Benedetto XVI Forum Luogo d'incontro di tutti quelli che amano il Santo Padre.

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    00 10/09/2009 16:58
    CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON GLI ARTISTI IL 21 NOVEMBRE 2009

    Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione dell’Incontro del Papa con gli artisti il 21 novembre 2009, nel decennale della Lettera di Giovanni Paolo II agli artisti (4 aprile 1999) e nel 45° anniversario dell’Incontro di Paolo VI con gli artisti nella Cappella Sistina (7 maggio 1964).

    Intervengono: S.E. Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa; il Prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani; Mons. Pasquale Iacobone, Incaricato del Dipartimento Arte&Fede del Pontificio Consiglio della Cultura.

    Pubblichiamo di seguito una Nota informativa sulla preparazione all’Incontro:


    NOTA INFORMATIVA

    In occasione del Decennale della Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II (4 aprile 1999), e a 45 anni dallo storico incontro di Paolo VI con gli artisti, tenutosi nella Cappella Sistina (7 maggio 1964), il Pontificio Consiglio della Cultura promuove e organizza l’Incontro del Papa con gli Artisti, che si terrà, sempre nella Cappella Sistina, il 21 novembre 2009. L’Incontro intende rinnovare l’amicizia e il dialogo tra la Chiesa e gli Artisti e suscitare nuove occasioni di collaborazione.

    Gli illustri Artisti invitati, provenienti dai diversi continenti, per il prestigio di cui godono e per l’alta qualità professionale del loro impegno rappresentano le diverse categorie di cui si compone il mondo delle arti (pittori, scultori, architetti, scrittori e poeti, musicisti e cantanti, registi e attori di cinema e teatro, ballerini…). Il numero degli invitati è necessariamente limitato, in funzione degli spazi ridotti offerti dalla Cappella Sistina.

    L’Incontro col Santo Padre è preceduto da un momento preliminare. Il pomeriggio del 20 novembre gli Artisti sono stati invitati a visitare la Collezione di Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, realizzata per volere di Paolo VI. Al termine della visita si terrà un ricevimento in loro onore, offerto dallo sponsor unico dell’evento, la Martini e Rossi.

    Nella mattinata del 21 novembre gli Artisti si ritroveranno nella Cappella Sistina per incontrare Sua Santità Benedetto XVI. Sono previsti brevi interventi musicali di apertura e chiusura dell’Incontro. S.E. Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, rivolgerà al Santo Padre un indirizzo di saluto, anche a nome degli Artisti presenti. Quindi saranno letti alcuni brani della Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II.

    Sua Santità Benedetto XVI pronuncerà allora il suo Discorso agli Artisti.

    Dopo il commiato del Santo Padre ai partecipanti all’Incontro, si terrà, nel Braccio Nuovo dei Musei Vaticani, un ricevimento conclusivo dell’evento, offerto dalla Martini e Rossi.

    * * *

    Dallo scorso mese di luglio sono stati spediti circa 480 Inviti ad altrettanti Artisti, di diversi paesi e continenti. Precedentemente si era proceduto ad elaborare gli elenchi dei possibili invitati, con l’aiuto prezioso ed indispensabile di alcuni consulenti ed esperti nei diversi settori interessati.

    Gli Artisti proposti sono stati inseriti in cinque grandi gruppi, per facilitare il lavoro organizzativo: 1) pittori e scultori, 2) architetti, 3) scrittori e poeti, 4) musicisti e cantanti, 5) registi e attori di cinema e teatro fotografi ballerini etc.

    La scelta degli invitati è stata effettuata, appunto con l’aiuto dei consulenti, soprattutto in base al livello artistico da loro raggiunto, tenendo anche conto della provenienza da contesti geografici e culturali diversi.

    Lo svolgimento dell’Incontro nella Cappella Sistina, luogo altamente simbolico ed evocativo, motiva il numero ridotto degli invitati, chiamati a rappresentare le diverse categorie di Artisti. La logistica, pertanto, ha condizionato inevitabilmente la scelta degli invitati: non era pensabile una lista di invitati più o meno completa per ogni categoria e che non escludesse qualcuno, pur famoso o affermato.

    Il termine fissato per l’adesione all’evento è il 30 settembre.

    Finora sono giunte 100 risposte, di cui 76 positive e 23 negative: in tutte si dice l’apprezzamento per l’iniziativa e il piacere/l’onore di prendere parte ad un evento così particolare, o il dispiacere di non potervi partecipare per motivi assolutamente importanti.

    Un ringraziamento speciale va rivolto al Presidente della Martini e Rossi, Dott. Maurizio Cibrario, per la collaborazione offerta nella realizzazione dei due ricevimenti previsti.


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    00 11/09/2009 00:47
    Le chiavi della terra sono nelle mani dell'uomo


    CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 10 settembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo giovedì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza, Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, i promotori del padiglione della Santa Sede all'Expo 2008 di Saragozza.

    * * *

    Caro Signor Arcivescovo,

    Eccellentissimo Signor Ambasciatore,

    Cari Fratelli e Sorelle,

    Sono lieto di ricevervi e di dare il benvenuto a tutti e a ciascuno di voi, accompagnati dalle vostre famiglie, in questo incontro. Spero vivamente che la vostra visita a Roma, presso le tombe degli Apostoli, vi rafforzi nella fede e colmi i vostri cuori di gioia e di pace.

    Innanzitutto desidero esprimervi il mio sincero ringraziamento per la vostra significativa collaborazione con l'Arcivescovado di Zaragoza e la Nunziatura Apostolica di Madrid, nella realizzazione del padiglione della Santa Sede per l'Esposizione Internazionale di Zaragoza dello scorso anno.

    Questa installazione, che è stata fra le più visitate e apprezzate, ha ospitato un'importante mostra sul prezioso patrimonio artistico, culturale e religioso che la Chiesa custodisce. Con questa iniziativa, si è cercato di offrire ai suoi numerosi visitatori un'opportuna riflessione sull'importanza e sul valore fondamentale che l'acqua ha per la vita dell'uomo.

    Attraverso la sua partecipazione all'Esposizione, la Santa Sede ha voluto inoltre mettere in evidenza non solo l'imperiosa necessità di proteggere sempre l'ambiente e la natura, ma anche di scoprire la loro dimensione spirituale e religiosa più profonda. Oggi più che mai occorre aiutare le persone affinché sappiano vedere nel creato qualcosa di più di una semplice fonte di ricchezza e di sfruttamento nelle mani dell'uomo. In effetti, Dio, con la creazione, ha dato all'uomo le chiavi della terra, e si aspetta da lui che sappia usare questo grande dono facendolo fruttificare in modo responsabile e rispettoso. L'essere umano scopre il valore intrinseco della natura se impara a vederla come ciò che realmente è, ossia espressione di un progetto di amore e di verità che ci parla del Creatore e del suo amore per l'umanità, e che troverà la sua pienezza in Cristo, alla fine dei tempi (cfr. Caritas in veritate, n. 48). In tal senso, è opportuno ricordare ancora una volta lo stretto rapporto esistente fra la cura dell'ambiente e il rispetto delle esigenze etiche della natura umana, poiché «quando “l'ecologia umana” è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio» (Ibidem, n. 51).

    Al termine di questo incontro, desidero esprimere nuovamente la mia riconoscenza per la generosa collaborazione a voi e a tutte le persone, istituzioni e imprese che hanno partecipato a questo importante e lodevole progetto. In questa circostanza, vi affido in modo particolare all'intercessione della Vergine del Pilar, che vede i propri piedi bagnati dalle copiose acque del fiume Ebro. Con questi vivi sentimenti, imparto di cuore a voi e alle vostre famiglie la mia Benedizione Apostolica.

    [Traduzione del testo originale in spangolo a cura de “L'Osservatore Romano”]

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    00 11/09/2009 16:39
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    S.E. il Signor Ricardo Martinelli Berrocal, Presidente di Panama, con la Consorte, e Seguito;

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Nordeste 2), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Genival Saraiva de França, Vescovo di Palmares;

    S.E. Mons. Francesco Biasin, Vescovo di Pesqueira;

    S.E. Mons. Paulo Cardoso da Silva, O. Carm., Vescovo di Petrolina.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Em.mo Card. Karl Lehmann, Vescovo di Mainz (Repubblica Federale di Germania).



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    00 11/09/2009 16:40
    COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI PANAMA

    Questa mattina, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Presidente della Repubblica di Panama, Sua Eccellenza il Signor Ricardo Alberto Martinelli Berrocal, è stato ricevuto in Udienza da Sua Santità Benedetto XVI e, successivamente, si è incontrato con Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

    I cordiali colloqui hanno permesso un fruttuoso scambio di opinioni su temi attinenti all’attuale congiuntura internazionale e regionale.

    Ci si è poi soffermati su alcuni aspetti della situazione in Panama, in particolare sulle politiche sociali avviate dal Governo, sui progetti di sviluppo per il Paese, nonché sulla collaborazione tra la Chiesa e lo Stato in vista della promozione dei valori cristiani e del bene comune. Il Presidente ha infine rivolto al Santo Padre l’invito a visitare il Paese.

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    00 12/09/2009 15:57
    CAPPELLA PAPALE PER L’ORDINAZIONE EPISCOPALE DI CINQUE ECC.MI PRESULI


    Alle ore 10 di oggi, il Santo Padre Benedetto XVI, proveniente dalla residenza estiva di Castel Gandolfo, presiede, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa nel corso della quale conferisce l’Ordinazione episcopale a 5 Presuli.

    Concelebrano con il Santo Padre i due Vescovi conconsacranti: l’Em.mo Card. Tarcisio Bertone, S.D.B., Segretario di Stato, e l’Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e i cinque Vescovi eletti.

    Al termine della Celebrazione, il Santo Padre rientra a Castel Gandolfo.

    Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia nel corso della Santa Messa:


    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle!

    Salutiamo con affetto e ci uniamo cordialmente alla gioia di questi cinque nostri Fratelli presbiteri che il Signore ha chiamato ad essere successori degli Apostoli: Mons. Gabriele Giordano Caccia, Mons. Franco Coppola, Mons. Pietro Parolin, Mons. Raffaello Martinelli e Mons. Giorgio Corbellini. Sono grato a ciascuno di essi per il fedele servizio che hanno reso alla Chiesa lavorando in Segreteria di Stato o nella Congregazione per la Dottrina della Fede o nel Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e sono certo che, con lo stesso amore per Cristo e con il medesimo zelo per le anime, svolgeranno nei nuovi campi di azione pastorale il ministero che oggi viene loro affidato con l’Ordinazione episcopale. Secondo la Tradizione apostolica, questo Sacramento viene conferito mediante l’imposizione delle mani e la preghiera. L’imposizione delle mani si svolge in silenzio. La parola umana ammutolisce. L’anima si apre in silenzio per Dio, la cui mano s’allunga verso l’uomo, lo prende per sé e, al contempo, lo copre in modo da proteggerlo, affinché in seguito egli sia totalmente proprietà di Dio, gli appartenga del tutto e introduca gli uomini nelle mani di Dio. Ma, come secondo elemento fondamentale dell’atto di consacrazione, segue poi la preghiera. L’Ordinazione episcopale è un evento di preghiera. Nessun uomo può rendere un altro sacerdote o vescovo. È il Signore stesso che, attraverso la parola della preghiera e il gesto dell’imposizione delle mani, assume quell’uomo totalmente al suo servizio, lo attira nel suo stesso Sacerdozio. Egli stesso consacra gli eletti. Egli stesso, l’unico Sommo Sacerdote, che ha offerto l’unico sacrificio per tutti noi, gli concede la partecipazione al suo Sacerdozio, affinché la sua Parola e la sua opera siano presenti in tutti i tempi.

    Per questa connessione tra la preghiera e l’agire di Cristo sull’uomo, la Chiesa nella sua Liturgia ha sviluppato un segno eloquente. Durante la preghiera di Ordinazione si apre sul candidato l’Evangeliario, il Libro della Parola di Dio. Il Vangelo deve penetrare in lui, la Parola vivente di Dio deve, per così dire, pervaderlo. Il Vangelo, in fondo, non è solo parola – Cristo stesso è il Vangelo. Con la Parola, la stessa vita di Cristo deve pervadere quell’uomo, così che egli diventi interamente una cosa sola con Lui, che Cristo viva in lui e dia alla sua vita forma e contenuto. In questa maniera deve realizzarsi in lui ciò che nelle letture dell’odierna Liturgia appare come l’essenza del ministero sacerdotale di Cristo. Il consacrato deve essere colmato dello Spirito di Dio e vivere a partire da Lui. Deve portare ai poveri il lieto annunzio, la vera libertà e la speranza che fa vivere l’uomo e lo risana. Egli deve stabilire il Sacerdozio di Cristo in mezzo agli uomini, il Sacerdozio al modo di Melchisedek, cioè il regno della giustizia e della pace. Come i 72 discepoli mandati dal Signore, egli deve essere uno che porta guarigione, che aiuta a risanare la ferita interiore dell’uomo, la sua lontananza da Dio. Il primo ed essenziale bene di cui abbisogna l’uomo è la vicinanza di Dio stesso. Il regno di Dio, di cui si parla nel brano evangelico di oggi, non è qualcosa "accanto" a Dio, una qualche condizione del mondo: è semplicemente la presenza di Dio stesso, che è la forza veramente risanatrice.

    Gesù ha riassunto tutti questi molteplici aspetti del suo Sacerdozio nell’unica frase: "Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10, 45). Servire e in ciò donare se stessi; essere non per se stessi, ma per gli altri, da parte di Dio e in vista di Dio: è questo il nucleo più profondo della missione di Gesù Cristo e, insieme, la vera essenza del suo Sacerdozio. Così, Egli ha reso il termine "servo" il suo più alto titolo d’onore. Con ciò ha compiuto un capovolgimento dei valori, ci ha donato una nuova immagine di Dio e dell’uomo. Gesù non viene come uno dei padroni di questo mondo, ma Lui, che è il vero Padrone, viene come servo. Il suo Sacerdozio non è dominio, ma servizio: è questo il nuovo Sacerdozio di Gesù Cristo al modo di Melchisedek.

