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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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02/06/2012 17:45
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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 02.06.2012

CELEBRAZIONE DELL’ORA MEDIA NEL DUOMO DI MILANO


Questa mattina, dopo aver celebrato la Santa Messa in privato, il Santo Padre Benedetto XVI lascia l’Arcivescovado di Milano e raggiunge in auto il Duomo dove, alle ore 10, presiede la Celebrazione dell’Ora Media con la partecipazione di sacerdoti, diaconi, consacrati, consacrate e seminaristi dell’arcidiocesi ambrosiana.
Al Suo arrivo, il Papa è accolto dai Vescovi Ausiliari di Milano, dall’Arciprete e dal Capitolo Metropolitano.
La Celebrazione è introdotta dall’Arcivescovo, Card. Angelo Scola. Dopo la recita dei salmi, il Santo Padre pronuncia la meditazione che pubblichiamo di seguito:


OMELIA DEL SANTO PADRE


Cari Fratelli e Sorelle!


Ci siamo raccolti in preghiera, rispondendo all’invito dell’Inno ambrosiano dell’Ora Terza: «E’ l’ora terza. Gesù Signore sale ingiuriato la croce». E’ un chiaro riferimento all’amorosa obbedienza di Gesù alla volontà del Padre. Il mistero pasquale ha dato principio a un tempo nuovo: la morte e risurrezione di Cristo ricrea l’innocenza nell’umanità e vi fa scaturire la gioia. Prosegue, infatti, l’inno: «Di qui inizia l’epoca della salvezza di Cristo - Hinc iam beata tempora coepere Christi gratia». Ci siamo radunati nella Basilica Cattedrale, in questo Duomo, che è veramente il cuore di Milano. Da qui il pensiero si estende alla vastissima Arcidiocesi ambrosiana, che nei secoli ed anche in tempi recenti ha dato alla Chiesa uomini insigni nella santità della vita e nel ministero, come sant’Ambrogio e san Carlo, e alcuni Pontefici di non comune statura, come Pio XI e il Servo di Dio Paolo VI, e i Beati Cardinali Andrea Carlo Ferrari e Alfredo Ildefonso Schuster.
Sono molto lieto di sostare un poco con voi! Rivolgo un affettuoso pensiero di saluto a tutti e a ciascuno in particolare, e vorrei farlo arrivare in modo speciale a quelli che sono malati o molto anziani. Saluto con viva cordialità il vostro Arcivescovo, il Cardinale Angelo Scola, e lo ringrazio per le sue amabili parole; saluto con affetto i vostri Pastori emeriti, i Cardinali Carlo Maria Martini e Dionigi Tettamanzi, con gli altri Cardinali e Vescovi presenti.
In questo momento viviamo il mistero della Chiesa nella sua espressione più alta, quella della preghiera liturgica. Le nostre labbra, i nostri cuori e le nostre menti, nella preghiera ecclesiale, si fanno interpreti delle necessità e degli aneliti dell’intera umanità. Con le parole del Salmo 118 abbiamo supplicato il Signore a nome di tutti gli uomini: «Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti … Venga a me, Signore, la tua grazia». La preghiera quotidiana della Liturgia delle Ore costituisce un compito essenziale del ministero ordinato nella Chiesa. Anche attraverso l’Ufficio divino, che prolunga nella giornata il mistero centrale dell’Eucaristia, i presbiteri sono in modo particolare uniti al Signore Gesù, vivo e operante nel tempo. Il Sacerdozio: quale dono prezioso! Voi cari Seminaristi che vi preparate a riceverlo imparate a gustarlo fin da ora e vivete con impegno il tempo prezioso nel Seminario! L’Arcivescovo Montini, durante le Ordinazioni del 1958 così diceva proprio in questo Duomo: «Comincia la vita sacerdotale: un poema, un dramma, un mistero nuovo … fonte di perpetua meditazione …sempre oggetto di scoperta e di meraviglia; [il Sacerdozio] - disse - è sempre novità e bellezza per chi vi dedica amoroso pensiero … è riconoscimento dell’opera di Dio in noi» (Omelia per l’Ordinazione di 46 Sacerdoti, 21 giugno 1958).
Se Cristo, per edificare la sua Chiesa, si consegna nelle mani del sacerdote, questi a sua volta si deve affidare a Lui senza riserva: l’amore per il Signore Gesù è l’anima e la ragione del ministero sacerdotale, come fu premessa perché Egli assegnasse a Pietro la missione di pascere il proprio gregge: «Simone …, mi ami più di costoro? … Pasci i miei agnelli (Gv 21,15)». Il Concilio Vaticano II ha ricordato che Cristo «rimane sempre il principio e la fonte della unità di vita dei presbiteri. Per raggiungerla, essi dovranno perciò unirsi a Lui nella scoperta della volontà del Padre e nel dono di sé per il gregge loro affidato. Così, rappresentando il Buon Pastore, nell’esercizio stesso della carità pastorale troveranno il vincolo della perfezione sacerdotale che realizzerà l’unità nella loro vita e attività» (Decr. Presbyterorum Ordinis, 14). Proprio su questa questione si è espresso: nelle occupazioni diverse, da ora ad ora, come trovare l’unità della vita, l’unità dell’essere sacerdote proprio da questa fonte dell’amicizia profonda con Gesù, dell’interiore essere insieme con Lui. E non c’è opposizione tra il bene della persona del sacerdote e la sua missione; anzi, la carità pastorale è elemento unificante di vita che parte da un rapporto sempre più intimo con Cristo nella preghiera per vivere il dono totale di se stessi per il gregge, in modo che il Popolo di Dio cresca nella comunione con Dio e sia manifestazione della comunione della Santissima Trinità. Ogni nostra azione, infatti, ha come scopo condurre i fedeli all’unione con il Signore e a fare così crescere la comunione ecclesiale per la salvezza del mondo. Le tre cose: unione personale con Dio, bene della Chiesa, bene dell’umanità nella sua totalità, non sono cose distinte od opposte, ma una sinfonia della fede vissuta.
Segno luminoso di questa carità pastorale e di un cuore indiviso sono il celibato sacerdotale e la verginità consacrata. Abbiamo cantato nell’Inno di sant’Ambrogio: «Se in te nasce il Figlio di Dio, conservi la vita incolpevole». «Accogliere Cristo - Christum suscipere» è un motivo che torna spesso nella predicazione del Santo Vescovo di Milano; cito un passo del suo Commento a san Luca: «Chi accoglie Cristo nell’intimo della sua casa viene saziato delle gioie più grandi» (Expos. Evangelii sec. Lucam, V, 16). Il Signore Gesù è stato la sua grande attrattiva, l’argomento principale della sua riflessione e predicazione, e soprattutto il termine di un amore vivo e confidente. Senza dubbio, l’amore per Gesù vale per tutti i cristiani, ma acquista un significato singolare per il sacerdote celibe e per chi ha risposto alla vocazione alla vita consacrata: solo e sempre in Cristo si trova la sorgente e il modello per ripetere quotidianamente il «sì» alla volontà di Dio. «Con quali legami Cristo è trattenuto?» – si chiedeva sant’Ambrogio, che con intensità sorprendente predicò e coltivò la verginità nella Chiesa, promuovendo anche la dignità della donna. Al quesito citato rispondeva: «Non con i nodi di corde, ma con i vincoli dell’amore e con l’affetto dell’anima» (De virginitate, 13, 77). E proprio in un celebre sermone alle vergini egli disse: «Cristo è tutto per noi: se desideri risanare le tue ferite, egli è medico; se sei angustiato dall’arsura delle febbre, egli è fonte; se ti trovi oppresso dalla colpa, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è potenza; se hai paura della morte, egli è vita; se desideri il paradiso, egli è via; se rifuggi le tenebre, egli è luce; se sei in cerca di cibo, egli è nutrimento» (Ibid., 16, 99).
Cari Fratelli e Sorelle consacrati, vi ringrazio per la vostra testimonianza e vi incoraggio: guardate al futuro con fiducia, contando sulla fedeltà di Dio, che non mancherà mai, e la potenza della sua grazia, capace di operare sempre nuove meraviglie, anche in noi e con noi. Le antifone della salmodia di questo sabato ci hanno condotto a contemplare il mistero della Vergine Maria. In essa possiamo, infatti, riconoscere il «genere di vita verginale e povera che Cristo Signore si scelse per sé e che la Vergine Madre sua abbracciò» (Lumen gentium, 46), una vita in piena obbedienza alla volontà di Dio.
Ancora l’Inno ci ha richiamato le parole di Gesù sulla croce: «Dalla gloria del suo patibolo, Gesù parla alla Vergine: "Ecco tuo figlio, o donna"; "Giovanni, ecco tua madre"». Maria, Madre di Cristo, estende e prolunga anche in noi la sua divina maternità, affinché il ministero della Parola e dei Sacramenti, la vita di contemplazione e l’attività apostolica nelle molteplici forme perseverino, senza stanchezza e con coraggio, a servizio di Dio e a edificazione della sua Chiesa.
In questo momento, mi è caro rendere grazie a Dio per le schiere di sacerdoti ambrosiani, di religiosi e religiose che hanno speso le loro energie al servizio del Vangelo, giungendo talvolta fino al supremo sacrificio della vita. Alcuni di essi sono stati proposti al culto e all’imitazione dei fedeli anche in tempi recenti: i Beati sacerdoti Luigi Talamoni, Luigi Biraghi, Luigi Monza, Carlo Gnocchi, Serafino Morazzone; i Beati religiosi Giovanni Mazzucconi, Luigi Monti e Clemente Vismara, e le religiose Maria Anna Sala ed Enrichetta Alfieri. Per la loro comune intercessione chiediamo fiduciosi al Datore di ogni dono di rendere sempre fecondo il ministero dei sacerdoti, di rafforzare la testimonianza delle persone consacrate, per mostrare al mondo la bellezza della donazione a Cristo e alla Chiesa, e di rinnovare le famiglie cristiane secondo il disegno di Dio, perché siano luoghi di grazia e di santità, terreno fertile per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Amen. Grazie.


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2/06/2012

Il Papa ribadisce il valore del celibato

Incontrando i religiosi e le religiose nel Duomo di Milano, Benedetto XVI ha ricordato: la verginità è segno della donazione totale a Dio

ANDREA TORNIELLI
MILANO


È uno di quei temi ricorrenti nel dibattito all’interno del mondo clericale: alla mancanza di sacerdoti, di fronte al calo delle vocazioni, bisogna rispondere abolendo l’obbligo del celibato sacerdotale? Papa Ratzinger, dal Duomo di Milano dove questa mattina ha iniziato la sua seconda giornata della visita, ha ribadito il valore del celibato e della verginità consacrata, che alcuni movimenti del dissenso – come ad esempio la Pfarrer-Iniziative dei parroci austriaci – vorrebbero mettere in discussione.


Accolto da una cattedrale gremita di suore, religiosi e preti, alla presenza di molti cardinali che hanno raggiunto Milano nelle ultime ore da vari Paesi del mondo, Benedetto XVI ha pregato l’Ora Terza secondo la liturgia ambrosiana. Nel suo saluto iniziale, il cardinale Angelo Scola ha ricordato l’impegno della nuova evangelizzazione e ha detto che nei primi mesi del suo episcopato ambrosiano è già venuto a conoscenza di decine e decine di esempi di santità nel clero della sua diocesi.


