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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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Caso Williamson, lefebvriani: "Ripudi il neonazismo o lasci la Fraternità San Pio X"

''La disobbedienza a quest'ordine lo farebbe incorrere nell'esclusione"

Città del Vaticano, 21 nov. (Adnkronos/Ign)

Una dura presa di posizione del Superiore Generale dei lefebvriani contro mons. Richard Williamson è stata diffusa dalla Fraternità ultraconservatrice di San Pio X. Mons. Bernard Fellay ha intimato a Williamson di non farsi difendere dall'avvocato neonazista Wolfram Nahrath nel processo che lo vede imputato in Germania per le sue affermazioni negazioniste relative alle camere a gas. Williamson fa parte del gruppo dei quattro vescovi lefebvriani, insieme allo stesso mons. Fellay, cui il Papa ha revocato tempo fa la scomunica, al centro delle trattative fra la Fraternità di San Pio X e la Santa Sede per stabilire modi e temi del rientro definitivo dei lefebvriani all'interno della Chiesa cattolica.
La vicenda Williamson creò seri problemi al Vaticano in quanto il vescovo di origine inglese diffuse teorie negazioniste a ridosso del provvedimento di riconciliazione promosso dal Papa. Nel comunicato diffuso dalla Fraternità di San Pio X si legge: ''Il Superiore generale, mons. Bernard Fellay, ha appreso dalla stampa la decisione di mons. Richard Williamson di revocare, dieci giorni prima del suo processo, l'avvocato incaricato dei suoi interessi per farsi difendere da un avvocato apertamente legato al movimento detto neo-nazista in Germania e ad alcuni dei suoi gruppi''.
''Mons. Fellay - prosegue il testo - ha intimato l'ordine formale a mons. Williamson di ritornare su questa decisione e di non lasciarsi strumentalizzare da tesi politiche totalmente estranee alla sua missione di vescovo cattolico al servizio della Fraternità S. Pio X''. Quindi la conclusione: ''La disobbedienza a quest'ordine farebbe incorrere mons. Williamson nell'esclusione dalla Fraternità S. Pio X''.
L'avvocato, Wolfram Nahrath, membro della formazione di estrema destra Npd, acronimo di Nationaldemokratische Partei Deutschlands, è stato un leader di Gioventù Vichinga, un'organizzazione neo-nazista ispirata alla Gioventù hitleriana, che fu messa al bando in Germania nel 1994 e ha difeso gruppi nazisti colpevoli di gravi reati razziali.

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LEFEBVRIANI: MONS. FELLAY, IN COLLOQUI CON S.SEDE NO OBIETTIVI COMUNI

(ASCA) - Roma, 19 feb

Il Vaticano e i tradizionalisti lefebvriani non hanno un obiettivo comune nei colloqui dottrinali iniziati nell'ottobre 2009 dopo la decisione di papa Benedetto XVI di togliere la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani. Lo confessa lo stesso superiore della Fraternita' Sacerdotale San Pio X, mons. Bernard Fellay, al sito La Porte Latine.
''Bisogna distinguere l'obiettivo di Roma e il nostro - dice il vescovo lefebvriano -. Roma ha indicato che c'erano dei problemi dottrinali con la Fraternita' e che bisogna chiarirli prima di un riconoscimento canonico - problemi che sarebbero manifestamente di nostra responsabilita', dato che si tratta dell'accettazione del Concilio (Vaticano II, ndr).
Ma per noi si tratta di un'atra cosa, noi vogliamo dire a Roma quello che la Chiesa ha sempre insegnato e, quindi, manifestare le contraddizioni tra questo insegnamento secolare e cio' che si fa nella Chiesa a partire dal Concilio. Da parte nostra, questo e' il solo obiettivo che perseguiamo''.
I lefebvriani non hanno nascosto la loro irritazione per alcune recenti mosse di papa Ratzinger, dalla decisione di beatificare il suo predecessore, Giovanni Paolo II, a quella di convocare un meeting interreligioso ad Assisi quest'anno dopo quelli gia' tenuti nel 1986 e del 2002.
Mons. Fellay spiega anche di non aver notato nessuna ''evoluzione'' del pensiero dei suoi interlocutori vaticani nel corso dei colloqui. D'altra paret, spiega, ''non si tratta ne' di un negoziato, ne' della ricerca di un compromesso, perche' e' una questione di fede''. Per il vescovo lefebvriano, i colloqui sono prossimi alla conclusione ''perche' abbiamo trattato tutti i grandi temi posti dal Concilio'', anche se non si sbilancia sul loro esito.

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VATICANEIDE - Giugno il mese decisivo per ricucire lo strappo

Lefebvriani, passi avanti verso la riconciliazione

di Andrea Bevilacqua

Il mese di giugno potrebbe portare a una conclusione le consultazioni esistenti da tempo tra il Vaticano e la Fraternità sacerdotale San Pio X, la comunità ultratradizionalista fondata dal vescovo scismatico Marcel Lefebvre scomunicato nel 1988 da Papa Giovanni Paolo II.
Recentemente è stato l'attuale superiore generale della Fraternità, monsignor Bernard Fellay, a dire che ciò che la Santa Sede ha in mente per loro sarebbe la costituzione di un ordinariato che lascerebbe la piena autonomia ai lefebvriani nei confronti dei vescovi diocesani.
Se così fosse la strategia di Benedetto XVI per non escludere i lefebvriani dalla comunità ecclesiale si avvicinerebbe di molto a quella adottata recentemente con gli anglicani. Anche agli anglicani che intendono tornare con Roma è stata offerta la possibilità di farlo creando diversi ordinariati.
La tappa di riavvicinamento tra Roma e i lefebvriani è stata lunga e laboriosa. Un'accelerazione è avvenuta 7 luglio 2007 con il motu proprio Summorum Pontificum che riconosce a ogni prete cattolico di rito romano il diritto di celebrare la messa secondo l'antico uso. Era questa la prima condizione preliminare che gli stessi lefebvriani avevano chiesto per un'eventuale riconciliazione.
Il 21 gennaio del 2009 ci fu un di revoca della scomunica per i quattro vescovi della Fraternità. Anche questo fu un enorme passo verso i lefebvriani, un passo non senza conseguenze drammatiche come fu la reazione di tutto il mondo quando uscì la notizia che uno dei quattro presuli, monsignor Richard Williamson, era negazionista quanto alla Shoah. Ratzinger subì pesanti critiche provenienti soprattutto dal mondo ebraico.
Poi Roma invitò una commissione teologica della Fraternità a partecipare a dei colloqui dottrinali presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. Il tavolo della discussione, tutt'ora aperto, vede impegnati tre teologi della Fraternità e tre teologi romani.
La Santa Sede ha un obiettivo: tenere vicina a Roma la Fraternità e non permettere che si allontani ulteriormente. Ovviamente ci sono dei paletti.
Su tutti il fatto che la Fraternità deve accettare tutti i testi usciti dal lavoro del Concilio Vaticano II senza considerarli carta straccia. Per la chiesa il Vaticano II non ha tradito la dottrina della chiesa, traditrice semmai è stata l'ermeneutica successiva al Concilio, quell'ermeneutica della rottura che lo stesso Benedetto XVI ha stigmatizzato nel discorso alla curia romana del 22 dicembre del 2005: il Concilio per il Papa va letto in continuità con la tradizione passata. Su questo punto lefebvriani hanno più volte avuti uscite molto dure. Ma se dimostreranno un cambiamento in merito le porte del Vaticano torneranno ad aprirsi del tutto per loro. La strada è l'ordinariato, sul modello di quello adottato per le comunità anglicane.

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Padre Lombardi: sono illegittime le recenti ordinazioni sacerdotali compiute dalla Fraternità San Pio X

Le ordinazioni sacerdotali compiute recentemente dalla Fraternità San Pio X sono da considerarsi “illegittime”: è quanto ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, rispondendo ad alcune domande sull’argomento. Padre Lombardi ha ribadito quanto affermato dal Papa nella sua Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica del 10 marzo 2009:

"Finché la Fraternità (San Pio X) non ha una posizione canonica nella Chiesa – sottolinea Benedetto XVI - anche i suoi ministri non esercitano ministeri legittimi nella Chiesa (...) finché le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri (...) non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa".

© Copyright Radio Vaticana


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23/08/2011 18:02
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Da "Vatican Insider"...

Il 14 settembre il vescovo Fellay discuterà con la Santa Sede un possibile accordo

Andrea Tornielli

Città del Vaticano

Il vescovo Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X fondata da monsignor Lefebvre, è stato convocato in Vaticano per il prossimo 14 settembre. È il primo incontro di vertice dopo i colloqui dottrinali che nell’ultimo anno hanno visto confrontarsi a Roma le delegazioni della Santa Sede e dei lefebvriani.

Come si ricorderà, dal 2009 la Commissione Ecclesia Dei, che si occupa del rapporto con la Fraternità San Pio X è stata inglobata nella Congregazione per la dottrina della fede ed è stata affidata alla guida di monsignor Guido Pozzo.

I colloqui dottrinali, che hanno affrontato tutti i nodi considerati problematici dai lefebvriani, i quali ritengono che in alcuni punti il Concilio Vaticano II abbia rappresentato una rottura con la tradizione della Chiesa, si sono conclusi nei mesi scorsi.

Ora il Vaticano dovrebbe sottoporre a Fellay dei protocolli d’intesa che chiariscono i punti dottrinali leggendo il Concilio secondo quell’ermeneutica della continuità nella riforma suggerita fin dal dicembre 2005 da Benedetto XVI quale interpretazione più autentica dei testi del Vaticano II.