    San Paolo ha formulato l’essenza del ministero apostolico e sacerdotale in maniera molto chiara. Di fronte ai litigi, che c’erano nella Chiesa di Corinto tra correnti diverse che si riferivano ad Apostoli diversi, egli domanda: Ma cosa è mai un Apostolo? Cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Sono servitori; ciascuno come il Signore gli ha concesso (cfr 1 Cor 3, 5). "Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele" (1 Cor 4, 1s). A Gerusalemme, nell’ultima settimana della sua vita, Gesù stesso ha parlato in due parabole di quei servi ai quali il Signore affida i suoi beni nel tempo del mondo, e vi ha rilevato tre caratteristiche del servire nel modo giusto, nelle quali si concretizza anche l’immagine del ministero sacerdotale. Gettiamo infine ancora un breve sguardo su queste caratteristiche, per contemplare, con gli occhi di Gesù stesso, il compito che voi, cari amici, siete chiamati ad assumere in quest’ora.

    La prima caratteristica, che il Signore richiede dal servo, è la fedeltà. Gli è stato affidato un grande bene, che non gli appartiene. La Chiesa non è la Chiesa nostra, ma la sua Chiesa, la Chiesa di Dio. Il servo deve rendere conto di come ha gestito il bene che gli è stato affidato. Non leghiamo gli uomini a noi; non cerchiamo potere, prestigio, stima per noi stessi. Conduciamo gli uomini verso Gesù Cristo e così verso il Dio vivente. Con ciò li introduciamo nella verità e nella libertà, che deriva dalla verità. La fedeltà è altruismo, e proprio così è liberatrice per il ministro stesso e per quanti gli sono affidati. Sappiamo come le cose nella società civile e, non di rado, anche nella Chiesa soffrono per il fatto che molti di coloro, ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità, per il bene comune. Il Signore traccia con poche linee un’immagine del servo malvagio, il quale si mette a gozzovigliare e a percuotere i dipendenti, tradendo così l’essenza del suo incarico. In greco, la parola che indica "fedeltà" coincide con quella che indica "fede". La fedeltà del servo di Gesù Cristo consiste proprio anche nel fatto che egli non cerca di adeguare la fede alle mode del tempo. Solo Cristo ha parole di vita eterna, e queste parole dobbiamo portare alla gente. Esse sono il bene più prezioso che ci è stato affidato. Una tale fedeltà non ha niente di sterile e di statico; è creativa. Il padrone rimprovera il servo, che aveva nascosto sottoterra il bene consegnatogli per evitare ogni rischio. Con questa apparente fedeltà il servo ha in realtà accantonato il bene del padrone, per potersi dedicare esclusivamente ai propri affari. Fedeltà non è paura, ma è ispirata dall’amore e dal suo dinamismo. Il padrone loda il servo, che ha fatto fruttificare i suoi beni. La fede richiede di essere trasmessa: non ci è stata consegnata soltanto per noi stessi, per la personale salvezza della nostra anima, ma per gli altri, per questo mondo e per il nostro tempo. Dobbiamo collocarla in questo mondo, affinché diventi in esso una forza vivente; per far aumentare in esso la presenza di Dio.

    La seconda caratteristica, che Gesù richiede dal servo, è la prudenza. Qui bisogna subito eliminare un malinteso. La prudenza è una cosa diversa dall’astuzia. Prudenza, secondo la tradizione filosofica greca, è la prima delle virtù cardinali; indica il primato della verità, che mediante la "prudenza" diventa criterio del nostro agire. La prudenza esige la ragione umile, disciplinata e vigilante, che non si lascia abbagliare da pregiudizi; non giudica secondo desideri e passioni, ma cerca la verità – anche la verità scomoda. Prudenza significa mettersi alla ricerca della verità ed agire in modo ad essa conforme. Il servo prudente è innanzitutto un uomo di verità e un uomo dalla ragione sincera. Dio, per mezzo di Gesù Cristo, ci ha spalancato la finestra della verità che, di fronte alle sole forze nostre, rimane spesso stretta e soltanto in parte trasparente. Egli ci mostra nella Sacra Scrittura e nella fede della Chiesa la verità essenziale sull’uomo, che imprime la direzione giusta al nostro agire. Così, la prima virtù cardinale del sacerdote ministro di Gesù Cristo consiste nel lasciarsi plasmare dalla verità che Cristo ci mostra. In questa maniera diventiamo uomini veramente ragionevoli, che giudicano in base all’insieme e non a partire da dettagli casuali. Non ci lasciamo guidare dalla piccola finestra della nostra personale astuzia, ma dalla grande finestra, che Cristo ci ha aperto sull’intera verità, guardiamo il mondo e gli uomini e riconosciamo così che cosa conta veramente nella vita.

    La terza caratteristica di cui Gesù parla nelle parabole del servo è la bontà: "Servo buono e fedele … prendi parte alla gioia del tuo padrone" (Mt 25, 21.23). Ciò che s’intende con la caratteristica della "bontà" può rendersi chiaro a noi, se pensiamo all’incontro di Gesù con il giovane ricco. Quest’uomo si era rivolto a Gesù chiamandolo "Maestro buono" e ricevette la risposta sorprendente: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo" (Mc 10, 17s). Buono in senso pieno è solo Dio. Egli è il Bene, il Buono per eccellenza, la Bontà in persona. In una creatura – nell’uomo – l’essere buono si basa pertanto necessariamente su un profondo orientamento interiore verso Dio. La bontà cresce con l’unirsi interiormente al Dio vivente. La bontà presuppone soprattutto una viva comunione con Dio, il Buono, una crescente unione interiore con Lui. E di fatto: da chi altri si potrebbe imparare la vera bontà se non da Colui, che ci ha amato sino alla fine, sino all’estremo (cfr Gv 13, 1)? Diventiamo servi buoni mediante il nostro rapporto vivo con Gesù Cristo. Solo se la nostra vita si svolge nel dialogo con Lui, solo se il suo essere, le sue caratteristiche penetrano in noi e ci plasmano, possiamo diventare servi veramente buoni.

    Nel calendario della Chiesa si ricorda oggi il Nome di Maria. In Lei che era ed è totalmente unita al Figlio, a Cristo, gli uomini nelle tenebre e nelle sofferenze di questo mondo hanno trovato il volto della Madre, che ci dà coraggio per andare avanti. Nella tradizione occidentale il nome "Maria" è stato tradotto con "Stella del Mare". In ciò si esprime proprio questa esperienza: quante volte la storia in cui viviamo appare come un mare buio che colpisce minacciosamente con le sue onde la navicella della nostra vita. Talvolta la notte sembra impenetrabile. Spesso può crearsi l’impressione che solo il male abbia potere e Dio sia infinitamente lontano. Spesso intravvediamo solo da lontano la grande Luce, Gesù Cristo che ha vinto la morte e il male. Ma allora vediamo molto vicina la luce che si accese, quando Maria disse: "Ecco, sono la serva del Signore". Vediamo la chiara luce della bontà che emana da Lei. Nella bontà con cui Ella ha accolto e sempre di nuovo viene incontro alle grandi e alle piccole aspirazioni di molti uomini, riconosciamo in maniera molto umana la bontà di Dio stesso. Con la sua bontà porta sempre nuovamente Gesù Cristo, e così la grande Luce di Dio, nel mondo. Egli ci ha dato la sua Madre come Madre nostra, affinché impariamo da Lei a pronunciare il "sì" che ci fa diventare buoni.

    Cari amici, in questa ora preghiamo per voi la Madre del Signore, perché vi conduca sempre verso il suo Figlio, fonte di ogni bontà. E preghiamo perché diventiate servi fedeli, prudenti e buoni e così possiate un giorno sentire dal Signore della storia la parola: Servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone. Amen.



    I VESCOVI ORDINANDI

    Questi i Presbiteri ai quali il Santo Padre Benedetto XVI conferisce questa mattina l’Ordinazione episcopale:

    1. Mons. Gabriele Giordano CACCIA, del clero dell’Arcidiocesi di Milano, nato il 24 febbraio 1958, ordinato Presbitero l’11 giugno 1983, eletto Arcivescovo titolare di Sepino e nominato Nunzio Apostolico in Libano il 16 luglio 2009.

    2. Mons. Franco COPPOLA, del clero dell’Arcidiocesi di Otranto, nato il 31 marzo 1957, ordinato Presbitero il 12 settembre 1981, eletto Arcivescovo titolare di Vinda e nominato Nunzio Apostolico in Burundi il 16 luglio 2009.

    3. Mons. Pietro PAROLIN, del clero della Diocesi di Vicenza, nato il 17 gennaio 1955, ordinato Presbitero il 27 aprile 1980, eletto Arcivescovo titolare di Acquapendente e nominato Nunzio Apostolico in Venezuela il 17 agosto 2009.

    4. Mons. Raffaello MARTINELLI, del clero della Diocesi di Bergamo, nato il 21 giugno 1948, ordinato Presbitero l’8 aprile 1972, eletto Vescovo della Diocesi Suburbicaria di Frascati il 2 luglio 2009.

    5. Mons. Giorgio CORBELLINI, del clero della Diocesi di Piacenza-Bobbio, nato il 20 aprile 1947, ordinato Presbitero il 10 luglio 1971, eletto Vescovo titolare di Abula e nominato Presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica il 3 luglio 2009.

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    00 13/09/2009 15:58
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    In questa Domenica – la 24.ma del Tempo Ordinario – la Parola di Dio ci interpella con due questioni cruciali che riassumerei così: "Chi è per te Gesù di Nazaret?". E poi: "La tua fede si traduce in opere oppure no?". La prima domanda la troviamo nel Vangelo odierno, là dove Gesù chiede ai suoi discepoli: "Voi, chi dite che io sia?" (Mc 8,29). La risposta di Pietro è netta e immediata: "Tu sei il Cristo", cioè il Messia, il consacrato di Dio mandato a salvare il suo popolo. Pietro e gli altri apostoli, dunque, a differenza della maggior parte della gente, credono che Gesù non sia solo un grande maestro, o un profeta, ma molto di più. Hanno fede: credono che in Lui è presente e opera Dio. Subito dopo questa professione di fede, però, quando Gesù per la prima volta annuncia apertamente che dovrà patire ed essere ucciso, lo stesso Pietro si oppone alla prospettiva di sofferenza e di morte. Gesù allora deve rimproverarlo con forza, per fargli capire che non basta credere che Lui è Dio, ma spinti dalla carità bisogna seguirlo sulla sua stessa strada, quella della croce (cfr Mc 8,31-33). Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita.

    Questa via è l’amore, che è l’espressione della vera fede. Se uno ama il prossimo con cuore puro e generoso, vuol dire che conosce veramente Dio. Se invece uno dice di avere fede, ma non ama i fratelli, non è un vero credente. Dio non abita in lui. Lo afferma chiaramente san Giacomo nella seconda lettura della Messa di questa Domenica: "Se non è seguita dalle opere, [la fede] in se stessa è morta" (Gc 2,17). A questo proposito, mi piace citare uno scritto di san Giovanni Crisostomo, uno dei grandi Padri della Chiesa, che il calendario liturgico ci invita oggi a ricordare. Proprio commentando il passo citato della Lettera di Giacomo egli scrive: "Uno può anche avere una retta fede nel Padre e nel Figlio, così come nello Spirito Santo, ma se non ha una retta vita, la sua fede non gli servirà per la salvezza. Quando dunque leggi nel Vangelo: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio» (Gv 17,3), non pensare che questo verso basti a salvarci: sono necessari una vita e un comportamento purissimi" (cit. in J.A. Cramer, Catenae graecorum Patrum in N.T., vol. VIII: In Epist. Cath. et Apoc., Oxford 1844).

    Cari amici, domani celebreremo la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, e il giorno seguente la Madonna Addolorata. La Vergine Maria, che credette alla Parola del Signore, non perse la sua fede in Dio quando vide il suo Figlio respinto, oltraggiato e messo in croce. Rimase piuttosto accanto a Gesù, soffrendo e pregando, fino alla fine. E vide l’alba radiosa della sua Risurrezione. Impariamo da Lei a testimoniare la nostra fede con una vita di umile servizio, pronti a pagare di persona per rimanere fedeli al Vangelo della carità e della verità, certi che nulla va perso di quanto facciamo.



    DOPO L’ANGELUS

    Je suis heureux d’accueillir pour la prière de l’Angélus les pèlerins francophones et tout particulièrement les séminaristes et les formateurs du séminaire saint Joseph de Bordeaux. En cette année sacerdotale, je désir rendre grâce pour tous les jeunes qui généreusement suivent le Seigneur en cherchant à répondre, tout comme le curé d’Ars, à cette question de Jésus : « Pour vous qui suis-je ? ». Je vous invite, chers pèlerins, à porter dans votre prière quotidienne les séminaristes et tous ceux qui ont découvert l’importance du Christ dans leur vie. Que Dieu vous bénisse, ainsi que vos familles et toutes les personnes qui vous sont chères.

    I extend heartfelt greetings to the English-speaking visitors here today. In the Gospel this Sunday, Jesus puts a question to his disciples: Who do you say I am? On behalf of the others, it is Peter who answers: You are the Christ. Throughout history, it has been the task of Peter’s successors to continue to make that proclamation of faith in Jesus Christ. And all of us are called to join Peter as we resolve to place the Lord at the centre of our lives. I pray that all of you may grow in your faith and love for the Lord and I invoke his blessings upon you and upon your loved ones at home.

    Ein herzliches "Grüß Gott" sage ich den Pilgern und Gästen deutscher Sprache. Jesus Christus sucht Menschen, die ihm wirklich nachfolgen, die auf seine Weise denken, reden und handeln. Aber die Nachfolge ist noch mehr, sie ist Liebe, so wie er uns geliebt hat, als er sogar Leiden und Tod auf sich genommen hat. Lassen wir uns von Christus im Innersten anrühren. Begegnen wir ihm im Gebet, und tragen wir das Licht seiner Liebe in die Welt hinein. Der Herr geleite euch auf all euren Wegen.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, especialmente a los fieles de la Parroquia de la Santa Cruz de Villanueva de la Serena. En el evangelio proclamado este domingo hemos escuchado a San Pedro hacer una especial profesión de fe en Jesús: "Tu eres el Mesías". A lo que el Señor añade que su mesianismo y su misión redentora tienen que ir unidas al sacrificio de la cruz. Os invito hermanos a acoger con un corazón bien dispuesto el misterio pascual de Cristo, que nos une íntimamente a su Persona, en el amor desinteresado a los hermanos y en el servicio humilde a nuestro prójimo. Muchas gracias y feliz domingo.

