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Viaggio apostolico in Camerun e Angola

Ultimo Aggiornamento: 02/05/2009 17:13
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17/03/2009 16:28
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L'attesa del Papa a Yaoundé e in tutto il Camerun nelle testimonianze di rappresentanti della Chiesa locale


Durante la sua rotta verso l’Africa, Benedetto XVI ha indirizzato come di consueto alcuni telegrammi di saluto e di benedizione ai capi di Stato dei Paesi sorvolati. In particolare, al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, il Pontefice ha detto di accingersi al viaggio in Camerun e Angola “mosso dal vivo desiderio di incontrare i fratelli nella fede e gli abitanti di quelle care nazioni”. Analoghi sentimenti sono stati espressi da Benedetto XVI ai presidenti di Tunisia, Libia, Niger e Nigeria.

Intanto, solo un paio d’ore ormai separano il Papa dal primo abbraccio con il Camerun. Al suo arrivo, Benedetto XVI sarà accolto all’aeroporto Nsimalen di Yaoundé dalle massime cariche civili e religiose del Paese africano e terrà il suo primo discorso alla presenza del capo di Stato, Paul Biya. Il nostro inviato, Giancarlo La Vella, ci restituisce nel suo servizio l'atmosfera che si respira per le strade di Yaoundé:

Il Papa riparte dal Camerun nel suo costante e attento dialogo con l’Africa e la città di Yaoundè si è vestita a festa per questo eccezionale incontro, il terzo con un Pontefice dopo le visite del 1985 e 1995 di Giovanni Paolo II. Ogni strada, soprattutto quelle attraverso le quali si snoderà il corteo papale negli spostamenti cittadini, reca un caloroso segno di saluto: “Santo Padre ti accogliamo a braccia aperte”, “Benvenuto in Cameroun, Benedetto”, le frasi più ricorrenti, e poi tante espressioni augurali nelle strade che il Santo Padre percorrerà il 19 marzo, San Giuseppe, giorno del suo onomastico. I colori, i profumi e le luci dell’Africa camerunense si fonderanno con il bianco e il giallo delle bandiere vaticane, che già a centinaia sono esposte in tutta Yaoundé. Una città in cui si vive all’aperto, tra i mille mercatini dove si vende di tutto, e il caos delle voci e dei rumori dei motori, che fanno da costante colonna sonora alla vita della gente, che nonostante oggi non conosca il dolore della guerra o le difficoltà della povertà, così come in altre regioni africane, mostra con dignità tutte le difficoltà del vivere quotidiano.


Non sarà la magnificenza dell’arte rinascimentale o la strabiliante modernità ad accogliere il Papa, ma la semplicità dei luoghi e la sincera gioia dei fedeli. Questa è la ricchezza che offre al vicario di Cristo il Camerun, un Paese indipendente dal 1961, dopo la colonizzazione franco-britannica. Furono i padri Pallottini tedeschi a portare il Vangelo nel Paese nel 1890 e a sviluppare il cattolicesimo, che oggi è seguito da quasi il 27% dei 17 milioni di abitanti. “Con questa visita, intendo abbracciare l’intero continente africano: le sue differenze, il suo faticoso cammino di sviluppo e di riconciliazione; le sue dolorose ferite e le sue speranze. Parto con la consapevolezza di non avere altro da donare, se non Cristo e la Buona Novella della sua Croce”. E’ stato il Papa stesso, con sintesi efficace, a puntualizzare, all’Angelus di domenica scorsa, i motivi del suo viaggio pastorale in Africa, continente dalle tante contraddizioni e dalle tante potenzialità.


