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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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19/05/2012 17:47
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Per il Papa risotto, vitello tonnato e bresaola. In tavola le prelibatezze di Peck

Benedetto XVI alloggerà in Arcivescovado. Sarà allestita anche una 'sala dei regali'

di Stefania Consenti e Giulia Bonezzi

Milano, 18 maggio 2012 - Benedetto XVI alloggerà in Arcivescovado e qui, ha annunciato ieri monsignor Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione Milano Famiglie, sarà allestita anche «sala dei regali». Già, perché stanno arrivando parecchi doni per il Santo Padre, alcuni perfino ingombranti come una bella vetrata artistica. Ma non è l'unica cosa curiosa. Ad esempio il pranzo ufficiale della domenica, organizzato in Arcivescovado, sarà preparato dallo staff di Peck, in trasferta con una quarantina di persone compresi gli chef che lo cucineranno sul posto, nelle cucine del cardinale Scola. È un'esperienza senza precedenti anche nella storia della boutique del cibo, fondata nel 1883 da un salumiere praghese e da allora punto di riferimento per i buongustai milanesi: «È un onore, faremo del nostro meglio», assicura Mauro Stoppani di Peck.
Il Santo Padre ha scelto il menù due settimane fa, tra un ventaglio di proposte; le sole prescrizioni erano massima sobrietà, e niente pesce. Alla fine è rimasto sul classico: antipasto a base di bresaola di Peck (prodotta in via Spadari) accompagnata dai carciofini sott'olio extravergine della nuova raccolta, poi risotto alla milanese seguito da vitello in salsa tonnata. Per dessert monoporzioni di crostata alle fragoline di bosco, quindi frutta e caffè.
In tavola Franciacorta Brut millesimato del 2006, Pinot nero del 2010 e Moscato d'Asti Private Label, tutto della casa. Infine, per volere del Papa, sarà offerto un pranzo a 300 famiglie «povere». «Qui non ci stiamo tutti, perciò si farà in Cattolica - racconta De Scalzi -. Abbiamo affidato la regia alla Caritas e si farà attenzione agli usi e costumi alimentari, perché saranno presenti persone di religioni diverse».


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23/05/2012 18:04
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Family 2012: Papa offre il pranzo a cento famiglie bisognose

(ANSA) - MILANO, 23 MAG - Un pranzo di solidarieta' per 100 famiglie milanesi, circa 300 persone di diverse nazionalita', tra cui rifugiati politici, immigrati, famiglie colpite dalla crisi, coppie di anziani soli: si tratta di un'iniziativa che sara' offerta da papa Benedetto XVI in occasione del VII Incontro mondiale delle Famiglie, in programma dal 30 maggio e che dal 1 al 3 giugno vedra' a Milano la presenza del Pontefice. Organizzato dalla Caritas Ambrosiana, il pranzo si svolgera' alle 13.30 di domenica 3 giugno alla mensa dell'universita' Cattolica. Le famiglie invitate sono state scelte fra quelle seguite dai servizi e dei centri di accoglienza. (ANSA)


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Lascerà il segno


I cardinali Scola e Antonelli hanno presentato oggi l'Incontro mondiale di Milano


“Voglio esprimere con una formula lo scopo di questo grande lavoro compiuto in vista del VII Incontro mondiale delle famiglie: è un evento straordinario, voluto, pensato e programmato per potenziare la vita ordinaria della Chiesa”. Con queste parole il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha ufficialmente inaugurato oggi, presso gli spazi del MiCo Fieramilanocity, il Family 2012, che si tiene dal 30 maggio al 3 giugno (info: www.family.2012).


La presenza del Papa. Il centro dell’evento, naturalmente, sarà la presenza di papa Benedetto XVI, che ha voluto inserire una vera e propria visita pastorale alla diocesi di Milano. Questa presenza preziosa, secondo il card. Scola, “segna già la strada perché l’evento rifluisca poi nell’ordinario, dentro la vita personale di ogni cristiano e di ogni comunità cristiana”. Nella prospettiva dell’arcivescovo, la scelta del tema “La famiglia: il lavoro e la festa” permette un approfondimento “che non sarà soltanto intellettuale, ma sarà espresso anche attraverso i gesti liturgici, le forme artistiche, la conoscenza reciproca, la condivisione”. Il card. Scola sottolinea la rilevanza dell’evento anche attraverso “il numero straordinario di giornalisti accreditati”, che è un segno importante “come lo è la risonanza che le testate dell’Italia e del mondo hanno dato all’evento”.


Il valore dell’evento. Il Family 2012 richiama all’attenzione del mondo la realtà della famiglia: “Al centro del desiderio e della realizzazione concreta degli uomini e delle donne di oggi sta il modello di famiglia che i sociologi chiamano ‘normocomposta’ o ‘normocostituita’, che ha il suo ideale nel rapporto fedele e aperto alla vita tra un uomo e una donna”. Proprio questa famiglia è rilanciata attraverso il Family 2012. “E questo – è il commento dell’arcivescovo – mi sembra un bene”. Ricordando il grande impegno organizzativo avviato circa tre anni fa per preparare l’appuntamento, il card. Scola sottolinea che si tratta di un evento destinato a durare nel tempo: “In casi come questi, con troppa superficialità si dice che simili eventi impiegano molte energie e poi finiscono in nulla. È un giudizio superficiale, perché essi nascono da un lavoro capillare, coinvolgono nella fase preparatoria moltissime migliaia di persone, molte realtà di parrocchie, migliaia di volontari, centinaia di relatori provenienti da tutto il mondo”.


Nucleo solido e felice. Il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ricorda dal canto suo che l’obiettivo generale del Congresso teologico pastorale, che fa parte del programma del Family 2012, è la trattazione del tema dell’evento – “La famiglia: il lavoro e la festa” – nella prospettiva teologica e antropologica. Si metterà in evidenza che la cosiddetta famiglia ‘normocostituita’, ovvero la coppia stabile, magari con figli, “è più felice e più vantaggiosa per la società”. Anche se questo tipo di famiglia ha meno disponibilità sotto il profilo economico, “in realtà è più ricca di relazioni umane, produce capitale umano per il lavoro, il mercato e le imprese e sa creare la festa in casa, nella comunità religiosa e nell’ambiente sociale”. In tempi di crisi e di sofferenza è urgente “comprendere la situazione di sofferenza delle persone e promuovere una famiglia solida e non ibrida, necessaria per la felicità delle persone e per il vantaggio della società”. Soffermandosi in particolare sui contenuti e sull’articolazione del Congresso teologico pastorale, mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e presidente del Comitato scientifico del Congresso, lo presenta come un appuntamento che “dipanerà il filo rosso del tema nella tensione tra famiglia e società”.


“Motore propulsivo”. Per questo, le tre giornate del VII Incontro mondiale delle famiglie “partono dalla vita quotidiana per aprirla al mondo, insistendo sulla famiglia come luogo di apertura alla società e sulla società come spazio che deve considerare la famiglia come motore propulsivo”. Al centro dell’attenzione sono le relazioni familiari che, “da un lato, sono da collocare realisticamente nelle forme attuali con cui lavoro e tempo libero influiscono sulla vita di coppia e l’educazione dei figli ma, dall’altro, potranno diventare occasione per trasformare il mondo mediante il lavoro e per umanizzare il tempo mediante il senso cristiano della festa, in particolare della domenica”. Grande è l’attesa per l’esito positivo dell’incontro: “Ci aspettiamo che l’esperienza delle diverse nazioni e dei diversi continenti possa mostrare un panorama differenziato con cui famiglia, lavoro e festa s’intrecciano”.


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LA RESIDENZA

Il Papa a casa dell'amico Scola

i corvi del Vaticano sono lontani
Ratzinger nell'appartamento del cardinale durante la visita a Milano. L'intera ala
dell'Arcivescovado ceduta allo staff del Pontefice. In cucina le Memores milanesi

di ZITA DAZZI

Non avrà il colpo d’occhio alato sullo spazio incorniciato dal colonnato del Bernini a cui è abituato quando dorme in Vaticano. Ma una piccola, grande emozione sicuramente la proverà lo stesso Benedetto XVI, domani mattina all’alba, aprendo le finestre affacciate sulla Madonnina e sulle guglie del Duomo, dall’appartamento di Curia in cui abiterà in questi giorni milanesi.

LO SPECIALE SULLA VISITA DEL PAPA

La casa dove abiterà il Papa nella sua tre giorni milanese è quella dell’arcivescovo Angelo Scola, suo amico fraterno da decenni, strettissimo collaboratore e tra i più fidati consiglieri nei momenti cruciali della vita della chiesa, come è questo che la Santa Sede sta vivendo, nei giorni dei “corvi” e degli arresti Oltre Tevere. Un momento tragico per la credibilità della Chiesa, alla quale il bagno di folla che aspetta Benedetto XVI a Bresso non può che risultare benefico. Forse, anche il ritrovarsi la sera, a fare due chiacchiere e a dormire a casa di un amico vero, come è per lui il cardinale Scola, gli potrà essere di conforto, d’aiuto, di sostegno. Forse almeno, nelle stanze “semplici” tra Palazzo Reale e piazza Fontana, non ci saranno le orecchie e le mani indiscrete, che lo perseguitano in Vaticano.

Per la tournée milanese del Papa, è già da mesi che il cardinale Scola ha deciso non solo di ospitarlo in casa sua — 200 metri quadrati al primo piano del settecentesco Palazzo arcivescovile — ma di cedergli anche la sua personale camera da letto e la sua biancheria, come si farebbe in una famiglia normale in occasione dell’arrivo di un parente molto amato e importante, a cui si tiene in modo particolare. Ratzinger avrà a disposizione la stanza da letto, una sala per cenare e fare colazione, uno studio con annessa segreteria, oltre naturalmente ai servizi e al guardaroba. Con lui, in una stanza più piccola comunicante, ci sarà il fidato Padre Georg, suo segretario personale che lo segue nella vita di ogni giorno.

