Notizie dal B16F

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Paparatzifan
00venerdì 12 aprile 2013 23:01
Da "Formiche.net"...

Ecco come sta Benedetto XVI

12 - 04 - 2013

Fabrizio Anselmo

Che un uomo di quasi 86 anni (li compirà il prossimo 16 aprile) possa non essere in ottime condizioni fisiche è cosa normale. Anzi, è stato lo stesso Benedetto XVI ad ammetterlo, seppure implicitamente, nel giorno in cui ha annunciato la rinuncia all’esercizio del proprio ministero petrino. “Per governare la barca di San Pietro è necessario anche il vigore sia del corpo sia dell’animo. Un vigore che negli ultimi mesi in me è diminuito”, ha affermato il predecessore di Papa Francesco. Certo è, però, che le recenti immagini di Benedetto XVI, apparso piuttosto affaticato e con evidenti difficoltà nel camminare, hanno fatto sorgere nuovamente il dubbio circa le reali condizioni di salute del Papa emerito, sino ad arrivare ad ipotizzare, come fatto da alcuni osservatori, che Benedetto XVI sia stato colpito da una grave malattia. Ma come sta, quindi, il successore di Giovanni Paolo II?Il ricorso alla pedana mobile: il primo segnale della stanchezza
Era il 17 ottobre 2011 quando Benedetto XVI fece il suo ingresso nella Basilica di San Pietro, per celebrare la messa per i “nuovi evangelizzatori”, su una pedana mobile. Una visibile novità grazie alla quale Papa Ratzinger percorse il tragitto dalla sacrestia all’altare della Confessione. Si tratta della stessa pedana utilizzata in passato dal suo predecessore Giovanni Paolo II. Le processioni, infatti, sotto il peso dei paramenti liturgici, si sono rivelate presto abbastanza gravose per il Papa, soprattutto quando il tragitto era molto lungo. Se in passato ogni problema di deambulazione veniva risolto a priori utilizzando, in ogni uscita pubblica, la sedia gestatoria, con l’arrivo di Karol Wojtyla venne subito messa da parte. Quando, però, dopo il 2000, le condizioni fisiche del Papa polacco sono peggiorate, ecco comparire per la prima volta la pedana mobile. Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha, in quei giorni, invitato i giornalisti a non ricamare storie sulla salute di Benedetto XVI. “Non c’è nessuna malattia o indicazione di tipo medico” dietro la scelta dell’uso della pedana, ha spiegato padre Lombardi. “Lo scopo è esclusivamente quello di alleviare l’impegno del Santo Padre, analogamente a quanto già avviene con l’uso della papa mobile durante le processioni” ha precisato, in seguito, il portavoce della Santa Sede.La polemica del vaticanista Aldo Maria Valli
La scelta di ricorrere all’uso della pedana mobile e, in particolare, le giustificazioni addotte dalla Santa Sede, ha portato il vaticanista del TG1 Aldo Maria Valli a polemizzare con le autorità vaticane. In un suo articolo, infatti, Valli decise di spendere “due parole” sull’uso della pedana mobile concentrandosi sui perché della scelta. Si è chiesto Valli: “Ma se sta davvero bene, come dice padre Lombardi, come può essere per lui un compito improbo coprire pochi metri all’inizio ed alla fine di una celebrazione?”. Secondo il vaticanista del TG1, quindi, la Santa Sede avrebbe fatto meglio a “dire semplicemente che il Papa fa fatica a camminare, senza trincerarsi sempre dietro questa ideologia del segreto che non fa altro che alimentare voci e sospetti”. Parole che provocarono reazioni da più parti tanto che, ben presto, lo stesso Valli fu costretto a scusarsi: “Chiedo scusa per quell’articolo e dico apertamente che se ho offeso o addolorato qualcuno significa che ho sbagliato e sono profondamente dispiaciuto”. Senza, però, demordere: “Tuttavia vorrei ricordare che con quello scritto io cercavo solo di fare un ragionamento che riguardava il rapporto tra Vaticano e informazione “ ha poi aggiunto Valli.L’intervento (tenuto nascosto) al cuore
Alla fine padre Lombardi è stato costretto ad ammetterlo. Circa cinque mesi fa Benedetto XVI ha subito un intervento al cuore, nel riserbo più assoluto, presso la clinica Pio XI a Roma per la sostituzione del pacemaker. E’ stato il Sole 24 Ore, in un editoriale del direttore Roberto Napoletano, a darne notizia: “L’intervento è andato bene, il Papa si è ripreso regolarmente, non ha mai mancato l’appuntamento con l’Angelus, ha dimostrato la consueta serenità e buona capacità di sopportazione”. Il medico che ha materialmente eseguito l’operazione, Luigi Chiariello, si è trincerato dietro un “no comment” ma padre Lombardi ha affermato: “non si è trattato di un intervento rilevante, anzi assolutamente normale e di routine, che non ha avuto nessun peso nella sua decisione di rinunciare al ministero petrino”. Padre Lombardi, poi, ha spiegato come, in realtà, Benedetto XVI avesse già il pacemaker sin da prima dell’inizio del pontificato, ed in particolare da quando era cardinale. Secondo fonti mediche, infatti, Ratzinger utilizzerebbe il pacemaker per sostenere il cuore e per aiutarlo anche nelle crisi respiratorie, causate dall’insufficienza del battito.Solo un problema di cuore?
Sembra, però, che non siano solo i problemi relativi al pacemaker ad affliggere il Papa emerito. Secondo il giornalista Franco Bechis, infatti, il Papa negli ultimi mesi avrebbe avuto numerose piccole ischemie. Episodi, quest’ultimi, che avrebbero provocato “smarrimenti nel Papa, ripetute perdite di memoria”. Secondo la ricostruzione del giornalista, infatti, l’allora arcivescovo di Terni, Vincenzo Paglia, si sarebbe accorto di queste “mancanze” in occasione di un incontro con Benedetto XVI: “Ho avuto l’impressione che il Papa non fosse presente a se stesso, e a dire il vero che nemmeno sapesse chi io fossi”, ha detto in via confidenziale (ma neanche troppo) monsignor Paglia. Secondo altre ricostruzioni, poi, Benedetto XVI si sarebbe sentito male durante una celebrazione liturgica privata con la conseguente decisione di portarlo via in sedia a rotelle. Voci difficili da verificare che, però, hanno portato vari giornalisti ad accanirsi nello scrutare il volto di Benedetto XVI, nella “speranza” di trovare segnali di sofferenza.Le ultime voci: Benedetto XVI sta male
La notizia era filtrata su alcuni media spagnoli. Il Papa emerito ha una malattia grave. E’ stata la giornalista Paloma Gomez Borrero, una vera e propria veterana tra i vaticanisti, a riferire che la salute di Benedetto XVI sarebbe peggiorata negli ultimi tempi, tanto da mettere in dubbio la permanenza a lungo nel monastero Mater Ecclesiae all’interno delle mura vaticane. Alle indiscrezioni spagnole si sono aggiunte, poi, quelle del quotidiano arabo “Al Masry”, per il quale Benedetto XVI si sarebbe dimesso perché “malato di cancro” e affetto dal “morbo di Alzheimer”. Notizie che il quotidiano attribuisce a fonti mediche molto vicine al Vaticano, ma sulla cui veridicità e fondatezza sono molti a dubitare. Certo è che Benedetto XVI, nel corso dell’incontro con Papa Francesco a Castel Gandolfo, è apparso piuttosto smagrito e spossato.La smentita di padre Lombardi
Immediata, quindi, è giunta la smentita di padre Federico Lombardi. “Non risulta nessuna malattia in corso che influisca sulla sua salute” ha affermato padre Lombardi, aggiungendo che “avendolo incontrato spesso in queste ultime settimane posso dire di non aver mai notato segni di depressione in Benedetto XVI”. Secondo quanto scrive il vaticanista Giacomo Galeazzi, in realtà, si tratterebbe semplicemente “dell’aggravamento di una generale situazione di fragilità, senza fatti specifici accertati da medici”. Un cedimento fisico e nervoso, quindi, piuttosto normale dopo il periodo di straordinaria tensione provocato dalla decisione di rinunciare al ministero petrino, dal trasferimento a Castel Gandolfo e dall’elezione del suo successore.


Paparatzifan
00sabato 13 aprile 2013 19:11
Da "Il sismografo"...

VENERDÌ 12 APRILE 2013

Vaticano

Nota dell'Ufficio stampa del Pontificio Consiglio per la Famiglia in merito ad un articolo di Fabrizio Anselmo

(a cura Redazione "Il sismografo")

Pontificio Consiglio per la Famiglia
Ufficio Stampa

Gentile Signor Fabrizio Anselmo,
Sua Eccellenza Mons Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, smentisce in maniera categorica le affermazioni che il sig Franco Bechis gli fa pronunciare a proposito della salute del Papa Emerito Benedetto XVI.
Esse sono totalmente false e prive di ogni fondamento.
L'ultima occasione in cui Mons Paglia ha incontrato Benedetto XVI è stato il 20 dicembre scorso in udienza privata. In quella occasione il Presidente ha avuto con l'allora Papa una lunga e straordinaria conversazione sulle tematiche relative alla famiglia, ricevendo illuminanti riflessioni su questa cellula fondamentale della Chiesa e della società.
Mons Paglia esprime il suo rammarico per le affermazioni che gli sono state attribuite e prega pertanto di pubblicare istantaneamente questa decisa smentita.

Distinti saluti

don Andrea Ciucci
addetto stampa

Città del Vaticano, 12 aprile 2013

http://ilsismografo.blogspot.it/2013/04/vaticano-nota-dellufficio-stampa-del.html


Paparatzifan
00sabato 13 aprile 2013 21:25
Dal blog di Paolo Rodari...

Più impegni per Gänswein in Vaticano. Ratzinger assistito da un diacono tedesco

13 aprile 2013

REPUBBLICA

Un diacono tedesco per Benedetto XVI. A Castel Gandolfo Joseph Ratzinger continua il proprio ritiro monacale iniziato lo scorso 28 febbraio. E, oltre alle quattro Memores domini che già nell’appartamento del palazzo apostolico sbrigavano le faccende domestiche, è coadiuvato da un diacono di lingua tedesca scelto per lui dal prefetto della Casa Pontificia Georg Gänswein.

Ancora segretario particolare del Papa emerito, Gänswein è sempre più impegnato in curia romana e ha chiesto così l’arrivo a castello di un’altra persona. Il diacono seguirà Ratzinger anche quando egli tornerà in Vaticano.

Ufficialmente dovrebbe fare ritorno il prossimo mese, anche se vi è chi sostiene che rimarrà sui colli albani fino al termine dell’estate.


Paparatzifan
00sabato 13 aprile 2013 21:38
Dal blog di Lella...

HO VISSUTO AFFAMATO DEL SUO MAGISTERO

padre Aldo Trento

BENEDETTO XVI

La decisione del Santo Padre, dopo alcuni istanti di smarrimento, grazie a quanto ci ha detto Julián Carrón mi ha colmato di stupore e di silenzio. E quello che mi era apparso come un terremoto, che mi aveva privato di ogni certezza, si è trasformato in una provocazione: ma io in chi pongo la mia consistenza? Chi è il mio centro affettivo, qual è la ragione della mia vita? La decisione del Papa si basa su risposte chiare a queste domande. «L’incredibile libertà di un uomo afferrato da Cristo», ha scritto Carrón. «Un uomo afferrato da Cristo» come san Paolo, o dal Mistero, come Abramo, Giacobbe, Mosè, uomini educati a vivere stando con lo sguardo, l’intelligenza e il cuore di fronte alla grande Presenza. Benedetto XVI mi ha testimoniato questa libertà di lasciarsi guidare dalla voce del Mistero, vivendo intensamente, attraverso la preghiera e il silenzio, la realtà, il luogo dove il Mistero è divenuto un Tu in Cristo Gesù.
Durante questi anni di Pontificato ho percepito con stupore la sintonia tra il suo magistero, espressione della sua vita di fede, e il carisma del Servo di Dio don Giussani. Ciò che mi ha segnato profondamente, dando un gusto nuovo alla mia vocazione missionaria, è stata la centralità di Cristo, espressa in modo profondo e commovente già nelle sue prime parole, in cui ci invitava a non aver timore di Cristo, ma a riconoscere in Lui l’Unicum che comprende pienamente l’uomo rivelandogli ciò che ha nel cuore. Cristo non solo non ci toglie nulla, ma ci dà tutto.
Questa certezza, che ha sempre mosso la sua vita, ha trovato in me non solo l’unica ragione della mia vita, la sua consistenza, la sua gioia, ma è stata anche l’origine di una passione missionaria senza precedenti. Quante volte tornando a casa dopo un lungo viaggio attraverso il Paraguay e contemplando per tutto il cammino l’immensa pianura costellata di case, mi ritrovavo a piangere al pensiero che Cristo non era ancora arrivato là!
Ho vissuto affamato del suo magistero al punto che - senza badare al costo - ho deciso di pubblicare ogni mese tutto ciò che il Santo Padre diceva, poiché ero certo che fosse l’unico strumento in un Paese e in un Continente dove non esiste quella tradizione romana che avrebbe potuto educare il mio popolo alla fede vissuta come un Avvenimento, superando quel moralismo pauroso ed asfissiante della vita. La passione del Santo Padre per Cristo si esprime come passione totale per l’uomo, per il cuore dell’uomo. In questo senso il suo sguardo alla realtà e a tutto ciò che nasce da un amore grande alla realtà mi costringe a domandarmi, per esempio se la clinica è veramente un luogo di evangelizzazione, come lui ha affermato nell’ottobre 2012 alla conclusione di un Congresso medico celebrato a Roma. O come quando nel suo messaggio per la Giornata mondiale del malato, celebrata nel suo amato santuario di Altötting, in Germania, ha ricordato che dobbiamo «riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo». Sono provocazioni che mi hanno sempre educato a nutrire una grande passione affinché ciò che Dio ha operato nella mia vita e mediante la mia umile persona possa essere segno della Sua gloria nel mondo.
Osservandolo e seguendolo come un figlio ho imparato a sentire il bisogno del silenzio, di quel silenzio pieno della Presenza di Cristo. Ho gustato ogni giorno di più la bellezza e l’amore per Cristo presente nell’Eucarestia, fino a che questa è diventata la guida e il fondamento della mia vita e di tutti i miei gesti. La modalità con cui vivevo la liturgia, momento culminante della preghiera e fonte della bellezza che raduna in armonia tutte le cose, mi ha portato a vivere ogni cosa con una tensione all’Infinito che mi consentiva di curare ogni particolare, favorendo il cammino educativo di tutti. Infine da Benedetto XVI ho imparato, come da don Giussani, che il vertice della carità è la bellezza, l’unica capace di risvegliare il cuore assopito, anestetizzato, dell’uomo di oggi.

© Copyright Tracce marzo 2013


Paparatzifan
00domenica 14 aprile 2013 09:12
Da "Riscossa cristiana"...

FORZA E DEBOLEZZA DEL PAPATO


di P. Giovanni Cavalcoli, OP


Ormai appare sempre più chiaro per chi non vive alla superficie della vita ecclesiale, ma vuole essere all’interno della Chiesa o, come diceva S.Teresa di Gesù Bambino, “nel cuore della Chiesa”, “in medio Ecclesiae”, come si diceva di S.Domenico, soprattutto in questi ultimi decenni, si è affermato un episcopato, che impone un modello di Chiesa ispirato a Rahner (anche se non solo), di marca modernistico-protestante-massonica, Chiesa dal basso, Chiesa popolo di Dio, Chiesa pneumatica senza dogmi e senza gerarchia, Chiesa confusa col mondo e quindi mondanizzata[1], Chiesa “trascendentale” ed “atematica” dei cristiani anonimi.

Si tratta di una Chiesa nella Chiesa, dove questa è quella che è governata dal Papa e dai vescovi fedeli al Papa, sulla linea della Scrittura, della Tradizione, dei Padri, dei Concili, di Agostino, di Tommaso sino alla Chiesa del Concilio Vaticano II[2], che però i rahneriani interpretano a proprio uso e consumo.

Infatti questi vescovi recenti sono stati formati da docenti rahneriani non sufficientemente corretti dai vescovi precedenti, già allora troppo indulgenti verso Rahner. Se dunque nei primi anni del postconcilio avevamo per lo più soltanto teologi rahneriani colpevolmente tollerati dai loro vescovi, adesso abbiamo vescovi rahneriani, che sono gli antichi seminaristi di un tempo formati da insegnanti rahneriani. Una situazione incancrenita e pericolosissima. Rahner è diventato un “classico” quasi fosse un Padre della Chiesa o un nuovo S.Tommaso d’Aquino.

E’ dunque avvenuto un salto di qualità: se ai tempi dei teologi rahneriani, costoro influenzavano solo gli ambienti della scuola, adesso che abbiamo vescovi, prelati e superiori rahneriani, i rahneriani hanno acquistato un vero e proprio potere, se è vero come è vero che il potere di governo non spetta ai teologi ma ai vescovi.

Succede così in queste condizioni che l’essenziale apporto del Papato, ben lontano dal sostenere Rahner, giunge faticosamente, scarsamente, precariamente e rischiosamente nelle varie aree della Chiesa, come l’aria in una trachea asmatica o come il cuore in un sistema circolatorio affetto dal colesterolo, e quindi giunge solo in alcuni ambienti ristretti della Chiesa, dove il Papa è rispettato ed obbedito ed ha un vero influsso anche disciplinare.

Ma la maggioranza degli ambienti ecclesiali, la formazione del clero, il clima delle parrocchie, la liturgia, i mass-media, gli istituti religiosi, i movimenti laicali, sono sotto controllo dell’episcopato rahneriano, ribelle o quanto meno indifferente al Papa e quindi si è fatto guida di una Chiesa che si è costituita per conto proprio, indipendentemente dal Papa (se non proprio contro il Papa), sulla linea della teologia e dell’ecclesiologia di Rahner e dei rahneriani. Tutto ciò è frutto di malintesa interpretazione ed attuazione dell’autonomia della Chiesa locale, nonché delle conferenze episcopali nazionali e dei sinodi mondiali.

