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Viaggio apostolico in Messico e Cuba...

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2012 13:58
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Cuba e la folla di Benedetto

Stefano Maria Paci

Mercoledì 28 marzo 2012

Strano destino, quello di Joseph Ratzinger, con addosso un pontificato che viene continuamente confrontato con quello del suo predecessore. Ma quel riconoscimento alla sua statura di Papa che in Italia non arriva, bloccato dagli Opinion Maker che non si accorgono che alle sue udienze e Angelus accorrono più persone di quelle che arrivavano per ascoltare Wojtyla, esplode nei viaggi all’estero. A Cuba, la tappa più delicata del suo viaggio in America Latina, vedo folle mobilitate in ogni tratto del suo percorso, c’è persino chi sale sugli alberi per vederlo passare, e se la cosa aveva già sorpreso nel cattolicissimo Messico (smentendo chi diceva che non avrebbe conquistato i cuori come Giovanni Paolo II), lascia stupiti nella comunista isola dei Castro.
E anche il rapporto con il regime castrista è improntato a una abilità diplomatica affinata negli ultimi anni, anche questa non abitualmente riconosciuta.

“Il comunismo è superato, occorre allargare gli orizzonti” ha detto il Papa ai giornalisti nell’aereo che lo portava a Cuba. Un segnale chiarissimo, ma non pronunciato sul suolo cubano, per evitare problemi. Atterrato all’aeroporto, dove i cannoni hanno sparato a salve, i bambini gli portavano fiori, le bandiere cubane venivano sventolate assieme a quelle vaticane, ha dimostrato cautela, ma i segnali sono stati altrettanto chiari. “E’ un momento importante per la Storia di Cuba” ha detto a Raul Castro, con riferimento velato alla difficile transizione con il fratello Fidel, “e Cuba deve ampliare i suoi orizzonti”. Poi un accenno, non sfuggito ai cubani, ai dissidenti fuggiti a Miami, dall’altra parte del mare, in cerca di libertà: “Saluti gli abitanti di questa isola – ha detto - e tutti i cubani, lì dove si trovano”.

Il compito politico e religioso che Ratzinger si è dato per questo viaggio, è quello di far compiere passi avanti alla democratizzazione dell’Isola, con l’ampliamento del riconoscimento sociale della Chiesa. Che da anni svolge un lavoro prezioso e intelligente, e che la visita di Giovanni Paolo II di 14 anni fa aveva rinforzato. “Quel viaggio fu una ventata d’aria fresca” dice Ratzinger al presidente mentre il vento gli scompiglia i capelli e gli solleva la mantella bianca e “ha inaugurato una nuova fase dei nostri rapporti”. E nel colloquio a porte chiuse con Raul nel palazzo presidenziale, di poche ore fa, quando in Italia era notte, Benedetto XVI ha offerto la collaborazione sincera della Chiesa per sostenere il cammino di Cuba, per rilanciare con più vigore la sua immagine internazionale (il Vaticano si è sempre opposto all’Embargo voluto dagli Stati Uniti, ritenuto un crimine per i danni umani che comporta sulla popolazione), e per compiere insieme, Stato e Chiesa, un processo per il bene di Cuba e dei suoi abitanti.

“Le radici di Cuba sono cristiane, non vanno dimenticate” aveva detto ricordando tra gli altri quello che è il padre a cui fece riferimento la Rivoluzione Cubana e i cui ritratti e monumento sono sparsi ovunque nell’isola, Josè Martì. E per Cuba ha pregato ieri di fronte all’Immagine della Madonna della Carità del Cobre, ritrovata da Indios e schiavi 400 anni fa e che è sempre stata al centro dei sommovimenti sociali di Cuba: davanti alla Vergine venne letta la prima Dichiarazione d’Indipendenza degli schiavi delle miniere, e venne portata alla Messa celebrata in Placa de la Rivolucion dopo la presa di potere di Castro.

Segni che colpiscono il cuore non solo dei cattolici, ma anche di chi, a Cuba, per decenni ha osteggiato la Chiesa.
Ma adesso, mentre Fidel al tramonto gestisce la transizione di un potere durato cinquanta anni, è il tempo – chiede il Papa - che qualcosa di nuovo nasca all’orizzonte. Mantenendo le giuste aspirazioni di uguaglianza e libertà che avevano infiammato i cuori al tempo della Rivoluzione, ed eliminando le contraddizioni in cui il regime si è involuto.

Alla messa a Santiago di Cuba, il Papa alzava l’ostia sull’altare, mentre l’oscurità iniziava ad avvolgere la gigantesca immagine di Fidel. Una metafora di questo viaggio, come quelle braccia stese da Ratzinger a Raul Castro all’arrivo all’aeroporto, prima di una lunghissima stretta di mano.


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20 años rezando por Joseph Ratzinger

(RV).- Emotivo encuentro de Benedicto XVI con una contemplativa que desde hace 20 años reza por Joseph Ratzinger. El director de la Oficina de Prensa de la Santa Sede, Padre Federico Lombardi, señaló los momentos más destacados de la jornada de ayer del Papa en Cuba, Peregrino de la Caridad (Audio)

«El Papa comenzó la jornada del martes 27 de marzo celebrando una Misa en privado, en el seminario en que se hospedaba, con la comunidad de religiosas contemplativas de Madre Teresa, las Misioneras de la Caridad. Eran unas diez... Una de ellas - de la India - que se llama Teresa Kerketta, desde cuando es religiosa, desde hace unos veinte años, recibió la misión – así como todas las contemplativas de Madre Teresa – de rezar cada día por un sacerdote preciso, encomendado a su oración. Este sacerdote era el Card. Ratzinger y, dado que el Obispo de Santiago lo sabía muy bien, quiso presentarle al Papa a esta religiosa. Ella le puso una guirnalda de flores – hay imágenes muy bellas que se han tomado – y el Papa estaba muy conmovido al encontrar a esta persona que desde hace 20 años reza personalmente por él. Otro momento muy lindo, del que hay bellas imágenes es un coro de 20 niños cubanos, que le cantaron al Papa y fueron fotografiados cuando salía del seminario. El momento del Papa en el Santuario de la Virgen de la Caridad del Cobre es un momento que hay que enfocar con mucha atención porque en el fondo es el momento central de este viaje del Papa a Cuba» (CdM-RV)


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BENEDETTO XVI VIAGGIO IN CENTRO AMERICA