Non verranno invece a Milano le quattro donne che fanno parte del corpo delle “Memores Domini” — voto di castità e povertà — e abitano con lui in Vaticano. A sostituirle nelle faccende domestiche, saranno Gianna, Dina e Carla, le “Memores” che abitualmente accudiscono Scola, cucinando per lui, occupandosi delle pulizie e del bucato. Solo il pranzo di domenica, dopo la messa del milione di pellegrini a Bresso, sarà offerto e preparato dai cuochi di Peck: invitate al tavolo ci saranno anche cinque famiglie in rappresentanza dei cinque continenti, oltre a una famiglia ambrosiana. Per le altre cene e colazioni, Ratzinger mangerà come mangia di solito l’arcivescovo: con le donne e i famigli di casa.

Non viene a Milano nemmeno il maggiordomo che ha sostituito “Paoletto”, arrestato per la storiaccia dei “corvi”. Ma in Curia c’è uno staff di collaboratori religiosi e laici che saranno al servizio del Papa, in quel silenzio felpato che grava negli appartamenti del vescovo, lunghi corridoi di marmo lucido, tavoli di noce coperti da tovaglie di velluto ricamato, sguardi di vescovi del passato che occhieggiano dagli antichi quadri con le cornici dorate. Il cardinale Scola, per far posto al Pontefice in casa sua, traslocherà con i suoi effetti personali nella “stanza degli ospiti”, un mini appartamento al primo piano di quella porzione a forma di “L” del palazzo arcivescovile che da secoli ospita l’alloggio riservato al Pastore della Diocesi ambrosiana. Finestre affacciate da una parte su piazza del Duomo, dall’altra sul cortile dei “Canonici”, quello sul retro del palazzo arcivescovile, il cui ingresso è su piazza Fontana, anche se esiste un camminamento sotterraneo che conduce direttamente nella cattedrale. Ma il Pontefice non lo userà: la sua Papamobile bianca è arrivata in Curia nei giorni scorsi, parcheggiata sotto al porticato di fronte all’ingresso, come una qualsiasi berlina di quelle in uso ai prelati ambrosiani.

Il Papa poteva essere ospitato in una delle magnifiche ville che la Curia possiede alle porte di Milano, o al nobile seminario di corso di Porta Venezia. Ma il cardinale Scola ha detto no, e l’ha voluto avere in Curia, che pure è uno splendido palazzo, ornato da opere d’arte importanti, affreschi, dipinti e mobili antichi, gli stessi che c’erano già ai tempi del vescovo Montini, futuro Papa Paolo VI. L’ospitalità in casa è un gesto di attenzione, intimità e affetto, che spiega da solo quali rapporti fraterni esistano fra i due anziani pastori, che si ritrovano sotto la Madonnina a celebrare il primo evento religioso di portata internazionale mai fatto in Italia fuori da Roma. Tutto è rimasto com’è nella vita di ogni giorno, salvo gli arredi della cappella privata, dove all’alba di sabato Benedetto XVI celebrerà la messa. Grazie alla generosità di un gruppo di artigiani brianzoli sono stati interamente rinnovati.

(01 giugno 2012)


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Milano si prepara ad accogliere Benedetto XVI


A lezione di gratuità


di Angelo Scola*


In occasione del iv Convegno ecclesiale della Chiesa italiana, celebratosi a Verona il 19 settembre 2006, Benedetto XVI ha sottolineato la necessità di «non perdere di vista nella nostra azione pastorale il collegamento tra la fede e la vita quotidiana, tra la proposta del Vangelo e quelle preoccupazioni e aspirazioni che stanno più a cuore alla gente». Si tratta di un'indicazione che in questi anni le Chiese, sia in Italia che all'estero, hanno voluto assecondare con decisione.
Su questa linea si colloca ora anche il VII Incontro mondiale delle famiglie che già a partire dagli argomenti messi a tema -- «La famiglia: il lavoro e la festa» -- desidera proporsi quale evento di popolo, capace di entrare in dialogo con le esigenze fondamentali di ogni persona. Le modalità stesse di svolgimento suggeriscono come questo grande gesto abbia di mira l'unità della persona e la decisività delle sue relazioni.
Momenti di approfondita riflessione -- assicurati dal Congresso teologico-pastorale con circa settemila partecipanti e gli interventi di 104 relatori di variegati contesti culturali -- sono arricchiti dalla testimonianza reciproca che le numerose famiglie, provenienti da circa 160 Paesi, sapranno scambiarsi durante i giorni di convivenza in Milano e diocesi e, in particolare, nella festa di sabato 2 giugno.
Non mancano naturalmente preziose occasioni di preghiera in città -- il duomo, le chiese di Milano e Lombardia sono aperte per l'adorazione -- che troveranno coronamento nell'Eucaristia presieduta domenica 3 dal Pontefice all'aeroporto di Bresso.
Come e dove percepire, in questo incontro così articolato, quel «collegamento tra la fede e la vita quotidiana» a cui ci richiama il Papa? Egli stesso suggerì la risposta nell'allocuzione di Verona: «Per parte mia vorrei sottolineare come, attraverso questa multiforme testimonianza, debba emergere soprattutto quel grande “sì” che in Gesù Cristo Dio ha detto all'uomo e alla sua vita, all'amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza; come, pertanto, la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia nel mondo. Il cristianesimo è infatti aperto a tutto ciò che di giusto, vero e puro vi è nelle culture e nelle civiltà, a ciò che allieta, consola e fortifica la nostra esistenza».
Riflettere, incontrarsi, condividere, pregare mettendo a tema la famiglia, il lavoro e la festa costituisce un'occasione privilegiata per riconoscere e far proprio questo grande sì che Dio ha detto all'uomo in Gesù Cristo.
Il Figlio di Dio, facendosi uomo per noi e per la nostra salvezza, ha voluto nascere e crescere in famiglia: ha voluto personalmente sperimentare questa via maestra e insostituibile per imparare che la legge della vita è il dono totale di sé. In famiglia, infatti, ognuno di noi assimila, in modo sempre più consapevole, che nessuno si genera da sé. L'esistenza è frutto di un dono d'amore che ci precede. Il valore della nostra vita, quindi, ci è dato a priori: non è qualcosa che dobbiamo guadagnare! In famiglia comprendiamo, inoltre, che questo amore gratuito chiede il coinvolgimento della nostra persona, esige da noi una risposta. L'amore è anche compito, responsabilità, sacrificio. Crescendo, il bambino comincia a rendersene conto e si esercita a far dono all'altro della propria vita per il bene di tutti: apprende, in definitiva, a lavorare, poiché significato genuino del lavoro umano è quello di porci in collaborazione col Creatore. Anche Gesù imparò a lavorare a Nazareth. Restano indelebili, a questo proposito, le parole che Paolo VI pronunciò durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa: «Oh! dimora di Nazareth, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine».
Infine, il Figlio di Dio ha condiviso con gli uomini anche le gioie del riposo e della festa: come quando si ritirava con i suoi amici a pregare e a riposare, o partecipava con loro e con sua madre alla festa di Cana, o si paragonava allo sposo del banchetto di nozze. Gesù ha sperimentato la necessità del giusto riposo, che riapre lo spazio agli affetti e ritempra corpo e anima, permettendo poi una serena ripresa del lavoro.
Per i cristiani parlare di famiglia, lavoro e festa, è confrontarsi su ciò che interessa ogni uomo e ogni donna di questo mondo e proporre loro la strada del compimento che lo stesso Figlio di Dio ha voluto percorrere e sulla quale ci invita a seguirlo. Nessuna persona è lontana dall'esperienza degli affetti, del lavoro e del riposo: ciascuno di noi è compagno di strada del proprio prossimo. Per questo partecipare fisicamente o da lontano attraverso i mezzi di comunicazione al VII Incontro mondiale delle famiglie, potrà risultare di grande giovamento per la comunità cristiana e per la società intera.
Come cristiani saremo aiutati a identificare gli ambiti essenziali della nuova evangelizzazione: un'urgenza, questa, che non può essere assecondata se non facendoci carico dei bisogni dei nostri fratelli uomini, incoraggiando noi stessi e loro a scoprire tutta l'altezza, la larghezza e la profondità del desiderio di infinito che abita il cuore dell'uomo. Essere amato, edificare il mondo, vivere gratuitamente insieme agli altri: non è forse questo ciò che ogni nostro contemporaneo cerca formando una famiglia, lavorando e riposando? Se ripartiremo da una condivisione sincera e partecipe di queste realtà fondamentali dell'esistenza quotidiana, che ci accomunano a tutti gli uomini, avremo, come cristiani, l'occasione di abbattere steccati artificiosi nella prospettiva della nuova evangelizzazione.
Riflettere sull'importanza e sul significato della famiglia, del lavoro e della festa porterà così un indubbio beneficio all'intera società. Essa, infatti, ha bisogno, oggi più che mai, di rimettere al centro la persona umana e il valore delle relazioni. Una consapevolezza fondamentale per l'attuale frangente di crisi economico-finanziaria.
Il VII Incontro mondiale mostra che la famiglia fondata sul matrimonio fedele e aperto alla vita tra un uomo e una donna è un solido pilastro in questo tempo fluido di grande travaglio. Anzi già lascia intravvedere qualche lineamento del volto dell'uomo postmoderno.


*Cardinale arcivescovo di Milano


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DISCORSO DEL SANTO PADRE DAVANTI AL DUOMO


Signor Sindaco,

Distinte Autorità,

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel sacerdozio,
Cari fratelli e sorelle dell’Arcidiocesi di Milano!

