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Ultimo Aggiornamento: 19/10/2015 04:06
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04/02/2009 16:37
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Da "IMG Press"...

BENEDETTO XVI, SEGNO DI CONTRADDIZIONE

(02/02/2009) - Benedetto XVI è destinato ad essere segno di contraddizione. Prima con gli islamici. Tutti ricorderanno la lectio magistralis all’Università di Ratisbona quando il 12 settembre 2007 aveva fatto la seguente citazione che recitava “mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”, ad esempio, è presentata come pronunciata da Manuele il Paleologo non più “in un modo sorprendentemente brusco, al punto che ci stupisce”, ma “brusco al punto da essere per noi inaccettabile”. Occupandosi della lezione di Ratisbona, i media hanno dato notevole risalto alla frase contestata, spesso senza preoccuparsi di contestualizzarla nel ben più ampio discorso papale. Le reazioni sono risultate disomogenee, sia nel mondo islamico sia in quello cristiano. Nel primo caso si è passati dall'indignazione delle maggiori cariche civili e religiose degli stati a prevalenza musulmana con aspre proteste di piazza annesse (a volte anche decisamente offensive), fino ad arrivare a minacce di morte nei confronti di Benedetto XVI da parte di gruppi estremisti quali ad esempioo al-Qa?ida, ?Iraq al-Jihadiyya (Iraq jihadista) o Jaysh al-Mujahidin (Esercito dei Mujahidin). Nel mondo islamico si sono verificati inoltre diversi assalti e incendi a chiese e luoghi di culto cattolici. Anche l'omicidio della suora italiana Leonella Sgorbati, operante a Mogadiscio da molti anni, probabilmente legato alla lezione di Ratisbona, ha contribuito a far esprimere "vivo rammarico" a Benedetto XVI, durante l'Angelus domenicale, in merito alla situazione globale che si era creata.
« Il mio era un invito al dialogo franco e sincero. [...] Spero che questo valga a placare gli animi »

(Benedetto XVI, 17 settembre 2006)


Tale espressione di rammarico è stata da molti paesi accettata, mentre permangono ancora situazioni di paesi più intransigenti, i quali si attendono vere e proprie scuse formali.Tra coloro che hanno accettato immediatamente l'invito al dialogo del Papa vi è Il presidente dell'Iran, Mahmoud Ahmadinejad, che il 19 settembre 2006, esprimendo "rispetto per il Papa" e, suggerendo che le parole del Papa siano state "modificate" ha dichiarato, riguardo al modo nel quale i media hanno riferito del discorso del Pontefice:

« Non c'è dubbio che ci sia chi ha diffuso informazioni scorrette »

(Mahmoud Ahmadinejad)


