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    00 27/03/2011 20:25
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    PAPA: ALLE FOSSE ARDEATINE PER RICORDARE VITTIME RAPPRESAGLIA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    Accolto dal rabbino capo, Riccardo Di Segni, e dal presidente dell'Associazione nazionale delle Famiglie italiane dei martiri caduti per la liberta' della patria, Rosina Stame, che lo ha invitato, Benedetto XVI e' giunto alle Fosse Ardeatine per commemorare il 67esimo anniversario dell'eccidio che fu compiuto il 24 marzo del 1967.
    Accanto al Papa il cardinale vicario, Agostino Vallini, e l'arciprete emerito della Basilica di San Paolo, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, figlio del colonnello comandante della Resistenza militare di Roma che fu vittima con altri 334 prigionieri della Rappresaglia seguita all'attentato di via Rasella costato la vita a 33 SS del "Polizeiregiment Bozen".
    Tra gli uccisi, che erano tutti maschi, circa 75 ebrei detenuti in base all'ordine generale di rastrellamento e in attesa di essere avviati a un campo di concentramento, altri erano prigionieri politici presi dalle celle di Regina Coeli, altri da via Tasso, altri ancora rastrellati per strada e numerosi infine i detenuti per reati comuni, oltre a due ragazzi di 15 anni.
    A rappresentare il Governo e' presente il sottosegretario Gianni Letta, sempre a un passo dal Pontefice nel percorso fino all'ingresso del sacrario, durante il quale Benedetto XVI si e' fermato piu' volte per salutare i parenti delle vittime che erano dietro la transenna, scambiando strette di mano e parole praticamente con ciascuno di loro. Con Letta anche il generale Vittorio Barbato, Commissario Generale per le Onoranze ai Caduti in guerra e il capitano Francesco Sardone, direttore del Mausoleo. Prima di entrare nel sacrario il Pontefice si e' fermato davanti alla lapide con i nomi dei 335 caduti mentre veniva deposto il cesto di fiori portato dal Vaticano. Poi il card. Montezemolo gli ha spiegato brevemente le strazianti modalita' del ritrovamento dei corpi, al quale partecipo' diciottenne.
    Papa Ratzinger e il rabbino Di Segni hanno poi pregato in silenzio davanti alla pietra tombale priva di retorica celebrativa ma ugualmente solenne ed espressiva del dramma dei 335 sarcofagi "compressi" dal peso dell'immensa lapide che "galleggia" metafisicamente a un metro da terra e copre con la sua ombra lo spazio scavato nella tortuosita' delle cave tufacee collegate ad esso da un unico percorso che porta il visitatore dal luogo di sepoltura al luogo dell'eccidio: la cava principale che fu fatta saltare dai nazisti con la dinamite per cancellare per sempre il ricordo di quell'atto vergognoso.
    Il Papa tedesco ha voluto invece ricordarlo continuando il suo dolente pellegrinaggio nei luoghi simbolo dell'orrore nazista.

    © Copyright (AGI)

    PAPA: VIOLENZA SULL'UOMO E' EFFETTO DI OGNI GUERRA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    "Cio' che qui e' avvenuto il 24 marzo 1944 e' offesa gravissima a Dio, perche' e' la violenza deliberata dell'uomo sull'uomo. E' l'effetto piu' esecrabile della guerra, di ogni guerra, mentre Dio e' vita, pace, comunione".
    Lo ha detto il Papa nel breve discorso che ha concluso la sua visita alle Fosse Ardeatine. "Come i miei predecessori - ha spiegato - sono venuto qui a pregare e a rinnovare la memoria. Sono venuto ad invocare la divina Misericordia, che sola puo' colmare i vuoti, le voragini aperte dagli uomini quando, spinti dalla cieca violenza, rinnegano la propria dignita' di figli di Dio e fratelli tra loro". "Anch'io - ha aggiunto - come vescovo di Roma, citta' consacrata dal sangue dei martiri del Vangelo dell'Amore, vengo a rendere omaggio a questi fratelli, uccisi a poca distanza dalle antiche catacombe".

    © Copyright (AGI)


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    00 27/03/2011 20:26
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    LIBIA: PAPA, IMMEDIATO AVVIO DIALOGO CHE SOSPENDA USO ARMI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    "Un accorato appello agli organismi internazionali e a quanti hanno responsabilita' politiche e militari, per l'immediato avvio di un dialogo, che sospenda l'uso delle armi" e' stato lanciato da Papa Ratzinger dopo la preghiera dell'Angelus.
    "Di fronte alle notizie, sempre piu' drammatiche, che provengono dalla Libia - ha detto il Pontefice - cresce la mia trepidazione per l'incolumita' e la sicurezza della popolazione civile e la mia apprensione per gli sviluppi della situazione, attualmente segnata dall'uso delle armi". Per Benedetto XVI, "nei momenti di maggiore tensione si fa piu' urgente l'esigenza di ricorrere ad ogni mezzo di cui dispone l'azione diplomatica e di sostenere anche il piu' debole segnale di apertura e di volonta' di riconciliazione fra tutte le Parti coinvolte, nella ricerca di soluzioni pacifiche e durature".
    "Elevo al Signore la mia preghiera - ha poi concluso - per un ritorno alla concordia in Libia e nell'intera Regione nordafricana".
    In mattinata, nel corso della visita alle Fosse Ardeatone compiuta in occasione del 67esimo anniversario dell'eccidio nazista, il Papa aveva rinnovato la condanna della Chiesa per tutte le guerre. "Cio' che qui e' avvenuto il 24 marzo 1944 - erano state le sue parole - e' offesa gravissima a Dio, perche' e' la violenza deliberata dell'uomo sull'uomo. E' l'effetto piu' esecrabile della guerra, di ogni guerra, mentre Dio e' vita, pace, comunione".
    "Come i miei predecessori - aveva spiegato - sono venuto qui a pregare e a rinnovare la memoria. Sono venuto ad invocare la divina Misericordia, che sola puo' colmare i vuoti, le voragini aperte dagli uomini quando, spinti dalla cieca violenza, rinnegano la propria dignita' di figli di Dio e fratelli tra loro".

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    M.O.: PAPA, BASTA VIOLENZE; CERCARE CONVIVENZA FRATERNA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    Benedetto XVI e' tornato oggi a chiedere la fine della violenza in Medio Oriente, facendo riferimento all'attentato dell'altro giorno a Gerusalemme.
    "Il mio pensiero - ha detto il Papa dopo l'accorato appello per la fine dell'uso delle armi in Libia - si indirizza alle Autorita' ed ai cittadini del Medio Oriente, dove nei giorni scorsi si sono verificati diversi episodi di violenza, perche' anche la' sia privilegiata la via del dialogo e della riconciliazione nella ricerca di una convivenza giusta e fraterna".

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    LIBIA: PAPA RINGRAZIA FAMIGLIE CHE HANNO VEGLIATO PER LA PACE

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    Al termine della preghiera dell'Angelus, il Papa ha ringraziato e salutato "le famiglie del Movimento dell'Amore Familiare e quanti questa notte, nella chiesa di San Gregorio VII, hanno vegliato pregando per la drammatica situazione in Libia".

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    00 27/03/2011 20:27
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    PAPA: CREDERE IN DIO E NELL'ITALIA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    Nel breve discorso pronunciato alle Fosse Ardeatine, il Papa ha citato una scritta incisa sulla parete di una cella di tortura, in Via Tasso, a Roma, durante l'occupazione nazista: "Credo in Dio e nell'Italia, credo nella risurrezione, dei martiri e degli eroi, credo nella rinascita, della patria e nella liberta; del popolo".
    "Queste parole - ha commentato - sono il testamento di una persona ignota, che in quella cella fu imprigionata, e dimostrano che lo spirito umano rimane libero anche nelle condizioni piu' dure".
    "Credo in Dio e nell'Italia - ha continuato - e' un'espressione che mi ha colpito anche perche' quest'anno ricorre il 150esimo anniversario dell'unita' d'Italia, ma soprattutto perche' afferma il primato della fede, dalla quale attingere la fiducia e la speranza per l'Italia e per il suo futuro". "Credo in Dio e nell'Italia e' il testamento inciso in un luogo di violenza e di morte, il male.
    Bisogna credere - ha scandito Ratzinger - nel Dio dell'amore e della vita, e rigettare ogni altra falsa immagine divina, che tradisce il suo santo Nome e tradisce di conseguenza l'uomo, fatto a sua immagine.
    Percio', in questo luogo, doloroso memoriale del male piu' orrendo, la risposta piu' vera e' quella di prendersi per mano, come fratelli, e dire: Padre nostro, noi crediamo in Te, e con la forza del tuo amore vogliamo camminare insieme, in pace, a Roma, in Italia, in Europa, nel mondo intero".

