Viaggio apostolico in Messico e Cuba...

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Paparatzifan
00martedì 13 dicembre 2011 19:17

Messico-Cuba: è festa nei due Paesi per l'annuncio della visita del Papa

Vescovi e fedeli a Cuba e in Messico hanno celebrato l’annuncio ufficiale dell’imminente visita di Benedetto XVI che ieri ha confermato che si recherà nei due Paesi latinoamericani prima della Pasqua 2012 durante la Messa celebrata nella Basilica Vaticana nella memoria liturgica della Vergine Maria di Guadalupe e in occasione del Bicentenario dell’indipendenza degli Stati dell’America Latina.
“Con molta allegria e speranza aspettiamo con devozione filiale il Santo Padre che ci visiterà come Pellegrino della Carità” hanno scritto i presuli della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba (Cocc) in una nota firmata dal portavoce, monsignor José Félix Pérez, 14 anni dopo lo storico viaggio nell’isola di Giovanni Paolo II.
“Il Papa – aggiunge la nota ripresa dall'agenzia Misna – ha indicato il suo desiderio di essere nel nostro Paese per celebrare con i cubani l’Anno giubilare Mariano per i 400 anni dal ritrovamento dell’icona della Vergine della Carità”, patrona dell’isola, che proprio in questo periodo sta percorrendo in lungo e in largo il Paese.
Nelle stesse ore, migliaia di messicani che ieri hanno commemorato proprio nella Basilica di Guadalupe a Città del Messico la giornata dedicata alla patrona nazionale e dell’America Latina – si stima che in totale quello che è considerato il più grande pellegrinaggio della regione abbia riunito dall’inizio di dicembre quasi 6 milioni di fedeli – sono esplosi in grida di gioia e applausi all’annuncio della visita del Papa.
“Ci rallegriamo di questa notizia” ha detto il vicario episcopale della Basilica, Enrique Glennie Graue, riassumendo gli animi dei pellegrini per il prossimo arrivo “del nostro Padre”. Nella regione in cui si concentra il 46% dei cattolici del pianeta Benedetto XVI si era già recato nel 2007 in occasione della V Conferenza dell’episcopato latinoamericano e caraibico (Celam) di Aparecida, celebrata in Brasile. (R.P.)

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Paparatzifan
00lunedì 2 gennaio 2012 22:22
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Viaggio del Papa in Messico e Cuba: gli episcopati locali pubblicano il programma della visita

Le Conferenze episcopali di Messico e Cuba hanno pubblicato ieri il programma del viaggio apostolico che il Papa compirà nei due Paesi, dal 23 al 28 marzo prossimo. Si tratta del 23.mo viaggio internazionale, annunciato da Benedetto XVI lo scorso 12 dicembre durante la Messa per l’America Latina. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Messico e Cuba attendono con gioia e trepidazione il Papa. Il Pontefice, informa una nota dell’episcopato messicano, arriverà il pomeriggio di venerdì 23 marzo all’aeroporto di León nello Stato di Guanajuato, nel nord del Messico. Qui si svolgerà la cerimonia di benvenuto con il presidente Felipe Calderón. Quindi, il Papa si recherà alla residenza “Colegio Miraflores” dove soggiornerà durante la permanenza in Messico. Sabato 24, dopo la visita di cortesia al presidente, il Papa saluterà e benedirà i bambini messicani raccolti nella “Plaza de la Paz” nella città di Guanajuato. Momento culminante del viaggio la Messa - nella mattinata di domenica 25 marzo - nel Parco Bicentenario di León. Quindi nel pomeriggio, nella Cattedrale cittadina, il Papa celebrerà i Vespri assieme ai vescovi messicani e ad una delegazione di presuli latinoamericani e dei Caraibi.

La mattina dopo, il Papa volerà dunque alla volta di Cuba. Il Pontefice sarà ricevuto dal presidente Raul Castro a Santiago de Cuba, quindi si recherà nella sede dell’arcivescovado. Nel pomeriggio, nella Festa dell’Annunciazione, il Papa celebrerà una grande Messa nella Piazza della Rivoluzione “Antonio Maceo”. La mattina del 27 marzo, si recherà dunque in visita privata al Santuario della “Vergine della Carità” del Cobre per un momento di preghiera, poi si trasferirà in aereo all’Avana dove sarà ricevuto dal cardinale arcivescovo della città, Jaime Ortega Alamino. Nel pomeriggio, colloquio ufficiale con il presidente cubano Raul Castro, infine l’incontro con i vescovi cubani nella nunziatura. Il 28 marzo, ultimo giorno del viaggio, il Papa presiederà la Messa nella Piazza della Rivoluzione “José Marti” dell’Avana, quindi nel pomeriggio si trasferirà all’aeroporto per fare ritorno a Roma.

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Paparatzifan
00martedì 31 gennaio 2012 18:23
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) - PROGRAMMA, 31.01.2012

Venerdì, 23 marzo 2012

Roma

09.30

Partenza in aereo dall’Aeroporto internazionale Leonardo da Vinci di Roma/Fiumicino per León/Guanajuato.

León

16.30

CERIMONIA DI BENVENUTO nell’Aeroporto Internazionale di Guanajuato (in località Silao). Discorso del Santo Padre.

Sabato, 24 marzo 2012

08.00

Santa Messa in privato nella Cappella del Colegio Miraflores.

18.00

VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE FEDERALE nella Casa del Conde Rul di Guanajuato.

18.45

SALUTO AI BAMBINI nella Plaza de la Paz di Guanajuato. Saluto del Santo Padre.

Domenica, 25 marzo 2012

10.00

SANTA MESSA nel Parque del Bicentenario di León. Omelia del Santo Padre.

RECITA DELL’ANGELUS DOMINI. Parole del Santo Padre.

18.00

CELEBRAZIONE DEI VESPRI con i Vescovi del Messico e dell’America Latina nella Cattedrale della Madre Santissima della Luce di León. Discorso del Santo Padre.

Lunedì, 26 marzo 2012

09.00

CERIMONIA DI CONGEDO nell’Aeroporto Internazionale di Guanajuato (in località Silao). Discorso del Santo Padre.

09.30

Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale di Guanajuato (in località Silao) per Santiago de Cuba.

Santiago de Cuba

14.00

CERIMONIA DI BENVENUTO nell’Aeroporto Internazionale Antonio Maceo di Santiago de Cuba. Discorso del Santo Padre.

17.30

SANTA MESSA in occasione del 400° anniversario del ritrovamento della Virgen de la Caridad del Cobre nella Piazza Antonio Maceo di Santiago de Cuba. Omelia del Santo Padre.

Martedì, 27 marzo 2012

09.30

VISITA AL SANTUARIO DELLA VIRGEN DE LA CARIDAD DEL COBRE di Santiago de Cuba.

10.30

Partenza dall’Aeroporto Internazionale Antonio Maceo di Santiago de Cuba per La Habana.

La Habana

12.00

Arrivo all’Aeroporto Internazionale José Martí de La Habana.

17.30

VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri della Repubblica al Palacio de la Revolución di La Habana.

19.15

Incontro e cena con i Vescovi cubani e con il Seguito Papale nella Nunziatura Apostolica di La Habana.

Mercoledì, 28 marzo 2012

09.00

SANTA MESSA nella Plaza de la Revolución di La Habana. Omelia del Santo Padre.

16.30

CERIMONIA DI CONGEDO nell’Aeroporto Internazionale José Martí di La Habana. Discorso del Santo Padre.

17.00

Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale José Martí di La Habana per Roma.

Giovedì, 29 marzo 2012

Roma

10.15

Arrivo all’Aeroporto di Roma/Ciampino.

Bollettino Ufficiale Santa Sede


Paparatzifan
00giovedì 2 febbraio 2012 12:23
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Non santificate Castro che si converte

Se Repubblica già immagina una specie di santificazione del Lìder Maximo in occasione della visita di Benedetto XVI, la ragione raccomanda prudenza

di Luca Doninelli

Se Repubblica già immagina una specie di santificazione del Lìder Maximo in occasione della visita di Benedetto XVI, la ragione raccomanda prudenza.
L’articolo di Marco Ansaldo, pubblicato ieri sul quotidiano romano (leggi qui), evoca da parte della Chiesa un «passo millenario» e lascia immaginare, con bella vena sentimentale, uno scenario degno di novantanove anni di pace: il Papa e Fidel, pressoché coetanei, potrebbero incontrarsi nell’occasione (anche se il protocollo non lo prevede, ma si sa che la famiglia è la famiglia) e chissà quale «scambio di parole e di sguardi» potrebbe correre tra loro, viste le tante voci relative alla definitiva conversione dell’antico Lucifero - scomunicato, ricordiamo, da Giovanni XXIII nel freddissimo 1962 - dopo una vita al servizio dell’ateismo. Nel retropensiero, abbastanza chiassoso, dell’articolo si legge in filigrana una parola, che è il vero fil rouge della questione: la parola «riabilitazione». Riabilitare chi? Che cosa? Il comunismo? È questo il «passo millenario»? Prudenza, amigos. Lo stesso Vaticano consiglia di abbassare i toni. In queste cose scomodare il Santo Padre è fuori luogo: il Lìder può confidare i propri travagli spirituali, anziché al Papa, «a un giovane prete che va a trovarlo e gli sta accanto». L’espressione non è casuale. Il «giovane prete» allude alla fioritura della Chiesa cattolica cubana e alla sua attuale insostituibilità in quella società. Inoltre, a questo prete si domanda di andarlo a trovare e di stargli accanto. La Chiesa conosce bene la natura dell’uomo, e sa che certe vie, pur imboccate con le migliori intenzioni, necessitano di un sostegno. Perfino i miracoli - come ricorda l’episodio evangelico dei Dieci Lebbrosi (Lc. 17, 11-19), tutti guariti ma di cui uno soltanto tornò a render grazie a Gesù - hanno bisogno di una grande lealtà con sé stessi, di cui gli uomini da soli non sono capaci. Perciò, proprio per la gravità del problema, è necessario un accompagnamento assiduo e discreto, e non bastano «parole» e «sguardi», anche se sono le parole e gli sguardi del Papa. Non procediamo a santificazioni sommarie: a quello ci penserà la Chiesa, se dovrà pensarci. Piuttosto, l’immaginazione è attratta, più che dai passi millenari, da una vicenda che, se confermata, ha un sapore antico. Le cronache medievali parlano spesso di efferati mascalzoni, che dopo aver gozzovigliato e fornicato per una vita in barba ai Dieci Comandamenti e ai Precetti della Chiesa, vedendo avvicinarsi la Spilungona con la falce in mano fanno marcia indietro, e nella speranza di ottenere un trattamento di favore dall’Altissimo si prodigano in dure penitenze e generose donazioni. Il tono dei racconti in parola va dall’agiografico al sarcastico, come nella celebre novella boccaccesca, dove quel farabutto di Ser Ciappelletto recita così bene la parte del santo da essere poi dichiarato santo (primo esempio di «santo subito») a furor di popolo, fino a costringere lo stesso Dio, s’intende a malincuore, a concedere a quei babbei degli uomini le grazie che essi con tanto fervore chiedono al millantato santo. Il discrimine tra sincerità del cuore e convenienza politica è terribilmente difficile da individuare, tanto da lasciar pensare che esso non esista nemmeno, e che le due cose siano una sola. Astuzia, dolore, senso politico, paura si fondono insieme in un unico, vasto sentimento che non si può definire con una sola parola, anzi, spesso non arriva nemmeno a farsi parola, oppure assume la forma del ragionamento utilitaristico, come fa il Figliol Prodigo, che torna da suo padre perché gli conviene, visto che sta morendo di fame. Quale sia la «fame» di Fidél Castro, non lo sa nessuno di noi. Vecchio e malato, ma non stupido, egli penserà certamente a tutto quello che il suo potere ha prodotto in tanti anni di storia per milioni e milioni di persone. Sono queste le cose che contano. Le riabilitazioni lasciano il tempo che trovano. Le santificazioni possono aspettare. Conta solo ciò che realmente sta accadendo all’uomo Fidel Castro, e che può essere confessato «a un giovane prete che va a trovarlo e gli sta accanto» nel tempo, nella durata. Dopodiché, vengano pure gli abbracci.

© Copyright Il Giornale, 2 febbraio 2012


Paparatzifan
00giovedì 16 febbraio 2012 00:18
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Messico: aperto il website per la visita del Papa



“Dalla Conferenza episcopale messicana diamo un caloroso benvenuto al sito ufficiale della Visita apostolica di Papa Benedetto XVI in Messico, che è entrato in funzione la sera del 13 febbraio. Siamo sicuri che questo sito sarà una fonte di informazioni preziose per la Chiesa in Messico e per tutto il mondo”, con queste parole la Conferenza episcopale invita a visitare il nuovo sito - www.benedictomexico.mx - che mostra l’immagine della Madonna di Guadalupe e la foto di Papa Benedetto XVI con le parole: “La nostra Speranza si sente in tutto il Messico… Benvenuto Benedetto!”. Oltre alla biografia del Papa ed ai principali documenti da Lui firmati, il sito presenta i dettagli della visita di Benedetto XVI, l’itinerario, il programma generale, con una sezione preparata per i discorsi, le celebrazioni ed i comunicati. C’è anche una presentazione dei luoghi che visiterà il Papa e uno spazio per le foto che saranno pubblicate. La parte inferiore del sito riporta la preghiera per la visita del Papa e la possibilità di registrarsi come volontari nella preparazione. (R.P.)

