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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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07/06/2012 09:39
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Da "Zenit.org"...

"RASSEGNATEVI, LA GENTE AMA IL PAPA"

Il cardinale Scola critica la stampa disfattista e traccia un bilancio assai incoraggiante della visita di Benedetto XVI a Milano

di Luca Marcolivio
MILANO, lunedì, 4 giugno 2012 (ZENIT.org) – Un evento che lascia in eredità “una grande responsabilità”. Così si è espresso il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, nel corso della conferenza stampa di chiusura del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, tenutasi presso la Curia Arcivescovile ambrosiana.
Il porporato ha ripercorso i momenti salienti dei cinque giorni in cui Milano ha accolto le famiglie di tutto il mondo, con un picco di un milione di pellegrini ieri mattina, per la messa conclusiva all’aerodromo di Bresso, presieduta da papa Benedetto XVI.
Il Santo Padre, secondo l’arcivescovo di Milano, è apparso in buona forma per l’intera durata della sua visita. “Il Papa – ha affermato Scola - mi ha detto, quando ci siamo salutati all’aeroporto, che era più consolato che stanco ed è convinto che in questi viaggi così impegnativi c’è per lui una grazia speciale”.
Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie “ha fatto emergere la grande tradizione e la grande capacità di iniziativa della Chiesa ambrosiana”, ha aggiunto il cardinale.
L’incontro del Papa con i cresimandi allo stadio di San Siro, ad esempio, è “un evento che non si improvvisa” e lo si è potuto tenere “perché lo si fa da tanti anni e perché c’è dietro l’esperienza della collaborazione tra famiglia e Chiesa attraverso le parrocchie e gli oratori della nostra diocesi”, ha proseguito Scola.
L’arcivescovo di Milano ha poi manifestato notevole franchezza con i giornalisti che avevano parlato di insuccesso dell’Incontro Mondiale, scarsa popolarità del Papa e fredda accoglienza nei suoi confronti. “Dovete rassegnarvi a un dato di fatto: il popolo di Dio ama il Papa e l’opinione pubblica italiana non coincide con l’opinione mediatica italiana”, ha detto il cardinale rivolto alla stampa presente.
“C’è una grande distanza – ha proseguito - tra ciò che voi raccontate e ciò che la gente sente. L’opinione pubblica ama il Papa, la gente ama il Papa per la potenza illuminante della sua umiltà, che si unisce a un’intelligenza della fede e dell’uomo veramente superiore. È un dato di fatto che gli riconoscono tutti. Il Papa è amato per questo e l’abbiamo visto”.
Concluso l’Incontro Mondiale, “tocca a tutti noi” mantenerne vivo lo spirito, “perché un evento è importante quando raccoglie e rilancia l’ordinario”, ha osservato Scola, annunciando che, in tal senso, la diocesi di Milano “ha deciso di reinventare le vecchie società di mutuo soccorso”.
Da parte sua il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha dichiarato: “'Il Papa ci ha detto quanto è bello stare dentro questa Chiesa viva. La Chiesa è viva grazie alla gente”. Anche Antonelli è stato schietto con i giornalisti: “Dovreste fare più attenzione a questa Chiesa viva che a soffermarvi su questioni marginali”.
Il porporato si è detto poi sorpreso ma soddisfatto della scelta del Santo Padre per la prossima sede dell’Incontro Mondiale delle Famiglie: “Nella terna delle città promosse pensavo che Philadelphia fosse esclusa – ha detto -. Ma quasi tutti i vescovi degli Stati Uniti si sono resi conto durante le loro visite che la famiglia vive grosse difficoltà e deve affrontare difficili sfide. E, allo stesso tempo, che possiede una grande vitalità grazie al contributo della Chiesa americana”.
Parole di soddisfazione sono state espresse anche da monsignor Erminio De Scalzi, vescovo ausiliare di Milano e presidente della Fondazione Famiglie 2012, secondo il quale la città ha riservato a Benedetto XVI “un abbraccio grande, vigoroso. Gli ha fatto ritornare il sorriso, abbiamo dato gioia al Papa”.
Nel corso della conferenza stampa sono stati comunicati i principali dati statistici riguardanti il VII Incontro Mondiale delle Famiglie:
- Partecipanti alla Santa Messa a Bresso, domenica 3 giugno: 1.000.000
- Persone sulle strade a salutare il Papa nei tragitti Curia – Bresso – Curia e Curia – Linate domenica 3 giugno: 150.000
- Partecipanti alla Festa delle Testimonianze a Bresso, sabato 2 giugno: 350.000
- Autorità incontrate dal Santo Padre per il discorso in Curia, sabato 2 giugno: 95
- Cresimandi incontrati dal Santo Padre nello stadio di San Siro, sabato 2 giugno: 80.000
- Preti, religiosi, religiose, diaconi e seminaristi incontrati in Duomo, sabato 2 giugno: 5.500
- Persone sulle strade a salutare il passaggio del Santo Padre nei tragitti Duomo–San Siro–Curia e Curi –Bresso–Curia, sabato 2 giugno: 200.000
- Partecipanti al Concerto al Teatro Alla Scala, venerdì 1 giugno: 1.880
- Presenti in piazza Duomo per il saluto alla città, venerdì 1 giugno: 60.000
- Persone sulle strade a salutare il passaggio del Santo Padre nel tragitto Linate–Duomo venerdì 1 giugno: 100.000
- Visitatori alla Fiera e alla libreria della Famiglia in Fiera Milano City nei giorni 30 maggio - 1 giugno: 80.000
- Delegati da tutto il mondo per il Congresso Internazionale Teologico pastorale a Fiera Milano City: 6.900
- Partecipanti al Congresso Internazionale Teologico pastorale nelle sedi dislocate nelle città della Lombardia e nelle sedi dislocate nel centro di Milano: 5.000
- Volontari Family2012 attivi nella settimana 30 maggio - 3 giugno: 5.300
- Piccoli partecipanti al Congresso dei ragazzi a Fiera Milano City: 900
- Nazioni presenti a Milano per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie: 153
- Spettatori sintonizzati su RaiUno per la Santa Messa di domenica 3 maggio (dati Auditel): 2.097.00
- Spettatori sintonizzati su RaiUno per la trasmissione A Sua immagine di domenica 3 giugno (dati Auditel): 1.791.000
- Spettatori sintonizzati su RaiUno per la Festa delle Testimonianze di sabato sera (dati Auditel): 3.082.000
- Spettatori sintonizzati su RaiUno per la trasmissione A Sua immagine di sabato 2 giugno pomeriggio (dati Auditel): 1.305.000
- Spettatori sintonizzati su RaiTre per l’incontro tra i ragazzi della Cresima e il Papa a San Siro venerdì 1 giugno (dati Auditel): 800.000
- Spettatori sintonizzati su RaiUno per il discorso di Papa Benedetto XVI in piazza Duomo venerdì 1 giugno (dati Auditel): 1.490.000
- Spettatori sintonizzati su RaiTre per il concerto al Teatro alla Scala di venerdì 1 giugno (dati Auditel): 1.200.000
- Visitatori unici del sito family2012.com dal 31 maggio al 3 giugno: 122.305



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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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L'incontro continua


Intervista con il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano


Il VII Incontro mondiale delle famiglie ha riaffermato la centralità della famiglia per la società e per la Chiesa, è stato un evento straordinario che ha ridato nuovo slancio alla vita ordinaria e i suoi frutti sono destinati a manifestarsi nel tempo. Per il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, intervistato per il Sir da Marco Deriu, è il momento del bilancio e, soprattutto, del rilancio del significato di questo evento.


Eminenza, qual è il lascito del VII Incontro mondiale delle famiglie alla Chiesa e alla società?


“La prime parole che mi vengono in mente sono, oltre a ‘gratitudine’, ‘impegno’ e ‘responsabilità’. Un evento straordinario come questo è ‘conveniente’ quando prende forma dall’ordinario e ridà qualità all’ordinario. Per i temi scelti e per il Magistero del Papa, il VII Incontro mondiale delle famiglie è andato al di là di ogni aspettativa. Adesso tocca a noi valorizzarlo al massimo come un ponte che ci conduce all’inizio dell’Anno della fede, per questo abbiamo deciso di realizzare immediatamente un instant book con i discorsi del Santo Padre, da diffondere a tutta la diocesi perché questo lavoro cominci dalle parrocchie e prosegua nei diversi ambiti delle comunità ecclesiali”.


Che cosa ha rappresentato l’incontro del Santo Padre con le famiglie di tutto il mondo?


“Ha favorito una migliore comprensione della ‘convenienza’ – nel senso etimologico del termine, da con-venire – anche per l’umanità di oggi della famiglia che i sociologi definiscono ‘normocostituita’, formata da un uomo e una donna con figli. Il grande impatto che questo appuntamento ha avuto in tutto il mondo attraverso i media e la televisione ha messo questa famiglia al centro dell’attenzione. Il che non significa che non si debbano non discutere tutti i problemi annessi e connessi, ma è necessario mantenere una gerarchia di valori e questo è stato un contributo straordinario proprio in tale direzione”.


Cosa ha significato la visita di Benedetto XVI per Milano e per la diocesi ambrosiana?


“Sono rimasto colpito dalla straordinaria vitalità del popolo ambrosiano. È come se fosse stata l’occasione privilegiata per far emergere da una parte la solida tradizione senza la quale un simile evento non sarebbe stato possibile, dall’altra parte la disponibilità di questo popolo a rischiare per una nuova evangelizzazione. I cantieri aperti dai miei predecessori per l’azione pastorale a Milano troveranno in questo incontro un fattore guida”.


Quali sono le immagini o le parole che restano nel cuore dell’arcivescovo di Milano?