Soltanto se saranno superate le difficoltà dottrinali, sarà sottoposta alla Fraternità una proposta di sistemazione canonica, che risolva la situazione in cui si trovano le comunità lefebvriane. Come si ricorderà, anche se il Papa, con un gesto di benevolenza, nel gennaio 2009 ha tolto la scomunica ai quattro vescovi ordinati da Lefebvre, i vescovi e i sacerdoti della San Pio X vivono ancora in uno stato di irregolarità canonica.

La proposta che è stata studiata dal Vaticano prevede per i lefebvriani l’istituzione di una ordinariato simile a quello che il Papa ha offerto agli anglicani intenzionati a rientrare nella comunione con la Chiesa di Roma. In questo modo, la Fraternità dipenderebbe dalla Santa Sede (e precisamente dalla Commissione Ecclesia Dei) e potrebbe mantenere le sue caratteristiche senza dover rispondere ai vescovi diocesani.

L’incontro del 14 settembre, che Vatican Insider è in grado di confermare rappresenta dunque un nuovo passo nel cammino travagliato di questi anni. Ma è prematuro sbilanciarsi in quanto alle conclusioni: è noto infatti che all’interno della Fraternità San Pio X convivono diverse sensibilità e c’è una parte che considera difficile arrivare a un accordo.

Va ricordato che Papa Ratzinger, intenzionato a chiudere il mini-scisma lefebvriano, ha già compiuto due passi molto significativi nella direzione chiesta dalla Fraternità: ha liberalizzato il vecchio messale preconciliare e ha tolto le scomuniche vigenti dal 1988.


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01/09/2011 20:22
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LEFEBVRIANI: DUE SETTIMANE A INCONTRO DECISIVO, L'ESEMPIO DEL BRASILE

Salvatore Izzo

(AGI) - Castelgandolfo, 1 set.

"Siamo cattolici, apostolici e romani.
Se Roma e' la testa e il cuore della Chiesa Cattolica, sappiamo che la crisi sara' risolta necessariamente a Roma e da Roma". "E' con questa intima convinzione - afferma una nota pubblicata dal sito della Fraternita' San Pio X - che mons. Fellay accogliera' l'invito del prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede" per l'incontro che si terra' in Vaticano il prossimo 14 settembre. Un appuntamento che da piu' parti e' definito decisivo in quanto, come scrive il cardinale Joseph William Levada nella lettera d'invito al capo dei lefebvriani, "lo scopo di questa riunione e' in primo luogo di effettuare una valutazione delle discussioni teologiche condotte dagli esperti della Congregazione per la Fede e della Fraternita' Sacerdotale San Pio X negli ultimi due anni accademici e quindi di considerare le prospettive future".  Prospettive che ovviamente sono quelle del ristabilimento della piena comunione con la Chiesa Cattolica, come esplicitamente ha spiegato in diverse occasioni lo stesso Pontefice che ha dato avvio al processo in corso con la generosa - ma assai criticata - decisione di togliere le scomuniche ai quattro vescovi lefebvriani. Sulle possibili soluzioni canoniche, rileva il sito della Fraternita' San Pio X, "il cardinale Levada non fornisce nessun dettaglio", mentre "alcuni sulla stampa e altrove si credono autorizzati a fare ipotesi parlando della proposta di un accordo formale sull'interpretazione del Concilio Vaticano II e prevedendo l'istituzione di una prelatura personale o di un ordinariato". "Queste ipotesi - afferma la nota - sono il prodotto di speculazione e sono i loro autori a garantire per loro. La Fraternita' Sacerdotale San Pio X si attiene agli atti ufficiali e ai fatti confermati, come monsignor Alfonso de Galarreta - uno dei quattro vescovi lefebvriani perdonati da Papa Ratzinger nonche' il capo della delegazione che ha portato avanti il confronto teologico con Roma - ha ricordato in occasione delle recenti ordinazioni sacerdotali".
Nessuna conferma dunque alle indiscrezioni che circolano in questi giorni su cosa il cardinale Levada proporra' - nell'incontro nel Palazzo del Sant'Uffizio - al vescovo Bernard Fellay, superiore generale della Fraternita' Sacerdotale San Pio X e ai suoi due assistenti, l'abbe' Niklaus Pfluger e l'abbe' Marc-Alain Nely. Tuttavia l'unico serio precedente al quale potrebbe rifarsi il cardinale Levada non ha la forma giuridica di una "Prelatura personale" - scelta che disturberebbe forse l'Opus Dei che tale riconoscimento ottenne da Giovanni Paolo II senza che vi fosse mai stata nessuna disobbedienza alla Santa Sede - ne' quella dell'Ordinariato - cui si e' fatto ricorso per garantire agli anglicani che chiedono la piena comunione con Roma di mantenere aspetti specifici in campo liturgico e disciplinare (compresa la possibilita' di preti uxorati). E' invece quella dell'Amministrazione Apostolica non territoriale la strada seguita nel gennaio 2002, a Campos - in Brasile - per accogliere un gruppo di 28.000 cattolici tradizionalisti gia' seguaci del vescovo Antonio de Castro Mayer che aveva partecipato con Lefebvre alle quattro consacrazioni illecite incorrendo anch'egli nella scomunica, mentre il suo successore alla guida dell'Unione sacerdotale San Giovanni Maria Vianney, monsignor Licinio Rangel, era stato addirittura consacrato vescovo da tre dei quattro presuli lefebvriani.
Con monsignor Rangel rientrarono 9 anni fa nella piena comunione con Roma anche 25 sacerdoti tradizionalisti formati nella diocesi di Campos da monsignor Castro Mayer. Per loro Giovanni Paolo II aveva eretto appunto una sorta di chiesa non territoriale affidata a monsignor Rangel, per la guida pastorale dei fedeli che intendono mantenere il loro attaccamento al rito tridentino. Un'Amministrazione Apostolica e' una struttura prevista dal diritto canonico. Si tratta di fatto di una quasi-diocesi che ha abitualmente la "prospettiva" di diventare una diocesi "pleno jure" nel contesto di un paese di missione. L’amministratore puo' non essere vescovo, ma gode di tutti i poteri amministrativi del vescovo. Quindi erige parrocchie, procede alla nomina dei parroci, riconosce le associazioni laicali, e compie tutti gli atti non sacramentali di competenza del vescovo, delegando solo questi ultimi, precisamente come gia' avviene con l'Ordinariato istituito in Gran Bretagna per gli ex anglicani.
Essendo stato riconosciuto quale vescovo titolare di Zarna, monsignor Rangel poteva infatti ordinare i suoi sacerdoti e dare il sacramento della cresima, proprio come continua a fare oggi il suo successore. Per la Fraternita' San Pio X, l'Amministrazione Apostolica personale rappresenterebbe in effetti una soluzione ottimale, prevista dal diritto attuale, permettendo di sottrarre i tradizionalisti alla giurisdizione dei vescovi locali che di fatto spesso non sono disponibili alle loro richieste non solo in campo liturgico ma anche in quello della pastorale ordinaria e della formazione del clero. Monsignor Fernando Areas Rifan, attuale amministratore dell'Unione saverdotale San Giovanni Maria Vianney con sede a Campos ha anche conferito l'ordinazione sacerdotale a giovani preti novelli secondo la forma straordinaria del rito romano. Una facolta' che invece non e' prevista per i vescovi ordinari neppure nel motu proprio "Summorum Pontificum" con il quale Papa Ratzinger ha liberalizzato l'uso del messale preconciliare per ogni altro rituale.

(AGI)


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LEFEBVRIANI: VATICANO, 2 ANNI COLLOQUI HANNO CHIARITO POSIZIONI E MOTIVI

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 14 set

L'incontro di oggi tra il card. William Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, accompagnato da mons. Luis Ladaria, segretario della Congregazione, e mons. Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, con mons. Bernard Fellay, Superiore generale della lefebvriana Fraternita' sacerdotale San Pio X, accompagnato dai reverendi Niklaus Pfluger e Alain-Marc Nely, primo e secondo Assistente generale della medesima, arriva dopo due anni di colloqui dottrinali che '' hanno raggiunto lo scopo di chiarire le rispettive posizioni e relative motivazioni''.
''In seguito alla supplica indirizzata dal Superiore Generale della Fraternita' Sacerdotale san Pio X il 15 dicembre 2008 a Sua Santita' Papa Benedetto XVI - ricorda una nota diffusa dalla Sala Stampa vaticana alla fine dell'incontro -, il Santo Padre aveva deciso di rimettere la scomunica ai quattro Vescovi consacrati dall'Arcivescovo Lefebvre, e, nel medesimo tempo, di aprire dei colloqui dottrinali con detta Fraternita', al fine di chiarire i problemi di ordine dottrinale e giungere al superamento della frattura esistente''.
''In ottemperanza alle disposizioni del Santo Padre - ricorda ancora la nota -, una commissione mista di studio, composta da esperti della Fraternita' Sacerdotale San Pio X e da esperti della Congregazione per la Dottrina della Fede, si e' riunita in otto incontri, che si sono svolti a Roma tra il mese di ottobre 2009 e il mese di aprile 2011. Questi colloqui, che avevano l'obiettivo di esporre e approfondire le difficolta' dottrinali essenziali sui temi controversi, hanno raggiunto lo scopo di chiarire le rispettive posizioni e relative motivazioni''.
La Sala Stampa vaticana sottolinea che, ''tenendo conto delle preoccupazioni e delle istanze presentate dalla Fraternita' Sacerdotale San Pio X in ordine alla custodia dell'integrita' della fede cattolica di fronte all'ermeneutica della rottura del Concilio Vaticano II rispetto alla Tradizione, di cui ha fatto menzione Papa Benedett oXVI nel Discorso alla Curia Romana (22 dicembre 2005)'', il Vaticano ha consegnato ai lefebvriani un ''Preambolo Dottrinale'' la cui accettazione sara' ''base fondamentale'' per la ''eventuale'' riconciliazione.
Il portavoce vaticano, p. Federico Lombardi, precisa che una risposta da parte dei tradizionalisti e' attesa nel giro di qualche mese.

