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Notizie dal B16F

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2015 04:06
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02/05/2013 23:19
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Dal blog di Lella...

VATICANO: BENEDETTO, CASA E' ACCOGLIENTE, SI PUO' LAVORARE BENE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 mag.

Anche se non saranno diffuse le immagini riprese dal Centro Televisivo Vaticano, le fotografie dell'Osservatore Romano sono sufficienti a tranquillizzare sulle condizioni di salute del Papa Emerito, Benedetto XVI, che ha fatto rientro questo pomeriggio in Vaticano, accolto personalmente da Papa Francesco al monastero di clausura Mater Ecclesiae dove risiedera' d'ora in avanti.
Sulle condizioni di spirito del Pontefice Emerito, che ha compiuto 86 anni due settimane fa, tranquillizza invece una sua battuta all'arrivo nella nuova residenza: "la casa e' accogliente, qui si puo' lavorare bene".
Papa Francesco ha preceduto l'arrivo di Benedetto XVI raggiungendo in auto il monastero insieme al segretario 'ereditato' da Ratzinger, don Alfred Xuareb, e al reggente della Casa Pontificia, padre Leonardo Sapienza.
E mentre aspettava Ratzinger ha ringraziato per il loro impegno le "memores domini" che, ha osservato, hanno preparato la casa in ogni dettaglio.
Come Benedetto, anche Francesco e' apparso molto contento del ritorno in Vaticano di quello che piu' volte a definito il suo "venerato predecessore".
Il rientro del Papa Emerito nel "recinto di San Pietro", per usare l'espressione da lui stesso utilizzata il 27 febbraio nella sua ultima Udienza Generale, e' stata dunque caratterizzata da un'atmosfera serena e cordiale, oltre che dalla profonda comunione tra Francesco e Benedetto che insieme si sono poi recati nella cappella del piccolo monastero per pregare.

© Copyright (AGI)


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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Da riscossacristiana.it

FRUTTA E VERDURA PER BENEDETTO XVI

di P. Giovanni Cavalcoli, OP

Sul Corriere della Sera del 27 maggio scorso è apparso un interessante articolo su come Papa Benedetto passa le sue giornate nella sua ritirata residenza in Vaticano. L’articolista si avvale di notizie di un prelato dellaCuria Romana che resta anonimo, il quale riferisceche ilPapa Emerito passa le giornate nel nascondimento col suo fido segretario Mons. Gaenswein, in compagnia di un cagnolino, ascoltando musiche di Bach, Mozart e Beethoven, facendo passeggiate, dandosi alla lettura e a molta preghiera, e frequentando due orticellidi frutta e verdura.
Queste notizie suscitano in me alcune riflessioni. Se i modernisti volevano far sparire Papa Benedetto dalla scena mondiale e farlo tacere, bisogna proprio dire che il loro diabolico ed inaudito piano è effettivamente riuscito. Un attentato perfettamente condotto a termine, come quello delle torri gemelle di NewYork. Il proverbio dice però che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. I modernisti probabilmente credono di aver tolto di mezzo il Vicario di Cristo, il “dolce Cristo in terra”, come lo chiamava S.Caterina da Siena, che pur non risparmiava al Pontefice vigorosi richiami, filiali rimproveried accorate suppliche non prive di minacce di eterni castighi.
Papa Benedetto, lasciando il suo ufficio, disse che “sarebbe rimasto nascosto al mondo, dedito alla preghiera, ma non alla Chiesa”: parole belle e profonde, da uomo spirituale quale si è manifestato in molte occasioni, maturato nella sofferenza e nelle umiliazioni ricevute, nel solco della più pura tradizione ascetica dei SS.Padri,da lui ben conosciuti, tradizione direi quasi monastica del cristianesimo.
Ma non so cos’hanno capito i modernisti, ai quali non interessa la Chiesa ma il mondo o che riducono laChiesa al mondo, e la spiritualitàa lottedi potere, ilche poi alla fineè la stessa cosa. A loro interessa che Papa Ratzinger non appaia più sulla scena pubblica di questo mondo o della Chiesa visibile terrena; il resto, Chiesa celeste, solitudine orante, silenzio e nascondimento contemplativo nella preghiera, a loro non interessa perché non cicredono, lo ritengono privo di qualunque efficacia a mettere in pericolo i loro interessi e traffici di dominio terreno e le loro mire massoniche di trasformareed assoggettare a loro la Chiesa come mera associazione filantropica di operazioni socioeconomiche e finanziarie. C’è inoltre da notare che Papa Benedetto resta consapevole di essere nel cuore dellaChiesa, mentre non so quanto i suoi persecutori lo siano veramente o solo col corpo.
E’ incredibile come questi potenti scribi, farisei e sommi sacerdoti dei nostri tempi siano riuscitia far tacere improvvisamente ed inaspettatamente uno dei più grandi teologi del secolo scorso e del nostro secolo, faro della Chiesa, personalità ricchissima che sintetizzava esemplarmente nel suo pensiero e nel suo insegnamento lo stesso principio ermeneutico da lui enunciato del “progresso nella continuità”, aperto agliaspetti positivi della modernità ma nemico dei mostri del modernismo, alto testimone della sacralitàdella liturgia, saldamente agganciato ai valori perenni ed universali “non negoziabili” della ragione e della fede, ma nel contempo e proprio per questo campione dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso e con ogni uomo di buona volontà, attento ad ogni miseria umana, quella del corpo come quella dello spirito, uomo di Dio e amorevole pastore, come Papa, della Chiesa, uno dei massimi protagonisti del Concilio VaticanoII e per vent’anni custode zelante della sana dottrina a nome del Beato Papa Giovanni Paolo II.
Questo è il Papa che i modernisti, per usare il loro linguaggio, hanno “fatto fuori”, così almeno loro credono, soddisfatti con piacere malcelato per non sembrare di stravincere, come il mafioso dopo che siè vendicato dellasua vittima in un colpo abilmente preparato da tempo.
Mal’astuzia più grande e raffinatadei modernisti è stata quella comunemente usata nelle dittature e nei sistemi oppressivi, per esempio quelli comunisti o mafiosi: fare in modo che sia la vittimastessa, ormai disprezzata, calunniata, emarginata, esasperata o impaurita o resa impotente, ad arrendersi o a dichiarare o chiedere di ritirarsi, onde aver modo di spargere su di lei lacrime di coccodrillo e di ringraziarla e lodarla per il “prezioso servizio reso”.
In tal modo il colmo dell’ipocrisia dei mestatori giunge a dire che è la vittima stessa che ha voluto andarsene per viltà tradendo la propria comunità o il proprio impegno religioso. Certo nel caso di un Papa non potevano farla così “sporca” e semplicemente dimetterlo dall’incarico come possono fare invece certi superiori o certi prelati nei confronti dei loro sudditi.
Ma comunque il risultato ottenuto è sostanzialmente lo stesso, con il vantaggio che la loro prepotenza resta celata, ma poi non troppo, solo che riflettiamo un poco alla situazione ecclesiale drammatica che si trascina ormai dai tempi di Paolo VI, di sistematica ribellione dei modernisti al Papa e al Magistero (il “magistero parallelo”), accompagnata dallaloro scalataalpotere, che ormai ha raggiunto i massimi livelli della gerarchia ecclesiastica e delle supreme cariche dellaChiesa.
A Papa Benedetto non son successe cose molto diverse da queste, anche se ovviamente si è rispettatala forma esteriore, che vuole che un Papa non possa essere deposto o espulso, se non per patenti motivi gravissimi, come pure è accaduto in passato; ma, mancando tali motivi, come nel caso di Papa Ratzinger, dovrà o potrà egli stesso dire di andarsene “liberamente dopo matura riflessione”, come pure è concesso dal dirittocanonico.
Ad ogni modo, benchè sia già accaduto nella storiache un Papa sia stato deposto, ciò è avvenuto ad opera del Concilio e non per una malcelata congiura di palazzo come nel caso di Papa Benedetto e sopratutto è avvenuto per questioni organizzative o giuridiche e non – cosa del tutto inaudita - perché si è riusciti a mettere il Papa nelle condizioni di non sentirsi più in grado, come il Papa stesso ha dichiarato, di affrontare i “problemi dellafede”; i motividi salutesono un semplice contorno, una mossa diplomatica, per attutire lo choc, ma non sono certo stati determinanti. Il Papa tuttora sta bene, anche se ovviamente può star bene un uomo della sua età. Il Papa ha così vissuto la stessa sofferenza di Cristo: “venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”(Gv 1,11).
Andando adesso col pensiero al Papa attuale, potremmo chiederci: quali sono le forze che hanno condotto il Card.Bergoglio al trono di Pietro? Confesso che non ne ho un’idea. Ma non penso che abbiano avuto molto peso i modernisti. Da come il Papa attuale si comporta, si ha l’impressione che egli sia il frutto di una corrente ecclesiale desiderosa di un nuovo annuncio del Vangelo aperto il più possibile a tutti gli uomini di buona volontà, nella linea missionaria del Concilio VaticanoII.
Quanto ai modernisti, essi hanno tentato di accaparrarsi questo nuovo Papa, contrapponendolo slealmente al precedente, come è accaduto con gli interventi di Küng, di Enzo Bianchi, di Melloni e di Boff, e di altri; ma certamente la loro operazione non avrà successo.
D’altra parte Papa Ratzinger ha lasciato in eredità al Papa presente numerosi gravi problemi ecclesiali attinenti alla dottrina e alla vita cristiana, che dovranno quanto prima essere affrontati, problemi davanti ai quali Papa Benedetto si è arreso per la loro gravità e perchè ostacolato dai modernisti. C’è da prevedere che affrontando quei problemi Papa Francesco incontrerà le stesse opposizioni che ha incontrato il Papa precedente. Tuttavia lo Spirito Santo potrebbe aver fornito questo Papa della forza e della saggezza adatte al grave momento presente.
Quanto a Papa Ratzinger, io sono del parere che sarebbe bene che egli si facesse vivo con qualche scritto o qualche intervento, tanto più che, stando a quanto è riferito dal
Corriere , egli è tuttora “lucidissimo”. Non avrebbe bisogno di fare ulteriori studi, ma di utilizzare la grande saggezza, cultura ed esperienza pastorale, che ha acquistate nel lungo corso della sua vita e nello stesso esercizio del ministero petrino.
Io vedrei bene che Papa Ratzinger con tali interventi venisse in appoggio dell’attività di Papa Francesco, la cui autorevolezza e notorietà di teologo sono alquanto inferiori a quelle di Ratzinger. Nulla impedirebbe, a mio avviso, al Papa Emerito di appoggiare l’azione del Papa attuale proponendo valori e confutando errori, così da aiutarlo nellaformazione del Popolo di Dio e nella sua difesa contro le forze avverse, sì da aiutarlo a togliere la “sporcizia” dalla Chiesa.
In tal modo quella situazione incresciosa che i modernisti hanno creato sperando di sbarazzarsi di Papa Ratzinger per sostituirlo con un Ponteficeche vorrebbero manovrare, si volgerebbe contro gli stessi modernisti in un modo formidabile: due Papi, cosa mai avvenuta nella storia, solidali contro le minacce che oggi incombono sulla Chiesa, per la vera crescita del Popolo di Dio e la vittoriasul potere del peccato e delle tenebre.
Papa Ratzinger, con la sua luminosa testimonianza, aveva offerto ed offre alla Chiesa un saggio di quella delicata, raffinata, profonda, poetica e gentile spiritualità della quale è capace la cultura tedesca, contro le oscure mene del materialismo ateo (Marx) e dell’idealismo panteista germanico (Hegel), che è alle origini del modernismo.
Papa Francesco, con la sua straordinaria cordialità e la sua francescana semplicità, ci darà un saggio del Vangelo di misericordia che Cristo è venuto ad annunciare ai piccoli, agli umili, ai poveri e ai popoli secondo quel taglio mariano, pio, dolce, entusiasta e battagliero che è proprio della cristianità latinoamericana.



