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Notizie dal B16F

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2015 04:06
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Da "Quotidiano.net"...

L'ATTACCO DEL SUNDAY TIMES AL PONTEFICE

"Benedetto XVI è come un monarca, lontano dai fedeli e fuori dal mondo"

A sferrare dure critiche nei confronti del Papa non è un’organizzazione anticlericale, ma il quotidiano conservatore britannico Sunday Times in un articolo firmato dal corrispondente in Vaticano, John Follain che cita fonti, alcune anche anonime

Londra, 22 febbraio 2009 - Papa Benedetto XVI guida il Vaticano e i suoi 1,2 miliardi di fedeli come un monarca, tagliato fuori dal mondo, arroccato nel suo palazzo, aiutato solo dai suoi fedeli ma inetti consiglieri. A sferrare dure critiche nei confronti del pontefice non è un’organizzazione anticlericale, ma il conservatore britannico Sunday Times in un articolo firmato dal corrispondente in Vaticano, John Follain.

”Cardinali contro il Papa invisibile, il pontefice criticato per il suo stile distante e regale” scrive il giornalista citando fonti, alcune anonime altre no. “Le persone si sentono destabilizzate, sia i tradizionalisti che i riformisti. La nostra impressione è che non ci sia nessuno al timone” spiega un alto funzionario della Santa Sede.

Il cardinale tedesco Walter Kasper, responsabile delle relazioni con gli ebrei, va oltre lanciando un duro attacco nei confronti di Ratzinger, affermando che ci sono state “molte incomprensioni ed errori all’interno della curia”.
A fomentare il malcontento sarebbe stata la recente revoca da parte di Benedetto XVI della scomunica di monsignor Williamson e di tre altri vescovi negazionisti.

Successivamente, scrive il Times, Benedetto XVI ha nominato padre Gerhard Maria Wagner vescovo di Linz, Austria, provocando ulteriori polemiche: Wagner aveva infatti elogiato l’uragano Katrina come risposta alle attività degli abortisti, prostitute e omosessuali a New Orleans.
”I fedeli sentono che il Papa sta governando come un re. Non si consulta con i vescovi e si è isolato ignorando i consigli di chi potrebbe aiutarlo ad evitare errori” scrive il Times citando il vaticanista italiano Marco Politi. Il domenicale ricorda come, rispetto al suo predecessore Giovanni Paolo II, Benedetto XVI spenda gran parte della giornata chiuso nel suo studio e immerso nella lettura di testi di teologia, piuttosto che incontrando ospiti e recandosi in visita.


Articolo da buttare nella spazzatura... Basta vedere gli angelus, udienze, messe e viaggi di B16 per rendersi conto che il Sunday Times mente!
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Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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Dal blog di Lella...

Papa: In discontinuità di sua storia Chiesa non perde continuità

Breve discorso dopo cena nel Seminario romano maggiore

Città del Vaticano, 21 feb. (Apcom)

Il Papa torna a sostenere l'idea di una 'continuità nella discontinuità' nella storia della Chiesa, già sostenuto in un celebre discorso focalizzato sull'interpretazione del Concilio vaticano II (22 dicembre 2005).
"Ho imparato di più della storia del Laterano, cominciando da Costantino, Sisto v, Benedetto XIV, Papa Lambertini", ha detto Ratzinger a conclusione della cena che ha avuto ieri nel refettorio del Seminario romano maggiore.
"Così - ha proseguito il Papa in un discorso diffuso oggi - ho visto tutti i problemi della storia e la sempre nuova rinascita della Chiesa a Roma. E ho capito che nella discontinuità degli eventi esteriori c'è la grande continuità dell'unità della Chiesa in tutti i tempi.
E anche sulla composizione del Seminario ho capito che è espressione della cattolicità della nostra Chiesa".

© Copyright Apcom


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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Il 26 aprile e l'11 ottobre le date delle due cerimonie stabilite durante il Concistoro ordinario pubblico

Benedetto XVI proclamerà dieci nuovi santi

Benedetto XVI ha tenuto nella mattina di sabato 21 febbraio, nella sala Clementina del palazzo Apostolico, il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione dei beati: Zygmunt Szczesny Felinski, vescovo, fondatore della Congregazione delle Suore Francescane della Famiglia di Maria; Arcangelo Tadini, sacerdote, fondatore della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth; Francisco Coll y Guitart, sacerdote dell'Ordine dei Frati Predicatori (domenicani), fondatore della Congregazione delle Suore domenicane dell'Annunciazione della Beata Vergine Maria; Jozef Damian de Veuster, sacerdote della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria e dell'Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento dell'Altare (picpus); Bernardo Tolomei, abate, fondatore della Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto dell'Ordine di San Benedetto; Rafael Arnáiz Barón, religioso dell'Ordine Cistercense della Stretta Osservanza; Nuno de Santa Maria Álvares Pereira, religioso dell'Ordine dei carmelitani; Gertrude (Caterina) Comensoli, vergine, fondatrice dell'Istituto delle Suore del Santissimo Sacramento; Marie de la Croix (Jeanne) Jugan, vergine, fondatrice della Congregazione delle Piccole Suore dei Poveri; Caterina Volpicelli, vergine, fondatrice della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore.
Benedetto XVI è giunto poco dopo le ore 11 nella sala del Concistoro, dove erano riuniti 39 cardinali, e ha preso posto alla Cattedra. All'inizio della celebrazione dell'"Ora Sesta" il Papa ha introdotto brevemente gli argomenti da trattarsi. È seguito il canto dei Salmi 118, 60 e 63, concluso con la proclamazione della "Lectio brevis" tratta dal primo libro dei Re, 2, 2b-3.
È seguita la perorazione delle quattro cause di canonizzazione, compiuta dall'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il Papa ha chiesto quindi ai cardinali - fra i quali Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, e Tarcisio Bertone, segretario di Stato -, agli arcivescovi e vescovi presenti - tra i quali gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati, e Carlo Maria Viganò, nunzio apostolico, delegato per le Rappresentanze Pontificie - il parere sulle canonizzazioni proposte.
Il Pontefice, durante la "Perpensio votorum de propositis Canonizationibus", ha rivolto ai presenti la domanda di rito: "Cum autem de re maximi momenti agatur, antequam consilium certum et definitivum capiatur et statuantur dies quibus iidem Beati in Sanctorum album adscribantur, si quis vestrum opportunum exsistimet aliquid addere, fidenter manifestare velit quid sentiat".
Al termine Benedetto XVI ha deciso di iscrivere all'Albo dei santi il beato Zygmunt Szczesny Felinski, il beato Arcangelo Tadini, il beato Francisco Coll y Guitart, il beato Jozef Damian de Veuster, il beato Bernardo Tolomei, il beato Rafael Arnáiz Barón, il beato Nuno de Santa Maria Álvares Pereira, la beata Gertrude (Caterina) Comensoli, la beata Marie de la Croix (Jeanne) Jugan, la beata Caterina Volpicelli. Le date stabilite per la canonizzazione sono: per Arcangelo Tadini, Bernando Tolomei, Nuno de Santa Maria Álvares Pereira, Gertrude (Caterina) Comensoli e Caterina Volpicelli, domenica 26 aprile; per Zygmunt Szczesny Felinski, Francisco Coll y Guitart, Jozef Damian de Veuster, Rafael Arnáiz Barón e Marie de la Croix (Jeanne) Jugan, domenica 11 ottobre.
Quindi Benedetto XVI ha guidato la preghiera per la Chiesa, invocando la presenza della Trinità nella vita del popolo di Dio. La triplice invocazione si è conclusa con il canto del "Pater Noster".
Il Papa ha infine impartito la benedizione apostolica ai presenti. Subito dopo, il Maestro delle Cerimonie liturgiche pontificie, monsignor Guido Marini, ha invitato monsignor Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura della Casa pontificia e protonotario apostolico, a redigere lo strumento pubblico "ad perpetuam rei memoriam".