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LEFEBVRIANI: S.SEDE, RICONCILIAZIONE NON SICURA MA AUSPICATA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 set.

"Una soluzione canonica per la Fraternita' sacerdotale San Pio X", fondata da monsignor Marcel Lefebvre e oggi ancora priva della piena comunione ecclesiale, e' stata definita dalla Santa Sede possibile "a seguito dell'eventuale e auspicata riconciliazione". E' questo l'elemento di maggiore novita' scaturito dall'incontro in Vaticano tra il superiore della Fraternita', monsignor Bernard Fellay, e il prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, cardinale William Joseph Levada.
Alla riunione di oggi - durata circa due ore e mezzo e svoltasi in un clima che il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi ha descritto come "cordiale e corretto", hanno partecipato per la parte vaticana anche l'arcivescovo Luis Ladaria, segretario della Congregazione per la dottrina della Fede, e monsignor Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei e, per i lefebvriani, anche i sacerdoti Niklaus Pfluger e Alain-Marc Nely, rispettivamente primo e secondo assistente generale della Fraternita' San Pio X. Al centro del colloquio il lavoro della commissione mista di studio, composta da esperti della Fraternita' sacerdotale San Pio X e da esperti della Congregazione per la Dottrina della Fede che, ricorda il comunicato diffuso dalla sala stampa, "si e' riunita in otto incontri, che si sono svolti a Roma tra il mese di ottobre 2009 e il mese di aprile 2011".
"Questi colloqui - ricorda la nota diffusa oggi - avevano l'obiettivo di esporre e approfondire le difficolta' dottrinali essenziali sui temi controversi, hanno raggiunto lo scopo di chiarire le rispettive posizioni e relative motivazioni". E proprio "tenendo conto delle preoccupazioni e delle istanze presentate dalla Fraternita' Sacerdotale San Pio X in ordine alla custodia dell'integrita' della fede cattolica di fronte all'ermeneutica della rottura del Concilio Vaticano II rispetto alla Tradizione", come affermato da Benedetto XVI nel decisivo Discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha redatto un testo, definito nella nota "Preambolo Dottrinale" in quanto presumibilmente sara' recepito nell'accordo finale. Tale breve documento (due o tre pagine a seconda della lingua e del formato) e' stato consegnato oggi a monsignor Fellay. "Tale Preambolo - precisa la nota - enuncia alcuni tre principi dottrinali e criteri di interpretazione della dottrina cattolica, necessari per garantire la fedelta' al Magistero della Chiesa e il 'sentire cum Ecclesia', lasciando nel medesimo tempo alla legittima discussione lo studio e la spiegazione teologica di singole espressioni o formulazioni presenti nei documenti del Concilio Vaticano II e del Magistero successivo".

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LEFEBVRIANI: S.SEDE, SOLUZIONE POTREBBE ESSERE PRELATURA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 set.

La "soluzione canonica" proposta ai lefebvriani della Fraternita' San Pio X e' quella della Prelatura personale internazionale. Lo ha detto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, sottolineando pero' che si tratta al momento di una prospettiva che si potrebbe concretizzare solo a determinate condizioni, cioe' con l'accettazione, da parte della Fraternita', del documento dottrinario redatto a seguito dei colloqui degli ultimi mesi. La nota vaticana diffusa ricostruisce l'iter seguito nel pontificato di Joseph Ratzinger per favorire il rientro dei lefebvriani nella piena comunione con Roma.
"In seguito alla supplica indirizzata dal superiore generale della Fraternita' Sacerdotale San Pio X il 15 dicembre 2008 a Sua Santita' Papa Benedetto XVI, il Santo Padre - si legge nel testo - aveva deciso di rimettere la scomunica ai quattro vescovi consacrati dall'arcivescovo Lefebvre, e, nel medesimo tempo, di aprire dei colloqui dottrinali con detta Fraternita', al fine di chiarire i problemi di ordine dottrinale e giungere al superamento della frattura esistente".
L'ipotesi di costituire per i tradizionalisti una "Prelatura personale" disturberebbe forse l'Opus Dei, che tale riconoscimento ottenne da Giovanni Paolo II senza che vi fosse mai stata nessuna disobbedienza alla Santa Sede. Ma al contrario della soluzione dell'Ordinariato, cui il Papa ha fatto ricorso per consentire agli anglicani che chiedono la piena comunione con Roma di mantenere aspetti specifici in campo liturgico e disciplinare (compresa la possibilita' di preti uxorati), essa garantirebbe alla Fraternita' San Pio X maggiore autonomia, non essendo inserita nelle Conferenze Episcopali, come avviene invece per le prelature territoriali e gli ordinariati.
Dal gennaio 2002, a Campos in Brasile per accogliere un gruppo di 28mila cattolici tradizionalisti gia' seguaci del vescovo Antonio de Castro Mayer - che aveva partecipato con Lefebvre alle quattro consacrazioni illecite incorrendo anch'egli nella scomunica, mentre il suo successore alla guida dell'Unione sacerdotale San Giovanni Maria Vianney, monsignor Licinio Rangel era stato addirittura consacrato vescovo da tre dei quattro presuli lefebvriani - e' stata sperimentata la formula sostanzialmente analoga dell'Amministrazione Apostolica.
Con monsignor Rangel rientrarono 9 anni fa nella piena comunione con Roma anche 25 sacerdoti tradizionalisti formati nella diocesi di Campos da monsignor Castro Mayer.
Per loro Giovanni Paolo II aveva eretto appunto una sorta di chiesa non territoriale affidata a monsignor Rangel, per la guida pastorale dei fedeli che intendono mantenere il loro attaccamento al rito tridentino. Si tratta di fatto di una quasi-diocesi che ha abitualmente la "prospettiva" di diventare una diocesi "pleno jure" nel contesto di un paese di missione. L'amministratore gode di tutti i poteri amministrativi del vescovo. Quindi erige parrocchie, procede alla nomina dei parroci, riconosce le associazioni laicali. Nel caso del Brasile (e presumibilmente lo stesso avverra' per la Fraternita' San Pio X) amministratore apostolico e' un vescovo che puo' ordinare i suoi sacerdoti e dare il sacramento della cresima, proprio come continua a fare oggi il successore di monsignor Rangel, monsignor Fernando Areas Rifan, attuale amministratore dell'Unione sacerdotale San Giovanni Maria Vianney con sede a Campos, che ha anche conferito l'ordinazione sacerdotale a giovani preti novelli utilizzando la forma straordinaria del rito romano, cioe' l'antico messale. Una facolta' che invece - come ha chiarito di recente una nota della Congregazione della Dottrina della Fede - non e' prevista per i vescovi ordinari neppure nel motu proprio "Summorum Pontificum", con il quale Papa Ratzinger ha liberalizzato l'uso del messale preconciliare per ogni altro rituale. Consacrare in proprio il clero per i fedeli tradizionalisti simboleggiara' dunque il pieno rispetto della loro identita' non solo in campo liturgico ma anche in quello della pastorale ordinaria e della formazione del clero.

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LEFEBVRIANI: PADRE LOMBARDI, NON C'E' SCADENZA ULTIMATIVA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 14 set.

"L'incontro di oggi alla Congregazione della Dottrina della Fede e' durato circa 2 ore e mezzo, in un clima cordiale di corretta conversazione". Lo ha detto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, sottolineando che il testo consegnato dal cardinale William Joseph Levada alla delegazione della Fraternita' San Pio X, e segnatamente al superiore generale monsignor Bernard Fellay, costituisce "una base imprescindibile" per arrivare alla piena comunione e alla sua formulazione canonica, che per la Santa Sede rappresenta "un'eventuale e auspicata soluzione".
Ma, ha aggiunto il religioso, "non c'e' una scadenza ultimativa, anche se ci si aspetta una risposta in tempi ragionevolmente brevi, pochi mesi e non anni".
Quanto alla condizione che da parte dei lefebvriani sia accettato il Concilio Vaticano II, padre Lombardi ha detto che resta per la Fraternita' la possibilita' di "una legittima discussione" su alcuni passaggi dei documenti, nel senso cioe' che "ci sono punti vincolanti" che non possono essere messi in discussione e altri meno essenziali. "Un passo - ha concluso Lombardi - e' stato fatto quest'oggi ed e' un passo importante di questo processo".