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    PAPA: PRONUNCIA LA PREGHIERA PER GLI EBREI DI UN PRIGIONIERO CATTOLICO UCCISO DAI NAZISTI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    "Dio mio grande Padre, noi ti preghiamo affinche' tu possa proteggere gli ebrei dalle barbare persecuzioni. 1 Pater noster, 10 Ave Maria, 1 Gloria Patri".
    In visita alle Fosse Ardeatine il Papa ha citato queste parole di un foglio di carta su cui un caduto cattolico aveva scritto la sua preghiera per gli ebrei.
    "In quel momento cosi' tragico, cosi' disumano, nel cuore di quella persona - ha osservato Ratzinger - c'era l'invocazione piu' alta: 'Dio mio grande Padre'. Padre di tutti! Come sulle labbra di Gesu', morente sulla croce: 'Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito'".
    Secondo Benedetto XVI, "in quel nome, 'Padre', c'e' la garanzia sicura della speranza; la possibilita' di un futuro diverso, libero dall'odio e dalla vendetta, un futuro di liberta' e di fraternita', per Roma, l'Italia, l'Europa, il mondo".
    "Si' - ha scandito il Papa - dovunque sia, in ogni continente, a qualunque popolo appartenga, l'uomo e' figlio di quel Padre che e' nei cieli, e' fratello di tutti in umanita'. Ma questo essere figlio e fratello non e' scontato.
    Lo dimostrano purtroppo anche le Fosse Ardeatine. Bisogna volerlo, bisogna dire si' al bene e no al male.
    Bisogna credere nel Dio dell'amore e della vita, e rigettare ogni altra falsa immagine divina, che tradisce il suo santo Nome e tradisce di conseguenza l'uomo, fatto a sua immagine".
    "Percio' - ha concluso Ratzinger - in questo luogo, doloroso memoriale del male piu' orrendo, la risposta piu' vera e' quella di prendersi per mano, come fratelli, e dire: Padre nostro, noi crediamo in Te, e con la forza del tuo amore vogliamo camminare insieme, in pace, a Roma, in Italia, in Europa, nel mondo intero. Amen".

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    PAPA: TI PREGHIAMO PER I FRATELLI UCCISI SENZA PIETA'

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    "Signore, ti preghiamo per i fratelli che qui sono stati uccisi senza pieta'".
    Con queste parole il Papa ha concluso la preghiera pronunciata al sacrario delle Fosse Ardeatine. Prima di lui aveva pronunciato un'invocazione in lingua ebraica il rabbino capo Riccardo Di Segni.
    Prima dell'invocazione per le 335 vittime delle Fosse Ardeatine, il Pontefice aveva letto il salmo 23 che recita: "anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perche' tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa".
    "Dio, Padre misericordioso, ti ringraziamo - ha detto il Papa teologo - per averci donato il tuo Figlio Gesu', Pastore Buono, che ha dato la vita per noi. Con la sua morte e risurrezione Egli ci ha liberato dalla schiavitu' del peccato e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna". "Ti preghiamo - ha concluso - per i nostri fratelli che in questo luogo sono stati uccisi senza pieta' concedi loro di godere per sempre la luce e la pace del tuo Regno. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore".

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    PAPA: PRIMA DI LASCIARE SACRARIO FIRMA LIBRO VISITATORI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    Uscendo dal sacrario delle Fosse Ardeatine, il Papa ha apposto la sua firma al Libro dei visitatori. Benedetto XVI e' poi ripartito in auto per far rientro in Vaticano dove guidera' alle 12 la preghiera dell'Angelus.

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    00 27/03/2011 23:05
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    PAPA: DIO RISPETTA SEMPRE LA LIBERTA' DELL'UOMO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    "L'onnipotenza dell'Amore rispetta sempre la liberta' dell'uomo; bussa al suo cuore e attende con pazienza la sua risposta".
    Lo ha detto il Papa prima della preghiera dell'Angelus, rivolgendosi ai 50 mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro, ai quali ha spiegato l'episodio evangelico dell'incontro di Gesu" con la Samaritana, vicino al pozzo, letto oggi nella liturgia domenicale. In esso, ha osservato, "emerge il tema della sete di Cristo, che come dice Agostino, 'aveva sete della fede di quella donna', come della fede di tutti noi. Dio Padre lo ha mandato a saziare la nostra sete di vita eterna, donandoci il suo amore, ma per farci questo dono Gesu' chiede la nostra fede".
    "Ognuno di noi - ha scandito il Pontefice - puo' immedesimarsi con la donna Samaritana: Gesu' ci aspetta, specialmente in questo tempo di Quaresima, per parlare al nostro cuore. Fermiamoci un momento in silenzio, nella nostra stanza, o in una chiesa, o in un luogo appartato".
    Per Benedetto XVI l'acqua della quale parla il Vangelo "rappresenta lo Spirito Santo, il dono per eccellenza che Gesu' e' venuto a portare da parte di Dio Padre.
    Chi rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, cioe' nel Battesimo, entra in una relazione reale con Dio, una relazione filiale, e puo' adorarlo in spirito e verita', come rivela Gesu' alla donna Samaritana". Infatti, solo "grazie all'incontro con Gesu' Cristo e al dono dello Spirito Santo, la fede dell'uomo giunge al suo compimento, come risposta alla pienezza della rivelazione di Dio". Nella liturgia di oggi, ha poi aggiunto il Pontefice nel saluto in polacco, San Paolo ci ricorda che "mentre eravamo peccatori, Cristo e' morto per noi". Si tratta, ha rilevato, di "un invito affinche', vincendo il peccato in noi, sempre piu' pienamente rispondiamo al preveniente amore di Dio. Il tempo della Quaresima, favorisca questo itinerario spirituale. Dio vi benedica!".
    "Fratelli e sorelle - ha continuato parlando poi in lingua slovacca - il Tempo della Quaresima ci esorta a riconoscere Gesu' Cristo come nostra suprema speranza. Vi invito ad essere nel mondo testimoni fedeli della Buona Novella della Redenzione". "Ci aiuti la Vergine Maria - e' stata la conclusione di Ratzinger - a non mancare a questo appuntamento, da cui dipende la nostra vera felicita'".

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    ABORTO: PAPA, SERVIREBBE RISPETTO PER I FETI ABORTITI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    Tra i 50 mila fedeli presenti in piazza San Pietro c'era questa mattina anche il card. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita con i partecipanti al convegno sui "Bambini non nati: l'onore e la pieta'". "L'incontro, ha detto il Papa salutando il gruppo - ha richiamato al sacro rispetto per i nascituri abortiti".

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    00 28/03/2011 13:18
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    PAPA: A FOSSE ARDEATINE HA PREGATO DAVANTI TOMBA DON PAPPAGALLO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    Nel corso della visita al sacrario delle Fosse Ardeatine Il Papa si e' soffermato davanti a tre tombe: quella del padre del Cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, quella di Alberto Funaro, appartenente ad una famiglia ebrea che ha sofferto la perdita di due parenti alle Fosse Ardeatine e di altri venti ad Auschwitz, e quella di don Pietro Pappagallo, che collaboro' intensamente alla lotta clandestina e si prodigo' in soccorso di ebrei, antifascisti e perseguitati. Lo ha sottolineato la Radio Vaticana.
    Alla figura di di don Pietro Pappagallo, unico sacerdote ucciso con 334 laici alle Fosse Ardeatine, la Rai ha dedicato qualche anno fa una fiction con Flavio Insinna, "La Buona Battaglia". Grazie alla regia di Gianfranco Albano, Flavio Inna e' riuscito a proporre un personaggio credibile, ritratto negli ultimi mesi di vitadel a partire proprio dal giorno della firma dell'armistizio e fino alla sua tragica conclusione.
    Animato da robusta fede e da un altrettanto forte spirito di iniziativa don Pappagallo - medaglia d'oro alla memoria conferita dal Presidente Ciampi in occasione del 56esimo anniversario delle Fosse Ardeatine - nascose, sostenne e favorì la fuga di ebrei, "antifascisti, intellettuali e tanti tra quegli uomini, donne e bambini che la guerra e l’occupazione nazista avevano reso prigionieri nella loro stessa Patria.
    "Don Pappagallo - ricorda Insinna - e' stato un uomo e un sacerdote che ha concretizzato il suo cristianesimo aiutando e salvando non solo ebrei, ma intere famiglie, ragazzi sbandati, soldati che non volevano piu' combattere. Don Pietro ha portato la sua croce fino alla fine e alle estreme conseguenze".