Dove questo episcopato comanda, è molto difficile e rischioso obbedire al Papa, perché questo episcopato richiede assoluta obbedienza ed avendo in mano il potere, può vessare, diffamare e perseguitare quei cattolici[3], giovani, anziani, laici, docenti, religiosi, preti, seminaristi[4], chiunque, i quali volendo essere integralmente fedeli a Roma, in un modo o nell’altro si pongono in rotta di collisione con i vescovi e i superiori modernisti.

Il potere di questi prelati, essendo immediatamente e spazialmente vicino, conta più di quello del Papa, è più temibile di questo. Disobbedire al Papa in molti ambienti non porta a nessuna conseguenza, anzi si ottiene successo e si passa per moderni ed avanzati, ma disobbedire ai prelati modernisti si paga caro e può compromettere o bloccare la stessa carriera o attività ecclesiastica o sacerdotale, per quanto si possa essere teologi o docenti stimati e di lunga esperienza.

In tal modo il Papato con i pochi collaboratori fedeli che gli restano tra i vescovi e tutti i buoni cattolici, è una specie di stato maggiore di un esercito dove però l’esercito si è costituito capi per conto suo, i quali non seguono affatto le direttive dello stato maggiore, ma vanno per conto proprio con una loro politica ecclesiastica, una loro teologia ed una loro pastorale che non riflette la vera concezione cattolica, ma quella concezione ereticale di cui sopra.

E i Papato ha le mani legate, non può far quasi nulla dal punto di vista del governo, del controllo della dottrina e delle nomine ecclesiastiche. Queste ultime sono per lo più imposte od ottenute con raggiri dai modernisti, sicchè il Papa deve, come si suol dire, “far buon viso a cattivo gioco”, si trova ad avere a che fare con “collaboratori” finti o di facciata che non sono affatto copertamente o scopertamente veri collaboratori, ma che gli remano contro se non in modo plateale e sfacciato, certo comunque in modo reale e come un tarlo che corrode ogni giorno il sistema del Papato.

Il Papa è così sottoposto ad uno stillicidio quotidiano, ad una vita logorante difficilmente sopportabile[5], se non fosse che abbiamo avuto in questi decenni Papi santi che hanno saputo offrire la loro vita per la Chiesa in unione con la croce di Cristo. Con tutto ciò è chiaro che il Papa ha i suoi buoni collaboratori, presenti grazie a Dio in tutti i settori della Chiesa in tutto il mondo, ma in scarsissimo numero, e tutto quello che possono fare, oltre a soffrire insieme col Vicario di Cristo, è la proclamazione della sana dottrina, peraltro sistematicamente ed immediatamente criticata, fraintesa, derisa e contestata dai potenti mezzi propagandistici dei modernisti. E’ possibile dunque sapere, in linea di principio, che cosa pensa il Magistero, ma è assai difficile metterlo in pratica a causa degli ostacoli, delle minacce, delle seduzioni e delle persecuzioni provenienti dal potere modernista.

Questa situazione di debolezza e di impotenza sorge col papato di Paolo VI e si protrae sino ai nostri giorni. Essa certamente è all’origine delle dimissioni di Benedetto XVI[6]. Il Papato con Paolo VI non è più Cristo che guida le folle[7], che compie prodigi, che corregge i discepoli, che caccia i demòni, che minaccia farisei, sommi sacerdoti e dottori della legge, ma è Cristo sofferente, “crocifisso e abbandonato”, inascoltato, disobbedito, contestato, beffato, emarginato, angosciato.

La forza del Papato postconciliare è la forza di Cristo crocifisso, è il potere della croce. Il Papa deve stare continuamente in croce, fino all’ultimo. Alcuni hanno accusato Benedetto XVI di aver abbandonato la croce. Ma chi ci dice che non ne abbia adesso una più pesante, umiliato com’è per essere ingiustamente messo a confronto col nuovo Pontefice, quasi che questi vada bene e non il precedente? Sciocchezze incredibili.

I modernisti le studiano tutte per conquistarsi il nuovo Papa, ma non riusciranno. Avrà certo come tutti i suoi difetti umani, ma non s’illudano che egli perda il carisma dell’infallibilità, se messo alla prova e all’occasione propizia. Essi forse si sentono vicini all’aver messo un rahneriano sul trono di Pietro. Ma saranno scornati. L’eresia può giungere molto in alto, può arrivare tra i Cardinali - e lo abbiamo visto -, ma non può raggiungere il Papa.

Nessun Papa si è piegato all’eresia, per quanto sia stato circonvenuto, adulato, fatto soffrire e minacciato[8]. Nei primi secoli abbiamo Papi martiri e chi ci dice che la serie sia finita? Il Papa si piega a tutto ma non all’eresia. Forse Benedetto ha avuto forti pressioni perché cedesse ai rahneriani. Probabilmente l’enciclica sulla fede che aveva intenzione di preparare avrebbe dato fastidio a molti.

Ottimo è il ritratto di questo Papato che si riflette nelle sofferenze della Chiesa nel libro Gethsemani[9] del grande card. Siri. Egli colpisce nel bersaglio attaccando Rahner, meno felice è nella critica a De Lubac, del tutto fuori centro è col Maritain, uomo di santa vita ed esimio tomista aperto con discrezione ai valori del pensiero moderno, in perfetta linea con la figura di teologo promossa dal Concilio Vaticano II, lodato e raccomandato da Paolo II e dal Beato Giovanni Paolo II.

Non si capisce perchè l’illustre Cardinale se la prenda con lui, quando avrebbe potuto avere l’imbarazzo della scelta nello scegliere i tormentatori della Chiesa[10]: dagli Schillebeeckx, Hulsbosch e Schoonenberg ai teologi della liberazione, Gutierrez, Girardi, Sobrino, Boff ed Assman, dai moralisti esistenzialisti come Molinaro, Rossi, Valsecchi e Mongillo, agli idealisti come Bontadini e Severino, dagli heideggeriani come Marranzini e Sartori ai neohegeliani come Küng, Kasper e Forte. In tal modo la sua polemica perde di mordente e presta il fianco alla critica modernista che lo accusò di conservatorismo, misconoscendo la tempra eccezionale di speculativo del dotto Cardinale.

La debolezza del Papato che si è manifestata ad iniziare dal periodo postconciliare dipende, a mio avviso, da un difetto nelle disposizioni pastorali del Concilio concernenti quella che dev’essere la collaborazione tra Papa e vescovi nella tutela della rettitudine della fede e nella correzione degli eretici. In modo sorprendente - e questo è stato notato dagli studiosi seri - il Concilio, contrariamente a tutta la tradizione dei Concili ecumenici, non fa parola di eresie o dottrine contrarie alla fede. Parla sì genericamente di gravi errori, come l’ateismo, il materialismo, l’antropocentrismo, il secolarismo, lo scientismo, il liberalismo, il naturalismo, ma si tratta di condanne generiche e scontate, più riferite ad errori del passato che a precisi fenomeni eresiologici del presente.

Senza ovviamente negare la preminente responsabilità di Roma nella repressione dell’eresia, il Concilio promuove un’attività autonoma dei singoli vescovi o delle conferenze episcopali nella difesa della fede. In particolare, come sappiamo, il Concilio promuove e sviluppa la dottrina della collegialità episcopale, in se stessa di grande importanza, la quale tuttavia va intesa bene.

Alcuni la hanno intesa non come andava intesa, ossia come promozione della comunione fraterna dei vescovi tra di loro e col Papa e sotto il Papa, ma come accentuazione dell’autonomia del corpo episcopale rispetto al Papa, non certo finendo nel conciliarismo, il che sarebbe stata un’eresia, ma dando adito a questa interpretazione, certo sbagliata ma possibile. Ne hanno approfittato i modernisti per sottolineare esageratamente questa autonomia provocando gravi danni all’unità della fede nella Chiesa e solleticando l’ambizione dei vescovi.

Ancora di recente lo storico modernista Melloni, della cosiddetta “scuola di Bologna” si diceva insoddisfatto del grado di “collegialità” raggiunto ed auspicava che sia più accentuato: dunque un aggravamento del male anziché una sua mitigazione o correzione. Melloni popone una linea che è esattamente l’opposto rispetto a quella nella quale si deve procedere.

Negli anni ’80 a Roma ebbi un colloquio col card. Pietro Parente, illustre cristologo ed ex-Segretario del Sant’Uffizio, il quale mi disse con preoccupazione di essersi quasi pentito di essersi fatto promotore in Concilio della dottrina della collegialità, vista l’interpretazione conciliarista alla quale stava andando soggetta.

Con queste disposizioni poco prudenti per non dire sbagliate del Concilio è successo che il peso gravissimo della condanna dell’eresia e della correzione degli eretici ha finito per cadere quasi esclusivamente su Roma, mentre generalmente i vescovi hanno trascurato questo loro grave dovere per non dire che hanno favorito copertamente e qualche volta scopertamente gli eretici, con la scusa del dialogo, della misericordia, della libertà e cose del genere, che spesso sono diventate etichette che nascondono comportamenti errati.

Il nome scelto dal nuovo Pontefice - Francesco - è certo bello ed ha commosso tutto il mondo per il suo richiamo ai grandi temi della spiritualità francescana, con particolare riferimento alla giustizia sociale, ai poveri, ai semplici, agli umili, agli oppressi, ai perseguitati e ai sofferenti.

Tuttavia mi resta qualche perplessità o qualche timore, che penso saranno fugati dal futuro comportamento del Papa. Si tratta di questo: la spiritualità francescana evidentemente è innanzitutto propria del frate francescano e pertanto insiste sulle virtù tipiche del religioso: la povertà, la mitezza, l’umiltà, la docilità, la pazienza, la penitenza, la dolcezza, la misericordia.

Però, in questa spiritualità non appare evidente un altro essenziale aspetto della condotta cristiana, soprattutto quella che spetta ai superiori: la vigilanza contro il nemico, la forza nello scoprirlo, nel combatterlo e nel vincerlo, il far sentire ai ribelli la forza della legge, l’energia nel disciplinare e saper tenere unito il gregge di Cristo e difenderlo dai lupi, l’autorevolezza che all’occorrenza sa incutere timore nei ribelli e negli arroganti, la forza per difendere i deboli contro gli oppressori, il tutto certo nella massima carità, ma appunto la carità stessa chiede, come insegna il Vangelo e testimoniano i Santi, il saper intervenire con forza quando occorre.

Tutte queste doti si addicono in modo particolare al Papa e sono state proprie di tutti i grandi e santi Pontefici della storia. Certo il Papa dovrebbe poter disporre di questo potere, ma se non ce l’ha, che gli resta? Quello di soffrire sulla croce.

Perché tanti Papi col nome di Leone, Gregorio, Pio, Innocenzo, Giovanni, Paolo? Ma evidentemente perché ricordavano i S.Leone Magno, i S.Gregorio Magno, i S.Pio V o Pio X e via discorrendo, per non parlare dei Papi martiri. Oggi i modernisti sono riusciti a creare nell’immaginario popolare una certa antipatia per questi nomi, ma del tutto a torto. Un tempo il popolo cristiano li venerava ed accoglieva con gioia e speranza questi nomi che evocavano le passate glorie e non sono mancati i risultati positivi. Certo, abbiamo avuto Papi francescani, ma hanno fatto i Papi e hanno smesso di fare i frati. Questo sia detto con tutto rispetto dei frati - io sono un frate domenicano - ma non bisogna confondere i ruoli nella Chiesa. I frati domenicani che sono diventati Papi hanno fatto i Papi.

Questo nuovo Papa poi è Gesuita, ed anche questa sua qualità certo ci fa sperare insieme col carissimo nome di Francesco, anzi vorremmo sperare in una sintesi tra l’energia e la dottrina del Gesuita da una parte e la mitezza ed umiltà francescane dall’altra. In ogni caso il grande problema pastorale di oggi è una ritrovata collaborazione tra Papa ed episcopato. In ciò indubbiamente è utile l’applicazione delle direttive conciliari, tuttavia adeguatamente corrette nei loro difetti e non peggiorate come vorrebbero i modernisti, pensando così di far avanzare la Chiesa e invece la fanno retrocedere.

In particolare bisogna che i vescovi, senza affatto abbandonare la bella figura del pastore evangelico delineata dal Concilio, riprendano in mano il loro ufficio di maestri e custodi della fede evitando di lasciare solo il Papa in questo gravissimo compito che spetta a tutto il Magistero della Chiesa. Ovviamente il corpo episcopale in ciò è infallibile, ma lo è solo a condizione di compiere il proprio dovere in comunione col Papa, che non è un vescovo come gli altri alla pari degli altri, ma è il Successore di Pietro al quale Cristo ha detto pasce oves meas e confirma fratres tuos.

Il Papa non è vescovo di Roma alla pari del vescovo di Milano o di New York, ma è vescovo di quella diocesi che, come dice S.Ireneo, ha il compito e il carisma infallibile e indefettibile di presiedere su tutte le altre Chiese nella carità. Come ebbe a profetizzare il Vate latino: tu regere imperio populos, Romane, memento: parcere subiectis et debellare superbos.




[1] Secondo il teologo domenicano modernista Albert Nolan, in linea con Gutierrez, non esiste un altro mondo oltre a questo, ma solo questo mondo, per cui la Chiesa deve renderci felici in questo mondo.

[2] La “Chiesa del Denzinger”, “piramidale ed aristocratica”, come dicono sarcasticamente i modernisti, mentre la loro è la Chiesa “dello Spirito Santo” o la Iglesia popular dei liberazionisti dell’America Latina. Il card. Martini ebbe a dire che per salvarsi non occorre la Chiesa, ma basta lo Spirito Santo - come se lo Spirito Santo non operasse nella Chiesa e per mezzo della Chiesa.

[3] Famoso fu a suo tempo il processo intentato dall’arcivescovo di Milano al coraggioso pubblicista cattolico Vittorio Messori, per non parlare di altri casi simili..

[4] Alcuni ottimi seminaristi comunicano con me segretamente per non essere scoperti dai loro superiori.

[5] Come giudicare l’ineffabile ipocrisia dei modernisti che parlano di Papato autoritario ed impositivo?

[6] Ridicolo il commento di un modernista alle dimissioni del Papa: vede in esse il gesto di un uomo “non attaccato al potere”.

[7] Le adunate oceaniche del Beato Giovanni paolo II furono fuochi d’artificio o il grido strozzato delle masse cattoliche frastornate e scandalizzate dai loro pastori.

[8] Per citare un esempio relativamente recente: pensiamo all’eroica resistenza di Pio VI, prigioniero di Napoleone. Gli esempi addotti da Küng nel suo famoso libro Infallibile? circa supposte cadute di Papi nell’eresia, sono fasulli. E’ vero però che ciò può accadere come dottori privati o se privi del pieno possesso delle loro facoltà mentali. Teniamo inoltre presente che lo stesso Küng non crede all’immutabilità e quindi alla verità assoluta dei dogmi.

[9] Edizioni della Fraternità della SS.Vergine , Roma 1980.

[10] Bastava che Siri attingesse all’importante rassegna del Fabro L’avventura della teologia progressista, Rusconi Editore, Milano 1974 o al libro del card. Parente La crisi della verità e il Concilio Vaticano II, Istituto Padano di Arti Grafiche, Rovigo 1983.

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Raccomando vivamente la lettura di questo articolo! E' la triste e dura realtà! Il perverso potere dei modernisti nella Chiesa è immenso! TENIAMO GLI OCCHI APERTI CERTI CHE... NON PRAEVALEBUNT!


Paparatzifan
00domenica 14 aprile 2013 16:01
Da "Formiche.net"...

Monsignor Paglia e la salute di Benedetto XVI

Dall’Ufficio stampa del Pontificio Consiglio per la Famiglia riceviamo e pubblichiamo:

“Sua Eccellenza Mons Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, smentisce in maniera categorica le affermazioni che il sig. Franco Bechis gli fa pronunciare a proposito della salute del Papa Emerito Benedetto XVI. Esse sono totalmente false e prive di ogni fondamento.
L’ultima occasione in cui Mons. Paglia ha incontrato Benedetto XVI è stato il 20 dicembre scorso in udienza privata. In quella occasione il Presidente ha avuto con l’allora Papa una lunga e straordinaria conversazione sulle tematiche relative alla famiglia, ricevendo illuminanti riflessioni su questa cellula fondamentale della Chiesa e della società. Mons Paglia esprime il suo rammarico per le affermazioni che gli sono state attribuite. Distinti saluti”.

don Andrea Ciucci
addetto stampa
Città del Vaticano

Risponde l’autore dell’articolo di Formiche.net, Fabrizio Anselmo:

“Non era assolutamente nostra intenzione attribuire a S.E. Monsignor Vincenzo Paglia parole da lui mai pronunciate in merito alle condizioni di salute del Papa emerito Benedetto XVI. Ci siamo infatti limitati a dare conto di una ricostruzione del giornalista Franco Bechis pubblicata in data 12 febbraio 2013 sull’edizione cartacea del quotidiano “Libero”. Una ricostruzione, quest’ultima, successivamente ripresa da altre testate nazionali”.


Paparatzifan
00domenica 14 aprile 2013 16:27
Da "Tracce.it"...