Nella sua omelia, il Papa ha detto che «la preghiera quotidiana della liturgia delle Ore costituisce un compito essenziale» per i sacerdoti, prolungando il mistero eucaristico. Benedetto XVI ha quindi indicato, con le parole del Concilio, il principio e la fonte dell’unità della vita dei preti. «Non c’è opposizione tra il bene della persona del sacerdote – ha detto il Papa – e la sua missione; anzi, la carità pastorale è elemento unificante di vita che parte da un rapporto sempre più intimo con Cristo nella preghiera per vivere il dono totale di se stessi per il gregge».


Il «segno luminoso di questa carità pastorale e di un cuore indiviso – ha continuato Ratzinger – sono il celibato sacerdotale e la verginità consacrata». L’amore di Gesù, ha aggiunto «acquista un significato singolare per il sacerdote celibe e per chi ha risposto alla vocazione alla vita consacrata: solo e sempre in Cristo si trova la sorgente e il modello per ripetere quotidianamente il “sì” alla volontà di Dio».


Prima di concludere la preghiera con una visita alla cripta del Duomo, il Papa ha voluto ricordare «le schiere di sacerdoti ambrosiani, di religiosi e religiose che hanno speso le loro energie al servizio del Vangelo, giungendo talvolta fino al supremo sacrificio della vita», come i beati sacerdoti Luigi Talamoni, Luigi Biraghi, Luigi Monza, Carlo Gnocchi, Serafino Morazzone; i Beati religiosi Giovanni Mazzucconi, Luigi Monti e Clemente Vismara, e le religiose Maria Anna Sala ed Enrichetta Alfieri.


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Il Papa ai giovani: ho sentito chiamata di Dio quando ero un ragazzo come voi

MIlano, 2 giu. - (Adnkronos) - "Ho sentito la chiamata di Dio quando ero un ragazzo come voi". Lo sottolinea Papa Benedetto XVI, parlando a braccio ai ragazzi che si sono raccolti oggi allo stadio Meazza di San Siro, giovani cresimandi dell'Arcidiocesi ambrosiana. Percio', "non credete a chi vi dice che che alla vostra eta' non si possa avere la vocazione". E ancora, Benedetto XVI spiega che la sua personale 'chiamata' probabilmente non e' arrivata il giorno della cresima, ma "da quando ero ragazzo come voi ho iniziato a sentirla". "State attenti - l'invito del Santo Padre - che la presenza del Signore oggi ci chiama".

(Adnkronos)


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Folla e festa per il Papa a San Siro con 70mila ragazzi


Striscione "Prendete il largo con Pietro" su spalti e prato


Milano, 2 giu. (TMNews)


Papa Benedetto XVI è arrivato pochi minuti prima delle 12 allo stadio di San Siro per un incontro con i neocresimati e cresimandi della diocesi di Milano, la più grande del mondo. Il Santo Padre è stato accolto da un'ovazione da parte dei circa 70mila ragazzi seduti sugli spalti con pettorine colorate diverse a seconda del settore. Al centro della tribuna arancione del primo anello è stato esposto un grandissimo striscione con i colori dell'arcobaleno. In attesa del Santo Padre mille ragazzi hanno allestito una coreografia sul prato dello stadio Meazza che è culminata nell'enorme scritta "Pietro" riprodotta su tutti e quattro i lati. Sul prato, ma anche sugli spalti, numerosi striscioni portano invece la scritta "Prendete il largo con Pietro". Prima di arrivare a San Siro il Papa ha celebrato "l'Ora Media" in Duomo davanti ai religiosi della diocesi.
Al termine della meditazione è sceso dalla cattedra arcivescovile per dare la sua benedizione a un gruppo di anziani, disabili, tutti religiosi, seduti ai lati dell'altare. Subito dopo si è soffermato in preghiera davanti allo "scurolo", posto sotto l'altare maggiore, che dal diciassettesimo secolo accoglie le spoglie di San Carlo Borromeo. Il pontefice è arrivato allo stadio con circa 40 minuti di ritardo causati anche dalla folla incontrata lungo il percorso dal Duomo a San Siro. Numerosi, in particolare, fedeli e curiosi assiepati lungo le transenne in corso Magenta e piazza Santa Maria delle Grazie, basilica dei frati Domenicani dove Leonardo da Vinci ha dipinto la sua 'Ultima cena'.


© Copyright TMNews


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PAPA: INCONTRA SACERDOTI E RELIGIOSI NEL DUOMO DI MILANO


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


Benedetto XVI ha pregato in ginocchio questa mattina nel Duomo di Milano, prima di presiedere la liturgia dell'Ora Media, alla quale partecipano sacerdoti, diaconi, consacrati, consacrate e seminaristi dell'arcidiocesi ambrosiana.
Al suo arrivo, il Papa e' stato accolto dai vescovi ausiliari di Milano e dal Capitolo Metropolitano. LO accompagnava il cardinale Angelo Scola e all'interno del Duomo era atteso da una ventina di cardinali e un centinaio di vescovi presenti a Milano per l'Incontro mondiale delle Famiglie.


© Copyright (AGI)


PAPA: SALUTA I MALATI IN DUOMO E SI CHINA PER RACCOGLIERE FOGLI


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


Prima di lasciare il Duomo, Benedetto XVI ha salutato con grande affetto un gruppo di malati che era nei pressi del presbiterio. Qui c'e' stato un piccolo fuori programma che ha avvicinato ancora di piu' la citta' al Pontefice. Mentre teneva le mani di una signora anziana, l'85enne Papa Ratzinger ha visto infatti che dal grembo le cadevano i fogli che aveva utilizzato per seguire il rito. Cosi' si e' chinato per raccoglierli, bloccato pero' in questo tentativo dal cardinale Angelo Scola che istintivamente lo ha abbracciato per sostenerlo.


© Copyright (AGI)


PAPA: RIAFFERMA VALORE CELIBATO SACERDOTALE E CASTITA' RELIGIOSI


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


Benedetto XVI ha voluto rilanciare oggi il valore del celibato sacerdotale e del voto di castita' di religiosi e suore. "L'amore per Gesu' - ha detto nel Duomo di Milano - vale per tutti i cristiani, ma acquista un significato singolare per il sacerdote celibe e per chi ha risposto alla vocazione alla vita consacrata: solo e sempre in Cristo si trova la sorgente e il modello per ripetere quotidianamente il "si'" alla volonta' di Dio". In proposito ha ricordato che "sant'Ambrogio con intensita' sorprendente predico' e coltivo' la verginita' nella Chiesa, promuovendo anche la dignita' della donna".

© Copyright (AGI)


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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 02.06.2012


INCONTRO CON I RAGAZZI E LE RAGAZZE DELLA CRESIMA ALLO STADIO "MEAZZA" A SAN SIRO


Alle ore 11.15 il Santo Padre Benedetto XVI giunge allo Stadio "Meazza" a San Siro ove ha luogo l’incontro con i ragazzi e le ragazze che quest’anno hanno ricevuto o stanno per ricevere il Sacramento della Cresima.
Introdotto dalla presentazione dell’Arcivescovo di Milano, Card. Angelo Scola, e dagli indirizzi di saluto di Don Samuele Morelli, Responsabile della Pastorale Giovanile settore ragazzi della Diocesi, e da un rappresentante dei giovani, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE


Cari ragazzi e ragazze!


E’ una grande gioia per me potervi incontrare durante la mia visita alla vostra Città. In questo famoso stadio di calcio, oggi i protagonisti siete voi! Saluto il vostro Arcivescovo, il Cardinale Angelo Scola, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto. Grazie anche a Don Samuele Marelli. Saluto il vostro amico che, a nome di tutti voi, mi ha rivolto il benvenuto. Sono lieto di salutare i Vicari episcopali che, a nome dell’Arcivescovo, vi hanno amministrato o amministreranno la Cresima. Un grazie particolare alla Fondazione Oratori Milanesi che ha organizzato questo incontro, ai vostri sacerdoti, a tutti i catechisti, agli educatori, ai padrini e alle madrine, e a quanti nelle singole comunità parrocchiali si sono fatti vostri compagni di viaggio e vi hanno testimoniato la fede in Gesù Cristo morto e risorto, e vivo.
Voi, cari ragazzi, vi state preparando a ricevere il Sacramento della Cresima, oppure l’avete ricevuto da poco. So che avete compiuto un bel percorso formativo, chiamato quest’anno «Lo spettacolo dello Spirito». Aiutati da questo itinerario, con diverse tappe, avete imparato a riconoscere le cose stupende che lo Spirito Santo ha fatto e fa nella vostra vita e in tutti coloro che dicono «sì» al Vangelo di Gesù Cristo. Avete scoperto il grande valore del Battesimo, il primo dei Sacramenti, la porta d’ingresso alla vita cristiana. Voi lo avete ricevuto grazie ai vostri genitori, che insieme ai padrini, a nome vostro, hanno professato il Credo e si sono impegnati a educarvi nella fede. Questa è stata per voi – come anche per me, tanto tempo fa! – una grazia immensa. Da quel momento, rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo, siete entrati a far parte della famiglia dei figli di Dio, siete diventati cristiani, membri della Chiesa.
Ora siete cresciuti, e potete voi stessi dire il vostro personale «sì» a Dio, un «sì» libero e consapevole. Il sacramento della Cresima conferma il Battesimo ed effonde su di voi con abbondanza lo Spirito Santo. Voi stessi ora, pieni di gratitudine, avete la possibilità di accogliere i suoi grandi doni che vi aiutano, nel cammino della vita, a diventare testimoni fedeli e coraggiosi di Gesù. I doni dello Spirito sono realtà stupende, che vi permettono di formarvi come cristiani, di vivere il Vangelo e di essere membri attivi della comunità. Ricordo brevemente questi doni, dei quali già ci parla il profeta Isaia e poi Gesù:


– il primo dono è la sapienza, che vi fa scoprire quanto è buono e grande il Signore e, come dice la parola, rende la vostra vita piena di sapore, perché siate, come diceva Gesù, «sale della terra»;


– poi il dono dell’intelletto, così che possiate comprendere in profondità la Parola di Dio e la verità della fede;


– quindi il dono del consiglio, che vi guiderà alla scoperta del progetto di Dio sulla vostra vita, vita di ognuno di voi;


– il dono della fortezza, per vincere le tentazioni del male e fare sempre il bene, anche quando costa sacrificio;


– viene poi il dono della scienza, non scienza nel senso tecnico, come è insegnata all’Università, ma scienza nel senso più profondo che insegna a trovare nel creato i segni, le impronte di Dio, a capire come Dio parla in ogni tempo e parla a me, e ad animare con il Vangelo il lavoro di ogni giorno; capire che c’è una profondità e capire questa profondità e così dare sapore al lavoro, anche quello difficile;


– un altro dono è quello della pietà, che tiene viva nel cuore la fiamma dell’amore per il nostro Padre che è nei cieli, in modo da pregarLo ogni giorno con fiducia e tenerezza di figli amati; di non dimenticare la realtà fondamentale del mondo e della mia vita: che c’è Dio e che Dio mi conosce e aspetta la mia risposta al suo progetto;


– e finalmente il settimo e ultimo dono è il timore di Dio – abbiamo parlato prima della paura –; timore di Dio non indica paura, ma sentire per Lui un profondo rispetto, il rispetto della volontà di Dio che è il vero disegno della mia vita ed è la strada attraverso la quale la vita personale e comunitaria può essere buona; e oggi, con tutte le crisi che vi sono nel mondo, vediamo come sia importante che ognuno rispetti questa volontà di Dio impressa nei nostri cuori e secondo la quale dobbiamo vivere; e così questo timore di Dio è desiderio di fare il bene, di fare la verità, di fare la volontà di Dio.