“Il momento che mi ha impressionato di più è stato l’intervento del Santo Padre alla Scala, perché la sua critica al testo dell’Inno alla gioia di Schiller – non alla musica di Beethoven – ha messo l’accento su ciò di cui abbiamo bisogno: un Dio vicino, un Dio incarnato, non un Dio astratto o empireo ma un Dio che condivide la nostra fatica, la grande sofferenza delle persone (pensiamo in questo momento, ai terremotati dell’Emilia) e che insegna a noi a condividere. Abbiamo bisogno di un nuovo rapporto con questo Dio”.


Che significato ha la famiglia oggi, qui e ora?


“La famiglia è la grande condizione perché il desiderio di infinito che è insopprimibile nel cuore dell’uomo trovi una strada per compiersi. Quando vado nelle parrocchie, capita spesso che persone anziane mi vengano a dire, sorridenti, dei loro 50 o 60 anni di matrimonio; in esperienze come queste trovo la conferma che la famiglia ha incanalato questo desiderio di infinito, aiutandolo a superare le contraddizioni, le fatiche, le difficoltà e permettendo alle persone di ritrovarsi davanti una vita riuscita”.


Qual è il valore unico del matrimonio, che lo distingue nettamente da qualunque altra forma di convivenza?


“Il matrimonio è l’unione stabile, fedele e aperta alla vita tra un uomo e una donna e rappresenta un alveo entro cui incanalare il corso della vita di marito e moglie. Si potrebbe fare un paragone con la situazione dei torrenti di montagna negli anni ‘60 e adesso: quelli di allora alla prima piena straripavano, oggi le piene ci sono ancora ma le acque, ben incanalate, non solo non escono dal percorso ma diventano fecondi, cioè benefici per tutti. Il matrimonio per la vita di coppia ha anche questa funzione”.


Qual è l’insegnamento che la Famiglia di Nazareth ci restituisce ogni giorno?


“Bisognerebbe che tutti noi potessimo avere sempre a disposizione lo straordinario intervento di Paolo VI a Nazareth nel 1964, quando il Papa aveva anticipato di gran lunga il tema di questo VII Incontro mondiale delle famiglie: una meditazione sull’amore tra Maria, Giuseppe e Gesù e sull’educazione che ne deriva, sul lavoro di Gesù, sulle modalità di vivere la festa. La Sacra Famiglia è un luogo in cui si vede come l’amore gratuito tra un uomo e una donna sia un fattore di costruzione della persona e l’uomo non può vivere senza costruire”.


Che cosa vuole augurare al Papa?


“In questi giorni di permanenza a Milano ho visto Benedetto XVI animato da una grande serenità, da un’interiorità di intensissima preghiera e dalla coscienza di essere veramente portato dallo Spirito e dalla provvidenza. Congedandomi da lui, gli ho chiesto se fosse stanco e mi ha risposto che non lo era, perché in occasione di eventi come questi sa di ricevere sempre una grazia speciale. Penso che questo Papa avrà modo di sorprenderci ancora e non per breve tempo”.


E quale messaggio lancia alle famiglie di tutto il mondo?


“Volersi bene, fino in fondo, essendo capaci di arrivare fino al perdono reciproco. Dobbiamo riprodurre tra di noi, in famiglia, quell’abbraccio con cui Dio ci fa ripartire ogni mattina. E questo vale soprattutto per chi è nella prova, per le famiglie che soffrono incomprensioni o divisioni. Come Chiesa, dobbiamo far sentire il nostro abbraccio in modo particolare a loro, perché come ha ricordato il Santo Padre possano giungere fino a quella comunione spirituale che san Tommaso definiva come un desiderio ardente di ricevere Gesù attraverso l’Eucaristia in un abbraccio amoroso, come se già fosse stato ricevuto. Anche chi, per la situazione in cui si trova, non può accedere alla comunione corporale, deve capire che la dimensione della comunione spirituale è più potente”.


Come giudica la copertura mediatica che il Family 2012 ha ottenuto?


“Sono molto grato ai mezzi di comunicazione. La diffusione dell’evento è stata eccezionale e straordinaria a livello mondiale, anche le grandi testate italiane hanno fatto moltissimo. Poi è chiaro che le esigenze dei mass media non sempre consentono quella riflessione e quell’approfondimento che sarebbero adeguati, ma nel complesso siamo molto soddisfatti”.


Ha dei ringraziamenti particolari da fare?


“Ringrazio tutta la diocesi, i volontari, i sacerdoti e i fedeli che hanno compreso che l’invito a sospendere la messa della domenica mattina voleva marcare l’eccezionalità della presenza del Papa, e anche la Fondazione Milano Famiglie che ha curato l’organizzazione. Un ringraziamento particolare va al cardinale Dionigi Tettamanzi, che ha avuto l’intuizione profetica di volere a Milano un incontro come questo”.


© Copyright Sir


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VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELLE ZONE TERREMOTATE DELL’EMILIA-ROMAGNA (MARTEDÌ 26 GIUGNO 2012) - PROGRAMMA, 19.06.2012

Martedì 26 giugno

ore 09.00

Il Santo Padre parte in elicottero dall’eliporto vaticano.

ore 10.15

Atterraggio nel campo sportivo di San Marino di Carpi (Modena) - Traversa San Lorenzo.
Il Santo Padre è accolto dal Prefetto Franco Gabrielli, Capo del Dipartimento della Protezione Civile.

Trasferimento su pulmino della Protezione Civile verso Rovereto di Novi.

Passaggio all’interno della "zona rossa" di Rovereto di Novi (Chiesa di Santa Caterina di Alessandria).

ore 10.50

Arrivo presso l’area Impianti sportivi.
Sono presenti Autorità civili, Vescovi, Parroci, Rappresentanti delle realtà imprenditoriali, Fedeli.

- Saluto dell’On. Vasco Errani, Presidente della Regione Emilia-Romagna.

- Discorso del Santo Padre.

Al termine del discorso, il Santo Padre saluta Rappresentanti delle diverse realtà presenti.

ore 11.50

Il Santo Padre si trasferisce in auto al campo sportivo di San Marino di Carpi-Traversa San Lorenzo.

ore 12.00

Partenza in elicottero.

ore 13.15

Atterraggio nell’eliporto vaticano.

Bollettino Ufficiale Santa Sede


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Papa pellegrino da don Martini: è il parroco aretino morto sotto le macerie della chiesa durante il terremoto in Emilia

Benedetto XVI in visita il 26 giugno
Don Ivan Martini era rientrato nella chiesa di Rovereto di Novi per recuperare una statua della Madonna. Era originario di Rassina, molto conosciuto nel Casentino. Il Papa martedì prossimo sarà in quella parrocchia

Arezzo, 20 giugno 2012 - Il Papa forse ma non lo sa ma nel giro di un mese sta per fare un secondo viaggio dal sapore aretino. L'annuncio è di ieri: Benedetto XVI andrà a rendere omaggio a don Ivan Martini, il parroco morto nella zona terremotata sotto le macerie della sua chiesa, a Rovereto di Novi.

Martedì 26 giugno Benedetto XVI va dai terremotati dell’ Emilia così come aveva fatto a L’ Aquila. Il dolore e la distruzione li vedrà a Rovereto di Novi in quella “zona rossa” dove si trova, o meglio si trovava, la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. Qui è morto don Ivan Martini, il parroco di 65 anni.
Era rientrato nella sua chiesa, nonostante gravi crepe e lesioni per recuperare una statua della Madonna da portare in salvo insieme a un vigile del fuoco. Il vigile del fuoco è riuscito a salvarsi, don Ivan no. Era parroco della comunità da 7 anni. "Lì in quella chiesa è rimasto sepolto anche il Sacramento dell’ Eucaristia" aveva già ricordato il Papa il giorno del Corpus Domini, lì Benedetto XVI si fermerà a pregare.

Ad accompagnare il Papa sarà il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli e il vescovo di Carpi Francesco Cavina. Il giorno del funerale di don Ivan disse: “Le comunità nella quali ha prestato il suo servizio, in particolare la comunità parrocchiale di Rovereto, il carcere e l’ospedale civile, hanno percepito, senza fatica, la totalità della sua dedizione, la sua vivacità, la sua apertura e disponibilità, unitamente alla sua schiettezza. E proprio per questo gli devono molto.”
L’arrivo di Benedetto XVI è previsto per le ore 10.15 al campo sportivo di San Marino di Carpi (Modena). Sarà accolto dal Prefetto Franco Gabrielli, Capo del Dipartimento della Protezione Civile. Poi il trasferimento su pulmino della Protezione Civile verso Rovereto di Novi. Da lì il passaggio all’interno della "zona rossa" di Rovereto di Novi (Chiesa di Santa Caterina di Alessandria).

Era di Rassina Don Ivan Martini, 65 anni, originario di Pieve a Socana, rimasto schiacciato da una grossa pietra staccata dal soffitto.
Nel piccolo cimitero di Rassina è sepolta la mamma di don Ivan.


