


Sull'Accordo per lo status giuridico e fiscale della Chiesa nel Paese




CITTA' DEL VATICANO/GERUSALEMME, giovedì, 19 febbraio 2009 (ZENIT.org).- E' tornata a riunirsi questo mercoledì, nella sede del Ministero degli Esteri israeliano, la Commissione Bilaterale Permanente che sta negoziando gli Accordi tra la Santa Sede e lo Stato di Israele.

L'Accordo regolerà lo status giuridico della Chiesa cattolica nel Paese, dopo l'Accordo Fondamentale (Fundamental Agreement), firmato nel 1993, che ha permesso di intavolare relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e Israele.

Secondo un comunicato congiunto pubblicato questo giovedì dalla Santa Sede, il tema della riunione è stato l'"Accordo economico" con il quale verranno regolati il regime fiscale e le proprietà della Chiesa.

"L'incontro è stato caratterizzato da grande cordialità e spirito di collaborazione", rivela la nota vaticana.

Entrambe le parti concordano inoltre sul fatto che "sono stati compiuti dei progressi". "Le Delegazioni hanno rinnovato il loro comune impegno a concludere l'Accordo il prima possibile", aggiunge il testo.

La prossima riunione è stata fissata per il 7 aprile prossimo, un mese prima della visita del Papa in Terra Santa.

Proprio la visita papale avrebbe contribuito ad agevolare dei negoziati che negli ultimi anni sono andati avanti molto lentamente. Iniziati nel 1999, si erano praticamente fermati tra il 2002 e il 2007.


+PetaloNero+
00venerdì 20 febbraio 2009 16:00
Il Papa all'Ifad: sostenere lo sviluppo agricolo per sradicare povertà e fame


L’obiettivo di sradicare la povertà e la fame nel mondo non è un’utopia ma un obbligo per tutta la comunità internazionale: è quanto ha detto il Papa incontrando stamani i partecipanti alla sessione del Consiglio dei governatori dell’Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, nel trentesimo anniversario di questa agenzia dell'Onu. Il servizio di Sergio Centofanti.

Benedetto XVI esprime il suo apprezzamento per il ruolo dell’Ifad nella promozione dello sviluppo agricolo, in particolare in questa delicata fase storica in cui insicurezza alimentare e instabilità dei prezzi colpiscono duramente le popolazioni contadine. Il Papa invoca “nuove e lungimiranti strategie” per sconfiggere povertà e fame che oggi arriva a colpire quasi un miliardo di persone: “in un mondo sempre più interdipendente” – afferma - è necessaria la cooperazione tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo attraverso “processi decisionali comuni”. C’è bisogno di promuovere nuove opportunità di lavoro all’interno delle comunità rurali perché queste siano sempre più indipendenti dall’aiuto esterno. Il sostegno dato ai produttori locali – ha rilevato - aiuta lo sviluppo dell’economia dei Paesi interessati e in questo senso i progetti di “credito rurale” destinati all’assistenza di piccoli agricoltori e contadini senza terra possono portare ad una maggiore sicurezza alimentare per tutti:


“These projects also help indigenous communities…
“Questi progetti aiutano inoltre le comunità indigene a prosperare sui propri territori e a vivere in armonia con le proprie culture tradizionali, invece di essere costrette a sradicare se stesse per cercare lavoro in città sovraffollate, piene di problemi sociali, dove spesso devono sopportare squallide condizioni di vita”.


“Un prezioso contributo – ha sottolineato il Papa - può essere dato dalle Organizzazioni non governative, alcune delle quali hanno stretti legami con la Chiesa cattolica e sono impegnate nell'applicazione della sua dottrina sociale”. Tra i principi importanti di questo insegnamento è quello di sussidiarietà, secondo cui “ogni gruppo all’interno della società è libero di dare il proprio contributo per il bene di tutti”.


“All too often, agricultural workers…
“Troppo spesso, ai contadini delle nazioni in via di sviluppo viene negata questa opportunità, quando il loro lavoro è sfruttato avidamente, e la loro produzione viene deviata verso mercati lontani, con poco o nessun beneficio per la comunità locale”.


“Una società veramente umana – ha proseguito Benedetto XVI - saprà sempre come apprezzare e ricompensare adeguatamente il contributo apportato dal settore agricolo” che se viene sostenuto “ha la potenzialità di far uscire una nazione dalla povertà e di gettare le basi per una crescente prosperità”. “C’è bisogno – rileva il Papa – di una rinnovata determinazione ad agire in armonia e solidarietà con tutti i vari elementi della famiglia umana, al fine di garantire un accesso equo ai beni della terra, ora e in futuro”:


“The motivation to do this comes from love…

“Le motivazioni per farlo vengono dall’amore: l'amore per i poveri, amore che non può tollerare l'ingiustizia o la privazione, amore che rifiuta di restare in pace fino a quando povertà e fame non saranno bandite dall’umanità. L'obiettivo di sradicare la povertà estrema e la fame, così come la promozione della sicurezza alimentare e dello sviluppo rurale, lungi dall'essere troppo ambizioso o irrealistico, diventa, in questo contesto, un imperativo vincolante per l'intera comunità internazionale”.




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00venerdì 20 febbraio 2009 16:01
I seminaristi diventino autentici discepoli di Cristo: così Benedetto XVI alla Pontificia Commissione per l’America Latina


I seminaristi aspirino al sacerdozio “mossi unicamente dalla volontà di essere autentici discepoli e missionari di Gesù”. E’ l’esortazione di Benedetto XVI rivolta stamani ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina. Nei seminari, formatori e professori – ha aggiunto il Papa – devono distinguersi “per la loro capacità accademica e per la loro fedeltà alla Chiesa”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Il Papa ha ricordato le tematiche affrontate dall’Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina che ha preso in esame, nei giorni scorsi, le sfide legate all’attuale situazione della formazione sacerdotale nei seminari:

“Las recomandaciones pastorales de esta Asamblea…
Le raccomandazioni pastorali di questa Assemblea dovranno essere un punto di riferimento imprescindibile per illuminare il compito dei vescovi dell’America Latina e dei Caraibi nel delicato campo della formazione sacerdotale”.

Il Pontefice ha poi sottolineato come gli anni del seminario siano un tempo decisivo per il discernimento e la preparazione:

“Hoy más que nunca, es preciso que los seminaristas…
Oggi più che mai è necessario che i seminaristi, con la giusta predisposizione d’animo e senza qualsiasi altro interesse, aspirino al sacerdozio mossi unicamente dalla volontà di essere autentici discepoli e missionari di Gesù Cristo, capaci, in comunione con i loro vescovi, di rendere presente Cristo nel ministero e nella loro testimonianza di vita”.

Nei tempi del seminario – ha detto il Papa - si rafforzi nei seminaristi il desiderio di radicarsi profondamente in Cristo:

“Para ello es de suma importancia…
Perciò è di somma importanza curare la loro formazione umana, spirituale intellettuale e pastorale, così come un’adeguata scelta dei loro formatori e professori, che dovranno distinguersi per la loro capacità accademica, per il loro spirito sacerdotale e la loro fedeltà alla Chiesa, in modo che sappiano infondere nei giovani quello che il popolo di Dio necessita e attende dai suoi pastori”.

Il Santo Padre ha anche ricordato la sua visita, nel 2007, ad Aparecida:

“Conservo un grato recedo…
Conservo un grato ricordo del mio soggiorno ad Aparecida, dove abbiamo vissuto un’esperienza di intensa comunione ecclesiale, con l’unico desiderio di accogliere il Vangelo con umiltà e diffonderlo generosamente”.

Il pensiero del Papa è andato infine a mons. Cipriano Calderón Polo, vicepresidente per molti anni della Pontificia Commissione per l’America Latina e deceduto recentemente:

“El Señor habrá premiado…
Il Signore lo avrà ricompensato per la sua abnegazione e il suo fedele servizio alla Chiesa”.

La Pontificia Commissione per l'America Latina è stata istituita nel 1958 da Papa Pio XII con lo scopo di rinforzare l’opera pastorale della Chiesa in America Latina.





www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=712&set...



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=711&set...
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00venerdì 20 febbraio 2009 16:01
Pieno rispetto della libertà religiosa in Vietnam ed allacciamento delle relazioni diplomatiche al centro dell'incontro ad Hanoi tra governo vietnamita e Santa Sede


Missione in Vietnam, su invito del Governo vietnamita, di una delegazione della Santa Sede, guidata da mons. Pietro Parolin, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati. La delegazione ha avuto incontri sia con le autorità governative sia con i vescovi, e si è recata in visita nelle diocesi di Thái Binh e di Bùi Chu e in altre località legate alla cultura, alla storia e alla religione del Vietnam. Il primo incontro del gruppo di lavoro congiunto Vietnam-Santa Sede - come concordato tra il Governo di Hanoi e la Santa Sede - si è svolto nella capitale vietnamita, nei giorni 16-17 febbraio scorsi. Le parti hanno deciso di tenere un secondo incontro del gruppo di lavoro congiunto, in data e luogo da definire. Il servizio di Roberto Piermarini.

