Google+
È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 

I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
Autore
Stampa | Notifica email    
11/11/2009 18:48
OFFLINE
Post: 13.816
Post: 3.062
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Da "Messainlatino.it"...

Qualche informazione in più sui colloqui Roma-FSSPX

Nel corso di una trasmissione radiofonica di lunedì su Radio courtoisie, in cui erano presenti tra gli altri l’abbé Grégoire Celier della Fraternità San Pio X, l'abbé Guillaume du Tanoüarn dell’Istituto del Buon Pastore e l’abbé Claude Barthe, noto ai nostri lettori, insieme ai giornalisti di simpatie tradizionali Philippe Mexence e Daniel Hamiche, sono state fornite informazioni interessanti ed anche curiose inerenti le discussioni dottrinali Roma-FSSPX da poco iniziate.

In particolare, in merito ai membri della commissione di parte lefebvriana, l'abbé Celier ha spiegato che essi potrebbero cambiare in futuro, a seconda delle specialità di ciascuno. Ha spiegato che esiste anche una sottocommissione della FSSPX di appoggio alla commissione ufficiale, e che ci sono "esperti" per poter rispondere alle richieste e domande dei membri che intervengono a Roma. Vi è, insomma, una organizzazione ben pianificata.

L'abbé Célier, in risposta ad un’ascoltatrice, ha rivelato che gli scambi non sono in latino e che anche se tutte le parti interessate, di ambo le commissioni, comprendono il francese e l’italiano, gli interventi beneficiavano di traduzioni simultanee, poiché alcuni degli esperti presenti non padroneggiano abbastanza queste due lingue.

Sempre l'abbé Célier ha detto che la delegazione della FSSPX era ospitata alla Domus Sanctae Marthae, luogo dove hanno soggiornato i cardinali per il conclave. E poiché gli altari della Casa erano già tutti occupati per le messe, quelle dei membri della Fratenità sono state celebrate nella Basilica di S. Pietro.

L’abbé Barthe ha invece riferito che le discussioni sono state filmate, certamente affinché il Papa possa vederle. Egli ha concluso che queste discussioni dimostrano che il Vaticano II non è più un dogma di fede e che in pochi anni la funzione magisteriale potrà riprendere tutta la sua forza. Allo stesso modo, ritiene che si troverà un accordo tra Roma e la FSSPX.


Fonte: Summorum Pontificum Observatus


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
15/11/2009 10:07
OFFLINE
Post: 13.840
Post: 3.086
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Da "Messainlatino.it"...

Mons. Lefebvre: the movie

La Fraternità San Pio X ha deciso di investire su uno strumento di notevole impatto comunicativo per far conoscere il suo fondatore, l'Arcivescovo Marcel Lefebvre: un vero e proprio film (non, quindi, un mero documentario) che ripropone le tappe della vita del famoso Prelato che fu Delegato Apostolico di Papa Pio XII, Arcivescovo di Dakar in Senegal, Padre conciliare al Vaticano II, Superiore dei Padri dello Spirito Santo (e alle prese con le loro derive postconciliari) e infine, nell'ultima e senz'altro più controversa parte della sua vita - quella per la quale passerà alla Storia ecclesiastica - il più famoso disobbediente agli ordini di aggiornamento e cambiamento che la Chiesa dell'epoca imponeva a se stessa e a tutti i suoi membri, anche recalcitranti.

Il film ha un budget di 50.000 euro e ne trovate tutti i particolari a questo sito: www.monseigneurlefebvre.org/. Per l'occasione, la Fraternità ha messo a disposizione tutti i propri archivi inerenti la figura del fondatore.


Ecco la presentazione del film:





E riportiamo di seguito una breve biografia dell'Arcivescovo, tratta da quel sito:

Nato nel 1905 in una famiglia profondamente cristiana del Nord industriale della Francia, animata da grande deferenza verso il clero, Marcel Lefebvre era il terzo di otto figli di cui i cinque maggiori entreranno in religione. Il loro padre, un uomo di fede e di dovere, morì in un campo tenuto dai nazisti nel 1943.

Marcel fu educato a Roma, al Seminario Francese di Padre Le Floch, prima di entrare nella Congregazione dei Padri dello Spirito Santo, dopo la sua ordinazione nel 1929. Per quasi trent'anni, ha svolto molto del suo ministero in terra d'Africa, dove era in contatto con le culture e le religioni e dove è stato, come Arcivescovo di Dakar e Delegato Apostolico per l'Africa francese, uno dei padri del cristianesimo in questo continente giovane.

In questa veste è stato chiamato a svolgere un ruolo importante dal 1960 a Roma al comitato preparatorio al Concilio. Per diversi mesi, ha visto il rovesciamento completo della Curia romana da parte della minoranza guidata dal cardinale Bea e il vero "colpo di stato" che inaugurò il Concilio Vaticano II. Pertanto, si attivò per evitare che l’Aula approvasse disposizioni nocive per il mondo cattolico. Alla testa del Coetus Internationalis, si oppose alle importanti novità conciliari, che furono la libertà religiosa, l'ecumenismo e la collegialità. Infine, nel 1969, ha rifiutato l’applicazione del nuovo Messale, che Paolo VI aveva imposto a tutti i sacerdoti del mondo.

Nel momento in cui si sarebbe guadagnato una meritata pensione, Lefebvre, gradualmente estromesso prima in Africa e poi dalla sua congregazione, ha iniziato una delle sue battaglie più importanti: la conservazione della dottrina e della liturgia cattolici.

Uomo di preghiera, l'arcivescovo Lefebvre non ha deciso per l’inattività. Su richiesta dei seminaristi disorientati dai cambiamenti nella chiesa fu da lui fondata nel 1970 a Friburgo, in Svizzera, la Fraternità Sacerdotale San Pio X e aperse il seminario di Ecône nel Vallese per formare giovani sacerdoti al riparo dalle innovazioni. Ma questa singolarità ben presto attrasse guai. Dopo che il nuovo vescovo di Friburgo ebbe soppresso la Fraternità nel 1975, Mons. Lefebvre fu condannato l'anno seguente a Roma. Continuando a ordinare sacerdoti, fu colpito dalla sospensione a divinis. La notorietà che gli venne suo malgrado dopo la grande messa di Lilla, nella tarda estate del 1976, moltiplicò le sollecitazioni che lo han portato a stabilire la sua Fraternità in tutti i continenti. Ovunque, cappelle di fedeli e comunità religiose si rivolgevano a lui per sfuggire alle riforme. Ma in un momento in cui avrebbe dovuto sostenere il suo sforzo per salvaguardare una dottrina e una liturgia trascurate dalle autorità ecclesiastiche, i fatti del 1988 lo han portato a consacrare vescovi che potessero rispondere alla chiamata delle anime che si erano affidate a lui. Questa mossa grave, ma resa necessaria ai suoi occhi dalla situazione, nel 1988 ha portato alla sua condanna da parte di Roma, che lo ha scomunicato. Instancabilmente, ha continuato a costruire e costruire case per il bene delle anime prima di morire, due anni e mezzo più tardi, il 25 marzo 1991. Il suo lavoro e la sua lotta fece di lui il padre del tradizionalismo cattolico alla fine del ventesimo secolo. Grazie a lui, la Messa tradizionale è stata salvata. Per suo merito, focolai di cattolicesimo sono stati tenuti lontani dalle innovazioni. Attraverso di lui, c’è l'intera visione della Chiesa, basata sulla filosofia realistica e la tradizione dei papi, che era stata ostracizzata e addirittura perseguitata. Pertanto, sollevando la condanna del 1988, Papa Benedetto faceva ben di più che esercitare un favore ad alcuni vescovi.


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
17/12/2009 04:32
OFFLINE
Post: 14.045
Post: 3.291
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Lella...

Lefebvriani: l'anelito del Papa è ricostruire l'unità

Intervista al Cardinale Bertone della rete televisiva francese KTO

di Marine Soreau

PARIGI, mercoledì, 16 dicembre 2009 (ZENIT.org).

La volontà di Benedetto XVI di riannodare le relazioni con i fedeli legati alla liturgia tradizionale è motivata dalla “necessità di ricostruire l'unità all'interno della Chiesa cattolica” e di evitare che si verifichi una “rottura con la tradizione”.
Lo ha affermato il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, in un'intervista esclusiva concessa il 14 dicembre alla rete televisiva cattolica francese KTO in occasione del suo decimo anniversario.
Intervistato da Philippine de Saint-Pierre, direttrice dei programmi della rete, il “numero due” della Santa Sede ha ricordato la sollevazione della scomunica e il desiderio della Chiesa di riannodare l'amicizia con i fedeli che hanno seguito l'Arcivescovo Marcel Lefebvre.
Benedetto XVI “è ben consapevole dei problemi legati alla scissione dei fedeli che hanno seguito monsignor Lefebvre”, ha affermato.
“Bisogna ricordare che nel 1998 è stato lui a condurre le relazioni e il dialogo con monsignor Lefebvre e la sua équipe, su richiesta di Giovanni Paolo II”, ha sottolineato il Cardinale.
“Ha visto le cause di questa frattura e la necessità di ricostruire l'unità nel seno della Chiesa cattolica”.
“Come ha detto nella sua lettera scritta a gennaio”, il Papa “è mosso dalla preoccupazione per l'unità del primo circolo all'interno della Chiesa”. “E questa deve essere una preoccupazione essenziale per il Pontefice, che è il ministro e il garante della comunione nella Chiesa”.
L'altro motivo della sua azione, ha aggiunto, “è quello della 'non discontinuità', quello della 'non rottura' con la tradizione”.
“La tradizione fa parte della Chiesa, è un patrimonio che dobbiamo conoscere e valorizzare e non mettere da parte o lasciare nelle biblioteche”, ha detto il porporato.
“In questo modo, egli ha cercato la valorizzazione di questo aspetto, ponendo le condizioni precise, che non sempre sono osservate”.
Nell'intervista, il primo collaboratore del Papa ha parlato anche di altre questioni importanti del pontificato di Benedetto XVI.
A questo proposito, si è riferito al “dialogo ecumenico, in particolare con il mondo ortodosso, in cui il Papa è una personalità molto stimata come grande teologo”, al “dialogo con l'ebraismo” e alle “relazioni con l'islam”.
“Ecco alcune delle questioni importanti su cui egli ha posto l'accento, sulle quali ha dato orientamenti precisi”, ha concluso.

© Copyright Zenit


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
22/12/2009 14:00
OFFLINE
Post: 14.089
Post: 3.335
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Da "Messainlatino.it"...

MARTEDÌ 22 DICEMBRE 2009

Notizie di prima mano sui colloqui con la Fraternità S. Pio X

Nessuna indiscrezione da fonti riservate: pubblichiamo invece la sintesi di un’omelia del 19 dicembre 2009, pronunziata dal vescovo mons. De Galarreta (che coordina la squadra di teologi della Fraternità S. Pio X impegnati nei colloqui con Roma) nel corso della Messa di ordinazione di 5 diaconi e 3 sacerdoti (foto a lato) al seminario lefebvriano in Argentina di La Reja, di cui egli è rettore dopo la cacciata dal Paese del precedente rettore, mons. Williamson.