Cari ragazzi e ragazze, tutta la vita cristiana è un cammino, è come percorrere un sentiero che sale su un monte - quindi non è sempre facile, ma salire su un monte è una cosa bellissima - in compagnia di Gesù; con questi doni preziosi la vostra amicizia con Lui diventerà ancora più vera e più stretta. Essa si alimenta continuamente con il sacramento dell’Eucaristia, nel quale riceviamo il suo Corpo e il suo Sangue. Per questo vi invito a partecipare sempre con gioia e fedeltà alla Messa domenicale, quando tutta la comunità si riunisce insieme a pregare, ad ascoltare la Parola di Dio e prendere parte al Sacrificio eucaristico. E accostatevi anche al Sacramento della Penitenza, alla Confessione: è un incontro con Gesù che perdona i nostri peccati e ci aiuta a compiere il bene; ricevere il dono, ricominciare di nuovo è un grande dono nella vita, sapere che sono libero, che posso ricominciare, che tutto è perdonato. Non manchi poi la vostra preghiera personale di ogni giorno. Imparate a dialogare con il Signore, confidatevi con Lui, ditegli le gioie e le preoccupazioni, e chiedete luce e sostegno per il vostro cammino.
Cari amici, voi siete fortunati perché nelle vostre parrocchie ci sono gli oratori, un grande dono della Diocesi di Milano. L’oratorio, come dice la parola, è un luogo dove si prega, ma anche dove si sta insieme nella gioia della fede, si fa catechesi, si gioca, si organizzano attività di servizio e di altro genere, si impara a vivere, direi. Siate frequentatori assidui del vostro oratorio, per maturare sempre più nella conoscenza e nella sequela del Signore! Questi sette doni dello Spirito Santo crescono proprio in questa comunità dove si esercita la vita nella verità, con Dio. In famiglia, siate obbedienti ai genitori, ascoltate le indicazioni che vi danno, per crescere come Gesù «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,51-52). Infine, non siate pigri, ma ragazzi e giovani impegnati, in particolare nello studio, in vista della vita futura: è il vostro dovere quotidiano e una grande opportunità che avete per crescere e per preparare il futuro. Siate disponibili e generosi verso gli altri, vincendo la tentazione di mettere al centro voi stessi, perché l’egoismo è nemico della vera gioia. Se gustate adesso la bellezza di far parte della comunità di Gesù, potrete anche voi dare il vostro contributo per farla crescere e saprete invitare gli altri a farne parte. Permettetemi anche di dirvi che il Signore ogni giorno, anche oggi, qui, vi chiama a cose grandi. Siate aperti a quello che vi suggerisce e se vi chiama a seguirlo sulla via del sacerdozio o della vita consacrata, non ditegli di no! Sarebbe una pigrizia sbagliata! Gesù vi riempirà il cuore per tutta la vita!
Cari ragazzi, care ragazze, vi dico con forza: tendete ad alti ideali: tutti possono arrivare ad una alta misura, non solo alcuni! Siate santi! Ma è possibile essere santi alla vostra età? Vi rispondo: certamente!
Lo dice anche sant’Ambrogio, grande Santo della vostra Città, in una sua opera, dove scrive: «Ogni età è matura per Cristo» (De virginitate, 40). E soprattutto lo dimostra la testimonianza di tanti Santi vostri coetanei, come Domenico Savio, o Maria Goretti. La santità è la via normale del cristiano: non è riservata a pochi eletti, ma è aperta a tutti. Naturalmente, con la luce e la forza dello Spirito Santo, che non ci mancherà se estendiamo le nostre mani e apriamo il nostro cuore! E con la guida di nostra Madre. Chi è nostra Madre? E’ la Madre di Gesù, Maria. A lei Gesù ci ha affidati tutti, prima di morire sulla croce. La Vergine Maria custodisca allora sempre la bellezza del vostro «sì» a Gesù, suo Figlio, il grande e fedele Amico della vostra vita. Così sia!


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PAPA: CRISTO SI E' AFFIDATO ALLE MANI DEI SACERDOTI, SIATE FEDELI


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


"Se Cristo, per edificare la sua Chiesa, si consegna nelle mani del sacerdote, questi a sua volta si deve affidare a Lui senza riserve". Lo ha rcordato Benedetto XVI nel breve discorso rivolto a sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiosi e suore della diocesi di Milano, radunati nel Duomo. "L'amore per il Signore Gesu' - ha scandito - e' l'anima e la ragione del ministero sacerdotale, come fu la premessa perche' Egli assegnasse a Pietro la missione di pascere il proprio gregge". Secondo il Papa, "non c'e' opposizione tra il bene della persona del sacerdote e la sua missione; anzi, la carita' pastorale e' elemento unificante di vita che parte da un rapporto sempre piu' intimo con Cristo nella preghiera per vivere il dono totale di se stessi per il gregge, in modo che il popolo di Dio cresca nella comunione con Dio e sia manifestazione della comunione della Santissima Trinita'". "Ogni nostra azione - infatti - ha come scopo condurre i fedeli all'unione con il Signore e a fare crescere la comunione ecclesiale per la salvezza del mondo".
E raccomandando ai seminaristi presenti di "vivere con impegno il tempo prezioso del Seminario", ha ricordato le parole dell'arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI durante le ordinazioni del 1958, che presiedette proprio in Duomo, descrisse il sacerdozio come "un poema, un dramma, un mistero nuovo, fonte di perpetua meditazione sempre oggetto di scoperta e di meraviglia; sempre novita' e bellezza per chi vi dedica amoroso pensiero, riconoscimento dell'opera di Dio in noi".


© Copyright (AGI)


PAPA: SCENDE A VENERARE LE RELIQUIE DI SAN CARLO BORROMEO


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


Al termine della celebrazione in Duomo, il Papa e' sceso allo "Scurolo" di San Carlo Borromeo, per venerare le reliquie del Santo. Il Papa ha percorso con agilita' la scala che porta nella cripta sottostante il Duomo, seguito da Scola e da altri prelati. Poi dopo un breve momento di preghiera ha affrontato nuovamente i ripidi gradini con altrettanto vigore.


© Copyright (AGI)


PAPA: SCOLA, CHIESA DI MILANO E' LEGATA A S.SEDE E MISSIONARIA


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


"Sulla scia di Ambrogio e Carlo, ma anche dei suoi piu' recenti pastori, i fedeli ambrosiani, anzitutto i fedeli consacrati, hanno sempre coltivato con consapevole intensita' il leganme con Pietro". Lo ha ricordato il cardinale Angelo Scola nel saluto rivolto a Bendetto XVI in Duomo. "E' questo legame - ha sottolineato l'arcivescovo di Milano - che da secoli assicura il respiro cattolico alla nostra Chiesa". Scola ha ricordato "l'apertura missionaria" della diocesi affidatagli qualche mese fa da Papa Ratzingercon "l'imponete contributo alla 'missio ad gentes'" e l'impegno per la "Nuova Evangelizzazione".


© Copyright (AGI)


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Papa/ Lombardi: Sta bene, sereno e colpito da accoglienza Milano


Milano 2 giu. (TMNews) - Nonostante la fitta agenda di impegni milanesi e la tristezza per gli avvenimenti degli ultimi giorni legati alla Curia e ai suoi stretti collaboratori, Papa Benedetto XVI "sta bene", "è sereno e colpito dall'accoglienza e dalla qualità degli eventi" ai quali ha partecipato nel capoluogo lombardo. Lo ha riferito padre Federico Lombardi, capo della sala stampa vaticana. "Ha tenuto benissimo - ha aggiunto riferendosi alle tre ore di impegni pubblici di ieri e a quelli di stamani -, è molto gioioso e espressivo". (TMNews)



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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 02.06.2012

DISCORSO DEL SANTO PADRE ALLE AUTORITA'

Illustri Signori!

Vi sono sinceramente grato per questo incontro, che rivela i vostri sentimenti di rispetto e di stima verso la Sede Apostolica e, in pari tempo, consente a me, in qualità di Pastore della Chiesa universale, di esprimere a voi apprezzamento per l’opera solerte e benemerita che non cessate di promuovere per un sempre maggiore benessere civile, sociale ed economico delle laboriose popolazioni milanesi e lombarde.
Grazie al Cardinale Angelo Scola che ha introdotto questo momento. Nel rivolgere il mio deferente e cordiale saluto a voi, il mio pensiero corre a colui che è stato vostro illustre predecessore, sant’Ambrogio, governatore – consularis – delle province della Liguria e dell’Aemilia, con sede nella città imperiale di Milano, luogo di transito e di riferimento – diremmo oggi – europeo.
Prima di essere eletto, in modo inaspettato e contro il suo volere perché si sentiva impreparato, Vescovo di Mediolanum, egli ne era stato il responsabile dell’ordine pubblico e vi aveva amministrato la giustizia. Mi sembrano significative le parole con cui il prefetto Probo lo invitò come consularis a Milano; gli disse, infatti: «Va’ e amministra non come un giudice, ma come un vescovo». Ed egli fu effettivamente un governatore equilibrato e illuminato che seppe affrontare con saggezza, buon senso e autorevolezza le questioni, sapendo superare contrasti e ricomporre divisioni. Vorrei proprio soffermarmi brevemente su alcuni principi, che egli seguiva e che sono tuttora preziosi per quanti sono chiamati a reggere la cosa pubblica.
Nel suo commento al Vangelo di Luca, sant’Ambrogio ricorda che «l’istituzione del potere deriva così bene da Dio, che colui che lo esercita è lui stesso ministro di Dio» (Expositio Evangelii secundum Lucam, IV, 29). Tali parole potrebbero sembrare strane agli uomini del terzo millennio, eppure esse indicano chiaramente una verità centrale sulla persona umana, che è solido fondamento della convivenza sociale: nessun potere dell’uomo può considerarsi divino, quindi nessun uomo è padrone di un altro uomo. Ambrogio lo ricorderà coraggiosamente all’imperatore scrivendogli: «Anche tu, o augusto imperatore, sei un uomo» (Epistula 51,11). Un altro elemento possiamo ricavare dall’insegnamento di sant’Ambrogio. La prima qualità di chi governa è la giustizia, virtù pubblica per eccellenza, perché riguarda il bene della comunità intera. Eppure essa non basta. Ambrogio le accompagna un’altra qualità: l’amore per la libertà, che egli considera elemento discriminante tra i governanti buoni e quelli cattivi, poiché, come si legge in un’altra sua lettera, «i buoni amano la libertà, i reprobi amano la servitù» (Epistula 40, 2).
La libertà non è un privilegio per alcuni, ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire. Tuttavia, libertà non significa arbitrio del singolo, ma implica piuttosto la responsabilità di ciascuno. Si trova qui uno dei principali elementi della laicità dello Stato: assicurare la libertà affinché tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, però, nel rispetto dell’altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti.
D’altra parte, nella misura in cui viene superata la concezione di uno Stato confessionale, appare chiaro, in ogni caso, che le sue leggi debbono trovare giustificazione e forza nella legge naturale, che è fondamento di un ordine adeguato alla dignità della persona umana, superando una concezione meramente positivista dalla quale non possono derivare indicazioni che siano, in qualche modo, di carattere etico (cfr Discorso al Parlamento Tedesco, 22 settembre 2011). Lo Stato è a servizio e a tutela della persona e del suo «ben essere» nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione. Ognuno può allora vedere come la legislazione e l’opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia. Lo Stato è chiamato a riconoscere l’identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita, e altresì il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli, secondo il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente. Non si rende giustizia alla famiglia, se lo Stato non sostiene la libertà di educazione per il bene comune dell’intera società.
In questo esistere dello Stato per i cittadini, appare preziosa una costruttiva collaborazione con la Chiesa, senza dubbio non per una confusione delle finalità e dei ruoli diversi e distinti del potere civile e della stessa Chiesa, ma per l’apporto che questa ha offerto e tuttora può offrire alla società con la sua esperienza, la sua dottrina, la sua tradizione, le sue istituzioni e le sue opere con cui si è posta al servizio del popolo. Basti pensare alla splendida schiera dei Santi della carità, della scuola e della cultura, della cura degli infermi ed emarginati, serviti e amati come si serve e si ama il Signore. Questa tradizione continua a dare frutti: l’operosità dei cristiani lombardi in tali ambiti è assai viva e forse ancora più significativa che in passato. Le comunità cristiane promuovono queste azioni non tanto per supplenza, ma piuttosto come gratuita sovrabbondanza della carità di Cristo e dell’esperienza totalizzante della loro fede. Il tempo di crisi che stiamo attraversando ha bisogno, oltre che di coraggiose scelte tecnico-politiche, di gratuità, come ho avuto modo di ricordare: «La “città dell'uomo” non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione» (Enc. Caritas in veritate, 6).
Possiamo raccogliere un ultimo prezioso invito da sant’Ambrogio, la cui figura solenne e ammonitrice è intessuta nel gonfalone della Città di Milano.
A quanti vogliono collaborare al governo e all’amministrazione pubblica, egli richiede che si facciano amare. Nell’opera De officiis egli afferma: «Quello che fa l’amore, non potrà mai farlo la paura. Niente è così utile come farsi amare» (II, 29). D’altra parte, la ragione che, a sua volta, muove e stimola la vostra operosa e laboriosa presenza nei vari ambiti della vita pubblica non può che essere la volontà di dedicarvi al bene dei cittadini, e quindi una chiara espressione e un evidente segno di amore. Così, la politica è profondamente nobilitata, diventando una elevata forma di carità.
Illustri Signori! Accogliete queste mie semplici considerazioni come segno della mia profonda stima per le istituzioni che servite e per la vostra importante opera. Vi assista, in questo vostro compito, la continua protezione del Cielo, della quale vuole essere pegno ed auspicio la Benedizione Apostolica che imparto a voi, ai vostri collaboratori e alle vostre famiglie. Grazie!