Il Papa da Fidel ma non vede gli oppositori

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO ALL’AVANA

Dietro la cortesia di facciata, il duello diplomatico tra Roma e L’Avana. Sì all’incontro oggi con Fidel Castro (dopo quello ieri con il fratello Raúl), no all’udienza ai dissidenti. In extremis stanotte è slittato il «vis-à-vis» con il «líder máximo» per non offuscare il colloquio con il fratello. Il Papa vedrà il vecchio rivoluzionario nella mattinata in cui celebra la messa di commiato. Il rinvio, motivato con ragioni protocollari, vorrebbe non penalizzare mediaticamente l’incontro con l’attuale capo dello Stato, sovrapponendovi quello con il carismatico Fidel. Differire formalmente i due momenti equivale per il regime a raddoppiarne la portata comunicativa e a non delegittimare l’odierna dirigenza.
Del resto ogni tappa della missione papale viene negoziata «in fieri», istante per istante. Benedetto XVI è entrato ieri nel palazzo presidenziale dell’Avana con il dolore di non poter abbracciare gli oppositori per evitare ripercussioni sulla già oppressa Chiesa cubana. «Sono nel cuore del Pontefice», assicurano nel seguito papale. Nessuna debolezza verso il regime. Tra governo e Santa Sede, la tensione è malcelata dai sorrisi indossati dalle delegazioni negli appuntamenti ufficiali. Qui, ultimo lembo caraibico di Guerra fredda, la visita del Pontefice è materiale incandescente. I «fuori programma» sono temuti dalle autorità quanto un uragano. Da un lato la presenza del Pontefice garantisce una visibilità internazionale, dall’altro un regime agonizzante ne teme i contraccolpi interni. Benedetto XVI è stato abile a non lasciarsi intimidire e sottrarsi ad ogni strumentalizzazione propagandistica, come si è visto a Santiago nella presa di distanza dall’attacco di Raúl Castro agli Usa. Gioca nella capitale cubana una delle partite più complesse del pontificato. E’ circondato dal calore di una Chiesa locale uscita dalle catacombe. Ovunque strade piene di fedeli, canti religiosi a tutte le ore del giorno, acclamazioni e cori da kermesse vaticana.
I concerti classici e i balletti da Germania Est allestiti dal regime svaniscono davanti ai gruppi spontaei di ragazzi con la chitarra che riversano su Benedetto XVI l’entusiasmo e il senso di liberazione covati in segreto per anni.
Il Papa teologo e pastore si è subito sintonizzato sulla loro lunghezza d’onda. Apre scenari col soffio della profezia mentre il regime si trincera dietro antiquate barriere difensive rispolverando un linguaggio da soviet. Il Papa entra nel merito e chiede al governo un «cambiamento di rotta morale», il regime risponde che «a Cuba non ci saranno cambiamenti politici, ma aggiorneremo, per quanto necessario, il modello economico». Il Pontefice decreta la morte del marxismo e il vicepresidente Marino Murillo replica che «a Cuba c’è un aggiornamento del modello economico per rendere sostenibile il nostro modello di socialismo». Ratzinger prega per «chi è privo di libertà» e ricorda i detenuti e «coloro che soffrono», intanto nella «isla bonita» è in corso l’ennesima ondata di arresti degli oppositori.
Il messaggio papale non fa sconti nel denunciare le violazioni dei diritti umani e le persecuzioni inflitte alla Chiesa. Grazie al «nuovo vigore» della loro fede, i cattolici cubani debbono impegnarsi «con le armi della pace, del perdono e della comprensione», «a costruire una società aperta, rinnovata, migliore, più degna dell’uomo e che rifletta la bontà di Dio». Perché «quando Dio è estromesso, il mondo si trasforma in un luogo inospitale per l’uomo».
Anche gli esiliati anticastristi vogliono fare la loro parte: uno spettacolo pirotecnico e una flottiglia di sette barche, con partenza da Key West. I dissidenti dell’isola hanno cercato di raggiungere il Malecon con torce e candele in un simbolico abbraccio. Il papa visita «un Paese oppresso che vuole essere libero e invoca il rispetto dei diritti umani», aggiunge Carmelo Diaz Fernández, uno dei 75 dissidenti arrestati nelle retate del 2003. La Primavera nera di Cuba.

© Copyright La Stampa, 28 marzo 2012


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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

«Benedetto sei tu, Signore Dio… Benedetto il tuo nome glorioso e santo» (Dn 3, 52). Questo inno di benedizione del Libro di Daniele risuona oggi nella nostra liturgia invitandoci ripetutamente a benedire e lodare Dio. Siamo parte della moltitudine di quel coro che celebra il Signore incessantemente. Ci uniamo a questo insieme di azioni di grazie, ed offriamo la nostra voce gioiosa e fiduciosa che cerca di consolidare nell'amore e nella verità il cammino della fede.
«Benedetto sia Dio» che ci riunisce in questa piazza emblematica, affinché ci immergiamo più profondamente nella sua vita. Provo una grande gioia nell’essere oggi tra voi e presiedere questa Santa Messa nel cuore di questo Anno giubilare dedicato alla Vergine della Carità del Cobre.
Saluto cordialmente il Cardinale Jaime Ortega y Alamino, Arcivescovo di L'Avana, e lo ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Estendo il mio saluto ai Signori Cardinali, ai miei fratelli Vescovi di Cuba e di altri Paesi che hanno voluto partecipare a questa solenne celebrazione. Saluto anche i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi e tutti i fedeli qui convenuti, come pure le Autorità che ci accompagnano.
Nella prima lettura che è stata proclamata, i tre giovani, perseguitati dal sovrano babilonese, preferiscono affrontare la morte bruciati dal fuoco piuttosto che tradire la loro coscienza e la loro fede. Essi trovarono la forza di «lodare, glorificare e benedire Dio» nella convinzione che il Signore del cosmo e della storia non li avrebbe abbandonati alla morte ed al nulla. In effetti, Dio non abbandona mai i suoi figli, non li dimentica mai. Egli sta al di sopra di noi ed è capace di salvarci con il suo potere. Allo stesso tempo, è vicino al suo popolo, e per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo ha voluto porre la sua dimora tra noi.
«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31).

Nel brano del Vangelo che è stato proclamato, Gesù si rivela come il Figlio di Dio Padre, il Salvatore, l'unico che può mostrare la verità e dare la vera libertà. Il suo insegnamento provoca resistenza ed inquietudine tra i suoi interlocutori, ed Egli li accusa di cercare la sua morte, alludendo al supremo sacrificio della Croce, ormai vicino. Ma li esorta a credere, a rimanere nella sua Parola, per conoscere la verità che redime ed onora.

In effetti, la verità è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà. Molti, tuttavia, preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità (cfr Gv 18,38), proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi.

D'altra parte, ci sono altri che interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella «loro verità» e cercano di imporla agli altri. Sono come quei legalisti accecati che, vedendo Gesù colpito e sanguinante, gridano infuriati: «Crocifiggilo!» (cfr Gv 19,6). In realtà, chi agisce irrazionalmente non può arrivare ad essere discepolo di Gesù. Fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verità. Dio ha creato l'uomo con un'innata vocazione alla verità e per questo lo ha dotato di ragione. Certamente non è l'irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana. Ogni essere umano deve scrutare la verità ed optare per essa quando la trova, anche a rischio di affrontare sacrifici.
Inoltre, la verità sull'uomo è un presupposto ineludibile per raggiungere la libertà, perché in essa scopriamo i fondamenti di un'etica con la quale tutti possono confrontarsi e che contiene formulazioni chiare e precise sulla vita e la morte, i doveri ed i diritti, il matrimonio, la famiglia e la società, in definitiva, sulla dignità inviolabile dell'essere umano. Questo patrimonio etico è quello che può avvicinare tutte le culture, i popoli e le religioni, le autorità e i cittadini, e i cittadini tra loro, e i credenti in Cristo con coloro che non credono in Lui.

Il Cristianesimo, ponendo in risalto i valori che sostengono l'etica, non impone, ma propone l'invito di Cristo a conoscere la verità che rende liberi. Il credente è chiamato a rivolgerlo ai suoi contemporanei, come lo fece il Signore, anche davanti all’oscuro presagio del rifiuto e della Croce. L'incontro personale con Colui che è la verità in persona ci spinge a condividere questo tesoro con gli altri, specialmente con la testimonianza.
Cari amici, non esitate a seguire Gesù Cristo. In Lui troviamo la verità su Dio e sull'uomo. Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e a vincere ciò che ci opprime.

Colui che opera il male, colui che commette peccato, è schiavo del peccato e non raggiungerà mai la libertà (cfr Gv 8,34). Solo rinunciando all'odio e al nostro cuore indurito e cieco, saremo liberi, ed una nuova vita germoglierà in noi.
Con la ferma convinzione che Cristo è la vera misura dell'uomo, e sapendo che in Lui si trova la forza necessaria per affrontare ogni prova, desidero annunciarvi apertamente il Signore Gesù come Via, Verità e Vita. In Lui tutti troveranno la piena libertà, la luce per capire in profondità la realtà e trasformarla con il potere rinnovatore dell'amore.
La Chiesa vive per rendere partecipi gli altri dell’unica cosa che possiede, e che non è altro che Cristo stesso, speranza della gloria (cfr Col 1,27).

Per poter svolgere questo compito, essa deve contare sull'essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di amore, di riconciliazione e di pace, che Gesù portò al mondo. E’ da riconoscere con gioia che sono stati fatti passi in Cuba affinché la Chiesa compia la sua ineludibile missione di annunciare pubblicamente ed apertamente la sua fede. Tuttavia, è necessario proseguire, e desidero incoraggiare le autorità governative della Nazione a rafforzare quanto già raggiunto ed a proseguire in questo cammino di genuino servizio al bene comune di tutta la società cubana.