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00mercoledì 22 febbraio 2012 21:11
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Messico: una nuova radio online, Radio Cristo Rey, prepara la visita del Papa

Mancano solo 30 giorni alla visita di Benedetto XVI in Messico, e l'arcidiocesi di Leon ha annunciato l'apertura di una radio via internet, Radio Cristo Rey, http://www.radiocristorey.com/ la quale ha anche una presenza nei social network, con più di 12 programmi in diretta, coinvolgendo sacerdoti, diaconi e laici delle diocesi di Queretaro, Celaya e León.
Il suo obiettivo iniziale è che gli utenti conoscano Benedetto XVI e il significato del messaggio che porta con la sua visita. “Conoscendo la realtà del web, assumendo la missione di diffondere il messaggio di Cristo e del Papa, vogliamo raggiungere tutte le persone di buona volontà. Per questo motivo avremo anche piccoli programmi in inglese, francese e italiano, così come in Nahuatl, Mixe, Tarahumara e Otomi" spiega la nota inviata all'agenzia Fides.
La “copertura speciale” inizia con il programma "Discepoli e missionari", trasmesso dalla diocesi di Queretaro alle ore 10, al quale parteciperà il vescovo mons. Faustino Armendáriz. Il comunicato ricorda che la visita del Papa avviene nel contesto dell'anniversario dell'indipendenza, che si celebra in diversi paesi dell'America Latina, e che il Papa viene "ad annunciare la Parola di Cristo e a rafforzare la convinzione che questo è un tempo prezioso per evangelizzare con una fede coraggiosa". Fra le commissioni create per occuparsi di tutti gli aspetti che riguardano la visita del Papa, c'è anche quella della comunicazione, e la radio vuole promuovere attraverso la rete la preparazione alla visita in tutti i mezzi di comunicazione.(R.P.)

© Copyright Radio Vaticana

Paparatzifan
00lunedì 12 marzo 2012 21:35
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Papa/ Arcivescovo L'Avana: Visita Cuba climax di primavera Chiesa

Card. Ortega: Speranza economia malgrado crisi e restrizioni Usa

Città del Vaticano, 12 mar. (TMNews)

La visita che il Papa compirà a Cuba dal 26 al 29 marzo prossimi rappresenterà "una sorta di culmine, di climax" della "primavera della Chiesa" in corso nell'isola caraibica, secondo il cardinale Jaime Ortega Alamino, arcivescovo dell'Avana.
"Abbiamo avuto la grande opportunità di realizzare una missione nazionale con l'immagine pellegrina della Vergine della Carità del Cobre, patrona di Cuba, oggetto di una grande devozione nazionale, che ha percorso tutta l'isola, in un vero e proprio trionfo di accoglienza, di entusiasmo, di partecipazione da parte della popolazione", ricorda il porporato intervistato da Alessandro Di Bussolo per il programma 'Octava Dies' del Centro televisivo vaticano (Ctv). "Tutto questo è stato per noi una sorta di primavera della Chiesa, una primavera in cui si è palesata quella fede del cubano, che sempre ha conservato, quella fede popolare che è stata molte volte svalutata e persino disprezzata da molti.
Eppure, è ciò che ha consentito di preservare nel popolo cubano il senso del sacro, la fede religiosa e i valori, compresi quelli della famiglia, della società e dell'individuo. In questo consiste il risveglio, che contribuisce ad accogliere ora Papa Benedetto XVI, in una sorta di culmine, di climax importante e decisivo della vita della Chiesa in Cuba".
La situazione economica di Cuba, ha detto il cardinale Ortega, intervistato dal 'Ctv' aRomanei giorni del Concistoro, "si colloca in una fase di cambiamento e, malgrado le restrizioni che ci sono, dovute alla mancanza di scambi commerciali con gli Stati Uniti, a causa del vecchio embargo economico, nonché alla crisi mondiale che limita sempre le possibilità di sviluppo e di crescita di tutti i Paesi, si è verificata una stabilizzazione e un miglioramento dell'economia. Credo questo sia un momento oserei dire di speranza.
Nel contempo si verifica un'apertura all'iniziativa privata, all'associazionismo: si possono creare cooperative, si può persino dare vita a cooperative composte da cooperative, si possono impiegare gruppi di persone negli affari, nel commercio. Insomma, si fanno passi avanti senza peraltro perdere quanto di molto positivo è stato acquisito negli anni precedenti, in termini di sanità, di educazione e di assistenza sociale".
L'arcivescovo dell'Avana ricorda poi la visita compiuta a Cuba da Giovanni Paolo II nel 1998: "Ha segnato la vita della Chiesa.
Prima di tutto ha fatto notare al cattolico cubano e agli abitanti di Cuba che la Chiesa era lì e che era viva e che quella Chiesa - talvolta molto silenziosa - aveva potuto preparare una tale visita e compariva per la prima volta in televisione davanti al popolo cubano e davanti al mondo intero. Questo è stato un passo definitivo, che ha fatto sì che la vita della Chiesa in Cuba non fosse più la stessa e che tutto il popolo cubano considerasse con altri occhi l'essenza della Chiesa cattolica, della cattolicità e di questa appartenenza alla Chiesa universale".

© Copyright TMNews


Paparatzifan
00lunedì 12 marzo 2012 22:51
Inno ufficiale del viaggio in Messico...



Paparatzifan
00giovedì 15 marzo 2012 20:43
Da "Korazym.org"...

Dopo il coccodrillo cubano anche una GMG a l' Havana? Il sogno di Monica, cantante e volontaria a Madrid

Scritto da Angela Ambrogetti

Giovedì 15 Marzo 2012 13:50

A vederlo fa tenerezza. Più che altro sembra un lucertolone con gli occhi gialli e assonnati. Ma se spalanca le fauci i denti aguzzi brillano al sole e capisci che un coccodrillo, anche se piccolo, è sempre un animale selvatico. Tutti ormai lo chiamano il coccodrillino del Papa perchè ha ricevuto la carezza di Benedetto XVI in una udienza del gennaio scorso. In effetti è un esemplare raro Crocodylus rhombifer, un coccodrillo cubano che è tragicamente in via di estinzione. Ma questo ha avuto una sorte speciale. Recuperato da un traffico illegale di animali esotici, è stato adottato dal Bioparco di Roma e da ieri, dopo qualche mese di cure, è ripartito per lo zoo de La Havana. E tanto è diventato il simbolo del viaggio di Papa Benedetto nell’isola caraibica che alla cerimonia per la sua partenza da Roma era presente il vescovo Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato di Sua Santità. Una occasione per puntare i riflettori su Cuba e sul rispetto per la natura e l’amicizia tra i popoli. “È importante sottolineare che l’intera ‘operazione coccodrillo’ è a costo zero per i cittadini e per l’amministrazione – ha spiegato il presidente del Bioparco Paolo Giuntarelli - grazie alle donazioni ricevute e alle raccolte fondi organizzate dal Bioparco attraverso le serate-evento ‘Crocodile Night fever’ che continueranno per tutto l’anno”.
Serate che portano a Roma l’anima bella di una nazione dove ancora i diritti umani sono confusi con qualche apertura commerciale. Ma la gente di Cuba non si perde d’ animo. Dopo il 1998, dopo la visita di Giovanni Paolo II, i cattolici hanno ripreso ad andare in chiesa, sono aumentati i numeri dei battesimi, e il cardinale Ortega y Alamino puo’ inviare un messaggio di Natale ai fedeli, anche se su una rete secondaria. Addirittura in occasione del viaggio del Papa a fine marzo ha avuto uno spazio sul canale televisivo principale. I cubani sono entusiasti di questo viaggio. Sanno che è una occasione per raccontare Cuba, la sua cultura, la sua ricchezza, e la sua fede.
Così come lo sa la giovane e talentuosa musicista italo-cubana Monica Marziota, 27 anni e tanto swing nelle vene ereditate dalla famiglia: “Mio nonno Julio Valdez era un direttore d’orchestra e compositore, e nella famiglia quasi tutti sono musicisti e questo è parte della mia vita. Una passione che mi ha portato ad esprimermi attraverso la musica, sono in contatto con me stessa e scopro un po’ di me ogni giorno per capire anche ci vorrò essere.” A gennaio il suo concerto di musica cubana è stata la prima raccolta fondi per il coccodrillino. Un modo per parlare della sua Cuba.


Che cosa è per te Cuba?
É il mio sangue, la mia patria, la mia terra. Un’isola che adoro, piena di contraddizioni ma dove si ha tanta voglia di vivere, creare, esprimersi. Siamo degli isolani aperti, internazionali, forse perché siamo nel punto centrale tra America del Sud e del Nord, Cuba veniva chiamata la chiave delle Americhe. Un luogo che è stato porto di immigrazione, siamo un popolo molto misto e questo ci rende cosmopoliti.
In occidente identifichiamo Cuba da decenni con la rivoluzione di Fidel Castro, ma la cultura cubana ha radici antiche e religiose, anche nella musica è così, e cosa c’è di tutto questo nella tua musica?
La mia musica è il mix di Africa, Spagna e Italia perché mio padre è italiano. Senza l’eredità cubana io sarei diversa. E la religione, la mia spiritualità è al primo posto. Non ha un ruolo, è la base di tutto. Senza questo aiuto di Dio ogni giorno non riuscirei neanche a svegliarmi con la voglia di fare. Vengo da una famiglia cattolica e del resto Cuba è un paese di tradizione cattolica nonostante i periodi difficili per via della situazione politica. Ma grazie a Dio, e alla visita di Giovanni Paolo II nel 1998 le porte si sono riaperte e da allora tutto va un sempre un po’ meglio. Io mi ricordo che quando ero piccola, ho 27 anni, alcune cose erano proibite o molto difficili da realizzare. Anche se molti seguivano la vita della Chiesa, erano battezzati. Già negli anni ’90 le cose sono migliorate, ma dal ’98 la gente ha potuto manifestare la propria fede più chiaramente. A casa mia c’è stata sempre una cultura cattolica, ma dipende dalle famiglie.
Che cosa ti aspetti da questa visita di Benedetto XVI?
Ho tanta fede e penso che sarà un modo per avvicinare il popolo cubano alla nostra fede cattolica e attraverso la fede diventare migliori e spero che ci sarà un dialogo tra il Governo di Cuba e il Vaticano e così si potrà fare un altro passo in avanti. Uno dei miei grandi sogni è che ci sia un giorno una GMG a l’Habana!
Se dovessi fare uno spot per Cuba che diresti ?
Venite a scoprire la vera Cuba. C’è tanta cultura, è uno dei paesi dove la creatività nei giovani si vede moltissimo. Venite a conoscere il sorriso di persone che anche con poco sorridono e sono felici. Sono stata a fare concerti in Nigeria lo scorso anno ed ho capito che cosa è il mal d’ Africa, e ho rivisto un po’ il nostro modo di sorridere un po’ ingenuo e tanto bello. Venite a Cuba, direi, per andare al di là dei luoghi comuni. Un prossimo concerto per sostenere il coccodrillo e il viaggio del Papa lo faremo forse al Bioparco.
Monica ha molti progetti. A luglio sarà in Canada per ricordare i 10 anni della GMG di Toronto, e avrà uno spazio per la sua testimonianza a Salt and Light tv: “ E’ bello fa capire che si puo’ essere giovani e credenti fino in fondo. Bisogna essere giovani e allo stesso tempo vivere con principi veri e forti della fede. E questo va comunicato.” E’ stata volontaria per la GMG di Madrid e segue le attività del Centro giovanile San Lorenzo, sostenuto dal Pontificio Consiglio per i Laici che ha sede nella chiesa di san Lorenzo a pochi passi da san Pietro. Lì si vive una GMG quotidiana. Dopo la messa del venerdì sera si va a fare missione di strada tra la gente con la Croce della GMG. E Monica dice che la musica deve trasmettere valori positivi, e lo fa, con i suoi concerti e le sue attività, il rispetto per la natura e sopratutto la sua fede.


Paparatzifan
00venerdì 16 marzo 2012 21:50
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PAPA: NUNZIO A CUBA, A GONFIE VELE LA PREPARAZIONE DEL VIAGGIO

(AGI) - CdV, 15 mar.