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


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Da "Vatican Insider"...

2/06/2012

Un incontro speciale tra il Papa teologo e il cardinale biblista e pastore


In arcivescovado il colloquio privato tra il padre nobile dell'episcopato più aperto al confronto con la modernità e Benedetto XVI

GIACOMO GALEAZZI
MILANO


Lo aveva richiesto da settimane ed è stato accontentato. Il cardinale gesuita Carlo Maria Martini, malgrado la malattia che rende difficile i suoi spostamenti e gli impedisce da tempo di partecipare a incontri pubblici, ha voluto ugualmente portare il suo saluto a Benedetto XVI, che in più occasioni lo aveva ricordato nei discorsi della sua trasferta ambrosiana.

Una prova di considerazione da parte del Papa poiché in genere si limitano i saluti all'ultimo arcivescovo emerito della diocesi visitata e non anche al suo predecessore. Ad annunciare l'incontro è stato il suo confratello gesuita padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede. La visita dell'arcivescovo emerito di Milano, nel mezzo della bufera "Vatileaks", appare particolarmente significativa. Prima da cardinali, poi da papabili e anche negli ultimi sette anni, Ratzinger e Martini si sono spesso trovati su posizioni divergenti.

Dalla liberalizzazione della messa in latino alle modalità di reintegro dei lefebvriani nella Chiesa."Sono due grandi personaggi, completamente diversi tra loro- commenta a "Vatican Insider" lo scrittore cattolico, Antonio Socci-. Ancora una volta Benedetto XVI smentisce così la ridicola etichetta di panzercardinal e nella semplicità il suo modo di fare colpisce per la mitezza e l'apertura di cuore". Aggiunge Socci: "Il fatto che il Pontefice metta prima di tutto la stima per la persona per la persona, aveva avuto una palese dimostrazione con l'udienza concessa a castelgandolfo al teologo del dissenso Hans Kung".

Parimenti, precisa Socci,"Ratzinger apprezza Martini come biblista e più volte ha pubblicamente richiamato il suo ministero nella Chiesa ambrosiana. E' una stima reciproca, molto sentita, per nulla formale. Il "faccia a faccia" tra il Papa e Martini fa piazza pulita di pregiudizi, schieramenti, schemi di correnti. E' l'incontro tra due veri uomini di Chiesa". Il "vis-à-vis", in forma privata, si svolgerà nella curia ambrosiana. il cardinale Martini aveva espresso il desiderio di incontrare il Papa nonostante le precarie condizioni di salute. "Sta bene - spiega monsignor Erminio De Scalzi, vescovo ausiare di Milano - ma ha qualche difficoltà di parola e fa un po' fatica a camminare".


Un'altra chiave di lettura dell'incontro la offre lo storico del cristianesimo Alberto Melloni. "Pur nella differenza più profonda di posizioni tra i due c'è una vicinanza intellettuale che va ben oltre le rappresentazioni stereotipate del conservatore e del progressista- osserva a "Vatican Insider" il professor Melloni-. Sono stati i grandi intellettuali del collegio cardinalizio di Karol Wojtyla. Il fatto che, con tutto il peso della malattia, Martini abbia voluto esprimere vicinanza e affetto al Pontefice è un gesto coerente con la statura dei due personaggi". Eppure le loro "candidature" nel 2005 erano contrapposte."E' vero che all'inizio dell'ultimo conclave Ratzinger e Martini erano in competizione- sottolinea Melloni-.Ma poi è stato Martini a portare a Ratzinger gli ultimi voti necessari, quindi ne è stato un grande elettore".


L'incontro in arcivescovado è un segno importante, concorda il vaticanista dell'Agi, Salvatore Izzo. "Benedetto XVI ha sempre mostrato stima e considerazione per il cardinale Martini che apprezza come biblista e come pastore- evidenzia Izzo a "Vatican Insider"-. E' una stima espressa tante volte anche in discorsi a braccio, come in quello per esempio ai seminaristi di Roma. Martini e Ratzinger sono coetanei, sono colleghi come professori universitari e condividono una lettura del Gesù storico identificato con il Gesù della fede. Trovo marginali le divergenze che comunque tra uomini di questa levatura possono esserci. E poi Joseph Ratzinger è una persona buona e non mai stato sentire pronunciare giudizi negativi su nessuno".


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02/06/2012 19:24
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Milano città aperta


La gioia del Papa nelle parole di mons. De Scalzi e padre Lombardi


“Molto positivo l’incontro con la Milano laica e cattolica”. È il commento di padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, intervenuto oggi in conferenza stampa, in merito all’accoglienza ricevuta ieri da papa Benedetto XVI, giunto nella città lombarda per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie.


Il calore “milanese”. Un calore, quello milanese, dimostrato anche dai numeri: erano 70.000 le persone che si sono concentrate in piazza Duomo per salutare il pontefice e 100.000 quelle che lo hanno accompagnato lungo il percorso; oggi sono attese 500.000 persone. “Il concerto alla Scala, che di solito ha un aspetto mondano, era quello che doveva fare in questo momento il Papa?” si è poi chiesto padre Lombardi. “Sì, perche chi ha vissuto quel momento ha visto che quello è un luogo espressivo dei vertici della cultura, che significa anche ideali e impegno. Il papa ha ricordato la ricostruzione della Scala del1946, come simbolo di ricostruzione”, citazione significativa anche “alla luce della circostanza del terremoto dell’Emilia. Padre Lombardi ha partecipato anche alla Veglia di adorazione in Duomo e ha definito “sublime” l’intervento del vescovo di Mantova, mons. Roberto Busti, il quale ha rilevato come “la perdita della casa e la perdita della chiesa e ti fanno capire l’importanza di queste cose nella vita della famiglia”. L’incontro allo stadio di Benedetto XVI con i cresimandi, di questa mattina, “è stato travolgente, entusiasmante”. Padre Lombardi ha poi sottolineato che “il papa sta bene” è “sereno, molto contento e colpito e della qualità degli eventi che ci sono stati fin’ora”.


Un’accoglienza spontanea. A seguire mons. Erminio De Scalzi, vescovo ausiliare di Milano e presidente della Fondazione Milano Famiglie 2012 ha affermato che non aveva dubbi “sull’abbraccio che la città aveva preparato per il Santo Padre”. È stata un’“accoglienza sincera perché spontanea”. Era molto interessante la “presenza la della gente di Milano quella semplice, ma anche di persone che non sarebbero venute se ci fosse stato qualcun altro che non fosse il Papa”. Il vescovo ha anticipato che nell’incontro di questo pomeriggio sono state invitate circa 100 personalità delle istituzioni, città, regione e provincia e il papa, persone interessate al bene comune”. Sempre questo pomeriggio, in arcivescovado, il pontefice incontrerà anche il card. Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano.


Trasparenza, sobrietà e sostenibilità. In chiusura mons. De Scalzi ha voluto ricordare le tre priorità che hanno guidato l’organizzazione: “trasparenza, sobrietà ed eco sostenibilità”. In termini di trasparenza don Davide Milani, responsabile della Comunicazione del VII Incontro mondiale, ha ricordato come “il bilancio di previsione dell’evento sia pubblicato sul sito internet del Family 2012”. “La spesa complessiva è di circa 10,5 milioni di euro – ha spiegato don Milani – ed è stata coperta grazia a risorse dell’arcidiocesi e a contributi della Cei, della Regione Lombardia (2 milioni di euro) e di diversi sponsor”. Sul fronte, invece, delle ricadute sulla città, il responsabile della comunicazione, ha ricordato come “saranno soprattutto culturali oltre che economiche”. Il professor Luigi Campiglio dell’Università Cattolica e il suo staff hanno redatto un bilancio sociale della manifestazione e “dal suo studio emergono ripercussioni molto importanti per la città sul fronte culturale, grazie all’arrivo di pellegrini dal 150 Paesi del mondo”. Sul versante economico, ha proseguito don Milani, lo studio “stima in 55-56 milioni di euro l’indotto per la città”. Sul fronte della eco sostenibilità mons. De Scalzi ha sottolineato come “tutti i materiali utilizzati per l’allestimento del palco di Bresso verranno riutilizzati tramite cooperative sociali”, mentre nel parco verrà realizzato, al termine dell’Incontro, il “bosco della famiglia”.