Il diritto alla libertà religiosa, sia nella sua dimensione individuale sia in quella comunitaria, manifesta l'unità della persona umana che è, nel medesimo tempo, cittadino e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso e, contemporaneamente, stabilisce basi solide sulle quali assicurare i diritti delle generazioni future.
Quando la Chiesa mette in risalto questo diritto, non sta reclamando alcun privilegio. Pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore, cosciente che dove Cristo si rende presente, l'uomo cresce in umanità e trova la sua consistenza. Per questo, essa cerca di offrire questa testimonianza nella sua predicazione e nel suo insegnamento, sia nella catechesi come negli ambienti formativi ed universitari. È da sperare che presto giunga anche qui il momento in cui la Chiesa possa portare nei vari campi del sapere i benefici della missione che il suo Signore le ha affidato e che non può mai trascurare.
Esempio illustre di questo lavoro fu l'insigne sacerdote Félix Varela, educatore e maestro, figlio illustre di questa città di L'Avana che è passato alla storia di Cuba come il primo che ha insegnato al suo popolo a pensare. Il Padre Varela ci presenta la strada per una vera trasformazione sociale: formare uomini virtuosi per forgiare una nazione degna e libera, poiché questa trasformazione dipenderà dalla vita spirituale dell'uomo; infatti, «non c'è patria senza virtù» (Lettere ad Elpidio, lettera sesta, Madrid 1836, 220). Cuba ed il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell'amore, seminando riconciliazione e fraternità.
Invocando la materna protezione di Maria Santissima, chiediamo che ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia diventiamo anche testimoni della carità che risponde al male con il bene (cfr Rm 12, 21), offrendoci come ostia viva a chi con amore offrì se stesso per noi. Camminiamo alla luce di Cristo, che può disperdere la tenebra dell'errore. Supplichiamolo che, con il valore e il vigore dei santi, giungiamo a dare una risposta libera, generosa e coerente a Dio, senza paure, né rancori. Amen.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


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Cuba rafforzi la libertà religiosa: così il Papa nella Messa all'Avana

Le autorità cubane rafforzino la libertà religiosa: è quanto ha chiesto Benedetto XVI nell’omelia della Messa da lui presieduta nella Piazza della Rivoluzione all'Avana, di fronte a 300mila persone, nell’ultima giornata del suo 23° viaggio internazionale che lo ha portato in Messico e a Cuba.

Libertà religiosa.

Passi avanti a Cuba, ma va rafforzato quanto raggiunto
“La Chiesa – ha detto - vive per rendere partecipi gli altri dell’unica cosa che possiede, e che non è altro che Cristo stesso, speranza della gloria (cfr Col 1,27). Per poter svolgere questo compito, essa deve contare sull'essenziale libertà religiosa, che consiste nel poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di amore, di riconciliazione e di pace, che Gesù portò al mondo. E’ da riconoscere con gioia – ha proseguito - che sono stati fatti passi in Cuba affinché la Chiesa compia la sua ineludibile missione di annunciare pubblicamente ed apertamente la sua fede. Tuttavia, è necessario proseguire, e desidero incoraggiare le autorità governative della Nazione a rafforzare quanto già raggiunto ed a proseguire in questo cammino di genuino servizio al bene comune di tutta la società cubana”.

La libertà religiosa alimenta la speranza in un mondo migliore

“Il diritto alla libertà religiosa, sia nella sua dimensione individuale sia in quella comunitaria, - ha detto il Papa - manifesta l'unità della persona umana che è, nel medesimo tempo, cittadino e credente. Legittima anche che i credenti offrano un contributo all'edificazione della società. Il suo rafforzamento consolida la convivenza, alimenta la speranza in un mondo migliore, crea condizioni propizie per la pace e per lo sviluppo armonioso e, contemporaneamente, stabilisce basi solide sulle quali assicurare i diritti delle generazioni future”.

La Chiesa non chiede privilegi ma di essere fedele al mandato da Cristo

“Quando la Chiesa mette in risalto questo diritto – ha rilevato il Pontefice - non sta reclamando alcun privilegio. Pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore, cosciente che dove Cristo si rende presente, l'uomo cresce in umanità e trova la sua consistenza. Per questo, essa cerca di offrire questa testimonianza nella sua predicazione e nel suo insegnamento, sia nella catechesi come negli ambienti formativi ed universitari. È da sperare che presto giunga anche qui il momento in cui la Chiesa possa portare nei vari campi del sapere i benefici della missione che il suo Signore le ha affidato e che non può mai trascurare”.

Solo Cristo può dare la vera libertà

Commentando le letture, il Papa ha parlato della “vera libertà” che solo Cristo può dare. Ha ricordato la vicenda dei tre giovani perseguitati dal sovrano babilonese, che “preferiscono affrontare la morte bruciati dal fuoco piuttosto che tradire la loro coscienza e la loro fede. Essi trovarono la forza di «lodare, glorificare e benedire Dio» nella convinzione che il Signore del cosmo e della storia non li avrebbe abbandonati alla morte ed al nulla. In effetti, Dio non abbandona mai i suoi figli, non li dimentica mai. Egli sta al di sopra di noi ed è capace di salvarci con il suo potere”.

Scetticismo e relativismo contro la verità

“La verità – ha aggiunto - è un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica libertà. Molti, tuttavia, preferiscono le scorciatoie e cercano di evitare questo compito. Alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità (cfr Gv 18,38), proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti. Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi. Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi. D'altra parte, ci sono altri che interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella «loro verità» e cercano di imporla agli altri”.

Fede e ragione necessarie per la ricerca della verità

“In realtà – ha osservato il Papa - chi agisce irrazionalmente non può arrivare ad essere discepolo di Gesù. Fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verità. Dio ha creato l'uomo con un'innata vocazione alla verità e per questo lo ha dotato di ragione. Certamente non è l'irrazionalità, ma l’ansia della verità quello che promuove la fede cristiana. Ogni essere umano deve scrutare la verità ed optare per essa quando la trova, anche a rischio di affrontare sacrifici”.

La verità, fondamento della libertà e della morale che uniscono culture e popoli

“Inoltre – ha spiegato - la verità sull'uomo è un presupposto ineludibile per raggiungere la libertà, perché in essa scopriamo i fondamenti di un'etica con la quale tutti possono confrontarsi e che contiene formulazioni chiare e precise sulla vita e la morte, i doveri ed i diritti, il matrimonio, la famiglia e la società, in definitiva, sulla dignità inviolabile dell'essere umano. Questo patrimonio etico è quello che può avvicinare tutte le culture, i popoli e le religioni, le autorità e i cittadini, e i cittadini tra loro, e i credenti in Cristo con coloro che non credono in Lui”.

La Chiesa non impone nulla, ma propone la verità che rende liberi

“Il Cristianesimo – ha detto il Papa - ponendo in risalto i valori che sostengono l'etica, non impone, ma propone l'invito di Cristo a conoscere la verità che rende liberi. Il credente è chiamato a rivolgerlo ai suoi contemporanei, come lo fece il Signore, anche davanti all’oscuro presagio del rifiuto e della Croce. L'incontro personale con Colui che è la verità in persona ci spinge a condividere questo tesoro con gli altri, specialmente con la testimonianza”.

Cuba e il mondo hanno bisogno di cambiamenti

Il Papa ha poi citato l'insigne sacerdote Félix Varela, “educatore e maestro, figlio illustre di questa città di L'Avana che è passato alla storia di Cuba come il primo che ha insegnato al suo popolo a pensare. Il Padre Varela ci presenta la strada per una vera trasformazione sociale: formare uomini virtuosi per forgiare una nazione degna e libera, poiché questa trasformazione dipenderà dalla vita spirituale dell'uomo; infatti, «non c'è patria senza virtù» (Lettere ad Elpidio, lettera sesta, Madrid 1836, 220). Cuba ed il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell'amore, seminando riconciliazione e fraternità”.

