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    00 03/04/2011 08:55
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    Ecco come vive il Papa

    History Channel ha trasmesso un documentario negli Usa che mostra la quotidianità di Benedetto XVI

    Francesco Tortora

    MILANO – Un viaggio nelle stanze private del Papa con History Channel. S'intitola «Secret Access: The Vatican» ed è un documentario trasmesso dall'emittente satellitare lo scorso 30 marzo negli Usa che racconta la vita quotidiana di Papa Benedetto XVI. Per la prima volta le telecamere di una troupe cinematografica sono entrate nelle stanze private di Sua Santità e hanno rivelato al pubblico i passatempi preferiti del Santo Padre.

    RELAX E PIANOFORTE - Il documentario inizia con il Papa che celebra la Santa Messa nella sua cappella privata alle 7 del mattino. Le telecamere seguono poi Sua Santità anche durante un viaggio su un aereo Alitalia al di là dei confini nazionali. Mentre scorrono le immagini, scopriamo che Benedetto XVI ama suonare il piano (adora Schubert, ma si rammarica di avere troppo poco tempo libero per esercitarsi), guarda il telegiornale da una tv a schermo piatto (che appare un po’ in contrasto con lo stile austero e antico delle stanze vaticane) e a tavola non beve vino, ma preferisce un bicchiere d’aranciata. Due segretari personali non lo abbandonano mai e uno di questi, Georg Ganswein, connazionale di Ratzinger, gli sta sempre vicino ed è soprannominato «il formidabile Georg». Le telecamere si inoltrano anche nelle stanze più remote del Vaticano: si vedono gli archivi segreti dove sono custoditi importantissimi documenti tra cui le lettere dai tanti predecessori di Benedetto XVI e alcune note di grandi personaggi del passato come Michelangelo.

    LETTERE - Il documentario intende raccontare anche l'antica corrispondenza diplomatica tra Gli Stati Uniti e il Vaticano. Ai telespettatori sono mostrate, tra l'altro, le lettere tra Pio VII, Abraham Lincoln e Jefferson Davis (l'unico Presidente degli Stati Confederati d'America) durante la Guerra di Secessione Americana. Il filmato presenta in dettaglio le dieci stanze che compongono l'appartamento privato del Papa. Inoltre le telecamere si spingono fino a dentro le catacombe sotterranee più antiche della storia, dove sarebbe presente anche la tomba di San Pietro. Il Cardinale John Patrick Foley, che spesso cena con Benedetto XVI, spiega nel documentario: «Stare con il Papa è davvero rilassante. Naturalmente quando ceni assieme a lui, indossi la tonaca e di solito, appena arrivi al cospetto di Sua Santità, baci il suo anello. Poi egli invita tutti a fare una pausa e a pregare. Più tardi ci sediamo e mangiamo. Di solito la cena è frugale, ma è sempre buona».

    Corriere online


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    00 03/04/2011 19:58
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    PAPA: SARA' BEATO PADRE VISMARA, MISSIONARIO IN MYANMAR

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 apr.

    Benedetto XVI ha approvato oggi un miracolo attribuito all'intercessione di padre Clemente Vismara del Pontificio Istituto Missioni Estere morto a Mong Ping in Myanmar nel 1988 all'eta' di 91 anni.
    Era nato, infatti, ad Agrate Brianza il 6 settembre 1897. Il missionario sara' dunque proclamato beato nei prossimi mesi. Con lui saliranno all'onore degli altari, in quanto il Papa ha approvato i relativi miracoli, anche il prete milanese don Serafino Morazzone, sacerdote diocesano vissuto a cavallo tra il '700 e l'800, suor Elena Aiello, Fondatrice della Congregazione delle Suore Minime della Passione, nata a Montalto Uffugonel nel 1895 e morta a Roma nel 1961, suor Enrica Alfieri, al secolo Maria Angela, della Congregazione delle Suore della Carita', nata a Borgovercelli nel 1891 e morta a Milano nel 1951. Un miracolo, infine, e' stato approvato dal Pontefice anche per la religiosa spagnola suor Maria Caterina Irigoyen Echegaray, in religione Maria dello Sposalizio, della Congregazione delle Serve di Maria Ministre degli Infermi, nata a Pamplona nel 1848 e morta a Madrid nel 1918.
    Invocato come "il santo dei bambini", nel paese asiatico dove ha svolto la missione, padre Clemente Vismara e' stato proclamato dai vescovi "il Patriarca della Birmania", dove ha vissuto 65 anni fondando quattro distretti missionari nella diocesi di Kengtung, estesa un terzo dell'Italia e situata ai confini con la Cina e la Thailandia, fra popoli tribali, guerriglie e dittature, bande di trafficanti di droga, miserie e pestilenze, fame e lebbra. Suor Battistina Sironi, delle suore di Maria Bambina, che l'ha accompagnato per 32 anni, ha testimoniato che padre Clemente era sempre allegro, e che cantava quando aveva davanti a se' problemi veramente grandi; allora la suora sapeva che i pericoli erano gravi e bisognava portare in chiesa bambini e bambine per pregare. Padre Piero Gheddo, storico e postulatore del Pime, ha raccontato al sito Zenit.org che padre Vismara era "lieto nel Signore", era "sempre sorridente" e che in una occasione, in una lettera inviata al Superiore Generale il 21 novembre 1955, scrisse: "Stia bene, sia buono e non faccia mai la faccia scura, perche' la vita e' la fiaba piu' bella, anche se si e' vecchi come lei". In un'altra lettera, del 7 gennaio 1975, disse invece: "Se non stiamo allegri noi in questo mondo, chi mai puo' stare allegro?". Padre Gheddo afferma che Padre Vismara ha "vissuto la vita ordinaria del missionario in modo straordinario, con un senso poetico e avventuroso dell'esistenza che sapeva trasmettere nei suoi scritti". Dalle 2300 lettere finora raccolte e dalle centinaia di articoli pubblicati in varie lingue dal Venerabile, emerge un grande amore per i piu' piccoli e poveri e un entusiasmo contagioso per la missione di far conoscere Cristo. "Viveva con gioia e comunicava la sua esperienza - ha sottolineato padre Gheddo - suscitando con i suoi scritti numerose vocazioni missionarie". Per Padre Gheddo il riconoscimento delle virtu' eroiche di padre Clemente "e' provvidenziale" soprattutto "per la giovane Chiesa di Birmania (Myanmar), i cui vescovi, quando nel 1977 ha compiuto gli 80 anni, l'hanno proclamato 'Patriarca della Birmania' e oggi ne diffondono la devozione".
    "Il riconoscimento della sua testimonianza cristiana e' importante anche per il Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), perche' - ha spiegato padre Gheddo - egli rappresenta il tipo classico del missionario nella nostra tradizione di 158 anni: un uomo che ha orientato tutta la sua vita all'annunzio di Cristo ai non cristiani, con grande fiducia nella Provvidenza e attenzione ai piu' piccoli e poveri del popolo fra il quale e' stato mandato". In Birmania, a venti anni dalla sua morte e a dodici dall'inizio della sua causa di beatificazione, la popolarita' di padre Clemente Vismara e' ancora molto diffusa, soprattutto nella sua diocesi di Kengtung, dov'e' vissuto 65 anni. Il vescovo (oggi emerito) di Kengtung, mons. Abramo Than, suo grande ammiratore, ha promosso la sua devozione diffondendo migliaia di immaginette di padre Clemente e chiedendo di invocare la sua intercessione per la guarigione di molti ammalati. Ha raccontato padre Gheddo che anche in Italia "sono centinaia le lettere ricevute da devoti che pregano padre Clemente, molte anche le segnalazioni di grazie ricevute". Il processo diocesano per la beatificazione di padre Clemente Vismara e' stato iniziato il 18 ottobre 1996 ad Agrate, dal card. Carlo Maria Martini e si e' chiuso il 17 ottobre 1998, dopo le deposizioni di 130 testimoni in Birmania, Italia, Thailandia e Brasile.