UDIENZA 27 FEBBRAIO

«Non siamo mai stati così uniti»

01/03/2013 - Martino, otto amici e un pulmino scassato. In una Piazza San Pietro colma, è valsa tutta la fatica solo perché il Papa «ci ha guardati». Il racconto della "juventud" di Benedetto XVI, che da Varese è scesa per salutarlo

Dopo la notizia della rinuncia al papato di Benedetto XVI, con alcuni amici, a Varese, subito è nata l’idea di andare a Roma per l’ultima Udienza. L’organizzazione è stata molto difficile, e la neve ci ha messo il suo.
Abbiamo deciso di andare in macchina, mezzo più economico, benché richiedesse una grande fatica. Il numero di chi si voleva aggregare aumentava e così, grazie al nostro don, abbiamo trovato un pulmino con nove posti. Certo, non è stato facile partire, il nostro mezzo aveva la batteria completamente a terra, specchietto rotto, e occorreva una tenaglia per aprire il cofano. Ma dopo cambi di guida e di sentinella, circa sette ore di viaggio e qualche pausa, finalmente siamo arrivati a Roma e siamo riusciti a trovare un parcheggio in via delle Fornaci, a due passi da San Pietro.
Anche una volta arrivati non è stato semplice: c'era una grande ressa per entrare in piazza e arrivare alle transenne per vedere meglio il Papa è stata un'impresa.
Andrea, Stefano, Daniele, Benedetta, Isa, Teresa, Silvia, Erica ed io: ragazzi tra i 19 e i 21 anni, con poche briciole di esperienza alla guida, siamo riusciti a portare il nostro ringraziamento di persona a Benedetto XVI. Molti amici non sono riusciti a venire per una più che comprensibile apprensione dei genitori, per esami, per i dubbi sul mezzo, e altri motivi. Ma tra chi è sceso a Roma, chi è rimasto Varese, chi a Milano o a Novara, il nostro gruppo di amici non è mai stato tanto unito, stretti attorno alla Chiesa grazie alla figura del Santo Padre, a cui dobbiamo tanto.
Quello che abbiamo visto ieri in piazza San Pietro, quando la Chiesa è letteralmente “scesa in piazza”, non è un nostalgico e malinconico addio al Papa, ma una dimostrazione di affetto e di unità di un popolo che, nonostante il momento difficile, sa che non è abbandonato, né tanto meno perso. E questo affetto per Benedetto XVI si accompagna alla fiducia nel prossimo Papa, chiunque sarà. La Chiesa si trova ad essere tutta unita nella preghiera per il prossimo pontefice.
Insomma tante ore di sonno perso, code infinite solo per fare Roma-Firenze a causa dell’autostrada chiusa, ostacoli e difficoltà, ma il momento in cui il Santo Padre è passato e ha guardato proprio noi racchiude il motivo per cui davvero ne è valsa la pena.
Alcuni erano presenti il 19 aprile 2005 per la prima messa del suo pontificato: abbiamo conosciuto Giovanni Paolo II, ma per la storia di ognuno di noi, Benedetto XVI è stato il nostro Papa, con lui abbiamo urlato: «Esta es la juventud del Papa» per le strade di Madrid, lo abbiamo accolto a Milano per l’Incontro delle Famiglie. Ci ha accompagnati nella crescita nel Cristianesimo, e la fatica di questo viaggio è nulla rispetto a ciò che ne abbiamo ricevuto.
Grazie Benedetto!

Martino Colonna-Preti


Paparatzifan
00lunedì 15 aprile 2013 18:36
Da "Korazym"...

Gli studenti delle Marche scrivono su Benedetto XVI

Scritto da Marinella Bandini
Lunedì 15 Aprile 2013 07:00


La diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto “non dimentica la straordinaria figura di Joseph Ratzinger che prima da professore universitario di dogmatica, poi da cardinale e infine da Papa ha spiegato all’uomo moderno le ragioni e le strutture della fede cristiana”. E per questo il giornale diocesano www.ancoraonline.it ha indetto in suo onore il “Concorso diocesano Joseph Ratzinger” rivolto agli studenti di tutti gli istituti superiori della diocesi.
Si legge nella nota di presentazione dell’iniziativa: “L’opera di Ratzinger in materia di fede non è quella di un arido intellettuale interessato dall’esterno all’oggetto studiato, ma è l’appassionata ricerca di un credente che vuole rendere ragione della fede cristiana ai suoi contemporanei. La sua produzione inoltre è del tutto particolare perché ha fortemente influito sul Concilio Vaticano II e non è dunque la riflessione di un intellettuale isolato, ma rappresenta uno straordinario contributo a tutta la vita della Chiesa. Come non ricordare ad esempio il libro ‘Introduzione al Cristianesimo’ scritto nel 1969 e frutto delle lezioni tenute agli studenti dell’Università di Tubinga dal professor Ratzinger sul Credo? O come non citare il suo impegno nella rivista Communio insieme ad altri e importanti nome del novecento teologico come von Balthasar e De Lubac?”
Gli studenti intenzionati a partecipare al concorso si dovranno iscrivere entro il 20 maggio potranno redigere a scelta tre tipi di elaborati: una poesia in lingua italiana, o una in lingua dialettale oppure un racconto breve. Il tema da sviluppare è quello della Fede. Ai primi 10 classificati sarà assegnato un premio di cui il più importante è quello costituito da una borsa di studio di 250 euro. L’iniziativa, oltre ad essere patrocinata dalla Regione Marche, è anche sostenuta dalla fiorente realtà degli oratori diocesani, dal fondo 8 per mille, dall’Ufficio scolastico diocesano per l’IRC e dalla libreria “La Bibliofila”.
Nella locandina con la quale si pubblicizza l’iniziativa, è riportata una poesia del poeta romano Trilussa dedicata alla fede, particolarmente nota poiché recitata durante una delle udienze tenute da Giovanni Paolo I: “Quella vecchietta cieca, che incontrai / la notte che me spersi in mezzo ar bosco, / me disse: – Se la strada nun la sai, / te ciaccompagno io, ché la conosco. / Se ciai la forza de venimme appresso, / de tanto in tanto te darò ‘na voce, / fino là in fonno, dove c’è un cipresso, / fino là in cima, dove c’è la Croce… / Io risposi: – Sarà … ma trovo strano / che me possa guidà chi nun ce vede … - / La cieca allora me pijò la mano / e sospirò: – Cammina! – Era fa Fede”.


Paparatzifan
00lunedì 15 aprile 2013 18:49
Da "Vatican Insider"...

15/04/2013

Domani Ratzinger compie 86 anni

Messaggi di auguri da tutto il mondo: in quasi otto anni di pontificato Benedetto XVI ha scritto tre encicliche, ha difeso la verità e i deboli

REDAZIONE
ROMA

Compie 86 anni domani Joseph Ratzinger. Da tutto il mondo gli stanno arrivando messaggi di auguri, molti dei quali ricordano il suo impegno in difesa dei deboli, come lo sono i poveri, i bambini non nati e le vittime della pedofilia. In quasi otto anni di Pontificato, Benedetto XVI, infatti, non solo ha compiuto 24 viaggi all'estero e una trentina in Italia, percorrendo oltre 160 mila chilometri (impresa eroica per un uomo anziano), ma soprattutto ha voluto sempre e soltanto annunciare il Vangelo. E la verità. Come ha fatto nelle sue tre Encicliche: «Deus Caritas est, Spe Salvi e Caritas in Veritate», e nei suoi tre libri su Gesù di Nazaret. Non ha avuto paura di puntare il dito contro la «dittatura del relativismo» e di proporre una fede ragionevole. In dialogo con tutti, anche con i non credenti.

Preoccupato di difendere i deboli, senza timore di togliere il velo dalla piaga della pedofilia e degli abusi commessi da ecclesiastici. Un amore per la giustizia ereditato dal padre, un commissario della Gendarmeria proveniente dalla Bassa Baviera. La madre era una ragazza bavarese che prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca in diversi alberghi. Con loro, e insieme al fratello Georg e alla sorella Maria, il piccolo Joseph - nato il 16 aprile del 1927 - cresce andando a scuola e imparando a conoscere la Bibbia. La sua giovinezza è segnata dal dramma della seconda guerra mondiale, che vive in prima linea dato che negli ultimi mesi del conflitto viene arruolato nei servizi ausiliari antiaerei.

«Durante la dittatura nazionalsocialista e nella guerra noi siamo stati, per così dire, `rinchiusi´ dal potere dominante», ha raccontato Papa Ratzinger nel messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù 2011. «Volevamo uscire all'aperto per entrare nell'ampiezza delle possibilità dell'essere uomo», si legge in quel testo molto personale, indirizzato al milione di ragazzi che parteciparono all'ultimo grande incontro con i giovani del mondo, di un Papa, Benedetto XVI, che ha iniziato il suo Ministero Petrino con la Gmg di Colonia e lascia il Pontificato in questi giorni anche perché in luglio, alla Gmg di Rio de Janeiro ritiene che i ragazzi abbiano diritto ad avere il Papa e a lui avevano proibito di andare per ragioni di età e di salute.

«Pensando ai miei anni di allora - ha osservato Joseph Ratzinger - ricordo che semplicemente non volevamo perderci nella normalità della vita borghese. Volevamo ciò che è grande, nuovo. Volevamo trovare la vita stessa nella sua vastità e bellezza». «In qualche modo - ha confidato sulla propria giovinezza, resa più amara dal rapimento e l'uccisione di un cuginetto down durante la campagna per l'eutanasia promossa dai nazisti e dal prepensionamento del papà che si era rifiutato di mandare i due figli, Georg e Joseph, alle esercitazioni della Gioventù hitleriana - ho avuto ben presto la consapevolezza che il Signore mi voleva sacerdote. Ma poi, dopo la Guerra, quando in seminario e all'università ero in cammino verso questa meta, ho dovuto riconquistare questa certezza. Ho dovuto chiedermi: è questa veramente la mia strada? È veramente questa la volontà del Signore per me? Sarò capace di rimanere fedele a Lui e di essere totalmente disponibile per Lui, al Suo servizio? Una tale decisione deve anche essere sofferta. Non può essere diversamente. Ma poi è sorta la certezza: è bene così! Sì, il Signore mi vuole, pertanto mi darà anche la forza. Nell'ascoltarLo, nell'andare insieme con Lui divento veramente me stesso. Non conta la realizzazione dei miei propri desideri, ma la Sua volontà».

Così si è radicata la scelta di Joseph Ratzinger di essere prete. Dal 1946 al 1951 - anno in cui, il 29 giugno, viene ordinato sacerdote ed inizia la sua attività di insegnamento - si dedica agli studi di filosofia e teologia nell'Università di Monaco e nella scuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga. Nel 1953, con la dissertazione «Popolo e casa di Dio nella Dottrina della Chiesa di Sant'Agostino», consegue il dottorato e quattro anni dopo ottiene l'abilitazione all'insegnamento. Appassionato di musica, ma soprattutto brillante professore, diviene consulente teologico dell'arcivescovo di Colonia, Joseph Frings, e partecipa al Concilio Vaticano II in qualità di esperto.

Nel 1977 Paolo VI lo nomina arcivescovo di Monaco e lo crea cardinale nel Concistoro del 27 giugno 1977. Chiamato a Roma da Giovanni Paolo II, Ratzinger diventa Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma dal 1986 al 1992 è anche presidente della Commissione per la Preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che dopo sei anni di lavoro presenta a Papa Wojtyla il nuovo Catechismo. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui spiccano «Introduzione al Cristianesimo» del 1968, «Dogma e predicazione» del 1973, «Rapporto sulla fede», libro-intervista del 1985, e «Il sale della terra» del 1996.

Nel 2002 i cardinali lo designano come Decano del Collegio Cardinalizio e in tale ruolo, alla morte di Giovanni Paolo II, presiede la messa «pro eligendo pontifice», alla vigilia del Conclave che, dopo soli due giorni, lo eleggerà Papa.


Paparatzifan
00lunedì 15 aprile 2013 19:05
Dal blog di Luigi Accattoli...

Due o tre idee avventate sulla traumatica e salutifera rinuncia di Papa Benedetto

Sconcerto, tristezza, lenta intelligenza del fatto. Ho bisogno di tempo per fare i conti con l’uscita dalla storia di papa Benedetto, che ho subito avvertito come un traumatico e salutifero fatto di Vangelo. E’ stato come un colpo di bisturi, ha sbloccato il Papato. Stavo rileggendo il terzo volume su Gesù di Nazaret, attendevo l’enciclica sulla fede che non avremo. “Penso che basti ciò che ho fatto” aveva detto a Peter Seewald l’agosto scorso. Forse ha fatto più di quanto abbiamo capito, anche quelli che gli abbiamo voluto bene.

Sono tra quelli che l’hanno amato da subito. Me lo facevano amico – come argomentai in questa rubrica: “Non prevedevo l’elezione di Ratzinger ma sono contento che sia papa”, Il Regno 10/2005 – la sua avvertenza del mistero del male e della difficoltà di credere, l’invocazione al Signore perché torni a manifestarsi.



La teologia dell’amore

è il suo lascito più grande

Considero il suo lascito più grande la teologia dell’amore che è venuto svolgendo con umile costanza, e spero che venga studiata da chi ne ha gli strumenti finchè è ancora viva tra noi la sua lezione. Per seconda metto la chiamata alla penitenza per il peccato che è nella Chiesa. Per terza la concentrazione sulla figura di Gesù.

Avevo conosciuto il teologo Joseph Ratzinger leggendo a 27 anni – nel 1971 – Introduzione al cristianesimo tradotto dalla Queriniana nel 1969. Era stato Franco Rodano a dirmi “leggi Ratzinger”. Ma non fu amore a prima vista. Negli spazi bianchi di quelle pagine ci sono le mie proteste e le approvazioni, che all’incirca si equivalgono.

Allora – ma anche oggi – mi trovavo meglio con Von Balthasar e con De Lubac e per fortuna li ho letti insieme, altrimenti sarei caduto nel gorgo dell’incomprensione che ha risucchiato tanti miei coetanei e che si è espressa a destra con l’esaltazione di chi ne ha fatto il campione della “reazione” al Concilio e a sinistra nella speculare avversione di chi l’ha considerato – a partire dalla fondazione della rivista “Communio” – come uno dei responsabili dell’applicazione frenata del Vaticano II che ha caratterizzato la seconda parte del pontificato di Paolo VI e tutti gli anni di Giovanni Paolo II.

Attenzione alle date e alle compagnie: “Communio” viene fondata da Von Balthasar, Henri De Lubac e Joseph Ratzinger nel 1972, un anno dopo il mio incontro librario con Ratzinger. Chi li aveva letti tutti e tre prima della loro fuoriuscita dalla rivista “Concilium”, e ha continuato a leggere questa anche dopo la nascita di “Communio”, mescolando le acque dell’uno e dell’altro ruscello, è stato poi avvantaggiato nella comprensione dei pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Importanza delle letture giovanili.

Ho sviluppato da giornalista una lunga dimestichezza con la figura del cardinale Ratzinger, a partire dalle giornate della visita in Germania del Papa polacco nel novembre del 1980, che proprio nella Monaco dell’arcivescovo Ratzinger fu apertamente contestato da una giovane donna di nome Barbara Engl incaricata di salutarlo a nome dei giovani.

Ho intervistato il prefetto della Dottrina della Fede per il “Corriere della Sera” e ho studiato ogni sua pubblicazione lungo i 23 anni del suo lavoro nella curia romana. Nell’intervista che fu pubblicata il 22 maggio 1985 una delle domande era: “Si ricorda di Barbara Engl?” e nella risposta c’erano le parole “Certo, la conosco bene”. Ho parlato con lui solo una ventina di volte, da cardinale e da Papa, ma c’era una buona intensità in quei colloqui.



Due volte mi parlò

del “sogno di andare in pensione”

Uno avviene incontrandoci per le vie di Borgo Pio, dove usava fare la passeggiata del dopo pranzo tutto solo, in abito nero e con il baschetto in testa. Era il settembre del 2001, quand’era vicino al compimento dei 75 anni e gli chiesi che pensasse del cardinale Martini che una settimana prima aveva parlato del suo “desiderio” di tornare agli studi, compiendo anch’egli quell’età: “Capisco bene quel suo desiderio, che è anche il mio. Aspetto con impazienza il momento in cui potrò ancora scrivere qualche libro”.

Nove anni più tardi fui tra i presentatori – in Sala Stampa Vaticana – del volume intervista Luce del Mondo (Libreria Editrice Vaticana, novembre 2010) e don Georg dopo l’appuntamento pubblico ci portò da Papa Benedetto. Mentre gli stringevo la mano è avvenuto questo scambio di battute: “- Buon giorno signor Accattoli, la ringrazio dell’impegno con cui ha letto il libro…; – ringrazio io dell’opportunità che ho avuto di leggerlo in anticipo…; – ora lei è in pensione…; – e così ho la possibilità di leggere lentamente…; – era questo il mio sogno, di andare in pensione e di poter leggere lentamente ma non è stato possibile”.

Accennavo sopra alla teologia dell’amore che Benedetto è venuto svolgendo in questi otto anni: nel mio blog ho segnalato via via le proposte più vive che mi è stato dato di cogliere e ora ne richiamo alcune perché mi paiono – nell’insieme – un vero dono che non è stato colto neanche all’interno della Chiesa.

“In questo santuario di Lourdes (…) dove ai malati, ai poveri e ai piccoli è dato il primo posto, siamo invitati a scoprire la semplicità della nostra vocazione: in realtà, basta amare”: così parla dopo la processione “aux flambeaux” il 13 settembre 2008. Mi paiono parole equivalenti alle agostiniane “ama e fa ciò che vuoi”.



Mia esultanza quando disse

che Dio “è tutto e solo amore”

Due settimane più tardi, all’udienza generale del 1° ottobre 2008 afferma che “l’amore per i poveri è liturgia”: aggiunge questa frase improvvisata al testo che sta leggendo e con il quale commenta quanto scriveva Paolo della colletta per i poveri di Gerusalemme: che cioè essa costituiva “un servizio sacro” nei confronti dei “fratelli” che si trovavano nel bisogno (2 Corinti 9, 12).

