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Viaggio apostolico in Messico e Cuba...

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2012 13:58
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Il sombrero di Benedetto

I problemi della società messicana, le violenze criminali e le ingiustizie, sono stati al centro del saluto che il vescovo di Leon, mons. José Martin Rabago, ha rivolto a Benedetto XVI all'inizio della messa al Parque del Bicentenario

VATICANISTA DE LA STAMPA

INVIATO A LEON (MESSIC

Gli hanno lanciato un sombrero bianco e nero mentre attraversava in "papamobile" il parco del bicentenario e Benedetto XVI con l'aiuto del segretario personale,don Georg lo ha indossato fino al palco dove ha celebrato la messa. Un sombrero nero e bianco, il tipico cappello "Charro" a falde larghe della tradizione messicana. Lo ha indossato Benedetto XVI durante il suo giro in "papamobile" tra la folla del Parque del Bicentenario a Leon , in attesa della messa da lui presieduta. Tra le centinaia di migliaia di persone che lo hanno acclamato e festeggiato, una è riuscita dalle transenne a fargli arrivare un sombrero che Ratzinger ha subito indossato, visibilmente compiaciuto, tra gli applausi. "In questi momenti in cui tante famiglie si ritrovano divise e costrette all'emigrazione, molte soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori o della criminalità, rivolgiamoci a Maria nella ricerca di conforto, vigore e speranza". , ha affermato Benedetto XVI all'Angelus al Parque di Bicentenario a Leon, nel terzo giorno del viaggio in Messico, incoraggiando a "superare così ogni male e instaurare una società più giusta e solidale". Sono circa mezzo milione le persone che assistono alla messa, riferisce il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in base a stime sul fatto che tutti i 300 mila posti assegnati sono occupati e molte altre persone si sono aggiunte negli spazi adiacenti. Benedetto XVI è arrivato in elicottero al Parque del Bicentenario, l'area pubblica allestita a Leon dallo stato di Guanajuato, culla della lotta nazionale messicana, per commemorare i 200 anni dell'indipendenza del Paese. Nell'area, che può accogliere 350 mila persone, il Papa celebra oggi la messa con circa 250 tra cardinali, vescovi del Messico, i presidenti delle 22 Conferenze episcopali dell'America Latina e dei Caraibi, vescovi di tutto il continente americano, e circa tremila sacerdoti. Invocando per il Messico e per tutta l'America Latina e i Caraibi la protezione della Vergine di Guadalupe e ponendoli "sotto il suo dolce sguardo", Benedetto XVI - all'Angelus a Leon - ha supplicato "che la sua presenza in questa Nazione continui a richiamare al rispetto, alla difesa e alla promozione della vita umana e al consolidamento della fraternità, evitando - ha aggiunto - l'inutile vendetta ed allontanando l'odio che divide". Nel tragitto in elicottero verso il Parque del Bicentenario, a Leon, Benedetto XVI ha sorvolato la grande statua del Cristo Re, sul Cerro del Cubilete (2.700 metri), che domina la città. Si tratta della seconda statua più imponente del mondo dopo quella del più noto Cristo Redentore del Corcovado, a Rio de Janeiro, ed è uno dei maggiori monumenti religiosi messicani, meta di un pellegrinaggio annuale a cavallo (Cavalcada) all'Epifania.La cima del Cerro Cubilete è stata scelta perché si trova nell'esatto centro geografico del Messico. La scultura (80 tonnellate, 22 metri di altezza) raffigura il Cristo con le braccia aperte affiancato da due angeli: uno che tiene nelle mani la corona regale e l'altro la corona di spine.La statua originale realizzata nel 1923 fu distrutta nel 1926 da un bombardamento ordinato dal presidente messicano Plutarco Elias Calles all'inizio della rivolta dei Cristeros (1926-1929).L'attuale scultura, inaugurata nel 1940, fu co-finanziata dal governo messicano come gesto di buona volontà verso la Chiesa. Intanto resterà nella memoria un incontro inatteso, non previsto dal programma, ma che è destinato a rimane tra i momenti più significativi di questo viaggio di Benedetto XVI in Messico. Per iniziativa del presidente federale Felipe Calderon, in occasione del loro incontro a Guanajuato, il Papa ha infatti incontrato un gruppo di otto familiari di vittime delle bande della criminalità organizzata. Il Pontefice ha potuto manifestare così la sua partecipazione alla lotta contro la principale piaga che affligge il Messico, insanguinato da un altissimo numero di morti (50mila negli ultimi cinque anni) a causa delle guerre dei 'narcos'. Un'attenzione confermata anche dalla comune sollecitazione di Ratzinger e Calderon, come delle due delegazioni della Santa Sede e del governo messicano che si sono incontrate a Guanajuato, affinché si arrivi rapidamente alla stipula del Trattato internazionale sul commercio delle armi piccole e leggere (Att), poiché "la loro proliferazione ha favorito l'azione criminale della delinquenza organizzata", e perché il loro commercio sia regolato responsabilmente "in modo che se ne eviti il possesso da parte di gruppi criminali". Intenso e toccante l'incontro del Pontefice con i familiari delle vittime dei 'narcos'. Ognuno aveva una storia da raccontare. C'era Maria Elvia Valencia, madre di un poliziotto federale fatto sparire dalla criminalità organizzata (desaparecido) a Ciudad Hidalgo, nel Michoacan. C'era Maria Herrera, di Michoacan, madre di quattro figli (José de Jesus, Raul, Gustavo e Luis Armando Trujillo Herrera) fatti sparire anch'essi dalla delinquenza organizzata. C'era Alicia Ulloa Conde, sorella di Gabriela Ulloa, vittima di un sequestro. Quindi Araceli Quintanilla Ocana, di Monterrey, nel Nuevo Leon, la cui sorella, studentessa universitaria, cadde vittima del fuoco incrociato in una sparatoria. Simbolica la vicenda di Maria Guadalupe Davila, di Ciudad Juarez, la città al confine con gli Stati Uniti considerata la più violenta al mondo, il cui figlio Rodrigo Cadena è una delle vittime della strage di Villas de Salvarcar: il 30 gennaio scorso se ne è ricordato il secondo anniversario e vi furono massacrate 15 persone, compresi donne e bambini, restando come l'evento emblematico da cui rilanciare la lotta contro l'imperversare del narcotraffico. Altra presenza particolarmente significativa, quella di Veronica Cavazos, vedova del sindaco di Santiago (Nuevo Leon), Edelmiro Cavazos, strenuo avversario del crimine organizzato e della corruzione nelle file della polizia, e per questo assassinato nell'agosto 2010. Tra le persone incontrate dal Papa, anche Josefina Torres Espinoza, moglie di un militare che rimase ucciso in un'operazione contro il crimine organizzato a Durango. Unica storia a lieto fine quella di Norberto Ortega Tafoya, vittima lui stesso di un sequestro, ma poi liberato. Tutti, nel dolore delle vicende trascorse, conserveranno dall'incontro col Papa momenti di conforto, incoraggiamento e speranza.


Papa Ratzi Superstar









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