La preparazione della visita di Benedetto XVI a Cuba, atteso a Santiago di Cuba per il primo pomeriggio, ora locale, del 26 marzo, "procede a gonfie vele". Lo afferma il nunzio apostolico all'Avana, arcivescovo Bruno Musaro'.
"Dall'annuncio del 10 novembre - spiega l'arcivescovo alla Radio Vaticana - il tempo e' stato breve, ma forse anche questo ha spinto le due Commissioni, della Chiesa e del governo, a lavorare assiduamente, con celerita', nei preparativi. E devo dire che veramente si e' lavorato molto bene. Adesso si stanno ultimando i dettagli". "La gente - dice il presule - si aspetta che la presenza di Benedetto XVI a Cuba, sulla scia della visita apostolica di Giovanni Paolo II, aiuti la societa' ad aprirsi ancora di piu'".
Qui, assicura, "nessuno dimentica il viaggio di Papa Wojtyla, ed il governo stesso e' contento di quanto disse Giovanni Paolo II, quello slogan che lancio' nel '98: 'Che Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba'". "E' questo - ritiene il rappresentante della Santa Sede - il segreto desiderio che sgorga dal profondo del cuore di tutti i cubani". "Ma soprattutto - aggiunge Musaro' ci si aspetta dalla visita di Benedetto XVI, un processo di riconciliazione tra tutti i cubani. Ed e' questo - scandisce - il punto su cui hanno insistito i vescovi durante il pellegrinaggio della Madonna, il punto su cui stanno insistendo, preparando la visita di Benedetto XVI".
Nell'intervista al canale "One-O-Five live" della Radio Vaticana, monsignor Musaro' ricorda che dopo la rivoluzione del 1959, per qualche anno Cuba fu definita un "Paese ateo". "Pero' - tiene a sottolineare - questo aspetto dell'ateismo fu tolto dalla Costituzione poco prima della visita di Giovanni Paolo II.
Praticamente, non aveva nessun significato.
Come si puo' parlare di un Paese ateo qui in America Latina?". Secondo monsignor Musaro', dunque, "a Cuba c'e' stata, in questi ultimi anni, con il nuovo presidente della Repubblica, un'apertura soprattutto in campo economico e questo ha suscitato e continua a suscitare molta speranza nei cubani nel senso che queste aperture continuino e si possa arrivare ad un tenore di vita piu' sereno, un tenore di vita che possa dare fiducia alla gente per impegnarsi con il lavoro per il bene comune della societa"'.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00venerdì 16 marzo 2012 22:00
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Finita l'occupazione di una chiesa dell'Avana, il cardinale Ortega convince i dissidenti

Dopo un’occupazione durata due giorni,13 dissidenti cubani hanno lasciato, nella serata di ieri, la Basilica di Nostra Signora della Carità all’Avana.
Il gruppo, evacuato dalla polizia, non ha opposto alcuna resistenza. Durante un colloquio con gli occupanti, il cancelliere dell'arcidiocesi, mons. Ramón Suárez Polcari, aveva ribadito le assicurazioni delle autorità di sicurezza al cardinale arcivescovo dell’Avana Jaime Ortega che i 13 sarebbero stati portati nella sede della polizia per poi lasciarli tornare nelle loro case sotto la protezione della Chiesa e che niente avrebbe potuto compromettere la loro sicurezza. “Si pone fine così – afferma una nota dell’arcivescovado dell’Avana – ad una crisi che non avrebbe mai dovuto verificarsi.
La Chiesa si augura che eventi simili non si ripetano e che l'armonia che tutti desiderano possa essere effettivamente raggiunta”.
Il gruppo si era presentato martedì scorso per consegnare al rettore del Santuario un messaggio per Benedetto XVI, con una serie di rivendicazioni sociali, ma si era poi rifiutato di uscire, di fatto barricandosi all’interno.
È un’azione architettata “con l’apparente scopo di creare situazioni critiche mentre si avvicina la visita di Benedetto XVI a Cuba”, aveva rilevato un comunicato della Curia che così concludeva: “La Chiesa ascolta e accoglie tutti, e intercede per tutti” ma nessuno “ha il diritto di trasformare le chiese in trincee politiche.
Nessuno ha il diritto di distruggere lo spirito celebrativo dei fedeli cubani e di molti altri cittadini che attendono con gioia e speranza la visita di Papa Benedetto XVI a Cuba”.

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00venerdì 16 marzo 2012 23:59
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Papa: P. Lombardi, in Messico escluso incontro con vittime abusi Maciel

Citta' del Vaticano, 16 mar. - (Adnkronos) - E' escluso che Benedetto XVI incontri le vittime degli abusi sessuali di padre Marcial Maciel nel suo prossimo viaggio in Messico e a Cuba dal 23 al 29 marzo. E' quanto ha precisato questa mattina padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, presentando il viaggio del Pontefice. Maciel e' il fondatore dei Legionari di Cristo, congregazione messicana, finito sotto inchiesta per la giustizia civile e per il Vaticano a causa dei numerosi abusi di cui si e' macchiato e che fu ridotto al silenzio dal Papa. (Adnkronos)


Paparatzifan
00sabato 17 marzo 2012 00:02
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Il Papa vola in Messico ma non vedrà le vittime del prete pedofilo

Vaticano: i vescovi non lo hanno chiesto. Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, è padre di diversi figli illegittimi

Città del Vaticano, 16 mar. (TMNews)

E' "escluso" che il Papa incontri le vittime di Marcial Maciel, sacerdote messicano, fondatore dei Legionari di Cristo, pedofilo e padre di diversi figli illegittimi, nel corso del viaggio che compirà in Messico dal 23 al 26 marzo.
"Non è previsto, i vescovi non l'hanno chiesto", ha spiegato il portavoce vaticano, Federico Lombardi, in un briefing di presentazione del viaggio. "Negli altri Paesi in cui questi incontri sono avvenuti, i vescovi lo avevano chiesto perché il problema era sentito nella società e nella Chiesa. In questo caso no, non c'è nel programma e non c'è da attenderselo".


Paparatzifan
00sabato 17 marzo 2012 00:10
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Benedetto XVI, sul viaggio in Messico il fantasma di padre Maciel

di Franca Giansoldati

CITTA' DEL VATICANO - Sull'ormai imminente viaggio del Papa in Messico si allunga il fantasma di padre Maciel, il religioso messicano, fondatore dei Legionari di Cristo, morto nel 2008 a 83anni d'età dopo essere stato punito da Benedetto XVI per una sfilza di misfatti tanto da essere paragonato a una specie di demone. Abusi sessuali, uso di droghe, corruzione, uso spregiudicato del potere all'interno dell'ordine religioso che aveva fondato nel 1941, menzogne, plagio, persino l'esistenza di due famiglie, una in Spagna e l'altra a Città del Messico. Solo dopo una indagine promossa dall'allora cardinale Ratzinger nel 2005, non senza fronteggiare diverse resistenze in curia poichè Maciel godeva di una reputazione di ferro grazie all'amicizia con Giovanni Paolo II, al religioso messicano fu imposta una vita di penitenza e di ritiro. La punizione arrivò nel 2006 anche se il sacerdote non fu mai ridotto allo stato laicale, nè tantomeno subì un processo. Il caso era piuttosto ingombrante e di difficile gestione. In Messico anche se Benedetto XVI andrà per rendere omaggio al Cristo Rey e alla Vergine morenita, simbolo della religiosità di un intero continente, dal passato la sagoma di padre Maciel affiora, inevitabile, così come molti interrogativi. Uno tra tutti: perchè la Chiesa davanti ad un caso tanto abnorme ha reagito tanto tardi? E, soprattutto, perché in tutti questi anni non mai state ricevute le vittime che hanno subito violenze sessuali e psicologiche, tra cui persino due dei figli biologici di Maciel? Nel corso dei suoi viaggi negli Stati Uniti, a Malta, in Australia, in Germania, in Gran Bretagna, Benedetto XVI ha sempre incluso un incontro con le vittime degli abusi.
Ha pregato con loro. Ha ascoltato le loro storie drammatiche, li ha consolati, assicurando che gli errori commessi in passato dalla Chiesa non si sarebbero più ripetuti. In Messico le vittime di padre Maciel si attendono un gesto simile, un abbraccio paterno, una carezza consolatoria. Si tratta di ex legionari desiderosi di conciliarsi con la Chiesa. Persone che hanno sofferto enormemente anche per fare emergere la verità. Sopportarono ogni sorta di umiliazione persino dal Vaticano: quando fu depositata la prima denuncia, nel 1997 nessuno voleva dare loro credito. Neppure uno voleva ascoltarli e furono trattati come degli appestati. Al momento, nell'agenda papale, non è previsto nessun incontro con loro. Ovviamente potrebbe essere inserito all'ultimo momento, senza dare preavvisi in anticipo, come è stato fatto anche a Malta e in Germania.INtanto in Messico vi è molta attesa per vedere se il Papa romperà il silenzio sul caso Maciel. Salvo qualche pronunciamento dei vescovi messicani, fatto a titolo personale, non c'è ancora stato una presa di posizione ampia, collettiva e definitiva. Diversi vescovi erano amici personali di Maciel, come per esempio il cardinale Rivera Carrera e questo genera imbarazzi. "Ma se il Papa è entrato in contatto con altre vittime, perchè non dovrebbe farlo con le vittime di padre Maciel in Messico?" Ha scritto recentemente Bernardo Barranco, sociologo, presidente del Centro di Studi Religiosi in Messico, un prestigioso istituto che in passato si è occupato compiutamente del caso di padre Maciel. Già perchè?

Giovedì 01 Marzo 2012


Paparatzifan
00sabato 17 marzo 2012 00:18
Dal blog di Lella...

PAPA A CUBA: LOMBARDI, INCONTRO CON FIDEL E' EVENTO POSSIBILE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 mar.

L'incontro a Cuba tra Fidel Castro e Benedetto XVI "e' una eventualita' possibile.
Non e' annunciato nel programma ma se Fidel Castro chiedera' di incontrarlo il Papa lo vedra' volentieri".
Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha risposto cosi' alle domande dei giornalisti sull'ipotesi di un colloquio tra il Pontefice e il "lider maximo" durante il viaggio che Ratzinger compira' a Cuba dal 26 al 28 marzo.
"Se l'incontro ci sara' - ha assicurato padre Lombardi - sara' comunicato con le modalita' gia' utilizzate in precedenza durante i viaggi, quando si inseriscono nuovi appuntamenti nel programma". Quanto a eventuali incontri a Cuba con rappresentanti delle opposizioni, padre Lombardi ha risposto invece: "Non coltivate attese in questo senso".
Nel corso del briefing tenuto oggi in Vaticano, il portavoce ha sottolineato che a Cuba Benedetto XVI potra' visitare un luogo molto significativo che il suo predecessore Giovanni Paolo II non pote' raggiungere nello storico viaggio del 1998: il Santuario della Vergine del Cobra. Secondo il portavoce, le due piazza dove il Papa celebrera' a Cuba potranno contenere in totale quasi un milione di persone.

© Copyright (AGI)

PAPA IN MESSICO: LOMBARDI,NON CHIESTO INCONTRO CON VITTIME MACIEL

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 mar.

Durante il viaggio in Messico, dal 23 al 26 marzo, non e' previsto un incontro di Benedetto XVI con le vittime di Marcial Maciel, il sacerdote messicano fondatore dei Legionari di Cristo, riconosciuto colpevole di numerosi stupri.
"Anche in altre occasioni gli incontri con le vittime degli abusi non erano previsti, questa volta pero' rispetto agli altri viaggi c'e' da aggiungere che i vescovi non lo hanno chiesto, quindi si potrebbe escludere questa eventualita'", ha precisato in merito padre Lombardi.

© Copyright (AGI)

PAPA: PADRE LOMBARDI,STA MOLTO BENE E AFFRONTA VIAGGIO GRAVOSO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 mar.

"Il Papa sta molto bene, lo vedete voi come lo vedo io. Ha la sua eta' ma svolge con efficacia tutti gli impegni".
Lo ha affermato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, in occasione del briefing tenuto oggi in Vaticano per presentare il viaggio in Messico e a Cuba, che impegnera' l'85enne Joseph Ratzinger dal 23 al 28 marzo.
"Il Papa - ha detto ancora il gesuita in merito a questo pellegrinaggio - affronta anche impegni molto gravosi per la sua eta' e le sue forze. E questo e' segno che sta bene. Tutti abbiamo saputo che dal primo marzo e' piu' anziano di quanto lo era Giovanni Paolo II". Quanto al programma che in Messico ha escluso la Capitale, padre Lombardi ha ricordato che per il Papa "l'altiutudine di Citta' del Messico non e' consigliabile". In ogni caso, ha precisato, "non e' previsto che Benedetto XVI utilizzi pedana mobile, eventualmente seguira' le processioni con la Papamobile".

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PAPA A CUBA: LOMBARDI, SU EMBARGO S.SEDE CHIARA, NO DIMOSTRAZIONI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 feb.

"La posizione della Santa Sede sull'embargo nei confronti di Cuba e' gia' stata ripetuta molte volte: la Santa Sede ritiene che sia qualcosa di cui il popolo soffre le conseguenze e che non raggiunge lo scopo.
La Santa Sede - dunque - non lo ritiene una scelta positiva e utile".
Lo ha precisato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, nel briefing tenuto questa mattina sul viaggio che Papa Benedetto XVI compira' a Cuba dal 26 al 28 marzo. Padre Lombardi non ha voluto pero' anticipare se tale posizione sara' esplicitata anche nei discorsi del Pontefice a Cuba ed ha sostanzialmente escluso che possa esservi un incontro con l'opposizione, suggerendo ai giornalisti di "non coltivare attese in questo senso".
Il gesuita, ha anche spiegato che la Santa Sede condivide la posizone del cardinale dell'Avana, Jaime Ortega, contrario ad altri gesti dimostrativi come quello dell'occupazione della Cattedrale che si e' concluso questa notte.
In merito Lombardi ha rinviato al comunicato dell'arcidiocesi, per la quale "si e' posta fine ad una crisi che non avrebbe mai dovuto verificarsi". L'auspicio e' che "eventi simili non si ripetano e che l'armonia che tutti desiderano possa essere effettivamente raggiunta". Per il cardinale Ortega (e padre Lombardi che lo ha citato) "la Chiesa ascolta e accoglie tutti, e intercede per tutti" ma nessuno "ha il diritto di trasformare le chiese in trincee politiche. Nessuno ha il diritto di distruggere lo spirito celebrativo dei fedeli cubani e di molti altri cittadini che attendono con gioia e speranza la visita di Papa Benedetto XVI a Cuba".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00martedì 20 marzo 2012 18:50
Dal blog di Lella...