Nel corso dell’allocuzione, Monsignor Alfonso de Galarreta ha rivelato i seguenti elementi interessanti, in riferimento alle discussioni iniziate a Roma due mesi fa:

(1) Il risultato della prima riunione è stata positivo.
(2) Principalmente si è stabilita l'agenda e il metodo di discussione.
(3) I temi da discutere sono di natura dottrinale, con espressa esclusione di qualsiasi questione di ordine canonico attinente alla situazione della FSSPX.
(4) Il comune punto di riferimento dottrinale sarà il Magistero anteriore al Concilio .
(5) Le conversazioni seguono un metodo rigoroso: si pone un problema, la parte che lo solleva invia un’opera argomentando le sue questioni. La Santa Sede risponde per iscritto, previ scambi dei consulenti via e-mail. Nella riunione si discute il punto.
(6) Tutte le riunioni vengono registrate da entrambe le parti e filmate.
(7) Le conclusioni di ogni argomento saranno sottoposte al Santo Padre e al Superiore Generale della FSSPX.
(8) La cronologia di queste riunioni dipende: se il tema è nuovo o è già in fase di discussione. Nel primo caso, sarà circa ogni tre mesi. Nel secondo, ogni due. La prossima riunione è prevista per metà gennaio.
(10) I rappresentanti teologici della S. Sede "sono persone con le quali si può parlare", parlano "il nostro stesso linguaggio" teologico (leggi: sono tomisti).
(11) Ecco alcune delle questioni oggetto di discussione, menzionate dal vescovo in modo non esaustivo:
(a) il magistero del Concilio e il postconcilio
(b) la riforma liturgica conciliare.
(c) l'ecumenismo e il dialogo interreligioso
(e) l'autorità Pontificia e la collegialità
(f) la libertà di coscienza, la libertà religiosa, il laicismo e il Regno sociale di Gesù Cristo
(g) i "diritti dell'uomo" e la "dignità umana" in conformità con la dottrina conciliare.

Il Vescovo ha ripetuto che i risultati della prima riunione sono buoni, relativamente alla situazione precedente. Si è parlato in piena libertà e solo di temi di dottrina in un quadro teologico tomistico.

È impossibile prevedere che cosa accadrà in futuro. Si va giorno per giorno, come indica la prudenza e secondo lo spirito del Vangelo.

Fonte: Panorama catolico Internacional


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
16/01/2010 13:40
OFFLINE
Post: 14.327
Post: 3.573
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Lella...

Lefebvriani: Vaticano, "Decisioni del Concilio non si discutono"

CITTA' DEL VATICANO

"Non sono in discussione'' le conclusioni del Concilio Vaticano II e in particolare il documento Nostra Aetate che ha ridefinito anche i rapporti tra cattolici ed ebrei. Lo ha detto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, dopo che questa mattina Benedetto XVI aveva auspicato un "superamento degli ostacoli per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternita' S.Pio X'', cui fa capo il movimento dei Lefebvriani. Padre Lombardi ha poi sottolineato che "l'adesione al magistero del Concilio Vaticano II, di cui la Dichiarazione Nostra Aetate e' un documento essenziale, e' condizione per la vera comunione ecclesiale''.

© Copyright (RCD)


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
16/01/2010 13:50
OFFLINE
Post: 14.328
Post: 3.574
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Lella...

PAPA: FIDUCIA CHE SI SUPERINO PROBLEMI CON LEFEBVRIANI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 15 gen.

Benedetto XVI e' fiducioso che dopo la revoca delle scomuniche ai vescovi ordinati illecitamente, i colloqui attualmente in corso con i lefebvriani vadano a buon fine.
"Confido - ha detto oggi alla Congregazione per la Dottrina della Fede - nell'impegno del Dicastero perche' vengano superati i problemi dottrinali che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternita' S. Pio X". Nell'Udienza il Papa ha ricordato " le nuove responsabilita' che il Motu Proprio Ecclesiae Unitatem' ha affidato alla Congregazione, unendola in modo stretto al Dicastero la Pontificia Commissione Ecclesia Dei". "Desidero sottolineare - ha aggiunto - come la vostra Congregazione partecipi del ministero di unita', che e' affidato, in special modo, al Romano Pontefice, mediante il suo impegno per la fedelta' dottrinale".

© Copyright (AGI)


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
06/02/2010 09:59
OFFLINE
Post: 14.457
Post: 3.703
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Lella...

LEFEBVRIANI: FELLAY, ACCORDO CON VATICANO UMANAMENTE IMPOSSIBILE

I colloqui dottrinali con il Vaticano ''non servono a niente'' e ''umanamente, non arriveremo mai ad un accordo'': e' quanto ha confessato, nel sermone pronunciato durante la cerimonia di consegna della tonaca a 13 giovani seminaristi lo scorso 2 febbraio, a Flavigny, in Francia, il superiore dei lefebvriani, mons. Bernard Fellay.
''Ci facciamo sempre la domanda - ha detto il capo della Fraternita' Sacerdotale San Pio X -, cosa fare con Roma, quale sara' il risultato delle discussioni con Roma, si arrivera' ad un accordo?
Sinceramente, parlando umanamente, non lo vediamo arrivare questo accordo. Cosa vuol dire accordo? Su cosa siamo d'accordo?''. ''Se discutiamo, e non negoziamo, discutiamo - ha aggiunto - e' nella speranza che questa verita', che questa parola che proclamiamo ai massimi livelli della Chiesa, tocchi i cuori... poiche' abbiamo i mezzi di aprire la bocca, abbiamo il dovere di aprirla. Questo non vuol dire che dimezzeremo la verita' per cercare di trovare un cammino mediano, assolutamente no, anzi''.
''Allora - ha ribadito mons. Fellay -, umanamente, non arriveremo mai ad un accordo; si', umanamente non arriveremo ad un accordo, per come vediamo adesso le cose, umanamente non serve a niente''.
Il prelato lefebvriano ha pero' voluto aggiungere una nota di speranza: ''Quando parliamo della Chiesa non parliamo di 'umanamente', parliamo di una realta' soprannaturale. Sappiamo che le cose sono nelle mani di Dio, che ha i mezzi per rimettere la Chiesa in carreggiata''.
Sulla messa tridentina in rapporto a quella riformata voluta dal Concilio Vaticano II, mons. Fellay ha anche osservato: ''Ci si chiede a volte quali sono i punti comuni, talmente e' differente. Come e' possibile che tutto non sia cambiato. Quando sentiamo oggi, anche da Roma, che niente e' cambiato, che e' la stessa cosa, si rimane un po' interdetti. Quando si dice che non c'e' differenza tra le due messe, vorrei che aprissero gli occhi, non e' difficile''.

© Copyright Asca


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
06/02/2010 17:07
OFFLINE
Post: 14.458
Post: 3.704
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Lella...

Lefebvriani: l'audio dell'omelia di Mons. Fellay (molto più articolata della riduzione delle agenzie)

Clicca qui per ascoltare l'audio dell'omelia di Mons. Fellay segnalataci da Loquor.

Si tratta di considerazioni molto piu' articolate di quelle riferite dall'Asca.
L'omelia e' in francese, ma Mons. Fellay parla lentamente e si comprendono molti passaggi.
In ogni caso vi riporto il commento di Loquor, che ringraziamo:

Permettetemi di chiedervi di ascoltare l'omelia di Mons. Fellay. Si trova (in francese) nel sito www.laportelatine.org; la parte dedicata ai colloqui con Roma è quella finale.
Vi chiedo di farlo per un motivo molto semplice: perché le parole estratte dall'omelia, così come sono riportate dall'Asca, non rivelano l'intento di Monsignor Fellay. Ciò che lui afferma è molto semplice: oggi la situazione nel mondo cattolico è talmente grave e c'è talmente tanta confusione, che mettere la questione sul piano di un semplice "accordo umano" tra la Fraternità ed il Vaticano significa non aver capito nulla. Ciò che la Fraternità può fare e sta facendo "umanamente" è quello di discutere di oggettivi problemi dottrinali, che sono all'origine di questa situazione. Ma pensare che questo sia sufficiente per risanare la cosa è veramente una pia illusione... Infatti Monsignore afferma ciò che ogni vero cattolico non può non condividere: e cioè che da queste tremenda crisi si può uscire solo con la santità (questo l'Asca lo passa sotto silenzio, mentre invece è il cuore del discorso!). E' ciò che ci consegna la storia della Chiesa: sono i santi ad aver ridonato vigore e slancio alla Chiesa, in situazioni che umanamente sembravano irrecuperabili.
Allora quell' "umanamente impossibile" pronunciato da Mons. Fellay non ha un senso dispregiativo nei confronti di nessuno, ma è semplicemente la presa di coscienza che il disorientamento è tale che questi colloqui sono sì necessari, ma affatto sufficienti.
Stiamo perciò attenti (lo dico anzitutto per me) a far volare parole pesanti: superbia, schifo, ingratitudine,... Il giudizio temerario resta pur sempre un peccato.
Non dobbiamo avere la pretesa di dare subito giudizi ( questo vale per tutte e due le parti)…

Loquor


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
10/03/2010 09:33
OFFLINE
Post: 14.678
Post: 3.924
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Da "Messainlatino.it"...


Mons. Fellay: andamento e prospettive dei colloqui dottrinali

Traduciamo integralmente la recentissima intervista al Superiore Generale della Fraternità S. Pio X, apparsa sulla rivista lefebvriana Fideliter di questo mese e riportata da La Porte Latine.


Fideliter - Monsignore, grazie di aver accettato di rispondere alle nostre domande. Che differenza c’è tra queste discussioni dottrinali e gli scambi precedenti che ebbero luogo quando era vivo l' Arcivescovo Lefebvre, ad esempio a proposito dei Dubia?

Bernard Fellay: in precedenza, gli scambi erano piuttosto informali, tranne in alcune rare occasioni, come all'inizio del pontificato di Giovanni Paolo II. Mons. Lefebvre, pur presentando le principali obiezioni alle novità - e protestando vigorosamente contro gli scandali che scuotevano la Chiesa – cercava allaora un accordo piuttosto pratico: pensava che Roma potesse lasciargli fare "l’esperienza della Tradizione" accordando alla Fraternità San Pio X una regolarizzazione canonica, prima di qualsiasi dibattito sulla sostanza. Dopo il 1988, egli ha chiaramente indicato la strada da seguire: portare la discussione sul campo dottrinale, sull'essenza stessa della crisi che fa tanti scempi. Oggi, la Santa Sede ci ha dato senza contropartita questi famosi colloqui dottrinali, in maniera formale. Questa sarà per noi l'opportunità per rendere testimonianza della fede e di farci l’eco di duemila anni di Tradizione, senza privarci di riprendere alcuni studi, come appunto i Dubia sulla libertà religiosa che, a quel tempo, non avevano ottenuto risposta soddisfacente.

Fideliter - Solo la Fraternità ha ottenuto queste discussioni, serie e quasi solenni. Nessuna comunità Ecclesia Dei l’ha ottenuto. Secondo lei, questo è il segno della fondatezza della nostra resistenza e del rifiuto di un compromesso o di un riconoscimento canonico ambiguo, oppure è il segno che le comunità Ecclesia Dei non hanno più molto che li distingua dalla linea conciliare?

Bernard Fellay – E’ senza dubbio il segno di entrambe le cose [questa inelegante risposta il mons. se la poteva davvero risparmiare: ricordate i capponi di Renzo?]

Fideliter - lei può darci un elenco esatto dei temi, monsignore?

Bernard Fellay - si trova in un comunicato stampa che ha seguito la prima riunione, il 26 ottobre: "in particolare saranno esaminate le questioni circa il concetto di tradizione, il Messale di Paolo VI, l'interpretazione del Vaticano Secondo in continuità con la Tradizione dottrinale cattolica, i temi dell'unità della Chiesa e dei principi cattolici dell'ecumenismo, del rapporto tra Cristianesimo e religioni non cristiane e della libertà religiosa".

Fideliter – La filosofia moderna e i nuovi concetti (testimonianza, dialogo, apertura, impegno, esperienza, ecc.) saranno all'ordine del giorno delle discussioni?

Bernard Fellay - Tutti questi argomenti sono all'origine di molti problemi che riguardano la nuova ecclesiologia, e sembra inevitabile che vengano evocati in occasione di quei colloqui che, le ricordo, ruotano intorno al Concilio e al suo “aggiornamento” [in italiano nell'originale].