“La forza della carità è irresistibile: è l’amore che veramente manda avanti il mondo” argomenta poco dopo, il 19 ottobre 2008 a metà dell’omelia davanti alla Basilica di Pompei, dove sono anch’io al caldo sole. Ma ancora più calde mi paiono quelle parole.

Tre giorni più tardi, all’udienza generale del 22 ottobre 2008 esclama che “l’amore è divino”, proponendo un rivelatore rovesciamento linguistico dell’affermazione biblica “Dio è amore”, Deus caritas est.

Nell’ansia di farsi capire – in tali affermazioni portanti della sua predicazione – si appella a Dante: “E’ l’amore divino, incarnato in Cristo, la legge fondamentale e universale del creato. Ciò va inteso in senso non poetico ma reale. Così lo intende Dante quando definisce Dio ‘L’amor che muove il sole e l’altre stelle’, nel verso sublime che conclude il Paradiso e l’intera Divina Commedia” (10 gennaio 2009).

Una delle affermazioni più forti la propone il 7 giugno 2009, festa della Trinità, all’angelus: “Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica”. Un papa dice che “Dio è tutto e solo amore” e nessuno batte ciglio. Mia sorpresa.



“Un solo compito ci è affidato:

imparare a voler bene”

Il 6 settembre 2009, in visita a Viterbo, segnala una conseguenza di quell’idea centrale cristiana di Dio Amore: “Il più immediato dei segni di Dio è certamente l’attenzione al prossimo, secondo quanto Gesù ha detto: ‘Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’”.

Con maggiore dettaglio espone la stessa conseguenza un mese più tardi, il 5 ottobre 2009, dettando una meditazione a braccio ad apertura della prima congregazione generale del Sinodo africano: “E’ importante che il cristianesimo non sia una somma di idee, una filosofia, una teologia, ma un modo di vivere, il cristianesimo è carità, è amore. Solo così diventiamo cristiani: se la fede si trasforma in carità, se è carità”.

Termino la rassegna con una parola detta all’udienza generale del 3 dicembre 2009, per qualificare l’amore come energia, natura e compito dell’essere umano: “L’energia principale che muove l’animo umano è l’amore. La natura umana, nella sua essenza più profonda, consiste nell’amare. In definitiva, un solo compito è affidato a ogni essere umano: imparare a voler bene, ad amare, sinceramente, autenticamente, gratuitamente”.



La fine del vecchio

e l’inizio del nuovo

Ho riportato nove affermazioni di teologia dell’amore proposte dal papa teologo in un arco di 15 mesi: nell’insieme del Pontificato ne sono rintracciabili un centinaio. In Introduzione al cristianesimo il teologo Ratzinger aveva trattato dell’amore come “unico principio trascendentale” del cristianesimo e suo “nucleo centrale” (vedi a pagina 217 dell’edizione del 1969 che citavo sopra). Da papa ha posto a programma del pontificato l’enciclica su Dio Amore e ha donato come ultimo testo normativo – il dicembre scorso – la “lettera apostolica in forma di motu proprio sul servizio della carità” che ha il titolo latino De caritate ministranda, ma della quale nessuno si è accorto. Spero che qualcuno colga la mia provocazione e si ponga allo studio di questo filo rosso del pontificato benedettiano.

“Lei è la fine del vecchio o l’inizio del nuovo?” chiese Peter Seewald a Benedetto in occasione del loro ultimo incontro, alla fine dello scorso novembre. La risposta fu “entrambi”. La fine del vecchio modo di fare il papa e l’inizio del nuovo, è la mia interpretazione. Un papa che insegna ma che può essere contraddetto, che è per sempre ma che può rinunciare: e anche questo è un buon lascito. Che incentra tutto sulla predicazione dell’amore ma che è ancora percepito come il monarca della Chiesa e non riesce a farsi intendere su quella centralità.

Luigi Accattoli

Il Regno 6/2013


Paparatzifan
00martedì 16 aprile 2013 12:52
Da "Korazym"...

Benedetto XVI compie 86 anni: gli incontri con la stampa

Scritto da Redazione
Martedì 16 Aprile 2013 07:03



Oggi il Papa emerito Benedetto XVI compie 86 anni. Oltre agli auguri vogliamo rendergli omaggio pubblicando alcuni passaggi della introduzione del libro: "Sull''aereo di Papa Benedetto" di Angela Ambrogettti edito dalla Libreria Editrice Vaticana a fine marzo. Il volume raccoglie i testi delle conferenze stampa che Benedetto XVI ha tenuto con i giornalisti durante i voli che lo hanno portato nei suoi 24 viaggi internazionali. Il libro ha la prefazione dell' arcivescovo Georg Gaenswein, segretario del Papa e Prefetto della Casa Pontificia, ed è introdotto da Padre Federico Lombardi direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

Quando Benedetto XVI si è recato in Messico e a Cuba ha conquistato un primato: è stato il Papa più anziano a compiere un viaggio internazionale. Questo spiega molto del signifi cato dei viaggi nel pontificato del Papa teologo che ha raccolto l’eredità del Papa viaggiatore Giovanni Paolo II. Quando il 19 aprile del 2005 il collegio dei cardinali elegge Joseph Ratzinger come 264° successore di San Pietro probabilmente non molti immaginano che Benedetto XVI viaggerà tanto quanto il suo immediato predecessore. Ratzinger ha appena compiuto 78 anni, come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha soprattutto dedicato il suo tempo allo studio e all’esame di testi, è l’anima teologica del pontificato di Giovanni Paolo II, ma di certo non é un viaggiatore.

Eppure il mondo lo conosce bene. Lo incontra ogni giorno tramite i racconti dei vescovi che arrivano nel suo studio a confidargli problemi e a cercare consiglio. È così che il cardinale bavarese per quasi venticinque anni entra in contatto con le Chiese di ogni parte del mondo. Benedetto XVI sembra voler rispondere ai tanti inviti inviando il proprio Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Ma certo ad alcuni appuntamenti dev’essere presente proprio il Papa. Come a Colonia, alla Giornata Mondiale della Gioventù che nell’agosto del 2005 riunisce per la prima volta i ragazzi di tutto il mondo dopo la scomparsa dell’ideatore delle GMG. Benedetto XVI raccoglie l’eredità e rilancia con una « novità »: l’adorazione Eucaristica.

È l’inizio di una nuova storia per le Giornate e per lo stile dei viaggi del Papa. Lentamente la macchina organizzativa si adatta al nuovo stile pontificio. C’è chi ha paura che lo stile minimal di Benedetto XVI possa far svuotare le piazze e le strade. Invece, un passo dopo l’altro, il Papa timido e riservato stupisce tutti e i suoi viaggi diventano grandi successi. Si potrebbe quasi dire che Benedetto XVI dà il meglio di sé proprio nella grande platea mondiale, lontano da certa atmosfera italiana, romana, curiale. Tra le « eredità » che Ratzinger raccoglie e trasforma da Wojtyła c’è il rapporto con i giornalisti che seguono i viaggi internazionali. Giovanni Paolo II aveva « creato » un modo nuovo di dialogare con la stampa approfittando proprio delle lunghe ore trascorse in aereo. Un modo estremamente diretto, all’inizio anche un po’ caotico, di dialogare. Botta e risposta su temi di ogni genere, e in un secondo tempo vere e proprie conferenze stampa. Benedetto XVI, che da cardinale aveva accettato l’incontro con i giornalisti in modo più mediato e tranquillo, si offre tranquillamente alle domande dei suoi compagni di volo.

Via via il colloquio diventa intenso e si trasforma in piccole lezioni che il professor Ratzinger offre ai media. Niente di arido o scolastico, ma al contrario le parole del Papa sono piene di emozioni, di racconti e commenti personali. Storia, teologia, ecclesiologia si intrecciano per offrire alla stampa una chiave di lettura del viaggio che si sta compiendo, ma il Papa affronta anche i temi « spinosi » che ogni giorno vengono riportati dai media. Il suo è un rapporto tranquillo e a volte distante. Il Papa sa che la comunicazione è importante, ma non vuole farsi tirare dentro polemiche speciose sui temi ecclesiali. Ogni conferenza diventa comunque un evento mediatico. I giornalisti si affrettano a trasmettere i passaggi più significativi, alcuni trascrivono quella mezz’oretta di colloquio in fretta e furia per poterla pubblicare via internet e alla fine magari il primo discorso di Benedetto XVI all’arrivo nel paese visitato resta un po’ nell’ombra. È la dinamica mediatica contemporanea che però Benedetto XVI sembra non voler subire.

Quando da cardinale teneva delle conferenze per la stampa era sempre disponibile a qualunque domanda. Se gli si chiedeva una intervista più articolata occorreva inviare prima lo schema delle domande. Come pontefice Joseph Ratzinger è il Papa dei libri intervista come « Luce del Mondo », e non è cambiata in lui la estrema attenzione e cura con cui si prepara all’incontro con l’intervistatore. Del resto Benedetto XVI si lascerà « intervistare » anche dai telespettatori della trasmissione Rai « A sua immagine » nel pomeriggio del Venerdì Santo del 2011. Tre domande e altrettante risposte sul coraggio della fede, davanti al dolore e alla persecuzione, quattro risposte sulle verità della fede. Ad una bimba giapponese di sette anni, scioccata dal terremoto il Papa dice: « In questo momento mi sembra importante che sappiate: Dio mi ama, anche se sembra che non mi conosca ». Alla madre di un ragazzo in stato vegetativo Benedetto XVI risponde: « Io sono anche sicuro che quest’anima nascosta sente in profondità il vostro amore, anche se non capisce i dettagli, le parole ... ma la presenza di un amore la sente. » Ai cristiani di Baghdad spiega: « vogliamo fare un lavoro di riconciliazione, di comprensione, anche con il governo, aiutarlo in questo cammino difficile di ricomporre una società lacerata ».

E parla di dialogo con l’Islam, di pace, di vita dopo la morte, di cosa è la Risurrezione: « Gesù non muore più, cioè sta sopra le leggi della biologia, della fisica, perché sottomesso a queste uno muore. Quindi c’è una condizione nuova, diversa, che noi non conosciamo, ma che si mostra nel fatto di Gesù, ed è la grande promessa per noi tutti che c’è un mondo nuovo, una vita nuova, verso la quale noi siamo in cammino ». Temi difficili che Benedetto XVI affronta con chiarezza e semplicità. Parole che arrivano all’intelligenza e al cuore. Eppure Joseph Ratzinger sembra non essere stato ben capito dai media. Nonostante la schiettezza e la disponibilità verso la stampa, in molti teorizzano una sua incapacità comunicativa. La verità è che il professor Ratzinger chiede di essere ascoltato con calma. I discorsi di Benedetto XVI richiedono attenzione e preparazione. Da teologo, abituato a parlare con studenti e professori, il Papa sviluppa un discorso ampio e completo che va seguito nella sua interezza. Mentre troppo spesso ormai la stampa cerca il facile slogan, la frase da 140 caratteri da lanciare sui social network entro pochi secondi.

Ecco dove nascono gli equivoci. Come è stato a Ratisbona nello storico discorso tenuto all’Università. Superficialità e fretta hanno rischiato di distruggere uno dei più importanti passi per il dialogo tra cristiani ed islamici. Il caos mediatico ha portato ad un caos reale che ha messo in pericolo delle vite umane. Niente di più lontano ovviamente dalle intenzioni di Benedetto XVI. Di questi « incidenti » il Papa ne ha dovuti affrontare diversi. Certo in parte, e lo ha riconosciuto lo stesso Benedetto, la responsabilità è della Curia e del Papa stesso. Come nel caso dell’annuncio della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani tra i quali un negazionista. Ma proprio quello è anche un caso evidente della manipolazione mediatica di fatti che, se spiegati nella loro completezza, non avrebbero avuto le conseguenze che hanno avuto. Del resto nel mondo contemporaneo questi « incidenti » si notano maggiormente di un tempo, ma anche i pontefici precedenti ebbero i loro bei problemi nei rapporti con i media. Perfino Giovanni Paolo II, pontefice definito mediatico per eccellenza, per molti anni venne considerato solo un « polacco bigotto » da certa stampa e alcuni dei suoi gesti furono a lungo equivocati.

Poi gli anni della malattia lo trasformarono per i media in una icona silente e si dimenticarono le parole di fuoco che negli anni ’80 avevano scosso le coscienze di molti. Benedetto XVI ama il rapporto intimo e diretto con i fedeli. Nelle parrocchie non legge l’omelia ma propone le sue riflessioni bibliche « a braccio », davanti alle grandi folle preferisce leggere precisamente il testo che viene distribuito a tutti e che tutti possono seguire. I giornalisti hanno il compito di leggerlo con calma, ma spesso questo non accade. Perchè si cerca la « notiziabilità » dimenticando che la vera notizia per un Papa è il Vangelo. Il pontificato di Giovanni Paolo II negli ultimi anni aveva abituato la stampa ad avere degli slogan « politici ». Il Papa polacco era storicamente abituato a parlare di diritti umani, giustizia sociale, presenza della Chiesa nel mondo. Tutto questo, ovviamente, era la naturale conseguenza dell’annuncio del Vangelo. Ma la conseguenza faceva più notizia della motivazione. Nella nuova epoca storica che viviamo Benedetto XVI torna a spiegare al mondo perché la Chiesa cattolica parla di diritti umani, pace e giustizia sociale. Ma il mondo mediatico sembra meno preparato a parlarne. Così dalla Notizia si passa alla notiziola e si perde il senso più ampio del pontificato.

Il 2012, anno del 50 esimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, segna anche il momento in cui i media riprendono a parlare di idee e di fatti piuttosto che di indiscrezioni e pettegolezzi. Noi proviamo a rileggere le parole che Benedetto XVI ha proposto direttamente alla stampa mondiale proseguendo il lavoro di Giovanni Paolo II, ma in un modo che meglio si adatta alle doti umane di Joseph Ratzinger. Una comunicazione personale, da uomo a uomo, un dialogo per coinvolgere la ragione e l’intelligenza pur nella semplicità dell’esposizione. I testi degli incontri del Papa con la stampa in aereo sono stati resi immediatamente disponibili grazie al sito della Sala Stampa della Santa Sede. Nei primi viaggi si tratta di brevi saluti e il portavoce Joaquin Navarro-Valls ha riproposto lo schema degli incontri di Giovanni Paolo II interrotti nel 2000 a causa dell’aggravarsi della malattia del Pontefice. Addirittura Benedetto XVI viene intervistato prima del viaggio dalla Radio Vaticana, come prima della GMG di Colonia, o dai giornalisti del paese che deve visitare come nel caso del viaggio in Polonia o in Baviera nel 2006. Questo libro nasce proprio dalla voglia di rimettere in fila le idee e le riflessioni che Benedetto XVI ha offerto ai media di tutto il mondo in occasione dei suoi viaggi.

Testi integrali che permettano a chi legge di comprendere a pieno il pensiero del teologo Joseph Ratzinger e del Papa Benedetto XVI, ma anche di conoscere la sua profonda umanità, e la sua voglia di comunicare al mondo l’unica vera notizia che cambia la storia. In alcuni casi sono i giornalisti a porre direttamente le domande al Papa e in diverse lingue. Altre volte è Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, a riassumere i diversi interrogativi della stampa mondiale. Le risposte sono essenzialmente in italiano, lingua di lavoro dei vaticanisti, ma Benedetto XVI usa spesso anche altre lingue come il francese, l’inglese, lo spagnolo e ovviamente il tedesco. Il Papa è un perfezionista e le conversazioni in genere vengono revisionate dalla Segreteria di Stato prima di essere pubblicate, senza però modificarne la freschezza dello stile. Ovviamente queste conversazioni non esauriscono la ricchezza dei temi che il Papa affronta nei discorsi pronunciati nei suoi viaggi, ma rendono più facile orientarsi nel magistero di Benedetto XVI. Un viaggio, appunto, nel cuore del « grande innamorato » che dell’Amore e della Gioia ha fatto le parole chiave di tutto un pontificato.

La foto è dell' Osservatore Romano ed una delle foto del volume.


Paparatzifan
00martedì 16 aprile 2013 14:03
Dal blog di Lella...

AUGURI DEL SANTO PADRE FRANCESCO A BENEDETTO XVI PER IL COMPLEANNO, 16.04.2013

Questa mattina in occasione del genetliaco del Papa emerito Benedetto XVI, il Santo Padre Francesco ha iniziato la celebrazione della Messa nella Cappella della Domus Santa Marta invitando alla preghiera tutti i presenti con queste parole: "Oggi è il compleanno di Benedetto XVI, offriamo la Messa per lui, perché il Signore sia con lui, lo conforti e gli dia molta consolazione".

Nel corso della mattinata, il Papa Francesco ha poi fatto una cordiale telefonata di auguri a Benedetto XVI a Castelgandolfo, estendendo i suoi saluti e auguri anche al fratello, Mons. Georg Ratzinger, che si trova da diversi giorni a Castelgandolfo, dove si è trattenuto proprio per festeggiare in forma familiare e fraterna la ricorrenza odierna, e che festeggerà il suo onomastico il prossimo 23 aprile, come il Santo Padre.

Bollettino Ufficiale Santa Sede


Paparatzifan
00giovedì 18 aprile 2013 11:58
Dal blog di Lella...