Il cardinale Bertone sulla visita del Papa in Messico

Un grande atto d’amore

Un grande atto d’amore. Così il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, definisce la scelta di Benedetto XVI di visitare il Messico dal 23 al 26 marzo prossimi.
In un’intervista concessa a Valentina Alazraki dell’emittente messicana Televisa e al quotidiano «El Sol de México», riportata integralmente dalla Radio Vaticana, il segretario di Stato ritiene che il Papa possa in questi giorni rilanciare appelli contro la violenza, a favore della vita, per la promozione della famiglia. Benedetto XVI, spiega il cardinale, conosce bene la situazione del Messico, «un Paese attraversato da problemi e da sfide formidabili, soprattutto le sfide della violenza, le sfide della corruzione, del narcotraffico, che esigono l’impegno di tutti, l’impegno di tutte le istanze religiose, civili, sociali per superare questa fase e per rifondare il Messico sui valori cristiani, che sono nel dna del popolo messicano: i valori della pacifica convivenza, della fraternità, della solidarietà e dell’onestà».
Per questo il Papa reca con sé «un messaggio di incoraggiamento» e, aggiunge, lo porta «soprattutto ai giovani perché non si lascino scoraggiare, perché non si lascino catturare da facili mire, da facili orizzonti magari di guadagno e di arrivismo, ma si sentano impegnati a costruire una società solidale, una società onesta, una società dove ciascuno abbia il proprio posto, il proprio riconoscimento. Un messaggio di amore e di grande incoraggiamento e quindi di ottimismo».
Sulla scia dell’esperienza maturata in diverse occasioni d’incontro con la realtà messicana il cardinale Bertone definisce la fede del popolo di questa grande Nazione «solida, non superficiale. E da questo punto di vista credo che ancora adesso la fede non si sia affievolita, anzi: proprio di fronte ai problemi e alle sfide, c’è bisogno di un maggior radicamento nella fede e c’è bisogno di un aiuto dall’Alto e quindi di maggiore preghiera, ma anche di maggiore impegno personale. E credo che la Chiesa, nella sua struttura organizzativa, nei suoi pastori, nelle sue organizzazioni sociali e capillari, lavori in questa direzione».
Il cardinale sottolinea poi che i rapporti tra Messico e Santa Sede sono in positiva evoluzione, soprattutto considerando le tensioni che hanno caratterizzato il secolo scorso. «Il popolo — ha ricordato il segretario di Stato — sentiva la Chiesa come “cosa sua”, come anima del popolo, però politicamente, civilmente e strutturalmente c’era una contrapposizione, una tensione. Vent’anni fa si sono ristabiliti i rapporti diplomatici: questo è un segnale di rilevanza pubblica della Chiesa come tale. È un riconoscimento della funzione universale svolta dalla Chiesa e dalla Santa Sede. Si pensi anche allo sviluppo che ha avuto il Messico nella comunità internazionale, non solo nel Caribe e nell’America Latina, ma nella comunità internazionale, tra i Venti, per dire. È significativo dunque che questi rapporti siano saldi e fruttuosi».
Quanto all’immediato il porporato ricorda che attualmente in Messico si sta discutendo e votando una legge sulla libertà religiosa. E su questo punto il segretario di Stato conclude: «Se resiste il diritto alla libertà religiosa, anche gli altri diritti sono tutelati e protetti. Se cade il diritto alla libertà religiosa — questo diritto basilare, fondamentale — anche gli altri diritti vacillano».

(©L'Osservatore Romano 21 marzo 2012)


Paparatzifan
00mercoledì 21 marzo 2012 12:59
Dal blog di Lella...

PAPA: BERTONE, IN MESSICO APPELLO A DIFESA VITA E MATRIMONIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 20 mar.

Il valore della famiglia "come unione tra uomo e donna", e del matrimonio "come unione tra uomo e donna secondo il progetto primordiale del Creatore", saranno al centro della visita apostolica di Benedetto XVI in Messico.
Lo sottolinea il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, intervistato da "Televisa" alla vigilia della partenza. Si tratta, spiega Bertone, di "un progetto di valenza naturale e quindi universale, che e' tutelato dalle grandi religioni del mondo, non solo dal cristianesimo e non solo dalla Chiesa cattolica".
Altro tema del viaggio, ha annunciato, sara' quello della tutela della vita, "il 'non uccidere', non uccidere nemmeno nel seno materno il bambino non nato". Un comandamento, quello del non uccidere che, ha sottolineato Bertone, "in Messico ha certamente un'eco molto dolorosa, perche' purtroppo le uccisioni sono all'ordine del giorno, sono fatti quotidiani dolorosissimi. E quindi anche su questo punto, su questo comandamento del Decalogo, siamo tutti impegnati direi in prima fila".
Il Papa, dunque, "certamente tocchera' questo punto, questo comandamento. E tutti, la Chiesa, le Chiese, le autorita' civili, tutte le istanze sociali e politiche sono impegnate in questo campo. Vorrei dire questo: la prima missione della Chiesa e' per l'appunto una missione educativa, quella di educare le coscienze".
In proposito, il segretario di Stato ha citato una frase di Benedetto XVI sul fatto che "la Chiesa vuol servire la formazione della coscienza e contribuire affinche' cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e insieme la disponibilita' ad agire in base a queste esigenze". "E' questo - ha spiegato Bertone - un compito formidabile, non di carattere prettamente politico, ma pesa sulla politica.
E' insieme di formazione personale ed anche di formazione politica, formazione della societa', perche' si vuole plasmare una societa' che percepisca le esigenze della giustizia e voglia agire in base a queste esigenze".
Secondo Bertone, "la scelta del Papa di visitare il Messico, senza dubbio, e' un grande atto di amore per questo grande Paese dell'America Latina, un grande Paese cattolico, un Paese in pieno sviluppo, un Paese pero' - ha ricordato il primo collaboratore di Papa Ratzinger - attraversato da problemi e da sfide formidabili, soprattutto le sfide della violenza, le sfide della corruzione, del narcotraffico, che esigono l'impegno di tutti, l'impegno di tutte le istanze religiose, civili, sociali per superare questa fase e per rifondare il Messico sui valori cristiani, che sono nel Dna del popolo messicano: i valori della pacifica convivenza, della fraternita', della solidarieta' e dell'onesta'".
"Il Papa - ha concluso Bertone - portera' un messaggio di incoraggiamento in questa direzione e portera' questo messaggio soprattutto ai giovani perche' non si lascino scoraggiare, perche' non si lascino catturare da facili mire, da facili orizzonti magari di guadagno e di arrivismo, ma si sentano impegnati a costruire una societa' solidale, una societa' onesta, una societa' dove ciascuno abbia il proprio posto, il proprio riconoscimento. Un messaggio - quindi - di amore e di grande incoraggiamento e quindi di ottimismo, anche".

© Copyright (AGI)

VATICANO-MESSICO: BERTONE, RAPPORTI IN POSITIVA EVOLUZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 20 mar.

"I rapporti tra Messico e Santa Sede sono in positiva evoluzione, soprattutto considerando le tensioni che hanno caratterizzato il secolo scorso". Lo afferma il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, alla vigilia del viaggio del Papa.
"Il popolo - ricorda il segretario di Stato sull'Osservatore Romano - sentiva la Chiesa come 'cosa sua', come anima del popolo, pero' politicamente, civilmente e strutturalmente c'era una contrapposizione, una tensione. Vent'anni fa si sono ristabiliti i rapporti diplomatici: questo e' un segnale di rilevanza pubblica della Chiesa come tale".
Per Bertone, "e' un riconoscimento della funzione universale svolta dalla Chiesa e dalla Santa Sede". "Si pensi - spiega - anche allo sviluppo che ha avuto il Messico nella comunita' internazionale, non solo nel Caribe e nell'America Latina, ma nella comunita' internazionale, tra i Venti, per dire". Per il porporato, "e significativo dunque che questi rapporti siano saldi e fruttuosi".
Quanto all'immediato il porporato ricorda che attualmente in Messico si sta discutendo e votando una legge sulla liberta' religiosa. E su questo punto il segretario di Stato conclude: "se resiste il diritto alla liberta' religiosa, anche gli altri diritti sono tutelati e protetti. Se cade il diritto alla liberta' religiosa questo diritto basilare, fondamentale anche gli altri diritti vacillano".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00giovedì 22 marzo 2012 14:06
Da "Vatican Insider"...

22/03/2012

L’ombra di Maciel sul viaggio in Messico

MESSICO. PREPARATIVI IN VISTA DEL VIAGGIO DEL PAPA
Il mancato incontro con le vittime del fondatore dei Legionari di Cristo rischia di compromettere la missione di Benedetto XVI

ANDRÉS BELTRAMO ÁLVAREZ
CITTÀ DEL VATICANO

«Non è previsto un incontro con le vittime di Maciel, i vescovi non l’hanno chiesto». Con queste parole, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha escluso la possibilità che il Papa riceva –durante la sua visita in Messico– chi ha subito molestie sessuali dal fondatore dei Legionari di Cristo. Una decisione controversa, anche all’interno della Curia Romana. Nel frattempo, le vittime si preparano per colpire di nuovo, e potrebbero appannare il viaggio latinoamericano di Benedetto XVI .

«Non è stato chiesto. Negli altri Paesi nei quali questo tipo d’incontri con le vittime degli abusi si è verificato, i vescovi hanno sollecitato il Papa a farlo perché il problema era molto sentito nella società e nella Chiesa. In questo caso non è previsto nel programma e non si dovrebbe realizzare. È escluso», ha dichiarato il religioso gesuita, mentre esponeva le tappe del viaggio pontificio in America Latino alla stampa internazionale.

Il vescovo di Roma rimarrà in Messico tre giorni, ma la sua agenda prevede soltanto cinque i momenti pubblici. La maggior parte del tempo riposerà, per riprendersi del viaggio di 14 ore che affronterà venerdì 23 marzo, quando l’aereo del Papa decollerà dalla capitale italiana verso il centrale stato del Guanajuato.

Non è, quindi, difficile trovare un momento libero durante il quale si potrebbe includere un breve incontro con le vittime del fondatore della Legione, opera religiosa che ha goduto per diversi anni di molto prestigio. Ma gli ostacoli per questo gesto del Pontefice sono diversi.

Tra coloro che hanno subito abusi da Maciel vi sono diverse posizioni, tutte critiche. Alcuni ex legionari credevano possibile che il Papa ricevesse le vittime, ma le loro illusioni sono crollate in fretta. Altri, invece, hanno rifiutato qualsiasi possibilità sin dall’inizio.

«La verità è che era scontato. Io ho interpretato il recente viaggio in Messico del delegato pontificio (per la riforma della Legione, Velasio De Paolis), che non si è riunito con le vittime, come la risposta ufficiale di un non incontro con il Papa», ha detto a Vatican Insider Patricio Cerda, membro della congregazione da 17 anni e, attualmente, uno dei supporti dell’Associazione di Aiuto per le Vittime della Legione di Cristo.

«Secondo me, da una parte, è triste, perché da Benedetto XVI ci si aspetta di più del “politicamente corretto”, si aspetta che sia un pastore vero. Dall’altra, ci sono in gioco diversi interessi dei cardinali, compreso il primate del Messico (cardinale Norberto Rivera Carrera), che ha difeso Maciel sino alla fine. Le vittime dirette del fondatore non vogliono diventare parte di un semplice gioco mediatico», ha aggiunto.

Inoltre, ha criticato le parole di Lombardi, secondo il quale, questo problema non sarebbe «sentito dalla società». «I casi riconosciuti di pedofilia clericale, come quello del fondatore dei Legionari, hanno avuto portata mondiale, e continuano a perseguitare la Chiesa e l’istituzione stessa», ha spiegato.

In effetti, il caso di Marcial Maciel Degollado è emblematico; uno scandalo enorme, non solo per gli abusi del sacerdote su otto ex-allievi, che (nel 1998) hanno avuto il coraggio di denunciarlo pubblicamente e, in cambio, hanno subìto una feroce campagna mediatica di discredito, ma anche perché durante anni diverse personalità della Chiesa messicana e anche in Vaticano erano a conoscenza delle accuse, ma le hanno semplicemente ignorate.

Non è un episodio minimo di pedofilia. Il sacerdote ha avuto una doppia e anche tripla vita. Da una parte, ha costruito una congregazione religiosa modello, guadagnandosi il supporto di alti vertici, mentre, da un’altra, ha commesso diversi abusi sessuali, facendo uso sistematico di droghe. Non solo. Il religioso ha avuto delle amanti dalle quali ha avuto diversi figli.

Un vero shock, quando a maggio 2010, il Vaticano ha dichiarato che i «gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti del padre Maciel, confermati da testimoni incontrovertibili, rappresentano, in alcuni casi, autentici reati e manifestano una vita senza scrupoli né autentico senso religioso».

Il riconoscimento formale degli abusi del sacerdote messicano è diventato la conclusione simbolica del processo che aveva cominciato nel 1998, quando un giornale del sud degli Stati Uniti aveva pubblicato per la prima volta la testimonianza delle vittime.

Da quel momento, e anche negli anni seguenti, il caso di Maciel è stato motivo di divisioni, una vera e propria pietra dello scandalo per la Chiesa del Messico. Un’ombra che è giunta sino alla Santa Sede e fino a Giovanni Paolo II. Oggi, chiama in causa Benedetto XVI in persona, che nel maggio 2006 ha obbligato il sacerdote a ritirarsi a «una vita di preghiera e penitenza, lontano da qualsiasi ministero pubblico».

Neanche dopo questa sanzione, né dopo la morte del “Nostro padre” (così lo chiamavano i suoi seguaci), i vescovi messicani hanno pronunciato un chiaro “mea culpa”. Neanche coloro che lo difendevano. Anzi, la sua figura è diventata imbarazzante. Le vittime, invece, sono diventate, lentamente, i principali accusatori, durissimi, della Chiesa.

