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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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11/03/2009 19:31
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PAPA, REVOCA NECESSARIA MA LEFEBVRIANI ANCORA FUORI

(AGI) - CdV, 11 mar.

(di Salvatore Izzo)

"La scomunica colpisce persone, non istituzioni: la revoca e' un atto disciplinare, che rimane ben distinto dall'ambito dottrinale". Lo chiarisce Benedetto XVI nella sua lettera ai vescovi di tutto il mondo, anticipata questa notte dal sito del quotidiano Il Foglio, che oggi ne pubblica ampi stralci.
I vescovi ordinati da mons. Lefebvre nell'88, anche se "sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa", afferma il Pontefice nel testo, che la Sala Stampa della Santa Sede pubblichera' domani.
Con la sua Lettera, il Papa risponde dichiaratamente alla domanda critica che molti (in primis gli episcopati francese, svizzero, tedesco e austriaco) gli hanno rivolto in queste settimane: "la revoca della scomunica era necessaria?
Era davvero una priorita'?". "Puo' lasciarci totalmente indifferenti - si chiede - una comunita' nella quale si trovano 491 sacerdoti e migliaia di fedeli? Dobbiamo davvero lasciarli andare alla deriva lontani dalla Chiesa?''.
Ratzinger afferma che dalla Fraternita' sono venute "molte cose stonate, superbia, saccenteria, unilateralismi", ma anche "una serie di testimonianze commoventi di gratitudine, nelle quali si rendeva percepibile un'apertura dei cuori".
Rileva che anche nell'ambiente ecclesiale sono emerse stonature: "a volte si ha l'impressione - scrive - che la nostra societa' abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio.
E se qualcuno osa avvicinarglisi - in questo caso il Papa - perde anche lui il diritto alla tolleranza e puo' pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo". Dicendosi addolorato perche' questo e' avvenuto da parte di "molti cattolici", lamenta quindi che il "sommesso gesto di una mano tesa" e' stato interpretato come "una cosa totalmente diversa: come una smentita della riconciliazione tra cristiani ed ebrei, e quindi come la revoca di cio' che in questa materia il Concilio aveva chiarito per il cammino della Chiesa".
A proposito del Concilio il Papa scrive che "non si puo' congelare l'autorita' magisteriale della Chiesa all'anno 1962 e cio' deve essere ben chiaro alla Fraternita. Ma - osserva - ad alcuni di coloro che si segnalano come difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta con se' l'intera storia dottrinale della Chiesa.

Chi vuole essere obbediente al Concilio deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non puo' tagliare le radici di cui l'albero vive".

La Lettera ammette poi che ci sono stati errori di comunicazione da parte della Santa Sede per non aver saputo presentare il senso della revoca in modo adeguato e per non aver monitorato internet in merito alle dichiarazioni del vescovo negazionista Richard WIlliamson che hanno alimentato le polemiche.
Nel testo il Pontefice annuncia infine di voler collegare la commissione Ecclesia Dei, che si occupa dei lefebvriani, con la Congregazione per la dottrina della Fede.
Papa Ratzinger ricorda che il caso ''ha suscitato all'interno e fuori della Chiesa Cattolica una discussione di tale veemenza quale da molto tempo non si era piu' sperimentata''. Benedetto XVI ricorda la ''valanga di proteste'' e l'accusa a lui rivolta di voler tornare indietro rispetto al Concilio e spiega che in futuro la Santa Sede dovra' prestare piu' attenzione alle notizie diffuse su Internet (le dichiarazioni di Williamson erano circolate infatti sul Web gia' prima della pubblicazione della revoca della scomunica).
E aggiunge: ''Sono rimasto rattristato dal fatto che anche i cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un'ostilita' pronta all'attacco. Proprio per questo ringrazio tanto piu' gli amici ebrei che hanno aiutato a togliere di mezzo prontamente il malinteso e a ristabilire l'atmosfera di amicizia e di fiducia''.

E' la prima volta che il Papa ammette l'esistenza di problemi di comunicazione relativi all'attivita' della Santa Sede. Alcune settimane fa lo stesso portavoce, padre Federico Lombardi, ha sottolineato in un'intervista a ''La Croix'' le difficolta' che incontra con i dicasteri che sembrano voler comunicare direttamente senza nessun coordinamento (ne' strategia). E' accaduto ad esempio che dichiarazioni critiche verso il Governo rilasciate dal numero due del dicastero per la pastorale dei migranti, mons. Agostino Marchetto, fossero attribuite direttamente al Vaticano, costringendo padre Lombardi a precisare che la Santa Sede guarda con rispetto alla legittima azione del Governo e del Parlamento. Analoghe tensioni all'interno del Vaticano hanno suscitato le parole giudicate troppo forti usate dal ministro della salute Lozano Barragan sul caso Eluana (e che hanno attirato tra l'altro una querela del signor Englaro, che ha creato imbarazzo anche se giuridicamente un capo dicastero vaticano non e' perseguibile per le affermazioni che puo' fare in quanto l'autonomia della Santa Sede e' tutelata dai Patti Lateranensi). Per una curiosa circostanza, anche la Lettera nella quale il Papa fa cenno al problema comunicativo e' stata anticipata su Internet fin da ieri sera (e' apparsa prima di mezzanotte sul sito del Foglio, che nell'edizione di oggi commenta il testo del Pontefice). E cosi' ancora una volta non c'e' stata possibilita' di una mediazione tempestiva che accompagnasse e illustrasse un documento di Papa Ratzinger, forse uno dei piu' belli e sofferti del suo grande Magistero.
Nel testo il Pontefice annuncia infine di voler collegare la commissione Ecclesia Dei, che si occupa dei lefebvriani, con la Congregazione per la dottrina della Fede.

© Copyright (AGI)


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