Non nascondo che la penso allo stesso modo di padre Cavalcoli. Il mio odio per il modernismo e' pari a quello che provo per il demonio! Se veramente i modernisti, vero cancro della Chiesa, sono stati gli autori della rinuncia di Benedetto, sono certa che il Signore, prima o poi, fara' giustizia! Averci tolto il nostro Pastore non rimarra' senza punizione!


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Benedetto XVI: " Sto bene e vivo come un monaco"

Scritto da Angela Ambrogetti
Mercoledì 05 Giugno 2013 18:46


“Sto bene, vivo come un monaco”. A dirlo è il Papa emerito Benedetto XVI secondo quanto riportato dallo scrittore Manfred Lütz che di recente si è recato visita al monastero Mater Ecclesiae in Vaticano.

In una intervista rilasciata al settimanale Bild Lütz racconta di avere avuto un colloquio con Benedetto XVI di circa mezz’ora: “era spiritoso, presente, interessato e pieno di umorismo come sempre,” dice lo scrittore. “Vivo come un monaco, prego e leggo. Sto bene” ha detto il Papa emerito al suo amico.

Manfred Lütz, ha studiato medicina e teologia, e conosce Joseph Ratzinger da trent’anni, da quando il cardinale è arrivato a Roma.Nella visita a Benedetto Lütz ha parlato anche del cambiamento di stile del suo successore, ma per Ratzinger non c’è alcun problema.“Il Papa, ha detto lo scrittore, ha conservato la sua serenità e la sua gioia cristiana grazie alla certezza della sua fede. Anche se l’ho trovato più debole fisicamente e un po’ più curvo, rispetto al nostro ultimo incontro.”

Lo scrittore ha appena pubblicato un libro insieme al cardinale Paul Josef Cordes presidente emerito di Cor Unum: L’eredità di Benedetto e la missione di Francesco: demondanizzazione, uno scritto polemico. * Nel testo si spiega la perfetta continuità tra il discorso di Benedetto XVI alla Chiesa tedesca del settembre 2011 e i primi discorsi di Francesco sulla povertà della Chiesa. “Dal punto di vista teologico siamo perfettamente d’accordo” avrebbe detto Ratzinger a questo proposito.

*Paul Josef Cordes und Manfred Lütz: Benedikts Vermächtnis und Franziskus' Auftrag: Entweltlichung, Eine Streitschrift, Verlag Herder, 160 Seiten, 14,99 Euro



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Da "La bussola quotidiana"...

Croazia, due anni dopo Benedetto XVI

di Guido Villa

07-06-2013

Giusto due anni fa, il 4 e 5 giugno 2011, papa Benedetto XVI giungeva a Zagabria, in Croazia, in visita pastorale e di Stato. Una visita profetica, poiché egli giungeva in questo Paese per il Primo incontro nazionale delle famiglie cattoliche. Allora nessuno pensava che solo pochi mesi più tardi il nuovo governo di sinistra avrebbe sferrato un potentissimo attacco alla vita con una nuova legge sulla fecondazione artificiale tra le più liberali al mondo, accompagnata da uno sterminio di embrioni di dimensioni inimmaginabile, ai bambini attraverso un programma di educazione sessuale di stampo gender e pedofilo, alla famiglia con il riconoscimento legale delle coppie omosessuali fino a consertirne perfino il matrimonio. Ma quella visita ha rappresentato per il popolo croato il fondamento sul quale costruire la resistenza a questo attacco alla vita, alle giovani generazioni e alla famiglia.

Dopo avere appreso della rinuncia al servizio petrino di Benedetto XVI, alcune famiglie che avevano partecipato all’organizzazione della visita del Papa in Croazia hanno raccolto lettere di ringraziamento dei fedeli cattolici croati per quasi otto luminosi anni di pontificato e di testimonianza dei frutti spirituali di questo loro incontro con il Santo Padre. Queste lettere sono state raccolte in un volume che è stato consegnato al Palazzo Apostolico di Castelgandolfo il giorno dopo la fine del pontificato di Benedetto XVI, e dal quale riportiamo alcune tra le testimonianze più toccanti.
Grazie Papa Benedetto, grazie di tutto, dolce icona dell’Amore del Signore!

Una mamma e un papà scrivono ciò che il loro figliolino di quattro anni desidera dire al Papa:
Caro Papa! Sono un bambino di quattro anni e mi chiamo I.K.V. Vivo nella città di S., Arcidiocesi di Zagabria; mamma e papà dicono che mi hanno ottenuto da Gesù con la preghiera, e che sono anche un dono del Tuo amato predecessore Giovanni Paolo II. Ho 3 fratellini e 1 sorellina, però tutti sono andati in Cielo prima di nascere. Mamma e papà mi hanno raccontato di papa Karol, come lo chiamo io, ma io già a 2 anni ho cominciato a fare delle domande su di Te. Sono rimasto affascinato della Tua figura e della Tue Sante Messe pontificali con le grandi processioni. A due anni ho cominciato a “celebrare Sante Messe“ e a “fare le processioni“, e ascoltando Te ho imparato anche le preghiere e canti in italiano e in latino. So tutto di Te, e soprattutto mi piace il Tuo zucchetto bianco, il Tuo bastone con la croce, il pallio e la papamobile. Amo tanto guardare il video di come i cardinali si sono recati in processione alla Cappella Sistina prima di eleggerti Papa, e di quando usciva il fumo bianco e il cardinale Medina Estevez diceva “Habemus Papam”. Quando sei venuto in Croazia, mamma e papà hanno lavorato molto nella preparazione per la Tua visita, e così anch'io ero con loro sul palco con il coro all'Ippodromo durante la Tua Santa Messa. Avevo allora meno di 3 anni, e da allora ogni giorno a casa gioco a fare il Papa Benedetto: con i blocchi di legno o i Lego faccio la Basilica e Piazza San Pietro, le macchinine mi servono per il corteo papale, e diverse figurine del gioco dell’oca “fanno“ vescovi, cardinali e Te, caro Papa. Soprattutto sono stato felice in occasione del pellegrinaggio nazionale croato a Roma lo scorso novembre, quando all'udienza ero in prima fila quando Tu passavi in papamobile. Ogni domenica con mamma e papà seguo via televisione l'Angelus, e ogni giorno prego per Te. Mamma e papà mi hanno detto che i cardinali vengono a scegliere un nuovo Papa, perché Tu sei anziano e malato, ma anche che rimarrai a vivere lo stesso in Vaticano. Io pregherò per Te perché Tu possa stare bene, e Tu prega Gesù affinché mi dia un altro fratellino o sorellina. Ti amo tantissimo, Papa Benedetto! Grazie perché sei il mio Papa, perché sei il nostro Papa!

Un fedele di Zagabria che ha iniziato il cammino di conversione la sera dell’incontro con i giovani:
Caro mio Papa, quando sei venuto in Croazia nel 2011, io non ero per nulla credente. Non andavo in chiesa, non pregavo né mi confessavo. Con il passare degli anni mi ero perduto, abbandonandomi alle cose che offre questo mondo. Nei giorni in cui sei giunto nella nostra Patria, ero talmente occupato in cose non importanti che non ero minimamente interessato a partecipare a uno dei Tuoi incontri pubblici. In quel tempo una grande parte della mia vita era presa dal televisore, per noia trascorrevo molto tempo davanti a esso. Non ricordo nessuno dei film, delle serie, delle trasmissioni che ho guardato in quel 2011, per me del tutto speciale, nella stessa misura in cui rammento quel momento in cui ho guardato il Tuo incontro con i giovani nella nostra piazza principale a Zagabria. Quella volta, davanti al televisore, dopo decenni della mia vita, sono scese lacrime dai miei occhi. Allora, per la prima volta, dopo molti anni, è stato seminato nel mio cuore un seme, e il desiderio di essere là in quella piazza con Te e tutti quelle persone felici attorno a Te. Dopo quel giorno, ho lottato per mesi, fino a novembre, quando per la prima volta sono entrato in una chiesa dopo molti anni, con il cuore sincero, piccolo e umile, con il corpo che era talmente stanco e spossato che a mala pena riuscivo a muovermi. Allora piansi amaramente davanti alla Croce di Nostro Signore, in quel silenzio si sentivano solamente le mie lacrime. Non desidero dilungarmi, dico solo che da quella sera tutto è cambiato, passo dopo passo tutto è tornato al proprio posto. Oggi sono quello che sono, prego, digiuno, non perdo la Santa Messa, mi confesso e vado a fare la comunione. … Grazie, mio Papa Benedetto, di cuore Ti ringrazio! Il Signore sia con Te, Ti protegga e difenda, dal mio piccolo cuore Ti dico un sincero GRAZIE. Il mio più grande desiderio è quello di vederti, almeno una volta, dal vivo, desiderio che forse non si realizzerà mai ... ma so che questo non è un addio, bensì solamente un arrivederci, mio PAPA.