Guidate da José Barba Martín, adesso si preparano a colpire di nuovo, nel mezzo della visita papale in Messico. Sabato 24 marzo, mentre Benedetto XVI riposerà nella residenza del Collegio Miraflores di León, presenteranno nella stessa città il libro “La volontà di non sapere”. Si tratta di una raccolta di 212 documenti, presumibilmente provenienti dalla Congregazione per il Clero della Santa Sede e che dimostrerebbero l’insabbiamento istituzionale dei delitti del fondatore dei Legionari.

Escludendo dall’agenda papale in Messico il possibile incontro con le vittime di Marcial Maciel, la chiesa locale lascerà in mano loro il “monopolio” di una vicenda capace di creare molti problemi. E perderà l’opportunità di togliersi definitivamente di dosso il peso dell’indegno fondatore. Perché in un futuro tutti potranno rimproverare il fatto che il Papa ha ignorato le vittime, e avranno ragione.


Paparatzifan
00giovedì 22 marzo 2012 14:12
Dal blog di Lella...

La missione di Benedetto XVI
Dallo scandalo dei Legionari all’incontro con Fidel Castro


GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Il Papa parte domani per un viaggio tanto religioso quanto politico. Avranno un colloquio «fuori programma» con il Pontefice i dissidenti cubani e Fidel Castro, ma non le vittime, in Messico, del fondatore pedofilo dei Legionari di Cristo, Maciel. «I vescovi messicani non lo hanno richiesto», spiega il portavoce vaticano, Lombardi. A surriscaldare il clima della tappa messicana della missione, i documenti «top secret» pubblicati dal settimanale «Proceso» sulle coperture in Curia, crimini e misfatti di Maciel che «Wojtyla non poteva ignorare».
Quattro le città che Benedetto XVI visiterà in Messico e a Cuba. Dieci i discorsi che, nel bicentenario dell’indipendenza, pronuncerà in sei giorni di visita tra potenzialità e contraddizioni dell’America centrale, «azionista di maggioranza» della Chiesa globalizzata. Guanajuato è lo zoccolo duro del cattolicesimo messicano ma anche la patria dei cinque cartelli del narcotraffico e il teatro di combattimenti tra organizzazioni criminali e polizia (con un bilancio annuale di migliaia di vittime). Il Messico è il secondo paese cattolico più popoloso, ma l’anticlericalismo proibisce ai vescovi un profilo pubblico. Poi a Cuba dove la Chiesa lavora sotto traccia per una transizione «soft» alla democrazia (sul modello del post-Franco in Spagna). Un’escalation di appuntamenti istituzionali e pastorali che culminerà il 23 marzo all’Avana con la messa nella Plaza de la Revolucion, teatro delle grandi adunate del regime castrista. Ratzinger detterà in spagnolo l’agenda futura. Voltando pagine buie, fuori e dentro la Chiesa.

© Copyright La Stampa, 22 marzo 2012


Paparatzifan
00venerdì 23 marzo 2012 14:22
Dal blog di Lella...

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

LA PARTENZA DA ROMA

Ha inizio questa mattina il 23° Viaggio Apostolico internazionale del Santo Padre Benedetto XVI, che lo porta in Messico in occasione del 200° anniversario dell’Indipendenza del Messico e di molti Paesi Latinoamericani (23-26 marzo) e nella Repubblica di Cuba per il 400° anniversario del rinvenimento della statuetta della Virgen de la Caridad del Cobre (26-28 marzo).
L’aereo con a bordo il Santo Padre - un B777 dell’Alitalia - è partito dall’aeroporto internazionale "Leonardo da Vinci" di Roma Fiumicino alle ore 9.30.
L’arrivo all’aeroporto internazionale Guanajuato a León (Messico), dopo circa 14 ore di volo, è previsto per le 16.30 locali (le 23.30, ora di Roma).

TELEGRAMMA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Nel momento di lasciare il territorio italiano, il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto pervenire al Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano il seguente messaggio telegrafico:

A SUA ECCELLENZA
ON. GIORGIO NAPOLITANO
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
PALAZZO DEL QUIRINALE
00187 ROMA

NEL MOMENTO IN CUI LASCIO ROMA PER RECARMI IN MESSICO E CUBA PER SOSTENERE LA MISSIONE DELLA CHIESA LOCALE E PORTARE UN MESSAGGIO DI SPERANZA, MI È CARO RIVOLGERE A LEI, SIGNOR PRESIDENTE, IL MIO DEFERENTE SALUTO, CHE ACCOMPAGNO CON FERVIDI AUSPICI PER IL BENESSERE SPIRITUALE, CIVILE E SOCIALE DEL POPOLO ITALIANO, CUI INVIO VOLENTIERI LA BENEDIZIONE APOSTOLICA.

BENEDICTUS PP. XVI

Bollettino Ufficiale Santa Sede

Messaggio del Presidente Napoitano a Sua Santità Benedetto XVI in occasione del viaggio apostolico in Messico e a Cuba

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato a Sua Santità Benedetto XVI il seguente messaggio:

"Santità,
desidero farle pervenire il più sincero ringraziamento per il messaggio che ha voluto cortesemente indirizzarmi nel momento in cui si accinge a partire per il viaggio apostolico in Messico e a Cuba.
Grande è l'attenzione con cui l'intera comunità internazionale guarda a questa sua nuova missione, così come intense sono l'attesa e la speranza dello popolazioni che si accinge a incontrare e che, sono certo, la accoglieranno con particolare calore.
Sono convinto che la sua attesa visita trasmetterà profondi sentimenti di vicinanza e di comunione alle popolazioni di questi Paesi e dell'intero continente latinoamericano. Essa costituirà un alto richiamo morale ad affrontare in spirito di rinnovata solidarietà e unità le importanti sfide civili e sociali che attendono tali Nazioni.
Mi è gradita l'occasione per rinnovarle i sensi della mia profonda stima e considerazione".

Roma, 23 marzo 2012

Sito Ufficiale Quirinale


Paparatzifan
00venerdì 23 marzo 2012 20:31
Dal blog di Lella...

Conferenza stampa sull'aereo

Pubblichiamo di seguito una trascrizione provvisoria del colloquio del Papa con i giornalisti, a cura della Radio Vaticana, poiché l’audio giuntoci dall’aereo papale non è pienamente comprensibile .

Introduzione della conferenza stampa di P. Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede:

… all’inizio di questo viaggio così bello e importante. Come vede, la nostra assemblea viaggiante è numerosa: ci sono più di 70 giornalisti che la seguono con attenzione, e il gruppo più importante – a parte gli italiani – sono naturalmente i messicani, che sono un bel gruppo: ce ne sono almeno 14, rappresentanti delle televisioni messicane che seguiranno e copriranno tutto il viaggio. C’è anche un bel gruppo dagli Stati Uniti, un bel gruppo dalla Francia, di altri Paesi. Ecco, quindi siamo un po’ rappresentanti di tutto il mondo. Come al solito, abbiamo raccolto nei giorni scorsi diverse domande da parte dei giornalisti e ne abbiamo scelte cinque, che sono l’espressione, un po’, dell’attesa generale. E questa volta, dato che abbiamo più spazio e un po’ più di tempo, non le pongo io ma le pongono i giornalisti stessi che le hanno formulate o comunque che ci siamo distribuite tra noi per farle. Allora, cominciamo con una domanda che viene posta dalla signora Collins per la televisione “Univision”, che è una delle televisioni che segue questo viaggio; è una signora messicana che fa la domanda in spagnolo e poi io la ripeto in italiano per tutti.

(Domanda in spagnolo)

(1) D. – Santo Padre, il Messico e Cuba sono stati terre in cui i viaggi del Suo Predecessore hanno fatto storia. Con quale animo e con quali speranze Lei si mette oggi sulle sue tracce?

Benedetto XVI: – Cari amici, anzitutto vorrei dire benvenuti e grazie per il vostro accompagnamento in questo viaggio che speriamo sia benedetto dal Signore. Io in questo viaggio mi sento totalmente nella continuità con Papa Giovanni Paolo II. Mi ricordo benissimo del suo primo viaggio in Messico che è stato veramente storico, in una situazione giuridica molto confusa, ancora aperte le porte, incominciato una nuova fase della collaborazione tra Chiesa, società e Stato. E anche mi ricordo bene del suo viaggio storico a Cuba. Quindi, cerco di andare nelle sue tracce e continuare quanto lui ha cominciato. Per me era dall’inizio il desiderio di visitare il Messico; da cardinale sono stato in Messico con ottimi ricordi. E ogni mercoledì, sento l’applauso, la gioia dei messicani adesso da Papa, qui. Per me è una grande gioia e risponde ad un desiderio che ho avuto da tanto tempo. Io, per dire quali sentimenti mi [...] mi vengono in mente le parole del Vaticano II “gaudium et spes, luctus et angor”, gioia e speranza, ma anche lutto e angoscia. Condivido le gioie e le speranze, ma anche condivido il lutto e le difficoltà di questo grande Paese; vado per incoraggiare e per imparare, per confortare nella fede, nella speranza e nella carità, e confortare nell’impegno per il bene e l’impegno per la lotta contro il male. Speriamo che il Signore ci aiuti!

Grazie, Santità.
E ora diamo la parola al dr. … che rappresenta Tv Azteca, una delle grandi televisioni messicane che ci seguiranno in questi giorni:

(2) D. - Santità, il Messico è un Paese con risorse e possibilità meravigliose, ma in questi anni sappiamo che è anche terra di violenza per il problema del narcotraffico. Si parla di 50.000 morti negli ultimi cinque anni. Come affronta la Chiesa cattolica questa situazione? Lei avrà parole per i responsabili, e per i trafficanti che a volte si professano cattolici o addirittura benefattori della Chiesa?

Benedetto XVI: – Noi conosciamo bene tutte le bellezze del Messico, ma anche questo grande problema del narcotraffico e della violenza. E’ certamente una grande responsabilità per la Chiesa cattolica in un Paese con l’80 per cento dei cattolici. Dobbiamo fare il possibile contro questo male distruttivo dell’umanità e della nostra gioventù. Direi che il primo atto è annunciare Dio: Dio il giudice, Dio che ci ama ma ci ama per [tirare] al bene e alla verità contro il male. Quindi, è grande responsabilità della Chiesa educare le coscienze, educare alla responsabilità morale e di smascherare il male, di smascherare questa idolatria del denaro che schiavizza gli uomini solo per queste cose; smascherare anche queste false promesse, la menzogna, la truffa […] Dobbiamo vedere che l’uomo ha bisogno dell’infinito. Se Dio non c’è, l’infinito si crea i suoi propri paradisi, un’apparenza di infinitudini che può essere solo la menzogna. Perciò è tanto importante che Dio sia presente e accessibile; è una grande responsabilità. […] Dio giudice che ci guida, ci [gira] alla verità e alla fede e in questo senso la Chiesa smaschera il male: rendere presente la bontà di Dio, rendere presente la sua verità, il vero infinito […] è il grande dovere della Chiesa. Facciamo tutti insieme […], sempre più.

Santità, la terza domanda Le viene posta da Valentina Alazraki per Televisa, una delle veterane dei nostri viaggi che lei ben conosce e che è così lieta che lei finalmente possa andare anche nel suo Paese:

(3) D. – Santità, noi Le diamo veramente il benvenuto in Messico: siamo tutti contenti che Lei vada in Messico. La domanda è la seguente: Santo Padre, dal Messico Lei ha detto di volersi rivolgere all’intera America Latina nel bicentenario dell’indipendenza. L’America Latina, nonostante lo sviluppo, continua ad essere una regione di contrasti sociali, dove si trovano i più ricchi accanto ai più poveri. A volte sembra che la Chiesa cattolica non sia sufficientemente incoraggiata ad impegnarsi in questo campo. Si può continuare a parlare di “teologia della liberazione” in un modo positivo, dopo che certi eccessi – sul marxismo o la violenza – sono stati corretti?

Benedetto XVI: – Naturalmente, la Chiesa deve sempre chiedere se si fa a sufficienza per la giustizia sociale in questo grande continente. Questa è una questione di coscienza che dobbiamo sempre porci. […] cosa deve fare la Chiesa, che cosa non può e non deve fare? La Chiesa non è un potere politico, non è un partito, ma è una realtà morale, un potere morale. Infatti, la politica fondamentalmente dev’essere una realtà morale, la Chiesa ha su questo binario fondamentalmente da fare una politica. Ripeto quanto avevo già detto: il primo pensiero della Chiesa è educare le coscienze e così creare la responsabilità necessaria; educare le coscienze sia nell’etica individuale sia nell’etica pubblica. E qui forse c’è una mancanza. Si vede, in America Latina e anche altrove, presso non pochi cattolici, una certa schizofrenia tra morale individuale e pubblica […]: nella sfera individuale sono cattolici credenti, ma nella vita pubblica si seguono altre strade che non rispondono ai grandi valori del Vangelo che sono necessari per la fondazione di una società giusta. E’ bene educare a superare questa schizofrenia, educare non solo ad una […] morale individuale, ma ad una morale pubblica e questo cercare di farlo con la Dottrina sociale della Chiesa, perché naturalmente questa morale pubblica dev’essere una morale ragionevole, condivisa e condivisibile anche da non credenti, una morale della ragione. Certo, noi nella luce della fede possiamo meglio vedere tante cose che anche la ragione può vedere, ma proprio la fede serve anche per liberare dagli interessi falsi e dagli oscuramenti degli interessi la ragione, e così creare con la dottrina sociale, i modelli sostanziali della […]politica, soprattutto per il superamento di questa divisione sociale, anche sociale, che potrebbe […]. Per questo dobbiamo lavorare. […] molto bene, ci aiuterebbe molto. Importante è la comune razionalità alla quale la Chiesa offre un contributo fondamentale e deve sempre aiutare per la educazione delle coscienze, sia per la vita pubblica, sia per la vita privata.