    Srdečne pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne pedagógov Cirkevnej školy svätého Svorada a Benedikta, ako aj Gymnázia svätého Cyrila a Metoda z Nitry. Bratia a sestry, vaša púť do Ríma nech vo vás posilní vernosť Kristovi a obetavú lásku k blížnym. Všetkých vás zo srdca žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente ai docenti della Scuola Cattolica SS. Svorad e Benedetto, come pure del Ginnasio SS. Cirillo e Metodio di Nitra. Fratelli e sorelle, vi auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma susciti in voi una rinnovata fedeltà a Cristo e una generosa carità verso il prossimo. A tutti la mia particolare benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

    Serdecznie pozdrawiam Polaków. Jutro będziemy przeżywać święto Podwyższenia Krzyża Świętego. W sposób szczególny będziemy czcić ten znak nieskończonej miłości Boga, w którym dokonało się nasze zbawienie. Niech Maryja wyprasza nam dar męstwa, abyśmy w każdej sytuacji świadczyli, że krzyż Chrystusa nie jest dla nas zgorszeniem, ale powodem do chluby (por. Gal 6, 14). Niech Bóg wam błogosławi.

    [Saluto cordialmente i polacchi. Domani festeggeremo l’Esaltazione della Santa Croce. In modo particolare venereremo questo segno dell’infinito amore di Dio, in cui si è compiuta la nostra salvezza. Maria chieda per noi il dono del coraggio, affinché in ogni situazione testimoniamo che la croce di Cristo non è per noi motivo di scandalo, ma di vanto (cf. Gal 6, 14).]

    Rivolgo infine il mio affettuoso saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alla Fraternità di Comunione e Liberazione di Perugia, al gruppo dell’A.I.D.O. di San Bonifacio e all’associazione "Calima" di Orzinuovi. A tutti auguro una buona domenica.

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    00 14/09/2009 16:16
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Nordeste 2), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Aldo di Cillo Pagotto, S.S.S., Arcivescovo di Paraíba,

    S.E. Mons. José González Alonso, Vescovo di Cajazeiras,

    S.E. Mons., Jaime Vieira Rocha, Vescovo di Campina Grande,

    S.E. Mons. Francisco de Assis Dantas de Lucena, Vescovo di Guarabira,

    S.E. Mons. Manoel dos Reis de Farias, Vescovo di Patos,

    Mons. João Acioly, Amministratore Diocesano di Afogados da Ingazeira.

    * * *

    Il Papa ha ricevuto in Udienza ieri in fine mattinata, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    S.E. Mons. Gabriele Giordano Caccia, Arcivescovo tit. di Sepino, Nunzio Apostolico in Libano, con i Familiari;

    S.E. Mons. Franco Coppola, Arcivescovo tit. di Vinda, Nunzio Apostolico in Burundi, con i Familiari;

    S.E. Mons. Pietro Parolin, Arcivescovo tit. di Acquapendente, Nunzio Apostolico in Venezuela, con i Familiari;

    S.E. Mons. Raffaello Martinelli, Vescovo di Frascati (Italia), con i Familiari;

    S.E. Mons. Giorgio Corbellini, Vescovo tit. di Abula, Presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, con i Familiari.

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    00 14/09/2009 16:17
    CELEBRAZIONE EUCARISTICA DEL SANTO PADRE CON I SUOI EX-ALUNNI (30 AGOSTO 2009, CASTEL GANDOLFO)


    Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica con il circolo dei suoi ex-alunni, domenica 30 agosto a Castel Gandolfo:




    Cari fratelli e sorelle!

    Nel Vangelo ci viene incontro uno dei temi fondamentali della storia religiosa dell’umanità: la questione della purezza dell’uomo davanti a Dio. Volgendo lo sguardo verso Dio, l’uomo riconosce di essere "inquinato" e di trovarsi in una condizione nella quale non può accedere al Santo. Emerge così la domanda su come egli possa diventare puro, liberarsi dallo "sporco" che lo separa da Dio. In questo modo sono nati, nelle diverse religioni, riti purificatori, cammini di purificazione interiore ed esteriore. Nel Vangelo di oggi incontriamo riti di purificazione, che sono radicati nella tradizione veterotestamentaria, ma che vengono, comunque, gestiti in una maniera molto unilaterale. Di conseguenza non servono più per un aprirsi dell’uomo a Dio, non sono più cammini di purificazione e di salvezza, ma diventano elementi di un sistema autonomo di adempimenti che, per essere veramente eseguito in pienezza, esige addirittura degli specialisti. Il cuore dell’uomo non viene più raggiunto. L’uomo, che si muove all’interno di questo sistema, o si sente schiavizzato o cade nella superbia di potersi giustificare da sé.

    L’esegesi liberale dice che in questo Vangelo si rivelerebbe il fatto che Gesù avrebbe sostituito il culto con la morale. Egli avrebbe accantonato il culto con tutte le sue pratiche inutili. Il rapporto tra l’uomo e Dio si baserebbe ora unicamente sulla morale. Se ciò fosse vero, significherebbe che il cristianesimo, nella sua essenza, è moralità – che cioè noi stessi ci rendiamo puri e buoni mediante il nostro agire morale. Se riflettiamo in modo più profondo su tale opinione, risulta ovvio che questa non può essere la risposta completa di Gesù alla questione circa la purezza. Se vogliamo sentire e comprendere il messaggio del Signore pienamente, allora dobbiamo anche ascoltare pienamente – non possiamo accontentarci di un dettaglio, ma dobbiamo prestare attenzione all’intero suo messaggio. In altre parole, dobbiamo leggere interamente i Vangeli, tutto il Nuovo Testamento e l’Antico insieme con esso.

    La prima lettura di oggi, tratta dal Libro del Deuteronomio, ci offre un particolare importante di una risposta e ci fa fare un passo avanti. Qui ascoltiamo qualcosa forse sorprendente per noi, che cioè Israele viene invitato da Dio stesso ad essere grato ed a provare una umile fierezza per il fatto di conoscere la volontà di Dio e così di essere saggio. Proprio in quel periodo l’umanità, sia in ambiente greco che semitico, cercava la sapienza: cercava di comprendere ciò che conta. La scienza ci dice molte cose e ci è utile sotto tanti aspetti, ma la sapienza è conoscenza dell’essenziale – conoscenza dello scopo della nostra esistenza e di come dobbiamo vivere perché la vita riesca nel modo giusto. La lettura tratta dal Deuteronomio accenna al fatto che la sapienza, in ultima analisi, è identica alla Torà – alla Parola di Dio che ci rivela ciò che è essenziale, per quale fine e in quale maniera dobbiamo vivere. Così la Legge non appare come una schiavitù, ma è – similmente a quanto è detto nel grande Salmo 119 – causa di una grande gioia: noi non andiamo a tastoni nel buio, non andiamo vagando invano alla ricerca di ciò che potrebbe essere retto, non siamo come pecore senza pastore, che non sanno dove sia la via giusta. Dio si è manifestato. Egli stesso ci indica la strada. Conosciamo la sua volontà e con ciò la verità che conta nella nostra vita. Sono due le cose che ci vengono dette circa Dio: da una parte, che Egli si è manifestato e che ci indica la via giusta; dall’altra, che Dio è un Dio che ascolta, che ci è vicino, ci risponde e ci guida. Con ciò è toccato anche il tema della purezza: la sua volontà ci purifica, la sua vicinanza ci guida.

    Credo che valga la pena di soffermarsi un attimo sulla gioia di Israele per il fatto di conoscere la volontà di Dio e di aver così ricevuto in dono la sapienza che ci guarisce e che non possiamo trovare da soli. Esiste tra noi, nella Chiesa di oggi, un simile sentimento di gioia per la vicinanza di Dio e per il dono della sua Parola? Chi volesse dimostrare una tale gioia, sarebbe ben presto accusato di trionfalismo. Ma, appunto, non è la nostra abilità ad indicarci la vera volontà di Dio. È un dono immeritato che ci rende allo stesso tempo umili e lieti. Se riflettiamo sulla perplessità del mondo di fronte alle grandi questioni del presente e del futuro, allora anche dentro di noi dovrebbe sbocciare nuovamente la gioia per il fatto che Dio ci ha mostrato gratuitamente il suo volto, la sua volontà, se stesso. Se questa gioia riemergerà in noi, essa toccherà anche il cuore dei non-credenti. Senza questa gioia noi non siamo convincenti. Dove, però, tale gioia è presente, essa – anche senza volerlo – possiede una forza missionaria. Suscita, infatti, negli uomini la domanda se non si trovi forse veramente qui la via – se questa gioia non guidi forse effettivamente sulle tracce di Dio stesso.

    Tutto ciò si trova ulteriormente approfondito nel brano, tratto dalla Lettera di san Giacomo, che la Chiesa oggi ci propone. Io amo la Lettera di san Giacomo soprattutto perché, grazie ad essa, possiamo farci un’idea della devozione della famiglia di Gesù. Era questa una famiglia osservante. Osservante nel senso che viveva la gioia deuteronomica per la vicinanza di Dio, che ci è donata nella sua Parola e nel suo Comandamento. È un genere di osservanza del tutto diverso da quella che incontriamo nei farisei del Vangelo, che ne avevano fatto un sistema esteriorizzato e schiavizzante. È anche un genere di osservanza diverso da quella che Paolo, come rabbino, aveva appreso: quella era – come vediamo dalle sue lettere – l’osservanza di uno specialista che conosceva tutto e sapeva tutto; che era fiero della sua conoscenza e della sua giustizia, e che, tuttavia, soffriva sotto il peso delle prescrizioni, così che la Legge non appariva più come guida gioiosa verso Dio, ma piuttosto come un’esigenza che, in definitiva, non poteva essere adempiuta.

    Nella Lettera di san Giacomo troviamo quell’osservanza che non guarda a se stessa, ma si volge gioiosamente verso il Dio vicino, che ci dona la sua vicinanza e ci indica la via giusta. Così la Lettera di san Giacomo parla della Legge perfetta della libertà e intende con ciò la comprensione nuova ed approfondita della Legge donataci dal Signore. Per Giacomo la Legge non è un’esigenza che pretende troppo da noi, che ci sta di fronte dall’esterno e non può mai essere soddisfatta. Egli pensa nella prospettiva che incontriamo in una frase dei discorsi di addio di Gesù: "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi" (Gv 15, 15). Colui al quale è rivelato tutto, appartiene alla famiglia; non è più servo, ma libero perché, appunto, fa parte egli stesso della casa. Una simile, iniziale introduzione nel pensiero di Dio stesso è avvenuta in Israele presso il monte Sinai. È avvenuta poi in modo definitivo e grande nel Cenacolo e, in genere, mediante l’opera, la vita, la passione e la risurrezione di Gesù; in Lui Dio ci ha detto tutto, si è manifestato completamente. Non siamo più servi, ma amici. E la Legge non è più una prescrizione per persone non libere, ma è il contatto con l’amore di Dio – l’essere introdotti a far parte della famiglia, atto che ci rende liberi e "perfetti". È in questo senso che Giacomo dice, nella lettura di oggi, che il Signore ci ha generati per mezzo della sua Parola, che Egli ha piantato la sua Parola nel nostro intimo come forza di vita. Qui si parla anche della "religione pura" che consiste nell’amore verso il prossimo – particolarmente verso gli orfani e le vedove, verso coloro che hanno più bisogno di noi – e nella libertà di fronte alle mode di questo mondo, che ci contaminano. La Legge, come parola dell’amore, non è una contraddizione alla libertà, ma un rinnovamento dal di dentro mediante l’amicizia con Dio. Qualcosa di simile si manifesta quando Gesù, nel discorso sulla vite, dice ai discepoli: "Voi siete puri, a causa della parola che vi ho annunciato" (Gv 15, 3). E un’altra volta appare la stessa cosa nella Preghiera sacerdotale: Voi siete consacrati nella verità (cfr Gv 17, 17-19). Così troviamo ora la giusta struttura del processo di purificazione e di purezza: non siamo noi a creare ciò che è buono – questo sarebbe un semplice moralismo –, ma la Verità ci viene incontro. Egli stesso è la Verità, la Verità in persona. La purezza è un avvenimento dialogico. Essa inizia col fatto che Egli ci viene incontro – Egli, che è la Verità e l’Amore –, ci prende per mano, compenetra il nostro essere. Nella misura in cui ci lasciamo toccare da Lui, in cui l’incontro diventa amicizia e amore, diventiamo noi stessi, a partire della sua purezza, persone pure e poi persone che amano con il suo amore, persone che introducono anche altri nella sua purezza e nel suo amore.

    Agostino ha riassunto tutto questo processo nella bella espressione: Da quod iubes et iube quod vis – concedi quello che comandi e poi comanda ciò che vuoi. Tale richiesta vogliamo in quest’ora portare davanti al Signore e pregarLo: Sì, purificaci nella verità. Sii tu la Verità che ci rende puri. Fa’ che mediante l’amicizia con te diventiamo liberi e così veramente figli di Dio, fa’ che diventiamo capaci di sedere alla tua mensa e di diffondere in questo mondo la luce della tua purezza e bontà. Amen.

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    00 16/09/2009 16:41
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI:

    S.E. il Signor Emil Boc, Primo Ministro di Romania, e Seguito.





    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI BRAGANÇA PAULISTA (BRASILE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bragança Paulista (Brasile), presentata da S.E. Mons. José Maria Pinheiro, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Bragança Paulista (Brasile) S.E. Mons. Sérgio Aparecido Colombo, finora Vescovo di Paranavaí.