(©L'Osservatore Romano - 22 febbraio 2009)


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Vietnam, il Cardinale Paul Joseph Pham Dinh Tung ha rimesso l'anima a Dio



CITTA’ DEL VATICANO - Si e' spento, all'eta' di 89 anni, il Cardinale Paul Joseph Pham Dinh Tung (nella foto), Arcivescovo emerito di Ha Noi, in Vietnam. ''Costretto alla 'residenza forzata' e non potendo quindi visitare le sue oltre cento parrocchie, si e' dedicato - ha sottolineato in una nota la Radio Vaticana - alla scrittura dei Vangeli, allo studio della dottrina cristiana, dei comandamenti di Dio e della Chiesa e dei Sacramenti in poesia 'luc bat', tipo di scrittura che aiuta le persone a memorizzare rapidamente. Il porporato ha dato vita nelle parrocchie ai Consigli dei laici, responsabili dell'andamento della vita religiosa della comunita' locale''. Il cardinale Phan Dinh Tung ha anche fondato un istituto secolare per ragazzi allo scopo di prepararli a diventare catechisti, iniziativa che ha formato 200 catechisti che ora girano tutto il Vietnam. Il Santo Padre Benedetto XVI, appresa la triste notizia, si e' immediatamente ritirato in preghiera nella propria cappella privata ed ha inviato un telegramma di cordoglio alla Chiesa vietnamita.


23/02/2009 01:49
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Il Cardinale Biffi inviato speciale del Papa al IX centenario di Sant'Anselmo


Le celebrazioni si terranno ad Aosta dal 19 al 26 aprile 2009




CITTA' DEL VATICANO, domenica, 22 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha nominato il Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo emerito di Bologna, suo inviato speciale alle celebrazioni per il IX centenario della morte di Sant'Anselmo, che si terranno ad Aosta dal 19 al 26 aprile prossimi.

Sant'Anselmo nacque verso il 1033 da genitori nobili e agiati. Ebbe un travagliato rapporto con la famiglia, che lo inviò da un parente per essere educato. Solo con i benedettini di Aosta, tuttavia, Anselmo trovò il suo posto, sentendo a quindici anni il desiderio di farsi monaco.

Contrastato dai genitori, decise di andarsene. Dopo tre anni tra la Borgogna e la Francia centrale, si recò ad Avranches, in Normandia, dove si trovava l'abbazia di Notre-Dame du Bec con la scuola, fondata nel 1034. Qui conobbe il priore Lanfranco di Pavia, che ne curò il percorso di studio.

Nel 1060 Anselmo entrò nel seminario benedettino del Bec, di cui diventerà priore. Qui avvierà la sua attività di ricerca teologica, che lo porterà ad essere annoverato tra i maggiori teologi dell'Occidente. Nel 1076 pubblicò il "Monologion".

La fama di Anselmo si diffuse in tutta l'Europa. Era talmente venerato e amato in Inghilterra che il 6 marzo 1093, in seguito alle pressioni dei Vescovi, dei signori e di tutto il popolo, fu eletto dal re Guglielmo II il Rosso Arcivescovo di Canterbury, sede ormai vacante dalla morte di Lanfranco, avvenuta nel 1089.

La sua resistenza fu tenace ma inutile, e in riferimento alle difficoltà d'intesa tra il re e il primate affermò con i Vescovi e i nobili che l'accompagnavano: "Voi volete soggiogare insieme un toro non domo e una povera pecora. Il toro trascinerà la pecora tra i rovi e la farà a pezzi senza che sia servita a nulla. La vostra gioia si muterà in tristezza. Vedrete la chiesa di Canterbury ricadere nella vedovanza vivente il suo pastore. Nessuno di voi oserà resistere dopo di me e il re vi calpesterà a piacimento".

La situazione della Chiesa inglese era effettivamente molto triste in quel periodo a causa della simonia, della decadenza dei costumi e della violazione della libertà religiosa da parte del re.

Sant'Anselmo tentò di rimediare a tutto ciò, sulla scia della riforma adottata da San Gregorio VII. Non destò quindi meraviglia che nel 1095 sia scoppiato tra l'autorità secolare e quella religiosa un aspro conflitto circa il riconoscimento del Pontefice Urbano II.

A causa di dissapori con il potere politico fu costretto all'esilio a Roma due volte. Morì a Canterbury nel 1109.



23/02/2009 16:05
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La conversione di Claudia Koll


L'incontro dell'attrice con lo Spirito Santo





di Claudia Soberón



ROMA, lunedì, 23 febbraio 2008 (ZENIT.org).- L'attrice Claudia Koll ha scoperto accanto a Cristo che la sua vita professionale può avere una fecondità che non avrebbe mai sospettato.

Uno dei frutti della sua conversione al cristianesimo è il suo coinvolgimento nella nuova accademia dello spettacolo Star Rose Academy, con sede a Roma, che mira a formare professionalmente giovani artisti senza trascurare i valori profondi.

Claudia Koll, nata a Roma il 17 maggio 1965, dopo aver studiato recitazione prima con Susan Strasberg e Geraldine Baron al Drama Course, e poi con Yves Le Baron a "Le Coq School", ha ricoperto il suo primo ruolo cinematografico come protagonista nel 1992 in un film erotico di Tinto Brass.

Attrice di teatro, cinema e televisione, ha spiccato al fianco di Antonio Banderas nel film per la televisione "Il giovane Mussolini".

Ha anche partecipato a un'edizione del festival di Sanremo come presentatrice nel 1996.

Dopo un lungo percorso nel mondo dello spettacolo, si è resa conto che le mancava qualcosa e ha scelto così di imprimere una nuova rotta alla sua vita.

Ha iniziato a svolgere volontariato e beneficenza in varie parti dell'Africa e dell'Italia, senza però abbandonare la sua carriera di attrice.

Parlando a ZENIT, ha spiegato che essere attrice, da questa nuova prospettiva cristiana, significa: “non aver paura di essere se stessi”, “trovare un proprio stile di recitazione, non quindi secondo dei modelli, ma facendo un viaggio dentro di sé”, perché “quando si è autentici nella ricerca di sé non si può poi non ricercare anche Dio”.

Claudia Koll ha poi parlato della svolta quando cominciò a scegliere diversamente i personaggi da interpretare.