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LEFEBVRIANI: MONS. FELLAY, STUDIEREMO ATTENTAMENTE DOCUMENTO VATICANO

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 14 set

Il superiore generali dei lefebvriani, mons. Bernard Fellay, si riserva di prendere il ''tempo necessario per studiare'' il documento dottrinale presentatogli oggi dal Vaticano come ''base fondamentale'' per una riconciliazione e annuncia di ''consultare i principali responsabili della Fraternita' San Pio X'', perche' ''su una questione cosi' importante mi sono impegnato con i miei confratelli a non prendere decisioni senza averli consultati preventivamente''.
In un'intervista al servizio di informazioni della Fraternita' tradizionalista, DICI, mons. Fellay non si sbilancia in un giudizio sull'incontro di oggi con il card.
William Levada, prefetto della Congregazione vaticana per la dottrina della fede, o sul ''Preambolo dottrinale'' che questi gli ha sottoposto.
Il superiore lefebvriano spiega che i colloqui si sono svolti in un'atmosfera di ''grande cortesia'' e di ''grande franchezza''. Quanto alla valutazione del Concilio Vaticano II, mons. Fellay fa riferimento ad una sua intervista del mese scorso: ''Quando il 15 agosto scorso ho dichiarato che (con il Vaticano, ndr) eravamo d'accordo sul fatto che non eravamo d'accordo a proposito del Concilio Vaticano II - spiega -, ho anche tenuto a precisare che se si tratta di dogmi, come quello della Trinita', siamo naturalmente d'accordo quando se ne trova menzione nel Concilio Vaticano II''.
Tuttavia, ammette, nel testo vaticano ''non c'e' una distinzione netta tra il campo dogmatico intoccabile e il campo pastorale aperto alla discussione''. Ad ogni modo, conclude, ''posso assicurarvi che la nostra decisione sara' presa per il bene della Chiesa e delle anime''.

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16/09/2011

Benedetto XVI vuole una Chiesa integralista?

Dal blog del vaticanista de Le Figaro

JEAN-MARIE GUÉNOIS

ROMA

Dietro la battaglia dei teologi esperti mobilizzati nelle negoziazioni tra Roma e i lefebvristi, si svolge un'evoluzione di primo piano nella Chiesa cattolica. Non si sa ancora come Mons. Fellay, ricevuto mercoledì a Roma, reagirà a proposta che gli è stata fatta- il est resté d'une extrême prudence ieri sera e non ha fatto trapelare alcun entusiasmo nelle sue parole - ma qualunque sia la sua risposta, la Santa Sede ha superato una tappa decisiva.

Sono due i punti principali della questione. Formalmente, la Chiesa cattolica sembra ritrovare l'essenza di ciò che vive da diversi secoli con le dodici Chiese cattoliche di rito orientale. Vale a dire, la possibilità e il rispetto di una differenza liturgica e di un'autonomia di funzionamento e, in parte, di dottrina. Si potrebbe parlare di una coesistenza di "particolarismi" con e a fianco della Chiesa romana latina.
Ne è stata data un'immagine significativa con la creazione di una struttura ad hoc per accogliere gli Anglicani che desiderano diventare cattolici. Un altro esempio potrebbe sorgere con la creazione di una prelatura personale internazionale per la Fraternità San Pio X nonostante questa si consideri, e certamente non lo nasconde, una depositaria della vera Chiesa cattolica.

IL PAPA NON "RIDEFINISCE", APPROFONDISCE

L'altra faccia della questione affonda in profondità perché tocca le vere radici dell'identità cattolica. Benedetto XVI, dall'inizio del suo pontificato non ha altro programma se non quello di spingere i cristiani che si dicono cattolici a essere non più cattolici ma veramente cattolici.
È in corso, quindi, molto più di una ridefinizione. Il termine è troppo esteriore. E la proposta fatta ieri a Mons. Fellay va esattamente questo senso. Riguarda, certo, il caso particolare della Fraternità San Pio X ma la logica che ne sta a capo conferma una costante di azione e di decisioni e non più solo di intenzioni.
Può essere definita una sorta di "essenzialismo" che unisce profondità, tensione pastorale, intellettuale e... mistica sotto l'ala di Benedetto XVI. Questo ultimo aspetto è essenziale per un papa ma poiché queste cose dell'anima non si "vedono" e non si "dicono", invisibili e silenziose, sfuggono alle analisi esterne pur essendone il motore centrale.

VATICANO II PROVOCA REAZIONI IRRAZIONALI
Altro elemento, la scarica emotiva, positiva o negativa, secondo il campo, che provoca la semplice evocazione del Concilio Vaticano II cambia le carte in tavola. Ciò che non si vede, ma si percepisce, è che dietro alle parole, Benedetto voglia condurla secondo il gusto della fede cristiana, così come è interpretata dalla Chiesa cattolica.

E questo dona al Papa un'ampia libertà di pensiero e di azione nonché una larghezza di vedute che gli ha permesso di aprire le porte ai lefebvristi che lo criticano pesantemente per la beatificazione di Giovanni Paolo II o per la sua partecipazione, tra un mese, a un incontro interreligioso ad Assisi.

Una tale benevolenza ha già scatenato vari tumulti a sinistra e al centro poiché distingue, riguardo all'insegnamento del Concilio Vaticano II, considerato fino a quel momento un blocco unico e definitivamente superato, dei settori in cui è possibile una "legittima discussione". Ma anche se la risposta di Mons. Fellay fosse negativa, questa tappa è ormai esplicitamente superata da Roma, benché il Concilio Vaticano II sia stato reputato intoccabile.

UN MALINTESO
Questo ricorda, oltretutto, un aspetto dimenticato della teologia cattolica spesso percepito come un monolito: dispone di un nucleo centrale sul quale si enumerano dei satelliti, solidamente legati tra loro al centro ma strutturalmente periferici. Anche i più grandi teologi lo ammettono.

Per concludere, resto colpito nell'osservare il malessere e la vivacità delle prime reazioni percepite qua e là. Dimostrano che molti cattolici si considerano oggi innanzitutto dei cristiani. Si guardano bene da un'identità cattolica troppo marcata poiché questa li isolerebbe dal dialogo con la società, in particolare con le altre religioni, e da quella tolleranza che sostengono essere un'attitudine prioritaria.

Tuttavia il malinteso risiederebbe precisamente nel pensare che Benedetto XVI che tende la mano ai lefebvristi, voglia andare in direzione di una Chiesa cattolica integra, intransigente e, perché no, integralista! Quantunque cerchi di riconciliare i cristiani cattolici, la sua sinistra, e i cattolici cristiani, la sua destra, con ciò che è realmente... la Chiesa cattolica!

Le Figaro


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LEFEBVRIANI: MONSIGNOR POZZO, FUORI LUOGO PREVEDERE INSUCCESSO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 4 ott.

"In questo momento il testo del Preambolo dottrinale e' stato consegnato a monsignor Fellay e ai superiori della Fraternita' San Pio X, perche' essi possano esaminarlo e dare una risposta, che noi auspichiamo nella sostanza favorevole, positiva, affermativa. C'e' sempre la possibilita' di chiedere alcune precisazioni, alcuni chiarimenti che da parte nostra verranno certamente dati entro tempi ragionevoli. Porre il problema di quello che succedera' qualora le difficolta' dovessero essere considerate gravi, insormontabili, mi pare che sia fuori luogo".
Risponde cosi' monsignor Guido Pozzo, segretario della Commissione Ecclesia dei, alla quale Benedetto XVI ha affidato la "trattativa" per l'auspicato rientro dei seguaci di monsignor Marcel Lefebvre nella piena comunione con la Chiesa Cattolica.
"Chi e' veramente e pienamente cattolico - spiega in proposito il prelato ai microfoni di Gloria tv - puo' abitare pienamente e debitamente nella Chiesa Cattolica, dovunque la Chiesa Cattolica esiste e si sviluppa". Questa, chiarisce, "non e' solo un'affermazione di principio, e' un'affermazione esistenziale che corrisponde alla realta' della Chiesa Cattolica". Ed anche se ammette che esistono "delle difficolta', anche a motivo della situazione critica in cui si trovano molti cattolici, il mondo cattolico, in questi ed in altri paesi", monsignor Pozzo e' ottimista sull'esito finale del cammino di riconciliazione con i tradizionalisti incorsi nello scisma di Lefebvre, che il Papa ha voluto avviare tre anni fa con il motu proprio "Summorum Pontificum" che liberalizza l'uso dell'antico messale in latino e il successivo perdono, con remissione delle scomuniche, offerto ai quattro vescovi che lo stesso Lefebvre aveva consacrato illecitamente. "Non credo - ricorda infatti all'intervistatore - che nella storia non si siano verificati casi analoghi e quindi la risposta e' molto semplice: chi e' veramente e pienamente cattolico, non solo ha diritto, ma vive bene e si trova bene nella Chiesa Cattolica".
Quanto ai diffusi "mal di pancia" che le decisioni del Papa hanno provocato, il segretario della Ecclesia Dei li spiega con "il pregiudizio cosi' ancora diffuso contro la liturgia della forma straordinaria del Rito Antico".
"E' da tener presente - dice monsignor Pozzo a Gloria Tv - che per molti anni non e' stata offerta una formazione liturgica veramente adeguata e completa nella Chiesa Cattolica. Si e' voluto introdurre il principio di una rottura, di un allontanamento, un distacco radicale tra la riforma liturgica proposta, instaurata, promulgata, da Papa Paolo VI e la liturgia tradizionale. In realta' le cose stanno diversamente, perche' e' chiaro che c'e' una continuita' sostanziale nella liturgia, nella storia della liturgia; c'e' crescita, progresso, rinnovamento, ma non rottura, non discontinuita', e quindi questi pregiudizi influiscono in misura determinante nella forma mentis delle persone, degli ecclesiastici e anche dei fedeli". Secondo monsignor Pozzo, "occorre superare questo pregiudizio, occorre dare una formazione liturgica completa, autentica, e vedere come, appunto, una cosa sono i libri liturgici della riforma voluta da Paolo VI, altra cosa sono le forme di attuazione che in tante parti del mondo cattolico si sono verificate nella prassi, e che sono autentici abusi della stessa riforma liturgica di Paolo VI e contengono anche errori dottrinali che devono essere corretti e respinti". "E' questo - ricorda - che il Santo Padre Benedetto XVI, in un discorso all'Ateneo Anselmiano, recentemente, nella tarda primavera di quest'anno, ha voluto ancora una volta ribadire. Una cosa sono i libri liturgici della riforma, altra sono le forme concrete di attuazione che, purtroppo, in tante parti si sono diffuse e che non sono coerenti con i principi che erano stati fissati ed esplicitati dalla stessa Costituzione del Concilio Vaticano II 'Sacrosantum Concilium', sulla divina liturgia".
A una domanda, infine, su alcune fughe di notizie che hanno accompagnato i colloqui dottrinali dei mesi scorsi tra gli esperti della Commissione e quelli della Fraternita', monsignor Pozzo ridimensiona il problema facendo notare che in effetti si trattava di informazioni generiche: i media, infatti, il giorno dopo l'incontro decisivo del 14 settembre tra monsignor Fellay e il cardinale Joseph William Levada, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede e presidente della Ecclesia Dei, "hanno ripreso sostanzialmente il comunicato stampa che gia' informava di alcuni elementi essenziali del Preambolo Dottrinale e quindi i contenuti profondi del Preambolo, nei loro particolari, non sono noti, almeno finora non sono stati resi noti, e i giornalisti non ne hanno parlato, non hanno descritto nei particolari lo svolgimento e l'elaborazione del Preambolo Dottrinale; quindi - conclude - la riservatezza sostanzialmente in questo caso credo sia stata mantenuta. Spero che lo sara' anche in seguito".