Un parroco parla della guarigione di una sua parrocchiana al passaggio del Papa in papamobile:
Ringrazio Papa Benedetto XVI che ci ha rinnovato e guidato tutti a Cristo, e sopratutto grazie per le benedizioni per noi croati, per la visita a Zagabria nel 2011, nonché per la benedizione, in quell'occasione, di una mia parrocchiana che soffriva di incubi e paure, tuttavia quando il Papa è passato e l'ha benedetta, da allora non ha più alcun disturbo, e si tratta di una ragazzina di 12 anni. In questo si è manifestata la santità e carisma del Papa. Grazie a Lui per il servizio petrino e per questo così grande gesto di umiltà di accettare la croce della vecchiaia e di lasciare la guida della Chiesa al nuovo Papa.

Una giovane donna:
Caro Santo Padre, grazie per avere combattuto con il cuore sincero per noi e per la nostra fede. Desidero che Tu sappia che la mia conversione è iniziata con la preghiera per la famiglia in occasione del tuo arrivo in Croazia nel 2011. Che Dio Ti benedica, lo Spirito Santo Ti guidi e la Regina dell'Amore Ti abbracci sotto il suo manto di amore...!



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8 giugno 2013


IL PELLEGRINAGGIO LORETO-MACERATA

«Non volevo andare in convento...
Prima di quella notte»



"Sabato notte sarò anch’io con loro, pregando insieme alle consorelle nel coro del mio monastero di clausura. Quella notte di otto anni fa è stata la notte decisiva della mia vita, come posso dimenticarla?". La vocazione alla vita consacrata di suor Beatrice è maturata partecipando nel 2005 al pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto, che stasera radunerà 100mila persone per la sua trentacinquesima edizione. Ilaria (questo il suo nome prima della consacrazione) era una ragazza come tante, curiosa del mondo e innamorata della vita, diplomata in arredamento, aspirante architetto, e con una grande e insolita passione: suonare il bassotuba nella banda del paese. Un giorno, mentre si trova al pronto soccorso a seguito di un incidente, le capita di vedere in diretta tv l’elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI, il 19 aprile del 2005. «Fui colpita dalla sua semplicità, da quelle braccia spalancate da cui mi sentivo abbracciata anch’io. E pochi giorni dopo, l’omelia di inizio pontificato mi ha letteralmente travolta: "Chi fa entrare Cristo nella sua vita non perde nulla, assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. Così oggi vorrei dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo, Egli non toglie nulla e dona tutto, chi si dona a Lui riceve il centuplo". Non so spiegare cosa mi è preso, ma dopo avere ascoltato quelle parole sono scoppiata a piangere, e da quel momento ha cominciato a ronzarmi per la testa l’idea di donarmi tutta a Dio nella vita consacrata».

Ilaria ha 19 anni, è cresciuta in una famiglia di tradizione cattolica, ma l’educazione ricevuta dai genitori non le basta, e la fede è diventata nel tempo una consuetudine un po’ polverosa. Le parole di papa Ratzinger risvegliano il desiderio di qualcosa di grande, qualcosa che cerca di precisare parlando a lungo con una suora. Poi, imprevisto, arriva l’invito di un’amica: «Vieni con me al pellegrinaggio da Macerata a Loreto?». Non si è ancora completamente ripresa dall’incidente stradale di cui era rimasta vittima, il medico sconsiglia di affrontare la fatica di quei 28 chilometri a piedi di notte, ma lei decide di andare in fondo a quell’idea che le era entrata nella testa, vuole capire se è cosa per lei. «In verità mi stavo convincendo che non ero un "tipo da convento", per cui decisi di partecipare al pellegrinaggio sfidando… la Madonna: "Guarda che io non sono fatta per queste cose, toglimi dalla testa questa idea e lasciami in pace"». È una notte di lotta silenziosa, di tormento interiore, di domanda alla Vergine perché l’aiuti a capire quale direzione dare alla sua giovane vita. Durante il pellegrinaggio, la recita del Rosario è cadenzata da alcune brevi meditazioni diffuse dagli altoparlanti. In quella che commenta l’agonia di Gesù nel Getsemani risuonano parole che sembrano scritte per lei: "Questa è l’ora della decisione, Gesù dice sì sapendo a cosa va incontro, aderisce al disegno del Padre con tutto l’amore del figlio e con tutto il timore dell’uomo. Per portare un rapporto fino in fondo il sacrificio è necessario, come questa sera...".

Quando il fiume dei pellegrini arriva sul piazzale della Basilica di Loreto, il cuore di Ilaria è in tempesta. Ancora una volta chiede alla Madonna di aiutarla a capire, di fare un po’ di luce nella confusione che ha in testa: «Se vuoi proprio me, dammi la forza di pronunciare il mio sì, come hai fatto tu quando eri giovane come me». Da quel giorno comincia un cammino con l’aiuto degli amici della comunità di Comunione e liberazione di Recanati e poi della comunità di suore di clausura a cui si rivolge per verificare la sua vocazione. L’anno dopo entra in convento, il 3 ottobre 2012 pronuncia la professione solenne. Il giorno dopo Benedetto XVI è a Loreto per chiedere la protezione della Madonna sull’Anno della fede. «Ancora un segno: la Vergine e il Papa continuavano ad accompagnare la mia vocazione. Proprio come in quella notte di otto anni fa, quando il mio tormento interiore si è concluso con un sì».

Giorgio Paolucci


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Il fratello di papa Ratzinger: «Per Joseph è stata una liberazione»

di Franca Giansoldati

CITTA' DEL VATICANO - "Una liberazione". Un peso che si solleva improvvisamente, desiderato quanto provvidenziale. Il fratello del Papa emerito, don Georg Ratzinger, per la prima volta da quando Benedetto XVI l'11 febbraio scorso ha annunciato al mondo la decisione di abbandonare il ministero petrino e di lasciare spazio ad un successore più giovane, ha rotto il silenzio e ha parlato delle motivazioni che sono alla base del passaggio storico. Un po' di tempo fa, in un libro pubblicato in Germania (e in Italia per la Piemme) si era lasciato scappare: "Mio fratello si augura più tranquillità nella vecchiaia".

Nell'intervista don Georg racconta che dopo le dimissioni, il conseguente inizio della sede vacante e il conclave che ha portato all'elezione di Bergoglio ("i due non si conoscevano tanto bene prima"), per Joseph Ratzinger si è aperta una fase nuova, più serena, gradualmente pacificante. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, le dimissioni non sono state motivate dallo scandalo dei Vatileaks e del rapporto choc stilato dai tre cardinali 007 che per quattro mesi, l'anno scorso, hanno passato a setaccio la curia per mettere a fuoco i veleni.

Joseph Ratzinger ha maturato il passo nel 2012, alla fine del viaggio in Messico e a Cuba, quando i medici gli hanno suggerito che non era più prudente fare lunghi viaggi, per via dei problemi di pressione che aveva. "Mio fratello in quel momento aveva in agenda viaggi in Brasile, per la Giornata mondiale e nelle Filippine e credeva che la soluzione migliore fosse di potere garantire il pieno servizio". "Mio fratello non soffre di malattie acute", ha aggiunto, ma evidentemente le preoccupazioni del pontefice emerito riguardavano la possibilità di continuare a fare tutto come prima. Cosa che non sarebbe stata possibile secondo i medici, almeno per i viaggi.

Da lì il progetto delle dimissioni. Anche perché ciò che oggi si richiede ad un pontefice, in termini di impegni, è molto maggiore a quello che poteva essere richiesto 50 anni fa. Joseph Ratzinger ora vive nel monastero sulla somma del colle Vaticano, assieme alle 5 memores domini che lo accudiscono e a don Georg Gaenswein, il suo ex segretario personale. Scrive, lavora, prega, ogni tanto riceve qualche visita dalla Baviera o da parte di qualche cardinale di curia amico.

Anche il Papa spesso lo va a trovare o lo consulta al telefono su diverse faccende delicate. "Non posso privarmi di un uomo così saggio" ha detto Francesco a proposito del rapporto con il suo predecessore. Monsignor Georg Ratzinger a proposito degli scritti di Joseph ha aggiunto che la sua opera teologica è terminata e non ci saranno altre pubblicazioni.

Venerdì 02 Agosto 2013


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19/08/2013

Papa Ratzinger per poche ore a Castel Gandolfo

Benedetto XVI è tornato ieri nella Villa Pontificia per una passeggiata e un concerto
Alessandro Speciale
Roma

Papa Ratzginer è tornato ieri a Castel Gandolfo, nella villa estiva dei papi dove ha passato i primi mesi dopo le sue dimissioni. La villa, con il suo ampio giardino, è da sempre un luogo particolarmente caro al pontefice tedesco.

Malgrado l'invito di papa Francesco – rimasto a Roma per continuare a lavorare – qualche mese fa Benedetto XVI aveva rifiutato di papa Francesco di trascorrere il periodo estivo nella villa sui Colli Albani, scegliendo di continuare la sua vita di nascondimento nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano.

Secondo quanto riferiscono le agenzie, però, il papa emerito ha compiuto ieri pomeriggio una visita di tre ore a Castel Gandolfo. Ratzinger era accompagnato dalle quattro memores domini, le laiche consacrate di Comunione e Liberazione che lo assistevano nell'appartamento papale e ora continuano a farlo dopo le dimissioni.

Passeggiando nei giardini della villa, Benedetto XVI ha recitato, come suo solito, il rosario ed ha poi assistito a un breve concerto pianistico di musica classica prima di rientrare in serata in Vaticano.


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Da "Vatican Insider"...

21/08/2013

Gli ex-alunni di Ratzinger a Castelgandolfo, ma senza il prof
Mentre Benedetto XVI resterà in Vaticano


Maria Teresa Pontara Pederiva
Roma


Salvo sorprese dell’ultima ora quest’anno gli ex-alunni si riuniranno a Castelgandolfo per la prima volta senza la presenza del loro vecchio professore, il teologo Joseph Ratzinger, poi Benedetto XVI.

Il vescovo emerito di Roma resterà infatti nella sua residenza in Vaticano e la guida dei lavori, in programma dal 29 agosto al 2 settembre, sarà affidata al coordinatore del Circolo, padre Stephan Otto Horn, già suo assistente (dal ‘71 al ’77) presso l’università di Regensbug e oggi docente emerito di teologia sistematica all’ateneo di Passau.

Tema dell’incontro, scelto su proposta del prof. Ratzinger, “La questione di Dio nel contesto della secolarizzazione”, ma Benedetto XVI avrebbe indicato anche il relatore: si tratta dello storico e filosofo francese Rémi Brague (classe 1947), docente emerito alla Sorbona e titolare di una cattedra anche alla Ludwig-Maximilian-Universität di Monaco (la cattedra che fu di Romano Guardini), membro dell’Académie catholique de France e dell’Institut de France e vincitore della 2° edizione del Premio Ratzinger per la teologia nel 2012, insieme al gesuita americano Brian Daley.