    © Copyright (AGI)

    PAPA: BEATI 23 UCCISI IN SPAGNA E 1 GHIGLIOTTINATO DA GIACOBINI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 apr.

    Benedetto XVI ha firmato i decreti che riconoscono il martirio del servo di Dio padre Pietro-Adriano Toulorge, sacerdote francese dei Canonici Regolari Premonstratens ucciso "in odio alla fede" a Coutances il 13 ottobre 1793, cioe' durante la Rivoluzione Francese, e quello di padre Francesco Stefano Lacal e 21 confratelli della Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Vergine Immacolata, subito invece durante l'analoga persecuzione antireligiosa che caratterizzo' la Guerra Civile Spagnola. Con loro fu ucciso nel 1936 anche un laico, Candido Castan San Jose', del quale pure Papa Ratzinger ha riconosciuto oggi il martirio.

    © Copyright (AGI)

    PAPA: RICONOSCE VIRTU' EROICHE SEMINARISTA 14ENNE DI RATISBONA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 2 apr.

    "Nel pregare era il piu' assiduo, nello studio il piu' diligente e nel giocare il piu' allegro. In 35 anni di seminario e' stato il mio miglior allievo. Ora abbiamo un intercessore in Cielo". Con queste parole il rettore del seminario di Ratisbona descrisse ai suoi funerali, nel 1944, la personalita' di Bernhard Lehner, un ragazzo morto ad appena 14 anni di difterite, del quale Benedetto XVI ha riconosciuto oggi le "virtu' eroiche".
    Figlio di un falegname, Bernhard era entrato a 11 anni nel seminario di Ratisbona grazie a una dispensa. Ammalatosi offri' le sue sofferenze perche' tornasse la pace nel mondo sconvolto dalla seconda guerra mondiale. Era nato a Herrngiersdorf in Germania nel 1930 ed e' morto a Ratisbona il 24 gennaio 1944. Ogni anno nella diocesi tedesca viene ricordato con la "Bernhard Fest" che testimonia il perdurare della fama di santita' di questo ragazzo. Il Papa ha approvato oggi anche le "virtu' eroiche" di mons. Tommaso Kurialacherry, primo vescovo di Changanacherry in India e fondatore delle Suore dell'Adorazione del Ss.mo Sacramento, nato a Champakulam nel 1873 e morto a Roma nel 1925 e di fratel Teofanio Leone Chatillon, al secolo Adolfo, religioso canadese dei Fratelli delle Scuole Cristiane nato a Nicolet nel 1871 e morto a Laval-des-Rapides nell'aprile del 1929.

    © Copyright (AGI)


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    Un libro di Stefano e Roberto Calvigioni

    Sport all'ombra del Cupolone

    Viene presentato lunedì pomeriggio, 4 aprile, presso la Radio vaticana, il volume di Stefano e Roberto Calvigioni Lo sport in Vaticano (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2011, pagine 184, euro 16). Ne pubblichiamo la prefazione scritta dal segretario particolare di Benedetto XVI.