Fideliter – E’ possibile osservare un totale discrezione intorno a questediscussioni? Non ci sono voci che sono già filtrate?

Bernard Fellay – Non a mia conoscenza, se non per alcuni aspetti secondari relativi all'organizzazione generale di queste conversazioni.

Fideliter – Per quale ragione il Vaticano e la Fraternità tengono a mantenere una così grande discrezione intorno alle conversazioni dottrinali?

Bernard Fellay – E’ molto importante che il clima delle discussioni sia sereno e tranquillo. Viviamo al tempo della mediatizzazione e della democrazia universale dove ognuno giudica tutto e dà il suo parere su tutto. Le questioni teologiche e la posta in gioco sono tali che è meglio lasciare che le cose si facciano nella discrezione. Al momento opportuno, se necessario, sarà sempre tempo per renderne conto pubblicamente.

Fideliter – E’ spesso detto che tra Roma e la Fraternità, non ci si comprende perché non si ha la stessa lingua. Questo è vero per i nostri interlocutori romani attuali? Come fare per avere la stessa lingua?

Bernard Fellay – E’ ancora troppo presto per rispondere. In ogni caso, si tratta di menti brillanti, con le quali siamo in grado di confrontarci. La formazione filosofica tomista è evidentemente il modo migliore di procedere.

Fideliter – I teologi che Roma ha scelto sono secondo lei rappresentativi della corrente teologica generale nella Chiesa di oggi? O sono più vicini a una particolare tendenza? La loro linea di pensiero è vicina a quello di Benedetto XVI?

Bernard Fellay – I nostri interlocutori mi sembrano molto fedeli alle posizioni del Papa. Essi si trovano in quella che si può chiamare la linea conservatrice, quella dei sostenitori di una lettura la più tradizionale possibile del Concilio. Vogliono il bene della Chiesa e allo stesso tempo salvare il Concilio: è tutta qui la quadratura del cerchio.

Fideliter – I teologi scelti dal Vaticano sono tomisti? Lo sono in modo tradizionale?

Bernard Fellay – Lo vedremo. In ogni caso abbiamo a che fare con un Dominicano, certo, grande conoscitore di San Tommaso d'Aquino, ma anche con un gesuita e con un membro dell'Opus Dei.

Fideliter – Nei colloqui, quali saranno i punti di riferimento al di fuori della Rivelazione, della Scrittura e della Tradizione? Il Magistero anteriore al Vaticano II soltanto? Oppure quello posteriore?

Bernard Fellay - il problema concerne il Vaticano II. È, quindi, alla luce della Tradizione precedente che prenderemo in esame se il magistero post-conciliaire è una rottura o no.

Fideliter – Alcuni temono che i nostri teologi, presi dall'atmosfera degli uffici vaticani, abbassino la guardia nei colloqui. Li può rassicurare?

Bernard Fellay – Andiamo a Roma per testimoniare la fede, e l'atmosfera negli uffici ci importa ben poco. I nostri teologi si riuniranno ogni due o tre mesi in una grande sala del Palazzo del S. Uffizio, non negli uffici...

Fideliter - Circa la durata di questi colloqui, data la difficoltà della maggior parte dei soggetti, che richiedono almeno uno o due anni ciascuno, la durata potrà essere inferiore a cinque o dieci anni?

Bernard Fellay - Spero che non sarà così... in ogni caso, quando si affronta, con una persona qualsiasi, la questione della messa, della libertà religiosa o dell’ecumenismo, non occorre normalmente tutto questo tempo per convincerla!

Fideliter - Non teme che, nel corso di queste discussioni, Roma arrivi alla fine a rispondere alle nostre obiezioni (per quanto riguarda la libertà religiosa o la nuova messa) con l’argomento di autorità: Roma ha deciso così, essa non può sbagliare, etc.?

Bernard Fellay – Lo si può temere, certo, ma in questo caso, si dimostrerebbe che Roma non aveva davvero intenzione di discutere. Ora, il dibattito sul Vaticano II è ineludibile. Il recente libro di mons. Gherardini, teologo romano riconosciuto, lo prova a sufficienza. Il Vaticano II può essere discusso; deve esserlo.

Fideliter - Non si può temere che queste discussioni conducano a dichiarazioni congiunte, in cui le parti concordano su punti comuni, ma senza regolare i dibattiti di fondo, un po’ come con la dichiarazione congiunta con i luterani sulla giustificazione?

Bernard Fellay - Non è questione di dichiarazioni congiunte.

Fideliter - Supponiamo che uno dei teologi, dal lato romano, sia condotto ad approvare questa o quella tesi tradizionale, ad esempio a giudicare la libertà religiosa non conforme alla Tradizione, in conseguenza di questi colloqui. Che cosa accadrebbe allora?

Bernard Fellay - Ciò che desidera la Provvidenza. Vedremo allora cosa dovrà essere fatto. Non ci siamo ancora.

Fideliter - I fedeli hanno pregato il rosario per il riconoscimento della messa tradizionale e la revoca scomuniche; ora pregano per la consacrazione della Russia da parte del Papa. Ha l’idea che preghino anche per il buon esito dei colloqui dottrinali?

Bernard Fellay – Vale la pena di pregare per questa intenzione, come hanno fatto i bambini della crociata eucaristica nel mese di gennaio. Dalla nostra testimonianza di fede può derivare un gran bene per la Chiesa... In realtà, mi sembra che gli obbiettivi di queste crociate del rosario siano connessi gli uni agli altri: non ci sarà nessun trionfo mariano senza la restaurazione della Chiesa e, pertanto, della messa con l'insegnamento della fede.


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
19/03/2010 14:06
OFFLINE
Post: 14.792
Post: 4.038
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Lella...

LEFEBVRIANI: SABATO TERZA RIUNIONE CON GLI UOMINI DEL PAPA

Torneranno a incontrasi sabato prossimo, 20 marzo, i rappresentanti della Santa Sede e quelli della Fraternita' San Pio X. Lo scorso gennaio, Benedetto XVI, che ha tolto la scomunica ai presuli tradizionalisti consacrati illegittimamente da Lefebvre, ha affermato pubblicamente di sperare che i colloqui dottrinali - che erano da poco iniziati - vadano a buon fine, parlando alla Congregazione per la Dottrina della Fede da cui dipende oggi la Commissione Ecclesia Dei che lavora per il ripristino della piena comunione con i tradizionalisti.
E il capo dei lefebvriani, mons. Bernard Fellay, ha dichiarato giorni fa di ritenere 'molto importante che il clima delle discussioni sia sereno e tranquillo' .

© Copyright (AGI)


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
20/03/2010 18:56
OFFLINE
Post: 14.804
Post: 4.050
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Lella...

Lefebvriani e irlandesi il Vaticano tira le somme

PRIMO PIANO
Di Andrea Bevilacqua

VATICANEIDE - Due casi scottanti risolti Oltretevere

Oggi è il giorno in cui il Vaticano pubblica la lettera alla chiesa d'Irlanda sugli abusi su minori commessi da preti. Ma la giornata di oggi oltre il Tevere è importante anche per un altro motivo. Si riuniscono in Vaticano, come sempre a porte chiuse, gli esperti della Santa Sede e della lefebvriana Fraternità sacerdotale San Pio X per la terza sessione dei «colloqui dottrinali» che dovrebbero portare al ritorno della comunità tradizionalista fondata da monsignior Marcel Lefebvre alla «piena comunione» con la chiesa cattolica. L'incontro cade in un momento particolare. Perché è in queste settimane che i tradizionalisti stanno moltiplicando i gesti «provocatori» nei confronti della gerarchia cattolica, soprattutto in Francia, e stanno diventando più evidenti le divisioni all'interno della stessa Fraternità nei confronti dei dialoghi con il Vaticano.
È stato il superiore francese dei lefebvriani, l'abate Regis de Cacqueray, a lanciare ai primi di marzo un durissimo attacco contro la Conferenza episcopale francese per il suo impegno nel dialogo interreligioso e nei rapporti con gli ebrei, accusando i vescovi d'Oltralpe di essere diventati «protettori proseliti di altri culti» e di praticare una «carità traballante» che «accorda concessioni a dei sistemi religiosi la cui caratteristica principale e l'allontanamento da Gesù Cristo e dalla sua chiesa». Pochi giorni dopo, uno dei «negoziatori» lefebvriani con il Vaticano, l'abate Patryk de La Roque, sollevava «gravi dubbi» sulla possibile beatificazione di Giovanni Paolo II dopo la firma di papa Benedetto XVI del decreto che ne riconosce le «virtù eroiche»: si «denuncia», scrive l'abate tradizionalista, la supposta indifferenza di Pio XII di fronte alla «sorte drammatica» degli ebrei ma “sembra che si trovi naturale che Giovanni Paolo II, con le parole così come con il suo bacio, consideri il Corano Parola di Dio, o implori San Giovanni Battista per la protezione dell'Islam, o partecipi attivamente a dei culti animisti nelle foreste sacre del Togo».
I lefebvriani chiedono anche ai vescovi francesi di scendere in campo contro l'elezione alla Academie Française della sopravvissuta di Auschwitz Simone Veil perché pro-aborto e, sul sito ufficiale della Fraternità, criticano la visita del pontefice alla chiesa luterana di Roma. Papa Ratzinger, si legge sul sito dici.org, non ha ricordato in quell'occasione «tutto quello che Lutero, separandosi da Roma, aveva esplicitamente rifiutato del dogma cattolico». «La pratica costante della Chiesa – rincara l'organo lefebvriano – prima dell'ecumenismo promosso dal Concilio Vaticano II, era di non dare approvazione esteriore a delle credenze sbagliate partecipando a culti dissidenti, al fine di non coltivare nello spirito dei fedeli l'indifferentismo o il relativismo dottrinale».
Si sa, comunque, che all'interno della Fraternità San Pio X vi sono due fazioni divise. Da un parte l'ala dura» dei tradizionalisti, decisa a chiudere subito le porte del dialogo con Roma per evitare ogni «compromesso», dall'altra l'ala più morbida con il superiore della stessa Fraternità Bernard Fellay e il responsabile dei colloqui con il Vaticano Alfonso de Galarreta. Questi ultimi sembrano voler mantenere aperto il canale di comunicazione con papa Ratzinger, anche se non nascondono le difficoltà. In una recente intervista, Fellay ha ribadito che il «dibattito» sul «problema» del Concilio Vaticano II «è inevitabile» e di andare a Roma «per testimoniare la fede».

© Copyright Italia Oggi, 20 marzo 2010


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
15/04/2010 21:29
OFFLINE
Post: 15.241
Post: 4.485
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Lella...

I LEFEBVRIANI METTONO IL BAVAGLIO AL VESCOVO WILLIAMSON

Il vescovo negazionista Richard Williamson non potra' rilasciare interviste, ne' assistere al processo che si apre domani a Ratisbona in cui e' imputato per istigazione all'odio razziale. E' questo l'ordine che gli e' stato impartito dalla Fraternita' di San Pio X. A Williamson viene 'intimato' di non presentarsi in aula e di potersi esprimere pubblicamente solo previa autorizzazione, anche se deve parlare di semplici questioni di fede. (Agi)


[SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841]

Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
08/05/2010 13:14
OFFLINE
Post: 15.644
Post: 4.888
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Da "Messainlatino.it"...

VENERDÌ 7 MAGGIO 2010

Una bella analisi del Superiore della Frat. San Pio X sugli attacchi al Papa

E' apparsa oggi sul sito della FSSPX, DICI, la lettera agli amici e benefattori di mons. Fellay, datata peraltro primo maggio. Eccola, nella traduzione ufficiale.