“La fede nella società civile contemporanea”, è il tema a lui affidato e da cui partirà la discussione del Circolo. Il Ratzinger Schulerkreis si era formalmente costituito nel 1978 a seguito dell’elezione di Ratzinger ad arcivescovo di Monaco e Frisinga in Baviera allo scopo di continuare un impegno di ricerca che culminava con una settimana estiva residenziale e comunitaria, tra riflessione teologica e preghiera comune.

Sempre di attualità i temi sul tappeto proposti dal loro ex-professore presso le università di Bonn, Münster, Tubingen e Regensburg: nel 2005 Ratzinger li aveva invitati ad una riflessione sul concetto di Dio nell’islam, nel 2006 sulla teoria dell’evoluzione, nel 2010 è stata la volta dell’ermeneutica del Concilio Vaticano II, nel 2011 le modalità della nuova evangelizzazione e lo scorso le tappe del dialogo ecumenico con anglicani e luterani, dove il tema di una riconciliazione con questi ultimi, in vista dell’anniversario del 2017, a 500 anni dalla Riforma, era apparso per la prima volta come realistico (anche alla luce del documento “Dal conflitto alla comunione” che stava per essere pubblicato a livello congiunto).

Saranno almeno una trentina i teologi provenienti da diversi paesi al mondo –il più conosciuto da noi è forse il card. Christoph Schönborn, domenicano e arcivescovo di Vienna - che parteciperanno ai lavori del Circolo che negli ultimi anni si è costituito in Fondazione, sempre con direttore Horn, mentre in parallelo è nato il Gruppo dei giovani dottorandi di oggi – più della metà da Austria e Germania, ma altri da Francia, Italia, Grecia, Romania, Cile, Messico, Stati Uniti, Africa – studiosi della teologia di Ratzinger e coordinati dalla teologa Michaela Hastatter, docente di teologia pastorale presso l’università di Freiburg.

Nessuna conferma ufficiale invece di un eventuale visita dei partecipanti a Benedetto XVI: il vescovo emerito di Roma, pur restando nella sua residenza vaticana la Mater Ecclesiae, incontra diverse persone come la delegazione di bavaresi, guidata dal sindaco di Freising, Tobias Eschenbacher, che si è recata a rendergli omaggio nella primavera scorsa con tanto di concerto della banda folkloristica insieme ai cori di Treviri e Gratz, un incontro che aveva profondamente commosso Ratzinger sempre molto legato alla sua terra d’origine.


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Diario Vaticano / L'ultimo colpo di papa Benedetto

Riguarda il rito del battesimo. Ha voluto che si dica "Chiesa di Dio" invece che "comunità cristiana". L'ordine di cambiare è stato emesso pochi giorni prima delle sue dimissioni. Ed è entrato in vigore dopo l'elezione di Francesco

di ***


CITTÀ DEL VATICANO, 22 agosto 2013 – La domenica dopo l'Epifania è la domenica del battesimo di Gesù. E in ognuna di queste domeniche, anno dopo anno, Benedetto XVI ha amministrato il primo sacramento dell’iniziazione cristiana a un certo numero di bambini, nella Cappella Sistina.

Ogni volta ha dunque avuto modo di pronunciare le formule previste dal rito del battesimo in vigore dal 1969. Ma due parole di questo rito non l’hanno mai convinto del tutto.

E così, prima di rinunciare alla cattedra di Pietro, ha ordinato che venissero cambiate nell’originale latino e di conseguenza, a cascata, anche nelle cosiddette lingue volgari.

Il provvedimento, messo in opera dalla congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, è stato pubblicato dal bollettino ufficiale del dicastero, "Notitiae". A segnalarne l'esistenza, nel silenzio dei media vaticani, è stato il quotidiano della conferenza episcopale italiana "Avvenire".

Il decreto che introduce l’innovazione, pubblicato in latino, inizia così:

"Porta della vita e del regno, il battesimo è sacramento della fede, con il quale gli uomini vengono incorporati nell’unica Chiesa di Cristo, che sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui".

È proprio partendo da questa considerazione che la congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha motivato la variazione nella seconda "editio typica" latina del rito del battesimo dei bambini del 1973 (che nella formula in questione è identico alla prima "editio typica" del 1969):

"Affinché nel medesimo rito sia meglio messo in luce l’insegnamento della dottrina sul compito e dovere della Madre Chiesa nei sacramenti da celebrare".

La variazione introdotta è la seguente.

D’ora in poi al termine del rito dell’accoglienza, prima di segnare con la croce la fronte del bambino o dei bambini, il sacerdote non dirà più: "Magno gaudio communitas christiana te (vos) excipit", ma invece: "Magno gaudio Ecclesia Dei te (vos) excipit".

In pratica papa Joseph Ratzinger, da fine teologo, ha voluto che nel rito battesimale si dicesse in modo chiaro che è la Chiesa di Dio – la quale sussiste compiutamente nella Chiesa cattolica – ad accogliere i battezzandi, e non genericamente la "comunità cristiana", termine che sta a significare anche le singole comunità locali o le confessioni non cattoliche come le protestanti.

Nel decreto pubblicato su "Notitiae" si precisa che Benedetto XVI "ha benevolmente stabilito" la suddetta variazione del rito nel corso di un'udienza concessa al prefetto della congregazione, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, il 28 gennaio 2013, appena due settimane prima dell’annuncio delle dimissioni da papa.

Il decreto porta la data del 22 febbraio 2013, festa della Cattedra di san Pietro, ed è firmato dal cardinale prefetto e dall’arcivescovo segretario Arthur Roche. E vi si dice che è entrato in vigore dal giorno 31 marzo 2013, regnante già papa Francesco, che evidentemente non ha avuto nulla da obiettare riguardo alla decisione del suo predecessore.

L'introduzione della variante nelle lingue volgari sarà curata dalle rispettive conferenze episcopali.

Attualmente in inglese la frase nella quale le due parole “comunità cristiana” dovranno cambiare in “Chiesa di Dio” è: "The Christian community welcomes you with great joy".

In francese: "La communauté chrétienne t’accueille avec une grande joie".

In spagnolo: "La comunidad cristiana te recibe con gran allegria".

In portoghese: "È com muita allegria que la comunidade cristã te recebe".

Leggermente discostate dall’originale latino sono la versione tedesca: "Mit großer Freude empfängt dich die Gemeinschaft der Glaubenden [La comunità dei credenti ti accoglie con grande gioia]" e quella in vigore in Italia: "Con grande gioia la nostra comunità cristiana ti accoglie", dove c'è l’aggiunta di un "nostra" non presente nell'originale latino.

La versione italiana è quella che Benedetto XVI ha utilizzato ogni volta che ha amministrato il sacramento nella domenica del Battesimo di Gesù. E forse è proprio quel troppo autoreferenziale "nostra" che ha indotto il papa teologo a decidere il cambiamento.

Fino al 2012, infatti, Benedetto XVI ometteva il "nostra" e pur celebrando in italiano diceva ai piccoli battezzandi: "Con grande gioia la comunità cristiana vi accoglie".

Ma alla fine deve aver considerato ambiguo anche l’originale latino. Così lo scorso 13 gennaio, nel celebrare per l’ultima volta da sommo pontefice il battesimo, ha detto: "Cari bambini, con grande gioia la Chiesa di Dio vi accoglie".

E poco dopo, tra le ultime disposizioni del suo pontificato, ha prescritto tale formula per tutta la Chiesa.

__________



IL TESTO DEL DECRETO


Nel decreto pubblicato su "Notitiae", 557-558, Ian.-Feb. 2013, 1-2, pagg. 54-56, si cambia "communitas christiana" in "Ecclesia Dei" nei paragrafi 41, 79, 111, 136 e 170 della seconda "editio typica", cioè normativa, in latino, del 1973 del rito del battesimo dei bambinil.

Il paragrafo 41 riguarda propriamente l’"Ordo Baptismi pro pluribus parvulis" (il rito del battesimo per più bambini).

Il paragrafo 79 l’"Ordo Baptismi pro uno parvulo" (il rito per un solo bambino).

Il paragrafo 111 l’"Ordo Baptismi pro magno numero parvulorum" (il rito per un gran numero di bambini).

Il paragrafo 136 l’"Ordo Baptismi parvulorum absente sacerdote et diacono a catechistis adhibendus" (il rito celebrato da catechisti in assenza del sacerdote e del diacono).

Il paragrafo 170 l'"Ordo deferendi ad Ecclesiam parvulum iam baptizatum" (il rito per portare nella Chiesa un bambino già battezzato).

Ecco dunque il testo del decreto:


CONGREGATIO DE CULTU DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM

Prot. N. 44/13/L

DECRETUM

Vitae et regni ianua, Baptismus est sacramentum fidei, quo homines incorporantur unicae Christi Ecclesiae, quae in Ecclesia catholica subsistit, a Successore Petri et Episcopis in eius communione gubernata.

Unde Congregationi de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum visum est variationem quandam in editionem typicam alteram Ordinis Baptismi Parvulorum inducere, eo ut in eodem ritu melius in lucem ponatur tradita doctrina de munere et officio Matris Ecclesiae in sacramentis celebrandis. Dicasterium proinde ea, quae sequuntur, disponit:

Ordo Baptismi Parvulorum in posterum sic recitet:

1. "41. Deinde celebrans prosequitur dicens:
N. …, N. (vel Filioli), magno gaudio Ecclesia Dei vos excipit. In cuius nomine ego signo vos signo crucis; et parentes vestri (patrinique) post me eodem signo Christi Salvatoris vos signabunt.
Et signat ununquemque parvulum in fronte, nihil dicens. Postea invitat parentes et, si opportunum videtur, patrinos, ut idem faciant".

2. "79. Deinde celebrans prosequitur dicens:
N. …, magno gaudio Ecclesia Dei te excipit. In cuius nomine ego signo te signo crucis; et parentes tui (patrinique vel et matrina) post me eodem signo Christi Salvatoris te signabunt.
Et signat parvulum in fronte, nihil dicens. Postea invitat parentes et, si opportunum videtur, patrinum (matrinam), ut idem faciant".

3. "111. Celebrans prosequitur dicens:
Filioli, magno gaudio Ecclesia Dei vos excipit. In cuius nomine ego signo vos signo crucis.
Producit signum crucis super omnes infantes simul, et ait:
Et vos, parentes (vel patrini), infantes in fronte signate signo Christi Salvatoris.
Tunc parentes (vel patrini) signant parvulos in fronte".

