È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

Benedetto XVI Forum Luogo d'incontro di tutti quelli che amano il Santo Padre.

Viaggi pastorali in Italia

  • Messaggi
  • OFFLINE
    -danich-
    Post: 593
    Post: 28
    Registrato il: 05/06/2006
    Registrato il: 29/01/2009
    Utente Comunità
    Utente Junior
    00 04/10/2010 00:00
    "La Sicilia è terra di Santi,
    non perdete la speranza"

    di paola pizzo
    03/10/2010 - 12:01 La Santa Messa celebrata da Benedetto XVI a Palermo

    Il Pontefice sul palco al Foro Italico: "Sono qui per dare coraggio. La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede. Seguite l'esempio di padre Puglisi". Folla di fedeli all'Angelus: molte famiglie con i bambini. Le stime degli organizzatori e della questura.


    Il Papa: "Sono qui per darvi coraggio"


    Papa Benedetto XVI celebra l’Angelus al Foro Italico di Palermo, dove è in visita per la prima volta.
    di PAOLA PIZZO

    PALERMO. E’ arrivato a bordo della sua “papamobile” e non ha perso tempo a parlare della Sicilia, definendola da subito “isola bellissima”. Ha spiegato che è arrivato nella terra a tre punte per stare vicino alla gente che ogni giorno vive “in condizioni di precarietà” e vede le cause di questo dolore nella "mancanza di lavoro, nell'incertezza del futuro, nella sofferenza fisica e morale". Ma anche nella "criminalità organizzata”. Una presa di coscienza che vuole pure essere un incoraggiamento a non arrendersi.




    Il Papa ai giovani: "Mafia strada di morte"


    Benedetto XVI a bordo della papamobile saluta i fedeli
    Il pontefice in piazza Politeama, nell'ultimo appuntamento della sua visita a Palermo: "Non cedete alle suggestioni della criminalità, è una via incompatibile con il Vangelo". Citato come esempio il giudice Rosario Livatino



    PALERMO. "La mafia" è "una strada di morte, incompatibile con il Vangelo": lo ha detto papa Benedetto XVI parlando ai giovani siciliani a Palermo, in piazza Politeama, ultimo appuntamento della sua visita apostolica.

    "Non cedete alle suggestioni della mafia - ha affermato il pontefice - che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i vostri vescovi hanno detto". Siate alberi che affondano le loro radici nel 'fiume' del bene" e "non abbiate paura di contrastare il male. Così papa Benedetto XVI si è rivolto questa sera ai giovani siciliani riuniti in piazza Politeama, indicando loro alcuni esempi da seguire: da Chiara Badano, morta di tumore nel 1990 e recentemente beatificata, a Rosario Livatino, magistrato ucciso, nello stesso anno, dalla mafia a 38 anni, ora al centro di una causa di beatificazione.

    "Insieme - ha detto il Papa ai giovani - sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra". Parlando di Livatino e di altri giovani morti prematuramente nella fede, papa Ratzinger ha osservato che "spesso la loro azione non fa notizia, perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia".

    Proseguendo poi nella metafora dell'albero, di cui ricorda la radice biblica, Benedetto XVI ha sottolineato il ruolo della famiglia, fondamentale "non solo per una giusta tradizione" "molto sentita dai siciliani". L'importante - ha detto - è che "il senso della vità" "germoglia nella relazione con la madre e con il padre, i quali non sono padroni della vita dei figli, ma sono i primi collaboratori di Dio, per la trasmissione della vita e della fede". Una famiglia che il Papa vede come una "piccola Chiesa" inserita nella "grande Chiesa" "che Cristo è venuto a formare".

    "Conosco le vostre difficoltà - ha detto infine il Papa concludendo il suo discorso ai giovani - che sono le difficoltà dei giovani e delle famiglie di oggi, in particolare nel sud d'Italia". E ha citato ancora don Pino Puglisi, esortando ad avere fiducia nei sacerdoti che, come lui, "sono per voi autentici padri e fratelli nella fede".

    Applausi e grida di gioia hanno accompagnato le parole di Benedetto XVI sulla mafia pronunciate oggi a Palermo, durante l'incontro con i giovani in piazza Politeama.
    Due volte il pontefice ha dovuto interrompere il suo discorso, quando ha detto che "la mafia è una strada di morte" e poi quando ha affermato che essa è "incompatibile con il Vangelo".



    Il Papa abbraccia i giovani
    e saluta: "Grazie Palermo"



    Benedetto XVI, l'arcivescovo di Palermo Paolo Romeo e alcuni giovani sul palco di piazza Castelnuovo
    Al Politeama, l'ultimo appuntamento della visita nel capoluogo siciliano del Pontefice con il bacio a una bimba, cori, foto e il saluto prima della partenza



    di LUIGI ANSALONI
    PALERMO. La rockstar vestita di bianco (e rosso) arriva in perfetto orario all’appuntamento con i suoi “ciovani” (tedesco, lingua che o si ama o si odia), teutonica precisione in una giornata scandita da minuti e secondi cronometrati con lancette degne di un grande chirurgo. Il teatro Politeama guarda piazza Castelnuovo gremita da ragazzi e ragazze provenienti, e per una volta è vero, da ogni parte della Sicilia e non solo.

    La rockstar non fa i capricci, non ha particolari vezzi, non lancia oggetti e non si lancia tra i suoi fan, che gli dedicano cori e scandiscono il suo nome proprio come ad un concerto. Benedetto, Benedetto. L’unica eccezione è per una bambina, davvero bellissima: bionda, vestita di tutto punto, piccolissima. Una puffa, tanto è minuta e piccina. Il Santo Padre la nota dalla sua papamobile, ordina di fermarsi, abbassa la finestra (finestrino è riduttivo), la prende e la bacia. Lei, la piccola, non fa una grinza: non ride, non piange. Si piglia il bacio di quello che per lei potrebbe benissimo essere un nonno o un anziano zio. Tra qualche anno capirà.

    Il “cerimoniale”, in una piazza così gremita e calda (anche se fratello sole lentamente lascia spazio a sorella luna), ha così avuto il suo fuori programma. La rockstar vestita di bianco (e rosso) non ne ha regalato altri. Anche la folla è stata perfetta. I Papaboys sono stati bravi, bravissimi. Perfetti, appunto. Nessun colpo di testa, rissa o fastidio. Palermo, se volete chiamatela Svizzera. Almeno per un giorno.

    La folla impazzisce allo scandire del nome di Benedetto ma non solo. Altre “rockstar” suscitano entusiasmo: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Padre Puglisi e Rosario Livatino. Peccato non possano sentire. Questa giornata è un po’ dedicata a loro. “Sono dentro di noi, sono siciliani, sono una parte importante della nostra storia, anche se recente”, dice Edoardo, agrigentino proprio come Livatino, il giudice ragazzino ucciso dalla mafia. Così come Falcone, Borsellino e Padre Puglisi. Ed è proprio quella parola, mafia, evitata la mattina, durante la celebrazione della messa, per forza di cose più ingessata, a colpire la mente e il cuore dei ragazzi. “Il Papa in mezzo a noi ci dà la forza di crederci, di lottare. Sentiamo che è con noi in questa battaglia, che vinceremo”, dice Giada, da Gela, città martoriata dalle pallottole e dai tentacoli di Costa Nostra.

    Ma il siciliano è siciliano perché è spontaneo, e lo è anche se l’ospite è il Papa. Il Palermo, prima di tutto: la Fiorentina è battuta, e le bandiere rosanere sventolano festanti. “Benedetto, questa vittoria è tua”, dice un gruppo di tifosi, tutti con la maglia di Pastore (lui, da queste parti, la beatificazione l’ha già presa). Ci si mette anche Superman, poi: un aitante ragazzo, aspirante attore, vestito con una tutina blu e rossa, che gli dona mica male. Si ferma, molti si fanno le foto con lui, parla del suo amore verso il Pontefice e gli promette che lo andrà a trovare più spesso. Superman con il Papa: una bella coppia…

    I giovani amano la musica e cantano. Dal palco, sul prato, con qualsiasi strumento. Ad un certo punto molte canzoni si intrecciano tra di loro, in un misto di voci che per lo più sembra incomprensibili. Solo “L’Emmanuel”, l’inno delle giornate mondiali della Gioventù nel Giubileo del 2000, riesce a mettere tutti d’accordo, e quelle voci diventano una.

    Si fa anche sentire la stanchezza, al calar del fratello sole. Molti si distendono sul prato vicino il tempietto, con i piedi nudi. “Siamo giovani, è vero, ma siamo in piedi da più di 30 ore!”, dice un gruppo di scout proveniente da Ragusa. Un riposino ci vuole.

    E poi arriva lui, la rockstar, con la papamobile. Sale sul palco, sente i discorsi di due giovani e pronuncia il suo: stavolta gli applausi sono più incisivi, l’atmosfera meno ingessata. Non ci sono autorità. Solo lui e i suoi “ciovani”. Alle 18.40 è tutto finito. Il Papa se ne va. Tutti lo salutano, commossi. “Ci ha resi orgogliosi, ha reso orgogliosi Palermo e tutta la Sicilia”, dicono. Adesso è proprio una vera festa. La colonna sonora è "Jesus Christ you are my life", inno dei giovani cattolici, tanto cara a Papa Wojtyla, che muoveva le mani a tempo di musica quando la ascoltava, sorridendo. Si sciolgono anche i vescovi delle varie diocesi siciliane, che ad un certo punto tirano fuori macchine fotografiche e telefonini, per immortalare anche loro la rockstar. Come facevano i fan dei Beatles e dei Rolling Stones. Poi il Santo Padre scende dal palco, dà un’ultima occhiata e saluta Palermo, ringraziandola, e i suoi giovani. La città non è mai stata bella come oggi, e mentre quella macchina bianca e un po’ strana se ne va, non rimane da chiedersi perché.





    Una tranquilla mattinata col Papa

    Un cronista fra la folla per raggiungere il Foro Italico. In coda con i pellegrini che hanno raggiunto Palermo da tutta la Sicilia per assistere alla messa di Benedetto XVI. Ecco com’è andata

    di LUIGI ANSALONI

    PALERMO. La tranquilla mattinata con il Papa inizia con un cielo talmente limpido da togliere il fiato. Non una nuvola in cielo nemmeno a pagarla, con un gioco di luci nelle primissime ore dopo l’alba che affascinano e rasserenano la folla, con il fratello sole che promette di essere compagno fedele per tutto il giorno. A prima vista sembra essere una delle tante domeniche di ottobre per le strade: se non fosse per le transenne e per le migliaia di volontari e uomini delle forze dell’Ordine (una volta tanto con la O maiuscola), piazza Castelnuovo sarebbe sempre la stessa. Non c’è molta folla in via Ruggiero Settimo, passando per via Maqueda e sfiorando il teatro Massimo: persone che si allenano correndo o in bicicletta, gente normale che sembra passeggiare.


    Una tranquilla mattinata, appunto, come se niente fosse. Arrivati in corso Vittorio Emanuele tutto cambia: inizia la fila, ordinata. Non si può camminare per la strada, solo sui marciapiedi, bloccati dalle transenne che regolano il flusso della folla e creano qualche mugugno e imprecazione, vedendo l’asfalto libero al tuo fianco. Arrivati all’incrocio con la via Roma, sembra di essere in fila in un qualsiasi lunedì in viale Regione Siciliana, con la differenza che sei a piedi e non sulla tua auto. Le vecchie tradizioni non si dimenticano mai e qualcuno cerca subito di fare il furbo, mostrando disagi fisici, bambini in braccio, pass inesistenti. Tutto pur di velocizzare la camminata e arrivare così al Foro Italico. A piazza Marina arriva la folla, quella oceanica che ti aspetti. Qualcuno perde il senso dell’orientamento, guarda la cartina e non si rende ben conto di dove si trova.


    “Scusi, ma dov’è il Foro Romano?”, chiede una coppia, evidentemente non di Palermo. Li guardano stranissimi, li invitano ad andare nella Capitale, qualcuno li corregge ridendo. Una guida turistica, evidentemente non molto informata, grida ad un gruppo nutrito, minuti di striscione, cartellone e bandierine, che “la messa con il Santo Padre è prevista alle pendici di Monte Pellegrino intorno alle 10.30”. Qualcuno, fidandosi ciecamente, casca nell’involontario tranello e si dirige verso la montagna dei palermitani. Li guardi camminare con inesauribile pazienza, sperando che si rendano conto da soli che non è quella la via, per passare la tranquilla mattinata col Papa.