    S.E. Mons. Sérgio Aparecido Colombo

    S.E. Mons. Sérgio Aparecido Colombo è nato a Cajobí (diocesi di Barretos), nello Stato di São Paulo, il 29 agosto 1954. Ha frequentato gli studi di filosofia a São Paulo (1974-1976) e quelli di teologia presso la Facoltà Teologica "Nossa Senhora da Assunção", nella medesima città (1977-1980).

    E’ stato ordinato sacerdote il 6 agosto 1980 ed incardinato nel clero della diocesi di Limeira. Quindi, è stato Parroco della parrocchia di "Bom Jesus" (1980-1982) nella città di Leme, Parroco della parrocchia di "São Manoel" (1982-1988) nella medesima città e, dal 1988 in poi, Parroco della parrocchia di "Jesus Crucificado", nella città di Iracemápolis. Dal 1994 al 1996 è stato Direttore spirituale degli alunni del Seminario "São João Maria Vianney". Nella diocesi di Limeira ha svolto anche gli uffici di Vicario Episcopale (1983-1996), di Coordinatore diocesano della pastorale (1986-1990) e di Vicario Generale.

    Il 10 ottobre 2001 è stato nominato Vescovo Titolare di Pudenziana e Ausiliare di São Carlos, ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 6 gennaio successivo. Il 3 dicembre 2003 è stato nominato Vescovo di Paranavaí.

    Nell’ambito della Conferenza Episcopale Brasiliana collabora con la Commissione sulla Liturgia.



    NOMINA DEL VESCOVO DI CRICIÚMA (BRASILE)

    Il Papa ha nominato Vescovo di Criciúma (Brasile) S.E. Mons. Jacinto Inácio Flach, finora Vescovo titolare di Gummi di Proconsolare ed Ausiliare di Porto Alegre.

    S.E. Mons. Jacinto Inácio Flach

    S.E. Mons. Jacinto Inácio Flach è nato il 26 febbraio 1952 nella città di Bom Princípio, diocesi di Montenegro. Ha compiuto gli studi di Filosofia nel Seminario di Viamão e quelli di Teologia presso la Pontificia Università Cattolica di Porto Alegre. Ha ottenuto poi la licenza in Psico-Pedagogia a Porto Alegre e la licenza in Teologia Spirituale presso il Pontificio Istituto di Spiritualità "Teresianum" a Roma.

    Il 7 maggio 1988 ha ricevuto l’Ordinazione Sacerdotale e si è incardinato nell’arcidiocesi di Porto Alegre, nella quale ha svolto gli incarichi seguenti: Vicario parrocchiale, Direttore Spirituale del Seminario Maggiore di Viamão, Coordinatore della Pastorale Presbiterale arcidiocesana, Professore di Teologia e Direttore Spirituale di alcuni Collegi cattolici.

    Il 12 novembre 2003 è stato nominato Vescovo Titolare di Gummi di Proconsolare ed Ausiliare di Porto Alegre e il 5 febbraio successivo ha ricevuto l’Ordinazione Episcopale. Come Vescovo Ausiliare era Vicario Episcopale del Vicariato "Guaíba" dell’arcidiocesi di Porto Alegre.


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    00 16/09/2009 16:43
    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

    Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui grandi Scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente del Medioevo, si è soffermato oggi su Simeone il Nuovo Teologo.

    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

    Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    quest’oggi ci fermiamo a riflettere sulla figura di un monaco orientale, Simeone il Nuovo Teologo, i cui scritti hanno esercitato un notevole influsso sulla teologia e sulla spiritualità dell’Oriente, in particolare per ciò che riguarda l’esperienza dell’unione mistica con Dio. Simeone il Nuovo Teologo nacque nel 949 a Galatai, in Paflagonia (Asia Minore), da una nobile famiglia di provincia. Ancora giovane, si trasferì a Costantinopoli per intraprendere gli studi ed entrare al servizio dell’imperatore. Ma si sentì poco attratto dalla carriera civile che gli si prospettava e, sotto l’influsso delle illuminazioni interiori che andava sperimentando, si mise alla ricerca di una persona che lo orientasse nel momento pieno di dubbi e di perplessità che stava vivendo, e che lo aiutasse a progredire nel cammino dell’unione con Dio. Trovò questa guida spirituale in Simeone il Pio (Eulabes), un semplice monaco del monastero di Studios, a Costantinopoli, che gli diede da leggere il trattato La legge spirituale di Marco il Monaco. In questo testo Simeone il Nuovo Teologo trovò un insegnamento che lo impressionò molto: "Se cerchi la guarigione spirituale – vi lesse - sii attento alla tua coscienza. Tutto ciò che essa ti dice fallo e troverai ciò che ti è utile". Da quel momento – riferisce egli stesso - mai si coricò senza chiedersi se la coscienza non avesse qualche cosa da rimproverargli.

    Simeone entrò nel monastero degli Studiti, dove, però, le sue esperienze mistiche e la sua straordinaria devozione verso il Padre spirituale gli causarono difficoltà. Si trasferì nel piccolo convento di San Mamas, sempre a Costantinopoli, del quale, dopo tre anni, divenne il capo, l’igumeno. Lì condusse un’intensa ricerca di unione spirituale con Cristo, che gli conferì grande autorità. E’ interessante notare che gli fu dato l’appellativo di "Nuovo Teologo", nonostante la tradizione riservasse il titolo di "Teologo" a due personalità: all’evangelista Giovanni e a Gregorio di Nazianzo. Soffrì incomprensioni e l’esilio, ma fu riabilitato dal Patriarca di Costantinopoli, Sergio II.

    Simeone il Nuovo Teologo passò l’ultima fase della sua esistenza nel monastero di Santa Marina, dove scrisse gran parte delle sue opere, divenendo sempre più celebre per i suoi insegnamenti e per i suoi miracoli. Morì il 12 marzo 1022.

    Il più noto dei suoi discepoli, Niceta Stetatos, che ha raccolto e ricopiato gli scritti di Simeone, ne curò un’edizione postuma, redigendo in seguito la biografia. L’opera di Simeone comprende nove volumi, che si dividono in Capitoli teologici, gnostici e pratici, tre volumi di Catechesi indirizzate a monaci, due volumi di Trattati teologici ed etici e un volume di Inni. Non vanno poi dimenticate le numerose Lettere. Tutte queste opere hanno trovato un posto di rilievo nella tradizione monastica orientale sino ai nostri giorni.

    Simeone concentra la sua riflessione sulla presenza dello Spirito Santo nei battezzati e sulla consapevolezza che essi devono avere di tale realtà spirituale. La vita cristiana – egli sottolinea - è comunione intima e personale con Dio, la grazia divina illumina il cuore del credente e lo conduce alla visione mistica del Signore. In questa linea, Simeone il Nuovo Teologo insiste sul fatto che la vera conoscenza di Dio non viene dai libri, ma dall’esperienza spirituale, dalla vita spirituale. La conoscenza di Dio nasce da un cammino di purificazione interiore, che ha inizio con la conversione del cuore, grazie alla forza della fede e dell’amore; passa attraverso un profondo pentimento e dolore sincero per i propri peccati, per giungere all’unione con Cristo, fonte di gioia e di pace, invasi dalla luce della sua presenza in noi. Per Simeone tale esperienza della grazia divina non costituisce un dono eccezionale per alcuni mistici, ma è il frutto del Battesimo nell’esistenza di ogni fedele seriamente impegnato.

    Un punto su cui riflettere, cari fratelli e sorelle! Questo santo monaco orientale ci richiama tutti ad un’attenzione alla vita spirituale, alla presenza nascosta di Dio in noi, alla sincerità della coscienza e alla purificazione, alla conversione del cuore, così che realmente lo Spirito Santo divenga presente in noi e ci guidi. Se infatti giustamente ci si preoccupa di curare la nostra crescita fisica, umana ed intellettuale, è ancor più importante non trascurare la crescita interiore, che consiste nella conoscenza di Dio, nella vera conoscenza, non solo appresa dai libri, ma interiore, e nella comunione con Dio, per sperimentare il suo aiuto in ogni momento e in ogni circostanza. In fondo, è ciò che Simeone descrive quando narra la propria esperienza mistica. Già da giovane, prima di entrare in monastero, mentre una notte in casa prolungava le sue preghiere, invocando l’aiuto di Dio per lottare contro le tentazioni, aveva visto la stanza piena di luce. Quando poi entrò in monastero, gli furono offerti libri spirituali per istruirsi, ma la loro lettura non gli procurava la pace che cercava. Si sentiva - egli racconta - come un povero uccellino senza le ali. Accettò con umiltà questa situazione, senza ribellarsi, e allora cominciarono a moltiplicarsi di nuovo le visioni di luce. Volendo assicurarsi della loro autenticità, Simeone chiese direttamente a Cristo: "Signore, sei davvero tu stesso qui?". Sentì risuonare nel cuore la risposta affermativa e ne fu sommamente consolato. "Fu quella, Signore - scriverà in seguito - la prima volta che giudicasti me, figlio prodigo, degno di ascoltare la tua voce". Tuttavia, neanche questa rivelazione lo lasciò totalmente quieto. Si interrogava piuttosto se pure quell’esperienza non fosse da ritenersi un’illusione. Un giorno, finalmente, accadde un fatto fondamentale per la sua esperienza mistica. Egli cominciò a sentirsi come "un povero che ama i fratelli" (ptochós philádelphos). Vedeva intorno a sé tanti nemici che volevano tendergli insidie e fargli del male, ma nonostante ciò avvertì in se stesso un intenso trasporto d’amore per loro. Come spiegarlo? Evidentemente non poteva venire da lui stesso un tale amore, ma doveva sgorgare da un’altra fonte. Simeone capì che proveniva da Cristo presente in lui e tutto gli divenne chiaro: ebbe la prova sicura che la fonte dell’amore in lui era la presenza di Cristo e che avere in sé un amore che va oltre le mie personali intenzioni indica che la fonte dell’amore sta in me. Così, da una parte possiamo dire che senza una certa apertura all’amore Cristo non entra in noi, ma, dall’altra, Cristo diventa fonte di amore e ci trasforma. Cari amici, questa esperienza resta quanto mai importante per noi, oggi, per trovare i criteri che ci indicano se siamo realmente vicini a Dio, se Dio c’è e vive in noi. L’amore di Dio cresce in noi se rimaniamo uniti a Lui con la preghiera e con l’ascolto della sua parola, con l’apertura del cuore. Solamente l’amore divino ci fa aprire il cuore agli altri e ci rende sensibili alle loro necessità, facendoci considerare tutti come fratelli e sorelle e invitandoci a rispondere con l’amore all’odio e con il perdono all’offesa.

    Riflettendo su questa figura di Simeone il Nuovo Teologo, possiamo rilevare ancora un ulteriore elemento della sua spiritualità. Nel cammino di vita ascetica da lui proposto e percorso, la forte attenzione e concentrazione del monaco sull’esperienza interiore conferisce al Padre spirituale del monastero un’importanza essenziale. Lo stesso giovane Simeone, come s’è detto, aveva trovato un direttore spirituale, che ebbe ad aiutarlo molto e del quale conservò grandissima stima, tanto da riservargli, dopo la morte, una venerazione anche pubblica. E vorrei dire che rimane valido per tutti – sacerdoti, persone consacrate e laici, e specialmente per i giovani – l’invito a ricorrere ai consigli di un buon padre spirituale, capace di accompagnare ciascuno nella conoscenza profonda di se stesso, e condurlo all’unione con il Signore, affinché la sua esistenza si conformi sempre più al Vangelo. Per andare verso il Signore abbiamo sempre bisogno di una guida, di un dialogo. Non possiamo farlo solamente con le nostre riflessioni. E questo è anche il senso della ecclesialità della nostra fede, di trovare questa guida.

    Concludendo, possiamo sintetizzare così l’insegnamento e l’esperienza mistica di Simeone il Nuovo Teologo: nella sua incessante ricerca di Dio, pur nelle difficoltà che incontrò e nelle critiche di cui fu oggetto, egli, in fin dei conti, si lasciò guidare dall’amore. Seppe vivere lui stesso e insegnare ai suoi monaci che l’essenziale per ogni discepolo di Gesù è crescere nell’amore e così cresciamo nella conoscenza di Cristo stesso, per poter affermare con san Paolo: "Non vivo più io, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20).



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    Syméon le Nouveau Théologien est né en Asie mineure, en 949. Après quelque temps au service de l’Empereur, à Constantinople, il s’orienta vers la vie monastique qu’il mena dans plusieurs monastères de cette ville. Ses écrits ont exercé une grande influence sur la théologie et la spiritualité de l’Orient, en particulier pour ce qui concerne l’expérience de l’union mystique avec Dieu. Syméon a concentré sa réflexion sur la présence de l’Esprit Saint dans les baptisés et sur la conscience qu’ils doivent en avoir. La vraie connaissance de Dieu vient de l’expérience spirituelle. Elle est le fruit du Baptême dans l’existence de tout fidèle sérieusement engagé.

    Ce moine oriental nous appelle à porter une grande attention à notre vie spirituelle. L’amour de Dieu grandit en nous si nous demeurons unis à lui par la prière et par l’écoute de sa parole. Il nous fait ouvrir notre cœur aux autres et nous rend sensibles à leurs besoins, nous les faisant considérer comme des frères et nous invitant à répondre à la haine par l’amour et à l’offense par le pardon.

