Google+
 

I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
Autore
Stampa | Notifica email    
13/02/2009 21:17
OFFLINE
Post: 11.162
Post: 410
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

L'intervista. Il premio Nobel per la pace: il papa dovrebbe riconoscere di aver sbagliato a riammettere Williamson

Wiesel: "Non è ancora abbastanza cacci il vescovo negazionista"

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI


Elie Wiesel
BERLINO - "Sono molto felice delle parole usate da Papa Benedetto XVI, ma purtroppo non basta: dovrebbe passare dalle pur grandi e nobili parole ai fatti, e cacciare quel vescovo dalla Chiesa". Così il premio Nobel Elie Wiesel, una delle più autorevoli voci della cultura ebraica mondiale e un protagonista del dialogo per la pace, commenta a caldo il discorso di Papa Ratzinger. Repubblica ha raggiunto il professor Wiesel telefonicamente negli Stati Uniti, dove vive e insegna.

Professor Wiesel, è soddisfatto delle parole del Papa o no?
"Guardi, io non ho mai dubitato che il Papa non condividesse le opinioni delle persone che ha criticato ora, né ho avuto mai alcun dubbio che la pensasse come anche in queste ore ha così chiaramente spiegato. Ci sono già state molte sue prese di posizione, e ovviamente io so fin troppo bene che è una persona convinta che l'Olocausto è avvenuto, che conosce a fondo il ruolo che ebbe allora la Germania, o altri paesi. Non ha mai negato nulla della realtà. Ma il problema è un altro".

Quale?
"Il fatto che quel vescovo sia ancora un vescovo. È ancora un membro della Chiesa, parla dal pulpito in nome della Chiesa cattolica. Per questo dico e credo che per il Papa semplicemente condannare sia un gesto molto bello, ma che non basta. Credo che il Papa dovrebbe passare dalle parole ai fatti. Io non mi arrogo certo il diritto di impartire consigli al pontefice, non sono un suo consigliere. Ma personalmente penso che dovrebbe cancellare la sua mossa precedente. Tornare indietro dall'abrogazione della scomunica. Quell'uomo dovrebbe restare scomunicato finché non si pentirà e non dirà "mea culpa", finché non dirà al di fuori d'ogni dubbio di non credere più nelle parole con cui ha offeso il mondo, nella negazione dell'esistenza delle camere a gas della Shoah. Invece finora ha detto solo di dover studiare le prove storiche per pensare e correggersi o no. Ma ci rendiamo conto, di che cosa stiamo parlando?".

Cioè secondo lei le parole, pur importanti e nobili, di Benedetto XVI non bastano finché gente come Williamson resterà nella Chiesa?
"Esattamente, non sono abbastanza per ristabilire un clima sereno. Quell'uomo era stato scomunicato, era stata la Chiesa a scomunicarlo. Poi è stato riammesso. Dovrebbero dire che riammetterlo è stato un errore e lo resterà almeno finché non ammetterà di aver commesso un errore e si scuserà. Non basta dire che vuole studiare. Studiare è sempre bene, ma cosa vuol dirmi quest'uomo? Come è arrivato alla sua conclusione secondo la quale l'Olocausto non ci sarebbe mai stato? Studiando forse? E' un nonsenso. Insomma, per capirci: grazie a Giovanni XXIII e a Giovanni Paolo II le relazioni tra ebrei e cattolici sono arrivate al loro miglior punto nella Storia, grazie a quei due Papi non sono mai state così buone come sono oggi. Per questo è doloroso vedere quanto un singolo vescovo stia danneggiando tutto quanto era stato fatto in decenni. Per questo non sono soddisfatto oggi".

Insomma, cosa vorrebbe accadesse?
"La conseguenza logica di quanto il Papa ha detto è che quel vescovo, o quei presuli che espongono certe posizioni, dovrebbero essere espulsi dalla Chiesa. Anche un Papa è un essere umano, errare è umano. Attenzione: le parole del Papa sono tanto importanti da essere anche fatti. Ma dovrebbero spingerlo a muoversi".

È ottimista o pessimista, se si arriverà a ciò o no?
"Io credo sempre nella necessità di migliorare i rapporti tra tutti gli essere umani, quindi anche tra ebrei e cattolici. Quel vescovo che danni vuole possa fare a noi ebrei? No, danneggia piuttosto l'intera Chiesa. Finché resta vescovo, farà del male ai rapporti tra ebrei e cristiani".

E peserà sulla visita del Papa in Israele?
"Non sono un israeliano, mi è molto difficile dirlo. È bene che vada, Israele punta molto sul dialogo con la Chiesa".

Quanto è pericoloso l'antisemitismo vecchio e nuovo, in Europa e nella Chiesa?
"L'antisemitismo è il più antico pregiudizio verso un gruppo della Storia. Se nemmeno la scoperta dell'orrore di Auschwitz lo ha fatto scomparire, cosa può farlo scomparire? Ora i tragici eventi di Gaza risvegliano umori molto antiisraeliani in Europa da diventare antisemiti. Non difendo tutto quello che Israele fa, ma non vedo in Europa comprensione per le ragioni d'Israele".

Teme un antisemisismo cattolico?
"La Chiesa non è antisemita. Ci sono gruppi fanatici dappertutto, tutti i fanatici d'ogni parte sono nemici comuni di noi uomini del dialogo d'ogni parte. L'antisemitismo resta comunque una malattia sociale, che non è stata sconfitta. Per via della tragedia di Gaza, chi odia gli ebrei per odio verso Israele ha più speranze di farsi sentire. L'antisemitismo non è stato l'ultimo fattore della nascita di Auschwitz, ma senza l'antisemitismo Auschwitz non ci sarebbe stato".

(13 febbraio 2009)


Ma 'sto qua non è forse un vescovo contestatore travestito da Premio Nobel?
[SM=g7609] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808] [SM=j7808]

[Modificato da Paparatzifan 13/02/2009 21:18]
Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
14/02/2009 19:35
OFFLINE
Post: 11.164
Post: 412
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

Papa/ Anti-Defamation League: Condanna negazionismo insufficiente

Abe Foxman ad Haaretz: vescovo Williamson deve essere scomunicato

Roma, 14 feb. (Apcom)

Per Abe Foxman, il direttore dell'Anti-Defamation League, l'organizzazione americana che combatte la diffusione dell'antisemitismo, la condanna di Benedetto XVI del negazionismo non è sufficiente.
Il Papa ha condannato con fermezza nei giorni scorsi le posizioni negazioniste del vescovo lefebvriano Richard Williamson, il cui caso ha provocato una frizione tra la Santa Sede e lo Stato di Israele. E la dichiarazione del Pontefice è stata accolta con favore dal mondo ebraico, tanto che Benedetto XVI ha ricevuto due giorni fa in udienza una delegazione ebraica e ha annunciato ufficialmente che si recherà in Israele il prossimo maggio.

Foxman, che ha partecipato all'incontro dell'altro ieri, ritiene però che "il problematico e controverso capitolo della Chiesa e della questione della negazione dell'Olocausto non si chiude con le dichiarazioni del Papa di condanna dei negazionisti".

"Un incontro tra ebrei e il Papa è sempre un evento di importanza storica", spiega Foxman in una intervista concessa al quotidiano israeliano Haaretz. "Ma se la Chiesa permette a un vescovo antisemita che nega l'Olocausto di restare al suo posto sotto la protezione della Chiesa, questo significa che la Chiesa dice una cosa e poi ne fa un'altra".
Foxman, che è lui stesso un sopravvissuto dell'Olocausto, apprezza le parole di condanna del Papa. Tuttavia, il leader della Anti-Defamation League ritiene che "non si può dire di essere contro l'antisemitismo e il negazionismo e permettere allo stesso tempo a un vescovo antisemita e negazionista di continuare a far parte del clero".
"Negare l'Olocausto è un crimine in molti Paesi", prosegue Foxmam. "Solo quando la Chiesa ripristinerà la scomunica" al vescovo Williamson (recentemente riabilitato insieme ad altri tre vescovi lefebvriani già scomunicati) "potremo dire che la questione della Chiesa e del negazionismo sarà risolta". L'Anti-Defamation League è la principale organizzazione ebraica attiva negli Stati Uniti.

© Copyright Apcom


Forse questi vogliono la testa di Williamson per smettere di strillare?
[SM=j7808]

Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
17/02/2009 13:28
OFFLINE
Post: 11.181
Post: 429
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Da "Il Foglio", 17-02-2009

Intervista a Mons. Fellay da "Le Nouveliste"

Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
17/02/2009 17:55
OFFLINE
Post: 11.186
Post: 434
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

Padre Lombardi: il “caso Williamson” potrebbe avere conseguenze positive

Incontro a Madrid con i delegati per le comunicazioni delle Diocesi spagnole

di Inma Álvarez

MADRID, martedì, 17 febbraio 2009 (ZENIT.org).

Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi S.I., ha spiegato questo lunedì a Madrid i dettagli comunicativi del “caso Williamson” di fronte ai delegati per le comunicazioni sociali delle Diocesi spagnole e ha sottolineato gli effetti positivi che lo sforzo di chiarificazione ha avuto per le relazioni con il mondo ebraico.
Padre Lombardi è intervenuto all'assemblea annuale della Commissione dei Mezzi di Comunicazione Sociale della Conferenza Episcopale (CEMCS) e ha dedicato parte della sua esposizione alla necessità di affrontare i momenti di crisi comunicativa nella Chiesa con “chiarezza” e “senza paura”.
Il portavoce vaticano ha ammesso che il momento di tensione dopo la pubblicazione del decreto di remissione della scomunica ai Vescovi “lefebvriani” da parte del Papa il 24 gennaio scorso è stato dovuto a una “drammatica coincidenza” con la conoscenza in quei giorni delle dichiarazioni del Vescovo Richard Williamson.
Tale coincidenza, ha spiegato padre Lombardi, “ha creato una situazione di confusione e tensione molto grande, visto che in teoria erano due questioni distinte”. Alla situazione ha contribuito “la mancanza di conoscenza da parte del pubblico di ciò che è una scomunica e di cosa implica la sua remissione”.
“Il problema era spiegare da un lato che questo decreto si riferiva alla scomunica di vent'anni fa, e che si trattava di cercare di recuperare il rapporto con un gruppo, non con persone concrete”.
“Dall'altro lato si trattava di spiegare che, purtroppo, una di queste persone aveva detto cose inaccettabili e quindi gettava un'ombra molto grave sul fatto stesso di cercare di creare questo dialogo”.
Il punto fondamentale della comunicazione di quei giorni, ha osservato il portavoce vaticano, è stato “spiegare l'intenzione del Papa nel compiere questo gesto, che non presupponeva affatto il rifiuto del Concilio Vaticano II, ma l'eliminazione di un ostacolo per ricostruire una comunione nella Chiesa che è importante”.
Lo spirito che ha mosso il Papa, ha constatato, è molto ben riflesso nella lettera che accompagna il Motu Proprio “Summorum Pontificum”, sulla Messa tridentina: “fare tutto il possibile, e in coscienza si sente in dovere di farlo, per rimediare a una situazione di rottura che corre il rischio di cristallizzarsi e durare, creando una comunità scismatica”.
Sull'ipotesi che fosse necessaria una maggiore conoscenza degli atteggiamenti personali dei Vescovi scomunicati, padre Lombardi ha spiegato che chi ha gestito i contatti con la Fraternità San Pio X “aveva trattato con il Vescovo Fellay, capo della comunità”, e non direttamente con questo Vescovo, che risiede in Argentina.
“Ci sono stati errori e problemi di comunicazione”, ha ammesso, ma “certamente il Papa non era al corrente della posizione di Williamson”.

Effetti positivi

Lo sforzo della Santa Sede per chiarire la questione ha avuto “effetti positivi” sia nel rapporto con il mondo ebraico che nell'avvio del dialogo con la Fraternità San Pio X, ha spiegato Lombardi.
Il portavoce si è poi riferito alla visita di rappresentanti ebraici nordamericani al Papa giovedì 12 febbraio e alle proprie impressioni parlando con loro della questione.
“Ho parlato con loro e soprattutto con il rabbino Rosen, che è la guida della delegazione ebraica che partecipa al dialogo interreligioso con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani”, ha spiegato.
“Non solo avevano compreso che l'atteggiamento del Papa era sempre stato completamente negativo nei confronti delle negazioni dell'Olocausto”, ma questo turbamento ha confermato loro “la sua cordialità e il suo affetto personale per il popolo ebraico”.
Questa occasione, ha aggiunto, “può anche presupporre un nuovo passo avanti tra l'ebraismo e il cristianesimo, se viene vissuta positivamente”.
Padre Lombardi ha compiuto un'analogia con il caso del discorso del Papa a Ratisbona, che ha creato una situazione di tensione con il mondo islamico.
“A causa di quella crisi ha preso il via una serie di contatti nuovi e di approfondimenti con le varie istanze del mondo musulmano, e ora siamo molto più avanti, credo, rispetto a prima di Ratisbona”, ha affermato.
Questa crisi ha anche aiutato a preparare il dialogo con i lefebvriani, perché “le condizioni di un dialogo, di un cammino e la loro chiarificazione interna sulle proprie posizioni sono ora molto più esigenti”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

Zenit


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
17/02/2009 18:24
OFFLINE
Post: 11.188
Post: 436
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

Intervista a mons. Fellay: "Chissà chi è più vicino al Papa, tra noi e certi vescovi..."

- Mons. Fellay, quando tornerà in Vaticano?

Non è fissata alcuna data. Dopo la tormenta che c’è appena stata, abbiamo bisogno di recuperare gli spiriti.

- E le discussioni con Roma che avete ormai accettato, quando saranno?

Anche qui, nessuna data... ma sì, stanno per cominciare.

- Saranno discussioni lunghe? Avete un calendario?

Potrebbero essere ben lunghe se si considera quel che è appena successo. Non per causa nostra, ma delle reazioni nell’insieme della Chiesa, specie per le nostre posizioni sul concilio Vaticano II. Il concilio ha messo molti termini ambigui nei suoi testi per ottenere una maggioranza più ampia. Noi lo paghiamo oggi.
I testi non sono chiari e c’è una moltitudine di interpretazioni diverse che hanno percorso la Chiesa. Se non si vuole l’esplosione della Chiesa, dei chiarimenti su questo concilio che si è voluto pastorale e non dogmatico, sono urgenti.
Già Giovanni Paolo II diceva nel 1982 che l’eresia è diffusa a piene mani nella Chiesa. Noi siamo dunque felici che Roma parli di colloqui necessari con noi per trattare delle questioni di fondo. Ma ci vorrà probabilmente del tempo.

- Ma Benedetto XVI ha già un’interpretazione precisa del Vaticano II

Durante l’udienza che mi ha accordato nel 2005, mi disse che l’unica interpretazione possibile del Vaticano II era quella che seguiva il criterio della Tradizione vivente. Il 22 dicembre dello stesso anno, ha chiaramente condannato l’ermeneutica della rottura col passato della Chiesa. Ma è troppo vasto e troppo vago. Occorrerà precisare.

- Il Papa ha fatto un grande passo verso di voi ma si ha l’impressione che si ritrovi un po’ solo, lasciato da numerosi vescovi che apparentemente non vi vogliono troppo nella Chiesa.

Nel momento in cui si parla di un ritorno alla piena comunione, il Papa è forse effettivamente sul punto di chiedersi chi, tra certi vescovi e noi, è più vicino a lui.

- Attraverso il motu proprio sull’antica messa e la revoca delle scomuniche contro di voi. Benedetto XVI ha fatto dei gesti spettacolari e unilaterali. Ma quale sarà il vostro gesto?

Noi abbiamo già risposto affermando la nostra volontà di intraprendere con stato d’animo positivo il cammino di discussione indicato dal Santo Padre. Ma non vogliamo farlo con precipitazione. Quando si cammina su un campo minato, occorre prudenza e moderazione.

- Voi avete comunque la speranza di arrivare a un consenso dottrinale col Papa...

Questo sembra difficile. Certo, si ha l’impressione che sia vicino a noi sulla questione liturgica. D’altro lato, tiene profondamente alle novità del Vaticano II.
Ci occorrerà vedere in quale misura le divergenze derivano da filosofie differenti. Una discussione seria richiede un minimo di fiducia. Per arrivare a creare questo clima più sereno, avevamo precisamente domandato dei gesti a Roma, tra cui la revoca della scomunica. Speriamo ora che questo lavoro porti alla Chiesa una maggiore chiarezza dottrinale. Ci sono in effetti troppe ambiguità nel concilio Vaticano II.

- VI rendete comunque conto che vi si domanderà di accettare il Vaticano II.

E’ quello che è stato appena ricordato fortemente nella nota della Segreteria di Stato del 4 febbraio 2009.
Ma la Santa Sede non può dare oggi al concilio più autorità di quella che quest’ultimo non si sia voluto dare da solo. Ora, esso no ha voluto impegnare l’infallibilità, resta dunque a un grado di autorità ben inferiore. Non sarà mai un superdogma e dovrà sempre essere apprezzato secondo il criterio del Magistero costante della Chuesa. Né la fede né la Chiesa cominciano al Vaticano II.

- E se voi andate in direzione di Roma, teme una scissione all’interno della Fraternità?

Non troppo, ma tutto è sempre possibile- Ci sarebbe un tale rischio se si cercasse con Roma un accordo solo canonico e non una soluzione che tocchi il merito del problema, che è la crisi dottrinale e morale nella Chiesa. Ma non è questo il caso.

- E infine Mons. Williamson, a cui ha domandato delle dichiarazioni sulla questione della Shoà in un termine "ragionevole"?

Lavora al problema e prenderà le sue responsabilità. Ma bisogna lasciargli del tempo perché vuole studiare seriamente per dare una risposta sincera e vera.

Fonte: Le Nouvelliste 16.2.09

Da Messainlatino.it


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
18/02/2009 18:33
OFFLINE
Post: 11.198
Post: 446
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

SHOAH: VESCOVO RATISBONA CHIEDE A TEOLOGI CRITICI DI RITRATTARE POSIZIONE

Ratisbona, 17 feb. - (Adnkronos/Dpa)

Non si placa la diattriba in seno alla Chiesa cattolica sulla vicenda del vescovo negazionista Richard Williamson. Il vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Mueller, ha condannato con forza la presa di posizione critica nei confronti del Vaticano e del Papa di tre teologi dell'universita' della citta' tedesca in cui Benedetto XVI ha una casa e in cui Williamson lo scorso novembre aveva messo in dubbio l'esistenza delle camere a gas e della shoah.
Mueller chiede agli studiosi, che hanno firmato una petizione online di ritrattare la loro posizione e di scusarsi formalmente con il Pontefice minacciando ''ulteriori misure'' contro di loro in una lettera che ha scatenato lo stupore dei teologi.
Il contenuto della petizione lascia intendere, sostiene Mueller, che la riconciliazione con il gruppo scissionista di San Pio X, di cui Williamson fa parte, implica che il Pontefice ha consentito ai cattolici di mettere in discussione gli insegnamenti della chiesa.
''E questo non e' vero.
Avete dimostrato di non essere qualificati per l'insegnamento della teologia cattolica'', si legge nella lettera scritta dal vescovo in cui si minaccia l'adozione di ''ulteriori misure'', senza precisare se questo comprende la revoca della loro abilitazione all'insegnamento.