Una cascata di auguri per il compleanno di Benedetto XVI

Quell’abbraccio di popolo a una presenza nascosta ma vicina

Antonella Mariani

Gli auguri come a una persona amata, irraggiungibile e però vicina. Che si fa ormai vedere poco – anzi affatto – ma di cui si rispetta la scelta di vivere ritirata. «Ti voglio un mondo di bene». «Mi manchi tanto». «Cento di questi giorni». «Un forte abbraccio». «Vorrei saper dire qualcosa di bello che la faccia sorridere, riesco solo a dirle: le voglio bene».
Auguri spontanei, come a uno di famiglia. Genuini. Veri. Sembra quasi che aspettassero solo l’occasione giusta, le centinaia di persone – ormai ben oltre il migliaio – che ieri, in una manciata di ore, hanno lasciato un messaggio di auguri al Papa emerito nel giorno del suo 86° compleanno.
Un "guestbook" al quale si accede dal sito internet di Avvenire, un invito semplice a rivolgere gli auguri a Benedetto XVI. E una risposta impetuosa, con post che arrivano come un fiume in piena. Segno che il silenzio aspettava solo di essere rotto, la distanza solo di essere colmata, la frequentazione di essere rinnovata. «Wish you all the best», scrivono dall’Indonesia. «Felicidades», riecheggiano dalla Spagna. E poi messaggi dalla Germania, dalle Filippine, dalla Polonia...
Benedetto è nel cuore del popolo cristiano, la separazione inaspettata ha lasciato attoniti, ma non ha interrotto il dialogo con lui. Le parole sono tracimate alla prima occasione. Come se il nuovo e travolgente affetto per papa Francesco, l’attesa e la speranza che quotidianamente suscitano le sue parole, poggiassero le radici sulla tenera amicizia e sulla comunione profonda con il suo predecessore. Come se fossero due persone della stessa famiglia. E in realtà lo sono.
Hanno scritto a Benedetto persone che lo hanno visto da vicino, come una sedicenne spagnola paraplegica che ricorda con commozione l’incontro durante la Dedicazione della Sagrada Familia a Barcellona nel 2010. Persone che lo portano nel cuore per i suoi insegnamenti, i suoi scritti, «l’educazione alla pace, l’idea dell’onnipotenza disarmata», come Sergio Paronetto di Pax Christi. Semplici famiglie toccate dal coraggio di quel gesto così inedito di lasciare il Pontificato. «Grazie per averci insegnato che anche i grandi come te possono farsi umili», scrive la famiglia Innocenti da Buccinasco.
Sembra prendere corpo quello che Papa Benedetto aveva detto nel suo ultimo Angelus, domenica 24 febbraio: «Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi». Continuate a sentirmi vicino, aveva chiesto.
E moltissimi post arrivati a www.avvenire.it colgono a fondo la dimensione evangelica dell’esistenza ora quasi eremitica del Papa emerito: «È forte la certezza che la sua vita è dono fino all’ultimo per la sua e nostra amata Chiesa», scrive suor Teodora da Pietrarubbia. Le fa eco Giovanna, con l’augurio «che la sua preghiera sia ancora più fruttuosa di tutto il bene che ci ha infinitamente iniettato».
È come se la preghiera di Benedetto accompagnasse i gesti di Francesco, in una comunione inedita e straordinaria che coinvolge tutta la Chiesa, fino al suo più piccolo e umile componente. «Ci manca come padre e come maestro, come teologo ed esegeta – scrive Francesco da Acireale – ma sappiamo che sempre ci sarà vicino nella grande comunione della Chiesa». Piccoli, brevi messaggi, che restituiscono l’immagine di un popolo che vuol bene ai suoi pastori. E che guardandoli riscopre l’unica sua autentica ricchezza: Cristo.

© Copyright Avvenire, 18 aprile 2013


Paparatzifan
00domenica 21 aprile 2013 14:37
A proposito dell'intervista a mons. Piero Marini...

http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/marini-cerimoniere-gay-24232


"Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli". (Matteo 5,3-12)

Grande sarà, senza dubbio, la ricompensa che Benedetto XVI riceverà quando il Signore lo chiamerà a sé.
Vorrei che qualcuno mi dicesse se si era mai vista, nella storia della Chiesa, almeno quella più o meno recente, una persecuzione così spudorata, immisericorde, accanita, un astio, per non dire odio, non da parte dei quei nemici storici che combattono la Chiesa fino ai nostri giorni, i nemici naturali, insomma, ma da parte di, diciamolo così, "personaggi nefasti" che si nascondono sotto il manto di Santa Madre Chiesa e che da Essa magari percepiscono fior si stipendio, contro colui che per quasi otto anni ha onorato con la sua disponibilità fiduciosa il Soglio di Pietro...
I veri "destabilizzatori" della Chiesa stanno uscendo allo scoperto grazie ai "nuovi venti" che soffiano per vomitare tutto il veleno accumulato per anni!

Parole come: «Si respira aria fresca, è una finestra aperta alla primavera e alla speranza. Fino ad ora abbiamo respirato il cattivo odore di acque paludose, con la paura di tutto e problemi quali i Vatileaks e la pedofilia. Con Francesco si parla solo di cose positive». Oppure: «si respira un'aria diversa di libertà, una Chiesa più vicina ai poveri e meno problematica», mi fanno pensare che tutti i problemi che Benedetto XVI ha dovuto affrontare, la maggior parte ereditati da pontificati precedenti, sono stati fatti scoppiare a posta per colpirlo, indebolirlo e discreditarlo davanti al mondo! Che fortunato che è mons. Piero Marini e noi, perché no, perché si apre un panorama di rose e fiori, una specie di paradiso in terra: spariti tutti i problemi come per magia! Tolto il "vero problema" della Chiesa, e cioè, Benedetto XVI, adesso sì, via libera "all'aria fresca" da respirare a pieni polmoni!

Mons. Piero Marini, si ricorda di queste parole? "Guai a voi ipocriti, maestri della legge e farisei! Voi siete come tombe imbiancate: all’esterno sembrano bellissime, ma dentro sono piene di ossa di morti e di marciume. Anche voi, esternamente, sembrate buoni agli occhi della gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di male [...] Serpenti, razza di vipere! Come potrete evitare i castighi dell’inferno?” (Matteo 23, 4 e sgg.)

Il tradimento che Lei ed alcuni dei suoi colleghi state facendo contro Benedetto XVI, ancora vivente, è diventato il vero "cattivo odore di acque paludose". Voi continuate a pugnalare alle spalle colui che si è consegnato al Signore per amore alla Chiesa. Ma sappiate che noi abbiamo la memoria "fresca" e non dimenticheremo mai come, per colpa vostra, avete fatto soffrire Papa Benedetto... Adesso parlo per me: io non credo, mons. Marini, alle sue parole e sa perché? Perché credo che, se la Chiesa non è perseguitata, perde autenticità! Perché credo che se "colui che viene nel nome del Signore", il suo Vicario, non viene perseguitato come Gesù, perde anche lui credibilità! E questa la Chiesa che vuole Lei, mons. Marini? Se questa è la Chiesa del suo piacimento, mi permetta di dirle che non è quella di Cristo!

Paparatzifan


Paparatzifan
00lunedì 22 aprile 2013 22:48
Dal "Corriere.it"...

Polemiche sull'opera di Michael Triegel, artista del paese di Benedetto XVI



Il ritratto ufficiale di Ratzinger bocciato dal fratello Georg
Esposto all'ambasciata tedesca per il suo compleanno: «Terribile»

Dal nostro corrispondente PAOLO LEPRI


Il ritratto di Ratzinger del pittore Michael Triegel (Ansa/Schwind)Il ritratto di Ratzinger del pittore Michael Triegel (Ansa/Schwind)
BERLINO - Michael Triegel ci ha riprovato. È venuto in automobile dalla Sassonia con il suo secondo ritratto di Benedetto XVI. Si dice che anche il primo non fosse stato molto apprezzato. Quando il nuovo dipinto, non molto diverso dal precedente, è stato presentato agli ospiti dell'ambasciatore tedesco presso la Santa Sede durante una cerimonia per celebrare l'ottantaseiesimo compleanno del Papa emerito, sembra che molti commenti siano stati negativi. Die Welt ha scritto che Georg Ratzinger lo ha giudicato «terribile». E un prelato avrebbe addirittura sussurrato: «Forse aveva preso le pillole sbagliate». Più diplomatico, l'arcivescovo Gerhard Ludwig Müller. «Se guardiamo a questa immagine disegnata da mano umana allora sulla cattedra di Pietro vediamo l'uomo Joseph Ratzinger, non in una posa da regnante, bensì come uomo del suo tempo», ha commentato il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. L'artista è apparso invece soddisfatto del proprio lavoro.

Benedetto XVI naturalmente non c'era. Come aveva anticipato Georg già all'indomani della decisione di lasciare il pontificato, la sua vita è solitaria, dedicata allo studio e alla preghiera. E suona fuori luogo anche chiedersi se si sarebbe riconosciuto in quella figura seduta con un foglio in mano, un'espressione enigmatica, il volto più pieno di quanto non dica lo scorrere del tempo. Ma non è un mistero che a Triegel non siano arrivati in questi anni né complimenti né elogi per il ritratto che si trova dal 2010 nell'Istituto di Ratisbona dedicato al Papa teologo, non lontano dalla casa dove il fratello abita, nella città vecchia, circondato da immagini e piccoli quadri sicuramente più fedeli, nella loro semplicità.

Triegel, nato ad Erfurt nel 1968, lavora da tempo su soggetti religiosi e mitologici in cui è evidente l'influsso dei maestri del Rinascimento italiano. Benedetto XVI non ha mai posato, ma lui ha assistito a molte udienze generali vedendolo, per così dire, in azione. Ora forse, gli piacerebbe dedicarsi al suo successore. Quando Der Spiegel gli ha fatto questa domanda ha però sorriso e risposto: «Penso che anche in America del Sud ci siano buoni pittori». Le critiche comunque non lo hanno scoraggiato. Fanno parte del mestiere. Del resto, nell'ambasciata tedesca presso il Vaticano, c'è anche il ritratto di Leone XIII eseguito da Franz von Lenbach, rifiutato dal Papa dell'enciclica Rerum Novarum. E, senza essere irriverenti, gli inglesi hanno voltato le spalle indignati, poco tempo fa, al primo dipinto ufficiale che ritrae la duchessa di Cambridge Kate Middleton. Anche in questo ultimo caso, però, almeno all'autore è piaciuto.

Paolo Lepri22 aprile 2013 | 8:30

Paparatzifan
00venerdì 26 aprile 2013 09:09
Da "daportasantanna.it" ...

Benedetto XVI, il 1 maggio il ritorno!

Il 28 febbraio scorso lo abbiamo seguito con lo sguardo, fino all’arrivo a Castel Gandolfo.

Quell’elicottero che saliva in volo e sorvolava i cieli di Roma, è un’immagine che ci è rimasta impressa negli occhi. L’arrivederci di un padre!

Ed ora il ritorno. Sì, perchè tra qualche giorno, il papa emerito Benedetto XVI, che in questi mesi si è ritirato nella residenza estiva, rientrerà in Vaticano.

Il giorno fissato per il suo rientro è, salvo imprevisti, mercoledì 1 maggio, data in cui, dovrebbe ritornare nello stato pontificio ed andare ad abitare nell’ex monastero di clausura, dove tutto sembra pronto, dopo i lavori di restauro, iniziati prima dell’annuncio della sua rinuncia al soglio pontificio.

Nel monastero, suddiviso su quattro livelli, abiteranno insieme a Benedetto XVI, le quattro «memores Domini» e il segretario particolare Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia. Nel complesso claustrale verranno ospitati probabilmente anche il fratello del Papa emerito, e il diacono tedesco che assiste Ratzinger quando don Georg è impegnato nel palazzo apostolico.

Un trasferimento atteso, che faciliterà gli spostamenti di Mons. Gänswein, che ogni giorno faceva la spola tra Castel Gandolfo e Roma, ma anche renderà più semplice possibili visite da parte dell’attuale Papa Francesco, nei confronti del suo predecessore.


Paparatzifan
00martedì 30 aprile 2013 08:12
Da "Tempi.it"...

Benedetto XVI torna in Vaticano. Terminata la ristrutturazione del monastero Mater Ecclesiae

aprile 29, 2013 Redazione

Il Vaticano ha fatto sapere che il trasloco potrebbe avvenire tra fine mese e i primissimi di maggio. Il papa emerito vivrà con le memores Domini che lo assistono.

Benedetto XVI accoglie il fratello mons. Georg Ratzinger, giunto in Italia per l'85.mo compleanno del ponteficeEntro la fine di questa settimana Benedetto XVI si trasferirà da Castel Gandolfo in Vaticano, dove gli è stato preparato un alloggio nel monastero “Mater Ecclesiae”. Il Papa emerito si era trasferito temporaneamente a Castel Gandolfo per permettere la ristrutturazione del monastero. Ora che i lavori sono finiti, il Vaticano ha fatto sapere che il trasloco potrebbe avvenire tra fine mese e i primissimi di maggio, probabilmente il due.

MEMORES DOMINI. Il monastero “Mater Ecclesiae” era disabitato dall’inizio dell’inverno, quando le suore di clausura lo hanno lasciato. Diversi i lavori di restauro necessari, tra cui quelli al tetto, visto che pioveva dentro. Benedetto XVI vivrà nel monastero assieme alle memores Domini che lo assistono nella conduzione della casa e con il diacono che lo aiuta per le questioni di segreteria. Insieme a papa Ratzinger, dovrebbe abitare anche monsignor Georg Gaenswein, suo ex segretario personale e oggi Prefetto della casa pontificia. Durante la ristrutturazione, all’abitazione sono state accorpate anche alcune celle, che saranno utilizzate da Benedetto XVI come studio di lavoro.


Paparatzifan
00martedì 30 aprile 2013 12:27
Da "Korazym"...

Il 2 maggio il Papa emerito rientra in Vaticano. In punta di piedi

Scritto da Marinella Bandini

Martedì 30 Aprile 2013 05:41

Tornerà in punta di piedi, in un normale giovedì pomeriggio. Il prossimo 2 maggio Benedetto XVI farà rientro in Vaticano. Al momento non è prevista una vera e propria cerimonia di bentornato, anche se sul posto sarà presente qualche stretto collaboratore. Chissà se in un fuori programma Francesco sarà ad accoglierlo… Al monastero Mater Ecclesiae – nel cuore dei Giardini Vaticani - i lavori di ristrutturazione sono terminati, e negli ultimi giorni le memores hanno fatto la spola tra Castel Gandolfo e le mura leonine per rassettare e sistemare gli ultimi dettagli. La struttura, che dal 1994 fino a novembre scorso ha ospitato – con turni di cinque anni – le monache, da giovedì diventerà il ritiro del Papa emerito.

A sua disposizione, una stanza e un salottino per ricevere, ma anche uno studio dove probabilmente collocherà l’inseparabile scrivania che comprò quando ancora era un giovane studioso in Germania. E sarà circondato dai suoi libri, rigorosamente collocati nella posizione di sempre. Del resto Ratzinger è un abitudinario… così, foto alla mano e scatoloni meticolosamente ordinati e numerati, i libri sono stati trasferiti in modo preciso su 240 metri di scaffali. Non mancherà il pianoforte, ad allietare qualche momento comune. Quanto al mobilio, la scelta è stata all’insegna della sobrietà: ciò che era nell’appartamento pontificio è rimasto lì, a disposizione del successore, mentre nella nuova dimora Benedetto XVI ha deciso di portare i vecchi mobili che usava da cardinale nell’appartamento di Piazza Leonina.

Con lui abiterà la stessa “famiglia” che è stata al suo fianco durante il Pontificato: le quattro Memores Domini e monsignor Georg Gaenswein, che nel frattempo è diventato prefetto della Casa Pontificia. In questo ruolo, tra l’altro, gli spetterebbe l’appartamento nella prima loggia del Palazzo apostolico, che a questo punto rimarrà vacante, come quello papale, dove per ora Francesco ha deciso di non risiedere. Non ci sarà più monsignor Alfred Xuereb, passato al servizio del nuovo Papa, mentre si aggiungerà alla famiglia Birgit Wansing, storica segretaria di Ratzinger, che prende le dettature ed è l’unica che riesce a leggere la minuta scrittura del Papa emerito, di solito appunti stenografati, come usa da sempre.Nell’ex monastero ci sarà anche una stanza riservata al fratello di Benedetto XVI, monsignor Georg Ratzinger, il quale in una recente esternazione si è detto molto contento di avere “una stanza tutta per me” per quando verrà in visita.


Paparatzifan
00giovedì 2 maggio 2013 21:28
Da "Korazym"...

Rientro del Papa emerito Benedetto XVI in Vaticano

Scritto da Redazione

Giovedì 02 Maggio 2013 15:26

Oggi pomeriggio il Papa emerito Benedetto XVI ha fatto ritorno in Vaticano dopo una permanenza di due mesi a Castelgandolfo. Benedetto XVI è giunto in elicottero da Castelgandolfo poco dopo le 16.45, accompagnato da S.E. Mons. Georg Gaenswein, Prefetto della Casa Pontificia. All’eliporto vaticano è stato accolto dal Card. Decano, Angelo Sodano, dal Card. Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, dal Card. Presidente del Governatorato, Giuseppe Bertello, dal Sostituto, S.E. Mons. Angelo Becciu, dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, S.E. Mons.Dominique Mamberti, e dal Segretario generale del Governatorato, S.E. Mons. Giuseppe Sciacca. Si è quindi trasferito in auto alla sua nuova residenza, il ristrutturato Monastero “Mater Ecclesiae”, dinanzi al quale è stato accolto da Sua Santità il Papa Francesco, che gli ha dato il benvenuto con grande e fraterna cordialità. Insieme si sono recati nella Cappella del Monastero per un breve momento di preghiera. Come si ricorderà, Benedetto XVI si era trasferito a Castelgandolfo nel pomeriggio del 28 febbraio, quando, in seguito alla sua rinuncia, iniziava la Sede Vacante. Vi si è trattenuto per due mesi, nel corso dei quali ha ricevuto, il 23 marzo, la visita del Papa Francesco, ed ha atteso il completamento dei lavori di preparazione della sua nuova residenza. Ora è lieto di rientrare in Vaticano, nel luogo in cui intende dedicarsi, come da lui stesso annunciato l’11 febbraio scorso, al servizio della Chiesa anzitutto con la preghiera. Come previsto, nella nuova residenza abiteranno con Benedetto XVI S.E. Mons. Georg Gaenswein e le Memores Domini che hanno già fatto parte della Famiglia pontificia negli ultimi anni.