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NELLE TENDOPOLI


Il Papa martedì tra i terremotati


Paolo Viana


Quando me l’hanno detto mi sono commosso: la sua è l’immagine un padre che corre a visitare i figli sofferenti, a darci la certezza che non siamo soli». Monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi, commenta così la notizia che il papa visiterà le zone del terremoto il 26 giugno. È la seconda volta che Benedetto XVI visita gli sfollati di un terremoto.
La prima è stata L’Aquila, nel 2009.
Il pontefice in questo caso si recherà a San Marino di Carpi e a Rovereto di Novi, nel Modenese. Arriverà in elicottero e alle 10,15 nel campo sportivo di San Marino sarà accolto dal prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile. Quindi si sposterà a Rovereto, dove visiterà la chiesa di Santa Caterina di Alessandria, dove è morto il parroco don Ivan Martini, ucciso dal crollo mentre cercava di recuperare una statua della Madonna. Alle 10,50 il Papa arriverà nell’area degli impianti sportivi dove incontrerà i terremotati e riceverà il saluto di Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna e commissario alla ricostruzione, prima di parlare a sua volta ai fedeli e di ripartire, verso mezzogiorno. Un «gesto di carità verso le popolazioni ferite da tanto immane tragedia», ha commentato il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza dei Vescovi dell’Emilia Romagna.
La visita si concentrerà nella diocesi più colpita dalle scosse del 20 e 29 maggio: 26 vittime, più di 10.000 sfollati e danni per miliardi di euro. «Il Santo Padre dimostra la sua paterna sensibilità: ha scelto di visitare la terra più ferita dal terremoto per dire a tutti gli sfollati che non sono soli, che non siamo soli» commenta il vescovo di Carpi, che ieri ha fatto visita a un’azienda devastata di Mirandola e racconta un popolo ancora preda della paura e dell’insicurezza: «quando parlo con i fedeli li incoraggio a non demoralizzarsi, a ripartire, ma ogni scossa, particolarmente quelle notturne, intacca la loro fiducia. Fortunamente, il carattere emiliano è forte e la voglia di ricominciare resta ancora tanta» dice Cavina, che guida la diocesi da quattro mesi e, ricorda, non ha fatto in tempo a visitarne tutte le chiese «com’erano prima che le scosse telluriche le distruggessero». Dalla visita papale gli emiliani si attendono molto e lo si coglie dalle parole del presule: «Carpi è devastata, Carpi è la terra più devastata da questo sisma e la presenza il 26 giugno di Benedetto XVI è un segno grande che non siamo dimenticati. Ma in quella giornata si parlerà anche di ricostruzione e - anche per le istituzioni civili - sarà un’occasione per capire che questa ricostruzione o sarà totale, case e fabbriche, ma anche scuole e chiese, o non sarà una vera ricostruzione perchè non ci restituirà la "normalità" che tutti vogliono».

© Copyright Avvenire, 20 giugno 2012


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Terremoto: Gabrielli, visita papa ha grandissimo significato


(ASCA) - Roma, 26 giu


La visita di papa Benedetto XVI nelle zone dell'Emilia colpite dal terrenoto ''ha un grandissimo significato'' perche' cade in giornate di grande importanza dove si assumeranno decisioni per la popolazione locale.
Cosi', ai microfoni di SkyTg24, il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli ha inquadrato l'arrivo, tra poco meno di un'ora, del pontefice in Emilia.
Una visita-lampo, ha poi spiegato Gabrielli, voluta dalle autorita' vaticane ''proprio per non pesare sull'organizzazione'' ma per ribadire ''la vicinanza del papa in questo momento cosi' delicato nel quale si stanno definendo strategie e si prenderanno decisioni importanti per le popolazioni locali''.
Per quanto riguarda, invece, l'opera di ricostruzione, il capo della Protezione civile ha parlato di ''particolarita''' della situazione emiliana ''perche' si tratta di rimettere in modo una economia importante per il paese e che costituisce, da sola, il 2% dell'intero Pil nazionale, e perche' dopo la seconda scossa che ha colpito soprattutto le abitazione gia' lesionate si e' capito che non si potra' avere un rientro immediato in quegli edifici''.


© Copyright ASCA


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VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELLE ZONE TERREMOTATE DELL’EMILIA-ROMAGNA, 26.06.2012


Alle ore 9 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI è partito in elicottero dall’eliporto vaticano per recarsi in visita nelle zone terremotate dell’Emilia-Romagna.
All’atterraggio dell’elicottero - alle ore 10.30 - nel campo sportivo di San Marino di Carpi (Modena), il Papa è stato accolto dal Vescovo di Carpi, S.E. Mons. Francesco Cavina, e dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, il Prefetto Franco Gabrielli. Quindi si è trasferito su un pulmino della Protezione Civile verso la zona di Rovereto di Novi e, dopo una breve sosta davanti alla chiesa dedicata a Santa Caterina di Alessandria il cui crollo ha causato la morte del parroco Don Ivan Martini, il Santo Padre, a bordo di una jeep, è passato tra i fedeli e ha raggiunto il luogo dell’incontro con la popolazione nel corso centrale di Rovereto. Erano presenti l’Arcivescovo di Bologna, Card. Carlo Caffarra, i Vescovi delle Diocesi maggiormente colpite dal sisma: Carpi, Modena, Mantova, Ferrara, Reggio Emilia ed altri Vescovi, oltre alle Autorità Civili e Militari, ai soccorritori e volontari ed ai fedeli. In rappresentanza del Governo Italiano era presente il Ministro per gli Affari Regionali, Dott. Piero Gnudi.
Alle ore 11, introdotto dai saluti del Presidente della Regione Emilia-Romagna, On. Vasco Errani, e dell’Arcivescovo di Bologna, Card. Carlo Caffarra, il Papa ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Cari fratelli e sorelle!


Grazie per la vostra accoglienza!

Fin dai primi giorni del terremoto che vi ha colpito, sono stato sempre vicino a voi con la preghiera e l’interessamento. Ma quando ho visto che la prova era diventata più dura, ho sentito in modo sempre più forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi. E ringrazio il Signore che me lo ha concesso!
Sono allora con grande affetto con voi, qui riuniti, e abbraccio con la mente e con il cuore tutti i paesi, tutte le popolazioni che hanno subito danni dal sisma, specialmente le famiglie e le comunità che piangono i defunti: il Signore li accolga nella sua pace. Avrei voluto visitare tutte le comunità per rendermi presente in modo personale e concreto, ma voi sapete bene quanto sarebbe stato difficile. In questo momento, però, vorrei che tutti, in ogni paese, sentiste come il cuore del Papa è vicino al vostro cuore per consolarvi, ma soprattutto per incoraggiarvi e per sostenervi. Saluto il Signor Ministro Rappresentante del Governo, il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, e l’Onorevole Vasco Errani, Presidente della Regione Emilia-Romagna, che ringrazio di cuore per le parole che mi ha rivolto a nome delle istituzioni e della comunità civile. Desidero ringraziare poi il Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, per le affettuose espressioni che mi ha indirizzato e dalle quali emerge la forza dei vostri cuori, che non hanno crepe, ma sono profondamente uniti nella fede e nella speranza. Saluto e ringrazio i Fratelli Vescovi e Sacerdoti, i rappresentanti delle diverse realtà religiose e sociali, le Forze dell’ordine, i volontari: è importante offrire una testimonianza concreta di solidarietà e di unità. Ringrazio per questa grande testimonianza, soprattutto dei volontari!
Come vi dicevo, ho sentito il bisogno di venire, seppure per un breve momento, in mezzo a voi. Anche quando sono stato a Milano, all’inizio di questo mese, per l’Incontro Mondiale delle Famiglie, avrei voluto passare a visitarvi, e il mio pensiero andava spesso a voi. Sapevo infatti che, oltre a patire le conseguenze materiali, eravate messi alla prova nell’animo, per il protrarsi delle scosse, anche forti; come pure dalla perdita di alcuni edifici simbolici dei vostri paesi, e tra questi in modo particolare di tante chiese. Qui a Rovereto di Novi, nel crollo della chiesa – che ho appena visto – ha perso la vita Don Ivan Martini. Rendendo omaggio alla sua memoria, rivolgo un particolare saluto a voi, cari sacerdoti, e a tutti i confratelli, che state dimostrando, come già è avvenuto in altre ore difficili della storia di queste terre, il vostro amore generoso per il popolo di Dio.
Come sapete, noi sacerdoti – ma anche i religiosi e non pochi laici – preghiamo ogni giorno con il cosiddetto «Breviario», che contiene la Liturgia delle Ore, la preghiera della Chiesa che scandisce la giornata. Preghiamo con i Salmi, secondo un ordine che è lo stesso per tutta la Chiesa Cattolica, in tutto il mondo. Perché vi dico questo? Perché in questi giorni ho incontrato, pregando il Salmo 46, questa espressione che mi ha toccato: «Dio è per noi rifugio e fortezza, / aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce. / Perciò non temiamo se trema la terra, / se vacillano i monti nel fondo del mare» (Sal 46,2-3).
Quante volte ho letto queste parole? Innumerevoli volte! Da sessantun anno sono sacerdote! Eppure in certi momenti, come questo, esse colpiscono fortemente, perché toccano sul vivo, danno voce a un’esperienza che adesso voi state vivendo, e che tutti quelli che pregano condividono. Ma – vedete – queste parole del Salmo non solo mi colpiscono perché usano l’immagine del terremoto, ma soprattutto per ciò che affermano riguardo al nostro atteggiamento interiore di fronte allo sconvolgimento della natura: un atteggiamento di grande sicurezza, basata sulla roccia stabile, irremovibile che è Dio. Noi «non temiamo se trema la terra» – dice il salmista – perché «Dio è per noi rifugio e fortezza», è «aiuto infallibile … nelle angosce».
Cari fratelli e sorelle, queste parole sembrano in contrasto con la paura che inevitabilmente si prova dopo un’esperienza come quella che voi avete vissuto. Una reazione immediata, che può imprimersi più profondamente, se il fenomeno si prolunga. Ma, in realtà, il Salmo non si riferisce a questo tipo di paura, che è naturale, e la sicurezza che afferma non è quella di super-uomini che non sono toccati dai sentimenti normali. La sicurezza di cui parla è quella della fede, per cui, sì, ci può essere la paura, l’angoscia – le ha provate anche Gesù, come sappiamo – ma c’è, in tutta la paura e l'angoscia, soprattutto la certezza che Dio è con noi; come il bambino che sa sempre di poter contare sulla mamma e sul papà, perché si sente amato, voluto, qualunque cosa accada. Così siamo noi rispetto a Dio: piccoli, fragili, ma sicuri nelle sue mani, cioè affidati al suo Amore che è solido come una roccia. Questo Amore noi lo vediamo in Cristo Crocifisso, che è il segno al tempo stesso del dolore, della sofferenza, e dell’amore. E’ la rivelazione di Dio Amore, solidale con noi fino all’estrema umiliazione.
Su questa roccia, con questa ferma speranza, si può costruire, si può ricostruire. Sulle macerie del dopoguerra – non solo materiali – l’Italia è stata ricostruita certamente grazie anche ad aiuti ricevuti, ma soprattutto grazie alla fede di tanta gente animata da spirito di vera solidarietà, dalla volontà di dare un futuro alle famiglie, un futuro di libertà e di pace.
Voi siete gente che tutti gli italiani stimano per la vostra umanità e socievolezza, per la laboriosità unita alla giovialità. Tutto ciò è ora messo a dura prova da questa situazione, ma essa non deve e non può intaccare quello che voi siete come popolo, la vostra storia e la vostra cultura. Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno.
La situazione che state vivendo ha messo in luce un aspetto che vorrei fosse ben presente nel vostro cuore: non siete e non sarete soli! In questi giorni, in mezzo a tanta distruzione e tanto dolore, voi avete visto e sentito come tanta gente si è mossa per esprimervi vicinanza, solidarietà, affetto; e questo attraverso tanti segni e aiuti concreti. La mia presenza in mezzo a voi vuole essere uno di questi segni di amore e di speranza. Guardando le vostre terre ho provato profonda commozione davanti a tante ferite, ma ho visto anche tante mani che le vogliono curare insieme a voi; ho visto che la vita ricomincia, vuole ricominciare con forza e coraggio, e questo è il segno più bello e luminoso.
Da questo luogo vorrei lanciare un forte appello alle istituzioni, ad ogni cittadino ad essere, pur nelle difficoltà del momento, come il buon samaritano del Vangelo che non passa indifferente davanti a chi è nel bisogno, ma, con amore, si china, soccorre, rimane accanto, facendosi carico fino in fondo delle necessità dell’altro (cfr Lc 10,29-37). La Chiesa vi è vicina e vi sarà vicina con la sua preghiera e con l’aiuto concreto delle sue organizzazioni, in particolare della Caritas, che si impegnerà anche nella ricostruzione del tessuto comunitario delle parrocchie.
Cari amici, vi benedico tutti e ciascuno, e vi porto con grande affetto nel mio cuore.