Ahmadinejad ha però colto l'occasione di sottolineare come, malgrado i valori cristiani contengano un ripudio della violenza, «tutte le guerre del XX secolo sono state provocate da nazioni europee e dagli Stati Uniti». La posizione del Presidente iraniano ha di fatto smentito una dichiarazione di tutt'altro tenore rilasciata il giorno prima da Ali Khamenei, supremo leader iraniano, che aveva accusato il Papa di esser parte di una «crociata condotta dagli USA e dai sionisti». Dopo le polemiche con l’Islam ora tocca agli Ebrei, anche qui egli è segno di contraddizione. A Castel Gandolfo tra papa Benedetto XVI e il direttore dell'emittente polacca Radio Maryja Tadeusz Rydzyk. «Siamo scioccati - si legge in una nota del Congresso ebraico europeo - dall'apprendere che Papa benedetto XVI ha concesso nella sua residenza estiva un'udienza privata al direttore della radio polacca antisemita Radio Maryja». Il Congresso - che riunisce le comunità ebraiche di tutta Europa e a cui aderisce anche l'Unione delle comunità ebraiche italiane - sottolinea come «le affermazioni antisemitiche di Tadeusz Rydzyk sono state largamente trasmesse attraverso la sua radio». Per questo il Congresso ebraico «è stupito dal fatto che Papa Benedetto XVI abbia concesso udienza privata e la benedizione ad un uomo e a un'istituzione che hanno macchiato l'immagine della Chiesa polacca». Con Benedetto XVI, la Chiesa sta cancellando i suoi ultimi "cinquanta anni di storia" nel dialogo tra ebraismo e cattolicesimo: a lanciare la critica è il rabbino capo di Venezia, Elia Enrico Richetti, che - in un editoriale per il mensile dei gesuiti "Popoli", ha spiegato i motivi che hanno portato il rabbinato italiano a non partecipare alla prossima Giornata sull'ebraismo, indetta per il 17 gennaio dalla Conferenza espiscopale. Il rabbino di Venezia ricorda innanzitutto la decisione di Benedetto XVI di reintrodurre, con il messale pre-conciliare, la preghiera del Venerdì Santo per la conversione degli ebrei. Il rabbinato italiano - riferisce Richetti - ha chiesto spiegazioni ed un ripensamento: con risposte ufficiose, "una risposta della Conferenza episcopale, sia pure sollecitata, è mancata", e la Chiesa - afferma l'esponente ebraico - ha fatto presente che "gli ebrei non hanno niente da temere", in quanto "la speranza espressa dalla preghiera 'Pro Judaeis' è 'puramente escatologica', è una speranza relativa alla 'fine dei tempi' e non invita a fare proselitismo attivo". "Queste risposte - osserva tuttavia Richetti - non hanno affatto accontentato il Rabbinato italiano. Se io ritengo, sia pure in chiave escatologica, che il mio vicino debba diventare come me per essere degno di salvezza, non rispetto la sua identità. Non si tratta, quindi, di ipersensibilità: si tratta del più banale senso del rispetto dovuto all'altro come creatura di Dio". "Se a ciò aggiungiamo - aggiunge Richetti - le più recenti prese di posizione del Papa in merito al dialogo, definito inutile perchè in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana, è evidente che stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant'anni di storia della Chiesa". Poi la conclusione, durissima: "In quest'ottica, l'interruzione della collaborazione tra ebraismo italiano e Chiesa è la logica conseguenza del pensiero ecclesiastico espresso dalla sua somma autorità". (13 gennaio 2009). Anche il rabbino di francia critica Benedetto XVI il 31 gennaio 2009. Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, 56 anni, eletto nel giugno del 2008, in un'intervista al quotidiano Le Monde, muove serie critiche nei confronti del Papa Benedetto XVI riguardo il perdono dei quattro vescovi seguaci di Lefebvre. Come reagisce all'annuncio di Papa Benedetto XVI di aver tolto la scomunica ai quattro vescovi fondamentalisti, uno dei quali, il Vescovo Williamson, mantiene la sua posizione negazionista? L'annuncio mi ha fatto molto male come ebreo e come attivista del dialogo tra le religioni. Negare l'Olocausto è un insulto alla memoria dei sei milioni di ebrei morti nei campi. I commenti del Vescovo Williamson sono spregevoli. In Francia e in Germania, sono puniti dalla legge. Una volta passato lo shock, ho sentito le condanne dei miei amici cristiani. "Queste parole non sono quelle di un cristiano", come ha detto l'Arcivescovo di Lione Barbarin. Tuttavia, oggi ho molte domande senza risposta. Come può il Papa ignorare il rifiuto del vescovo Williamson? Se la revoca della scomunica è un invito alla riconciliazione, come ci si può riconciliare con colui che si è escluso dal cristianesimo con le sue stesse parole? Come si può dialogare con chi vede la negazione della Shoah un parere personale? E cosa accadrà se i quattro vescovi che non sono più scomunicati continueranno a rifiutare il Concilio Vaticano II e "Nostra Aetate" (la dichiarazione adottata nel 1965 dal Concilio Vaticano II che afferma il legame storico tra ebraismo e cristianesimo)? Si tratta di questioni che riguardano me. Come molti cristiani ed ebrei, mi aspetto una risposta chiara. Il rabbinato d'Israele il 28 gennaio 2009 ha rotto indefinitamente i rapporti ufficiali con il Vaticano in seguito alla revoca della scomunica del vescovo lefevbriano Richard Williamson, che nega la Shoah. Lo scrive il Jerusalem Post, aggiungendo che il rabbinato ha anche cancellato un incontro fissato a Roma il 2-4 marzo con la Commissione della Santa Sede per i rapporti con gli ebrei. In una lettera indirizzata al presidente della Commissione, cardinale Walter Kasper, il direttore generale del rabbinato Oded Weiner scrive che "senza scuse pubbliche e una ritrattazione, sarà difficile continuare il dialogo", si legge sul sito del Jerusalem Post. Secondo una fonte del rabbinato , la lettera è giunta alla stampa israeliana prima di essere ricevuta in Vaticano e ciò potrebbe ulteriormente complicare i rapporti fra il rabbinato e la chiesa cattolica.. Sempre fedele all'insegnamento dei documenti conciliari, il Papa ha ricordato la dichiarazione Nostra Aetate, che ha precisato «l'atteggiamento della Comunità ecclesiale nei confronti delle religioni non cristiane», riaffermando il rapporto speciale che i cristiani hanno con gli ebrei, la stima verso i musulmani e i membri delle altre religioni, confermando «lo spirito di fraternità universale che bandisce qualsiasi discriminazione o persecuzione religiosa». Il rapporto con la comunità ebraica vive un periodo di crisi all'indomani della remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, concessa il 21 gennaio 2009. Pochi giorni dopo, mons. Richard Williamson (uno dei quattro) ha pubblicamente professato una posizione negazionista sulla Shoah, in ragione della quale il rabbinato d'Israele a dichiarare di voler interrompere i rapporti col Vaticano. Le scuse del priore della Fraternità sacerdotale San Pio X, mons. Bernard Fellay, non sono bastate a placare la polemica, soprattutto perché indirizzate al Papa e non alla comunità ebraica: Fellay nel suo comunicato comunque dichiarava che: «Le affermazioni di monsignor Williamson non riflettono in nessun caso la posizione della nostra Fraternità. Perciò io gli ho proibito, fino a nuovo ordine, ogni presa di posizione pubblica su questioni politiche o storiche». Sollecitato da più parti, lo stesso Pontefice nell'udienza generale del 28 gennaio 2009 ha espresso parole chiare volte a contestare ogni forma di negazionismo della Shoah e a esprimere piena solidarietà agli ebrei hanno mostrato la precisa ed esplicita volontà della Chiesa nel voler coninuare il dialogo: «In questi giorni nei quali ricordiamo la Shoah, mi ritornano alla memoria le immagini raccolte nelle mie ripetute visite ad Auschwitz, uno dei lager nei quali si è consumato l’eccidio efferato di milioni di ebrei, vittime innocenti di un cieco odio razziale e religioso. Mentre rinnovo con affetto l’espressione della mia piena e indiscutibile solidarietà con i nostri Fratelli destinatari della Prima Alleanza, auspico che la memoria della Shoah induca l’umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo. La Shoah sia per tutti monito contro l’oblio, contro la negazione o il riduzionismo. [...] La Shoah insegni sia alle vecchie sia alle nuove generazioni che solo il faticoso cammino dell’ascolto e del dialogo, dell’amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni del mondo all’auspicato traguardo della fraternità e della pace nella verità. Mai più la violenza umili la dignità dell’uomo! Nella stessa occasione il Pontefice ha esplicitato chiaramente che la remissione della scomunica ai quattro vescovi scismatici è stata compiuta come «atto di paterna misericordia» e che egli auspicava che a questo gesto facesse séguito «il sollecito impegno da parte loro di compiere gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del magistero e dell’autorità del Papa e del Concilio Vaticano II. Sui temi della morale cattolica Benedetto XVI è segno di contraddizione al punto che è contestato da laicisti, gay, lesbiche e anticlericali. Egli prima come Prefetto della Congregazione della dottrina della Fede e poi come Successore di Pietro ribadisce:


Il 23 luglio 1992 la Congregazione per la Dottrina della fede guidata dall'allora cardinale Ratzinger, pubblicò un documento dal titolo Alcune considerazioni concernenti la Risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali. Il 29 novembre 2005 il Vaticano approvò definitivamente il documento con cui la Chiesa cattolica vieta l'accesso ai seminari a tutte le persone che «praticano l'omosessualità», hanno «tendenze omosessuali profondamente radicate» o che sostengono «la cosiddetta cultura gay» («Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere state chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale»). Nel Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, Benedetto XVI ribadì il no agli atti che vanno contro la morale sessuale cattolica: stupro, prostituzione, pornografia, fornicazione, adulterio, atti omosessuali, masturbazione e contraccezione, nonché qualsiasi pratica sessuale che «si proponga come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione». Tali atti vengono definiti come i «principali peccati contro la castità». Benedetto XVI invitò tutti gli individui ad accettare la propria identità sessuale, ricordando però che «Dio ha creato l'uomo maschio e femmina». Vengono considerati contro la morale cattolica anche inseminazione e fecondazione artificiale perché «dissociano la procreazione dall'atto con cui gli sposi si donano mutualmente, instaurando così un dominio della tecnica sull'origine e sul destino della persona umana». Il 1° dicembre 2005, in occasione della XVIII Giornata Mondiale per la Lotta all'AIDS, Benedetto XVI sostenne che la strategia da seguire nella lotta all'AIDS dev’essere basata «su continenza, promozione della fedeltà nel matrimonio, importanza della vita familiare, educazione, assistenza ai poveri», non menzionando l'uso del preservativo, condannato, come detto, dalla Chiesa cattolica. L'11 maggio 2006, rivolgendosi ai partecipanti ad un congresso internazionale dell'"Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia", riaffermò che la «differenza sessuale» di un uomo e una donna «ha come fine un'unione aperta alla trasmissione della vita» e invitò «ad evitare la confusione tra il matrimonio e altre unioni basate su un amore debole. Solo l'amore tra uomo e donna è capace di costruire una società casa di tutti gli uomini». Il 19 maggio 2006, con un comunicato della Santa Sede, sancì l'imposizione del ritiro a vita privata per padre Marcial Maciel, fondatore della congregazione religiosa dei Legionari di Cristo, accusato di abusi sessuali da parte di ex preti, già espulsi dalla congregazione (i presunti abusi risalirebbero agli anni cinquanta). William Joseph Levada, successore di Ratzinger a prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, tenendo conto sia dell'età avanzata del reverendo Maciel sia della sua salute cagionevole, decise di rinunciare al processo canonico e di invitare Maciel ad una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico. Ratzinger, continuando a seguire il caso anche dopo l'elezione papale, approvò le decisioni di Levada, confermando comunque la sua stima alla congregazione «indipendentemente dalla persona del fondatore».