Paparatzifan
00giovedì 2 maggio 2013 22:52
Dal blog di Lella...

RIENTRO DEL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI IN VATICANO , 02.05.2013

Oggi pomeriggio il Papa emerito Benedetto XVI ha fatto ritorno in Vaticano dopo una permanenza di due mesi a Castel Gandolfo.

Benedetto XVI è giunto in elicottero da Castel Gandolfo poco dopo le 16.45, accompagnato da S.E. Mons. Georg Gaenswein, Prefetto della Casa Pontificia.

All’eliporto vaticano è stato accolto dal Card. Decano, Angelo Sodano, dal Card. Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, dal Card. Presidente del Governatorato, Giuseppe Bertello, dal Sostituto, S.E. Mons. Angelo Becciu, dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, S.E. Mons. Dominique Mamberti, e dal Segretario generale del Governatorato, S.E. Mons. Giuseppe Sciacca.

Si è quindi trasferito in auto alla sua nuova residenza, il ristrutturato Monastero "Mater Ecclesiae", dinanzi al quale è stato accolto da Sua Santità il Papa Francesco, che gli ha dato il benvenuto con grande e fraterna cordialità. Insieme si sono recati nella cappella del Monastero per un breve momento di preghiera.

Come si ricorderà, Benedetto XVI si era trasferito a Castel Gandolfo nel pomeriggio del 28 febbraio, quando, in seguito alla sua rinuncia, iniziava la Sede Vacante. Vi si è trattenuto per due mesi, nel corso dei quali ha ricevuto, il 23 marzo, la visita del Papa Francesco, ed ha atteso il completamento dei lavori di preparazione della sua nuova residenza.

Ora è lieto di rientrare in Vaticano, nel luogo in cui intende dedicarsi, come da lui stesso annunciato l’11 febbraio scorso, al servizio della Chiesa anzitutto con la preghiera.

Come previsto, nella nuova residenza abiteranno con Benedetto XVI S.E. Mons. Georg Gaenswein e le Memores Domini che hanno già fatto parte della Famiglia pontificia negli ultimi anni.

Bollettino Ufficiale Santa Sede


Paparatzifan
00giovedì 2 maggio 2013 23:19
Dal blog di Lella...

VATICANO: BENEDETTO, CASA E' ACCOGLIENTE, SI PUO' LAVORARE BENE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 mag.

Anche se non saranno diffuse le immagini riprese dal Centro Televisivo Vaticano, le fotografie dell'Osservatore Romano sono sufficienti a tranquillizzare sulle condizioni di salute del Papa Emerito, Benedetto XVI, che ha fatto rientro questo pomeriggio in Vaticano, accolto personalmente da Papa Francesco al monastero di clausura Mater Ecclesiae dove risiedera' d'ora in avanti.
Sulle condizioni di spirito del Pontefice Emerito, che ha compiuto 86 anni due settimane fa, tranquillizza invece una sua battuta all'arrivo nella nuova residenza: "la casa e' accogliente, qui si puo' lavorare bene".
Papa Francesco ha preceduto l'arrivo di Benedetto XVI raggiungendo in auto il monastero insieme al segretario 'ereditato' da Ratzinger, don Alfred Xuareb, e al reggente della Casa Pontificia, padre Leonardo Sapienza.
E mentre aspettava Ratzinger ha ringraziato per il loro impegno le "memores domini" che, ha osservato, hanno preparato la casa in ogni dettaglio.
Come Benedetto, anche Francesco e' apparso molto contento del ritorno in Vaticano di quello che piu' volte a definito il suo "venerato predecessore".
Il rientro del Papa Emerito nel "recinto di San Pietro", per usare l'espressione da lui stesso utilizzata il 27 febbraio nella sua ultima Udienza Generale, e' stata dunque caratterizzata da un'atmosfera serena e cordiale, oltre che dalla profonda comunione tra Francesco e Benedetto che insieme si sono poi recati nella cappella del piccolo monastero per pregare.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00lunedì 3 giugno 2013 19:53
Da riscossacristiana.it

FRUTTA E VERDURA PER BENEDETTO XVI

di P. Giovanni Cavalcoli, OP

Sul Corriere della Sera del 27 maggio scorso è apparso un interessante articolo su come Papa Benedetto passa le sue giornate nella sua ritirata residenza in Vaticano. L’articolista si avvale di notizie di un prelato dellaCuria Romana che resta anonimo, il quale riferisceche ilPapa Emerito passa le giornate nel nascondimento col suo fido segretario Mons. Gaenswein, in compagnia di un cagnolino, ascoltando musiche di Bach, Mozart e Beethoven, facendo passeggiate, dandosi alla lettura e a molta preghiera, e frequentando due orticellidi frutta e verdura.
Queste notizie suscitano in me alcune riflessioni. Se i modernisti volevano far sparire Papa Benedetto dalla scena mondiale e farlo tacere, bisogna proprio dire che il loro diabolico ed inaudito piano è effettivamente riuscito. Un attentato perfettamente condotto a termine, come quello delle torri gemelle di NewYork. Il proverbio dice però che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. I modernisti probabilmente credono di aver tolto di mezzo il Vicario di Cristo, il “dolce Cristo in terra”, come lo chiamava S.Caterina da Siena, che pur non risparmiava al Pontefice vigorosi richiami, filiali rimproveried accorate suppliche non prive di minacce di eterni castighi.
Papa Benedetto, lasciando il suo ufficio, disse che “sarebbe rimasto nascosto al mondo, dedito alla preghiera, ma non alla Chiesa”: parole belle e profonde, da uomo spirituale quale si è manifestato in molte occasioni, maturato nella sofferenza e nelle umiliazioni ricevute, nel solco della più pura tradizione ascetica dei SS.Padri,da lui ben conosciuti, tradizione direi quasi monastica del cristianesimo.
Ma non so cos’hanno capito i modernisti, ai quali non interessa la Chiesa ma il mondo o che riducono laChiesa al mondo, e la spiritualitàa lottedi potere, ilche poi alla fineè la stessa cosa. A loro interessa che Papa Ratzinger non appaia più sulla scena pubblica di questo mondo o della Chiesa visibile terrena; il resto, Chiesa celeste, solitudine orante, silenzio e nascondimento contemplativo nella preghiera, a loro non interessa perché non cicredono, lo ritengono privo di qualunque efficacia a mettere in pericolo i loro interessi e traffici di dominio terreno e le loro mire massoniche di trasformareed assoggettare a loro la Chiesa come mera associazione filantropica di operazioni socioeconomiche e finanziarie. C’è inoltre da notare che Papa Benedetto resta consapevole di essere nel cuore dellaChiesa, mentre non so quanto i suoi persecutori lo siano veramente o solo col corpo.
E’ incredibile come questi potenti scribi, farisei e sommi sacerdoti dei nostri tempi siano riuscitia far tacere improvvisamente ed inaspettatamente uno dei più grandi teologi del secolo scorso e del nostro secolo, faro della Chiesa, personalità ricchissima che sintetizzava esemplarmente nel suo pensiero e nel suo insegnamento lo stesso principio ermeneutico da lui enunciato del “progresso nella continuità”, aperto agliaspetti positivi della modernità ma nemico dei mostri del modernismo, alto testimone della sacralitàdella liturgia, saldamente agganciato ai valori perenni ed universali “non negoziabili” della ragione e della fede, ma nel contempo e proprio per questo campione dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso e con ogni uomo di buona volontà, attento ad ogni miseria umana, quella del corpo come quella dello spirito, uomo di Dio e amorevole pastore, come Papa, della Chiesa, uno dei massimi protagonisti del Concilio VaticanoII e per vent’anni custode zelante della sana dottrina a nome del Beato Papa Giovanni Paolo II.
Questo è il Papa che i modernisti, per usare il loro linguaggio, hanno “fatto fuori”, così almeno loro credono, soddisfatti con piacere malcelato per non sembrare di stravincere, come il mafioso dopo che siè vendicato dellasua vittima in un colpo abilmente preparato da tempo.
Mal’astuzia più grande e raffinatadei modernisti è stata quella comunemente usata nelle dittature e nei sistemi oppressivi, per esempio quelli comunisti o mafiosi: fare in modo che sia la vittimastessa, ormai disprezzata, calunniata, emarginata, esasperata o impaurita o resa impotente, ad arrendersi o a dichiarare o chiedere di ritirarsi, onde aver modo di spargere su di lei lacrime di coccodrillo e di ringraziarla e lodarla per il “prezioso servizio reso”.
In tal modo il colmo dell’ipocrisia dei mestatori giunge a dire che è la vittima stessa che ha voluto andarsene per viltà tradendo la propria comunità o il proprio impegno religioso. Certo nel caso di un Papa non potevano farla così “sporca” e semplicemente dimetterlo dall’incarico come possono fare invece certi superiori o certi prelati nei confronti dei loro sudditi.
Ma comunque il risultato ottenuto è sostanzialmente lo stesso, con il vantaggio che la loro prepotenza resta celata, ma poi non troppo, solo che riflettiamo un poco alla situazione ecclesiale drammatica che si trascina ormai dai tempi di Paolo VI, di sistematica ribellione dei modernisti al Papa e al Magistero (il “magistero parallelo”), accompagnata dallaloro scalataalpotere, che ormai ha raggiunto i massimi livelli della gerarchia ecclesiastica e delle supreme cariche dellaChiesa.
A Papa Benedetto non son successe cose molto diverse da queste, anche se ovviamente si è rispettatala forma esteriore, che vuole che un Papa non possa essere deposto o espulso, se non per patenti motivi gravissimi, come pure è accaduto in passato; ma, mancando tali motivi, come nel caso di Papa Ratzinger, dovrà o potrà egli stesso dire di andarsene “liberamente dopo matura riflessione”, come pure è concesso dal dirittocanonico.
Ad ogni modo, benchè sia già accaduto nella storiache un Papa sia stato deposto, ciò è avvenuto ad opera del Concilio e non per una malcelata congiura di palazzo come nel caso di Papa Benedetto e sopratutto è avvenuto per questioni organizzative o giuridiche e non – cosa del tutto inaudita - perché si è riusciti a mettere il Papa nelle condizioni di non sentirsi più in grado, come il Papa stesso ha dichiarato, di affrontare i “problemi dellafede”; i motividi salutesono un semplice contorno, una mossa diplomatica, per attutire lo choc, ma non sono certo stati determinanti. Il Papa tuttora sta bene, anche se ovviamente può star bene un uomo della sua età. Il Papa ha così vissuto la stessa sofferenza di Cristo: “venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”(Gv 1,11).
Andando adesso col pensiero al Papa attuale, potremmo chiederci: quali sono le forze che hanno condotto il Card.Bergoglio al trono di Pietro? Confesso che non ne ho un’idea. Ma non penso che abbiano avuto molto peso i modernisti. Da come il Papa attuale si comporta, si ha l’impressione che egli sia il frutto di una corrente ecclesiale desiderosa di un nuovo annuncio del Vangelo aperto il più possibile a tutti gli uomini di buona volontà, nella linea missionaria del Concilio VaticanoII.
Quanto ai modernisti, essi hanno tentato di accaparrarsi questo nuovo Papa, contrapponendolo slealmente al precedente, come è accaduto con gli interventi di Küng, di Enzo Bianchi, di Melloni e di Boff, e di altri; ma certamente la loro operazione non avrà successo.
D’altra parte Papa Ratzinger ha lasciato in eredità al Papa presente numerosi gravi problemi ecclesiali attinenti alla dottrina e alla vita cristiana, che dovranno quanto prima essere affrontati, problemi davanti ai quali Papa Benedetto si è arreso per la loro gravità e perchè ostacolato dai modernisti. C’è da prevedere che affrontando quei problemi Papa Francesco incontrerà le stesse opposizioni che ha incontrato il Papa precedente. Tuttavia lo Spirito Santo potrebbe aver fornito questo Papa della forza e della saggezza adatte al grave momento presente.
Quanto a Papa Ratzinger, io sono del parere che sarebbe bene che egli si facesse vivo con qualche scritto o qualche intervento, tanto più che, stando a quanto è riferito dal
Corriere , egli è tuttora “lucidissimo”. Non avrebbe bisogno di fare ulteriori studi, ma di utilizzare la grande saggezza, cultura ed esperienza pastorale, che ha acquistate nel lungo corso della sua vita e nello stesso esercizio del ministero petrino.
Io vedrei bene che Papa Ratzinger con tali interventi venisse in appoggio dell’attività di Papa Francesco, la cui autorevolezza e notorietà di teologo sono alquanto inferiori a quelle di Ratzinger. Nulla impedirebbe, a mio avviso, al Papa Emerito di appoggiare l’azione del Papa attuale proponendo valori e confutando errori, così da aiutarlo nellaformazione del Popolo di Dio e nella sua difesa contro le forze avverse, sì da aiutarlo a togliere la “sporcizia” dalla Chiesa.
In tal modo quella situazione incresciosa che i modernisti hanno creato sperando di sbarazzarsi di Papa Ratzinger per sostituirlo con un Ponteficeche vorrebbero manovrare, si volgerebbe contro gli stessi modernisti in un modo formidabile: due Papi, cosa mai avvenuta nella storia, solidali contro le minacce che oggi incombono sulla Chiesa, per la vera crescita del Popolo di Dio e la vittoriasul potere del peccato e delle tenebre.
Papa Ratzinger, con la sua luminosa testimonianza, aveva offerto ed offre alla Chiesa un saggio di quella delicata, raffinata, profonda, poetica e gentile spiritualità della quale è capace la cultura tedesca, contro le oscure mene del materialismo ateo (Marx) e dell’idealismo panteista germanico (Hegel), che è alle origini del modernismo.
Papa Francesco, con la sua straordinaria cordialità e la sua francescana semplicità, ci darà un saggio del Vangelo di misericordia che Cristo è venuto ad annunciare ai piccoli, agli umili, ai poveri e ai popoli secondo quel taglio mariano, pio, dolce, entusiasta e battagliero che è proprio della cristianità latinoamericana.



Non nascondo che la penso allo stesso modo di padre Cavalcoli. Il mio odio per il modernismo e' pari a quello che provo per il demonio! Se veramente i modernisti, vero cancro della Chiesa, sono stati gli autori della rinuncia di Benedetto, sono certa che il Signore, prima o poi, fara' giustizia! Averci tolto il nostro Pastore non rimarra' senza punizione!


Paparatzifan
00mercoledì 5 giugno 2013 22:01
Da "Korazym"...

Benedetto XVI: " Sto bene e vivo come un monaco"

Scritto da Angela Ambrogetti
Mercoledì 05 Giugno 2013 18:46


“Sto bene, vivo come un monaco”. A dirlo è il Papa emerito Benedetto XVI secondo quanto riportato dallo scrittore Manfred Lütz che di recente si è recato visita al monastero Mater Ecclesiae in Vaticano.

In una intervista rilasciata al settimanale Bild Lütz racconta di avere avuto un colloquio con Benedetto XVI di circa mezz’ora: “era spiritoso, presente, interessato e pieno di umorismo come sempre,” dice lo scrittore. “Vivo come un monaco, prego e leggo. Sto bene” ha detto il Papa emerito al suo amico.

Manfred Lütz, ha studiato medicina e teologia, e conosce Joseph Ratzinger da trent’anni, da quando il cardinale è arrivato a Roma.Nella visita a Benedetto Lütz ha parlato anche del cambiamento di stile del suo successore, ma per Ratzinger non c’è alcun problema.“Il Papa, ha detto lo scrittore, ha conservato la sua serenità e la sua gioia cristiana grazie alla certezza della sua fede. Anche se l’ho trovato più debole fisicamente e un po’ più curvo, rispetto al nostro ultimo incontro.”

Lo scrittore ha appena pubblicato un libro insieme al cardinale Paul Josef Cordes presidente emerito di Cor Unum: L’eredità di Benedetto e la missione di Francesco: demondanizzazione, uno scritto polemico. * Nel testo si spiega la perfetta continuità tra il discorso di Benedetto XVI alla Chiesa tedesca del settembre 2011 e i primi discorsi di Francesco sulla povertà della Chiesa. “Dal punto di vista teologico siamo perfettamente d’accordo” avrebbe detto Ratzinger a questo proposito.

*Paul Josef Cordes und Manfred Lütz: Benedikts Vermächtnis und Franziskus' Auftrag: Entweltlichung, Eine Streitschrift, Verlag Herder, 160 Seiten, 14,99 Euro



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Paparatzifan
00domenica 9 giugno 2013 08:48
Da "La bussola quotidiana"...

Croazia, due anni dopo Benedetto XVI

di Guido Villa

07-06-2013

Giusto due anni fa, il 4 e 5 giugno 2011, papa Benedetto XVI giungeva a Zagabria, in Croazia, in visita pastorale e di Stato. Una visita profetica, poiché egli giungeva in questo Paese per il Primo incontro nazionale delle famiglie cattoliche. Allora nessuno pensava che solo pochi mesi più tardi il nuovo governo di sinistra avrebbe sferrato un potentissimo attacco alla vita con una nuova legge sulla fecondazione artificiale tra le più liberali al mondo, accompagnata da uno sterminio di embrioni di dimensioni inimmaginabile, ai bambini attraverso un programma di educazione sessuale di stampo gender e pedofilo, alla famiglia con il riconoscimento legale delle coppie omosessuali fino a consertirne perfino il matrimonio. Ma quella visita ha rappresentato per il popolo croato il fondamento sul quale costruire la resistenza a questo attacco alla vita, alle giovani generazioni e alla famiglia.