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    00 28/03/2011 13:24
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    LIBIA: PAPA, NUOVO PIU' FORTE APPELLO PER FERMARE ARMI

    (AGI) - CdV, 27 mar.

    (di Salvatore Izzo)

    Tornando per la quarta volta in una settimana ad invocare la pace, Benedetto XVI ha chiesto "l’immediato avvio di un dialogo, che sospenda l’uso delle armi" in Libia. Papa Ratzinger si e’ rivolto "agli organismi internazionali e a quanti hanno responsabilita’ politiche e militari", con quello che egli stesso ha definito "un accorato appello".
    "Di fronte alle notizie, sempre piu’ drammatiche, che provengono dalla Libia - ha detto il Pontefice - cresce la mia trepidazione per l’incolumita’ e la sicurezza della popolazione civile e la mia apprensione per gli sviluppi della situazione, attualmente segnata dall’uso delle armi".
    Per il Pontefice, "nei momenti di maggiore tensione si fa piu’ urgente l’esigenza di ricorrere ad ogni mezzo di cui dispone l’azione diplomatica e di sostenere anche il piu’ debole segnale di apertura e di volonta’ di riconciliazione fra tutte le Parti coinvolte, nella ricerca di soluzioni pacifiche e durature". La preghiera del Papa e’ per "un ritorno alla concordia in Libia e nell’intera Regione nordafricana", e perche’ anche in Medio Oriente, "dove nei giorni scorsi si sono verificati diversi episodi di violenza, sia privilegiata la via del dialogo e della riconciliazione nella ricerca di una convivenza giusta e fraterna".
    Al termine della preghiera dell’Angelus, prima di ritirarsi, il Capo della Chiesa Cattolica ha poi voluto ringraziare "le famiglie del Movimento dell’Amore Familiare e quanti questa notte, nella chiesa di San Gregorio VII, hanno vegliato pregando per la drammatica situazione in Libia".
    Parole molto accorate sulla crisi libica erano state pronunciate anche domenica scorsa da Benedetto XVI che, all’Angelus, pur non entrando nelle valutazioni che hanno portato all’attacco aereo della coalizione, si era rivolto "a quanti hanno responsabilita’ politiche e militari, perche’ abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumita’ e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari".
    Davanti alla quasi unanimita’ delle posizioni che era emersa in un primo momento sia al livello internazionale che tra le forze politiche italiane, e mentre a poche ore dall’inizio dell’azione militare ancora si poteva sperare in un intervento di breve durata, il Pontefice non aveva ritenuto opportuno aggiungere altre considerazioni all’appello a favore della popolazione civile, che comunque aveva definito "pressante".
    L’invito era a chiedersi - alla luce dei primi bilanci di morti e feriti - come in questa situazione in concreto si potessero garantire "incolumita’ e sicurezza dei cittadini" e mantenere in piedi l’operazione militare avviata, ma alcuni media avevano equivocato scambiandolo per un via libera alla guerra o, come scrive oggi un autorevole commentatore, per un "ni’". Ed e’ stato un appello alla pace anche quello che Benedetto XVI ha rivolto durante l’Udienza Generale di mercoledi’ scorso.
    Presentando la figura di San Lorenzo da Brindisi, frate cappuccino vissuto nel 16esimo secolo. Il Papa aveva ricordato in quell’occasione anche la regola aurea che l’etica cristiana indica anche agli uomini di oggi.
    "Il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori. Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace", aveva detto nella
    catechesi. E poi, nei saluti finali, aveva aggiunto: "a tutti chiedo di porre sempre al centro di ogni attivita’ la persona umana, secondo l’insegnamento della Chiesa e incoraggio tutti nel servizio del bene".
    Terzo appello questa mattina, nel corso della commovente visita alle Fosse Ardeatine, compiuta dal Papa tedesco in occasione del 67esimo anniversario dell’eccidio nazista, quando ha rinnovato la condanna della Chiesa per tutte le guerre, rievocando nelle menti dei piu’ anziani le parole di Benedetto XVI, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI e - piu’ recentemente - Giovanni Paolo II: "Mai piu’ la guerra, con la guerra tutto e’ perduto". "Cio’ che qui e’ avvenuto il 24 marzo 1944 - sono state le sue parole - e’ offesa gravissima a Dio, perche’ e’ la violenza deliberata dell’uomo sull’uomo.
    E’ l’effetto piu’ esecrabile della guerra, di ogni guerra, mentre Dio e’ vita, pace, comunione". "Come i miei predecessori - ha spiegato - sono venuto qui a pregare e a rinnovare la memoria.
    Sono venuto ad invocare la divina Misericordia, che sola puo’ colmare i vuoti, le voragini aperte dagli uomini quando, spinti dalla cieca violenza, rinnegano la propria dignita’ di figli di Dio e fratelli tra loro".
    Nel breve discorso pronunciato alle Fosse Ardeatine, il Papa ha citato una scritta incisa sulla parete di una cella di tortura, in Via Tasso, a Roma, durante l’occupazione nazista: "Credo in Dio e nell’Italia, credo nella risurrezione, dei martiri e degli eroi, credo nella rinascita, della patria e nella liberta; del popolo". "Queste parole - ha commentato ricordando che quest’anno ricorre il 150esimo anniversario dell’unita’ d’Italia- sono il testamento di una persona ignota, che in quella cella fu imprigionata, e dimostrano che lo spirito umano rimane libero anche nelle condizioni piu’ dure: bisogna credere - ha esortato - nel Dio dell’amore e della vita, e rigettare ogni altra falsa immagine divina, che tradisce il suo santo Nome e tradisce di conseguenza l’uomo, fatto a sua immagine. Percio’, in questo luogo, doloroso memoriale del male piu’ orrendo, la risposta piu’ vera e’ quella di prendersi per mano, come fratelli, e dire: Padre nostro, noi crediamo in Te, e con la forza del tuo amore vogliamo camminare insieme, in pace, a Roma, in Italia, in Europa, nel mondo intero".
    Alle Fosse Ardeatine Papa Ratzinger e' stato accolto dal rabbino Riccardo Di Segni, e dal presidente dell’Associazione nazionale delle Famiglie italiane dei martiri caduti per la liberta’, Rosina Stame. Accompagnavano Benedetto XVI il vicario di Roma, Agostino Vallini, e l’anziano cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, figlio del colonnello Giuseppe, comandante della Resistenza militare di Roma, ucciso nella Rappresaglia seguita all’attentato di via Rasella, compiuto da partigiani rossi e costato la vita a 33 SS del "Polizeiregiment Bozen". Con lui furono trucidati 75 ebrei che erano in attesa di essere avviati a un campo di concentramento, e 257 tra prigionieri politici, molti dei quali militari passati alla Resistenza, di matrice cattolica o liberale, e detenuti per reati comuni. Infine anche due ragazzi di 15 anni.
    Guidato dal sottosegretario Gianni Letta, Benedetto XVI si e’ fermato piu’ volte per salutare i parenti delle vittime che erano dietro la transenna, scambiando strette di mano e parole praticamente con ciascuno di loro. Davanti alla lapide con i nomi dei 335 caduti, poi, il card. Montezemolo gli ha spiegato brevemente le strazianti modalita’ del ritrovamento dei corpi, al quale partecipo’ diciottenne. Con il rabbino Di Segni ha quindi pregato davanti alla pietra tombale che copre i 335 sarcofaghi nella cava principale che fu fatta saltare dai nazisti con la dinamite per cancellare per sempre il ricordo di quell’atto vergognoso. Il Papa tedesco ha voluto invece ricordarlo continuando il suo dolente pellegrinaggio nei luoghi simbolo dell’orrore nazista: il 28 maggio 2006 ha visitato in Polonia il campo di stermino di Auschwitz-Birkenau e l’11 maggio 2009 a Gerusalemme lo Yad Vashem, memoriale della Shoah.
    E come nelle due precedenti occasioni, anche oggi la commozione del Papa tedesco e’ stata evidente, soprattutto quando ha citato le parole di un foglio di carta su cui un caduto cattolico aveva scritto la sua preghiera per gli ebrei: "Dio mio grande Padre, noi ti preghiamo affinche’ tu possa proteggere gli ebrei dalle barbare persecuzioni". "In quel momento cosi’ tragico, cosi’ disumano, nel cuore di quella persona - ha osservato Ratzinger - c’era l’invocazione piu’ alta: ’Dio mio grande Padre’. Padre di tutti! Come sulle labbra di Gesu’, morente sulla croce: ’Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito’. Secondo Benedetto XVI, "in quel nome, ’Padre’, c’e’ la garanzia sicura della speranza; la possibilita’ di un futuro diverso, libero dall’odio e dalla vendetta, un futuro di liberta’ e di fraternita’, per Roma, l’Italia, l’Europa, il mondo". "Si’ - ha scandito il Papa - dovunque sia, in ogni continente, a qualunque popolo appartenga, l’uomo e’ figlio di quel Padre che e’ nei cieli, e’ fratello di tutti in umanita’.
    Ma questo essere figlio e fratello non e’ scontato. Lo dimostrano purtroppo anche le Fosse Ardeatine".