Camerun e Angola, dunque le tappe, ma per parlare all’intero continente africano e per dare l’abbrivio all’evento che definirà in ottobre il ruolo della Chiesa del continente, chiamata a confrontarsi con ataviche emergenze, riassunte nel titolo del Sinodo che i vescovi africani terranno in Vaticano: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Alle quattro di pomeriggio, l’arrivo dell’aereo papale all’aeroporto Nsimalen di Yaoundé, dove si terrà la cerimonia di benvenuto e durante la quale il Papa rivolgerà le sue prime parole di saluto. Il Pontefice si ritirerà nella nunziatura, dove alloggerà nel periodo camerunense. Una particolarità, la nunziatura, situata su di un colle che domina tutta Yaoundé, è circondata da un giardino tropicale, nel quale il nunzio apostolico, mons. Ariotti, ha fatto sistemare una serie di statue che raffigurano vita di Cristo, la storia della Salvezza, la storia della Chiesa e della devozione popolare, il tutto grazie all’opera di artisti locali.


Per la sua conformazione interna - ricca di differenze etniche e religiose ma capaci di coesistere nel segno della collaborazione - il Camerun viene spesso indicato come uno Stato-modello dell’Africa contemporanea. Ma quale volto presenta oggi il Paese a Benedetto XVI, rispetto a quello del 1985 e 1995 quando lo visitò Giovanni Paolo II? Giancarlo La Vella lo ha domandato a mons. Joseph Akonga Essomba, segretario generale della Conferenza episcopale del Camerun:

R. - E’ un Camerun che ha avuto una certa maturazione a più livelli, perché nelle due volte che Giovanni Paolo II è giunto in Camerun, già la prima volta era stato chiesto di avere nel Paese un’Università Cattolica, cosa che è diventata realtà. Esiste un’Università Cattolica per l’Africa Centrale, che ora è un riferimento per tutto il continente. Inoltre, si registra un processo di democratizzazione dappertutto in Africa, che allora non si viveva in modo concreto. Nuove diocesi sono state fondate da Giovanni Paolo II e anche da Benedetto XVI, il che fa sì che la Chiesa sia molto viva. Devo dire che il Camerun è cambiato da quel tempo.


D. - Uno dei momenti più attesi è l’incontro con la comunità musulmana, una comunità molto numerosa in Camerun. Com’è la realtà islamica oggi nel Paese?


R. – Le relazioni con i musulmani in Camerun sono molto buone, devo dire. In questo Paese ci sono soprattutto sunniti anche se, parlando di comunità di fede, essi rappresentano una minoranza, mentre i cristiani sono la maggioranza. Questo fa sì che i musulmani abbiano sempre collaborato con i cristiani. Adesso, nel sud del Paese, si nota la costruzione di alcune moschee, con l’aiuto dell’Arabia Saudita. Le relazioni sono molto buone e il rispetto è mutuo, non c’è traccia di estremismi presenti in altre parti. C’è un aiuto fraterno, anche perché la Chiesa cattolica si è impegnata in gruppi di riflessione: uno si chiama “Forum Camerun”, un altro agisce soprattutto a livello sociale. C’è poi un gruppo che agisce a livello teologico, che sviluppa una riflessione teologica sul dialogo interreligioso tra la comunità cristiana e i musulmani.


D. - C’è poi l’incontro del Papa con il mondo della malattia. Come si manifesta la sofferenza in una realtà così difficile come quella africana?


R. - La sofferenza fa parte della vita. Siamo molto lieti che il Santo Padre possa incontrare il mondo della sofferenza. Ci sono malattie che la gente non può curare, perché mancano i mezzi economici. La gente è ancora molto povera. C’è qualcuno che muore di malaria, perchè non ha i mezzi per farsi curare in ospedale. La Chiesa cattolica lavora molto, specie nei dispensari tenuti dalle suore missionarie e dai sacerdoti. E’ una realtà molto, molto viva qui in Camerun.


D. - Come vive la Chiesa del Camerun, ma anche di tutta l’Africa, il tema del secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, e cioè l’impegno della Chiesa africana per la riconciliazione, la giustizia e la pace?