Saluto cordialmente tutti voi qui convenuti così numerosi, come pure quanti seguono questoevento attraverso la radio o la televisione. Grazie per la vostra calorosa accoglienza! Ringrazio il Signor Sindaco per le cortesi espressioni di benvenuto che mi ha indirizzato a nome della comunità civica. Saluto con deferenza il Rappresentante del Governo, il Presidente della Regione, il Presidente della Provincia, nonché gli altri rappresentanti delle Istituzioni civili e militari, ed esprimo il mio apprezzamento per la collaborazione offerta per i diversi momenti di questa visita. Grazie a le Eminenza per il suo cordiale saluto.
Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi e ringrazio Dio, che mi offre l’opportunitàdi visitare la vostra illustre Città. Il mio primo incontro con i Milanesi avviene in questa Piazza del Duomo, cuore di Milano, dove sorge l’imponente monumento simbolo della Città. Con la suaselva di guglie esso invita a guardare in alto, a Dio.
Proprio tale slancio verso il cielo ha sempre caratterizzato Milano e le ha permesso nel tempo di rispondere con frutto alla sua vocazione: essere un crocevia – Mediolanum – di popoli e di culture. La città ha così saputo coniugare sapientemente l’orgoglio per la propria identità con la capacità di accogliere ogni contributo positivo che, nel corso della storia, le veniva offerto. Ancora oggi, Milano è chiamata a riscoprire questo suo ruolo positivo, foriero di sviluppo e di pace per tutta l’Italia. Il mio «grazie» cordiale va, ancora una volta, al Pastore di questa Arcidiocesi, il Cardinale Angelo Scola, per l’accoglienza e le parole che mi ha rivolto a nome dell’intera Comunità diocesana; con lui saluto i Vescovi Ausiliari e chi lo ha preceduto su questa gloriosa e antica Cattedra, il Cardinale Dionigi Tettamanzi e il Cardinale Carlo Maria Martini.
Rivolgo un particolare saluto ai rappresentanti delle famiglie - provenienti da tutto il mondo - che partecipano al VII Incontro Mondiale. Un pensiero affettuoso indirizzo poi a quanti hanno bisogno di aiuto e di conforto, e sono afflitti da varie preoccupazioni: alle persone sole o in difficoltà, ai disoccupati, agli ammalati, ai carcerati, a quanti sono privi di una casa o dell’indispensabile per vivere una vita dignitosa. Non manchi a nessuno di questi nostri fratelli e sorelle l’interessamento solidale e costante della collettività. A tale proposito, mi compiaccio di quanto la Diocesi di Milano ha fatto e continua a fare per andare incontro concretamente alle necessità delle famiglie più colpite dalla crisi economico-finanziaria, e per essersi attivata subito, assieme all’intera Chiesa e società civile in Italia, per soccorrere le popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna, che sono nel nostro cuore e nella nostra preghiera e per le quali invito, ancora una volta, ad una generosa solidarietà.
Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie mi offre la gradita occasione di visitare la vostraCittà e di rinnovare i vincoli stretti e costanti che legano la comunità ambrosiana alla Chiesa di Roma e al Successore di Pietro. Come è noto, sant’Ambrogio proveniva da una famiglia romana e ha mantenuto sempre vivo il suo legame con la Città Eterna e con la Chiesa di Roma, manifestando ed elogiando il primato del Vescovo che la presiede. In Pietro – egli afferma – «c’è il fondamento della Chiesa e il magistero della disciplina» (De virginitate, 16, 105); e ancora lanota dichiarazione: «Dove c’è Pietro, là c’è la Chiesa» (Explanatio Psalmi 40, 30, 5).
La saggezza pastorale e il magistero di Ambrogio sull’ortodossia della fede e sulla vita cristianalasceranno un’impronta indelebile nella Chiesa universale e, in particolare, segneranno la Chiesa di Milano, che non ha mai cessato di coltivarne la memoria e di conservarne lo spirito.
La Chiesa ambrosiana, custodendo le prerogative del suo rito e le espressioni proprie dell’unica fede, è chiamata a vivere in pienezza la cattolicità della Chiesa una, a testimoniarla e a contribuire ad arricchirla. Il profondo senso ecclesiale e il sincero affetto di comunione con il Successore di Pietro, fanno parte della ricchezza e dell’identità della vostra Chiesa lungo tutto il suo cammino, e si manifestano in modo luminoso nelle figure dei grandi Pastori che l’hanno guidata.
Anzitutto san Carlo Borromeo: figlio della vostra terra. Egli fu, come disse il Servo di Dio Paolo VI, «un plasmatore della coscienza e del costume del popolo» (Discorso ai Milanesi, 18 marzo 1968);e lo fu soprattutto con l’applicazione ampia, tenace e rigorosa delle riforme tridentine, con la creazione di istituzioni rinnovatrici, a cominciare dai Seminari, e con la sua sconfinata caritàpastorale radicata in una profonda unione con Dio, accompagnata da una esemplare austerità di vita. Ma, insieme con i santi Ambrogio e Carlo, desidero ricordare altri eccellenti Pastori piùvicini a noi, che hanno impreziosito con la santità e la dottrina la Chiesa di Milano: il beato
Cardinale Andrea Carlo Ferrari, apostolo della catechesi e degli oratori e promotore del rinnovamento sociale in senso cristiano; il beato Alfredo Ildefonso Schuster, il «Cardinale della preghiera», Pastore infaticabile, fino alla consumazione totale di se stesso per i suoi fedeli. Inoltre, desidero ricordare due Arcivescovi di Milano che divennero Pontefici: Achille Ratti, Papa Pio XI; alla sua determinazione si deve la positiva conclusione della Questione Romana e la costituzione dello Stato della Città del Vaticano; e il Servo di Dio Giovanni Battista Montini, Paolo VI, buono e sapiente, che, con mano esperta, seppe guidare e portare ad esito felice il Concilio Vaticano II. Nella Chiesa ambrosiana sono maturati inoltre alcuni frutti spirituali particolarmente significativi per il nostro tempo. Tra tutti voglio oggi ricordare, proprio pensando alle famiglie, santa Gianna Beretta Molla, sposa e madre, donna impegnata nell’ambito ecclesiale e civile, che fece splendere la bellezza e la gioia della fede, della speranza e della carità.
Cari amici, la vostra storia è ricchissima di cultura e di fede. Tale ricchezza ha innervato l’arte, la musica, la letteratura, la cultura, l’industria, la politica, lo sport, le iniziative di solidarietà di Milano e dell’intera Arcidiocesi. Spetta ora a voi, eredi di un glorioso passato e di un patrimonio spirituale di inestimabile valore, impegnarvi per trasmettere alle future generazioni la fiaccola di una così luminosa tradizione. Voi ben sapete quanto sia urgente immettere nell’attuale contesto culturale il lievito evangelico. La fede in Gesù Cristo, morto erisorto per noi, vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico “ben essere”, a partire dalla famiglia, che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità, coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo. La singolare identità di Milano non la deve isolare né separare, chiudendola in se stessa. Al contrario, conservando la linfa delle sue radici e i tratti caratteristici della sua storia, essa è chiamata a guardare al futuro con speranza, coltivando un legame intimo e propulsivo con la vita di tutta l’Italia e dell’Europa. Nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalità, la Milano positivamente “laica” e la Milano della fede sono chiamate a concorrere al bene comune.
Cari fratelli e sorelle, grazie ancora per la vostra accoglienza! Vi affido alla protezione della Vergine Maria, che dalla più alta guglia del Duomo maternamente veglia giorno e notte su questa Città. A tutti voi, che stringo in un grande abbraccio, dono la mia affettuosa Benedizione. Grazie !

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PAPA: RISPONDERA' A DOMANDE FAMIGLIE SU RAI UNO, POI VIA A MUSICA


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu.


Benedetto XVI dialoghera' domani sera con alcune famiglie - in diretta su Rai Uno - di temi attuali e concreti come matrimonio e divorzio, crisi economica e vita nelle tendopoli emiliane.
Lo ha annunciato oggi in una conferenza stampa don Antonio Ammirati, dell'Ufficio Nazioneale delle Comunicazioni Sociali della Cei, che firma lo Speciale di "A Sua Immagine".
A porre lel oro domande al Papa saranno una famiglia greca, una famiglia brasiliana, una famiglia terremotata di Cento, che ha perso la propria casa con il sisma, e una famiglia di circensi. "ONE World Family Love" sara' trasmesso a partire dalle 20,35 dall' aeroporto di Bresso ed e' curata dal produttore esecutivo Laura Misiti con gli autori Gida Salvino e Franz Coriasco e la regia di Marco Aleotti. Tra gli artisti presenti sul grande palco milanes la star israeliana Noa, la portoghese Dulce Pontes, la giovane pop-band svizzera dei 77 Bombay Street, il talento emergente della world-music africana Dudu Manhenga, la stella del gospel britannico Lois Kirby, e il gruppo di sette vocalist francesi Tale of Voices. A rappresentare l'Italia, il maestro Ennio Morricone, Ron, il chitarrista Maurizio Colonna con la pianista Luciana Bigazzi, la cantautrice italo-somala Saba Anglana, e la giovane band dei Sonohra (insieme alla pop-star spagnola Hevia), il Circo Bellucci, l'ensemble Rom Alexian Group, e il cantautore Giampiero Alloisio. Ad arricchire questa straordinaria serata-evento - ha spiegato Marco Brusati direttore di Hope Music che ha collaborato all'evento - anche i contributi di alcuni grandi attori e celebri volti televisivi: Paolo Bonacelli, Pamela Villoresi, Serena Autieri, Giuseppe Cederna, Myriam Catania, Benedetta Rinaldi, Fabrizio Bucci, Francesca Fialdini, Manolo Martini E Marilu' Pipitone. L'evento prevede anche la partecipazione di diversi grandi strumentisti solisti, dell'Orchestra Terraconfine (diretta e coordinata dai maestri e Michele Lorusso e Nico Arcieri), dei vocalist Anno Domini e dei settanta elementi del Coro Hope.