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    Benedetto XVI: Il Papa al Sacrario, «memoriale del male più orrendo»

    La visita privata di Benedetto XVI alle Fosse Ardeatine. «Ciò che qui è avvenuto è offesa gravissima a Dio, perché è la violenza deliberata dell'uomo sull'uomo»

    di Laura Badaracchi

    Silenzio e raccoglimento, interrotti solo da applausi composti e visibile commozione mentre un cesto di rose rosse viene deposto sotto la lapide che ricorda l'eccidio: sono le cifre che hanno caratterizzato ieri (domenica 27 marzo 2011) la visita privata di Benedetto XVI al Sacrario delle Fosse Ardeatine, pellegrino in un luogo «caro a tutti gli italiani, particolarmente al popolo romano». Perché dinanzi alle tombe delle 335 vittime della barbarie nazista, restano la preghiera e la memoria dei parenti e di chi rende loro omaggio. «Ciò che qui è avvenuto il 24 marzo 1944 è offesa gravissima a Dio, perché è la violenza deliberata dell’uomo sull’uomo.
    È l’effetto più esecrabile della guerra, di ogni guerra, mentre Dio è vita, pace, comunione», ha sottolineato Papa Ratzinger, pronunciando un breve discorso al termine della visita fortemente voluta da Rosina Stame, presidente dell'Anfim, Associazione nazionale famiglie italiane dei martiri caduti per la libertà della Patria.
    «In questo luogo, doloroso memoriale del male più orrendo, la risposta più vera è quella di prendersi per mano, come fratelli, e dire: Padre nostro, noi crediamo in Te, e con la forza del tuo amore vogliamo camminare insieme, in pace, a Roma, in Italia, in Europa, nel mondo intero», ha sottolineato il Pontefice. Lo hanno accolto e accompagnato – oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, al generale Vittorio Barbato, commissario generale per le Onoranze ai caduti in guerra, e al capitano Francesco Sardone, direttore del Mausoleo – il cardinale vicario Agostino Vallini e il cardinale Andrea Lanza Cordero di Montezemolo: suo padre, il colonnello Giuseppe, fu ucciso lì, come pure il fratello del padre di Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica della capitale, sempre accanto al pontefice. Insieme si sono raccolti in preghiera davanti ai sarcofagi degli uccisi nella strage; tra loro, 76 persone di religione ebraica. Di Segni ha cantato in ebraico il salmo 130, «Dal profondo a te grido, Signore», che secondo la tradizione veniva intonato arrivando sotto le mura di Gerusalemme al termine del proprio pellegrinaggio, mentre il Papa ha recitato il salmo 23 («Il Signore è il mio pastore»), concludendolo pregando per «i nostri fratelli che in questo luogo sono stati uccisi senza pietà» e «a poca distanza dalle antiche catacombe». Poi si è soffermato davanti ad alcune tombe: da quella del colonnello Montezemolo a quella di don Pietro Pappagallo. Ma anche davanti al sarcofago di Alberto Funaro, di una famiglia ebrea che ha sofferto la perdita di altri parenti alle Fosse Ardeatine e di venti congiunti ad Auschwitz; il figlio di suo fratello, rabbino, porta il suo stesso nome.
    «Ritengo molto importante che il vescovo di Roma, quali che siano le sue origini, visiti un luogo dove è stata compiuta una strage dei cittadini», ha dichiarato a “Romasette” il rabbino capo, che ha espresso anche il suo plauso ai carabinieri del Ris di Roma per aver identificato – grazie all'esame del dna, comparato con quello dei parenti – i resti di altre due vittime fra le dodici ancora senza nome. Sono Marco Moscati, ebreo, a 24 anni unito nel tragico destino al fratello trentenne Emanuele (mentre un altro fratello, David, morirà diciassettenne ad Auschwitz), e del soldato siciliano Salvatore La Rosa, cattolico. «Speriamo di poter completare l'identificazione dei resti delle dieci vittime ancora ignote», auspica il capitano Sardone, dal febbraio 2010 direttore del Mausoleo, che precisa: «Conosciamo i loro nomi, ma non sappiamo a quali salme appartengano». Tuttavia, grazie al prezioso lavoro del Ris della capitale, guidato dal tenente colonnello Luigi Ripani, che ha effettuato gratuitamente i costosi esami del dna sui reperti ossei, «i familiari possono sottoporsi a loro volta ad analisi genetiche, per ultimare gli “abbinamenti”».
    Sarebbe un ulteriore onore reso alla memoria dei 335 caduti, che resta comunque vivissima non solo nei parenti: «Ogni giorno arrivano in visita circa 400 persone: tante scolaresche, ma anche turisti. Passa di qui tutto il mondo, oltre ai romani», riferisce il capitano, coadiuvato nel servizio da due marescialli e sette dipendenti civili. Venire al Sacrario è un testimone che si trasmette da una generazione all'altra come monito, riassunto in poche righe annotate da uno dei caduti e citate da Benedetto XVI: «Dio mio grande Padre, noi ti preghiamo affinché tu possa proteggere gli ebrei dalle barbare persecuzioni». L'uomo, ha rilevato, «figlio di quel Padre che è nei cieli, è fratello di tutti in umanità. Ma questo essere figlio e fratello non è scontato. Lo dimostrano purtroppo anche le Fosse Ardeatine. Bisogna volerlo, bisogna dire sì al bene e no al male. Bisogna credere nel Dio dell’amore e della vita, e rigettare ogni altra falsa immagine divina».

    © Copyright Roma Sette, 28 marzo 2011


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    Pakistan. Appello di Asia Bibi: “Sogno di incontrare il Papa”

    Dal carcere di Sheikupura, dove è rinchiusa in cella di isolamento, Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia, lancia al mondo un appello per realizzare un sogno: quello di incontrare il Papa. Asia, come confida all’agenzia Fides il marito Ashiq, che l’ha visitata di recente, si trova in condizioni di estrema prostrazione fisica e psicologica. Ashiq e gli avvocati della “Masihi Foundation”, che si occupano del caso, temono per la sua salute, aggravata dal digiuno quaresimale che, per ragioni spirituali, la donna sta portando avanti “con coscienza e convinzione”. “Un incontro con il Papa sarebbe per lei come una Risurrezione, dopo la dolorosa esperienza della croce”, spiegano alla “Masihi Foundation”. “Sono frustrata e penso che la mia vita sia ad un punto morto. Sto disperatamente aspettando di uscire da questa prigione e voglio chiedere aiuto a tutti perché facciano qualcosa per liberarmi” ha detto Asia, che è molto preoccupata per la sua famiglia: “Ho paura per la mia vita, per quella dei miei figli e di mio marito, che stanno soffrendo con me: mi sento come se la mia intera famiglia fosse stata condannata. Questo mi rende triste e mi fa sentire come se fossi responsabile, come se avessi fallito in qualcosa. Le donne in questo mondo sono chiamate a costruire una casa, un futuro, insieme alle loro famiglie. Ma io che futuro posso promettere alla mia famiglia? Vorrei offrire loro una vita più sicura in un posto qualunque che non sia il Pakistan. Ma so che forse non vivrò abbastanza per vedere quel giorno. Anche se io uscissi di prigione, se pure l’Alta Corte mi giudicasse innocente, qui non sopravviverei. Gli estremisti non ci lasceranno mai in pace: sono una donna segnata. Ma la mia fede è forte e credo che Dio misericordioso risponderà alle mie preghiere”. Dopo la morte di Salman Taseer e di Shahbaz Bhatti, la donna dice di essere sotto choc e di passare molte notti insonni, temendo che lei stessa o altre persone (come i suoi familiari o i suoi legali) possano diventare bersaglio degli estremisti. Asia ricorda che “la legge sulla blasfemia dovrebbe essere abolita, perché nuoce a tutti, cristiani e musulmani. Nessuno sarà al sicuro in Pakistan finchè questa legge sarà in vigore. Io sono una vittima innocente di questa legge: soffro senza aver commesso nessun crimine”. Un barlume di speranza nei suoi occhi si accende quando parla del Papa: “Il mio sogno più grande è quello di incontrare Benedetto XVI. La ‘Masihi Foundation’ mi ha detto che il Santo Padre ha parlato di me: questo mi ha dato una grande speranza, mi ha spinto a continuare a vivere, mi ha fatto sentire amata, consolata e sostenuta dal mondo intero. E’ un privilegio sapere che il Papa ha parlato per me e che segue il mio caso personalmente. Vorrei vivere abbastanza per vedere il giorno in cui potrò incontrarlo e ringraziarlo di persona”. (R.P.)

