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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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Dallo scisma alla remissione della scomunica

Il rifiuto del Concilio, la nascita della Fraternità «San Pio X», l’ordinazione di sacerdoti e nel 1988 di quattro vescovi da parte di Lefebvre.

Storia di una frattura dolorosa e dell’inesausta volontà della Chiesa di ricomporre l’unità nella verità

DI GIACOMO GAMBASSI

Un «invito alla riconciliazio ne con un gruppo ecclesia le implicato in un processo di separazione» che ha 491 sacer doti, 215 seminaristi, 88 scuole e mi gliaia di fedeli.
Lo scorso marzo Be nedetto XVI spiegava così, nella sua lettera di chiarimento, il «gesto di misericordia» del 21 gennaio 2009 verso i quattro vescovi consacrati dall’arcivescovo Marcel- François Lefebvre il 30 giugno 1988 senza il mandato della Santa Sede.
A di stanza di ventuno anni papa Rat zinger – che da prefetto della Con gregazione per la dottrina della fe de aveva compiuto risoluti tentati­vi di riconciliazione prima che si consumasse lo scisma – ha rimosso la scomunica in cui erano incorsi i pastori e il fondatore del movimen to tradizionalista che, secondo il Pa pa, hanno congelato «l’autorità ma gisteriale della Chiesa al 1962».

Quei «no» al Vaticano II.
Proprio dal l’anno di apertura del Concilio Vati cano II occorre partire per comprendere l’impostazione lefebvria na. All’assise conciliare il presule che era stato arcivescovo di Dakar, in Se negal e vescovo di Tulle, in Francia, partecipa come superiore generale della Congregazione dello Spirito Santo. Ha 57 anni ed è vescovo dal 1947. Durante i lavori assume un at teggiamento critico sulla libertà re­ligiosa, la collegialità episcopale, l’e cumenismo e la riforma liturgica che diventerà un vessillo del movimen to. Questioni che, per l’arcivescovo francese, sono introdotte nella Chie sa da un «Colpo da maestro di Sata na », stando al titolo del volume pub blicato in Italia nel 1978.
La costante a cui si richiama è la tra dizione secondo una nozione che, però, è «incompleta perché non tie ne sufficientemente conto del suo carattere vivo» e «contraddittoria» in quanto «si oppone al magistero u niversale della Chiesa», scrive Gio vanni Paolo II nel motu proprio «Ec clesia Dei» del 1988 all’indomani del le ordinazioni episcopali illegittime.

«Senza il consenso di Roma».
La scelta di «ricorrere alla integrità fe conda di quel Missale Romanum di san Pio V» (secondo le parole del «Breve esame critico del 'Novus Or do Missae'» presentato nel 1969 a Paolo VI) spinge Lefebvre a dare vi ta nel 1970 alla «Fraternità sacerdo tale internazionale San Pio X» a Fri burgo. L’anno successivo benedice la prima pietra della casa di forma zione di Ecône, in Svizzera. L’impo stazione del seminario provoca il ri tiro del riconoscimento canonico e l’ordine di chiusura che Lefebvre di sattende insieme al divieto di ordi nare sacerdoti. E nel 1976 viene so speso a divinis.
Negli anni non vengono mai meno gli sforzi per assicurare la piena co munione con la Chiesa alla Frater nità.
Snodo di questo percorso è il protocollo firmato il 5 maggio 1988 dall’allora cardinale Joseph Ratzin ger e dall’arcivescovo francese che, però, già il giorno successivo lo stes so Lefebvre sconfessa quando, con una lettera, annuncia che il 30 giu gno avrebbe provveduto a una con sacrazione episcopale «anche sen za il consenso di Roma». E così av viene.

«Ecclesia Dei», riparte il dialogo.
Il cammino non si interrompe con la scomunica e con la morte di Lefeb vre nel 1991. Proprio papa Wojtyla i stituisce nel 1988 la Pontificia Com missione «Ecclesia Dei» per favorire il dialogo con sacerdoti, seminaristi e religiosi legati a Lefebvre. E il 28 di cembre 2008 uno dei quattro vesco vi ordinati venti anni prima, Bernard Fellay, scrive al presidente della Commissione, il cardinale Dario Ca strillón Hoyos, per indicare la loro «volontà di rimanere cattolici» no nostante i problemi dottrinali anco ra aperti.
Il mese successivo il pre fetto della Congregazione per i ve scovi, il cardinale Giovanni Battista Re, firma il decreto di remissione del la scomunica come «segno per arri vare a togliere lo scandalo della di visione».

© Copyright Avvenire, 25 ottobre 2009


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