    di Georg Gänswein

    Il libro Lo sport in Vaticano è un'opera straordinaria e, oserei dire, sensazionale, nella sua unicità. Straordinaria perché, se sono ben informato, è la prima volta che un testo letterario viene dedicato espressamente alla realtà dello sport nel più piccolo Stato del mondo. Unica, perché con la combinazione di testi magisteriali, testimonianze personali, immagini e fotografie, riesce a far immergere il lettore in una realtà ampiamente sconosciuta della vita quotidiana del Vaticano.
    Diviso in 10 capitoli, lo scritto riassume, da una parte, una sintesi dell'autorevole voce dei Papi riguardo allo sport e sviluppa, dall'altra, in modo cronologico, il magistero pontificio su questo argomento. Si potrebbe rimanere felicemente sorpresi per quante volte i Romani Pontefici si siano espressi circa lo scopo, la meta, la natura e l'esercizio dello sport. In numerosi messaggi, udienze, discorsi, viene esposta proprio la linea del magistero pontificio relativa a questa materia.
    Fu Papa Leone XIII che inserì lo sport tra i nuovi strumenti di comunicazione di massa e i movimenti cattolici italiani dettero vita, nei primi anni del ventesimo secolo, a una propria organizzazione che ebbe in Papa Pio X un convinto assertore ed uno strenuo sostenitore. Il suo discorso ai giovani italiani l'8 ottobre 1905 lo potremmo quasi considerare una magna charta: «... ammiro e benedico di cuore tutti i vostri giochi e passatempi, la ginnastica, il ciclismo, l'alpinismo, la nautica, il podismo, le passeggiate, i concorsi e le accademie, alle quali vi dedicate; perché gli esercizi materiali del corpo influiscono mirabilmente sugli esercizi dello spirito; perché questi trattenimenti richiedono pur lavoro, vi toglieranno dall'ozio che è padre dei vizi; e perché finalmente le stesse gare amichevoli saranno in voi una immagine dell'emulazione dell'esercizio della virtù».
    Durante il pontificato successivo di Pio XI, il Papa alpinista e scalatore, furono molti gli incontri del Pontefice con il mondo dello sport. Analogamente si può dire di Papa Pacelli che durante un incontro con gli sportivi romani nel maggio 1945 sottolineava: «Ora qual è, in primo luogo, l'ufficio e lo scopo dello sport, sanamente e cristianamente inteso, se non appunto di coltivare la dignità e l'armonia del corpo umano, di sviluppare la salute, il vigore, l'agilità e la grazia?». Rappresentano un suggestivo ricordo della memoria storica le fotografie di Papa Pio XII con alcuni sportivi, famosi e meno famosi.
    Anche i Papi Giovanni XXIII e Paolo VI hanno rivolto la loro voce al mondo dello sport ed hanno incontrato i protagonisti di questa realtà tante volte in Vaticano.
    Con Papa Giovanni Paolo II comincia una novità assoluta: il Papa è sportivo nel duplice significato di appassionato e di praticante. Numerose fotografie danno testimonianza visibile di questa nuova realtà. Tutti noi ricordiamo Papa Wojtyła come sciatore.
    Il Pontefice ha inoltre incontrato atleti famosi e non famosi, ricchi e poveri, squadre calcistiche, tennisti, nuotatori, ciclisti, organizzazioni e dirigenti sportivi. In uno dei suoi numerosi interventi Papa Wojtyła disse: «La giusta pratica dello sport deve essere accompagnata dalla temperanza e dall'educazione alla rinuncia; con molta frequenza essa richiede altresì un buono spirito di squadra, atteggiamenti di rispetto, apprezzamento delle altrui qualità, onestà nel gioco e umiltà per riconoscere i propri limiti...» (Pentecoste 2004). Ricordiamo ben 120 discorsi e messaggi di questo Papa sullo sport nel corso del suo lungo pontificato.
    Anche l'attuale Papa Benedetto XVI presta molta attenzione ai valori del mondo sportivo. Ricorda che il gioco insegna disciplina e rigore offrendo la possibilità di vincere e di ricevere libertà. Come gioco di squadra poi, porta l'uomo ad una convivenza disciplinata.
    In modo dettagliato e metodologico vengono poi descritti i diversi tipi di sport praticati attualmente nella Città del Vaticano: il tiro a volo, il judo, il gioco del calcio, il gioco del tennis e il ciclismo. Nell'ultima parte troviamo delle significative riflessioni sulle prospettive future della pratica sportiva nella città del Vaticano e, infine, preziose osservazioni sui mass media del Vaticano e lo sport.
    Mentre vogliamo sottolineare che il libro merita un'attenta ed appassionata lettura, agli autori va riconosciuto il vanto di essersi occupati per primo di un lato del Vaticano finora quasi sconosciuto. Per tal motivo essi meritano una significativa lode, sincero rispetto e riconoscimento per aver dedicato parte del proprio tempo a questa materia interessante ed importante per la vita quotidiana nella Città del Vaticano.

    (©L'Osservatore Romano 3 aprile 2011)


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    PAPA: LA FEDE E' FORZA PER VINCERE IL MALE E FARE IL BENE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 3 apr.

    Con il dono della fede "riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene".
    Lo ha riaffermato Benedetto XVI nel breve discorso pronunciato prima dell'Angelus, ricordando che "la vita cristiana e' una continua conformazione a Cristo, immagine dell'uomo nuovo, per giungere alla piena comunione con Dio". La candela che riceviamo al Bettesimo, ha spiegato, evoca la luce di Cristo, "che continua a rivelare nella complessa trama della storia quale sia il senso dell'esistenza umana".
    La riflessione proposta dal Pontefice agli oltre 50 mila fedeli presenti in piazza San Pietro e' scaturita dalla liturgia dell'odierna domenica che interrompe per un giorno il cammino penitenziale della Quaresima ed e' denominata, ha ricordato Ratzinger, "in Laetare", cioe' della gioia, perche' "invita a rallegrarci, a gioire".
    Nella messa e' stato ricordato l'episodio evangelico della guarigione del cieco nato, "una persona semplice e sincera, in modo graduale, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesu' come un uomo tra gli altri, poi lo considera un profeta, infine i suoi occhi si aprono e lo proclama Signore".
    "In opposizione alla fede del cieco guarito - avverte pero' Benedetto XVI - vi e' l'indurimento del cuore dei farisei che non vogliono accettare il miracolo, perche' si rifiutano di accogliere Gesu' come il Messia". "La folla, invece, si sofferma a discutere sull'accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri. E noi - chiede Papa Ratzinger - quale atteggiamento assumiamo di fronte a Gesu'?". "Il peccato - ricorda il Papa teologo - aveva ferito l'umanita' destinandola all'oscurita' della morte, ma in Cristo risplende la novita' della vita e la meta alla quale siamo chiamati".
    "In questi giorni che ci preparano alla Pasqua - auspica infine Joseph Ratzinger - ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che a volte rischia di essere soffocata. Alimentiamola con la preghiera e la carita' verso il prossimo".
    Dopo l'Angelus, rivolgendosi nella loro lingua ai pellegrini polacchi, Benedetto XVI ha poi ricordato che la domenica in Laetare "orienta il nostro pensiero verso Cristo, il quale restituisce la vista ad un cieco dalla nascita".
    "Il Figlio di Dio - ha rilevato il Pontefice - offrendo sulla Croce la Sua vita per la nostra salvezza restituisce la vista anche alla nostra anima perche' possiamo scorgere lo splendore della Verita' Divina". "In ogni istante della vita e in ogni luogo - ha concluso - cerchiamo di essere testimoni di Colui che e' luce del mondo e del suo evangelico messaggio".
    Tra i gruppi presenti il Pontefice ha rivolto oggi un cordiale saluto in particolare ai all’Associazione Nazionale Carabinieri.