    © Copyright Radio Vaticana


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    La Lega Pro attesa in udienza dal Papa: 100 bimbi giocheranno in Piazza San Pietro

    Mercoledì 30 marzo una delegazione parteciperà all'udienza di Benedetto XVI. Mario Macalli: "Un avvenimento importante e unico per lanciare un messaggio positivo del calcio"

    Roma, 29 marzo 2011

    Oltre 100 bambini festanti che giocheranno a pallone su Piazza San Pietro.
    Così comincerà la giornata di emozioni che vedrà una folta delegazione della Lega Pro di calcio partecipare all’udienza di S.S. Benedetto XVI .
    A partire dalle 8,30, i bambini provenienti dalle scuole calcio dei club di Lega Pro, coloreranno con tutto il loro entusiasmo la storica piazza che sarà come consuetudine gremita di fedeli.
    Per l’occasione, verranno appositamente montati 10 campetti con tanto di porte, nel pieno rispetto della sacralità del luogo, dove i ragazzi potranno sfogarsi con tutto il loro entusiasmo a caccia di un gol che ricorderanno a lungo.
    All’udienza, parteciperà il presidente della Lega Pro Mario Macalli insieme ai vicepresidenti Salvatore Lombardo e Archimede Pitrolo, al direttore generale Francesco Ghirelli, al segretario generale Sergio Capograssi, a Giorgio Veneri, selezionatore dell’Italia Lega Pro, oltre a dirigenti e dipendenti.
    La giornata comincerà intorno alle 8,30, quando i bambini inizieranno le loro sfide sotto porta all’ombra del “Cupolone”. Alle 10 termineranno i giochi e alle 10.30 è previsto l’inizio dell’udienza. Al termine, verrà consegnata al Papa una maglia celebrativa e una targa ricordo.
    "E' un avvenimento importante e unico per lanciare un messaggio positivo del calcio - dichiara il numero uno della Lega Pro, Mario Macalli - legato ai valori e al confronto in un luogo di alto valore religioso e culturale che regala emozioni. Abbiamo pensato di coinvolgere i bambini e vederli divertirsi, correndo dietro al pallone, sarà un motivo di orgoglio. Il mio ringraziamento va a tutti coloro che ci hanno permesso di avere questa grande occasione e alle società che hanno aderito con entusiasmo".

    qn.quotidiano.net/sport/calcio/2011/03/29/481528-lega_atte...


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    La nuova legge vaticana sul diritto d'autore

    Per tutelare l'autenticità del Magistero

    Il 19 marzo scorso, solennità di san Giuseppe, la Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano -- competente in base alla Legge fondamentale dello Stato, del 26 novembre 2000 -- ha approvato la legge sulla protezione del diritto di autore sulle opere dell'ingegno e dei diritti connessi, n. cXXXII. L'articolo che pubblichiamo illustra le principali novità della legge.

    di Carlo Carrieri e Sergio F. Aumenta

    L'annuncio del messaggio evangelico fa parte dell'essenza stessa della missione universale della Chiesa. Svolgendo il proprio Magistero nel mondo contemporaneo, essa è chiamata a confrontarsi con i moderni mezzi di comunicazione e con gli elevati standard tecnologici diffusi nelle società avanzate, valendosi delle opportunità che questi offrono.
    La maggiore facilità di diffusione dei dati, se da un lato rende sempre più accessibile il patrimonio delle informazioni in ogni parte del mondo, favorendo la stessa opera evangelizzatrice, dall'altro richiede una maggiore attenzione per garantire l'integrità dei contenuti, soprattutto quando questi facciano riferimento all'insegnamento evangelico o al magistero ecclesiastico.
    Nel contesto dell'evoluzione tecnologica in atto, la tutela del diritto di autore e dei diritti connessi (di esecuzione, di riproduzione e via dicendo) è stata messa significativamente alla prova. Per questo motivo, nel corso degli ultimi cinquant'anni e soprattutto nelle società più avanzate, le legislazioni dei principali Paesi del mondo in materia sono state profondamente rinnovate. Lo Stato vaticano non poteva ignorare tale profonda evoluzione ed era necessario un aggiornamento anche della sua normativa, adeguandola alle trasformazioni tecnologiche e all'evoluzione legislativa.
    Per questo la Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano ha ritenuto opportuno procedere all'aggiornamento della legge n. XII, approvata da Giovanni XXIII il 12 gennaio 1960, che finora regolava la materia del diritto di autore nello Stato. Quella legge vaticana, a parte poche particolarità, aveva recepito la legge italiana n. 633 del 1941, con le modificazioni intervenute fino a quel momento.
    La nuova legge sul diritto di autore, che non ha voluto distaccarsi dal criterio già adottato in precedenza, recepisce nello Stato della Città del Vaticano la normativa vigente in Italia ma, a differenza della legge del 1960, è stato opportunamente previsto che i futuri adeguamenti della fonte italiana si intenderanno automaticamente recepiti senza bisogno di ulteriori atti formali. La recezione automatica, tuttavia, avviene con i consueti limiti previsti dalla Legge sulle fonti del diritto (del 1° ottobre 2008, n. lXXI). Tali limiti trovano applicazione nel caso di norme contrarie ai precetti di diritto divino o ai principi generali del diritto canonico, o alle norme dei Patti Lateranensi con le successive modificazioni, oppure a quelle di altri accordi internazionali e qualora, in relazione allo stato di fatto e di diritto esistente nello Stato della Città del Vaticano, le norme della legislazione italiana non risultassero applicabili. Tale dinamica consentirà alla normativa vaticana di rimanere al passo con il contesto italiano e internazionale, con il quale continuamente si confronta sul piano operativo, salvo la possibilità di intervenire per disapplicare eventuali norme non utili o per introdurne di nuove più specifiche per rispondere alle particolari esigenze della realtà vaticana. In particolare, si tiene in grande conto l'esigenza della diffusione dei testi originali del Magistero, che ogni privato ha la possibilità di scaricare liberamente dal sito internet della Santa Sede e di diffondere, purché non ne tragga profitto economico.
    Oltre alla disposizione che recepisce la legislazione italiana, la nuova legge sul diritto d'autore contiene alcune norme originali, che rispondono all'esigenza di dare un punto di riferimento agli enti e agli organismi della Santa Sede, che istituzionalmente si occupano della protezione del diritto d'autore o dei diritti connessi.
    Facciamo qualche esempio. L'articolo 2, che riprende il contenuto del medesimo articolo della legge del 1960, sottopone espressamente al diritto di autore i testi delle leggi e degli atti ufficiali della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano (ad esempio: le Encicliche, le Esortazioni apostoliche, il Catechismo della Chiesa Cattolica, il Codice di Diritto canonico, ecc.). Tale disposizione, che rappresenta una peculiarità della disciplina vaticana rispetto a quella italiana, consente di tutelare non solo i diritti di diffusione e riproduzione, ma soprattutto l'originalità e integrità dei testi del Magistero che, pertanto, è giuridicamente illecito (oltre che eticamente riprovevole) modificare. Sempre a mo' di esempio: la Santa Sede avrebbe il diritto di chiedere a un editore (anche su internet) la correzione o la rimozione di un documento del Magistero che sia stato pubblicato a scopo commerciale, senza autorizzazione, oppure con errori o modifiche del testo. Scopo della legge non è quindi di sottrarre alla libera fruibilità personale i testi del Magistero, che continueranno a essere disponibili per attività non lucrative, ma di proteggerne l'integrità e in definitiva l'autenticità dei contenuti.
    L'articolo 3 introduce l'espressa tutela degli scritti e dei discorsi del Romano Pontefice e regolamenta i criteri di gestione della sua immagine e della voce (che continueranno a essere affidati, come già avviene, rispettivamente alla Libreria Editrice Vaticana, al Centro televisivo vaticano e alla Radio vaticana) rispondendo in tal modo a una viva esigenza di protezione da abusi ed utilizzi non appropriati.
    In coerenza con quanto già previsto nella legge 25 luglio 2001 n. ccclv sulla tutela dei beni culturali, l'articolo 4 tratta delle riproduzioni fotografiche, a scopo documentaristico, ribadendo che gli unici soggetti legittimati ufficialmente a tale attività sono le istituzioni custodi dei beni.
    Una novità della legge ora approvata è la creazione della Commissione per la proprietà intellettuale, che è stata da più parti ritenuta necessaria per discutere le questioni più importanti e favorire il coordinamento necessario tra le amministrazioni vaticane. La nuova Commissione potrà dotarsi di un proprio regolamento e avrà l'autorevolezza necessaria per svolgere l'attività di consulenza verso i soggetti interessati.
    Questi sono solo alcuni degli aspetti più importanti della nuova legge vaticana che recepisce, con i necessari adattamenti, la normativa vigente in Italia, senza venir meno al criterio fondamentale d'indole pastorale che è la diffusione del Magistero della Chiesa nella sua integrità.