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Papa a Milano per il Family 2012


In visita pastorale con il segretario di Stato, Bertone. Pisapia: 'Insieme possiamo fare tanto'


MILANO - Benedetto XVI è arrivato a bordo della "papamobile" in una gremitissima e plaudente Piazza Duomo per incontrare la cittadinanza di Milano, al suo arrivo nella città lombarda per l'Incontro mondiale delle famiglie. Lungo il tragitto dall'aeroporto il Papa è stato calorosamente acclamato dalla folla.
Al fianco del pontefice c'è un altro aiutante al posto del maggiordomo Paolo Gabriele, arrestato la settimana scorsa per il possesso illecito di documenti riservati. A seguire il Pontefice in tutti i suoi spostamenti nella visita a Milano e l'altro aiutante Sandro Mariotti, detto "Sandrone". Si tratta del primo viaggio del Pontefice dopo l'arresto del maggiordomo. Nel nutrito seguito, come sempre avviene in occasioni analoghe, compare il suo più stretto collaboratore di Curia, il card.Tarcisio Bertone.
La fede "deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico 'ben essere', a partire dalla famiglia", da riscoprire "quale patrimonio principale dell'umanità" e "segno di una vera e stabile cultura in favore dell'uomo" ha detto il Papa a Milano. Benedetto XVI ha invocato ancora una volta "una generosa solidarietà" verso le popolazioni dell'Emilia Romagna colpite dal sisma, "che sono nel nostro cuore - ha detto - e nella nostra preghiera". Il Papa lo ha affermato durante l'incontro con la cittadinanza di Milano in Piazza Duomo.
"Mi compiaccio di quanto la Diocesi di Milano ha fatto e continua a fare per andare incontro concretamente alle necessità delle famiglie più colpite dalla crisi economico-finanziaria - ha detto il Papa -, e per essersi attivata subito, assieme all'intera Chiesa e società civile in Italia, per soccorrere le popolazioni terremotate dell'Emilia Romagna, che sono nel nostro cuore e nella nostra preghiera e per le quali invito, ancora una volta, ad una generosa solidarietà".
Durante l'incontro con i milanesi in Piazza Duomo, Benedetto XVI ha indirizzato "un pensiero affettuoso" a "quanti hanno bisogno di aiuto e di conforto, e sono afflitti da varie preoccupazioni: alle persone sole o in difficoltà, ai disoccupati, agli ammalati, ai carcerati, a quanti sono privi di una casa o dell'indispensabile per vivere una vita dignitosa". "Non manchi a nessuno di questi nostri fratelli e sorelle - ha affermato - l'interessamento solidale e costante della collettività".
"La singolare identità di Milano - ha poi detto il Papa - non la deve isolare né separare, chiudendola in se stessa. Al contrario - ha aggiunto -, conservando la linfa delle sue radici e i tratti caratteristici della sua storia, essa è chiamata a guardare al futuro con speranza, coltivando un legame intimo e propulsivo con la vita di tutta l'Italia e dell'Europa". Nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalità, "la Milano positivamente 'laica' e la Milano della fede sono chiamate a concorrere al bene comune".


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PAPA: L'ARRIVO A MILANO, LO ACCOLGONO SCOLA E RICCARDI


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu.


L'aereo di Benedetto XVI e' atterrato all'aeroporto di Linate alle 17,12. Il Papa e' in visita alla diocesi ambrosiana per le celebrazioni conclusive del VII Incontro mondiale delle famiglie e, scrive l'Osservatore Romano, "vi restera' fino a domenica 3, per riportare all'attenzione del dibattito internazionale l'istituzione fondamentale di ogni societa' civile". Ad accogliere il Pontefice ci sdono i cardinali Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e a nome del Governo il ministro per la cooperazione, Andrea Riccardi. Papa Ratzinger e' accompagnato dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, la cui presenza sottolinea l'importanza dell'evento e l'attenzione della Santa Sede per la diocesi ambrosiana. Ai piedi della scaletta, che ha disceso reggendosi al mancorrente, il Pontefice ha trovato anche due bambini con un omaggio floreale e l'arcivescovo emerito di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi.
Impressiona intanto il flusso ininterrotto di pellegrini che continuano ad arrivare con ogni mezzo, voli speciali, pullman, treni e automobili, sta dando un volto di festa ai luoghi pubblici della citta': solo nella giornata di ieri, giovedi' 31, sono stati registrati trentamila visitatori alla Fiera internazionale della famiglia, mentre nelle parrocchie ambrosiane si sono svolti momenti di condivisione tra comunita' locali e delegazioni di fedeli di ogni latitudine. I piccoli disagi che i milanesi devono sopportare per quest'invasione pacifica sono ripagati dall'atmosfera di gioia che si respira ovunque. Per il Pontefice, ricorda il giornale vaticano, "questo 28esimo viaggio in Italia, il piu' lungo tra quelli compiuti finora nella Penisola, con ben tre giorni e due notti di permanenza, e' l'occasione per visitare la grande arcidiocesi ambrosiana: anzi i primi appuntamenti sono proprio con la cittadinanza in piazza Duomo e poi nel Teatro alla Scala, per assistere a un concerto in suo onore, con le delegazioni dell'Incontro mondiale delle famiglie". Diretto dal maestro Daniel Barenboim, l'appuntamento musicale e' dedicato alle vittime del terremoto in Emilia e Lombardia.


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PAPA: MIGLIAIA DI FEDELI LO SALUTANO LUNGO LE STRADE E AL DUOMO


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu.


Le immagini televisive riprese da un elicottero e da una moto documentano l'accoglienza calorosa che i milanesi hanno riservato oggi a Benedetto XVI riversandosi in migliaia lungo le strade che da Linate portano in piazza Duomo, gremita in tutti i settori.


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CRISI: PAPA, CHIESA MOBILITATA PER SOCCORRERE LE FAMIGLIE


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu.


Benedetto XVI ha voluto ringraziare oggi la Diocesi di Milano per quanto "ha fatto e continua a fare per andare incontro concretamente alle necessita' delle famiglie piu' colpite dalla crisi economico-finanziaria, e per essersi attivata subito, assieme all'intera Chiesa e societa' civile in Italia". La sua gratitudine il Papa l'ha esternata oggi in piazza Duomo, nel primo incontro con la citta'.
Dal 2008 la diocesi di Milano ha promosso un fondo per aiutare le famiglie in difficolta' perche' hanno perso il lavoro o non riescono a paagare mutui e affitti. L'annuncio era stato ufficializzato dall'allora arcivescovo, il cardinale Dionigi Tettamanzi, durante l'Omelia pronunciata nella messa di Natale al Duomo di Milano. "In questa Notte Santa, come arcivescovo di Milano mi appello alla responsabilita' dei singoli e delle comunita' cristiane della diocesi e propongo di costituire il "Fondo famiglia-lavoro" - aveva detto Tettamanzi - per venire incontro a chi sta perdendo l'occupazione. Come avvio di questo fondo, attingendo dall'otto per mille destinato per opere di carita', dalle offerte pervenute in questi giorni 'per la carita' dell'arcivescovo", da scelte di sobrieta' della diocesi e mie personali metto a disposizione la cifra iniziale di un milione di euro". Successivamente la Cei ha seguito l'esempio dell'arcidiocesi milanese ed ha adato vita ad un analogo fondo a livello nazionale.


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TERREMOTO: PAPA, SGOMENTA TANTA INCOMPRENSIBILE DISTRUZIONE


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 1 giu.


Davanti alle immagini del terremoto che ha devastato l'Emilia e altre zone del Nord Italia si resta "paralizzati dal dolore per cosi' tanta e incomprensibile distruzione che e' costata vite umane, che ha tolto casa e dimora a tanti". Benedetto XVI ha voluto confidare la sua emozione dopo il Concerto di questa sera alla Scala che, ha detto, "doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo". Ma non ha potuto esserlo a causa "del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese"
Il Papa ha parlato di "un'ombra" che turba gli animi di tutti.
"Le parole riprese dall'Inno alla gioia - ha rilevato commentando l'esecuzione della celebre composizione di Beethoven sul testo di Schiller - suonano come vuote per noi, anzi, sembrano non vere. Non proviamo affatto le scintille divine dell'Elisio. Anche l'ipotesi che sopra il cielo stellato deve abitare un buon padre, ci pare discutibile. Il buon padre e' solo sopra il cielo stellato? La sua bonta' non arriva giu' fino a noi?".
"Noi - ha spiegato il Pontefice - cerchiamo un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza. Non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano e di una fratellanza non impegnativa. Siamo in cerca del Dio vicino. Cerchiamo una fraternita' che, in mezzo alle sofferenze, sostiene l'altro e cosi' aiuta ad andare avanti".
Nel suo discorso, Papa Ratzinger ha anche ricordato il ritorno a Milano, l'11 maggio del 1946, di Arturo Toscanini, che quel giorno "alzo' la bacchetta per dirigere un concerto memorabile nella Scala ricostruita dopo gli orrori della guerra". "Narrano - ha detto - che il grande Maestro appena giunto qui a Milano si reco' subito in questo Teatro e al centro della sala comincio' a battere le mani per provare se era stata mantenuta intatta la proverbiale acustica e sentendo che era perfetta esclamo': 'E' la Scala, e' sempre la mia Scala!'". Secondo il Pontefice, "in queste parole e' racchiuso il senso di questo luogo, tempio dell'Opera, punto di riferimento musicale e culturale non solo per Milano e per l'Italia, ma per tutto il mondo. E la Scala e' legata a Milano in modo profondo, e' una delle sue glorie piu' grandi e ho voluto ricordare quel maggio del 1946 perche' la ricostruzione della Scala fu un segno di speranza per la ripresa della vita dell'intera Citta' dopo le distruzioni della Guerra".
"Dopo il concerto di questa sera - ha poi osservato - molti andranno all'adorazione eucaristica - al Dio che si e' messo nelle nostre sofferenze e continua a farlo. Al Dio che soffre con noi e per noi e cosi' ha reso gli uomini e le donne capaci di condividere la sofferenza dell'altro e di trasformarla in amore. Proprio a cio' - e' stata la conclusione del Pontefice - ci sentiamo chiamati da questo concerto".