    Tutto sembra procedere con un ordine e con una puntualità che dalle nostre parti, in un qualsiasi giorno di un qualsiasi mese di un qualsiasi anno, si può solo sognare. Acqua e aiuto per tutti, informazioni precise, niente risse e file agli ingressi dei settori, sedici in tutto. “Talè talè, u Papa fa davvero miracoli. E quando mai Palermo è stata così arriggiuta?”, grida un signore. Chi non è così fortunato da avere un pass per i settori con posti numerati con tanto di sedia (autorità, giornalisti, vescovi, amici e parenti di politici e compagnia bella), prende posto nel prato del Foro Italico. Qualcuno trema al pensiero di cosa sarà domani, quell’erba che adesso sembra quasi più verde del solito. Suggestione, probabilmente. Più avanti si vedrà.


    Sono quasi le 10 e il Papa è atterrato al Falcone Borsellino. La febbre per vedere il Santo Padre sale ogni minuto di più. Il foro Italico (non romano) è semplicemente stupendo. Fa quasi rabbia, pensando a cos'è ogni giorno di ogni settimana di ogni mese di ogni anno. Il mare fa da cornice al “palco delle polemiche”, come l’ha chiamato qualcuno, un gioiellino costato mezzo e più milione di euro, tra amplificazione e il resto. Lo spettacolo è notevole, con l’acqua che sembra molto più azzurra del solito. Ci sono anche le barche a vela, sembra di essere a Montecarlo. Sul prato ognuno racconta la propria storia alla domanda: Perché è venuto a vedere il Papa?.


    “L’anno scorso ero andato a Roma, volevo vedere l’Angelus ma quel giorno stesso mia figlia ha avuto un brutto incidente con la macchina – dice Roberto Ferri, da un paesino in provincia di Enna – in quei momenti terribili mi sono rivolto a lui con la preghiera. Tutto è finito bene, e ho giurato a me stesso che lo avrei ringraziato, anche se non di persona. Sono qui per questo, per dirgli grazie di avermi donato la gioia di vivere ancora con mia figlia”. Ci sono anche storie più semplici, come quella di una coppia di vecchietti che hanno sulle spalle una canadese dove hanno passato la notte: “Siamo andati a vedere Papa Woytila nel 1993 alla valle dei Templi e nel 1995 allo stadio. Non potevamo mancare stavolta, anche se sono passati tanti anni. Vedere il Papa ci dà una sensazione di serenità”. Ci sono anche ragazzi e non che sono qui per passare una mattinata e una domenica diversa, tranquilla e serena: “Magari chi lo sa, riusciamo anche a rimorchiare”, dice Christian, 17 anni, capelli lunghi e occhiali rossi, che ci confessa di avere già qualche obiettivo in mente.


    Dal microfono una voce prega di fare e di rispettare il silenzio durante la celebrazione, annunciando che da lì a pochi minuti il Santo Padre sarebbe “stato tra noi”. I maxischermi iniziano a fare vedere la Papamobile farsi strada tra le ali di folla, con Ratzinger sorridente che saluta. Appena scende, migliaia di bandierine bianche e gialle sventolano e partono cori da stadio. Urla e grida, come fosse una rockstar. Qualcuno fa partire anche un “popopopopo”, di mondiale memoria (2006). In mezzo a tutta questa folla, una bambina vestita di bianco è seduta all’ombra e mangia i crackers, incurante del putiferio che le si è scatenato. Appena sceso dal suo mezzo, Benedetto XVI è circondato da preti e vescovi, la sua gente. Qualcuno lo aiuta pacatamente e quasi invisibilmente a salire la rampa. Si siede, ascolta i discorsi di Cammarata e Monsignor Romeo, uniti nel nome di Don Pino Puglisi. Quando il prete di Brancaccio è nominato, parte subito un applauso. Il Santo Padre ascolta, ringrazia, accetta i doni e ricambia. Fratello sole si fa sempre più forte, e un enorme ombrello bianco dalla forma strana (sembra quasi un prototipo sconosciuto a noi umani) ripara il capo bianco del Santo Padre.


    C’è chi piange dalla commozione, c’è chi non regge all’emozione e sviene. C’è semplicemente chi ascolta e apprezza, chi più chi meno, il discorso del Pontefice. Sobrio, senza i picchi emozionali del "Convertitevi" del suo predecessore ad Agrigento. In tribuna stampa (anche se non siamo allo stadio...) arriva in anticipo, l'omelia, con una scritta minacciosa e nera, un bollino nell'angolo alto: "Embargo, da divulgare solo dopo il discorso". Un avvertimento bello e buono. Ti chiedi cosa potrebbe succedere in caso di ribellione. Meglio non pensarci.


    La messa scivola via in latino, con il coro impeccabile che con le sue voci maestosi riempie l'aria di maria. L'incipit del primo canto ricorda l'attacco dell'inno di Forza Italia. Qualcuno fischietta ridendo lo fa notare. Ll’omelia di Ratzinger è fermata dagli applausi quando anche lui ricorda Don Pino Puglisi. Tutti resistono sotto il fratello sole, qualcuno non ce la fa e viene portato via per la troppa fatica. Uno dei vecchietti con la canadese sviene, l’altro non molla ma alla fine cede: lo coprono con una copertina bianca perché sente freddo, ma alla fine si riprende e si alza. Giusto per vedere la fine di questa tranquilla mattinata con il Papa, che saluta tutti e si dirige verso la sua vettura. Si gira verso la folla con un sorriso grande così e ride. Un po’ come quella bambina che mangiava i crackers, che batte sulla spalla di chiunque chiedendo “Ma quel signore vestito di bianco è il Papa?”. La alzano e glielo fanno vedere. E sorride.



  • OFFLINE
    -danich-
    Post: 594
    Post: 29
    Registrato il: 05/06/2006
    Registrato il: 29/01/2009
    Utente Comunità
    Utente Junior
    00 04/10/2010 00:06
    Padre Puglisi punto di svolta per la Chiesa

    di FRANCESCO DELIZIOSI
    La sera del 15 settembre 1993 un proiettile di mafia sparato alla nuca spegneva la vita di uno sconosciuto sacerdote di periferia a Palermo. Quel colpo di pistola ha segnato un pezzo di storia della società civile e della Chiesa. Decine di strade, piazze, scuole, centri giovanili, portano in tutta Italia il nome di don Giuseppe Puglisi. Su di lui sono stati realizzati due film (di Roberto Faenza e Gianfranco Albano) e uno spettacolo teatrale (in scena al Biondo con testo di Mario Luzi). Commemorazioni si sono svolte anche all'estero, persino in Australia.

    Il piccolo parroco di Brancaccio è stato citato più volte da Giovanni Paolo II in discorsi ufficiali come "testimone del Vangelo" e durante il Giubileo il suo nome è stato incluso tra quelli degli uomini che hanno fatto la storia della Chiesa nel Novecento.
    Eppure, due aspetti del "caso Puglisi" destano ancora il senso del mistero, dell'incompiutezza, di un percorso non-finito.

    In primo luogo: i processi penali si sono conclusi con condanne definitive per mandanti (i boss di Brancaccio, Giuseppe e Filippo Graviano) ed esecutori. Ma in sede di istruttoria non è stata sviluppata l'ipotesi di un movente molto più ampio del "disturbo" che il sacerdote arrecava agli interessi della cosca nel quartiere.
    Lo stesso gruppo di fuoco che ha piazzato il tritolo in giro per l'Italia nell'estate del '93 è stato condannato per il delitto Puglisi. E tra i bersagli di quella stagione ci furono anche due chiese a Roma. Secondo diversi collaboratori di giustizia, la mafia intendeva "dare una lezione" a Giovanni Paolo II per il suo discorso nella Valle dei Templi (maggio '93).

    E, dopo aver colpito con l'esplosivo a Roma, il 15 settembre - per una convergenza di interessi - si decise di eliminare l'inerme parroco che operava proprio a Brancaccio, dov'era la testa del serpente. L'omicidio non va quindi ridotto a una storia di quartiere, a una vendetta privata, ma inquadrato nel complesso periodo del '92-'93: per la prima volta nella storia, anche la Chiesa era diventata un bersaglio della mafia.

    Il secondo aspetto del "caso Puglisi" riguarda la mancata conclusione della causa di riconoscimento del martirio. Potrebbe sembrare un problema esclusivamente ecclesiale e invece questo percorso incompiuto si presta a una riflessione coinvolgente per tutti. Il "processo" è iniziato nel '98, la parte diocesana si è conclusa nel 2001. Da allora le carte giacciono presso la Congregazione vaticana.

    Due i dubbi fondamentali in attesa di essere risolti. È provato che don Puglisi venne ucciso "in odium fidei", per odio alla fede? E si può configurare il martirio se gli assassini non sono infedeli, anzi sono battezzati e si dicono rispettosi della Chiesa?
    Come si intuisce, il problema nasce dal voler applicare lo schema tradizionale (è martire il missionario trucidato in Paesi lontani, "in partibus infidelium") a una vicenda di scottante attualità che richiede invece uno scarto, un ampliamento della visuale. E d'altronde una tale "eccezione" è già stata ammessa di recente, come nel caso delle vittime di ideologie totalitarie quali il nazismo (ad esempio, per il sacrificio di Massimiliano Kolbe).
    A fine giugno, a Palermo, tredici associazioni cattoliche hanno scritto una lettera a Benedetto XVI sulla questione.
    Da allora le adesioni sono cresciute, arrivando a una trentina, più numerose sottoscrizioni di singoli (il testo completo su www.padrepinopuglisi.it, le iscrizioni sono ancora aperte). La lettera sollecita il riconoscimento del martirio perché "la fedeltà a Cristo e al suo Vangelo segnò la condanna a morte di don Puglisi... il riconoscimento ecclesiale di questo martirio ha valore di segno, raccontare della morte di un uomo che non ha piegato la testa al potere mafioso per fedeltà a Cristo annunzia con linguaggio propriamente ecclesiale che l'unica signoria nella storia è quella di Gesù Crocifisso".

    Nel '94 i vescovi siciliani scrissero con splendida chiarezza che "la mafia appartiene, senza possibilità di eccezione, al regno del peccato e fa dei suoi operatori altrettanti operai del Maligno". Mafia e Vangelo sono incompatibili. In uno straordinario documento del febbraio 2010 sul Mezzogiorno, anche i vescovi italiani hanno citato due volte don Puglisi sottolineando come "la resistenza alla mafia sia stata il crocevia, bagnato dal sangue, di un anelito alla giustizia e alla santità".

    Il significato del martirio di don Puglisi all'inizio era nella consapevolezza di pochi che lo avevano conosciuto direttamente. Poi, lentamente, è diventato il comune sentire di molti.

    Il Papa sarà a Palermo il 3 ottobre. Una sua riflessione su don Puglisi è attesa con speranza dalla Sicilia. Neanche il Pontefice può intervenire direttamente sulla Congregazione per le cause dei Santi. Ma un suo pensiero - riprendendo le parole di Giovanni Paolo II del '93 - sul tema della mafia può spazzare via tanti, residui dubbi teologici.

    L'accertamento di questo martirio è quindi una prova di maturazione e crescita per la stessa Chiesa, un punto di svolta. Se don Puglisi verrà riconosciuto come martire, tutti i mafiosi saranno - finalmente - gettati fuori dal Tempio, occupato abusivamente e subdolamente con tanto di santini bruciati e bibbie del padrino. Vorrà dire applicare concretamente il principio, già espresso nei documenti, che mafia e Vangelo sono incompatibili. Riscattando nel sangue di don Puglisi un passato dove non si possono negare le sottovalutazioni e le mancate denunce.

    Il martirio si definisce anche come un "dono di Dio" alla comunità che lo riceve. Appare chiaro, allora, qual è il dono portato da don Puglisi a Palermo: è questa svolta di portata storica per la Chiesa siciliana e, di riflesso, per tutta la società.

  • OFFLINE
    +PetaloNero+
    Post: 16.783
    Post: 4.427
    Registrato il: 22/08/2006
    Registrato il: 20/01/2009
    Utente Comunità
    Utente Master
    00 04/10/2010 00:32
    Il Papa ai religiosi: pregare per essere maestri di preghiera
    Se non si è interiormente in comunione con Dio non si può dar niente agli altri

    di Roberta Sciamplicotti



    PALERMO, domenica, 3 ottobre 2010 (ZENIT.org).- La preghiera è il pilastro della vita religiosa, perché se non si è in comunione interiore con Dio non si ha ricchezza da offrire agli altri.

    E' il messaggio che Benedetto XVI ha lasciato questa domenica pomeriggio incontrando nella Cattedrale di Palermo i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi in occasione della sua visita nel capoluogo siciliano per il Raduno ecclesiale regionale delle Famiglie e dei Giovani.