Cari amici e benefattori,

La situazione della Chiesa somiglia sempre più ad un mare agitato in ogni senso. Vi si possono vedere delle onde, che sempre più sembrano voler rovesciare la barca di Pietro, per trascinarla in abissi senza fine. Dal Vaticano II in poi, un’onda sembra voler portare tutto verso il fondo, lasciando solo un ammasso di rovine, un deserto spirituale che i Papi stessi hanno chiamato un’apostasia. Noi non vogliamo descrivere di nuovo questa dura realtà, l’abbiamo già fatto spesso e voi tutti potete constatarla. Ci sembra tuttavia utile commentare un po’ gli avvenimenti di questi ultimi mesi: voglio parlare di questi attacchi, sorprendenti per la loro violenza e particolarmente ben orchestrati, che sono portati contro la Chiesa e il Sommo Pontefice. Perché tale violenza?

Per riprendere la nostra immagine, si direbbe che da qualche tempo, più o meno dopo l’ascesa al Pontificato di Benedetto XVI, sia apparsa una nuova onda, più modesta della prima, ma sufficientemente costante perché si possa comunque notarla. Contro ogni attesa, essa sembra dirigersi nel senso opposto della prima. Gli indizi sono sufficientemente vari e numerosi per affermare che questo nuovo movimento di riforma o restaurazione è reale. Lo si constata specialmente nelle giovani generazioni, manifestamente frustrate dalla poca efficacia spirituale delle riforme del Vaticano II. Se si considerano gli amari e duri rimproveri che i progressisti rivolgono a Benedetto XVI, è chiaro che questi percepiscono nella persona dell’attuale Papa una delle cause più vigorose di questo inizio di rinnovamento. E di fatto, anche se noi troviamo le iniziative del Papa piuttosto timide, queste contrariano profondamente il mondo rivoluzionario e sinistrorso, sia all’interno sia all’esterno della Chiesa, e a vari livelli.

Questo fastidio del mondo e dei progressisti si fa anzitutto sentire nelle questioni che toccano la morale. In particolare, la sinistra e i liberali sono stati infastiditi dalle dichiarazioni (peraltro molto ponderate) del Papa in Africa sull’uso dei preservativi nella questione dell’AIDS in Africa. Riguardo alla vita della Chiesa, la riabilitazione della Messa di sempre nei suoi diritti nel 2007, e l’annullamento due anni dopo della pena infamante che voleva squalificarci, hanno provocato il furore dei liberali e dei progressisti di ogni specie. In più, la felice iniziativa di un anno sacerdotale che rimette in onore il prete, ricordando la sua importanza capitale e così necessaria per la salvezza delle anime, e proponendo come modello il Santo Curato d’Ars, non è solamente un invito fatto al popolo cristiano a pregare per i sacerdoti, ma anche un appello a ricorrere al sacramento della Penitenza, completamente caduto nell’oblio in larghe fasce della Chiesa, come anche a prendersi cura del culto eucaristico, considerando soprattutto l’importanza dell’adorazione di Nostro Signore nell’Ostia Santa, chiara indicazione della presenza reale e sostanziale di Nostro Signore Gesù Cristo.

Ugualmente, la nomina di Vescovi decisamente più conservatori, tra i quali un certo numero che già celebrava la Messa tridentina in precedenza. Si potrebbe anche citare come esempio di questa piccola onda contraria la Lettera ai cattolici d’Irlanda che invita alla penitenza, alla confessione, agli esercizi spirituali, chiedendo anche l’adorazione di Gesù Eucaristia. Anche se con ragione si valuterà, nei nostri ambienti, che questi sforzi sono ancora insufficienti per arrestare la decadenza e la crisi della Chiesa, soprattutto vedendo un certo numero di atti che si collocano nella triste linea del suo Predecessore, come le visite alla sinagoga e al tempio protestante, tuttavia negli ambienti modernisti l’ora della chiamata alle armi è suonata! L’onda grande se la prende con la piccola con sorprendente violenza. Non c’è da stupirsi se lo scontro di queste due onde, molto disuguali, causa molti sommovimenti e tumulti, e provoca una situazione assai confusa per cui è molto difficile distinguere e predire quale delle due avrà il sopravvento. Ad ogni modo questo è nuovo e merita di essere riconosciuto. Non si tratta di cadere in un entusiasmo sconsiderato che voglia farci credere che la crisi è terminata. Anzi, le forze che invecchiano e che vedono rimessi in questione di punti che credevano definitivamente acquisiti, stanno certamente per dare battaglia in modo vigoroso per cercare di salvare questo sogno di modernità che comincia a sprofondare. Resta molto importante conservare uno sguardo del tutto realista su ciò che avviene. Se ci rallegriamo di tutto ciò che si fa di buono nella Chiesa e nel mondo, restiamo tuttavia senza illusioni sulla gravità della situazione attuale.

Cosa dobbiamo prevedere per gli anni a venire? La pace della Chiesa, o la guerra? Il trionfo del bene e il suo tanto sperato ritorno, o una nuova tormenta? La piccola onda riuscirà a crescere abbastanza per riuscire un giorno ad imporsi? La certezza del compiersi della promessa della Madonna a Fatima – “alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà” – non risolve necessariamente e direttamente la nostra questione, perché non è affatto escluso che sia necessario prima passare attraverso una tribolazione anche più grande, per arrivare al trionfo tanto atteso…

Questa formidabile posta in gioco si ritrova anche nella nostra Crociata del Rosario: non vorremmo per nulla togliere qualcosa alla gioia dell’annuncio del risultato straordinario della nostra Crociata. Vi chiedevamo con audacia, un anno fa, dodici milioni di corone per circondare di un magnifico serto di lodi come di altrettante stelle la nostra buona Madre del Cielo, la Madre di Dio, questa Madre che si presenta davanti ai nemici di Dio “terribile come un esercito schierato in battaglia” (Cant. 6, 3). Avete risposto con tale generosità che possiamo ora presentare a Roma un bouquet di più di 19 milioni di corone del Rosario, senza contare tutti quelli che si sono uniti a noi senza essere direttamente nostri fedeli.

Non è certo un caso se Pio XII, proclamando il dogma dell’Assunzione, ha voluto cambiare l’Introito della festa del 15 agosto con il passaggio dell’Apocalisse che saluta il grande segno apparso nel cielo. Questo versetto dell’Apocalisse apre la descrizione di una delle guerre più terribili che siano raccontate nel Libro Santo: il grande drago, che con la sua coda trascina un terzo delle stelle, viene a dar battaglia alla grande Signora (cf. Apoc. 12). Tutto questo passaggio è destinato ai nostri tempi? Si può facilmente crederlo, pur evitando di fare applicazioni troppo letterali o univoche di queste misteriose e profetiche descrizioni. Non abbiamo nessun dubbio che tutte le nostre preghiere abbiano la loro importanza, anzi una grandissima importanza, nel momento storico in cui ci troviamo. Tuttavia noi pensiamo anche di dovervi avvertire e incoraggiare in queste circostanze della storia della Chiesa.

La vostra generosità dimostra, senza il minimo dubbio possibile, il vostro attaccamento e il vostro amore concreto alla nostra Madre la Chiesa cattolica romana, al Successore di San Pietro, alla gerarchia, anche se abbiamo molto a soffrire da questa. Dio è più forte del male e il bene vincerà, ma forse non con tutta la pompa che vorremmo.

Occorre ora convincere le autorità a compiere la famosa consacrazione della Russia che dicono di avere già fatta; occorre ricordare l’attualità di quanto la Madonna diceva a Fatima, mentre nell’anno 2000 hanno voluto girare una pagina per non tornarci più. Le difficoltà e gli ostacoli sembrano moltiplicarsi perché ciò che chiediamo assolutamente non si realizzi. Poco importa, noi confidiamo molto più in Dio che negli uomini, così come noi ci aspettiamo da atti tanto semplici quanto la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria dei risultati sorprendenti per la Chiesa e per il mondo, dei risultati che sorpassano tutto quanto possiamo immaginare. Follia agli occhi degli uomini, ma riflesso di quanto san Paolo già predicava ai suoi tempi: ciò che è saggio agli occhi degli uomini è follia per Dio, mentre la sapienza di Dio è considerata dai saggi di questo mondo come una follia insensata (1Co. 1, 20).

Mentre noi porteremo a conoscenza del Santo Padre i vostri notevoli sforzi insieme alla ragione di queste preghiere nella speranza di contribuire così, a nostro modo, al bene della Chiesa, vi chiediamo di continuare questi medesimi sforzi. Seguendo l’invito di Nostro Signore nella sua toccante esortazione alla preghiera “Chiedete e riceverete”, insistendo e anche molto (Mt. 7, 7-11). La grandezza di ciò che chiediamo, senza dubitare di essere esauditi, reclama un’insistenza e una perseveranza proporzionate.

Ricordiamo che l’essenziale del messaggio di Fatima non si trova solamente nella consacrazione della Russia, ma piuttosto nella devozione al Cuore Immacolato di Maria. Che tutte queste preghiere e sacrifici facciano crescere e approfondire in noi tutti questa devozione al Cuore della Madre di Dio. Da lì Dio vuole essere toccato.

Che in questo inizio del mese di maggio, il mese di Maria, possiamo ritrovarci tutti ancor più sotto la sua materna protezione, è il nostro augurio più caro. Ringraziandovi della vostra grandissima generosità, chiediamo alla Madonna di benedirvi con il Bambino Gesù.

+Bernard Fellay

1° maggio 2010, festa di san Giuseppe Artigiano


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
08/05/2010 23:58
OFFLINE
Post: 15.654
Post: 4.898
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Da "Fraternità Sacerdotale San Pio X - Distretto Italia"...

RIFLESSIONE DEL SUPERIORE DEI DISTRETTO DI FRANCIA SULL'ODIO DEL MONDO VERSO LA CHIESA E IL PAPA, DI QUESTO MONDO CHE ODIA DIO.

Fonte: www.laportelatine.org

Perché il mondo odia Benedetto XVI

«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me» Giovanni XV, 18. Questo avvertimento che Nostro Signore rivolse ai suoi discepoli fu indubbiamente uno dei più gravi.

Egli li preveniva solennemente che non avrebbero dovuto aspettarsi niente dal secolo, che la loro speranza riposava solo in Lui. Infatti, non appena Dio ebbe inviato il suo Spirito Santo, il giorno di Pentecoste, coloro che ebbero lo zelo di annunciare Gesù Cristo furono oggetto della riprovazione del mondo. Furono cacciati fuori dalle sinagoghe, allontanati dalle piazze, poi condannati, decapitati o crocifissi. L’imperatore li calunniò, accusandoli dei peggiori misfatti, in particolare di aver bruciato Roma. Via via che la fede si diffondeva, «i figli della luce» venivano messi a morte, dati in pasto ai leoni o gettati tra le fiamme, mentre i «figli delle tenebre» urlavano, li beffeggiavano, schiamazzavano. Così si compiva la celebra massima di Tertulliano: «il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani». Sul sacrificio di coloro che preferivano morire piuttosto che rinnegare la verità rivelata si edificava la Chiesa. Sulle tombe dei primi Apostoli si ergeva la Cristianità.



Certo, quando i principi riconobbero il primato di Dio sulle società, quando i re seppero anch’essi inginocchiarsi davanti al loro Creatore, le persecuzioni cessarono e s’impose la tregua dei santi. Ma appena la rivolta umana si sollevava orgogliosamente di fronte al Signore, ecco che l’avvertimento divino veniva riconfermato: il mondo odierà insieme Dio e i suoi discepoli. Il nostro paese fu indubbiamente il laboratorio di questa funesta ribellione, e la Francia divenne la trista nazione che osò perseguitare il clero e imprigionare il Vicario di Cristo. Nel 1799, papa Pio VI morì a Valence, sul nostro territorio, allora amministrato dai rivoluzionari del Direttorio.

