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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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17/03/2009 17:55
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COMUNIONE E LIBERAZIONE

CARRÓN: «UNA MISERICORDIA CHE CI SFIDA»

La prima cosa che colpisce è il fatto che il Papa abbia sentito il bisogno di scrivere una lettera così: piena di dolore davanti all’incomprensione non tanto degli estranei, quanto dei cattolici. Caso insolito nella storia recente, da quanto ricordi, e segno del fatto che non capiamo un gesto che, come dimostra la lettera, è pieno di ragionevolezza.
Nella sua semplicità, è stato un gesto di misericordia per una parte di fedeli affidati alla sua paternità di pastore universale della Chiesa, che acquista tutta la sua portata davanti agli irrigidimenti di coloro che lo criticano, inclusi quelli a cui era rivolto. Questo gesto pone davanti a tutti lo scandalo cristiano. È difficile, infatti, che leggendo la lettera non vengano alla mente le parole di Gesù: 'Beato colui che non si scandalizza di me', rivolte a chi si arrabbiava perché mangiava coi pubblicani e i peccatori. La misericordia, gesto inequivocabile del divino, continua a scandalizzare come il primo giorno.
Peccato che questo succeda anche tra chi appartiene al popolo dei redenti, vale a dire, tra chi per primo è stato oggetto di una sconfinata misericordia.
Diversamente da quanti pensano che Benedetto XVI confermi i destinatari nella loro posizione, il suo gesto costituisce la sfida più grande davanti alla quale si siano mai trovati. Soltanto la misericordia sfida come nessun altro richiamo la nostra testardaggine. A chi molto viene perdonato, molto ama, dice Gesù. A nessun altro gesto è sensibile l’uomo come alla misericordia, tanto è vero che è stato il metodo di Gesù, come ci ricorda San Paolo: 'Quando eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi'. Quella del Papa è una risposta alla 'priorità che sta al di sopra di tutte, rendere Dio presente in questo mondo', un Dio incarnato il cui nome è 'misericordia', che si manifesta attraverso 'l’unità dei credenti'.
Questa lettera ha un 'respiro' di cui non possiamo non ringraziare il Papa, tanto più quanto più aumentano gli irrigidimenti di coloro che riducono la vita cristiana a un moralismo soffocante. Niente più di una lettera così mi fa sentire orgoglioso della mia appartenenza ecclesiale, pieno di fiducia che il giorno in cui io dovessi sbagliare sarei trattato con altrettanta misericordia.

Julián Carrón presidente della Fraternità di Cl

AZIONE CATTOLICA

MIANO: «DOBBIAMO IMPARARE LA PRIORITÀ SUPREMA, L’AMORE»

«La lettera che Benedetto XVI ha inviato ai vescovi della Chiesa cattolica in merito alla 'remissione della scomunica dei quattro vescovi consacrati dall’arcivescovo Lefebvre' è per noi un dono». Lo sottolinea il presidente dell’Azione Cattolica Franco Miano commentando la missiva diffusa giovedì scorso, in cui Benedetto XVI esprime anche la sua amarezza per come un gesto di misericordia sia stato trasformato in pretesto per tensioni anche all’interno della Chiesa. La lettera, sottolinea in proposito Miano, «fa chiarezza innanzitutto nei confronti di quanti hanno voluto strumentalmente vedere, in quello che è 'un gesto discreto di misericordia verso quattro pastori' (per usare le stesse parole del Pontefice) un cambiamento di rotta, mai deciso e mai voluto, nel lungo cammino di dialogo e amicizia con gli ebrei». Come associazione – prosegue il presidente di Ac – «facciamo nostro il rammarico e la tristezza di Benedetto XVI per l’atteggiamento di coloro che hanno voluto intendere la revoca della scomunica come un riconoscimento delle posizioni dei lefebvriani sulla Shoah. Dimenticando troppo facilmente quanto tutta la Chiesa e lo stesso papa Ratzinger hanno fatto negli ultimi decenni per consentire un riavvicinamento tra cattolici ed ebrei». Nelle parole di Miano la volontà di essere a fianco di Benedetto XVI, nel credere «in una Chiesa che ha il dovere di essere misericordiosa, 'nella consapevolezza del lungo respiro che possiede'. Come scrive il Papa 'esser buoni educatori significa essere capaci anche di non badare a diverse cose non buone». Con il Papa – conclude il presidente di Ac – «crediamo che sia necessario 'ammettere che anche nell’ambiente ecclesiale è emersa qualche stonatura', e con il Papa stesso ribadiamo che 'di nuovo dobbiamo imparare la priorità suprema: l’amore».