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LEFEBVRIANI:ESAME DOCUMENTO S.SEDE,MANTENERE INTEGRITA' FEDE

(ANSA) - ROMA, 8 OTT

''Mantenere la fede nella sua integrita' e integralita', fedeli alla missione lasciata da mons. Marcel Lefebvre''.
E' questa l'indicazione arrivata dai 28 esponenti della Fraternita' S.Pio X che ieri si sono riuniti nella sede italiana, ad Albano Laziale (Roma), per esaminare il 'preambolo dottrinale' consegnato dal Vaticano con le condizioni per rientrare nell'alveo della Chiesa romana.
Nel corso della riunione, fa sapere un comunicato pubblicato on line, ''i 28 responsabili della Fraternita' presenti - direttori di seminari e superiori di distretti provenienti da diverse parti del mondo - hanno manifestato una profonda unita' nel mantenere la fede nella sua integrita' e integralita', fedeli alla missione lasciata da mons. Marcel Lefebvre''.
All'incontro, il superiore generale della Fraternita' che riunisce i tradizionalisti seguaci di Lefebvre, mons. Bernard Fellay, ha esposto i contenuti del preambolo dottrinale consegnatogli il 14 settembre in Vaticano dal card. William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
I contenuti del preambolo restano riservati. Ora, dopo l'esame allargato, la parola passa al Consiglio generale dei Lefebvriani. Lo stesso Fellay e suoi due assistenti, Niklaus Pfluger e Alain-Marc Nely effettueranno un esame del testo che ''consentira' di presentare una risposta alle indicazioni di Roma in un tempo ragionevole''.
Nel preambolo dottrinale presentato dal Vaticano ai Lefebvriani ''il tabu' del Concilio Vaticano II cade''. E' uno dei passaggi centrali di un intervento del capo dei Lefebvriani, mons. Bernard Fellay, sul documento che la S.Sede ha sottoposto all'accettazione dei tradizionalisti seguaci di Lefebvre per un loro rientro nell'alveo della Chiesa di Roma.
''Quest'apertura di Roma - aggiunge Fellay - e' un colpo terribile a quanti vogliono fare del Vaticano II il punto di partenza della nuova Chiesa''
Il documento vaticano e' in questi giorni all'esame del vertice dei Lefebvriani e dei responsabili della Fraternita' S. Pio X, riunita ad Albano (Roma).
L'intervento di Fellay e' di sabato scorso: il capo dei Lefebvriani ha parlato a Villepreux, in Francia, soffermandosi sui rapporti tra la Fraternita' e Roma e l'audio del suo intervento e' ora disponibile on line sul sito 'La Porte Latine'. ''E' stato fatto un importante passo avanti'', dice ancora Fellay.

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LEFEBVRIANI: CONTINUA IL CAMMINO VERSO PIENA COMUNIONE CON ROMA

Salvatore Izzo

(AGI) - Albano, 11 ott.

Nei giorni scorsi "si e' tenuta una riunione dei responsabili della Fraternita' San Pio X ad Albano Laziale, durante la quale il superiore generale, monsignor Bernard Fellay, ha esposto il contenuto del 'preambolo dottrinale' che gli era stato consegnato dal cardinal William Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nel corso del loro incontro il 14 settembre scorso".
"In seguito a questa riunione di lavoro - afferma una nota ufficiale - lo studio del 'preambolo dottrinale', di cui il contenuto resta confidenziale, proseguira' a livello del Consiglio Generale della Fraternita' San Pio X, ove un esame approfondito da parte del superiore Generale e dei suoi due assistenti, don Niklaus Pfluger e don Alain Marc Nely, permettera' di presentare, in un lasso di tempo ragionevole, una risposta alle proposte romane". All'incontro di Albano hanno partecipato ventotto responsabili della Fraternita' San Pio X - direttori di Seminario e superiori di Distretto del mondo intero - che hanno manifestato "una profonda unita' nella volonta' di mantenere la Fede nella sua integrita' e integralita', fedelmente alla lezione che gli ha lasciato, monsignor Marcel Lefebvre", ma sottolinea il sito tradizionalista 'Messainlatino.org', gia' il fatto che il comunicato di Albano non contenga un rifiuto della proposta romana "e' significativo, poiche' il costume della Fraternita' e' di far sapere quasi immediatamente se giudica qualcosa inaccettabile". "La trattativa continua", sintetizza il sito, che e' espressione di gruppi gia' in comunione con la Sede Apostolica. "Nelle settimane successive - ricorda - entrambe le parti hanno ammesso che il preambolo dottrinale non e' un 'prendere o lasciare', ma una proposta che ammette qualche ragionevole possibilita' di modifica, chiarimento, integrazione o omissione".
E "l'incontro di Albano ha conferito un mandato pieno al consiglio generale della Fraternita', i cui membri (cioe' Fellay e i suoi assistenti) hanno avuto il via per condurre la partita senza necessita' di continue consultazioni".
"Chiaramente, ogni giorno, ci sono passi verso la riconciliazione piena", commenta Messainlatino.org, che sottolinea come ad Albano l'assenza "senza che vi fosse un impedimento" del vescovo negazionista Richard Williamson ne conferma "l'emarginazione" all'interno della Fraternita'.
Il sito riporta oggi anche la notizia di un incontro nelle Filippine tra l'arcivescovo di Davao Fernando R. Capalla e tre sacerdoti della Fraternita' San Pio X, che hanno partecipato al seminario da lui promosso sull'applicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" che liberalizza l'uso dell'antico messale, e "hanno ricevuto, in ginocchio, la benedizione finale" impartita dallo stesso presule.

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2/11/2011

Lefebvriani, il dissenso interno contro l’accordo con Roma

Il superiore della Fraternità San Pio X inglese scrive ai fedeli rivelando com’è andato l’incontro con gli altri responsabili per decidere in merito alla proposta vaticana

Andrea Tornielli
Città del Vaticano

Ancora nessuna notizia dalla Fraternità San Pio X, chiamata ormai a dare una risposta dopo aver ricevuto dalla commissione Ecclesia Dei lo scorso 14 settembre il testo di un “preambolo dottrinale” da sottoscrivere, che chiede loro di fare la professione di fede prevista per chiunque assuma un incarico ecclesiastico.

Ma qualcosa comincia a filtrare sulla riunione dei superiori della Fraternità che si è tenuta il 7 e l’8 ottobre scorsi ad Albano Laziale. Ne parla il superiore dei lefebvriani del Regno Unito, padre Paul Morgan, in una lettera contenuta nel bollettino di novembre, inviato ieri ai fedeli.

Padre Morgan racconta che durante la riunione di Albano è stata presentata una sintesi dei contatti avuti dalla Fraternità con le autorità della Santa Sede dal 1987 a oggi, insieme a un riassunto dei colloqui dottrinali avvenuti negli ultimi mesi. Inoltre vi è stata «una esposizione orale del preambolo dottrinale». In pratica – a leggere Morgan – monsignor Bernard Fellay, superiore della San Pio X, non ha consegnato il testo scritto che ha ricevuto dal Vaticano, ma si è limitato ad esporlo, evidentemente per evitare fughe interessate di notizie.

Il responsabile dei lefebvriani inglesi continua: «Per quanto concerne i colloqui dottrinali, è spiacevole notare come la commissione romana abbia mancato di riconoscere la frattura esistente tra gli insegnamenti tradizionali e quelli conciliari. Insistendo invece sull’ermeneutica della continuità… e sostenendo che i nuovi insegnamenti includono e sviluppano i vecchi».