4. "136. Catechista prosequitur dicens:
Filioli, magno gaudio Ecclesia Dei vos excipit. In cuius nomine ego signo vos signo crucis.
Producit signum crucis super omnes infantes simul, et ait:
Et vos, parentes (vel patrini), infantes in fronte signate signo Christi Salvatoris.
Tunc parentes (vel patrini) signant parvulos in fronte".

5. "170. Deinde celebrans prosequitur dicens:
N. …, magno gaudio Ecclesia Dei, cum parentibus tuis gratias agens, te excipit testificaturque te iam ad Ecclesia fuisse receptum. In cuius nomine ego signo te signo Christi, qui tibi in Baptismate vitam largitus est et Ecclesiae suae te iam aggregavit. Et parentes tui (patrinusque vel et matrina) post me eodem signo crucis te signabunt.
Et signat infantem in fronte, nihil dicens; postea invitat parentes et, si opportune videtur, patrinum, ut idem faciant".

Ego infrascriptus Congregationis Praefectus, haec Summo Pontifici Benedicto XVI exposuit, qui, in audientia die 28 mensis ianuarii 2013 eidem concessa, textum praesentem editionis typicae alterae Ordinis Baptismi Parvulorum modo sopradicto posthac variari benigne statuit.
Quae statuta de Ordine Baptismi Parvulorum statim ab omnibus, ad quos spectant, serventur et inde a die 31 mensis martii 2013 plenum habeant vigorem.
Curae autem Conferentiarum Episcopalium committitur ut variationes, in Ordine Baptismi Parvulorum factae, in editiones eiusdem Ordinis lingua vernacula apparandas inducant.
Contrariis quibuslibet minime obstantibus.

Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, die 22 mense februarii 2013, in festo Cathedrae sancti Petri Apostoli, datum.

Antonius Card. Cañizares Llovera, Praefectus

Arturus Roche, Archiepiscopus a Secretis


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Santa Messa con gli ex-allievi

SINTESI DELL'OMELIA DI BENEDETTO XVI (dalla Radiovaticana)

Il posto giusto per noi è quello vicino a Cristo che scende per servire. Così il Papa emerito nella Messa con i suoi ex-allievi

Ci troviamo sulla via giusta se proviamo a diventare persone che “scendono” per servire e portare la gratuità di Dio. Così in sintesi il Papa emerito Benedetto XVI nella Messa celebrata stamani, alle 9.30, nella cappella del Governatorato in Vaticano, in occasione del tradizionale seminario estivo dei suoi ex-allievi, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis. L’incontro degli studenti come di consueto è organizzato a Castel Gandolfo ma quest’anno Benedetto XVI non vi ha partecipato. Questa 38.ma edizione è stata dedicata a “La questione di Dio sullo sfondo della secolarizzazione” alla luce della produzione filosofica e teologica di Rémi Brague, teorico francese premiato l'anno scorso con il "Premio Ratzinger" per la teologia. Una cinquantina di persone hanno partecipato alla Messa concelebrata con il Papa emerito dai cardinali Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna; gli arcivescovi Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia e Barthelemy Adoukonou, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, e il vescovo ausiliare di Amburgo, mons. Hans-Jochen Jaschke. Il servizio di Debora Donnini:

Ognuno nella vita vuole trovare il suo posto buono. Ma quale è veramente il posto giusto? L’omelia di Benedetto XVI nella Messa celebrata in occasione dell’incontro dei suoi ex-allievi è, in fondo, una risposta a questa domanda e parte dal Vangelo di oggi, nel quale Gesù invita a prendere l’ultimo posto. “Un posto che può sembrare molto buono, può rivelarsi per essere un posto molto brutto”, nota il Papa emerito facendo riferimento a quanto accaduto già in questo mondo, anche negli ultimi decenni, dove vediamo come “i primi” sono stati rovesciati e improvvisamente sono diventati “ultimi” e quel posto che sembrava buono era invece “sbagliato”. Anche nei discorsi che si tennero durante l’Ultima Cena, i discepoli si litigano i posti migliori. Gesù si presenta invece come Colui che serve. Lui “nato nella stalla” e “morto sulla Croce” “ci dice” – afferma Benedetto XVI – che il posto giusto è quello vicino a Lui, “il posto secondo la sua misura”. E l’apostolo, in quanto inviato di Cristo “è l’ultimo nell’opinione del mondo”, e proprio per questo è vicino a Gesù:

Wer in dieser Welt und in dieser Geschichte vielleicht nach vorn gedrängt wird, …
“Chi, in questo mondo e in questa Storia forse viene spinto in avanti e arriva ai primi posti, deve sapere di essere in pericolo; deve guardare ancora di più al Signore, misurarsi a Lui, misurarsi alla responsabilità per l’altro, deve diventare colui che serve, quello che nella realtà è seduto ai piedi dell’altro, e così benedice e a sua volta diventa benedetto”.

E, dunque, qualunque sia il posto che la Storia vorrà assegnarci, quello che è determinante – sottolinea il Papa emerito – è “la responsabilità davanti a Lui, e la responsabilità per l’amore, per la giustizia e per la verità”. Nel Vangelo di oggi il Signore ricorda che chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. E Benedetto XVI fa notare che “Cristo, il Figlio di Dio, scende per servire noi e questo fa l’essenza di Dio” che “consiste nel piegarsi verso di noi: l’amore, il ‘sì’ ai sofferenti, l’elevazione dall’umiliazione”:

Wir sind auf dem Weg Christi auf dem richtigen Weg, wenn wir als Er und wie Er …
“Noi ci troviamo sulla via di Cristo, sulla giusta via se in Sua vece e come Lui proviamo a diventare persone che “scendono” per entrare nella vera grandezza, nella grandezza di Dio che è la grandezza dell’amore”.

Benedetto XVI fa dunque nell’omelia una catechesi sul senso dell’abbassamento di Cristo e sull’essenza dell’amore di Dio. “La Croce, nella Storia, è l’ultimo posto” e il “Crocifisso non ha nessun posto, è un ‘non-posto’”, è stato spogliato, “è un nessuno” eppure – nota Benedetto XVI – Giovanni nel Vangelo vede “questa umiliazione estrema” come “la vera esaltazione”:

Höher ist Jesus so; ja, Er ist auf der Höhe Gottes weil die Höhe des Kreuzes …
“Così, Gesù è più alto; sì, è all’altezza di Dio perché l’altezza della Croce è l’altezza dell’amore di Dio, l’altezza della rinuncia di se stesso e la dedizione agli altri. Così, questo è il posto divino, e noi vogliamo pregare Dio che ci doni di comprendere questo sempre di più e di accettare con umiltà, ciascuno a modo proprio, questo mistero dell’esaltazione e dell’umiliazione”.

Infine il Papa emerito ricorda che Gesù esorta a “invitare” a prescindere dai vantaggi, cioè a invitare i paralitici, gli storpi, i poveri perché Lui stesso lo ha fatto invitando “noi alla mensa di Dio”, e in questo modo mostrandoci cosa sia la gratuità. Giustamente l’economia si poggia sulla “giustizia commutativa”, sul do ut des, ma perfino in questo ambito rimane qualcosa di gratuito, ricorda Benedetto XVI sottolineando che “senza la gratuità del perdono nessuna società può crescere”, tanto è vero che le più grandi cose della vita, cioè “l’amore, l’amicizia, la bontà, il perdono” “non le possiamo pagare”, “sono gratis, nello stesso modo che in cui Dio ci dona a titolo gratuito”:

So dürfen wir, mitten in allem Ringen für die Gerechtigkeit in der Welt, nie vergessen …
“Così, pur nella lotta per la giustizia nel mondo, non dobbiamo mai dimenticare la ‘gratuità’ di Dio, il continuo dare e ricevere, e dobbiamo costruire sul fatto che il Signore dona a noi, che ci sono persone buone che ci donano ‘gratis’ la loro bontà, che ci sopportano a titolo gratuito, ci amano e sono buone con noi ‘gratis’; e poi, a nostra volta, donare questa ‘gratuità’ per avvicinare così il mondo a Dio, per diventare simili a Lui, per aprirci a Lui”.

Quindi Benedetto XVI si sofferma sulla liturgia, sull’umiltà della liturgia cristiana che è insieme “incommensurabilmente grande” perché ci si unisce alle schiere degli angeli e dei santi nella festosa gioia di Dio. E il sangue di Cristo, che è al centro dell’Eucaristia, significa proprio “entrare nello splendore del raduno gioioso di Dio”: “questo Sangue è il suo amore - conclude Benedetto XVI – è il Monte di Dio e ci apre alla gloria di Dio”.

Testo proveniente dalla pagina it.radiovaticana.va/news/2013/09/01/il_posto_giusto_per_noi_è_quello_vicino_a_cristo_che_scende_per/it...
del sito Radio Vaticana


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RATZINGER: IL POSTO GIUSTO PER OGNUNO E' QUELLO CHE CI ABBASSA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 set