RINNOVAMENTO

MARTINEZ: « LA FORZA MITE DELLA RICONCILIAZIONE »

È una vicinanza devota e affettuosa al Papa quella che esprime Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo, dopo aver letto la lettera di Benedetto XVI. « Tutto il movimento – dice Martinez – esprime sincero e convinto amore a Benedetto XVI perché se Pietro soffre per i lacci dell’orgoglio che incatenano il Vangelo, tutta la Chiesa è in sofferenza. Al contempo desideriamo confortare il cuore del Vicario di Cristo con l’affetto di decine di migliaia di fedeli appartenenti al Rinnovamento che ferialmente intercedono per il suo ministero petrino.
Il disagio interiore che il Pontefice attesta in questa sua accorata lettera ai vescovi di tutto il mondo è lo specchio di un tempo che si ostina a relativizzare il bene, la verità, la virtù dell’obbedienza.
Un limite al quale possono anche non sfuggire coloro che hanno una responsabilità nella Chiesa » . « La lettera del Pontefice – aggiunge il presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo – non solo contribuisce a portare la pace nella Chiesa, ma ripropone all’attenzione dei Pastori la forza mite e sempre crocifissa del dialogo, della riconciliazione, della comunione nella Chiesa » . « Il cuore intelligente e umile del Papa – conclude – si è svelato in tutta la sua bellezza e provoca noi credenti ad accogliere la sfida dell’amore, che non elude i conflitti, ma li assume nella carità verso gli ultimi e i deboli » .

FOCOLARI

MARIA VOCE: «CI HA APERTO BRACCIA E CUORE»

È l’ansia di contribuire alla pace nella Chiesa, che si legge nella lettera del Papa, a colpire il Movimento dei Focolari. «È straordinaria – sottolinea la presidente Maria Voce – l’apertura con cui comunica il dolore per il fatto paradossale che un invito alla riconciliazione si sia trasformato nel suo contrario. Impressiona la grande umiltà del Papa nel riconoscere gli 'sbagli' e nel trarne i correttivi.
Condividiamo profondamente il suo dolore e apprezziamo l’amore con cui apre braccia e cuore a figli della Chiesa per sanare una ferita ancora aperta. La sua fedeltà al Concilio e alla ricca tradizione della Chiesa sono per noi uno stimolo ed una guida sicura». Nel suo intervento, la prima presidente del movimento dopo Chiara Lubich (morta esattamente un anno fa) sottolinea che «tocchiamo con mano la verità di quelle parole di san Paolo che rivelano l’amore di un Padre che volge al bene ogni cosa, per coloro che amano Dio.
Sempre di nuovo dobbiamo imparare la priorità suprema, l’amore, ricorda il Papa. Proprio oggi, a un anno dalla conclusione del viaggio terreno di Chiara, sentiamo con forza risuonare le sue parole: 'Non temete di cedere tutto all’unità! Senza amare oltre ogni misura, senza perdere il giudizio proprio non saremo mai uno! L’unità innanzitutto!
Poco contano le discussioni, le questioni anche più sante, se non diamo vita a Gesù fra noi'. I frutti di luce, amore e pace che l’alto ministero del Papa è chiamato a portare nella Chiesa e nel mondo saranno commisurati all’unità con lui di tutti noi».