    © Copyright (AGI)


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    La vita privata di Ratzinger

    di Andrea Cuomo

    Roma

    La vita segreta di Joseph Ratzinger in «prime time». Ha suscitato un certo scalpore il documentario Secret Access: the Vatican, trasmesso mercoledì 30 marzo alle 9 di sera negli Stati Uniti dal canale tematico History Channel. Un programma a suo modo storico: per la prima volta, infatti, a una troupe è stato consentito di riprendere la vita quotidiana che scorre nelle stanze più segrete del Vaticano, con Benedetto XVI ripreso di buon grado nelle incombenze più banali, dalla sveglia al pranzo, dallo studio al riposo.
    Gli spettatori americani hanno così potuto osservare che la giornata del pontefice inizia con una messa privata celebrata alle 7 di mattina e prosegue tra momenti pubblici (come il viaggio su un aereo Alitalia) e brevi parentesi di relax, che Ratzinger trascorre studiando alla sua scrivania, suonando Schubert al pianoforte oppure tenendosi informato con i telegiornali visti attraverso un televisore a schermo piatto (pare che in America qualcuno si sia scandalizzato: forse il capo della cristianità dovrebbe possedere solo un 12 pollici a valvole e in bianco e nero?). Uno dei momenti che più ha incuriosito i telespettatori di History Channel è stato il momento del pranzo, che Ratzinger trascorre in compagnia dei due segretari personali e a volte del cardinale John Patrick Foley, che intervistato dalla troupe di HC così descrive un pasto in casa Ratzinger: «Stare con il Papa è davvero rilassante. Naturalmente quando ceni con lui indossi la tonaca e al cospetto di Sua Santità gli baci l’anello. Poi egli invita a pregare». Dopo, arriva il momento del cibo, «frugale ma sempre buono», secondo Foley. Le telecamere di History Channel indugiano sui calici con lo stemma vaticano, che però, almento nel caso di Ratzinger, non si riempirebbero di vino pregiato, ma di più prosaica aranciata, della quale il pontefice è ghiotto.
    Ma non è solo Benedetto XVI il protagonista del film. La troupe statunitense ha visitato altri luoghi solitamente inaccessibili del Vaticano, come l’Archivio segreto: qui gli inviati di History Channel hanno indugiato lettere storiche che documentano la non sempre semplice vicenda diplomatica tra Usa e Vaticano. Altra tappa obbligata per i cameramen quella nelle antichissime fondamenta della basilica di San Pietro, poggianti sulla necropoli romana che secondo la leggenda custodisce le spoglie del santo.
    A questo punto non resta che sperare che il documentario presto sbarchi anche sugli schermi italiani. Chi non avesse la pazienza di attendere, può accontentarsi degli spezzoni visibili su youtube, compreso un «lancio» un po’ troppo in stile Codice Da Vinci.

    © Copyright Il Giornale, 4 aprile 2011


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    PAPA: RETTORE SAPIENZA, PUO' VENIRE QUANDO VUOLE, LO ASPETTIAMO

    FRATI CRITICA PRECEDENTE RETTORE E I 70 PROF ANTI-RATZINGER

    (ANSA) - ROMA, 5 APR

    Benedetto XVI puo' venire ''quando vuole alla Sapienza, a celebrare messa nella cappella universitaria e a incontrare la comunita' universitaria''.
    ''Non interessa che venga alla inaugurazione dell'anno accademico, anzi invitarlo per quella occasione fu un errore grave del mio predecessore'' .
    Lo ha detto il rettore della Sapienza Luigi Frati, intervenuto alla giornata di studio ''Giovani e forti...?'', presso la sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, promossa dalla Associazione Papaboys per i 150 anni dell'unita'.
    Il rettore ha criticato i professori che nel 2008 firmarono un appello contro la visita di papa Ratzinger alla Sapienza: ''70 cretini - ha detto Frati - che si sono riferiti al discorso di Ratisbona senza averlo letto, un ricercatore non parla mai di quello che non ha visto in prima persona. Puoi dire che non lo vogliamo perche' non lo vogliamo - ha proseguito - ma non puoi appellarti al discorso di Ratisbona''.
    Secondo Frati lo studioso ebreo Giorgio Israel ''ha dimostrato l'errore scientifico e metodologico fatto da queste persone''. Frati ha criticato anche il suo predecessore, ''il rettore precedente - ha detto - che non era dichiaratamente cristiano, penso' nell'ultimo anno del suo 'pontificato rettorale' di farsi omaggiare da un Pontefice''.

    © Copyright (ANSA)



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    PAPA: "LA STORIA DI UN'ANIMA E' UNA MERAVIGLIOSA STORIA D'AMORE"

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 6 apr.

