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Ultimo Aggiornamento: 19/10/2015 04:06
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Da "Korazym"...

Grazie a Papa Benedetto mi sono convertita!

Scritto da Elisa Bertoli

Lunedì 08 Aprile 2013 07:33

Sono passati ormai due mesi da quell’11 febbraio in cui Benedetto XVI ha annunciato al mondo le sue dimissioni. Sessanta giorni in cui l’animo dei cattolici è passato dallo stupore e dallo smarrimento per l’inaspettata decisione del Papa alla speranza riposta nel conclave, fino all’entusiasmo che circonda ora con sempre maggior energia papa Francesco: in meno di due mesi gli otto anni di pontificato di Benedetto XVI sembrano essere già diventati solo un vecchio ricordo.
Il ricordo di Benedetto XVI ancora vivo tra i fedeli
“Mi aspetto tuttora Benedetto XVI sulla papamobile: non mi sono ancora abituata a non vederlo più qui”. Mancano pochi minuti all’ingresso di Francesco in piazza S. Pietro, ma Paola non riesce a nascondere il proprio smarrimento. “Ho visto Francesco per la prima volta dal vivo alcuni giorni fa, ma mi sembrava di essere in un film. - ammette invece Elisa - In televisione mi ci sono subito abituata, ma a S. Pietro è tutto diverso: non riesco ancora a credere che quel puntino bianco non fosse Benedetto XVI”.
Ad ascoltare i discorsi di chi Papa Francesco non l’ha visto solo in tv, ci si rende conto tuttavia di quanto i tempi umani siano molto più lunghi di quelli dettati dai media: la tv dimentica in fretta, i fedeli no. E molti di loro non solo non dimenticano Benedetto XVI come pastore della Chiesa: tanti non scorderanno mai quanto egli abbia trasformato le loro vite.
Liliana, donna vittima di violenza
Liliana è una donna vittima di violenza familiare. Violenza morale, psicologica, economica e fisica. Dopo ventun anni di matrimonio e due figli (il più piccolo di 8 anni e il più grande di 13) “ero nel momento più buio della mia storia – ricorda con dolore - credevo che la vita fosse inutile e la disperazione mi stava travolgendo”.
Poi quell’invito continuo del Papa a pregare: “Pregate con il cuore – diceva - la vostra arma vincente è la preghiera! Pregate e i miracoli arriveranno, pregate e vi cambierà la vita”. Ricorda Liliana: “Era il 2010 e non so come, ma mi sembrava che il Papa stesse parlando direttamente a me. Così ho cominciato a pregare, facendomi aiutare da un libro di preghiere che avevo nel cassetto da un paio d’anni, ma non avevo ancora aperto”.
“Poi il caso volle che Benedetto XVI venisse a Mestre e Venezia, proprio vicino a dove abitavo. Subito, nonostante le difficoltà, mi sono organizzata assieme ai miei figli per andare a vederlo. Sono tornata a casa con una tranquillità strana, quella serenità che chiedevo sempre nelle mie preghiere: “Papa Benedetto – dicevo – prega per i miei figli, per me e per il mondo intero”. Be’, dopo poco più di due anni il miracolo è arrivato, e ora vivo assieme ai miei figli lontana dalla città in cui abbiamo tanto sofferto. Ho casa e lavoro, ma la cosa più importante è che siamo tutti e tre liberi, sereni e in pace”.
“Quando Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, mi sono commossa, perché proprio con una fede sincera ho allontanato il male e riempito il cuore di serenità. Mi auguro di cuore – conclude Liliana - che ogni donna vittima di violenza possa trovare come me la forza nella preghiera, perché le preghiere muovono montagne”.
Elisa, studentessa universitaria
Elisa è invece una giovane studentessa di lettere moderne, e papa Benedetto l’ha “conosciuto” in piazza S. Pietro la scorsa primavera. “Ero a Roma per un convegno assieme ad un’amica, e il programma prevedeva tra le altre cose anche l’udienza, il mercoledì mattina. Camminando verso S. Pietro immaginavo semplicemente che di lì a pochi minuti avrei trovato conferme al consueto stereotipo: il Vaticano luogo esclusivamente di potere e il Papa – freddo teologo tedesco - figura ricca e lontana dalla gente”.
Elisa però quel giorno, a Roma, ha scoperto ben altro: “Ho trovato in realtà in Benedetto un papa profondamente umano, vicino, e ho iniziato a vedere la Chiesa in modo nuovo, a sentirmi davvero cattolica. Ho ancora davanti agli occhi l’immagine di quel momento: Benedetto XVI passa davanti a noi in papamobile ed io mi rendo conto improvvisamente di quanto abbia il volto ed il fisico stanco, affaticato, come se realmente portasse sulle sue spalle il peso della Chiesa intera”.
Un attimo che è rimasto per sempre: “In seguito ho rivissuto tante altre volte attraverso la tv quanto percepito a Roma, ad esempio seguendo il papa nei suoi viaggi e negli incontri con la gente: ormai mi si erano aperti gli occhi sulla sua umanità, così come sulla bellezza della Chiesa Cattolica.”
“Benedetto XVI mi lascia però anche un’altra importante eredità – conclude Elisa - Mi ha fatto capire infatti che la Chiesa non si rinnova con il “progresso” inteso come “aperture” eclatanti, bensì con gesti semplici. Mi ha insegnato inoltre che il volto della Chiesa si può migliorare semplicemente essendo più umani e mostrando che si può essere nel mondo ma non del mondo: in una società dove il potere è tutto, Benedetto XVI ha fatto al contrario una scelta di umiltà.”


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Papa Ratzi Superstar









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