"Ci troviamo sulla via giusta se proviamo a diventare persone che scendono" per servire e portare la gratuita' di Dio. Lo ha ricordato il Papa emerito Benedetto XVI nella messa celebrata stamani, alle 9.30, nella cappella del Governatorato in Vaticano, in occasione del tradizionale seminario estivo dei suoi ex-allievi, il cosiddetto Ratzinger Schulerkreis. E' stata la prima volta che Papa Benedetto ha celebrato in pubblico dopo la rinuncia dello scorso 28 febbraio. E le considerazioni proposte oggi agli ex alunni approfondiscono anche il "tema" dell'umilta' testimoniato dalla sua decisione.
Al rito, riferisce Radio Vaticana, erano presenti una cinquantina di persone e hanno concelebrato con il Papa Emerito i cardinali Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unita' dei Cristiani e Christoph Schonborn di Vienna; gli arcivescovi Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia (confermato appena ieri da Papa Francesco) e Barthelemy Adoukonou, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, e il vescovo ausiliare di Amburgo, monsignor Hans-Jochen Jaschke.
"Ognuno nella vita vuole trovare il suo posto buono. Ma quale e' veramente il posto giusto?", si e' chiesto Benedetto XVI. "Un posto che puo' sembrare molto buono, puo' rivelarsi per essere un posto molto brutto", ha osservato facendo riferimento a quanto accaduto gia' in questo mondo, anche negli ultimi decenni, dove vediamo come 'i primi' sono stati rovesciati e improvvisamente sono diventati 'ultimi' e quel posto che sembrava buono era invece sbagliato".
Il Vangelo, ha ricordato Ratzinger, racconta che "all'Ultima Cena, i discepoli si litigano i posti migliori". "Gesu' si presenta - invece - come Colui che serve. Lui nato nella stalla e morto sulla Croce ci dice che il posto giusto e' quello vicino a Lui, il posto secondo la sua misura”. E che l'apostolo, in quanto inviato di Cristo "e' l'ultimo nell'opinione del mondo", e proprio per questo è vicino a Gesu'".
"Chi, in questo mondo e in questa Storia forse viene spinto in avanti e arriva ai primi posti, deve sapere - ha ammonito Benedetto - di essere in pericolo; deve guardare ancora di più al Signore, misurarsi a Lui, misurarsi alla responsabilita' per l’altro, deve diventare colui che serve, quello che nella realta' e' seduto ai piedi dell'altro, e cosi' benedice e a sua volta diventa benedetto".
E, dunque, qualunque sia il posto che la Storia vorra' assegnarci, e' determinante - ha sottolineato il Papa emerito - la responsabilita' davanti a Lui, e la responsabilita' per l'amore, per la giustizia e per la verita'".
Cosi', ha contoinuato, "nel Vangelo di oggi il Signore ricorda che chi si esalta sara' umiliato e chi si umilia sara' esaltato. E Cristo, il Figlio di Dio, scende per servire noi e questo fa l'essenza di Dio che consiste nel piegarsi verso di noi: l’amore, il 'si'' ai sofferenti, l'elevazione dall'umiliazione".
"Noi - ha aggiunto il Papa Emerito - ci troviamo sulla via di Cristo, sulla giusta via se in Sua vece e come Lui proviamo a diventare persone che scendono per entrare nella vera grandezza, nella grandezza di Dio che e' la grandezza dell'amore".
Del resto, ha sottolineato Benedetto, "la Croce, nella Storia, e' l'ultimo posto e il Crocifisso non ha nessun posto, e' un 'non-posto', e' stato spogliato: e' un nessuno, eppure Giovanni vede questa umiliazione estrema come la vera esaltazione". "Gesu' - infatti - e' all'altezza di Dio perche' l'altezza della Croce e' l'altezza dell'amore di Dio, l'altezza della rinuncia di se stesso e la dedizione agli altri". "Cosi' - ha concluso Bendetto - questo e' il posto divino, e noi vogliamo pregare Dio che ci doni di comprendere questo sempre di più e di accettare con umilta', ciascuno a modo proprio, questo mistero dell'esaltazione e dell'umiliazione".

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RATZINGER: IL "DO UT DES" NON BASTA NEMMENO IN ECONOMIA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 set.

"Giustamente l'economia si poggia sulla giustizia commutativa, sul do ut des, ma perfino in questo ambito rimane qualcosa di gratuito". E' una considerazione proposta oggi dal Papa Emerito Benedetto XVI ai suoi ex allievi, per i quali ha celebrato nella Cappella del Governatorato.
E' un tena affrontato anche nell'ultima enciclica del suo Pontificato, la "Caritas in Veritate". Joseph Ratzinger ci e' tornato oggi sottolineando che "senza la gratuita' del perdono nessuna societa' puo' crescere", tanto e' vero che le piu' grandi cose della vita, cioe' l'amore, l'amicizia, la bonta', il perdono, non le possiamo pagare ma sono gratis, nello stesso modo che in cui Dio ci dona a titolo gratuito".
Nella sua straordinaria omelia, della quale ha riferito Radio Vaticana, il Papa Emerito ha commentato l'esortazione del Vangelo "a invitare tutti, a prescindere dai vantaggi, cioe' ai paralitici, gli storpi, i poveri perche' Gesu' stesso lo ha fatto invitando "noi alla mensa di Dio e in questo modo mostrandoci cosa sia la gratuita'".
Secondo il Pontefice dimissionario, "nella lotta per la giustizia nel mondo, non dobbiamo mai dimenticare la 'gratuita'' di Dio, il continuo dare e ricevere, e dobbiamo costruire sul fatto che il Signore dona a noi, che ci sono persone buone che ci donano 'gratis' la loro bonta', che ci sopportano a titolo gratuito, ci amano e sono buone con noi 'gratis'; e poi, a nostra volta, donare questa 'gratuita'' per avvicinare cosi' il mondo a Dio, per diventare simili a Lui, per aprirci a Lui".
Benedetto XVI si e' soffermato anche sul tema della liturgia, e preziosamente sull'umilta' della liturgia cristiana che e' insieme "incommensurabilmente grande" perche' "ci unisce alle schiere degli angeli e dei santi nella festosa gioia di Dio". Ma rinnova il sacrificio, l'estremo abbassarsi di Cristo che versa il suo sangue nell'Eucaristia
L'incontro del Papa Emerito con i suoi ex studenti ha fatto seguito all'annuale raduno tenutosi a Castel Gandolfo al quale quest’anno Benedetto XVI non ha partecipato. Questa 38esima edizione e' stata dedicata a "La questione di Dio sullo sfondo della secolarizzazione" alla luce della produzione filosofica e teologica di Remi Brague, teorico francese premiato l'anno scorso con il "Premio Ratzinger" per la teologia.

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Papa Benedetto XVI ha salvato un ragazzo dal cancro, dice la sua famiglia

Di Dave Delozier

DENVER (KUSA) - Il mondo ha visto Papa Benedetto XVI come leader di oltre un miliardo di cattolici in tutto il mondo. E 'stato regolarmente visto parlando a migliaia in Piazza San Pietro, in Vaticano.



Ma Peter Srsich ha visto un lato diverso del papa.

Quando Peter aveva solo 17 anni di età è stato diagnosticato con una forma aggressiva di cancro.

"Ha avuto una radiografia del torace e ha rivelato un tumore di dimensioni di una palla da softball nel petto", ha detto Laura Srsich, madre di Peter. "E 'stato stabilito che era al quarto stadio del linfoma non-Hodgkin".

Mentre i medici del Children Hospital di Colorado hanno lavorato per salvare la vita di Peter, la Fondazione Make-a-Wish gli concesse il suo desiderio.

"La prima cosa che Pietro disse: 'Mi piacerebbe andare a trovare il Papa a Roma'", ha detto Laura.

In una giornata di sole di maggio, Peter ha avuto la sua occasione di incontrare Papa Benedetto XVI in piazza San Pietro.

"Quando mi sono alzato per parlare con lui, in realtà di lui mi ha colpito quanto umano egli fosse", disse Peter. "E' stata un'esperienza di umiltà per me vedere quanto umile fosse".

Papa Benedetto XVI ascoltava mentre Peter gli ha raccontato il suo percorso con il cancro. Peter si è presentato al papa con un braccialetto verde lime che aveva stampato sopra: "Pregando per Peter". In cambio il Papa ha offerto una benedizione per Peter.

"Poi mi ha benedetto. Mise la mano destra sul petto, dove c'era il tumore. Non sapeva dove c'era il tumore ma mise la mano proprio lì", disse Peter.

Quasi un anno dopo, Peter è ora libero dal cancro ed al secondo anno alla Regis University. Egli spera un giorno di diventare un sacerdote ordinato.

Papa Benedetto XVI ha sorpreso molti quando ha annunciato le sue dimissioni; il primo papa a farlo dopo Papa Gregorio XII nel 1415.

Peter crede che così facendo Papa Benedetto XVI sta umilmente mettendo la Chiesa cattolica in anticipo alle proprie necessità. Qualcosa, dice Peter, ch'è d'accordo con l'uomo che ha incontrato.

"Ho intenzione di ricordarlo come una delle persone più umili al mondo soprattutto da questo ultimo atto che sta facendo", ha detto Peter.

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Traduzione dall'inglese originale: Paparatzifan

www.ksdk.com/news/article/362557/28/Pope-Benedict-XVI-saved-boy-from-cancer-say...

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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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Benedetto XVI ai Paolini: «Avanti con fiducia»

«Una nuova rivista? Siete coraggiosi, ci vuole molta fede. Spero che abbiate successo». Sono le parole che il papa emerito Benedetto XVI mi ha rivolto quando gli ho mostrato Credere, il 6 settembre scorso. Ero con una delegazione di confratelli paolini per presentargli i dieci volumi di suoi scritti su I fondamenti della fede, allegati a Famiglia Cristiana. «Che lavoro avete fatto, mamma mia!», ha esclamato. Il Pontefice emerito ci ha accolti con grande cordialità e semplicità. Era in buona salute, lucidissimo di mente, gentile e amabile.

«La mia missione attuale è di pregare e volentieri lo faccio per i vostri lettori e collaboratori, unendo la mia benedizione». Alla fine dell’incontro ho osato chiedergli quale sia il cuore della sua teologia. «L’amicizia con Gesù Cristo», ha detto, «basata sulla fede che lui è il Figlio di Dio. Credere è toccare Gesù, come la donna ammalata di cui parla il Vangelo. Noi cerchiamo di toccare Gesù e così troviamo Dio, il senso della nostra vita, la gioia di essere redenti. È importante la gioia. Anche se c’è la croce. Ma così siamo sulla strada della vita». Se avviare una nuova rivista come Credere può sembrare una pazzia, «sono le pazzie dello Spirito Santo», ha esclamato il Papa emerito e ha concluso: «Andate avanti con coraggio e con fiducia, con fede».

Testo di Antonio Rizzolo


www.credere.it/n.-24/benedetto-xvi-ai-paolini.html


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Da "Repubblica.it"...

Odifreddi: "Così Ratzinger mi ha risposto"

Il matematico racconta: "Mi è arrivata una busta sigillata, dentro, undici pagine che iniziavano con una richiesta di scuse per il ritardo"

Pochissime persone al mondo, ed Eugenio Scalfari è una di queste, possono comprendere la sorpresa e l'emozione che si provano nel ricevere a casa propria un'inaspettata lettera di un Papa. Una sorpresa e un'emozione che non vengono scalfite dal fatto di essere dei miscredenti, perché l'ateismo riguarda la ragione, mentre le personalità e i simboli del potere agiscono sui sentimenti.

A me questa sorpresa e quest'emozione sono capitate il 3 settembre, quando il postino mi ha recapitato una busta sigillata, contenente 11 pagine protocollo datate 30 agosto, nelle quali Benedetto xvi rispondeva al mio Caro papa, ti scrivo (Mondadori, 2011). Una risposta che mi ha sorpreso per due ragioni. Anzitutto, perché un Papa ha letto un libro che, fin dalla copertina, veniva presentato come una "luciferina introduzione all'ateismo". E poi, perché l'ha voluto commentare e discutere.