PACS E MATRIMONIO - «Penso in particolare – dice Benedetto XVI- a quel terreno assai sensibile, e decisivo per la formazione e la felicità delle persone come per il futuro della società, che è rappresentato dalla famiglia». Duplice l'impegno: «Da una parte - è sempre il resoconto del Servizio informazione religiosa - sono quanto mai opportuni tutti quei provvedimenti che possono essere di sostegno alle giovani coppie nel formare una famiglia e alla famiglia stessa nella generazione ed educazione dei figli: al riguardo vengono subito alla mente problemi come quelli dei costi degli alloggi, degli asili-nido e delle scuole materne per i bambini più piccoli. Dall'altra parte, è un grave errore oscurare il valore e le funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio, attribuendo ad altre forme di unione impropri riconoscimenti giuridici, dei quali non vi è, in realtà, alcuna effettiva esigenza sociale».



PILLOLA ABORTIVA - «Uguale attenzione ed impegno- prosegue Benedetto XVI- richiede la tutela della vita umana nascente: occorre aver cura che non manchino di concreti aiuti le gestanti che si trovano in condizioni di difficoltà ed evitare di introdurre farmaci che nascondano in qualche modo la gravità dell’aborto, come scelta contro la vita».



Aborto. Nel cuore dell'Europa, "culla dei diritti umani", il Papa ha ribadito che l'aborto "non può essere considerato un diritto umano" perché "è il suo contrario: una profonda ferita sociale". "Mi appello - ha spiegato - ai responsabili della politica, affinché non permettano che i figli vengano considerati come casi di malattia né che venga di fatto abolita la qualifica di ingiustizia attribuita dall'ordinamento giuridico all'aborto". Parole gravi, per richiamare ognuno alle sue responsabilità, Chiesa compresa: "Io stesso - ha aggiunto - non chiudo gli occhi davanti ai problemi e ai conflitti di molte donne e mi rendo conto che la credibilità del nostro discorso dipende anche da quel che la Chiesa stessa fa per venire in aiuto alle donne in difficoltà".