OPUS DEI

NORBEDO: « PATERNITÀ CHE ACCOGLIE TUTTI »

L’intera vicenda della scomunica e poi della revoca del provvedimento da parte di Benedetto XVI ricorda, a monsignor Lucio Norbedo, vicario per l’Italia della Prelatura dell’Opus Dei, la parabola del figliol prodigo. « Sono parole – dice – che coniugano la pacatezza e la commozione di una paternità che vuole abbracciare tutti i figli della Chiesa, aiutandoli a superare rigide contrapposizioni. Da un lato, si avverte il palpitare del cuore misericordioso del Buon Pastore, che non si rassegna a perdere nessuna delle sue pecore; dall’altro, il richiamo, sempre pastorale, a vagliare i giudizi troppo perentori alla luce del ' veritatem facientes in caritate' di san Paolo » . « Ne deriva – aggiunge monsignor Norbedo – una profonda gratitudine verso il Vicario di Cristo, ' il dolce Cristo in terra', come diceva santa Caterina e amava ripetere san Josemaría, fondatore dell’Opus Dei » .
«Quanto a certi attacchi scomposti – conclude –, penso che la reazione spontanea sia far sentire al Santo Padre il sostegno di un’orazione ancora più intensa per la sua persona e le sue intenzioni » .

NEOCATECUMENALI

DONNINI: « CI HA DONATO VERITÀ E CARITÀ »

«Un corpo solo nello Spirito di Dio » , così Giampiero Donnini, responsabile della prima Comunità Neocatecumenale della parrocchia dei Martiri Canadesi di Roma, esprime la vicinanza al Papa. « Il Santo Padre – spiega Donnini – ha sempre avuto il merito di parlare chiaro e senza ambiguità, anche a rischio di tante critiche, a partire dai discorsi della Via Crucis con Giovanni Paolo II fino alle omelie prima del conclave. Alla verità, Benedetto XVI ha unito la carità verso tutti, in particolare i fratelli separati cristiani, i nostri fratelli ebrei, gli ultimi e i peccatori. Ha sempre a cuore l’ansia per l’annuncio del Vangelo e per la ricerca dell’Unità come segno per essere credibili nell’annuncio del Kerygma: ' Siate Uno perché il mondo creda!'.
Pur essendo accusato di voler ritornare al passato e ignorare il Concilio – continua Donnini –, per quanto riguarda la Liturgia, noi del Cammino Neocatecumenale riteniamo che nell’approvazione definitiva degli Statuti ha voluto salvaguardare la prassi in atto che vede nella Veglia di Pasqua il massimo fulgore dell’Amore di Dio che si spezza per noi e risorge regalandoci la vita eterna » .

SANT’EGIDIO

IMPAGLIAZZO: «RIVELA GRANDEZZA D’ANIMO»

È un gesto di pace. Oltretevere, nella Comunità di Sant’Egidio, così interpretano la lettera del Pontefice, e lo sottolinea efficacemente il presidente Marco Impagliazzo. «La lettera di Benedetto XVI – dice – è un atto di umile sincerità e di grandezza d’animo, che suggerisce un modo di comunicare nella Chiesa. Abbiamo colto, fin dall’inizio di questa vicenda, il disegno del Papa di evitare che una parte, pur piccola, del mondo cristiano cadesse in una deriva settaria, ma ritrovasse, con misericordia e chiarezza, la via della grande Chiesa del Concilio». «La ricerca dell’unità – sottolinea Impagliazzo – è nel cuore del ministero del Papa e nella vocazione della Chiesa. A questo si ispirano l’ecumenismo e, per altro verso, i gesti verso i tradizionalisti. Solo più uniti i cristiani potranno rendere 'Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio'. Si tratta di liberarsi da una cultura del nemico in un mondo dominato dall’estemporaneità che identifica facili bersagli.
Questo riguarda anche i cristiani, talvolta prigionieri di una visione 'politica', incapaci di muoversi nella logica della comunione e di aspirare a cose grandi».

© Copyright Avvenire, 15 marzo 2009


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