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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Benedetto XVI tra le popolazioni terremotate dell'Emilia Romagna


Ho visto che la vita ricomincia


«Si può costruire, si può ricostruire».
Nel cuore dell'Emilia sconvolta dal sisma il Papa declina realismo e speranza. «Siamo piccoli, fragili - riconosce - ma sicuri» nelle mani di Dio, «affidati al suo Amore che è solido come una roccia». C'è bisogno perciò di «pazienza e determinazione» per non perdere la fiducia e ritrovare la forza di risollevarsi. «Ho visto che la vita ricomincia» dice guardandosi intorno. Parole che suonano come una piccola iniezione di fiducia per le tante persone che martedì mattina, 26 giugno, si sono riunite a Rovereto di Novi per accogliere Benedetto XVI in visita alle zone terremotate.
Giunto in elicottero nel campo sportivo di San Marino di Carpi, il Pontefice si è recato a bordo di un pulmino nel paese del Modenese, sostando dinanzi alla chiesa di Santa Caterina di Alessandria, nel cui crollo il 29 maggio perse la vita il parroco don Ivan Martini. Nel rendere omaggio alla sua memoria, il Papa ha rivolto un pensiero riconoscente a tutti i sacerdoti ma anche ai rappresentanti del volontariato e dei diversi organismi sociali e religiosi impegnati a «offrire una testimonianza concreta di solidarietà e unità».
«Ho sentito in modo sempre più forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi» ha confidato alla gente che lo ascoltava in silenzio.
«Vorrei - ha aggiunto - che tutti, in ogni paese, sentiste come il cuore del Papa è vicino al vostro cuore per consolarvi ma soprattutto per incoraggiarvi e per sostenervi». Anche nella paura e nell'angoscia, infatti, è possibile sperimentare «la certezza che Dio è con noi, come il bambino che sa sempre di poter contare sulla mamma e sul papà, perché si sente amato, voluto, qualunque cosa accada».
Per questo non bisogna cedere alla tentazione dello smarrimento e della disperazione. «Non siete e non sarete soli!» ha esclamato Benedetto XVI lanciando «un forte appello alle istituzioni» e «a ogni cittadino» perché l'indifferenza lasci il posto all'amore e alla solidarietà nei confronti di chi è nel bisogno.


(©L'Osservatore Romano 28 giugno 2012)


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TERREMOTO: PAPA, VOSTRI CUORI NON HANNO CREPE; ITALIA VI STIMA


Salvatore Izzo


(AGI) - Rovereto di Novi, 26 giu.


Benedetto XVI ha lodato il coraggio delle popolazioni dell'Emilia provate dal sisma esaltando nel discorso pronunciato a Rovereto di Novi davanti a migliaia di fedeli "la forza dei vostri cuori, che - ha detto - non hanno crepe, ma sono profondamente uniti nella fede e nella speranza".
"Gli italiani - ha scandito - vi stimano per la vostra umanita' e socievolezza, per la laboriosita' unita alla giovialita'".


© Copyright (AGI)


PAPA: RINGRAZIO PER LA GRANDE TESTIMONIANZA DEI VOLONTARI


Salvatore Izzo


(AGI) - Rovereto di Novi, 26 giu.


"Ringrazio i volontari per la loro grande testimonianza: e' importante offrire una testimonianza concreta di solidarieta' e di unita'". Lo ha detto il Papa a Rovereto di Novi aggiungendo a braccio alcune parole al suo discorso.


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TERREMOTO: PAPA,SERVE FEDE PER RICOSTRUIRE,COME NEL DOPOGUERRA


Salvatore Izzo


(AGI) - Rovereto di Novi, 26 giu.


"Sulle macerie del dopoguerra, non solo materiali, l'Italia e' stata ricostruita certamente grazie anche ad aiuti ricevuti, ma soprattutto grazie alla fede di tanta gente animata da spirito di vera solidarieta', dalla volonta' di dare un futuro alle famiglie, un futuro di liberta' e di pace".
Lo ha detto il Papa a Rovereto di Novi, una delle cittadine dell'Emilia piu' colpite dal sisma. "Su questa roccia, con questa ferma speranza - ha assicurato Papa Ratzinger - si puo' costruire, si puo' ricostruire". "Tutto cio' - ha ammesso il Pontefice - e' ora messo a dura prova da questa situazione, ma essa non deve e non puo' intaccare quello che voi siete come popolo, la vostra storia e la vostra cultura".
"Rimanete fedeli - ha esortato la popolazione emiliana - alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno".


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TERREMOTO: PAPA, IN MEZZO A TANTA DISTRUZIONE NON SIETE SOLI


Salvatore Izzo

(AGI) - Rovereto di Novi, 26 giu.


"La situazione che state vivendo ha messo in luce un aspetto che vorrei fosse ben presente nel vostro cuore: non siete e non sarete soli!".
Con queste parole Benedetto XVI si e' rivolto alle migliaia di persone presenti oggi al campo sportivo di Rovereto di Novi, uno dei comuni piu' colpiti dal sisma. "In questi giorni, in mezzo a tanta distruzione e dolore, voi - ha detto il Papa rivolto alla folla - avete visto e sentito come tanta gente si e' mossa per esprimervi vicinanza, solidarieta', affetto; e questo attraverso tanti segni e aiuti concreti".
"La mia presenza in mezzo a voi - ha spiegato il Papa tedesco - vuole essere uno di questi segni di amore e di speranza. Guardando le vostre terre ho provato profonda commozione davanti a tante ferite, ma ho visto anche tante mani che le vogliono curare insieme a voi; ho visto che la vita ricomincia, vuole ricominciare con forza e coraggio, e questo e' il segno piu' bello e luminoso".
"Fin dai primi giorni del terremoto che vi ha colpito - ha confidato ai presenti - sono stato sempre vicino a voi con la preghiera e l'interessamento. Ma quando ho visto che la prova era diventata piu' dura, ho sentito in modo sempre piu' forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi. E ringrazio il Signore che me lo ha concesso!".
"Come vi dicevo - ha poi ripreso dopo l'applauso della popolazione - ho sentito il bisogno di venire, seppure per un breve momento, in mezzo a voi. Anche quando sono stato a Milano, avrei voluto passare a visitarvi, e il mio pensiero andava spesso a voi. Sapevo infatti che, oltre a patire le conseguenze materiali, eravate messi alla prova nell'animo, per il protrarsi delle scosse, anche forti; come pure dalla perdita di alcuni edifici simbolici dei vostri paesi, e tra questi in modo particolare di tante chiese".
"In questi giorni - ha confidato ancora il Pontefice - ho incontrato, pregando il Salmo 46, questa espressione: 'Dio e' per noi rifugio e fortezza, non temiamo se trema la terra, se vacillano i monti'. Ho letto queste parole innumerevoli volte, eppure in certi momenti, come questo, esse colpiscono fortemente, perche' toccano sul vivo, danno voce a un'esperienza che adesso voi state vivendo, e che tutti quelli che pregano condividono".
"Ma - ha aggiunto il Pontefice - queste parole del Salmo non solo mi colpiscono perche' usano l'immagine del terremoto, ma soprattutto per cio' che affermano riguardo al nostro atteggiamento interiore di fronte allo sconvolgimento della natura: un atteggiamento di grande sicurezza, basata sulla roccia stabile, irremovibile che e' Dio".
"Cari fratelli e sorelle, queste parole - ha quindi concluso Benedetto XVI - sembrano in contrasto con la paura che inevitabilmente si prova dopo un'esperienza come quella che voi avete vissuto. Una reazione immediata, che puo' imprimersi piu' profondamente, se il fenomeno si prolunga. Ma, in realta', il Salmo non si riferisce a questo tipo di paura, e la sicurezza che afferma non e' quella di super-uomini che non sono toccati dai sentimenti normali".


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TERREMOTO: PAPA RICORDA SACRIFICIO DI DON IVAN MARTINI


Salvatore Izzo

(AGI) - Rovereto di Novi, 26 giu.