Questo mondo edifica sull’odio per Dio

Da allora, il mondo che ci circonda non ha cessato di rinnegare Dio. Ha preteso di rompere totalmente con la Chiesa; in tante occasioni ha fatto perire i preti, che morirono a migliaia sulle chiatte della Loira, nei bagni penali della Guyana o nei campi di lavoro ad Est; ha imposto una legislazione che ha fatto sparire sempre più la morale cristiana, tentando di ridurre la religione nella sfera del privato, fin nel più profondo delle coscienze. In tal modo, da duecento anni, le leggi anticristiane si sono moltiplicate, per spogliare la Chiesa, per oltraggiare la santa istituzione del matrimonio, per uccidere i bambini nascituri, per pervertire gli spiriti dei più innocenti. Di fronte all’inquietante avvenire che si delineava, Papa Pio IX ebbe la preveggenza di armare le anime, di prevenirle sul pericolo che si preparava: nel 1864, nel Sillabo, un indice di ottanta errori che si andavano diffondendo, egli condannò molto fermamente l’idea secondo la quale: «Il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e con la moderna civiltà.» Solo i liberi pensatori o liberali si lamentarono di una tale proscrizione, per continuare a voler adattare la Chiesa al mondo che la odia, a voler gemellare le due Gerusalemme, a fare coabitare Saul il persecutore con l’Apostolo Paolo.

Così, come non rimanere inorriditi quando gli stessi uomini di Chiesa, grazie al concilio Vaticano II, si avventurarono a voler adattare la Chiesa al mondo, e proprio a questo mondo, al punto di farne il loro primo obiettivo, abbandonando quello che era stato il proprio per duemila anni, e cioè la salvezza delle anime? Noi non possiamo che sottoscrivere la tragica constatazione espressa nel 1976 da Mons. Lefebvre, che in questa strana unione tra l’istituzione fondata da Cristo e quella in cui agisce il suo nemico, vedeva un «matrimonio adultero». Com’era infatti possibile mettere la Chiesa all’unisono con un mondo che si augurava di veder diminuire l’influenza cattolica, relativizzarsi la Fede e corrompere la morale, se non accordando certi suoi ministri con questi spaventosi disegni?

Per chi cantano le sirene del mondo?

Ora, nella misura in cui i papi moderni si impegnavano in queste nuove strade, rompendo con la Tradizione – dalle celebrazioni ecumeniche ai compromessi interreligiosi – questo mondo metteva un freno al suo odio e applaudiva. Ai media, suoi sinistri ambasciatori, non bastavano più le parole per celebrare dei papi che trovavano solidali, aperti al mondo, in sintonia col loro tempo, secondo i loro criteri inquietanti. E non esaurivano gli elogi per celebrare, con la riunione interreligiosa di Assisi, l’istituzione di una religione universale in cui la verità era stata rimpiazzata dalla solidarietà. Davano una pubblicità senza eguali alle Giornate Mondiali della Gioventù, per sostenere un’atmosfera da «bravi ragazzi», mentre la liturgia si degradava secondo le voglie delle derive locali. E al momento della morte di Giovanni Paolo II i media non si sbagliarono: salutando in lui il Papa di Assisi, il Papa del muro del pianto, il Papa dell’ONU; e condannarono invece il Papa della morale cattolica che aveva respinto in blocco pornografi ed abortisti.

Il papa Benedetto XVI, dunque, successe ad un papa immensamente popolare e di cui era stato il principale collaboratore. Egli non si è liberato dell’eredità del Vaticano II e dei suoi predecessori. Lo ha detto testualmente: vuole esserne il continuatore. E quando si è raccolto in preghiera nella moschea di Istanbul, quando ha pregato nella grande sinagoga di Roma o quando, recentemente, lo scorso 14 marzo, ha partecipato attivamente al culto luterano nel tempio di via Sicilia, non abbiamo potuto non indignarci constatando ancora la rottura totale di tali pratiche confusionarie con la prudente attitudine cattolica osservata dai papi fino al Concilio. Ora, questi sono giustamente i segni che permettono ai media di avere qualche considerazione per Joseph Ratzinger. Per questi gesti egli è stato, fino a poco tempo fa, lodato, giudicato intelligente e pacifico, mentre invece oggi si è chiaramente organizzata una caccia contro di lui.

Il mondo a viso aperto

Noi non assistiamo impassibili a questa caccia. Che cricca infame! Ma chi sono questi personaggi della casta mediatica per ergersi di fronte al Papa come campioni di virtù? Chi sono per accusare la Chiesa cattolica di tutti i vizi e di tutti i crimini? Sorgono spontanee sulle nostre labbra le espressioni usate da Nostro Signore per indicare la classe politico-religiosa pervertita da cui fu giudicato e condannato. Sono gli stessi sepolcri imbiancati, gli stessi farisei, quelli che odiano Cristo e chi si rifà a Lui. Quelli che consegnano le società alla dissolutezza e poi vengono a fare la morale ad un vegliardo la cui vita privata non offre alcun appiglio alla loro sete di scandalo.

Purtroppo, sappiamo bene che ci sono state delle cadute di certi preti, e della cadute fin troppo numerose. E indubbiamente ce ne sono sempre state, ma riteniamo che il loro numero sia aumentato per la tormenta che si è abbattuta sulla Chiesa e che ha disorientato i preti, i quali hanno dovuto portare il peso del loro celibato senza ricevere in compenso le grazie che permettessero loro di attingere le forze dal rinnovamento del Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo. Proviamo una compassione senza limiti per i ragazzi che sono stati le loro vittime innocenti e dobbiamo fare di tutto per espiare questi scandali, che si rivelano infinitamente più gravi allorché sono commessi da persone consacrate a Dio.

Ma respingiamo questa menzogna blasfema che vorrebbe far credere che i preti, anche in ragione del loro essere consacrati, sarebbero una popolazione «a rischio». Poco importano le nostre persone e l’aggressività che queste campagne mediatiche sviluppano contro l’abito ecclesiastico. Non è del nostro onore che si tratta, ma di quello di Nostro Signore Gesù Cristo. Costoro vorrebbero che tutti finissero con l’abbandonare questa religione i cui obblighi angelici, ritenuti stupidi e insostenibili, farebbero, secondo loro, arretrare i seguaci al di sotto delle bestie. Non ci facciamo impressionare da questa infernale disinformazione! Espiamo per i peccati che sono stati commessi, ma di fronte al richiamo di queste mancanze sentiamo solo il desiderio di pregare per la santificazione dei preti o quello di diventare dei santi preti e dei preti santi.

La via crucis di Papa Benedetto XVI

Dopo aver cercato, non troviamo altro paragone per questo braccheggio e questo “dagli addosso” rivolti contro una persona anziana, che quello della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Il mondo intero sembra coalizzarsi contro di lui e insultarlo, sottoscrivere la sua morte mediatica e scatenargli contro i peggiori furori che nessuno sa esattamente dove potrebbero portare. Ci piacerebbe trovare un riferimento diverso da quello della Passione di Cristo, che non è del tutto appropriato visto il gioire del mondo mediatico di fronte ai gesti interreligiosi o ai discorsi papali che giustificano la morte dello Stato cattolico, che non hanno niente a che vedere con la persona di Nostro Signore. Ma purtroppo, che altro scegliere?

Se assistiamo col cuore spezzato a questa caccia all’uomo, mai subita da alcuno dei predecessori di Benedetto XVI, ci interroghiamo pure sulle ragioni di giudizi tanto duri. E le troviamo nei processi orditi dagli stessi adulatori di questo mondo: quando si tratta di riassumere in maniera ossessiva i cinque anni di questo pontificato, i media citano subito le misure di restaurazione, dalla liberalizzazione della Messa tradizionale alla remissione delle «censure» ufficiali contro i vescovi della Fraternità San Pio X, due misure che ai loro occhi avrebbero favorito i difensori di una fede e di una morale senza compromessi. In modo più specifico, costoro rimproverano al Sommo Pontefice la condanna ormai decisa e ripetuta dell’aborto, dell’eutanasia, dell’unione omosessuale: pietosi vessilli divenuti appannaggio di tutti quelli che vogliono costruire una società senza Dio.

Certo, pur senza molte illusioni circa le difficoltà che l’attendevano cinque anni fa, quando fu eletto papa, probabilmente Benedetto XVI non immaginava che il suo pontificato sarebbe stato una tale via crucis. Senza godere della stessa aura del suo predecessore, egli avrebbe potuto vivere per alcuni anni sui benefici del suo prestigio. Se avesse voluto, non gli sarebbe stato difficile trovare delle ulteriori concessioni da fare alla modernità e ai grandi di questo mondo, così da non correre il rischio di diventarne la vittima. Invece quest’uomo certamente non è mosso dalla voglia di compiacere i suoi simili. Anche se non ha chiesto di diventare papa, una volta eletto ha inteso fare il suo dovere, a qualunque costo.

Sfortunatamente egli ha ricevuto la formazione di tutti i preti della sua generazione, in un periodo particolarmente agitato. E in verità è davvero spiacevole che un uomo simile si sia abbeverato a delle fonti filosofiche e teologiche avvelenate – quelle di Karl Rahner o di Hans Urs von Balthasar – che alla fine sono diventate le basi del suo pensiero. Non si può quindi che rimanere sconcertati da questo papa che un giorno affronta mirabilmente le burrasche di un mondo pieno d’astio per la Chiesa, e un altro si fa applaudire dalla stessa intellighenzia per i suoi gesti lusinghieri verso i disegni di un mondo in cerca di una solidarietà senza Dio; tuttavia, prove e sventure sono talvolta i migliori amici che ci permettono di riportarci alla luce della verità, così non dobbiamo disperare per il suo avanzamento spirituale.

Il nostro dovere in questa passione

Da questa crisi nella crisi deve derivare un più grande bene. Mai, a memoria d’uomo, il Vicario di Cristo è stato così maltrattato e ridicolizzato in vita e questo perché si è limitato a difendere la morale cattolica. Bisogna risalire a Pio XII, ultimo papa prima del Concilio, per ritrovare un tale accanimento contro un Sommo Pontefice e ciò che rappresenta. Il vecchio sogno dell’aggiornamento, dell’adattamento ad un mondo che bisognerebbe ammansire mentre ci odia, crolla in maniera manifesta. Dobbiamo raddoppiare le preghiere perché le autorità della Chiesa riconoscano con perspicacia che i tripudii episodici di un mondo che ha in odio Dio, manifestati quando queste stesse autorità sembrano compiacerlo, sono una inquietante anomalia e sono contrari alla natura della Chiesa.

Lungi dal lasciarci assalire da una qualche disperazione o, al contrario, da un acquietamento cosparso di buoni sentimenti, bisogna considerare che la nostra santificazione esige che non dobbiamo ritirare niente di questa battaglia della Fraternità San Pio X, iniziata dal suo fondatore. Non dobbiamo trascurare la forza dell’esempio. Indubbiamente questa Fraternità è solo uno strumento, ma, al di là della differenza di vedute, vi è un fatto: da quarant’anni, mentre l’opera di Mons. Lefebvre denunciava l’allontanamento dei papi dalla Tradizione, per i loro atti o i loro insegnamenti, il mondo li applaudiva. Di contro, quando il Papa veniva schernito e ridicolizzato, si appurava che la Fraternità difendeva quella stessa verità che, in definitiva, non era altro che il patrimonio della Chiesa trasmesso e insegnato.