(4) D. - (Paloma Gomez Borrero) Santità, guardiamo a Cuba. Tutti ricordiamo le famose parole di Giovanni Paolo II: “Che Cuba si apra al mondo e che il mondo si apra a Cuba”. Sono passati 14 anni, ma sembra che queste parole siano ancora attuali. Come Lei sa, durante l’attesa del suo viaggio, molte voci di oppositori e di sostenitori dei diritti umani si sono fatte sentire. Santità, Lei pensa di riprendere il messaggio di Giovanni Paolo II, pensando sia alla situazione interna di Cuba, sia a quella internazionale?

Benedetto XVI: - Come ho già detto mi sento in assoluta continuità con le parole del Santo Padre Giovanni Paolo II, che sono ancora attualissime. Con questa visita è stata inaugurata una strada di collaborazione e di dialogo costruttivo; una strada che è lunga e che esige pazienza, ma che va avanti. Oggi è evidente che la ideologia marxista com’era concepita non risponde più alla realtà: così non si può più rispondere nel costruire una nuova società, devono essere trovate in nuovi modelli, con pazienza e in modo costruttivo. In questo processo, che esige pazienza ma anche decisione, vogliamo aiutare in spirito di dialogo, per evitare traumi e per aiutare verso una società fraterna e giusta, con … per tutto il popolo; e vogliamo collaborare in questo senso. E’ ovvio che la Chiesa sta sempre dalla parte della libertà: libertà della coscienza, libertà della religione. In questo senso […] contribuiscono anche proprio i semplici fedeli in questo cammino avanti.

(5) D. - (France Press) Santità, dopo la Conferenza di Aparecida si parla di “missione continentale” della Chiesa in America Latina; fra pochi mesi vi sarà il Sinodo sulla nuova evangelizzazione e inizierà l’Anno della fede. Anche in America Latina vi sono le sfide della secolarizzazione, delle sette. In Cuba vi sono le conseguenze di una lunga propaganda dell’ateismo, la religiosità afrocubana è molto diffusa. Pensa che questo viaggio sia un incoraggiamento per la “nuova evangelizzazione” e quali sono i punti che Le stanno più a cuore in questa prospettiva?

Benedetto XVI: - Il cammino della nuova evangelizzazione è cominciato con il Concilio e questa era fondamentalmente l’intenzione di Papa Giovanni XXIII e che è stata molto sottolineata da Papa Giovanni Paolo II. E la sua necessità in un mondo che è in grande cambiamento è divenuta più evidente; esiste nel senso che il Vangelo deve esprimersi in modi nuovi e […] ha bisogno di una parola […] nella difficoltà di orientarsi oggi. C’è una situazione comune del mondo, cioè la secolarizzazione: l’assenza di Dio, la difficoltà di trovarlo al centro, di vederlo come una realtà che concerne la mia vita. D’altra parte ci sono rischi specifici, lei ha accennato a quelli di Cuba con il sincretismo afro-cubano e tanti altri, […] culturale specifico. Dobbiamo partire dal […] comune: oggi è in questo contesto della nostra moderna razionalità che possiamo di nuovo riscoprire Dio, come orientamento fondamentale della vita e della speranza, il fondamento dei valori che realmente costruiscono una società, e come possiamo tener conto della specificità delle situazioni diverse. E prima mi sembra molto importante annunciare Dio che risponde alla nostra ragione, perche vediamo la razionalità del cosmo, vediamo che c’è qualcosa dietro e vediamo come sia vicino questo Dio, come […] è giusta la sintesi del Dio grande e maestoso: mentre Dio […] [qui vicino a me orienta i valori della verità], è il nucleo dell’evangelizzazione. Quindi, questa essenzialità, dove si trova realmente il nucleo fondamentale per vivere oggi con tutti i problemi del nostro tempo. D’altra parte, bisogna tenere conto della realtà concreta: in America Latina generalmente, direi, è molto importante che il cristianesimo non era mai tanto una cosa [della ragione] ma del cuore. La Madonna di Guadalupe è conosciuta ed amata da tutti, perché capiscono che è una Madre per tutti: è presente dall’inizio in questa nuova America Latina, dopo l’arrivo degli […] sanno intuitivamente che è vero che la Madonna ci aiuta, che esiste, ci ama e ci aiuta. Ma questa - diciamo - intuizione del cuore deve collegarsi con la razionalità della fede e con la profondità della fede che va oltre la ragione. Dobbiamo cercare di non perdere il cuore ma di collegare il cuore e la ragione, così […] concreto, perché solo così l’uomo è completo (vuoto della linea) di aiutare la nuova evangelizzazione. (gf/mg)

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Paparatzifan
00venerdì 23 marzo 2012 20:42
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PAPA: MARXISMO E' SUPERATO, NON LE INGIUSTIZIE; CHIESA SI DOMANDI SE FA ABBASTANZA

(AGI) - Citta' del Messico, 23 mar.

(dall'inviato Salvatore Izzo)

L'ideologia marxista "non risponde piu' alla realta'", ma non per questo la Chiesa smette di condannare le ingiustizie sociali.
Benedetto XVI ha voluto ricordarlo con chiarezza parlando sull'aereo in volo verso il Messico, prima tappa del suo 23esimo viaggio internazionale che si concludera' poi a Cuba, dove e' ancora in atto una dittatura comunista nata pero' dall'intento di garantire uguaglianza di diritti e possibilita' dove non c'era mai stata.
Il compito della Chiesa in America Latina e' oggi piu' che mai, spiega il Papa ai giornalisti che viaggiano con lui, quello di "educare le coscienze, educare alla responsabilita' morale" e "smascherare il male".
Bisogna, scandisce, "smascherare questa idolatria del denaro che schiavizza gli uomini", "smascherare queste false promesse". Ha da poco salutato con grande cordialita' ai piedi della scaletta dell'aereo il premier italiano Mario Monti e si appresta a incontrare governanti molto discussi.
Il Papa infatti non puo' ignorare quel che e' sotto gli occhi di tutti: anche se i 5 viaggi di Giovanni Paolo II in Messico e lo storico incontro del 1998 a Cuba con Fidel Castro hanno avviato processi di rinnovamento, la situazionedi entrambi i paesi e' ancora difficile, si potrebbe dire a meta' del guado.
"Vado per incoraggiare e per imparare, per confortare nella fede, nella speranza e nella carità", confida il Pontefice rilevando che a Cuba con la visita di Giovanni Paolo II di 14 anni fa e' stata "inaugurata una strada di collaborazione e dialogo", una via che "esige pazienza" ma che "va avanti".
La meta indicata da Ratzinger e' quella di una reale democrazia e la Chiesa vuole aiutare a raggiungerla "in spirito di dialogo", per dar vita ad una societa' piu' giusta". La Chiesa, ha soggiunto con trasparente riferimento alle detenzioni di prigionieri politici che continuano, sebbene mitigate dai rilasci ottenuti proprio nelle scorse settimane, "sta sempre dalla parte della libertà, di coscienza e di religione". Ma, ha avvertito, "non è un potere politico, non è un partito, ma è una realtà morale, un'autorità morale".
Dunque, continua Benedetto XVI parlando ora del Messico, paese piagato da una forte violenza legata al narcotraffico (50mila morti negli ultimi 5 anni causati dalle lotte tra le gang rivali), "è responsabilità della Chiesa educare le coscienze e così creare la responsabilità necessaria; educare le coscienze sia nella sfera individuale sia nella sfera pubblica".
E questo soprattutto perche' in America Latina e altrove, "presso non pochi cattolici", si riscontra, denuncia il Papa tedesco, una certa "schizofrenia tra morale individuale e pubblica". Nella sfera individuale, infatti, "sono cattolici credenti, ma nella vita pubblica si seguono altre strade che non rispondono ai grandi valori del Vangelo che sono necessari per la fondazione di una società giusta". Parole che rispondevano alla domanda su un possibile appello diretto ai narcotrafficanti, alcuni dei quali si professano cattolici e sono cospicui benefattori della Chiesa.
Per Papa Ratzinger, la violenza e il narcotraffico sono un problema grave per il Messico e la Chiesa Cattolica ha un ruolo importante perche' i suoi fedeli sono il 91 per cento della popolazione. "Bisogna fare tutto il possibile - auspica - contro questo male che distrugge l'umanita' e la nostra gioventu': la prima cosa e' annunciare Dio, il giudice che ci ama e che ci spinge al bene e alla verita' e a lottare contro il male".
Al Papa e' stato chiesto anche se non ritenga che la Chiesa Cattolica - in una regione come l'America Latina di grandi, enormi contrasti sociali - non sia troppo distante dalla gente e se si possa riaprire il capitolo della teologia della liberazione, parlandone in modo positivo, una volta che sia stata depurata dagli eccessi come il marxismo e la violenza.
"La Chiesa - risponde l'uomo che da prefetto dell'ex Sant'Uffizio pubblico' due documenti sulla TdL rilevandone tutte le contraddizioni e ambiguita' - deve domandarsi sempre se fa abbastanza in questo grande Continente che e' l'America Latina".
Benedetto XVI che nel 2007 ha compiuto una visita pastorale in Brasile (dove tornera' anche l'anno prossimo per la Giornata Moniale della Gioventu') conosce bene il Messico per esservi stato da cardinale e vi torna oggi "con molta gioia" perche' realizza un desiderio che serbava da tempo. "Viaggio con gioia e speranza" per condividere con messicani e cubani questa sentimenti che li caratterizzano ma anche i loro "dolori e le loro difficolta'", conclude sorridendo. La fatica di un viaggio aereo di 14 ore non lospaventa, e davvero non dimostra i suoi quasi 85 anni, e il bastone da passeggio che aveva con se' ma sul quale non si e' appoggiato mentre camminava sulla pista di Fiumicino sembra dargli ancora piu' sicurezza.
"Bienvenido!" , titolano oggi tutti i quotidiani del Messico, che si e' preparato con molto impegno all'arrivo del Papa: "abbiamo mobilitato 6300 persone della protezione civile, dei servizi sanitari, dei vigili del fuoco, della Croce Rossa e per la sicurezza abbiamo schierato tutti gli agenti della forza del governo presenti nello stato, 1200 agenti", ha rivelato alla stampa Juan Manuel Oliva Ramirez, il governatore dello stato messicano di Guanajuato. Un piano di sicurezza "garantito e organizzato" dallo stesso governo centrale del presidente Felipe Caldeon che questa sera sara' all'aeroporto internazionale di Leon per ricevere Benedetto XVI.

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Paparatzifan
00venerdì 23 marzo 2012 20:42
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Papa: in politici cattolici schizofrenia tra vita pubblica e privata

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 23 mar

''La Chiesa non e' un potere politico, non e' un partito, ma e' una realta' morale, un'autorita' morale'': lo ha detto papa Benedetto XVI, nella conferenza stampa tenuta oggi sull'aereo che lo sta portando in America Centrale per un viaggio in Messico e Cuba. Il pontefice, secondo quanto riferisce la Radio Vaticana, non ha mancato di confermare l'impegno della Chiesa per la giustizia sociale.
E' responsabilita' della Chiesa, ha spiegato, ''educare le coscienze e cosi' creare la responsabilita' necessaria; educare le coscienze sia nella sfera individuale sia nella sfera pubblica''.
E questo, ha osservato, soprattutto perche' in America Latina e altrove, ''presso non pochi cattolici'', si riscontra una certa ''schizofrenia tra morale individuale e pubblica''. Nella sfera individuale, ha affermato, ''sono cattolici credenti, ma nella vita pubblica si seguono altre strade che non rispondono ai grandi valori del Vangelo che sono necessari per la fondazione di una societa' giusta''.

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Papa: smascherare idolatria del denaro che schiavizza gli uomini

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 23 mar

''Dobbiamo fare il possibile contro questo male distruttivo dell'umanita' e della nostra gioventu'. Direi che il primo atto e' annunciare Dio'': lo ha detto papa Benedetto XVI, rispondendo a una domanda sul problema del narcotraffico e della violenza in Messico, nella conferenza stampa tenuta oggi sull'aereo che lo sta portando in America Centrale. Lo riferisce la Radio Vaticana. E' responsabilita' della Chiesa, ha aggiunto il pontefice, ''educare le coscienze, educare alla responsabilita' morale'' e ''smascherare il male''.
Secondo Benedetto XVI, bisogna ''smascherare questa idolatria del denaro che schiavizza gli uomini'', ''smascherare queste false promesse''. La Chiesa, ha aggiunto, ''smaschera il male'', rendendo ''presente la bonta' di Dio'', ''la sua verita'''.

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Papa: marxismo non risponde piu' a realta', Chiesa sostiene liberta'

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 23 mar

Di fronte alla situazione socio-politica a Cuba, papa Benedetto XVI, nella conferenza stampa tenuta oggi sull'aereo che lo sta portando in America Centrale, ha ricordato come con la visita di Giovanni Paolo II nell'isola di 14 anni fa sia stata ''inaugurata una strada di collaborazione e dialogo'', una via che ''esige pazienza'' ma che ''va avanti''. Del resto, ha aggiunto il pontefice secondo quanto riferisce la Radio Vaticana, l'ideologia marxista ''non risponde piu' alla realta'''. Papa Ratzinger ha quindi assicurato che la Chiesa vuole aiutare ''in spirito di dialogo'' per dar vita ad una societa' piu' giusta''. La Chiesa, ha soggiunto, ''sta sempre dalla parte della liberta''', di coscienza e di religione.