Non esitate a seguire Gesù e una nuova vita germoglierà

“Cari amici – ha esortato Benedetto XVI - non esitate a seguire Gesù Cristo. In Lui troviamo la verità su Dio e sull'uomo. Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e a vincere ciò che ci opprime. Colui che opera il male, colui che commette peccato, è schiavo del peccato e non raggiungerà mai la libertà (cfr Gv 8,34). Solo rinunciando all'odio e al nostro cuore indurito e cieco, saremo liberi, ed una nuova vita germoglierà in noi”.

© Copyright Radio Vaticana


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PAPA A CUBA: NON C'E' LIBERTA' SE NON SI RISPETTANO VERITA' E DIGNITA' UOMO

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

"La verita' sull'uomo e' un presupposto ineludibile per raggiungere la liberta'".
Benedetto XVI ha voluto ribadirlo nella grande messa celebrata questa mattina all'Avana, davanti a 300 mila fedeli e ai rappresentanti dell'oligarchia comunista che governa questo paese come ultimo baluardo dell'internazionalismo comunista.
Solo nella verita' sull'uomo, ha spiegato il Papa "scopriamo i fondamenti di un'etica con la quale tutti possono confrontarsi e che contiene formulazioni chiare e precise sulla vita e la morte, i doveri ed i diritti, il matrimonio, la famiglia e la societa', in definitiva, sulla dignita' inviolabile dell'essere umano".
Per Papa Ratzinger "questo patrimonio etico e' quello che puo' avvicinare tutte le culture, i popoli e le religioni, le autorita' e i cittadini, e i cittadini tra loro, e i credenti in Cristo con coloro che non credono in Lui".
Da parte sua, ha ricordato, "il Cristianesimo, ponendo in risalto i valori che sostengono l'etica, non impone, ma propone l'invito di Cristo a conoscere la verita' che rende liberi".
"La verita' - ha scandito Papa Ratzinger - e' un anelito dell'essere umano, e cercarla suppone sempre un esercizio di autentica liberta'".
"Molti - ha osservato - preferiscono pero' le scorciatoie e come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilita' di poter conoscere la verita' proclamando l'incapacita' dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verita' per tutti".
"Questo atteggiamento, come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce - ha spiegato il Pontefice - un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi.
Persone che si lavano le mani come il governatore romano e lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi".
E ci sono anche "quelli che interpretano male questa ricerca della verita'", e scivolano "nell'irrazionalita' e nel fanatismo, per cui si rinchiudono nella loro verita' e cercano di imporla agli altri". "Sono - ha continuato - come quei legalisti accecati che, vedendo Gesu' colpito e sanguinante, gridano infuriati: 'Crocifiggilo!'".
"In realta' - ha detto ancora il Papa - chi agisce irrazionalmente non puo' arrivare ad
essere discepolo di Gesu'". Infatti "fede e ragione sono necessarie e complementari nella ricerca della verita'" perche' 'Dio ha creato l'uomo con un'innata vocazione alla verita' e per questo lo ha dotato di ragione".
"Certamente - ha rassicurato Benedetto XVI - non e' l'irrazionalita', ma l’ansia della verita' quello che promuove la fede cristiana". L'auspicio del Papa e' che ancha a Cuba dunque "ogni essere umano possa scrutare la verita' ed optare per essa quando la trova, anche a rischio di affrontare sacrifici".
"Cari amici - ha concluso rivolto alla folla sterminata che lo ascoltava - non esitate a seguire Gesu' Cristo. In Lui troviamo la verita' su Dio e sull'uomo.
Egli ci aiuta a sconfiggere i nostri egoismi, ad uscire dalle nostre ambizioni e a vincere cio' che ci opprime. Colui che opera il male, colui che commette peccato, e' schiavo del peccato e non raggiungera' mai la liberta' rinunciando all'odio e al nostro cuore indurito e
cieco, saremo liberi, ed una nuova vita germogliera' in noi".

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PAPA: CUBA E IL MONDO HANNO BISOGNO DI CAMBIAMENTI

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

"Cuba ed il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma questi ci saranno solo se ognuno e' nella condizione di interrogarsi sulla verita' e si decide a intraprendere il cammino dell'amore, seminando riconciliazione e fraternita'".
Lo ha affermato Benedetto XVI nell'omelia della grande messa celebrata questa mattina all'Avana nella piazza della Revolution gremita da oltre 300 mila fedeli, che il Papa ha esortato ad testimoni della carita' che risponde al male con il bene".
"Camminiamo - ha invocato ancora - alla luce di Cristo che puo' disperdere la tenebra dell'errore. Supplichiamolo che, con il valore e il vigore dei santi, giungiamo a dare una risposta libera, generosa e coerente a Dio, senza paure, ne' rancori".

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PAPA: CARDINALE ORTEGA, "SANTITA' BENEDICA CUBA"

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

Una preghiera perche' "fra tutti i cubani regnino l'amore e il perdono, e la riconciliazione e la pace divengano realta'". L'ha chiesta a Benedetto XVI il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell'Avana, nel saluto di benvenuto pronunciato all'inizio della messa a Piazza della Revolucion. ha detto il porporato.
"C'e' - ha aggiunto - sete di benedizione negli sguardi e nelle acclamazioni dei nostri fratelli. Questo popolo riunito qui ora, e quanti sono a casa di fronte alla televisione, si aspettano da Lei, Santita', una parola che faccia discendere su ognuno di noi e su tutta la nostra nazione la benedizione di Dio".
"Durante il recente pellegrinaggio nazionale della venerata immagine della Virgen de la Caridad che ha percorso le nostre strade e le nostre piazze, tutti - ha ricordato il cardinale cubano - hanno chiesto ai sacerdoti, ai vescovi e ai diaconi la benedizione: giovani, adulti, anziani, uomini e donne".
Ortega ha ringraziato inoltre Benedetto XVI per la sua generosita' nel guidare la Chiesa universale. "Il suo Pontificato - ha detto - e' quello di un Papa che porta la tenerezza, la dolcezza e la misericordia di Dio a tutti e promuove la riconciliazione fra tutti. Beatissimo Padre, il nostro popolo la implora di includere nella sua preghiera questi doni dall'alto".

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PAPA: RICORDA PADRE FELIX VARELA IN PIAZZA DELLA REVOLUTION

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

Nella piazza simbolo della Revolution, intitolata a Jose' Marti', il Papa ha indicato oggi ai cubani la figura di un "sacerdote insigne" e xerto non rivoluzinario: padre Felix Varela, che ha descritto come "un educatore e maestro, figlio illustre di questa citta' di L'Avana che e' passato alla storia di Cuba come il primo che ha insegnato al suo popolo a pensare". "Il padre Varela - ha detto - ci presenta la strada per una vera trasformazione sociale: formare uomini virtuosi per forgiare una nazione degna e libera, poiche' questa trasformazione dipendera' dalla vita spirituale dell'uomo; infatti, come diceva. "non c'e' patria senza virtu'".

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Benedetto XVI incontra Fidel Castro

Benedetto XVI, dopo la Messa presieduta nella Piazza della Rivoluzione all'Avana, si è recato presso la nunziatura. Qui sta incontrando l'ex leader cubano Fidel Castro, che il prossimo 13 agosto compirà 86 anni. Fidel Castro aveva già incontrato due volte Giovanni Paolo II: nell 1996 in Vaticano e poi nel 1998 durante la storica visita di Papa Wojtyla nell'isola caraibica.

L’ex leader cubano aveva affermato che “con molto piacere” avrebbe salutato Papa Benedetto XVI, come aveva già fatto con Giovanni Paolo II, “un uomo al quale il contatto con i bambini e i cittadini umili del popolo suscitavano invariabilmente sentimenti di affetto”. “Ho preso la decisione di chiedere alcuni minuti del suo tempo, che so pieno di impegni – aveva detto Fidel Castro - quando sono venuto a conoscenza” che a lui “sarebbe piaciuto questo modesto e semplice contatto".