Oggi, siamo ancora banditi dalla Chiesa, ma il Papa stesso si trova come misteriosamente trasportato nel posto del nostro esilio. Certo, si tratta ancora solo dell’esilio ufficiale sancito dalle società civili senza Dio, ma nessuno sa cosa accadrà in avvenire. È risaputo che quando la tempesta si fa più violenta gli stessi amici diventano più rari. Come per Cristo a ridosso della Passione, il vuoto intorno ad un papa può diventare impressionante, poiché ben presto accanto a lui si potranno ricevere solo delle batoste.

Noi chiediamo per noi stessi la grazia di non abbandonare, nell’infortunio, colui il cui nome può essere già iscritto nell’elenco dei pontefici perseguitati. Per lui chiediamo che, se deve continuare a fare l’amara esperienza della prova dell’abbandono, sappia riconoscere che questi esiliati dalla Chiesa sono proprio i suoi amici e i suoi figli più fedeli.

Che la Santissima Vergine Maria ci custodisca tutti nel suo Cuore Addolorato e Immacolato!


Don Régis de Cacqueray, Superiore del Distretto di Francia
Suresnes, il 5 maggio 2010 nella festa di san Pio V


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
13/05/2010 14:20
OFFLINE
Post: 15.773
Post: 5.017
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Da "Messainlatino.it"...

MERCOLEDÌ 12 MAGGIO 2010

Intervista a mons. Fellay: "Il Papa soffrirà molto"

- Brian Mershon:Vostra eccellenza, qual è la vostra reazione al fatto che la richiesta della Fraternità di 12 milioni di rosari ha prodotto un risultato di più di 19 milioni?
Vescovo Fellay: Prima di tutto, sono molto, molto felice di vedere tanto entusiasmo e tale risposta alla nostra richiesta. Sono certo che questo numero non è solo grazie a fedeli della Fraternità; sono sicuro che molti molti altri si sono uniti per i quali non abbiamo le cifre totali. Questa è la prima cosa.
In secondo luogo, mi rallegro con l'entusiasmo nella comprensione dell'importanza della questione. Questo tema è molto, molto importante.

- Brian Mershon: Le altre due Crociate del Rosario hanno provocato risposte piuttosto rapide e storiche-la liberazione della Messa Latina tradizionale a tutti i sacerdoti ovunque nel mondo e la revoca delle scomuniche dei Vescovi della Fraternità, che a sua volta ha portato all'inizio dei colloqui dottrinali con la Santa Sede. Prevede una risposta similmente spettacolare a questa terza crociata del Rosario?
Vescovo Fellay: Lascio la cosa totalmente nelle mani di Dio e della Vergine Maria. Ma, probabilmente, no. Non si sa mai, ma sarei molto sorpreso se il Papa consacrasse la Russia. Sarebbe una grande, grande sorpresa. D'altro canto, siamo già stati sorpresi prima, così non sarei sorpreso se la cosa dovesse accadere così rapidamente. Questa volta ciò che stiamo chiedendo è così grande e così importante, ed è così direttamente coinvolto in tutti gli eventi della storia dei nostri tempi.

- Brian Mershon: Sin da quando è stato eletto Papa Benedetto XVI ed è stato scelto il nuovo Patriarca ortodosso russo, c'è stato un disgelo evidente nelle relazioni e per il meglio, credo. Il Patriarca ortodosso russo ha anche pubblicato un libro di scritti del Papa da diffondere ai suoi fedeli laici! Come avete letto questo? Anche questo è connesso al terzo segreto di Fatima?
Vescovo Fellay: Personalmente credo che ci sia qualcosa in movimento in Russia. Sembra davvero esserci qualcosa in movimento in Russia. C'è qualcosa nell'aria. Quanto profondo e quanto avanzato? Non lo so. Ma ci sono molte cose che mostrano che vi è una ripresa della religione in Russia.

- Brian Mershon: La Fraternità ha già inviato il bouquet di rosari?
Vescovo Fellay: Avverrà [presto].

- Brian Mershon: Qual è l'atteggiamento della Fraternità circa l'attacco dei media di tutto il mondo contro la Chiesa e il Papa?
Vescovo Fellay: Penso che abbiamo una buona dimostrazione che la Chiesa davvero ha ancora nemici. E questi nemici hanno nomi e cognomi. Lo si può vedere attraverso questa campagna in corso. È sintomatico. Da un lato, abbiamo i nemici della vecchia guardia U.S.A. e, dall'altro, abbiamo i progressisti in Europa, entrambi lavorano insieme.

- Brian Mershon:Pensate che questi attacchi sono collegati ai castighi preannunciati da Suor Lucia nel terzo segreto?
Vescovo Fellay:è troppo difficile da dire. Ma se c'è una pertinente citazione da Fatima che vorrei citare — è la seguente: "il Papa soffrirà molto. Il Papa soffrirà molto." E ci siamo.

- Brian Mershon: I colloqui dottrinali in corso con la Santa Sede sono avvenuti fuori dei riflettori dei mezzi di comunicazione, per ovvie ragioni. Che cosa vi aspettate come conseguenza di questi colloqui? Che cosa deve accadere nei colloqui dottrinali affinché la Fraternità accetti una struttura canonica? I colloqui sono correlati a una possibile soluzione canonica?
Vescovo Fellay: E' impossibile dirlo. Assolutamente impossibile. Essa dipende da troppi fattori al momento. Non ho la risposta.

- Brian Mershon: Alcuni critici dicono che il rifiuto della Fraternità di una soluzione pratica o canonica è un segno di ostinazione o cattiva volontà. Come rispondete?
Vescovo Fellay: E' molto semplice. La Santa Sede ha convenuto che i colloqui dottrinali avvenissero, e questo dovrebbe risponde alla domanda senza metterne il peso su di me. Oltre a ciò, è chiaro che qualsiasi soluzione pratica che avvenisse senza un solido fondamento dottrinale porterebbe direttamente al disastro. Non vogliamo quello. Per andare avanti vogliamo e abbiamo bisogno della sicurezza di una soluzione solida a livello della dottrina. Così pretendere che ci sia qualcosa di definitivo prima di impegnarsi nei colloqui dottrinali...
Abbiamo tutti questi esempi precedenti davanti a noi, la Fraternità S. Pietro, l'Istituto di Cristo Re e tutti gli altri sono completamente bloccati sul piano della dottrina perché hanno accettato in primo luogo l'accordo pratico.

- Brian Mershon: Pensa che il Papa personalmente desideri sinceramente una soluzione canonica con la società di San Pio X?
Vescovo Fellay: Sì, io credo di sì. Esatto. Credo che il Papa lo desideri. Egli vuole che la Chiesa sia migliore e vuole completare la missione della consacrazione di Vescovi nella Fraternità.

- Brian Mershon: Lei ha menzionato in precedenti interviste che la Fraternità ha conoscenti o amici favorevoli tra i vescovi, i Cardinali — e anche nella curia romana. Quali consigli danno mentre questi colloqui dottrinali sono in corso?
Vescovo Fellay: Nessuno. Al momento sono molto discreti. Credo che le discussioni che stiamo avendo siano molto buone e si stanno svolgendo con estrema discrezione. I prossimi colloqui si svolgeranno in maggio.

- Brian Mershon: E'a conoscenza di qualsiasi gruppo di sacerdoti, fedeli laici o diocesi nella storia recente della Chiesa, che hanno offerto tali grandi bouquet di rosari al Santo Padre, come la Fraternità ha ora fatto tre volte?
Vescovo Fellay: Non a mia conoscenza. Potrebbe essere accaduto, ma non ho alcun riferimento. Ma è ovvio che una tale una crociata è qualcosa di unico. Credo che Padre Gruner ora stia per fare la stessa cosa.

- Brian Mershon: Qual è il Suo consiglio ai cattolici che hanno desiderio di aprire una cappella nella loro zona? La Fraternità si è imposta una pausa nell'espansione di cappellanie, dovuta ai colloqui dottrinali?
Vescovo Fellay: In primo luogo, i fedeli laici dovrebbero contattarci e poi noi cerchiamo di fare qualcosa per loro. Al momento, abbiamo così tante richieste che difficilmente le possiamo soddisfare. Quest'anno, abbiamo un anno buono per le ordinazioni, ma anche così, ci mancano i sacerdoti [per soddisfare tutte le richieste]. Possiamo a stento rispondere a tutte le richieste. Ma continuiamo la nostra vita normale come prima. Sarebbe del tutto controproducente pensare che avremmo dovuto interrompere qualsiasi sviluppo nella nostra vita a causa dei colloqui con Roma. Dovrebbe essere piuttosto il contrario.

- Brian Mershon: Vostra eccellenza, un pensiero finale?
Vescovo Fellay: Le preghiere alla Vergine devono continuare. Alcuni potrebbero pensare che poiché abbiamo realizzato la nostra crociata del Rosario, ora tutto va bene. No. No. No. Ora è molto chiaro che siamo impegnati in una battaglia con i veri nemici della Chiesa. Così, cattolici, siate pronti! Ottenete la vittoria con il Rosario!


Fonte: The Remnant


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
02/06/2010 13:14
OFFLINE
Post: 16.014
Post: 5.258
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Sandro Magister...

Con i lefebvriani fare ecumenismo costa caro

Chi dialoga con loro rischia l'accusa di tradire il Concilio Vaticano II. Il papa ci prova e un teologo tedesco torna a criticarlo. Ma intanto, molti gruppi tradizionalisti hanno già fatto pace con la Chiesa

di Sandro Magister

ROMA, 2 giugno 2010 – Tra due giorni Benedetto XVI viaggerà alla volta di Cipro. Sarà la prima volta che un papa visiterà l'isola, invitato e accolto dalla locale Chiesa ortodossa. Nemmeno Giovanni Paolo II vi era riuscito.

Questa visita sarà l'ennesima prova dei progressi senza precedenti che l'ecumenismo di papa Joseph Ratzinger ha prodotto in pochi anni ad Oriente, col vasto mondo dell'ortodossia.

Ma c'è anche un altro versante ecumenico sul quale Benedetto XVI è impegnato.

È quello con i seguaci dell'arcivescovo Marcel Lefebvre, tuttora in stato di scisma con la Chiesa di Roma a motivo del loro rifiuto dell'integralità del Concilio Vaticano II.

*

All'inizio del 2009, la decisione del papa di cancellare la scomunica ai quattro vescovi ordinati illecitamente da Lefebvre (vedi foto) – decisione mal comunicata e mal compresa dentro e fuori la Chiesa – provocò un uragano di fraintendimenti e di polemiche.

Per chiarire il senso del suo gesto, il 10 marzo dell'anno scorso Benedetto XVI scrisse una lettera ai vescovi. Nella quale spiegò che la revoca della scomunica era un richiamo "al pentimento e al ritorno all'unità". E ribadì che il cammino di riconciliazione restava ancora tutto da compiere, poiché il dissidio era di natura dottrinale e riguardava l'accettazione del Concilio Vaticano II e il magistero post-conciliare dei papi.

A conferma di questa natura dottrinale del dissidio, il papa collegò strettamente la pontificia commissione "Ecclesia Dei" – incaricata di dialogare con i lefebvriani e con altri gruppi affini – con la congregazione per la dottrina della fede.

Nella stessa lettera ai vescovi, Benedetto XVI spiegò che il richiamo all'unità di fede deve valere con tutti i cristiani. E che quindi non ha senso "lasciare andare alla deriva lontani dalla Chiesa" i 491 sacerdoti, i 215 seminaristi, i 6 seminari, le 88 scuole, i 2 istituti universitari, i 117 frati, le 164 suore e le migliaia di fedeli che compongono la comunità lefebvriana.

Ma il papa fece anche notare, con rammarico, che nella Chiesa scatta contro i lefebvriani un'intolleranza che colpisce sia loro sia quelli che "osano avvicinarglisi".