Precisazioni. Rispondendo a una sollecitazione riguardo l’istituzione del registro delle unioni di fatto, che sembra nelle intenzioni del sindaco Giuliano Pisapia, mons. De Scalzi ha affermato che ogni “cosa va chiamata con il suo nome la famiglia è famiglia, le coppie di fatto sono le coppie di fatto; il sindaco agirà come ritiene opportuno” tenendo conto che “gli amministratori sono eletti dai cittadini”. Per ora, ha aggiunto, “dobbiamo sottolineare che non si sono ancora messe in atto politiche sociali per la famiglia”. A margine della conferenza stampa padre Federico Lombardi, interrogato dai giornalisti, è intervenuto in merito ad alcune indiscrezioni pubblicate quest’oggi da alcuni giornali circa il caso dell’ex presidente dello IOR, Gotti Tedeschi. “Le affermazioni pubblicate su alcuni giornali circa una divisione nella commissione cardinalizia di sorveglianza sono non fondate e forvianti”, ha spiegato padre Lombardi che ha ribadito come “non c’è nessuna divisione nella commissione”. “La commissione cardinalizia – ha proseguito il direttore della Sala Stampa vaticana – ha preso atto della decisione del board e comunicato per iscritto a Gotti Tedeschi che le funzioni sono passare ad interim, come da statuto, al vice presidente”.


A cura di Michele Luppi e Simona Mengascini, inviati Sir a Milano


© Copyright Sir


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PAPA: HO SENTITO CHIAMATA DI DIO QUANDO ERO UN RAGAZZO COME VOI


Salvatore Izzo


AGI) - Milano, 2 giu.


"Non credete a chi vi dice che che alla vostra eta' non si possa gia' avere la vocazione". Parlando a braccio nello Stadio Meazza, il Papa ha esordito cosi', rivolto a 80 mila giovani che partecipano alla "festa dei cresimandi". "Io stesso - ha confidato - non potrei dire se ho sentito la chiamata al momento della cresima, ma certo e' stato quando ero un ragazzo come voi che ho iniziato a sentirla".
"Cari ragazzi - ha detto ancora il Papa ai giovani di San Siro - tutta la vita cristiana e' un cammino, e' come percorrere un sentiero che sale su un monte in compagnia di Gesu'; con questi doni preziosi la vostra amicizia con Lui diventera' ancora piu' vera e piu' stretta. Essa si alimenta continuamente con il sacramento dell'Eucaristia, nel quale riceviamo il suo corpo e il suo sangue. Per questo vi invito a partecipare sempre con gioia e fedelta' alla messa domenicale, quando tutta la comunita' si riunisce insieme a pregare, ad ascoltare la parola di Dio e a prendere parte al sacrificio eucaristico". "E - ha raccomandato Ratzinger - accostatevi anche al sacramento della penitenza, alla confessione: e' l'incontro con Gesu' che perdona i nostri peccati e ci aiuta a compiere il bene". "Non manchi poi - ha concluso - la vostra preghiera personale di ogni giorno. Imparate a dialogare con il Signore, confidatevi con Lui, ditegli le gioie e le preoccupazioni, e chiedete luce e sostegno per il vostro cammino".


© Copyright (AGI)


PAPA: STUDIATE E OBBEDITE A GENITORI,NON SIATE PIGRI MA IMPEGNATI



Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


"In famiglia, siate obbedienti ai genitori, ascoltate le indicazioni che vi danno, per crescere come Gesu' in sapienza, eta' e grazia davanti a Dio e agli uomini". Lo ha raccomandato il Papa agli 80 mila ragazzi che partecipano oggi alla "festa dei cresimandi" nello Stadio di San Siro. "Non siate pigri - li ha incalzati - ma ragazzi e giovani impegnati, in particolare nello studio: e' il vostro dovere quotidiano e una grande opportunita' che avete per crescere. Siate disponibili e generosi verso gli altri, vincendo la tentazione di mettere al centro voi stessi, perche' l'egoismo e' nemico della gioia".


© Copyright (AGI)

PAPA: TIMORE DI DIO NON SIA PAURA MA DESIDERIO DI FARE IL BENE


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


"Il timore di Dio non significa paura di Lui, ma sentire per Lui un profondo rispetto e il desiderio di fare sempre la sua volontà, cioe' il bene". Papa Ratzinger lo ha spiegato agli 80 mila ragazzi che gremivano oggi lo Stadio di San Siro in occasione della "festa dei cresimandi". "Se gustate adesso la bellezza di far parte della comunita' di Gesu' - ha spiegato - potrete anche voi dare il vostro contributo per farla crescere e saprete invitare gli altri a farne parte". "Il Signore - ha poi concluso tornando sul tema della vocazione - ogni giorno, anche oggi, qui, vi chiama a cose grandi, non ditegli di no!".


© Copyright (AGI)

PAPA: LEZIONE DI CATECHISMO NELLO STADIO DI SAN SIRO


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


Una vera e propria lezione di catechismo, dedicata ai sette doni dello Spirito, e' stata proposta dal Papa agli 80 mila ragazzi che gremivano oggi lo Stadio di San Siro. "Il primo - ha elencato - e' la sapienza, che vi fa scoprire quanto e' buono e grande il Signore e rende la vostra vita piena di sapore, perche' siate, come diceva Gesu', 'sale della terra'; poi il dono dell'intelletto, cosi' che possiate comprendere in profondita' la Parola di Dio e le verita' della fede". Il terzo dono dello Spirito ha ricordato il Papa ai ragazzi e' quello del consiglio, "che vi guidera' alla scoperta del progetto di Dio sulla vostra vita; il dono della fortezza vi aiutera' a vincere le tentazioni del male e fare sempre il bene, anche quando costa sacrificio; - viene poi il dono della scienza, che insegna a trovare nel creato i segni, le impronte di Dio e ad animare con il Vangelo il lavoro di ogni giorno; - un altro dono e' quello della pieta', che tiene viva nel cuore la fiamma dell'amore per il nostro Padre che e' nei cieli, in modo da pregarLo ogni giorno con fiducia e tenerezza di figli amati; il settimo e ultimo dono e' infine - ha concluso - il timore di Dio".


© Copyright (AGI)


PAPA: GLI ORATORI MILANESI SONO LUOGHI ADATTI ALLA CRESCITA


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


"Cari amici siete fortunati perche' nelle parrocchie milanesi ci sono gli oratori, dove si prega, ma anche si sta insieme nella gioia della fede, si fa catechesi, si gioca, si organizzano attivita' di servizio e di altro genere". Cosi' Benedetto XVI agli 80mila ragazzi di San Siro.
"Siate frequentatori assidui - ha raccomandato loro - del vostro oratorio, per maturare sempre piu' nella conoscenza e nella sequela del Signore". Il Papa ha ricordato loro la testimonianza di tanti santi coetanei dei "cresimandi", come Domenico Savio, o Maria Goretti, spiegando che "la santita' non e' riservata a pochi eletti, ma aperta a tutti".


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PAPA: SU PRATO DI SAN SIRO SU VETTURETTA DA GOLF, 80MILA PRESENTI


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu.


Benedetto XVI e' stato salutato con straordinario entusiasmo dagli 80 mila giovani radunati oggi nello Stadio Meazza di San Siro per la "festa dei cresimandi". I ragazzi hanno fallo la "ola" in suo onore e battuto ripetutamente le mani scandendone il nome. Al suo ingresso nello Stadio Meazza, il Papa ha compiuto un giro del campo di calcio su una vetturetta elettrica da golf. Accanto a lui il cardinale Angelo Scola. Poco prima erano saliti sul prato i cardinali Tarcisio Bertone, Ennio Antonelli e Dionigi Tettamanzi, accolti anche loro da applausi.


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PAPA: SCOLA, QUESTI GIOVANI SONO MOLTO ATTACCATI A SUA FIGURA


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


"Padre Santo, questi giovani convenuti cosi' numerosi dalla nostra vasta arcidiocesi, sono molto attaccati al Papa". Il cardinale di Milano, Angelo Scola, ha salutato cosi' Benedetto XVI nello Stadio Meazza gremito da 80 mila ragazzi per la "festa dei cresimandi". "La fede dei loro padri - ha sottolineato il porporato - li ha gia' condotti a percepire che Benedetto XVI e' il Pontefice, cioe' colui che permette loro di attraversare la strada della vita riferiti al Padre di Gesu' e al Padre nostro. Per questo le vogliono un gran bene". "Vorremmo - ha concluso - che il loro entusiasmo contagioso fosse per lei sorriso, riposo e gioia".


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PAPA: GIOVANE LO SALUTA A S.SIRO,LEI E' L'ALLENATORE DELLA CHIESA


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


"Lei e' l'allenatore dell'immensa squadra che e' la Chiesa". Cosi' un ragazzo di Milano, Giovanni, si e' rivolto al Papa dal prato del Meazza. "Prendi il largo con Pietro", recita un grande striscione che campeggia nello Stadio di San Siro sullo sfondo di una bandiera arcobaleno.


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PAPA: LASCIA SAN SIRO, UN GRANDE GRAZIE COMPARE SUL PRATO




Salvatore Izzo




(AGI) - Milano, 1 giu.


Al termine di una partecipatissima coreografia, prima che il Papa lasciasse lo Stadio Meazza di San Siro, sul prato verde del campo di calcio e' comparsa una enorme scritta bianca: "Grazie".


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PAPA: ECCEZIONALE PERFORMANCE, MEZZO MILIONE PERSONE A BRESSO


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


Benedetto XVI ha compiuto questa sera una nuova eccezionale performance sul palco della Festa delle famiglie, nell'aeroporto di Bresso gremito da circa mezzo milione di persone (la stima ufficiale e' un po' piu' bassa, ma si riferisce al pomeriggio).
In diretta su Rai Uno, ha risposto infatti a sei domande sui temi piu' spinosi dell'attualita', parlando a braccio per circa un'ora. E non sono mancate le battute: "Spero che la domenica sia osservata in America", ha detto a una coppia degli Usa. "Per mantenere unita la coppia - ha aggiunto in un'altra risposta - si deve trovare una certa creativita', il che non e' facile".


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PAPA: IL PARADISO DOVREBBE ESSERE SIMILE A COME ERA MIA GIOVENTU'

Salvatore Izzo

(AGI) - Milano, 2 giu.

"Il Paradiso dovrebbe essere simile a come era la mia gioventù, cosi' spero di andare a casa andando dall'altra parte del mondo". Benedetto XVI ha risposto cosi' alla domanda di una bambina vietnamita, alla 'Festa delle Famiglie' nella spianata dell'aeroporto di Bresso, dove ci sono circa 500mila persone (350mila secondo il portavoce, padre Federico Lombardi).
"Della mia infanzia - ha detto il Papa alla piccola Cat Tien - ricordo la gioia delle feste in famiglia, quando cantavamo insieme e per me era come se si aprisse il cielo".
"A casa la musica era importante, mio fratello e' diventato un grande musicista, il papa' suonava la cetra e cantava, erano momenti indimenticabili", ha aggiunto Benedetto XVI. "In una parola eravamo un'anima sola, anche se i tempi erano molto difficili, ma l'amore reciproco tra di noi era forte cosi' si poteva superare tutto e anche le cose piccole hanno dato gioia. Siamo cresciuti - ha concluso il Pontefice sempre parlando a braccio - nella certezza che era bene essere uomini".

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PAPA: LAICITA' POSITIVA E' NON ASSOLUTIZZARE NESSUN POTERE


(AGI) - Milano, 2 giu.