Poco dopo le dimissioni di Ratzinger, avevo approfittato di un amico comune per chiedere all'arcivescovo Georg Gänswein se fosse possibile recapitare all'ormai Papa emerito una copia del mio libro, nella speranza che lo potesse vedere. E in seguito, in un paio di occasioni, mi era stato detto dapprima che l'aveva ricevuto e poi che lo stava leggendo. Ma che potesse rispondermi, e addirittura commentarlo in profondità, era al di là delle ragionevoli speranze.

Aprire la busta e trovarci 11 fitte pagine, che iniziavano con una richiesta di scuse per il ritardo nella risposta, e un'offerta di ringraziamenti per la lealtà della trattazione, era la realizzazione del massimo delle aspettative possibili, in un mondo che di solito non ne realizza che il minimo. Ed era anche la soddisfazione di veder finalmente presi sul serio e non rimossi, benché non condivisi, i miei argomenti a favore dell'ateismo e contro la religione in generale, e il cattolicesimo in particolare.

D'altronde, non era certo un caso che avessi indirizzato la mia lettera aperta a Ratzinger. Dopo aver letto la sua Introduzione al Cristianesimo, suggeritami da Sergio Valzania, avevo capito che la fede e la dottrina di Benedetto xvi, a differenza di quelle di altri, erano sufficientemente salde e agguerrite da poter benissimo affrontare e sostenere attacchi frontali. Un dialogo con lui, benché allora immaginato soltanto a distanza, poteva dunque rivelarsi un'impresa stimolante e non banale, da affrontare a testa alta.

Scrivendo il mio libro come un commento al suo, avevo cercato di favorire la pur remota possibilità che un giorno il destinatario potesse effettivamente riceverlo. Avevo dunque abbassato i toni sarcastici di altri saggi, scegliendo uno stile di scambio tra professori "alla pari", ovviamente nel senso accademico dell'espressione. E mi ero concentrato sugli argomenti intellettuali che potevo sperare avrebbero mantenuta viva la sua attenzione, pur senza rinunciare ad affrontare di petto i problemi interni della fede e i suoi rapporti esterni con la scienza.

L'approccio evidentemente non era sbagliato, visto che ha raggiunto il suo scopo: che, ovviamente, non era cercare di "sconvertire il Papa", bensì esporgli onestamente le perplessità, e a volte le incredulità, di un matematico qualunque sulla fede. Analogamente, la lettera di Benedetto xvi non cerca di "convertire l'ateo", ma gli ritorce contro onestamente le proprie simmetriche perplessità, e a volte le incredulità, di un credente molto speciale sull'ateismo.

Il risultato è un dialogo tra fede e ragione che, come Benedetto xvi nota, ha permesso a entrambi di confrontarci francamente, e a volte anche duramente, nello spirito di quel Cortile dei Gentili che lui stesso aveva voluto nel 2009. Se ho atteso qualche settimana a rendere pubblica la sua partecipazione al dialogo, è perché volevo essere sicuro che egli non volesse mantenerla privata.

Ora che ne ho ricevuto la conferma, anticipo qui una parte della sua lettera, che è comunque troppo lunga e dettagliata per essere riportata integralmente, soprattutto nelle sezioni filosofiche iniziali. Lo sarà a breve in una nuova versione del mio libro, sfrondato delle parti sulle quali lui ha deciso di non soffermarsi, e ampliata con un resoconto della nascita e degli sviluppi di quello che risulta essere un unicum nella storia della Chiesa: un dialogo fra un papa teologo e un matematico ateo. Divisi in quasi tutto, ma accomunati almeno da un obiettivo: la ricerca della Verità, con la maiuscola.


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Da "Tempi.it"...

Il papa emerito Benedetto XVI scrive a Odifreddi su Repubblica (e lo demolisce)


settembre 24, 2013 Benedetto XVI

Oggi Repubblica ha pubblicato una lettera di Joseph Ratzinger a Piergiorgio Odifreddi, matematico ateo e autore di “Caro Papa, ti scrivo”

benedetto-xvi-jpeg-crop_displayTratto dalla Repubblica. La missiva, come spiega oggi Piergiorgio Odifreddi, gli è stata consegnata il 3 settembre ed è datata 30 agosto. Consta di 11 fitte pagine di protocollo. Sul quotidiano ne sono stati pubblicati alcuni stralci. La versione integrale sarà pubblicata sul prossimo volume del matematico.

Ill. mo Signor Professore Odifreddi, (…) vorrei ringraziarLa per aver cercato fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la mia fede; proprio questo è in gran parte ciò che avevo inteso nel mio discorso alla Curia Romana in occasione del Natale 2009. Devo ringraziare anche per il modo leale in cui ha trattato il mio testo, cercando sinceramente di rendergli giustizia.

Il mio giudizio circa il Suo libro nel suo insieme è, però, in se stesso piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell’avventatezza dell’argomentazione. (…)

Più volte, Ella mi fa notare che la teologia sarebbe fantascienza. A tale riguardo, mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti:

1. È corretto affermare che “scienza” nel senso più stretto della parola lo è solo la matematica, mentre ho imparato da Lei che anche qui occorrerebbe distinguere ancora tra l’aritmetica e la geometria. In tutte le materie specifiche la scientificità ha ogni volta la propria forma, secondo la particolarità del suo oggetto. L’essenziale è che applichi un metodo verificabile, escluda l’arbitrio e garantisca la razionalità nelle rispettive diverse modalità.

2. Ella dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell’ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli.

piergiorgio-odifreddi3. Una funzione importante della teologia è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni sono di essenziale importanza per l’umanità. Nel mio dialogo con Habermas ho mostrato che esistono patologie della religione e – non meno pericolose – patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l’una dell’altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia.

4. La fantascienza esiste, d’altronde, nell’ambito di molte scienze. Ciò che Lei espone sulle teorie circa l’inizio e la fine del mondo in Heisenberg, Schrödinger ecc., lo designerei come fantascienza nel senso buono: sono visioni ed anticipazioni, per giungere ad una vera conoscenza, ma sono, appunto, soltanto immaginazioni con cui cerchiamo di avvicinarci alla realtà. Esiste, del resto, la fantascienza in grande stile proprio anche all’interno della teoria dell’evoluzione. Il gene egoista di Richard Dawkins è un esempio classico di fantascienza. Il grande Jacques Monod ha scritto delle frasi che egli stesso avrà inserito nella sua opera sicuramente solo come fantascienza. Cito: “La comparsa dei Vertebrati tetrapodi… trae proprio origine dal fatto che un pesce primitivo “scelse” di andare ad esplorare la terra, sulla quale era però incapace di spostarsi se non saltellando in modo maldestro e creando così, come conseguenza di una modificazione di comportamento, la pressione selettiva grazie alla quale si sarebbero sviluppati gli arti robusti dei tetrapodi. Tra i discendenti di questo audace esploratore, di questo Magellano dell’evoluzione, alcuni possono correre a una velocità superiore ai 70 chilometri orari…” (citato secondo l’edizione italiana Il caso e la necessità, Milano 2001, pagg. 117 e sgg.).

In tutte le tematiche discusse finora si tratta di un dialogo serio, per il quale io – come ho già detto ripetutamente - sono grato. Le cose stanno diversamente nel capitolo sul sacerdote e sulla morale cattolica, e ancora diversamente nei capitoli su Gesù. Quanto a ciò che Lei dice dell’abuso morale di minorenni da parte di sacerdoti, posso - come Lei sa - prenderne atto solo con profonda costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall’altra, dobbiamo al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano. Non è neppure motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso, non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo.

odifreddi-caro-papa-ti-scrivoSe non è lecito tacere sul male nella Chiesa, non si deve però, tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. Bisogna ricordare le figure grandi e pure che la fede ha prodotto - da Benedetto di Norcia e sua sorella Scolastica, a Francesco e Chiara d’Assisi, a Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, ai grandi Santi della carità come Vincenzo de Paoli e Camillo de Lellis fino a Madre Teresa di Calcutta e alle grandi e nobili figure della Torino dell’Ottocento. È vero anche oggi che la fede spinge molte persone all’amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia. (…)

Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico. Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico. Le raccomando per questo soprattutto i quattro volumi che Martin Hengel (esegeta dalla Facoltà teologica protestante di Tübingen) ha pubblicato insieme con Maria Schwemer: è un esempio eccellente di precisione storica e di amplissima informazione storica. Di fronte a questo, ciò che Lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere. Che nell’esegesi siano state scritte anche molte cose di scarsa serietà è, purtroppo, un fatto incontestabile. Il seminario americano su Gesù che Lei cita alle pagine 105 e sgg. conferma soltanto un’altra volta ciò che Albert Schweitzer aveva notato riguardo alla Leben-Jesu-Forschung (Ricerca sulla vita di Gesù) e cioè che il cosiddetto “Gesù storico” è per lo più lo specchio delle idee degli autori. Tali forme mal riuscite di lavoro storico, però, non compromettono affatto l’importanza della ricerca storica seria, che ci ha portato a conoscenze vere e sicure circa l’annuncio e la figura di Gesù.

(…) Inoltre devo respingere con forza la Sua affermazione (pag. 126) secondo cui avrei presentato l’esegesi storico-critica come uno strumento dell’anticristo. Trattando il racconto delle tentazioni di Gesù, ho soltanto ripreso la tesi di Soloviev, secondo cui l’esegesi storico-critica può essere usata anche dall’anticristo – il che è un fatto incontestabile. Al tempo stesso, però, sempre – e in particolare nella premessa al primo volume del mio libro su Gesù di Nazaret – ho chiarito in modo evidente che l’esegesi storico-critica è necessaria per una fede che non propone miti con immagini storiche, ma reclama una storicità vera e perciò deve presentare la realtà storica delle sue affermazioni anche in modo scientifico. Per questo non è neppure corretto che Lei dica che io mi sarei interessato solo della metastoria: tutt’al contrario, tutti i miei sforzi hanno l’obiettivo di mostrare che il Gesù descritto nei Vangeli è anche il reale Gesù storico; che si tratta di storia realmente avvenuta. (…)

benedetto-xvi-firmaCon il 19° capitolo del Suo libro torniamo agli aspetti positivi del Suo dialogo col mio pensiero. (…) Anche se la Sua interpretazione di Gv 1,1 è molto lontana da ciò che l’evangelista intendeva dire, esiste tuttavia una convergenza che è importante. Se Lei, però, vuole sostituire Dio con “La Natura”, resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega nulla. Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano non considerati: la libertà, l’amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell’epoca moderna. L’amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non c’è alcuna informazione. Qualunque cosa la neurobiologia dica o non dica sulla libertà, nel dramma reale della nostra storia essa è presente come realtà determinante e deve essere presa in considerazione. Ma la Sua religione matematica non conosce alcuna informazione sul male. Una religione che tralascia queste domande fondamentali resta vuota.