Lo stesso Benedetto XVI è bersaglio di questa intolleranza. Ai vescovi ha scritto che a motivo dei suoi sforzi di riconciliare i lefebvriani alla Chiesa "alcuni hanno accusato apertamente il papa di voler tornare indietro a prima del Concilio Vaticano II".

Queste critiche sono tornate ad affiorare di recente anche in forme teologicamente sofisticate. Ad esempio in un dotto commento scritto da Eberhard Schockenhoff, professore di teologia morale all'università di Friburgo, sul numero di aprile del 2010 della rivista dei gesuiti tedeschi "Stimmen der Zeit", riprodotto integralmente in italiano sull'ultimo numero di "Il Regno".

Schockenhoff è professore di teologia morale all'università di Friburgo ed è stato discepolo ed assistente di Walter Kasper, oggi cardinale e presidente del pontificio consiglio per l'unità dei cristiani.

Nel suo commento, giustamente Schockenhoff scrive che il vero dissidio tra la Chiesa di Roma e i lefebvriani non riguarda la messa in latino ma la dottrina del Vaticano II, specie sull'ecclesiologia e sulla libertà di coscienza e di religione.

Ma scrive anche che Roma sbaglia a escogitare interpretazioni restrittive dei testi conciliari da offrire ai lefebvriani nella speranza che siano accettate da loro. Perché a giudizio di Schockenhoff è proprio questo che starebbe accadendo, negli incontri a porte chiuse promossi dalla "Ecclesia Dei".

Roma – scrive Schockenhoff – vorrebbe strappare un riconoscimento verbale della libertà di coscienza e di religione, cioè dei capisaldi cella cultura moderna, proprio da gente come i lefebvriani che sono i nemici più irriducibili della modernità. Ma fare ciò è come tentare "la quadratura del cerchio", cioè l'impossibile. Nessuno crederà mai alla sincerità di una simile riconciliazione, anche qualora fosse sottoscritta.

Nel denunciare il "funambolismo ermeneutico" con cui la Chiesa di Roma vorrebbe riconciliare a sé i lefebvriani con grave danno della giusta interpretazione del Concilio, Schockenhoff cita ripetutamente il teologo Ratzinger e la sua "concezione platonico-agostiniana della coscienza": una concezione "troppo diversa" – scrive – da quella della dichiarazione conciliare "Dignitatis humanae" sulla libertà religiosa.

Il saggio di Ratzinger citato è del 1992. Inspiegabilmente, però, Schockenhoff non cita un testo molto più pertinente e recente dello stesso Ratzinger, nel frattempo divenuto papa.

Questo testo capitale è la parte conclusiva del memorabile discorso tenuto da Benedetto XVI alla curia romana il 22 dicembre 2005, sull'interpretazione del Concilio Vaticano II.

Nello spiegare come interpretare correttamente il Concilio, Benedetto XVI mostra come esso abbia segnato sì delle novità rispetto al passato, ma sempre in continuità con "il patrimonio più profondo della Chiesa".

E come esempio riuscito di questo intreccio fra novità e continuità il papa illustra proprio le tesi conciliari sulla libertà di religione: cioè il punto principale di rottura tra la Chiesa e i lefebvriani.

Da questo suo discorso in poi, risulta evidente che per Benedetto XVI i lefebvriani potranno riconciliarsi con la Chiesa solo se accetteranno in tutto ciò che scrive la "Dignitatis humanae" nell'interpretazione che ne ha dato lo stesso papa, e non in un'altra interpretazione più restrittiva, o "platonico-agostiniana".


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
28/07/2010 16:39
OFFLINE
Post: 16.553
Post: 5.797
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Da "Zenit.org"...

LIBERARE IL CONCILIO DALLE CONFUSIONI DEL POST CONCILIO

Intervista a don Alfredo Morselli, parroco a Bologna

ROMA, martedì, 27 luglio 2010 (ZENIT.org).- In occasione dell’ordinazione presbiterale di cinque diaconi della Fraternità Sacerdotale di San Pietro (FSSP), mons. Guido Pozzo, Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ha tenuto a Wigratzbad (sede del seminario europeo della stessa F.S.S.P.) un’importante conferenza.
La F.S.S.P. è una famiglia religiosa di diritto pontificio, fondata nel 1988 da alcuni sacerdoti tradizionalisti che non vollero seguire mons. Lefebvre dopo l’ordinazione illecita di quattro Vescovi.
Mons. Pozzo ha mostrato come le presunte fratture tra Concilio e pre-concilio siano state radicalizzate dai mezzi di comunicazione e siano in realtà frutto di una contraffazione dei testi conciliari.

Per meglio comprendere quali sono le questioni sollevate da mons. Pozzo, ZENIT ha intervistato don Alfredo Morselli, parroco a Bologna, che su questi temi è uno specialista.

Il Segretario della Commissione Ecclesia Dei ha tenuto un’importante conferenza presso il seminario della Fraternità sacerdotale di San Pietro. Che cosa significa questa scelta?

Don Morselli: La Fraternità sacerdotale di San Pietro è tra i più bei frutti del dialogo tra la Chiesa e il mondo tradizionalista. Mentre molti seminari sono vuoti, la FSSP non ha assolutamente questo problema. Ormai la maggioranza dei suoi membri non ha conosciuto personalmente mons. Lefebvre. Accolti nel mondo dai Vescovi più lungimiranti e obbedienti, hanno dato prova di sapersi integrare con le varie realtà diocesane. Assieme a tante altre famiglie analoghe nel carisma, costituiscono la prova vivente che la pace liturgica - ovvero la pacifica coesistenza nella Chiesa delle due forme del rito romano (Messa Gregoriana e Novus Ordo Missae) - non solo è possibile ma è fruttuosa.

Quali sono stati gli argomenti trattati nella conferenza?

Don Morselli: Mons. Pozzo ha voluto affrontare due argomenti caldi: l’unità e l’unicità della Chiesa cattolica e la Chiesa cattolica e le religioni in rapporto alla salvezza; ha cercato di dimostrare che “la questione cruciale o il punto veramente determinante all’origine del travaglio, del disorientamento e della confusione che hanno caratterizzato e ancora caratterizzano in parte i nostri tempi non è il Concilio Vaticano II come tale, non è l’insegnamento oggettivo contenuto nei suoi Documenti, ma è l’interpretazione di tale insegnamento”. Mons. Pozzo ha chiamato tale interpretazione una “ideologia para-conciliare, diffusa soprattutto dai gruppi intellettualistici cattolici neomodernisti e dai centri massmediatici del potere mondano secolaristico”.

Perché proprio questi due temi?

Don Morselli: Come riportato nel blog Messa in latino (http://blog.messainlatino.it/), “l'interesse principale di questo testo è che esso, con ogni probabilità, rappresenta un'epitome della posizione dei teologi di parte vaticana impegnati nei colloqui con la Fraternità San Pio X: in pratica, i chiarimenti dottrinali su alcuni controversi temi del Concilio che Roma è disposta a effettuare”.

Qual è stato il contributo di mons. Pozzo?

Don Morselli: Ha ribadito che l’unica via di soluzione cattolicamente percorribile è costituita dalla ermeneutica della continuità. Cerco di semplificare in poche parole: l’ideologia para-conciliare dice: “Che bello, dopo il Concilio la Chiesa è cambiata!”: i tradizionalisti sono tentati dall’errore opposto: “Che disgrazia, dopo il Concilio è cambiato tutto!”. Le promesse del Salvatore ci garantiscono invece che la Chiesa non muterà mai la sua natura. Alla tentazione dei Tradizionalisti la Chiesa ora sta rispondendo: “Quanto alla crisi e agli errori avete ragione; ci sono e non si può non vederli; ma – attenzione – non sono intrinseci al Concilio! Si tratta di una crisi neo-modernista – crisi che covava per altro ben prima del Concilio, con la cosiddetta Nouvelle Théologie e certe aberrazioni di alcune frange del movimento liturgico – grave fin che si vuole, ma estrinseca ai documenti”.

Mons. Pozzo risponde anche alle obiezioni di alcuni Tradizionalisti?

Don Morselli: Mons. Pozzo conosce bene tutto il panorama tradizionalista: in particolare risponde all'ipotesi secondo la quale il Concilio, essendo pastorale e non dogmatico, non sarebbe vincolante quanto all’assenso: “sarebbe ... sbagliato ritenere che l’indole espositiva e pastorale dei Documenti del Concilio Vaticano II non implichi anche una dottrina che esige il livello di assenso da parte dei fedeli secondo il diverso grado di autorità delle dottrine proposte”.
Inoltre c’è da dire che non è infallibile solo ciò che è definito, ma è infallibile anche ciò che viene continuamente riproposto dal Magistero: ad esempio, molti sono i teologi che ritengono infallibile la dottrina dell’enciclica Humanae Vitae, benché non sia contenuta in essa alcuna definizione in senso stretto. I punti cosiddetti caldi del Concilio, esaminati anche da Mons. Pozzo, sono continuamente citati e riproposti dal magistero ordinario; sono quindi anche rettamente interpretati e non possono essere considerati un optional.

La conferenza di mons. Pozzo potrà influenzare positivamente il dialogo sella Santa Sede con la Fraternità San Pio X?

Don Morselli: Ciò che fa ben sperare è il fatto che finalmente ai Tradizionalisti e alle loro istanze è riconosciuta un grande dignità (anche se in molte situazioni particolari le cose non vanno come il Papa desidererebbe). E siccome alla fine chi discute sono delle persone e non delle idee astratte, la saggezza e la carità pastorale di Benedetto XVI e dei suoi collaboratori porteranno grandi frutti.
A noi il compito di pregare, di sacrificarci e di operare perché questo avvenga il prima possibile.


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
27/08/2010 13:22
OFFLINE
Post: 16.696
Post: 5.940
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Lella...

LEFEBVRIANI: FELLAY, COLLOQUI CON VATICANO VANNO AVANTI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 ago.