    Il Papa è giunto alla Cattedrale a piedi per il primo impegno del pomeriggio dopo l'affollatissima Messa del mattino al Foro Italico Umberto I, alla quale hanno assistito più di 200.000 persone.

    Ha quindi raggiunto la Cappella di Santa Rosalia, nel transetto destro, dove in un'urna d'argento sono conservate le reliquie della patrona di Palermo, che ottenne il miracolo della liberazione della città dalla peste nel 1624.

    Dopo qualche istante di raccoglimento, il Pontefice è stato salutato dall'Arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, che ha presentato i religiosi presenti come “uomini e donne innamorati di Gesù Cristo” che “divengono pietre profetiche capaci di annunziare all'uomo di oggi il Dio dell'amore”.

    Il presule ha aggiunto che il dono della vita per amare Cristo e la Chiesa è “l'unica strada maestra per rendere splendente la consacrazione” che i religiosi hanno ricevuto.

    Rivolgendosi al Papa, che ha definito “dolce Vicario di Cristo in terra”, l'Arcivescovo gli ha poi chiesto una “parola forte che possa confermare non solo la nostra fede, ma anche il nostro impegno di totale dedizione al Vangelo”.

    La preghiera, base della vita religiosa

    Il Papa si è rivolto in primo luogo ai sacerdoti, che lavorano “con zelo e intelligenza, senza risparmio di energie”.

    “Siate sempre uomini di preghiera, per essere anche maestri di preghiera – ha chiesto loro –. Le vostre giornate siano scandite dai tempi dell’orazione, durante i quali, sul modello di Gesù, vi intrattenete in colloquio rigenerante con il Padre”.

    Il Vescovo di Roma ha riconosciuto che “non è facile mantenersi fedeli a questi quotidiani appuntamenti con il Signore, soprattutto oggi che il ritmo della vita si è fatto frenetico e le occupazioni assorbono in misura sempre maggiore”.

    “Dobbiamo tuttavia convincerci: il momento della preghiera è fondamentale: in essa, agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al ministero. Tante cose ci premono, ma se non siamo interiormente in comunione con Dio non possiamo dare niente neppure agli altri”.

    Vero pastore

    Il sacerdote, ha aggiunto, deve agire nel “campo immenso del servizio delle anime, per la loro salvezza in Cristo e nella Chiesa”, “un servizio che deve essere completamente ispirato dalla carità di Cristo”, perché “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi, che nessuno si perda”.

    “Il sacerdote è per i fedeli: li anima e li sostiene nell’esercizio del sacerdozio comune dei battezzati, nel loro cammino di fede, nel coltivare la speranza, nel vivere la carità, l’amore di Cristo”.

    A questo proposito, il Papa ha chiesto “una particolare attenzione” per il mondo giovanile. “Spalancate le porte delle vostre parrocchie ai giovani, perché possano aprire le porte del loro cuore a Cristo! - ha esclamato - Mai le trovino chiuse!”

    Se il sacerdote deve essere centrato su Cristo, ha proseguito, non può comunque restare lontano dalle preoccupazioni quotidiane del Popolo di Dio; “anzi, deve essere vicinissimo, ma da sacerdote, sempre nella prospettiva della salvezza e del Regno di Dio”.

    Egli, infatti, “è testimone e dispensatore di una vita diversa da quella terrena”, “è portatore di una speranza forte, di una 'speranza affidabile', quella di Cristo, con la quale affrontare il presente, anche se spesso faticoso”.

    Il mondo contemplativo

    Il Pontefice ha quindi rivolto “un particolare pensiero ai monaci e alle monache di clausura, il cui servizio di preghiera è così prezioso per la Comunità ecclesiale”.

    “Continuate a seguire Gesù senza compromessi, come viene proposto nel Vangelo, dando così testimonianza della bellezza di essere cristiani in maniera radicale”, ha chiesto.

    “La vostra stessa presenza e il vostro stile infondono alla Comunità ecclesiale un prezioso impulso verso la 'misura alta' della vita vocazione cristiana; anzi potremmo dire che la vostra esistenza costituisce come una predicazione, assai eloquente, anche se spesso silenziosa”.

    Quello dei contemplativi, ha sottolineato, “è un genere di vita antico e sempre nuovo, nonostante la diminuzione del numero e delle forze”.

    “Abbiate fiducia – ha detto –: i nostri tempi non sono quelli di Dio e della sua provvidenza. E’ necessario pregare e crescere nella santità personale e comunitaria. Il Signore poi provvede!”.

    Seminaristi

    Il Papa ha quindi salutato “con affetto di predilezione” i seminaristi, esortandoli “a rispondere con generosità alla chiamata del Signore e alle attese del Popolo di Dio, crescendo nell’identificazione con Cristo, il Sommo Sacerdote, preparandovi alla missione con una solida formazione umana, spirituale, teologica e culturale”.

    Il seminario, ha dichiarato, è prezioso per il loro futuro, “perché, attraverso un’esperienza completa e un lavoro paziente, vi conduce ad essere pastori d’anime e maestri di fede, ministri dei santi misteri e portatori della carità di Cristo”.

    “Vivete con impegno questo tempo di grazia e conservate nel cuore la gioia e lo slancio del primo momento della chiamata e del vostro 'sì', quando, rispondendo alla voce misteriosa di Cristo, avete dato una svolta decisiva alla vostra vita”.

    L'esempio di don Puglisi

    Il Papa ha quindi ricordato che il 15 settembre la Chiesa di Palermo ha commemorato il “barbaro assassinio” di don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993.

    “Egli aveva un cuore che ardeva di autentica carità pastorale – ha sottolineato –; nel suo zelante ministero ha dato largo spazio all’educazione dei ragazzi e dei giovani, ed insieme si è adoperato perché ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli”.

    “Vi esorto a conservare viva memoria della sua feconda testimonianza sacerdotale imitandone l’eroico esempio”, ha concluso, ricordando che è in corso la causa di beatificazione di don Puglisi.

    Dopo l'incontro con i religiosi, il Papa si è recato in papamobile dalla piazza della Cattedrale a Piazza Politeama, dove lo attendevano circa 20.000 persone tra giovani e famiglie.









    “Dove ci sono giovani e famiglie che scelgono la via del Vangelo, c’è speranza”
    Il Papa incontra i partecipanti al Raduno ecclesiale siciliano di Famiglie e Giovani

    di Roberta Sciamplicotti


    PALERMO, domenica, 3 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Se ci sono giovani e famiglie che seguono la via del Vangelo, la società ha speranza, ha dichiarato Papa Benedetto XVI questa domenica pomeriggio incontrando a Palermo i giovani e le famiglie della Sicilia.

    Il Papa è arrivato all'appuntamento in Piazza Politeama in papamobile tra due ali di folla che lo salutavano con enorme entusiasmo sventolando bandierine bianche e gialle. Ad attenderlo c'erano più di 20.000 persone.

    Il Pontefice è stato salutato dal Vescovo di Caltanissetta, monsignor Mario Russotto, delegato della Pastorale per la Famiglia e per i Giovani della Conferenza Episcopale Siciliana, che ha affermato che i giovani siciliani hanno accettato di “farsi profeti della sfida del Vangelo nella società, portando la Chiesa fuori dal tempio”, “nella giustizia e nella legalità, nella responsabilità etica e della solidarietà”.

    “Gesù si fida dei giovani”, che insieme alle famiglie desiderano “ritrovare lo sguardo del coraggio”, “farsi riflesso della luce di Cristo Signore” ed essere “bussola di orientamento verso il senso alto della vita”, ha aggiunto.

    Il Vescovo ha quindi offerto tre doni al Papa: due volumi con le riflessioni regionali degli ultimi anni su gioventù e famiglia, intitolati “I giovani e la sfida della fede in Sicilia” e “Famiglia, luce di Vangelo nella società”, e un quaderno con la descrizione di laici del XX secolo, giovani e sposi, dal titolo “Isola bella”.

    Hanno poi salutato il Papa due giovani, Giorgia, studentessa liceale, e David, studente universitario. “Non vogliamo rinunciare al sogno di una Sicilia migliore”, “fecondata dal sangue di tanti martiri”, ha detto David.

    “Il vostro, cari amici, è stato più di un saluto: è stata una condivisione di fede e di speranza – ha affermato il Papa –. Vi ringrazio di cuore. Il Vescovo di Roma va dovunque per confermare i cristiani nella fede, ma torna a casa a sua volta confermato!”.

    La famiglia, fonte di vita e di fede

    L'accostamento tra giovani e famiglie, ha spiegato il Pontefice, “non può essere solamente occasionale, o funzionale”, perché “ha un senso, un valore umano, cristiano, ecclesiale”.

    A questo proposito, il Papa ha voluto portare la testimonianza di Chiara Badano, beatificata il 25 settembre a Roma. Nata nel 1971, è morta nel 1990 per una malattia incurabile.

    “La sua vita è stata breve, ma è un messaggio stupendo”, ha indicato, ricordandone i “diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede. Due anni, gli ultimi, pieni anche di dolore, ma sempre nell’amore e nella luce, una luce che irradiava intorno a sé e che veniva da dentro: dal suo cuore pieno di Dio!”.

    “Evidentemente si tratta di una grazia di Dio – ha segnalato –, ma questa grazia è stata anche preparata e accompagnata dalla collaborazione umana: la collaborazione di Chiara stessa, certamente, ma anche dei suoi genitori e dei suoi amici”.

    “La famiglia è fondamentale perché lì germoglia nell’anima umana la prima percezione del senso della vita. Germoglia nella relazione con la madre e con il padre, i quali non sono padroni della vita dei figli, ma sono i primi collaboratori di Dio per la trasmissione della vita e della fede”.

    In questo contesto, il Papa ha ricordato altri esempi di giovani virtuosi, come la Beata Pina Suriano, le Venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magno, i Servi di Dio Rosario Livatino e Mario
    Giuseppe Restivo, e “tanti giovani che voi conoscete! Spesso la loro azione non fa notizia,
    perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia!”.

    “Non abbiate paura di contrastare il male!”, ha chiesto il Papa ai giovani e alle famiglie. “Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo!”

    Piccola Chiesa

    “Ognuno di noi ha bisogno di un terreno fertile in cui affondare le proprie radici, un terreno ricco di sostanze nutritive che fanno crescere la persona – ha proseguito il Papa –: sono i valori, ma sono soprattutto l’amore e la fede, la conoscenza del vero volto di Dio, la consapevolezza che Lui ci ama infinitamente, fedelmente, pazientemente, fino a dare la vita per noi”.

    In questo senso, ha aggiunto, “la famiglia è 'piccola Chiesa', perché trasmette Dio, trasmette l’amore di Cristo, in forza del sacramento del Matrimonio”.

    “L’amore divino che ha unito l’uomo e la donna, e che li ha resi genitori, è capace di suscitare nel cuore dei figli il germoglio della fede, cioè la luce del senso profondo della vita”.

    Per essere “piccola Chiesa”, ha indicato il Pontefice, la famiglia “deve vivere ben inserita nella 'grande Chiesa', cioè nella famiglia di Dio che Cristo è venuto a formare”, “incontrata e sperimentata nella comunità parrocchiale, nella Diocesi”.

    “Ecco il dono più grande che abbiamo ricevuto: essere Chiesa, essere in Cristo segno e strumento
    di unità, di pace, di vera libertà. Nessuno può toglierci questa gioia! Nessuno può toglierci questa
    forza!”, ha esclamato.

    “Coraggio, cari giovani e famiglie di Sicilia! Siate santi! Alla scuola di Maria, nostra Madre, mettetevi a piena disposizione di Dio, lasciatevi plasmare dalla sua Parola e dal suo Spirito, e sarete ancora, e sempre più, sale e luce di questa vostra amata terra”, ha concluso.

    Dopo l'incontro con i giovani e le famiglie, il Papa si è diretto all'aeroporto “Falcone e Borsellino” di Punta Raisi per tornare a Roma. Lungo il tragitto, ha voluto che il corteo si fermasse a Capaci, nel punto dove avvenne il tragico attentato contro il giudice Giovanni Falcone e la sua scorta.

    Il Pontefice è sceso dalla macchina per deporre un mazzo di fiori presso una delle stele erette in ricordo delle vittime e ha sostato in preghiera silenziosa, ricordando tutte le vittime della mafia e delle altre forme di criminalità organizzata.
















    Discorso di Benedetto XVI ai religiosi e alle religiose a Palermo
    In occasione della sua visita pastorale nel capoluogo siciliano




    PALERMO, domenica, 3 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Riportiamo il testo del discorso pronunciato questa domenica pomeriggio da Papa Benedetto XVI nella Cattedrale di Palermo incontrando i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi.

    * * *


    Venerati Fratelli nell’Episcopato,
    cari fratelli e sorelle!