“Era un periodo che non lavoravo più perché non ricevevo copioni interessanti con personaggi positivi che potessi interpretare e mi arrivavano invece possibilità di letture, per esempio il Cantico dei Cantici, che è un libro della Bibbia bellissimo, meraviglioso. Per interpretarlo però bisognava studiare, approfondire perché ogni parola è densa, è piena di significato; ma voleva dire anche pregare”.

“Ho dovuto approcciare il testo non in maniera superficiale, ma studiandolo e pregando – ha rivelato la Koll –. E questo, studiare e pregare insieme, mi ha messa in contatto con qualcosa di profondo che è lo Spirito Santo”.

Quanto al suo lavoro di docente alla Star Rose Academy, l'attrice ha parlato di come l'insegnamento debba attingere alla propria esperienza personale.

“In passato ho frequentato corsi di recitazione classica italiana e poi di recitazione americana, dove si insegna, in qualche modo, a vivere il personaggio”.

Il suo stile di insegnamento, ha spiegato, si vede ora arricchito dalla visione cristiana, perché “il Signore mi ha liberata da tante sovrastrutture”.

Con la conversione, ha spiegato la Koll, “ho visto che il Signore mi stava istruendo, e mi diceva che mi accompagnava con il suo Spirito, non solo per quello che riguardava la possibilità di una testimonianza dell'incontro con Lui, ma anche nel mio lavoro perché lo Spirito Santo è sempre con noi, e quindi bisogna solo imparare a comunicare con Lui, a lasciarsi guidare da Lui. E questa è stata la ricchezza più grande che il Signore mi abbia donato nel mio mestiere”.



23/02/2009 16:06
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Si è spento l'avvocato Gianluigi Marrone, giudice unico del Vaticano e presidente dell'Associazione Santi Pietro e Paolo


Giurista equilibrato e di grande spessore umano. Viene ricordato così l’avvocato Gianluigi Marrone, giudice unico dello Stato della Città del Vaticano e presidente dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, spentosi nella notte nel Campus Bio-medico di Roma dove era ricoverato per un male incurabile. Aveva sessantadue anni, era sposato e padre di due figli. La camera ardente sarà aperta domani mattina alle 9 nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini in Vaticano e i funerali si svolgeranno alle 15 nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Per un ricordo ascoltiamo il servizio di Benedetta Capelli:

Il legame tra il Vaticano e Gianluigi Marrone risale alla gioventù dell’avvocato quando, da adolescente, entrò a far parte della Guardia Palatina d’Onore, il corpo militare pontificio che venne poi soppresso da Papa Paolo VI nel 1970. Un’eredità che non andò dispersa ma confluì nell’Associazione Santi Pietro e Paolo, a capo della quale c’era proprio il dott. Marrone. Attualmente ricopriva l’incarico di giudice unico dello Stato della Città del Vaticano e presidente del Comitato per la Sicurezza. Il ricordo nelle parole di mons. Giorgio Corbellini, vice-segretario generale del Governatorato:

R. – Una persona amabilissima e molto competente dal punto di vista professionale. Una persona di grande buon senso e equilibrio. Chi aveva una questione e la poneva all’avvocato Marrone aveva la certezza di una risposta sicura, immediata e mai assolutamente arzigogolata, ma chiara, limpida e sicura. Era un ottimo cristiano. Quindi, dal punto di vista umano, cristiano e professionale io mi sono fatto di lui un’idea molto bella, di una persona eccezionale. Torno a ripetere: un grande equilibrio, una grande competenza, una grande serietà ma anche una grande disponibilità e spontaneità in ogni cosa.

Caratteristiche che l’avvocato Gianluigi Marrone ha messo a servizio della Chiesa. Ma qual è stato il contributo che ha dato allo Stato della Città del Vaticano? Ancora mons. Giorgio Corbellini:

R. - Posso dire che ha dato certamente un contributo importantissimo nella sua qualità di giudice, e soprattutto di giudice unico, nelle cui mani confluiscono una serie di cause la cui soluzione certamente favorisce un clima di serenità e di rispetto della legge. Poi, un grande contributo nella redazione di alcune leggi, ad esempio nella Legge fondamentale del 2000, la Legge sul Governo dello Stato, nel 2002, e poi sulla sicurezza. Quindi, certamente ha dato un contributo notevolissimo di competenza professionale, di grande equilibrio, di una visione serena delle cose e di un grande impegno per favorire, anche attraverso una legislazione più snella, più agile e più moderna, un clima in cui le persone possano lavorare con maggiore serenità.

Come presidente dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, si è occupato molto di volontariato, fornendo assistenza sia alla mensa della Casa “Dono di Maria” che al Dispensario pediatrico di Santa Marta, affidato alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Così la responsabile della struttura suor Chiara Pfister ricorda Gianluigi Marrone:

R. – Per noi e per il Dispensario era un appoggio e in più un esempio luminoso. Era pronto a offrire il suo servizio con amabilità e aveva un grande rispetto per la famiglia e per i poveri che assistiamo. Perdiamo veramente un appoggio e un amico molto caro. Quando eravamo afflitti, spesso era lui a incoraggiarci. Era una persona meravigliosa e di grande esempio per tutti.

L'avvocato Gianluigi Marrone aveva manifestato il suo attaccamento al Papa in un’intervista alla Radio Vaticana, parlando dell’eredità lasciata dalla Guardia palatina:

"La testimonianza schietta di fede cristiana di laici del popolo di Roma e l’attaccamento al Papa, un attaccamento filiale, devoto, incondizionato direi specialissimo, proprio perché quest’associazione che il Papa Giovanni Paolo II ha voluto definire l’associazione della casa del Papa ha come sua caratteristica, come era già della Guardia palatina, quella di offrire un servizio al Romano Pontefice e il motto che è stato preso dalla Guardia palatina "Fide constamus avita" vuol significare proprio questo: siamo salvi nella fede, nella fedeltà dei nostri padri".


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Monsignor Ravasi incontra i giovani della ‘Sapienza’ e li mette in guardia dai pericoli di Internet: “Attenti a non innamorarvi sul Web, gli incontri umani sono un’altra cosa”



CITTA’ DEL VATICANO - Inizia con una citazione del film 'Il quarto potere' di Orson Welles il botta e risposta di Monsignor Gianfranco Ravasi (nella foto), Ministro vaticano della cultura, e gli studenti del progetto 'Quale Europa per i giovani?', nell'Aula Magna della 'Sapienza', la stessa Università che ha detto 'no' ad una ‘lectio magistralis’ del Papa nel Gennaio 2008. Parlando dei rischi e delle sfide che Internet può provocare, Monsignor Ravasi ha osservato come "l'informatica e la tv hanno profondamente cambiato le relazioni umane. Oggi gli studenti comunicano tra loro attraverso i social network, attraverso facebook. E questo - ha aggiunto - crea una moltiplicazione degli incontri, ma non si sostituisce a un incontro umano, di volti, di parole, di mani. Incontri caldi, non come quelli virtuali, che sono freddi". Ravasi ha messo dunque in guardia gli studenti dai rischi di Internet. "L'innamoramento attraverso il web si riduce a una forma di perversione e di solitudine". Da qui l'appello del prelato: "Abbiate una coscienza critica, siate capaci sempre di pensare col vostro cervello, e conservate anche la parola".