"I colloqui dottrinali voluti da Benedetto XVI tra i rappresentanti della Fraternita' San Pio X e i teologi della Santa Sede sono in corso e procedono come previsto con la prossima riunione fissata nel mese di settembre".
Lo rende noto il superiore generale della Fraternita', mons. Bernard Fellay, smentendo "pettegolezzi e dicerie" che il successore di mons. Lefebvre definisce "inconsistenti e vuoti". "Per il momento, tutto va bene e senza intoppi, secondo i piani", tiene a chiarire in un'intervista a "The Remnant" tradotta in italiano dal sito "messainlatino.it".
Fellay afferma cioe' di non sapere nulla di un nuovo motu proprio che Benedetto XVI potrebbe firmare per favorire il rientro dei lefebvriani nella piena comunione con la Chiesa Cattolica come ulteriore atto unilaterale dopo la revoca delle scomuniche, ipotizzato in una lettera dal vescovo negazionista Richard Williamson, perdonato insieme con Fellay e gli altri due presuli tradizionalisti consacrati illecitamente da mons. Lefebvre nel 1988. "Sono molto infastidito da tutta la cosa", assicura mons.
Fellay sottolineando che "la dichiarazione del vescovo Williamson non e' autorizzata ed e' una sua dichiarazione personale e non della Fraternita'". "Non e' mai stata la politica della Fraternita' di basare un qualsiasi tipo di azione o di politica sul pettegolezzo. Non ho assolutamente alcuna conoscenza di qualsivoglia motu proprio", continua il capo dei lefebvriani che personalmente aveva imposto il silenzio al vescovo Williamson dopo le sue folli dichiarazioni sull'inesistenza di camere a gas nei campi di sterminio nazisti che causarono reazioni violentissime inquinando il significato del perdono di Papa Ratzinger ai quattro vescovi della Fraternita' San Pio X che si riferiva solo alla disobbedienza relativa all'ordinazione illecita e non certamente alle tesi di Williamson che non erano tra l'altro conosciute dal Pontefice.
Nella sua lettera dei giorni scorsi, il vescovo Williamson avverte i cattolici circa il "pericolo" di un motu proprio progettato per attirare i fedeli laici della Fraternita' verso l'unione con Roma senza che siano stati superati i problemi dottrinali attualmente all'esame dei teologi delle due parti nelle discussioni dottrinali in corso che, secondo il presule sarebbero giunte a un punto morto. Nell'intervista, mons. Fellay nega categoricamente questa affermazione. Il superiore generale dei lefebvriani conferma invece due notizie che in qualche modo sono di segno opposto all'ipotesi di Williamson.
E' vero, dice, che la Fraternita' sta cercando di aprire un nuovo seminario negli Stati Uniti dopo quello aperto in Nebraska e che spera di poterne acquistare l'edificio da una delle diocesi che per mancanza di vocazioni hanno messo in vendita i loro seminari. "Sara' un buon test per vedere quanto cordiali possono essere le relazioni ecclesiali", spiega riferendosi al fatto che fonora i vescovi americani avevano sempre respinto richieste di cedere alla Fraternita' immobili dismessi.
Mons. Fellay conferma inoltre quanto dichiarato in passato e cioe' che un prelato vaticano gli avrebbe detto che la coesistenza tra i l'antico e il nuovo rito della messa voluta da Papa Ratzinger portera' in 20-25 anni al superamento della nuova messa.
In realta' il Pontefice - nella lettera a tutti i vescovi del mondo che accompagnava tre anni fa il motu proprio "Summorum pontificum" - ha ben chiarito che i due riti potranno in qualche modo fecondarsi vicendevolmente, ed egli stesso ha introdotto nelle liturgie che presiede e che seguono il nuovo rito alcuni elementi di quello tradizionale come la distribuzione dell'Eucaristia ai fedeli in ginocchio.

© Copyright (AGI)


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
14/09/2010 11:46
OFFLINE
Post: 16.817
Post: 6.061
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di padre Scalese...

SABATO 11 SETTEMBRE 2010

L'esperienza della tradizione

Sono svariati mesi che non mi occupo della Fraternità sacerdotale di San Pio X. Dopo l’inizio dei “colloqui dottrinali” con la Santa Sede, nell’ottobre 2009, solo una volta ho interrotto il silenzio che mi ero imposto: in séguito alle parole pronunciate da Mons. Fellay il 2 febbraio 2010 a proposito degli stessi colloqui (si veda il mio post del 6 febbraio).

Nel post del 19 ottobre 2009 spiegavo i motivi che suggerivano il silenzio: non sarebbe stato corretto interferire in alcun modo sulla delicatissima “trattativa” in corso. Ciò non significava affatto che io “credessi” in quei colloqui. Quale fosse la mia posizione in proposito, lo avevo messo in chiaro nel post del 18 marzo 2009; ma, visto che le due parti erano convinte della loro utilità, mi auguravo di cuore che quei colloqui potessero essere coronati da successo.

A quanto pare, però, essi sono entrati in una fase di stallo (mi viene da aggiungere: e non poteva essere altrimenti). Forse per questo, durante l’estate si è diffusa la voce che il Papa stia pensando a un motu proprio, nel quale, per giungere a una piena riconciliazione, chiederebbe alla FSSPX esclusivamente di sottoscrivere il Catechismo della Chiesa cattolica (come è avvenuto recentemente con i gruppi anglicani che hanno chiesto di ristabilire la piena comunione con Roma). La notizia è stata accolta con soddisfazione da tutti i fedeli legati alla tradizione, ma ha destato anche le preoccupazioni dell’ala massimalista del movimento lefebvriano (si veda qui).

Personalmente, se effettivamente si giungesse a un accordo su queste basi, ne sarei ben felice; ma ho i miei dubbi che ciò possa avvenire. La reazione del Vescovo Williamson appare assai significativa; e sono convinto che la sua posizione sia condivisa dalla maggioranza della Fraternità. Ma il problema non sta solo nell’atteggiamento della FSSPX; dobbiamo considerare la cosa in sé stessa, oggettivamente: che cosa è giusto — meglio, necessario, indispensabile — chiedere ai lefebvriani per riammetterli alla piena comunione con la Chiesa cattolica?

Finalmente, se la notizia del motu proprio è vera, si è capito che non si può chiedere loro l’accettazione del Concilio Vaticano II, un concilio che si è autodefinito “pastorale” e che, in alcuni punti, può essere — e di fatto è — messo in discussione. Ora, forse sulla scia di quanto avvenuto con gli anglicani, si vorrebbe chiedere alla FSSPX l’accettazione del Catechismo della Chiesa cattolica. Potrebbe sembrare un’idea ragionevole, che era stata in qualche modo già ventilata un anno fa e che io stesso avevo condiviso (si veda il post del 19 ottobre 2009).

Ma, se ci pensiamo bene, anche questa soluzione — a prescindere dalle reazioni dell’altra parte, ma solo in linea di principio — non è la piú corretta. Non certo perché il Catechismo della Chiesa cattolica sia, come vuole Williamson, “sostanzialmente modernista, ma in maniera sommessa”; bensí perché i catechismi — tutti i catechismi — sono anch’essi testi “pastorali”, legati al tempo e al luogo in cui sono stati composti. Non a caso oggi non usiamo piú il Catechismo del Concilio di Trento, ma il Catechismo della Chiesa cattolica; non perché uno sia giusto e l’altro sbagliato, ma semplicemente perché il secondo è piú adatto all’epoca in cui viviamo. Che il CCC non sia un assoluto lo dimostra il fatto che, dal momento in cui è stato pubblicato (1992), esso è già stato modificato (nel 1997) a proposito della pena di morte (nn. 2266-2267). Un catechismo non contiene solo il dogma nella sua purezza, ma cerca di presentarlo adottando le categorie proprie di un determinato periodo storico. Perché obbligare qualcuno ad accettare come definitivo un testo che, pur nella sua autorevolezza, conserva un carattere contingente e quindi può essere fatto oggetto, almeno su alcuni punti, di legittime riserve (come di fatto è avvenuto a proposito della pena di morte)?

Io mi vado sempre piú convincendo che l’unica cosa che si possa — e si debba — chiedere ai lefebvriani (come a chiunque altro) è la professione di fede: se essi sono disposti a emetterla, sono cattolici; se si rifiutano, non lo sono. E a nulla varrebbero i colloqui dottrinali, anche se durassero per anni.

Che poi ci possano essere delle divergenze su alcuni punti, soprattutto riguardo al Concilio Vaticano II, mi sembra piú che legittimo. Dove sta scritto che tutti la dobbiamo pensare allo stesso modo a proposito della libertà religiosa, dell’ecumenismo o del dialogo inter-religioso? Si tratta forse di dogmi di fede? È proprio uno scandalo se qualcuno la pensa in maniera diversa? Non è piuttosto uno stimolo per approfondire le questioni? Ho l’impressione che talvolta si voglia allargare indebitamente il campo dell’ortodossia; pensare che, per essere cattolici, tutti dobbiamo avere la stessa opinione su tutto; che non ci sia spazio per un legittimo pluralismo. I dogmi di fede, tutto sommato, non sono poi cosí tanti: una volta che ci ritroviamo tutti nella professione della medesima fede, possiamo discutere sul resto, purché lo si faccia con carità e senza reciproche scomuniche. Vale sempre l’antico adagio: In necessariis unitas; in dubiis libertas; in omnibus caritas.

Jesus di agosto ha riportato un fatto di cui non ero a conoscenza, avvenuto esattamente 34 anni fa, l’11 settembre 1976: Paolo VI ricevette a Castel Gandolfo Mons. Lefebvre, il quale si rivolse al Papa con queste parole: «Ci lasci fare, Santità, l’esperienza della Tradizione. Che ci sia, in mezzo a tutte le esperienze attuali, l’esperienza di ciò che è stato fatto per venti secoli». L’autore dell’articolo, lo storico Giovanni Miccoli, ricorda che Paolo VI, un mese dopo, rispose negativamente alla richiesta dell’Arcivescovo. Non mi sento di giudicare Papa Montini: probabilmente aveva ragione, in quel momento, a rigettare l’istanza. Era troppo importante, in quel momento, essere tutti uniti, sotto la guida di Pietro, nell’attuazione delle riforme volute dal Concilio. Come si può vedere da quanto riportato da Miccoli, la grande preoccupazione di Paolo VI era che si potesse intaccare l’“autorità apostolica del Concilio” (che non può essere in alcun modo messa in discussione neppure oggi) e — aggiungo io — la sua personale autorità pontificia.

Ma oggi la situazione è cambiata: il rinnovamento conciliare è stato attuato; semmai, è giunto il momento di fare una verifica e un bilancio di tale rinnovamento. Non c’è nulla di scandaloso se vengono messe in risalto alcune carenze e si suggeriscono possibili rimedi: è già avvenuto su molti aspetti; può avvenire su altri. In questi anni nella Chiesa sono sorte tante esperienze diverse, con i loro pregi e i loro limiti, ma tutte legittime. Possibile che non ci sia spazio anche per l’“esperienza della tradizione”? La richiesta che Mons. Lefebvre rivolse a Paolo VI 34 anni fa mi sembra piú che legittima: non pretendeva che tutta la Chiesa lo seguisse nella sua strada (come sembrerebbe talvolta che vogliano i lefebvriani odierni…); chiedeva solo che gli fosse permesso di percorrere un cammino diverso, senza escludere o giudicare i cammini altrui («… in mezzo a tutte le esperienze attuali…»). Come si può negare tale possibilità oggi, che a tutti viene concesso di seguire il proprio carisma? L’unica cosa che si deve esigere dai lefebvriani, oltre alla professione della medesima fede, è di rimanere fedeli allo spirito del loro fondatore: fare, sí, l’esperienza della tradizione, ma senza avere la pretesa che quell’esperienza sia esclusiva e normativa per tutti. A queste condizioni, l’esperienza della tradizione potrà tornare a costituire una ricchezza per tutta la Chiesa e, a loro volta, i suoi seguaci potranno beneficiare delle ricchezze delle altre legittime esperienze ecclesiali.

Pubblicato da Querculanus a 10:59


Sono d'accordissimo!!!!
[SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841]

Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
15/09/2010 20:25
OFFLINE
Post: 16.830
Post: 6.074
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Master
Dal blog di Lella...

LEFEBVRIANI: MONS. KOCH, AUSPICO CHE DIALOGO DIA RISULTATI SPERATI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 set.

L'auspicio che il dialogo teologico in corso con i tradizionalisti della Fraternita' San Pio X, "offerto e rilanciato dal Papa, possa essere compreso da tutti e dare i risultati sperati", e' stato fromulato, in un'intervista all'Osservatore Romano, dal neo presidente del dicastero per l'unita' dei cristiani, mons. Kurt Koch.
Il presule svizzero, ex allievo del teologo Joseph Ratzinger, rivela di aver ricevuto "un mandato ben preciso del Papa per provare a ricomporre lo scandalo delle divisioni" tra i cristiani, e precisa di non voler dunque agire come "il presidente di una holding internazionale che puo' fare e organizzare tutto cio' che gli passa per la testa".
Ma tiene anche a esprimere rispetto per il suo predecessore, il card. Walter Kasper, seguace di una diversa scuola teologica. "Proprio lui - ricorda - nel 2002, mi ha chiamato a far parte del Pontificio Consiglio. In questi giorni si e' reso disponibile per facilitare il mio inserimento. Posso assicurare che proseguiro' il lavoro che il cardinale Kasper ha cosi' ben impostato".

© Copyright (AGI)


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:18. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com