L’incontro – che si è svolto in un’atmosfera di apertura, di franchezza e di rispetto reciproco - si proponeva uno scambio di punti di vista sull’allacciamento di relazioni diplomatiche bilaterali, ed è stato presieduto dal vice-Ministro degli Affari esteri Nguyen Quoc Cuong, e da mons. Pietro Parolin. In particolare - si legge in un comunicato congiunto - il vice-Ministro ha sottolineato le linee costanti della politica vietnamita sulla libertà di credo come pure i risultati raggiunti negli anni recenti e lo stato attuale delle questioni religiose. Inoltre ha auspicato che la Santa Sede contribuisca attivamente alla vita della comunità cattolica in Vietnam, che si rafforzi la solidarietà fra le religioni e l’intera popolazione vietnamita, e che ci sia una forte coesione della Chiesa Cattolica in Vietnam con la Nazione, mediante contributi pratici all’edificazione del Paese. Dal canto suo il Sotto-Segretario della Santa Sede, mons. Pietro Parolin, ha preso nota delle spiegazioni offerte dalla delegazione vietnamita circa la politica sulla libertà di religione e di credo, riconoscendo che in Vietnam ci sono stati sviluppi positivi nella vita religiosa e si è augurato che le questioni ancora pendenti nelle relazioni bilaterali fra il Vietnam e la Santa Sede possano essere risolte grazie alla buona volontà e mediante un dialogo sincero. Mons. Parolin ha sottolineato la linea della Santa Sede di rispetto dell’indipendenza e della sovranità del Vietnam, a motivo della quale le attività religiose della Chiesa non si proporranno di raggiungere degli scopi politici. Ha inoltre sottolineato che l’insegnamento della Chiesa invita i fedeli ad essere buoni cittadini, che si adoperano per il bene comune del Paese. Durante l’incontro, le parti hanno avuto un profondo e ampio confronto sulle relazioni bilaterali, soffermandosi anche su tematiche relative alla Chiesa Cattolica in Vietnam ed hanno anche riconosciuto gli sviluppi incoraggianti delle relazioni fra il Vietnam e la Santa Sede avvenuti a partire dal 1990. Le due delegazioni si sono inoltre trovate d’accordo nel ritenere che questo primo incontro del gruppo di lavoro congiunto sia stato un nuovo ed importante passo in avanti nelle relazioni bilaterali e che si dovranno compiere sforzi maggiori per promuoverle ulteriormente.


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00venerdì 20 febbraio 2009 16:02
Sdegno degli Ordinari cattolici di Terra Santa per una trasmissione di una tv israeliana che ridicolizza Gesù e Maria

L’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - ha espresso pubblicamente lo sdegno e la protesta dei cristiani per le trasmissioni mandate in onda nei giorni scorsi dalla televisione privata israeliana “Canale 10”, nelle quali venivano ridicolizzati - con parole e immagini blasfeme - il Signore Gesù e la Beata Vergine Maria. Le autorità governative, subito interessate dal nunzio apostolico, hanno prontamente assicurato il proprio intervento al fine di interrompere tali trasmissioni e ottenere pubbliche scuse dalla stessa emittente. Mentre si manifesta solidarietà ai cristiani di Terra Santa e si deplora un così volgare e offensivo atto di intolleranza verso il sentimento religioso dei credenti in Cristo, si rileva con tristezza come vengano offesi in modo così grave proprio dei figli di Israele, quali erano Gesù e Maria di Nazareth.


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00venerdì 20 febbraio 2009 16:03
Congresso in Vaticano sull’eugenetica. Mons. Fisichella: non sostituirsi a Dio, ma lavorare per un progresso a misura d’uomo


Il progresso scientifico al servizio del bene va sempre difeso, ma l’uomo deve rifuggire dalla tentazione di volersi sostituire a Dio: è il richiamo dell’arcivescovo Rino Fisichella che, con il suo intervento, ha aperto stamani in Vaticano il Congresso “Le nuove frontiere della genetica e il rischio dell’eugenetica”, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita. I congressisti saranno ricevuti domani in udienza da Benedetto XVI. Sulla sessione mattutina del Congresso, in occasione della XV Assemblea generale del dicastero, ci riferisce Alessandro Gisotti:

“Ogni conquista scientifica porta sempre con sé inevitabilmente quello sguardo del Giano bifronte che mostra la bellezza e insieme la tragicità”: è quanto sottolineato da mons. Rino Fisichella che ha rilevato come, nonostante si guardi oggi con orrore al termine “eugenetica” la realtà dei fatti racconti una storia diversa:


“Il rischio di una deriva della genetica non è solo un richiamo teorico che viene fatto; appartiene, purtroppo, a una mentalità che tende lentamente ma inesorabilmente a diffondersi”.

L’eugenetica, ha rilevato il presidente dell’Accademia per la Vita, “non di rado si nasconde sotto la maschera del volto di chi vorrebbe migliorare fisicamente la specie umana”, ma alla base di qo fenomeno c’è invece una concezione sbagliata dell’uomo:

“Una riduzione al solo fatto biologico apparirebbe da subito riduttiva, impropria e impersonale. Sarà necessario avere sempre dinanzi a noi la concezione unitaria della persona; il corpo, pur essendo una componente essenziale, non esaurisce la globalità della persona”.

Certo, ha spiegato mons. Fisichella, la Chiesa difenderà sempre la scienza “nella sua legittima aspirazione a indagare l’immenso mistero del Creato” e a sviluppare tecnologie che consentano di vivere “sempre meglio in un ambiente a servizio dell’uomo e a misura dell’uomo”:


“La malattia, il dolore, la sofferenza e la morte, tuttavia, permangono con il loro carico di interrogativi a cui è necessario dare risposta che sia carica di senso”.

Ecco perché “non tutto ciò che è scientificamente e tecnicamente possibile è ugualmente lecito”. E dunque, ha avvertito il presule, non può essere solo lo scienziato a tracciare il confine tra liceità o meno della sua sperimentazione, ma ha bisogno “di un confronto con altre scienze a cui è demandata la competenza per verificare il limite e l’oggettiva istanza etica sottesa”. Infine, l’esortazione di mons. Fisichella a difendere il principio fondamentale dell’inviolabilità della persona frutto di un dono gratuito di Dio:

“L'uomo è debitore della sua vita. Egli è uscito dalle mani del Creatore e la sua realizzazione piena si potrà concretizzare solo nella condizione di percepire se stesso e costruire la propria esistenza personale e sociale senza mai volersi sostituire a Dio”.

Dopo l’introduzione di mons. Fisichella, sono seguiti nella mattinata interventi di esperti e scienziati che si sono soffermati sulle nuove frontiere della genetica. Il genetista Bruno Dalla Piccola ha messo in guardia dalla “genetizzazione” della vita legata allo sviluppo dei test sul genoma umano da cui potrebbero derivare dei rischi paradossali:

“L’arrivo nella nostra società degli 'unpatient', i 'non pazienti', cioè di soggetti che non sono malati ma che avendo fatto questi test - allora non si potevano fare, ma oggi li possiamo fare - condividono una serie di fattori di rischio, per cui essendo naturalmente un po’ preoccupati, c’è chi comincia a organizzare la sua vita e tutti i giorni va dal medico a misurare la pressione e altro, c’è chi fa i controlli in laboratorio, chi sviluppa una malattia psicosomatica”.


D’altro canto, ha affermato, la genetica assume oggi un ruolo sempre maggiore nelle diagnosi prenatali. Anche qui con effetti controversi. Ecco la sua riflessione sulla fecondazione artificiale, teoricamente volta ad evitare patologie nel nascituro:

“Questa regolazione, sia per l’induzione dell’oblazione della mamma, sia per la cultura in provetta, determina un tasso che è dodici volte il rischio relativo di queste patologie rispetto il tasso del concepimento naturale. Questa informazione non viene mai data ad una donna che fa questi tipi di analisi”.

Il docente della Sapienza ha infine messo l’accento sugli sviluppi delle ricerche sulle cellule staminali adulte che, a differenza delle staminali embrionali, hanno già prodotto notevoli risultati.


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+PetaloNero+
00venerdì 20 febbraio 2009 16:03
ACS invita a una giornata di preghiera per il Papa


In occasione della festa liturgica della Cattedra di San Pietro






KÖNIGSTEIN, venerdì, 20 febbraio 2009 (ZENIT.org).- In occasione della festa liturgica della Cattedra di San Pietro, domenica 22 febbraio, l'associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) invita i credenti a “una giornata di fervente preghiera per il Santo Padre”.

Un comunicato dell'associazione inviato a ZENIT e firmato da p. Joaquín Alliende, Presidente Internazionale di ACS, spiega che in questa domenica in cui “si commemora l’incarico particolare affidato da Cristo al primo Vescovo di Roma” si vuole pregare per il Papa “dopo il chiasso” degli ultimi tempi.

“Papa Benedetto XVI è stato ingiustamente attaccato – denuncia il testo –. Si è assistito ad un ritorno di atteggiamenti aggressivi che sembravano superati. Sono stati commessi gravi errori da parte di alcune istanze della Santa Sede, così come ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, p. Lombardi SJ” (cfr. a questo proposito ZENIT, 6 febbraio 2009).