A sorprendere di più, in realtà, è la sorpresa di padre Morgan: l’ermeneutica della continuità nella riforma, cioè l’inserimento del Vaticano II nella storia dei concili e la sua lettura alla luce della tradizione precedente pur nello sviluppo e nell’aggiornamento, rappresenta la chiave proposta da Benedetto XVI. Difficile anche soltanto immaginare che i suoi più stretti collaboratori alla Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale William Levada e monsignor Guido Pozzo, dialogano con la San Pio X, ne avessero proposta una diversa.

Nella lettera del superiore inglese si legge ancora: «È stato interessante apprendere che l’incontro del 14 settembre (quello avvenuto in Vaticano, con la consegna del preambolo, ndr.) non ha riguardato i colloqui dottrinali, ma è stato invece dedicato a esplorare possibili soluzioni pratiche per la sistemazione canonica».

«Non è una sorpresa apprendere – scrive ancora padre Morgan – che la base dottrinale proposta per ogni accordo canonico contiene elementi che la Fraternità San Pio X ha sempre rifiutato, compreso l’accettazione della nuova messa e del Vaticano II come formulato nel Nuovo Catechismo. Inoltre il documento stesso dà l’impressione che non via sia crisi nella Chiesa…».

Insomma, un giudizio negativo sul testo partorito alla fine dei colloqui dalle autorità vaticane. Il superiore della Fraternità del Regno Unito aggiunge che alcuni partecipanti hanno trovato il preambolo dottrinale «chiaramente inaccettabile e che non è arrivato il momento per perseguire un accordo concreto, fintanto che le questioni dottrinali rimangono in sospeso. È stato inoltre deciso che la San Pio X deve continuare il suo lavoro di insistere su questioni dottrinali in eventuali contatti con le autorità romane». Un rifiuto su tutta la linea, dunque.

Al bollettino di padre Morgan è sembrato rispondere tempestivamente uno stringato comunicato diffuso questo pomeriggio dalla Casa Generalizia della Fraternità San Pio X, nel quale si ricorda che dopo la riunione dei superiori tenutasi il 7 ottobre ad Albano, sono apparsi diversi commenti sulla stampa. Ma si ricorda anche che «solo la Casa Generalizia è abilitata a esprimere un comunicato ufficiale o un commento autorizzato sull’argomento». In altre parole, padre Morgan parla a titolo personale.



Non c’è dubbio però che questi commenti indichino le difficoltà e le contestazioni a cui è sottoposto monsignor Fellay in questo momento. Secondo alcune indiscrezioni, un dissenso rispetto al preambolo dottrinale e all’accordo proposto dalla Santa Sede sarebbe stato espresso dagli altri due vescovi lefebvriani presenti ad Albano, Tissier de Mallerais e Alfonso de Gallareta. Il quarto, Richard Williamson, su posizioni ancora meno propense all’accordo, non era presente all’incontro.


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LEFEBVRIANI: MONSIGNOR FELLAY SCONFESSA L'ALA PIU' OLTRANZISTA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 nov.

I lefebvriani non hanno affatto respinto la mano tesa della Santa Sede, come sostengono alcune fonti riportando dichiarazioni e commenti dell'ala piu' oltranzista, diffusi proprio a Londra dove attualmente risiede il vescovo negazionista Richard Williamson, che puo' essere considerato il capofila degli oppositori al rientro a pieno titolo dei seguaci di monsignor Marcel Lefebvre nella Chiesa Cattolica.
"Soltanto la Casa Generalizia della Fraternita' San Pio X e' abilitata a pubblicare un comunicato ufficiale o un commento autorizzato su questo tema", ha dichiarato oggi la Fraternita'.
"Ad Albano - ricorda in proposito il sito tradizionalista 'messainlatino.it' - si e' deciso di dare al superiore generale, monsignor Bernard Fellay, pieni poteri per proseguire le trattative".
Come e' noto, all'inizio di ottobre si e' tenuta una riunione dei responsabili della Fraternita' San Pio X ad Albano Laziale, durante la quale il superiore generale, monsignor Bernard Fellay, ha esposto il contenuto del 'preambolo dottrinale' che gli era stato consegnato dal cardinal William Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nel corso del loro incontro il 14 settembre in Vaticano.
"In seguito a questa riunione di lavoro - si legge in una nota ufficiale diffusa lo scorso 11 ottobre - lo studio del 'preambolo dottrinale', di cui il contenuto resta confidenziale, proseguira' a livello del Consiglio Generale della Fraternita' San Pio X, ove un esame approfondito da parte del superiore Generale e dei suoi due assistenti, don Niklaus Pfluger e don Alain Marc Nely, permettera' di presentare, in un lasso di tempo ragionevole, una risposta alle proposte romane", che riguardano anche l'istituzione, una volta ristabilta la piena comunione con la Sede Apostolica, di una prelatura sul modello di quella concessa da Giovanni Paolo II all'Opus Dei.
All'incontro di Albano hanno partecipato ventotto responsabili della Fraternita' San Pio X - direttori di Seminario e superiori di Distretto del mondo intero - che hanno manifestato "una profonda unita' nella volonta' di mantenere la Fede nella sua integrita' e integralita', fedelmente alla lezione che gli ha lasciato monsignor Marcel Lefebvre", ma come sottolinea 'messainlatino.it', gia' il fatto che il comunicato di Albano non contenga un rifiuto della proposta romana "e' significativo, poiche' il costume della Fraternita' e' di far sapere quasi immediatamente se giudica qualcosa inaccettabile".
Secondo il sito, "l'incontro di Albano ha conferito un mandato pieno al consiglio generale della Fraternita', i cui membri (cioe' Fellay e i suoi assistenti) hanno avuto il via per condurre la partita senza necessita' di continue consultazioni". 'Messainlatino.it' sottolinea anche come ad Albano l'assenza "senza che vi fosse un impedimento" del vescovo negazionista Richard Williamson ne conferma "l'emarginazione" all'interno della Fraternita'".

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4/11/2011

In cammino verso Roma?

Verso una conciliazione tra lefebvriani e il Vaticano, ancora nessuna decisione ufficiale

GIACOMO GALEAZZI
CITTA' DEL VATICANO

I lefebvriani non hanno rifiutato l’offerta Vaticano, parola di Bernard Fellay. Il superiore della fraternità San Pio X è intervenuto per fermare le fughe di notizie circa una rottura con il Vaticano sulle trattative per il rientro del gruppo scismatico ultra-tradizionalista nella Chiesa. «Non abbiamo rigettato il testo che ci è stato presentato dalla Santa Sede», assicura Fellay.

Se la rappacificazione avvenisse il superiore della fraternità San Pio X riporterebbe a casa un gruppo di 200 seminaristi e 450 preti. E in un periodo di magra vocazionale, non sarebbe poca roba. Dopo la riunione dei superiori dei lefebvriani che si è svolta ad Albano a inizio ottobre, «sono apparsi diversi commenti sulla stampa sulla risposta che monsignor Bernard Fellay deve dare alle proposte romane del 14 settembre 2011», quando il successore dell’arcivescovo Lefebvre ha avuto in Vaticano un incontro con i vertici della congregazione per la Dottrina della fede. A oggi, dunque, niente la scia pensare che gli ultratradizionalisti cattolici non rientrino in seno a Roma.

Anche perché nella peggiore delle ipotesi sarebbe soltanto una piccola parte dei lefebvriani a non accettare le proposte di Roma, una parte minoritaria che resterebbe dunque staccata dal rientro. Il passo d’avvio è stato il Motu Proprio «Summorum Pontificum» il biglietto da visita col quale Benedetto XVI ha messo nero su bianco la volontà di non tradire il passato, soprattutto in campo liturgico. Perché la liturgia è la Chiesa, e da come essa prega traspare ciò in cui crede. Bernard Fellay è dal 1994 (e lo sarà ancora fino al 2018) superiore generale della Fraternità San Pio X. Consacrato vescovo da Lefebvre nel 1988, ascese in pochi anni ai vertici della Fraternità. Lui, Lefebvre, lo ha visto morire dopo una settimana di coma incosciente. Fellay è il capofila dell’anima più moderata dei lefebvriani. Il contrario di monsignor Richard Williamson che invece, della Fraternità, rappresa l’ala più intransigente, quella insomma del “mai e poi mai” un compromesso con Roma. «Si ricorda - continua la nota diffusa oggi - che soltanto la casa generalizia della fraternità San Pio X è abilitata a pubblicare un comunicato ufficiale o un commento autorizzato su questo tema».

Dopo la riunione di Albano i lefebvriani avevano comunicato che i vertici avrebbero studiato il «preambolo dottrinale» presentato dalla Santa Sede per «presentare, in un lasso di tempo ragionevole, una risposta alle proposte romane». Il contenuto del «preambolo» rimane riservato. Il tedesco don Niklaus Pfluger, primo assistente di Fellay, aveva precisato, in una recente intervista, che «il testo proposto ammette delle correzioni da parte nostra».

In questi giorni, inoltre, il superiore del distretto britannico dei lefebvriani, Paul Morgan, come riportato da Vatican Insider, ha rivelato in una lettera ai suoi fedeli alcuni dettagli dell’incontro nella Curia romana, accusando Roma di «non riconoscere la rottura tra gli insegnamenti della tradizione e quelli del Concilio Vaticano II» e le proposte vaticane di contenere «tutti gli elementi che la società ha sempre respinto». Quanto alla riunione di Albano, «i presenti sono stati d’accordo nel considerare chiaramente inaccettabile il preambolo dottrinale e che non è certo arrivato il tempo di raggiungere un qualche accordo pratico nella misura in cui le questioni dottrinali rimangono irrisolte». Una fuga di notizie alla quale il superiore Fellay ha voluto mettere un argine con il comunicato odierno.