    In questa mia visita pastorale nella vostra terra non poteva mancare l’incontro con voi. Grazie per la vostra accoglienza! Mi è piaciuto il parallelismo, nelle parole dell’Arcivescovo, tra la bellezza della Cattedrale e quella dell’edificio di “pietre vive” che siete voi. Sì, in questo breve ma intenso momento con voi io posso ammirare il volto della Chiesa, nella varietà dei suoi doni. E, come Successore di Pietro, ho la gioia di confermarvi nell’unica fede e nella profonda comunione che il Signore Gesù Cristo ci ha acquistato. A Mons. Paolo Romeo esprimo la mia gratitudine, e la estendo al Vescovo Ausiliare. A voi, cari presbiteri di questa Arcidiocesi e di tutte le Diocesi della Sicilia, a voi, cari diaconi e seminaristi, e a voi, religiosi e religiose, e laici consacrati, rivolgo il mio saluto più cordiale, e vorrei farlo arrivare a tutti i confratelli e le consorelle della Sicilia, in modo speciale a quelli che sono malati e molto anziani.

    L’adorazione eucaristica, che abbiamo avuto la grazia e la gioia di condividere, ci ha svelato e ci ha fatto sentire il senso profondo di ciò che siamo: membra del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Prostrato davanti a Gesù, qui in mezzo a voi, gli ho chiesto di infiammare i vostri cuori con la sua carità, così che siate assimilati a Lui e possiate imitarlo nella più completa e generosa donazione alla Chiesa e ai fratelli.

    Cari sacerdoti, vorrei rivolgermi prima di tutto a voi. So che lavorate con zelo e intelligenza, senza risparmio di energie. Il Signore Gesù, al quale avete consacrato la vita, è con voi! Siate sempre uomini di preghiera, per essere anche maestri di preghiera. Le vostre giornate siano scandite dai tempi dell’orazione, durante i quali, sul modello di Gesù, vi intrattenete in colloquio rigenerante con il Padre. Non è facile mantenersi fedeli a questi quotidiani appuntamenti con il Signore, soprattutto oggi che il ritmo della vita si è fatto frenetico e le occupazioni assorbono in misura sempre maggiore. Dobbiamo tuttavia convincerci: il momento della preghiera è fondamentale: in essa, agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al ministero. Tante cose ci premono, ma se non siamo interiormente in comunione con Dio non possiamo dare niente neppure agli altri. Dobbiamo sempre riservare il tempo necessario per “stare con lui” (cfr Mc 3,14).

    Il Concilio Vaticano II a proposito dei sacerdoti afferma: “È nel culto eucaristico o sinassi che essi esercitano soprattutto il loro ministero sacro” (Cost. Dogm. Lumen gentium, 28). L’Eucaristia è la sorgente e il culmine di tutta la vita cristiana. Cari fratelli sacerdoti, possiamo dire che lo è per noi, per la nostra vita sacerdotale? Quale cura poniamo nel prepararci alla santa Messa, nel celebrarla, nel rimanere in adorazione? Le nostre chiese sono veramente “casa di Dio”, dove la sua presenza attira la gente, che purtroppo oggi sente spesso l’assenza di Dio?

    Il Sacerdote trova sempre, ed in maniera immutabile, la sorgente della propria identità in Cristo Sacerdote. Non è il mondo a fissare il nostro statuto, secondo i bisogni e le concezioni dei ruoli sociali. Il prete è segnato dal sigillo del Sacerdozio di Cristo, per partecipare alla sua funzione di unico Mediatore e Redentore. In forza di questo legame fondamentale, si apre al sacerdote il campo immenso del servizio delle anime, per la loro salvezza in Cristo e nella Chiesa. Un servizio che deve essere completamente ispirato dalla carità di Cristo. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi, che nessuno si perda. Diceva il Santo Curato d’Ars: “Il sacerdote dev’essere sempre pronto a rispondere ai bisogni delle anime. Egli non è per sé, è per voi”. Il sacerdote è per i fedeli: li anima e li sostiene nell’esercizio del sacerdozio comune dei battezzati, nel loro cammino di fede, nel coltivare la speranza, nel vivere la carità, l’amore di Cristo. Cari sacerdoti, abbiate sempre una particolare attenzione anche per il mondo giovanile. Come disse in questa terra il Venerabile Giovanni Paolo II, spalancate le porte delle vostre parrocchie ai giovani, perché possano aprire le porte del loro cuore a Cristo! Mai le trovino chiuse!

    Il Sacerdote non può restare lontano dalle preoccupazioni quotidiane del Popolo di Dio; anzi, deve essere vicinissimo, ma da sacerdote, sempre nella prospettiva della salvezza e del Regno di Dio. Egli è testimone e dispensatore di una vita diversa da quella terrena (cfr Decr. Presbyterorum Ordinis, 3). Egli è portatore di una speranza forte, di una “speranza affidabile”, quella di Cristo, con la quale affrontare il presente, anche se spesso faticoso (cfr Enc. Spe salvi, 1). E’ essenziale per la Chiesa che l’identità del sacerdote sia salvaguardata, con la sua dimensione “verticale”. La vita e la personalità di san Giovanni Maria Vianney, ma anche di tanti Santi della vostra terra, come sant’Annibale Maria di Francia, il beato Giacomo Cusmano o il beato Francesco Spoto, ne sono una dimostrazione particolarmente illuminante e vigorosa.

    La Chiesa di Palermo ha ricordato recentemente l’anniversario del barbaro assassinio di Don Giuseppe Puglisi, appartenente a questo presbiterio, ucciso dalla mafia. Egli aveva un cuore che ardeva di autentica carità pastorale; nel suo zelante ministero ha dato largo spazio all’educazione dei ragazzi e dei giovani, ed insieme si è adoperato perché ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli. Lo stesso popolo affidato alle sue cure pastorali ha potuto abbeverarsi alla ricchezza spirituale di questo buon pastore, del quale è in corso la causa di Beatificazione. Vi esorto a conservare viva memoria della sua feconda testimonianza sacerdotale imitandone l’eroico esempio.

    Con grande affetto mi rivolgo anche a voi, che in varie forme ed istituti vivete la consacrazione a Dio in Cristo e nella Chiesa. Un particolare pensiero ai monaci e alle monache di clausura, il cui servizio di preghiera è così prezioso per la Comunità ecclesiale. Cari fratelli e sorelle, continuate a seguire Gesù senza compromessi, come viene proposto nel Vangelo, dando così testimonianza della bellezza di essere cristiani in maniera radicale. Spetta in particolare a voi tenere viva nei battezzati la consapevolezza delle esigenze fondamentali del Vangelo. Infatti, la vostra stessa presenza e il vostro stile infondono alla Comunità ecclesiale un prezioso impulso verso la “misura alta” della vita vocazione cristiana; anzi potremmo dire che la vostra esistenza costituisce come una predicazione, assai eloquente, anche se spesso silenziosa. Il vostro, carissimi, è un genere di vita antico e sempre nuovo, nonostante la diminuzione del numero e delle forze. Ma abbiate fiducia: i nostri tempi non sono quelli di Dio e della sua provvidenza. E’ necessario pregare e crescere nella santità personale e comunitaria. Il Signore poi provvede!

    Con affetto di predilezione saluto voi, cari seminaristi, e vi esorto a rispondere con generosità alla chiamata del Signore e alle attese del Popolo di Dio, crescendo nell’identificazione con Cristo, il Sommo Sacerdote, preparandovi alla missione con una solida formazione umana, spirituale, teologica e culturale. Il Seminario è quanto mai prezioso per il vostro futuro, perché, attraverso un’esperienza completa e un lavoro paziente, vi conduce ad essere pastori d’anime e maestri di fede, ministri dei santi misteri e portatori della carità di Cristo. Vivete con impegno questo tempo di grazia e conservate nel cuore la gioia e lo slancio del primo momento della chiamata e del vostro “sì”, quando, rispondendo alla voce misteriosa di Cristo, avete dato una svolta decisiva alla vostra vita. Siate docili alle direttive dei superiori e dei responsabili della vostra crescita in Cristo, e imparate da Lui l’amore per ogni figlio di Dio e della Chiesa.

    Cari fratelli e sorelle, mentre vi ringrazio ancora per il vostro affetto, vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, perché proseguiate con rinnovato slancio e con forte speranza il cammino di fedele adesione a Cristo e di generoso servizio alla Chiesa. Vi assista sempre la Vergine Maria, nostra Madre; vi proteggano santa Rosalia e tutti i Santi patroni di questa terra di Sicilia; e vi accompagni anche la Benedizione Apostolica, che imparto di cuore a voi e alle vostre comunità.

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]










    Discorso del Papa ai giovani e alle famiglie a Palermo


    PALERMO, domenica, 3 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del discorso che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questa domenica pomeriggio in Piazza Politeama a Palermo incontrando i giovani e le famiglie della Sicilia.

    * * *

    Cari giovani e care famiglie della Sicilia!

    Vi saluto con tanto affetto e tanta gioia e grazie per la gioia della vostra fede! Questo incontro con voi è l’ultimo della mia visita di oggi a Palermo, ma in un certo senso è quello centrale; in effetti, è l’occasione che ha dato il motivo per invitarmi: il vostro incontro regionale di giovani e famiglie. Allora oggi devo iniziare da qui, da questo avvenimento; e lo faccio prima di tutto ringraziando Mons. Mario Russotto, Vescovo di Caltanissetta, che è delegato per la pastorale giovanile e familiare a livello regionale, e poi i due giovani Giorgia e David. Il vostro, cari amici, è stato più di un saluto: è stata una condivisione di fede e di speranza. Vi ringrazio di cuore. Il Vescovo di Roma va dovunque per confermare i cristiani nella fede, ma torna a casa a sua volta confermato dalla vostra fede, dalla vostra speranza!

    Dunque, giovani e famiglie. Dobbiamo prendere sul serio questo accostamento, questo trovarsi insieme, che non può essere solamente occasionale, o funzionale. Ha un senso, un valore umano, cristiano, ecclesiale. E voglio partire non da un ragionamento, ma da una testimonianza, una storia vissuta e attualissima. Penso che tutti voi sappiate che sabato 25 settembre scorso, a Roma, è stata proclamata beata una ragazza italiana di nome Chiara, Chiara Badano. Vi invito a conoscerla: la sua vita è stata breve, ma è un messaggio stupendo. Chiara è nata nel 1971 ed è morta nel 1990, a causa di una malattia inguaribile. Diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede. Due anni, gli ultimi, pieni anche di dolore, ma sempre nell’amore e nella luce, una luce che irradiava intorno a sé e che veniva da dentro: dal suo cuore pieno di Dio! Com’è possibile questo? Come può una ragazza di 17, 18 anni vivere una sofferenza così, umanamente senza speranza, diffondendo amore, serenità, pace, fede? Evidentemente si tratta di una grazia di Dio, ma questa grazia è stata anche preparata e accompagnata dalla collaborazione umana: la collaborazione di Chiara stessa, certamente, ma anche dei suoi genitori e dei suoi amici. Prima di tutto i genitori, la famiglia. Oggi voglio sottolinearlo in modo particolare. I genitori della beata Chiara Badano sono vivi, erano a Roma per la beatificazione - io stesso li ho incontrati personalmente - e sono testimoni del fatto fondamentale, che spiega tutto: la loro figlia era ricolma della luce di Dio! E questa luce, che viene dalla fede e dall’amore, l’hanno accesa loro per primi: il papà e la mamma hanno acceso nell’anima della figlia la fiammella della fede, e hanno aiutato Chiara a tenerla accesa sempre, anche nei momenti difficili della crescita e soprattutto nella grande e lunga prova della sofferenza, come fu anche per la Venerabile Maria Carmelina Leone, morta a 17 anni. Questo, cari amici, è il primo messaggio che vorrei lasciarvi: il rapporto tra i genitori e i figli – lo sapete – è fondamentale; ma non solo per una giusta tradizione – so che questa è molto sentita dai siciliani. E’ qualcosa di più, che Gesù stesso ci ha insegnato: è la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione; quella fiamma che è presente anche nel rito del Battesimo, quando il sacerdote dice: “Ricevete la luce di Cristo … segno pasquale … fiamma che sempre dovete alimentare”.