R. - L’Africa, purtroppo, è il continente dove non solo c’è povertà, ma ci sono anche guerre e rifugiati, frutto di conflitti e interessi egoistici di alcune persone. Penso, dunque, che tutta la gente, soprattutto la gioventù, vorrebbe avere per il suo futuro giustizia, vorrebbe vivere in pace. Per vivere bene - come creature degne, create da Dio - c’è bisogno di questa giustizia e di questa pace.


D. - Quale sarà il saluto che il Camerun rivolgerà al Papa?


R. - Sarà il saluto di una Chiesa, di una comunità di credenti, che accoglie il Pastore universale, che accoglie il successore di Pietro, che viene a incoraggiare, ad esortare i suoi figli nella fede, perché rimangano fedeli a quella fede che hanno ricevuto il giorno del Battesimo e perché siano veramente come nel tema del Sinodo: “Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo”. Che i cristiani di questo Paese possano invitare gli altri a capire che, vivendo da cristiani, si vive in maniera differente dal solito e che la fede in Cristo fa cambiare l’uomo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)


Il ruolo della donna nella società africana costituirà - soprattutto con la successiva tappa in Angola di Benedetto XVI - uno degli punti di riflessione di questo viaggio pontificio. Il nostro inviato Giancarlo La Vella ne ha parlato con suor Jocelyne Kamga, della Congregazione delle Suore di Sant’Anna, che descrive anzitutto l’attesa del Papa tra le religiose del Paese:

R. - Noi religiose del Camerun siamo molto contente. Viviamo questo momento come un momento di grazia e aspettiamo che il Santo Padre ci rinvigorisca nella nostra fede e ci aiuti ad essere segno di speranza in mezzo ai popoli che soffrono e hanno diversi problemi di povertà, di sofferenza; speranza per i giovani che si sentono un po’ abbandonati, smarriti, non hanno un futuro sicuro. Per noi, è un grande momento di speranza. Aspettiamo proprio quello che il Papa ci dirà per essere a nostra volta segno di speranza.


D. - Uno dei momenti importanti di questo viaggio, che avverrà, però, in Angola, è l’incontro con i Movimenti cattolici per la promozione della donna. L’elemento femminile in Africa è sempre stato considerato molto importante...


R. - La donna è la madre dell’umanità e per noi africani la donna è proprio la madre, perchè porta l’essere vivente nel suo seno. E’ al centro di questa nostra cultura. Poi voi sapete che da noi la Chiesa è fatta dalle donne. La maggior parte dei cristiani sono donne e sono molto ferventi, con il loro impegno spirituale e materiale, nel sostenere le nostre chiese. Poi abbiamo anche un altro elemento: noi religiose ci prendiamo cura della donna in modo speciale, perché, nonostante il fatto che la donna sia il centro, in quanto madre e perché porta la vita, dall’altro lato è abbandonata e messa in secondo piano, e non partecipa direttamente alle prese di decisioni, alla vita della società ed anche alla vita della cultura. Gli uomini si sono impadroniti della situazione. Nella nostra società, però, la donna sta prendendo piede, è intraprendente. Nel piccolo commercio in maggioranza sono donne e, come ho detto, sono sempre le donne che sono il fermento vivo della Chiesa in Camerun.


Come ricordato in apertura, dopo la cerimonia inaugurale in programma tra meno di due ore all’aeroporto di Yaoundé, Benedetto XVI si trasferirà nella Nunziatura della capitale camerunense. Domattina, il Pontefice si recherà in visita di omaggio dal presidente, Biya, e terrà un discorso nel palazzo presidenziale. Quindi, sarà la volta del pranzo dei vescovi del Camerun con Benedetto XVI, nella Nunziatura apostolica. Nel pomeriggio, infine, il Papa presiederà la celebrazione dei Vespri nella solennità di San Giuseppe nella Basilica di Maria Regina degli Apostoli di Yaoundé, alla presenza del clero e di tutte le forze della Chiesa cattolica nel Paese, oltre che di rappresentanti di altre confessioni camerunensi.


www.radiovaticana.org

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