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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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04/11/2011 12:53
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4/11/2011

In cammino verso Roma?

Verso una conciliazione tra lefebvriani e il Vaticano, ancora nessuna decisione ufficiale

GIACOMO GALEAZZI
CITTA' DEL VATICANO

I lefebvriani non hanno rifiutato l’offerta Vaticano, parola di Bernard Fellay. Il superiore della fraternità San Pio X è intervenuto per fermare le fughe di notizie circa una rottura con il Vaticano sulle trattative per il rientro del gruppo scismatico ultra-tradizionalista nella Chiesa. «Non abbiamo rigettato il testo che ci è stato presentato dalla Santa Sede», assicura Fellay.

Se la rappacificazione avvenisse il superiore della fraternità San Pio X riporterebbe a casa un gruppo di 200 seminaristi e 450 preti. E in un periodo di magra vocazionale, non sarebbe poca roba. Dopo la riunione dei superiori dei lefebvriani che si è svolta ad Albano a inizio ottobre, «sono apparsi diversi commenti sulla stampa sulla risposta che monsignor Bernard Fellay deve dare alle proposte romane del 14 settembre 2011», quando il successore dell’arcivescovo Lefebvre ha avuto in Vaticano un incontro con i vertici della congregazione per la Dottrina della fede. A oggi, dunque, niente la scia pensare che gli ultratradizionalisti cattolici non rientrino in seno a Roma.

Anche perché nella peggiore delle ipotesi sarebbe soltanto una piccola parte dei lefebvriani a non accettare le proposte di Roma, una parte minoritaria che resterebbe dunque staccata dal rientro. Il passo d’avvio è stato il Motu Proprio «Summorum Pontificum» il biglietto da visita col quale Benedetto XVI ha messo nero su bianco la volontà di non tradire il passato, soprattutto in campo liturgico. Perché la liturgia è la Chiesa, e da come essa prega traspare ciò in cui crede. Bernard Fellay è dal 1994 (e lo sarà ancora fino al 2018) superiore generale della Fraternità San Pio X. Consacrato vescovo da Lefebvre nel 1988, ascese in pochi anni ai vertici della Fraternità. Lui, Lefebvre, lo ha visto morire dopo una settimana di coma incosciente. Fellay è il capofila dell’anima più moderata dei lefebvriani. Il contrario di monsignor Richard Williamson che invece, della Fraternità, rappresa l’ala più intransigente, quella insomma del “mai e poi mai” un compromesso con Roma. «Si ricorda - continua la nota diffusa oggi - che soltanto la casa generalizia della fraternità San Pio X è abilitata a pubblicare un comunicato ufficiale o un commento autorizzato su questo tema».

Dopo la riunione di Albano i lefebvriani avevano comunicato che i vertici avrebbero studiato il «preambolo dottrinale» presentato dalla Santa Sede per «presentare, in un lasso di tempo ragionevole, una risposta alle proposte romane». Il contenuto del «preambolo» rimane riservato. Il tedesco don Niklaus Pfluger, primo assistente di Fellay, aveva precisato, in una recente intervista, che «il testo proposto ammette delle correzioni da parte nostra».

In questi giorni, inoltre, il superiore del distretto britannico dei lefebvriani, Paul Morgan, come riportato da Vatican Insider, ha rivelato in una lettera ai suoi fedeli alcuni dettagli dell’incontro nella Curia romana, accusando Roma di «non riconoscere la rottura tra gli insegnamenti della tradizione e quelli del Concilio Vaticano II» e le proposte vaticane di contenere «tutti gli elementi che la società ha sempre respinto». Quanto alla riunione di Albano, «i presenti sono stati d’accordo nel considerare chiaramente inaccettabile il preambolo dottrinale e che non è certo arrivato il tempo di raggiungere un qualche accordo pratico nella misura in cui le questioni dottrinali rimangono irrisolte». Una fuga di notizie alla quale il superiore Fellay ha voluto mettere un argine con il comunicato odierno.

Se la liturgia è il cuore del dissenso dei lefebvriani nei confronti di Roma, le divergenze sembrano avere un respiro più ampio che il Motu Proprio «Summorum Pontificum» non può da solo risolvere. I lefebvriani sollecitano una revisione diretta dei testi conciliari e non soltanto per denunciare una loro scorretta ermeneutica, a partire dalla dichiarazione «Dignitatis Humanae» dedicata alla libertà religiosa. In essa, a giudizio della fraternità San Pio X, la Chiesa si pone in uno stato di sudditanza rispetto a un’autorità civile che le deve garantire il diritto della libera espressione. A parere dei lefebvriani, invece, dovrebbe essere il contrario: è lo Stato che deve sottomettersi alla fede cattolica e riconoscerla come religione di Stato.


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