© Copyright Adnkronos/Dpa



[SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841]


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
18/02/2009 18:56
OFFLINE
Post: 11.200
Post: 448
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

Dichiarazione del nostro vescovo Gerhard Ludwig Müller sulla revoca della scomunica a quattro vescovi della Fraternità San Pio X e sulla campagna contro il Santo Padre, papa Benedetto XVI.

Care sorelle e fratelli,

il Santo Padre ha revocato la pena della scomunica per quattro vescovi scismatici, che nel 1988 avevano ricevuto illegittimamente l'ordinazione dall'arcivescovo Lefebvre. I quattro vescovi avevano espressamente sollecitato dal papa la remissione. Al contempo essi hanno riconosciuto il primato del pontefice, promettendogli quell'obbedienza che tutti i vescovi cattolici prestano al papa, al fine di assicurare l'unità della Chiesa in tutto il mondo. Rimane tuttavia in vigore la sospensione a divinis di questi quattro vescovi. In tal modo si impedisce agli stessi di esercitare legittimamente il loro ministero episcopale.

Poco tempo dopo la revoca, venne resa nota un'intervista che uno di essi, di nome Williamson, aveva rilasciato alla televisione svedese, già nella metà di ottobre del 2008, nel seminario della Fraternità San Pio X presso Zaitzkofen.
In tale intervista è contenuto un discorso di incredibile insensibilità e cinismo a proposito del più orrendo crimine contro l'umanità: lo sterminio degli ebrei europei ed il sistematico genocidio perpetrato dai nazisti in nome del popolo tedesco.

L'indignazione per le rivoltanti dichiarazioni di un vescovo consacrato, il cui status non è tuttavia quello di piena comunione con la chiesa cattolica, era completamente giustificata. Ben presto però il messaggio veniva demagogicamente strumentalizzato da certa stampa, che stravolgendolo lo riportava sulle prime pagine dei giornali in questi termini: Il Papa riabilita un negazionista dell'Olocausto. Ma qui non si può assolutamente parlare di riabilitazione, perché ciò significherebbe approvare a posteriori il crimine di ordinazione illecita e tutta una serie di comportamenti erronei e fuorvianti.

Con queste false notizie è stata avviata un'inaudita campagna diffamatoria contro la persona di papa Benedetto XVI. Non è necessario ripetere in questa sede tutte le insinuazioni malvage che sono state propagate. Da parte mia, le respingo nella maniera più recisa e prego vivamente tutti i fedeli della diocesi di non lasciarsi in alcun modo confondere da esse.

Nei giorni scorsi sono stato ripetutamente interpellato in proposito da vari fedeli della nostra diocesi. Vorrei rispondere ai loro interrogativi come segue.

1. Si può ritornare „indietro“ a prima del Concilio Vaticano Secondo?

A questa domanda ognuno può facilmente rispondere da sé. Inequivocabilmente: No! Noi rimaniamo naturalmente in seno alla Chiesa e proseguiamo, nel solco da essa tracciato per la dottrina, la liturgia e la condotta di vita, il nostro cammino di buoni cristiani cattolici.
I quattro vescovi scismatici hanno riconosciuto il primato del pontefice. Ciò comporta anche il dovere di ogni cattolico di rispettare la massima autorità di magistero di tutti i concili, ed in particolare anche del Concilio Vaticano Secondo, inaugurato e confermato dai papi Giovanni XXIII e Paolo VI.

In proposito non ci sarà alcuna trattativa con la Fraternità dei „Lefebvriani“. Ma si potrà chiarire loro meglio il senso di questi testi vincolanti, in particolare per quanto concerne l'ecumene, il rapporto con gli Ebrei e la libertà di religione.
Se però i quattro vescovi scismatici dovessero fare una distinzione tra il riconoscimento del papa e quello del concilio, con la loro richiesta di revoca della scomunica essi si sarebbero resi colpevoli di dolo ai danni del Santo Padre. In tal caso si dovrebbe nuovamente infliggere loro una pena canonica.

Noi della diocesi di Ratisbona non ci lasciamo sviare da nessuno nella nostra fedeltà al papa e al concilio. La revoca della scomunica di quattro persone non ha nulla a che fare con una concessione del diritto di accoglienza a degli oppositori del concilio.

2. Cosa succede a questo punto?

I portavoce della Fraternità San Pio X, con insegnamenti errati o false interpretazioni del Concilio Vaticano Secondo, con accuse ingiuste nei confronti del papa e soprattutto dispensando e ricevendo illecitamente il sacramento dell'ordine, hanno inflitto un grave danno alla Chiesa. Se ora vogliono rientrare a pieno titolo nella comunità della chiesa cattolica, i quattro vescovi ordinati illegalmente devono rinunciare all'esercizio delle loro funzioni episcopali. A parer mio possono svolgere tutt'al più le mansioni di semplici sacerdoti.

Per quanto concerne il vescovo Williamson, secondo me è chiaro che, a causa delle sue inconcepibili esternazioni sull'Olocausto e del danno da lui coscientemente causato alla dignità del pontefice e di tutta la chiesa cattolica, egli debba spontaneamente o forzatamente essere rimosso dal suo stato di chierico.

Molti seguaci della Fraternità San Pio X non condividono l'atteggiamento aggressivo nei confronti del papa e del concilio, e prendono le distanze da ogni macchinazione antisemita. La loro partecipazione alle messe celebrate dalla Fraternità San Pio X è dovuta probabilmente solo alla preferenza per la vecchia forma liturgica. Faccio appello a tutti coloro che nella nostra diocesi simpatizzano forse in qualche modo con essa, di partecipare esclusivamente alle celebrazioni della santa messa della Chiesa cattolica, in piena comunione con il papa ed il vescovo. Esiste del resto la possibilità della forma liturgica straordinaria, come generosamente concessa dal Santo Padre un anno fa.
Cattolico nel vero senso della parola è soltanto colui che si mantiene fedele al papa e al suo vescovo e concorda con essi nelle questioni della dottrina religiosa e morale, della liturgia e dell'ordinamento della vita ecclesiastica.

3. Che cosa possiamo fare?

Ai nostri sacerdoti, insegnanti di religione e a tutti i collaboratori e collaboratrici pastorali rivolgo la preghiera di impegnarsi, con profonda sollecitudine pastorale, per illustrare a coloro che occhieggiano con tendenze critiche nei confronti del concilio, i passi centrali delle deliberazioni del Concilio Vaticano Secondo. Si tratta soprattutto di spiegare a chiare lettere che il Concilio non rappresenta una frattura con la grande tradizione cattolica, sia per quanto riguarda la dottrina che la liturgia. Si tratta al contrario di uno sviluppo intimamente coerente della dottrina ecclesiastica sotto la guida dello Spirito Santo e di una giusta risposta agli interrogativi dell'umanità odierna e futura.

Per noi tutti è importante evitare che si formino delle fazioni. Opinioni estreme, di tipo tradizionalista o modernista, ai margini della Chiesa, finiscono spesso per sfiorarsi a vicenda. Invece di coltivare atteggiamenti aggressivi contro il papa ed i vescovi, quando non assecondano le arbitrarietà di gruppi marginali, ogni cristiano cattolico dovrebbe orientarsi secondo un „sentire cum ecclesia“, vale a dire un pensare, sentire ed agire in unità con la Chiesa.

Invito tutti Voi a pregare per il nostro Santo Padre, papa Benedetto XVI, per l'unità della chiesa e per il ritorno ad essa di tutti i suoi figli e figlie smarriti, che con falsi proclami se ne sono allontanati!

Ratisbona, 05. febbraio 2009

+ Gerhard Ludwig
Vescovo di Ratisbona


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
19/02/2009 18:05
OFFLINE
Post: 11.213
Post: 461
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog "Cordialiter"...

lunedì 2 febbraio 2009

Circa il futuro status canonico della Fraternità San Pio X

La futura definizione dello status canonico della FSSPX rappresenterà un evento cruciale per la vita di questa Fraternità sacerdotale. In passato alcuni giornalisti hanno parlato sia di “Prelatura personale” che di “Amministrazione Apostolica”. La differenza tra i due status è enorme. Infatti nel primo caso i preti FSSPX per poter svolgere apostolato in una diocesi dovranno avere il permesso del vescovo del luogo, senza del quale dovranno fare le valige e andarsene via. Nel secondo caso (cioè l'Amministrazione Apostolica) i preti FSSPX potranno svolgere apostolato ovunque li invia il proprio superiore, senza chiedere permesso a nessun vescovo diocesano. Come vedete non sono proprio la stessa cosa.