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PAPA: UN ONORE ESSERE ALLA SCALA, INTENSA ESECUZIONE BEETHOVEN


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu.


"Per me e' un onore essere qui con tutti voi e avere vissuto, con questo splendido concerto, un momento di elevazione dell'animo". Benedetto XVI ha ringraziato con queste parole il sindaco Pisapia e il sovrintendente Lissner "ma soprattutto l'Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala, i quattro Solisti e il maestro Daniel Barenboim per l'intensa e coinvolgente interpretazione di uno dei capolavori assoluti della storia della musica". "La gestazione della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven - ha ricordato - fu lunga e complessa, ma fin dal primo movimento, si crea un clima di attesa di qualcosa di grandioso e l'attesa non e' delusa". Nel suo discorso, il Pontefice ha osservato che "non e' una gioia propriamente cristiana quella che Beethoven canta, e' la gioia, pero', della fraterna convivenza dei popoli, della vittoria sull'egoismo, ed e' il desiderio che il cammino dell'umanita' sia segnato dall'amore, quasi un invito che rivolge a tutti al di la' di ogni barriera e convinzione".
Il Papa ha letto il suo discorso accnato al direttore d'orchestra, mentre dalla platea e dai palchi il pubblico - compresi i cardinali e le autorita' - era dominato dall'emozione per la musica ascoltata ma anche per quella figura vestita di bianco che per la prima volta ha conquistato il podio della Scala.


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PAPA: SOVRINTENDENTE DELLA SCALA LO SALUTA CON UNA GAFFE


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu.


"Santo Padre il destino ha voluto che questo incontro si tenesse a poca distanza di tempo e di luogo dal grave sisma". Con queste parole che evocano una visione evidentemente non cristiana, il sovrintendente della Scala, Stephan Lissner, ha salutato Benedetto XVI prima dell'inizio del Concerto, comunicandogli la decisione del Teatro di contribuire alla ricostruzione delle zone del Nord Italia colpite dal terremoto.


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DISCORSO DEL SANTO PADRE AL TEATRO ALLA SCALA


Signori Cardinali,
Illustri Autorità,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato
Care Delegazioni del VII Incontro Mondiale delle Famiglie!


In questo luogo storico vorrei innanzitutto ricordare un evento: era l’11 maggio del 1946 e Arturo Toscanini alzò la bacchetta per dirigere un concerto memorabile nella Scala ricostruita dopo gli orrori della guerra. Narrano che il grande Maestro appena giunto qui a Milano si recò subito in questo Teatro e al centro della sala cominciò a battere le mani per provare se era stata mantenuta intatta la proverbiale acustica e sentendo che era perfetta esclamò: «E’ la Scala, è sempre la mia Scala!».
In queste parole, «E’ la Scala!, è sempre la mia Scala!», è racchiuso il senso di questo luogo, tempio dell’Opera, punto di riferimento musicale e culturale non solo per Milano e per l’Italia, ma per tutto il mondo. E la Scala è legata a Milano in modo profondo, è una delle sue glorie più grandi e ho voluto ricordare quel maggio del 1946 perché la ricostruzione della Scala fu un segno di speranza per la ripresa della vita dell’intera Città dopo le distruzioni della Guerra. Per me allora è un onore essere qui con tutti voi e avere vissuto, con questo splendido concerto, un momento di elevazione dell’animo. Ringrazio il Sindaco, Avvocato Giuliano Pisapia, il Sovrintendente, Dott. Stéphane Lissner, anche per aver introdotto questa serata, ma soprattutto l’Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala, i quattro Solisti e il maestro Daniel Barenboim per l’intensa e coinvolgente interpretazione di uno dei capolavori assoluti della storia della musica. La gestazione della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven fu lunga e complessa, ma fin dalle celebri prime sedici battute del primo movimento, si crea un clima di attesa di qualcosa di grandioso e l’attesa non è delusa.
Beethoven pur seguendo sostanzialmente le forme e il linguaggio tradizionale della Sinfonia classica, fa percepire qualcosa di nuovo già dall’ampiezza senza precedenti di tutti i movimenti dell’opera, che si conferma con la parte finale introdotta da una terribile dissonanza, dalla quale si stacca il recitativo con le famose parole «O amici, non questi toni, intoniamone altri di più attraenti e gioiosi», parole che, in un certo senso, «voltano pagina» e introducono il tema principale dell’Inno alla Gioia. E’ una visione ideale di umanità quella che Beethoven disegna con la sua musica: «la gioia attiva nella fratellanza e nell’amore reciproco, sotto lo sguardo paterno di Dio» (Luigi Della Croce). Non è una gioia propriamente cristiana quella che Beethoven canta, è la gioia, però, della fraterna convivenza dei popoli, della vittoria sull’egoismo, ed è il desiderio che il cammino dell’umanità sia segnato dall’amore, quasi un invito che rivolge a tutti al di là di ogni barriera e convinzione.
Su questo concerto, che doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo, vi è l’ombra del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese.
Le parole riprese dall’Inno alla gioia di Schiller suonano come vuote per noi, anzi, sembrano non vere. Non proviamo affatto le scintille divine dell’Elisio. Non siamo ebbri di fuoco, ma piuttosto paralizzati dal dolore per così tanta e incomprensibile distruzione che è costata vite umane, che ha tolto casa e dimora a tanti. Anche l’ipotesi che sopra il cielo stellato deve abitare un buon padre, ci pare discutibile. Il buon padre è solo sopra il cielo stellato? La sua bontà non arriva giù fino a noi? Noi cerchiamo un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza. In quest’ora, le parole di Beethoven, «Amici, non questi toni …», le vorremmo riferire proprio a quelle di Schiller. Non questi toni.
Non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano e di una fratellanza non impegnativa. Siamo in cerca del Dio vicino. Cerchiamo una fraternità che, in mezzo alle sofferenze, sostiene l’altro e così aiuta ad andare avanti. Dopo questo concerto molti andranno all’adorazione eucaristica – al Dio che si è messo nelle nostre sofferenze e continua a farlo. Al Dio che soffre con noi e per noi e così ha reso gli uomini e le donne capaci di condividere la sofferenza dell’altro e di trasformarla in amore. Proprio a ciò ci sentiamo chiamati da questo concerto.
Grazie, allora, ancora una volta all’Orchestra e al Coro del Teatro alla Scala, ai Solisti e a quanti hanno reso possibile questo evento. Grazie al Maestro Daniel Barenboim anche perché con la scelta della Nona Sinfonia di Beethoven ci permette di lanciare un messaggio con la musica che affermi il valore fondamentale della solidarietà, della fraternità e della pace. E mi pare che questo messaggio sia prezioso anche per la famiglia, perché è in famiglia che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia creata per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri; è in famiglia che si comprende come la realizzazione di sé non sta nel mettersi al centro, guidati dall’egoismo, ma nel donarsi; è in famiglia che si inizia ad accendere nel cuore la luce della pace perché illumini questo nostro mondo. E grazie a tutti voi per il momento che abbiamo vissuto assieme.


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Davanti alle immagini del terremoto che ha devastato l'Emilia e altre zone del Nord Italia si resta "paralizzati dal dolore per cosi' tanta e incomprensibile distruzione che e' costata vite umane, che ha tolto casa e dimora a tanti". Benedetto XVI ha voluto confidare la sua emozione dopo il Concerto di questa sera alla Scala che, ha detto, "doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo". Ma non ha potuto esserlo a causa "del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese"
Il Papa ha parlato di "un'ombra" che turba gli animi di tutti.
"Le parole riprese dall'Inno alla gioia - ha rilevato commentando l'esecuzione della celebre composizione di Beethoven sul testo di Schiller - suonano come vuote per noi, anzi, sembrano non vere. Non proviamo affatto le scintille divine dell'Elisio. Anche l'ipotesi che sopra il cielo stellato deve abitare un buon padre, ci pare discutibile. Il buon padre e' solo sopra il cielo stellato? La sua bonta' non arriva giu' fino a noi?".
"Noi - ha spiegato il Pontefice - cerchiamo un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza. Non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano e di una fratellanza non impegnativa. Siamo in cerca del Dio vicino. Cerchiamo una fraternita' che, in mezzo alle sofferenze, sostiene l'altro e cosi' aiuta ad andare avanti".
Nel suo discorso, Papa Ratzinger ha anche ricordato il ritorno a Milano, l'11 maggio del 1946, di Arturo Toscanini, che quel giorno "alzo' la bacchetta per dirigere un concerto memorabile nella Scala ricostruita dopo gli orrori della guerra". "Narrano - ha detto - che il grande Maestro appena giunto qui a Milano si reco' subito in questo Teatro e al centro della sala comincio' a battere le mani per provare se era stata mantenuta intatta la proverbiale acustica e sentendo che era perfetta esclamo': 'E' la Scala, e' sempre la mia Scala!'". Secondo il Pontefice, "in queste parole e' racchiuso il senso di questo luogo, tempio dell'Opera, punto di riferimento musicale e culturale non solo per Milano e per l'Italia, ma per tutto il mondo. E la Scala e' legata a Milano in modo profondo, e' una delle sue glorie piu' grandi e ho voluto ricordare quel maggio del 1946 perche' la ricostruzione della Scala fu un segno di speranza per la ripresa della vita dell'intera Citta' dopo le distruzioni della Guerra".
"Dopo il concerto di questa sera - ha poi osservato - molti andranno all'adorazione eucaristica - al Dio che si e' messo nelle nostre sofferenze e continua a farlo. Al Dio che soffre con noi e per noi e cosi' ha reso gli uomini e le donne capaci di condividere la sofferenza dell'altro e di trasformarla in amore. Proprio a cio' - e' stata la conclusione del Pontefice - ci sentiamo chiamati da questo concerto".


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PAPA: UN ONORE ESSERE ALLA SCALA, INTENSA ESECUZIONE BEETHOVEN


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(AGI) - Milano, 1 giu.