    "La Storia di un'anima è una meravigliosa storia d'amore, raccontata con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne affascinato".
    Lo afferma Benedetto XVI che all'Udienza generale di oggi ha citato il diario spirituale di Santa Teresa di Lisieux, alla cui straordinaria figura ha dedicato la catechesi proposta ai 20 mila fedeli presenti in piazza San Pietro ricordando che Giovanni Paolo II, nel 1997, ha voluto darle il titolo di Dottore della Chiesa, in aggiunta a quello di Patrona delle Missioni, gia' attribuitole da Pio XI nel 1939. "Il mio amato predecessore - sottolinea in proposito Joseph Ratzinger - la defini' 'esperta della scientia amoris'. Questa scienza, che vede risplendere nell'amore tutta la verita' della fede, Teresa la esprime principalmente nel racconto della sua vita, pubblicato un anno dopo la sua morte sotto il titolo di Storia di un'anima". Di qui l'invito rivolto ai fedeli dal Papa teologo "a riscoprire questo piccolo-grande tesoro, questo luminoso commento del Vangelo pienamente vissuto". "La 'piccola Teresa' non ha mai smesso di aiutare le anime piu' semplici, i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pregano, ma ha anche illuminato tutta la Chiesa con la sua profonda dottrina spirituale". Gia' il nome che si era scelto come religiosa, "suor Teresa di Gesu' Bambino e del Volto Santo", secondo Benedetto XVI, esprime il programma di tutta la sua vita, nella comunione ai misteri centrali dell'incarnazione e della redenzione".
    Per Teresa "essere religiosa significa essere sposa di Gesu' e madre delle anime". Nel giorno della sua professione religiosa, inoltre, "la Santa scrive una preghiera che indica tutto l'orientamento della sua vita: chiede a Gesu' il dono del suo amore infinito, di essere la piu' piccola, e soprattutto chiede la salvezza di tutti gli uomini".
    Nel 1896, quando la giovane carmelitana ha appena 23 anni, inizia poi la malattia, vissuta come "passione in unione profonda alla Passione di Gesu'". "Si tratta - afferma il Papa - della passione del corpo, con la malattia che la condurra' alla morte attraverso grandi sofferenze, ma soprattutto si tratta della passione dell'anima, con una dolorosissima prova della fede. Con Maria accanto alla Croce di Gesu', Teresa vive allora la fede piu' eroica, come luce nelle tenebre che le invadono l'anima" perche' "ha coscienza di vivere questa grande prova per la salvezza di tutti gli atei del mondo moderno, chiamati da lei 'fratelli'. Vive allora ancora piu' intensamente l'amore fraterno" e "diventa veramente una 'sorella universale'!".
    In questo contesto di sofferenza, "la Santa porta a compimento la sua vocazione di essere l'amore nel cuore della Chiesa". "Fiducia e amore" sono "il punto finale del racconto della sua vita, due parole che come fari hanno illuminato tutto il suo cammino di santita', per poter guidare gli altri sulla stessa sua 'piccola via di fiducia e di amore', dell'infanzia spirituale".
    "Fiducia - spiega il Pontefice - come quella del bambino che si abbandona nelle mani di Dio, inseparabile dall'impegno forte, radicale del vero amore, che e' dono totale di se', per sempre, come dice la Santa contemplando Maria: 'Amare e' dare tutto, e dare se stesso'". "Cosi' - per il Papa - Teresa indica a tutti noi che la vita cristiana consiste nel vivere pienamente la grazia del battesimo nel dono totale di se' all'amore del Padre, per vivere come Cristo, nel fuoco dello Spirito Santo, il Suo stesso amore per tutti gli altri". "Mio Dio, vi amo!" sono le ultime parole di Teresa di Lisieux, prima di morire il 30 settembre 1897. Nel ricordo di Benedetto XVI "sono la chiave di tutta la sua dottrina, della sua interpretazione del Vangelo. L'atto d'amore, espresso nel suo ultimo soffio, era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore".
    "Anche noi con santa Teresa di Gesu' Bambino - suggerisce Ratzinger - dovremmo poter ripetere ogni giorno al Signore che vogliamo vivere di amore a Lui e agli altri, imparare alla scuola dei santi ad amare in modo autentico e totale". "Teresa - scandisce - e' uno dei 'piccoli' del Vangelo che si lasciano condurre da Dio nelle profondita' del suo mistero.
    Una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di Dio, svolgono il ministero di teologi". "Con l'umilta' e la carita', la fede e la speranza - infatti - Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che racchiude il mistero di Cristo.
    E tale lettura della Bibbia, nutrita dalla scienza dell'amore, non si oppone alla scienza accademica. La scienza dei santi, infatti, di cui lei stessa parla nell'ultima pagina della Storia di un'anima, e' la scienza piu' alta". Inseparabile dal Vangelo, conclude il Pontefice, "l'Eucaristia e' per Teresa il sacramento dell'amore divino che si abbassa all'estremo per innalzarci fino a Lui".

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    BENEDETTO XVI: UDIENZA, TERESA DI LISIEUX È UNA “SORELLA UNIVERSALE”

    Il nome da religiosa di Teresa di Lisieux, suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, ha precisato Benedetto XVI durante l’Udienza generale, “esprime il programma di tutta la sua vita, nella comunione ai misteri centrali dell'incarnazione e della redenzione”. Per Teresa “essere religiosa significa essere sposa di Gesù e madre delle anime”.
    Nel giorno della sua professione religiosa, “la Santa scrive una preghiera che indica tutto l'orientamento della sua vita: chiede a Gesù il dono del suo amore infinito, di essere la più piccola, e sopratutto chiede la salvezza di tutti gli uomini”. Nel 1896 inizia la sua passione in unione profonda alla Passione di Gesù: “Si tratta – ha sottolineato il Papa - della passione del corpo, con la malattia che la condurrà alla morte attraverso grandi sofferenze, ma soprattutto si tratta della passione dell'anima, con una dolorosissima prova della fede.
    Con Maria accanto alla Croce di Gesù, Teresa vive allora la fede più eroica, come luce nelle tenebre che le invadono l’anima” perché “ha coscienza di vivere questa grande prova per la salvezza di tutti gli atei del mondo moderno, chiamati da lei ‘fratelli’. Vive allora ancora più intensamente l'amore fraterno” e “diventa veramente una ‘sorella universale’!”. In questo contesto di sofferenza, “la Santa porta a compimento la sua vocazione di essere l’amore nel cuore della Chiesa”.