Recentemente il giornalista Giacomo Galeazzi è tornato a parlare di Prelatura personale. Io non so quello che verrà deciso. Quello che so è ciò che è stato offerto in passato alla FSSPX. A tal proposito riporto alcune dichiarazioni di Mons. Bernard Fellay rilasciate nell'estate del 2001 alla rivista “Pacte”:


Innanzi tutto, l’autunno scorso, Roma ci ha interpellati in maniera del tutto nuova e ci ha fatto delle proposte che ancora oggi è difficile valutare completamente nella loro portata reale. In effetti, giuridicamente, non si erano mai viste tante facilitazioni. Mai avremmo immaginato che Roma potesse presentarci una proposta simile. Senza dubbio avrete sentito parlare dell’idea di una amministrazione apostolica. La Fraternità San Pio X sarebbe stata integrata in una amministrazione apostolica. Che significa? L’amministrazione apostolica, ordinariamente, è una struttura diocesana, o quasi, in una data situazione di crisi, su un territorio determinato. Ebbene, per noi questo territorio sarebbe stato il mondo intero. In altre parole ci è stata offerta una struttura che coprirebbe il mondo intero, una specie di diocesi personale…

[A questo punto l'intervistatore lo interrompe e gli domanda se stesse parlando di una Prelatura personale. n.d.r. ].


Non esattamente. L’amministrazione apostolica è piú di una prelatura personale. [...] L’Opus Dei, che è la prelatura personale oggi esistente, [...] non può agire all’esterno senza l’accordo del vescovo. Con l’amministrazione apostolica noi sfuggiremmo a questa restrizione. Potremmo condurre un’azione apostolica autonoma senza bisogno di chiedere alcuna autorizzazione al vescovo diocesano, poiché saremmo una vera diocesi la cui particolarità è quella di estendersi nel mondo intero. È molto importante che sia stata avanzata questa proposta, essa potrà rappresentare, da un punto di vista giuridico, un punto di riferimento, un elemento di comparazione.


Le parole di Mons. Fellay sono chiare, non è necessario "leggere tra le righe". Speriamo che tutto si risolva nel migliore dei modi, ma è risaputo che la Fraternità San Pio X non gode di particolari simpatie in taluni ambienti (più o meno gli stessi ambienti che non hanno particolari simpatie per la Messa tridentina). Tuttavia bisogna tenere conto che nel dialogo in corso, la posizione canonica della FSSPX è decisamente migliorata rispetto a quella del 2000: la scomunica è stata finalmente revocata. A mio avviso, questa splendida mossa del Pontefice dovrebbe facilitare tutto. Certamente il nemico del genere umano tenterà di sobillare le menti di certe persone alfine di indurle a sabotare il dialogo, ma con l'aiuto di Dio e della Mediatrice di tutte le grazie, questi subdoli tentativi saranno resi inefficaci.

E' certo che la Santa Sede desidera chiudere in fretta la questione; c'è scritto chiaramente nel decreto del 21 gennaio e lo ha ripetuto il Papa alcuni giorni dopo, nel corso di un'udienza generale. Anch'io auspico che possa essere siglato presto un buon accordo che soddisfi pienamente entrambe le parti. Penso sinceramente che la Fraternità San Pio X possa essere un validissimo aiuto per la riscossa della Chiesa militante che attualmente sta soffrendo una crisi drammatica (pensiamo ad esempio al crollo delle vocazioni sacerdotali, alla bassa affluenza alla Messa domenicale e alla perdita della fede da parte di molti fedeli). C'è bisogno di pregare molto affinché la Santa Sede offra lo status canonico più appropriato, tenendo presente il principio “salus animarum suprema lex”, cioè che la salvezza delle anime deve essere la legge suprema nella Chiesa.

Pubblicato da cordialiter


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
20/02/2009 18:15
OFFLINE
Post: 11.218
Post: 466
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

EST - Williamson, ambasciata Argentina: Nessun cambiamento col Vaticano

Roma, 20 feb (Velino)

L’invito del governo argentino al vescovo lefebvriano Richard Williamson non ha portato “nessun cambiamento” nelle relazioni tra Buenos Aires e la Santa Sede.
Relazioni che rimangono “cordiali e aperte”.
Lo ha detto al VELINO l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede Juan Pablo Cafiero, il giorno dopo la decisione del paese latinoamericano di espellere il vescovo negazionista.
Buenos Aires, ha ricordato l’ambasciatore, ha semplicemente applicato due norme: “La legge sulla migrazione secondo la quale se una persona ha falsificato i dati presentati per il permesso di residenza”, ha dieci giorni di tempo per abbandonare il paese o esservi costretto con la forza.
Sulla decisione del governo hanno poi pesato “le denunce penali depositate in vari tribunali della nazione per apologia di reato”, dal momento che si ritiene che “la posizione negazionista del genocidio porta in sé una apologia” degli eventi incriminati. Le indagini sulla posizione di Williamson hanno portato alla verifica dei diversi rinnovi del permesso di residenza.
Il vescovo aveva presentato un contratto secondo il quale si impegnava a realizzare corsi, seminari e letture legate alla sua condizione di professore di letteratura di Oxford.
Mansioni oggetto di un contratto con l’Associazione “La Tradición” (“La Tradizione”), e che sarebbero state la ragione della sua permanenza in Argentina. Williamson esercitava però le funzioni sacerdotali ed era direttore del seminario “Nuestra señora corredentora”, appartenente alla fraternità lefebvriana di San Pio X.

(Raffaele Bertini)

© Copyright Il Velino



Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
21/02/2009 17:41
OFFLINE
Post: 11.225
Post: 473
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Da "Messainlatino.it"...

sabato 21 febbraio 2009

Vescovo cattolico: "Sono più vicino ai luterani che ai lefebvriani"

E' quanto ha affermato il vescovo di Hildesheim Norbert Treller, in un'intervista data al Braunschweiger Zeitung. Citiamo dall'intervista:

"Benché la Chiesa sia più vicina alla Fraternità S. Pio X che ai Protestanti, io mi sento più vicino a qualunque luterano che ai lefebvriani"

Quindi una requisitoria contro il Vaticano ("Non posso immaginare che il Papa sapesse e abbia consentito ciò"):

"Non capisco e sono arrabbiato, come gli altri vescovi".
"Come è possibile che quando in Germania c'è una sede [episcopale] libera si controlla tutto per un anno, mentre per questi quattro vescovi nessuno ha controllato i loro precedenti?".

Un commento: perché l'eccellenza germanica non trae le dovute conseguenze delle sue affermazioni (sa che la Chiesa è più vicina ai lefebvriani, ma lui preferisce i luterani) e - non diciamo si converte al luteranesimo (non ce n'è bisogno perché lo ha già fatto, evidentemente) - lascia la carica di vescovo cattolico e raggiunge i "fratelli"? Così potrà apprezzare, tra l'altro, l'illuminato filosemitismo di Lutero, autore di un libello di grande tolleranza (come già si percepisce dal titolo): "Dei Giudei e delle loro menzogne".

Fonte: Cathcon


Sinceramente mi auguro che il Santo Padre prenda qualche provedimento... Non se ne può più di questi vescovi!!!! Sono arrivata al traguardo della sopportazione!!!!!
[SM=g8143] [SM=g8115] [SM=g8143] [SM=g8115] [SM=g8143] [SM=g8115] [SM=g8143] [SM=g8115] [SM=g8143] [SM=g8115] [SM=g8143] [SM=g8115] [SM=g8143]


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
21/02/2009 20:46
OFFLINE
Post: 11.230
Post: 478
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

I seguaci di Lefebvre e la paura della Tradizione

Di prossima uscita un libro con una intervista a monsignor Bernard Fellay

di Mirko Testa

ROMA, venerdì, 20 febbraio 2009 (ZENIT.org).

La recente bufera sollevata dal caso del Vescovo negazionista Richard Williamson, uno dei quattro presuli cui Benedetto XVI ha revocato la scomunica risalente al 1988, ha portato molti a porsi la stessa domanda: chi sono e cosa pensano veramente gli eredi di monsignor Marcel Lefebvre?

Un libro di prossima uscita intitolato “Tradizione. Il vero volto” (Sugarco edizioni, 2009, pp. 246, Euro 14,50) riporta un colloquio a tutto campo con monsignor Bernard Fellay, dal 1994 Superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata da monsignor Lefebvre e che oggi conta all'incirca 600.000 fedeli, 500 sacerdoti diffusi in tutto il mondo in più di 60 Paesi e oltre 250 giovani che si preparano al sacerdozio.
A condurre l'intervista sono Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro che insieme avevano già firmato un altro volume dedicato alla Fraternità di San Pio X dal titolo “Rapporto sulla Tradizione” (Cantagalli, 2007).

Nel libro vengono toccate le tematiche più svariate: dalla crisi della Chiesa di fronte alle sfide della modernità, al compito del Vescovo, alle riforme del Concilio Vaticano II, fino al senso del peccato e all'inferno.

Fondamentale il tema dell’obbedienza alla Chiesa e di come conciliare questa esigenza, sempre rivendicata dai tradizionalisti della Fraternità fondata da mons. Lefebvre, con la critica serrata ai documenti conciliari del Vaticano II e con lo stesso atto delle ordinazioni episcopali senza mandato pontificio.
Infatti, in ballo c'è il riconoscimento canonico della Fraternità di San Pio X nella Chiesa Cattolica, poiché, come ha spiegato la Segreteria di Stato vaticana in una nota, la revoca della scomunica ai quattro Vescovi lefebvriani non equivale a una loro riammissione automatica, per la quale è "condizione indispensabile" il "pieno riconoscimento del Concilio Vaticano II e del Magistero dei Papi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e dello stesso Benedetto XVI".
In merito al caso Williamson, i due parlano di una “indignazione a orologeria” orchestrata dal media system per seppellire un avvenimento cruciale nella storia della Chiesa ed “evitare che il Papa cementi il legame con la Tradizione”.
E proprio la paura per la Tradizione è la questione che percorre sottotraccia tutto il libro, anche se mons. Fellay tiene a precisare che l'opposizione che si avverte perlomeno all'interno della Chiesa riguarda maggiormente i livelli più bassi della gerarchia che non la Curia romana.