"Per me e' un onore essere qui con tutti voi e avere vissuto, con questo splendido concerto, un momento di elevazione dell'animo". Benedetto XVI ha ringraziato con queste parole il sindaco Pisapia e il sovrintendente Lissner "ma soprattutto l'Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala, i quattro Solisti e il maestro Daniel Barenboim per l'intensa e coinvolgente interpretazione di uno dei capolavori assoluti della storia della musica". "La gestazione della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven - ha ricordato - fu lunga e complessa, ma fin dal primo movimento, si crea un clima di attesa di qualcosa di grandioso e l'attesa non e' delusa". Nel suo discorso, il Pontefice ha osservato che "non e' una gioia propriamente cristiana quella che Beethoven canta, e' la gioia, pero', della fraterna convivenza dei popoli, della vittoria sull'egoismo, ed e' il desiderio che il cammino dell'umanita' sia segnato dall'amore, quasi un invito che rivolge a tutti al di la' di ogni barriera e convinzione".
Il Papa ha letto il suo discorso accnato al direttore d'orchestra, mentre dalla platea e dai palchi il pubblico - compresi i cardinali e le autorita' - era dominato dall'emozione per la musica ascoltata ma anche per quella figura vestita di bianco che per la prima volta ha conquistato il podio della Scala.


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TERREMOTO: PAPA, INVITO A GENEROSA SOLIDARIETA'


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu.


Benedetto XVI esorta a "soccorrere le popolazioni terremotate dell'Emilia Romagna". Testimoniando "ancora una volta ad una generosa solidarieta'". Esse, ha assicurato nel saluto alla citta' di Milano, pronunciato in piazza Duomo, "sono nel nostro cuore e nella nostra preghiera". In proposito nel suo discorso il Pontefice ha voluto ringraziare quanto gia' sta facendo la Chiesa ambrosiana a favore delle diocesi colpite dal sisma. La vostra diocesi, ha riconosciuto il Papa parlando alla folla di milanesi radunata in piazza Duomo, si e' "attivata subito, assieme all'intera Chiesa e societa' civile in Italia, per soccorrere le popolazioni terremotate dell'Emilia Romagna". Domenica 10 giugno una colletta per le zone del Nord Italia coinvolte dal sisma si terra' in tutte le parrocchie italiane e le parole pronunciate oggi dal Papa appoggiano questa iniziativa della Cei, che da parte sua ha gia' stanziato dai fondi dell'otto per mille tre milioni di euro per i primi soccorsi.


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PAPA: MILANO LAICA E CATTOLICA INSIEME PER IL BENE COMUNE



Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu.


"Nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalita', la Milano positivamente 'laica' e la Milano della fede sono chiamate a concorrere al bene comune". Oo ha affermato Bendetto XVI nel saluto alla citta' di Milano pronunciato in piazza Duomo. "La singolare identita' di Milano - ha spiegato - non la deve isolare ne' separare, chiudendola in se stessa. Al contrario, conservando la linfa delle sue radici e i tratti caratteristici della sua storia, essa e' chiamata a guardare al futuro con speranza, coltivando un legame intimo e propulsivo con la vita di tutta l'Italia e dell'Europa".
Nel suo discorso, il Pontefice ha poi rivolto "un pensiero affettuoso" a quanti, ha detto, "hanno bisogno di aiuto e di conforto, e sono afflitti da varie preoccupazioni: alle persone sole o in difficolta', ai disoccupati, agli ammalati, ai carcerati, a quanti sono privi di una casa o dell'indispensabile per vivere una vita dignitosa". "Non manchi a nessuno di questi nostri fratelli e sorelle - ha esortato - l'interessamento solidale e costante della collettivita'". Secondo il Papa tedesco, nei secoli, "la citta' ha cosi' saputo coniugare sapientemente l'orgoglio per la propria identita' con la capacita' di accogliere ogni contributo positivo che, nel corso della storia, le veniva offerto". Ed ancora oggi, la capitale morale "e' chiamata a riscoprire questo suo ruolo positivo, foriero di sviluppo e di pace per tutta l'Italia".


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venerdì 01 giugno 2012

Il Papa a Milano con il nuovo maggiordomo

di Chiara Sarra

Allontanato il "corvo" Paolo Gabriele, Benedetto XVI è arrivato a Milano con il nuovo aiutante, Sandro Mariotti
Allontanato il "corvo" Paolo Gabriele, Benedetto XVI si è fatto accompagnare a Milano dal nuovo maggiordomo. Si tratta di Sandro Mariotti, detto "Sandrone" per la sua stazza e per il suo carattere. Mariotti già da anni lavora nell'appartemento pontificio: era infatti uno dei due aiutanti del vecchio maggiordono, in arresto e unico indagato per la fuga di documenti dal Vaticano.

Prima di avere accesso all'appartamento del Papa, Mariotti lavorava nella Floreria della Città del Vaticano. A chiamarlo al fianco del Pontefice è stato il segretario di Ratzinger, don Georg Gaenswein, segretario particolare di Ratzinger, con il parere positivo del prefetto della Casa pontificia, monsignor Harvey. La sua nomina sarà ufficializzata solo tra qualche settimana nomina non e' stata ancora ufficializzata, ci vorra' ancora qualche settimana.

Intanto le indagini vanno avanti. La prossima settimana inizieranno gli interrogatori formali a Paolo Gabriele accusato di furto aggravato di documenti riservati di Benedetto XVI. L’avvocato del maggiordomo, Carlo Fusco, ha assicurato che il suo assistito "offrirà la più ampia collaborazione. Ciò avverrà quanto prima, dopo che io e l’altro avvocato difensore, Cristiana Arru, avremo studiato bene le vicende oggetto dell’indagine".


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PAPA: GUGLIE DUOMO CI INDICANO CIELO; SALUTA MARTINI E TETTAMANZI


Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu.


Benedetto XVI e' stato molto contento - lo si vedeva bene - della decisione del cardinale Angelo Scola che il primo incontro con i milanesi avvenisse in piazza del Duomo, cuore di Milano, dove, ha detto nel suo saluti, "sorge l'imponente monumento simbolo della Citta'". "Con la sua selva di guglie - ha spiegato - il Duomo ci invita a guardare in alto, a Dio. E proprio tale slancio verso il cielo ha sempre caratterizzato Milano e le ha permesso nel tempo di rispondere con frutto alla sua vocazione: essere un crocevia di popoli e di culture". Anche per questo, ha continuato il Pontefice, "il mio grazie cordiale va al pastore di questa arcidiocesi, il cardinale Angelo Scola, per l'accoglienza e le parole che mi ha rivolto a nome dell'intera Comunita' diocesana; con lui saluto i vescovi Ausiliari e chi lo ha preceduto su questa gloriosa e antica Cattedra, il cardinale Dionigi Tettamanzi e il cardinale Carlo Maria Martini".
Secondo Papa Ratzinger "il profondo senso ecclesiale e il sincero affetto di comunione con il Successore di Pietro, fanno parte della ricchezza e dell'identita' della chiesa ambrosiana, lungo tutto il suo cammino, e si manifestano in modo luminoso nelle figure dei grandi pastori che l'hanno guidata". Tra questi, il Pontefice ha citato "anzitutto san Carlo Borromeoe la sua applicazione ampia, tenace e rigorosa delle riforme tridentine, con la creazione di istituzioni rinnovatrici, a cominciare dai Seminari, e con la sua sconfinata carita' pastorale radicata in una profonda unione con Dio, accompagnata da una esemplare austerita' di vita". Ma, insieme con i santi Ambrogio e Carlo, desidero ricordare - ha aggiunto - altri eccellenti Pastori piu' vicini a noi, che hanno impreziosito con la santita' e la dottrina la Chiesa di Milano: il beato Cardinale Andrea Carlo Ferrari, apostolo della catechesi e degli oratori e promotore del rinnovamento sociale in senso cristiano; il beato Alfredo Ildefonso Schuster, il "Cardinale della preghiera", Pastore infaticabile, fino alla consumazione totale di se stesso per i suoi fedeli". Il Papa ha inoltre voluto ricordare due arcivescovi di Milano che divennero Pontefici: Achille Ratti, Papa Pio XI; alla sua determinazione si deve la positiva conclusione della Questione Romana e la costituzione dello Stato della Citta' del Vaticano; e il Servo di Dio Giovanni Battista Montini, Paolo VI, buono e sapiente, che, con mano esperta, seppe guidare e portare ad esito felice il Concilio Vaticano II". "Nella Chiesa ambrosiana - ha rilevato inoltre - sono maturati inoltre alcuni frutti spirituali particolarmente significativi per il nostro tempo". "Tra tutti - ha concluso - voglio oggi ricordare, proprio pensando alle famiglie, santa Gianna Beretta Molla, sposa e madre, donna impegnata nell'ambito ecclesiale e civile, che fece splendere la bellezza e la gioia della fede, della speranza e della carita'".


