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Ultimo Aggiornamento: 19/10/2015 04:06
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20/02/2009 19:25
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Dal blog di Lella...

Osservazioni sul caso di mons. Wagner, il vescovo ‘rinunziatario’

Abbiamo già riferito (v. qui) del caso particolarmente spinoso ingenerato dalla sollevazione (ma rivolta sarebbe termine più appropriato) di buona parte del clero, cui si è accodata l’intera conferenza episcopale austriaca, per la nomina a vescovo ausiliario a Linz di mons. Wagner, del quale sono ormai noti a tutti i giudizi negativi su Harry Potter e le avventate affermazioni che lo tsunami e l’uragano Katrina sarebbero punizioni divine.
Non entriamo nel merito di quelle affermazioni, che non condividiamo. Quanto ai libri della Rowling, perché non vi vediamo nulla di specificamente anticristiano: anzi narrano l’eterna lotta contro il male, incarnato da un personaggio, Voldemort, la cui superbia lo porta a volersi rendere padrone della vita e della morte e a diventare "sicut Deus", seguendo l’atavica tentazione del Serpente che, difatti, è il suo simbolo. Si può al più deplorare in quei romanzi la ormai universale abolizione di ogni riferimento specificamente religioso: gli studenti a Hogwarts festeggiano Natale senza che in pratica si capisca perché; ma questo fanno ormai gli adolescenti di mezzo mondo; e se è per questo, ciò avviene anche nei cartoni della Disney. Quanto poi all’idea che una disgrazia sia una punizione divina, ci sembra che essa sia stata superata fin dai tempi del libro di Giobbe e, soprattutto, rifiutata da Gesù ("O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo", Lc. 13, 4-5).

Ma con tutto ciò, qualche dichiarazione sopra le righe si perdona a chiunque; soprattutto quando ne sentiamo in giro di tutti i colori (l’ultima? il card. Murphy o’ Connor che contesta l’interpretazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del "subsistit in" del Concilio affermando che "la Chiesa cattolica romana non è totalmente autosufficiente, e che le ricchezze e i doni di altre chiese cristiane sono elementi che contribuirebbero alla sua pienezza": v. qui).

Di fatto, il vescovo Wagner è diventato in tal modo una bandiera, vista la quantità e qualità degli attacchi e le inaudite parole critiche dei vescovi austriaci (v. qui), i quali intimano al Papa di seguire le procedure e di acquisire il loro previo parere, in pratica vincolante, onde "dimostrare con sicurezza che i vescovi sono 'per' e non 'contro' una Chiesa locale" (il che per inciso significa accusare il Papa di aver scelto qualcuno "contro" la Chiesa locale).
La conseguenza di ciò è che a questo punto il Vaticano è obbligato a tener duro. Pur se il Papa non fosse personalmente entusiasta di mons. Wagner e delle sue dichiarazioni (è quanto ventila Damian Thompson, sulla base di generiche voci), un cedimento avrebbe effetti rovinosi: aprirebbe la strada a continue contestazioni, a rivolte mediaticamente sobillate, sarebbe un’abdicazione delle prerogative pontificie che, lungi dall’apparire una concessione alla collegialità tanto decantata, sarebbe in realtà una china precìpite verso l’anarchia e, nel lungo periodo, verso l’autocefalia delle chiese nazionali.

I vescovi austriaci, ed in testa il cardinale Schoenborn di Vienna, non hanno avuto remore nell’infiammare questa rivolta e nel rendere pubblica la loro reprimenda al Papa per la scelta di un vescovo senza consultazione.

Se tali vedute gallicane non verranno prontamente e altrettanto pubblicamente frustrate, quali le conseguenze? L’esecrabile comunicato dei vescovi austriaci fa capire chiaramente qual è la posta in gioco: di qui a breve, buona parte delle sedi episcopali austriache diverranno vacanti, ed essi vogliono dire la loro in modo vincolante per la nomina dei successori.

Come è stato icasticamente notato (qui), un cedimento non sarebbe altro che un appeasement, termine che ricorda la codarda capitolazione delle democrazie occidentali a Monaco nel 1938, allorché fu immolata ad Hitler la Cecoslovacchia, in cambio di un’effimera pace.

Ed anche Hitler proveniva da Linz, come questa sfida alla romanità della Chiesa.
E’ sotto gli occhi di tutti (e lo disse anche il card. Ratzinger) che la crisi nella Chiesa è in primo luogo una crisi nella selezione dei vescovi. Se migliorassero le "risorse umane" tutto andrebbe probabilmente al suo posto, come succede nelle aziende. Ma il compito è erculeo e le stalle di Augia smisurate. Cedere adesso significherebbe rinunziare in partenza al compito, quanto mai indispensabile (al pari della riforma delle conferenze episcopali, pachidermi burocratici che tendono a trasformarsi in un magistero parallelo, nelle mani di un’oligarchia episcopale).
Certamente, ragioni di opportunità che a noi sfuggono possono a questo punto consigliare di evitare uno scontro diretto con l’episcopato austriaco e quindi la nomina di mons. Wagner come vescovo ausiliare a Linz.

Ma nondimeno, la mossa riottosa austriaca dev’essere prontamente e risolutamente rintuzzata e frustrata, per prevenirne di peggiori. Ad esempio, chiamando l’interessato ad un posto prestigioso, a Roma od altrove.

Da Messainlatino.it


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