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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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15/03/2009 21:33
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LA MISSIONE DI PIETRO

«Benedetto XVI, volto di una paternità amabile»

Manfred Lütz, teologo e psichiatra: ferito dalle polemiche, ha risposto con stile di pastore

DI ANDREA GALLI

Saggista di successo – dal bestseller Il pia cere della vita all’ultimo Dio. Una piccola storia del più Grande –, teologo e psichia tra, Manfred Lütz è una delle più autorevoli vo ci del laicato cattolico in Germania.
Ha preso parte al dibattito sul caso «Fraternità San Pio X» e alle reazioni di questi giorni all’ultima lettera di Benedetto XVI – rivolta ai vescovi e dedicata alla remissione della scomunica ai quattro ve scovi lefebvriani –, in prima linea, tra passaggi televisivi e commenti sulla stampa. È membro del Pontificio Consiglio per i laici e della Ponti ficia Accademia per la vita.

Dottor Lütz, tutti manifestano la loro vicinan za al Papa dopo la sua lettera, anche i vescovi che fino a tre giorni fa lo hanno attaccato sen za remore. Prodigi dello Spirito Santo o ipocri sia?

«Non si deve escludere l’a zione dello Spirito Santo, la conversione è una categoria cristiana molto importante. Credo che la lettera del Papa abbia fatto una grande im pressione. Non è stata la let tera di un funzionario, ma di un uomo che ha detto con molta franchezza, tra l’altro, di essere stato ferito. E questo ha colpito molto».

Un Papa mite, che ha senti to sulla sua pelle l’intolle ranza dei sedicenti tolleran ti. Paradossale, no?

«Come psichiatra e psicote rapeuta so bene cos’è l’intol leranza dei tolleranti. Ci so no persone che si ritengono tolleranti e non vedono la propria intolleranza, che è e sclusa dal loro modo di con cepirsi. Questa psicologia si è vista prepotentemente in questo caso. Anche quando venivano portati chiarimen ti inequivocabili.
È stato fat to notare più volte, per e sempio, come il Papa abbia tolto la scomunica non solo ai lefebvriani ma anche ai ve scovi legati al partito comu nista cinese.
E comprensibil mente, perché tra i compiti di un Pontefice, servitore e garante dell’unità della Chie sa, c’è quello di sanare divi sioni che durano nel tempo».

Le resistenze, anche da par te episcopale, si erano già vi ste con l’applicazione del motu proprio «Summorum Pontificum». Come se ci fosse un’insofferenza diffusa a tutti quegli atti che ricordano che la Tradizione della Chiesa non inizia con il Con cilio Vaticano II.

«I progressisti radicali e la Fraternità San Pio X usano entrambi lo stesso paradigma nell’inter pretazione del Concilio. Entrambi leggono il Va ticano II come una rottura, in senso negativo o positivo. Un paradigma che non è cattolico. Quello cattolico riconosce una tradizione che non si interrompe ed è viva.
Benedetto XVI ha operato per riaffermare questa visione toccan do un nervo scoperto e suscitando reazioni ag gressive da parte tradizionalista e da parte pro gressista. Quest’ultima, in questo senso, è del tutto simile alla Fraternità San Pio X».

Ci si morde e ci si divora» scrive Benedetto X VI nella sua lettera...

«In Germania, una volta c’era tensione fra cat tolici e protestanti. Oggi c’è un buon clima. Ma l’aggressività tra cattolici e protestanti è passa ta all’interno del cattolicesimo stesso, tra con servatori e progressisti. Anche all’interno del mondo riformato è avvenuta una cosa simile, con la divisione tra protestanti ed evangelici. Con alleanze inedite: i progressisti cattolici e i protestanti hanno contestato il Papa, mentre u na delle difese decisive di Benedetto XVI è ve nuta da Idea, la rivista più importante del mon do evangelico».

Alle volte viene da pensare che da parte di qual cuno ci sia un’insofferenza o un odio del Papa in quanto tale, ogni qualvolta si permette di e sercitare la propria autorità petrina.

«È vero. Usando una chiave di lettura psicolo gica, nella nostra società senza padre, come l’ha definita Alexander Mitscherlich, la Chiesa cat tolica (quella governata appunto da un Santo Padre) è pressoché l’unica istituzione contro cui si può protestare. Essa attira su di sé l’aggressi vità di coloro che non hanno più un padre con tro cui scagliarsi.
Ma la paternità di Benedetto XVI è, in verità, tutto fuorché autoritaria.
Con il suo stile amabile e misericordioso, questo Pa pa è l’esatto contrario di un 'Panzerkardinal', come amavano chiamarlo, tra l’altro, proprio coloro che oggi godrebbero nel vedere dei cri stiani scomunicati».

Il Papa è solo, come tanti dicono?

«Penso che come ogni uomo che è stato ferito, in questo momento si possa sentire solo. Ma è anche vero che un uomo che reagisce come ha fatto nella sua lettera, e mi riferisco anche al l’attenzione che ha avuto nel ringraziare chi lo ha sostenuto, dimostra di saper bene di non es sere solo.
Va poi definitivamente sfatata l’idea secondo cui Benedetto XVI sarebbe estraneo al mondo di oggi. Mentre è un teologo che ha pas­sato tutta la vita ad analizzare, con una sensibi lità impressionante, la cultura contemporanea».

Perché non è stato così aperto, si lamenta qual cuno, verso i teologi della liberazione?

«Qui si riscontra spesso l’ignoranza della stam pa laica, che sa cos’è una fatwa ma non sa più cosa sia una scomunica.

Per quanto riguarda la teologia della liberazione, ci sono state delle pre se di posizione di carattere dottrinale e disci plinare nei confronti dei singoli teologi, ma nes suno è stato scomunicato.

Ai quattro vescovi della Fraternità San Pio X è stata tolta una sco munica, ma, come è chiaro nella lettera, resta no anche per loro dei problemi dottrinali e di sciplinari da risolvere. I progressisti che chie dono di usare subito la scomunica per sanzio nare una visione teologica o storico-politica, vo gliono tornare implicitamente al Medioevo. Del nefasto uso 'politico' della scomunica e della necessità, per un Papa che sia conscio del suo mandato spirituale, di revocarla di fronte a un penitente che lo chiede, abbiamo un esempio famoso nel passato: quello di Gregorio VII che a Canossa, contro i suoi vantaggi personali e politici, decise di perdonare il penitente Enrico IV. Di fronte alla domanda di Enrico: 'sei un re gnante o un sacerdote?', Gregorio VII e Bene detto XVI hanno dato una ri sposta comune. Il Papa è in nanzitutto sacerdote».

Cosa succederà dopo questa lettera?

«Sono uno psicoterapeuta e come tale sono abituato a chiedermi qual è il bene che si può trarre dal male. In que sto caso, direi innanzitutto che in Germania non si è mai parlato tanto del Concilio Vaticano II come nelle ultime setti mane. Non abbia mo mai parlato tan to del dialogo tra e brei e cristiani e del la Nostra Aetate.
Il ruolo del Papa è sta to percepito come pastorale e discreto, anche se questo per alcuni è irritante. Infine, per quanto ri guarda la Fraternità di San Pio X, che ha mostrato molta ar roganza fino a poco tempo fa, il fatto che l’affaire William son abbia fatto soffrire visi­bilmente Benedetto XVI, li ha indubbiamente colpiti. Lo si è visto nelle reazioni di Fellay e degli altri leader.
E questo li ha portati a una moderazione di toni inedita. La sofferenza, per i cristiani, può avere frut ti salvifici».

© Copyright Avvenire, 15 marzo 2009


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