    (©L'Osservatore Romano 30 marzo 2011)


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    PAPA: DIO NON E' SEVERO, CONFESSORI SIANO COMPRENSIVI COME LUI

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 30 mar.

    Per restituire ai cattolici l'amore verso il sacramento della penitenza, che oggi sembra caduto in disuso proprio mentre c'e' piu' bisogno di un rinnovamento morale, Benedetto XVI raccomanda ai sacerdoti impegnati nelle confessioni di "essere fedeli alla dottrina morale cattolica, assumendo, nel contempo, un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce" in modo che i penitenti possano "sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana". Ed a tutti i cristiani ricorda che Dio e' giusto, non severo, perche' e' "Bonta' infinita".
    Una sottolineatura suggerita oggi a Papa Ratzinger dalla figura del vescovo teologo Sant'Alfonso Maria de Liguori, "esempio di pastore zelante che ha conquistato le anime predicando il Vangelo e amministrando i Sacramenti", ma anche grande musicista e compositore, autore del canto natalizio piu' bello: "Tu scendi dalle stelle".
    Sant'Alfonso, ha spiegato nel corso dell'Udienza Generale tenuta in piazza San Pietro per circa 20 mila fedeli, "ha avuto una visione realisticamente ottimista delle risorse di bene che il Signore dona ad ogni uomo e ha dato importanza agli affetti e ai sentimenti del cuore, oltre che alla mente, per poter amare Dio e il prossimo". Nel '700, ha ricordato Benedetto XVI, "si era diffusa un'interpretazione molto rigorista della vita morale anche a motivo della mentalita' giansenista che, anziche' alimentare la fiducia e la speranza nella misericordia di Dio, fomentava la paura e presentava un volto di Dio arcigno e severo, ben lontano da quello rivelatoci da Gesu'".
    Nella sua opera principale intitolata "Teologia Morale", Sant'Alfonso proponeva invece "una sintesi equilibrata e convincente tra le esigenze della legge di Dio, scolpita nei nostri cuori, rivelata pienamente da Cristo e interpretata autorevolmente dalla Chiesa, e i dinamismi della coscienza e della liberta' dell'uomo, che proprio nell'adesione alla verita' e al bene permettono la maturazione e la realizzazione della persona".
    Per il Papa, dunque, vale ancora oggi l'esortazione del vescovo di Sant'Agata ai sacerdoti ad essere "un segno visibile dell'infinita misericordia di Dio, che perdona e illumina la mente e il cuore del peccatore affinche' si converta e cambi vita". "Nella nostra epoca, in cui vi sono chiari segni di smarrimento della coscienza morale e, occorre riconoscerlo, di una certa mancanza di stima verso il sacramento della confessione, l'insegnamento di sant'Alfonso - infatti - e' ancora di grande attualita'".
    Sant'Alfonso, ha continuato il Papa, inoltre "insisteva molto sulla necessita' della preghiera, che consente di aprirsi alla Grazia divina per compiere quotidianamente la volonta' di Dio e conseguire la propria santificazione". Era convinto infatti che "Dio non nega ad alcuno la grazia della preghiera, con la quale si ottiene l'aiuto a vincere ogni concupiscenza e ogni tentazione". Parole che a Joseph Ratzinger hanno ricordato l'esortazione del suo precedessore, Giovanni Paolo II: "Le nostre comunita' cristiane devono diventare "scuole di preghiera. Occorre allora che l'educazione alla preghiera diventi un punto qualificante di ogni programmazione pastorale". Nella sua catechesi, il Pontefice ha infine sottolineato che Sant'Alfonso "analogamente a san Francesco di Sales" e' stato un precursore del Concilio Vaticano II "nel dire che la santita' e' accessibile ad ogni cristiano". Ognuno cioe' e' chiamato a essere santo: "il religioso da religioso, il secolare da secolare, il sacerdote da sacerdote, il maritato da maritato, il mercante da mercante, il soldato da soldato, e cosi' parlando d'ogni altro stato". Entrambi "dottori della Cheisa" i due santi, ha concluso, "pur in luoghi e tempi diversi, parlano lo stesso linguaggio per invitarci a crescere nella fede e a vivere con amore e con gioia il nostro essere cristiani nelle semplici azioni di ogni giorno, per camminare sulla strada della santita', sulla strada verso Dio e verso la vera gioia".

    © Copyright (AGI)

    PAPA: FA APPELLO PER COSTA D'AVORIO E INVIA CARD. TURKSON

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 30 mar.

    Benedetto XVI lancia un "appello pressante" per "l'urgente ristabilimento del rispetto e della collaborazione pacifica" in Costa d'Avorio e invia "in quel nobile Paese, il cardinale Peter Kodwo Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, al fine di manfestare la mia solidarieta' a quella della Chiesa Universale alle vittime del conflitto e incoraggiare alla riconcilaizioen e alla pace".
    "Da lungo tempo", spiega il Pontefice ai circa 20mila fedeli arrivati in piazza San Pietro per l'Udienza Generale, "il mio pensiero va spesso alle popolazioni della Costa d'Avorio, traumatizzate da dolorosi lutti interni e dolorose tensioni sociali e politiche. Mentre esprimo la mia vicinanza a tutti coloro che hanno perduto un loro caro e soffrono per la violenza, lancio un appello pressante al fine di avviare il piu' presto possibile un processo di dialogo costruttivo per il bene comune" che "l'opposizione drammatica" rende piu' urgente. "Qualunque sforzo", conclude, "deve essere speso in questo senso".

    © Copyright (AGI)


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    00 31/03/2011 00:01
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    PAPA: IN VIGORE DA DOMANI NORME ANTIRICICLAGGIO E ANTITERRORISMO

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 30 mar.