Secondo l'associazione, “si è colta l’occasione di tali errori obiettivi per causare una valanga di aggressioni”, ferendo “in maniera grossolana la dignità del papato e la persona stessa di Benedetto XVI”.

“Molti hanno manipolato le informazioni. Altri hanno lasciato crollare frivolamente validi fondamenti della nostra tradizione umanista”.

“Questo comportamento indegno nei confronti della verità deteriora gravemente il dialogo tra la società civile e le grandi religioni”, aggiunge ACS, definendolo “un segno di scomposizione culturale” con il quale “si ravvivano antiche emozioni settarie”.

“Si è cercato di debilitare una figura morale irreprensibile, uno dei grandi fari di speranza per le nuove generazioni”, osserva.

“In mezzo a tanto chiasso, la personalità storica di Benedetto XVI emerge incolume, come qualcuno che incarna razionalità, lucida sapienza ed estrema bontà. Così molti giovani scoprono in lui un riflesso attuale del Buon Pastore”.

Per questo, l'associazione invita “tutti coloro che credono nel Dio di verità e di amore ad una giornata speciale di preghiera”.

“Preghiamo che lo Spirito Santo illumini e sostenga Papa Benedetto XVI come testimone profetico del Vangelo di Gesù e come guida per una umanità che aneli alla pace”.
+PetaloNero+
00venerdì 20 febbraio 2009 16:04
Da Petrus

Clima, il Vaticano detta la linea: “Impegnarsi al massimo per il turismo verde”



CITTA’ DEL VATICANO - ''Il cambiamento climatico e' divenuto oggi una preoccupazione prioritaria a livello globale di cui il turismo ha una parte di responsabilita', mentre nel contempo ne subisce le conseguenze''. Lo afferma il Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e itineranti in una lettera ai partecipanti alla Borsa Internazionale del Turismo in corso a Milano. Il testo, firmato dal presidente del Pontificio Consiglio, il Cardinale Renato Raffaele Martino (nella foto), e dal segretario, l’Arcivescovo Agostino Marchetto, fa riferimento al Messaggio diffuso dal dicastero in occasione della Giornata Mondiale del Turismo 2008. Sui cambiamenti climatici, ricorda la nota, ''si susseguono le riunioni a livello governativo e sociale, si approfondiscono le ricerche scientifiche e si formulano proposte in ambito economico''. Si tratta infatti di ''un problema che riguarda tutti noi che viviamo in questa casa comune che e' la terra: tutti siamo responsabili, a diverso titolo, della situazione attuale e ne subiamo al tempo stesso le conseguenze''. Secondo il dicatero vaticano, ''tale affermazione si puo' riferire in modo singolare anche alla sfera del turismo, un'attivita' dell'uomo che contribuisce al cambiamento climatico e ne soffre i suoi effetti. Con l'emissione di gas nocivi da parte dei mezzi di trasporto (che incidono per un cinque per cento sul totale mondiale), con la cementificazione incontrollata degli spazi naturali e con lo sperpero delle risorse naturali, il turismo - rileva la lettera - ha un peso negativo importante''. E ''contemporaneamente esso ne soffre le conseguenze''. In quanto, ''come succede per l'agricoltura, anch'esso dipende ampiamente dalla meteorologia e dalla climatologia, risentendo sia dell'andamento quotidiano del tempo che dell'evoluzione climatica di lungo periodo''. Da parte sua la Chiesa, sottolinea il testo, considera l'industria turistica una grande opportunita' che porta ''molti benefici all'economia e consente all'uomo un contatto con la natura ove scoprire la grandezza del Creatore''. Essa pero' ''per essere fattore positivo di crescita, deve stare al servizio dell'uomo e non viceversa, per cui bisogna impegnarsi per un 'turismo intelligente', cioe' sostenibile, responsabile, solidale, etico, 'verde', e di qualita' in tutti i campi''. ''E' prioritario - conclude il dicastero vaticano - ritrovarvi l'amicizia con Dio, con la natura-creazione e con i fratelli''.
Paparatzifan
00venerdì 20 febbraio 2009 19:09
Dal blog di Lella...

PAPA: CRISI VOCAZIONI NON ABBASSI STANDARD SELEZIONE SACERDOTI

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 20 feb

''Oggi piu' che mai e' necessario che i seminaristi, con intenzioni rette e disinteressate, aspirino al sacerdozio spinti unicamente dalla volonta' di essere autentici discepoli e missionari''. Lo ha ricordato questa mattina papa Benedetto XVI, parlando ai consiglieri e ai membri della Pontificia Commissione per l'America Latina, che nella loro assemblea plenaria hanno approfondito proprio il tema della formazione sacerdotale nei seminari. Per avere buoni preti, ha detto il pontefice, ''bisogna avere fiducia nell'azione dello Spirito Santo, piu' che nelle strategie e nei calcoli umani''. D'altra parte, ha aggiunto, ''la necessita' di sacerdoti per affrontare le sfide del mondo di oggi, non deve far trascurare un accurato discernimento dei candidati, ne' le esigenze necessarie, anche le piu' rigorose, affinche' il processo formativo li aiuti a diventare dei sacerdoti esemplari''. Percio', ha ribadito, ''e' di grande importanza dare molta attenzione alla formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale, insieme alla scelta adeguata dei loro formatori e professori, che devono distinguersi per le capacita' accademiche, lo spirito sacerdotale e la fedelta' alla Chiesa, perche' sappiano trasmettere ai giovani cio' che chiede e spera il popolo di Dio''.

Asca



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Paparatzifan
00venerdì 20 febbraio 2009 19:19
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In diocesi: Il clero romano da Benedetto XVI

L'incontro giovedì 26 febbraio nell'Aula della Benedizione in Vaticano. L'annuncio del cardinale vicario in una lettera di R. S.

Giovedì 26 febbraio, giorno successivo all’inizio della Quaresima, il Santo Padre riceverà i sacerdoti e i diaconi che svolgono il loro ministero nella diocesi di Roma. L’incontro si terrà dalle ore 11 nell’Aula della Benedizione in Vaticano.
Lo annuncia il cardinale vicario Agostino Vallini in una lettera ai sacerdoti. «Avremo modo di ascoltare la parola del nostro vescovo all’inizio della Quaresima, dopo aver presentato a lui in alcuni interventi le nostre considerazioni sulla vita spirituale e pastorale del momento presente. Confido che saremo in tanti a questo incontro che desidera esprimere visibilmente la comunione che ci lega al Successore di Pietro».
Come di consueto i partecipanti, dopo essere intervenuti presentando a Benedetto XVI alcune considerazioni sulla vita spirituale e pastorale che caratterizza il loro ministero nell’Urbe, ascolteranno la parola del Pontefice.
I sacerdoti e i diaconi che prenderanno parte all’appuntamento del 26 potranno parcheggiare le automobili in piazza San Pietro. L’ingresso, dal Portone di Bronzo, sarà consentito fino alle ore 10.30.

© Copyright RomaSette, 20 febbraio 2009


Paparatzifan
00venerdì 20 febbraio 2009 19:25
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Osservazioni sul caso di mons. Wagner, il vescovo ‘rinunziatario’

Abbiamo già riferito (v. qui) del caso particolarmente spinoso ingenerato dalla sollevazione (ma rivolta sarebbe termine più appropriato) di buona parte del clero, cui si è accodata l’intera conferenza episcopale austriaca, per la nomina a vescovo ausiliario a Linz di mons. Wagner, del quale sono ormai noti a tutti i giudizi negativi su Harry Potter e le avventate affermazioni che lo tsunami e l’uragano Katrina sarebbero punizioni divine.
Non entriamo nel merito di quelle affermazioni, che non condividiamo. Quanto ai libri della Rowling, perché non vi vediamo nulla di specificamente anticristiano: anzi narrano l’eterna lotta contro il male, incarnato da un personaggio, Voldemort, la cui superbia lo porta a volersi rendere padrone della vita e della morte e a diventare "sicut Deus", seguendo l’atavica tentazione del Serpente che, difatti, è il suo simbolo. Si può al più deplorare in quei romanzi la ormai universale abolizione di ogni riferimento specificamente religioso: gli studenti a Hogwarts festeggiano Natale senza che in pratica si capisca perché; ma questo fanno ormai gli adolescenti di mezzo mondo; e se è per questo, ciò avviene anche nei cartoni della Disney. Quanto poi all’idea che una disgrazia sia una punizione divina, ci sembra che essa sia stata superata fin dai tempi del libro di Giobbe e, soprattutto, rifiutata da Gesù ("O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo", Lc. 13, 4-5).

Ma con tutto ciò, qualche dichiarazione sopra le righe si perdona a chiunque; soprattutto quando ne sentiamo in giro di tutti i colori (l’ultima? il card. Murphy o’ Connor che contesta l’interpretazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del "subsistit in" del Concilio affermando che "la Chiesa cattolica romana non è totalmente autosufficiente, e che le ricchezze e i doni di altre chiese cristiane sono elementi che contribuirebbero alla sua pienezza": v. qui).