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Un pastore coraggioso e fedele: telegramma di cordoglio di Benedetto XVI per la morte del cardinale vietnamita Pham Dình Tung


Un pastore eminente che ha servito con grande coraggio e fedele generosità la Chiesa e la Sede di Pietro in circostanze difficili, impegnandosi senza risparmiarsi per l’annuncio del Vangelo: Benedetto XVI ricorda così la figura del cardinale Paul Joseph Pham Dình Tung, arcivescovo emerito di Ha Nôi in Vietnam spentosi ieri mattina all’età di 90 anni. In un telegramma indirizzato all’arcivescovo di Ha Nôi, Joseph Ngô Quang Kiêt, il Santo Padre esprime il suo cordoglio per la morte del porporato e si unisce a tutta la comunità cattolica vietnamita in questo momento di dolore. Quindi, assicura le sue preghiere ai famigliari del cardinale Pham Dình Tung e vicinanza a tutti i fedeli dell’arcidiocesi vietnamita di Ha Nôi.

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Il Papa nomina mons. Timothy Michael Dolan nuovo arcivescovo di New York


Il Papa ha nominato oggi il nuovo arcivescovo metropolita di New York: si tratta di mons. Timothy Michael Dolan, nato 59 anni fa a Saint Louis nel Missouri, finora arcivescovo di Milwaukee. Succede al cardinale Edward Michael Egan, che lascia per raggiunti limiti di età. Il servizio di Sergio Centofanti.

Mons. Dolan, sacerdote a 26 anni e vescovo a 51, ha conseguito negli Stati Uniti il Baccalaureato in Filosofia, poi a Roma, presso l'Angelicum, il “Masters” in teologia e la Laurea in Storia Ecclesiastica presso l'Università Cattolica di Washington.


E' stato confessore delle suore carmelitane, collaboratore presso la nunziatura apostolica a Washington e rettore del Pontificio Collegio Nordamericano a Roma. In seno alla Conferenza episcopale statunitense è presidente del “Board of Directors” dei “Catholic Relief Services” che assistono oltre 80 milioni di poveri in cento Paesi del mondo. E’ anche membro del “Committee on Budget and Finance” e del “Subcommittee on the Church in Africa” e consultore del “Committee on International Justice and Peace”.


L'arcidiocesi di New York conta oltre 2 milioni e mezzo di cattolici su 5 milioni e 600 mila abitanti. Le parrocchie sono 409, i sacerdoti più di 1700, tra diocesani e regolari, oltre 370 i diaconi permanenti, circa 4.400 i religiosi.


A New York è ancora vivo il ricordo della visita che Benedetto XVI ha compiuto in questa città nell’aprile dell’anno scorso: in particolare resta impressa nei cuori la commovente preghiera del Papa a Ground Zero, e poi lo storico discorso al Palazzo di Vetro dell’ONU sulla necessità che i diritti umani non siano indeboliti da concezioni relativistiche, l’omelia sulla cultura della vita durante la Messa nella Cattedrale di St. Patrick, l’invito ai giovani a radicare la libertà nella verità e l’abbraccio con i bambini disabili con l’esortazione a vedere la vita come Dio la vede: e ancora la Messa allo Yankee Stadium con l’incoraggiamento alla Chiesa americana a non perdere la fiducia nonostante scandali e avversità e infine il fraterno incontro con la comunità ebraica americana nella Sinagoga di Park East.

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Confusione e tempeste nella Chiesa: i timori del Papa

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Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Usa due parole assai forti, che connotano una preoccupazione. Benedetto XVI, nel giorno in cui la liturgia celebra la festa della Cattedra di San Pietro, simbolo dell'autorità e del primato del Pontefice, chiede l'intercessione dell'apostolo su cui Gesù ha fondato la Chiesa, perché essa non sia scossa dalla «confusione» e dalle «tempeste».
Lo dice in tedesco all'Angelus, e la scelta non appare casuale. In Germania e in Austria la Chiesa cattolica è percorsa da discussioni, a volte molto polemiche, dopo la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e dopo la contestata designazione ad ausiliare di Linz di un vescovo ultraconservatore. Eppure il Papa non è preoccupato del dibattito, ma della sua degenerazione.
Prima del riferimento alla confusione e alle tempeste infatti Benedetto XVI ha spiegato il significato del primato della Cattedra di Pietro e il ruolo delle Chiese particolari, così come è definito «Lumen et gentium».
Ratziger ha ricordato che se vi sono «legittimamente delle Chiese particolari che godono di proprie tradizioni», resta il primato del Papa, come «singolare e specifico ministero del vescovo di Roma, ribadito dal Concilio Vaticano II», il quale «presiede alla comunione universale nella carità, tutela le varietà legittime e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non solo non nuoccia all'unità, ma piuttosto la serva».
Per capire la preoccupazione del Papa bisogna leggere insieme la riflessione proposta all'Angelus e le parole in tedesco nel saluto successivo.

Significa che il Papa non intende mettere il silenziatore ad alcun dibattito nelle Chiese locali, ma chiede solo che non si facciano confusioni e non si creino tempeste che possano scuotere la Chiesa.

È per questo motivo che, sempre in tedesco, ha aggiunto l'invito a restare «fedeli ad una fede genuina», a rimanere «nell'unità» e a vivere «nell'amore reciproco».

In Germania le polemiche sulla scelta di revocare la scomunica ai lefebvriani ha diviso, più che altrove, le comunità cristiane. E alcune volte il dibattito è degenerato in scontri tra vescovi, alimentati anche dalla stampa. In Germania la sensibilità è stata acuita dalle dichiarazioni del vescovo negazionista Williamson. Anche in Vaticano c'erano state polemiche, che tuttavia non hanno mai coinvolto il Papa.
Il cardinale Kasper aveva parlato di errori di gestione e una nota della Segreteria di Stato aveva confermato una certa leggerezza nella preparazione dei dossier sui vescovi lefebvriani, al punto da ammettere che il Papa non era stato informato delle posizioni di Williamson. Ma la polemica non si è placata.
In Austria è stato il caso del vescovo ausiliare di Linz monsignor Wagner a provocare la crisi. La vicenda è stata spiegata dal direttore della agenzia di stampa cattolica «Kathpress», Erich Leintenberger, in una nota ripresa in Italia dall'agenzia Sir, vicina alla Cei.
Su Wagner, un sacerdote conservatore che aveva criticato come «satanica» la saga di Henry Potter e aveva definito l'uragano Katrina un castigo di Dio, si sono riversate le proteste di molti vescovi e fedeli. Il cardinale di Vienna Schoenborn era volato a Roma dal Papa e pochi giorni dopo, al termine di una riunione straordinaria della Conferenza episcopale austriaca, aveva spiegato che sulla nomina di Wagner si è usata una «procedura abbreviata». In una lettera pastorale i vescovi austriaci avevano definito «fuori discussione» il fatto che il Papa può liberamente nominare i vescovi, ma avevano anche sottolineato che deve poter «disporre di elementi attendibili e verificati in modo completo, su cui basarsi».
Wagner ha deciso di rimettere la sua nomina nelle mani del Papa. Ma in Austria le critiche contro Roma non accennano a diminuire, così come sul versante dei conservatori si scende in campo contro la presunta Chiesa «progressista» al potere a Vienna.
Il Papa è preoccupato di queste lacerazioni e teme un disorientamento nella fede genuina della gente. E ieri ne ha parlato.