    La famiglia è fondamentale perché lì germoglia nell’anima umana la prima percezione del senso della vita. Germoglia nella relazione con la madre e con il padre, i quali non sono padroni della vita dei figli, ma sono i primi collaboratori di Dio per la trasmissione della vita e della fede. Questo è avvenuto in modo esemplare e straordinario nella famiglia della beata Chiara Badano; ma questo avviene in tante famiglie. Anche in Sicilia ci sono splendide testimonianze di giovani cresciuti come piante belle, rigogliose, dopo essere germogliate nella famiglia, con la grazia del Signore e la collaborazione umana. Penso alla Beata Pina Suriano, alle Venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magno, grande educatrice; ai Servi di Dio Rosario Livatino, Mario Giuseppe Restivo, e a tanti giovani che voi conoscete! Spesso la loro azione non fa notizia, perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia! L’immagine dell’albero è molto significativa per rappresentare l’uomo. La Bibbia la usa, ad esempio, nei Salmi. Il Salmo 1 dice: Beato l’uomo che medita la legge del Signore, “è come albero piantato lungo corsi d’acqua, / che dà frutto a suo tempo” (v. 3). Questi “corsi d’acqua” possono essere il “fiume” della tradizione, il “fiume” della fede da cui si attinge la linfa vitale. Cari giovani di Sicilia, siate alberi che affondano le loro radici nel “fiume” del bene! Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i vostri Vescovi hanno detto e dicono!

    L’apostolo Paolo riprende questa immagine nella Lettera ai Colossesi, dove esorta i cristiani ad essere “radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr Col 2,7). Voi giovani sapete che queste parole sono il tema del mio Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù dell’anno prossimo a Madrid. L’immagine dell’albero dice che ognuno di noi ha bisogno di un terreno fertile in cui affondare le proprie radici, un terreno ricco di sostanze nutritive che fanno crescere la persona: sono i valori, ma sono soprattutto l’amore e la fede, la conoscenza del vero volto di Dio, la consapevolezza che Lui ci ama infinitamente, fedelmente, pazientemente, fino a dare la vita per noi. In questo senso la famiglia è “piccola Chiesa”, perché trasmette Dio, trasmette l’amore di Cristo, in forza del sacramento del Matrimonio. L’amore divino che ha unito l’uomo e la donna, e che li ha resi genitori, è capace di suscitare nel cuore dei figli il germoglio della fede, cioè la luce del senso profondo della vita.

    Ed eccoci all’altro passaggio importante, che posso solo accennare: la famiglia, per essere “piccola Chiesa”, deve vivere ben inserita nella “grande Chiesa”, cioè nella famiglia di Dio che Cristo è venuto a formare. Anche di questo ci dà testimonianza la beata Chiara Badano, come tutti i giovani santi e beati: insieme con la famiglia di origine, è fondamentale la grande famiglia della Chiesa, incontrata e sperimentata nella comunità parrocchiale, nella diocesi; per la beata Pina Suriano è stata l’Azione Cattolica - ampiamente presente in questa terra -, per la beata Chiara Badano il Movimento dei Focolari; infatti, anche i movimenti e le associazioni ecclesiali non servono se stessi, ma Cristo e la Chiesa.

    Cari amici! Conosco le vostre difficoltà nell’attuale contesto sociale, che sono le difficoltà dei giovani e delle famiglie di oggi, in particolare nel sud d’Italia. E conosco anche l’impegno con cui voi cercate di reagire e di affrontare questi problemi, affiancati dai vostri sacerdoti, che sono per voi autentici padri e fratelli nella fede, come è stato Don Pino Puglisi. Ringrazio Dio di avervi incontrato, perché dove ci sono giovani e famiglie che scelgono la via del Vangelo, c’è speranza. E voi siete segno di speranza non solo per la Sicilia, ma per tutta l’Italia. Io vi ho portato una testimonianza di santità, e voi mi offrite la vostra: i volti dei tanti giovani di questa terra che hanno amato Cristo con radicalità evangelica; i vostri stessi volti, come un mosaico! Ecco il dono più grande che abbiamo ricevuto: essere Chiesa, essere in Cristo segno e strumento di pace, di unità, di vera libertà. Nessuno può toglierci questa gioia! Nessuno può toglierci questa forza! Coraggio, cari giovani e famiglie di Sicilia! Siate santi! Alla scuola di Maria, nostra Madre, mettetevi a piena disposizione di Dio, lasciatevi plasmare dalla sua Parola e dal suo Spirito, e sarete ancora, e sempre più, sale e luce di questa vostra amata terra. Grazie!

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

  • OFFLINE
    -danich-
    Post: 595
    Post: 30
    Registrato il: 05/06/2006
    Registrato il: 29/01/2009
    Utente Comunità
    Utente Junior
    00 04/10/2010 00:34

    Il monito del papa ai giovani siciliani
    "La mafia è incompatibile con il Vangelo"


    È durata dieci ore la visita del pontefice a Palermo. In mattinata messa e Angelus al Foro Italico, nel pomeriggio l'incontro con i giovani in piazza Politeama. Ratzinger ha ricordato padre Puglisi e il giudice Rosario Livatino. Rientrando a Punta Raisi ha deposto un mazzo di fiori sul luogo della strage di Capaci
    di MASSIMO LORELLO


    "La mafia è strada di morte, incompatibile con il Vangelo". Benedetto XVI conquista l'ovazione più convinta dei siciliani quando parla apertamente della lotta a Cosa nostra. Lo fa durante l'incontro con i giovani che chiude la sua visita a Palermo. Una visita cominciata in mattinata con la messa e l'Angelus al Foro Italico, proseguita con l'incontro in cattedrale con i sacerdoti e i seminaristi e conclusa appunto con l'abbraccio ai giovani in piazza Politeama. Per la verità, il viaggio del pontefice in Sicilia si è portato dietro anche un fuori programma: il papa, mentre rientrava all'aeroporto di Punta Raisi, si è fermato sul luogo della strage di Capaci per una preghiera e per lasciare un mazzo di fiori proprio dove vennero uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.


    Quando in piazza Politeama Ratzinger ha invitato i giovani a combattere contro la mafia i ragazzi hanno risposto con due ovazioni fragorose. È accaduto quando il papa ha detto: "La mafia è una strada di morte" e quando ha aggiunto che essa è "incompatibile con il Vangelo". Benedetto XVI ha ripreso, dunque, lo storico discorso di Giovanni Paolo II che, dalla Valle dei Templi di Agrigento, il 9 maggio del 1993 ricordò ai boss e ai loro soldati il giudizio divino che li attendeva. Quattro mesi dopo, la mafia assassinava don Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio. E Puglisi è l'esempio che il papa offre ai sacerdoti e ai seminaristi incontrati in cattedrale.

    "Egli aveva un cuore che ardeva di autentica carità pastorale - ha detto il pontefice - nel suo zelante ministero ha dato largo spazio all'educazione dei ragazzi e dei giovani e insieme si è adoperato perché ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli. Lo stesso popolo affidato alle sue cure pastorali ha potuto abbeverarsi alla ricchezza spirituale di questo buon pastore, del quale è in corso la causa di beatificazione. Vi esorto a conservare la memoria della sua feconda testimonianza sacerdotale imitandone l'eroico esempio".

    Tra "le splendide testimonianze" che il papa ha suggerito ai giovani affinché ne prendano esempio, c'era anche il nome di Rosario Livatino, il "giudice ragazzino" ucciso dalla mafia a soli 38 anni e ora al centro di una causa di beatificazione.

    "Non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani" anche di fronte alla "mancanza del lavoro", "all'incertezza per il futuro" e alla "sofferenza fisica e morale" provocata dalla "criminalità organizzata". In mattinata Benedetto XVI si era rivolto così alla folla di fedeli accorsi al Foro Italico per la messa e l'Angelus.

    "La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare", ha detto il papa. "Chi è saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa - ha aggiunto - è capace di portare la forza dirompente del Vangelo. Così si sono comportati i Santi e le Sante, fioriti, nel corso dei secoli, a Palermo e in tutta la Sicilia, come pure laici e sacerdoti di oggi a voi ben noti, come, ad esempio, Don Pino Puglisi. Siano essi a custodirvi sempre uniti e ad alimentare in ciascuno il desiderio di proclamare, con le parole e con le opere, la presenza e l'amore di Cristo".

    Il pontefice era arrivato con la papamobile sul grande prato che conduce al lungomare della città intorno alle 10. Raggiunto l'altare, prima di iniziare la messa, ha ascoltato il discorso di benvenuto del sindaco Diego Cammarata. Poi è intervenuto l'arcivescovo di Palermo Paolo Romeo: "Un crescente tasso di disoccupazione, il disagio delle fasce sociali più deboli, i numerosi problemi amministrativi ed economici, non cessano di condizionare pesantemente la vita della nostra isola", ha detto l'arcivescovo che ha denunciato anche come la criminalità organizzata approfitti di "questo humus".

    I fedeli si sono radunati al Foro Italico fin dalle prime ore del mattino. Già sabato pomeriggio centinaia di pullman avevano invaso le aree di sosta create apposta per l'evento. Migliaia di giovani hanno trascorso la notte nei sacchi a pelo dormendo nelle chiese e nelle parrocchie. Gli organizzatori si attendevano oltre centomila fedeli alla messa al Foro Italico, ma la conta della polizia si è fermata a circa 30 mila. La curia siciliana poco dopo ha risposto parlando di 250 mila presenze. Una guerra dei numeri che, in fondo, lascia il tempo che trova. Di sicuro erano in tanti i siciliani che hanno riempito le strade di Palermo per salutare il papa.

    Dopo la funzione e l'Angelus - durante il quale il pontefice ha ricordato la figura di Anna Maria Adorni, proclamata beata a Parma, e ha affidato i siciliani alla Madonna - c'è stata una sosta al Palazzo Arcivescovile. Al pontefice è stato offerto un pranzo tipicamente siciliano: panelle, caponata, cassata. Alle 17 in Cattedrale l'incontro con i sacerdoti e i seminaristi. Poi l'abbraccio con i giovani in piazza Politeama. "Siate alberi che affondano le loro radici nel fiume del bene" e "non abbiate paura di contrastare il male". Questo il passaggio chiave del discorso di Benedetto XVI ai giovani siciliani riuniti in piazza Politeama. A loro ha indicato alcuni esempi da seguire: da Chiara Badano, morta di tumore nel 1990 e recentemente beatificata, al giudice Rosario Livatino, per il quale come detto è stato avviato il processo di beatificazione. "Insieme - ha detto il papa ai giovani - sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra".

    La visita del papa non ha scatenato solo l'entusiasmo dei fedeli ma anche un po' di polemiche. La più accesa ha riguardato i costi. Per l'evento l'amministrazione regionale ha speso 1,5 milioni di euro e il Comune 500 mila. Una parte della società civile ha protestato apertamente contro il doppio finanziamento e l'arcivescovo di Palermo, monsignor Romeo, ha reagito così: "Perché nessuno si chiede quanto costa alla cittadinanza la cena di un magistrato con gli uomini di scorta o quella di un politico?". Ha fatto discutere anche la scelta del Foro Italico per via del prato inevitabilmente calpestato dai fedeli, ma il Comune assicura che tornerà rigoglioso in pochi giorni. Infine è diventato un caso, dai risvolti tutti da chiarire, la rimozione di alcuni manifesti e striscioni che criticavano il pontefice 5. Anche di quelli, probabilmente, a Palermo si continuerà a parlare nei prossimi giorni.
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.161
    Post: 6.405
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 04/10/2010 08:30
    Re:

    -danich-, 04/10/2010 0.00:

    "La Sicilia è terra di Santi,
    non perdete la speranza"

    di paola pizzo
    03/10/2010 - 12:01 La Santa Messa celebrata da Benedetto XVI a Palermo




    Vedo che sei tornata viva dal Paradiso. [SM=g8468] Com'è andata?

    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.162
    Post: 6.406
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 04/10/2010 09:16
    Dal blog di Lella...

    Folla mai vista a Palermo

    250mila fedeli alla messa al Foro Italico, 500mila in totale durante la visita a Palermo. Anche in Sicilia Benedetto XVI supera le previsioni di affluenza più ottimistiche, come già accaduto in occasione del viaggio nel Regno Unito (600mila presenze su 6 milioni di cattolici). "La gente comprende e apprezza il suo forte messaggio di sincerità", spiegano in Segreteria di Stato

    GIACOMO GALEAZZI

    INVIATO A PALERMO

    Mai tanta folla in Sicilia per un evento religioso. E le parole forti di Benedetto XVI contro la mafia e per una rinascita morale dell'isola sono state accolte come una liberazione.
    "A Palermo, come anche in tutta la Sicilia, non mancano difficolta', problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarieta', a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale ed a causa della criminalita' organizzata".
    Per Ratzinger, davanti a questa situazione umanamente disperante, non ci si deve far vincere dal peso dei problemi. "La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene - ha denunciato - a chi e' debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare. Invece, chi e' saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa, e' capace di portare la forza dirompente del Vangelo".
    "Gesu' - ha spiegato Benedetto XVI - ci invita ad essere umili", ma non ci ha chiesto di essere timidi: "Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carita' e di prudenza". Osiamo, dunque, ha incoraggiato il Papa tedesco rivolto ai cattolici siciliani.
    Per il Papa la scommessa che in Sicilia si deve giocare e' quella della formazione dei giovani. Per questo Chiesa e autorita' devono sostenere la famiglia. "Ognuno di noi ha bisogno di un terreno fertile in cui affondare le proprie radici, un terreno ricco di sostanze nutritive che fanno crescere la persona: sono i valori, ma sono soprattutto l'amore e la fede, la conoscenza del vero volto di Dio, la consapevolezza che Lui ci ama infinitamente, fedelmente, pazientemente, fino a dare la vita per noi", ha detto.

    www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=2779&ID_sezione=&...