Di fatto, il vescovo Wagner è diventato in tal modo una bandiera, vista la quantità e qualità degli attacchi e le inaudite parole critiche dei vescovi austriaci (v. qui), i quali intimano al Papa di seguire le procedure e di acquisire il loro previo parere, in pratica vincolante, onde "dimostrare con sicurezza che i vescovi sono 'per' e non 'contro' una Chiesa locale" (il che per inciso significa accusare il Papa di aver scelto qualcuno "contro" la Chiesa locale).
La conseguenza di ciò è che a questo punto il Vaticano è obbligato a tener duro. Pur se il Papa non fosse personalmente entusiasta di mons. Wagner e delle sue dichiarazioni (è quanto ventila Damian Thompson, sulla base di generiche voci), un cedimento avrebbe effetti rovinosi: aprirebbe la strada a continue contestazioni, a rivolte mediaticamente sobillate, sarebbe un’abdicazione delle prerogative pontificie che, lungi dall’apparire una concessione alla collegialità tanto decantata, sarebbe in realtà una china precìpite verso l’anarchia e, nel lungo periodo, verso l’autocefalia delle chiese nazionali.

I vescovi austriaci, ed in testa il cardinale Schoenborn di Vienna, non hanno avuto remore nell’infiammare questa rivolta e nel rendere pubblica la loro reprimenda al Papa per la scelta di un vescovo senza consultazione.

Se tali vedute gallicane non verranno prontamente e altrettanto pubblicamente frustrate, quali le conseguenze? L’esecrabile comunicato dei vescovi austriaci fa capire chiaramente qual è la posta in gioco: di qui a breve, buona parte delle sedi episcopali austriache diverranno vacanti, ed essi vogliono dire la loro in modo vincolante per la nomina dei successori.

Come è stato icasticamente notato (qui), un cedimento non sarebbe altro che un appeasement, termine che ricorda la codarda capitolazione delle democrazie occidentali a Monaco nel 1938, allorché fu immolata ad Hitler la Cecoslovacchia, in cambio di un’effimera pace.

Ed anche Hitler proveniva da Linz, come questa sfida alla romanità della Chiesa.
E’ sotto gli occhi di tutti (e lo disse anche il card. Ratzinger) che la crisi nella Chiesa è in primo luogo una crisi nella selezione dei vescovi. Se migliorassero le "risorse umane" tutto andrebbe probabilmente al suo posto, come succede nelle aziende. Ma il compito è erculeo e le stalle di Augia smisurate. Cedere adesso significherebbe rinunziare in partenza al compito, quanto mai indispensabile (al pari della riforma delle conferenze episcopali, pachidermi burocratici che tendono a trasformarsi in un magistero parallelo, nelle mani di un’oligarchia episcopale).
Certamente, ragioni di opportunità che a noi sfuggono possono a questo punto consigliare di evitare uno scontro diretto con l’episcopato austriaco e quindi la nomina di mons. Wagner come vescovo ausiliare a Linz.

Ma nondimeno, la mossa riottosa austriaca dev’essere prontamente e risolutamente rintuzzata e frustrata, per prevenirne di peggiori. Ad esempio, chiamando l’interessato ad un posto prestigioso, a Roma od altrove.

Da Messainlatino.it


Paparatzifan
00venerdì 20 febbraio 2009 20:40
Dal blog di Lella...

AUSTRIA

Il "caso Wagner"

La Chiesa e la nomina del vescovo ausiliare di Linz

I vescovi austriaci "sono completamente dalla parte del Papa", sebbene alcuni giornali abbiano titolato: "I vescovi criticano il Vaticano". Cosa è successo nella Repubblica delle Alpi? Ecco come riassume la vicenda a SIR Europa Erich Leitenberger, direttore dell'agenzia cattolica austriaca Kathpress.

Turbolenza non nuova.

In un'atmosfera già surriscaldata dalla discussione sui lefebvriani, il 31 gennaio è stato nominato un nuovo vescovo ausiliare per Linz: Gerhard Maria Wagner. Appartiene al gruppo ultraconservatore "Linzer Priesterkreises" (Circolo dei sacerdoti di Linz) e negli ultimi 20 anni è sempre stato considerato un candidato vescovo. Le sue posizioni, ripetute in innumerevoli interviste su "Katrina", sullo tsunami come "punizione divina", sull'omosessualità e su "Harry Potter", ma anche l'annuncio di voler percorrere una "rotta di collisione", hanno causato grande scalpore nei media. La nomina ha suscitato un'ondata di proteste giunte fino agli ambienti più interni della Chiesa: numerosissime lettere, telefonate, e-mail sono giunte nelle segreterie dei vescovi, e diversi fedeli annunciavano di voler lasciare definitivamente la Chiesa. La situazione si è inasprita, ricordando a molti le "turbolenze" che hanno scosso la Chiesa cattolica austriaca dal 1986. Il 13 febbraio, il card. Christoph Schönborn, Presidente della Conferenza episcopale austriaca ha preso l'iniziativa di invitare i vescovi delle diocesi ad una consultazione straordinaria tenutasi il 16 febbraio a Vienna. Nella serata del 15 febbraio, ecco il colpo di scena: la diocesi di Linz ha comunicato che Gerhard Maria Wagner aveva chiesto al Papa di ritirare la nomina. Contemporaneamente si comunicava che la Santa Sede aveva accolto la richiesta.

La lettera pastorale.

Il 16 febbraio i vescovi si sono riuniti e hanno discusso per sei ore la situazione della Chiesa in Austria. Come risultato è stata diffusa una "Lettera pastorale dei vescovi diocesani dell'Austria", che affronta tutti gli aspetti della crisi: la nomina di Wagner, così come la revoca della scomunica dei vescovi lefebvriani e la negazione della Shoah da parte di uno di tali vescovi, la questione fondamentale delle nomine dei vescovi e la situazione nella diocesi di Linz in cui esiste un'ampia fascia "di centro", ma anche tensioni tra posizioni fortemente "progressiste" e "conservatrici". Nella conferenza stampa che è seguita alla riunione, il card. Schönborn ha chiamato le cose con il loro nome. Nel caso della nomina di Gerhard Maria Wagner si è verificata una "procedura abbreviata", ha detto. "Ciò significa che non ha avuto luogo la ricerca approfondita che si verifica normalmente". Qualcosa di molto simile era accaduto anche 22 anni fa, quando Kurt Krenn venne nominato vescovo ausiliario di Vienna, il che suscitò consistenti "turbolenze". Un anno dopo, nel 1988, l'autorevole rivista dei gesuiti "Civiltà Cattolica" pubblicò un articolo sulla situazione della Chiesa in Europa centrale, osservando in una nota a pié di pagina: "La situazione in Austria è da ricondurre al fatto che per le ultime nomine episcopali (Groer, Krenn) non è stata applicata la procedura romana". Nel 2009, con Gerhard Maria Wagner, questo errore è stato commesso ancora.

Per, non contro, la Chiesa locale.

Da tutto ciò si comprende quel che hanno scritto i vescovi nella lettera pastorale: "è fuori discussione il fatto che spetti al Papa nominare liberamente i vescovi. I vescovi non vogliono tornare indietro ai tempi in cui - fino al 1918 - l'imperatore nominava in vescovi in Austria. Anche un''elezione popolare' dei vescovi non servirebbe ad evitare conflitti e posizioni differenti. Noi vescovi siamo convinti che la procedura prevista dal diritto canonico per la scelta e per la verifica dei candidati sia valida, sempre che questa procedura venga davvero osservata. Perché prima di poter prendere la decisione definitiva, il Santo Padre deve disporre di elementi attendibili e verificati in modo completo su cui basarsi. Nei prossimi anni, in Austria dovrà essere eletta una serie di vescovi. I fedeli si attendono con ragione, che la procedura della ricerca dei candidati, la verifica delle proposte e l'ultima decisione vengano eseguite in modo accurato e con senso pastorale. In tal modo è possibile garantire che i vescovi vengano nominati 'per' una Chiesa locale, anziché 'contro' di essa".

"Mantenere l'unità nella diocesi, evitare le divisioni".

Intervistato da Kathpress il 16 febbraio al termine della seduta straordinaria della Conferenza episcopale, il vescovo di Linz, mons. Ludwig Schwarz, ha accolto "con grande rispetto" la decisione di Wagner di rimettere la sua nomina nelle mani del Papa. Una decisione, ha aggiunto, che "ha spianato la strada a lavorare nuovamente e con forza per l'unità della diocesi. è importante impedire con tutte le forze una divisione della diocesi".

© Copyright Sir Europa


+PetaloNero+
00sabato 21 febbraio 2009 01:31
Un “turismo sostenibile” per il rispetto dell'uomo e del creato


Lettera del Cardinale Martino alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano






CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 20 febbraio 2009 (ZENIT.org).- In una Lettera ai partecipanti al Convegno della Chiesa nell’ambito della Borsa Internazionale del Turismo (BIT), svoltosi a Milano questo venerdì sul tema “Il turismo affronta la sfida del cambiamento climatico”, emerge con chiarezza la necessità di rispettare l'uomo e la creazione promuovendo la sostenibilità del fenomeno turistico.

La Lettera è firmata dal Cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e dall’Arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del dicastero.

“Il cambiamento climatico è diventato una preoccupazione prioritaria a livello globale” perché “riguarda tutti noi che viviamo in questa casa comune che è la terra”, spiega il testo.

