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Ultimo Aggiornamento: 19/10/2015 04:06
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12/02/2009 13:33
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Da "IMG Press"...

LA SUBDOLA CONTESTAZIONE A BENEDETTO XVI FATTA CON BUGIE IMPIETOSE

Benedetto XVI (12/02/2009) - Benedetto XVI è sotto accusa da laicisti, anticlericali, cattolici di sinistra e protestanti dopo quattro anni di pontificato lungimirante.

Il Financial Times, L’Espresso e La Stampa sono irriverenti nei suoi confronti: parlano di lui come se fosse l’ultimo arrivato, e non già il successore di Pietro. Lucia Annunziata che lavora in Rai e a La stampa intervista il teologo protestante svizzero Hans Kung il quale parla di “chiese vuote, di restaurazione, e di un Pontefice che vive nel suo mondo, che si è allontanato dagli uomini, e oltre a grandi processioni e pompose cerimonie, non vede più i problemi dei fedeli. Per esempio la morale sessuale, la cura pastorale delle anime, la contraccezione. La Chiesa –dice Kung - è in crisi, io spero che il Papa lo riconosca. Sarei felice di passi di riconciliazione specie verso gli ambienti dei fedeli progressisti. Ma Benedetto XVI non vede che sta alienando se stesso dalla gran parte della Chiesa cattolica e della cristianità. Non vede il mondo reale, vede solo il mondo vaticano".

La Stampa scomoda poi Marco Tosatti che lo attacca sul piano personale. Benedetto XVI vivrebbe in solitudine circondato solo da pochissimi collaboratori e si dedicherebbe solo al suo libro di Gesù di Nazaret ( II.a parte) e ad una Enciclica sociale. Come dire: egli pensa solo alle sue cose private e non alla Chiesa! Barbara Spinelli, sempre su La Stampa, parla di caduta di autorità, di perdita di leadership, di interferenze della Chiesa e di incapacità di governo del Pontefice.

L’espresso e il Mattino di Padova pubblicano una lettera di un prete che definisce il Pontefice “mio nonno” (sic!) e non avendo una sola critica teologica da muovergli, lo attacca sull’eleganza, sull’anello del pescatore, e sulla liturgia, come se quest’ultima non fosse il riflesso dello splendore di Dio. Un attacco durissimo da parte di un giovane parroco che non sa, per esempio, che Benedetto XVI quando era un potente cardinale romano usciva dalla sua abitazione e dava da mangiare ai gatti randagi. Non sa, questo prete, che Joseph Ratzinger nella sua carriera e nella sua vita non ha mai cercato una carica: l’hanno sempre chiamato e lui ha sempre obbedito. Come quando chiese a Giovanni Paolo II di andare in pensione e gli fu chiesto di restare al suo posto per servire la Chiesa. E non sa, infine, che il cardinale Ratzinger era avvicinabile da chiunque lo incontrasse. Il prete padovano è scandalizzato dagli abiti che indossa Benedetto XVI: forse dovrebbe andare in giro trasandato, con le scarpe bucate, e gli abiti un po’ sporchi. Questo prete si chiede come potrà fare ancora pastorale ai suoi fedeli se Benedetto XVI non cambierà? Per lui Benedetto XVI, a 81 anni, deve andare a dormire all’addiaccio e sotto i ponti. Solo cosi questo prete troverà la fiducia persa nel romano Pontefice. Ma dove ha fatto il seminario questo prete? Dove ha studiato teologia? E chi lo ha ordinato? Se i primi contestatori della Chiesa sono alcuni ministri di Dio è inevitabile che poi anche settori laicisti della pubblica opinione li seguono su questa strada. Non poteva mancare il Financial Times giornale protestante secondo cui Benedetto XVI, «è inciampato nella peggiore crisi dei suoi quattro anni di papato...cardinali e vescovi si stanno mobilitando per la rivolta, anche se al momento l'obiettivo della loro inquietudine è un manipolo di figure che circonda il Pontefice 81enne, il quale, temono, stia diventando un timido recluso, sepolto dalle sue letture e scritture, vulnerabile alle manipolazioni».