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.165
    Post: 6.409
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 04/10/2010 13:05
    Dal blog di Lella...

    Il dolore del Papa per Ivan

    Il Santo Padre ha espresso parole di cordoglio per la morte del bimbo di 6 anni, Ivan Viviani, deceduto a Palermo nel rogo della di Passo di Rigano nel giorno della Sua visita a Palermo. Ha espresso anche solidarietà per la famiglia ricoverata in ospedale. Inoltre ha incaricato l’Arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, a portare il Suo saluto e la Sua vicinanza alla famiglia inviandolo subito dopo la partenza Sua partenza dall’aeroporto, presso la Casa del Sole dove era ricoverato un familiare. Essendo una famiglia povera e rimasta senza casa si è attivata una catena di solidarietà e in particolare la Caritas della parrocchia di Passo di Rigano in collaborazione con la Caritas diocesana al fine di contribuire concretamente ai bisogni della famiglia.

    www.livesicilia.it/2010/10/04/il-dolore-del-papa-per-ivan/


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    -danich-
    Post: 599
    Post: 34
    Registrato il: 05/06/2006
    Registrato il: 29/01/2009
    Utente Comunità
    Utente Junior
    00 04/10/2010 16:54
    Re: Re:
    Paparatzifan, 04/10/2010 8.30:




    Vedo che sei tornata viva dal Paradiso. [SM=g8468] Com'è andata?





    Farò un resoconto non appena mi riprendo [SM=g8468]
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.166
    Post: 6.410
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 04/10/2010 19:54
    Re: Re: Re:

    -danich-, 04/10/2010 16.54:



    Farò un resoconto non appena mi riprendo [SM=g8468]



    Non ti preoccupare! So che ci vuole molto tempo per riprendersi! [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468]

    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.168
    Post: 6.412
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 04/10/2010 23:19
    Dal blog di Lella...

    IL PAPA IN SICILIA - La preghiera a Capaci

    Una sosta che ha commosso e incoraggiato

    La visita pastorale di Benedetto XVI a Palermo porterà sicuramente molto “frutto”.
    Un incontro veramente significativo e ricco di indicazioni quello del Papa con le Chiese di Sicilia. Si attendevano dal Successore di Pietro parole di incoraggiamento e di speranza che non sono mancate, anzi sono state più che appropriate e indirizzate al cuore dei siciliani. Con la chiarezza che gli è connaturale il Papa ha detto: “Sono qui per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione. (…) Non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili!
    La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra”.
    Come intendere e vivere la fede oggi è stata la prima indicazione che Benedetto XVI ha voluto offrire ai cattolici dell’Isola che sono accorsi numerosi all’appuntamento ecclesiale, superando ogni ottimistica previsione. La fede – ha ricordato – è “fidarci di Cristo, accoglierlo, lasciare che ci trasformi, seguirlo fino in fondo” in ogni realtà. “Siamo servi di Dio – ha aggiunto nella sua omelia – non siamo creditori nei suoi confronti, ma siamo sempre debitori, perché dobbiamo a Lui tutto, perché tutto è suo dono. (…) Se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità”.
    Una grande “sintonia” si è vissuta a Palermo tra il Papa e il popolo siciliano. Carichi di profonda emotività e riconoscenza sono stati i momenti in cui Benedetto XVI ha menzionato i diversi “modelli siciliani” di santità e d’impegno civile e solidale: dalle sante Agata, Lucia e Rosalia, a sant’Annibale Maria di Francia, dai beati Giacomo Cusmano e Francesco Spoto, al più volte ricordato don Giuseppe Puglisi – “eroico esempio” da imitare, come ha affermato il Papa nell’incontro con i sacerdoti in cattedrale – dalla beata Pina Suriano, alle venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magro, ai servi di Dio Rosario Livatino, Mario Giuseppe Restivo. “Spesso la loro azione non fa notizia – ha detto ai giovani il Papa – perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia!”. Queste splendide figure vanno certamente “riscoperte” da noi siciliani e la loro testimonianza va “tradotta” nelle vicende contemporanee.
    Nel discorso ai giovani e alle famiglie Benedetto XVI ha ribadito la condanna della mafia: “Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo”. Un lungo applauso – il più lungo e intenso tributato alle parole del Pontefice – è stato la risposta convinta delle migliaia di persone presenti.
    Indimenticabile poi è stato l’ultimo gesto compiuto dal Santo Padre nel punto dove il 23 maggio 1992 avvenne il tragico attentato di Capaci. Sceso dalla macchina ha deposto un mazzo di fiori presso una delle stele erette in ricordo delle vittime e si è soffermato per un momento di preghiera. Ricordare Giovanni Falcone e tutti i caduti a causa della violenza mafiosa è stato un luminoso coronamento della visita. I cattolici e le persone di buona volontà che vivono in Sicilia non possono facilmente dimenticare gli insegnamenti chiari e colmi di speranza che il Successore di Pietro ha donato. Le comunità cristiane siciliane devono essere grate al Signore per la presenza semplice, sicura e amabile, di Benedetto XVI e devono riprendere insieme con fedeltà e creatività i “compiti” esaltanti che a loro sono stati affidati: rendere più bello il volto dell’Isola e che nella Chiesa “nessuno sia emarginato o bisognoso, ma ciascuno, specialmente i più piccoli e deboli, si senta accolto e valorizzato”.

    Francesco Fiorino
    direttore “Condividere” (Mazara del Vallo)

    © Copyright Sir


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.169
    Post: 6.413
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 04/10/2010 23:19
    Dal blog di Lella...

    La Sicilia che respira

    Dieci ore sono bastate a Benedetto XVI per parlare al cuore più vero di Palermo, della Sicilia e dei siciliani. E tramite loro a tutta l'Italia, come ha detto nell'incontro con i giovani, l'ultimo ma che il Papa stesso ha definito "quello centrale" di una giornata davvero memorabile. In una visita che ha permesso a centinaia di migliaia di persone - forse quasi mezzo milione, comunque tantissimi, sommando i fedeli presenti alle celebrazioni e i palermitani riversatisi nelle strade di una bellissima capitale europea - di accogliere il vescovo di Roma. Che è venuto per confermare i cristiani ed è tornato a casa a sua volta confermato dalla fede e dalla speranza dei siciliani.
    Come ha voluto lui stesso sottolineare ancora ai giovani, lasciandosi poi abbracciare con tenerezza da tutti quelli che lo circondavano sul palco.
    È stato un avvenimento importante, e certo non solo per la Sicilia. Ma la maggioranza dei media italiani sembra non averlo valutato per quello che veramente si è dimostrato, tra agenzie di stampa poco attente al suo insieme e quotidiani nazionali che magari vi hanno dedicato spazio ma non hanno ritenuto che meritasse la prima pagina (con l'eccezione di molte aperture televisive e dei richiami su "la Repubblica" e "l'Unità").
    Sino al londinese "The Independent", arrivato a negare la forte condanna della mafia da parte di Benedetto XVI facendo rimpiangere l'esemplare comportamento dei media britannici durante la visita papale nel Regno Unito.
    Invece a Palermo il Papa ha condannato la criminalità mafiosa più volte, sin dall'omelia durante la grande messa sul mare, e con una nettezza inequivocabile: ricordando per ben tre volte don Pino Puglisi, "ucciso dalla mafia" in un "barbaro assassinio", e ricollegandosi significativamente alla predicazione, anche attuale, dell'episcopato siciliano. Aggiungendo poi, a conclusione della visita, un gesto simbolico che resterà: nelle luci struggenti del crepuscolo sull'autostrada, l'omaggio e la preghiera silenziosa davanti alla stele di Capaci che ricorda Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, vittime dell'attentato mortale divenuto emblema della lotta contro il fenomeno mafioso.
    Benedetto XVI nella capitale siciliana ha lasciato parole che non saranno dimenticate, portando "un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani" e alzando la voce per scandire che "ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l'uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce!". Esortando poi i giovani, certo non solo in Sicilia, a non avere paura di contrastare il male. "Non cedete - ha detto loro il Pontefice - alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo".
    Ma come si possono superare le tante difficoltà, i problemi di ogni giorno, preoccupazioni sempre più assillanti? Il Papa lo ha ripetuto nei tre grandi incontri palermitani e lo ha riassunto ai giovani: andando alla radice, tenendo accesa nelle famiglie - che sono il luogo primo dell'educazione - "la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione", in una terra cristiana per antichissima tradizione e vitalità, come è la Sicilia. Che ha un futuro se si imiteranno le donne e gli uomini che l'hanno fatta crescere, magari silenziosamente. Per creare una nuova speranza, nella certezza che nessuno potrà togliere la gioia e la forza di Dio alla Chiesa. Che, al servizio di tutti, può e vuole aiutare la Sicilia a respirare.

    g. m. v.

    (©L'Osservatore Romano - 4-5 ottobre 2010)


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.170
    Post: 6.414
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 04/10/2010 23:20
    Dal blog di Lella...

    «La mafia è solo una strada di morte»

    A FINE giornata, ferma il corteo di auto blu che lo riporta all’aeroporto. Capaci, 1992.
    Una bomba sventrò l’autostrada nel momento in cui passava il giudice Falcone. Morirono sul colpo lui, la moglie, gli uomini della scorta. In quel punto esatto, dalla berlina blindata scende il Papa.
    Nelle ombre della sera, la figura bianca, anziana e compassata di Ratzinger, si ferma a pregare in silenzio. Depone una corona di fiori. Benedetto XVI ha voluto concludere così la sua giornata a Palermo.
    Il Papa tedesco lascia da parte i toni meditativi che gli sono più consoni ed entusiasma migliaia di giovani che, all’epoca delle bombe contro Falcone e Borsellino, erano bambini o non erano neppure nati. Nella centrale piazza Politeama, nel tardo pomeriggio, cantano cori da stadio, esultano, e quando lui chiama il problema per nome («Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo») lo interrompono con scrosci di applausi. Il Papa arriva la mattina in Sicilia. Ad accoglierlo allo scalo che porta il nome della guerra di mafia — l’aeroporto Falcone-Borsellino — ci sono l’arcivescovo Paolo Romeo, il governatore Lombardo e il sindaco Cammarata. Da Roma sono arrivati anche due pesi massimi della politica nazionale, il presidente del Senato Schifani e il ministro della Giustizia Alfano, entrambi siciliani. La giornata è soleggiata, il Papa sorride.

    A PRANZO, con i vescovi siciliani, mangia «panelle», involtini di melanzane, frutti di mare e cassata. Ma, per il Papa, non è una giornata di festa. «So che a Palermo, come anche in tutta la Sicilia, non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni», dice nella messa mattutina al Foro italico, di fronte a oltre 200mila fedeli da tutta l’isola. Parla di disoccupazione, precarietà, «sofferenza fisica e morale e a causa della criminalità organizzata». Dice: «Sono qui per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani». E’ un crescendo. Il Papa decide di battere e ribattere sullo stesso tasto. «Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo. La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione — ammonisce — viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare».

    MENTRE la politica nazionale si ingolfa e i vescovi italiani, da alcuni mesi, hanno iniziato ad alzare la voce a favore di un «federalismo solidale», al Papa preme di indicare degli esempi positivi. Cita Rosario Livatino, il «giudice ragazzino» ucciso nel 1990 a 38 anni, e parla ripetutamente di don Pino Puglisi. Parroco del quartiere Brancaccio, al killer che lo freddò disse solo: «Me l’aspettavo». Per entrambi è in corso il processo di beatificazione. Ratzinger sembra non dubitare dell’esito: «La Sicilia — scandisce — è terra di santi». E non solo di mafia.

    © Copyright Quotidiano.net


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.175
    Post: 6.419
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 05/10/2010 11:53
    Dal blog di Lella...

