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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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26/10/2009 21:40
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Dialogo con i lefebvriani, al via i colloqui dottrinali

DI GIANNI CARDINALE

Vent’anni dopo ricominciano i colloqui dottrinali tra Santa Sede e comunità le febvriana.
Nel 1988 non ebbero un e sito felice, questa volta c’è la forte speranza da ambo le parti che i risultati possano essere po sitivi.
Domattina, nell’austero palazzo del Sant’Uffi zio, dove ha sede la Pontificia Commissione Ec clesia Dei, si incontreranno le due delegazioni. Da parte vaticana ci saranno l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria, gesuita, segretario della Con gregazione per la dottrina della fede (Cdf), il pa dre Karl I. Becker, anche lui gesuita, professore emerito della Gregoriana, padre Charles More rod, domenicano, rettore dell’Angelicum e se gretario della Pontificia Commissione teologi ca internazionale, monsignor Fernando Oca riz, vicario generale dell’Opus Dei. Tutti e tre questi ecclesiastici sono consultori della Cdf, e sono noti per non avere preclusioni 'ideologi che' nei confronti della controparte, anche se coscienti della complessità dei problemi che verranno trattati.
Da parte della Fraternità sa cerdotale di san Pio X ci saranno invece il ve scovo Alfonso de Galarreta, direttore del semi nario argentino della Fraternità e i sacerdoti Pa trick de La Rocque, Jean-Michel Gleize e Benoit de Jorna.
Quest’ultimo è autore di alcuni scrit ti dai toni piuttosto accesi, ma questo non do vrebbe essere un problema se un certo estre mismo sarà circoscritto al linguaggio e non ai contenuti. Comunque la presenza di Galarreta dovrebbe, almeno nelle intenzioni, essere ga ranzia di equilibrio e misura.
I sei partecipanti al dialogo saranno moderati da monsignor Gui do Pozzo, segretario di Ecclesia Dei.
I temi dei colloqui, come annunciato dallo stes so Benedetto XVI nella lettera del 10 marzo scor so in cui ne aveva preannunciato l’inizio, sono «di natura essenzialmente dottrinale e riguar dano soprattutto l’accettazione del Concilio Va ticano II e del magistero post-conciliare dei Pa pi». In discussione quindi non c’è l’ultimo Con cilio.
E in questo senso hanno suscitato una buo na impressione le recenti dichiarazioni del su periore dei lefebvriani, il vescovo Bernard Fel lay, per il quale le «serie obiezioni» della Frater nità sono «circa» e quindi non «sul» Concilio in sé.
Il dialogo quindi potrà esserci solo sull’in terpretazione autentica del Concilio e di alcuni suoi documenti in particolare, come quelli riguardanti la collegialità episcopale, la libertà re ligiosa, l’ecumenismo e i rapporti con le altre re ligioni.
A questo riguardo hanno suscitato una impressione meno positiva le dichiarazioni di Fellay, che sembravano auspicare un allarga mento dei temi di dialogo a questioni inerenti, ad esempio, «l’influenza della filosofia moder na » nella Chiesa del post-Concilio.
Temi inte ressanti che però non dovrebbero costituire di per sé oggetto di discussione dirimente per l’ac coglimento dei lefebvriani e che rischiano di al lungare indefinitamente i tempi dei colloqui.
In sostanza si tratterà di vedere se la Frater nità fondata da monsignor Marcel Lefebvre è disposta ad accettare il Concilio Vaticano II al la luce di tre principi. Innanzitutto nel segno dell’ « ermeneutica della continuità » e non di «rottura» con la tradizione come affermato da Benedetto XVI nel celebre discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi del 2005.
Det to questo per la Santa Sede è imprescindibile il fatto che il deposito della fede sia conside rato «un tutto», nella sua integrità e organicità, e che non è possibile estrapolarvi arbitraria mente dottrine gradite a scapito di altre che non piacciono. In questo caso il testo di riferi mento sarà il Catechismo della Chiesa catto lica. Questo secondo principio sarà forse quel lo su cui potrebbero registrarsi le maggiori dif ficoltà, poiché in campo lefebvriano si tende a volte a non dare il giusto peso ai diversi gra di di importanza dei pronunciamenti magi steriali (ad esempio la dottrina dello 'stato cat tolico', ancorché teoricamente legittima, non può essere invocata come l’unica vincolante per la Chiesa...).
Terzo principio che guiderà i colloqui sarà quello di discutere della lettera au tentica del Concilio e non delle di scutibili interpretazioni, anche nel caso godessero di un certo seguito all’interno della Chiesa cattolica.
Come si noterà di materia da discu tere ce n’è in abbondanza. E per non allungare troppo i tempi si prevede che le discussioni proseguiranno a scadenze ravvicinate. Quanti mesi occorreranno è ancora presto per dirlo. E comunque alla fine le con clusioni dovranno essere sottopo ste alle istanze superiori ( Congre gazione per la dottrina della fede e Papa per la Santa Sede, Fellay e Ca pitolo della Fraternità per i lefeb vriani). Solo dopo potrà essere cer tificata la piena comunione. Le mo dalità canoniche con cui questo po trà avvenire (prelatura personale o altro) è un’altra storia.

© Copyright Avvenire, 25 ottobre 2009


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