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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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11/03/2009 19:11
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Dal blog di Lella...

Le parole chiave sono: "Umile e forte. Il Papa parla e agisce".

Scopo del Papa è: contribuire alla pace nella Chiesa.

Egli constata: un invito alla riconciliazione con un gruppo ecclesiale implicato in un processo di separazione si trasformò a causa della questione "Williamson" nel suo contrario: un apparente ritorno indietro rispetto a tutti i passi di riconciliazione tra cristiani ed ebrei fatti a partire dal Concilio – passi la cui condivisione e promozione fin dall’inizio era stato un obiettivo del suo personale lavoro teologico.

Il Pontefice parla come padre, come successore di Pietro che trova al centro del suo ministero il comandamento: "Tu conferma sempre i tuoi fratelli".

Il Papa scrive in positivo. Prende atto del fatto che nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l'accesso a Dio. E non ad un qualsiasi Dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai, il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine. Il vero problema in questo nostro momento della storia consiste per il Pontefice nella constatazione che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più.

Ecco perché il suo amore, la sua carità per l'umanità lo spinge all'atto del perdono, della remissione della grave pena della scomunica, per alleviare la pena di coscienza di coloro che hanno chiesto la remissione, riconoscendo il loro profondo amore per Dio e la Chiesa, per il vangelo che portano nel mondo.

Poi è importante la questione della "dottrina"; constata il Pontefice che non si può congelare l’autorità magisteriale della Chiesa all'anno 1962, e che questo deve essere ben chiaro alla Fraternità di San Pio X.
Ma ad alcuni di coloro che si segnalano come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa.

Dunque: chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive.

E qui subentra il "dialogo teologico", l'esigenza (che riguarda tutta la Chiesa) di riflettere su quelle radici, di occuparsi di una realtà come in concilio fuori dai luoghi comuni e di parole che sono solo capsule vuote, strumentalizzate di volta in volta e a piacere.

E mi sembra che quest'ultimo sia il punto saliente.


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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