Ill. mo Signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch’io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei, attraverso il Suo confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell’ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze.

Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro.


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Da "La Stampa.it"...

02/10/2013

Benedetto XVI riceve il “nonno d’Italia”
Banfi entra nel monastero di clausura



Il Papa emerito ha incontrato l’attore di “Un medico in famiglia”.
Che racconta: «E’ sereno: legge, prega e suona il pianoforte»

Andrea tornielli
città del vaticano

Il Papa emerito Benedetto XVI ha incontrato nel monastero di clausura dove vive in Vaticano l’attore italiano Lino Banfi. Un incontro durato - rivela lo stesso Banfi intervistato da radio RTL 102.5 - circa mezz’ora.

«Sono stato ricevuto per 35 minuti da Ratzinger - ha raccontato l’attore al giornalista Gabriele Parpiglia - Benedetto XVI sta bene. Legge e suona il piano». Banfi aveva partecipato alla veglia della Giornata mondiale della famiglia a Valencia, in Spagna, nel luglio 2006.

«Ho avuto questo onore - ha detto Banfi - ed è stata una cosa meravigliosa. Abbiamo parlato della fiction “Un medico in famiglia”. Quando parlai in sua presenza nel 2006 a Valencia, con il mio spagnolo-pugliese, dissi che se io ero il “nonno d’Italia”, lui, il Papa, era “il nonno del mondo”. Scoppiò un applauso fortissimo e alla fine Benedetto XVI mi ringraziò per quella definizione».

«L’ho trovato serenissimo - ha aggiunto l’attore - e gli ho chiesto: “Che fa qui?”. Mi ha risposto: “Suono, leggo, studio, prego. Sto benissimo”». Le notizie riportate da Lino Banfi confermano che dopo un primo periodo problematico, subito dopo la rinuncia, Joseph Ratzinger ha riacquistato le forze e sta bene. Il Papa emerito, che vive «nascosto al mondo» Oltretevere, il mese scorso aveva celebrato la messa per gli ex allievi dello shulerkreis nella chiesa del Governatorato vaticano, e nei giorni scorsi è stata resa nota parte di una lunga lettera che Ratzinger ha inviato al matematico ateo Piergiorgio Odifreddi, autore del libro «Caro Papa ti scrivo».


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Dal blog di Sandro Magister...

Sandro Magister riconosce un netto distacco tra Francesco ed i Papi che l'hanno preceduto

Riporto qui un brano dell'articolo dal titolo "La svolta di Francesco" che riguarda Benedetto XVI


Paparatzifan

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"(...) Il divieto imposto da papa Bergoglio alla congregazione dei frati francescani dell'Immacolata di celebrare la messa in rito antico è stata un'effettiva restrizione di quella libertà di celebrare in tale rito che Benedetto XVI aveva assicurato a tutti.

Risulta da conversazioni con suoi visitatori che lo stesso Ratzinger abbia visto in tale restrizione un "vulnus" al suo motu proprio del 2007 "Summorum pontificum".

Nell'intervista a "La Civiltà Cattolica" Francesco ha liquidato la liberalizzazione del rito antico decisa da Benedetto XVI come una semplice "scelta prudenziale legata all'aiuto ad alcune persone che hanno questa sensibilità", quando invece l'intenzione di Ratzinger – espressa a suo tempo in una lettera ai vescovi di tutto il mondo – era che "le due forme dell'uso del rito romano possono arricchirsi a vicenda".

Nella stessa intervista Francesco ha definito la riforma liturgica postconciliare "un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta". Definizione fortemente riduttiva, rispetto alla visione della liturgia che era propria di Ratzinger teologo e papa.

Inoltre, sempre in questo campo, Francesco ha sostituito in blocco, lo scorso 26 settembre, i cinque consultori dell'ufficio delle celebrazioni liturgiche papali.

Tra i rimossi c'è ad esempio padre Uwe Michael Lang, un liturgista a cui lo stesso Ratzinger ha scritto la prefazione del libro più importante, dedicato all'orientamento "al Signore" della preghiera liturgica.

Mentre tra i promossi ci sono liturgisti inclini ad assecondare lo stile celebrativo di papa Francesco, anch'esso visibilmente lontano dall'ispirata "ars celebrandi" di Benedetto XVI".

L'articolo completo qui:

chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350615


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Da "Korazym.org"...

Benedetto XVI e la Madonna di Fatima

14 ottobre 2013 Le opinioni
di Marco Mancini

Un rapporto profondo, inscindibile, forse unico è quello che lega il Papa emerito Benedetto XVI alla Madonna di Fatima. E lo si è visto plasticamente nell’atto di venerazione che l’anziano Benedetto ha rivolto alla Statua della Vergine nella Cappella del Mater Ecclesiae. Tornano alla mente le parole con cui Benedetto XVI si rivolse a Fatima alla Madonna il 12 maggio 2010: ‘Signora Nostra e Madre di tutti gli uomini e le donne, eccomi come un figlio che viene a visitare sua Madre, e lo fa in compagnia di una moltitudine di fratelli e sorelle’

Bisogna ricordare che fu l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Cardinale Joseph Ratzinger, su mandato del Beato Giovanni Paolo II a curare la pubblicazione della terza parte del segreto che la Madonna rivelò ai tre pastorelli nel 1917.

‘Il Papa – diceva il Cardinale Ratzinger presentando la terza parte del segreto – sembra precedere gli altri, tremando e soffrendo per tutti gli orrori, che lo circondano. Non solo le case della città giacciono mezze in rovina — il suo cammino passa in mezzo ai cadaveri dei morti. La via della Chiesa viene così descritta come una Via Crucis, come un cammino in un tempo di violenza, di distruzioni e di persecuzioni’.

Da Papa Joseph Ratzinger ha più volte ribadito che la profezia di Fatima non è conclusa. La Chiesa e l’intera umanità avrebbero patito ancora sofferenze. Ma Benedetto XVI ha sempre parlato degli avvenimenti di Fatima con estrema serenità, pace e fiducia. Come nell’Angelus del 14 maggio 2006. ‘Se non sono mancate preoccupazioni e sofferenze – ricordava – se ancora permangono motivi di apprensione per il futuro dell’umanità, è di conforto quanto la Bianca Signora promise ai pastorelli: Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà’.

Nel viaggio a Fatima Benedetto XVI aveva ribadito come il messaggio della Vergine fosse un monito contro gli ‘egoismi di nazione, razza, ideologia’ Prego – aveva aggiunto – ‘per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze. Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo’. Parole profetiche lette nell’attualità dell’oggi, parole che – probabilmente – saranno tornate alla mente del Papa emerito orante davanti alla Statua della Madonna di Fatima. Un incontro che ha probabilmente chiuso un cerchio d’amore tra la Vergine e il suo figlio Benedetto.


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20/10/2013 19:54
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Mons. Xuereb racconta l'amore di Benedetto XVI per la natura

R. - Devo ammettere che sono rimasto anche perplesso quando da Pordenone mi hanno rivolto l'invito. Ho chiesto, per quale motivo. Non sono né uno scrittore, né un giornalista, tanto meno uno studioso. Il ragionier Sandrin, l'organizzatore dell'evento, mi ha fatto notare che ho vissuto tanti anni accanto a Benedetto XVI. "Ci dia la sua testimonianza", mi ha detto. Poi, devo dire che sento dentro di me, da un certo tempo, un impulso: quello di dare un contributo, piccolo quanto sia, a rivelare la vera identità di Papa Benedetto. Soffro, quando sento commenti che sono lontani dal rappresentare il vero Papa Benedetto. Io, che ho avuto la fortuna, la grazia, di conoscerlo da vicino vorrei raccontare la persona che ho conosciuto. Ma c'è anche un altro motivo. L'apprezzamento che ho per la Libreria Editrice Vaticana, che vedo fare tanti sforzi per promuovere i propri libri. Questo fa giungere al mondo il Magistero della Chiesa, la voce del Papa. Collabora, quindi, con il Ministero petrino. Sono quindi venuto a Pordenone, nel nord Italia, per dare il mio piccolo contributo di incoraggiamento alla Lev, che tanto fa per collaborare con il Magistero e far arrivare la voce del Papa.

D. - Benedetto XVI, nella sua quotidianità, come dimostrava il suo amore per la natura, gli animali?

R. - Potrei dire che la prima immagine che mi viene in mente è che si scioglieva davanti agli animali, alla natura, gli piaceva stare fuori, quando uscivamo, per fare una scampagnata, anche quando veniva suo fratello dalla Germania. Ricordando, forse, i momenti in cui, in Germania, da ragazzo, andavano a fare gite nella natura. Ma dobbiamo dire che Papa Benedetto non ha amore solo per i gatti, ma per tutti gli animali. Nei confronti degli uccellini, posso raccontare un aneddoto. Qualche anno fa, in inverno, durante una passeggiata nei Giardini vaticani recitando il Rosario, notavamo spesso un merlo bianco. Alla fine del rosario mi chiedeva se si era fatto vedere, suggerendomi poi di andare a fare qualche foto del merlo. Con l'aiuto dei nostri fotografi, che hanno macchine migliori della mia, sono andato ed ho scattato alcune foto. Quando le ha viste, l'espressione era di meraviglia. Mi disse che erano foto da pubblicare. E qualche giorno dopo, le foto sono finite sull'Osservatore Romano. Ancora: alla fine dell'udienza generale alcuni, dalle parrocchie, portano statue raffiguranti Santi. Ricordo che dissi al Papa che un Santo da lui benedetto in una circostanza, aveva il cane accanto a sé. Mi rispose: "Alfred, non solo questi Santi sono simpatici, ma diventano più umani". Una battuta che rivela la sua attenzione per la presenza del mondo animale accanto a questi uomini che diventano così Santi più vicini alla nostra vita quotidiana, potendo rivolgerci loro in confidenza. E' molto bello questo.

Intervista completa qui:

http://it.radiovaticana.va/news/2013/10/19/mons._xuereb_racconta_lamore_di_benedetto_xvi_per_la_natura/it1-738623


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