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    BENEDETTO XVI: UDIENZA, TERESA DI LISIEUX “UNA GUIDA PER TUTTI”

    “Mio Dio, vi amo!” sono le ultime parole di Teresa di Lisieux, prima di morire il 30 settembre 1897.
    Nel ricordo di Benedetto XVI all’Udienza generale, “queste ultime parole della Santa sono la chiave di tutta la sua dottrina, della sua interpretazione del Vangelo. L'atto d'amore, espresso nel suo ultimo soffio, era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore”. “Anche noi con santa Teresa di Gesù Bambino – ha affermato il Papa - dovremmo poter ripetere ogni giorno al Signore che vogliamo vivere di amore a Lui e agli altri, imparare alla scuola dei santi ad amare in modo autentico e totale. Teresa è uno dei ‘piccoli’ del Vangelo che si lasciano condurre da Dio nelle profondità del suo mistero. Una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di Dio, svolgono il ministero di teologi”. “Con l'umiltà e la carità, la fede e la speranza – ha aggiunto -, Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che racchiude il mistero di Cristo. E tale lettura della Bibbia, nutrita dalla scienza dell’amore, non si oppone alla scienza accademica. La scienza dei santi, infatti, di cui lei stessa parla nell'ultima pagina della Storia di un'anima, è la scienza più alta”. Inseparabile dal Vangelo, “l'Eucaristia è per Teresa il sacramento dell'amore divino che si abbassa all'estremo per innalzarci fino a Lui”.

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    BENEDETTO XVI: UDIENZA, TERESA DI LISIEUX E LA “PICCOLA VIA DI FIDUCIA E DI AMORE”

    “Nel Vangelo Teresa scopre soprattutto la misericordia di Gesù”, ha spiegato Benedetto XVI nell’Udienza generale. “Fiducia e amore” sono “il punto finale del racconto della sua vita, due parole che come fari hanno illuminato tutto il suo cammino di santità, per poter guidare gli altri sulla stessa sua ‘piccola via di fiducia e di amore’, dell’infanzia spirituale”.
    “Fiducia – ha aggiunto ancora il Pontefice - come quella del bambino che si abbandona nelle mani di Dio, inseparabile dall'impegno forte, radicale del vero amore, che è dono totale di sé, per sempre, come dice la Santa contemplando Maria: ‘Amare è dare tutto, e dare se stesso’”.
    “Così – ha concluso il Santo Padre - Teresa indica a tutti noi che la vita cristiana consiste nel vivere pienamente la grazia del battesimo nel dono totale di sé all'amore del Padre, per vivere come Cristo, nel fuoco dello Spirito Santo, il Suo stesso amore per tutti gli altri”.

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    PAPA: BASTA SPARGIMENTI DI SANGUE IN LIBIA E COSTA D'AVORIO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 6 apr.

    "La violenza e l'odio sono sempre una sconfitta!".
    E' questo il grido di Benedetto XVI che continua "a seguire con grande apprensione le drammatiche vicende che le care popolazioni della Costa d'Avorio e della Libia stanno vivendo in questi giorni" e lancia all'Udienza generale "un nuovo accorato appello a tutte le parti in causa, affinche' si avvii l'opera di pacificazione e dialogo e si evitino ulteriori spargimenti di sangue". "Prego - assicura rivolto ai 20 mila fedeli presenti in piazza San Pietro - per le vittime e sono vicino a tutti coloro che stanno soffrendo".

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    PAPA: SI LASCI ENTRARE IL MIO INVIATO IN COSTA D'AVORIO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 6 apr.

    Benedetto XVI chiede alle autorita' di lasciare entrare in Costa d'Avorio il suo inviato, il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e pace card. Peter Turkson, che e' fermo ad Accra, capitale del Ghana, dove aveva fatto scalo per recarsi nel paese africano divorato dalla guerra civile e tentare una mediazione tra le due fazioni in lotta e contribuire cosi' a fermare le violenze di questi giorni. "Mi auguro - ha detto il Papa all'Udienza Generale - che il card. Turkson, che avevo incaricato di recarsi in Costa d'Avorio per manifestare la mia solidarieta', possa presto entrare nel Paese".

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    PAPA: GIOVANI EBREI E PALESTINESI TRA I 20MILA IN PIAZZA S.PIETRO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 6 apr.

    Ventimila fedeli hanno accolto Benedetto XVI in piazza San Pietro, dove si tiene questa mattina l'Udienza Generale. A
    pplaudito e acclamato con grande entusiasmo, il Papa ha compiuto un giro in jeep tra i quattro settori gremiti, prova che i presenti sono circa il doppio degli attesi dalla Prefettura della Casa Pontificia, che nei giorni scorsi aveva distribuito 10mila biglietti. Tra i gruppi presenti anche quello degli studenti ebrei e palestinesi che partecipano in questi giorni a un corso promosso dall'ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma.

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    PAPA: GIOVANI EBREI E PALESTINESI TESTIMONI FRATERNITA' E PACE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 6 apr.

    Al termine dell'Udienza Generale, Benedetto XVI ha salutato un gruppo di 20 giovani ebrei e palestinesi, presenti questa mattina in piazza San Pietro. "Saluto gli studenti ebrei e palestinesi e li incoraggio - ha detto il Papa - ad impegnarsi per testimoniare la fraternita' e la pace". I giovani ebrei e palestinesi partecipano in questi giorni a un corso promosso dall'ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, il cui direttore e' mons. Lorenzo Liuzzi, noto per il suo impegno pastorale tra i politici in qualita' di cappellano del Parlamento Italiano.

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    00 08/04/2011 13:45
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    Papa: Società non sostiene più visione cristiana del matrimonio

    Ai vescovi siro-malabaresi dell'India raccomanda unità, attenta formazione dei religiosi, sostegno alle nozze cristiane