Dopo avere appreso della rinuncia al servizio petrino di Benedetto XVI, alcune famiglie che avevano partecipato all’organizzazione della visita del Papa in Croazia hanno raccolto lettere di ringraziamento dei fedeli cattolici croati per quasi otto luminosi anni di pontificato e di testimonianza dei frutti spirituali di questo loro incontro con il Santo Padre. Queste lettere sono state raccolte in un volume che è stato consegnato al Palazzo Apostolico di Castelgandolfo il giorno dopo la fine del pontificato di Benedetto XVI, e dal quale riportiamo alcune tra le testimonianze più toccanti.
Grazie Papa Benedetto, grazie di tutto, dolce icona dell’Amore del Signore!

Una mamma e un papà scrivono ciò che il loro figliolino di quattro anni desidera dire al Papa:
Caro Papa! Sono un bambino di quattro anni e mi chiamo I.K.V. Vivo nella città di S., Arcidiocesi di Zagabria; mamma e papà dicono che mi hanno ottenuto da Gesù con la preghiera, e che sono anche un dono del Tuo amato predecessore Giovanni Paolo II. Ho 3 fratellini e 1 sorellina, però tutti sono andati in Cielo prima di nascere. Mamma e papà mi hanno raccontato di papa Karol, come lo chiamo io, ma io già a 2 anni ho cominciato a fare delle domande su di Te. Sono rimasto affascinato della Tua figura e della Tue Sante Messe pontificali con le grandi processioni. A due anni ho cominciato a “celebrare Sante Messe“ e a “fare le processioni“, e ascoltando Te ho imparato anche le preghiere e canti in italiano e in latino. So tutto di Te, e soprattutto mi piace il Tuo zucchetto bianco, il Tuo bastone con la croce, il pallio e la papamobile. Amo tanto guardare il video di come i cardinali si sono recati in processione alla Cappella Sistina prima di eleggerti Papa, e di quando usciva il fumo bianco e il cardinale Medina Estevez diceva “Habemus Papam”. Quando sei venuto in Croazia, mamma e papà hanno lavorato molto nella preparazione per la Tua visita, e così anch'io ero con loro sul palco con il coro all'Ippodromo durante la Tua Santa Messa. Avevo allora meno di 3 anni, e da allora ogni giorno a casa gioco a fare il Papa Benedetto: con i blocchi di legno o i Lego faccio la Basilica e Piazza San Pietro, le macchinine mi servono per il corteo papale, e diverse figurine del gioco dell’oca “fanno“ vescovi, cardinali e Te, caro Papa. Soprattutto sono stato felice in occasione del pellegrinaggio nazionale croato a Roma lo scorso novembre, quando all'udienza ero in prima fila quando Tu passavi in papamobile. Ogni domenica con mamma e papà seguo via televisione l'Angelus, e ogni giorno prego per Te. Mamma e papà mi hanno detto che i cardinali vengono a scegliere un nuovo Papa, perché Tu sei anziano e malato, ma anche che rimarrai a vivere lo stesso in Vaticano. Io pregherò per Te perché Tu possa stare bene, e Tu prega Gesù affinché mi dia un altro fratellino o sorellina. Ti amo tantissimo, Papa Benedetto! Grazie perché sei il mio Papa, perché sei il nostro Papa!

Un fedele di Zagabria che ha iniziato il cammino di conversione la sera dell’incontro con i giovani:
Caro mio Papa, quando sei venuto in Croazia nel 2011, io non ero per nulla credente. Non andavo in chiesa, non pregavo né mi confessavo. Con il passare degli anni mi ero perduto, abbandonandomi alle cose che offre questo mondo. Nei giorni in cui sei giunto nella nostra Patria, ero talmente occupato in cose non importanti che non ero minimamente interessato a partecipare a uno dei Tuoi incontri pubblici. In quel tempo una grande parte della mia vita era presa dal televisore, per noia trascorrevo molto tempo davanti a esso. Non ricordo nessuno dei film, delle serie, delle trasmissioni che ho guardato in quel 2011, per me del tutto speciale, nella stessa misura in cui rammento quel momento in cui ho guardato il Tuo incontro con i giovani nella nostra piazza principale a Zagabria. Quella volta, davanti al televisore, dopo decenni della mia vita, sono scese lacrime dai miei occhi. Allora, per la prima volta, dopo molti anni, è stato seminato nel mio cuore un seme, e il desiderio di essere là in quella piazza con Te e tutti quelle persone felici attorno a Te. Dopo quel giorno, ho lottato per mesi, fino a novembre, quando per la prima volta sono entrato in una chiesa dopo molti anni, con il cuore sincero, piccolo e umile, con il corpo che era talmente stanco e spossato che a mala pena riuscivo a muovermi. Allora piansi amaramente davanti alla Croce di Nostro Signore, in quel silenzio si sentivano solamente le mie lacrime. Non desidero dilungarmi, dico solo che da quella sera tutto è cambiato, passo dopo passo tutto è tornato al proprio posto. Oggi sono quello che sono, prego, digiuno, non perdo la Santa Messa, mi confesso e vado a fare la comunione. … Grazie, mio Papa Benedetto, di cuore Ti ringrazio! Il Signore sia con Te, Ti protegga e difenda, dal mio piccolo cuore Ti dico un sincero GRAZIE. Il mio più grande desiderio è quello di vederti, almeno una volta, dal vivo, desiderio che forse non si realizzerà mai ... ma so che questo non è un addio, bensì solamente un arrivederci, mio PAPA.

Un parroco parla della guarigione di una sua parrocchiana al passaggio del Papa in papamobile:
Ringrazio Papa Benedetto XVI che ci ha rinnovato e guidato tutti a Cristo, e sopratutto grazie per le benedizioni per noi croati, per la visita a Zagabria nel 2011, nonché per la benedizione, in quell'occasione, di una mia parrocchiana che soffriva di incubi e paure, tuttavia quando il Papa è passato e l'ha benedetta, da allora non ha più alcun disturbo, e si tratta di una ragazzina di 12 anni. In questo si è manifestata la santità e carisma del Papa. Grazie a Lui per il servizio petrino e per questo così grande gesto di umiltà di accettare la croce della vecchiaia e di lasciare la guida della Chiesa al nuovo Papa.

Una giovane donna:
Caro Santo Padre, grazie per avere combattuto con il cuore sincero per noi e per la nostra fede. Desidero che Tu sappia che la mia conversione è iniziata con la preghiera per la famiglia in occasione del tuo arrivo in Croazia nel 2011. Che Dio Ti benedica, lo Spirito Santo Ti guidi e la Regina dell'Amore Ti abbracci sotto il suo manto di amore...!



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Paparatzifan
00domenica 9 giugno 2013 15:58
Da "Avvenire"...

8 giugno 2013


IL PELLEGRINAGGIO LORETO-MACERATA

«Non volevo andare in convento...
Prima di quella notte»



"Sabato notte sarò anch’io con loro, pregando insieme alle consorelle nel coro del mio monastero di clausura. Quella notte di otto anni fa è stata la notte decisiva della mia vita, come posso dimenticarla?". La vocazione alla vita consacrata di suor Beatrice è maturata partecipando nel 2005 al pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto, che stasera radunerà 100mila persone per la sua trentacinquesima edizione. Ilaria (questo il suo nome prima della consacrazione) era una ragazza come tante, curiosa del mondo e innamorata della vita, diplomata in arredamento, aspirante architetto, e con una grande e insolita passione: suonare il bassotuba nella banda del paese. Un giorno, mentre si trova al pronto soccorso a seguito di un incidente, le capita di vedere in diretta tv l’elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI, il 19 aprile del 2005. «Fui colpita dalla sua semplicità, da quelle braccia spalancate da cui mi sentivo abbracciata anch’io. E pochi giorni dopo, l’omelia di inizio pontificato mi ha letteralmente travolta: "Chi fa entrare Cristo nella sua vita non perde nulla, assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. Così oggi vorrei dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo, Egli non toglie nulla e dona tutto, chi si dona a Lui riceve il centuplo". Non so spiegare cosa mi è preso, ma dopo avere ascoltato quelle parole sono scoppiata a piangere, e da quel momento ha cominciato a ronzarmi per la testa l’idea di donarmi tutta a Dio nella vita consacrata».

Ilaria ha 19 anni, è cresciuta in una famiglia di tradizione cattolica, ma l’educazione ricevuta dai genitori non le basta, e la fede è diventata nel tempo una consuetudine un po’ polverosa. Le parole di papa Ratzinger risvegliano il desiderio di qualcosa di grande, qualcosa che cerca di precisare parlando a lungo con una suora. Poi, imprevisto, arriva l’invito di un’amica: «Vieni con me al pellegrinaggio da Macerata a Loreto?». Non si è ancora completamente ripresa dall’incidente stradale di cui era rimasta vittima, il medico sconsiglia di affrontare la fatica di quei 28 chilometri a piedi di notte, ma lei decide di andare in fondo a quell’idea che le era entrata nella testa, vuole capire se è cosa per lei. «In verità mi stavo convincendo che non ero un "tipo da convento", per cui decisi di partecipare al pellegrinaggio sfidando… la Madonna: "Guarda che io non sono fatta per queste cose, toglimi dalla testa questa idea e lasciami in pace"». È una notte di lotta silenziosa, di tormento interiore, di domanda alla Vergine perché l’aiuti a capire quale direzione dare alla sua giovane vita. Durante il pellegrinaggio, la recita del Rosario è cadenzata da alcune brevi meditazioni diffuse dagli altoparlanti. In quella che commenta l’agonia di Gesù nel Getsemani risuonano parole che sembrano scritte per lei: "Questa è l’ora della decisione, Gesù dice sì sapendo a cosa va incontro, aderisce al disegno del Padre con tutto l’amore del figlio e con tutto il timore dell’uomo. Per portare un rapporto fino in fondo il sacrificio è necessario, come questa sera...".

Quando il fiume dei pellegrini arriva sul piazzale della Basilica di Loreto, il cuore di Ilaria è in tempesta. Ancora una volta chiede alla Madonna di aiutarla a capire, di fare un po’ di luce nella confusione che ha in testa: «Se vuoi proprio me, dammi la forza di pronunciare il mio sì, come hai fatto tu quando eri giovane come me». Da quel giorno comincia un cammino con l’aiuto degli amici della comunità di Comunione e liberazione di Recanati e poi della comunità di suore di clausura a cui si rivolge per verificare la sua vocazione. L’anno dopo entra in convento, il 3 ottobre 2012 pronuncia la professione solenne. Il giorno dopo Benedetto XVI è a Loreto per chiedere la protezione della Madonna sull’Anno della fede. «Ancora un segno: la Vergine e il Papa continuavano ad accompagnare la mia vocazione. Proprio come in quella notte di otto anni fa, quando il mio tormento interiore si è concluso con un sì».

Giorgio Paolucci


Paparatzifan
00mercoledì 7 agosto 2013 10:11
Da "Il Messaggero.it"...

Il fratello di papa Ratzinger: «Per Joseph è stata una liberazione»

di Franca Giansoldati

CITTA' DEL VATICANO - "Una liberazione". Un peso che si solleva improvvisamente, desiderato quanto provvidenziale. Il fratello del Papa emerito, don Georg Ratzinger, per la prima volta da quando Benedetto XVI l'11 febbraio scorso ha annunciato al mondo la decisione di abbandonare il ministero petrino e di lasciare spazio ad un successore più giovane, ha rotto il silenzio e ha parlato delle motivazioni che sono alla base del passaggio storico. Un po' di tempo fa, in un libro pubblicato in Germania (e in Italia per la Piemme) si era lasciato scappare: "Mio fratello si augura più tranquillità nella vecchiaia".

Nell'intervista don Georg racconta che dopo le dimissioni, il conseguente inizio della sede vacante e il conclave che ha portato all'elezione di Bergoglio ("i due non si conoscevano tanto bene prima"), per Joseph Ratzinger si è aperta una fase nuova, più serena, gradualmente pacificante. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, le dimissioni non sono state motivate dallo scandalo dei Vatileaks e del rapporto choc stilato dai tre cardinali 007 che per quattro mesi, l'anno scorso, hanno passato a setaccio la curia per mettere a fuoco i veleni.

Joseph Ratzinger ha maturato il passo nel 2012, alla fine del viaggio in Messico e a Cuba, quando i medici gli hanno suggerito che non era più prudente fare lunghi viaggi, per via dei problemi di pressione che aveva. "Mio fratello in quel momento aveva in agenda viaggi in Brasile, per la Giornata mondiale e nelle Filippine e credeva che la soluzione migliore fosse di potere garantire il pieno servizio". "Mio fratello non soffre di malattie acute", ha aggiunto, ma evidentemente le preoccupazioni del pontefice emerito riguardavano la possibilità di continuare a fare tutto come prima. Cosa che non sarebbe stata possibile secondo i medici, almeno per i viaggi.

Da lì il progetto delle dimissioni. Anche perché ciò che oggi si richiede ad un pontefice, in termini di impegni, è molto maggiore a quello che poteva essere richiesto 50 anni fa. Joseph Ratzinger ora vive nel monastero sulla somma del colle Vaticano, assieme alle 5 memores domini che lo accudiscono e a don Georg Gaenswein, il suo ex segretario personale. Scrive, lavora, prega, ogni tanto riceve qualche visita dalla Baviera o da parte di qualche cardinale di curia amico.

Anche il Papa spesso lo va a trovare o lo consulta al telefono su diverse faccende delicate. "Non posso privarmi di un uomo così saggio" ha detto Francesco a proposito del rapporto con il suo predecessore. Monsignor Georg Ratzinger a proposito degli scritti di Joseph ha aggiunto che la sua opera teologica è terminata e non ci saranno altre pubblicazioni.

Venerdì 02 Agosto 2013


Paparatzifan
00lunedì 19 agosto 2013 13:23
Da "Vatican Insider"...

19/08/2013

Papa Ratzinger per poche ore a Castel Gandolfo

Benedetto XVI è tornato ieri nella Villa Pontificia per una passeggiata e un concerto
Alessandro Speciale
Roma

Papa Ratzginer è tornato ieri a Castel Gandolfo, nella villa estiva dei papi dove ha passato i primi mesi dopo le sue dimissioni. La villa, con il suo ampio giardino, è da sempre un luogo particolarmente caro al pontefice tedesco.

Malgrado l'invito di papa Francesco – rimasto a Roma per continuare a lavorare – qualche mese fa Benedetto XVI aveva rifiutato di papa Francesco di trascorrere il periodo estivo nella villa sui Colli Albani, scegliendo di continuare la sua vita di nascondimento nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano.

Secondo quanto riferiscono le agenzie, però, il papa emerito ha compiuto ieri pomeriggio una visita di tre ore a Castel Gandolfo. Ratzinger era accompagnato dalle quattro memores domini, le laiche consacrate di Comunione e Liberazione che lo assistevano nell'appartamento papale e ora continuano a farlo dopo le dimissioni.

Passeggiando nei giardini della villa, Benedetto XVI ha recitato, come suo solito, il rosario ed ha poi assistito a un breve concerto pianistico di musica classica prima di rientrare in serata in Vaticano.


Paparatzifan
00mercoledì 21 agosto 2013 19:48
Da "Vatican Insider"...

21/08/2013

Gli ex-alunni di Ratzinger a Castelgandolfo, ma senza il prof
Mentre Benedetto XVI resterà in Vaticano


Maria Teresa Pontara Pederiva
Roma


Salvo sorprese dell’ultima ora quest’anno gli ex-alunni si riuniranno a Castelgandolfo per la prima volta senza la presenza del loro vecchio professore, il teologo Joseph Ratzinger, poi Benedetto XVI.

Il vescovo emerito di Roma resterà infatti nella sua residenza in Vaticano e la guida dei lavori, in programma dal 29 agosto al 2 settembre, sarà affidata al coordinatore del Circolo, padre Stephan Otto Horn, già suo assistente (dal ‘71 al ’77) presso l’università di Regensbug e oggi docente emerito di teologia sistematica all’ateneo di Passau.

Tema dell’incontro, scelto su proposta del prof. Ratzinger, “La questione di Dio nel contesto della secolarizzazione”, ma Benedetto XVI avrebbe indicato anche il relatore: si tratta dello storico e filosofo francese Rémi Brague (classe 1947), docente emerito alla Sorbona e titolare di una cattedra anche alla Ludwig-Maximilian-Universität di Monaco (la cattedra che fu di Romano Guardini), membro dell’Académie catholique de France e dell’Institut de France e vincitore della 2° edizione del Premio Ratzinger per la teologia nel 2012, insieme al gesuita americano Brian Daley.

“La fede nella società civile contemporanea”, è il tema a lui affidato e da cui partirà la discussione del Circolo. Il Ratzinger Schulerkreis si era formalmente costituito nel 1978 a seguito dell’elezione di Ratzinger ad arcivescovo di Monaco e Frisinga in Baviera allo scopo di continuare un impegno di ricerca che culminava con una settimana estiva residenziale e comunitaria, tra riflessione teologica e preghiera comune.

Sempre di attualità i temi sul tappeto proposti dal loro ex-professore presso le università di Bonn, Münster, Tubingen e Regensburg: nel 2005 Ratzinger li aveva invitati ad una riflessione sul concetto di Dio nell’islam, nel 2006 sulla teoria dell’evoluzione, nel 2010 è stata la volta dell’ermeneutica del Concilio Vaticano II, nel 2011 le modalità della nuova evangelizzazione e lo scorso le tappe del dialogo ecumenico con anglicani e luterani, dove il tema di una riconciliazione con questi ultimi, in vista dell’anniversario del 2017, a 500 anni dalla Riforma, era apparso per la prima volta come realistico (anche alla luce del documento “Dal conflitto alla comunione” che stava per essere pubblicato a livello congiunto).