Chi è fedele al Papa e chi no

Nell'intervista monsignor Bernard Fellay dà voce al sentimento di sincera fedeltà al successore di Pietro che anima la Fraternità San Pio X: “Noi siamo veri cattolici e siamo e vogliamo continuare a essere i più grandi sostenitori del Vicario di Cristo”.
“Coloro che ci descrivono come ribelli non rendono servizio alla verità”, aggiunge.
Mons. Fellay passa poi a parlare del “vero e proprio golpe” sferrato dalla teologia prevalente degli ultimi decenni contro l'autorità del Papa, criticando il Vaticano di non essere più uno “strumento al servizio del potere papale” quanto “un agglomerato burocratico che in parte neutralizza l’autorità papale e in parte esercita un potere in proprio”.
Rispondendo all'osservazione secondo cui la Fraternità San Pio X, che oggi lamenta un attacco all’autorità del Papa e all’esercizio del suo potere, nacque in realtà da un atto di disobbedienza al Pontefice, mons. Fellay afferma che “la nostra vicenda superficialmente si coglie solo un atto che va contro un ordine del Papa. Ma questo ha una ragione, un perché”.
“Noi – spiega – non abbiamo voluto affermare la nostra volontà o una nostra opinione. Noi abbiamo solo messo in evidenza un problema: che ciò che la Chiesa ha detto e insegnato per duemila anni, a un certo punto, è stato contraddetto”.
“La Chiesa è Tradizione e il Papa nell’esercizio della sua autorità è vincolato a ciò che è stato insegnato da Nostro Signore, non può insegnare altro che quello – ha affermato –. Chiunque nella Chiesa, compreso il Santo Padre, dica qualche cosa che contraddica la dottrina commette un errore, e nessuno può essere obbligato a seguire l’errore. Anzi, quando l’errore è evidente, bisogna dirlo”.
“Se a vari livelli, dentro la Chiesa, vengono imposti insegnamenti che vanno contro ciò che la Chiesa stessa ha sempre insegnato o che mettono in circolazione idee che la Chiesa aveva già condannato, siamo in presenza di un fatto molto, molto grave”, sottolinea.

Vescovi in crisi e Conferenze episcopali autoritarie

Il successore di mons. Lefebvre tocca quindi il tema della missione dei Vescovi e delle Conferenze episcopali osservando che spesso al giorno d'oggi “si occupano di tutto, dall’emergenza rifiuti alla crisi economica, ma non dell’insegnamento della dottrina e della trasmissione della fede. Hanno acquisito una visione puramente orizzontale e hanno dimenticato quella verticale”.
La Chiesa, a suo avviso, “dovrebbe rimettere al loro posto le Conferenze episcopali e ridurne il potere. Bisogna cambiare rotta. Nella Chiesa è entrata una visione democratica che non le appartiene”.
“Le Conferenze – spiega – sono diventate anche fonte di burocrazia, e questo non fa che allontanare ulteriormente i Vescovi dai fedeli”, mentre quelli “di buona volontà si trovano ingabbiati in una serie di vincoli che ne ostacolano l’azione. In molte diocesi è praticamente impossibile incontrare personalmente il proprio Vescovo”.

La Chiesa tra Tradizione e modernità

Per mons. Fellay, la Tradizione della Chiesa consiste non nel ricalcare il passato, ma nel tramandare lo spirito che lo ha animato: “la Tradizione è ciò che la Chiesa ha fatto nel passato, considerando che noi non dobbiamo perpetuare alla lettera i singoli atti, ma mantenere e tramandare lo spirito, i princìpi che li informavano”.
Nel confrontarsi con la modernità, la Chiesa deve continuare a ripetere quanto “ha sempre detto all’uomo di tutti i tempi”, perché “quando esce dal suo binario e cerca di dire altro per essere bene accetta, non trova più gli interlocutori, che preferiscono ascoltare altre voci”.
La formula vincente, secondo mons. Fellay, è “tornare a ricordare agli uomini la Croce. Bisogna tornare a insegnare i comandamenti e spiegare che servono a santificarsi”, perché “la Chiesa [...] termina in Cielo”.
Al contrario, la Chiesa perde rilevanza nella società e snatura il messaggio cristiano quando prova a “scendere a patti con il mondo” o ricorre al “quieto vivere”, perché “fra la luce e le tenebre non può esserci compromesso”.
Riflettendo poi sul concetto di “sana laicità”, Bernard Fellay sottolinea la necessità di ripensare la relazione fra Chiesa e società, fra Chiesa e Stato, perché “la loro distinzione non implica né indipendenza, né uguaglianza: la società spirituale è superiore a quella temporale”.
In particolare, mons. Fellay si rifà agli insegnamenti della Chiesa riassunti da Papa Pio XI nel 1925 nell’enciclica Quas Primas, e parla della necessità di recuperare la nozione di “Regalità sociale di Nostro Signore”, che indica la signoria di Gesù sulla vita sociale, civile e politica.
“La società è un ente morale e, come tale, deve trarre le ragioni del suo agire dalla sorgente della morale, cioè da Dio”, sostiene.
Da questo punto di vista, le questioni legate per esempio all'aborto e all'eutanasia riflettono la libertà dell' “uomo che ha perso il senso del sacro e invade un terreno non suo”, comportandosi come “un apprendista stregone”.
Occorre quindi che “gli uomini di Chiesa tornino a dire forte che c’è un dominio, quello di Dio, dove la diplomazia non ha posto, dove non si può negoziare”, sottolinea.

La crisi d'identità del sacerdote

Secondo mons. Fellay il Concilio Vaticano II ha messo in secondo piano il ruolo del sacerdote a favore di quello del laico, scivolando sul “piano della visione protestante, in cui il sacerdote è un fedele come tutti gli altri a cui sono affidate dalla comunità delle funzioni particolari”.
Nella “Lumen gentium” (1964), la costituzione conciliare sulla Chiesa, “dei presbiteri si parla pochissimo ma il messaggio è chiarissimo perché si dice testualmente che 'sono consacrati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino'”.
“In questo testo, prima viene la predicazione e solo dopo il sacrificio”, una interpretazione che stride con la concezione del Concilio di Trento che faceva del sacerdote innanzitutto “l'uomo del sacrificio”.
“È vero che poi si dice che 'esercitano la loro sacra funzione soprattutto nel culto eucaristico', ma anche questa affermazione viene solo dopo che si è ribadita un’altra volta la funzione di annuncio della Parola”.
“Il sacerdote ha perso la sua identità e non sa più chi sia – commenta –. Lo si vede sotto tutti gli aspetti, dalla vita di pietà e alla pratica liturgica, dalla cura delle anime alla vita privata”.
Inoltre, spiega, la riforma liturgica avviata da Paolo VI con la promulgazione nel 1970 del nuovo Messale Romano, “ha messo in secondo piano l’aspetto sacrificale della Messa a favore di quello assembleare, ha dato un colpo tremendo. Il sacerdote viene trasformato nel presidente di un’assemblea, una sorta di primus inter pares che ha ragione di essere solo nella funzione momentanea”.
Tutto ciò, a suo avviso, è “frutto dell’introduzione del concetto di 'Popolo di Dio', un concetto assolutamente inedito nella storia della Chiesa che troviamo nella 'Lumen gentium'” e che “ha agito come mito anti-istituzionale generando l’idea che il vero problema della Chiesa fosse quello di liberarsi delle sue figure istituzionali, cominciando dal Papato”.
“Ecco perché il ruolo del sacerdote è stato sminuito: perché è sempre stato il cardine dell’istituzione sul territorio, tra i fedeli”, sottolinea.
Ciò ha prodotto dapprima “il vuoto in un punto fondamentale della missione della Chiesa che è la trasmissione della fede” e di conseguenza l’ignoranza religiosa in molti fedeli.
Allo stesso tempo, però, la riforma liturgica avviata a partire dal Concilio Vaticano II ha comportato “un mutamento di orizzonte” che “costringe l’uomo a guardare per terra”: “molti cattolici, senza volerlo e senza saperlo, hanno mutato fede”.
Per Fellay la Messa in latino secondo il Messale Romano promulgato da San Pio V e aggiornato dal beato Giovanni XXIII nel 1962, è “una via privilegiata per ritrovare questo orientamento verso Dio”.