(dall'inviato Salvatore Izzo)


"Nessun potere dell'uomo puo' considerarsi divino e quindi nessun uomo e' padrone di un altro uomo". Benedetto XVI ha voluto ricordare questa verita' proclamata da Sant'Ambrogio nei suoi sermoni durante l'incontro piu' politico della sua visita a Milano, parlando in Episcopio alle autorita': una platea composita con in prima fila i vicepresidenti della Camera Rosy Bindi e Maurizio Lupi, ma anche il procuratore capo Brutti Liberati, il sindaco Giuliano Pisapia, il presidente della Regione Roberto Formigoni e quello della Cei, Angelo Bagnasco.
Reduce dall'entusiasmante incontro con 80 mila ragazzi allo Stadio di San Siro e in procinto di recarsi nella grande area dell'aeroporto di Bresso per la "Festa delle Famiglie" dove rispondera' a braccio - e in diretta tv - a domande anche impegnative come quelle sulla crisi e sul terremoto, il Pontefice ha preferito risparmiarsi la liturgia, che sarebbe stata presumibilmente infinita, del "baciamano" con gli ospiti illustri dell'arcivescovo Angelo Scola, concedendo solo il discorso e un cordiale saluto generale. Al centro della sua riflessione - che ha comportato l'esplicita riaffermazione dell'unicita' della famiglia fondata sul matrimonio e dell'illiceita' di qualunque "soppressione" della vita umana, dal momento del concepimento alla morte naturale, il tema della laicita' positiva. Per il Papa, "uno dei principali elementi della laicita' dello Stato e' assicurare la liberta' affinche' tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, pero', nel rispetto dell'altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti". E se "ognuno puo' vedere come la legislazione e l'opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia", secondo Ratzinger anche oggi "la prima qualita' di chi governa e' la giustizia, virtu' pubblica per eccellenza, perche' riguarda il bene della comunita' intera". Ancora: per il Papa tedesco, che ha citato nel suo discorso anche lo storico intervento dello scorso settembre al Bundestag, se "lo Stato esiste per i cittadini, appare preziosa una costruttiva collaborazione con la Chiesa, senza dubbio non per una confusione delle finalita' e dei ruoli diversi e distinti del potere civile e della stessa Chiesa, ma per l'apporto che questa ha offerto e tuttora puo' offrire alla societa' con la sua esperienza, la sua dottrina, la sua tradizione, le sue istituzioni e le sue opere con cui si e' posta al servizio del popolo".
E ai politici presenti, ricordando che "le comunita' cristiane promuovono queste azioni non tanto per supplenza, ma piuttosto come gratuita sovrabbondanza della carita'", Benedetto XVI ha poi rivolto "un ultimo prezioso invito" sempre derivato da un sermone di sant'Ambrogio, "la cui figura solenne e ammonitrice e' intessuta nel gonfalone della Citta' di Milano". "A quanti vogliono collaborare al governo e all'amministrazione pubblica - ha ricordato infatti - si richiede che si facciano amare". Alla giustizia, ha ricordato in proposito il Papa teologo, "Sant'Ambrogio accompagna un'altra qualita': l'amore per la liberta', che egli considera elemento discriminante tra i governanti buoni e quelli cattivi, poiche', come si legge in un'altra sua lettera, 'i buoni amano la liberta', i reprobi amano la servitu''". "La liberta' - ha concluso - non e' un privilegio per alcuni, ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire. Tuttavia, liberta' non significa arbitrio del singolo, ma implica piuttosto la responsabilita' di ciascuno".


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PAPA: STATO RICONOSCA UNICITA' FAMIGLIA E MATRIMONIO


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


"Lo Stato e' chiamato a riconoscere l'identita' propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita". Lo ha riaffermato Benedetto XVI nel discorso rivolto questo pomeriggio alle autorita' della Lombardia. Per il Papa e' ugualmente un "diritto primario dei genitori" quello alla libera educazione e formazione dei figli, secondo il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente". "Non si rende giustizia alla famiglia - ha scandito - se lo Stato non sostiene la liberta' di educazione per il bene comune dell'intera societa'".


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PAPA: LEGGE NON PUO' CONSENTIRE ABORTO E EUTANASIA


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


"Lo Stato e' a servizio e a tutela della persona e del suo 'ben essere' nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non puo' mai essere consentita la deliberata soppressione". Lo ha detto il Papa condannando insieme la legalizzazione dell'aborto, che e' gia' in atto, e quella dell'eutanasia, che viene proposta. Nell'incontro con le autorita' di Milano e della Lombradia, Benedetto XVI ha affermato che "le leggi debbono trovare giustificazione e forza nella legge naturale, che e' fondamento di un ordine adeguato alla dignita' della persona umana".


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CRISI: PAPA, SERVONO SCELTE TECNICO-POLITICHE CORAGGIOSE


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu. - "Il tempo di crisi che stiamo attraversando ha bisogno di coraggiose scelte tecnico-politiche". Lo ha detto il Papa alle autorita' di Milano e della Lombardia nel corso di un incontro tenuto nell'Episcopio. Benedetto XVI ha detto anche che accanto a tali scelte occorre valorizzare anche la "gratuita'" perche' il bene comune non e' garantito solo da "rapporti di diritti e di doveri, ma ancor piu' e ancor prima da relazioni di gratuita', di misericordia e di comunione".


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02/06/2012 - LA VISITA DEL PAPA A MILANO

Benedetto XVI ai partiti:
niente promesse irrealizzabili


La veglia al Parco Nord con mezzo milione di persone

GIACOMO GALEAZZI
MILANO

Le famiglie chiedono, il Papa ascolta, risponde, offre consigli di vita e bagliori di memoria privata. Tutto intorno mezzo milione di volti che leggono nella mite espressione del Papa un barlume di speranza. Come un nonno in una sera d'inizio estate, Benedetto XVI rievoca le passeggiate in montagna con i genitori, la musica in casa, l'infanzia trascorsa in un villaggio. Squarci di quotidianità, bagliori di condivisione dell'animo umano. Il parroco del mondo coniuga calore e fedeltà alla dottrina.Rispondendo a una domanda di una famiglia sulla sofferenza per il mancato accesso ai Sacramenti delle persone risposate, il Papa ha detto che questa é "una grande sofferenza di oggi" e che "non abbiamo ricette" ma che "la Chiesa li ama, non sono fuori anche se non possono avere l'Eucarestia e la Confessione". Secondo Benedetto XVI è compito delle parrocchie "far sentire loro questo amore: loro vivono nella Chiesa e anche se non possono avere la Confessione, il contatto con un sacerdote può mostrarglielo". "Anche se non possono entrare in comunione con il corpo di Cristo - ha detto ancora Benedetto XVI - possono comunque spiritualmente essere uniti a Cristo e devono anche sapere che la loro sofferenza è un dono che fanno alla Chiesa".

Alla domanda di una giovane coppia del Madagascar che ha confessato al Pontefice di volersi sposare ma sentirsi spaventata dalla parola "per sempre", Joseph Ratzinger ha detto:"Purtroppo l'innamoramento di per sé non garantisce il "per sempre" ma deve entrare anche la ragione e la volontà". Infatti, "il passaggio dall' innamoramento al fidanzamento, al matrimonio esige diverse decisioni e esperienze interiori". Quindi, "l'innamoramento deve essere purificato attraverso la ragione e la volontà. D'altra parte il rito della Chiesa non chiede 'sei innamorato?" ma "vuoi tu?"". Nella veglia con le famiglie al Parco Nord, davanti a mezzo milione di persone, ha dialogato con una famiglia greca: "Dovrebbe crescere il senso di responsabilità dei partiti, che non devono promettere cose che non possono realizzare. Non cerchino solo voti per sé e siano responsabili per il bene di tutti. La politica è responsabilità davanti a Dio e agli uomini". Il Pontefice ha accolto sul palco anche una famiglia colpita dal sisma, la famiglia Govoni da Cento, in provincia di Ferrara."Sentiamo profondamente il vostro dolore, non vi dimenticheremo e facciamo il possibile per aiutarvi, anche materialmente. Prego insistentemente per voi", ha detto il Papa rivolgendosi ai terremotati dell'Emilia. Il suo popolo lo cerca e lui trova una pluralità fatta di storie individuali. La veglia a Bresso è un colloquio collettivo. Il Pontefice non si sottrae a nessun quesito. Insomma vecchio prof davanti agli studenti e umile lavoratore nella vigna del Signore. La recessione è una piaga planetaria. "Noi che cosa possiamo fare?" si è quindi chiesto il Papa sottolineando che "gemellaggi tra città, famiglie e parrocchie potrebbero aiutare". "Oggi esistono gemellaggi soprattutto a livelli di scambi culturali: famiglie e parrocchie potrebbero prendere responsabilità per aiutare un'altra famiglia in difficoltà".

Benedetto XVI, dopo aver risposto alle domande rivoltegli da cinque famiglie arrivate da tutto il mondo e aver assistito ad alcune esibizioni musicali, tra cui quella del cantante italiano Ron, ha salutato le 500mila persone venute ad ascoltarlo e ha dato loro appuntamento alla grande messa che sarà da lui celebrata sullo stesso palco. Benedetto XVI è stato nuovamente salutato dagli applausi e dalle ovazioni della folla, che più volte lo ha interrotto anche durante il suo discorso. "Mai visto un simile dialogo di massa tra un Papa e la gente", si commuove nello sterminato prato un anziano parroco. La "giornata particolare" di Benedetto XVI ha un epilogo memorabile. Dal tramonto in poi, un arcobaleno di famiglie cerca e trova il confronto a tutto campo con il Pontefice. Dall'immensa platea lo acclamano e dal palco gli rivolgono domande a raffica, anche scomode sui sacramenti negati ai divorziati risposati e le tanti difficoltà della fedeltà alla dottrina. E così la kermesse cattolica si trasforma in un'agorà e in una macchina del tempo. Dopo aver ascoltato una girandola di testimonianze di coppie e figli di ogni angolo del pianeta, Joseph Ratzinger esce dal protocollo, lascia da parte i discorsi scritti.


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PAPA: DIVORZIATI RISPOSATI SONO PIENAMENTE NELLA CHIESA


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 2 giu.


"Ai divorziati risposati dobbiamo dire che la Chiesa li ama, devono vederlo e sentire che realmente facciamo il possibile per aiutarli". Lo ha detto il Papa alla Festa delle Famiglie all'aeroporto di Bresso.
"Non sono fuori della Chiesa", ha scandito, spiegando che "anche se non possono ricevere l'assoluzione e l'Eucaristia, vivono pienamente nella Chiesa". Secondo Benedetto XVI, "il contatto con un sacerdote per loro puo' essere ugualmente importante, poi seguano la liturgia eucaristica vera e partecipata: se entrano in comunione possono essere spiritualmente uniti a Cristo".
"I divorziati risposati - ha auspicato il Papa - trovino conforto in una vita di fede e con l'aiuto della comunita' la sofferenza non sia per loro un tormento fisico e psichico. La loro sofferenza se interiormente accettata e' dono per tutti". "Il problema dei divorziati risposati - ha detto ancora il Pontefice - resta uno dei grandi porblemi della Chiesa di oggi: la sofferenza e' grande dobbiamo aiutare queste persone a vivere la loro sofferenza e impegnarci anche nella prevenzione, approfondire dall'inizio con i ragazzi l'innamoramento, seguirli nel fidanzamento, accompagnare le coppie durante il matrimonio".
La domanda sui divorziati risposati e' stata posta al Pontefice da una coppia di psicologi impegnati nella terapia delle coppie. "Grazie per il vostro lavoro - ha detto il Pontefice alla coppia - perche' la psicoterapia e' molto necesaria alle famiglie in difficolta'".