Questa, secondo il Finantial Times , «è la spiegazione indulgente del perché il Papa ha revocato la scomunica a quattro vescovi ultratradizionalisti». E ancora: “L'affaire Williamson ha ridotto il pontefice a un «rottweiler di dio maltrattato». Insomma, un «Papa timido e isolato», un'immagine ben lontana da quella del «rottweiler di Dio” che la stampa internazionale coniò a suo tempo. In realtà secondo il quotidiano britannico è sbagliata la definizione del Papa «rottweiler di dio». “La verità è che – secondo fonti del giornale- il Papa è timido al limite della reclusione, uno che potenzialmente può essere intimorito». Insomma, queste critiche sono l’anticamera per sostenere il concetto che Benedetto XVI è incapace di intendere e di volere. Che non è nel pieno possesso delle sue facoltà. Questo si evince da una lettura attenta di tutti questi articoli e interviste di questa settimana. E se Benedetto XVI è influenzabile, è un uomo pauroso, è un uomo spaventato come può svolgere il suo mandato? Se a 81 anni gli muovono queste critiche figuratevi a 85-86 anni. Benedetto non evangelizza, non annuncia il Vangelo a tutti: è chiuso nelle sue stanze, è un misantropo. Non dialoga con nessuno. Non si confronta con gli altri. Altra bugia che solo certi personaggi in cerca di meriti presso i loro editori scrivono. Perché non vanno a vedere i suoi viaggi apostolici in Italia e all’estero? Perché non leggono le sue due Encicliche impareggiabili, i suoi numerosi messaggi, le sue catechesi culturali del mercoledi, e le sue omelie di questi quattro anni? E ancora: perché non vanno a vedere le sue visite alle parrocchie romane e gli incontri con il clero, con i giovani, e con la folla? No, signori. Voi sapete benissimo che Benedetto XVI sta lavorando come operaio nella vigna del Signore. Con lui la Chiesa continua ad essere "madre e maestra" definizione di Giovanni XXIII. Ha messo ordine nei seminari, ha chiesto che i seminaristi con orientamenti sessuali discutibili non diventino sacerdoti. Ha chiesto la tolleranza zero verso i preti pedofili. Benedetto XVI inoltre vuole vedere personalmente il fascicolo personale di ogni aspirante vescovo, contrariamente a Giovanni Paolo II che avallava l’operato del cardinale Re. Benedetto XVI è un Papa attento alla Tradizione, alla Bibbia e al magistero della Chiesa. Ma laicisti e protestanti quando sentono la parola Tradizione gli viene l’orticaria. Ecco perché ha riammesso i tradizionalisti della Comunità san Pio X. La Tradizione, vorrei far rilevare a qualche teologo improvvisato, è stata ribadita nella Costituzione dogmatica Dei Verbum dal Vaticano II a cui si richiamano ogni due minuti, ma di cui non conoscono bene i contenuti. Il dialogo interreligioso prosegue con ortodossi, ebrei e musulmani. Ma il magistero di questo Papa non piace ad alcuni rabbini e ad alcuni mussulmani. Non perdonano infatti a Joseph Ratzinger la dichiarazione che scrisse quando era cardinale, la “Dominus Iesus” del 6 agosto 2000 circa l’unicità e la universalità salvifica di Gesù Cristo. E poi questo Papa che tanto insiste sui valori non negoziabili (vita, famiglia, e libertà di educazione dei figli) non va giù ai laicisti di casa nostra pronti ad insorgere e ad invocare la indebita ingerenza. Insomma questo papa dovrebbe parlare come ha detto la Bindi solo delle cose di lassù e non delle cose di quaggiù. Ma costoro dimenticano che il Papa è un successore degli Apostoli, è il Vicario di Cristo sulla terra e che deve evangelizzare. Cioè annunciare la lieta Novella a tutti e a ciascuno fino a gli estremi confini della terra. A lui della popolarità e delle critiche corrosive importa poco, è vero, ma non è un reato. Lui governa la Chiesa con il criterio della collegialità ascoltando il Collegio cardinalizio, le Conferenze episcopali, e i vari Sinodi della Chiesa. Non decide in solitudine: è falso. E' un uomite mite ma fermo come lui stesso si è definito. Va ricordata infine la promessa fatta da Gesù a Simon Pietro, ( il cui successore oggi è Benedetto XVI ndr) di costituirlo pietra fondamentale della sua Chiesa, ha riscontro nel mandato che il Cristo gli affida dopo la risurrezione: “Pasci i miei agnelli”, “Pasci le mie pecorelle” (Gv 21, 15-17). Vi è un oggettivo rapporto tra il conferimento della missione