Benedetto XVI ha ricordato con commozione don Ivan Martini, il parroco di Rovereto di Novi, che ha perso la vita nel crollo della sua chiesa tentando di salvare la statua della Vergine. "Ho appena visto la chiesa", ha detto il Papa non nascondendo la sua emozione. "Rendendo omaggio alla sua memoria, rivolgo - ha aggiunto - un particolare saluto a voi, cari sacerdoti, e a tutti i confratelli, che state dimostrando, come gia' e' avvenuto in altre ore difficili della storia di queste terre, il vostro amore generoso per il popolo di Dio".


© Copyright (AGI)

TERREMOTO: PAPA LANCIA FORTE APPELLO ALLE ISTITUZIONI


Salvatore Izzo

(AGI) - Rovereto di Novi, 26 giu.


"Da questo luogo vorrei lanciare un forte appello alle istituzioni".
Lo ha detto il Papa a conclusione del discorso pronunciato a Rovereto di Novi, esortando poi "ogni cittadino a essere, pur nelle difficolta' del momento, come il buon samaritano del Vangelo che non passa indifferente davanti a chi e' nel bisogno ma con amore si china, soccorre, rimane accanto, facendosi carico fino in fondo delle necessita' dell'altro". "La Chiesa - ha assicurato - vi e' vicina e vi sara' vicina con la sua preghiera e con l'aiuto concreto delle sue organizzazioni, in particolare della Caritas, che si impegnera' anche nella ricostruzione del tessuto comunitario delle parrocchie".

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La volontaria abbraccia il Papa: "Non ci credevo"

Monica Lodi di San Carlo faccia a faccia col Pontefice. «Ha indossato il cappellino della nostra associazione»


di Stefano Marchetti

Il Papa agli sfollati: "I vostri cuori non hanno crepe"

Modena, 27 giugno 2012 - Non immaginava certo che Benedetto XVI le avrebbe fatto una sorpresa: «Ero davanti a lui, gli stavo parlando della nostra associazione e di quello che noi facciamo per i bambini, quando il Papa ha preso il nostro cappellino e lo ha indossato. Non potevo crederci...» confida Monica Lodi di San Carlo, la volontaria dell’associazione ‘Vola nel cuore’ di Ferrara che ieri mattina è diventata la protagonista di un simpatico momento di leggerezza e solidarietà, al termine della visita del Pontefice, arrivato a Rovereto di Novi, nel Modenese, per abbracciare idealmente tutti gli emiliani che da più di un mese soffrono per quel terremoto terribile che ha sconvolto migliaia di vite e una terra bella e sorridente.
Mettendo il berrettino dell’associazione ferrarese, il Papa ha reso omaggio a tutti i volontari che spendono fatiche, energie e risorse per aiutare quanti hanno perso gli affetti, la casa e spesso anche la speranza.
L’associazione ‘Vola nel cuore’ è nata nel 2004, ma è divenuta pienamente operativa nel 2007. «Ci occupiamo in particolare di aiutare i bimbi in ospedale — spiega il presidente Tiziano Menabò, fotografo di Casumaro, che coordina un gruppo di settanta volontari —. Siamo presenti negli ospedali di Ferrara e di Bentivoglio»: assistono i bimbi che non sono accompagnati dai genitori, li fanno divertire con i clown di corsia, hanno acquistato attrezzature specializzate, e stanno per varare il progetto ‘Un reparto da favola’, nella Pediatria del nuovo ospedale di Cona, per migliorare la permanenza dei piccoli ricoverati.

Inoltre «facciamo parte del coordinamento di Protezione Civile, e ci siamo attivati nei giorni immediatamente successivi al terremoto del 20 maggio — aggiunge Tiziano —. Abbiamo offerto il nostro lavoro volontario in vari campi che accolgono sfollati, e in particolare a Cento, Buonacompra, Casumaro, Reno Centese, Vigarano, San Carlo e Alberone. Abbiamo consegnato materiali didattici, giocattoli per i bimbi e altri generi di prima necessità». Proprio per questo l’associazione ha attivato anche una raccolta fondi (i dettagli si trovano nel sito www.volanelcuore.it).

L’altro giorno, con una telefonata, i volontari ferraresi sono stati invitati a rappresentare il volontariato alla visita del Papa nelle terre del sisma. «È stato per noi un grande onore», aggiunge il presidente. Sono partiti con un cestino di vimini: ci avevano messo sei panini fragranti, sfornati proprio di primo mattino da un fornaio amico, due nasi rossi da clown, quelli con cui fanno divertire i bimbi malati, e un berrettino bianco, con il simbolo della loro associazione.

Al termine della parte ufficiale, quando il Papa ha salutato i vescovi, le autorità e alcune famiglie di terremotati, anche Monica si è avvicinata al seggio di Benedetto XVI per consegnargli i doni. «Lui mi ha chiesto incuriosito cosa fossero quei nasi rossi, e gli ho spiegato la nostra attività con i clown, per i bimbi — racconta —. A quel punto, lui ha preso fra le mani il cappellino e ha lasciato che io glielo mettessi. Poi ci siamo abbracciati. Non lo potrò mai dimenticare». Benedetto XVI si è soffermato ad ascoltare le parole della volontaria: «Gli ho chiesto di pregare per i bambini, per le famiglie e per quanti li assistono — continua Monica —. È stato per noi tutti un incontro molto incoraggiante, di grande speranza». Perché il futuro è dei bambini: e anche per loro dovremo far rinascere questa terra.

Stefano Marchetti


[Modificato da Paparatzifan 27/06/2012 13:59]
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Il Papa confida a Cavina: "Non mi aspettavo tanto affetto"

Il vescovo di Carpi: «E’ rimasto colpito dal contatto con la gente»


di Silvia Saracino

Il Papa agli sfollati: "I vostri cuori non hanno crepe"
Modena, 27 giugno 2012 - Monsignor Francesco Cavina, vescovo della Diocesi di Carpi, la più colpita dal terremoto, ha accompagnato Benedetto XVI durante tutta la sua visita, da quando è atterrato in elicottero a San Marino fino alla partenza per il Vaticano.

È stato il vescovo a dare l’imput agli organizzatori per rendere l’evento il più familiare possibile, riducendo al minimo le rigidità imposte dal protocollo di sicurezza. La formula ha funzionato:il Papa ha potuto incontrare da vicino le persone e questo insolito modus operandi gli è piaciuto molto. Lo ha riferito a monsignor Cavina nel tragitto di ritorno a San Marino. «Mi ha detto che non si sarebbe mai immaginato di trovare tanto affetto e calore da persone che soffrono: sia da parte del Pontefice che della popolazione è stato un momento di consolazione e gioia, si sono incontrati il cuore del padre e il cuore dei figli».

Benedetto XVI, prosegue il vescovo, «è rimasto molto colpito dal contatto diretto con le persone, con cui ha potuto parlare guardandole negli occhi».
Che era una visita fuori dagli schemi lo si è capito subito: il Papa ha voluto un contatto diretto anche con i giornalisti, a cui si è avvicinato davanti alla chiesa dicendo «facciamo il possibile per aiutarvi, grazie per il vostro lavoro».

Poi tutte le persone che ha abbracciato e accogliendo molte persone anche ‘fuori programma’.
Le sue parole, «non siete e non sarete soli» sono rimaste scolpite nella pietra.
«Quando Benedetto XVI dice parole come queste non lo fa per raccogliere un consenso — dice monsignor Cavina, che ha trascorso molti anni nella Segreteria di Stato Vaticana — ma perchè sa che manterrà quelle parole. Mi ha detto di tenerlo costantemente aggiornato su come procede la situazione».
E in merito alle voci polemiche che si sono levate dal pubblico del concerto al Dall’Ara, Cavina dice: «Se chi ha fischiato fosse venuto qui oggi (ieri, ndr) avrebbe capito».

Sul palco con il Papa anche il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e presidente della conferenza episcopale dell’Emilia Romagna, che ha citato prima il don Camillo di Guareschi e poi ha raccontaco che alcuni giorni fa un bambino gli ha detto ‘ci sono tante crepe nelle nostre case, ma nessuna nei nostri cuori’, frase ripresa poi dal Papa.
In prima fila anche il vescovo di Modena monsignor Lanfranchi: «Ho visto che nella gente sta crescendo un senso di comunità e in questo la chiesa può aiutare molto». Presente anche monsignor Elio Tinti, che ha retto la diocesi di Carpi per undici anni fino a pochi mesi fa.

Silvia Saracino


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Benedetto XVI a Loreto 50 anni dopo il pellegrinaggio di Giovanni XXIII

Benedetto XVI sarà a Loreto (Ancona) il 4 ottobre prossimo, nell'anniversario dei 50 anni del viaggio di Giovanni XXIII nella città mariana.
Oggi pomeriggio, nella Basilica della Santa Casa, l'arcivescovo delegato pontificio di Loreto mons. Giovanni Tonucci ha annunciato ufficialmente la visita del pontefice.
Giovanni XXII fu protagonista di un viaggio memorabile a Loreto, in treno, con migliaia di fedeli in attesa nelle varie stazioni ferroviarie.
Nella città marchigiana affidò alla Madonna di Loreto il Concilio Vaticano secondo, che si sarebbe aperto di lì a poco. Nei mesi scorsi mons. Tonucci aveva invitato papa Ratzinger a ripercorrere le orme del suo predecessore.

www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/papa-ratzinger-a-loreto.aspx


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Domenica 15 luglio Benedetto XVI a Frascati