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CRISI: PAPA CHIEDE DI AIUTARE LA GRECIA CON GEMELLAGGI

Salvatore Izzo

(AGI) - Milano, 2 giu.

Davanti all'angoscia che gli hanno manifestato i coniugi Paleologos, arrivati dalla Grecia per la Festa delle famiglie all'aeroporto di Bresso, il Papa ha avanzato questa sera una proposta basata sulla solidarieta'. "Abbiamo in Europa - ha detto - alcuni tipi di gemellaggi molto utili, ma dobbiamo allargare queste esperienze: una famiglia in Italia o in un altro paese prenda la responsabilita' di chi e' in difficolta', e cosi' facciano le parrocchie, le citta'".

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CRISI: PAPA, OGNUNO FACCIA SUA PARTE CON SACRIFICI E SOLIDARIETA'

Salvatore Izzo

(AGI) - Milano, 2 giu.

Davanti alla crisi economica, "tutti soffrono e devono accettare i sacrifici, certo. Ma credo che ciascuno deve fare il suo possibile, pensando alla sua famiglia, a se' e agli altri. Ciascuno pensi che sacrifici sono necessari". Lo ha detto il Papa rispondendo alla domanda di una famiglia greca che si trova in difficolta' a causa della crisi.
Per Benedetto XVI occorre maggiore solidarieta' a tutti i livelli.

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PAPA: I PARTITI NON PROMETTANO CIO' CHE NON POSSONO FARE =

Salvatore Izzo

(AGI) - Milano, 2 giu.

Davanti alla crisi economica "dovrebbe crecere il senso di responsabilita' in tutti i partiti. Che non promettano cose che non possono realizzare, che non cerchino solo voti per se' ma siano al servizio. E si capisca che la politica e' responsabilita' morale davanti a Dio e agli uomuni".
Lo ha detto il Papa rispondendo alle domande di una famiglia greca durante la "Festa delle famiglie" all'aeroporto di Bresso.

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03/06/2012 09:23
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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’ARCIDIOCESI DI MILANO E VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (1°-3 GIUGNO 2012) , 03.06.2012

DIALOGO DEL SANTO PADRE CON LE FAMIGLIE

Questa sera, nel Parco Nord di Milano - Aeroporto di Bresso, si è svolta la Festa delle testimonianze nell’ambito del VII Incontro Mondiale delle Famiglie.
Il Santo Padre Benedetto XVI è giunto al Parco di Bresso alle ore 20.30. L’evento si è aperto con il saluto di accoglienza da parte del Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Card. Ennio Antonelli. Quindi, nel corso della festa, il Papa ha dialogato con le famiglie presenti, ascoltando le loro testimonianze e rispondendo alle loro domande:

DIALOGO DEL SANTO PADRE CON LE FAMIGLIE

1. CAT TIEN (bambina dal Vietnam):
Ciao, Papa. Sono Cat Tien, vengo dal Vietnam.
Ho sette anni e ti voglio presentare la mia famiglia. Lui è il mio papà, Dan e la mia mamma si chiama Tao, e lui è il mio fratellino Binh.
Mi piacerebbe tanto sapere qualcosa della tua famiglia e di quando eri piccolo come me…


SANTO PADRE: Grazie, carissima, e ai genitori: grazie di cuore. Allora, hai chiesto come sono i ricordi della mia famiglia: sarebbero tanti! Volevo dire solo poche cose. Il punto essenziale per la famiglia era per noi sempre la domenica, ma la domenica cominciava già il sabato pomeriggio. Il padre ci diceva le letture, le letture della domenica, da un libro molto diffuso in quel tempo in Germania, dove erano anche spiegati i testi. Così cominciava la domenica: entravamo già nella liturgia, in atmosfera di gioia. Il giorno dopo andavamo a Messa. Io sono di casa vicino a Salisburgo, quindi abbiamo avuto molta musica – Mozart, Schubert, Haydn – e quando cominciava il Kyrie era come se si aprisse il cielo. E poi a casa era importante, naturalmente, il grande pranzo insieme. E poi abbiamo cantato molto: mio fratello è un grande musicista, ha fatto delle composizioni già da ragazzo per noi tutti, così tutta la famiglia cantava. Il papà suonava la cetra e cantava; sono momenti indimenticabili. Poi, naturalmente, abbiamo fatto insieme viaggi, camminate; eravamo vicino ad un bosco e così camminare nei boschi era una cosa molto bella: avventure, giochi eccetera. In una parola, eravamo un cuore e un’anima sola, con tante esperienze comuni, anche in tempi molto difficili, perché era il tempo della guerra, prima della dittatura, poi della povertà. Ma questo amore reciproco che c’era tra di noi, questa gioia anche per cose semplici era forte e così si potevano superare e sopportare anche queste cose. Mi sembra che questo fosse molto importante: che anche cose piccole hanno dato gioia, perché così si esprimeva il cuore dell’altro. E così siamo cresciuti nella certezza che è buono essere un uomo, perché vedevamo che la bontà di Dio si rifletteva nei genitori e nei fratelli. E, per dire la verità, se cerco di immaginare un po’ come sarà in Paradiso, mi sembra sempre il tempo della mia giovinezza, della mia infanzia. Così, in questo contesto di fiducia, di gioia e di amore eravamo felici e penso che in Paradiso dovrebbe essere simile a come era nella mia gioventù. In questo senso spero di andare «a casa», andando verso l’«altra parte del mondo».


2. SERGE RAZAFINBONY E FARA ANDRIANOMBONANA (Coppia di fidanzati dal Madagascar):
SERGE: Santità, siamo Fara e Serge, e veniamo dal Madagascar.
Ci siamo conosciuti a Firenze dove stiamo studiando, io ingegneria e lei economia. Siamo fidanzati da quattro anni e non appena laureati sogniamo di tornare nel nostro Paese per dare una mano alla nostra gente, anche attraverso la nostra professione.
FARA: I modelli famigliari che dominano l'Occidente non ci convincono, ma siamo consci che anche molti tradizionalismi della nostra Africa vadano in qualche modo superati. Ci sentiamo fatti l'uno per l'altro; per questo vogliamo sposarci e costruire un futuro insieme. Vogliamo anche che ogni aspetto della nostra vita sia orientato dai valori del Vangelo.
Ma parlando di matrimonio, Santità, c'è una parola che più d'ogni altra ci attrae e allo stesso tempo ci spaventa: il «per sempre»...


SANTO PADRE: Cari amici, grazie per questa testimonianza. La mia preghiera vi accompagna in questo cammino di fidanzamento e spero che possiate creare, con i valori del Vangelo, una famiglia «per sempre». Lei ha accennato a diversi tipi di matrimonio: conosciamo il «mariage coutumier» dell’Africa e il matrimonio occidentale. Anche in Europa, per dire la verità, fino all’Ottocento, c’era un altro modello di matrimonio dominante, come adesso: spesso il matrimonio era in realtà un contratto tra clan, dove si cercava di conservare il clan, di aprire il futuro, di difendere le proprietà, eccetera. Si cercava l’uno per l’altro da parte del clan, sperando che fossero adatti l’uno all’altro. Così era in parte anche nei nostri paesi. Io mi ricordo che in un piccolo paese, nel quale sono andato a scuola, era in gran parte ancora così. Ma poi, dall’Ottocento, segue l’emancipazione dell’individuo, la libertà della persona, e il matrimonio non è più basato sulla volontà di altri, ma sulla propria scelta; precede l’innamoramento, diventa poi fidanzamento e quindi matrimonio. In quel tempo tutti eravamo convinti che questo fosse l’unico modello giusto e che l’amore di per sé garantisse il «sempre», perché l’amore è assoluto, vuole tutto e quindi anche la totalità del tempo: è «per sempre». Purtroppo, la realtà non era così: si vede che l’innamoramento è bello, ma forse non sempre perpetuo, così come è il sentimento: non rimane per sempre. Quindi, si vede che il passaggio dall’innamoramento al fidanzamento e poi al matrimonio esige diverse decisioni, esperienze interiori. Come ho detto, è bello questo sentimento dell’amore, ma deve essere purificato, deve andare in un cammino di discernimento, cioè devono entrare anche la ragione e la volontà; devono unirsi ragione, sentimento e volontà. Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: «Sei innamorato?», ma «Vuoi», «Sei deciso». Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: «Sì, questa è la mia vita». Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. Questo, tutta la personalizzazione giusta, la comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre. Auguri a voi!


3. FAMIGLIA PALEOLOGOS (Famiglia greca)
NIKOS: Kalispera! Siamo la famiglia Paleologos. Veniamo da Atene. Mi chiamo Nikos e lei è mia moglie Pania. E loro sono i nostri due figli, Pavlos e Lydia.
Anni fa con altri due soci, investendo tutto ciò che avevamo, abbiamo avviato una piccola società di informatica.
Al sopravvenire dell'attuale durissima crisi economica, i clienti sono drasticamente diminuiti e quelli rimasti dilazionano sempre più i pagamenti. Riusciamo a malapena a pagare gli stipendi dei due dipendenti, e a noi soci rimane pochissimo: così che, per mantenere le nostre famiglie, ogni giorno che passa resta sempre meno. La nostra situazione è una tra le tante, fra milioni di altre. In città la gente gira a testa bassa; nessuno ha più fiducia di nessuno, manca la speranza.
PANIA: Anche noi, pur continuando a credere nella provvidenza, facciamo fatica a pensare ad un futuro per i nostri figli.
Ci sono giorni e notti, Santo Padre, nei quali viene da chiedersi come fare a non perdere la speranza. Cosa può dire la Chiesa a tutta questa gente, a queste persone e famiglie senza più prospettive?


SANTO PADRE: Cari amici, grazie per questa testimonianza che ha colpito il mio cuore e il cuore di noi tutti. Che cosa possiamo rispondere? Le parole sono insufficienti. Dovremmo fare qualcosa di concreto e tutti soffriamo del fatto che siamo incapaci di fare qualcosa di concreto. Parliamo prima della politica: mi sembra che dovrebbe crescere il senso della responsabilità in tutti i partiti, che non promettano cose che non possono realizzare, che non cerchino solo voti per sé, ma siano responsabili per il bene di tutti e che si capisca che politica è sempre anche responsabilità umana, morale davanti a Dio e agli uomini. Poi, naturalmente, i singoli soffrono e devono accettare, spesso senza possibilità di difendersi, la situazione com’è. Tuttavia, possiamo anche qui dire: cerchiamo che ognuno faccia il suo possibile, pensi a sé, alla famiglia, agli altri, con grande senso di responsabilità, sapendo che i sacrifici sono necessari per andare avanti. Terzo punto: che cosa possiamo fare noi? Questa è la mia questione, in questo momento. Io penso che forse gemellaggi tra città, tra famiglie, tra parrocchie, potrebbero aiutare. Noi abbiamo in Europa, adesso, una rete di gemellaggi, ma sono scambi culturali, certo molto buoni e molto utili, ma forse ci vogliono gemellaggi in altro senso: che realmente una famiglia dell’Occidente, dell’Italia, della Germania, della Francia… assuma la responsabilità di aiutare un’altra famiglia. Così anche le parrocchie, le città: che realmente assumano responsabilità, aiutino in senso concreto. E siate sicuri: io e tanti altri preghiamo per voi, e questo pregare non è solo dire parole, ma apre il cuore a Dio e così crea anche creatività nel trovare soluzioni. Speriamo che il Signore ci aiuti, che il Signore vi aiuti sempre! Grazie.