    Je suis heureux d’accueillir les pèlerins de langue française. Je salue en particulier les membres de la délégation parlementaire « France-Saint-Siège » et les séminaristes du séminaire Saint-Joseph, de Bordeaux. Que Siméon le Nouveau Théologien vous aide à toujours mieux comprendre que pour le disciple de Jésus l’essentiel est de grandir dans l’amour et dans la connaissance de Dieu. Avec ma Bénédiction apostolique !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear brothers and sisters,

    Today’s catechesis focuses on the life of Symeon, an Eastern monk known as the "New Theologian". He was born in nine hundred and forty nine in Asia Minor. As a young man, he moved to Constantinople to embark on a career in the civil service but, during his studies, he was shown a work called The Spiritual Law by Mark the Monk which completely changed his life. It contained the phrase: "If you seek spritual healing, be aware of your conscience. Do everything it tells you and you will find what is useful to you". From that day on, he made it his way of life always to listen to his conscience. He became a monk and his life and writings, collected afterwards by a disciple, reflect Symeon’s deep understanding of the presence and action of the Holy Spirit in the life of all the baptized. Symeon teaches us that Christian life is an intimate and personal communion with God. True knowledge of God comes, not from books, but from an interior purification through conversion of the heart. For Symeon, union with Christ is not something extraordinary, but the fruit of the baptism common to all Christians. Inspired by Symeon’s life, let us pay greater attention to our spiritual life, seeking the guidance we need to grow in the love of God.

    I am pleased to welcome all the English-speaking pilgrims here this morning, including the priests and brothers of the Society of Mary gathered in Rome for their chapter, and the various schools and university groups present. Upon you all, I willingly invoke God’s abundant graces.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    In dieser Katechese möchte ich Symeon den Neuen Theologen vorstellen, einen bedeutenden geistlichen Schriftsteller und Mystiker der Ostkirche. Symeon wurde 949 in Kleinasien geboren und kam zum Studium und zum Dienst am Kaiserhof nach Konstantinopel. Dort trat er in das bekannte Studioskloster ein. Später lebte und wirkte er in den Klöstern Sankt Mamas und Sankt Marina, wo er im Jahr 1022 starb. Seine zahlreichen Schriften hatten großen Einfluß auf die Theologie und die Spiritualität des Ostens. Für Symeon ist das christliche Leben in erster Linie eine tiefe persönliche Gemeinschaft mit Gott, dessen Gnade das Herz des Menschen erleuchtet und zur inneren Begegnung, zum inneren Sehen Gottes führt. Diese Erkenntnis Gottes und Christi lernt der Getaufte nicht aus Büchern, sondern auf seinem geistlichen Weg, indem geistliche Erfahrung wächst, die ihn auf dem Weg der inneren Begegnung mit Gott, der Vereinigung mit ihm durch die Öffnung des Herzens und durch die Reinigung des Gewissens durchschreiten läßt. Eine Entscheidende Hilfe für das geistliche Wachstum ist zum einen das Hinhören auf das Gewissen. Ausgangspunkt seines neuen Weges war, daß er in einem Buch las: »Wenn du geheilt werden willst, achte auf dein Gewissen« – und daß er von da an niemals schlafen ging, ohne vorher sein Gewissen befragt zu haben, und von da an unter den Augen Gottes lebte. Und damit Gewissen nicht Selbstbespiegelung wird, ist das zweite der Beistand eines erfahrenen geistlichen Begleiters, das Erleben und Erfahren des Gewissens in der Gemeinschaft der Kirche. Die schönste Frucht und der Garant für die Authentizität des Wirkens Gottes im Inneren war für Symeon eine tief empfundene Liebe zu seinen Brüdern, die auch in Zeiten der Anfeindungen und Verfolgung nicht nachließ und ihm zur Gewißheit wurde, daß Christus in ihm da ist. Denn nur von ihm kann Liebe kommen, solche Liebe als Zeichen des Einsseins mit Christus.

    Von Herzen grüße ich die vielen Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache. Besonders heiße ich die Vertreter der europäischen Priesterräte willkommen. Mit Blick auf den Mönch Symeon stellt sich uns die Frage, ob auch wir uns ernsthaft darum bemühen, auf unser Gewissen zu hören, Gott im Herzen zu begegnen und nicht nur äußerlich, sondern in unserem geistlichen Leben, in unserem Leben mit Gott zu wachsen. Wir haben alle in der Taufe und in der Firmung den Heiligen Geist empfangen, und was wir heute Mystik nennen, ist für Symeon den Neuen Theologen einfach Frucht des wirklichen Lebens aus Taufe und Firmung. So sollten wir uns von ihm anregen lassen, die Gnade der Taufe und der Firmung in uns lebendiger wirksam werden zu lassen, indem wir vor allem auf Gottes Wort hören und uns von seiner Liebe führen lassen. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Aufenthalt in Rom.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    Hoy hablamos de Simeón el Nuevo Teólogo, un monje oriental de Asia Menor nacido en el año novecientos cuarenta y nueve, que abandonó su carrera civil al servicio del Emperador para emprender el camino de la unión con Dios, bajo la guía espiritual de Simeón el Piadoso, en un monasterio de Constantinopla. Murió en mil veintidós, y sus escritos han tenido un notable influjo en la teología y la espiritualidad de Oriente. Su reflexión se centra en la presencia del Espíritu Santo en los bautizados, que han de ser conscientes de esta realidad espiritual, que todos ellos han recibido y que los lleva a la unión íntima y personal con el Señor. Éste es el cometido de la vida cristiana, en la que la comunión con Dios lleva a sentir su ayuda en todo momento. A su vez, el amor al prójimo, incluso a los enemigos, hizo ver aún mejor a Simeón que este amor no podía salir de él mismo, sino de Cristo que habitaba en él, mostrando así que la verdadera fuente del amor es la presencia divina en el alma.

    Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a las Carmelitas Misioneras, en su Asamblea Intercapitular, al grupo del Bachillerato Humanista Moderno de la Arquidiócesis de Salta, así como a los demás grupos procedentes de España, El Salvador, Chile, Argentina y otros países latinoamericanos. Que la vida y enseñanza de Simeón nos ayude a descubrir cada día más la inefable belleza del Amor de Dios en nosotros.

    Muchas gracias por vuestra atención.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua portoghese

    Saúdo também os grupos vindos de Portugal e do Brasil e demais peregrinos de língua portuguesa, desejando que esta visita aos lugares santificados pela pregação e martírio dos Apóstolos Pedro e Paulo a todos fortaleça na fé e consolide, no amor divino, os vínculos de cada um com sua família e comunidade eclesial, que de coração abençoo. A Virgem Mãe vos acompanhe e proteja!


    ○ Saluto in lingua polacca

    Drodzy pielgrzymi z Polski, serdecznie pozdrawiam Was, wasze rodziny i waszych rodaków. Wczoraj obchodziliśmy wspomnienie Matki Bożej Bolesnej. Ona, stojąc u stóp krzyża, w sposób wyjątkowy uczestniczyła w dziele odkupienia. Niech Jej wstawiennictwo przynosi wszystkim, a szczególnie cierpiącym i doświadczanym, obfitość łask i umocnienie w wierze, nadziei i miłości. Niech Bóg wam błogosławi!

    [Cari pellegrini provenienti dalla Polonia, saluto cordialmente voi, le vostre famiglie e i vostri connazionali. Ieri abbiamo celebrato la memoria della Beata Maria Vergine Addolorata. Ella, stando ai piedi della croce, ha partecipato in modo particolare nell’opera di redenzione. La sua intercessione porti a tutti, e soprattutto ai sofferenti e agli afflitti, la moltitudine delle grazie e il consolidamento nella fede, nella speranza e nell’amore. Dio vi benedica!]


    ○ Saluto in lingua ungherese

    Szeretettel köszöntök minden itt jelen lévő magyar zarándokot, különösen is a szombathelyieket és az istenhegyieket.

    Hálásan köszönöm imáitokat az Egyházért és péteri szolgálatomért. Szívből viszonzom ezeket és Istennek ajánllak titeket imáimban.

    Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

    [Mi rivolgo con cordiali parole di benvenuto a tutti i pellegrini ungheresi qui presenti, in primo luogo ai membri dei gruppi provenienti da Szombathely e da Istenhegy. Ringrazio voi tutti per le vostre preghiere per la Chiesa e per il mio servizio petrino. Contraccambio di cuore, affidandovi a Dio nelle mie preghiere.

    Con la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua slovacca

    S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Gymnázia svätej Uršule v Bratislave, ako aj skupinu grécko-katolíkov z Levoče, Poráča a Závadky.

    Bratia a sestry, včera Slovensko slávilo sviatok svojej hlavnej patrónky – Sedembolestnej Panny Márie. Ježiš ju dal za Matku každému z nás. Ona nech vám pomáha byť stále jeho vernými učeníkmi. Zo srdca vás žehnám.

    Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli del Ginnasio S. Orsola di Bratislava, come pure il gruppo dei greco-cattolici provenienti da Levoča, Poráč e Závadka.

    Fratelli e sorelle, ieri la Slovacchia ha celebrato la festa della sua Patrona principale – la Vergine Addolorata. Gesù l’ha data come madre ad ognuno di noi. Ella vi aiuti ad essere sempre suoi fedeli discepoli. Di cuore vi benedico.

    Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua croata

    S velikom radošću pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a posebno vjernike iz župe Gospe van Grada iz Šibenika! Dragi prijatelji, ovih smo dana proslavili Uzvišenje Svetog Križa. Gledajući Raspetog Gospodina, koji je raširio ruke da zagrli cijeli svijet, molite za mir i jedinstvo u vašem narodu! Hvaljen Isus i Marija!

    [Con grande gioia saluto i pellegrini croati, particolarmente i fedeli della parrocchia "Madonna fuori la Città" di Sebenico! Cari amici, in questi giorni abbiamo celebrato l’Esaltazione della Santa Croce. Guardando il Signore Crocifisso, che ha aperto le braccia per abbracciare tutto il mondo, pregate per la pace e l’unità della vostra Nazione. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al Capitolo Generale della Società di Maria – Padri Maristi ed assicuro la mia preghiera affinchè, in adesione fedele al carisma originario, si impegnino con rinnovato slancio nell’opera evangelizzatrice. Saluto i rappresentanti dell’Associazione laicale eucaristica riparatrice, qui convenuti con il Prelato di Loreto, l’Arcivescovo Mons. Giovanni Tonucci, ed auguro che la loro vita sia permeata da costante tensione verso Dio e da incessante oblazione eucaristica. Saluto i fedeli della Parrocchia di San Nilo abate in Gaeta, accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Fabio Bernardo D’Onorio ed esorto ciascuno a crescere nella fedele adesione a Cristo e alla Chiesa.

    Rivolgo ora il mio saluto ai giovani ai malati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo fatto memoria della Beata Vergine Maria Addolorata, che con fede sostò presso la croce di Gesù. Cari giovani, non abbiate paura di restare anche voi come Maria presso la Croce, per trovare il coraggio di superare ogni ostacolo nella vostra esistenza. E voi, cari malati, possiate trovare in Maria conforto e sostegno per apprendere dal Signore Crocifisso il valore salvifico della sofferenza. Voi, cari sposi novelli, rivolgetevi con fiducia nei momenti di difficoltà alla Vergine Addolorata, che vi aiuterà ad affrontarli con la sua materna intercessione.

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    00 16/09/2009 16:43
    VISITA DEL SANTO PADRE ALLA NUOVA SEDE DELLA SPECOLA VATICANA NELLE VILLE PONTIFICIE

    Questo pomeriggio, alle ore 17.45, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in Visita alla nuova Sede della Specola Vaticana nelle Ville Pontificie.

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    00 17/09/2009 16:22
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Nordeste 2), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Antônio Muniz Fernandes, Arcivescovo di Maceió, O. Carm.

    con l’Arcivescovo emerito:

    S.E. Mons. Edvaldo Gonçalves Amaral, S.D.B.;

    S.E. Mons. Dulcênio Fontes de Matos, Vescovo di Palmeira dos Índios;

    S.E. Mons. Valério Breda, S.D.B., Vescovo di Penedo;

    Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Nordeste 2), in Visita "ad Limina Apostolorum".

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Sua Altezza Reale il Granduca Henri di Lussemburgo, e Seguito, in occasione della consegna del "Premio Van Thuân Solidarietà e Sviluppo".







    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VICARIO APOSTOLICO DI MITÚ (COLOMBIA)

    In data 15 settembre 2009, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Mitú (Colombia), presentata da S.E. Mons. José Gustavo Angel Ramírez, M.X.Y. in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



    RINUNCIA DI AUSILIARE DELL’ARCIDIOCESI DI DUBLIN (IRLANDA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all'ufficio di Ausiliare dell'arcidiocesi di Dublin (Irlanda), presentata da S.E. Mons. Fiachra Ó Ceallaigh, O.F.M., in conformità ai canoni 411 e 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI CEFALÙ (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Cefalù (Italia), presentata da S.E. Mons. Francesco Sgalambro, in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Cefalù (Italia) S.E. Mons. Vincenzo Manzella, finora Vescovo di Caltagirone.

    S.E. Mons. Vincenzo Manzella

    S.E. Mons. Vincenzo Manzella è nato a Casteldaccia, in provincia e arcidiocesi di Palermo, il 16 novembre 1942. Ha compiuto gli studi medi e il quadriennio teologico nel Seminario Arcivescovile Maggiore di Palermo. In seguito, dopo l’ordinazione sacerdotale, ha conseguito la specializzazione in Pastorale e la laurea in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense, come pure la laurea in Teologia presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino.

    È stato ordinato sacerdote il 1° luglio 1967, per l’arcidiocesi di Palermo.

    Ha svolto i seguenti incarichi: Segretario degli Em.mi Cardinali Francesco Carpino e Salvatore Pappalardo dal 1968 al 1978; Segretario aggiunto della Conferenza Episcopale Siciliana dal 1976 al 1978; Arciprete della Parrocchia matrice di Termini Imerese dal 1978 al 1986. Nel 1986 è stato nominato Rettore del Seminario Arcivescovile Maggiore di Palermo che ha retto fino al 1991.

    Per diversi anni ha svolto anche il compito di Difensore del Vincolo presso il Tribunale ecclesiastico diocesano. E’ stato Presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero e Membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori.

    Eletto Vescovo di Caltagirone il 30 aprile 1991, è stato consacrato Vescovo il 29 giugno dello stesso anno.

    In seno alla Conferenza Episcopale Siciliana è Delegato per i Problemi sociali, del Lavoro e Giustizia e Pace.