Sul colloquio daremo maggiori particolari dopo il briefing del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Il Papa si recherà alle 23.30, ora italiana, all'aeroporto José Martì della capitale per la cerimonia di congedo cui parteciperà anche il presidente cubano Raùl Castro. La partenza, volo Alitalia, è in programma per la mezzanotte, sempre ora italiana. Il rientro a Fiumicino e poi il trasferimento in Vaticano è previsto per domani mattina.

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PAPA: SCHERZA SU ETA' CON CASTRO, "SONO ANZIANO MA VADO AVANTI"

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar. - Papa Ratzinger e Fidel Castro sono quasi coetanei: quasi 85enne il primo, ottantaseienne il secondo. E nell'incontro di oggi hanno scherzato su questa circostanza. Poi il Pontefice ha detto: "sono anziano ma posso ancora fare il mio dovere". (AGI)


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PAPA: FIDEL E' ANDATO DA LUI CAMMINANDO A FATICA

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

Fidel Castro ha voluto recarsi a trovare Benedetto XVI in nunziatura anche se - come hanno mostrato le immagini tv - cammina a fatica e si regge in piedi con difficolta', tanto che debbono aiutarlo. Indossava un giubbotto scuro e aveva il collo coperto.

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PAPA: CASTRO LO RINGRAZIA PER BEATIFICAZIONI MADRE TERESA E WOJTYLA

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

Fidel Castro, ricevuto oggi dal Papa nella Nunziatira dell'Avana, ha voluto ringraziarlo per due beatificazioni: quella di madre teresa, benefattrice di Cuba, per la quale egli aveva venerazione e gratitudine, e quella di Giovanni Paolo II che venne a Cuba nel 1998. Lo ha reso noto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, precisando che "il comandante e' arrivato alle 12,20 alla nunziatura, accolto dal cardinale Tarcisio Bertone che gia' lo conosceva" e al quale "ha confidato spontaneamente che aveva avuto grande desiderio di vedere sugli altari Papa Wojtyla e la piccola suora indiana".
"Benedetto XVI - ha riferito Lombardi - e' arrivato verso le 12,30 e l'incontro e' iniziato con molta cordialita'. Il Papa ha parlato della sua contentezza di essere a Cuba e della cordialita' con la quale e' stato accolto. Fidel ha raccontato di aver seguito tutto il viaggio con la tv".
Al colloquio tra il Papa e Fidel Castro era presente la signora Dalia, sposa del comandante e gli argomenti toccati sono stati filosofici e teologici, anche perche', come ha ricordato il portavoce Lombardi, "adesso la vita del comandante e' di rflessione e scrittura" e dunque e' molto impegnato sul piano dell'elaborazione culturale. In pratica, Fidel ha chiesto al Pontefice di spiegargli i cambiamenti della liturgia della Chiesa, ricordando egli quella preconciliare conosciuta da giovane. Un'altra domanda di Fidel era cosa fa un Papa e Ratzinger ha risposto con una riflessione sul significato dei viaggi per incontrare i popoli e il servizio che svolge all'unita' della Chiesa universale.
Nella conversazione il Pontefice e il comandante rivoluzionario sono poi scivolati sul terreno dei massimi sistemi. Castro ha rilevato infatti "la difficolta' dei tempi di oggi con la scienza che si trova a non saper rispondere alle esigenze dell'umanita' di oggi". E "il Papa ha collegato questo tema con l'assenza di Dio, con il non conoscimento di Dio che e' importante per dare liberta' e responsabilita'".
Alla fine l'ex comandante rivoluzionario ha chiesto all'ex professor Ratzinger qualche libro sui temi toccati e il Papa ha promesso di mandarglieli dopo una riflessione che fara' su quali sono i piu' adatti.
Insomma, ha concluso Lombardi, "lo svolgimento dell'incontro e' stato sereno con un dialogo intenso e cordiale. E alla fine Castro ha presentato i due figli al Papa".

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Papa a Fidel Castro: Sono anziano ma posso ancora fare mio lavoro

Alla fine il comandante gli chiede di mandargli qualche libro

L'Avana, 28 mar. (TMNews)

Scambio di battute sull'età che avanza tra Fidel Castro e Papa Ratzinger all'inizio del colloquio che si è svolto alla nunziatura dell'Avana.
L'ex Capo di Stato cubano ha 85 anni, Benedetto XVI 84. "Nella fase iniziale dell'incontro - ha riferito il portavoce vaticano Federico Lombardi - c'è stata qualche battuta sull'età dei personaggi che sono quasi coetanei, essendo il comandante un anno più anziano del Papa. Il Santo Padre ha detto: 'Si sono anziano ma posso ancora fare il mio dovere'".
"Il comandante Fidel Castro è arrivato alla nunziatura alle 12.20" accolto dal cardinale Tarcisio Bertone, ha precisato Lombardi, "il Papa è arrivato attorno alle 12.25/12.30". Dopo le iniziali battute, e prima di entrare nel pieno del colloquio, il Papa "ha parlato della sua contentezza di essere a Cuba e della gratitudine dell'accoglienza ricevuta da questo paese" e "il comandante Fidel ha detto che aveva seguito tutto il viaggio in televisione".
Durante il colloquio erano presenti gli interpreti e la signora Dalia, moglie di Fidel. Alla fine sono stati presentati a Benedetto XVI due figli di Fidel. "La conversazione avrebbe potuto prolungarsi a lungo, ma era stato stabilito che incontro sarebbe durato una mezz'ora", ha precisato Lombardi, che ha riferito che Fidel castro, ormai impegnato in una attività di "riflessione", "ha chiesto al Papa di inviargli qualche libro che potesse essere interessante sui temi di cui hanno parlato". All'incontro erano presenti le telecamere del Centro televisivo vaticano.

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PAPA: LOMBARDI, HA VISTO FIDEL E NON DISSIDENTI, MA LI HA DIFESI

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

"E' vero che il Papa ha incontrato Fidel Castro e non i dissidenti, ma le loro attese erano ben presenti nei discorsi che ha pronunciato e nei colloqui con le autorita' cubane".
Lo ha affermato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, nel briefing sul colloquio di oggi tra il Pontefice e il lider maximo. Benedetto XVI, ha ricordato inoltre il portavoce, "ha
parlato dei detenuti e delle persone che sono lontane da Cuba o in situazioni difficili".

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PAPA: LOMBARDI, NON C'ERA BISOGNO DI TOGLIERE SCOMUNICA A FIDEL

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

"Questa mattina nessuno ha parlato di scomuniche da togliere".
Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha risposto cosi' ai giornalisti che gli chiedevano se il Papa avesse tolto la scomunica a Fidel Castro.
"Molti decenni fa - ha poi spiegato - c'e' stata una scomunica 'latae sententiae', per tutti quelli che professandosi comunisti sostenevano attivamente una ideologia atea, ma non era una scomunica individuale per una persona. Quanti hanno abbandonato questa ideologia dunque non avevano bisogno di atti particolari per ritornare nella comunione, ma solo desiderare di farlo".

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

CERIMONIA DI CONGEDO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE "JOSÉ MARTÍ" DI LA HABANA (CUBA)

Alle ore 16 il Santo Padre prende congedo dalla Nunziatura Apostolica di La Habana e si trasferisce in auto all’aeroporto internazionale "José Martí" dove, alle 17 (le 24, ora di Roma), ha luogo la Cerimonia di congedo, alla presenza del Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri della Repubblica, delle Autorità politiche e civili, del Corpo Diplomatico, dei Vescovi del Paese e di un gruppo di fedeli.
Dopo il discorso del Presidente, S.E. il Sig. Raúl Modesto Castro Ruz, il Papa pronuncia le parole che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente,
Signori Cardinali e cari Fratelli nell'Episcopato,
distinte Autorità,
Signore e Signori,
amici tutti,

Rendo grazie a Dio che mi ha permesso di visitare questa bella Isola, che ha lasciato un segno così profondo nel cuore del mio amato Predecessore, il beato Giovanni Paolo II, quando venne in queste terre come messaggero della verità e della speranza. Anch’io ho desiderato ardentemente di venire tra voi come pellegrino della carità, per ringraziare la Vergine Maria per la presenza della sua venerata immagine del Santuario del Cobre, dal quale, da quattro secoli, accompagna il cammino della Chiesa in questa Nazione ed infonde coraggio a tutti i cubani, affinché, dalla mano di Cristo, scoprano il vero senso delle ansie e dei desideri che annidano nel cuore umano, e abbiano la forza necessaria per costruire una società solidale, nella quale nessuno si senta escluso. «Cristo, che è risorto dai morti, brilla in questo mondo, e lo fa nel modo più chiaro proprio là dove secondo il giudizio umano tutto sembra cupo e privo di speranza. Egli ha vinto la morte – Egli vive – e la fede in Lui penetra come una piccola luce tutto ciò che è buio e minaccioso» (Veglia di preghiera coi giovani, Fiera di Friburgo di Brisgovia, 24 settembre 2011).