Ecumenismo e dialogo interreligioso

Mons. Fellay analizza quindi i presupposti alla base del dialogo con le altre confessioni cristiane e con le altre religioni gettate dal Vaticano II e afferma: “Se si intende la preoccupazione di riportare dentro la Chiesa cattolica coloro che nel corso dei secoli l’hanno abbandonata, non si dice nulla di nuovo. Il ritorno dei figli che se ne sono andati è da sempre uno dei desideri più grandi della Chiesa”.
Il concetto di “ecumenismo” introdotto allora, spiega, riflette invece un’idea nuova derivata dall'ambito protestante, “tanto è vero che nel decreto del Concilio Vaticano II sull’ecumenismo, Unitatis redintegratio, si sente il bisogno di definire i 'Princìpi cattolici sull’ecumenismo'. In altre parole, si battezza un’idea che viene dall’esterno”.
Al contrario, continua, “l’idea cattolica in proposito è molto semplice. C’è una sola Chiesa fondata da Gesù ed è quella cattolica, la sola che riceve da Gesù i mezzi per la salvezza delle anime”.
“Si è sempre detto – prosegue mons. Fellay – che un individuo, preso singolarmente, può salvarsi anche se appartiene a un’altra religione, ma ciò sempre per merito della Chiesa cattolica e non della religione a cui appartiene”.
“Del resto non è difficile da comprendere: se esiste una sola Verità, esiste una sola religione. Dunque, questa religione è vera e le altre possono solo essere false”.
Per questo, osserva, “il fondamento dell’ecumenismo è la negazione dell’identità tra il Corpo Mistico di Cristo e la Chiesa cattolica”, un insegnamento che, a suo avviso, contrasta con l’insegnamento tramandato lungo tutta la storia della Chiesa”.
Secondo mons. Fellay, questa concezione ecclesiologica è contenuta nelle premesse della filosofia personalista”, secondo cui “una persona, per essere autentica, per compiersi, deve essere in costante dialogo con qualcuno o qualcosa d’altro”.
“Per questo, con l’ecumenismo, si arriva al dialogo per il dialogo – aggiunge –. Si intraprendono discussioni infinite al termine delle quali si pretende che ognuno rimanga ancora quello che era prima”.
“Chi, nella Chiesa cattolica, sostiene che essa non sia l’unica vera Chiesa deve assumersi tutte le responsabilità che ne conseguono per la vita di grazia dei fedeli e per la salvezza delle anime”, avverte.
“Perché deve essere evidente a tutti che sostenere, nelle parole o nei fatti, che la Chiesa cattolica non è l’unica vera Chiesa significa causare il suo dissolvimento”, conclude poi.

© Copyright Zenit


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
22/02/2009 21:48
OFFLINE
Post: 11.241
Post: 488
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

I cattoprogressisti iniziano ad essere terrorizzati

E questo spiega le loro esagitate reazioni dell'ultimo mese.
Dalla rivista dei Gesuiti d’oltreoceano America (caratterizzata da un notevole progressismo) traduciamo quasi per intero di un articolo di P. James Martin S.J., il quale riporta i commenti di Robert Mickens, corrispondente a Roma del periodico inglese The Tablet (anch’esso cattoprogressista).

[..] Non pensate che si faranno smuovere, i lefebvriani. Il Vaticano è intento a trovare una formula che essi possano firmare senza ritrattare alcuna delle loro posizioni.
Un giovane professore dell’Università dei Legionari di Cristo a Roma, don Mauro Gagliardi, ha dato un’indicazione di cosa aspettarsi. “La Fraternità di S. Pio X può offrire alla Chiesa un importante contributo nell’applicazione della ‘ermeneutica della continuità’ che deve applicarsi ai documenti del Vaticano II”, ha detto [v. qui].
L’apparente riferimento all’ermeneutica di Papa Benedetto per interpretare il Concilio è imprecisa, come P. Joseph Komonchak e altri hanno chiaramente indicato, ma non è del tutto erronea. E don Gagliardi non è solo un professore qualunque in Roma. E’ stato recentemente nominato consultore dell’ufficio delle cerimonie liturgiche papali e si muove nei circoli che godono al momento del favore in Vaticano.
Ha detto “I ‘lefebvriani’ hanno una spiritualità ed un carisma che può essere una ricchezza per la vita dell’intera Chiesa”. Questa è certo l’opinione del card. Castrillòn e probabilmente riflette, almeno in qualche misura, pure il pensiero del Papa.

Non c’è dubbio che Papa Benedetto rivoglia la FSSPX nella Chiesa. Fino ad ora ha fatto di tutto per venire incontro alle loro richieste. Lo farà anche sull’interpretazione del Concilio. I due documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2007 (sulla natura della Chiesa il 29 giugno e sull’evangelizzazione il 3 dicembre) hanno già cominciato a preparare la strada per questo.
I lefebvriani argomenteranno, e il Papa concorderà, che, in sostanza, noi abbiamo dopo il Vaticano II la stessa dottrina che avevamo prima. Tutti i ‘cambiamenti’ furono meramente stilistici od operativi, ma non teologici; ossia, nessuno dei cambiamenti era essenziale, per cui nessuno deve essere adottato. Il Vaticano e la Fraternità diranno anche, insieme, che molto del Concilio fu fortemente mal interpretato da teologi e vescovi nel periodo postconciliare, ed essi citeranno perfino la lunga lista di teologi che la Congregazione per il culto divino ha condannato, per provare che Roma non è mai franata. Nonostante tutto sia contrario (cioè il fatto che la FSSPX non accetta realmente né vive il Vaticano II) troveranno un sistema insieme per limare una formula che li aiuti a professare “vera fedeltà e vero riconoscimento” del Concilio (alla luce della costante Tradizione) ma consenta loro di continuare a vivere come se il Vaticano II non fosse mai esistito. Ci sono già un numero di comunità Ecclesia Dei in comunione con Roma (derivazioni della FSSPX come la Fraternità sacerdotale S. Pietro) che fanno questo correntemente. La formula prodotta sarà falsa come l’inventato nonsenso delle “due forme dell’unico rito romano”.


Voi state probabilmente dicendo che questo scenario è un’esagerazione e che questo non potrebbe mai accadere. Molti l’hanno detto prima. Non poche persone mi hanno definito stridulo, isterico e peggio nel 2005 quando cominciai a dire che il Papa era intento a preparare un indulto universale per l’uso della Messa tridentina.
Il motu proprio alla fine arrivò nel luglio 2007 e allora la maggior parte delle persone cercò di minimizzarlo, dicendo che non avrebbe avuto effetto pratico nelle nostre parrocchie, ecc.

Di nuovo io dissi che gli effetti ci sarebbero stati. Sono solo passati 18 mesi (!) e i cambiamenti stanno cominciando a verificarsi, specialmente nei seminari.

Tutto questo dovrebbe essere causa di grande allarme per quelli di noi che ancora credono che qualcosa di monumentale è avvenuto al Vaticano II, che ci furono sviluppi, riforme e – sì – punti di rottura col passato (nonostante i contrari argomenti del Papa che non convincono).
Joseph Ratzinger sta completando, come papa, il lavoro che ha cominciato più di venticinque anni fa come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Niente di meno che la intera reinterpretazione del Concilio Vaticano Secondo. E nessuno sembra volerlo o poterlo fermare.

Robert Mickens - James Martin, SJ

Siamo lieti di aver offerto ai nostri lettori una lettura così riconfortante. Una vera ventata di ottimismo, ovviamente involontario, che ci ripaga di tante amarezze di queste settimane.
Segnaliamo inoltre che i commenti lasciati a questo articolo sul sito di America sono, curiosamente, per circa quattro quinti a favore del Papa e contrari alla visione dell’articolista.

Da Messainlatino.it


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
22/02/2009 21:54
OFFLINE
Post: 11.242
Post: 489
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Da "Messainlatino.it"...

sabato 21 febbraio 2009

Il vescovo di Ratisbona fa pace coi teologi dissidenti

Abbiamo dato notizia tempo addietro (v. qui) del perentorio termine intimato dal vescovo di Ratisbona a tre teologi dissidenti, rei di aver sottoscritto un appello del gruppo ultraprogressista Wir sind Kirche (Noi siamo Chiesa) contro la revoca delle scomuniche e in difesa del Concilio, documento che conteneva pesanti apprezzamenti contro il Pontefice.
Il vescovo aveva preteso che i tre si dissociassero dal 'manifesto' e giurassero davanti a lui la loro fedeltà alla Chiesa ed al Magistero, a pena di veder revocata la loro licenza di insegnamento cattolico.
Ora abbbiamo l'aggiornamento su come si è conclusa la storia. In modo squisitamente ecclesiastico, con un compromesso bolso che di fatto lascia tutti come prima: dopo un incontro tra il vescovo e la facoltà dove insegnano (e che si era pronunziata in loro favore), gli interessati hanno precisato che la loro protesta, che confermano, non intende avere contenuti offensivi verso il S. Padre ed hanno ribadito la loro "ovvia lealtà al Magistero ecclesiale".
Non abbiamo elementi per giudicare se questa "retromarcia" del vescovo Mueller fosse indispensabile. Forse sarebbe stato controproducente portare il dissidio fino alle estreme conseguenze, a rischio di creare una reazione a catena nelle (spiritualmente) corrotte facoltà di teologia tedesche ed in questi tempi turbolenti.
Ma almeno un risultato lo porta a casa: non solo un piccolo gesto di sottomissione al Magistero, pur meramente labiale; ma soprattutto il messaggio che, oltre certi limiti, ci sono ancora dei vescovi pronti a svolgere il loro compito di guardiani della Fede, usque ad effusionem atramenti (=inchiostro)...


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
23/02/2009 21:39
OFFLINE
Post: 11.252
Post: 499
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

Gli ortodossi plaudono ad una riconciliazione con i lefebvriani

Dichiarazione dello Ieromonaco della Chiesa ortodossa russa Alexandre Siniakov (nella foto), responsabile delle relazioni esterne e dei rapporti con le chiese della diocesi di Chersoneso (che comprende Francia, Spagna, Portogallo e Svizzera ) e membro della rappresentanza della Chiesa russa presso l’Unione Europea. Questa dichiarazioni è da leggere in parallelo a quelle dell’allora metropolita (e ora Patriarca) Cirillo sul valore della Tradizione, anche liturgica, e sull’apprezzamento per il Papa Benedetto che riporta la sua Chiesa alla Tradizione (v. i nostri post qui e qui). Chissà che cosa diranno coloro che accusano il Papa di essere antiecumenico: mai, negli ultimi 40 anni, si erano avuti risultati così brillanti (e in poco tempo) di vero ecumenismo: con gli ortodossi, con gli anglicani tradizionalisti, con i lefebvriani.

