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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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10/03/2009 21:18
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© Die Tagespost 10 marzo 2009

Guido Horst

Adesso si tratta della dottrina

Il dialogo con i lefebvriani è da preparare con molta cura

A Roma niente lascia pensare che ci sarà in tempi rapidi una riconciliazione con i responsabili della fraternità di san Pio X fondata da Marcel Lefèbvre.
Fino a quando non comincerà il dialogo, per il quale Papa Benedetto XVI ha creato le condizioni revocando la scomunica dei quattro vescovi lefebvriani, anche da parte del Vaticano sono da chiarire alcune questioni: chi, ad esempio, dovrà sedere a un tavolo e trattare con i rappresentanti della Fraternità?

L’”Ecclesia Dei”, la pontificia commissione che si occupa dei tradizionalisti, è un piccolo ufficio. Oltre al quasi ottuagenario presidente, il cardinale Castrillón Hoyos, che per motivi di età andrà presto in pensione, vi lavorano un vice-presidente, un segretario e un altro collaboratore.
Oggetto delle discussioni con i lefèbvriani saranno principalmente temi dogmatici, tra questi la valutazione dei testi del Concilio Vaticano II.
Si renderà allora necessaria una competenza teologica che la piccola commissione “Ecclesia Dei” da sola, con il personale che ha a disposizione, non potrà offrire e di cui è invece depositaria la Congregazione per la Dottrina della Fede con i suoi circa trenta collaboratori.

In che modo sarà possibile costituire, sotto la guida di questa congregazione, una squadra che intraprenda il dialogo dogmatico con la Fraternità di San Pio X?

Per Papa Benedetto revocare la scomunica dei quattro vescovi lefebvriani significava liberarli dal peso di coscienza di una grave pena ecclesiastica che quelle persone avevano attirato su di sé.
Ciò non significa, però, che la Fraternità San di San Pio X, i suoi vescovi e i suoi sacerdoti abbiano adesso assunto una posizione canonica nella chiesa.
Essi, dal punto di vista del diritto canonico, ancora non sottostanno all’autorità della Chiesa Cattolica, anche se i quattro vescovi, nella lettera del loro superiore, datata 15 Dicembre 2008, avevano riconosciuto, in linea di principio, il Papa e la sua autorità di pastore.
Se uno o più vescovi della Fraternità in estate ordinassero altri sacerdoti, questo sarebbe un atto che, pur valido – come le altre ordinazioni sacerdotali degli ultimi venti anni – avverrebbe al di là della piena legittimità canonica. Ma per il Vaticano il problema non consiste nella legittimità di queste ordinazioni.
Finché non saranno risolte definitivamente le questioni dottrinali che separano la fraternità di san Pio X da Roma, i suoi membri non hanno alcuno status canonico nella chiesa.
In primo luogo, quindi, ci deve essere il dialogo sulla fede ed un accordo sulla dottrina della Chiesa, prima che possa essere realmente sanata la rottura tra il Papa e questa comunità.

Come amano ripetere i seguaci di Lefèbvre, i dialoghi sulla fede con Roma, quando dovessero iniziare, verteranno soprattutto sulle dichiarazioni del Concilio Vaticano II. Questo concilio, però, si è astenuto dal definire con precisione il peso ed il valore che i singoli documenti, i singoli capitoli e parti rivestono nei testi conclusivi dell’assemblea dei vescovi. Anche qui si avverte la necessità di ulteriore lavoro che richiederà del tempo.
Se si intraprenderà un dialogo con la fraternità di san Pio X dovrà essere stato stabilito con maggiore chiarezza quali documenti conciliari, come per esempio le costituzioni dogmatiche, hanno alta cogenza e richiedono una fedele adesione, e quali sezioni di singoli testi, come le dichiarazioni del concilio, erano invece semplicemente risposte alle domande dell’epoca, risposte, che come le domande, sono sempre soggette a ulteriori evoluzioni e che pertanto non possono pretendere per sé la stessa cogenza delle dichiarazioni dogmatiche.

La fraternità di san Pio X, però, si chiederà quali siano al momento le prospettive per i dialoghi sulla fede con Roma e per l'obiettivo a lungo termine di uno status canonico all’interno della chiesa cattolica. Dal versante dei vescovi cattolici un vento forte soffia sui lefebvriani. Devono avere l’impressione che molti proprio non li rivogliono nella chiesa. E nella fraternità resta il dubbio se questo sia davvero il momento propizio per negoziare con il Vaticano una completa reintegrazione.

© Copyright Die Tagespost 10 marzo 2009


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