Ringrazio il Signor Presidente e le altre Autorità del Paese per l'interesse e la generosa collaborazione prestata per il positivo svolgimento di questo Viaggio. La mia viva gratitudine va anche ai Membri della Conferenza dei Vescovi Cattolici di Cuba che non hanno lesinato sforzi e sacrifici per questo stesso fine, come pure a quanti hanno offerto il loro contribuito, in vario modo, in particolare con la preghiera.

Porto nell’intimo del mio cuore tutti e ciascuno dei cubani, che mi hanno circondato con la loro preghiera e il loro affetto, offrendomi una cordiale ospitalità e facendomi partecipe delle loro più profonde e giuste aspirazioni.

Sono venuto qui come testimone di Gesù Cristo, nella ferma convinzione che, dove Egli arriva, lo scoraggiamento lascia il posto alla speranza, la bontà allontana le incertezze, ed una forza vigorosa apre l’orizzonte a inusitate e benefiche prospettive. Nel suo Nome, e come Successore dell'Apostolo Pietro, ho voluto ricordare il suo Messaggio di salvezza perché rafforzi l'entusiasmo e la sollecitudine dei Vescovi cubani, come pure dei loro sacerdoti, dei religiosi e di coloro che si preparano con impegno al ministero sacerdotale e alla vita consacrata. Che serva anche come nuovo impulso a quanti cooperano, con costanza ed abnegazione, nell’opera di evangelizzazione, specialmente ai fedeli laici, affinché, intensificando la loro dedizione a Dio negli ambienti di vita e nel lavoro, non si stanchino di offrire con responsabilità il loro apporto al bene e al progresso integrale della patria.

Il cammino che Cristo propone all'umanità, e ad ogni persona e popolo in particolare, non la coarta in nulla, anzi è il fattore primo e principale per il suo autentico sviluppo. La luce del Signore, che ha brillato con fulgore in questi giorni, non si spenga in chi l'ha accolta ed aiuti tutti a rafforzare la concordia e a far fruttificare il meglio dell'anima cubana, i suoi valori più nobili, sui quali è possibile fondare un società di ampi orizzonti, rinnovata e riconciliata. Che nessuno si senta impedito a prendere parte a questo appassionante compito, per limitazione delle proprie libertà fondamentali, né si senta esonerato da esso, per negligenza o carenza di mezzi materiali. Situazione che risulta aggravata quando misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese pesano negativamente sulla popolazione.

Concludo qui il mio pellegrinaggio, ma continuerò a pregare ardentemente affinché continuiate il vostro cammino e Cuba sia la casa di tutti e per tutti i cubani, dove convivano la giustizia e la libertà, in un clima di serena fraternità. Il rispetto e la cura della libertà che palpita nel cuore di ogni uomo è imprescindibile per rispondere in modo adeguato alle esigenze fondamentali della sua dignità, e costruire così una società nella quale ciascuno si senta protagonista indispensabile del futuro della propria vita, della propria famiglia e della propria patria.

L'ora presente reclama in modo urgente che, nella convivenza umana, nazionale ed internazionale, si eliminino posizioni inamovibili ed i punti di vista unilaterali che tendono a rendere più ardua l'intesa ed inefficace lo sforzo di collaborazione. Le eventuali discrepanze devono essere risolte ricercando, senza stancarsi, ciò che unisce tutti, con un dialogo paziente e sincero e una volontà sincera di ascolto che accolga obiettivi portatori di nuove speranze.

Cuba, ravviva in te la fede dei tuoi padri! Prendi da questa fede la forza per edificare un avvenire migliore, abbi fiducia nelle promesse del Signore, apri il tuo cuore al suo Vangelo per rinnovare in modo autentico la vita personale e sociale.

Mentre vi rivolgo il mio commosso addio, chiedo a Nostra Signora della Carità del Cobre che protegga col suo manto tutti i cubani, li sostenga in mezzo alle prove e ottenga dall'Onnipotente la grazia che maggiormente desiderano. Hasta siempre, Cuba, terra impreziosita dalla presenza materna di Maria. Che Dio benedica il tuo futuro. Molte grazie.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


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PAPA: LASCIA L'AVANA TRA DUE ALI DI FOLLA

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

Benedetto XVI ha lasciato la nunziatura apostolica dell'Avana alla volta dell'aeroporto, percorrendo in Papamobile tra due ali di folla i 18 chilometri che separano questi luoghi".
Altre decine di migliaia di persone che si sommano agli oltre 500 mila fedeli che, secondo quanto riferito da padre Lombardi, hanno partecipato alle liturgie di questi giorni.

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PAPA: EMBARGO PESA NEGATIVAMENTE SU POPOLAZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

"Misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese pesano negativamente sulla popolazione".
Lo ha detto il Papa, nel discorso di addio pronunciato all'aeroporto dell'Avana, rinnovando cosi' al termine del suo viaggio la condanna vaticana dell'embargo Usa a Cuba. Parole, pero', che fanno seguito all'auspicio dell'avvento di una reale democrazia, nella quale, ha scandito, "nessuno si senta impedito a prendere parte a questo appassionante compito, per limitazione delle proprie liberta' fondamentali, ne' si senta esonerato da esso, per negligenza o carenza di mezzi materiali".

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PAPA: NESSUNO A CUBA ABBIA PAURA DEL VANGELO

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

Non si deve avere paura del Vangelo e della verita' sull'uomo che esso annuncia. Benedetto XVI ha voluto tranquillizzare i cubani che non credono: "il cammino che Cristo propone all'umanita', e ad ogni persona e popolo in particolare - ha detto nel discorso di congedo all'aeroporto - non
la coarta in nulla, anzi e' il fattore primo e principale per il suo autentico sviluppo".
"La luce del Signore, che ha brillato con fulgore in questi giorni, non si spenga - ha poi auspicato il Papa - in chi l'ha accolta ed aiuti tutti a rafforzare la concordia e a far fruttificare il meglio dell'anima cubana, i suoi valori piu' nobili, sui quali e' possibile fondare un societa' di ampi orizzonti, rinnovata e riconciliata".

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PAPA: PADRE LOMBARDI, A CUBA LASCIA GRANDE SPERANZA

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar. -

"Incoraggiare la Chiesa, darle nuova vitalita' e darle speranza in modo tale che possa dare il suo contributo". E' questo l'obiettivo che Benedetto XVI si era prefisso con sua visita a Cuba, ha spiegato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi al termine del viaggio.
"Naturalmente - ha detto il religioso ai microfoni della Radio Vaticana - ci sono state anche le richieste fatte dal Santo Padre alle autorita' cubane di spazi nuovi, piu' ampi, per la liberta' religiosa, intesa come la testimonianza piena della vita della Chiesa, anche operativamente, nel campo educativo, nel campo caritativo, che permettano di dare tutto il contributo che si puo' dare per il bene comune del popolo intero".
Ma soprattutto, ha aggiunto Lombardi, "il viaggio significa questo: venire di persona in un luogo e incontrare le persone. Quindi il popolo ti vede come una persona concreta, vede anche il tuo volto, i tuoi atteggiamenti e ti puo' anche amare e sentire piu' presente".
E, ha osservato Lombardi rispondendo ancora una volta alle critiche per gli incontri con Fidel Castro e con suo fratello il nuovo capo dell'oligarchia cubana, "pure i leader, qualunque sia la loro posizione, vedono persone, una persona in particolare, il Papa, con cui si puo' parlare, che ha un atteggiamento di attenzione profonda per le esigenze di un popolo che queste autorita' devono servire e con cui c’e' un elemento comune che e': come bisogna esercitare la responsabilita' per il bene comune del popolo?".