Se la liturgia è il cuore del dissenso dei lefebvriani nei confronti di Roma, le divergenze sembrano avere un respiro più ampio che il Motu Proprio «Summorum Pontificum» non può da solo risolvere. I lefebvriani sollecitano una revisione diretta dei testi conciliari e non soltanto per denunciare una loro scorretta ermeneutica, a partire dalla dichiarazione «Dignitatis Humanae» dedicata alla libertà religiosa. In essa, a giudizio della fraternità San Pio X, la Chiesa si pone in uno stato di sudditanza rispetto a un’autorità civile che le deve garantire il diritto della libera espressione. A parere dei lefebvriani, invece, dovrebbe essere il contrario: è lo Stato che deve sottomettersi alla fede cattolica e riconoscerla come religione di Stato.


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29/11/2011

Fellay: «Non possiamo approvare il preambolo così com’è»

In arrivo la risposta dei lefebvriani: chiedono di modificare il testo proposto dalla Santa Sede

Andrea Tornielli
Città del Vaticano

«È vero che questo preambolo dottrinale non può ricevere la nostra approvazione, anche se è previsto un margine per una “legittima discussione” su alcuni punti del Concilio Vaticano II. Qual è l’entità di questo margine? La proposta che farò in questi giorni alle autorità romane e la loro risposta a loro volta ci permetteranno di valutare le opportunità che ci rimangono. Qualunque sia l’esito di questa discussione, il documento finale che sarà stato accettato o rifiutato, sarà reso pubblico».

Lo ha detto il superiore della Fraternità San Pio X, il vescovo Bernard Fellay, ormai alla vigilia della risposta attesa dalle autorità vaticane. Come si ricorderà, dopo una serie di colloqui dottrinali tra i lefebvriani e la Santa Sede, la Congregazione per la dottrina della fede aveva consegnato lo scorso settembre il testo di un «preambolo» dottrinale la cui accettazione era considerata imprescindibile dal Vaticano per ristabilire la piena comunione e per offrire alla Fraternità una sistemazione canonica.

Il preambolo, si apprende ora dall’intervista pubblicata da Fellay nel bollettino ufficiale online (www.laportelatine.org), era unito a una nota di accompagnamento nella quale si spiegava che sarebbe stato possibile per i lefebvriani chiedere chiarimenti al fine di proporre eventuali modifiche. Ma i responsabili della pontificia commissione Ecclesia Dei, il Prefetto della dottrina cardinale William Levada e monsignor Guido Pozzo, erano e sono dell’idea che le eventuali modifiche non possano essere certo sostanziali.

In pratica nel preambolo chiede alla Fraternità di sottoscrivere la «Professio fidei» richiesta a ogni persona che assume un ufficio ecclesiastico. Questa professione di fede cattolica prevede tre gradi diversi di assenso richiesti e distingue tra verità rivelate, dichiarazioni dogmatiche e magistero ordinario. A proposito di quest’ultimo, afferma che il cattolico è chiamato ad assicurare un «religioso ossequio della volontà e dell’intelletto» agli insegnamenti che il Papa e il collegio dei vescovi «propongono quando esercitano il loro magistero autentico», anche se non sono proclamati in modo dogmatico, come nel caso della maggior parte dei documenti del magistero.

La Santa Sede non ha quindi escluso la possibilità di mantenere una discussione aperta su alcuni punti del Concilio Vaticano II che i lefebvriani continuano a considerare problematici. La via verso il possibile accordo con la Fraternità appare però ancora tutta in salita e si confermano le indiscrezioni delle scorse settimane circa la forte opposizione interna alla proposta vaticana.

L’intervistatore chiede a Fellay: «Visto che questo documento è poco chiaro, non sarebbe stato più semplice dire ai vostri interlocutori vaticani che non era ricevibile?». «Sarebbe stato più semplice – risponde il superiore della Fraternità – ma non più onesto. Dato che la nota di accompagnamento prevede la possibilità chiarimenti, sembra necessario chiederli, piuttosto che dire di no a priori. Ciò non pregiudica la risposta che diamo».

Il vescovo lefebvriano afferma anche che la sola dottrina immutabile è il Credo, la professione di fede cattolica, mentre «il Concilio Vaticano II» è stato un concilio pastorale «che non ha definito dogmi e non ha aggiunto nuovi articoli di fede come “Io credo nella libertà religiosa, nell’ecumenismo, nella collegialità…”. Il Credo non è più sufficiente oggi per essere riconosciuti come cattolici? Non esprime tutta la fede cattolica?». E sembra dunque dire che il Credo, non il preambolo contenente la «Professio fidei» è il testo comune che la Fraternità sarebbe disposta a sottoscrivere.

È evidente che l’intervista non rappresenta ancora la risposta. Il superiore della Fraternità San Pio X sa bene quante e quali siano le opposizioni interne all’accordo con Roma, anche e soprattutto tra i responsabili lefebvriani. Nel testo scritto che invierà alle autorità vaticane chiederà delle modifiche, a quanto pare sostanziali: se il testo attuale «non può ricevere la nostra approvazione» è chiaro che ad essere contestate non sono le virgole o le sfumature, ma aspetti sostanziali. La partita resta dunque ancora tutta aperta e bisognerà vedere quali saranno le decisioni della Santa Sede non appena ricevuta la risposta della Fraternità.


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12/12/2011

Fellay: «Se Roma ci dice di accettare in ogni caso, noi non possiamo»

Il superiore dei lefebvriani attacca il Vaticano II: «Il Concilio ha introdotto nella Chiesa uno spirito non cattolico». Attesa in settimana la risposta alla proposta vaticana

Andrea Tornielli
Città del Vaticano

È attesa per i prossimi giorni la risposta della Fraternità San Pio X alla proposta della Santa Sede, consegnata al superiore generale, il vescovo Bernard Fellay. E i segnali che arrivano da Econe, dove si trova il quartier generale dei lefebvriani, non sembrano affatto preannunciare una risposta positiva di accettazione del «preambolo dottrinale» preparato dal Vaticano.

Lo scorso 8 dicembre, nel corso dell’omelia per la festa dell’Immacolata, monsignor Fellay, che già nelle settimane precedenti in un’intervista – non particolarmente gradita al Vaticano – aveva dichiarato di non poter accettare il preambolo così com’è, ha detto (http://www.dici.org/actualites/sermon-de-mgr-fellay-pour-limmaculee-conception-8-decembre-2011-econe/): «Avete sentito che c’è una proposta di Roma che dice “siamo pronti a riconoscervi”, ma il problema è che c’è sempre una condizione. Questa condizione, comunque la si formuli, di fondo è sempre la stessa: bisogna accettare il Concilio Vaticano II. Riassumendo, la situazione attuale è la seguente: ci hanno detto, “sì, voi potete criticare il Concilio, ma a una condizione: che, comunque, lo accettiate”. Ma noi diciamo: “come possiamo criticare a posteriori?” Credo che sia una sintesi onesta della situazione attuale».

Come si ricorderà, nel preambolo dottrinale proposto dalla Commissione Ecclesia Dei presieduta dal cardinale William Levada e guidata da monsignor Guido Pozzo, si chiedeva ai lefebvriani di sottoscrivere la «Professio fidei» richiesta a ogni persona che assume un ufficio ecclesiastico. Vale a dire ciò che è considerato indispensabile per essere cattolici. La professione prevede tre gradi diversi di assenso richiesti e distingue tra verità rivelate, dichiarazioni dogmatiche e magistero ordinario. A proposito di quest’ultimo, afferma che il cattolico è chiamato ad assicurare un «religioso ossequio della volontà e dell’intelletto» agli insegnamenti che il Papa e il collegio dei vescovi «propongono quando esercitano il loro magistero autentico», anche se non sono proclamati in modo dogmatico, come nel caso della maggior parte dei documenti del magistero.

Lo scorso 2 dicembre «L’Osservatore Romano» aveva pubblicato un articolo del teologo Fernando Ocáriz, vicario generale dell’Opus Dei nonché membro della delegazione vaticana protagonista del dialogo dottrinale con la Fraternità San Pio X, nel quale si precisava che il Vaticano II, pur non avendo definito nuovi dogmi ed essendo stato un concilio pastorale, non ha per ciò stesso un valore minore. Il fatto che «un atto del magistero della Chiesa – scriveva il teologo – non sia esercitato mediante il carisma dell’infallibilità non significa che esso possa essere considerato “fallibile” nel senso che trasmetta una “dottrina provvisoria” oppure “autorevoli opinioni”». Il Vaticano II ha, spiega Ocáriz, il carisma e l’autorità dell’intero episcopato radunato con Pietro e sotto l’autorità di Pietro «per insegnare alla Chiesa universale». Negarlo «sarebbe negare qualcosa dell’essenza stessa della Chiesa». Nell’articolo si spiega anche che, «naturalmente non tutte le affermazioni contenute nei documenti conciliari hanno lo stesso valore dottrinale e quindi non tutte richiedono lo stesso grado di adesione».