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Paparatzifan
00sabato 24 marzo 2012 12:27
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CERIMONIA DI BENVENUTO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI GUANAJUATO, A LEÓN (MESSICO)

All’arrivo all’aeroporto internazionale di Guanajuato, in località Silao di León in Messico, alle 16.30 (le 23.30, ora di Roma), il Santo Padre Benedetto XVI è accolto dal Presidente Federale, S.E. il Sig. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa, con la consorte, e dall’Arcivescovo di León, S.E. Mons. José Guadalupe Martín Rábago.
Con il Nunzio Apostolico S.E. Mons. Christophe Pierre, sono presenti alcune Autorità politiche e civili, il Corpo Diplomatico, alcuni Vescovi del Messico, una rappresentanza di fedeli e gruppi musicali caratteristici detti "mariachi".
Nel corso della cerimonia di benvenuto, dopo il saluto del Presidente Federale, S.E. il Sig. Felipe de Jesús Calderón Hinojosa, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Eccellentissimo Signor Presidente della Repubblica,
Signori Cardinali,
Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Distinte autorità,
Amato popolo di Guanajuato e dell’intero Messico,

sono molto felice di essere qui, e rendo grazie a Dio per avermi concesso di realizzare il desiderio, presente nel mio cuore da molto tempo, di poter confermare nella fede il Popolo di Dio di questa grande nazione nella sua propria terra.

È proverbiale il fervore del popolo messicano verso il Successore di Pietro, che lo ha sempre molto presente nella sua preghiera. Lo dico in questo luogo, considerato il centro geografico del suo territorio, nel quale desiderò venire, sin dal suo primo viaggio, il mio venerato Predecessore, il beato Giovanni Paolo II. Non potendolo fare, lasciò in quella occasione un messaggio di incoraggiamento e benedizione quando sorvolava il suo spazio aereo. Oggi sono felice di farmi eco delle sue parole, proprio in questo luogo e tra di voi: Sono grato – diceva nel suo messaggio – per l’affetto verso il Papa e la fedeltà al Signore dei fedeli del Bajío e di Guanajuato. Che Dio li accompagni sempre (cfr Telegramma, 30 gennaio 1979).

Con questo intimo ricordo, la ringrazio, Signor Presidente, per la sua calorosa accoglienza, e saluto con deferenza la sua distinta consorte e le altre autorità che hanno voluto onorarmi con la loro presenza. Un saluto molto speciale a Mons. José Guadalupe Martín Rábago, Arcivescovo di León, così come a Mons. Carlos Aguiar Retes, Arcivescovo di Tlalnepantla e Presidente della Conferenza Episcopale Messicana e del Consiglio Episcopale Latinoamericano. Con questa breve visita, desidero stringere la mano di tutti i messicani e raggiungere le nazioni e i popoli latinoamericani, ben rappresentati qui da tanti Vescovi, proprio in questo luogo nel quale il maestoso monumento a Cristo Re, nel “Cerro del Cubilete”, manifesta il radicamento della fede cattolica tra i messicani, che si mettono sotto la sua costante benedizione in tutte le loro vicissitudini.

Il Messico, e la maggior parte delle popolazioni latinoamericane, hanno commemorato il bicentenario della propria indipendenza, o lo stanno facendo in questi anni. Molte sono state le celebrazioni religiose per rendere grazie a Dio di questo momento così importante e significativo. E in esse, come si è fatto nella Santa Messa nella Basilica di San Pietro a Roma, nella Solennità di Nostra Signora di Guadalupe, si è invocata con fervore Maria Santissima, che fece vedere con dolcezza come il Signore ama tutti e si consegnò per tutti, senza distinzioni. La Nostra Madre del cielo ha continuato a vegliare sulla fede dei suoi figli anche nella formazione di queste nazioni, e continua a farlo oggi dinanzi alle nuove sfide che si presentano loro.

Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carità. Desidero confermare nella fede i credenti in Cristo, consolidarli in essa e incoraggiarli a rivitalizzarla con l’ascolto della Parola di Dio, i Sacramenti e la coerenza di vita. Così potranno condividerla con gli altri, come missionari tra i propri fratelli, ed essere fermento nella società, contribuendo a una convivenza rispettosa e pacifica, basata sulla incomparabile dignità di ogni persona umana, creata da Dio, e che nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare. Questa dignità si manifesta in modo eminente nel diritto fondamentale alla libertà religiosa, nel suo genuino significato e nella sua piena integrità.

Come pellegrino della speranza, vi dico con San Paolo: «Non siate tristi come gli altri che non hanno speranza» (1Ts 4,13). La fede in Dio offre la certezza di incontrarlo, di ricevere la sua Grazia, e su questo si basa la speranza di chi crede. Sapendo ciò, il credente si sforza di trasformare anche le strutture e gli avvenimenti presenti poco piacevoli, che sembrano immutabili e insuperabili, aiutando chi nella vita non trova né senso, né avvenire. Sì, la speranza cambia l’esistenza concreta di ogni uomo e di ogni donna in maniera reale (cf. Spe salvi, 2). La speranza addita «un cielo nuovo e una terra nuova» (Ap 21,11), cercando di rendere palpabili già ora alcuni dei loro riflessi. Inoltre, quando si radica in un popolo, quando viene condivisa, essa si diffonde come la luce che disperde le tenebre che offuscano e attanagliano. Questo Paese, questo Continente, sono chiamati a vivere la speranza in Dio come una convinzione profonda, trasformandola in un atteggiamento del cuore e in un impegno concreto di camminare uniti verso un mondo migliore. Come già dissi a Roma, «continuate ad avanzare senza scoraggiarvi nella costruzione di una società fondata sullo sviluppo del bene, il trionfo dell’amore e la diffusione della giustizia» (Omelia nella solennità di Nostra Signora di Guadalupe, Roma, 12 dicembre 2011).

Insieme alla fede e alla speranza, il credente in Cristo, e la Chiesa nel suo insieme, vivono e praticano la carità come elemento essenziale della loro missione. Nella sua accezione primaria, la carità «è anzitutto e semplicemente la risposta a una necessità immediata in una determinata situazione» (Deus caritas est, 31a), come è soccorrere coloro che patiscono la fame, sono privi di dimora, sono infermi o bisognosi in qualche aspetto della loro esistenza. Nessuno rimane escluso per la sua origine o le sue convinzioni da questa missione della Chiesa, che non entra in competizione con altre iniziative private o pubbliche, anzi, essa collabora volentieri con coloro che perseguono questi stessi fini. Tantomeno pretende altra cosa che non sia fare del bene, in maniera disinteressata e rispettosa, al bisognoso, a chi, molte volte, manca più di tutto proprio di una prova di amore autentico.

Signor Presidente, amici tutti: in questi giorni chiederò vivamente al Signore e alla Vergine di Guadalupe che questo popolo faccia onore alla fede ricevuta e alle sue migliori tradizioni; e pregherò specialmente per coloro che più ne hanno bisogno, particolarmente quanti soffrono a causa di antiche e nuove rivalità, risentimenti e forme di violenza. Già so che mi trovo in un Paese orgoglioso della sua ospitalità e desideroso che nessuno si senta estraneo nella sua terra. Lo so, già lo sapevo, però ora lo vedo e lo sento in modo molto profondo nel cuore. Spero con tutta la mia anima che lo sentano anche tanti messicani che vivono fuori della propria patria natìa, ma che mai la dimenticano e desiderano vederla crescere nella concordia e in un autentico sviluppo integrale. Molte grazie.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


Paparatzifan
00sabato 24 marzo 2012 12:40
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SVOLTA PAROLE FORTI DEL PAPA PRIMA DELL'ARRIVO IN AMERICA LATINA: «CUBA TROVI ALTRI MODELLI»

«L'ideologia marxista è tramontata»

All'aeroporto col bastone. Bagno di folla per Benedetto XVI in Messico

«Il marxismo non risponde più alla realtà.
È superato. Cuba scelga nuovi modelli». Frasi taglienti, pronunciate da Papa Benedetto XVI durante il viaggio - cominciato ieri mattina- che lo porterà per sei giorni in Messico e a Cuba. «La Chiesa - ha aggiunto il Pontefice - non smette di condannare le ingiustizie sociali. Il nostro compito in America Latina è oggi più che mai quello di formare le coscienze, educare alla responsabilità morale e smascherare il male. Bisogna sconfiggere l'idolatria del denaro che schiavizza gli uomini».
Una missione importante: «Vado per incoraggiare e per imparare, per confortare nella fede, nella speranza e nella carità» - confida il Pontefice ponendo in rilievo che a Cuba con la visita di Giovanni Paolo II di 14 anni fa è stata aperta una strada di collaborazione. La Chiesa non è un potere politico, non è un partito ma non rinuncia alla sua missione. La Chiesa sta sempre dalla parte della libertà, libertà di coscienza, di religione. Massimo impegno anche contro il male distruttivo della droga e del narcotraffico, flagelli del Messico». Ma il 23° viaggio all'estero di Ratzinger è anche una missione di speranza. «La Chiesa - evidenzia il Pontefice - aiuterà Cuba a trovare nuovi modelli in modo costruttivo». Non si è fatta attendere la replica da Cuba. «Rispettiamo tutte le opinioni» - ha asserito Bruno Rodriguez, ministro degli Esteri cubano - Consideriamo utile lo scambio di idee. Il nostro popolo ha convinzioni profonde, sviluppate nel corso della storia. Benedetto XVI incontrerà a Cuba un popolo orgoglioso della sua cultura, delle sue convinzioni e della sua indipendenza». Il Santo Padre ieri mattina all'aeroporto di Fiumicino aveva con sé un elegante bastone, lo stesso usato nell'appartamento Pontificio e durante le passeggiate nei Giardini Vaticani. Benedetto XVI compirà 85 anni il 16 aprile ed è il Papa regnante più anziano dopo Leone XIII. L'arrivo allo scalo di Leon nello Stato del Guanajuato alle 16.30 ora locale, le 23.30 in Italia. Ad accoglierlo c'erano il presidente del Messico Felipe Calderon e sua moglie Margarita Zavala. Subito dopo primo bagno di folla. La «convivenza rispettosa pacifica» nella società deve essere «basata sulla incomparabile dignità di ogni persona umana», che «nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare»: e questa «dignità» - ha detto Benedetto XVI nella cerimonia di benvenuto all'aeroporto di Leon - si manifesta in modo eminente nel diritto fondamentale alla libertà religiosa. La Chiesa non chiede altro che fare del bene». Zona blindata con 20 mila agenti. Tutto pronto per l'abbraccio con i fedeli. Il Papa si sposterà a bordo del «Papamovil», veicolo con un sistema di blindaggio simile a quello usato per il presidente Usa Barack Obama.

© Copyright Il Tempo, 24 marzo 2012


Paparatzifan
00sabato 24 marzo 2012 12:52
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PAPA: SORRIDENTE E IN BUONA FORMA SCENDE SCALETTA DELL'AEREO

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 23 mar.

Un breve inchino e un saluto a mani giunte e poi la discesa senza nessun impaccio dalla scaletta dell'aereo, ai cui piedi era atteso dal presidente del messico Felipe Calderon. Sono questi i promi gesti di Benedetto XVI al suo arrivo in Messico, all'aeroporto internazionale di Leon. Il Pontefice appare sorridente e in buona forma dopo 14 ore di volo.
"Bienvenido BXVI" recitano striscioni e magliette lungo via Adolfo Mateos, la strada che Benedetto XVI percorrera' a bordo della Papamobile fino al collegio Miraflores di Leon, dove abitera' fino alla partenza per Cuba, lunedi'. Il clima festoso e' quello che ha accompagnato le5 visite apostoliche di Giovanni Paolo II nel Paese. "In questo viaggio - ha detto Papap Ratzinger ai giornalisti che viaggiano con lui -mi sento totalmente nella continuità con Papa Giovanni Paolo II. Mi ricordo benissimo del suo primo viaggio in Messico che e' stato veramente storico, in una situazione giuridica molto confusa, ancora aperte le porte, incominciato una nuova fase della collaborazione tra Chiesa, societa' e Stato E anche mi ricordo bene del suo viaggio storico a Cuba. Quindi, cerco di andare nelle sue tracce e continuare quanto lui ha cominciato". "Per me - ha concluso il Pontefice - era dall'inizio il desiderio di visitare il Messico; da cardinale sono stato in Messico con ottimi ricordi.
E ogni mercoledi', sento l?applauso, la gioia dei messicani adesso da Papa, qui. Per me e' una grande gioia e risponde ad un desiderio che ho avuto da tanto tempo".

© Copyright (AGI)

PAPA: OLTRE 100MILA FEDELI LUNGO LE STRADE DI LEON PER SALUTARLO

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 23 mar.

Una grande folla, certamente oltre 100 mila persone, e' gia' schierata lungo le strade di Leon, la capitale dello stato messicano del Guanajuato, dove Benedetto XVI arrivera' questa sera. Ma, come affermano i notiziari televisivi, e' l'intero Messico ad aver vestito questa sera i colori del Vaticano, bandiere bianco gialle sono infatti esposte in tutte le citta' di questo grande Paese cattolico. I servizi logistici sono affidati a 6300 persone della protezione civile, dei servizi sanitari, dei vigili del fuoco, della Croce Rossa e per la sicurezza sono schierati tutti i 1200 agenti di polizia dello Stato.Il presidente Felipe Caldeon si rechera' tra poco all'aeroporto internazionale di Leon per ricevere Bendetto XVI.