    Marinella Bandini

    Roma, 7 apr (Il Velino) - Unità tra i vescovi, attenta formazione dei religiosi, sostegno alla visione cristiana del matrimonio: sono queste le raccomandazioni del Papa ai vescovi siro-malabaresi, ricevuti in udienza in occasione della visita ad limina. “Ogni vescovo è chiamato a essere un ministro di unità nella sua Chiesa particolare e nella Chiesa universale”, responsabilità tanto più importante in un Paese come l’India “in cui l’unità della Chiesa si riflette nella ricca diversità dei suoi riti e delle sue tradizioni. Vi incoraggio a fare tutto il possibile per promuovere la comunione fra voi e con tutti i vescovi cattolici nel mondo”. Benedetto XVI ha quindi parlato del matrimonio cristiano come “espressione privilegiata di condivisione della vita divina”. Pur notando con rammarico che “purtroppo, la Chiesa non può più contare sul sostegno della società nel suo insieme per promuovere l’idea cristiana del matrimonio”, il Papa ha invitato i vescovi a una “educazione solida e integrale dei giovani nella castità e nella responsabilità”, per “accogliere la natura autentica del matrimonio” ed essere “di beneficio alla cultura indiana nel suo insieme”. Infine ha sottolineato l’importanza di un “costante rinnovamento spirituale” della vita religiosa, attraverso una “formazione umana, intellettuale e spirituale” che sia “permanente” e “parte integrante della vita quotidiana di ogni individuo e comunità”. Particolare attenzione – ha concluso – deve essere dedicata alla preparazione alla professione religiosa: “Sia caratterizzata da un discernimento lungo e attento teso a garantire, prima dei voti definitivi, che ogni candidato sia profondamente radicato in Cristo, saldo nella sua capacità di impegno autentico e gioioso nel dono di sé a Gesù Cristo e alla sua Chiesa”.

    © Copyright Il Velino


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    VATICANO CHIAMA BLOGGER A RACCOLTA, MEETING IL 2 MAGGIO

    CONFRONTO SU NEW MEDIA, CHIESA E STRATEGIE COMUNICATIVE

    (ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 8 APR

    Bloggers a raccolta in Vaticano. Il Pontificio Consiglio della Cultura e quello delle Comunicazioni sociali organizza, infatti, un incontro il pomeriggio del 2 maggio che ha come obiettivo quello di favorire un dialogo tra bloggers e rappresentati della Chiesa, condividere esperienze e capire meglio le esigenze di questa comunita'. L'incontro, che si svolgera' all'Auditorio San Pio X (via della Consiliazione 5), e' organizzato il giorno dopo la beatificazione di Giovanni Paolo II, quando si prevede a Roma la presenza di numerosi bloggers.
    Due le sessioni previste. Nella prima cinque blogger, rappresentanti le diverse aree linguistiche, affronteranno temi specifici di importanza generale. Nella seconda ci sara' la testimonianza di persone impegnate nelle strategie comunicative della Chiesa, che rappresenteranno le loro esperienze di lavoro con i nuovi media, e anche le iniziative per un incontro efficace tra la Chiesa e il mondo dei bloggers.
    Tra i partecipanti, ci saranno il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della Cultura, mons. Claudio Celli, presidente del Pontificio consiglio per le Comunicazioni sociali, e padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana. Un aspetto importante dell'incontro sara' quello di offrire nuove opportunita' di contatti, scambi informali tra i partecipanti e di aprire nuove piste di interazione.
    L'invito al meeting e' aperto a tutti, ma per partecipare bisogna inviare una mail a blogmeet@pccs.it con un link al proprio blog.

    © Copyright (ANSA)

    VATICANO:CARD.RAVASI,NON SI POSSONO IGNORARE INTERNET E BLOG

    (ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 8 APR

    ''Come si fa a ignorare i blogger? Sono diventati soggetti fondamentali, questo tipo di comunicazione non cambia solo la comunicazione in se', ma le persone, il modo di relazionarsi''. Lo ha detto il cardinale
    Giancarlo Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, commentando nel corso di una conferenza stampa l'iniziative lanciata dal Vaticano di un meeting dei blogger il 2 maggio.
    Iniziativa a cui lo stesso Ravasi partecipera'.
    ''Chi conosce quest'orizzonte sa quanto sia incendiario - ha detto Ravasi, parlando piu' in generale di internet e del linguaggio della rete -.
    Sia a destra, sia a sinistra, sia al centro e' sempre un orizzonte che ama la semplificazione, e' facile che si scelga la dichiarazione minima perche' provocatoria e a volte offensiva. Siamo consapevoli di questo rischio, ma anche del fatto che non possiamo sottrarci a quest'orizzonte''.

    © Copyright Ansa

    Beh, non tutti amano la semplificazione, anzi!
    Si cerca sempre di dare un'informazione completa e corretta.
    R.

    Incontro di bloggers in Vaticano il 2 maggio prossimo

    Un incontro di bloggers avrà luogo nel pomeriggio del 2 maggio prossimo. L’evento, organizzato dai Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali, ha come obiettivo quello di permettere un dialogo tra bloggers e rappresentanti della Chiesa, per condividere le esperienze di coloro che sono attivi in questo campo e per meglio capire le esigenze di tale comunità. L’incontro servirà anche a presentare alcune delle iniziative che la Chiesa sta attivando per il mondo dei nuovi media, sia a Roma, sia a livello locale. Nelle due sessioni previste, diversi relatori presenteranno alcuni punti centrali, per avviare una discussione aperta a tutti i partecipanti. Nella prima, cinque bloggers, in rappresentanza delle diverse aree linguistiche, affronteranno temi specifici di importanza generale. Nella seconda, ci sarà la testimonianza di persone impegnate nelle strategie comunicative della Chiesa, che presenteranno le loro esperienze di lavoro con i nuovi media, e anche le iniziative per un incontro efficace tra la Chiesa e il mondo dei bloggers. Tra i partecipanti figurano il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, mons. Claudio Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, e padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Un aspetto importante dell’incontro sarà quello di offrire l’opportunità di nuovi contatti, di scambi informali tra i partecipanti e di aprire nuove piste di interazione. L’incontro si svolge il giorno dopo la Beatificazione di Giovanni Paolo II, per questo si prevede la presenza a Roma di numerosi bloggers. L’invito è aperto a tutti, ma, per partecipare, bisogna inviare un email a blogmeet@pccs.it con un link al proprio blog. Dato che lo spazio è limitato a 150 posti, e c’è il desiderio di avere una rappresentanza di tutta la blogosfera, i pass e i dettagli per l’evento saranno assegnati secondo criteri linguistici e geografici, la tipologia del blog (istituzionale, privato, multiautore o personale), le tematiche e la tempestività dell’iscrizione.

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    Edizione quotidiana 9 aprile 2011







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    PAPA: PIETA' POPOLARE E' GRANDE PATRIMONIO CHIESA, NON ESCLUDERLA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 8 apr.