    Nel passato la Santa Sede ha forse peccato di ingenuita' fidando nella correttezza dei suoi interlocutori in campo finanziario.
    E cosi' si e' trovata coinvolta in casi come quello Ior-Ambrosiano che purtroppo e' stato solo il primo di una serie che nemmeno il rinnovamento della dirigenza della Banca Vaticana deciso l'anno scorso e' riuscito a interrompere.
    Ma per esplicita decisione di Benedetto XVI quel tempo e' finito. Entra infatti in vigore domani la nuova "Legge concernente la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attivita' criminose e del finanziamento del terrorismo", emanata lo scorso 30 dicembre dal Papa firmando un Motu Proprio che estende le norme dell'Unione Europea non solo allo Stato della Citta' del Vaticano ma anche a tutti i Dicasteri della Curia Romana e a tutti gli Organismi ed Enti dipendenti dalla Santa Sede compreso lo Ior, sul quale d'ora innanzi vigileranno "l'Autorita' di Informazione Finanziaria" e "limitatamente alle ipotesi delittuose" previste dalla legge anche i competenti Organi giudiziari dello Stato della Citta' del Vaticano, pronti "ad esercitare la giurisdizione penale".
    "Sarebbe ingenuo - ha spiegato in una nota il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - pensare che l'intelligenza perversa che guida le attivita' illegali non cerchi di approfittare proprio dei punti deboli e fragili, talvolta esistenti nel sistema internazionale di difesa e di controllo della legalita', per insinuarsi al suo interno e violarlo".
    "La pace purtroppo, ai nostri tempi, in una societa' sempre piu' globalizzata, e' minacciata da diverse cause, fra le quali quella di un uso improprio del mercato e dell'economia e quella, terribile e distruttrice, della violenza che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilita' sociale", ha scritto il Pontefice nella sua Lettera Apostolica, rilevando che "molto opportunamente la Comunita' Internazionale si sta sempre piu' dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo".
    Con il Motu Proprio firmato oggi da Papa Ratzinger, "la Santa Sede approva questo impegno ed intende far proprie queste regole nell'utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione e dei compiti dello Stato della Citta' del Vaticano" dando dunque - con le norme promulgate oggi e l'istituzione dell'organismo centrale di controllo da esse previsto - immediata e concreta esecuzione alla Convenzione Monetaria fra lo Stato della Citta' del Vaticano e l'Unione Europea del 17 dicembre 2009.
    In attuazione di tale accordo, entrano in vigore da domani anche altri tre provvedimenti: la "Legge sulla frode e contraffazione di banconote e monete in euro"; la "Legge relativa a tagli, specifiche, riproduzione, sostituzione e ritiro delle banconote in euro e sull'applicazione dei provvedimenti diretti a contrastare le riproduzioni irregolari di banconote in euro e alla sostituzione e al ritiro di banconote in euro"; e la "Legge riguardante la faccia, i valori unitari e le specificazioni tecniche, nonche' la titolarita' dei diritti d'autore sulle facce nazionali delle monete in euro destinate alla circolazione".
    Le pene previste sono molto severe: i cittadini dello Stato Citta' del Vaticano e i dipendenti della Santa Sede che incorressero nel reato di riciclaggio sarebbero condannati a reclusione fino a 12 anni. E a 15 anni per i reati legati al terrorismo e all'eversione. La legislazione vaticana prevede ora pene specifiche anche per manipolazione del mercato (da uno a sei anni), per la tratta di persone (da otto fino a vent'anni), vendita di prodotti con segni mendaci, contrabbando, tutela ambiente, traffico illecito di rifiuti (da uno a sei anni).
    Il carcere, infine, e' previsto anche per malversazione ai danni dello Stato (da sei mesi a quattro anni), truffa (da uno a sei anni) e abuso di informazioni privilegiate (da uno a sei anni).
    Lo scopo dell'insieme di queste norme e' prioritariamente la prevenzione "delle condotte che, per loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un'organizzazione internazionale, nonche' le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalita' di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per lo Stato".
    Tra i nuovi reati ci sono ad esempio il possesso di "dispositivi esplosivi o comunque micidiali, cioe' armi da sparo e tutte le altre, la cui destinazione naturale e' l'offesa alla persona, tutti gli strumenti atti ad offendere, i gas asfissianti o accecanti, le sostanze corrosive". Ed e' punita anche l'"emissione di qualsiasi sostanza solida, liquida o gassosa introdotta nell'atmosfera che possa causare inquinamento atmosferico", intendendo con tale espressione "ogni modificazione dell'aria atmosferica, dovuta all'emissione e alla conseguente introduzione nella stessa di una o piu' sostanze in quantita'e con caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la salute umana o per la qualita' dell'ambiente oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell'ambiente".
    Un'altra norma punisce chiunque "induce una persona mediante inganno o la costringe mediante violenza, minaccia, abuso di autorita' o approfittamento di una situazione di inferiorita' fisica o psichica o di una situazione di necessita', o mediante promessa o dazione di somme di denaro o di altri vantaggi alla persona che su di essa ha autorita', a fare ingresso o a soggiornare o a uscire dal territorio dello Stato o a trasferirsi al suo interno".
    "La pena - stabilisce la nuova legge vaticana - e' aumentata da un terzo alla meta' se i fatti di cui al primo comma sono commessi in danno diminore degli anni diciotto o sono diretti alla sfruttamento della prostituzione o al fine di sottoporre la persona offesa al prelievo di organi".
    Un comma che fa venire alla mente il "caso Orlandi", anche se si tratta in realta' del recepimento di norme che tutti gli altri Stati gia' prevedono.
    Analoga considerazione riguarda il previsto perseguimento di eventuali promotori di una "banca di comodo", cioe' di "un ente creditizio, o un ente che svolge attivita' equivalenti, costituito in uno Stato in cui non ha alcuna presenza fisica, che consenta di esercitare una direzione ed una gestione reale e che non sia collegato ad alcun gruppo finanziario regolamentato".
    La normativa approvata da Benedetto XVI appare tanto "ampia ed articolata" che si puo' ritenere "consenta sicuramente alla Citta' del Vaticano di avere un apparato normativo di livello pari a quello che e' presente in altri ordinamenti avanzati, molto avanzati e quindi di poter iniziare il percorso per l'inserimento nella cosiddetta 'White List'", ha commentato ai microfoni della Radio Vaticana il giurista Marcello Condemi, professore associato di Diritto dell'Economia nell'Universita' G. Marconi di Roma, gia' esperto in materia di riciclaggio presso la Banca d'Italia e componente della delegazione italiana al 'Gafi'.
    "A questo punto - sottolinea Condemi - si e' nelle condizioni di poter iniziare il percorso per essere inseriti nella lista e, quindi, percorrere questa ulteriore tappa verso l'inserimento nell'elenco dei Paesi equivalenti, essendo in possesso di un adeguato apparato normativo ed ordinamentale".

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    Il pressing della Cina sul Vaticano

    Nella lista dei nuovi futuri vescovi potrebbero entrare candidati privi del consenso papale. Benedetto XVI ha già censurato le pretese di Pechino