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Paparatzifan
00sabato 24 marzo 2012 12:55
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Messico, una grande folla per il Papa

Leon (Messico)

L’accoglienza riservata dalla gente di Leon a Benedetto XVI al suo arrivo ieri in Messico formula auspici addirittura insperati per questo viaggio del Pontefice in America Latina. Una folla-record, veramente delle grandi occasioni, ha accolto ieri sera il Papa fin dalla festosa e animatissima cerimonia di benvenuto all’aeroporto di Leon-Guanajuato, e poi lungo tutti i 34 chilometri di strada percorsi in «papamobile» fino alla città di Leon.
Secondo dati «semi-ufficiali», il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in un briefing con i giornalisti ha parlato di ‘‘600-700 mila persone’.
Chiassoso e coloratissimo il panorama della gente che non ha voluto mancare al passaggio di Benedicto, acclamandolo con grida di saluto, sventolando bandierine bianche e gialle (i colori del Vaticano), agitando palloncini degli stessi colori.
Moltissimi i giovani presenti. Numerosissimi anche i manifesti stradali con la foto del Papa: tra gli slogan, «Mexico siempre fidel». All’ingresso nella città di Leon, molte le persone che erano salite sui tetti, sui cartelloni pubblicitari, persino sugli alberi. Mentre all’aeroporto non era mancata neanche la musica “mariachi” e tutta la cerimonia era stata scandita dagli slogan in omaggio a Benedetto.
«Il Papa ha gradito molto l’accoglienza - ha detto Lombardi -, è rimasto molto impressionato». Il portavoce vaticano ha parlato anche di un Papa «in buona salute, in una condizione fantastica». E la sicurezza di Ratzinger la si è vista anche nella rapidità e loquacità con cui in volo ha risposto alla domande dei giornalisti, toccando molti dei punti-cardine di questo viaggio in Messico e a Cuba: la continuità col suo predecessore nel chiedere maggiori aperture a Cuba («il marxismo è un’ideologia che non rispecchia più la realtà») promettendo anche la collaborazione della Chiesa per “evitare traumi”; il necessario impegno della Chiesa in Messico a “smascherare il male” della droga e della dilagante violenza, combattendo anche la “schizofrenia” di chi professa la religione cattolica e si comporta in modo contrario ai valori; la difesa delle liberta´ civili, prima fra tutte la libertà religiosa. Un tema, quest’ultimo, ribadito anche nel discorso all’aeroporto, in un momento in cui sull’argomento è in discussione una legge molto controversa.
Sempre all’aeroporto, tra l’altro, Benedetto XVI ha avuto un primo colloquio col presidente federale Felipe Calderon. Un incontro «molto cordiale», lo ha definito Lombardi, in cui «c’è stato un ricordo di Giovanni Paolo II, venuto cinque volte in Messico, si è parlato del gradimento del Papa per l’accoglienza e sono stati toccati alcuni dei principali problemi sociali oggi esistenti nel Paese». La visita di cortesia al presidente Calderon nella Casa del Conde Rul di Guanajuato, prevista alle 18 locali di oggi (l’una di domani in Italia), sarà l’unico appuntamento della seconda giornata del Papa in Messico, seguito da un saluto ai bambini sulla antistante Plaza de la Paz.

www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2012/03/24/APZD729B-messico_folla_grande.shtml#axzz1...


Paparatzifan
00sabato 24 marzo 2012 13:03
Dal blog di Lella...

PAPA: STRINGO LA MANO A TUTTI I MESSICANI, POPOLO DELLA SPERANZA

Salvatore Izzo

(AGI) - Leon, 23 mar. -

"Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carita'. Con questa breve visita, desidero stringere la mano di tutti i messicani e raggiungere le nazioni e i popoli latino-americani".
Benedetto XVI ha salutato cosi' "l'amato popolo di Guanajuato e dell'intero Messico", nel primo discorso di questa 23esima visita apostolica, pronunciato all'aeroporto internazionale dello Stato del Centro messicano, dove e' stato accolto dal presidente federale Felipe Calderon, dal governatore Juan Manuel Oliva Ramirez, da monsignor Jose' Guadalupe Martin Rabago, arcivescovo di Leon, e da monsignor Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla e presidente della Conferenza Episcopale Messicana e del Consiglio Episcopale Latinoamericano, rappresentati nell'occasione anche da tanti vescovi che celebreranno domenica con il Papa ai piedi del maestoso monumento a Cristo Re, che, ha ricordato lo stesso Pontefice questa sera, "manifesta il radicamento della fede cattolica tra i messicani, che si mettono sotto la sua costante benedizione in tutte le loro vicissitudini".
"Desidero confermare nella fede - ha aggiunto - i credenti in Cristo, consolidarli in essa e incoraggiarli a rivitalizzarla con l'ascolto della Parola di Dio, i sacramenti e la coerenza di vita. Potranno condividerla con gli altri, come missionari tra i propri fratelli, ed essere fermento nella societa', contribuendo a una convivenza rispettosa e pacifica, basata sulla incomparabile dignita' di ogni persona umana, creata da Dio, e che nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare.
Questa dignita' si manifesta in modo eminente nel diritto fondamentale alla liberta' religiosa, nel suo genuino significato e nella sua piena integrita'". Al suo arrivo, il Papa ha ricordato le 5 visite compiute in Messico dal suo predecessore, il beato Giovanni Paolo II e ha ricordato le parole rivolte da questi in un messaggio ai fedeli, quando nella prima visita avrebbe voluto raggiungere il centro del Paese e non pote' farlo, ma volle ugualmente esprimere la sua gratitudine "per l'affetto verso il Papa e la fedelta' al Signore dei fedeli del Bajio e di Guanajuato".
"Sono molto felice di essere qui", ha confidato Ratzinger alludendo al fatto di aver realizzato oggi il desiderio di Wojtyla, divenuto poi il suo proprio desiderio, "presente - ha spiegato - nel mio cuore da molto tempo, di poter confermare nella fede il Popolo di Dio di questa grande nazione nella sua propria terra".
"E' proverbiale - ha aggiunto il Pontefice tedesco - il fervore del popolo messicano verso il Successore di Pietro, che lo ha sempre molto presente nella sua preghiera"."Questo Paese, questo Continente - ha scandito - sono chiamati a vivere la speranza in Dio come una convinzione profonda, trasformandola in un'atteggiamento del cuore e in un impegno concreto di camminare uniti verso un mondo migliore".
Dalla missione della Chiesa, che e' anche il soccorso dei poveri, "nessuno - ha quindi concluso il Papa - rimane escluso per la sua origine o le sue convinzioni" cosi' come il Messico si conferma "un Paese orgoglioso della sua ospitalita' e desideroso che nessuno si senta estraneo nella sua terra".

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00sabato 24 marzo 2012 13:13
Dal blog di Lella...

Una visita per la gioia: editoriale di padre Lombardi per Octava Dies

Benedetto XVI è stato accolto con grande calore ed entusiasmo in Messico. Una gioia semplice e vera che mostra ancora una volta l’affetto di questo popolo per il Papa. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il Settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

Ogni sorriso che illumina un volto è un raggio di luce, un invito a sorridere a nostra volta. Un dialogo efficace, anche senza bisogno di parole. Per chi segue il Papa nei suoi viaggi, i sorrisi, il battere le mani, le espressioni di gioia lungo la strada sono uno degli aspetti che più colpiscono.
A volte si susseguono per chilometri e chilometri, ma non sono mai una massa indistinta, sono sempre innumerevoli persone singole, anime e storie individuali che parlano attraverso quegli occhi e quei gesti.

E il Papa ne rimane toccato, tanto vero che più volte, dopo il recente viaggio in Benin, ha parlato della vivacità spontanea e calorosa dell’accoglienza, in cui ha letto il prorompente desiderio di vita - e di vita buona - di un popolo povero e a cui non mancano problemi drammatici, ma che crede e spera nell’avvenire.

Il calore latinoamericano non è minore di quello africano. E i messicani nell’esprimere affetto e gioia non vogliono essere secondi a nessuno. E’ bello che anche il solo vedere fuggevolmente il passaggio di un anziano Pontefice possa suscitare tanta sincera e intensissima allegria. E’ segno che la gente intuisce che egli porta un messaggio prezioso per la sua vita e per la sua pace.

Il Papa parla spesso della gioia cristiana, una gioia profonda che nasce dalla fede in Cristo risorto, che nessuno potrà mai rubare al credente. Il suo è un discorso profondo. Ci auguriamo che la gioia dell’accoglienza – attraverso l’ascolto del Vangelo – maturi nella gioia durevole della speranza che non delude.

© Copyright Radio Vaticana


Paparatzifan
00sabato 24 marzo 2012 13:21
Dal blog di Lella...

Padre Lombardi: il Papa in Messico come messaggero di pace per una società più giusta

La seconda giornata di Benedetto XVI in Messico vivrà nelle prossime ore due importanti appuntamenti. Alle ore 18 locali, le 2 ore italiane, il Papa si recherà alla “Casa del Conde Rul” di Guanajuato per la visita di cortesia al presidente federale Felipe Calderón. Subito dopo, in un momento particolarmente atteso, il Papa saluterà i bambini messicani nella “Plaza de la Paz”, sempre di Guanajuato. Per una prima impressione sull’inizio di questo viaggio apostolico in terra messicana, Giancarlo La Vella ha intervistato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

R. – Il Papa sapeva che c’era un grandissimo desiderio da parte dei messicani di vederlo e si è visto che questa era proprio la realtà. Ci sono stati sorrisi e soprattutto l’accoglienza – a parte naturalmente quella delle autorità e del presidente – lungo la strada di centinaia di migliaia di persone. Questa è una cosa caratteristica del Messico. Io ricordo, anche nei viaggi di Giovanni Paolo II, che c’erano queste muraglie umane lungo la strada, di persone sempre festose. Questo ci parla di una partecipazione di popolo molto ampia. Quindi, i cattolici sono numerosi, ma il popolo in sé esprime questo cuore nell’incontro con il Santo Padre. Nell’ultima delle risposte che ha dato sull’aereo, il Papa ha parlato del cuore e ha dato una risposta significativa, proprio perché metteva in rilievo come nella religiosità – una religiosità genuina – ci deve però essere anche lo spazio del cuore, non solo quello della mente. E certamente la dimensione mariana, la dimensione popolare della religiosità messicana - che va custodita, che va sempre purificata - è una religiosità del cuore, e questo lo si vede.

D. – Parlare ad un Paese che soffre, come ha sottolineato anche il presidente Calderón, dà una forza particolare oggi alle parole del Papa...

R. – Il Papa sa bene qual è la condizione in cui vive questo popolo. Qui c’è questo aspetto della violenza, del sangue versato ogni giorno da tante persone, per le lotte connesse con il narcotraffico, con il crimine organizzato, che colpisce molto. E sono tante le persone che hanno perso i loro parenti, i loro figli, le persone care. Quindi, è un tema molto sentito. Il Papa naturalmente viene come messaggero di pace e di speranza; vuole incoraggiare, affinché la gente creda che può fare qualcosa, per cambiare realmente la situazione e renderla più degna di una convivenza umana, serena e pacifica.

D. – E’ proprio il Messico il terreno ideale per incarnare quella missione continentale per la nuova evangelizzazione, lanciata da Aparecida? In che modo?

R. – Il Messico ha alcune caratteristiche: è il Paese più grande di lingua spagnola del continente latino-americano; è il Paese della Madonna di Guadalupe, quello in cui, quindi, fin dall’inizio dell’evangelizzazione cristiana c’è stata una sintesi particolarmente felice e profonda tra la cultura e il sentire delle persone autoctone di questo continente e la fede cristiana. Quindi, come è stato il cuore della prima evangelizzazione cristiana, portando in sé anche questa madre dell’evangelizzazione, una madre che presenta il figlio a tutto il popolo cristiano, può essere certamente un luogo molto significativo per la nuova evangelizzazione, intesa appunto nella sua ricchezza, come annuncio della fede: sia come annuncio di una fede che opera nella carità e costruisce giustizia, sia come fede, che prende un po’ tutta la persona umana e non è solo intellettuale, ma anche del cuore.

D. – In questa realtà che significato assume la libertà religiosa, un tema al quale il Papa ha riservato un passo assai significativo nel suo discorso. Il Messico è in progresso anche su questo terreno?

R. – Il Messico viene da una storia di conflitto, anche di tensione, su questo tema. Ci sono stati momenti di grande oppressione e di martirio per i credenti. Si è fatto, però, un lungo cammino, una riconciliazione, e Giovanni Paolo II, nei decenni più recenti, ha dato a questo un grande contributo, aiutando quindi a riprendere i rapporti ufficiali tra il Messico e la Santa Sede. La Chiesa naturalmente ha sempre vissuto in Messico ed è sempre stata numerosa e forte, però ha avuto le sue difficoltà e guadagna gradualmente gli spazi, in un Paese che si vuole laico, ma allo stesso tempo si vuole democratico. Quindi, libertà religiosa significa non solo libertà di culto, ma anche possibilità di iniziativa della Chiesa nell’esprimere la sua missione con opere, con attività che possano anche essere pubbliche, non per prevaricare sugli altri, per imporre – diciamo – agli altri il proprio privilegio, ma per poter servire la comunità e il bene comune in un modo più efficace.

D. – Fede, speranza e carità rimangono la ricetta non solo per vivere una fede piena, ma anche per una società più giusta...

R. – L’unico modo in cui si è cristiani, è vivere queste virtù, che però hanno non solo una loro intensità teologale, ma anche una loro espressività umana, cioè si esprimono in comportamenti, in azioni, che poi sono capaci di trasformare la vita della persona, ma anche la vita attorno a lei, la vita della società. (ap)

© Copyright Radio Vaticana


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