“Tutti siamo responsabili, a diverso titolo, della situazione attuale e ne subiamo al tempo stesso le conseguenze”, afferma, sostenendo che ciò “si può riferire in modo singolare anche alla sfera del turismo, un’attività dell’uomo che contribuisce al cambiamento climatico e ne soffre i suoi effetti”.

“Con l’emissione di gas nocivi da parte dei mezzi di trasporto (che incidono per un cinque per cento sul totale mondiale), con la cementificazione incontrollata degli spazi naturali e con lo sperpero delle risorse naturali, il turismo ha un peso negativo importante”, avverte la Lettera.

Contemporaneamente, questo settore subisce anche le conseguenze dei cambiamenti del clima, perché “dipende ampiamente dalla meteorologia e dalla climatologia, risentendo sia dell’andamento quotidiano del tempo che dell’evoluzione climatica di lungo periodo”.

L'industria turistica, ricorda il testo, apporta anche molti benefici all’economia dei Paesi, favorendo la creazione di posti di lavoro, lo sviluppo delle infrastrutture, la promozione della cultura e la tutela delle aree naturali, rappresentando quindi un'importante opportunità di lotta alla povertà.

Perché il turismo sia “una tale forza motrice di crescita economica”, tuttavia, è necessario che “risponda ai parametri del rispetto ecologico”, perché “i risultati delle politiche e dei progetti turistici saranno vincenti soltanto se accompagnati da una visione sociale e ambientale, insieme a quella economica”.

“Sarà quindi una fonte continua di ricchezza se cresce sulla linea di un turismo sostenibile”, spiega la Lettera, ricordando che “per tanti Paesi dalle limitate risorse”, il turismo, “se rispetta strategie di sostenibilità, responsabilità e solidarietà”, è “una seria proposta di crescita economica”.

“Questo possibile beneficio può vacillare di fronte all’attuale crisi ambientale, e sono proprio i Paesi più poveri a subirne le maggiori conseguenze, pur non essendo loro i principali responsabili delle emissioni nocive”, ricorda la Santa Sede.

I cambiamenti climatici, prosegue, possono influire negativamente anche sull’esperienza religiosa.

Il turismo, favorendo il contatto dell’uomo con la natura, può infatti essere un'occasione “per conoscere le ricchezze del creato, che ci mostrano l’infinita bontà e misericordia del suo Autore, e ci aprono la porta per scoprire la Bellezza, che è Dio”.

Oggi, però, “non sempre la natura, modificata dall’azione dell’uomo, riflette il volto del Creatore”.

“Troppo spesso la umana mano distruttrice si contrappone al dito del Creatore”, e “l’azione umana è all’origine del cambiamento climatico”. “Il giardino è diventato un deserto”.

Per questo motivo, la Santa Sede ribadisce la necessità di “correre ai ripari ed invertire la rotta”, perché “solo così il deserto rifiorirà e vi potremo leggere la Parola creatrice del suo Autore”, e il turismo “potrà per questo nuovamente accompagnarci nel cammino della nostra ricerca dell’Assoluto”.

Per avere un giusto rapporto con la natura, avverte la Lettera, non basta però cambiare gli atteggiamenti: “c’è bisogno di una corretta concezione dell’ambiente”, iniziando con il considerare la creazione come “un regalo di Dio, per tutti, quale patrimonio comune dell’umanità”.

Il progresso, nel turismo come in altri settori, deve quindi “riconoscere i propri limiti”, perché “sta al servizio della creazione e non viceversa”.

In questo contesto, il dicastero vaticano offre varie proposte, tra cui “coltivare l’etica della responsabilità; ritornare al senso del limite, riconoscendo l’alterità tra simili e la trascendenza del Creatore rispetto alle sue creature; assumere la propria e personale responsabilità della tutela del pianeta; incoraggiare una cultura 'verde'; sviluppare quella del turismo responsabile anche nei confronti dei cambiamenti climatici”.

“Proponiamo di recuperare la dimensione spirituale del rapporto con il creato, non riducendolo a mero oggetto di sfruttamento, ma impegnandoci per realizzare quello che si comincia a definire come 'turismo intelligente', cioè etico”.

“Dobbiamo impegnarci dunque per recuperare il Paradiso originale, dove ritrovare l’amicizia con Dio, con la natura, con i fratelli e con noi stessi”.



+PetaloNero+
00sabato 21 febbraio 2009 01:33
Da Petrus

Il Papa richiama all’ordine i Vescovi ‘dissidenti’ - “Basta polemiche: la presunzione di sentirsi superiori allontana da Cristo, porta alla distruzione e fa ermegere una caricatura della Chiesa”


CITTA’ DEL VATICANO - Benedetto XVI ha risposto indirettamente alle tante critiche e ai tanti attacchi piovuti su di lui da vescovi e interi episcopati, per la sua decisione di revocare la scomunica ai lefebvriani e di nominare come ausiliare di Linz, in Austria, un prelato tradizionalista. "San Paolo - ha detto il Papa ai seminaristi di Roma, che ha incontrato al Laterano - rimproverava i Galati: vi mordete e attaccate a vicenda come delle belve: emergono le polemiche e uno morde l'altro. Vediamo bene che anche oggi ci sono cose simili, dove invece di inserirsi nel Corpo di Cristo, con arroganza intellettuale si pensa che uno e' migliore dell'altro, e si fanno polemiche distruttive. Cosi' emerge una caricatura della Chiesa". Per il Pontefice, nella Chiesa attuale serve "un esame di coscienza, che ci aiuti - ha spiegato - a non pensare di essere superiori all'altro, ma a trovarci insieme nell'umilta' della fede, un grande spazio dove Cristo ci ha chiamato ad essere un solo spirito con lui, nell'amore e nella gioia". Le parole del Santo Padre al Seminario Maggiore - dove e' giunto accompagnato dal Cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, e dal Rettore del seminario, Monsignor Giovanni Tani, e si e' fermato anche a cena con gli studenti - assumono un particolare significato perche' pronunciate alla vigilia della festa liturgica della Cattedra di San Pietro, una ricorrenza che, spiega padre Joaquin Alliende, presidente internazionale di Aiuto alla Chiesa che soffre, l'associazione fondata da padre Lardo, "commemora l'incarico particolare affidato da Cristo al primo Vescovo di Roma". L'Acs chiede dunque di "pregare per il Papa dopo il chiasso degli ultimi tempi". "Papa Benedetto XVI - afferma padre Alliende in una nota - e' stato ingiustamente attaccato: si e' assistito ad un ritorno di atteggiamenti aggressivi che sembravano superati". E se pure "sono stati commessi gravi errori da parte di alcune istanze della Santa Sede, cosi' come ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Fedrico Lombardi", secondo il presidente dell'associazione che ha sostenuto le comunita' cristiane d'Oltrecortina durante i quattro decenni del comunismo, "si e' colta l'occasione di tali errori obiettivi per causare una valanga di aggressioni", ferendo "in maniera grossolana la dignita' del Papato e la persona stessa di Benedetto XVI". "Molti hanno manipolato le informazioni. Altri hanno lasciato crollare frivolamente validi fondamenti della nostra tradizione umanista: questo comportamento indegno nei confronti della verita' deteriora gravemente il dialogo tra la societa' civile e le grandi religioni", aggiunge il religioso, definendolo "un segno di scomposizione culturale" con il quale "si ravvivano antiche emozioni settarie". "Si e' cercato di debilitare una figura morale irreprensibile, uno dei grandi fari di speranza per le nuove generazioni". "In mezzo a tanto chiasso - conclude la nota - la personalita' storica di Benedetto XVI emerge incolume, come qualcuno che incarna razionalita', lucida sapienza ed estrema bonta'. Cosi' molti giovani scoprono in lui un riflesso attuale del Buon Pastore". Per questo, l'ACS invita "tutti coloro che credono nel Dio di verita' e di amore ad una giornata speciale di preghiera: preghiamo che lo Spirito Santo illumini e sostenga Papa Benedetto XVI come testimone profetico del Vangelo di Gesu' e come guida per una umanita' che aneli alla pace". Tornando alla ‘lectio magistralis’ tenuta ai seminaristi di Roma, il Pontefice ha tenuto ad evidenziare che assolutizzare il concetto di liberta' espone al rischio di "degradare" la dignita' della persona. "San Paolo - ha rimarcato - ci aiuta a capire che la liberta' non deve divenire un pretesto per vivere secondo la carne". Infatti, "l'assolutizzazione dell'io" finisce col negare la dignita' stessa dell'uomo come Figlio di Dio perche' e' "l'epressione dell'individuo come assoluto, dipendente da nessuno e da niente". "Si dice - ha osservato il successore di Pietro - che se non dipendo da nessuno posso fare quel che voglio. Ma questa e' la degradazione della liberta', e il libertinismo non e' liberazione. Significa ridursi alla carne, apparentemente. La nostra verita' e' che anzitutto siamo creature che viviamo nella relazione con il Creatore. Dipendenti dal Creatore". "Per l'illuminismo e l'ateismo - ha quindi rimarcato - e' una dipendenza da cui liberarsi. Sarebbe cosi' se Dio fosse un tiranno umano, ma non e' cosi': la nostra dipendenza e' essere nello spazio del suo amore. Siamo uniti a Lui, a tutto il suo potere. La relazione d'amore col Creatore e' la chiamata alla vita e percio' vedere Dio, conoscere Dio, inserirsi nella volonta' di Dio, progredire nella relazione con Dio e' l'avventura bella della nostra vita". "Siamo relazionati a Dio ma anche, come famiglia umana - ha sottolineato il Papa teologo - siamo in relazione l'uno con l'altro: non c'e' liberta' contro, ma solo liberta' condivisa. Solo nell'essere insieme possiamo entrare nella liberta' attraverso un cammino verso la liberazione comune, nel quale nessuno va appresso". Per il Pontefice, "se non c'e' una verita' comune dell'uomo, rimane solo il positivismo. Che impone la sua violenza". Il cristianesimo, invece, non e' un insieme di norme che ci obbligano: "La legge - ha rilevato citando Sant'Agostino - trova la sua pienezza in un solo monito: 'Ama e puoi fare quanto vuoi'. Perche' se amiamo davvero, siamo una volonta' sola con il Signore. Solo cosi' siamo realmente liberi. Preghiamo il Signore - ha concluso Benedetto XVI - che ci aiuti in questo cammino: diventiamo un corpo e uno spirito con Lui, e saremo realmente liberi".
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00sabato 21 febbraio 2009 16:05
Gli 80 anni del Vaticano: editoriale di padre Lombardi