Non possiamo che rallegrarci che ci siano stati dei passi avanti verso la comunione eucaristica tra i vescovi della Fraternità S. Pio X e il papa Benedetto XVI [..]
Sono rimasto stupefatto di constatare l’assenza di solidarietà di certi cattolici in rapporto alla decisione del papa.

Non ha fatto altro che esercitare il suo ministero di unità; è un po’ triste di vedere che questo divide la Chiesa cattolica.

Credo di poter dire che, dal loro lato, i media ortodossi russo hanno percepito piuttosto positivamente la revoca delle scomuniche. Ci sembra che il papa non voglia allontanarsi dalla tradizione anteriore al Vaticano II e desideri lasciar che i fedeli vivano ciò serenamente, senza costrizioni. Secondo noi, non si possono imporre ai fedeli delle riforme, fossero anche conciliari, senza il pieno consenso e la totale ricezione del popolo di Dio. Sarebbe far violenza al Corpo di Cristo!
La Chiesa russa ha conosciuto uno scisma per ragioni liturgiche, dopo il concilio del 1666-1667. E’ lo scisma dei vecchi credenti. Eppure le riforme erano molto meno rilevanti di quelle che hanno marcato il concilio Vaticano II. Ma delle scomuniche furono lanciate all’epoca e lo scisma dura sempre.
Nel 1970, il patriarcato di Mosca, ad iniziativa del metropolita Nicodemo (Rotov) ha tolto quelle scomuniche e anatemi.
Ma, in un certo modo, era troppo tardi. Credo modestamente che il papa abbia avuto ragione: togliere le scomuniche rapidamente è una cosa necessaria per non lasciare che uno scisma perduri.

Fonte: Forum catholique

Da Messainlatino.it



E lo dicono gli ortodossi! Ma, d'altra parte, che triste spettacolo stiamo dando ai fratelli separati! Come potrebbero loro continuare a cercare con noi la benedetta unità?
[SM=g7953]

Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
24/02/2009 20:54
OFFLINE
Post: 11.258
Post: 505
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

Tú eres Pedro

Queridos Hermanos y amigos: Paz y Bien.

Coincide este domingo con la conmemoración de la cátedra de San Pedro. Jesús quiso sentar en esa sede apostólica principal al viejo pescador galileo, poniéndole al frente de su incipiente comunidad eclesial. Pedro será capaz de lo más grande por amor cuando esté cerca del Maestro en el Tabor o en Getsemaní. Pero también será capaz de lo más lamentable por temor, cuando en aquella noche inolvidable llegue a negar a Jesús hasta tres veces, junto a una fogata común en un patio cualquiera.
Bien sabía Jesús que Pedro era bueno, pero que también era pecador, que sería capaz de cortar la oreja a quien amenazase al Maestro, y un momento después renegar hasta la porfía que le conocía. Así sucede con cada uno de nosotros. Por eso consuela saber que quien nos llama es fiel, aunque nosotros seamos lentos y torpes. Al final, sólo nos queda decir como Pedro: Tú, Señor lo sabes todo. Sabes que te amo.
Bien viene la alusión litúrgica de esta festividad para situarnos como hijos de la Iglesia junto a quien en estos momentos prolonga aquel encargo pastoral que Jesús confiara a Pedro. El Papa Benedicto XVI, está sentado en esa misma sede de Pedro presidiendo en la caridad a toda la Iglesia universal. La Conferencia Episcopal ha publicado una nota de adhesión filial al Papa ante los ataques que viene recibiendo últimamente.
Como bien ha dicho el periodista J.L. Restán, dentro de la zarabanda de comentarios, a caballo entre la ignorancia y la mala fe, que han suscitado en la prensa europea la decisión del Papa de revocar la excomunión a los cuatro obispos ordenados por Marcel Lefebvre y las deplorables afirmaciones sobre el Holocausto del obispo Williamson, brillan algunas voces que nos ayudan a desentrañar esta alocada madeja. Así, para el filósofo alemán Robert Spaemann se ha tratado, en primer lugar, de un auténtico ajuste de cuentas que se demoraba ya más de tres años. En efecto, la mayoría de los círculos intelectuales progresistas y medios de comunicación afines habían diseñado la caricatura del oscuro inquisidor que pretendía llevar a la Iglesia a la leyenda negra medieval.
En ellos era palpable la frustración al no poder casar esa imagen con la de un Benedicto XVI caracterizado por la racionalidad y la mansedumbre en sus juicios, por la belleza y la profundidad en sus intervenciones.
Spaemann explica el significado del levantamiento de las excomuniones: “estos cuatro obispos pueden ahora confesarse, obtener la absolución de sus pecados, participar en la eucaristía y morir con los sacramentos”. No es poca cosa para quien se siente y se quiere católico, pero eso no significa que se les haya reconocido la capacidad de ejercer el ministerio episcopal en la Iglesia.
No estamos ante una calculada escenificación demagógica, ni se trata de una jugada romántica de un Papa intelectual y despistado. Igual que sucede con la interpretación del Vaticano II: los progresistas que quieren romper hacia adelante, y los conservadores que quieren romper hacia atrás, mientras que el Papa ve el Vaticano II como una continuidad de la gran Tradición de la Iglesia, sin rupturas ideológicas. Por eso el Papa ha sentido la necesidad de pedir al pueblo y a los pastores que le sostengan de modo especial en esta delicada y gravosa misión.
Lejos de cualquier oportunismo barato que esconde siempre una ideología nada inocente, nosotros queremos estar con Pedro, con el Papa que en cada tramo de la historia, sabe decirle a Cristo: Tú lo sabes todo, tú sabes que te amo. Y al que Cristo le dice: apacienta mis corderos. Nos sabemos apacentados por alguien que ama al Señor.
El Señor os bendiga y os guarde.

Jesús Sanz Montes, ofm
Obispo de Huesca y de Jaca



[SM=g8431] [SM=g8431] [SM=g8431] [SM=g8431] [SM=g8431]

Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
24/02/2009 21:48
OFFLINE
Post: 11.263
Post: 510
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

Dietro lo scisma ricucito

GIANNI BAGET BOZZO

L’ incidente che ha turbato i rapporti tra Santa Sede e comunità ebraica è stato chiuso con l’annuncio del viaggio di papa Benedetto in Israele e in Giordania, confermato dal primo ministro Olmert. Ma si è ancora posto il problema se veramente il piccolo gruppo di Ecône e la ricomposizione dello scisma lefebvriano valessero un incidente di così ampio rilievo, tale da coinvolgere anche l’opinione del cancelliere tedesco Angela Merkel. Eppure il Papa ha riaffermato l’intenzione di continuare i rapporti con la comunità lefebvriana dopo che il suo superiore, Bernard Fellay, ha confermato l’adesione alla condanna del negazionismo.

Non è certo la dimensione del gruppo di Ecône a porre il problema; lo è invece la tesi, ricorrente nel mondo cattolico e fuori di esso, secondo cui il Vaticano II ha costituito una rottura tra Chiesa pre-conciliare e post-conciliare, abbracciando talmente la modernità da divenire il contrario della Chiesa di Pio IX e di Pio X. Infatti negli anni di Paolo VI, durante il Concilio e subito dopo, l’ingresso della teologia nella pubblicistica comune e il dibattito su tutti i temi aperti nel mondo cattolico aveva dato l’impressione che la rottura non fosse consistita in un arricchimento del linguaggio, ma nella sua alterazione.
Quindi il problema posto dal vescovo Lefebvre andava ben oltre i termini dello scisma reale, che egli aveva preparato e poi consumato. L’azione dei papi, da Paolo VI a Benedetto XVI, è stata tutta rivolta a mostrare che gli sviluppi avvenuti col Concilio erano in continuità con l’implicito della tradizione cattolica e si fondavano su posizioni antiche. In particolare, si può prendere come esempio proprio l’antigiudaismo, che poté essere usato dall’antisemitismo dell’800 come un suo supporto, ma che rimase fermo nella convinzione del valore di Israele e della sua appartenenza morale e spirituale al mondo della salvezza, sino alla fine della storia.
Il carisma di Ratzinger, anche da cardinale, fu quello di unire la continuità nella tradizione con la riforma della Chiesa attuata dal Concilio.
Ma questa posizione espressa da Papa all’inizio del pontificato chiedeva di essere testimoniata con l’apertura verso la comunità che aveva creato uno scisma e che aveva rifiutato l’autorità papale?
La comunità di Ecône si era indurita nella sua separazione, le sue posizioni pre-conciliari erano diventate anti-conciliari, lo scisma era divenuto la realtà della sua identità?

Papa Benedetto non ha seguito questo giudizio, ha praticato verso Ecône le medesime aperture che il Concilio aveva stabilito verso le Chiese ortodosse e le comunità protestanti, cercando motivi di convergenza.

Il fatto che i lefebvriani accettassero sempre formalmente l’autorità papale e il primato petrino era una strada per ottenere la possibilità del superamento dello scisma. Ciò avrebbe provato che il sentimento cattolico di continuità nella tradizione era più forte dell’attaccamento a dimensioni che la storia aveva posto in altra luce col passare del tempo.

Era stato un dramma della coscienza cattolica accettare la grande variazione conciliare e post-conciliare; ogni fedele aveva dovuto affrontare il problema dell’identità della sua fede. Risolvere lo scisma significa riconoscere lo sforzo fatto da milioni di fedeli per ritrovare nel linguaggio che i teologi formulavano l’identità del significato dottrinale e spirituale oggetto della loro fede.