© Copyright Eco di Bergamo, 23 febbraio 2009


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Programma tv «blasfemo», Olmert chiede scusa al Vaticano

GERUSALEMME (22 febbraio)

«Provo rammarico per le espressioni contro la religione cristiana manifestate la settimana scorsa in un programma televisivo». Il premier israeliano Ehud Olmert si è scusato con la Santa Sede per un programma televisivo in cui erano stati irrisi Gesù e la Madonna. La Santa Sede ha richiesto e ottenuto dalle autorità israeliane la censura del programma in cui «venivano ridicolizzati con parole e immagini blasfeme Gesù e la Vergine Maria».
Protagonista delle critiche del Vaticano le parole del comico televisivo Lior Schlein che su Canale 10 si era espresso in reazione alla vicenda del vescovo lefebvriano Richard Williamson e alle sue dichiarazioni negazioniste sulla Shoah.
«Io non desidero - ha aggiunto Olmert - che il governo israeliano intraprenda una critica dei diversi programmi televisivi. Ma penso che se in un altro Paese fossero state dette cose analoghe contro la religione ebraica, di certo la comunità ebraica avrebbe reagito con un grido di allarme».
Nell'elogiare la «coesistenza della comunità cristiana con il nostro popolo» ha assicurato di non avere alcuna intenzione di limitare il diritto di espressione in Israele: «Eppure è certo giustificato pretendere ragionevolezza e responsabilità, anche un po' di autocontrollo, anche nei programmi satirici».

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Benedetto, la preghiera e l'obbedienza

FILIPPO DI GIACOMO

Il Papa ha paura? Ieri all’Angelus, spiegando il significato teologico della festa della cattedra di san Pietro, Benedetto XVI ha ricordato il peso supplementare che tale incarico comporta.
Dalla sua cattedra, ha detto il Pontefice citando il Concilio, il successore del principe degli apostoli «presiede alla comunione universale della carità, tutela le varietà legittime, e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non solo non nuoccia all’unità, ma piuttosto la serva».
Nella sua breve catechesi, Benedetto XVI ha armonizzato i temi della domenica e della festa della cattedra con quelli dell’imminente quaresima che, come da tradizione, il vescovo di Roma aprirà con la cerimonia delle ceneri a Santa Sabina mercoledì prossimo.
Nel cristianesimo, la quaresima permette al cristiano di disporsi, attraverso un cammino di conversione e di purificazione, a vivere in pienezza il mistero della risurrezione di Cristo nella Pasqua. In tale spirito, prima della preghiera domenicale, Benedetto XVI ha rivolto ai fedeli un’esortazione molto cara all’ascesi cristiana, soprattutto durante i tempi forti dell’anno liturgico: «Questa festa mi offre l’occasione per chiedervi di accompagnarmi con le vostre preghiere».

Un cristiano che invita a pregare per lui, non è un vile. Se poi fa il papa è un battezzato da annoverare tra i miti e gli umili di cuore. Tutti ricordiamo la domanda con la quale Hannah Arendt si chiese, ai tempi di Giovanni XXIII, come fosse possibile che un conclave scegliesse come papa un cristiano. Se ricordassimo la sua risposta, sapremmo anche come e perché l’evento si sia ripetuto a ogni sede vacante. Paolo VI, il mercoledì delle ceneri del 1978, sempre a Santa Sabina, interruppe la sua omelia e improvvisando disse: «Ve lo chiedo per favore, vogliate bene al papa, pregate per lui».
L’episodio viene ricordato solo da chi vuole vederlo come quel papa-Amleto che Montini invece non fu.

Allora, se contestualizzati nel loro humus socio-religioso, i tentennamenti che in questi giorni vengono attribuiti a Benedetto XVI riguardano solo casi irrisolti, vecchi di decenni, sui quali il pontefice tenta di ottenere obbedienza con paziente educazione.

Le nomine vescovili del Nord-Europa, soprattutto quelle in Svizzera, Germania e Austria, sono state rette per secoli da norme dettate da antichi concordati, tutti rivisti alla luce del codice di diritto canonico in vigore ormai da 26 anni.

Non è certo un problema del Papa se i governi ne hanno già preso atto mentre i capitoli delle cattedrali di lingua tedesca e francese non riescono ad abbandonare quel complesso antiromano che innervosiva persino un teologo progressista come Yves Congar.

La visita canonica che Benedetto XVI ha fatto espletare nei seminari americani, per problemi che alla stampa cattolica anglosassone di questi giorni non piace ricordare, esistevano da decenni e a questo papa si deve la responsabilità di aver voltato una pagina che in tanti, e a lungo, non hanno neanche voluto toccare.

Nella discrezione più assoluta di simili fatti, per chi osserva bene, la Chiesa di oggi ne ha compiuti tanti.

ll Papa a maggio andrà in Israele, un paese dove per giovani israeliani in vena di youtubizzare, lo sputo in faccia all’ecclesiastico di ogni rito è uno dei passatempi preferiti. «La visita del Papa è un atto di coraggio», si è limitato a commentare, da Gerusalemme, il nunzio apostolico dopo che il premier Olmert ne aveva dato l’annuncio ufficiale.
Anche a Istanbul e a New York, a Sidney e a Parigi, erano in molti a pensare che un papa dialogante fosse necessariamente un papa debole. E così, invece, non è stato.

Sabato scorso, Benedetto XVI ha improvvisato un altro discorso nella cappella del seminario romano.
Commentava la lettera di Paolo ai Galati, il passo dove l’apostolo «accenna così alle polemiche che nascono dove la fede degenera in intellettualismo e l’umiltà viene sostituita dall’arroganza di essere migliori degli altri».
Forse anche in Italia, per togliere tra i fedeli e i loro pastori, Papa e vescovi compresi, l’inutile intralcio degli intellettualismi che affligge coloro che soffrono e che stentano a ritrovare l’abbraccio della Chiesa, basterebbe qualcuno che avesse il coraggio di dire loro: «Fratelli, la ricreazione è finita».

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Card. Martino: la povertà è un problema morale più che materiale


Discorso per i 50 anni della ONG spagnola “Manos Unidas”






GUADALAJARA, lunedì, 23 febbraio 2009 (ZENIT.org).- La povertà è un problema che si pone alla coscienza morale dell'umanità e non si spiega solo da un punto di vista materiale. Lo ha affermato il Cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in un intervento in occasione del 50° anniversario della ONG spagnola “Manos Unidas”, venerdì scorso a Guadalajara (Spagna).