Nei giorni scorsi Italia e Santa Sede hanno celebrato gli 80 anni dei Patti Lateranensi. Ascoltiamo in proposito l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano in onda oggi su Telepace alle 15.30 e su Sat2000 alle 18.10:

Con un importante Trattato nasceva lo Stato della Città del Vaticano, che riconosceva al Papa la piena sovranità su un piccolissimo Stato, da dove, in piena libertà, avrebbe potuto governare la Chiesa cattolica universale, senza alcun condizionamento da parte del Governo italiano. Terminava così un periodo di grave tensione fra il Papato e l’Italia, dopo la fine degli Stati pontifici e l’unificazione italiana nel 1870. Importanti manifestazioni culturali hanno messo in luce il ruolo fondamentale del Papa Pio XI nella Conciliazione fra Santa Sede e Italia e nell’edificazione delle strutture necessarie al funzionamento del nuovo Stato. Ancora una volta si è giustamente insistito sul fatto che il riconoscimento e lo status internazionale della Santa Sede, come centro e guida della Chiesa, non dipende dalla esistenza del piccolo Stato, ma, al contrario, questo esiste e deve esistere perché il Papato è un’autorità spirituale e morale di importanza mondiale e deve poter esercitare le sue funzioni senza alcuna ambizione di potere terreno, ma in piena indipendenza e autonomia.


Ma c’è ancora un aspetto su cui vogliamo insistere. Perché è giusto che il Papa risieda in Vaticano, che il suo piccolo Stato sia qui e non altrove? Per un motivo molto semplice: qui Pietro ha subito il martirio, qui è morto, e qui si trova la sua tomba a cui vengono in pellegrinaggio i fedeli del mondo intero. “Petros eni”, “Pietro è qui”, sta inciso su un antichissimo muro che si trova esattamente sotto l’altare centrale della Basilica, sotto la grande cupola. Perciò il Successore di Pietro sta qui e di qui guida la Chiesa: dalla Città del Vaticano.


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00sabato 21 febbraio 2009 16:05
Padre Lombardi: pronunciamenti attribuibili alla Santa Sede se usati mezzi propri e consoni


In una dichiarazione rilasciata stamane ai giornalisti, il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi – riferendosi agli ultimi fatti riportati dai mass media – ha detto che “non di rado i mezzi di informazione attribuiscono al ‘Vaticano’, intendendo con ciò la Santa Sede, commenti e punti di vista che non possono esserle automaticamente attribuiti. La Santa Sede, infatti – ha precisato padre Lombardi – quando intende esprimersi autorevolmente usa mezzi propri e modi consoni (comunicati, note, dichiarazioni). Ogni altro pronunciamento non ha lo stesso valore. Anche di recente – ha aggiunto il direttore della Sala Stampa - si sono verificate attribuzioni non opportune. La Santa Sede, nei suoi organi rappresentativi – ha concluso padre Lombardi - manifesta rispetto verso le autorità civili, che nella loro legittima autonomia hanno il diritto e il dovere di provvedere al bene comune”.


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00sabato 21 febbraio 2009 16:06
Benedetto XVI agli scienziati: no all'eugenetica che seleziona la perfezione fisica e scarta la vita debole o malata. L'uomo è più del suo patrimonio genetico


Per il fatto di essere venuto alla vita, ogni essere umano possiede pari dignità. Una dignità che supera la singola somma dei suoi fattori genetici. Dunque, commette un "attentato contro l'umanità" una scienza che discrimini le persone sulla base della loro efficienza fisica o bellezza, o che arrivi a sopprimere l’inizio di una vita perché debole o malata. Con un incisivo intervento, Benedetto XVI si è rivolto questa mattina ai genetisti e agli scienziati che hanno partecipato, ieri e oggi, alla 15.ma Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita, dedicata in particolare ai rischi dell’eugenetica. Il servizio di Alessandro De Carolis:

“La generazione di un uomo non potrà mai essere ridotta a una mera riproduzione di un nuovo individuo della specie umana, così come avviene con un qualunque animale. Ogni apparire nel mondo di una persona è sempre una nuova creazione”. Benedetto XVI ha ricordato con queste parole un confine che talvolta l’esuberanza dell’ingegneria genetica fatica a rispettare, pur riconoscendo che il progresso delle scienze biologiche ha prodotto conoscenze tali da consentire non solo “una più efficace e precoce diagnosi delle malattie genetiche”, ma anche l’individuazione di “terapie destinate ad alleviare le sofferenze dei malati e, in alcuni casi, perfino a restituire loro la speranza di riacquistare la salute”. Tuttavia, il lato in ombra della medaglia è rappresentato, ha detto il Pontefice, dai “rischi dell’eugenetica”, ovvero della selezione della razza, una pratica - ha stigmatizzato - che ha già visto “nel passato porre in essere forme inaudite di autentica discriminazione e violenza”:


“Nonostante questo, appaiono ancora ai giorni nostri manifestazioni preoccupanti di questa pratica odiosa, che si presenta con tratti diversi. Certo, non vengono riproposte ideologie eugenetiche e razziali che in passato hanno umiliato l'uomo e provocato sofferenze immani, ma si insinua una nuova mentalità che tende a giustificare una diversa considerazione della vita e della dignità personale fondata sul proprio desiderio e sul diritto individuale”.


In altre parole, ha proseguito Benedetto XVI:


“Si tende, quindi, a privilegiare le capacità operative, l'efficienza, la perfezione e la bellezza fisica a detrimento di altre dimensioni dell'esistenza non ritenute degne. Viene così indebolito il rispetto che è dovuto a ogni essere umano, anche in presenza di un difetto nel suo sviluppo o di una malattia genetica che potrà manifestarsi nel corso della sua vita, e sono penalizzati fin dal concepimento quei figli la cui vita è giudicata come non degna di essere vissuta”.

Al contrario, ha affermato Benedetto XVI, ogni essere umano “è molto di più di una singolare combinazione di informazioni genetiche che gli vengono trasmesse dai genitori”. E, dunque, ogni “discriminazione esercitata da qualsiasi potere nei confronti di persone, popoli o etnie sulla base di differenze riconducibili a reali o presunti fattori genetici è un attentato contro l'intera umanità”.


“Ciò che si deve ribadire con forza è l'uguale dignità di ogni essere umano per il fatto stesso di essere venuto alla vita. Lo sviluppo biologico, psichico, culturale o lo stato di salute non possono mai diventare un elemento discriminante. È necessario, al contrario, consolidare la cultura dell'accoglienza e dell'amore che testimoniano concretamente la solidarietà verso chi soffre, abbattendo le barriere che spesso la società erige discriminando chi è disabile e affetto da patologie, o peggio giungendo alla selezione ed al rifiuto della vita in nome di un ideale astratto di salute e di perfezione fisica”.


In questo quadro, ha incalzato il Papa, non c’è spazio per quel, ha rilevato, “diffuso riduzionismo genetico”, che è “incline a identificare la persona esclusivamente con il riferimento all'informazione genetica e alle sue interazioni con l'ambiente” e che si ha soprattutto quando le varie scienze, invece di collaborare, si isolano “pretendendo di avere l’ultima parola sull’uomo”. Il quale, ha concluso, “sarà sempre più grande di tutto ciò che forma il suo corpo”, perché porta con sé la forza del pensiero, che è sempre tesa alla verità su di sé e sul mondo”:


“Ritornano, cariche di significato, le parole di un grande pensatore che fu anche valente scienziato, Blaise Pascal: “L'uomo non è che un giunco, il più debole nella natura, ma è un giunco pensante. Non occorre che l'universo intero si armi per schiacciarlo; un vapore, una goccia d'acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand'anche l'universo intero lo schiacciasse, l'uomo sarebbe pur sempre più nobile di ciò che lo uccide, perché egli sa di morire e conosce la superiorità che l'universo ha su di lui; l'universo invece non ne sa nulla”.