La Chiesa è tesa a mantenere l’unità della fede non solo nello spazio, ma anche nel tempo. In questo la fatica del post-Concilio ha riequilibrato la figura della Chiesa. La speranza conciliare e post-conciliare di un mondo riappacificato con la modernità non si è realizzata nella forma auspicata dai teologi, perché l’avvento della scienza e della tecnica ha posto l’uomo di fronte a problemi assai diversi dalla questione sociale che il comunismo aveva posto al Concilio.

La sfida del tempo unisce la Chiesa e le permette di chiudere le ferite antiche, di fronte a un laicismo totale e all’islam traboccante nella sua coscienza religiosa.
Come forma di linguaggio, sia quello pre-conciliare che quello post-conciliare chiedono un aggiornamento nuovo. Papa Benedetto ne fornisce la chiave.

© Copyright La Stampa, 24 febbraio 2009


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
25/02/2009 22:52
OFFLINE
Post: 11.266
Post: 513
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

Lo scorso 19 febbraio la decisione del governo della Kirchner

Williamson lascia l'Argentina in incognito

Arrivato a Londra il vescovo negazionista cacciato da Buenos Aires.

Alla partenza l'alterco con un giornalista



LONDRA - A sei giorni dall'ordine datogli dal governo di Cristina Fernandez de Kirchner di allontanarsi dall'Argentina, Richard Williamson ha lasciato il Paese sudamericano ed è già atterrato a Londra. Una partenza movimentata, quella del vescovo negazionista all'aeroporto di Buenos Aires: nello scalo della capitale argentina il presule, che avrebbe voluto lasciare il Paese in incognito, è stato invece scoperto e ha avuto un alterco con un giornalista di una tv locale che voleva intervistarlo. Una emittente tv locale ha mostrato le immagini della partenza, nella quale Williamson - occhiali da sole, cappellino da baseball e giubbotto nero - non ha voluto rispondere alle domande del cronista che l'ha riconosciuto, mostrandogli anche il pugno quale gesto dissuasivo.

L'ARRIVO

Molto più sereno l'atterragio del vescovo negazionista inglese all'aeroporto londinese di Heatrow. Atteso da un gruppo di giornalisti, il vescovo, apparso calmo e sorridente, è stato scortato dalla polizia all'uscita e non ha rilasciato dichiarazioni.

L'ULTIMATUM DI BUENOS AIRES

Lo scorso 19 febbraio, il ministro degli interni, Florencio Randazzo, aveva chiesto al vescovo britannico ultra-tradizionalista di lasciare il Paese entro dieci giorni, pena l'espulsione, sulla base di «irregolarità» nella documentazione fornita dallo stesso Williamson, che per anni è stato residente a Buenos Aires, dove fino a poco tempo fa era a capo di un seminario lefebvriano. Williamson si è imbarcato martedì pomeriggio a bordo di un volo della British Airways, destinazione Heathrow, evitando così di essere espulso dal Paese. Poco prima della partenza, un portavoce del distretto per l'America meridionale della Fraternità San Pio X, della quale fa parte il vescovo negazionista, aveva riferito che in realtà il presule aveva già lasciato Buenos Aires la scorsa domenica. Probabilmente, hanno riferito analisti locali, Williamson desiderava partire in incognito, anche per evitare il costante pressing della stampa alla quale è stato sottoposto ormai da settimane a Buenos Aires. Williamson è infatti sotto accusa per aver detto di non credere che siano esistite le camere a gas e per aver sostenuto che gli ebrei sterminati nei campi di concentramento furono circa 300 mila e non sei milioni. Quasi negli stessi minuti in cui le agenzie di stampa riferivano «dell'avvenuta partenza», Williamson si trovava in realtà all'aeroporto internazionale Ezeiza di Buenos Aires, dove - hanno riferito fonti locali - ha acquistato un biglietto aereo per il primo volo a Londra, senza cioè averlo prenotato prima.

© Copyright Corriere online


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
26/02/2009 18:44
OFFLINE
Post: 11.274
Post: 521
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

Il Vescovo Williamson chiede perdono alle vittime dell'Olocausto e alla Chiesa

Dichiarazione emessa questo giovedì

LONDRA, giovedì, 26 febbraio 2009 (ZENIT.org).

Monsignor Richard Williamson, uno dei quattro Vescovi della Fraternità San Pio X a cui il Papa ha rimesso la scomunica, ha chiesto perdono questo giovedì alle vittime dell'Olocausto e alla Chiesa per le dichiarazioni in cui aveva negato l'ampiezza di questo crimine contro l'umanità.
In una dichiarazione emessa dopo essere tornato a Londra in seguito alla sua espulsione da parte del Governo argentino, il presule spiega: “Il Santo Padre e il mio Superiore, il Vescovo Bernard Fellay, mi hanno chiesto di riconsiderare le dichiarazioni da me rilasciate alla televisione svedese quattro mesi fa, per il fatto che le loro conseguenze sono state così gravi”.
“Tenendo conto di queste conseguenze, posso affermare in tutta sincerità che mi rammarico di aver espresso quelle dichiarazioni, e che se avessi saputo in anticipo il danno e il dolore che avrebbero arrecato, soprattutto alla Chiesa, ma anche ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime che hanno subito ingiustizie sotto il Terzo Reich, non le avrei rilasciate”, osserva.
Il presule constata di aver espresso alla televisione svedese solo un'“opinione” “di un non-storico, un'opinione formatasi 20 anni fa sulla base delle prove allora disponibili, e da allora raramente espressa in pubblico”.
“Gli eventi delle ultime settimane e il consiglio dei superiori della Fraternità San Pio X mi hanno convinto di essere responsabile della pena che ne è derivata”, confessa.
“Chiedo perdono davanti a Dio a tutte le anime che si sono onestamente scandalizzate per ciò che ho detto”.
“Come ha affermato il Santo Padre, ogni atto di violenza ingiusta contro un uomo ferisce tutta l'umanità”.

Un portavoce della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell'Inghilterra e del Galles ha spiegato questo mercoledì che monsignor Williamson, come gli altri Vescovi della Fraternità San Pio X, non è in comunione con la Chiesa, motivo per il quale non può celebrare i sacramenti nella Chiesa cattolica.
“La sua ordinazione episcopale è stata illecita e non è riconosciuta dalla Chiesa cattolica”, ha ribadito.

© Copyright Zenit


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
26/02/2009 18:49
OFFLINE
Post: 11.275
Post: 522
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

DECLARATION

The Holy Father and my Superior, Bishop Bernard Fellay, have requested that I reconsider the remarks I made on Swedish television four months ago, because their consequences have been so heavy.

Observing these consequences I can truthfully say that I regret having made such remarks, and that if I had known beforehand the full harm and hurt to which they would give rise, especially to the Church, but also to survivors and relatives of victims of injustice under the Third Reich, I would not have made them.

On Swedish television I gave only the opinion (..."I believe"..."I believe"...) of a non-historian, an opinion formed 20 years ago on the basis of evidence then available and rarely expressed in public since. However, the events of recent weeks and the advice of senior members of the Society of St. Pius X have persuaded me of my responsibility for much distress caused. To all souls that took honest scandal from what I saidbefore God I apologise.

As the Holy Father has said, every act of injust violence against one man hurts all mankind.

+Richard Williamson
London 26 February 2009.

TRADUZIONE IN ITALIANO

DICHIARAZIONE

Il Santo Padre e il mio Superiore, il Vescovo Bernard Fellay, mi hanno chiesto di riconsiderare le dichiarazioni da me rilasciate alla televisione svedese quattro mesi fa, per il fatto che le loro conseguenze sono state così gravi.
Tenendo conto di queste conseguenze, posso affermare in tutta sincerità che mi rammarico di aver espresso quelle dichiarazioni, e che se avessi saputo in anticipo il danno e il dolore che avrebbero arrecato, soprattutto alla Chiesa, ma anche ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime che hanno subito ingiustizie sotto il Terzo Reich, non le avrei rilasciate.
Ho espresso alla televisione svedese solo un'opinione (..."Io penso"..."Io penso"...) di un non-storico, un'opinione formatasi 20 anni fa sulla base delle prove allora disponibili, e da allora raramente espressa in pubblico.
Gli eventi delle ultime settimane e il consiglio dei superiori della Fraternità San Pio X mi hanno convinto di essere responsabile della pena che ne è derivata.
Chiedo perdono davanti a Dio a tutte le anime che si sono onestamente scandalizzate per ciò che ho detto.
Come ha affermato il Santo Padre, ogni atto di violenza ingiusta contro un uomo ferisce tutta l'umanità.

+Richard Williamson
Londra 26 February 2009


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
27/02/2009 17:51
OFFLINE
Post: 11.287
Post: 534
Registrato il: 17/06/2005
Registrato il: 18/01/2009
Administratore Unico
Utente Senior
Dal blog di Lella...

Lefebvriani. Vaticano: Parole Williamson non bastano

Non rispetta le condizioni richieste da Santa Sede

Città del Vaticano, 27 feb. (Apcom)

Le parole del vescovo lefebvriano Richard Williamson, che ieri ha chiesto scusa per le dichiarazioni negazioniste sulla Shoah, non bastano. Per il Vaticano, la dichiarazione diffusa ieri da Williamson "non sembra rispettare le condizioni stabilite nella nota della segreteria di Stato del 4 febbraio 2009, dove si diceva che egli dovrà anche prendere in modo assolutamente inequivocabile e pubblico le distanze dalle sue posizioni riguardanti la Shoah", ha dichiarato il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. "Non si tratta di una lettera indirizzata al Papa - ha poi precisato il portavoce del Vaticano - nè alla commissione Ecclesia Dei".

© Copyright Apcom


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:17. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com