    Paolo D'Andrea

    Per la diplomazia vaticana già alle prese con le crisi arabe potrebbe presto riaprirsi anche il fronte cinese. Ieri è stato ordinato un vescovo nella provincia meridionale del Guangdong. Si tratta di monsignor Paolo Liang Jiansen, nuovo vescovo di Jangmen. L'elezione di Liang di per sé non pone alcun problema: sul suo nome era già confluito da tempo il consenso parallelo dei Palazzi vaticani e di quelli del regime cinese. Ma presto potrebbero seguire altre ordinazioni episcopali a complicare ulteriormente i rapporti tra Pechino e la Santa Sede, entrati in black out dallo scorso dicembre. Nella lista di nuovi futuri vescovi, infatti, potrebbero figurare anche candidati privi del necessario consenso papale. Questi verrebbero ordinati senza l'approvazione della Santa Sede, dopo essere stati selezionati e approvati coi meccanismi di elezione "democratica" locale predisposti dal regime.
    La nomina dei vescovi costituisce da almeno dodici anni il nervo scoperto che i circoli di Pechino vanno a punzecchiare ogni volta che vogliono mandare un segnale forte al sistema nervoso centrale della Chiesa di Roma. Ormai il messaggio è chiaro: il potere cinese, nella sua attuale configurazione, è disposto a concedere alla Chiesa una condizione di libertà vigilata, e la Santa Sede deve accettare di negoziare le nomine episcopali con gli apparati di controllo della vita ecclesiale creati dalla politica religiosa del regime.
    Negli ultimi anni, un possibile accordo sul punto dolente delle nomine episcopali sembrava profilarsi all'orizzonte. La Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi pubblicata nel giugno 2007 aveva ripetuto che la pretesa di porsi «al di sopra dei vescovi stessi e di guidare la vita della comunità ecclesiale» esercitata dagli apparati di controllo ispirati dal Partito - come l'associazione patriottica dei cattolici cinesi - «non corrisponde alla dottrina cattolica». Ma nello stesso tempo, la stessa Lettera papale aveva mostrato comprensione davanti al fatto «che le autorità governative siano attente alla scelta di coloro che svolgeranno l'importante ruolo di guide e di pastori delle comunità cattoliche locali», e aveva auspicato addirittura «un accordo con il governo per risolvere alcune questioni riguardanti la scelta dei candidati all'episcopato».
    Tra la primavera e l'estate del 2010, una serie di dieci nomine episcopali avevano ottenuto il riconoscimento parallelo delle autorità civili e del vescovo di Roma. Poi, gli attendismi e le pause della delicata partita a scacchi hanno rallentato la trattativa, e dopo qualche carota i leader cinesi hanno deciso di tornare al bastone. Prima imponendo una nuova ordinazione illegittima, avvenuta nella diocesi di Chengde lo scorso 20 novembre, e poi spingendo vescovi, sacerdoti, religiosi e laici a partecipare a dicembre alla Assemblea dei rappresentanti cattolici cinesi, il parlamentino pseudo-democratico pilotato dal governo che ha redistribuito le cariche ai vertici della Chiesa cinese. Affidando la presidenza del Collegio dei vescovi cinesi - organo riconosciuto dal regime ma non dalla Santa Sede - al vescovo illegittimo Giuseppe Ma Yinglin, ordinato nel 2006 senza mandato apostolico.
    Adesso, davanti all'imminente nuova serie di possibili nomine, la palla passa di nuovo Oltretevere. Come ogni anno, nelle prossime settimane dovrebbe riunirsi la commissione di esperti e alti funzionari vaticani convocati periodicamente a confrontarsi per suggerire scelte operative sul delicato dossier cinese. All'interno del brainstorming sino-cattolico c'è chi - a partire dal cardinale di Hong Kong Joseph Zen - da tempo sponsorizza la linea della fermezza. Secondo Zen e i suoi consentanei, è finito il tempo dei compromessi e delle soluzioni negoziate. Adesso bisogna parlar chiaro e richiamare anche i vescovi cinesi a interrompere ogni rapporto con gli organismi pseudo-ecclesiali imposti dal regime, magari minacciando anche qualche pena canonica.
    Questa linea della fermezza è sembrata prevalere nell'ultimo anno anche Oltretevere. A fine marzo 2010, un comunicato ufficiale emesso dopo la riunione della commissione vaticana sulla Cina aveva diffidato i vescovi cinesi dal partecipare a incontri e iniziative organizzati dall'Associazione patriottica. A fine anno, dopo l'assemblea di dicembre, un altro duro comunicato di reazione vaticano conteneva alcuni passaggi che potevano esser letti come un pubblico rimprovero anche per quei vescovi che - sotto pressione e coazione - avevano preso parte all'evento.
    Sta di fatto che la leadership cinese non sembra essersi troppo preoccupata delle rimostranze vaticane. A pagare il prezzo più alto sembra proprio il gregge inerme dei cattolici cinesi. Indiscrezioni provenienti dalla Cina raccontano di vescovi che si nascondono perché dopo il comunicato vaticano si sentono giudicati come pastori deboli se non addirittura come potenziali traditori. Si riacutizzano le tensioni tra l'area cattolica che si muove entro i limiti imposti dalla politica religiosa del regime e quella cosiddetta "clandestina" che non accetta tutele e sudditanze statali. E se si moltiplicassero ordinazioni illegittime forzate, tornerebbe a affacciarsi lo spettro di quella divisione dolorosa che per lungo tempo ha messo a repentaglio la stessa unità sacramentale tra i cattolici cinesi, e che negli ultimi anni appariva in fase di riassorbimento.
    In questa situazione complicata, c'è davvero bisogno di quella lungimiranza con cui la Santa Sede ha saputo tante volte sciogliere i nodi e aggirare le trappole poste sul cammino della Chiesa che è in Cina. Si tratta di parlar chiaro, ma anche di andare a "vedere" le carte degli altri.
    Ad esempio, è passata quasi del tutto sotto silenzio la riforma degli statuti del Collegio dei vescovi riconosciuti dal governo, dove per la prima volta si afferma che in materia di dogmi e di morale tale assemblea episcopale è «in unione con il Successore di Pietro, il capo della comunità dei discepoli». E si specifica che il principio di autonomia e di indipendenza a cui si deve attenere la Chiesa di Cina riguarda gli «affari politici, economici e di organizzazione ecclesiale».
    Ai dirigenti cinesi sta a cuore che la Chiesa garantisca un lealismo politico senza ombre nei confronti del regime. Per questo mantengono la "presa" sulle ordinazioni episcopali. Coi loro occhiali politici vaglieranno anche la linea che uscirà dalla prossima commissione vaticana sulla Cina. La riapertura di canali di dialogo concreti e operativi potrebbe mettere in stand by anche nuove ordinazioni illegittime. Ma le enigmatiche dinamiche del potere cinese garantiscono margini di tempo ristretti per una ripresa delle trattative: a ottobre entrano nel vivo i preparativi per la successione ai vertici del regime, e a quel punto anche a Pechino risuonerà l'extra omnes e tutte le partite ancora in corso verranno sospese.

    © Copyright Il Secolo d'Italia, 31 marzo 2011


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    00 01/04/2011 20:17
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    VATICANO-CINA: CARD. ZEN, DICASTERO HA ROVINATO TUTTO DISOBBEDENDO AL PAPA

    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 1 apr.

    "La nostra Chiesa in Cina e' stata ridotta ad uno stato disastroso proprio perche' in questi ultimi anni qualcuno ha cecamente e cocciutamente perseguito quella stessa politica dell'Ostpolitik contro la direzione data da Papa Benedetto nella sua Lettera alla Chiesa in Cina del 2007 e contro l'opinione della stragrande maggioranza della Commissione che il Papa ha istituito per dare consigli su come aiutare la Chiesa in Cina".
    Lo denuncia il card. Joseph Zen Ze kiun, vescovo emerito di Hong Kong. Secondo il porporato cinese la colpa di tutto questo e' del suo confratello indiano Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, che con due altri collaboratori "credono di saperla piu' lunga di tutti noi".
    "I nostri vescovi - spiega il cardinale salesiano - avevano bisogno di essere spronati al coraggio. Invece qualcuno ha sempre mostrato loro una errata compassione che ha finito per sprofondarli sempre di piu' nella melma della schiavitu'. E' solo la bonta' del Papa - conclude Zen - a non chiamare scismatica la presente Chiesa ufficiale in Cina che ha dichiarato solennemente di volere essere una Chiesa indipendente con ordinazioni episcopali senza il mandato pontificio".

    © Copyright (AGI)


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    00 01/04/2011 20:19
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    Papa/ Ha ricevuto il primo ordinario (sposato) degli ex anglicani

    Mons. Newton stamane in Vaticano assieme al card. Levada

    Città del Vaticano, 1 apr. (TMNews)

    Il Papa ha ricevuto stamane in Vaticano monsignor Keith Newton, il primo ordinario dell'Ordinariato personale di Nostra Signora di Walsingham, la struttura che ha raccolto nel Regno Unito gli ex anglicani convertiti al cattolicesimo grazie alla costituzione apostolica 'Anglicanorum coetibus' voluta dallo stesso Benedetto XVI.
    Monsignor Newton, sposato e con tre figli, era vescovo anglicano prima di convertirsi al cattolicesimo. Ora, pur non potendo diventare vescovo, è stato comunque nominato ordinario, ossia superiore gerarchico, degli ex anglicani dell'ordinariato inglese. Lo scorso primo gennaio è stato ricevuto nella Chiesa cattolica con una cerimonia celebrata nella cattedrale di Westminster da mons. Alan Hopes, vescovo ausiliare di Westminster. Lo scorso 15 gennaio il Papa aveva insignito Newton del titolo di Protonotario apostolico.
    Stamane monsignor Newton è stato ricevuto da Benedetto XVI insieme allo stesso monsignor Hopes, e dal cardinale William Levada, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede. Quello inglese è il primo ordinariato degli ex anglicani che, in rotta di collisione con la 'mainstream' della comunione anglicana su questioni come l'ordinazione femminile e la benedizione delle coppie gay, possono entrare nella Chiesa cattolica grazie alla mossa di Papa Ratzinger.

    © Copyright TMNews


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    00 02/04/2011 01:39
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    Edizione quotidiana 2 aprile 2011





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