Saranno almeno una trentina i teologi provenienti da diversi paesi al mondo –il più conosciuto da noi è forse il card. Christoph Schönborn, domenicano e arcivescovo di Vienna - che parteciperanno ai lavori del Circolo che negli ultimi anni si è costituito in Fondazione, sempre con direttore Horn, mentre in parallelo è nato il Gruppo dei giovani dottorandi di oggi – più della metà da Austria e Germania, ma altri da Francia, Italia, Grecia, Romania, Cile, Messico, Stati Uniti, Africa – studiosi della teologia di Ratzinger e coordinati dalla teologa Michaela Hastatter, docente di teologia pastorale presso l’università di Freiburg.

Nessuna conferma ufficiale invece di un eventuale visita dei partecipanti a Benedetto XVI: il vescovo emerito di Roma, pur restando nella sua residenza vaticana la Mater Ecclesiae, incontra diverse persone come la delegazione di bavaresi, guidata dal sindaco di Freising, Tobias Eschenbacher, che si è recata a rendergli omaggio nella primavera scorsa con tanto di concerto della banda folkloristica insieme ai cori di Treviri e Gratz, un incontro che aveva profondamente commosso Ratzinger sempre molto legato alla sua terra d’origine.


Paparatzifan
00giovedì 22 agosto 2013 12:09
Dal blog di Sandro Magister...

Diario Vaticano / L'ultimo colpo di papa Benedetto

Riguarda il rito del battesimo. Ha voluto che si dica "Chiesa di Dio" invece che "comunità cristiana". L'ordine di cambiare è stato emesso pochi giorni prima delle sue dimissioni. Ed è entrato in vigore dopo l'elezione di Francesco

di ***


CITTÀ DEL VATICANO, 22 agosto 2013 – La domenica dopo l'Epifania è la domenica del battesimo di Gesù. E in ognuna di queste domeniche, anno dopo anno, Benedetto XVI ha amministrato il primo sacramento dell’iniziazione cristiana a un certo numero di bambini, nella Cappella Sistina.

Ogni volta ha dunque avuto modo di pronunciare le formule previste dal rito del battesimo in vigore dal 1969. Ma due parole di questo rito non l’hanno mai convinto del tutto.

E così, prima di rinunciare alla cattedra di Pietro, ha ordinato che venissero cambiate nell’originale latino e di conseguenza, a cascata, anche nelle cosiddette lingue volgari.

Il provvedimento, messo in opera dalla congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, è stato pubblicato dal bollettino ufficiale del dicastero, "Notitiae". A segnalarne l'esistenza, nel silenzio dei media vaticani, è stato il quotidiano della conferenza episcopale italiana "Avvenire".

Il decreto che introduce l’innovazione, pubblicato in latino, inizia così:

"Porta della vita e del regno, il battesimo è sacramento della fede, con il quale gli uomini vengono incorporati nell’unica Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui".

È proprio partendo da questa considerazione che la congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha motivato la variazione nella seconda "editio typica" latina del rito del battesimo dei bambini del 1973 (che nella formula in questione è identico alla prima "editio typica" del 1969):

"Affinché nel medesimo rito sia meglio messo in luce l’insegnamento della dottrina sul compito e dovere della Madre Chiesa nei sacramenti da celebrare".

La variazione introdotta è la seguente.

D’ora in poi al termine del rito dell’accoglienza, prima di segnare con la croce la fronte del bambino o dei bambini, il sacerdote non dirà più: "Magno gaudio communitas christiana te (vos) excipit", ma invece: "Magno gaudio Ecclesia Dei te (vos) excipit".

In pratica papa Joseph Ratzinger, da fine teologo, ha voluto che nel rito battesimale si dicesse in modo chiaro che è la Chiesa di Dio – la quale sussiste compiutamente nella Chiesa cattolica – ad accogliere i battezzandi, e non genericamente la "comunità cristiana", termine che sta a significare anche le singole comunità locali o le confessioni non cattoliche come le protestanti.

Nel decreto pubblicato su "Notitiae" si precisa che Benedetto XVI "ha benevolmente stabilito" la suddetta variazione del rito nel corso di un'udienza concessa al prefetto della congregazione, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, il 28 gennaio 2013, appena due settimane prima dell’annuncio delle dimissioni da papa.

Il decreto porta la data del 22 febbraio 2013, festa della Cattedra di san Pietro, ed è firmato dal cardinale prefetto e dall’arcivescovo segretario Arthur Roche. E vi si dice che è entrato in vigore dal giorno 31 marzo 2013, regnante già papa Francesco, che evidentemente non ha avuto nulla da obiettare riguardo alla decisione del suo predecessore.

L'introduzione della variante nelle lingue volgari sarà curata dalle rispettive conferenze episcopali.

Attualmente in inglese la frase nella quale le due parole “comunità cristiana” dovranno cambiare in “Chiesa di Dio” è: "The Christian community welcomes you with great joy".

In francese: "La communauté chrétienne t’accueille avec une grande joie".

In spagnolo: "La comunidad cristiana te recibe con gran allegria".

In portoghese: "È com muita allegria que la comunidade cristã te recebe".

Leggermente discostate dall’originale latino sono la versione tedesca: "Mit großer Freude empfängt dich die Gemeinschaft der Glaubenden [La comunità dei credenti ti accoglie con grande gioia]" e quella in vigore in Italia: "Con grande gioia la nostra comunità cristiana ti accoglie", dove c'è l’aggiunta di un "nostra" non presente nell'originale latino.

La versione italiana è quella che Benedetto XVI ha utilizzato ogni volta che ha amministrato il sacramento nella domenica del Battesimo di Gesù. E forse è proprio quel troppo autoreferenziale "nostra" che ha indotto il papa teologo a decidere il cambiamento.

Fino al 2012, infatti, Benedetto XVI ometteva il "nostra" e pur celebrando in italiano diceva ai piccoli battezzandi: "Con grande gioia la comunità cristiana vi accoglie".

Ma alla fine deve aver considerato ambiguo anche l’originale latino. Così lo scorso 13 gennaio, nel celebrare per l’ultima volta da sommo pontefice il battesimo, ha detto: "Cari bambini, con grande gioia la Chiesa di Dio vi accoglie".

E poco dopo, tra le ultime disposizioni del suo pontificato, ha prescritto tale formula per tutta la Chiesa.

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IL TESTO DEL DECRETO


Nel decreto pubblicato su "Notitiae", 557-558, Ian.-Feb. 2013, 1-2, pagg. 54-56, si cambia "communitas christiana" in "Ecclesia Dei" nei paragrafi 41, 79, 111, 136 e 170 della seconda "editio typica", cioè normativa, in latino, del 1973 del rito del battesimo dei bambinil.

Il paragrafo 41 riguarda propriamente l’"Ordo Baptismi pro pluribus parvulis" (il rito del battesimo per più bambini).

Il paragrafo 79 l’"Ordo Baptismi pro uno parvulo" (il rito per un solo bambino).

Il paragrafo 111 l’"Ordo Baptismi pro magno numero parvulorum" (il rito per un gran numero di bambini).

Il paragrafo 136 l’"Ordo Baptismi parvulorum absente sacerdote et diacono a catechistis adhibendus" (il rito celebrato da catechisti in assenza del sacerdote e del diacono).

Il paragrafo 170 l'"Ordo deferendi ad Ecclesiam parvulum iam baptizatum" (il rito per portare nella Chiesa un bambino già battezzato).

Ecco dunque il testo del decreto:


CONGREGATIO DE CULTU DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM

Prot. N. 44/13/L

DECRETUM

Vitae et regni ianua, Baptismus est sacramentum fidei, quo homines incorporantur unicae Christi Ecclesiae, quae in Ecclesia catholica subsistit, a Successore Petri et Episcopis in eius communione gubernata.

Unde Congregationi de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum visum est variationem quandam in editionem typicam alteram Ordinis Baptismi Parvulorum inducere, eo ut in eodem ritu melius in lucem ponatur tradita doctrina de munere et officio Matris Ecclesiae in sacramentis celebrandis. Dicasterium proinde ea, quae sequuntur, disponit:

Ordo Baptismi Parvulorum in posterum sic recitet:

1. "41. Deinde celebrans prosequitur dicens:
N. …, N. (vel Filioli), magno gaudio Ecclesia Dei vos excipit. In cuius nomine ego signo vos signo crucis; et parentes vestri (patrinique) post me eodem signo Christi Salvatoris vos signabunt.
Et signat ununquemque parvulum in fronte, nihil dicens. Postea invitat parentes et, si opportunum videtur, patrinos, ut idem faciant".

2. "79. Deinde celebrans prosequitur dicens:
N. …, magno gaudio Ecclesia Dei te excipit. In cuius nomine ego signo te signo crucis; et parentes tui (patrinique vel et matrina) post me eodem signo Christi Salvatoris te signabunt.
Et signat parvulum in fronte, nihil dicens. Postea invitat parentes et, si opportunum videtur, patrinum (matrinam), ut idem faciant".

3. "111. Celebrans prosequitur dicens:
Filioli, magno gaudio Ecclesia Dei vos excipit. In cuius nomine ego signo vos signo crucis.
Producit signum crucis super omnes infantes simul, et ait:
Et vos, parentes (vel patrini), infantes in fronte signate signo Christi Salvatoris.
Tunc parentes (vel patrini) signant parvulos in fronte".

4. "136. Catechista prosequitur dicens:
Filioli, magno gaudio Ecclesia Dei vos excipit. In cuius nomine ego signo vos signo crucis.
Producit signum crucis super omnes infantes simul, et ait:
Et vos, parentes (vel patrini), infantes in fronte signate signo Christi Salvatoris.
Tunc parentes (vel patrini) signant parvulos in fronte".

5. "170. Deinde celebrans prosequitur dicens:
N. …, magno gaudio Ecclesia Dei, cum parentibus tuis gratias agens, te excipit testificaturque te iam ad Ecclesia fuisse receptum. In cuius nomine ego signo te signo Christi, qui tibi in Baptismate vitam largitus est et Ecclesiae suae te iam aggregavit. Et parentes tui (patrinusque vel et matrina) post me eodem signo crucis te signabunt.
Et signat infantem in fronte, nihil dicens; postea invitat parentes et, si opportune videtur, patrinum, ut idem faciant".

Ego infrascriptus Congregationis Praefectus, haec Summo Pontifici Benedicto XVI exposuit, qui, in audientia die 28 mensis ianuarii 2013 eidem concessa, textum praesentem editionis typicae alterae Ordinis Baptismi Parvulorum modo sopradicto posthac variari benigne statuit.
Quae statuta de Ordine Baptismi Parvulorum statim ab omnibus, ad quos spectant, serventur et inde a die 31 mensis martii 2013 plenum habeant vigorem.
Curae autem Conferentiarum Episcopalium committitur ut variationes, in Ordine Baptismi Parvulorum factae, in editiones eiusdem Ordinis lingua vernacula apparandas inducant.
Contrariis quibuslibet minime obstantibus.

Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, die 22 mense februarii 2013, in festo Cathedrae sancti Petri Apostoli, datum.

Antonius Card. Cañizares Llovera, Praefectus

Arturus Roche, Archiepiscopus a Secretis


Paparatzifan
00domenica 1 settembre 2013 17:12
Santa Messa con gli ex-allievi

SINTESI DELL'OMELIA DI BENEDETTO XVI (dalla Radiovaticana)

Il posto giusto per noi è quello vicino a Cristo che scende per servire. Così il Papa emerito nella Messa con i suoi ex-allievi

Ci troviamo sulla via giusta se proviamo a diventare persone che “scendono” per servire e portare la gratuità di Dio. Così in sintesi il Papa emerito Benedetto XVI nella Messa celebrata stamani, alle 9.30, nella cappella del Governatorato in Vaticano, in occasione del tradizionale seminario estivo dei suoi ex-allievi, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis. L’incontro degli studenti come di consueto è organizzato a Castel Gandolfo ma quest’anno Benedetto XVI non vi ha partecipato. Questa 38.ma edizione è stata dedicata a “La questione di Dio sullo sfondo della secolarizzazione” alla luce della produzione filosofica e teologica di Rémi Brague, teorico francese premiato l'anno scorso con il "Premio Ratzinger" per la teologia. Una cinquantina di persone hanno partecipato alla Messa concelebrata con il Papa emerito dai cardinali Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna; gli arcivescovi Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia e Barthelemy Adoukonou, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, e il vescovo ausiliare di Amburgo, mons. Hans-Jochen Jaschke. Il servizio di Debora Donnini:

Ognuno nella vita vuole trovare il suo posto buono. Ma quale è veramente il posto giusto? L’omelia di Benedetto XVI nella Messa celebrata in occasione dell’incontro dei suoi ex-allievi è, in fondo, una risposta a questa domanda e parte dal Vangelo di oggi, nel quale Gesù invita a prendere l’ultimo posto. “Un posto che può sembrare molto buono, può rivelarsi per essere un posto molto brutto”, nota il Papa emerito facendo riferimento a quanto accaduto già in questo mondo, anche negli ultimi decenni, dove vediamo come “i primi” sono stati rovesciati e improvvisamente sono diventati “ultimi” e quel posto che sembrava buono era invece “sbagliato”. Anche nei discorsi che si tennero durante l’Ultima Cena, i discepoli si litigano i posti migliori. Gesù si presenta invece come Colui che serve. Lui “nato nella stalla” e “morto sulla Croce” “ci dice” – afferma Benedetto XVI – che il posto giusto è quello vicino a Lui, “il posto secondo la sua misura”. E l’apostolo, in quanto inviato di Cristo “è l’ultimo nell’opinione del mondo”, e proprio per questo è vicino a Gesù:

Wer in dieser Welt und in dieser Geschichte vielleicht nach vorn gedrängt wird, …
“Chi, in questo mondo e in questa Storia forse viene spinto in avanti e arriva ai primi posti, deve sapere di essere in pericolo; deve guardare ancora di più al Signore, misurarsi a Lui, misurarsi alla responsabilità per l’altro, deve diventare colui che serve, quello che nella realtà è seduto ai piedi dell’altro, e così benedice e a sua volta diventa benedetto”.

E, dunque, qualunque sia il posto che la Storia vorrà assegnarci, quello che è determinante – sottolinea il Papa emerito – è “la responsabilità davanti a Lui, e la responsabilità per l’amore, per la giustizia e per la verità”. Nel Vangelo di oggi il Signore ricorda che chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. E Benedetto XVI fa notare che “Cristo, il Figlio di Dio, scende per servire noi e questo fa l’essenza di Dio” che “consiste nel piegarsi verso di noi: l’amore, il ‘sì’ ai sofferenti, l’elevazione dall’umiliazione”:

Wir sind auf dem Weg Christi auf dem richtigen Weg, wenn wir als Er und wie Er …
“Noi ci troviamo sulla via di Cristo, sulla giusta via se in Sua vece e come Lui proviamo a diventare persone che “scendono” per entrare nella vera grandezza, nella grandezza di Dio che è la grandezza dell’amore”.

Benedetto XVI fa dunque nell’omelia una catechesi sul senso dell’abbassamento di Cristo e sull’essenza dell’amore di Dio. “La Croce, nella Storia, è l’ultimo posto” e il “Crocifisso non ha nessun posto, è un ‘non-posto’”, è stato spogliato, “è un nessuno” eppure – nota Benedetto XVI – Giovanni nel Vangelo vede “questa umiliazione estrema” come “la vera esaltazione”:

Höher ist Jesus so; ja, Er ist auf der Höhe Gottes weil die Höhe des Kreuzes …
“Così, Gesù è più alto; sì, è all’altezza di Dio perché l’altezza della Croce è l’altezza dell’amore di Dio, l’altezza della rinuncia di se stesso e la dedizione agli altri. Così, questo è il posto divino, e noi vogliamo pregare Dio che ci doni di comprendere questo sempre di più e di accettare con umiltà, ciascuno a modo proprio, questo mistero dell’esaltazione e dell’umiliazione”.

Infine il Papa emerito ricorda che Gesù esorta a “invitare” a prescindere dai vantaggi, cioè a invitare i paralitici, gli storpi, i poveri perché Lui stesso lo ha fatto invitando “noi alla mensa di Dio”, e in questo modo mostrandoci cosa sia la gratuità. Giustamente l’economia si poggia sulla “giustizia commutativa”, sul do ut des, ma perfino in questo ambito rimane qualcosa di gratuito, ricorda Benedetto XVI sottolineando che “senza la gratuità del perdono nessuna società può crescere”, tanto è vero che le più grandi cose della vita, cioè “l’amore, l’amicizia, la bontà, il perdono” “non le possiamo pagare”, “sono gratis, nello stesso modo che in cui Dio ci dona a titolo gratuito”:

So dürfen wir, mitten in allem Ringen für die Gerechtigkeit in der Welt, nie vergessen …
“Così, pur nella lotta per la giustizia nel mondo, non dobbiamo mai dimenticare la ‘gratuità’ di Dio, il continuo dare e ricevere, e dobbiamo costruire sul fatto che il Signore dona a noi, che ci sono persone buone che ci donano ‘gratis’ la loro bontà, che ci sopportano a titolo gratuito, ci amano e sono buone con noi ‘gratis’; e poi, a nostra volta, donare questa ‘gratuità’ per avvicinare così il mondo a Dio, per diventare simili a Lui, per aprirci a Lui”.

Quindi Benedetto XVI si sofferma sulla liturgia, sull’umiltà della liturgia cristiana che è insieme “incommensurabilmente grande” perché ci si unisce alle schiere degli angeli e dei santi nella festosa gioia di Dio. E il sangue di Cristo, che è al centro dell’Eucaristia, significa proprio “entrare nello splendore del raduno gioioso di Dio”: “questo Sangue è il suo amore - conclude Benedetto XVI – è il Monte di Dio e ci apre alla gloria di Dio”.

Testo proveniente dalla pagina it.radiovaticana.va/news/2013/09/01/il_posto_giusto_per_noi_è_quello_vicino_a_cristo_che_scende_per/it...
del sito Radio Vaticana


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