Eutanasia. Annessa alla Germania nazista, l'Austria condivise le sue leggi sull'eutanasia, e oggi il Papa lancia con forza l'allarme perché quello spettro non torni a presentarsi. "Una grande preoccupazione costituisce per me il dibattito sul cosiddetto 'attivo aiuto a morire - ha detto - c'è da temere che un giorno possa essere esercitata una pressione non dichiarata o anche esplicita sulle persone gravemente malate o anziane, perché chiedano la morte o se la diano da sé". (7 settembre 2007) "L'eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell'uomo", ha detto il Pontefice durante l'Angelus davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro. L'eutanasia è un tema in primo piano da tempo in Italia, in seguito al caso di Eluana Englaro, la donna, da 17 anni in stato vegetativo permanente, al centro di una polemica politica che ha sinora impedito di attuare quanto richiesto dal padre, interromperle l'alimentazione artificiale, malgrado le sentenze che sinora hanno dato ragione alla sua battaglia legale.(1 febbraio 2009).

Come si vede, Benedetto XVi è segno di contraddizione. E’stato accusato di essere antisemita, ma poi i suoi discorsi contro l’olocausto e l’antisemitismo hanno messo a tacere tutti. E’ stato accusato di essere contro l’Islam ma dopo che ha dichiarato di essere “ vivamente rammaricato per le reazioni suscitate da un breve passo del mio discorso all'Università di Ratisbona, ritenuto offensivo per la sensibilita dei credenti musulmani» Ma Benedetto XVI è sempre stato fedele all'insegnamento dei documenti conciliari, ricordando la dichiarazione Nostra Aetate, che ha precisato «l'atteggiamento della Comunità ecclesiale nei confronti delle religioni non cristiane», riaffermando il rapporto speciale che i cristiani hanno con gli ebrei, la stima verso i musulmani e i membri delle altre religioni, confermando «lo spirito di fraternità universale che bandisce qualsiasi discriminazione o persecuzione religiosa».E in seguito alla pubblicazione su un quotidiano conservatore danese di alcune caricature di Maometto, il Papa affermò: «Dio punirà chi sparge sangue in suo nome» e condannò le reazioni violente che si ebbero alla pubblicazione delle «vignette blasfeme» ed espresse solidarietà al mondo musulmano ribadendo l'invito al rispetto di tutte le religioni. E durante la visita in Germania del settembre 2006, Benedetto XVI lanciò un monito all'"Occidente laico" che, escludendo Dio, spaventerebbe le altre culture dell'Asia e dell'Africa: «La vera minaccia per la loro identità non viene vista nella fede cristiana, ma nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà ed eleva l'utilità a supremo criterio morale per i futuri successi della ricerca». Sull'"Islam fondamentalista" disse: «La guerra santa è contraria alla natura di Dio». Sulla morale cristiana egli non può deflettere dal Decalogo e dalle Otto Beatitudini. Benedetto XVI sa bene che è impopolare quando propone i valori non negoziabili (tutela della vita in tutte le sue fasi, famiglia fondata sul matrimonio e libertà educativa per i genitori ad educare i propri figli). Non accetta mediazioni perché significherebbe riconoscere il relativismo, la laicità e il diritto naturale. Ma è consapevole che essendo un Successore degli Apostoli è tenuto ad annunciare il Vangelo a tutti fino agli estremi confini della terra. E la morale che propone al popolo di Dio discende dal Libro della Bibbia, che è Parola di Dio. E lui cha ha scelto il motto nel suo stemma di “cooperatore della verità”, lavorerà per proporre a tutti i credenti la verità. E se qualcuno lo contesta lo ha già messo nel conto. A Benedetto XVI non interessa fare il pieno dei consensi, ma che i suoi fedeli mettano in pratica gli insegnamento di Cristo di cui lui è Vicario sulla terra. Poi, se alla Sapienza di Roma, lo contestano apertamente significa che sta lavorando bene come operaio nella vigna del Signore. E, pertanto, non si cura di loro.

Alberto Giannino
Papa Ratzi Superstar









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