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PAPA: RISCOPRIRE LA FAMIGLIA PATRIMONIO PRINCIPALE DELL'UMANITA'



Salvatore Izzo


(AGI) - Milano, 1 giu. -


"La famiglia va riscoperta quale patrimonio principale dell'umanita', coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell'uomo". Con queste parole Benedetto XVI ha salutato in piazza Duomo a Milano i rappresentanti delle famiglie - provenienti da oltre 150 paesi del mondo - che partecipano al VII Incontro Mondiale. Per il Papa "e' urgente immettere nell'attuale contesto culturale il lievito evangelico. La fede - ha detto - deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, cosi' da consentire uno stabile e autentico "ben essere". Poco prima il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia aveva rivolto il suo saluto al Papa a nome di "tutti i tipi di famiglia" con una sottolineatura oggettivamente polemica rispetto alla linea dell'Incontro Mondiale delle Famiglie, un po' attenuata pero' dalla citazione del telefilm Rex del quale si dice, come ha ricordato il primo cittadino, Joseph Ratzinger sia stato assiduo spettatore insieme al fratello Georg. Il Papa ovviamente non ha raccolto, preferendo "rinnovare i vincoli stretti e costanti che legano la comunita' ambrosiana alla Chiesa di Roma e al Successore di Pietro" che datano da sant'Ambrogio nato da una famiglia romana e che ha mantenuto sempre vivo il suo legame con la Citta' Eterna e con la Chiesa di Roma, manifestando ed elogiando il primato del vescovo che la presiede". "La saggezza pastorale e il magistero di Ambrogio sull'ortodossia della fede e sulla vita cristiana" sono stati indicati oggi dal Papa teologo un esempio anche per l'oggi: "la Chiesa ambrosiana - ha scandito - custodendo le prerogative del suo rito e le espressioni proprie dell'unica fede, e' chiamata a vivere in pienezza la cattolicita' della Chiesa una, a testimoniarla e a contribuire ad arricchirla". Per il Pontefice, comunque, "nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalita', la Milano positivamente 'laica' e la Milano della fede sono chiamate a concorrere al bene comune". "La singolare identita' di Milano - ha spiegato - non la deve isolare ne' separare, chiudendola in se stessa. Al contrario, conservando la linfa delle sue radici e i tratti caratteristici della sua storia, essa e' chiamata a guardare al futuro con speranza, coltivando un legame intimo e propulsivo con la vita di tutta l'Italia e dell'Europa". Benedetto XVI e' stato molto contento - lo si vedeva bene - della decisione del cardinale Angelo Scola che il primo incontro con i milanesi avvenisse ai piedi del Duomo, cuore di Milano, dove, ha detto nel suo saluto, "sorge l'imponente monumento simbolo della Citta'". "Con la sua selva di guglie - ha spiegato - il Duomo ci invita a guardare in alto, a Dio. E proprio tale slancio verso il cielo ha sempre caratterizzato Milano e le ha permesso nel tempo di rispondere con frutto alla sua vocazione: essere un crocevia di popoli e di culture".
Le immagini televisive riprese da un elicottero e da una moto hanno documentato nel pomeriggio l'accoglienza calorosa che i milanesi hanno riservato a Benedetto XVI riversandosi in migliaia lungo le strade che da Linate portano in piazza Duomo. Con il Papa e' arrivato anche il segretario di Stato Tarcisio Bertone, che in genere non segue i viaggi in Italia, e all'aeroporto con Scola c'erano anche il ministro Andrea Riccardi, in rappresentanza del Governo, l'arcivescovo emerito Dionigi Tettamanzi e il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Ennio Antonelli. Proprio quest'ultimo, chiudendo in mattinata i lavori del Congresso Internazionale su "Famiglia: il lavoro e la festa", ha ricordato che "i diversi modi di fare famiglia non sono equivalenti".


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sabato 02 giugno 2012

Caterina, Hans e Mahmoud ecco il popolo di Ratzinger: «La sua fede è contagiosa»

di Elena Gaiardoni

Dalla Spagna, dalla sua Baviera e da ogni parte d’Italia Le storie e i volti dei pellegrini che hanno riempito Milano
«Me gusta el so corasson». Arriva da Cuenca vicino a Madrid la piccola Lucia, otto anni, insieme a Suor Maria Croce che ha un cappellino da ciclista sopra il velo color caffelatte. Si mette la manina sopra il cuore Lucia e la batte a far vedere il palpito, quando le si chiede cos’è la cosa più bella di Benedetto XVI. Bambini, bambini e molti cani al guinzaglio e in braccio e quando il Pontefice con i suoi inconfondibili capelli bianchi al vento arriva in piazza Duomo anche i Fido insieme ai bimbi vengono alzati. La famiglia del creato esulta, chiude gli ombrelli parasole all’unisono, sillabando il nome: «Be-ne-det-to». Il calore delle 18 innalza i sorrisi e la prima barella con una signora anziana distesa viene portata di fretta verso la Galleria. «Non si può reggere. L’emozione è troppa» esclama Anna Maria vestita in giallo. Qualcuno ha atteso questo momento, piantato sul selciato del Duomo da qualche ora. Il mondo è in piazza non per protestare, ma per gioire. «Lo scriva che siamo presenti per onorare la bellezza, stanchi delle cose brutte» esclama Maria P., 40 anni, milanese. Vicina a lei un’amica. Poi, tante voci.
Caterina Grassi, milanese, 41 anni. «Sono qui per iniziare un cammino religioso. Le basi ci sono, ma ho atteso questa data come un particolare inizio nella fede. Non è mai troppo tardi».
Seunghee Kang, coreana, 32 anni. «E’ un momento complesso per il Papa. Noi siamo con lui. Anche Dio e’ con lui».
Hamissou, nigeriano, 23 anni. «Benedetto XVI è un forte spirito religioso. Sono credente, ma lui mi fa credere di più».
Mahmoud, egiziano, 33 anni. «E’ buono e la sua bontà è contagiosa. Lavora solo per il bene, prerogativa rara di questi tempi»
Elizabeth, americana, 20 anni. «Un emozione stupenda vedere tanta gente di tutte le razze insieme per un principio buono. E’ proprio una vera festa. No Benedetto, no party!».
Simone R., milanese, 20 anni. «Non sono credente e penso che i soldi in questo momento si dovrebbero spendere solo per i terremotati. Mi auguro che la chiesa ci pensi. Mi interessava vedere il Pontefice. In fondo è un vip».
Kevin, Hong Kong. «Penso che Benedetto XVI sia un grande teologo e un uomo molto simpatico».
Agnes, tedesca, 18 anni. «E’ un personaggio bellissimo. Ha una spiccata personalità che aiuta la gente semplice a seguire la fede».
Scott Pickering, californiano, 21 anni. «Sono venuto a Milano per trovare la mia ragazza. Non volevo perdermi il Papa. Personalmente sono agnostico, ma ero curiosissimo. Per me era molto importante vederlo con i miei occhi».
Giacinta, francese, ha un velo di pizzo bianco in testa. «L’ho messo per il Santo Padre e per San Damiano».
Maria Fabrela, di Pamplona, 19 anni. «Siamo partite dalla Spagna in sei donne per far festa insieme a lui. Segnala il cammino corretto, la via su cui passo dopo passo arrivi a Cristo».
Angelo Fumagalli, di Sesto San Giovanni, 66 anni. «Oggi l’umanità si inginocchia tutti i giorni davanti alle cose effimere. Io mi inginocchio solo davanti a Gesù Cristo».
Hans e Monica, dalla Baviera, 6 figli. «Siamo venuti a Milano solo per il Santo Padre. Poi ce ne andremo per passare tre giorni a Torino e tre giorni sul lago di Garda».
Qualcuno è preoccupato perché vede il Benedetto XVI stanco, qualcuno si chiede se Pisapia abbia baciato l’anello e qualcun altro risponde: «Non importa se non glielo bacia. L’importante è che come tutti gli altri uomini sia consapevole che da quest’uomo c’è soltanto da imparare».


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2/06/2012

Le serene giornate milanesi di Benedetto XVI


All'incontro mondiale delle famiglie e lontano dai corvi con Bertone al suo fianco

ANDREA TORNIELLI
MILANO

Il venticello che ieri pomeriggio a Linate faceva svolazzare l’abito del Papa appena sceso dall’aereo impedendogli di tenere sul capo lo zucchetto bianco, è ben poca cosa rispetto al tifone che si è abbattuto nelle ultime settimane sui sacri palazzi. Benedetto XVI esce per tre giorni dal Vaticano, per il più lungo dei suoi viaggi in Italia, lasciandosi alle spalle veleni, veline, fughe di documenti e tradimenti dalle persone più vicine a lui. È accolto dal cardinale Angelo Scola, che riceve un Pontefice in visita alla sua diocesi per due volte in poco più di un anno: nel maggio 2011 era a Venezia, ora fa il bis a Milano. Un porporato che Ratzinger conosce da quarant’anni e che sente amico.

per un uomo abitudinario come Ratzinger, l’abbraccio dei milanesi è una boccata d’ossigeno. Al suo fianco, anche lui sorridente, c’è il cardinale Tarcisio Bertone. L’obiettivo dichiarato dei «vatileaks». Non è usuale che il Segretario di Stato sia presente nelle visite italiane, ma in questo caso la decisione era stata presa da tempo, a motivo del carattere internazionale dell’incontro delle famiglie.

Discreto e operativo come sempre, don Georg Gänswein, il segretario di Benedetto. Anche lui appare tranquillo, almeno esternamente. La settimana appena trascorsa è stata pesantissima per tutti, ma il segnale che l’entourage papale vuole dare di sé, a due giorni dalla rinnovata fiducia ottenuta da Ratzinger, è quello dell’unità. Gli scontri di potere sono – o sarebbero – esagerazioni dei giornali che dipingono il Vaticano come un luogo di intrighi.

L’unico a non sorridere, per ragioni professionali, è un altro protagonista delle ultime vicende, il capo dei gendarmi Domenico Giani, onnipresente per far scudo al Papa, sempre intento a scrutare tra la folla. È lui ad aver svolto le indagini che hanno portato all’identificazione del primo presunto «corvo».


La parola d’ordine è compattezza. La tempesta in corso, dagli esiti ancora imperscrutabili, al momento sembra rafforzare tutti. Del resto è consuetudine ecclesiale quella di non lasciarsi dettare l’agenda degli avvicendamenti dalla pressione mediatica.

Così, eccoli tutti insieme, sul palco del Duomo, i cardinali Bertone, Scola, Bagnasco e Tettamanzi, nomi che a vario titolo compaiono nelle carte pubblicate da Gianluigi Nuzzi nel libro «Sua Santità». Nel 2000, presentando la purificazione della memoria del Giubileo, il cardinale Ratzinger aveva detto: «La Chiesa ha viva coscienza che in essa si trova il peccato, e ha sempre lottato contro l’idea di una Chiesa unicamente dei santi…». Forse non immaginava, allora, il porporato bavarese dai modi gentili, quanto l’avrebbe dovuto sperimentare.