Facendo proprio il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace di quest'anno, il porporato ha spiegato ai presenti che la povertà “non è solo di tipo materiale e quantitativo” e che “la povertà materiale non spiega mai, da sola, le povertà immateriali, piuttosto è il contrario”.

Il Pontefice ha sottolineato i “nodi” morali in cui è coinvolta attualmente la povertà, e su cui richiama l'attenzione nel suo Messaggio: l'aborto, la lotta contro l'Aids, i bambini, il disarmo e la crisi alimentare.

Sulla questione della crescita demografica, il Cardinal Martino ha spiegato che la promozione dell'aborto nei Paesi poveri è “la più ingiusta tra le molteplici espressioni di quella strategia dissimulata e malevola di voler vincere la povertà eliminando i poveri”.

Si tratta, ha affermato, di una “strategia pericolosa” che consiste nell'“usare l'autorità per diminuire il numero dei commensali più che per moltiplicare il pane da dividere”.

Quanto alle pandemie, e in concreto quella dell'Aids, il porporato ha chiesto “una considerazione maggiore e più esatta delle intrinseche implicazioni morali che comporta questo rapporto” e ha segnalato due punti etici per la lotta contro questa malattia nei Paesi poveri.

Bisogna, ha affermato, “mettere a disposizione dei popoli poveri le medicine e le cure necessarie, riconsiderando il sistema delle licenze mediante un'assunzione di responsabilità da parte della comunità internazionale che garantisca a tutti gli uomini e a tutte le donne le necessarie cure sanitarie di base”, così come “approntare campagne educative per una sessualità che risponda pienamente alla dignità della persona”.

Circa la povertà infantile, il Cardinal Martino ha ricordato che “tutto ciò che indebolisce la famiglia produce danni che si scaricano sui bambini; dove non si promuove la dignità della donna e della madre, si lede anche la dignità dei bambini e delle bambine”.

Quanto al disarmo, ha spiegato che “le risorse materiali e umane impiegate in spese militari e armamenti si sottraggono ai progetti di sviluppo dei popoli, soprattutto dei più poveri e bisognosi di aiuto”.

Riferendosi infine alla crisi alimentare, ha sottolineato che “si caratterizza non per l'insufficienza di alimenti, ma per la mancanza di un tessuto di istituzioni politiche ed economiche capaci di far fronte alle necessità e alle emergenze”.

Il problema più grave a livello mondiale, ha aggiunto il porporato, è “l'aumento della disuguaglianza tra ricchi e poveri”, a causa “dei cambiamenti tecnologici” e della “dinamica dei prezzi dei prodotti industriali, che crescono più rapidamente dei prezzi dei beni e dei servizi prodotti dai Paesi più poveri”.

Lotta “morale” contro la povertà

Il Cardinal Martino ha spiegato che la lotta alla povertà, lungi dal consistere in un aumento degli aiuti materiali, comporta un “cambiamento morale”. Tra i punti fondamentali di questo approccio, ha segnalato soprattutto la necessità di “riscoprire la legge naturale, vale a dire il codice etico condiviso che permette di dare senso all'impegno comune di costruire la pace”.

Ha anche alluso alla necessità di un rinnovamento delle norme che reggono il commercio internazionale, ricordando specialmente l'abrogazione delle “misure protezionistiche, ingiuste e anacronistiche” che utilizzano i Paesi industrializzati, così come all'instaurazione di una “cultura della cooperazione” tra i Paesi poveri.

Circa l'attuale crisi economica, il porporato ha spiegato ancora una volta che si tratta di “un problema etico” e che è necessario cambiare “la mentalità che presiede le attività finanziarie, tutta giocata sull'autoreferenzialità e i brevissimi termini”, collocandola nella “prospettiva del bene comune”.

E' necessario, ha sottolineato, porre la persona al centro dell'economia: “i problemi dello sviluppo, degli aiuti e della cooperazione internazionale spesso si risolvono senza coinvolgere davvero le persone, ma solo come questioni di predisposizione di meccanismi, di puntualizzazione di accordi tariffari, dell'accreditamento di finanziamenti anonimi. La lotta contro la povertà, al contrario, ha bisogno di uomini e donne che vivano con profondità la fraternità, che sappiano accompagnare le persone, le famiglie e le comunità in itinerari di autentico sviluppo umano”.

“E' impossibile aiutare i poveri se li si vede solo come parte di un bilancio di costi e benefici, come numeri, e alla fine dei conti come problemi”, ha dichiarato.

Conoscere la Dottrina Sociale della Chiesa

Nella lotta alla povertà, è necessario che le organizzazioni cattoliche “conoscano bene” la Dottrina Sociale della Chiesa, ha spiegato il Cardinal Martino, perché “l'oggetto di questa Dottrina è e sarà sempre la sacra dignità dell'uomo, immagine di Dio, e la tutela dei suoi diritti inalienabili”.

La base della Dottrina Sociale è “la verità sulla natura stessa dell'uomo, verità compresa dalla ragione e illuminata dalla Rivelazione, la sua forza di propulsione, l'amore come precetto evangelico e norma d'azione”.

La Chiesa, offrendo il suo insegnamento sociale, “non si limita a offrire principi di riflessione, orientamenti, direttrici, constatazioni o appelli, ma presenta anche norme di giudizio e direttrici per l'azione che ciascuno dei cattolici è chiamato a porre alla base della sua esperienza, per tradurla poi concretamente in categorie operative di collaborazione e impegno”.

“La luce della verità dell'uomo, creato da Dio e redento da Cristo, è la risposta a una delle maggiori debolezze della società contemporanea: l'inadeguata visione dell'uomo”, ha aggiunto il porporato. Questa visione “deve distinguere una ONG cattolica da quelle organizzazioni non governative che si dedicano a lottare contro l'estrema povertà e la fame”.

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Il Papa: i cristiani sono una ricchezza per i paesi musulmani


Messaggio del Cardinale Bertone a un colloquio della Comunità di Sant'Egidio





CITTÀ DEL VATICANO, lunedì, 23 febbraio 2009 (ZENIT.org).- I cristiani sono una ricchezza per i paesi a maggioranza musulmana, spiega un messaggio inviato a nome di Benedetto XVI dal suo Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone.

Nel documento, il Papa auspica che il Medio Oriente diventi "una terra di dialogo e di fraterna collaborazione, di rispetto reciproco e di pace, grazie all'apporto responsabile di tutti i credenti che vi abitano".

La speranza del Pontefice è contenuta in una lettera inviata ai partecipanti al colloquio di studio e riflessione sul tema "Il valore delle Chiese in Medio Oriente. Cristiani e musulmani ne discutono insieme", promosso dalla Comunità di Sant'Egidio e svoltosi il 23 febbraio a Roma.

Si tratta di un tema, scrive il porporato nel suo messaggio, riportato da "L'Osservatore Romano”, "di chiara rilevanza sociale e religiosa". L'incontro, aggiunge, "costituisce un ulteriore passo nel paziente e proficuo itinerario del dialogo tra cristiani e musulmani su argomenti di reciproco interesse". Esso infatti "tende ad affrontare il nodo cruciale della presenza di comunità cristiane in regioni a marcata prevalenza islamica".