La Santa Sede, presentando il preambolo dottrinale, aveva manifestato la sua disponibilità ad accettare eventuali modifiche o precisazioni (non sostanziali) al testo, nel caso i lefebvriani manifestassero delle riserve su alcuni punti. Ma dalle parole di monsignor Fellay sembra presentarsi una nuova situazione di stallo. Secondo alcune indiscrezioni, la Fraternità potrebbe presentare in questi giorni una contro-proposta nella quale sia specificato in modo chiaro che ai lefebvriani non si chiede di assentire ai documenti conciliari che riguardano la collegialità, l’ecumenismo e la libertà religiosa. In questo caso Fellay potrebbe presentare l’accordo come una vittoria dei lefebvriani su Roma e tacitare le consistenti fronde interne contrarie all’accordo.

C’è però invece chi sostiene che le uscite pubbliche e critiche di monsignor Fellay siano state determinate proprio dalla necessità di tenere sotto controllo gli oppositori interni, ma l’intenzione sarebbe quella di concludere accettando nella sostanza il preambolo. La Santa Sede ha infatti spiegato che l’accettazione della «Professio fidei» non significa affatto chiudere il dibattito sull’interpretazione di questo o quel punto particolare del Concilio. Ma è chiaro che le autorità vaticane non sono disposte a offrire un riconoscimento canonico a vescovi e a sacerdoti che non accettino il minimo comune denominatore richiesto a chi assuma un ufficio ecclesiastico.

«Lo spirito del mondo – ha detto Fellay durante l’omelia dell’8 dicembre – si è introdotto nella Chiesa. Quindi dobbiamo batterci non solo contro nemici esterni, ma contro un spirito non cattolico che si è insinuato nella Chiesa. Questo cambiamento, l’intromissione di questo spirito si è verificata a partire dal Concilio Vaticano II. È un grande mistero, è come se il diavolo avesse messo un piede dentro un santuario. È qualcosa che si fa rabbrividire». «È coma una malattia – ha aggiunto il vescovo che si sia introdotta dentro il corpo». Secondo il superiore della Fraternità si è giunti a un punto che «manifesta la profondità del problema». E «bisogna riconoscere che c’è stato un gesto di Roma nei nostri confronti». «Ma se Roma ci dice di accettare in ogni caso, noi non possiamo». Il vescovo lefebvriano afferma dunque che il problema per la Chiesa non è rappresentato dal dissenso della Fraternità, ma dalla presenza di uno spirito non cattolico che si è insinuato nella Chiesa.

Le parole di Fellay richiamano quelle pronunciate da Paolo VI – un Pontefice non certamente amato dai lefebvriani – il quale in un’omelia del 1972 aveva detto: «Il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio». E in un colloquio con l’amico filosofo Jean Guitton affermava: «Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non-cattolico, e può avvenire che questo pensiero diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia».

La differenza sta nel fatto che mentre il Papa parlava di questa intromissione nell’epoca del post-concilio, durante la contestazione e la crisi, Fellay e la Fraternità attribuiscono ogni responsabilità al Concilio. Bisognerà attendere qualche giorno per l’arrivo della risposta, dei lefebvriani, che si sono presi tutto il tempo da loro ritenuto necessario. Ora però Fellay dovrà prendere posizione.


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21/12/2011

I lefebvriani rispondono senza rispondere

Bernard Fellay

È arrivata in Vaticano un testo della Fraternità San Pio X: una documentazione non una risposta. E in Francia cresce l’ala dura anti-romana

Andrea Tornielli

Città del Vaticano

Era attesa in questi giorni, e la risposta dei lefebvriani al «preambolo dottrinale» proposto dalle autorità vaticane è arrivata nelle ultime ore. Solo che, con una certa sorpresa, la risposta… non risponde. Non si tratta cioè della risposta che la commissione Ecclesia Dei si aspettava (positiva, negativa o con richieste di chiarimenti e modifiche del testo del preambolo su punti precisi). Il testo arrivato dalla Fraternità sarà ora studiato dalla commissione presieduta dal cardinale William Levada e dal segretario Guido Pozzo.

Come si ricorderà lo scorso settembre la commissione Ecclesia Dei avevano consegnato nelle mani di monsignor Fellay un preambolo dottrinale, frutto dei colloqui tra lefebvriani e Santa Sede, chiedendogli di accettarlo in vista del riconoscimento canonico della Fraternità San Pio X: nonostante Benedetto XVI abbia revocato le scomuniche ai quattro vescovi che Lefebvre aveva consacrato senza il mandato pontificio, il gruppo tradizionalista è ancora in una situazione irregolare dal punto di vista canonico.

Il preambolo, mai pubblicato, non era un testo «prendere o lasciare». La Santa Sede aveva previsto la possibilità per i lefebvriani di chiedere chiarimenti e di proporre specificazioni ulteriori. Nella sostanza, però, non poteva essere mutato, in quanto il Vaticano chiedeva - in vista della regolarizzazione attraverso la creazione di una prelatura personale dipendente dal Papa – che la Fraternità accettasse la «professione di fede» richiesta a chiunque assuma un incarico ecclesiastico. E chiedeva che riconoscesse come spetti al magistero della Chiesa l’ultima parola in caso di controversie dottrinali.

Fellay, pur non avendo pubblicato il testo (provvisorio) del preambolo, ha però anticipato in almeno due occasioni pubbliche – un’intervista e un’omelia – le difficoltà che i lefebvriani vedono insite nel preambolo. Dicendo apertamente che così com’è quel testo non può essere accettato. In molti, a Roma e fuori Roma, hanno considerato le parole del superiore come indice delle difficoltà interne alla Fraternità: la linea di Fellay è stata infatti oggetto di critiche forti e di aperto dissenso da parte dei superiori di vari distretti, contrari all’accordo con la Santa Sede.

Ora un documento è arrivato, ma non era ciò che in Vaticano ci si aspettava, perché si tratta – spiegano le fonti – di «una documentazione», non di una risposta. Insomma, monsignor Fellay sembra voler prendere ancora tempo, dilazionare la decisione, evitare si pronunciarsi in un senso o nell’altro, o chiedere chiarimenti ed eventuali modifiche al testo proposto dalla Santa Sede.

Si moltiplicano intanto, voci incontrollate sui dissidi interni alla Fraternità. Una newsletter del sito sedevacantista Virgo-Maria.org parla apertamente della possibilità che Fellay venga «deposto» prima del capitolo che nel luglio 2012 dovrà rinnovare gli incarichi interni alla Fraternità. Ma il sito è noto per aver dato, in altre occasioni, informazioni senza fondamento.

Al di là delle deliranti affermazioni contenute nella newsletter che parla dell’«apostasia» di Roma e del Papa, è innegabile che un forte dissenso interno, contrario all’accordo con Roma, sia cresciuto in questi anni nel gruppo lefebvriano. Ora bisognerà attendere per sapere come la Santa Sede reagirà alla «risposta che non risponde».


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LEFEBVRIANI: SANTA SEDE ESAMINERA' RISPOSTA FRATERNITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 dic.

Nei giorni scorsi la Fraternita' San Pio X ha fatto avere alla Commissione vaticana 'Ecclesia Dei' una documentazione che e' attualmente all’esame della Commissione stessa, che vedra; come procedere".
Lo ha detto il portavice vaticano, padre Federico Lombardi.
Sul sito "Vatican insider" del quotidiano la Stampa, il vaticanista Andrea Tornielli rivela che la risposta giunta da Econe e' del tutto interlocutoria e dunque non e' quella che la commissione Ecclesia Dei si aspettava, cioe' positiva o con richieste di chiarimenti e modifiche del testo del preambolo su punti precisi). Ma. Evidentemente non si tratta neppuire di una risposta negativa, prevista invece da osservatori e esponenti cattolici pregiudizialmente ostili alla messa in latino.
"Il testo arrivato dalla Fraternita' sara; ora studiato dalla commissione presieduta dal cardinale William Levada e dal segretario, monsignor Guido Pozzo", scrive Tornielli ricordando che la commissione Ecclesia Dei avevano consegnato nelle mani di monsignor Fellay un preambolo dottrinale, frutto dei colloqui tra lefebvriani e Santa Sede, chiedendogli di accettarlo in vista del riconoscimento canonico della Fraternita' San Pio X: nonostante Benedetto XVI abbia revocato le scomuniche ai quattro vescovi che Lefebvre aveva consacrato senza il mandato pontificio, il gruppo tradizionalista e' ancora in una situazione irregolare dal punto di vista canonico.
Secondo il sito specializzato, comunque, il preambolo, mai pubblicato, non era un testo "prendere o lasciare". La Santa Sede - cioe' aveva previsto la possibilita' per i lefebvriani di chiedere chiarimenti e di proporre specificazioni ulteriori.
Nella sostanza, pero', non poteva essere mutato, in quanto il Vaticano chiedeva - in vista della regolarizzazione attraverso la creazione di una prelatura personale dipendente dal Papa – che la Fraternita' accettasse la professione di fede richiesta a chiunque assuma un incarico ecclesiastico. E chiedeva che riconoscesse come spetti al magistero della Chiesa l'ultima parola in caso di controversie dottrinali.
Il successore di Lefebvre, monsignor Bernard Fellay, pur non avendo pubblicato il testo (provvisorio) del preambolo non ha mai nascosto le difficolta' che i lefebvriani vedono insite nel preambolo. E in questi giorni una newsletter del sito sedevacantista "Virgo-Maria.org" parla apertamente della possibilità che Fellay venga deposto prima del capitolo che nel luglio 2012 dovrà rinnovare gli incarichi interni alla Fraternita'.

© Copyright (AGI)


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