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Family 2012, Duomo e piazza gremite per celebrazione Ora Media

Milano, 2 giu. (LaPresse) - Piazza Duomo e la cattedrale sono gremite di pellegrini per la celebrazione dell'Ora Media che papa Benedetto XVI presiederà prima di recarsi allo stadio di San Siro per incontrare i cresimandi. Quando il Papa è arrivato sul sagrato della cattedrale a bordo della sua papamobile, la piazza è scoppiata in un lungo applauso. Ora il Pontefice sta procedendo lungo la navata centrale del Duomo, applaudito da autorità e semplici fedeli provenienti da tutto il mondo, che lo hanno acclamato anche gridando tre volte "Viva il Papa".

(LaPresse News)


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VATICANO FESTA DELLE FAMIGLIE


Il Papa: “La fede animi la politica”


Ali di folla accolgono il Pontefice a Milano. Lui non si sottrae e si abbandona a dei “fuori programma”


GIACOMO GALEAZZI


INVIATO A MILANO


Il volto è disteso come non accadeva da tempo. Cerca il contatto «fuori programma» con le persone, prende in braccio neonati, si trattiene più del previsto in mezzo ai fedeli. Ciascuna tappa è un bagno di folla, una scambio umanissimo tra il Papa e la sua gente. «La fede sia l'anima della politica. Dov'è Pietro, lì è la Chiesa», scandisce appena messo piede a Milano. Piazza Duomo è una distesa di famiglie in festa. Il cardinale Angelo Scola garantisce al Pontefice che «può contare su tanti amici che le vogliono bene» e il sindaco Giuliano Pisapia gli strappa un sorriso accennando alla comune passione per il Commissario Rex. Da teologo e pastore Benedetto XVI vola alto, intreccia arte e Vangelo, storia e spiritualità. Ma guarda anche alla quotidianità, parla da parroco al cuore di chi soffre, esorta a non chiudersi in se stessi e a guardare al futuro. Tutto intorno la crisi economica toglie sfarzo ma non gioia. «Siamo qui grazie all' ospitalità di una coppia conosciuta alla Gmg di Madrid, altrimenti non avremmo potuto permettercelo», raccontano Luca e Ilenia Grilli, saliti da Cosenza per «stare vicini al Papa». Non c'è il clima da Woodstock cattolica e alla sobrietà corrisponde l'attenzione ai contenuti. Il Papa viene trattato con l'affetto e il rispetto riservati ad un saggio da cui si aspettano buoni consigli. Molte le famiglie con figli piccoli, spesso alle prese con precarietà sul lavoro. «Se avessimo aspettato di avere un posto fisso non ci saremmo mai sposati e invece non abbiamo avuto paura, come insegnava Wojtyla», sorridono Lorenzo e Gloria Capodieci. Dalle edicole, per le proteste dei volontari della kermesse cattolica, sono state rimosse le copie di «Playboy» e l'organizzazione è da Giubileo ambrosiano. Joseph Ratzinger contempla la guglia più alta da cui la Madonnina «veglia sulla illustre città» poi entra alla Scala per ascoltare dal centro della platea la Nona Sinfonia di Beethoven («inno alla vittoria sull'egoismo»). Ricorda il «grande Maestro Toscanini» e assicura che «Dio non troneggia a distanza ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza». Dentro il teatro i grande nomi della finanza, delle istituzioni della cultura, fuori ad attenderlo una folla oltre ogni previsione di pellegrini. «Siamo il tuo popolo», gli gridano. Il Pontefice alza le braccia, benedice e nel suo sorriso mite c'è un esempio di umiltà e consapevolezza per la vita pubblica e privata. «L'incontro mondiale delle famiglie non è un raduno rock. Al Papa non interessa l'acclamazione, ma l'ascolto - commenta Adele Romagnoli, 14 ore di treno per vedere Joseph Ratzinger -. La Chiesa e la famiglia sono dov'è Pietro». E il Pontefice non delude: «La fede in Cristo deve animare la politica e la famiglia va riscoperta come patrimonio spirituale di inestimabile valore». E la «fiaccola luminosa» passa ai terremotati dell'Emilia, agli indigenti, ai disoccupati: «Non siete soli».
La prima delle tre giornate milanesi di Benedetto XVI si conclude con un messaggio che sembra un «manifesto» per la famiglia del terzo millennio globalizzato. «È in famiglia che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia creata per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri - afferma il Pontefice -. È in famiglia che si comprende come la realizzazione di sé non sta nel mettersi al centro, guidati dall'egoismo, ma nel donarsi. E' in famiglia che si inizia ad accendere nel cuore la luce della pace perché illumini questo nostro mondo». Una ricetta contro la recessione perché la crisi è morale prima ancora che economica. Per questo alle famiglie il parroco del mondo affida il mandato di testimoniare «il valore fondamentale della solidarietà, della fraternità e della pace». Tutti «siamo in cerca del Dio vicino».

© Copyright La Stampa, 2 giugno 2012


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2/06/2012

I giovani a Benedetto XVI "Sei tu il nostro campione"


A San Siro il vademecum del Papa ai cresimandi: "Non siate pigri. Prendete il largo con Cristo e siate santi tendendo sempre ad alti ideali"

GIACOMO GALEAZZI
MILANO

Sorrisi del Pontefice e cori dagli spalti, emozione e commozione, come in una riedizione in stile ambrosiano della Gmg. Allo stadio "Meazza" Benedetto XVI ha abbracciato i ragazzi che quest’anno hanno ricevuto o stanno per ricevere il sacramento della Cresima.

Introdotto dalla presentazione dell’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, e dagli indirizzi di saluto di Don Samuele Morelli, responsabile della Pastorale Giovanile settore ragazzi della Diocesi, e dal piccolo Giovanni un rappresentante dei giovani. Poi lo spettacolo dei ragazzi e i saluti dei calciatori Baresi del Milan e Zanetti dell'Inter. La proclamazione del vangelo del cardinale Scola. E infine Il Papa ha pronunciato un discorso che è una catechesi per i giovani del terzo millennio globalizzato.

«Non credete a chi vi dice che che alla vostra età non si possa già avere la vocazione». Parlando a braccio nello Staadio Meazza, il Papa ha esordito con queste parole, rivolgendosi agli 80 mila appassionati giovani che partecipano alla «festa dei cresimandi». «Io stesso - ha confidato - non potrei dire se ho sentito la chiamata al momento della cresima, ma certo è stato quando ero un ragazzo come voi che ho iniziato a sentirla».

Un appello a dire «sì» al Vangelo di Gesù. Un «sì» libero e consapevole. "Il sacramento della Cresima conferma il Battesimo ed effonde su di voi con abbondanza lo Spirito Santo- spiega Joseph Ratzinger-. Voi stessi ora, pieni di gratitudine, avete la possibilità di accogliere i suoi grandi doni che vi aiutano, nel cammino della vita, a diventare testimoni fedeli e coraggiosi di Gesù. I doni dello Spirito sono realtà stupende, che vi permettono di formarvi come cristiani, di vivere il Vangelo e di essere membri attivi della comunità". La vita cristiana è "un cammino, è come percorrere un sentiero che sale su un monte in compagnia di Gesù".

Le parole di Benedetto XVI si configura come un vademecum per i giovani: "Non siate pigri, ma ragazzi e giovani impegnati, in particolare nello studio". Questo è "il vostro dovere quotidiano e una grande opportunità che avete per crescere". Dunque "siate disponibili e generosi verso gli altri, vincendo la tentazione di mettere al centro voi stessi, perché l’egoismo è nemico della gioia".

Inoltre "se gustate adesso la bellezza di far parte della comunità di Gesù, potrete anche voi dare il vostro contributo per farla crescere e saprete invitare gli altri a farne parte." perciò permettetemi di dirvi che il Signore ogni giorno, anche oggi, qui, vi chiama a cose grandi". Inoltre "siate aperti a quello che vi suggerisce e se vi chiama a seguirlo sulla via del sacerdozio o della vita consacrata".

Dunque "non ditegli di no! Gesù vi riempirà il cuore per tutta la vita!". Perciò il Papa dice con forza ai giovani: "Tendete ad alti ideali, siate santi! Ma è possibile essere santi alla vostra età? Vi rispondo: certamente!" Lo dice anche sant’Ambrogio, "grande Santo della vostra città", in una sua opera: «Ogni età è matura per Cristo». E soprattutto "lo dimostra la testimonianza di tanti Santi vostri coetanei, come Domenico Savio, o Maria Goretti". La santità è la via normale del cristiano: "Non è riservata a pochi eletti, ma aperta a tutti". E ciò "con la luce e la forza dello Spirito Santo. E con la guida di nostra Madre Maria. A lei Gesù ci ha affidati tutti, prima di morire sulla croce". Il Papa invoca la Vergine Maria affinché "custodisca sempre la bellezza del vostro «sì» a Gesù, suo Figlio, il grande e fedele Amico della nostra vita"

. L'"ola" dei ragazzi ha accompagnato allo stadio di San Siro l'incontro con i cresimandi della diocesi, che essendo decine di migliaia hanno gremito interamente la struttura sportiva considerata "la Scala del calcio". Qui il Papa, oltre a pronunciare un discorso, ha recitato anche l'Angelus. Nel pomeriggio è in programma l'incontro con le autorità nella Sala del Trono dell'Arcivescovado: un momento in cui è atteso da parte del Papa un nuovo intervento sulla tutela della famiglia e della vita, così come della salvaguardia del riposo nei giorni di festa.

Infine, alle 20.30, nel Parco di Bresso, la "festa delle testimonianze", cioé la veglia con le famiglie, con momenti di dialogo tra il Pontefice e i partecipanti al meeting mondiale, nello stesso luogo dove domani mattina Ratzinger celebrerà la messa finale, alla quale sono attesi oltre un milione di fedeli.


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