Obiettivo del convegno, a detta del Cardinale, è stato "quello di porre in luce, grazie anche al coinvolgimento di autorevoli rappresentanti del mondo islamico, come la presenza dei cristiani in Medio Oriente rappresenti una vera ricchezza per l'intera società e una significativa garanzia di sviluppo sociale, culturale e religioso".

Nella lettera il Segretario di Stato esprime agli organizzatori e ai partecipanti i sentimenti di stima e di amicizia del Papa, il quale - assicura - "invoca sull'importante riunione la benedizione divina, ed auspica vivamente che in essa emergano elementi utili a rendere sempre più fraterno il dialogo fra cristiani e musulmani, specialmente nelle regioni dove le comunità cristiane sono minoritarie".

Il Cardinale ricorda in proposito il discorso di Benedetto XVI ai rappresentanti islamici a Colonia nell'agosto 2005 e il suo incontro del 6 novembre 2008 con i partecipanti al forum cattolico-musulmano promosso dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

L'incontro si è articolato in tre parti - "La ricchezza spirituale", "Cultura, solidarietà, educazione", "Una finestra sul mondo" - e si è concluso con una tavola rotonda sul tema "Cristiani nel mondo arabo: comunicare la complessità", alla quale hanno preso parte giornalisti e operatori dell'informazione di diversi Paesi.

Al colloquio, oltre a esponenti della Comunità di Sant'Egidio, tra i quali Andrea Riccardi, hanno partecipato, fra gli altri, l'Arcivescovo Antonio Maria Vegliò, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali; mons. Jean Benjamin Sleiman, Arcivescovo di Baghdad dei Latini; mons. Paul Youssef Matar, Arcivescovo maronita di Beirut; mons. Louis Sako, Arcivescovo caldeo di Kirkuk, e i Metropoliti Paul Yazigi, greco-ortodosso di Aleppo, e Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, siro-ortodosso di Aleppo.

Numerosi anche gli studiosi e gli esponenti del mondo politico islamico presenti, tra i quali Tarek Mitri, ministro dell'informazione del Libano, e Mohammad Sammak, consigliere politico del gran Muftì del Libano.

24/02/2009 00:58
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Sicurezza, la Chiesa romena scrive al Cardinale Bagnasco: “Mortificati e sdegnati da tutto il male compiuto dai nostri connazionali in Italia”



CITTA’ DEL VATICANO - La Chiesa cattolica della Romania e' ''mortificata'' e ''sdegnata'' da ''tutto il male'' fatto dai cittadini romeni in Italia e condanna ''tutti i crimini e altri generi di infrazioni perpetrati” nel nostro Paese da alcuni connazionali. E' quanto scrive l'Arcivescovo di Bucarest e Presidente della Conferenza episcopale romena, Monsignor Ioan Robu (nella foto con il Papa), in una lettera, inviata al Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Cei. ''Sono convinto - afferma l'Arcivescovo Robu - che questi sono i sentimenti di tutti i romeni, anche di quelli che lavorano in Italia rispettando se stessi e i loro fratelli italiani''. ''Tutto il male fatto da loro ci mortifica e ci riempie di sdegno'', aggiunge il prelato. ''Siamo convinti - osserva nella lettera Monsignor Robu - che l'amicizia tradizionale tra italiani e romeni come pure la comune solidarieta' contro tutte le forme del male, potranno prevalere e vincere qualsiasi tentazione di vedere solo il male''. Il Presidente della Conferenza episcopale romena ringrazia poi la Chiesa italiana per ''la buona e fraterna accoglienza'', ''sempre dimostrata alle comunita' romene, mettendo a disposizione Chiese e spazi per un'adeguata pastorale'' e per le ripetute prese di posizione ''a favore degli immigrati nello spirito di solidarieta' e carita' fraterna'' dimostrata.

24/02/2009 12:10
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È Timothy Dolan l’arcivescovo di New York: scelta soft per una diocesi very hard


feb 24, 2009 il Riformista

di Paolo Rodari

È anti-abortista seppure le sue posizioni sulla vita e sui temi “eticamente sensibili” non spaventino più di tanto il nuovo corso alla Casa Bianca e il presidente Barack Obama: non ha mai negato la comunione ai politici “pro-choice” e ha sempre lasciato che fossero i singoli fedeli a decidere se avvicinarsi o meno al sacramento.
È conosciuto per i proclami contro lo scandalo dei preti pedofili ma, da questo punto di vista, la sua azione non è mai stata troppo incisiva: a Milwaukee (Wisconsin) dove Giovanni Paolo II lo mandò nel 2002 per riparare i danni compiuti dell’arcivescovo Rembert Weakland (si dimise dopo aver ammesso «relazioni inappropriate» con un uomo) non è riuscito fino in fondo nel suo compito. È vero, nel 2004 fu uno dei pochi vescovi che pubblicò i nomi dei sacerdoti della sua diocesi accusati di pedofilia, ma l’associazione per i diritti delle vittime lo ha accusato (e pare con qualche cognizione di causa) di non aver collaborato a sufficienza con le autorità pubbliche nell’identificazione dei sacerdoti colpevoli.
Lui è Timothy Dolan, 59 anni, rettore del Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma dal ‘94 al 2001, da ieri - come il Riformista aveva anticipato più di una settimana fa - nuovo arcivescovo di New York (NY).
Nell’episcopato americano c’è chi si domanda come abbia fatto ad arrivare tanto in alto. NY, infatti, non solo è la diocesi più prestigiosa degli Usa ma, come disse Wojyla, è a NY che risiede «l’arcivescovo della capitale del mondo». A ben vedere la risposta non è così difficile da trovare. Come tutti i vescovi americani, Dolan ha un suo patron. Si tratta dell’attuale prefetto della Casa Pontificia, l’arcivescovo James Michael Harvey. È quest’ultimo che accogli i presuli americani in occasione di ogni loro trasferta romana. È stato quest’ultimo, in sintonia di vedute col cardinale Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia e membro della congregazione per i Vescovi, e col prefetto della stessa congregazione, il cardinale Giovanni Battista Re, a suggerire il nome di Dolan al Pontefice.
Dolan succede al cardinale Edward Michael Egan. La differenza caratteriale tra i due è enorme.
Egan, oltre che uomo di grande cultura umanistica e musicale (è un pianista di altissimo livello), si è fatto conoscere a NY come arcivescovo dal carattere forte, a volte un po’ troppo brusco, ma che grazie anche alle sue doti di esperto giurista è riuscito ad arginare la difficile situazione finanziaria della diocesi.

Il suo predecessore, il cardinale John Joseph O’Connor, gli lasciò in eredità un buco di 20 milioni di dollari. Uno shock per NY: una delle diocesi che per anni aveva garantito entrate d’oro all’Obolo di San Pietro divenne, nella gestione O’Connor, un pozzo di sperperi senza fondo.