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    00 17/09/2009 16:23
    VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (NORDESTE 2)

    Alle ore 11.45 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Nordeste 2), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Venerados Irmãos no Episcopado,

    Como o apóstolo Paulo nos primórdios da Igreja, viestes, amados Pastores das províncias eclesiásticas de Olinda e Recife, Paraíba, Maceió e Natal, visitar Pedro (cf. Gal 1, 18). Acolho e saúdo com afeto cada um de vós, a começar por Dom Antônio, Arcebispo de Maceió, a quem agradeço os sentimentos que manifestou em nome de todos fazendo-se intérprete também das alegrias, dificuldades e esperanças do povo de Deus peregrino no Regional Nordeste 2 [dois]. Na pessoa de cada um de vós, abraço os presbíteros e os fiéis das vossas comunidades diocesanas.

    Nos seus fiéis e nos seus ministros, a Igreja é sobre a Terra a comunidade sacerdotal organicamente estruturada como Corpo de Cristo, para desempenhar eficazmente, unida à sua Cabeça, a sua missão histórica de salvação. Assim no-lo ensina São Paulo: «Vós sois Corpo de Cristo e seus membros, cada um na parte que lhe toca» (1 Cor 12, 27). Com efeito, os membros não têm todos a mesma função: é isto que constitui a beleza e a vida do corpo (cf. 1 Cor 12, 14-17). É na diversidade essencial entre sacerdócio ministerial e sacerdócio comum que se entende a identidade específica dos fiéis ordenados e leigos. Por essa razão é necessário evitar a secularização dos sacerdotes e a clericalização dos leigos. Nessa perspectiva, portanto, os fiéis leigos devem empenhar-se em exprimir na realidade, inclusive através do empenho político, a visão antropológica cristã e a doutrina social da Igreja. Diversamente, os sacerdotes devem permanecer afastados de um engajamento pessoal na política, a fim de favorecerem a unidade e a comunhão de todos os fiéis e assim poderem ser uma referência para todos. É importante fazer crescer esta consciência nos sacerdotes, religiosos e fiéis leigos, encorajando e vigiando para que cada um possa sentir-se motivado a agir segundo o seu próprio estado.

    O aprofundamento harmônico, correto e claro da relação entre sacerdócio comum e ministerial constitui atualmente um dos pontos mais delicados do ser e da vida da Igreja. É que o número exíguo de presbíteros poderia levar as comunidades a resignarem-se a esta carência, talvez consolando-se com o fato de a mesma evidenciar melhor o papel dos fiéis leigos. Mas, não é a falta de presbíteros que justifica uma participação mais ativa e numerosa dos leigos. Na realidade, quanto mais os fiéis se tornam conscientes das suas responsabilidades na Igreja, tanto mais sobressaem a identidade específica e o papel insubstituível do sacerdote como pastor do conjunto da comunidade, como testemunha da autenticidade da fé e dispensador, em nome de Cristo-Cabeça, dos mistérios da salvação.

    Sabemos que «a missão de salvação, confiada pelo Pai a seu Filho encarnado, é confiada aos Apóstolos e, por eles, aos seus sucessores; eles recebem o Espírito de Jesus para agirem em seu nome e na sua pessoa. Assim, o ministro ordenado é o laço sacramental que une a ação litúrgica àquilo que disseram e fizeram os Apóstolos e, por eles, ao que disse e fez o próprio Cristo, fonte e fundamento dos sacramentos» (Catecismo da Igreja Católica, n. 1120). Por isso, a função do presbítero é essencial e insubstituível para o anúncio da Palavra e a celebração dos Sacramentos, sobretudo da Eucaristia, memorial do Sacrifício supremo de Cristo, que dá o seu Corpo e o seu Sangue. Por isso urge pedir ao Senhor que envie operários à sua Messe; além disso, é preciso que os sacerdotes manifestem a alegria da fidelidade à própria identidade com o entusiasmo da missão.

    Amados Irmãos, tenho a certeza de que, na vossa solicitude pastoral e na vossa prudência, procurais com particular atenção assegurar às comunidades das vossas dioceses a presença de um ministro ordenado. Na situação atual em que muitos de vós sois obrigados a organizar a vida eclesial com poucos presbíteros, é importante evitar que uma tal situação seja considerada normal ou típica do futuro. Como lembrei ao primeiro grupo de Bispos brasileiros na semana passada, deveis concentrar esforços para despertar novas vocações sacerdotais e encontrar os pastores indispensáveis às vossas dioceses, ajudando-vos mutuamente para que todos disponham de presbíteros melhor formados e mais numerosos para sustentar a vida de fé e a missão apostólica dos fiéis.

    Por outro lado, também aqueles que receberam as Ordens sacras são chamados a viver com coerência e em plenitude a graça e os compromissos do batismo, isto é, a oferecerem-se a si mesmos e toda sua vida em união com a oblação de Cristo. A celebração quotidiana do Sacrifício do Altar e a oração diária da Liturgia das Horas devem ser sempre acompanhadas pelo testemunho de toda existência que se faz dom a Deus e aos outros e torna-se assim orientação para os fiéis.

    Ao longo dos meses que estão decorrendo, a Igreja tem diante dos olhos o exemplo do Santo Cura d’Ars, que convidava os fiéis a unirem suas vidas ao Sacrifício de Cristo e oferecia-se a si mesmo, exclamando: «Como faz bem um padre oferecer-se em sacrifício a Deus todas as manhãs!» (Le Curé d’Ars. Sa pensée – son cœur, coord. Bernard Nodet, 1966, pág. 104). Ele continua sendo um modelo atual para os vossos presbíteros, expressamente na vivência do celibato como exigência do dom total de si mesmos, expressão daquela caridade pastoral que o Concílio Vaticano II [segundo] apresenta como centro unificador do ser e do agir sacerdotal. Quase contemporaneamente vivia no vosso amado Brasil, em São Paulo, Frei Antônio de Sant’Anna Galvão, que tive a alegria de canonizar a 11 [onze] de maio de 2007 [dois mil e sete]: também ele deixou um «testemunho de fervoroso adorador da Eucaristia (…), [vivendo] em laus perene, em atitude constante de oração» (Homilia na sua canonização, n. 2). Deste modo ambos procuraram imitar Jesus Cristo, fazendo-se cada um deles não só sacerdote, mas também vítima e oblação como Jesus.

    Amados Irmãos no Episcopado, já se manifestam numerosos sinais de esperança para o futuro das vossas Igrejas particulares, um futuro que Deus está preparando através do zelo e da fidelidade com que exerceis o vosso ministério episcopal. Quero certificar-vos do meu apoio fraterno ao mesmo tempo que peço as vossas orações para que me seja concedido confirmar a todos na fé apostólica (cf. Lc 22, 32). A bem-aventurada Virgem Maria interceda por todo o povo de Deus no Brasil, para que pastores e fiéis possam, com coragem e alegria, «anunciar abertamente o mistério do Evangelho» (cf. Ef 6, 19). Com esta oração, concedo a minha Bênção Apostólica a vós, aos presbíteros e a todos os fiéis das vossas dioceses: «A paz esteja com todos vós que estais em Cristo» (1 Ped 5, 14).

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    00 18/09/2009 00:46
    Discorso del Papa ai Vescovi brasiliani della regione Nord Est II
    I preti facciano i preti, i laici facciano i laici



    CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 17 settembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo giovedì da Benedetto XVI nel ricevere in udienza i Vescovi della regione Nord Est II della Conferenza episcopale del Brasile, in occasione della loro visita “ad limina Apostolorum”.

    * * *

    Venerati fratelli nell'episcopato,

    come l'apostolo Paolo ai primordi della Chiesa, siete venuti, amati pastori delle provincie ecclesiastiche di Olinda e Recife, Paraiba, Maceió e Natal, a visitare Pietro (cfr. Gal 1, 18). Accolgo e saluto con affetto ognuno di voi, a cominciare da monsignor Antônio Munoz Fernandes, arcivescovo di Maceió, che ringrazio per i sentimenti che ha espresso a nome di tutti, facendosi interprete anche delle gioie, delle difficoltà e delle speranze del popolo di Dio che peregrina nel Regional Nordeste ii. Nella persona di ognuno di voi, abbraccio i presbiteri e i fedeli delle vostre comunità diocesane.

    Con i suoi fedeli e con i suoi ministri, la Chiesa è sulla terra la comunità sacerdotale organicamente strutturata come Corpo di Cristo, per svolgere efficacemente, unita al suo capo, la sua missione storica di salvezza. Così ci insegna san Paolo: «Voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra» (1 Cor 12, 27). In effetti, le membra non hanno tutte la stessa funzione: è questo che costituisce la bellezza e la vita del corpo (cfr. 1 Cor 12, 14-17). È nella diversità fondamentale fra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune che si comprende l'identità specifica dei fedeli ordinati e laici. Per questo è necessario evitare la secolarizzazione dei sacerdoti e la clericalizzazione dei laici. In tale prospettiva, i fedeli laici devono quindi impegnarsi a esprimere nella realtà, anche attraverso l'impegno politico, la visione antropologica cristiana e la dottrina sociale della Chiesa.

    Diversamente, i sacerdoti devono restare lontani da un coinvolgimento personale nella politica, al fine di favorire l'unità e la comunione di tutti i fedeli e poter così essere un punto di riferimento per tutti. È importante far crescere questa consapevolezza nei sacerdoti, nei religiosi e nei fedeli laici, incoraggiando e vegliando affinché ciascuno possa sentirsi motivato ad agire secondo il proprio stato.

    L'approfondimento armonioso, corretto e chiaro del rapporto fra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale costituisce attualmente uno dei punti più delicati dell'essere e della vita della Chiesa. Il numero esiguo di presbiteri potrebbe infatti portare le comunità a rassegnarsi a questa carenza, consolandosi a volte con il fatto che quest'ultima evidenzia meglio il ruolo dei fedeli laici. Ma non è la mancanza di presbiteri a giustificare una partecipazione più attiva e consistente dei laici. In realtà, quanto più i fedeli diventano consapevoli delle loro responsabilità nella Chiesa, tanto più si evidenziano l'identità specifica e il ruolo insostituibile del sacerdote come pastore dell'insieme della comunità, come testimone dell'autenticità della fede e dispensatore, in nome di Cristo-Capo, dei misteri della salvezza.

    Sappiamo che «la missione di salvezza affidata dal Padre al proprio Figlio incarnato è affidata agli apostoli e da essi ai loro successori; questi ricevono lo Spirito di Gesù per operare in suo nome e in persona di lui. Il ministro ordinato è dunque il legame sacramentale che collega l'azione liturgica a ciò che hanno detto e fatto gli apostoli e, tramite loro, a ciò che ha detto e operato Cristo, sorgente e fondamento dei sacramenti» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1120). Per questo, la funzione del presbitero è essenziale e insostituibile per l'annuncio della Parola e per la celebrazione dei sacramenti, soprattutto dell'eucaristia, memoriale del sacrificio supremo di Cristo, che dona il proprio Corpo e il proprio Sangue. Per questo urge chiedere al Signore di mandare operai per la sua messe; oltre a ciò, è necessario che i sacerdoti manifestino la gioia della fedeltà alla propria identità con l'entusiasmo della missione.

    Amati fratelli, sono certo che, nella vostra sollecitudine pastorale nella vostra prudenza, cercate con particolare attenzione di assicurare alle comunità delle vostre diocesi la presenza di un ministro ordinato. È importante evitare che la situazione attuale, in cui molti di voi sono costretti a organizzare la vita ecclesiale con pochi presbiteri, non sia considerata normale o tipica del futuro. Come ho ricordato la scorsa settimana al primo gruppo di vescovi brasiliani, dovete concentrare i vostri sforzi per risvegliare nuove vocazioni sacerdotali e trovare i pastori indispensabili alle vostre diocesi, aiutandovi reciprocamente affinché tutti dispongano di presbiteri meglio formati e più numerosi per sostenere la vita di fede e la missione apostolica dei fedeli.

    D'altro canto, anche coloro che hanno ricevuto gli ordini sacri sono chiamati a vivere con coerenza e in pienezza la grazia e gli impegni del Battesimo, ossia a offrire se stessi e tutta la loro vita in unione con l'oblazione di Cristo. La celebrazione quotidiana del sacrificio dell'altare e la preghiera diaria della liturgia delle ore devono essere sempre accompagnate dalla testimonianza di un'esistenza che si fa dono a Dio e agli altri e diviene così orientamento per i fedeli.

    In questi mesi la Chiesa ha dinanzi agli occhi l'esempio del santo curato d'Ars, che invitava i fedeli a unire la propria vita al sacrificio di Cristo e offriva se stesso esclamando: «Come fa bene un padre a offrirsi in sacrificio a Dio tutte le mattine!» (Le Curé d'Ars. Sa pensée — son coeur, coord. Bernard Nodet, 1966, pagine 104). Egli continua a essere un modello attuale per i vostri presbiteri, in particolare nel vivere il celibato come esigenza di dono totale di sé, espressione di quella carità pastorale che il concilio Vaticano ii presenta come centro unificatore dell'essere e dell'agire sacerdotali. Quasi contemporaneamente viveva nel nostro amato Brasile, a San Paolo, fra Antônio de Sant'Anna Galvão, che ho avuto la gioia di canonizzare l'11 maggio 2007; anch'egli ha lasciato una «testimonianza di fervente adoratore dell'Eucaristia vivendo in laus perennis, in costante atteggiamento di adorazione» (Omelia per la sua canonizzazione, n. 2). In tal modo entrambi cercarono di imitare Gesù Cristo, facendosi ognuno non solo sacerdote ma anche vittima e oblazione come Gesù.

    Amati Fratelli nell'Episcopato, sono già visibili numerosi segni di speranza per il futuro delle vostre Chiese particolari, un futuro che Dio sta preparando attraverso lo zelo e la fedeltà con cui esercitate il vostro ministero episcopale. Desidero assicurarvi del mio sostegno fraterno e allo stesso tempo chiedo le vostre preghiere affinché mi sia concesso di confermare tutti nella fede apostolica (cfr. Lc 22, 32). La Beata Vergine Maria interceda per tutto il popolo di Dio in Brasile, affinché Pastori e fedeli possano, con coraggio e gioia, «annunciare apertamente il mistero del Vangelo» (cfr. Ef 6, 19). Con questa preghiera, imparto la mia Benedizione Apostolica a voi, ai presbiteri e a tutti i fedeli delle vostre diocesi: «Pace a voi tutti che siete in Cristo!» (1 Pt 5, 14).