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Benedetto XVI, superato il test del viaggio sfuma l'ipotesi delle dimissioni

ANDREA TORNIELLI

Sono anziano, ma posso ancora fare il mio dovere…». Nel faccia a faccia con Fidel, in presenza delle telecamere, Benedetto XVI ha sussurrato una frase destinata a mettere a tacere le voci che ormai da mesi si rincorrono sulle sue possibili dimissioni al compimento degli 85 anni – scadenza ormai imminente – o al termine dell’Anno della Fede nel 2013. Intende invece andare avanti, nonostante l’avanzare dell’età.
Della possibilità della rinuncia, prevista dal codice canonico, aveva parlato lo stesso Pontefice due anni fa nel libro-intervista «Luce del mondo»: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi».
Parole con le quali Ratzinger volle far sapere di ritenere opportuna la rinuncia in determinati casi.
Lo scorso settembre ha però cominciato a circolare con insistenza, fuori e dentro il Vaticano, una voce relativa a possibili dimissioni programmate, non legate a malattie invalidanti. Nelle ultime settimane l’ipotesi è stata rilanciata dal direttore del Foglio, Giuliano Ferrara. «Un Papa che si dimette – aveva scritto Ferrara – perché ritiene spiritualmente un dovere assecondare un rinnovamento e rilancio che non cancelli il suo stesso magistero, ma anzi lo rilanci, ha indirettamente la possibilità di influenzare con maggiore tempra e fondamento la successione».
Insomma, le dimissioni come espressione del protagonismo papale, come risposta forte per rilanciare un pontificato oggi giudicato «debole» e troppo «penitenziale» anche da alcuni suoi autorevoli estimatori.
È vero che Benedetto XVI ha detto di considerare la possibilità delle dimissioni. Ipotizzare però che rinunci per rilanciare il suo stesso magistero e magari influenzare la successione, rappresenta una prospettiva lontanissima sia dalla sensibilità di Ratzinger sia dalla tradizione della Chiesa.
Il Papa che alla vigilia degli 85 anni ha avuto la forza di trascorrere una settimana tra Messico e Cuba può ancora «fare il suo dovere». E sono in molti a ritenere che proprio nella debolezza e nel richiamo all’umiltà, il papato «penitenziale» di Benedetto XVI manifesti la sua forza profetica nel tempo presente.

© Copyright La Stampa, 29 marzo 2012


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Papa/ Hasta siempre Cuba: Garantire libertà, basta embargo Usa

Dopo Fidel il commiato da Raul. Arrivo a Roma oggi alle 10.15

L'Avana, 29 mar. (TMNews)

"Hasta siempre, Cuba, terra impreziosita dalla presenza materna di Maria. Che Dio benedica il tuo futuro".
Il Papa ha lasciato Cuba sotto la pioggia, ieri pomeriggio (notte in Italia), con questo saluto e un doppio messaggio al Governo di Raul Castro (non limitare le "libertà fondamentali") e agli Stati Uniti (l'embargo pesa "negativamente sulla popolazione").
"La luce del Signore, che ha brillato con fulgore in questi giorni, non si spenga in chi l'ha accolta ed aiuti tutti a rafforzare la concordia e a far fruttificare il meglio dell'anima cubana, i suoi valori più nobili, sui quali è possibile fondare un società di ampi orizzonti, rinnovata e riconciliata", ha detto ieri il Papa alle 16.30 (23.30 in Italia) nella cerimonia di congedo all'aeroporto José Martì dell'Avana.
Un evento che, per la pioggia iniziata a cadere sull'Havana, si è svolto in una saletta dell'aerodromo anziché all'aperto come previsto. "Che nessuno si senta impedito a prendere parte a questo appassionante compito, per limitazione delle proprie libertà fondamentali, né si senta esonerato da esso, per negligenza o carenza di mezzi materiali. Situazione che - ha detto il Papa citando per la prima volta l'embargo Usa nel suo viaggio cubano - risulta aggravata quando misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese pesano negativamente sulla popolazione".
Ancora: "L'ora presente reclama in modo urgente che, nella convivenza umana, nazionale ed internazionale, si eliminino posizioni inamovibili ed i punti di vista unilaterali che tendono a rendere più ardua l'intesa ed inefficace lo sforzo di collaborazione. Le eventuali discrepanze devono essere risolte ricercando, senza stancarsi, ciò che unisce tutti, con un dialogo paziente e sincero e una volontà sincera di ascolto che accolga obiettivi portatori di nuove speranze". Il Papa si è poi rivolto direttamente a "Cuba": "Ravviva in te la fede dei tuoi padri! Prendi da questa fede la forza per edificare un avvenire migliore, abbi fiducia nelle promesse del Signore, apri il tuo cuore al suo Vangelo per rinnovare in modo autentico la vita personale e sociale". Raul Castro ha ribadito nel suo discorso "l'affetto e il rispetto" con cui Cuba ha accolto il Papa ed ha sottolineato che la visita ha permesso a Benedetto XVI di apprezzare meglio la giustezza delle idee castriste sulla dignità umana che non si basa solo sui beni materiali ma anche sui principi della giustizia e della verità L'aereo del Papa, partito attorno alle 17.30 dall'Avana (mezzanotte e mezza a Roma), dovrebbe atterrare all'aeroporto di Ciampino alle 10.15.
Giunto lunedì nell'isola caraibica dopo tre giorni in Messico, il Papa ha celebrato messa a Santiago e nella Plaza de la Revolucion dell'Avana, ha incontrato Raul e, ieri, Fidel Castro, ha fatto un pellegrinaggio alla Virgen de la Caridad a El Cobre, patrona dell'isola e simbolo della "primavera" cattolica nell'isola.
Un "pellegrinaggio", ma anche un viaggio dalla valenza fortemente politica, che, in continuità con la storica visita compiuta a Cuba da Giovanni Paolo II nel 1998, ha voluto dare una mano ad una Chiesa cattolica che, sotto la guida del cardinale Jaime Ortega, e in assenza di una reale opposizione politica, si è ricavata negli ultimi anni un crescente ruolo da protagonista nella vita pubblica cubana.
Il Papa non ha incontrato nessun dissidente politico, suscitando un certo malumore tra gli oppositori al Governo castrista nonostante il portavoce vaticano Federico Lombardi abbia sottolineato che Benedetto XVI ha tenuto conto delle loro aspirazioni nei suoi discorsi. La visita papale, e la presenza dei giornalisti internazionali sull'isola, ha rappresentato per la dissidenza un'occasione di denuncia della mancanza di libertà a Cuba.
Blogger note Yoani Sanchez e Gina Montaner, attivisti dei diritti dell'uomo come Oswaldo Paya, la Comision Cubana de Derechos Humanos y Reconciliacion Nacional (Ccdhrn) presieduta da Elizardo Sanchez Santa Cruz, o ancora le "Damas de blanco" che sfilano ogni domenica fuori dalla chiesa di Santa Rita all'Avana, hanno denunciato, su Twitter e a voce, controlli e detenzioni poco verificabili prima e durante la visita (oltre a paventare una recrudescenza nei prossimi giorni).
Accanto a queste presenze più vocali e note, la dissidenza cubana ha però anche un altro volto, meno evidente. E' quello di quelle persone che, accanto a molti cittadini orgogliosi della rivoluzione, patiscono una povertà crescente e l'attribuiscono non solo all'embargo Usa e alla crisi economica internazionale, ma al sistema politico cubano.
Persone incontrate per strada, nei bar, sui taxi, che preferiscono non rilasciare dichiarazioni. Cristiani e non, che hanno però visto nel Papa un'autorità che ha parlato a nome loro.