attestato dal racconto di Giovanni, e la promessa riferita da Matteo (cf. Mt 16, 18-19). Nel testo di Matteo vi era un annuncio. In quello di Giovanni vi è l’adempimento dell’annuncio. Le parole: “Pasci le mie pecorelle” manifestano l’intenzione di Gesù di assicurare il futuro della Chiesa da lui fondata, sotto la guida di un pastore universale, ossia Pietro, al quale egli ha detto che, per sua grazia, sarà “pietra” e che avrà le “chiavi del regno dei cieli”, col potere “di legare e di sciogliere”. Gesù, dopo la risurrezione, dà una forma concreta all’annuncio e alla promessa di Cesarea di Filippo, istituendo l’autorità di Pietro come ministero pastorale della Chiesa, a raggio universale. Diciamo subito che in tale missione pastorale s’integra il compito di “confermare i fratelli” nella fede che è il compito precipuo di Benedetto XVI. “Confermare i fratelli” e “pascere le pecore” costituiscono congiuntamente la missione di Pietro: si direbbe il proprium del suo ministero universale. Come afferma il Concilio Vaticano I, la costante tradizione della Chiesa ha giustamente ritenuto che il primato apostolico di Pietro “comprende pure la suprema potestà di magistero” (cf. Denz.-S. 3065). Sia il primato che la potestà di magistero sono conferiti direttamente da Gesù a Pietro come persona singolare, anche se ambedue le prerogative sono ordinate alla Chiesa, senza però derivare dalla Chiesa, ma solo da Cristo. Il primato è dato a Pietro (cf. Mt 16, 18) come - l’espressione è di Agostino - “totius Ecclesiae figuram gerenti” (Epist., 53,1.2), ossia in quanto egli personalmente rappresenta la Chiesa intera; e il compito e potere di magistero gli è conferito come fede confermata perché sia confermante per tutti i “fratelli” (cf. Lc 22, 31 s). Ma tutto è nella Chiesa e per la Chiesa, di cui Pietro è fondamento, clavigero e pastore nella sua struttura visibile, in nome e per mandato di Cristo. Gesù conferisce a Simon Pietro la missione pastorale: “Pasci i miei agnelli”; “Pasci le mie pecorelle”. È come un prolungamento della missione di Gesù, che ha detto di sé: “Io sono il buon Pastore” (Gv 10, 11). Gesù, che ha partecipato a Simone la sua qualità di “pietra”, gli comunica anche la sua missione di “pastore”. È una comunicazione che implica una comunione intima, che traspare anche dalla formulazione di Gesù: “Pasci i miei agnelli . . . le mie pecorelle”; come aveva già detto: “Su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16, 18). La Chiesa è proprietà di Cristo, non di Pietro. Agnelli e pecorelle appartengono a Cristo, e a nessun altro. Gli appartengono come a “buon Pastore”, che “offre la vita per le sue pecore” (Gv 10, 11). Pietro deve assumersi il ministero pastorale nei riguardi degli uomini redenti “con il sangue prezioso di Cristo” (1 Pt 1, 19). Sul rapporto tra Cristo e gli uomini, diventati sua proprietà mediante la redenzione, si fonda il carattere di servizio che contrassegna il potere annesso alla missione conferita a Pietro, ovvero Benedetto XVI: servizio a Colui che solo è “pastore e guardiano delle nostre anime” (1 Pt 2, 25), e nello stesso tempo a tutti coloro che Cristo-buon Pastore ha redento a prezzo del sacrificio della croce. È chiaro, peraltro, il contenuto di tale servizio che oggi svolge Benedetto XVI: come il pastore guida le pecore verso i luoghi in cui possono trovare cibo e sicurezza, così il pastore delle anime deve offrir loro il cibo della parola di Dio e della sua santa volontà (cf. Gv 4, 34), assicurando l’unità del gregge e difendendolo da ogni ostile incursione.

Alberto Giannino



APPLAUSI!!!! [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021] [SM=g8021]

Io direi, piuttosto, che sono i media a vivere nel loro mondo, chiusi nella loro assurda ideologia...
Dalle mie parti si dice: "Non c'è più sordo di quello che non vuole udire" ed io aggiungerei: "Non c'è più cieco di quello che non vuol vedere!". Questi media sono sordi e ciechi davanti al consenso che raccoglie B16. C'è di mezzo pure l'invidia, ragazzi! Non volete ammettere che il Papa stia facendo tutto il contrario di ciò che dite voi!!!
[SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468] [SM=g8468]

Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
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