Nella città che dopo Roma ha dato più Papi alla Chiesa


«Dopo Roma, nessuna città ha dato tanti Papi alla Chiesa, quanti ne ha dati Frascati. Ciò attesta una vitalità spirituale, politica, sociale, una cultura di altissima risonanza ed estensione, tali da concorrere alle vicende di interi secoli». Parola di Paolo VI, secondo dei quattro Pontefici che negli ultimi anni hanno visitato la diocesi tuscolana. Il primo era stato Giovanni XXIII il 19 maggio 1959, il terzo è stato Giovanni Paolo II, l'8 settembre 1980. Domenica 15 luglio, sarà la volta di Benedetto XVI.
Celebrando alle 9.30 la messa sul sagrato della cattedrale tuscolana, Joseph Ratzinger torna dunque sui passi compiuti dai suoi predecessori: 53 anni dopo Roncalli, che vi si recò di pomeriggio, in forma privata, per incontrare un prelato infermo suo amico -- ospite della casa di Cura delle suore di San Carlo -- e passare poi all'eremo dei monaci camaldolesi; 49 anni dopo Montini, che il 1° settembre 1963 vi pronunciò la storica omelia sull'«ora dei laici»; e 32 anni dopo Wojtyła, venuto a festeggiare il terzo centenario della consacrazione del duomo, dedicato a San Pietro.
Benedetto XVI ha accolto l'invito del vescovo Raffaello Martinelli, che il 3 maggio scorso, festa dei santi Apostoli Filippo e Giacomo, patroni di Frascati, aveva annunciato la visita. «Il Santo Padre -- ha scritto il presule -- viene per santificare il giorno del Signore insieme a noi; per confermarci e rafforzarci nella fede; per pregare per tutti i fedeli, per tutte le nostre famiglie, in particolare per i nostri ragazzi, i nostri giovani, tutti i nostri sofferenti nel corpo e nello spirito; per invocare il dono di tante e sante vocazioni religiose e sacerdotali, provenienti dalle nostre famiglie».
A questi motivi, altri se ne aggiungono di carattere personale e legati a particolari anniversari. Nel primo caso, va ricordato che l'attuale pastore di Frascati è stato nominato da Benedetto XVI il 2 luglio 2009, dopo aver lavorato dal 1980 alla Congregazione per la Dottrina della Fede, collaborando per quasi un quarto di secolo con il cardinale Joseph Ratzinger, giunto nel 1982 alla guida dell'ex Sant'Uffizio. In particolare il presule ha coordinato i lavori di preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e del suo Compendio. Inoltre, dal 10 maggio 2008, è cardinale vescovo titolare della Chiesa suburbicaria di Frascati il segretario di Stato Tarcisio Bertone, primo collaboratore di Papa Ratzinger, anch'egli per molti anni al suo fianco nel dicastero per la dottrina della fede.
Tra gli anniversari da menzionare, come si legge nell'opuscolo curato dalla prefettura della Casa Pontificia, il cinquantesimo della decisione di Giovanni XXIII -- risalente all'aprile 1962 -- di lasciare che i cardinali suburbicari mantenessero il titolo della diocesi, affidandone invece la cura pastorale a un vescovo residenziale. Così, alla morte di Gaetano Cicognani, suo fratello Amleto gli succedette per il titolo, e monsignor Luigi Liverzani divenne primo presule residenziale. Inoltre, risalendo indietro nel tempo, proprio da Frascati, 430 anni fa, Gregorio XIII promulgò la riforma del calendario che ancora oggi è in uso in quasi tutto il mondo. La bolla Inter gravissimas che modificava il calendario giuliano fu infatti promulgata da Villa Mondragone, residenza di Papa Boncompagni e reca la data del 24 febbraio 1582.
Molti altri episodi, tra storia e tradizione, raccontano del legame tra la Chiesa tuscolana e i successori di Pietro. Numerosi quelli che vi dimorarono: dai membri della famiglia dei Conti di Tuscolo, ascesi al soglio pontificio intorno all'anno Mille, fino a Leone XIII, che da giovane prete si recava spesso a Frascati, ma non vi tornò mai da Pontefice. Anche il nome del suo predecessore, Pio IX, resta legato alla città: fu lui infatti che nel 1856 volle la stazione ferroviaria Roma-Frascati, che poi visitò personalmente nel 1858. Papa Mastai Ferretti compì il suo primo e unico viaggio in treno proprio alla volta di Frascati nel 1868. (gianluca biccini)


(©L'Osservatore Romano 15 luglio 2012)


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PAPA: VISITA A FRASCATI 32 ANNI DOPO GIOVANNI PAOLO II


Salvatore Izzo

(AGI) - Frascati, 15 lug.


Trentadue anni dopo la visita di Giovanni Paolo II, Frascati ha accolto questa mattina Papa Benedetto XVI che compie nella cittadina tuscolana il suo 30esimo viaggio pastorale in Italia, arrivando in auto da Castelgandolfo, dove risiede in estate. A salutare il Pontefice al suo arrivo c'erano il ministro per la cooperazione Andrea Riccardi, il presidente della regione Lazio Renata Polverini, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e tutti i sindaci dei comuni che hanno territori nella diocesi, tra cui quello di Roma Gianni Alemanno.
Pochi minuti prima del Pontefice era arrivato il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che della diocesi e' il titolare. "Frascati ha un significato particolare per Benedetto XVI" proprio perche' "vescovo titolare e' il cardinale Bertone, braccio destro del Pontefice", ha spiegato il professor Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano e storico del cristianesimo.
E certamente Papa Ratzinger intende rendere omaggio a questa diocesi suburbicaria - e dunque particolarmente legata alla Sede apostolica - con lo stesso affetto con il quale ha visitato nel 2007 quella di Velletri del quale da cardinale era egli stesso il titolare.
Tranne Giovanni Paolo I che non ne ebbe il tempo, tutti i Papi del dopoguerra hanno visitato Frascati, a partire da Giovanni XXIII che vi si reco' 53 anni fa in forma privata, per incontrare un prelato infermo suo amico ospite della casa di Cura delle suore di San Carlo e passare poi all'eremo dei monaci camaldolesi. Paolo VI ha visitato Frascati il primo settembre 1963, quando ricordo' il ruolo delle grandi famiglie cardinalizie cosi' radicate ai castelli romani affermando: "Dopo Roma, nessuna citta' ha dato tanti Papi alla Chiesa, quanti ne ha dati Frascati. Cio' attesta una vitalita' spirituale, politica, sociale, una cultura di altissima risonanza ed estensione, tali da concorrere alle vicende di interi secoli". E proprio in quell'occasione, Papa Montini pronuncio' la storica omelia sull'"ora dei laici" nella Chiesa Cattolica.


© Copyright (AGI)

PAPA CHIUDE A MATRIMONI PER SACERDOTI, "CELIBATO E' PER SEMPRE"


Salvatore Izzo


(AGI) - Frascati, 15 lug.


Il Papa archivia la questione dei matrimoni per i sacerdoti dicendo che la scelta della verginita' per il sacerdozio "e' per sempre". Rivolgendosi ai giovani della diocesi di Frascati nel corso della messa celebrata davanti alla cattedrale tuscolana, Benedetto XVI ha auspicato oggi che che essi sentano "la gioia di rispondere a Dio con tutto se stessi, donandola nella via del sacerdozio e della vita consacrata o nella via del matrimonio".
Sono, ha ricordato, "due vie complementari che si illuminano a vicenda, si arricchiscono reciprocamente e insieme arricchiscono la comunita'".
Secondo il Papa, "la verginita' per il Regno di Dio e il matrimonio sono entrambe vocazioni, chiamate di Dio a cui rispondere con e per tutta la vita".


© Copyright (AGI)

PAPA: ASSISTENZA SANITARIA CENTRALE NELLA MISSIONE DELLA CHIESA


Salvatore Izzo


(AGI) - Frascati, 15 lug.


L'assistenza sanitaria e' centrale nella missione della Chiesa.
Lo ha ricordato Benedetto XVI sottolineando che i seguaci del Vangelo "non possono accontentarsi di predicare la conversione: alla predicazione si deve accompagnare, secondo le istruzioni e l'esempio dati da Gesu', la cura dei malati". Il Papa, nell'omelia della messa celebrata a Frascati questa mattina, ha evidenziato che l'ospedalita' cattolica in Italia vive un momento di crisi finanziaria che sembra metterne a rischio la sopravvivenza.
"La missione apostolica - ha spiegato Benedetto XVI - deve sempre comprendere i due aspetti di predicazione della parola di Dio e di manifestazione della sua bonta' con gesti di carita', di servizio e di dedizione".


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A FRASCATI, 15.07.2012

Questa mattina alle ore 9.00, il Santo Padre Benedetto XVI lascia in auto il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recarsi in Visita Pastorale alla diocesi suburbicaria di Frascati.
Davanti al cancello di Villa Aldobrandini in Piazza Roma a Frascati, il Papa sale sull’auto scoperta e, attraversando i vari reparti occupati dai fedeli, arriva in Piazza San Pietro, accolto dal Vescovo e dalle autorità civili.
Sul sagrato della Cattedrale il Papa riceve il saluto del Sindaco di Frascati, Dr. Stefano Di Tommaso, e del Vescovo, S.E. Mons. Raffaello Martinelli. Quindi entra in Cattedrale dove si sofferma in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento.
La Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI per i fedeli della diocesi di Frascati inizia alle ore 9.30 sul sagrato della Cattedrale.
Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle!


Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi per celebrare questa Eucaristia e per condividere gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunità diocesana. Saluto il Signor Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato e titolare di questa Diocesi. Saluto il vostro Pastore, Mons. Raffaello Martinelli, e il Sindaco di Frascati, ringraziandoli per le cortesi parole di benvenuto con cui mi hanno accolto a nome di tutti voi. Sono lieto di salutare il Signor Ministro, i Presidenti della Regione e della Provincia, il Sindaco di Roma, gli altri Sindaci presenti e tutte le distinte Autorità.
E sono molto felice di celebrare oggi con il vostro vescovo questa Messa. Come egli ha detto è stato per più di venti anni per me un fedelissimo e molto capace collaboratore nella Congregazione per la Dottrina della Fede, dove ha lavorato soprattutto nel settore del catechismo e della catechesi con grande silenzio e discrezione: ha contribuito al Catechismo della Chiesa cattolica e al Compendio del Catechismo. In questa grande sinfonia della fede anche la sua voce è molto presente.
Nel Vangelo di questa domenica, Gesù prende l’iniziativa di inviare i dodici Apostoli in missione (cfr Mc 6,7-13). In effetti il termine «apostoli» significa proprio «inviati, mandati». La loro vocazione si realizzerà pienamente dopo la risurrezione di Cristo, con il dono dello Spirito Santo a Pentecoste. Tuttavia, è molto importante che fin dall’inizio Gesù vuole coinvolgere i Dodici nella sua azione: è una specie di «tirocinio» in vista della grande responsabilità che li attende.
Il fatto che Gesù chiami alcuni discepoli a collaborare direttamente alla sua missione, manifesta un aspetto del suo amore: cioè Egli non disdegna l’aiuto che altri uomini possono recare alla sua opera; conosce i loro limiti, le loro debolezze, ma non li disprezza, anzi, conferisce loro la dignità di essere suoi inviati. Gesù li manda a due a due e dà loro istruzioni, che l’Evangelista riassume in poche frasi. La prima riguarda lo spirito di distacco: gli apostoli non devono essere attaccati al denaro e alla comodità. Gesù poi avverte i discepoli che non riceveranno sempre un’accoglienza favorevole: talvolta saranno respinti; anzi, potranno essere anche perseguitati. Ma questo non li deve impressionare: essi devono parlare a nome di Gesù e predicare il Regno di Dio, senza essere preoccupati di avere successo. Il successo lo lasciano a Dio.
La prima Lettura proclamata ci presenta la stessa prospettiva, mostrandoci che gli inviati di Dio spesso non vengono accolti bene. Questo è il caso del profeta Amos, mandato da Dio a profetizzare nel santuario di Betel, un santuario del regno d’Israele (cfr Am 7,12-15). Amos predica con grande energia contro le ingiustizie, denunciando soprattutto i soprusi del re e dei notabili, soprusi che offendono il Signore e rendono vani gli atti di culto. Perciò Amasia, sacerdote di Betel, ordina ad Amos di andarsene. Egli risponde che non è stato lui a scegliere questa missione, ma il Signore ha fatto di lui un profeta e lo ha inviato proprio là, nel regno d’Israele. Pertanto, sia che venga accettato sia che venga respinto, egli continuerà a profetizzare, predicando ciò che Dio dice e non ciò che gli uomini vogliono sentirsi dire. E questo rimane il mandato della Chiesa: non predica ciò che vogliono sentirsi dire i potenti. Il loro criterio è la verità e la giustizia anche se sta contro gli applausi e contro il potere umano.
Similmente, nel Vangelo, Gesù avverte i Dodici che potrà accadere che in qualche località vengano rifiutati. In tal caso dovranno andarsene altrove, dopo aver compiuto davanti alla gente il gesto di scuotere la polvere sotto i piedi, segno che esprime il distacco in due sensi: distacco morale – come dire: l’annuncio vi è stato dato, siete voi a rifiutarlo – e distacco materiale – non abbiamo voluto e non vogliamo nulla per noi (cfr Mc 6,11).
L’altra indicazione molto importante del brano evangelico è che i Dodici non possono accontentarsi di predicare la conversione: alla predicazione si deve accompagnare, secondo le istruzioni e l’esempio Gesù, la cura dei malati. Cura dei malati corporale e spirituale. Parla delle guarigioni concrete delle malattie, parla anche dello scacciare i demoni, cioè purificare la mente umana, pulire, pulire gli occhi dell’anima che sono oscurati dalle ideologie e perciò non possono vedere Dio, non possono vedere la verità e la giustizia. Questa duplice guarigione corporale e spirituale è sempre il mandato dei discepoli di Cristo. Quindi la missione apostolica deve sempre comprendere i due aspetti di predicazione della parola di Dio e di manifestazione della sua bontà con gesti di carità, di servizio e di dedizione.
Cari fratelli e sorelle, rendo grazie a Dio che mi ha mandato oggi a ri-annunciarvi questa Parola di salvezza! Una Parola che è alla base della vita e dell’azione della Chiesa, anche di questa Chiesa che è in Frascati. Il vostro Vescovo mi ha informato circa l’impegno pastorale che maggiormente gli sta a cuore, che è in sostanza un impegno formativo, rivolto prima di tutto ai formatori: formare i formatori.
E’ proprio quello che ha fatto Gesù con i suoi discepoli: li ha istruiti, li ha preparati, li ha formati anche mediante il «tirocinio» missionario, perché fossero in grado di assumere la responsabilità apostolica nella Chiesa. Nella comunità cristiana, questo è sempre il primo servizio che i responsabili offrono: a partire dai genitori, che nella famiglia compiono la missione educativa verso i figli; pensiamo ai parroci, che sono responsabili della formazione nella comunità, a tutti i sacerdoti, nei diversi campi di lavoro: tutti vivono una prioritaria dimensione educativa; e i fedeli laici, oltre al ruolo già ricordato di genitori, sono coinvolti nel servizio formativo con i giovani o gli adulti, come responsabili nell’Azione Cattolica e in altri movimenti ecclesiali, o impegnati in ambienti civili e sociali, sempre con una forte attenzione alla formazione delle persone.
Il Signore chiama tutti, distribuendo diversi doni per diversi compiti nella Chiesa. Chiama al sacerdozio e alla vita consacrata, e chiama al matrimonio e all’impegno come laici nella Chiesa stessa e nella società. Importante è che la ricchezza dei doni trovi piena accoglienza, specialmente da parte dei giovani; che si senta la gioia di rispondere a Dio con tutto se stessi, donandola nella via del sacerdozio e della vita consacrata o nella via del matrimonio, due vie complementari che si illuminano a vicenda, si arricchiscono reciprocamente e insieme arricchiscono la comunità. La verginità per il Regno di Dio e il matrimonio sono entrambe vocazioni, chiamate di Dio a cui rispondere con e per tutta la vita. Dio chiama: occorre ascoltare, accogliere, rispondere. Come Maria: Eccomi, avvenga di me secondo la tua parola (cfr Lc 1,38).
Anche qui, nella comunità diocesana di Frascati, il Signore semina con larghezza i suoi doni, chiama a seguirlo e a prolungare nell’oggi la sua missione. Anche qui c’è bisogno di una nuova evangelizzazione, e per questo vi propongo di vivere intensamente l’Anno della Fede che inizierà ad ottobre, a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. I Documenti del Concilio contengono una ricchezza enorme per la formazione delle nuove generazioni cristiane, per la formazione della nostra coscienza. Quindi leggetelo, leggete il Catechismo della Chiesa cattolica e così riscoprite la bellezza di essere cristiani, di essere Chiesa di vivere il grande «noi» che Gesù ha formato intorno a sé, per evangelizzare il mondo: il «noi» della Chiesa, mai chiuso, ma sempre aperto e proteso all’annuncio del Vangelo.
Cari fratelli e sorelle di Frascati! Siate uniti tra voi e al tempo stesso aperti, missionari. Rimanete saldi nella fede, radicati in Cristo mediante la Parola e l’Eucaristia; siate gente che prega, per rimanere sempre legati a Cristo, come tralci alla vite, e al tempo stesso andate, portate il suo messaggio a tutti, specialmente ai piccoli, ai poveri, ai sofferenti. In ogni comunità vogliatevi bene tra voi, non siate divisi ma vivete da fratelli, perché il mondo creda che Gesù è vivo nella sua Chiesa e il Regno di Dio è vicino.
I Patroni della Diocesi di Frascati sono due Apostoli: Filippo e Giacomo, due dei Dodici. Alla loro intercessione affido il cammino della vostra Comunità, perché si rinnovi nella fede e ne dia chiara testimonianza con le opere della carità. Amen.


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La Regione Marche presenta la visita di Benedetto XVI a Loreto il 4 ottobre

Presentato oggi presso la sede della Regione Marche di Ancona il programma di massima della visita che il 4 ottobre prossimo Benedetto XVI effettuerà a Loreto per affidare alla Madonna il Sinodo dei Vescovi, che si aprirà l’11 ottobre, e l’Anno della Fede.
“Ripetendo il gesto fatto da Giovanni XXIII, il Santo Padre”, già sette volte a Loreto, “porterà con sé la preghiera dell’intera Chiesa”. Così mons Giovanni Tonucci arcivescovo Delegato Pontificio per la cittadina mariana. “Questo pellegrinaggio vuole rinnovare l’impegno a riflettere sulla nuova evangelizzazione“ ha spiegato mons Tonucci sottolineando il forte contenuto teologico e il valore storico di questo avvenimento.
“Il viaggio verso le Marche di Papa Roncalli”, ha detto l’arcivescovo Tonucci, “fu la prima uscita fuori dai confini del Lazio di un pontefice dopo l’Unità d’Italia, e così facendo inaugurò una nuova stagione e un nuovo stile dei successori di Pietro.
E’ un’occasione simbolica per ribadire la volontà di mantenere rapporti fecondi e piena collaborazione tra istituzioni laiche e religiose”.
L’arrivo del Papa è previsto in elicottero in località Montoso intorno alle ore 10, del 4 ottobre. Poi il trasferimento in papamobile fino al sagrato della Basilica della Santa Casa per la celebrazione della Messa nella piazza della Madonna, che ospita fino a 5000 persone.
La partenza per Roma intorno alle ore 17, nel pomeriggio, dopo una serie di incontri con i religiosi e gli organizzatori dell'evento.

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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A LORETO NELL’ANNIVERSARIO DEI 50 ANNI DEL VIAGGIO DI GIOVANNI XXIII NELLA CITTÀ MARIANA (4 OTTOBRE 2012) - PROGRAMMA

09.00

Partenza in elicottero dall’Eliporto del Vaticano.

10.00

Arrivo in elicottero presso il Centro Giovanni Paolo II di Montorso.

10.20

Visita alla Santa Casa nel Santuario Lauretano per l’adorazione del Santissimo Sacramento e per la preghiera alla Vergine di Loreto.