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00sabato 21 febbraio 2009 16:06
Concistoro in Vaticano per la Canonizzazione di dieci Beati

Alla presenza di Benedetto XVI si è svolto questa mattina, presso la Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Concistoro ordinario pubblico per la Canonizzazione, nei prossimi mesi, di 10 Beati. Tra le figure dei nuovi Santi, eroici testimoni del Vangelo, gli italiani Arcangelo Tadini, sacerdote e fondatore della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, suor Gertrude Comensoli, fondatrice dell’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento, e Caterina Volpicelli, fondatrice dell’Istituto Ancelle del Sacro Cuore. Insieme ai Beati Bernardo Tolomei, eremita del XIII secolo, e al portoghese Nuno de Santa Maria Alvares Pereira, saranno proclamati Santi il prossimo 26 aprile. Per l’11 di ottobre è invece prevista la Canonizzazione dei Beati Zygmunt Szczęsny Feliński, vescovo e fondatore della Congregazione delle Suore Francescane della Famiglia di Maria, lo spagnolo Rafael Arnaiz Baròn, trappista, riconosciuto fra i più grandi mistici del XX secolo, Francisco Coll y Guitart, fondatore della Congregazione delle Suore Domenicane dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria, la francese Marie de la Croix, che istituì la Congregazione delle Piccole Sorelle dei Poveri, ed infine padre Jozef Damian de Veuster, sacerdote belga, che nelle Isole Hawaii, sul finire dell’800, dedicò la propria vita all’assistenza dei malati di Lebbra. Della figura del beato Damian de Veuster ci parla Claudia Di Lorenzi:

Apostolo dei lebbrosi e risoluto testimone del Signore, padre Josef Damian de Veuster, fu eroico esempio di carità cristiana. Nato nelle Fiandre nel 1840, fu sacerdote missionario della Congregazione dei “Sacri Cuori di Gesù e Maria”, e nelle Isole Hawaii scelse di vivere al fianco dei reietti e di condividere la Croce di migliaia di malati di lebbra, emarginati e abbandonati nella piccola isola-lazzaretto di Molokai. Instancabile e coraggioso, forte solo della fede in Cristo, egli dedicò la propria vita all’assistenza dei lebbrosi, dando cure e medicine e creando opportunità di lavoro ma soprattutto alimentando in loro la fede e la speranza. Fino all’estremo sacrificio della vita, che lo vide vittima del morbo, nell’aprile del 1889. Furono gli stessi malati che egli aveva accudito a seppellirlo ai piedi di un albero e, in 33 mila, a chiederne la beatificazione. Sull’attualità del messaggio offerto al mondo dalla figura di padre Damian de Veuster ascoltiamo Padre Alfred Bell, postulatore della causa di Canonizzazione del sacerdote belga:

“Il padre Damiano ha dato tutto, per gli ultimi; oggi, per esempio, ci sono donne, bambine, persone che non hanno da mangiare, i poveri, gli esclusi, gli emarginati. E’ andato lì sapendo che non poteva ritornare; ha sofferto molto, ma è rimasto.”

Un esempio di coerenza nell’amore e nella dedizione al prossimo – continua padre Bell – che interpella in particolare i giovani:

“Per i giovani di oggi è un esempio per dire dei sì definitivi; padre Damiano ha sempre preso delle decisioni rapidamente ed è rimasto su queste decisioni. L'esempio di padre Damiano ci aiuta a non dimenticare quelli che sono dimenticati, nel mondo. Padre Damiano è un esempio per tutti.”

Una figura, quella di Padre Damiano, che è stata luce e modello per molti, e che la Chiesa ha riconosciuto fonte di numerose conversioni e di guarigioni miracolose:

“Ad una signora, che era ammalata, il medico disse: ‘io non posso fare più niente per lei, e la cosa migliore è che se ne vada e si prepari alla morte’; lei è andata via e ha pregato per padre Damiano, e così è stata guarita dal cancro che aveva. Eppure per lei non c’era speranza. Suor Emmanuelle, che è morta pochi mesi fa, ha detto: ‘è stato padre Damiano a far cambiare la mia vita’, e si è dedicata ai più poveri, a coloro che sono dimenticati nel mondo.”

All’indomani della Giornata internazionale per la giustizia sociale, celebrata ieri per la prima volta in tutto il mondo, dall’esperienza del sacerdote belga giunge forte infine il richiamo alla necessità di porre maggiore attenzione alla condizione delle tante persone che ancora oggi, nel mondo, sono affette dal morbo di Hansen.



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Paparatzifan
00sabato 21 febbraio 2009 20:57
Dal blog di Lella...

Perché la catechesi preventiva di B-XVI ha complicato i piani di Pelosi

Catechesi preventiva per la Pelosi.

L’insolita dichiarazione emessa mercoledì dalla sala stampa vaticana a commento della breve udienza concessa alla speaker democratica del Congresso americano Nancy Pelosi alla fine della catechesi del mercoledì ha avuto un ampio risalto su Avvenire di ieri ed è stata pubblicata – e per questo genere di comunicati non è scontato – integralmente dall’Osservatore Romano. La ramanzina del Papa alla cattolica pro-choice Pelosi – sulla legge morale naturale e sul costante insegnamento della chiesa sulla dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale che impone a tutti i cattolici e “specialmente ai legislatori” di promuovere “un ordinamento giuridico giusto, inteso a proteggere la vita umana in ogni suo momento” – è facilmente spiegabile: la Santa Sede, presumibilmente anche su suggerimento dell’episcopato americano, ha voluto così sterilizzare ogni tentativo della speaker di sfruttare l’udienza pontificia per poi presentarsi in patria come una buona politica cattolica.

Dolan a NYC, attesa per Westminster.

Intanto è stata già decisa la nomina del nuovo arcivescovo di New York: il nome prescelto è quello dell’attuale arcivescovo di Milwaukee, Dolan, che ha prevalso – sembra – senza creare troppi entusiasmi, su quello di Newark (Myers, vicino all’Opus Dei) e sul vescovo di Bridgeport (Lori, presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede). Per quanto riguarda la delicata nomina del nuovo arcivescovo di Westminster in Gran Bretagna, ne discuterà la Congregazione per i vescovi nella sua prossima riunione. Il grande dubbio è se a questa carica sarà indicato un ecclesiastico che è già vescovo (e cioè Nichols di Birmigham, Smith di Cardiff o McMahon di Nottingham) oppure no. Il nunzio a Londra è per la prima soluzione, i settori più conservatori premono invece per la seconda, ritenendo che l’attuale episcopato inglese - seppur con rivalità interne – è generalmente di tendenza liberal e a-ratzingeriana.

Critiche da sinistra a Tettamanzi.

Le critiche all’attuale arcivescovo di Milano non vengono solo da destra. Il quindicinale cattolico ulivista Il Regno ha pubblicato infatti una lettera di un parroco ambrosiano molto critica del nuovo Lezionario (raccolta delle letture bibliche per le messe) fortemente voluto dal cardinale Tettamanzi.

Lombardi lascia il Ctv?

Il gesuita padre Federico Lombardi ha oggi un triplo incarico vaticano: è direttore della sala stampa vaticana, è direttore generale della Radiovaticana ed è a capo del Ctv, la tv d’Oltretevere. Quest’ultima carica però potrebbe passare di mano tra qualche mese. Nell’ultimo fascicolo degli Acta Apostolicae Sedis – la gazzetta ufficiale vaticana – è riportato infatti la conferma di Lombardi alla guida del Ctv, ma “ad annum”. Il biglietto porta la data del 7 luglio 2008, il che vuol dire che per il prossimo luglio la tv vaticana dovrebbe avere un nuovo responsabile.

Nuovi ausiliari a Roma.

Fibrillazione nell’Urbe per la scelta di due vescovi ausiliari. Sembra che gli occhi del cardinal vicario Vallini siano concentrati su due parroci: mons. Feroci e mons. Marciante.

Linz, ma non solo.

La decisione del vescovo ausiliare di Linz, Gerhard Wagner, di rinunciare alla nomina prima della consacrazione non è una novità. Nel primo semestre del duemilasei, ad esempio, è successo ai vescovi eletti di Girardota in Colombia e di Ratnapura in Sri Lanka.

Il Grande monaco.

Sulle pagine della Stampa di domenica scorsa fratel Enzo Bianchi ha criticato la mancanza di stile cristiano mostrata dai cattolici in prima linea per la vita di Eluana Englaro. Bersaglio non citato della critica era ovviamente anche il quotidiano dei vescovi, Avvenire, di cui pure è collaboratore. A sostegno delle sue tesi il monaco ha citato l’Osservatore Romano, sul quale però scrive rarissimamente.