Egan, risparmio dopo risparmio (qualcuno disse che gli bastò non fare come il suo predecessore che ogni settimana viaggiava da NY a Roma per non mancare a nessun incontro della congregazione dei Vescovi) riuscì ad arginare i debiti e, finanziariamente parlando, a non fallire.
Dolan caratterialmente è l’opposto di Egan: rinomato per il savoir-faire, si dice non abbia la tempra del condottiero. Uomo da salotto, uomo del sistema, è celebre una sua foto mentre gioca a baseball. A conti fatti, nemmeno lui - ma la stessa cosa vale pure per i suoi tre predecessori Egan, O’Connor e Cooke - sembra essere l’erede ideale dell’indimenticato cardinale Francis Joseph Spellman, arcivescovo di NY dal ’39 al ’67. Anche se, vista l’età - 59 anni - Dolan ha parecchio tempo davanti a sé per smentire chi non lo reputa tale.
Ricevendo qualche giorno fa in Vaticano la speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, il Papa ha detto - lo ha spiegato una nota della sala stampa vaticana - che «il costante insegnamento della Chiesa sulla dignità della vita umana» deve essere considerato da «tutti i cattolici» e, specialmente, dai «legislatori» e dai «giuristi». Anche se non è facile capire se davvero il Pontefice, con il termine jurists, si riferisse ai giudici cattolici della Corte Suprema, una dato è certo: la linea di Ratzinger sui temi inerenti la vita è chiara ed è la medesima linea che il Vaticano si aspetta da Dolan a NY. L’arcivescovo della capitale, infatti, è osservato non soltanto da tutto il mondo ma anche, e specialmente, dal presidente Barack Obama.

© Copyright Il Riformista, 24 febbraio 2009


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Il Papa ringrazia i Vescovi spagnoli per la loro vicinanza


Dopo la remissione della scomunica ai presuli lefebvriani






CITTA' DEL VATICANO, martedì, 24 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Con una lettera inviata dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, Benedetto XVI ha ringraziato per la vicinanza spirituale che gli hanno manifestato i Vescovi spagnoli in seguito alla remissione della scomunica ai quattro Vescovi ordinati senza mandato pontificio dall'Arcivescovo Marcel Lefebvre.

Il Santo Padre, segnala il Cardinal Bertone nella lettera – indirizzata al Cardinale Antonio María Rouco, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola –, “ringraziando vivamente per le preghiere offerte per la sua persona e il suo ministero di 'custode dell'unità', invoca su Sua Eminenza e su tutti i Vescovi spagnoli abbondanti grazie divine che li esortino e li sostengano nel loro servizio pastorale al popolo di Dio”.

Una nota stampa emessa dalla Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Spagnola ha reso noto l'arrivo della lettera giovedì. Era la risposta del Pontefice al messaggio di vicinanza che gli avevano fatto giungere i presuli della Spagna (cfr. ZENIT, 12 febbraio 2009).



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Benedetto XVI: cristiani e musulmani trasformino il Medio Oriente in una terra della fraternità e del rispetto


“Una terra di dialogo e di fraterna collaborazione”, resa tale soprattutto dagli uomini di fede, non solo cristiana. E’ così che Benedetto XVI vorrebbe si evolvesse la situazione nei territori del Medio Oriente. L’auspicio del Papa è contenuto in una lettera che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha indirizzato al prof. Andrea Riccardi, in occasione del convegno che si è svolto ieri presso la sede della Comunità di Sant’Egidio sul tema “Il valore delle Chiese in Medio Oriente”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La presenza dei cristiani in Medio Oriente rappresenta “una vera ricchezza per l'intera società e una significativa garanzia di sviluppo sociale, culturale e religioso”. L’affermazione del cardinale Bertone apre la lettera con la quale il segretario di Stato ha inviato la benedizione del Papa al convegno ospitato da Sant’Egidio. Un incontro, al quale il porporato attribuisce il valore di “un ulteriore passo nel paziente e proficuo itinerario del dialogo tra cristiani e musulmani”, specie per ciò che concerne “la presenza di comunità cristiane in regioni a marcata prevalenza islamica”. Si tratta di un “nodo cruciale”, prosegue il cardinale Bertone, che Benedetto XVI ha affrontato in molte occasioni, anche recenti. Il Papa - riferisce il segretario di Stato - ha da sempre a cuore il fatto che il dialogo fra cristiani e musulmani di venti più “fraterno”, “specialmente nelle regioni dove le comunità cristiane sono minoritarie”.


Citando passi di alcuni interventi del Pontefice sull’argomento, il cardinale Bertone si è rifatto a un ampio stralcio di quanto affermato da Benedetto XVI lo scorso 6 novembre in occasione del Forum cattolico-musulmano svoltosi in Vaticano. Pur riconoscendo che musulmani e cristiani “hanno approcci diversi nelle questioni riguardanti Dio”, il Santo Padre - ha ricordato il segretario di Stato - asseriva che “tuttavia, possiamo e dobbiamo essere adoratori dell'unico Dio” e che “insieme dobbiamo mostrare, con il rispetto reciproco e la solidarietà, che ci consideriamo membri di un'unica famiglia”, chiamati “a dimostrare, con le parole ma soprattutto con i fatti, che il messaggio delle nostre religioni è indubbiamente un messaggio di armonia e di comprensione reciproca”. Il cardinale Bertone conclude la lettera con l'augurio di Benedetto XVI al Medio Oriente: che diventi “una terra di dialogo e di fraterna collaborazione, di rispetto reciproco e di pace, grazie all'apporto responsabile di tutti i credenti che vi abitano”.


www.radiovaticana.org

24/02/2009 16:30
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Dal Pontefice un segno di particolare stima per i Cardinali Saraiva e Vallini, promossi all’Ordine dei Vescovi e dei presbiteri



CITTA’ DEL VATICANO - Come testimoninanza di una particolare stima, Benedetto XVI ha promosso i Cardinali Agostino Vallini e Jose' Saraiva Martins (nella foto) rispettivamente all'ordine dei presbiteri e a quello dei Vescovi, facendoli cioe' avanzare nel Sacro Collegio, che nelle sue funzioni e' regolato secondo precedenze stabilite con l'assegnazione da parte del Papa dei diversi titoli. In particolare, a Vallini, il Pontefice ha concesso il titolo di Cardinale presbitero elevando per lui "pro hac vice" la diaconia di San Pier Damiani ai Monti di San Paolo, che gli era stata affidata dallo stesso Benedetto XVI il 24 marzo 2006 con la porpora cardinalizia, e al Cardinale Saraiva, nostro Presidente Onorario, ha dato il titolo della Dicoesi suburbicaria di Palestrina, ricoperto dal Cardinale Bernardin Gantin, scomparso lo scorso 14 maggio. L'anno scorso, il Cardinale Vallini e' stato chiamato dal Papa alla guida della Diocesi di Roma, mentre il Cardinale Saraiva ha terminato brillantemente il suo mandato di Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, incarico che gli ha consentito di istruire gli iter per elevare agli onori degli altari migliaia di Servi di Dio. Tra i più famosi, Edith Stein, Padre Pio, i Pastorelli di Fatima, Madre Teresa di Calcutta, Pio IX e Giovanni XXIII.

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