4. FAMIGLIA RERRIE (Famiglia statunitense)
JAY: Viviamo vicino a New York.
Mi chiamo Jay, sono di origine giamaicana e faccio il contabile.
Lei è mia moglie Anna ed è insegnante di sostegno.
E questi sono i nostri sei figli, che hanno dai 2 ai 12 anni. Da qui può ben immaginare, Santità, che la nostra vita, è fatta di perenni corse contro il tempo, di affanni, di incastri molto complicati...
Anche da noi, negli Stati Uniti, una delle priorità assolute è mantenere il posto di lavoro, e per farlo non bisogna badare agli orari, e spesso a rimetterci sono proprio le relazioni famigliari.
ANNA: Certo non sempre è facile... L'impressione, Santità, è che le istituzioni e le imprese non facilitano la conciliazione dei tempi di lavoro coi tempi della famiglia.
Santità, immaginiamo che anche per lei non sia facile conciliare i suoi infiniti impegni con il riposo.
Ha qualche consiglio per aiutarci a ritrovare questa necessaria armonia? Nel vortice di tanti stimoli imposti dalla società contemporanea, come aiutare le famiglie a vivere la festa secondo il cuore di Dio?


SANTO PADRE: Grande questione, e penso di capire questo dilemma tra due priorità: la priorità del posto di lavoro è fondamentale, e la priorità della famiglia. E come riconciliare le due priorità. Posso solo cercare di dare qualche consiglio. Il primo punto: ci sono imprese che permettono quasi qualche extra per le famiglie – il giorno del compleanno, eccetera – e vedono che concedere un po’ di libertà, alla fine va bene anche per l’impresa, perché rafforza l’amore per il lavoro, per il posto di lavoro. Quindi, vorrei qui invitare i datori di lavoro a pensare alla famiglia, a pensare anche ad aiutare affinché le due priorità possano essere conciliate. Secondo punto: mi sembra che si debba naturalmente cercare una certa creatività, e questo non è sempre facile. Ma almeno, ogni giorno portare qualche elemento di gioia nella famiglia, di attenzione, qualche rinuncia alla propria volontà per essere insieme famiglia, e di accettare e superare le notti, le oscurità delle quali si è parlato anche prima, e pensare a questo grande bene che è la famiglia e così, anche nella grande premura di dare qualcosa di buono ogni giorno, trovare una riconciliazione delle due priorità. E finalmente, c’è la domenica, la festa: spero che sia osservata in America, la domenica. E quindi, mi sembra molto importante la domenica, giorno del Signore e, proprio in quanto tale, anche "giorno dell’uomo", perché siamo liberi. Questa era, nel racconto della Creazione, l’intenzione originale del Creatore: che un giorno tutti siano liberi. In questa libertà dell’uno per l’altro, per se stessi, si è liberi per Dio. E così penso che difendiamo la libertà dell’uomo, difendendo la domenica e le feste come giorni di Dio e così giorni per l’uomo. Auguri a voi! Grazie.


5. FAMIGLIA ARAUJO (Famiglia brasiliana di Porto Alegre)
MARIA MARTA: Santità, come nel resto del mondo, anche nel nostro Brasile i fallimenti matrimoniali continuano ad aumentare.
Mi chiamo Maria Marta, lui è Manoel Angelo. Siamo sposati da 34 anni e siamo già nonni. In qualità di medico e psicoterapeuta familiare incontriamo tante famiglie, notando nei conflitti di coppia una più marcata difficoltà a perdonare e ad accettare il perdono, ma in diversi casi abbiamo riscontrato il desiderio e la volontà di costruire una nuova unione, qualcosa di duraturo, anche per i figli che nascono dalla nuova unione.
MANOEL ANGELO: Alcune di queste coppie di risposati vorrebbero riavvicinarsi alla Chiesa, ma quando si vedono rifiutare i Sacramenti la loro delusione è grande. Si sentono esclusi, marchiati da un giudizio inappellabile.
Queste grandi sofferenze feriscono nel profondo chi ne è coinvolto; lacerazioni che divengono anche parte del mondo, e sono ferite anche nostre, dell'umanità tutta.
Santo Padre, sappiamo che queste situazioni e che queste persone stanno molto a cuore alla Chiesa: quali parole e quali segni di speranza possiamo dare loro?


SANTO PADRE: Cari amici, grazie per il vostro lavoro di psicoterapeuti per le famiglie, molto necessario. Grazie per tutto quello che fate per aiutare queste persone sofferenti. In realtà, questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi. E non abbiamo semplici ricette. La sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie, i singoli ad aiutare queste persone a sopportare la sofferenza di questo divorzio. Io direi che molto importante sarebbe, naturalmente, la prevenzione, cioè approfondire fin dall’inizio l’innamoramento in una decisione profonda, maturata; inoltre, l’accompagnamento durante il matrimonio, affinché le famiglie non siano mai sole ma siano realmente accompagnate nel loro cammino. E poi, quanto a queste persone, dobbiamo dire – come lei ha detto – che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa. Forse, se non è possibile l’assoluzione nella Confessione, tuttavia un contatto permanente con un sacerdote, con una guida dell’anima, è molto importante perché possano vedere che sono accompagnati, guidati. Poi è anche molto importante che sentano che l’Eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo. Anche senza la ricezione «corporale» del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo. E far capire questo è importante. Che realmente trovino la possibilità di vivere una vita di fede, con la Parola di Dio, con la comunione della Chiesa e possano vedere che la loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servono così a tutti anche per difendere la stabilità dell’amore, del Matrimonio; e che questa sofferenza non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede. Penso che la loro sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa. Devono saperlo, che proprio così servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa. Grazie per il vostro impegno.


SALUTO AI TERREMOTATI DELL’EMILIA


La festa delle famiglie del mondo non ha dimenticato il dramma delle persone colpite in questi giorni dal terremoto in Emilia. Nel corso del collegamento video con i bambini radunati davanti alla tendopoli di San Felice sul Panaro, il Papa ha rivolto loro questo saluto:


SANTO PADRE: Cari amici, voi sapete che noi sentiamo profondamente il vostro dolore, la vostra sofferenza; e, soprattutto, io prego ogni giorno che finalmente finisca questo terremoto. Noi tutti vogliamo collaborare per aiutarvi: siate sicuri che non vi dimentichiamo, che facciamo ognuno il possibile per aiutarvi – la Caritas, tutte le organizzazioni della Chiesa, lo Stato, le diverse comunità – ognuno di noi vuole aiutarvi, sia spiritualmente nella nostra preghiera, nella nostra vicinanza di cuore, sia materialmente e prego insistentemente per voi. Dio vi aiuti, ci aiuti tutti! Auguri a voi, il Signore vi benedica!


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TESTIMONIANZE
MEZZO MILIONE DI PERSONE AL PARCO NORD: LE GIOIE E LE DIFFICOLTÀ RACCONTATE AL PONTEFICE


Benedetto XVI risponde a dubbi e timori


C'era tutto il mondo rappresentato ieri sera nel Parco Nord di Bresso per ascoltare Benedetto XVI e portare al Papa le testimonianze di tante famiglie.


Famiglie normali, che affrontano le fatiche, le preoccupazioni economiche, l'impegno per l'educazione dei figli. Fidanzati che sono attratti e allo stesso tempo spaventati dal «per sempre» del matrimonio. La necessità di conciliare lavoro e relazioni familiari. La piaga del divorzio. Ma anche le gioie che solo la famiglia sa dare. Speranze e paure. Questo hanno raccontato al Papa in un clima di autentica festa. Una veglia alla quale hanno partecipato 500.000 persone, inframezzata da canti ed esibizioni. «La presenza del Santo Padre ci dà fiducia e coraggio, perchè testimonia quanto la famiglia stia a cuore alla Chiesa, anzi quanto stia a cuore a Dio stesso» ha detto il cardinale Antonelli, presidente del Pontificio consiglio della famiglia nel suo saluto. Poi spazio alle domande, alle quali il Papa ha risposto a braccio. A due fidanzati del Madagascar Benedetto XVI ha spiegato che la Chiesa non chiede agli sposi «Sei innamorato?» ma «Vuoi?». «Il sentimento va purificato, deve incontrare ragione e volontà. È come alle nozze di Cana: il primo vino, quello dell'innamoramento, non dura fino alla fine. Serve un secondo vino, più maturo, migliore del primo». Una famiglia greca ha parlato della crisi e delle difficoltà a mantenere la speranza. «Le parole non bastano - ha detto il Papa - serve qualcosa di concreto». E ha richiamato la responsabilità dei partiti «che non devono promettere cose che non possono mantenere». Due coniugi brasiliani hanno ricordato il problema dei divorziati risposati. «È una grande sofferenza, per loro e per la Chiesa - ha detto Benedetto XVI - Non abbiamo ricette semplicistiche. Ma anche se non possono ricevere i sacramenti non sono fuori dalla Chiesa: possono servirla proprio con la loro sofferenza». A chiudere l'incontro il collegamento con una tendopoli e l'abbraccio con una famiglia di Cento: «Non siete soli - ha detto il Papa ai terremotati - Vi siamo vicini col cuore e l'aiuto concreto». An. Ac.


© Copyright Il Tempo, 3 giugno 201
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Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
03/06/2012 09:35
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IL CONCERTO DEL 1° GIUGNO ALLA SCALA PER BENEDETTO XVI

Gli infortuni della Rai sull'«Inno alla Gioia»

Tutte le gaffe della diretta: annunciato Muti al posto di Barenboim, tagliato il discorso del Papa

di GIUSEPPINA MANIN

Il brutto della diretta va in onda prima ancora che cominci. Quando la brunetta inguainata in look di circostanza, da sera ma castigato, annuncia l'inizio del collegamento con la Scala, il concerto per il Santo Padre. Direttore: «Riccardo Muti». Notizia bomba. Muti è tornato! Naturalmente no. Naturalmente sul podio della Scala sta per salire Daniel Barenboim, che del teatro milanese è il legittimo direttore musicale. Ma in viale Mazzini evidentemente sono rimasti a sette anni fa, quando Muti guidava ancora il teatro lirico milanese. O forse addirittura a quel maggio del 1983 quando effettivamente Muti diresse alla Scala per un Papa. Ma era un altro, Giovanni Paolo II.

In ogni caso una «svista» clamorosa. Il sinistro segnale di quello che verrà. Inizia il concerto. Barenboim (proprio lui) attacca la Nona di Beethoven. Ma, per qualche malvagia ragione quel che si vede non corrisponde a quel che si sente. Suonano i violoncelli? Si inquadrano i contrabbassi. Un flauto solitario durante un pieno d'orchestra. E quando il basso René Pape attacca «l'Inno alla gioia» la telecamera gli predilige un violinista che nemmeno sta suonando. Sorte analoga anche per gli altri tre cantanti, spesso ignorati dalla regia durante i loro interventi. Stupefacente il finale. Terminato il concerto, il Papa sale sul palco e inizia a parlare. Da appassionato musicologo, una dotta analisi della Nona. Che, visto il relatore, si ascolterebbe volentieri.

Peccato che nel bel mezzo il conduttore Sergio Criscuoli comunichi costernato la fine del collegamento. E si che il Tg3 di Bianca Berlinguer da cui dipendeva l'evento sapeva esattamente la durata dell'intervento di Benedetto XVI: 13 minuti. Ma la pubblicità incombe. Partono mutandine e reggiseni. È il servizio pubblico, Santità.


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