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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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24/09/2009 21:00
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GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009

Un'opinione sul nuovo caso Williamson

L'intervista svedese è andata in onda. Per visionarla integralmente, cliccate qui. Poi tiriamo due somme.

Non ci può essere alcun dubbio, che questo è un attacco frontale alla Chiesa proveniente dal suo interno, non dall'esterno. Non è colpa dei giornalisti svedesi, quelli fanno il loro mestiere; e i loro toni sono stati in fondo più misurati di quanto ci si aspettasse. Il che non fa che rendere il loro reportage più micidiale: non populismo, ma fatti, contro i quali, si sa, non valet argumentum.

I traditori (nome meno forte e egualmente appropriato non ci viene) sono quelli che, pur sapendo benissimo quanto l'intera vicenda abbia già destabilizzato il Papa e la Chiesa, anzi proprio perché lo sanno, hanno fornito la benzina da gettare sul fuoco. Perché senza questi signori, stasera la TV svedese avrebbe trasmesso un documentario sui merluzzi...

Ecco i nostri eroi:
1) il fatuo, se non malevolo, card. Kasper, che con malcelata e puerile soddisfazione lascia intendere: “io conoscevo le opinioni di Williamson, ma non mi hanno consultato, hanno voluto scavalcarmi ed ecco il bel risultato. Strano che altri ne fossero all'oscuro visto che la cosa era di dominio pubblico. Meno male che c'ero io poi a mettere una pezza cogli Ebrei".
2) l'ineffabile vescovo Arborelius, il quale stupisce il mondo rivelando che aveva visto l'intervista a Williamson fin da novembre, ben prima che fosse trasmessa a gennaio (il che conferma i suoi rapporti molto sospetti con chi quella trasmissione andava preparando e teneva in caldo) e soprattutto che l'aveva trasmessa a Roma tramite il Nuncio. Qui non si tratta di un generico sentito dire delle opinioni balzane e pericolose di Williamson, come Kasper, qui si tratta di conoscenza diretta.
3) Il Nuncio in Scandinavia Tscherrig, il quale, dapprima reticente, pensa comunque a scagionare se stesso da ogni ipotetica accusa, affermando di aver mandato l'informativa in Vaticano; poi, a telecamere spente, racconta (bel diplomatico! a meno che sia in mala fede pure lui) di averne parlato con molti in Vaticano, e in particolare con il card. Castrillòn Hoyos.

A questo punto, siamo ad appena un gradino sotto il Papa. E la conclusione è evidente, come scritto in un comunicato sul sito della TV svedese:
Uppdratg granskning è ora in grado di rivelare che il Vaticano era, in effetti, a conoscenza delle affermazioni di Williamson ben prima che la decisione [di revoca delle scomuniche] fosse presa e che uno dei più stretti associati del Papa, il card. Castrillón Hoyos, era stato informato [..] Per otto anni il card. Hoyos è stato il più stretto collaboratore del Papa nei negoziati con la FSSPX.
Insomma, il Papa non poteva non sapere. E ha quindi mentito negandolo.

E' significativo che i tre felloni sopra nominati (sì, felloni, ché sarebbe bastato un loro “no comment” alle domande dei giornalisti, per evitar tutto questo) siano tutti di area progressista e che come tali siano percepiti perfino dai giornalisti svedesi, che pur si suppone abbian poca dimestichezza con le “correnti” della Chiesa cattolica. Scrive infatti Ali Fegan, il giornalista svedese, in risposta ad una domanda a certa Monica nella chat seguita alla trasmissione: “Abbiamo cercato personaggi cattolici con un approccio più conservatore, al fine di avere un buon dibattito, ma non hanno accettato. C'era comunque il vescovado”. Ossia: quelli che si son lasciati intervistare eran tutti a senso unico, progressisti (mettiamo nel gruppo anche l'ex prete Gennari, giornalista di Avvenire, che calca la mano contro Castrillòn pur salvando, bontà sua, il Papa); i conservatori invece non partecipano ad un programma che attacca la Chiesa.

Come si difende il Vaticano? Mette in campo il suo eroe senza macchia né paura, il maestro dell'informazione di massa del XXI secolo: il gesuita Lombardi! Considera che non c'è necessità di articolare una risposta nel merito della questione, rispondendo con fatti ai fatti, indicando responsabili, o smentendo garruli prelati scandinavi, o semplicemente indicando che viene aperta un'inchiesta interna, così da placare gli animi e prendere tempo (lo sanno tutti che, quando si vuole insabbiare un problema, si apre un'inchiesta!). Ritiene non serva nemmeno un comunicato per il bollettino della Sala Stampa: giusto due verba che volant nell'etere a Radio Vaticana, in cui ricorda che il Papa non è negazionista (del che nessuno dubita; ma così schiva la vera questione, che è se il Papa sapesse; o meglio, su quest'ultimo punto nega apoditticamente e senza articolare: ma chi gli crede più, dopo la perentoria sparata sulla Hitlerjugend e il Papa?).