    [Traduzione del testo originale in portoghese a cura de “L'Osservatore Romano”]

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    00 18/09/2009 16:26
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Nordeste 2), in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Matias Patrício de Macêdo, Arcivescovo di Natal

    con l’Arcivescovo emerito:

    S.E. Mons. Heitor de Araújo Sales;

    S.E. Mons. Manoel Delson Pedreira da Cruz, O.F.M. Cap., Vescovo di Caicó;

    S.E. Mons. Mariano Manzana, Vescovo di Mossoró;

    l’Arcivescovo Hilarion di Volokolamsk, Presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca.

    Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:

    Em.mo Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova (Italia), Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

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    00 19/09/2009 15:48
    LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DEL MILLENNIO DELL’ARCIDIOCESI DI ALBA IULIA (ROMANIA) (29 SETTEMBRE 2009)

    In data 25 luglio 2009, il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Card. Franc Rodé, C.M., Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del millennio dell’Arcidiocesi di Alba Iulia (Romania), che avranno luogo il 29 settembre 2009.

    L’Em.mo Card. Franc Rodé sarà accompagnato da una Missione composta dai seguenti ecclesiastici:

    - Rev.do Mons. Ferenc Potyó, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Alba Iulia;

    - Rev.do Mons. Gergely Kovács, Capo Ufficio presso il Pontificio Consiglio della Cultura.

    Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre al Suo Inviato Speciale:


    LETTERA DEL SANTO PADRE

    Venerabili Fratri Nostro

    FRANCISCO S.R.E. Cardinali RODÉ, C.M.,

    Congregationis pro Institutis vitae consecratae et Societatibus vitae apostolicae Praefecto

    Millesimus mox eventurus est annus ex quo tempore Sanctus Stephanus Protorex Apostolicus pientissime decem episcopatus Hungariae condidit, inter quos Episcopatus Transsylvaniensis annumerabatur, cui Dioecesi posthac Albae Iuliae nomen est inditum. Iam ideo antiquitus compluribus adlaborantibus, Evangelii beneficia gentibus illis subministrari coepta sunt, ipsaque ibidem Ecclesia tutum felixque ingressa est iter, ut, bene iuvante Domino, uberem profectum assequeretur.

    Convenit igitur ac permagni refert ut eventus hic congruenter commemoretur et optimo iure extollatur. Celebratio enim haec copiam dat et facultatem non huius rei dumtaxat memoriam repetendi, verum animos ad ferventiorem religionis sensum, firmiorem fidem certioraque proposita permovendi.

    Quapropter rogantibus Venerabilibus Fratribus Georgio Michaele Jakubinyi, Albae Iuliae Archiepiscopo, ipsius Auxiliari Iosepho Tamás fidelibusque, die XXIX mensis Septembris, interveniente festo Sancti Michaelis Archangeli primarii cathedralis templi eiusdemque archidioecesis patroni, quod possumus, subvenire cupientes, eminentem virum destinare statuimus ad primaevae illius conditae sedis millenariam memoriam agendam, ut ager hic dominicus, inde fere sumens vim, uberiores fructus fundat et laetiore segete vestiatur.

    Quocirca ut ritus hic luculentius efficaciusque evolvatur, ad te, Venerabilis Frater Noster, cogitationem convertimus, qui prorsus idoneus occurris ad ministerium hoc praestandum et affatim explendum. Itaque permagna moti affectione, te, Venerabilis Frater Noster, Missum extraordinarium Nostrum renuntiamus et constituimus ad celebrationem quam supra diximus agendam.

    Universis igitur participibus hominibusque inibi cunctis voluntatem Nostram benignam ostendes, cum quamvis longo spatio separemur adsimus spiritu praesentes. Sancti Michaelis Archangeli enixe invocato patrocinio, ad probandas translaticias semitas calcandas itemque ad concordem inter credentes reperiendam voluntatem cohortaberis, dum nomine Nostraque auctoritate Benedictionem Apostolicam impertias volumus, quae sit animorum renovationis signum et supernarum gratiarum documentum.

    Ex Arce Gandulfi, die XXIV mensis Augusti, anno MMIX, Pontificatus Nostri quinto.

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 19/09/2009 15:51
    COMUNICATO: INCONTRO CON I PATRIARCHI E GLI ARCIVESCOVI MAGGIORI ORIENTALI

    Il Santo Padre Benedetto XVI, accogliendo il desiderio espresso in diverse circostanze dai Patriarchi e Arcivescovi Maggiori cattolici, li ha convocati ad un incontro che si è tenuto sabato 19 settembre 2009 nella residenza estiva di Castelgandolfo.

    Erano presenti, con il Santo Padre, l’Em.mo Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, l’Em.mo Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, con alcuni collaboratori e i "Capi e Padri" di tutte le Chiese Orientali cattoliche in comunione con il Vescovo di Roma:

    Sua Beatitudine Eminentissima il Sig. Cardinale Pierre Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti;

    Sua Beatitudine Eminentissima il Sig. Cardinale Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei;

    Sua Beatitudine Eminentissima il Sig. Cardinale Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halič;

    Sua Beatitudine Eminentissima il Sig. Cardinale Varkey Vithayathil, C.Ss.R., Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi;

    Sua Beatitudine Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti;

    Sua Beatitudine Grégoire III Laham, Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti;

    Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri;

    Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli Armeni;

    Sua Beatitudine Lucian Mureşan, Arcivescovo Maggiore di Făgăraş e Alba Iulia dei Romeni;

    Sua Beatitudine Baselios Moran Mor Cleemis Thottunkal, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi;

    Sua Beatitudine Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme.

    Il Santo Padre ha aperto la riunione con la preghiera e ha rivolto ai Presuli una parola di benvenuto.

    In un clima di fraterna cordialità sono intervenuti tutti i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori, i quali hanno unanimemente ringraziato Sua Santità per l’iniziativa. Hanno sottolineato, altresì, i due aspetti della fedeltà che li distingue: il legame col patrimonio dell’Oriente cristiano e il legame col Successore di Pietro, quale Pastore universale, col suo carisma di unità nella verità e nell’amore.

    I Presuli hanno presentato questioni particolari e alcuni problemi più generali, quali il fenomeno migratorio, mostrando attenzione per il contesto ecumenico e interreligioso in cui le loro Chiese si trovano a vivere. Uno speciale ringraziamento è stato rivolto al Santo Padre per la costante preghiera e il sostegno fattivo alla costruzione della pace in Terra Santa, in tutto l’Oriente e nel mondo.

    I Presuli hanno accolto con gratitudine la convocazione, da parte del Santo Padre, di una Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, che si terrà nell’ottobre 2010, offrendo la loro disponibilità nella sua preparazione.

    Al termine, il Santo Padre ha sintetizzato gli interventi, offrendo anche appropriati orientamenti ed ha impartito a tutte le Chiese Orientali cattoliche la Benedizione Apostolica. Benedetto XVI infine ha trattenuto a colazione i Padri.

    In preparazione all’incontro con il Papa, nel pomeriggio di venerdì 18 settembre, i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori hanno partecipato ad una riunione con l’Em.mo Cardinale Segretario di Stato nel Palazzo Apostolico, alla quale è intervenuto anche il Cardinale Leonardo Sandri con alcuni Collaboratori della Congregazione per le Chiese Orientali.



    INCONTRO CON I PATRIARCHI E GLI ARCIVESCOVI MAGGIORI ORIENTALI

    Alle ore 11 di questa mattina, nella Sala della Rocca del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori Orientali e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,

    Beatitudini,

    Venerati Patriarchi ed Arcivescovi Maggiori!

    Vi saluto tutti cordialmente e vi ringrazio per avere accolto l’invito a partecipare a questo incontro: a ciascuno do il mio fraterno abbraccio di pace. Saluto il Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, e il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, insieme al Segretario e agli altri collaboratori del Dicastero.

    Rendiamo grazie a Dio per questa riunione di carattere informale, che ci permette di ascoltare la voce delle Chiese che voi servite con ammirevole abnegazione, e di rafforzare i vincoli di comunione che le legano alla Sede Apostolica. L’odierno incontro mi richiama alla mente quello del 24 aprile 2005 presso la tomba di san Pietro. Allora, all'inizio del mio pontificato, volli intraprendere un ideale pellegrinaggio nel cuore dell’Oriente cristiano: pellegrinaggio che oggi conosce un’altra significativa tappa e che è mia intenzione proseguire. In diverse circostanze è stato da voi sollecitato un contatto più frequente con il Vescovo di Roma per rendere sempre più salda la comunione delle vostre Chiese col Successore di Pietro ed esaminare insieme, all’occasione, eventuali tematiche di particolare importanza. Proposta questa rinnovata anche nell’ultima Plenaria del Dicastero per le Chiese Orientali e nelle Assemblee Generali del Sinodo dei Vescovi.

    Quanto a me, avverto come precipuo dovere promuovere quella sinodalità tanto cara all’ecclesiologia orientale e salutata con apprezzamento dal Concilio Ecumenico Vaticano II. La stima che l’Assise conciliare ha riservato alle vostre Chiese nel Decreto Orientalium Ecclesiarum, e che il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II ha ribadito soprattutto nell’Esortazione apostolica Orientale Lumen, è da me pienamente condivisa, insieme all’auspicio che le Chiese Orientali Cattoliche "fioriscano" per assolvere "con rinnovato vigore apostolico la missione loro affidata… di promuovere l’unità di tutti i cristiani, specialmente orientali, secondo il decreto sull’ecumenismo…" (Orientalium Ecclesiarum, 1). L’orizzonte ecumenico è spesso connesso a quello interreligioso. In questi due ambiti è tutta la Chiesa ad avere bisogno dell’esperienza di convivenza che le vostre Chiese hanno maturato fin dal primo millennio cristiano.

    Venerati Fratelli, in questo fraterno incontro, dai vostri interventi emergeranno certamente quelle problematiche che vi assillano e che potranno trovare orientamenti adeguati nelle sedi competenti. Io vorrei assicurarvi che siete costantemente nel mio pensiero e nella mia preghiera. Non dimentico, in particolare, l’appello di pace che avete posto nelle mie mani alla fine dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi dello scorso ottobre. E, parlando di pace, il pensiero va, in primo luogo, alle regioni del Medio Oriente. Colgo pertanto l’occasione per dare l’annuncio dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, da me convocata e che si terrà dal 10 al 24 ottobre 2010, sul tema "La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza: "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola" (At 4,32).

    Mentre auguro che l’odierna riunione apporti i frutti sperati, invocando la materna intercessione di Maria Santissima, di cuore benedico voi e tutte le Chiese Orientali Cattoliche.


    Alle ore 13, nella Sala degli Svizzeri, il Papa pranza con i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori Orientali.

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    00 20/09/2009 16:05
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Carissimi fratelli e sorelle!

    Quest’oggi, per la consueta riflessione domenicale, prendo spunto dal passo della Lettera di Giacomo che ci viene proposto nell’odierna Liturgia (3,16-4,3), e mi soffermo, in particolare, su una espressione che colpisce per la sua bellezza e per la sua attualità. Si tratta della descrizione della vera sapienza, che l’Apostolo contrappone alla falsa. Mentre quest’ultima è "terrestre, materiale e diabolica", e si riconosce dal fatto che provoca gelosie, contese, disordini e ogni sorta di cattive azioni (cfr 3,16), al contrario, "la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera" (3,17). Un elenco di sette qualità, secondo l’uso biblico, da cui risaltano la perfezione dell’autentica sapienza e gli effetti positivi che essa produce. Come prima e principale qualità, posta quasi a premessa delle altre, san Giacomo cita la "purezza", cioè la santità, il riflesso trasparente – per così dire – di Dio nell’animo umano. E come Dio dal quale proviene, la sapienza non ha bisogno di imporsi con la forza, perché detiene il vigore invincibile della verità e dell’amore, che si afferma da sé. Perciò è pacifica, mite e arrendevole; non usa parzialità, né tanto meno ricorre a bugie; è indulgente e generosa, si riconosce dai frutti di bene che suscita in abbondanza.

    Perché non fermarsi a contemplare ogni tanto la bellezza di questa sapienza? Perché non attingere dalla fonte incontaminata dell’amore di Dio la sapienza del cuore, che ci disintossica dalle scorie della menzogna e dell’egoismo? Questo vale per tutti, ma, in primo luogo, per chi è chiamato ad essere promotore e "tessitore" di pace nelle comunità religiose e civili, nei rapporti sociali e politici e nelle relazioni internazionali. Ai nostri giorni, forse anche per certe dinamiche proprie delle società di massa, si constata non di rado un carente rispetto della verità e della parola data, insieme ad una diffusa tendenza all’aggressività, all’odio e alla vendetta. "Per coloro che fanno opera di pace – scrive san Giacomo – viene seminato nella pace un frutto di giustizia" (Gc 3,18). Ma per fare opere di pace bisogna essere uomini di pace, mettendosi alla scuola della "sapienza che viene dall’alto", per assimilarne le qualità e produrne gli effetti. Se ciascuno, nel proprio ambiente, riuscisse a rigettare la menzogna e la violenza nelle intenzioni, nelle parole e nelle azioni, coltivando con cura sentimenti di rispetto, di comprensione e di stima verso gli altri, forse non risolverebbe tutti i problemi della vita quotidiana, ma potrebbe affrontarli più serenamente ed efficacemente.

    Cari amici, ancora una volta la Sacra Scrittura ci ha condotto a riflettere su aspetti morali dell’umana esistenza, ma a partire da una realtà che precede la stessa morale, cioè dalla vera sapienza. Domandiamo a Dio con fiducia la sapienza del cuore, per intercessione di Colei che ha accolto in grembo e generato la Sapienza incarnata, Gesù Cristo, nostro Signore. Maria, Sede della Sapienza, prega per noi!