    Sottovalutato dai grandi media il messaggio di Papa Ratzinger

    Ribaditi i toni forti usati contro la mafia e i numeri sull'affluenza. Qualche curiosità

    PALERMO
    La visita del Papa a Palermo «è stato un avvenimento importante, e certo non solo per la Sicilia. Ma la maggioranza dei media italiani sembra non averlo valutato per quello che veramente si è dimostrato, tra agenzie di stampa poco attente al suo insieme e quotidiani nazionali che magari vi hanno dedicato spazio ma non hanno ritenuto che meritasse la prima pagina.
    Sino al londinese "The Independent", arrivato a negare la forte condanna della mafia da parte di Benedetto XVI facendo rimpiangere l'esemplare comportamento dei media britannici durante la visita papale nel Regno Unito».
    Lo scrive l'Osservatore Romano in un editoriale a firma del direttore, Giovanni Maria Vian.
    «Invece – rileva la nota – a Palermo il Papa ha condannato la criminalità mafiosa più volte, sin dall'omelia durante la grande messa sul mare, e con una nettezza inequivocabile: ricordando per ben tre volte don Pino Puglisi, "ucciso dalla mafia in un barbaro assassinio", e ricollegandosi significativamente alla predicazione, anche attuale, dell'episcopato siciliano. Aggiungendo poi, a conclusione della visita, un gesto simbolico che resterà: nelle luci struggenti del crepuscolo sull'autostrada, l'omaggio e la preghiera silenziosa davanti alla stele di Capaci che ricorda Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, vittime dell'attentato mortale divenuto emblema della lotta contro il fenomeno mafioso».
    Al di là dell'insufficiente eco mediatica, per il prof. Vian, «Benedetto XVI nella capitale siciliana ha lasciato parole che non saranno dimenticate, portando «un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani» e alzando la voce per scandire che "ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l'uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce!" Esortando poi i giovani, certo non solo in Sicilia, a non avere paura di contrastare il male» non cedendo «alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo».
    «Ma - si chiede il direttore dell'Osservatore - come si possono superare le tante difficoltà, i problemi di ogni giorno, preoccupazioni sempre più assillanti? Il Papa lo ha ripetuto nei tre grandi incontri palermitani e lo ha riassunto ai giovani: andando alla radice, tenendo accesa nelle famiglie che sono il luogo primo dell'educazione, "la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione", in una terra cristiana per antichissima tradizione e vitalità, come è la Sicilia. Che ha un futuro se si imiteranno le donne e gli uomini che l'hanno fatta crescere, magari silenziosamente. Per creare una nuova speranza, nella certezza che nessuno potrà togliere la gioia e la forza di Dio alla Chiesa. Che, al servizio di tutti, può e vuole aiutare la Sicilia a respirare».
    Il giorno dopo la città è alle prese con il ritorno alla normalità, fra cassonetti dei rifiuti rimossi e da rimettere a posto, la pulizia delle strade invase dalla folla, il ripristino dei luoghi di aggregazione.
    E ci sono anche curiosità da registrare, come il numero dei fedeli che hanno partecipato.
    Il portavoce del Vaticano aveva diramato una precisazione relativa alle presenze al Foro italico che alcuni media avevano vistosamente sottostimato. «A proposito delle persone presenti alla messa del Papa - aveva lamentato padre Lombardi - diverse agenzie continuano a riportare la cifra evidentemente errata di 30 mila presenze. Si fa presente che sia la Questura sia i carabinieri di Palermo verso la fine della messa hanno dato la cifra di oltre 200 mila persone».
    Poi un episodio singolare: in piazza Politeama un cane nero senza padrone è riuscito ad arrivare fino al retropalco, creando un certo imbarazzo negli uomini che proteggevano Papa Ratzinger.
    È accaduto alla fine dell'incontro con i giovani e non c'era verso di allontanare l'animale. Il segretario del Pontefice, mons. Georg Gaenswein, ha risolto la situazione con un gesto coraggioso: ha accompagnato lui il cane nero fino dal Papa, che lo ha accarezzato familiarizzando subito con un esemplare che in alcuni presenti incuteva un certo timore.
    Anche a Birmingham, due settimane fa, all'Oratorio San Filippo Neri, il Papa aveva accarezzato lungamente un grande gatto soriano.

    © Copyright Gazzetta del sud, 5 ottobre 2010


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.176
    Post: 6.420
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 05/10/2010 12:15
    Dal blog di Lella...

    Editoriale

    Ratzinger spiazza tutti

    Giuseppe Di Fazio

    Papa Ratzinger ha toccato il cuore dei siciliani. E, in particolare, dei giovani. Non s'è fatto tirare per la tonaca dalle richieste che gli erano arrivate alla vigilia. Ognuno pretendeva una parola del Papa. Su tutto.
    Benedetto XVI non ha dato ricette per l'uso, né ha lanciato messaggi a effetto. Ha preso, invece, sul serio i bisogni e i problemi che gli venivano manifestati, accettando di accompagnare i siciliani nella scoperta di una risposta non convenzionale. Ratzinger ha così offerto una testimonianza sui generis di una intelligenza di fede che diviene al tempo stesso capacità di leggere più in profondità il reale.
    Ai giovani non ha offerto teorie, ma la proposta di alcuni modelli di loro coetanei santi. Giovani anch'essi, dei nostri tempi e, per lo più, della nostra regione. Come Rosario Livatino. O come Pina Suriano, o Mario Restivo o Maria Carmelina Leone. Esempi di un cristianesimo vissuto nelle strade dell'Isola a livello alto. Ma non per questo meno praticabile. «Così - ha detto il Papa ai giovani - potrete rinnovare in modo profondo la vostra terra».
    E' questa la vera alternativa a quella «strada di morte, incompatibile con il Vangelo» che è la mafia. Una alternativa che ogni uomo aperto alla verità e alla giustizia può percorrere. Per questo, sulla via del ritorno, Papa Ratzinger s'è fermato in preghiera sul luogo dell'eccidio di Capaci.

    © Copyright La Sicilia, 4 ottobre 2010


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.178
    Post: 6.422
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 05/10/2010 12:55
    Dal blog di Lella...

    Un viaggio che lascia il segno (e disattenzioni che colpiscono)

    Messaggero di certezze che parla al cuore

    Paola Ricci Sindoni

    Qual è il segreto che attraversa l’azione pastorale di questo Papa?
    Che cosa e come riesce a comunicare alla gente che, subito intervistata a Palermo, ha espresso con commozione la gioia intima suscitata da questi incontri? Basta rileggere il contenuto dei suoi messaggi per scoprire con sorpresa ciò che si nasconde e si rende subito evidente dal tono caldo, profondo e coinvolgente del suo dire.
    Benedetto XVI infatti si è rivolto alle tante, tantissime, persone raccolte domenica mattina al Foro Italico Umberto I di Palermo, non con l’incedere solenne dell’autorità che dall’alto esprime le proprie convinzioni e proposte per il futuro personale e sociale dei siciliani.
    Il Papa ha scelto invece la strada più rischiosa, ma di sicuro la più efficace per entrare nel cuore del suo popolo: guardare negli occhi di ciascuno e di tutti e parlare in prima persona con l’umiltà del testimone e la forza del suo credere, rivolgendo i suoi pensieri ai tanti "tu" che l’ascoltavano.
    Io e tu: i pronomi personali che dicono fraternità, amicizia, sentire comune cioè, in nome di una singolare esperienza di fede, che ci vede tutti uguali, servi di Dio – come ha commentato nell’omelia – capaci di condividere «gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni», segnati dalla comune appartenenza all’unico Maestro e Signore. Dall’alto del suo magistero, il Papa non è andato a Palermo ad analizzare criticamente, a giudicare e a condannare i mali endemici dell’isola – la mafia, il malgoverno, l’indifferenza dei poteri istituzionali – ma si è rivolto, pari a pari, ai suoi uditori per confortarli e incoraggiarli, convinto che solo andando alla radice dell’anima, dove si custodiscono e crescono le convinzioni religiose, le ansie e le preoccupazioni per il futuro, è possibile ricostruire le ragioni di una fede generatrice di ethos condiviso.
    Nel discorso ai sacerdoti, come in quello rivolto ai giovani e alle famiglie, pressante è stato il suo appello a non lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento e dalla rassegnazione – vere passioni tristi dei siciliani – radicandosi dentro il percorso affascinante e difficile della fede vissuta e amata, che diventa energia operativa, origine fontale della speranza, fortificazione nel bene e nella virtù pubblica della responsabilità e della giustizia.
    Nel pomeriggio, in una piazza Politeama stracolma di giovani e di famiglie, il Papa continua il suo dialogo intimo e fecondo esprimendo una straordinaria convinzione: io, vescovo di Roma, vengo a confermare i cristiani nella fede, ma torno a casa confermato a mia volta dalla vostra fede e dalla vostra speranza!

    Ecco svelato il segreto: Benedetto XVI sa parlare alle persone, riesce a stabilire un contatto nel profondo con il suo popolo anche perché, forte del messaggio da comunicare, diventa lui stesso messaggero, testimone di una fede vissuta che, tramite il circuito virtuoso della Grazia, si alimenta ogni volta che entra in comunione con l’altro. Non è questa l’autentica azione pastorale, quella cioè che non parla della fede, ma esprime la fede, la comunica in una pratica dialogica che coinvolge in modo personale tutti e ciascuno?

    Nessuna meraviglia perciò che i giornalisti di altre testate, che curiosamente andavano a spulciare notizie a effetto, del tipo: "niente accenno alla pedofilia?" oppure "il Papa ha detto poco contro la mafia!", siano rimasti a bocca asciutta.

    Molta più meraviglia che a fronte di un fatto vero, rotondo, "di massa" (anche se di una massa fatta di persone straordinariamente in dialogo tra loro) i giornali – con poche eccezioni – abbiano relegato la notizia della visita palermitana alle settime e dodicesime e diciannovesime pagine... Ma la verità – si sa – non si alimenta di chiacchiere, si nutre di fatti, di fiducia e di fermezza.

    © Copyright Avvenire, 5 ottobre 2010


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.179
    Post: 6.423
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 05/10/2010 13:22
    Dal blog di Lella...

    PAPA: A PALERMO CANE ELUDE SBARRAMENTI E LUI LO ACCAREZZA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - Palermo, 4 ott.

    Hanno tentato di fermarlo, ma in piazza Politeama un cane nero senza padrone e' riuscito ieri a arrivare fino al retropalco, creando un certo imbarazzo negli uomini che proteggevano Papa Ratzinger.
    E' accaduto alla fine dell'incontro con i giovani e - a quanto riferiscono testimoni - non c'era verso di allontanare l'animale.
    Il segretario del Pontefice, mons. Georg Gaenswein, ha risolto la situazione con un gesto coraggioso: ha accompagnato lui il cane nero fino dal Papa, che lo ha accarezzato familiarizzando subito con un esemplare che in alcuni presenti incuteva in certo timore.
    Anche a Birmingham, due settimane fa, all'Oratorio San Filippo Neri di Birmingham il Papa aveva accarezzato lungamente un grande gatto sorianoche si chiama Puskin, in onore del grande scrittore russo.
    E all'Oscott College, congedandosi dalle forze dell'ordine che avevano vegliato su di lui, Benedetto XVI si era chinato a familiarizzare con un cane poliziotto tenuto a guinzaglio da un agente.

    © Copyright (AGI)


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    -danich-
    Post: 601
    Post: 36
    Registrato il: 05/06/2006
    Registrato il: 29/01/2009
    Utente Comunità
    Utente Junior
    00 06/10/2010 00:00
    Papa a Palermo, Romeo: mettiamo a frutto questa straordinaria esperienza

    L’arcivescovo: “Sta a noi camminare alla luce di quello che il Pontefice ci ha detto. Bisogna proporre un modello diverso”


    PALERMO. La visita del papa a Palermo è stata un successo, secondo l’arcivescovo Paolo Romeo, presidente della Conferenza episcopale siciliana. “La gente si aspetta questo da noi, il Papa è venuto per offrire una risposta agli aneliti della gente. Sta a noi ora mettere a frutto questa straordinaria esperienza”, commenta in un’intervista pubblicata sul Giornale di Sicilia di oggi e firmata da Alessandra Turrisi.

    “Se noi lasciamo crescere una gioventù oziosa, la abituiamo alla crescita dei vizi – aggiunge Romeo -. Questo stato di cose non si combatte condannando i vizi, ma proponendo un modello diverso. Osserviamo la formazione di una famiglia: non si può essere educatori a ore, ma dedicati all’educazione”.
    Sulle parole del Papa commenta: “Sta a noi camminare alla luce di quello che il Papa ci ha detto, in ricordo di questa giornata. Dipende da noi”.

  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.181
    Post: 6.425
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 06/10/2010 08:37
    Dal blog di Lella...