© Copyright Il Foglio, 20 febbraio 2009


Caterina63
00sabato 21 febbraio 2009 20:59
Ronde e critiche al Governo, Oltretevere smentiscono Monsignor Marchetto: “Non parla a nome del Vaticano”

CITTA’ DEL VATICANO - Quando la Santa Sede ''intende esprimersi autorevolmente'', lo fa usando ''mezzi propri e modi consoni'', come ''comunicati, note e dichiarazioni''; quindi, ''ogni altro pronunciamento non ha lo stesso valore''.
Lo ricorda il direttore della Sala Stampa di Oltretevere, padre Federico Lombardi, per il quale ''non di rado i mezzi di informazione attribuiscono al 'Vaticano', intendendo con cio' la Santa Sede, commenti e punti di vista che non possono esserle automaticamente attribuiti''
.[SM=g1740730]

Il portavoce del Papa non cita nessun esempio. Solo qualche ora prima, pero', il segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, Monsignor Agostino Marchetto, ha criticato con forza le 'ronde' approvate dal Governo; un'opinione che e' stata automaticamente identificata come una condanna da parte del Vaticano del provvedimento. Padre Lombardi nota infatti che ''anche di recente si sono verificate attribuzioni non opportune''. Il portavoce vuole anche disperdere ogni sospetto di 'ingerenza' da parte delle autorita' vaticane: ''La Santa Sede - conclude -, nei suoi organi rappresentativi, manifesta rispetto verso le autorita' civili, che nella loro legittima autonomia hanno il diritto e il dovere di provvedere al bene comune''.

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Citta' del Vaticano, 21 feb - ''Sui provvedimenti del Governo italiano in materia di sicurezza non si puo' entrare nel merito 'perche' bisognera' vedere i risultati''': lo scrive l'Osservatore Romano dedicato all'approvazione del decreto anti-stupri del governo, riportando le dichiarazioni in merito rilasciate questa mattina dal presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco. Il quotidiano della Santa Sede riporta oggi, in prima pagina, anche la dichiarazione diffusa questa mattina dal portavoce vaticano, p. Federico Lombardi, che ha ricordato che quando la Santa Sede ''intende esprimersi autorevolmente'', lo fa usando ''mezzi propri e modi consoni'', come ''comunicati, note e dichiarazioni'', e che ''ogni altro pronunciamento non ha lo stesso valore''. La dichiarazione di p. Lombardi e' arrivata dopo che ieri il segretario del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti, mons. Agostino Marchetto, interpellato da un'agenzia, aveva duramente criticato il provvedimento. Il quotidiano pontificio, nel suo articolo, ricorda anche la nota diffusa ieri sera dal Quirinale, intitolata ''Precisazione sulla leale collaborazione istituzionale tra Governo e Presidenza della Repubblica in materia di decreti legge'', in cui si chiarisce che il Colle ''concorre, in uno spirito di leale collaborazione istituzionale, a verificare i profili di costituzionalita', oltre che la coerenza e correttezza legislativa nel rapporto con l'attivita' parlamentare. Resta naturalmente l'autonoma ed esclusiva responsabilita' del Governo per scelte di indirizzo e di contenuto del provvedimento d'urgenza da sottoporre per l'emanazione al Presidente della Repubblica''.

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il testo ufficiale che uscirà domani sull'OR

Nota del Quirinale dopo la firma sul decreto legge
Il cardinale Bagnasco
sui provvedimenti in materia di sicurezza

Roma, 21. Sui provvedimenti del Governo italiano in materia di sicurezza non si può entrare nel merito "perché bisognerà vedere i risultati": così il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, è intervenuto in merito all'approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, del cosiddetto "decreto antistupri", nel quale si prevedono diverse misure, che vanno dall'abolizione degli arresti domiciliari per chi è accusato di questo tipo di reato alla possibilità concessa ai sindaci di avvalersi di ronde non armate di volontari, per un maggiore controllo del territorio.

Qualunque intervento - ha spiegato il cardinale Bagnasco parlando a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico ligure - dovrà essere fatto "nel rispetto certamente della nostra tradizione di solidarietà ma anche del diritto e della legalità" anche se "dobbiamo essere tutti sempre molto attenti e vigili per non perdere quei valori fondamentali della convivenza, della solidarietà, dell'umanesimo autentico che caratterizzano da sempre la nostra cultura e il nostro popolo".

Certi episodi aberranti - ha precisato poi il cardinale Bagnasco - dimostrano che l'uomo è sempre più spesso "alla ricerca di emozioni forti"; sono inizio di una condizione "che ci deve fare molto riflettere". L'attuale emergenza rappresenta quindi "una sfida educativa a cui siamo chiamati tutti quanti, come famiglia, come Chiesa e come società civile, perché è dentro al cuore dell'uomo che nascono le cose, le più belle ma anche le peggiori".

Il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri all'unanimità sarà probabilmente pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale" lunedì. Sulla decisione da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di porre la firma sul decreto, ieri sera il Quirinale ha diffuso la seguente nota, intitolata Precisazione sulla leale collaborazione istituzionale tra Governo e Presidenza della Repubblica in materia di decreti legge: "È opportuno puntualizzare - vi si legge - il carattere della consultazione informale intervenuta, secondo una prassi consolidata, tra il Governo e la Presidenza della Repubblica in ordine allo schema di decreto legge in materia di sicurezza pubblica, poi approvato dal Consiglio dei ministri nella riunione odierna. Quando si ipotizzi, da parte del Governo, il ricorso a un decreto legge, la Presidenza della Repubblica concorre - in uno spirito di leale collaborazione istituzionale - a verificare i profili di costituzionalità, oltre che la coerenza e correttezza legislativa nel rapporto con l'attività parlamentare. Resta naturalmente l'autonoma ed esclusiva responsabilità del Governo per scelte di indirizzo e di contenuto del provvedimento d'urgenza da sottoporre per l'emanazione al Presidente della Repubblica".



(©L'Osservatore Romano - 22 febbraio 2009)


[SM=g8021]
+PetaloNero+
00domenica 22 febbraio 2009 16:11
Gesù che si china sull’umana debolezza e la festa della Cattedra di San Pietro: al centro della riflessione del Papa all’Angelus


Gesù ha il potere di risanare non solo il corpo malato ma anche di rimettere i peccati: lo ha sottolineato il Papa riflettendo sull'episodio del paralitico perdonato e guarito contenuto nel Vangelo che propone la liturgia di oggi. Nell’odierna festa della Cattedra di san Pietro, inoltre, Benedetto XVI ha ribadito il valore del Primato di Pietro chiedendo preghiere per l’“alto compito” di successore dell’apostolo Pietro. Il servizio di Fausta Speranza

“Il peccato è una sorta di paralisi dello spirito da cui soltanto la potenza dell’amore misericordioso di Dio può liberarci”: lo ribadisce il Papa aggiungendo che il perdono Gesù permette di “rialzarci e di riprendere il cammino sulla via del bene”. Poi Benedetto XVI ricorda la festa della Cattedra di San Pietro che “simboleggia l’autorità del vescovo di Roma, chiamato a svolgere – dice – un peculiare servizio nei confronti dell’intero Popolo di Dio”. Subito dopo il martirio dei santi Pietro e Paolo, - ricorda il Papa - alla Chiesa di Roma venne infatti riconosciuto il ruolo primaziale in tutta la comunità cattolica, ruolo attestato già nel II secolo da sant’Ignazio di Antiochia e da sant’Ireneo di Lione.

“Questo singolare e specifico ministero del Vescovo di Roma è stato ribadito dal Concilio Vaticano II. “Nella comunione ecclesiastica, - leggiamo nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa - vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che godono di proprie tradizioni, rimanendo integro il primato della Cattedra di Pietro, la quale presiede alla comunione universale della carità (cfr S. Ign. Ant., Ad Rom., Pref.), tutela le varietà legittime, e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non solo non nuoccia all’unità, ma piuttosto la serva” (Lumen gentium, 13).”

E Benedetto XVI chiede il sostegno della preghiera:

“Questa festa mi offre l’occasione per chiedervi di accompagnarmi con le vostre preghiere, perché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina mi ha affidato quale Successore dell’apostolo Pietro”

L’invocazione a Maria e un pensiero alla Quaresima ormai prossima:

“Invochiamo per questo la Vergine Maria, che ieri qui, a Roma, abbiamo celebrato con il bel titolo di Madonna della Fiducia. A Lei chiediamo anche di aiutarci ad entrare con le dovute disposizioni d’animo nel tempo della Quaresima, che inizierà mercoledì prossimo con il suggestivo Rito delle Ceneri. Ci apra Maria il cuore alla conversione e all’ascolto docile della Parola di Dio.”

Dopo la preghiera mariana i saluti in varie lingue: in francese l’incoraggiamento a pensare a Gesù che “dona un cuore capace di amare e perdonare e ci libera dalle nostre paralisi e dai nostri dubbi”. In tedesco una riflessione sulla Cattedra di san Pietro; in spagnolo sulla Quaresima; in polacco un invito a guardare al tempo della penitenza quaresimale con speranza. In inglese, l’incoraggiamento a non esitare a chiedere perdono a Dio in particolare attraverso il sacramento della Riconciliazione, per sperimentare la misericordia di Dio nei confronti di un cuore contrito. In italiano, un saluto particolare ai fedeli provenienti dalla diocesi di Modena-Nonantola, come pure quelli di Padova, Chieri, Chioggia, Pignola, Canale d'Agordo, Altamura e Castelluccio. E agli studenti della Scuola “Francesco Toselli” di Milano e quelli dell'Istituto “Pantaleo” di Torre del Greco.


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