    DOPO L’ANGELUS

    Per le numerose situazioni di conflitto che esistono nel mondo, ci giungono, quasi quotidianamente, tragiche notizie di vittime sia tra i militari che tra i civili. Sono fatti a cui mai possiamo abituarci e che suscitano profonda riprovazione, nonché sconcerto nelle società che hanno a cuore il bene della pace e della civile convivenza. In questi giorni, la notizia del gravissimo attentato in Afghanistan ad alcuni militari italiani mi ha provocato profondo dolore. Mi unisco con la preghiera alla sofferenza dei familiari e delle comunità civili e militari e, al tempo stesso, penso con eguali sentimenti di partecipazione agli altri contingenti internazionali, che anche di recente hanno avuto vittime e che operano per promuovere la pace e lo sviluppo delle istituzioni, così necessarie alla coesistenza umana; a tutti assicuro il mio ricordo davanti al Signore, con un particolare pensiero alle care popolazioni civili, e per tutti invito ad elevare a Dio la nostra preghiera. Desidero qui anche rinnovare il mio incoraggiamento alla promozione della solidarietà tra le Nazioni per contrastare la logica della violenza e della morte, favorire la giustizia, la riconciliazione, la pace e sostenere lo sviluppo dei popoli partendo dall’amore e dalla comprensione reciproca, come ho scritto recentemente nella mia Enciclica Caritas in veritate (n. 72).

    Da sabato prossimo, 26 settembre, a lunedì 28, a Dio piacendo, compirò un viaggio apostolico nella Repubblica Ceca. Sosterò nella capitale Praga, ma mi recherò anche a Brno, in Moravia, e a Stará Boleslav, luogo del martirio di san Venceslao, patrono principale della Nazione. La Repubblica Ceca si trova geograficamente e storicamente nel cuore dell’Europa, e dopo essere passata attraverso i drammi del secolo scorso, ha bisogno, come l’intero Continente, di ritrovare le ragioni della fede e della speranza. Sulle orme del mio amato predecessore Giovanni Paolo II, che visitò quel Paese per ben tre volte, anch’io renderò omaggio agli eroici testimoni del Vangelo, antichi e recenti, e incoraggerò tutti ad andare avanti nella carità e nella verità. Ringrazio fin d’ora quanti mi accompagneranno con la preghiera in questo viaggio, perché il Signore lo benedica e lo renda fruttuoso.

    En ce dimanche la prière de l’Angélus me donne la joie de vous saluer, chers pèlerins francophones. Dans l’Évangile de ce jour, le Christ nous invite à vivre pleinement notre foi pascale en mettant le cap sur l’essentiel et en proclamant l’efficacité du dénuement, car l’important, dit-il, n’est pas d’être le premier mais d’être serviteur. Pour vivre dans le bonheur qu’il nous donne, il nous invite, en suivant son exemple, à emprunter le chemin de l’amour dans le don et l’oubli de soi, dans l’humilité et le renoncement. Prions pour que les jeunes découvrent l’importance de donner leur vie pour le Christ en étant au service de leurs frères et sœurs. Que Dieu vous bénisse et vous comble de ses grâces !

    I welcome the English-speaking pilgrims here at Castel Gandolfo and in Rome! Dear friends, this Saturday I begin my Apostolic Visit to the Czech Republic. I ask all of you to join me in praying for the spiritual success of this journey. Today’s Gospel reminds us that the one who wishes to be greatest must become a servant of all. May God grant us to be humble servants of others and witnesses to his goodness. Upon all of you and your loved ones, I gladly invoke the strength and peace of our Lord Jesus Christ.

    Von Herzen grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher hier in Castel Gandolfo. Jesus hat uns gezeigt, was es heißt, Diener seiner Brüder und Schwestern zu sein. In ihm war keine Spur von Selbstdarstellung und Anspruchsdenken, sondern er war für alle da wie einer, der dient. Das ist auch die Berufung seiner Jünger. Eifersucht und Ehrgeiz hingegen vergiften das Miteinander und zerstören die Gemeinschaft. Lernen wir von Jesus, von seiner Weisheit, seiner Güte und seiner Demut. Bemühen wir uns im Umgang mit unseren Mitmenschen um Frieden, Freundlichkeit und auch um Verzeihung und Nachsicht, wenn sie uns verletzt haben. Der Herr segne euch und eure Familien.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que se han unido a esta entrañable oración mariana del Ángelus y, en particular, al grupo de oficiales de la Academia Superior de la Policía Nacional de Colombia. Invito a todos a vivir siempre como servidores de la verdad y de los demás, como hizo y nos enseñó Jesús. Feliz domingo!

    Srdečně zdravím poutníky z České republiky, zejména z farnosti Polná! Děkuji za vaše modlitby a prosím o ně i nadále, aby pastorační návštěva vaší vlasti přispěla k posílení víry, naděje a lásky v českém národu! Bůh vám žehnej!

    [Saluto cordialmente i pellegrini della Repubblica Ceca, in particolare il gruppo della Parrocchia di Polná! Ringrazio delle vostre preghiere e chiedo che mi continuiate a ricordare, affinché la Visita pastorale nella vostra Patria contribuisca al rafforzamento della fede, della speranza e della carità nel Popolo ceco. Dio vi benedica!]

    S láskou pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z farnosti Božského Srdca Ježišovho v Janovej Lehote. Bratia a sestry, zajtra budeme sláviť sviatok svätého Matúša, apoštola a evanjelistu. Jeho veľkodušná odpoveď na Kristovo povolanie nech osvecuje váš kresťanský život. S týmto želaním vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Saluto con affetto i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente quelli della Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù di Janova Lehota. Fratelli e sorelle, domani celebreremo la festa di San Matteo, Apostolo ed Evangelista. La sua generosa risposta alla chiamata di Cristo illumini la vostra vita cristiana. Con tali voti vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

    Bracia i Siostry, Drodzy Polacy, serdecznie was pozdrawiam. Dzisiaj w Polsce jest obchodzony Dzień Środków Społecznego Przekazu. Z tej okazji szczególne słowa uznania i wdzięczności kieruję do redakcji katolickich w polskich mediach publicznych, które świętują dwudziestolecie istnienia. Życzę wszystkim pracownikom mediów, by krzewili kulturę poszanowania, dialogu i przyjaźni. Niech jej fundamentem będzie Chrystus i Jego Ewangelia. Życzę wam dobrej niedzieli i z serca błogosławię.

    [Fratelli e sorelle, cari Polacchi, vi saluto cordialmente. Oggi, in Polonia, si celebra la Giornata dei Mezzi di Comunicazione Sociale. In quest’occasione, rivolgo particolari parole di gradimento e di riconoscenza alle redazioni cattoliche dei media in Polonia, che festeggiano il 20° anniversario della loro attività. Auguro a tutti gli operatori nel settore delle comunicazioni sociali di propagare una cultura del rispetto, del dialogo e dell’amicizia. Che il suo fondamento sia Cristo e il suo Vangelo. Vi auguro buona domenica e vi benedico di cuore.]

    Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare due scolaresche di Castel Gandolfo: la Scuola Pontificia Paolo VI e la Scuola Maestre Pie Filippini. Saluto inoltre il gruppo dell’UNITALSI di Martina Franca e i partecipanti all’Ecorally di San Marino. Domenica prossima, come dicevo, sarò nella Repubblica Ceca, e nella settimana seguente rientrerò in Vaticano; perciò rivolgo il mio più cordiale "arrivederci" alla comunità di Castel Gandolfo, che sempre ricordo nella preghiera. A tutti auguro una buona domenica.

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    00 21/09/2009 16:24
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

    S.E. Mons. Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia (Italia);

    Partecipanti all’Incontro per i nuovi Vescovi.




    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DI MEMBRO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM"

    Il Santo Padre ha nominato Membro del Pontificio Consiglio "Cor Unum" la Sig.ra María Inmaculada García Abrisqueta, Presidente dell’Associazione spagnola "Manos Unidas".


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    00 21/09/2009 16:25
    UDIENZA AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO PER I VESCOVI DI RECENTE NOMINA PROMOSSO DALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI E DALLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

    Alle ore 11.45 di questa mattina, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Presuli ordinati negli ultimi dodici mesi che hanno partecipato all’Incontro promosso dalle Congregazioni per i Vescovi e per le Chiese Orientali e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Cari Fratelli nell’Episcopato!

    Grazie di cuore per la vostra visita, in occasione del convegno promosso per i Vescovi che da poco hanno intrapreso il loro ministero pastorale. Queste giornate di riflessione, di preghiera e di aggiornamento, sono davvero propizie per aiutarvi, cari Fratelli, a meglio familiarizzare con i compiti che siete chiamati ad assolvere come Pastori di comunità diocesane; sono anche giornate di amichevole convivenza che costituiscono una singolare esperienza di quella "collegialitas affectiva" che unisce tutti i Vescovi nell’unico corpo apostolico, insieme al Successore di Pietro, "perpetuo e visibile fondamento dell’unità" (Lumen gentium, 23). Ringrazio il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, per le cortesi espressioni che mi ha rivolto a nome vostro; saluto il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ed esprimo la mia riconoscenza a quanti in vari modi collaborano all’organizzazione di questo annuale incontro.

    Quest’anno, il vostro convegno si inserisce nel contesto dell’Anno Sacerdotale, indetto per il 150° anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney. Come ho scritto nella Lettera inviata per l’occasione a tutti i sacerdoti, questo anno speciale "vuole contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi". L’imitazione di Gesù Buon Pastore è, per ogni sacerdote, la strada obbligata della propria santificazione e la condizione essenziale per esercitare responsabilmente il ministero pastorale. Se questo vale per i presbiteri, vale ancor più per noi, cari Fratelli Vescovi. Ed anzi, è importante non dimenticare che uno dei compiti essenziali del Vescovo è proprio quello di aiutare, con l’esempio e con il fraterno sostegno, i sacerdoti a seguire fedelmente la loro vocazione, e a lavorare con entusiasmo e amore nella vigna del Signore.

    A questo proposito, nell’Esortazione postsinodale Pastores gregis, il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II ebbe ad osservare che il gesto del sacerdote, quando pone le proprie mani nelle mani del Vescovo nel giorno dell’ordinazione presbiterale, impegna entrambi: il sacerdote e il Vescovo. Il novello presbitero sceglie di affidarsi al Vescovo e, da parte sua, il Vescovo si impegna a custodire queste mani (Cfr n.47). A ben vedere questo è un compito solenne che si configura per il Vescovo come paterna responsabilità nel custodire e promuovere l’identità sacerdotale dei presbiteri affidati alle proprie cure pastorali, un’identità che vediamo oggi purtroppo messa a dura prova dalla crescente secolarizzazione. Il Vescovo dunque – prosegue la Pastores gregis – "cercherà sempre di agire coi suoi sacerdoti come padre e fratello che li ama, li accoglie, li corregge, li conforta, ne ricerca la collaborazione e, per quanto possibile, si adopera per il loro benessere umano, spirituale, ministeriale ed economico" (Ibidem, 47).

    In modo speciale, il Vescovo è chiamato ad alimentare nei sacerdoti la vita spirituale, per favorire in essi l’armonia tra la preghiera e l’apostolato, guardando all’esempio di Gesù e degli Apostoli, che Egli chiamò innanzitutto perché "stessero con Lui" (Mc 3,14). Condizione indispensabile perché produca frutti di bene è infatti che il sacerdote resti unito al Signore; sta qui il segreto della fecondità del suo ministero: soltanto se incorporato a Cristo, vera Vite, porta frutto. La missione di un presbitero e, a maggior ragione, quella di un Vescovo, comporta oggi una mole di lavoro che tende ad assorbirlo continuamente e totalmente. Le difficoltà aumentano e le incombenze vanno moltiplicandosi, anche perché si è posti di fronte a realtà nuove e ad accresciute esigenze pastorali. Tuttavia, l’attenzione ai problemi di ogni giorno e le iniziative tese a condurre gli uomini sulla via di Dio non devono mai distrarci dall’unione intima e personale con Cristo. L’essere a disposizione della gente non deve diminuire o offuscare la nostra disponibilità verso il Signore. Il tempo che il sacerdote e il Vescovo consacrano a Dio nella preghiera è sempre quello meglio impiegato, perché la preghiera è l’anima dell’attività pastorale, la "linfa" che ad essa infonde forza, è il sostegno nei momenti di incertezza e di scoraggiamento e la sorgente inesauribile di fervore missionario e di amore fraterno verso tutti.

    Al centro della vita sacerdotale c’è l’Eucaristia. Nell’Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis ho sottolineato come "la Santa Messa è formativa nel senso più profondo del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda il sacerdote nella sua vocazione" (n. 80). La celebrazione eucaristica illumini dunque tutta la vostra giornata e quella dei vostri sacerdoti, imprimendo la sua grazia e il suo influsso spirituale sui momenti tristi o gioiosi, agitati o riposanti, di azione o di contemplazione. Un modo privilegiato di prolungare nella giornata la misteriosa azione santificante dell’Eucaristia è la devota recita della Liturgia delle Ore, come pure l’adorazione eucaristica, la lectio divina e la preghiera contemplativa del Rosario. Il Santo Curato d’Ars ci insegna quanto siano preziose l’immedesimazione del sacerdote al Sacrificio eucaristico e l’educazione dei fedeli alla presenza eucaristica e alla comunione. Con la Parola e i Sacramenti – ho ricordato nella Lettera ai Sacerdoti – san Giovanni Maria Vianney ha edificato il suo popolo. Il Vicario Generale della diocesi di Belley, al momento della nomina a parroco di Ars, gli aveva detto: "Non c’è molto amore di Dio in quella parrocchia, ma voi ce lo metterete!". E quella parrocchia fu trasformata.

    Cari Vescovi novelli, grazie per il servizio che rendete alla Chiesa con dedizione e amore. Vi saluto con affetto e vi assicuro il mio costante sostegno unito alla preghiera perché "andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga" (Gv 15,16). Per questo invoco l’intercessione di Maria Regina Apostolorum, ed imparto di cuore su voi, sui vostri sacerdoti e sulle vostre comunità diocesane una speciale Benedizione Apostolica.

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