    «E' solo con la fede che potete rendere più bella la Sicilia»

    Ratzinger spiazza tutti parlando al cuore dei siciliani. E a seguirlo sono in 400mila

    Giuseppe Di Fazio

    nostro inviato

    Palermo.

    Papa Ratzinger spiazza tutti. Sindacati e politici, ecclesiastici e laici «impegnati», esperti di statistica e giornalisti.
    Partiamo dai numeri. Si aspettavano a Palermo 100 mila fedeli, ma attorno al Papa, con grande sorpresa degli stessi organizzatori, se ne sono radunati circa 400 mila, di cui almeno 50 mila giovani.
    E' un fatto. Che contraddice l'immagine di un Pontefice arcigno, lontano dai fedeli.
    Il Papa non s'è smentito, invece, nella novità del messaggio che ha offerto ai siciliani.
    Nella vigilia della visita a Palermo molti avevano cercato di attirare l'attenzione di Benedetto XVI su questioni particolari: la disoccupazione, il precariato, la mafia, la questione meridionale, la lentezza nell'iter della beatificazione di don Puglisi.
    Ciascuno chiedeva (e pretendeva) una risposta, possibilmente in linea con la propria posizione, come se il Papa fosse il responsabile di un'agenzia di risoluzione dei problemi a buon mercato.
    Benedetto XVI, apparentemente, non ha risposto ad alcuna di queste domande. E lo ha fatto coscientemente. Non per glissare i problemi, che ci sono e sono gravi (ha citato quanti vivono in una «condizione di precarietà, a causa della mancanza di lavoro, dell'incertezza del futuro, della sofferenza fisica e morale e a causa della criminalità organizzata»). Ma per «condividerli» con la gente di Sicilia e per indicare una via non convenzionale alla loro soluzione. Questa via per il Papa ha un nome semplicissimo, ma spesso dimenticato o accantonato come una cosa risaputa.
    E' la fede, vissuta in maniera alta, senza sconti, nella prospettiva della santità. Proprio ai ragazzi Benedetto XVI ha indicato alcuni esempi concreti di giovani del nostro tempo, in gran parte siciliani, che hanno vissuto la fede in maniera convinta e profonda: Rosario Livatino, il giudice ragazzino ucciso dalla mafia; Pina Suriano, la giovane di Partinico militante di Azione cattolica; Maria Carmelina Leone, palermitana, morta diciassettenne comunicando amore pur dentro l'esperienza di una gravissima malattia; Mario Giuseppe Restivo, uno scout di Castelbuono di cui è in corso la causa di beatificazione. Per tutti loro la fede fu «come una leva che muove molto più del proprio peso», e perciò fu in grado di compiere cose impensabili, straordinarie, come, per usare un'immagine evangelica, «sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare».
    Nella mentalità corrente (anche in ambito cristiano) si individua normalmente il limite dei cattolici (in politica, nell'imprenditoria, nel mondo accademico, nella scuola) nella loro incoerenza. Come se il problema fosse la difficoltà a «tradurre» in pratica il messaggio evangelico.
    Il Papa ieri è andato più alla radice: la questione - ha detto - è la fede, non solo la sua traduzione in pratica. E, rivolto in particolare ai siciliani, ha così proseguito: «La fede vi dona la forza di Dio, per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra».
    Chi è radicato nella fede, infatti, è capace di portare nel mondo - secondo Ratzinger - la «forza dirompente del Vangelo». Il Papa ha indicato, a questo proposito, l'esempio dei santi: quelli antichi come Rosalia, Agata e Lucia, e quelli recenti come don Pino Puglisi, ucciso barbaramente dalla mafia nel 1993.
    L'insistenza sui modelli positivi, tratti dalla storia recente della nostra Isola, ha permesso a Benedetto XVI di comunicare un'idea elementare: il cristianesimo non è un discorso, o un insieme di regole, ma un'esperienza di vita piena e desiderabile, che è alla portata di tutti.
    Questa radicalità di Papa Ratzinger, che va al cuore dei problemi senza teatralità, ha parlato soprattutto al cuore dei giovani che ieri in quarantamila sono venuti tutta la Sicilia per ascoltarlo.
    In Benedetto XVI i giovani hanno trovato un padre che prende sul serio le domande del loro cuore, si lascia interrogare da esse e offre alla libertà e alla ragione di ciascuno una ipotesi di risposta.
    A Palermo Benedetto XVI ha scritto una pagina nuova per la Chiesa e per la società siciliane.

    © Copyright La Sicilia, 4 ottobre 2010


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    Paparatzifan
    Post: 17.182
    Post: 6.426
    Registrato il: 17/06/2005
    Registrato il: 18/01/2009
    Administratore Unico
    Utente Master
    00 06/10/2010 08:39
    Dal blog di Lella...

    «Sacerdoti, spalancate le porte ai giovani» «Imitate don Pino Puglisi»

    Invito a prendere esempio dal parroco di Brancaccio che ha «strappato» i ragazzi alla strada

    Palermo.

    L'appello ai sacerdoti ad essere "uomini di preghiera, per essere anche maestri di preghiera", l'invito a riservare particolare attenzione ai giovani. E soprattutto il ricordo di don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia nel '93, definito "eroico esempio da imitare". Sono i principali temi trattati da Benedetto XVI nel messaggio rivolto al Clero, radunato ieri in Cattedrale. Quasi 3 mila sacerdoti, religiosi e seminaristi hanno accolto il Santo Padre. Benedetto XVI, che si è fatto "avvolgere" da questo calore, poco prima aveva lasciato il Palazzo Arcivescovile e percorso a piedi la breve distanza che separa l'edificio dalla cattedrale: non è entrato però dal sagrato della chiesa, bensì da un cancello adiacente. Il Papa non si è affacciato dalla finestra della Curia.
    L'arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo, ha introdotto il discorso del Santo Padre con queste parole: "Ad accogliere la Santità Vostra sono queste pietre così antiche e preziose […]. In questo edificio materiale, Santità, lei incontra quelle preziose "pietre vive" che edificano il corpo mistico di Cristo che è la chiesa". Mons. Romeo ha poi ricordato l'esempio di don Puglisi, definito "una preziosa eredità che edifica la chiesa".
    Il Santo Padre, dal canto suo, ha rivolto al clero vari appelli. "Siate sempre uomini di preghiera, per essere anche maestri di preghiera", ha detto il Pontefice, che ha esortato i preti a trovare l'identità in Cristo: "Il sacerdote non può restare lontano dalle preoccupazioni quotidiane del Popolo di Dio; anzi, deve essere vicinissimo, ma da sacerdote, sempre nella prospettiva della salvezza e del Regno di Dio". Vicinanza soprattutto ai giovani: "Spalancate le porte delle parrocchie, perché possano aprire le porte del loro cuore a Cristo! Mai le trovino chiuse!".
    Giovani come quelli che padre Puglisi ha "strappato" alla strada alle tentazioni della mafia, prima di essere ucciso. "Egli - ha detto il Papa - aveva un cuore che ardeva di autentica carità pastorale; ha dato largo spazio all'educazione dei ragazzi e dei giovani, e insieme si è adoperato perché ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli. Lo stesso popolo affidato alle sue cure pastorali ha potuto abbeverarsi alla ricchezza spirituale di questo buon pastore, del quale è in corso la causa di Beatificazione. Vi esorto a conservare viva memoria della sua feconda testimonianza sacerdotale imitandone l'eroico esempio".
    Tra i sacerdoti presenti in Cattedrale, don Maurizio Francoforte, parroco di San Gaetano, la chiesa di Brancaccio in cui padre Puglisi esercitò il suo ministero. "Chi vive nel Signore, vive in eterno", ha dichiarato Francoforte che ha auspicato "al più presto la beatificazione" del prete antimafia. Don Carmelo Vicari, parroco di S. Ernesto, si è soffermato sul monito del Papa ai preti riguardo i giovani: "Non bisogna avere paura dei loro problemi, occorre essere disponibili, aprire gli spazi delle parrocchie".
    Da padre Antonino Raspanti, già preside della facoltà teologica di Sicilia, infine un appello ai fedeli siciliani a non scoraggiarsi davanti ai problemi: "Una fede matura cresce dinanzi alle difficoltà. Ci vogliono uomini e donne che abbiano bontà, umiltà e forza di rispondere con integrità al Vangelo".

    © Copyright La Sicilia, 4 ottobre 2010


    Papa Ratzi Superstar









    "CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
  • OFFLINE
    +PetaloNero+
    Post: 16.812
    Post: 4.442
    Registrato il: 22/08/2006
    Registrato il: 20/01/2009
    Utente Comunità
    Utente Master
    00 06/10/2010 15:33
    La parola del Papa, piccolo seme gettato in terra di Sicilia
    di Giuseppe Adernò*



    CATANIA, mercoledì, 6 ottobre 2010 (ZENIT.org).- La visita del Santo Padre a Palermo non può essere considerata una data del calendario di ottobre già trascorsa e dimenticata, ma deve lasciare un segno e sul solco della sua parola costruire azioni di apostolato e di presenza cristiana.

    Il Pap ha incontrato la Chiesa di Sicilia e i siciliani e tra i tanti commenti ed interviste è stata significativa la considerazione che se tutti i giovani e i siciliani presenti al Foro Italico e in Piazza Politeama dessero concretezza alla parola del Papa mediante una significativa azione di volontariato e di servizio nella Chiesa, il volto della Sicilia sarebbe totalmente rinnovato.

    Quello di Benedetto XVI è stato un invito pressante a non avere paura di “vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili! La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra”.

    La nostra bella Isola è stata tra le prime regioni d’Italia ad accogliere la fede degli Apostoli, a ricevere l’annunzio della Parola di Dio, ad aderire alla fede in modo così generoso che, anche in mezzo a difficoltà e persecuzioni, è sempre germogliato in essa il fiore della santità”, rendendola appunto “ terra di santi, che hanno vissuto il Vangelo con semplicità ed integralità”.

    Con queste motivazioni il Papa ha spronato tutti laici e clero : “Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce!”, ha dichiarato il Papa e mai vergognarsi di dare testimonianza al Signore nostro.


    “La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare”. Chi invece è “saldamente fondato sulla fede”, chi “ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa”, “è capace di portare la forza dirompente del Vangelo”.


    Risuona ancora nei nostri cuori e ci dà forza la voce solenne del Santo Padre: “Popolo di Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro! Fa’ emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai! Vivi con coraggio i valori del Vangelo per far risplendere la luce del bene! Con la forza di Dio tutto è possibile!”.

    Da Maestro e Pastore ha inoltre tracciato una via da seguire, quella dell’umiltà: se ci si accosta a Dio con umiltà, sarà Egli stesso a servirci. Gesù, ha spiegato, ci fa prendere coscienza che “siamo servi di Dio”, che “non siamo creditori nei suoi confronti, ma siamo sempre debitori, perché dobbiamo a Lui tutto, perché tutto è suo dono”. “Accettare e fare la sua volontà è l’atteggiamento da avere ogni giorno, in ogni momento della nostra vita”.

    Nella catechesi domenicale ci ha insegnato che “davanti a Dio non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa. Questa è un’illusione che può nascere in tutti, anche nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio”. “Se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità”.


    L’umiltà, ha proseguito il Papa, consiste anche nell’essere consapevoli della necessità di approfondire sempre il rapporto con il Signore. “Gesù ha educato i suoi discepoli a crescere nella fede, a credere e ad affidarsi sempre di più a Lui, per costruire sulla roccia la propria vita. Per questo essi gli chiedono: ‘Accresci in noi la fede’”, ha sottolineato citando il Vangelo del giorno (Lc 17, 5-10)
    “E’ la domanda fondamentale: i discepoli non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi, ma chiedono la grazia della fede, che orienti e illumini tutta la vita; chiedono la grazia di riconoscere Dio e di poter stare in relazione intima con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio, dell’amore e della speranza”.

    La fede, ha proseguito il Pontefice, ha un’“incredibile vitalità”, è “come una leva che muove molto più del proprio peso. Basta un pizzico di fede, per poter compiere cose impensabili, straordinarie, come sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare”.


    Rileggere e quasi riascoltare a distanza di giorni queste sagge parole, lezioni di vita che penetrano e lasciano il segno significa concretamente “fidarci di Cristo, accoglierlo, lasciare che ci trasformi, seguirlo fino in fondo”, “rende possibili le cose umanamente impossibili, in ogni realtà” ed ecco la “conversione” la “metanoia” che apre a cieli nuovi e terra nuova.

    La parola del Papa, piccolo seme gettato in terra di Sicilia attende il suo germoglio in primavera, ma occorre che venga adeguatamente coltivato e custodito.

    ---------

    *Il prof. Giuseppe Adernò è preside dell’Istituto “G. Parini” di Catania.


14