10.30

CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA nella Piazza della Madonna di Loreto. Omelia del Santo Padre.

13.15

Pranzo nel Centro Giovanni Paolo II di Montorso.

17.00

Partenza in elicottero dal Centro Giovanni Paolo II di Montorso per il Vaticano.

18.00

Arrivo all’eliporto del Vaticano.

Bollettino Ufficiale Santa Sede


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PAPA: ATTERRATO A LORETO, TUTTE LE CAMPANE SUONANO A FESTA
Salvatore Izzo

(AGI) - Loreto, 4 ott.

Benedetto XVI e' giunto in elicottero a Loreto. L'apparecchio e' atterrato nel piazzale del Centro Giovanni Paolo II in localia'à Montorso. Ad accogliere il Papa l'arcivescovo prelato Giovanni Tonucci e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, in rappresentanza del Governo Italiano. L'arrivo del Pontefice e' stato salutato dal suono a festa di tutte le campane delle parrocchie della cittadina mariana delle Marche.
Nel centro per la pastorale giovanile voluto da Wojtyla, Papa Ratzinger ha salutato anche il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco, e il nunzio apostolico in Italia, monsignor Adriano Bernardini. Erano presenti anche il prefetto di Ancona, Paolo Orrei, dal sindaco di Loreto, Paolo Niccoletti, il commissario della provincia di Ancona, Patrizia Casagrande, e il direttore del Centro Giovanni Paolo II, don Francesco Pierpaoli. Il Papa e' subito partito in auto verso il santuario lauretano.

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PAPA: NEL PIAZZALE DEL SANTUARIO LO ACCOLGONO STATUA VERGINE E 5 MILA FEDELI


Salvatore Izzo


(AGI) - Loreto, 4 ott.

Benedetto XVI ha attraversato in Papamobile il piazzale del Santuario della Santa Casa, nel centro di Loreto che e' interamente gremito dalla folla mentre solo 5 mila fedeli hanno potuto accedere all'interno del Loggiato che contiene la Basilica e il Palazzo Apostolico. Sul sagrato, accanto all'altare preparato per il Papa, anche la statua della madonna di Loreto, una figura austera di colore nero.
Prima dell'inizio della celebrazione ha preso la parola l'arcivescovo prelato, Giovanni Tonucci, che ha ricordato "il vincolo intenso" che lega la citta' mariana alla Sede Apostolica. Al termine dei saluti, il Pontefice e' entrato nel Santuario dove lo attendevano il ministro generale dell'Ordine Francescano dei Frati Minori Cappuccini, padre Mauro Johri, da poco rieletto, e dalla comunita', i suoi frati che custodiscono la Santa Casa e dai Parroci di Loreto. Papa Ratzinger e' anche entrato nella Santa Casa per l'adorazione del Santissimo Sacramento e per la preghiera alla Vergine di Loreto.

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PAPA: QUESTURA, OLTRE 10 MILA PERSONE NEL CENTRO DI LORETO


Salvatore Izzo


(AGI) - Loreto, 4 ott.

La Questura di Ancona ha stimato in oltre 10 mila le persone che sono presenti oggi nel centro di Loreto per la messa del Papa. Di esse solo 5 mila hanno trovato posto nel piazzale della Santa Casa. Gli altri hanno dovuto accontentarsi di vedere passare Benedetto XVI in Papamobile e di ascoltarne la voce dagli altoparlanti. Sull'altare con il Pontefice ci sono il segretario di Stato Tarcisio Bertone, il presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione Rino Fisichella, il segretario del Sinodo Nicola Eterovic e tutti i vescovi delle Marche.

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PAPA: CONCILIO AVEVA SCOPO DI RIPROPORRE CRISTO

Salvatore Izzo

(AGI) - Loreto, 4 ott.

"Il Concilio aveva come scopo di estendere sempre piu' il raggio benefico dell'Incarnazione e Redenzione di Cristo in tutte le forme della vita sociale".
Benedetto XVI riafferma questa "verita'" poco ricordata da tanti che del Vaticano II sono considerati gli interpreti ma che ha quale fonte il Papa che lo indisse.
"E' un invito - commenta oggi Papa Ratzinger - che risuona oggi con particolare forza: il beato Giovanni XXIII cinquant'anni fa, qui a Loreto, invitava a contemplare questo mistero, a 'riflettere su quel congiungimento del cielo con la terra, che e' lo scopo dell'Incarnazione e della Redenzione'".
"A distanza di cinquant'anni, dopo essere stato chiamato dalla divina Provvidenza a succedere sulla cattedra di Pietro a quel Papa indimenticabile, anch'io - sono ancora le parole di Papa Ratzinger - sono venuto qui pellegrino per affidare alla Madre di Dio due importanti iniziative ecclesiali: l'Anno della fede, che avra' inizio tra una settimana, l'11 ottobre, nel cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II, e l'Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, da me convocata nel mese di ottobre sul tema 'La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana'".
"Attraverso l'Anno della fede - spiega ai fedeli presenti, 5 mila nel piazzale della Santa Casa che non ne conterrebbe di piu', e la folla rimasta fuori che segue la sua voce dagli altoparlanti - intendo invitare i Confratelli vescovi di tutto l'orbe perche' si uniscano al Successore di Pietro, nel tempo di grazia spirituale che il Signore ci offre, per fare memoria del dono prezioso della fede".
"Qui a Loreto - sottolinea - abbiamo l'opportunita' di metterci alla scuola di Maria, di lei che e' stata proclamata 'beata' perche' 'ha creduto'.
"Questo Santuario, costruito attorno alla sua casa terrena, custodisce la memoria del momento in cui l'Angelo del Signore venne da Maria con il grande annuncio dell'Incarnazione, ed ella diede la sua risposta. Questa umile abitazione è una testimonianza concreta e tangibile dell'avvenimento piu' grande della nostra storia: l'Incarnazione: Maria ha offerto la propria carne, ha messo tutta se stessa a disposizione della volonta' di Dio, diventando 'luogo' della sua presenza. In lei si uniscono cielo e terra, Dio creatore e la sua creatura. Dio diventa uomo, Maria si fa casa vivente del Signore, tempio dove abita l'Altissimo".

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CRISI: PAPA, STA PREVALENDO EGOISMO SU SOLIDARIETA'

Salvatore Izzo

(AGI) - Loreto, 4 ott.

"Nella crisi attuale che interessa non solo l'economia, ma vari settori della societa'", appare concreto il rischio di "far prevalere il proprio egoismo sulla solidarieta' e sull'amore, le cose materiali sui valori, l'avere sull'essere".
E' questo il grido di allarme lanciato da Benedetto XVI a Loreto, trentesima tappa dei suoi viaggi in Italia, tutti caratterizzati dalla preoccupazione per il degrado morale e sociale innescato dalla chiusura delle fabbriche e dal mancato rilancio economico.
E oggi, celebrando davanti al Santuario simbolo della fede degli italiani, la Santa Casa che fu trasportata da Nazareth al tempo delle Crociate, il Papa ha voluto affidare alla Vergine "tutte le difficolta' che vive il nostro mondo alla ricerca di serenita' e di pace, i problemi di tante famiglie che guardano al futuro con preoccupazione, i desideri dei giovani che si aprono alla vita, le sofferenze di chi attende gesti e scelte di solidarieta' e di amore".
"Bisogna ritornare a Dio perche' l'uomo ritorni ad essere uomo", grida il Papa teologo. "Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno - spiega alla folla dei fedeli che gremisce il piazzale dove per la prima volta dice messa un Pontefice romano benche' negli ultimi 50 anni si siano susseguite le visite dei suoi predecessori nelal cittadina mariana delle Marche - l'orizzonte della speranza: l'Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio e' entrato nella nostra umanita' e ci accompagna".
Per Benedetto XVI,"e' proprio Dio che libera la nostra liberta', la libera dalla chiusura in se stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio, e la rende capace di aprirsi alla dimensione che la realizza in senso pieno: quella del dono di se', dell'amore, che si fa servizio e condivisione".
"Contemplando Maria - soggiunge l'85enne Joseph Ratzinger che alla Santa Casa e' stato gia' 8 volte da cardinale ed una da Papa - dobbiamo domandarci se anche noi vogliamo essere aperti al Signore, se vogliamo offrirgli la nostra vita perche' sia una dimora per Lui; oppure se abbiamo paura che la presenza del Signore possa essere un limite alla nostra liberta', e se vogliamo riservarci una parte della nostra vita, in modo che possa appartenere soltanto a noi".

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PAPA: NESSUNO PIU' SIA CONSIDERATO STRANIERO

Salvatore Izzo

(AGI) - Loreto, 4 ott.

"Dove abita Cristo, i suoi fratelli e le sue sorelle non sono piu' stranieri".
Benedetto XVI pronuncia queste parole davanti alla Santa Casa di Loreto, che la tradizione (confermata da studi scientifici recenti) vuole sia giunta da Nazareth. "Maria - ricorda - ci apre la porta della sua Casa, ci guida ad entrare nella volonta' del suo Figlio". Per questo, spiega il Papa, "e' la fede che ci da' una casa in questo mondo, che ci riunisce in un'unica famiglia e che ci rende tutti fratelli e sorelle".
"La fede - osserva ancora nella sua omelia - ci fa abitare, dimorare, ma ci fa anche camminare nella via della vita".
In proposito, il Papa teologo rievoca la prima collocazione italiana, nel 1294, della Santa Casa di Nazareth "sopra una strada", situazione "piuttosto strana: dal nostro punto di vista, infatti, la casa e la strada sembrano escludersi.
In realta', proprio in questo particolare aspetto, e' custodito un messaggio singolare di questa Casa". Ma la casa di Maria, chiarisce il Pontefice, "non e' una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma e' un'abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi".
"Qui a Loreto - conclude - troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un'altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Citta' eterna, la dimora di Dio con l'umanita' redenta".

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