00 04/10/2010 00:34

Il monito del papa ai giovani siciliani
"La mafia è incompatibile con il Vangelo"


È durata dieci ore la visita del pontefice a Palermo. In mattinata messa e Angelus al Foro Italico, nel pomeriggio l'incontro con i giovani in piazza Politeama. Ratzinger ha ricordato padre Puglisi e il giudice Rosario Livatino. Rientrando a Punta Raisi ha deposto un mazzo di fiori sul luogo della strage di Capaci
di MASSIMO LORELLO


"La mafia è strada di morte, incompatibile con il Vangelo". Benedetto XVI conquista l'ovazione più convinta dei siciliani quando parla apertamente della lotta a Cosa nostra. Lo fa durante l'incontro con i giovani che chiude la sua visita a Palermo. Una visita cominciata in mattinata con la messa e l'Angelus al Foro Italico, proseguita con l'incontro in cattedrale con i sacerdoti e i seminaristi e conclusa appunto con l'abbraccio ai giovani in piazza Politeama. Per la verità, il viaggio del pontefice in Sicilia si è portato dietro anche un fuori programma: il papa, mentre rientrava all'aeroporto di Punta Raisi, si è fermato sul luogo della strage di Capaci per una preghiera e per lasciare un mazzo di fiori proprio dove vennero uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.


Quando in piazza Politeama Ratzinger ha invitato i giovani a combattere contro la mafia i ragazzi hanno risposto con due ovazioni fragorose. È accaduto quando il papa ha detto: "La mafia è una strada di morte" e quando ha aggiunto che essa è "incompatibile con il Vangelo". Benedetto XVI ha ripreso, dunque, lo storico discorso di Giovanni Paolo II che, dalla Valle dei Templi di Agrigento, il 9 maggio del 1993 ricordò ai boss e ai loro soldati il giudizio divino che li attendeva. Quattro mesi dopo, la mafia assassinava don Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio. E Puglisi è l'esempio che il papa offre ai sacerdoti e ai seminaristi incontrati in cattedrale.

"Egli aveva un cuore che ardeva di autentica carità pastorale - ha detto il pontefice - nel suo zelante ministero ha dato largo spazio all'educazione dei ragazzi e dei giovani e insieme si è adoperato perché ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli. Lo stesso popolo affidato alle sue cure pastorali ha potuto abbeverarsi alla ricchezza spirituale di questo buon pastore, del quale è in corso la causa di beatificazione. Vi esorto a conservare la memoria della sua feconda testimonianza sacerdotale imitandone l'eroico esempio".

Tra "le splendide testimonianze" che il papa ha suggerito ai giovani affinché ne prendano esempio, c'era anche il nome di Rosario Livatino, il "giudice ragazzino" ucciso dalla mafia a soli 38 anni e ora al centro di una causa di beatificazione.

"Non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani" anche di fronte alla "mancanza del lavoro", "all'incertezza per il futuro" e alla "sofferenza fisica e morale" provocata dalla "criminalità organizzata". In mattinata Benedetto XVI si era rivolto così alla folla di fedeli accorsi al Foro Italico per la messa e l'Angelus.

"La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare", ha detto il papa. "Chi è saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa - ha aggiunto - è capace di portare la forza dirompente del Vangelo. Così si sono comportati i Santi e le Sante, fioriti, nel corso dei secoli, a Palermo e in tutta la Sicilia, come pure laici e sacerdoti di oggi a voi ben noti, come, ad esempio, Don Pino Puglisi. Siano essi a custodirvi sempre uniti e ad alimentare in ciascuno il desiderio di proclamare, con le parole e con le opere, la presenza e l'amore di Cristo".

Il pontefice era arrivato con la papamobile sul grande prato che conduce al lungomare della città intorno alle 10. Raggiunto l'altare, prima di iniziare la messa, ha ascoltato il discorso di benvenuto del sindaco Diego Cammarata. Poi è intervenuto l'arcivescovo di Palermo Paolo Romeo: "Un crescente tasso di disoccupazione, il disagio delle fasce sociali più deboli, i numerosi problemi amministrativi ed economici, non cessano di condizionare pesantemente la vita della nostra isola", ha detto l'arcivescovo che ha denunciato anche come la criminalità organizzata approfitti di "questo humus".

I fedeli si sono radunati al Foro Italico fin dalle prime ore del mattino. Già sabato pomeriggio centinaia di pullman avevano invaso le aree di sosta create apposta per l'evento. Migliaia di giovani hanno trascorso la notte nei sacchi a pelo dormendo nelle chiese e nelle parrocchie. Gli organizzatori si attendevano oltre centomila fedeli alla messa al Foro Italico, ma la conta della polizia si è fermata a circa 30 mila. La curia siciliana poco dopo ha risposto parlando di 250 mila presenze. Una guerra dei numeri che, in fondo, lascia il tempo che trova. Di sicuro erano in tanti i siciliani che hanno riempito le strade di Palermo per salutare il papa.

Dopo la funzione e l'Angelus - durante il quale il pontefice ha ricordato la figura di Anna Maria Adorni, proclamata beata a Parma, e ha affidato i siciliani alla Madonna - c'è stata una sosta al Palazzo Arcivescovile. Al pontefice è stato offerto un pranzo tipicamente siciliano: panelle, caponata, cassata. Alle 17 in Cattedrale l'incontro con i sacerdoti e i seminaristi. Poi l'abbraccio con i giovani in piazza Politeama. "Siate alberi che affondano le loro radici nel fiume del bene" e "non abbiate paura di contrastare il male". Questo il passaggio chiave del discorso di Benedetto XVI ai giovani siciliani riuniti in piazza Politeama. A loro ha indicato alcuni esempi da seguire: da Chiara Badano, morta di tumore nel 1990 e recentemente beatificata, al giudice Rosario Livatino, per il quale come detto è stato avviato il processo di beatificazione. "Insieme - ha detto il papa ai giovani - sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra".

La visita del papa non ha scatenato solo l'entusiasmo dei fedeli ma anche un po' di polemiche. La più accesa ha riguardato i costi. Per l'evento l'amministrazione regionale ha speso 1,5 milioni di euro e il Comune 500 mila. Una parte della società civile ha protestato apertamente contro il doppio finanziamento e l'arcivescovo di Palermo, monsignor Romeo, ha reagito così: "Perché nessuno si chiede quanto costa alla cittadinanza la cena di un magistrato con gli uomini di scorta o quella di un politico?". Ha fatto discutere anche la scelta del Foro Italico per via del prato inevitabilmente calpestato dai fedeli, ma il Comune assicura che tornerà rigoglioso in pochi giorni. Infine è diventato un caso, dai risvolti tutti da chiarire, la rimozione di alcuni manifesti e striscioni che criticavano il pontefice 5. Anche di quelli, probabilmente, a Palermo si continuerà a parlare nei prossimi giorni.