    "Attraverso la pieta' popolare la fede e' entrata nel cuore degli uomini, e' diventata parte dei loro sentimenti, delle loro abitudini, del loro comune sentire e vivere. Percio' essa e' un grande patrimonio della Chiesa".
    Lo afferma Benedetto XVI in un discorso rivolto oggi alla Pontificia Commissione per l'America Latina. "La pieta' popolare - spiega il Papa teologo - tende all'irrazionalita', talvolta forse anche all'esteriorita'. Eppure - scandisce - escluderla e' del tutto sbagliato". "Certamente - ammette il Pontefice - la pieta' popolare dev'essere sempre purificata, riferita al centro, ma merita il nostro amore, ed essa rende noi stessi in modo pienamente reale 'Popolo di Dio'".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: CORREGGERE DEVIAZIONI PIETA' POPOLARE MA NON GETTARLA VIA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 8 apr.

    Attenzione a non gettare via il bambino con l'acqua sporca. Si potrebbe riassumere con questo vecchio adagio il discorso sulla pieta' popolare, da purificare e preservare ma soprattutto da conservare e valorizzare, rivolto dal Papa agli esperti della Pontificia Commissione per l'America Latina, riuniti in questi giorni per discutere su quale "impatto" essa eserciti nel processo di evangelizzazione del continente.
    Per Joseph Ratzinger, anche se in questo campo i problemi esistono e "non si puo' negare" l'esistenza di "alcune forme deviate di religiosita' popolare che, lungi dal favorire la partecipazione attiva nella Chiesa, creano confusione e possono favorire una pratica religiosa puramente esteriore e svincolata da una fede ben radicata e interiormente viva", la pieta' popolare resta una espressione insostituibile della fede autentica.
    Essa infatti rappresenta a ragione un "luogo di incontro con Gesu' Cristo e un modo di esprimere la fede della Chiesa. E pertanto, le manifestazioni che ne derivano non possono essere considerate come qualcosa di secondario della vita cristiana". Se "ben orientate e adeguatamente accompagnate", tali manifestazioni, assicura il Papa teologo, "favoriscono un fruttuoso incontro con Dio, un intenso culto per il Santissimo Sacramento, una sentita devozione alla Vergine Maria, un crescente affetto per il Successore di Pietro e la consapevolezza di appartenere alla Chiesa".
    Ed e' evidente "che tutto questo possa servire per evangelizzare, comunicare la fede, portare i fedeli ai sacramenti, rinsaldare i vincoli di amicizia e dell'unita' familiare e comunitaria e rafforzare la solidarieta' e l'esercizio della carita'". Nella pieta' popolare, rileva ancora Benedetto XVI, "esistono molte espressioni di fede legate alle grandi celebrazioni dell'anno liturgico, nelle quali la gente comune in America Latina riafferma il suo amore" per Cristo. La raccomandazione del Papa e' dunque di "fare attenzione a due cose: alla fede che, nutrita dalla Bibbia e dalla preghiera, deve restare la principale fonte della pieta' popolare, in modo che non sia ridotta a una semplice espressione culturale di una determinata regione".
    E poi "alla liturgia, che dovra' costituire il punto di riferimento per 'incanalare con lucidita' e prudenza gli aneliti di preghiera e di vita carismatica' che si riscontrano nella pieta' popolare; dal canto suo la pieta' popolare, con i suoi valori simbolici ed espressivi, potra' fornire alla Liturgia alcune coordinate per una valida inculturazione e stimoli per un efficace dinamismo creatore".

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    VATICANO-CINA: PAPA CONVOCA COMMISSIONE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 9 apr.

    Benedetto XVI ha convocato per lunedi' prossimo in Vaticano, la Commissione che ha istituito nel 2007 per studiare le questioni dl maggiore importanza, relative alla vita della Chiesa Cattolica in Cina. Lo rende noto la Sala Stampa della Santa Sede. Con i prefetti e segretari dei Dicasteri della Curia Romana, che sono competenti in materia, parteciperanno all'incontro alcuni rappresentanti dell'Episcopato cinese e di congregazioni religiose. Al centro della riflessione la situazione pastorale delle circoscrizioni ecclesiastiche in Cina, con particolare riferimento alle sfide che la Chiesa incontra nell'incarnare il Vangelo nelle attuali condizioni sociali e culturali.
    La prima riunione plenaria, si era svolta nel marzo 2008 ed ebbe come tema la Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI aveva indirizzato ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007.
    Nelle due riunioni successive, aprile 2009 e marzo 2010, fu discisso il tema della formazione umana, intellettuale, spirituale e pastorale dei seminaristi e delle persone consacrate, nonche' quello della formazione permanente dei sacerdoti.
    Proprio alla vigilia di questa importante riunione - la prima alla quale partecipera' il vescovo cinese Hon Tai-Fai, neo segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli - il card. il card. Joseph Zen Ze kiun, vescovo emerito di Hong Kong, ha chiesto una netta inversione di rotta alla politica vaticana sulla Cina.
    "La nostra Chiesa in Cina - ha denunciato - e' stata ridotta ad uno stato disastroso proprio perche' in questi ultimi anni qualcuno ha cecamente e cocciutamente perseguito quella stessa politica dell'Ostpolitik contro la direzione data da Papa Benedetto nella sua Lettera alla Chiesa in Cina del 2007 e contro l'opinione della stragrande maggioranza della Commissione che il Papa ha istituito per dare consigli su come aiutare la Chiesa in Cina". Secondo il porporato cinese la colpa di tutto questo e' del suo confratello indiano Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, che con due altri collaboratori "credono di saperla piu' lunga di tutti noi".
    "I nostri vescovi - ha spiegato il cardinale salesiano - avevano bisogno di essere spronati al coraggio. Invece qualcuno ha sempre mostrato loro una errata compassione che ha finito per sprofondarli sempre di piu' nella melma della schiavitu'.
    E' solo la bonta' del Papa - ha concluso Zen - a non chiamare scismatica la presente Chiesa ufficiale in Cina che ha dichiarato solennemente di volere essere una Chiesa indipendente con ordinazioni episcopali senza il mandato pontificio".

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