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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012)

TELEGRAMMI A CAPI DI STATO

A SUA ECCELLENZA
ON. GIORGIO NAPOLITANO
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
PALAZZO DEL QUIRINALE
00187 ROMA

AL RIENTRO DAL VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E CUBA, DOVE HO POTUTO INCONTRARE NUMEROSI FEDELI E RAPPRESENTANTI DI QUELLE CARE POPOLAZIONI AMMIRANDONE LA FEDE E IL DESIDERIO DI CRESCITA SPIRITUALE E SOCIALE, ESPRIMO A LEI, SIGNOR PRESIDENTE, IL MIO CORDIALE SALUTO ED ASSICURO UNA SPECIALE PREGHIERA PER IL BENE, LA SERENITÀ E LA PROSPERITÀ DELL’INTERA DILETTA NAZIONE ITALIANA, ALLA QUALE INVIO LA MIA AFFETTUOSA BENEDIZIONE

BENEDICTUS PP. XVI

Bollettino Ufficiale Santa Sede

Messaggio del Presidente Napolitano a Sua Santità Benedetto XVI al rientro dal viaggio apostolico in Messico e a Cuba

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato a Sua Santità Benedetto XVI il seguente messaggio:

"Santità,
a nome mio personale e del popolo italiano tutto desidero porgerle il più cordiale bentornato al rientro dal suo viaggio apostolico in Messico e a Cuba.
Il suo alto messaggio pastorale è destinato ad avere una lunga eco nelle popolazioni che l'hanno accolta con straordinario affetto, e così il suo fraterno incoraggiamento a progredire lungo la via della democrazia e in vista di un vero progresso ispirato ai valori della persona umana.
Con profonda considerazione le rivolgo il mio affettuoso pensiero".

Roma, 29 marzo 2012

Sito Ufficiale Quirinale


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PAPA: RINGRAZIA CARDINALE O'MALLEY PER NUOVO SEMINARIO

Salvatore Izzo

(AGI) - L'Avana, 28 mar.

Benedetto XVI ha ringraziato il cardinale Sean O'Malley, arcivescovo di Boston, presente oggi alla messa dell'Avana, per aver finanziato la costruzione del nuovo seminario intitolato ai Santi Carlo e Ambrogio, che sorge a 15 km dalla capitale.
Una generosita' che acquista particolare significato se si considera che O'Malley per non sottrarre fondi alle attivita' di evangelizzazione e promozione umana ha voluto indennizzare le vittime dei preti pedofili (protetti dal predecessore Bernard Law) ha venduto la residenza arcivescovile ritirandosi a vivere nel seminario locale.
Campione della lotta alla pedofilia, il frate cappuccino O'Malley, e' uno dei porporati piu' vicini al Pontefice che nei mesi scorsi ha voluto affidargli la visita apostolica in Irlanda.

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BENEDETTO XVI VIAGGIO IN CENTRO AMERICA

“Cuba deve cambiare”
Il Papa incontra Castro


Prima della partenza per Roma c’è stato il faccia a faccia con il Comandante

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO ALL’AVANA

Ora che non ho più responsabiltà di governo, passo il tempo a leggere e riflettere. Lei come fa a svolgere ancora il suo servizio?», chiede a bruciapelo il Comandante al quasi coetaneo Joseph Ratzingerchenonesita:«Sonoanziano ma riesco ancora a svolgere il mio dovere». Una frase secca che azzera mesi di voci di dimissioni.
Alla fine c’è stato il «faccia a faccia» più atteso e controverso, quello tra Benedetto XVI e Fidel Castro (giubbotto scuro, collo coperto, sorretto da moglie e figli). Ma non fornirà materiale per la propaganda castrista né indebolirà la battaglia dei dissidenti, come temuto dal Financial Times.
Prima di ripartire per Roma, Joseph Ratzinger ha ricevuto Fidel Castro alla nunziatura apostolica dell’Avana come gesto di umiltà e dialogo, nell’interesse della Chiesa cubana perseguitata da mezzo secolo.
Un segno di rispetto per i fedeli oppressi, non di omaggio a un despota al tramonto.
Il rivoluzionario ateo giunto al termine della sua vita è apparso interessato a questioni religiose e ha «interrogato» il successore di Pietro. Ha seguito in tv la visita e ha notato variazioni nella liturgia rispetto a quando era giovane.
Il Papa gli spiega come è cambiata la messa. Poi Fidel si rallegra per la beatificazione di Wojtyla e di MadreTeresa, «benefattrice di Cuba per la quale provo ammirazione».
Chiede al Pontefice libri sulla fede e ne riceve tre medaglie commemorative del pontificato e la promessa di futuri consigli di lettura. Quindi si informa sul «mestiere» di Pontefice e sulle finalità dei viaggi papali. A quel punto la conversazione si indirizza verso problemi generali: crisi, ruolo della scienza, ambiente.
La stretta di mano tra Benedetto XVI e il «líder máximo» ha segnato il vertice emotivo e simbolico della missione papale in America Latina.
Un momento privatissimo, fuori dal protocollo ufficiale.
Vis-à-vis il Papa teologo e il padre della rivoluzione cubana, gravemente malato. Il vicario di Cristo e l’ex studente del collegio dei Gesuiti che per mezzo secolo ha cancellato il Natale e bandito Dio da una terra d’antica radice cristiana.
Uno scambio di battute durato mezz’ora tra due universi opposti: il lupo e agnello, il persecutore dei cattolici e la loro guida. Fino all’ultimo istante l’incontro è stato in forse e martedì era slittato per non offuscare il colloquio tra il Papa e l’attuale presidente Raul Castro. Il più carismatico fratello maggiore da anni non si mostra più in pubblico se non in rare fotografie o inquadrature televisive. E’ il pastore d’anime, non il capo di Stato (come l’ha definito ieri l’altro dittatore Chavez) che ha incontrato Fidel.
Poco prima, celebrando la messa in piazza della rivoluzione (con Raul Castro in prima fila e 300 mila persone sotto la gigantografia di Che Guevara e la scritta «Hasta la victoria siempre!») il Papa aveva scandito: «Non c’è libertà se non si rispettano verità e dignità dell’uomo. Cuba e il mondo hanno bisogno di cambiamenti». Nessuna debolezza verso il regime, ribadiscono nel seguito papale. Il saluto al «líder máximo» non è la benedizione di un dittatore in fin di vita, ma un segno nell’interesse di una comunità di fedeli assetata di libertà.
Anche ieri, retate di oppositori, Oswaldo Paya e altri dissidenti bloccati in casa dalla polizia. «Hasta siempre, Cuba, Dio benedica il tuo futuro», si congeda dall’Avana Benedetto XVI. Come già Wojtyla, condanna l’embargo Usa, ma non fa sconti al governo cubano sui diritti civili. «La situazione risulta aggravata da misure economiche restrittive che pesano negativamente sulla popolazione», riconosce, sottolineando l’urgenza di eliminare, da entrambe le parti, le «posizioni inamovibili e i punti di vista unilaterali».
Piazza della Rivoluzione, scenario tradizionale delle lugubri adunate armate castriste, sembrava una kermessecattolica,unaGmgcaraibicascandita da canti religiosi e ragazzi delle parrocchie con le chitarre in braccio invece dei fucili. «Solo Cristo può disperdere la tenebra dell’errore. Siate testimoni della carità che risponde al male con il bene», raccomanda. I credenti si sonomessiinmarciaalletredinottedalle campagne attorno alla capitale e hanno pregato in processione. Sono i veri fedeli cubani, non quelli portati in autobus dal regime in cambio di due giorni di ferie dal lavoro. E’ per loro che il Pontefice ha citato il modello biblico dei «tre giovani che, perseguitati dal sovrano babilonese, preferiscono affrontare la morte bruciati dal fuoco piuttosto che tradire coscienza e fede». Poi un monito per la dittatura: «Dio non abbandona mai i suoi figli alla morte e al nulla». I cattolici «non si lavano le mani come Pilato e non lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi». Il grido di libertà del Papa squarcia la coltre. «La dignità inviolabile dell’essere umano prevalga su ciò che ci opprime».

© Copyright La Stampa, 29 marzo 2012


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