Piuttosto, che cosa decide di fare il nostro eroe?
Scrive una e-mail. Sì, una letterina elettronica, informale informale. Ci mancano solo gli emoticons e le strizzatine d'occhio ;-) o le faccine tristi :-(
Così si esprime nel 2009 il portavoce del Vicario di Cristo! Magari, con un po' di sintesi, poteva fare un sms, e salutare con kisskiss... E a chi la manda la mail? Ma alla TV svedese, no?, cioè proprio al nemico. Come se si trattasse di convincere loro (cui, giustamente, nulla ne cale d'innocenza o colpevolezza, basta lo scoop) e non l'opinione pubblica disorientata o le associazioni ebraiche che già ricominciano a levare alti lai (OK, anche a quelle, o almeno ad alcune di loro, poco ne cale di innocenza o colpevolezza, basta attaccare la Chiesa...).

Ma è il testo che è un bijoux, anzi un biggiù. Leggiamolo nella traduzione che ne ha fatto Fides et forma, con la labile speranza che si tratti d'un falso confezionato dagli svedesi:
Caro signor Fegan,

l'unica cosa che posso dire è che non ho avuto alcuna conoscenza dell'intervista con il vescovo Williamson prima che fosse trasmessa [Ma chissenefrega di quello che sapeva Lombardi? Mica deve difender se stesso! E' il Papa e la Chiesa che ci si aspetterebbe ch'egli difenda].

Dopo di essa fui informato in proposito dai giornalisti e colleghi svedesi della Radio Vaticana. Il Card. Castrillon non mi disse alcuna parola su di essa prima della trasmissione dell'intervista. [Idem come sopra. Al mondo interessa non quello che sapeva il reverendo padre, ma quel che sapeva Castrillòn, e il Papa]

Non sapevo che l'informativa su Williamson fosse stata inviata in Vaticano, e io non so chi l'abbia ricevuta e letta. Nessuno mi ha detto una sola parola su di essa. [Idem come sopra. Ter]

Il Papa ha detto che non era stato informato quando ha approvato la la revoca delle scomuniche. Sono certo che il Papa dica la verità [e vorremmo vedere! Il Papa non mente per definizione]

Quando ho informato i miei Superiori sulla sua intervista con Williamson, ho riscontrato che la decisione circa la revoca delle scomuniche era già stata presa.

Quindi l'unica cosa che potevo fare, era quella di distinguere fortemente il senso e lo scopo della decisione della revoca della scomunica da parte del Papa, e l'assolutamente inaccettabile negazionismo di Williamson come una sua posizione personale, che non era collegata in alcun modo all'origine della scomunica. Questo è quello che ho ripetuto molte volte in quei tristi giorni.

Mi auguro che questa risposta sia chiara.

Grazie per la vostra attenzione.
Con i migliori saluti.

F. Lombardi

Questa lettera, come si vede, è tutta un'excusatio non petita e uno scaricare le responsabilità: il nostro uomo alla Sala Stampa, lui, non sapeva niente, nessuno gli ha detto niente, quando ha saputo non ha potuto far altro che...

Come se ne esce?

A questo punto, le accuse arrivano fino al card. Castrillòn Hoyos. Un fedele servitore della Chiesa, un integerrimo cristiano che sa qual è il suo dovere: proteggere il suo Pontefice. Le circostanze gli richiedono un grave sacrificio, ma siamo convinti che sia pronto a compierlo, a gloria sua e per il bene della Santa Chiesa: assumere come Nostro Signore il ruolo di agnello sacrificale, e di capro espiatorio.

E affermare che, sì, aveva avuto qualche relazione circa le affermazioni discutibili del vescovo Williamson, ma che non ritenne di farne menzione, magari sottovalutandole ma soprattutto non ritenendo che potessero ostacolare il cammino di riconciliazione. E ricordando a tutti alcune semplici verità, che si rischia di dimenticare: che le forsennate opinioni di Williamson non hanno nulla a che vedere con la scomunica; che il ritorno dei lefebvriani all'ovile, di cui la revoca della scomunica era precondizione, conta e contava più dei colpi di testa di un singolo perché, come ricorda il Papa nella lettera ai vescovi, “può lasciarci totalmente indifferenti una comunità nella quale si trovano 491 sacerdoti, 215 seminaristi, 6 seminari, 88 scuole, 2 Istituti universitari, 117 frati, 164 suore e migliaia di fedeli? Dobbiamo davvero tranquillamente lasciarli andare alla deriva lontani dalla Chiesa?”. E infine ricordare che non era comunque possibile una revoca della scomunica solo a tre dei vescovi lefebvriani, sia perché non l'avrebbero accettata, sia perché non si può giustificare la mancata revoca sulla base di affermazioni che, per quanto gravi e inaccettabili, non toccan la fede; sia infine perché non si può rischiare che il vescovo escluso consacrasse altri vescovi e creasse una chiesa scismatica.


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